Atreia's Secret

di Hotina_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esplosioni. ***
Capitolo 2: *** Tradimento ***
Capitolo 3: *** Proibito. ***
Capitolo 4: *** Visuali. ***
Capitolo 5: *** Avvenimenti. ***



Capitolo 1
*** Esplosioni. ***


Esplosioni.

 
Una tremenda esplosione scosse la piazza di Pandemonium in una grigia mattinata invernale, anche se le stagioni ad Asmodae sembravano trascorrere tutte uguali. Denso fumo violaceo usciva copioso dall’officina del maestro alchimista Honir. Una piccola folla di curiosi corse verso le scale che separavano la piazza dalla zona delle professioni. Lentamente una figura corpulenta si fece largo contro il fumo, seguito da una giovane ragazza, che tossiva vistosamente.
- “Elenna…” -
Una voce maschile e stupefatta si distinse fra la folla di curiosi. Un giovane Incantatore si fece largo fra i passanti, avvicinandosi ai due.
- “Maestro Honir, cosa diavolo è successo?” -
Il ragazzo osservava attentamente la ragazza, il cui sguardo era fisso a terra, mentre le mani stringevano convulsamente l’una contro l’altra. Demand immaginava fin troppo bene cosa fosse successo, sapeva perfettamente quanto Elenna fosse distratta ed immaginava che l’esplosione fosse opera sua. I suoi sospetti furono subito accolti da Honir che, con voce aspra, lanciò una truce occhiata alla ragazza, poco dietro di lui.
- “Quando questa ragazza è venuta da me, due giorni fa, ho accolto con gioia il suo entusiasmo nel voler apprendere la sottile e mistica conoscenza dell’alchimia, ma non sospettavo minimamente che potesse causare tutti questi danni. L’alchimia richiede precisione e concentrazione e lei ne è fatalmente sprovvista.” -
L’anziano asmodiano gesticolava con fare nervoso, un tratto che lo contraddistingueva. Non era una persona paziente.
- “Mi dispiace, ripagherò i danni…Non volevo causare problemi…” -
Elenna alzò il viso e i profondi occhi verdi incontrarono quelli glaciali di Honir. Una folata di vento scosse i capelli rossi della giovane, scoprendo due orecchie a punta che ricordavano quelle degli Elfi. Honir osservò la ragazza e scosse la testa.
- “Non serve, hai fatto fin troppo…Prometti che non varcherai più la soglia della mia stanza e non vi saranno problemi.” -
Senza attendere risposta Honir si voltò per rientrare nel suo laboratorio, ormai non più invaso dal fumo. La folla di curiosi si dissipò a poco a poco, lasciando dietro di se risatine e battute poco carine, rivolte alla giovane. Solo il giovane incantatore rimase in piedi di fronte la ragazza.
- “Mia sorella non deve venire a saperlo…” -
Elenna superò a passo marziale il giovane, stringendo i pugni, umiliata per quella situazione e consapevole che sarebbe stata ancora più grande una volta che la sua adorata sorella maggiore fosse venuta a conoscenza di quel pasticcio.
- “Sai bene quanto Pandemonium sia piccola, probabilmente qualcuno già è andato a riferirle tutto…” -
Un piccolo sorriso comparve sul viso di Demand, non perché volesse prendere in giro la compagna di Legione, ma per l’ironia della sorte. Elenna non poteva essere più diversa dalla sorella maggiore, non solo caratterialmente ma anche fisicamente, senza contare le strade diverse intraprese dalle due. Scese anche lui le scale, seguendo le orme della ragazza che si dirigeva verso la strada del mercato. I loro mantelli bianchi con lo stemma rosso e nero erano mossi dal vento, il nome della loro legione spiccava su tanto candore. Gli Shugo Mafia erano una piccola legione nata da qualche mese, con un clima accogliente e disteso, che cominciava a farsi largo fra le legioni conosciute, grazie alla loro buona volontà e alla pazienza della loro Capo Legione. Demand osservava pensoso la ragazza davanti a lui, deciso nel tenerla d’occhio.
