Loki&Thor: fratelli di sangue

di Myddr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolci Vittorie ***
Capitolo 2: *** Prigionìa ***
Capitolo 3: *** Debiti ***
Capitolo 4: *** Il prezzo ***
Capitolo 5: *** La verità ***
Capitolo 6: *** Ciò che voglio veramente ***



Capitolo 1
*** Dolci Vittorie ***


Rating: giallo
Coppie: no


A dispetto del titolo, non sarà tutta e completamente incentrata sul rapporto fra Loki e Thor... no, bugia. Sarà incentrata su quel rapporto, sempre conflittuale nei fumetti Marvel, ma valuterà un contorno più ampio – lo stesso identico presentato da Rodi, con i fantastici disegni di Ribic, nel volume "Thor&Loki: fratelli di sangue". Questa serie di capitoli è direttamente ispirata a quell'opera, la riprende nella maggior parte dei tratti, e cambia molti di quelli salienti. Il volume mi è piaciuto molto, ma quando sono arrivata in fondo... la conclusione mi ha convinta che volevo una versione alternativa di quella fine – troppo triste dal mio punto di vista.
Mi sono quindi imbarcata in questa (epica?) impresa di rivedere, per gusto personale, alcuni punti. Sperando di compiacere anche qualche lettore, perché sono sicura che altri hanno pensato quello che ho pensato io.
Non sono abituata a pianificare tutto quello che c'è in ogni capitolo: rischierei di ammazzare il carattere dei personaggi. Motivo per cui, lascio loro sempre ampi spazi di manovra. Ho indicato un certo rating (giallo) per i capitoli, ma in alcuni cambierà, se le scene che ho in mente andranno in porto come vorrei. Avrò quindi cura di aggiornare dei cambi con un paio di righe in testa al capitolo.
Da notare che riesco a essere prolissa anche nelle note introduttive... XD
Ultimissima cosa: Harebell, grazie mille per il supporto tecnico. Valira... ti aspetto al varco!!
Detto questo... enojoy reading!! ^w^/



Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 1: Dolci Vittorie


Quando l'alba era sorta sulla dorata Asgard, i raggi del sole avevano iniziato a riflettersi sulle guglie d'oro e sui cristalli, illuminando di mille sfumature la pietra gialla delle costruzioni. Mentre la vita si svegliava, una manciata di araldi aveva iniziato a visitare ogni piazza della città, portando l'unico annuncio che nessun asgardiano avrebbe mai voluto trovarsi ad ascoltare. La reggenza di Odino come Protettore dei Nove Regni era crollata, diceva il proclama, tutti avrebbero dovuto raccogliersi nella piazza antistante il palazzo reale per salutare il suo nuovo signore.
E il nuovo signore non aveva tardato a presentarsi alla folla impaurita, tronfio in vesti verdi e nere, il viso arrogante sollevato e cinto dall'elmo cornuto. La lancia che un tempo era stata il simbolo della regalità di Odino era ora nelle sue mani. Conquistata con il sotterfugio, sibilavano la gente gettando occhiate di odio al nuovo sovrano. Loki Laufeyson non avrebbe potuto vincere che con la menzogna, e non era possibile amare un sovrano che avrebbe portato il caos e regnato attraverso bugia e terrore.
Loki abbatté la lancia sulla pietra dell'ingresso del palazzo. Il colpo risuonò aspro e forte, e zittì le genti, che alzarono lo sguardo verso di lui. Il Mistificatore sorrise loro.
«Portate mio fratello.» ordinò asciutto al terzetto di spaurite guardie affiancate al colonnato che raccoglieva il trono di pietra. Gli armigeri si inchinarono e presero congedo. Li seguì andarsene con un misto di orgoglio e compiacimento. Aveva dimesso tutta la guardia reale, non aveva potuto fare altrimenti, ma i fedeli mercenari con cui li aveva rimpiazzati sembravano soddisfatti di poterlo servire senza fare domande. Gli occhi verdi di Loki tornarono alla folla. I cittadini erano sgomenti, terrorizzati e disorientati dal cambiamento. Li comprendeva, in fondo, ma non aveva importanza cosa ora pensassero di lui. Non erano loro l'oggetto della sua furia e della sua vendetta. Loro non avrebbero pagato. Li avrebbe governati con giustizia, come era sempre stato nei suoi intenti da quando, secoli prima, Odino aveva dichiarato che presto avrebbe passato il trono a uno dei suoi figli, a quello più meritevole. Ma questo era accaduto prima. Prima di quel giorno, prima che lui potesse scoprire le sue vere origini.
Il Dio degli Inganni stirò un ampio sorriso sul viso e avanzò fino alla scala di pietra. Le guardie tornarono un attimo più tardi, trascinando suo fratello Thor quasi incosciente e incatenato ai ceppi. Il tronco posato sulle sue spalle, cui le mani erano strette da anelli troppo duri e saldi perché potessero essere rotti, gravava le spalle del Dio del Tuono, piegandolo e prostrandolo. Loki guardò gli armigeri avvicinarsi e gettare Thor in ginocchio. L'assemblea fu scossa dall'incredulità.
«Asgard! Io ho sconfitto mio fratello Thor e piegato Odino. Io ho conquistato Gungnir, la lancia del comando, e con essa il trono. Asgard! Io, Loki Laufeyson, sono il nuovo sovrano e Protettore dei Nove Regni!» dichiarò l'ingannatore con un compiacimento profondo come mai ne aveva provati. Non importava che la città gli fosse contraria: il tempo li avrebbe aiutati ad abituarsi al nuovo comando. Non importava neanche che ora gli gridassero maledizioni: presto avrebbero compreso l'iniquità del regno di Odino.
Thor trovò la forza di sollevare il viso su di lui e scoccargli uno sguardo irato, rovente... e sconfitto. Loki sorrise ancora «Prostrati Dio del Tuono.» ordinò asciutto «Prostrati di fronte al tuo conquistatore.» continuò inginocchiandosi davanti a lui. Strinse una mano alle sue guance, deformandogli l'espressione. Lo respinse e si rialzò «Prostrati, com'è tuo destino, al cospetto di Loki Laufeyson.» levò le braccia, fissando il popolo incredulo «E con te si prostri tutta quanta Asgard, davanti al suo nuovo e legittimo signore.» concluse abbattendo la lancia sulla pietra.
Gli occhi annebbiati di Thor continuarono a tradire la rabbia che gli covava dentro, ma dalla posizione svantaggiosa in cui si trovava non poteva opporsi, non poteva ribellarsi. Il capo si abbassò con stanchezza, un sospiro di dolore gli abbandonò il petto. Davanti alla rinuncia del Dio del Tuono, al popolo non restò altro da fare che inginocchiarsi. E pregare perché prima o poi qualcuno rovesciasse il nuovo e legittimo sovrano.
«Basta così. Il sovrano di Asgard deve occuparsi di questioni ben più importanti dell'umiliazione di qualcuno ormai caduto così in basso. Conducetelo nelle prigioni e lasciamo che la nuova era di Asgard abbia inizio.» la gelida risata del Mistificatore ruppe il silenzio tombale in cui tutti erano precipitati. Nessuno aveva ancora trovato il coraggio di parlare. Anche la nuova corte, anche le guardie che lo servivano: guardandosi intorno, l'ingannatore li vide tutti immobili, prostrati e con gli occhi fissi a terra «Ma come? Tutti con gli occhi bassi?» ironizzò ilare «Nessuno che osi volgere uno sguardo furtivo alla divina magnificenza di Loki?» si aggirò fra le persone più vicine, accostandosi a una donna che aveva contratto le labbra «Su, coraggio...» la sfidò «Eppure non molto tempo fa tutti ci guardavano dall'alto in basso carichi di derisione e disgusto. Sarà pur rimasto ad Asgard qualcuno abbastanza ardito da non nascondersi dietro questa improvvisa fedeltà.» chiese retorico, soffermandosi a guardare la giovane. Una parola e sarebbe stata sua, una parola e chiunque di loro sarebbe stato suo, ma cosa avrebbe ottenuto? Falsa approvazione? Falso rispetto? No, non era così sciocco. Si allontanò da lei con stizza, ma qualcuno, dietro a lui, gli mollò un calcio «Chi osa?» tuonò voltandosi. Un uomo e una donna avevano tirato indietro un ragazzino che lo stava fissando con astio.
«Perdonalo, mio signore... è solo un bambino...» supplicò la madre, cingendo la vita del figlio con un gesto protettivo.
«“Solo un bambino”, dici? E in quanto tale degno forse della pietà di Loki?» sibilò il sovrano afferrando il bavero degli abiti del piccolo, strappandolo verso di sé. Strinse l'altra mano al viso del ragazzino «Loki e pietà non sono mai stati pronunciate insieme, donna! Ti appelli a qualcosa di cui il tuo signore è del tutto privo.» alle sue parole la folla trattenne il fiato «Chiedi scusa al tuo signore, piccolo.»
«Tu non sei il mio signore, non lo sarai mai. Né me lo sentirai dire. Non importa cosa mi farai.» replicò il bambino scalciando con forza per vincere la presa dell'ingannatore. Lo sguardo di Laufeyson si assottigliò iroso, gli occhi verdi incontrarono quelli azzurri e risoluti del ragazzino.