- “Non dovresti essere in Arena ad allenarti? Sei solo un soldatino, non penserai di seguirmi passo passo…” -
La domanda sembrava più un velato invito a togliersi di torno, ma Demand era testardo quasi quanto la rossa e affrettò il passo affiancandola.
- “No, oggi non ho allenamenti, sono tutti a Katalam…” -
Demand non sapeva spiegarsi il perché, ma la vicinanza della ragazza lo rendeva felice. Pur essendo infinitamente più basso di grado di lei, adorava la sua compagnia, anche solo camminarle accanto gli dava gioia. Demand era consapevole di non poterle essere di alcun aiuto e di non poterla accompagnare in missioni esplorative in zone dove ci si scontrava con i temibili Elisiani, era ancora troppo poco esperto e non avere un set decente rendeva tutto più complicato. Elenna si fermò d’improvviso e Demand seguì il suo sguardo. Il ragazzo chinò leggermente la testa in segno di saluto verso la ragazza di fronte a loro, ma lei non rispose, continuando ad osservare la rossa.
- “Prima che inizi a sgridarmi, ti dico solo che lascio la Legione, se ti arreco disturbo!” -
Narvinye ascoltò quelle parole senza proferire parola, sospirando però, fece segno ai due di seguirli. L’arpa sulle spalle della ragazza, davanti a loro, riluceva di luce propria, per l’effetto della pietra della Divinità incastonatavi dentro. Il passo sensuale della giovane era incerto, forse per una ferita riportata ad una caviglia. I capelli neri erano sempre legati in due code che ricordavano vagamente le orecchie di un gatto e dei campanellini colorati seguivano i movimenti del capo. Nessuno l’aveva mai vista con i capelli sciolti. Era Narvinye, la Capo Legione degli Shugo Mafia, di carattere era socievole e comprensiva, tuttavia odiava le cose fatte male e di fretta. C’era stato un periodo in cui la ragazza era stata colta da una strana smania di potere e nessuno sembrava riuscire a farla tornare in se. Era diventata una persona completamente diversa, scontrosa e più simile ad un Balaur che ad una ragazza, ma quel periodo era passato, lasciando dietro di se solo ricordi lontani. Per come la vedeva Demand, tutti commettevano degli sbagli e non stava a lui giudicarla.
Il loro breve cammino si concluse al teleport di Pandemonium.
- “Ci vediamo nel mio appartamento!” -
La voce gentile della ragazza lo risvegliò dai suoi pensieri e il giovane si affrettò a pagare la tassa del servizio. Era sempre strano utilizzare i teleport, erano macchinari che funzionavano ad etere ed utilizzarli lasciava una strana sensazione. Come attraversare una cascata di acqua senza uscirne bagnati, ci si sentiva oppressi e con gli abiti attaccati al corpo, ma durava un battito di ciglia. Niente a che vedere con l’aerotrasporto, volare era la sensazione più bella del mondo e ricordava perfettamente il giorno della sua ascensione. Quando aprì per la prima volta le sue nuove ali, una sensazione di benessere e libertà lo invase e quella sensazione lo accompagnava ancora adesso. Quando il ragazzo riaprì gli occhi si ritrovò a Pernon. Molti Asmodiani abitavano in quella verde zona residenziale e l’appartamento della ragazza era nella Provincia di Sia. Bisognava prendere altri due teleport per la raggiungere Sia da Pernon e Demand seguiva le due ragazze. Fortunatamente dopo poco arrivarono a destinazione ed il leggero senso di nausea del giovane venne scacciato via dal profumo dei fiori che circondavano la zona. La villetta di Narvinye si riconosceva subito per il colore violaceo della facciata esterna, gli altri appartamenti erano sui colori pastello, ma lei doveva distinguersi. Il tragitto fu breve e furono accolti nella villetta da un piccolo Shugo maggiordomo che si premurò di riservare a tutti e tre saluti ed inchini, prima di essere spedito dalla sua padrone a preparare qualcosa da mangiare per intrattenere gli ospiti. Con un cenno della mano Narvinye fece segno ai due di accomodarsi sui pouf in fibra di Xilix che circondavano il tavolo di legno del salotto, mentre la padrona di casa si lasciava sprofondare su una poltrona.
- “Ero appena arrivata a Pandemonium, dopo aver finito il giro a Katalam Nord…Non avevo fatto in tempo ad uscire dal Teleport che Lyah mi avvisava del piccolo incidente nella zona del Tempio degli Artigiani. Chissà perché dove si parla di casini, in mezzo si trovano o gli Shugo Mafia o i Nudisti Anonimi… Elenna, Alchimia era l’ultima professione disponibile… Nella creazioni di Armature hai, per sbaglio, dato una martellata ad un altro apprendista, in Sartoria hai mandato a fuoco un abito che dovevi solo rammendare, perché giustamente le forbici non bastano per tagliare un filo di troppo, serve qualcosa di più aggressivo. In cucina hai avvelenato un intera guarnigione perché al posto dello zucchero hai usato il sale per dei biscotti. Ho provato a mettere una buona parola ad ogni Maestro delle Professioni, ma penso che le mie parole saranno inutili ormai…” -
Il tono di Narvinye non era di rimprovero, era forse di divertimento, ma Elenna mal sopportava i rimproveri e spesso le critiche le prendeva come un’offesa personale e non come una spinta a migliorarsi. La rossa si alzò in piedi e prese ad urlare contro la sorella, spaventando lo Shugo maggiordomo di ritorno dalla cucina.
- “Scusami se non sono Miss perfezione Ufficiale a Tre Stelle…Te l’ho già detto Narvinye, se ti rovino la reputazione posso anche andarmene…Non perché nostro padre ti ha detto di prenderti cura di me sei obbligata a farlo…” -
- “Non lo faccio per questo…” -
Narvinye interruppe l’ira della sorella con quel suo tono di voce calmo e pacato che la contraddistinguevano in molte occasioni. Elenna e Narvinye erano sorellastre, la madre di Narvinye e la madre di Elenna erano diverse ed erano accomunate solo dal legame paterno. La madre di Narvinye morì dopo un attacco da parte dei Balaur quando la ragazza era solo una neonata e venne abbandonata dal padre nel piccolo Villaggio di Aldelle. Il padre scappò ed incontrò la madre di Elenna, una giovane elfa, di cui si innamorò follemente, dimenticandosi di tutto il resto. Elenna era cresciuta con entrambi i genitori, ma quando Veya, sua madre, le rivelò di avere una sorella, scappò di casa. Si ritrovarono per caso, mentre Elenna vagava per Gelkamaros, ferita da un attacco nemico. Sarebbe di certo morta se Narvinye non l’avesse curata in tempo. In quel tempo Narvinye era una giovane ufficiale, troppo inesperta per essere presa in considerazione dalle grandi Legioni e per questo ne aveva fondata una sua, dove accoglieva chiunque volesse imparare. Narvinye non sapeva nulla di suo padre e sua madre, lei era cresciuta con la convinzione di essere solo una delle tante orfani di Aldelle. Scoprire la verità le causò shock e sorpresa e forse fu proprio quello il motivo della sua breve pazzia. Nonostante questo però non riusciva ad odiare Elenna per la vita che aveva avuto e che a lei era stata negata, non riteneva la sorellastra responsabile del suo dolore. Elenna però non le credeva e cercava sempre di farle ammettere verità scomode e inesistenti. Nella sua testa si era creata una diversa visione delle cose, secondo lei, Narvinye la odiava e non lo mostrava solo per mantenere intatta quella sua immagine da santarellina.
- “Elenna…Ormai è un anno che so la verità e sto cercando di dimostrarti in tutti i modi che non ti odio…Sei mia sorella e lo sarai sempre. Smettila di muovermi guerra, il tuo atteggiamento non porterà a nulla…” -
Di tutta risposta la rossa si voltò e usci dalla stanza, sbattendo la porta di entrata dietro di se. Demand sospirò e guardò Narvinye, come in attesa del permesso per seguire la ragazza. Narvinye annuì stancamente e lui la lasciò sola, afflitta da tormenti impossibili da dissipare.