«Tu non sei mio padre!» urlò il giovane Loki a Odino, assiso sul suo trono di pietra scolpita. Quando aveva saputo, la furia era stata così profonda, così intensa che non era stato in grado di placarla. Era irrotto nella sala del trono, riversando insulti e veleno sull'uomo che lo aveva cresciuto. E che lo aveva ingannato, tacendogli troppe cose. Odino non lo aveva mai amato e gli aveva mentito, crescendolo nell'illusione di essere suo legittimo figlio tanto quanto lo era Thor, suo fratellastro. E non solo lo aveva ingannato, ma aveva anche cercato di usarlo. E non lo aveva mai amato, mai, mai, mai! «Io non sono figlio di Odino!» sbraitò ancora Loki, avvicinandosi a lunghi passi. Odino appoggiò una grossa mano sul bracciolo di roccia, piegandosi verso di lui «Hai ucciso mio padre e mi hai preso in ostaggio.» sì, quella era la verità. Lui era un ostaggio di Asgard, un ostaggio che avrebbe potuto impedire una guerra. Non era nulla più di una moneta di scambio «Non mi piegherò mai al tuo volere, neppure se ordinassi a tutte le armate di Asgard di costringermi a farlo!» gli aveva urlato in faccia, senza riuscire a impedire che gli occhi si inumidissero e che lacrime di frustrazione gli rigassero il volto.

E ora quel ragazzino sembrava provare i suoi stessi sentimenti.
Il cuore di Laufeyson si riempì del dolore del ricordo, della mestizia di quell'evento da cui tutto aveva avuto origine. Se solo Odino avesse parlato, se lo avesse reso partecipe dei suoi piani, se avesse detto la verità... se solo Odino avesse avuto il coraggio delle proprie azioni, forse il suo cuore non sarebbe marcito.
L'espressione di Loki si rabbonì, lasciò a terra il bambino e gli appoggiò le mani sulle spalle, in un gesto paterno e rassicurante «Piccolo uomo, non devi disprezzare il tuo nuovo signore per ciò che di lui senti sussurrare da altri. Un tempo ero proprio come te... giovane, solo e pieno d'odio...» si inginocchiò davanti a lui, continuando a trattenerlo. Indicò la folla chinata e gli sorrise con gentilezza «E guarda ora dove sono arrivato. Che ti sia d'ispirazione a sognare dove potrai giungere tu, un giorno, con questo tuo carattere.» disse sollevandogli il viso abbassato e impaurito. La madre del bambino portò le mani alla bocca, terrorizzata dalla scena. Il marito, al suo fianco, la abbracciò pur senza riuscire a esserle di conforto «Il mio regno sarà un regno paritario, che premierà il carattere e la volontà, e chi saprà darsi da fare. Tu sarai il mio coppiere.» dichiarò strappando il ragazzino dai genitori, sospingendolo verso una serva «Preparatelo.» comandò mentre la madre scoppiava in lacrime e il padre lo fissava con la supplica nello sguardo. Ricambiò l'occhiata con supponenza «Oh, non crucciatevi... ha guadagnato un futuro migliore.» concluse ironico, dando loro le spalle. Si avviò a grandi passi verso l'ingresso della sala del trono «Sfollate tutte queste persone e riportare mio fratello nella sua cella.» ordinò agli armigeri, che si affrettarono a disperdere le persone e a sollevare di peso Thor.
Era così, nell'astio e nell'incomprensione, che era destinata ad avviarsi una nuova e grande era per Asgard? Era fra quell'astio e quell'incomprensione che Loki Laufeyson avrebbe regnato? Non importava, si disse il Mistificatore. A quei problemi avrebbe pensato dopo, ora era giunto il momento di godere delle comodità della sala del trono. Della sua sala del trono.

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Capitolo 2
*** Prigionìa ***


Raiting: giallo
Coppie: no



Fortuna che alla seconda la procedura di inserimento delle ff si alleggerisce! @_@
Temevo di avere tanti problemi quanti la volta scorsa, invece no (Dei, grazie).
Ho scoperto che posso inserire immagini anche in questo spazio... il che vuol dire che posso aggiungere una "copertina" ai capitoli. Ci penserò, perché l'idea non mi dispiace. È un altro modo per impacchettare il lavoro...
Vista la quantità di dialoghi, ho ricompattato i paragrafi del testo. Altrimenti veniva davvero ingiustificatamente e insensatamente lungo, come questi due avverbi.




Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 2: Prigionìa


«Per la prima volta entro in questo palazzo da padrone.» sorrise beffardo Loki spalancando le porte della sala del trono. Vi entrò tronfio e a testa alta. Mentre percorreva la lunghezza del salone i suoi passi risuonarono cupi contro le pareti, sommergendo il più esiguo rumore fatto dalle guardie e dal piccolo seguito che era stato ammesso a seguirlo. Il Mistificatore approvò compiaciuto la scomparsa dei simboli di Odino, sostituiti da stendardi dei suoi colori, verde, nero e dorato. Si fermò ai piedi della scalinata che lo avrebbe condotto al trono, assaporando appieno il momento «Potete immaginare la sublime soddisfazione... la certa, dolce consapevolezza di aver infine ottenuto ciò che così a lungo ho bramato?» sussurrò dolce, salendo piano la scala. Si voltò a guardare la sala e le persone ferme in atteggiamento deferente «No...» si rispose, prendendo posto sullo scranno «Nessuno di voi può nemmeno immaginare come posso sentirmi, ve lo assicuro.»

Nei suoi ricordi, non era mai stato così appagato. Nei suoi ricordi, suo fratello e i suoi amici si burlavano di lui. Spesso Thor lo metteva in ridicolo e Sif, la bella e prode Sif, non perdeva occasione di ricordargli quanto fosse infimo.
Successe ancora, una sera in cui si trovarono a bere insieme. Presto la discussione si spostò sui meriti e sulle mancanze. Ognuno aveva avuto qualcosa da dire. L'amabile Balder si era vantato della sua abilità e nella sua grazia nel maneggiare la spada. La nobile Sif del suo coraggio e della determinazione con cui aveva sgominato orde di nemici, senza mai ripiegare o abbandonare il fianco di Thor. E Thor aveva interpellato Loki: di quali imprese egli poteva vantarsi?
«Le mie imprese, non sono certo sotto gli occhi di tutti.» rispose Loki con un tenue sorriso, stroncato dalla fragorosa risata degli altri.
«Quindi la tua lingua vale più delle nostre spade?» lo canzonò Sif.
«Io non...»
«Avanti, fratello, rispondi. Con i tuoi sotterfugi sembra che tu non faccia altro che scappare.» rincarò il Dio del Tuono stringendo un braccio intorno alla vita della guerriera. Balder si tenne in disparte, osservando la scena con biasimo «Forse non è così? Forse non comprendiamo il tuo genio e la tua grandezza?»
«Sì, è sicuro. Come potremmo comprendere un codardo?» aggiunse Sif, una stilettata che arrivò dritta al cuore del Mistificatore.
«Lavoro per i Nove Regni proprio come voi!» gridò Loki avvampando di rabbia «Perché un giorno mi sarò guadagnato il trono e...» e la mano di suo fratello si strinse attorno al suo bavero. Lo sollevò senza fatica, la guerriera ridacchiò sprezzante.
«Ammira colui che sarà signore di tutto! Non sei impressionata dalla sua grandezza, Sif?» domandò Thor smargiasso.
«Certo, mio amato, tremo tutta...»
«Burlati pure di me, ora che puoi, fratello, ma verrà un giorno...»