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Capitolo 2
*** Tradimento ***


Tradimento.
 
Il vento soffiava tra le finestre aperte della stanza da letto di Narvinye. Il sole era alto nel cielo e mezzogiorno era passato da un pezzo, ma la ragazza continuava a dormire. Era tornata stremata alle sei del mattino dal giro di guardia notturno nel Katalam, nulla da segnalare, se non piccoli focolai Elisiani tra le guarnigioni 75 e 78. Il Katalam era diviso in zona settentrionale e meridionale, entrambe avevano delle guarnigioni che le due fazioni dovevano difendere costantemente dall’attacco dei Balaur. L’unico problema consisteva nella minoranza numerica degli Asmodiani, il cui compito di difesa e conquista era reso difficile da gruppi compatti di Elisiani. Quella notte però non vi era stato nessuno conflitto che richiedesse l’aiuto di squadre Asmodiane. All’improvviso un rumore al piano di sotto la svegliò. Ancora intontita di sonno Narvinye non riuscì a cogliere i frammenti della conversazione che avvenivano, ma sentì distintamente il rumore di passi su per le scale. La porta della sua stanza si spalancò e due Asmodiani fecero il loro ingresso. Erano due Tribuni della sua Legione: Chase, un valido fattucchiere dotato di prontezza di riflessi e di arguzia e Darthbow un, ranger fra i più veloci e letali fra le file Asmodiane.
- “C’è un problema…” -
Narvinye ancora assonnata riuscì solo a lanciare contro i due uomini dei cuscini.
- “USCITE IMMEDIATAMENTE!” -
Entrare senza permesso nella stanza da letto di una ragazza in intimo non era il massimo della finezza e sicuramente avrebbe fatto pagare loro quella sfrontatezza. Risate soffocate accompagnarono la chiusura della porta, mentre la ragazza si affrettava ad indossare una camicia di notte per essere almeno presentabile. Ancora imbarazzata si infilò le pantofole ed uscì dalla stanza, ritrovandosi i due ad aspettarla nel pianerottolo. Una gelida occhiata da parte sua e le risatine cessarono istantaneamente, fingendo colpi di tosse riuscirono a tornare ragionevoli e presero a raccontare.
- “Dopo qualche ora dal cambio turno nel Katalam accadde qualcosa di inaspettato… Sarebbe filato tutto liscio e l’imboscata avrebbe funzionato ma Demand è spuntato dal nulla, ha mandato in fear le guardie, credendoci in pericolo e ci siamo ritrovati metà Guarnigione addosso, senza contare gli Elisiani pronti a colpire…Un fiasco su tutta la linea…Ci sono provvedimenti da prendere…” -
Cosa stava facendo Demand nel Nord del Katalam? Nessuno gli aveva ordinato di muoversi da Gelkamaros.
- “Ci sono feriti?” -
I due si guardarono ma sembravano titubanti. La cosa cominciava ad allarmarla e non poco. Era assurdo che due persone schiette come loro non trovassero le parole. Un nuovo rumore li colse alla sprovvista, il piccolo Shugo maggiordomo correva su per le scale con una lettera stretta fra le mani.
- “Mia signora…Una lettera dagli Elisiani, jang.” -
Quella insolita notizia la colse alla sprovvista e la spaventò al tempo stesso. Come era possibile che dei piccioni si mettessero in contatto con lei? Un senso di ansia la colse, era rimasta pietrificata, non riusciva a muoversi. Chase prese la lettera dalle piccole mani del maggiordomo e l’aprì. Non ne lesse il contenuto a voce alta, ma fra se e se, mentre Darthbow la osservava preoccupato.