E quel giorno era arrivato, constatò il Laufeyson corrugando la fronte, ma quanta amarezza dentro di lui. Quanta acredine nei ricordi di cui era prigioniero da sempre.
Lo distrasse l'esitante richiamo di una guardia.
«Cosa c'è?» domandò a labbra strette.
«Mio signore, ti prego di volgere la tua attenzione alla sicurezza del regno. Con Heimdall in catene non c'è nessuno a custodire il Ponte Arcobaleno.» spiegò il soldato chinando profondamente il capo.
«Io... mi occuperò del problema.» rispose Loki con disapprovazione.
«Mio signore...» intervenne una voce femminile.
«Chi altri adesso?» sbuffò il nuovo sovrano di Asgard voltandosi stizzito. Una donna si avvicinò allo scranno, salendo alcuni gradini.
«La tua fedele Amora, mio signore. Di certo non mi avrai dimenticata...» replicò con un sussurro seducente. Per un istante, il Mistificatore si concesse di sorriderle grato «Come non avrai dimenticato le promesse fatte quando hai cercato il mio aiuto per ottenere proprio ciò che ora sostiene il tuo peso.» aggiunse rapida, spegnendo la letizia del Dio.
«Non ti ho dimenticata, Incantatrice. Avrai la mia gratitudine e ben più di essa.» il tono del Mistificatore si fece secco, le labbra assunsero una piega dura «Sei giunta in tutta fretta per reclamare la tua ricompensa, dunque?» si domandò se, invece, non fosse che la maga stesse portando notizie dal regno.
«Sì, mio signore. E non sono la sola.» stirò un sorriso beffardo, sottolineando con un ampio gesto la dozzina di guerrieri alle sue spalle, mercenari che non piegarono il ginocchio davanti a Loki.
«Ognuno avrà ciò che ho promesso.» il Laufeyson strinse i denti con forza, serrando gli occhi. Il viso dai lineamenti lunghi e appuntiti si fece arcigno e severo «Oro a chi ne ha domandato, armi a chi ne ha chieste, artefatti a chi li ha desiderati. E a te il tuo amore, Amora.»
«A me Heimdall.» lo corresse l'Incantatrice con una leggera risata. Colmò la distanza che la separava dal trono e appoggiò le mani sui braccioli, sporgendosi verso il sovrano. Gli occhi verdi di Loki si fissarono in quelli altrettanto verdi e brillanti di Amora. Passarono diversi attimi senza che nessuno dei due abbassasse lo sguardo «Mi avevi promesso il Guardiano, eppure le spade al soldo lo hanno trascinato nelle prigioni e ora Heimdall giace in una cella.» gli ricordò con un sibilo adirato, stringendo le mani al legno dello scranno.
«Heimdall era un pericolo per la mia presa di potere.» rispose pacato il Mistificatore. Si domandò se l'Incantatrice si fosse mai accorta di quanta passione, quanta rabbia e quanto dolore metteva nel parlare del guerriero «Sarà liberato, se giurerà fedeltà. Chi regna non è di suo interesse, no? O non hai fiducia nel suo buonsenso?»
«Non ho fiducia nel tuo buonsenso, mio signore.» rimbeccò la donna sbattendo un pugno sul bracciolo e facendosi indietro di nuovo. Loki roteò lo sguardo con una smorfia «Hai preso il potere, hai incatenato tuo fratello e lo hai mostrato al popolo. Al posto che ucciderlo seduta stante, hai promesso un'esecuzione pubblica.»
«Sarà di esempio.» il Mistificatore scrollò le spalle con disinteresse «Parlerò con Heimdall, il regno ha bisogno del Guardiano del Bifrost.» aggiunse in fretta, vedendola aprir bocca. Con un gesto imperioso della mano anticipò la successiva protesta «Non mi importa se riavendo il suo ruolo si negherà a te per la seconda volta. Se non desidera una sposa, io non gliela imporrò.» Amora gli scoccò un'ultima occhiata gelida, ma restò zitta, scese a ritroso i gradini e si voltò verso i mercenari.
«Andiamocene.» annunciò e i guerrieri si divisero in due fila. Sfilò in mezzo a loro e, con addosso gli occhi incerti della piccola corte, varcò per prima i portali della sala del trono.
 



Ta‑da‑dan! Colpo di scena, eccolo qua il primo grande cambiamento rispetto al volume originale di Rodi e Ribic, Thor&Loki: fratelli di sangue.
Sì, il cambio di Lorelei con Amora è stato sudato, perché ha comportato mi informarsi su un paio di piccoli dettagliucci... che mi hanno poi portata a decidere che finale avrà il tutto. Né Lorelei, né Amora sono personaggi che mi piacciono, ma chissà dove andrà a parare l'Incantatrice, se deciderà di avere un ruolo più importante di quello che ho pensato per lei fino a ora o se resterà nell'angolino. Mai dire mai: i personaggi hanno una loro forza, in grado di stravolgere anche la volontà dell'autore più tosto.

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Capitolo 3
*** Debiti ***


Rating: giallo
Coppie: no



"Cercherò di uscire con un capitolo ogni due o tre settimane!" >_>
È passato un mese. Promessa disattesa, ma ho la scusa pronta: ho iniziato a scrivere sul serio per un webzine, motivo per cui la sera è spesso impegnata nella stesura degli articoli e di altro tempo libero durante il giorno ne ho poco. Soprattutto visto che ho preso a fare da correttore di bozze a una tizia che... vabbè, non sto qua a tediarvi anche con questo.
Quando lo ho pensato, il capitolo doveva andare in modo un po' diverso, ma la scrittura è anche emotiva e tre settimane cambiano le cose. Sono comunque soddisfatta.




Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 3: Debiti

 