- “Narvy… Forse è meglio se ti siedi…” -
Quella frase sussurrata da Chase le arrivò contro come una doccia gelata. Perché doveva sedersi? Cosa le stavano nascondendo? Facendo appello a tutta la sua buona volontà riuscì a far collaborare il suo corpo e prese la lettera dalle mani del suo giovane Tribuno.
 
Carissima Narvinye,
Davvero un bel tentativo di rivalsa il vostro, peccato per la mancata conclusione. Ci ha stupito ritrovarsi davanti un misero soldato. Pensavo foste organizzati meglio…Oppure peccate di tracotanza credendoci così inferiori? Non verrà mai il giorno in cui la feccia Asmodiana avrà la meglio.  Immaginiamo ti starai chiedendo come mai questo foglio sia scritto in Asmodiano, beh, non stiamo scrivendo noi…Ti saluta la tua cara sorellina…Se vuoi vederla vieni alla 74. Ci sono notizie per te…”
 
Conosceva fin troppo bene la calligrafia di quella missiva. La scrittura minuta e svolazzante, l’inchiostro più scuro sui trattini e le virgole, erano un segno che differenziava Elenna. Narvinye rilesse qualche volte quelle poche righe, ma il suo significato rimaneva ancora oscuro. Passarono dei minuti prima che realizzasse che Elenna era stata rapita dagli Elisiani. Il foglio le cadde dalle mani e le sue ginocchia toccarono il pavimento, poi tutto diventò nero.
 
Quando la ragazza si risvegliò si ritrovò mezza Legione in camera da letto. Qualcuno aveva avuto la gentilezza di vestirla e la camicia da notte giaceva abbandonata su una sedia. Narvinye si mise seduta e subito Miowen le corse incontro stringendole le mani. I profondi e dolcissimi occhi viola della Cantora la scrutavano ansiosi e Narvinye ricordò della lettera. Un nodo alla gola e gli occhi che bruciavano le fecero realizzare che stava piangendo. Con una mano scacciò le lacrime, non poteva e non doveva piangere, non davanti ai suoi legionari. Non doveva mostrarsi debole. Scosse la testa e fece gentilmente da parte Miowen. Quando si rialzò Chase, Tecnologic e Darthbow le si pararono di fronte con una mano sul petto.
- “Faremo di t…” -
Narvinye alzò una mano, fermando le parole di Tecnologic.
- “Vado da sola…Nella lettera cercano me, nessuno di voi verrà messo in pericolo.” -
I suoi compagni di legione cercarono di replicare ma a nulla valsero le loro proteste, le decisioni le prendeva lei ed i no dovevano rimanere tali. Quando la porta si aprì cadde un silenzio tombale nella stanza.
- “Narvinye…Mi dispiace…” -
La ragazza conosceva fin troppo bene quella voce. Si voltò verso il giovane Incantatore di fronte alla porta, con il capo chino si osservava la punta degli stivali. L’armatura in Mithrill del ragazzo era impregnata di sangue ed alcuni pezzi erano saltati via mostrando ferite su braccia e gambe. Improvvisamente Narvinye si sentì stringere le spalle da due braccia vigorose perché senza nemmeno rendersene conto si era lanciata contro il giovane. Demand venne portato fuori e nella stanza rimasero solo i Tribuni. Quando la porta si chiuse Narvinye tornò libera di muoversi e schioccò una malevola occhiataccia a chi l’aveva fermata.
- “Visto che mi avete impedito di farlo fuori gli impongo di portare le reclute a Draupnir e a Tahmes, tutti i giorni fino a data da destinarsi.” -
La sua voce era carica di rabbia e la punizione fin troppo leggera. Draupnir e Tahmes erano i Dungeon più noiosi delle zone di Beluslan e Sarpan e non aveva mai sentito nessuno parlare bene di quei luoghi. Erano le classiche zone dove potevi cavartela facilmente se prestavi attenzione, ma bastava un solo errore di distrazione per ritrovarsi morti, con tutti i mostri della caverna contro. Con un cenno del capo invitò chi era rimasto ad uscire. Doveva cambiarsi, non poteva presentarsi sprovvista di Abyss ad un incontro con dei nemici. Fino a quel giorno era sempre stata clemente e non attaccava mai la fazione nemica se non era per difendersi, ma stava seriamente rivalutando la sua decisione. Infilò i guanti con estrema cattiveria ed uscì dalla stanza.