«... come di certo ricorderai, mio signore, a ricompensa dell'assedio da me condotto agli avamposti di Odino sulle rive del fiume Gopul, mi promettesti il regno di Harokin...» proseguì pedante il guerriero. Loki, mollemente seduto sul trono, sospirò e piegò le labbra in una smorfia. Appoggiò le mani sui braccioli, le strinse fino a far sbiancare le nocche e cercò la calma dentro di sé. Si alzò e dardeggiò all'uomo uno sguardo aspro. Decise di porre fine alle udienze.
«Sono stanco di tutte queste richieste, riprenderemo la questione domani.»
«Mio signore, devo protestare! Ho atteso gran parte della giornata...» il guerriero accennò a seguirlo.
«Allora un pugno di ore in più non farà alcuna differenza.» bofonchiò il Laufeyson scrollando il capo.
«Mio signore, non mi muoverò di qui finché...»
«Bene! Ma aspetterai in ginocchio!» ringhiò il Mistificatore voltandosi verso il supplicante e la sala. Sbatté a terra l'estremità della lancia, il colpo rimbombò cupo nella sala del trono addobbata di verde, oro e nero. Dopo un istante di esitazione, tutti i presenti caddero in ginocchio, abbassando il capo per sottomettersi alla volontà del sovrano. Loki li fissò un lungo istante, lo sguardo si fece pallido e distante. Se ne andò senza un'altra parola, scivolando in una porta aperta alle spalle del trono.
Il Dio degli Inganni attraversò alcuni corridoi, scendendo verso i piani inferiori della fortezza che accoglieva la famiglia reale di Asgard. Ovunque si voltasse, le persone ammiccavano alle sue spalle, inchinandosi a forza al suo passaggio. I pochi che gli tributavano vero rispetto si limitavano ad accennargli col capo, condividendo una complicità che, forse, ritenevano ancora malsana o pericolosa.
Infine giunse alle prigioni. L'umidità trasudava dai muri di pietra, rigagnoli d'acqua scorrevano lungo la roccia rossastra, impregnando l'ambiente di un pesante odore di muffa. Vedendolo arrivare, le guardie a presidio dell'ingresso si impettirono, ma evitarono con cura di guardarlo. Loki prese dal gancio un mazzo di chiavi e proseguì per un breve tratto di corridoio. Infilò la chiave nella toppa di una cella, ma il suo sguardo fu attratto dalla porta borchiata sul fondo della galleria. Non poteva vedere attraverso il legno, ma sapeva che là dentro era stato imprigionato il più grosso dei suoi problemi, il più pericoloso dei suoi crucci e dei suoi segreti. Scacciò i pensieri, ruotò la chiave.
Entrato nella cella, il Mistificatore trovò il prigioniero tranquillo come immaginava. Heimdall, il Custode del Ponte Arcobaleno, era seduto sulla paglia, quieto e immoto. Quando vide Loki, il viso lasciò trasparire a fatica la sua inquietudine.
«Salute a te, nuovo sovrano di Asgard.» salutò Heimdall con tono incolore. La pelle nera come la notte più buia gli donava un'aria cupa e gli occhi, dorati e luminosi, sembravano penetrare l'animo delle persone con la stessa abilità con cui superavano il velo che divideva i Nove Regni.
«Salute, Custode.» rispose il Laufeyson, restando fermo al centro dell'angusto spazio.
«Non sono più il Custode.»
«Questo è vero.» il Dio degli Inganni stirò le labbra.
«Farai meglio ad affrettarti a cercarne uno nuovo.» consigliò serio. Loki non replicò alle sue parole, limitandosi a un pallido sorriso.
«Amora ti reclama.» annunciò il Mistificatore. Heimadall fissò gli occhi su di lui e strinse le labbra «È una povera sciocca innamorata di te da tempo immemore ormai, e lei è l'unica a non rendersi conto dei suoi sentimenti. Quanto accaduto fra voi dopo la battaglia contro Surtur e la morte di Scurge...»
«Passato.» tagliò corto il Custode «Finché non ho riavuto in consegna il presidio del Bifrost le cose erano diverse, ma quando Odino me lo ha reso, non avrei potuto restare accanto ad Amora e assolvere al mio dovere.» strinse i denti per la vergogna. Non era mai stato suo compito prender parte alle diatribe della famiglia reale, quando Loki aveva sovvertito il potere aveva consegnato le armi, senza prendere le parti di Odino. Il suo dovere era stato osservare il Ponte Arcobaleno, lo aveva fatto fino all'ultimo istante, fino al momento in cui il Mistificatore, accompagnato da un manipolo di guardie, era giunto per ordinargli la resa «Quello che desidero è soltanto tornare al mio posto.» proseguì, vedendo il sovrano non intenzionato a riprendere parola «Ho consacrato la mia vita alla custodia del Bifrost, posso concordare o dissentire con la tua presa di potere, ma il mio dovere è vegliare su Asgard osservando il Ponte e quanto accade nei Nove Regni. Nient'altro.» Heimdall sentì in bocca il sapore amaro di quella che gli sembrò una supplica. Appoggiò le mani sulle ginocchia, chiuse gli occhi. Stava supplicando Loki Laufeyson? Stava sacrificando di nuovo l'amore per il dovere?
«Non comprendo.» dichiarò il Mistificatore con un sorriso irridente «Il dovere impedisce forse di assecondare un desiderio? Se così fosse, nessuno farebbe più quello che deve.»
«Certi doveri hanno prezzi più alti di altri.» sibilò il Custode. Loki scoppiò a ridere.
«Oh, ma certo... tutta questione di convinzioni, risoluzioni.» commentò beffardo «Ovvio che certi doveri hanno prezzi più alti... se vogliamo sia così. Poveri sciocchi, fra te e Amora non so chi sia dotato di maggiore arguzia.»
«Non insultarmi, Dio degli Inganni.»
«Insultarti?» rise ancora «Gli unici che insultano loro stessi siete tu e Amora.» ribatté il sovrano. Comprese di avere fra le mani la chiave per pagare il prezzo promesso all'Incantatrice e al contempo riottenere un guardiano del Ponte Arcobaleno. Non discuteva la lealtà di Heimdall al dovere, era uno dei pochi in grado di soppesare i fatti e non guardare solo alle apparenze. Forse, quasi di certo anzi, presto o tardi avrebbe compreso i suoi motivi. O forse no, in ogni caso non avrebbe fatto nulla per metterlo in pericolo «Rivuoi il tuo compito di Custode? Asseconda Amora e il tuo desiderio, e ti renderò il tuo dovere... e il tuo onore.» Heimdall sbuffò, Loki gli sorrise di rimando. Il guerriero scrollò il capo e abbassò gli occhi sugli stivali, combattuto «Se temi che io voglia distruggere il regno, sappi che lo avrei già fatto, se lo avessi davvero desiderato. Ma non lo desidero, non lo ho fatto prima e non lo farò in futuro.» il Custode rialzò gli occhi sul sovrano, imponendosi di non esprimere il proprio dubbio. Sì, forse Loki avrebbe distrutto Asgard quella volta, se lo avesse voluto. Cosa però avrebbe impedito al fato di travolgere tutti se Loki avesse continuato a regnare? Heimdall aveva il sentore che qualcosa di grave sarebbe accaduto, una sensazione vaga che non si sapeva spiegare e che, forse, era solo il risultato dei tumulti di quei giorni. Poteva scegliere di non fare nulla, aspettare e, se in futuro ci fossero state altre guerre, scegliere per quale fazione parteggiare. Oppure poteva tornare a votarsi a ciò che sapeva fare meglio, ciò per cui si era addestrato per tutta la vita.
«Dunque per riprendere la guardia sul Bifrost dovrò accettare e corrispondere l'amore di Amora? E se io non la amassi più?» chiese a bassa voce, osservando una macchia di muffa sulla parete della cella.
«Non è questa la situazione, perché discuterne?» il tono del Laufeyson si fece irritato.
«Tornerò al Ponte.» accordò infine. Gli occhi del Mistificatore brillarono di soddisfazione.
 



Heimdall. Parliamo di Heimdall.
Nel fumetto è fratello di Sif e ha una connotazione molto più guerresca rispetto ai film, in cui il suo ruolo si riduce più o meno a quello di solo guardiano del Bifrost. La mia scelta è stata quella di mantenerlo più fedele al film e alla mia idea, piuttosto che all'originale, e questo è evidente in particolare nell'aspetto che gli ho dato. Tutto questo non tanto per avere via facile nel pianificare la storia, in fondo se le cose non fossero andate bene per Loki avevo sempre la possibilità di ucciderlo. No, la decisione la ho presa per riflettere quello che io credo sia il ruolo più concreto del "Custode del Bifrost": vegliare il Ponte, senza prendere parte alle diatribe della corona. Certo, Heimdall è più buono che cattivo, ma è del tutto fedele al suo ruolo, questo lo si evince sia dai fumetti che dal film, dunque la sua mira primaria è continuare a fare il suo dovere. Dovessi dirla alla D&D, ha un allineamento Legale Neutrale: onore, dovere, correttezza.
Efficace al fine della caratterizzazione, risulta perciò sostituire Lorelei con Amora, che è stata amata da Heimdall e che Heimdall ha deciso di lasciare per continuare a custodire il Bifrost. Questo dà la dimensione dell'importanza che il Ponte riveste per lui... e spiega come mai nello scorso capitolo non sono restata fedele alla graphic novel di Ribic&Rodi, ma ho usato Amora al posto di sua sorella.

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Capitolo 4
*** Il prezzo ***


Rating: giallo

Coppie: no


La mia proverbiale puntualità. Siamo passati da "un capitolo ogni due settimane" a "un capitolo quando capita". Per quanto io sia sempre molto contenta di scrivere questa ff, tale resta e questo implica io me ne debba occupare soltanto nei momenti davvero buchi – rari in questo periodo, a causa dell'intensificarsi di molti impegni.
Beh, che dire... avete il quarto capitolo! Ed entra in scena uno dei miei personaggi preferiti.



Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 4: Il prezzo

 

 

«...pace, infine!» Loki tolse dalle spalle il mantello di pelliccia e lo gettò a terra, superando l'arco dell'anticamera della propria stanza.

«Mio... mio signore...» mormoro spaventata la voce di una donna.
«Per il fiato di Surtur... persino qui!» ringhiò il sovrano voltandosi con espressione gelida «Chi osa varcare la soglia delle stanze private di Loki?» domandò fissando il viso impaurito di una giovane in abiti succinti. Il tessuto a malapena copriva il seno e la vita, anelli d'oro ornavano il petto e bracciali in ottone i polsi sottili. Quando si inginocchiò deferente, il velo che pendeva dalla cintola ondeggiò.
«Il mio nome è Daia, signore. Sono una concubina.» rispose abbassando gli occhi.
«Non ho fatto alcuna richiesta del genere.» rimbeccò colmando un corno con la birra migliore.
«Sono un dono della Regina delle Norne. Per festeggiare la tua vittoria.» spiegò flebile.
«Da parte di Karnilla, eh? Non è certo difficile immaginare cosa si aspetta in cambio.» ironizzò l'uomo facendole segno di alzarsi. Daia prese coraggio e si avvicinò, appoggiandogli una mano sul braccio.
«Cosa posso fare per compiacerti, mio signore?» si impose di ammorbidire il tono, di cercare di risultargli sensuale.
«Governa al mio posto questo noiosissimo regno.»
«Mio signore?»
«Vattene, lasciami solo con i miei pensieri.» sbottò liberando il braccio dalla sua presa con un gesto secco. Daia esitò un istante, poi si voltò per andarsene. Si era aspettata violenza, non indifferenza né fastidio, né tanta incomprensibile amarezza «...e non lasciare che alcuno che abbia cara la vita osi disturbare la mia solitudine.» sibilò Loki.
«E se qualcuna non tenesse in considerazione la vita, bensì la morte, Signore di Asgard...» l'ambiente si riempì di un denso fumo grigiastro «...potrebbe costei ottenere udienza?» domandò beffarda la voce della donna comparsa nel mezzo della nebbia. Il mantello verde le si gonfiò alle spalle mentre la magia la teneva sollevata a mezz'aria. Una maschera nera, sovrastata da un palco di corna, le copriva il viso mortalmente pallido, sul quale le labbra rosso cupo si piegarono in un sorriso ironico.
«Che tu sia la benvenuta, Hela.» la voce si strozzò nella gola di Loki. Il sovrano di Asgard cadde in ginocchio, con il corno e la brocca di birra ancora strette nelle mani. Di tutte le visite che potesse ricevere, quella era l'ultima che si aspettava. E la più pericolosa.
«Sei saggio a mostrarti cortese con me, Loki Laufeyson. Siamo entrambi sovrani, ma mi basterebbe sfiorarti per renderti mio suddito.» ricordò con indifferenza la regina di Niffelheim.
«Posso offrirti qualcosa?» domandò il Dio degli Inganni sollevando la brocca.
«Non mangio e non bevo, signore di Asgard, ma puoi sempre procurarmi il genere di nutrimento che bramo.»
«Ahimé, il conquistatore ridotto a distribuire compensi.» l'espressione dell'uomo si fece amara, lo sguardo si incupì «Ma lasciamo perdere... quale premio posso offrirti?» chiese avvicinandosi il corno alle labbra.
«L'anima immortale di Thor.» rispose chinandosi verso di lui. A Loki la birra andò di traverso. Tossicchiò nel corno, il liquido dorato gocciolò lungo le mani.
«Tu... vorresti...» balbettò il Laufeyson fissandola incredulo.
«Ciò che ho detto, signore di Asgard. Non chiedere a Hela di ripeterlo come un mendicante in cerca di elemosina.» rimbeccò stizzita la Dea. Fra loro cadde il silenzio, le mani di Loki tremarono così forte che fu costretto ad appoggiare la brocca. Si alzò lento, senza riuscire a staccare lo sguardo da lei «Perché la cosa sembra preoccuparti così tanto, Laufeyson? Di certo sai quanto a lungo ho desiderato avere tuo fratello fra le mie legioni a Niffelheim. Ti chiedo solo di nominare il giorno in cui diventerà finalmente mio.» Hela cercò di nascondere l'impazienza dietro a una maschera di gentilezza.
«Non credo di capire. Di quale giorno stai parlando, signora?» il sovrano scrollò il capo.
«Quello dell'esecuzione di Thor.» rispose la regina con leggerezza.
«Io... non ho mai detto che Thor sarebbe stato ucciso.»
«Su, andiamo, signore di Asgard. Quale altro destino puoi permetterti di concedergli? Lascialo in catene e finirà per spezzarle. Rinchiudilo in una prigione e abbatterà le mura. Il tuo trono poggerà su sabbia e fango finché il Dio del Tuono continuerà a vivere.» commentò suadente la donna. Come a riprova della sua crescente irritazione, il denso fumo grigio si tinse di rosso, circondandola di un'aura spettrale. Il mantello, come dotato di vita propria, si agitò alle sue spalle.
«Io non desidero la sua morte, bensì la sua perpetua umiliazione.» trovò il coraggio di spiegare il Laufeyson.
«Così era quando eri il Dio degli Inganni...» lo ammonì Hela «...e ora che il tuo ultimo inganno è compiuto, sei diventato altro da ciò che eri un tempo.» continuò con rabbia crescente. Toccò terra davanti a lui, l'espressione si fece irosa «Loki è un sovrano ora, e ha il dovere di porre il suo trono e il suo regno al di sopra delle rivalità fanciullesche.» disse gelida e carica di astio. Quel codardo di Loki si stava forse rifiutando di reclamare la propria rivalsa, di ottener vendetta, impedendole così di prevalere su Thor? Il Dio del Tuono era un pericolo, lo aveva sempre rammentato al Laufeyson e lui si era sempre detto concorde. Ora che la vittoria poteva essere completa, il nuovo signore di Asgard tentennava? Il silenzio calato fra loro come un velo gelido la convinse che non avrebbe ottenuto altro, almeno quel giorno.
«C'è saggezza in ciò che dici.» mormorò infine Loki. Hela stentò a nascondere la sorpresa. Fece frusciare il mantello e gli diede le spalle.
«E allora agisci secondo le mie parole, Loki Laufeyson e fallo in fretta. A lungo ho atteso di accogliere l'anima di Thor nei miei domini...» disse avvolgendosi nel tessuto verde «...e non sarò certo benevola con chi, uomo o re, si frapporrà fra me e lui.» aggiunse lanciandogli un ultimo sguardo deciso. Poi la sua figura iniziò a svanire, tramutandosi in nebbia grigiastra.

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Capitolo 5
*** La verità ***


Rating: giallo
Coppie: no



Ehi, ho un canovaccio! E questo si fa molto sentire in termini di tempistiche e facilità di scrittura. Ora basta che lo apro e so cosa devo fare. Cioè... lo sapevo comunque anche prima, perché (soprattutto per certi capitoli) si tratta solo di una trasposizione della graphic novel di Rodi/Ribic, quindi non è che devo arrovellarmi più di quel tanto. Adesso, però, disporre di una linea guida più chiara e precisa, sapere per certo dove devo portare la storia, mi dà una marcia in più. In termini di mia organizzazione mentale. È sempre così: per me non esiste possibilità di scrivere a casaccio, il canovaccio è imprescindibile. Mi aiuta a capire come scandire i ritmi e a sapere quali spazi devo prendermi per cosa. E come devo gestire determinate parti, evitandomi di dover poi tornare indietro a integrare o correggere perché ho dimenticato di dire qualcosa.
Con questo spirito di beatitudine, vi lascio al nuovo capitolo. Si tratta di una scena espansa rispetto a quella compara nella graphic novel, un di più doversoso che nessuno dei lettori di Thor&Loki: Fratelli di Sangue che conosco ha capito perché non sia stato inserito. Beh, magari non la stessa cosa che ho voluto mettere io, ma in molti abbiamo avuto la sesazione che R/R (d'ora in poi abbreviazione di Ribic/Rodi) abbiano tagliato su alcuni punti. Per motivi ignoti, perché potevano pure spendere 10 pagine in più e rendere la loro storia più completa.
Sto scrivendo troppo già solo nell'intro... vi lascio alla storia! Enjoy! ♥




Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 5: La verità


La nebbia con cui si era annunciata Hela tardava a diradarsi. Nonostante la Regina di Niffelheim fosse ormai svanita dal palazzo reale di Asgard, il denso fumo grigiastro, greve di un odore di vecchio e di umidità, continuava ad aleggiare per la stanza del nuovo sovrano.
Loki espirò, un gesto che tradì tanto sollievo quanta preoccupazione. Alternò lo sguardo fra un punto e l'altro, come si aspettasse di vedere Hela emergere di nuovo dal buio. Attorno a lui non c'era altro che sfarzo, non accadde niente.
Il Mistificatore mosse un passo. Poi un altro, un altro, un altro ancora, in modo meccanico.
«Non più maestro di inganni...» sussurrò avvicinandosi al piccolo bacile di pietra incastrato in una pedana. Sedette sullo scalino, fissando gli occhi verdi sulla superficie dell'acqua «Ma... cos'è Loki senza Thor?» mormorò stringendo i pugni e appoggiandoli alla fronte. Chiuse gli occhi.


Erano nel parco di Asgard. La giornata era piacevolmente calda, il cielo terso, il sole un punto brillante oltre le torri più alte e massicce del maniero della famiglia reale. Quel giorno, il loro saggio tutore aveva deciso di fare lezione all'ombra di una grossa quercia. Loki aveva cercato di imporsi attenzione, ma non c'era cosa detta dal vecchio che lui non conoscesse. Ogni parola dell'istitutore suonava già sentita, poco interessante, addirittura banale e adeguata soltanto a suo fratello. Poteva voler bene a Thor, ma sapevano entrambi che la sua mente poteva essere riempita soltanto di facili concetti. Questo lo doveva sapere anche il l'insegnante.
Il giovane Loki sospirò e afferrò un rametto, graffiando il terreno, strappando l'erba e incidendo la terra morbida.
«...perché non c'è nulla in tutto il Creato che possa esistere senza il suo opposto.» con pazienza, il maestro riprese la propria spiegazione, fissando lo sguardo intenso su Thor, che lo ascoltava corrucciato «È l'oscurità che definisce la luce. Il dolore che dà senso al piacere. L'assenza a renderci consapevoli della presenza.»
«Ma allora deve essere vero anche il contrario, maestro! Se l'oscurità definisce la luce, la luce a sua volta definisce l'oscurità.»
«Eccellente intuizione.» sorrise alla fine l'anziano, massaggiando l'accenno di barba «Loki, ti prego di prestare attenzione alla lezione.» quando lo ammonì, il ragazzo gli sferrò un'occhiata affilata e gelida «E non rivolgere quell'espressione rabbiosa al tuo maestro!» aggiunse sentendo l'irritazione montargli dentro. Con lentezza, Loki concluse l'ultima curva del cuore inciso sul terreno.
«Conosco già ogni idea cercherai di metterci in testa oggi.»
«Istruirvi è il mio...»
«Lavoro?» ironizzò il ragazzo «Ma certo.» lo sguardo divenne beffardo, il vecchio afferrò il bastone tenuto al fianco e scattò in piedi.
«Questa irriverenza è inadeguata per un principe, impara l'umiltà.» sbottò abbattendo la verga contro di lui. Loki sorrise e, come immaginava sarebbe successo, Thor afferrò il legno prima che potesse colpirlo.
«Questo non è in vostro diritto farlo.» la voce del guerriero si fece grossa «E non stava disturbando...» concluse con maggior esitazione, alternando lo sguardo fra suo fratello e l'istitutore.
«La sua attenzione mi è dovuta.» era esasperante avere a che fare con il giovane principe. Non c'era volta che non lo trattasse con sufficienza, volta in cui non tentasse di metterlo in ridicolo, volta in cui non si dimostrasse più arguto di ogni tranello dialettico in cui cercasse di trascinarlo.
«Sono sicuro che già conosceva gli argomenti della lezione...»
«I vostri genitori saranno informati di questo.» concluse il maestro strappando il bastone dalla presa di Thor. Scoccò un'ultima occhiata adirata a Loki e se ne andò.
Il Mistificatore tirò un profondo sospiro e si stese a terra. Incrociò le braccia dietro la testa e piegò una gamba, fissando il cielo azzurro intenso.
«Era ora che quel vecchio babbuino la piantasse con quelle scemenze.»
«Loki, ti costa tanto smettere di far incazzare quel vecchio?» sbuffò Thor andando a sedere all'ombra della quercia «Io quelle cose non le so, non mi saranno mai utili... ma mi interessano.»
«Te le posso spiegare anche io.»
«E quando? Quando non siamo insieme a fare lezione, tu sei con nostra madre a studiare e io dal maestro d'armi. Il poco tempo che ci rimane siamo così stanchi che...» si infilò le mani nei capelli, arruffandoli con fastidio «Non vedo l'ora che arrivi il nostro momento, presto potremo iniziare a guadagnare il rispetto che meritiamo, lavorando per Asgard... conosci Sif?»
«Chi? La guerriera bionda? Quella che se la tira solo perché maneggia la spada a due lame?»
«Lei. Ha due anni meno di noi, e già partecipa alle battaglie.» raccontò con ammirazione.
«Non elogiarla troppo... sta nelle retrovie.» il sorriso di Loki si fece sarcastico. Le poche volte che aveva visto Sif a palazzo, la ragazza aveva ostentato un atteggiamento a dir poco superbo. Si era goduta gli elogi di Odino, aveva raccontato le sue gesta come fosse. Gonfiandole, lo dicevano tutti, ma Thor aveva sete del campo di battaglia, desiderava farsi valere e quella Sif per lui non era che un esempio cui aspirare.
«Per chi era quel cuore?» chiese all'improvviso il guerriero. Loki si tirò a sedere, scambiando con lui uno sguardo imbarazzato.
«Per te.» rispose, facendo calare un lungo attimo di silenzio «Insieme a nostra madre, sei la persona a cui voglio più bene.»
«Anche io ti voglio bene fratello.» sul viso squadrato di Thor tornò il sorriso «Dopo la sfuriata che hai fatto contro nostro padre temevo...»
«Non è né colpa tua, né colpa di nostra madre. A voi voglio bene.»
«Dovresti volerne anche a lui, sono convinto che lui te ne vuole.» bofonchiò scrollando il capo.
«Non credo sia così. Odino non ha occhi che per te.» commentò Loki fingendo sarcasmo.
«Certo, e Frigga ne ha soltanto per te. Chi è che istruisce, eh? Me forse? Io sono il suo adorato figlio tonto.» scoppiò in una fragorosa risata, cui presto si unì anche suo fratello.
«Ma sei il guerriero che Odino voleva per figlio. E poi... io non sono suo figlio.» il Mistificatore tornò serio molto presto, stirando le labbra in un sorriso amaro.
«Non abbatterti.» Thor si tirò in piedi e andò a sedere vicino a lui. Gli diede una pacca sulla spalla «Non ha importanza cosa pensano di noi i nostri genitori. Tu sei mio fratello e finché saremo insieme, saremo una forza implacabile. Io il braccio, tu la mente. Chiunque fra me e te sarà scelto per salire al trono, saremo sempre l'uno il consigliere dell'altro. E lavoreremo insieme per la gloria di Asgard, daremo fasto a questo regno, più di quanto chiunque altro abbia mai fatto!»


Loki immerse le dita nel bacile, rabbrividendo al contatto con l'acqua fredda. O forse, a dargli quel brivido, era stato lasciarsi andare ai pensieri. Che ne era stato degli intenti appartenenti a quel passato che ricordava in modo così vivido?
«È la verità.» sussurrò «Sono indissolubilmente legato a colui che odio. Come lui lo è a me...» oscurità e luce si definivano a vicenda, esaltandosi, contrastandosi, ma mai distruggendosi. Il loro era un equilibrio costante, indissolubile «Solo la sua morte, o la mia, spezzerà il cerchio.»
 



A volte penso che personaggio più amareggiato di Loki ne esista uno soltanto – e fa parte delle mie storie, ed è tale giusto perché io ho un carattere facilmente "amareggiabile" e la brutta tendenza a rivolgere ogni sentimento verso una tristezza esagerata (merito anche dei temi di punta che mi piace trattare).
Al contempo, comunque, per quante Loki ne prenda, è il tipico personaggio che resta in piedi: e questo me lo fa piacere ancora di più, come se già non bastava la sua natura di trikster. Adoro i trikster, lo ho mai detto? Hanno sempre un asso nella manica.

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Capitolo 6
*** Ciò che voglio veramente ***


Raiting: giallo
Coppie: ni



Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 6: Ciò che voglio veramente



Il tramonto stava calando su Jotunheim insieme a una luminosità biancastra. Tutto, pian piano, stava venendo immerso nell'ultimo bagliore abbacinante, prima che la notte arrivasse, e il ghiaccio e la roccia diventassero neri.
Anche nel gelido regno di Jotunheim le stelle brillavano nel cielo e una figura solitaria, avvolta in un'ampia cappa grigiastra e seduta fra le macerie di una vecchia torre di guardia, osservava i primi pallidi lucori rischiarare la volta celeste. Su quella cengia isolata non restava altro da fare, se non godere del piacere del silenzio.
La quiete venne rotta da un rumore di zoccoli. Un cavallo si era lanciato al galoppo lungo la cresta e, per ignorare il pericolo di scivolare nel crepaccio, il cavaliere doveva avere davvero molta fretta.
«Notizie... notizie da Asgard!» tuonò la voce cavernosa del messaggero. L'uomo spostò la lancia che stringeva e continuò a gridare a perdifiato «Loki Laufeyson ha deposto il Padre di Tutti...» la figura ammantata si voltò a fissare il corridore «...ora è Loki a regnare. Notizie da Asgard!» proseguì, superando la cengia e lanciandosi verso il tratto discendente di costone.
«Loki...» mormorò con un brivido la figura ammantata. Si alzò, iniziando a camminare con passi sicuri, avviandosi a ritroso lungo la strada percorsa dal cavaliere.


Anche ad Asgard il sole era ormai vicino all'orizzonte e la pietra del palazzo reale aveva assunto un tono rossastro, sanguigno.
«Mio signore... non mi aspettavo...» balbettò un corpulento mercenario affrettandosi a chinare il capo davanti a Loki.
«Le mie scuse, carceriere. È mio desiderio rendere visita a mio fratello.» ribatté il sovrano scendendo alcuni gradini. Il soldato lo fissò incerto, tentato dal dire qualcosa. Infine scrollò il capo e rivelò la botola che conduceva ai piani ancora inferiori.
«Come desidera il mio signore, ma temo che non vi offrirà gran compagnia.» l'uomo afferrò una torcia e iniziò a scendere «Non una parola è uscita da quelle labbra tumefatte da quando è stato condotto quaggiù. Mi auguro possa recuperare presto un po' di carattere o la sua esecuzione sarà uno spettacolo alquanto noioso.» si lasciò andare a una breve risata. Loki sbuffò.
«Esecuzione! Perché tutti quanti si aspettano da me la sua fine?»
«Chiedo perdono, mio signore. Non sono certo degno di indovinare la vostra volontà.» si affrettò ad aggiungere il mercenario.
Il soldato continuò a tenere alta la torcia. La luce si rifletteva sull'umidità delle pareti e più scendevano, più l'acqua si addensava sui gradini e negli anfratti della roccia, a volte scorrendo in rivoli, altre gocciolando dal soffitto. La scala era molto lunga, un'ennesima misura di sicurezza voluta dai primi costruttori del palazzo reale per ostacolare la fuga di quanti, rinchiusi nel livello più basso, fossero riusciti a liberarsi dai ceppi. Ma Thor, Loki lo sapeva bene, era troppo provato dalla sconfitta per poter riuscire a spezzare i vincoli. Da quella scala non sarebbe mai risalito da solo. Mai.
«Ecco la cella del figlio di Odino, mio signore.» la voce del carceriere spezzò le riflessioni del Mistificatore «Desiderate entrare? Vi assicuro che in lui non è rimasto nulla che possa rappresentare una minaccia per voi.»
«Anche se fosse non avrei certo esitato.» replicò il sovrano assottigliando lo sguardo. Faticava a controllare la rabbia, strinse la mano attorno alla lancia «Ti dimentichi, carceriere, che sono io ad aver sconfitto mio fratello, e non il contrario.»
«Ancora una volta vi chiedo perdono, mio signore.» l'uomo si inchinò.
«Concesso, e ora lasciami, per il momento desidero soltanto osservare, ma dammi quelle.» Loki strappò l'anello di chiavi dalle mani della guardia, congedandola con un'occhiata dura. Ascoltò i passi allontanarsi e fece scorrere il pannello dello spioncino. Appoggiò le mani sulla porta, osservando all'interno.
Buio, tanfo di umido e urina. L'acqua gocciolava insistente con un suono irregolare, soverchiando il più lieve cigolio proveniente dalle catene. Già, le catene. Dopo che aveva arrestato Thor con la magia, ci erano voluti una decina di mercenari per trattenerlo e legarlo ai ceppi con cui lo avevano trascinato nella cella e ora il Dio del Tuono era bloccato, costretto sulle ginocchia ferite.
Bloccato, sanguinante e incosciente, rifletté il Laufeyson. Non c'era niente in quella figura che potesse testimoniare la forza del guerriero che era stato. Ora era un prigioniero, un ostacolo per la corona e, a breve, sarebbe stato anche un morto. Il primo e l'ultimo, sperò.
Loki sentì di nuovo la rabbia crescere, con un grido sbatté le mani sulla porta. Solo la propria morte, o quella di Thor avrebbero spezzato il cerchio? Come poteva esserne sicuro?
Il Dio degli Inganni si voltò verso i gradini. Salì i primi, poi pestò a terra la punta del bastone. Il colpo rimbombò cupo. No, era sceso con l'intenzione di parlare a suo fratello, non con quella di scappare un'altra volta. Da quando la guerra era iniziata non si erano scambiati più che insulti, ma ora – ora che Hela pretendeva il proprio premio – aveva bisogno di capire.
Tornò indietro e infilò con foga le chiavi nella toppa. Quattro scatti metallici e la cella si aprì. Scostò la porta con lentezza, temendo quello che avrebbe trovato, ed entrò in silenzio, chiudendosela alle spalle.
«Fratello.» sussurrò incerto, abbassando lo sguardo. In un angolo non troppo recondito della sua anima, gli schiaccianti eventi che aveva messo in moto lo disorientavano. Nell'arco di poco era passato dalla sicura posizione di manipolatore all'ombra dell'amato Thor, a quella di osteggiato re di Asgard, un ruolo che si stava rivelando più fastidioso del previsto. Ma aveva ancora il controllo della situazione, questo pensiero gli rese il solito sorriso arrogante «Fratello!» chiamò con più forza.
«Acqua...» farfugliò il Dio del Tuono agitandosi nell'incoscienza.
«Stupido scimmione.» il sorriso divenne incolore. Loki impugnò la lancia di Odino con la mancina e lasciò che il potere di Jotunheim fluisse dentro di lui. Le dita della mano destra divennero blu e la mutazione si arrampicò pian piano lungo il braccio, la spalla, il collo, ricoprendo metà del suo viso. L'umidità dell'aria si condensò in brina, poi in cristalli di ghiaccio. Era tentato di scagliargli in faccia la massa solida, ma Thor aveva chiesto acqua. Li lasciò sciogliere di nuovo e mosse il braccio in un gesto rapido.
L'acqua investì il prigioniero con tutto il suo pungente gelo e il guerriero si riebbe con uno scatto. La sorpresa si mutò presto in furia quando incrociò gli occhi del Mistificatore, uno verde e l'altro rosso brillante.
«Lurida serpe.» ringhiò Thor strattonando le catene senza successo. Loki sospirò, lasciando che il potere da gigante del ghiaccio si disperdesse «Stirpe maledetta!» sbraitò mentre la pelle del fratellastro tornava del solito colore.
«Non sprecare fiato in ringraziamenti.» replicò atono, stringendo la mano all'asta della lancia.
«Avvicinati, così posso porgerteli i miei ringraziamenti! Vigliacco traditore.»
«Thor, sono qui per parlare con te, non per insultarci...»
«La tua esistenza è un insulto!» gridò il guerriero tirando le catene. I rostri entrarono nella carne, strappandogli un gemito di rabbia e dolore.
«Se tu stessi fermo...»
«Stai zitto!»
«Dove la trovi tutta questa energia? Stavi morendo fino a qualche istante fa e ora... ti faccio bene, quindi?» il Dio degli Inganni ricambiò con un'espressione spenta, lasciandosi andare all'ironia, l'unico scudo possibile contro le invettive di Thor.
«Dove sono gli altri? Cosa hai fatto loro? Sif? Dov'è Sif?»
«Sif.» Loki si pentì di non averlo colpito con il ghiaccio. Strinse le labbra, si aggirò per la cella e, dopo aver scelto un punto più pulito degli altri, materializzò uno scranno. Si sedette pesantemente, fissando il fratello «Non mi chiedi come sta il regno, né come stiano tuo padre e tua madre, ma mi domandi della nobile Sif.» sputò le parole con sprezzo. Il Dio del Tuono strinse lo sguardo «Cosa pensi le sia successo?»
«Lei è la guerriera più abile di Asgard, nel tuo piano malato sarà stata la prima da uccidere. Dimmi, serpe, ti sei fatto un cuscino con la sua chioma?»
«Sarebbe stato cattivo gusto sprecare una preziosa chioma nanica per farne un cuscino.» la stupidità del combattente gli strappò una lieve risata, ma non gli restituì la quiete «È ancora viva, ma cosa temi le sia stato fatto?»
«Loki.» ringhiò Thor agitandosi ancora, incurante delle ferite sempre più profonde. Aveva il cuore in tumulto. Sif era fondamentale per la sicurezza del regno almeno tanto quanto Heimdall il Guardiano, o forse di più. Se il Dio del Tuono fosse morto, ma lei fosse restata in vita, le truppe non avrebbero esitato a seguirla se avesse reclamato il comando per riprendersi il trono di Asgard. Se entrambi fossero morti, invece? Ed era la sua migliore amica, questo gli bruciava ancora di più. Di tutti i suoi compagni, chi era ancora vivo? Chi era stato ucciso? Chi stava venendo torturato od oltraggiato, mentre lui era lì, in quella cella, ridotto all'impotenza? «Dimmi cosa hai fatto a Sif, dimmi cosa hai fatto a tutti!»
«Cosa temi le sia stato fatto?» ripeté l'Ingannatore con tono subdolo.
«Loki!»
«Thor. Conosciamo i nostri nomi. Rispondimi, cosa temi le sia stato fatto?»
«Potresti averle fatto qualsiasi cosa... conoscendoti, non ti limiteresti mai a rinchiuderla.»
«Fratello, la mia domanda è specifica. Comprendo sia difficile per te capirlo, ma io vorrei sapere cosa hai paura che io le abbia già fatto o fatto fare. Non dimentichiamoci che alle mie dipendenze ci sono dei mercenari. E Amora.»
«Le hai rubato di nuovo la chioma...» biascicò con vergogna. Lui era lì, impotente. Quel pensiero era così forte da stordirlo.
«E poi?» incalzò Loki. Gli occhi verdi brillarono bramosi.
«L'hai posseduta...»
«Non offendermi!» sbottò il sovrano agitandosi nervoso sullo scranno «O almeno non offendere nostra madre.» Frigga, solo pensarne il nome gli faceva male. Prima o poi avrebbe dovuto confrontarsi anche con lei e temeva quel momento più di qualsiasi altro.
«Ma non ti faresti scrupoli a darla in pasto ai tuoi soldati.» Thor sputò contro il fratellastro. Il Dio degli Inganni mosse una mano per pararsi con la magia, ma lasciò perdere. Sangue e saliva lo colpirono sugli stivali.
«Ottimi consigli.» sorrise pallido il Mistificatore «Visto che mi sento a disagio al solo pensiero di farlo io, bisognerà pur trovare qualcuno in grado di chiuderle quella bocca.» a Thor sembrò mancare il fiato.
«Tu non...»
«Oh, sì. Pensavo di disarmarla, farla picchiare un po' e regalarla ad Amora. Lei la odia da... beh, da sempre, in particolare da quando la hai preferita a lei. Dovrò deludere l'Incantatrice, temo.»
«Loki...» il tono del Dio del Tuono era stentato «Ti prego, Sif è...»
«La peggiore?»
«Cosa?»
«La peggiore fra i tuoi amici, quella che si è sempre sentita in dovere di allontanarci. Quella che ci ha fatto arrivare a questo.» la rabbia, eccola di nuovo. Strinse le dita al bracciolo dello scranno, fissando il fratello con durezza. Sembrava stupito, frastornato, confuso almeno quanto lui.
«Tu ci hai fatto arrivare a questo punto!» esplose Thor «I tuoi inganni, le tue insinuazioni, il tuo odio! Quelli ci hanno portato a questo! Per cosa? Per governare un regno che non ti rispetterà mai?»
«Io.» sibilò il Dio degli Inganni. Rise gelido «Io, vero? Io ero felice. Avevo un padre, una madre che mi adorava, un fratello che mi amava. Come non essere felici? Tu parli di inganni, ti lamenti di aver subito i miei inganni... e non ti sei mai chiesto chi è stato il primo a essere ingannato.»
«Nostro padre...»
«No, tuo padre!» urlò Loki alzandosi di scatto. Coprì rapido la distanza che lo separava dal fratello e puntò la lancia contro la sua gola «Nostra madre, tuo padre.» sussurrò freddo «Sai chi è stato il primo a venire ingannato? Io.»
«Odino non te lo ha detto per proteggerti.» scandì Thor. Da secoli litigavano sempre sullo stesso dettaglio e, di nuovo, nonostante Asgard fosse ormai soggiogata da un usurpatore, si riproponeva la stessa discussione. Era questo che voleva Loki? «Nostra madre non è l'unica che ti ha sempre voluto bene, anche Odino era affezionato a entrambi. A entrambi! Eravamo principi a cui prima o poi sarebbe spettato il trono e, per quel che mi interessa, sarebbe stato tuo. Anche Frigga sarebbe stata contenta, e pure Odino. Finalmente un non guerriero sul trono, ma qualcuno che avrebbe governato con acume. Ma ti sei lasciato mangiare dalla gelosia, dall'odio... sei... io non lo so cosa sei diventato, un cancro per Asgard.» non giunse nessuna risposta e Thor riprese parola «Tutti ti amavamo. Anche Odino.»
«Avrei potuto accettarlo.» mormorò Loki «Odino non me lo ha detto perché voleva usarmi e tu lo sai, ma lo avrei accettato se solo tu non te ne fossi andato in guerra da un giorno all'altro, lasciandomi indietro.»
«Avevi altre incombenze.» bofonchiò a denti stretti.
«Tu mi hai lasciato indietro.»
«Dovevi visitare il Regno delle Norne...»
«Tu mi hai lasciato indietro!» scandì l'Ingannatore. Il Dio del Tuono continuò a riservargli espressioni confuse «Mi hai lasciato da solo. Tu sei andato a imparare la guerra, e io a imparare la magia e quando ci siamo rivisti, tu mi hai lasciato da solo.»
«Ogni volta che festeggiavamo ero io a invitarti...»
«E a prenderti gioco di me insieme ai tuoi amici. Dimmi, fratello, quante volte mi hai difeso dallo scherno della tua adorata Sif?»
«Scherzava, scherzavamo...»
«Credi che io non sappia come ti ha sempre messo in guardia nei miei confronti? Credi che non ho visto il tuo atteggiamento mutare inesorabile, facendosi sempre più sospettoso e distaccato? Solo perché quella biondona tutta muscoli ti diceva che avevo qualcosa che non andava, che la mia stirpe è maledetta e presto io sarei stato un pericolo. Prima mi hai insultato rinfacciando queste stesse cose, o mi sbaglio?» Loki scostò la lancia dal collo di Thor «Tornavi solo per chiedere il mio consiglio o aiuto per un'impresa che voi da soli, senza magia, non sareste mai stati in grado di compiere. E poi ti lamentavi insieme a Sif e ai tuoi amici che io non stavo facendo niente per Asgard, ignorando quanto invece mi stessi impegnando a tessere intrighi a favore del nostro regno e di tuo padre.» la delusione era cocente, i secoli non erano mai riusciti a smorzarla. Nella mente si era ripetuto molte volte quel discorso, ma esprimerlo ad alta voce generava più vergogna in lui di quanta, ne era certo, avrebbe generato ai responsabili. Non aveva fatto abbastanza, non aveva mai fatto abbastanza per incontrare l'approvazione di Odino e di suo fratello.
«Eravamo giovani.» mormorò Thor.
«Ora mi prenderò ciò che mi è dovuto.»
«Ti sei già impossessato del trono.»
«Che me ne importa del trono? È solo una sedia più scomoda di altre.» sogghignò il Laufeyson lasciando andare la lancia di Odino. L'arma, lo scettro regio, cadde con fragore, come il più inutile e insignificante degli oggetti.
«Allora cosa...? Cosa il Dio degli Inganni vuole più del trono di Asgard?» cercò di fingere scherno, ma dalle sue parole trapelò solo agitazione.
«Thor.» Loki scrollò il capo compatendo la sua ingenuità.
«Che vuoi?»
Il sovrano roteò lo sguardo e tolse la pelliccia, appoggiandola sullo schienale dello scranno. Aveva sperato davvero che quello scimmione di suo fratello riuscisse a capire che aveva già risposto alla sua domanda.
«Come molte altre volte, il tuo cervello non ci arriva, eh? Come molte altre volte.» ripeté Loki con amarezza. Diede un calcio all'asta della lancia, mandandola lontano e si avvicinò al prigioniero.
«Di cosa stai parlando? Basta con i tuoi giochetti, con i giri di parole e... e tutto quello che fai di solito.»
«Con te le parole sono proprio sprecate.» l'Ingannatore gli afferrò la gola. Lo costrinse a sollevare il viso. L'espressione del guerriero era stanca, rabbiosa, confusa. Ora Thor condivideva gli stessi sentimenti che lui provava da secoli. Non poteva permetterseli, si disse il Dio degli Inganni. Non poteva permetterseli, non dopo essere stato l'amato e incredibile Dio del Tuono che tutti avevano riverito per secoli. No, non poteva permetterseli.
Serrò la presa sulla gola, le unghie incisero la pelle, e premette con forza le labbra su quelle del fratello, coinvolgendolo in un bacio rabbioso.
“Cosa sta facendo?” si chiese Thor impietrito, senza la forza di respingerlo o almeno impedire alla lingua di Loki di farsi strada nella sua bocca. Non aveva mai preso in considerazione un'eventualità simile. Fratelli, fratellastri, nemici. Ora la stessa persona che si era alleata con la feccia dei Nove Regni per rovesciare Odino, lo stava baciando.
La situazione era tanto folle da togliergli le forze come mai gli era accaduto e, quando Loki finalmente si ritrasse, non riuscì a fare altro che fissarlo ammutolito, con ancora più confusione.
«Lo ho detto, con te le parole sono sprecate.» il sovrano gli lasciò la gola e tornò dritto. Tolse la tunica verde e nera, la appallottolò e la gettò sullo scranno.
«Fratello...»
«Ti garantisco che capirai appieno ciò che voglio.»

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