- “Se osate seguirmi fate prima a chiedere asilo ad un'altra legione.” -
Il suo tono non ammetteva repliche, posò lo sguardo severo su di loro e sospirando accettarono la sua decisione. Una volta accertatosi della loro parola si voltò in cerca del suo zaino. Aveva da poco comprato delle nuove pergamene che ti tele trasportavano dove desideravi, semplicemente scrivendo il nome del luogo da raggiungere. Con scrittura incerta Narvinye segnò sul foglio il Tempio dei Ruhn. Volse uno sguardo di sfuggita ai suoi tribuni, prima che la luce blu della pergamena la spedisse a destinazione.
La prima cosa che si notava appena messo piede nel Tempio dei Ruhn era l’indicibile caos di voci. Guardie che parlavano fra loro, mercanti che esponevano la loro merce e per attirare l’attenzione alzavano la voce, persone che andavano e venivano. Troppe cose in poco spazio. Di fronte a lei si trovava l’obelisco della rianimazione ed in vista di un incontro nemico forse era meglio utilizzarlo. Di fianco il Guaritore le fece un salute di circostanza, ma lei nemmeno vi badò. Gli Asmodiani e gli Elisiani avevano una cosa in comune, l’immortalità. Il Dio Aion aveva regalato alle sue creature quella caratteristica, ma quando Atreia venne devastata dalla guerra e la Torre dell’Eternità venne distrutta anche le loro anime subirono mutamenti. Le creature di Atreia rimanevano immortali, ma le loro anime dovevano essere legate ad un luogo sacro, altrimenti correvano il rischio di diventare pallide ombre spinti solo da odio e rancore.
Una volta assicurata la sua anima al sacro obelisco la ragazza si voltò, stava per raggiungere il piccolo ponte quando venne fermata per un braccio da una Guardia.
- “Lady Narvinye, Lord Bard desidera parlarle.” -
Il primo impulso della ragazza fu quello di mandare al diavolo la Guardia e il mittente della chiamata, ma sapeva che un simile oltraggio sarebbe stato punibile con una tirata di orecchie dal loro Governor ed una punizione da Lord Marchutan. Trattenendo gli imprechi segui la Guardia con il chiaro intento di posticipare quello spiacevole incontro. Lord Bard non le piaceva nemmeno, era il classico soldato che non usciva mai fuori dagli schemi, ligio al dovere e fin troppo prolisso. Sali le scale che li separavano dall’ufficio dell’uomo e chinò il capo in segno di rispetto una volta di fronte Lord Bard. L’uomo non parlò subito, attese qualche secondo.
- “Lady Narvinye, sono a conoscenza della terribile situazione in cui è capitata ed è proprio per questo che le ordino di non presenziare all’appuntamento con i nemici…” -
Narvinye basita osservò l’uomo. Come poteva anche solo pensare che avrebbe lasciato sua sorella in mano nemica? Magari proprio in quel momento la stavano torturando e lei invocava il suo nome.
- “Come potete chiedermi una cosa simile? Non posso semplicemente aspettare che mia sorella torni ferita ad uno qualsiasi degli obelischi di Asmodae… Non ho intenzione di obbedire, potete anche arrestarmi, degradarmi…IO ANDRO’ A QUEL MALEDETTO APPUNTAMENTO!” -
L’uomo sospirò e notando la determinazione nei suoi occhi non poté fare altro che fare un cenno di assenso alle Guardie che lasciarono libera l’uscita.
- “Sappiate che ve ne pentirete…” -
Non le importava di mettere in pericolo la sua vita, lei doveva salvare sua sorella. Si voltò e si diresse correndo verso il teleport che l’avrebbe teletrasportata alla Guarnigione 74. Quando i suoi stivali toccarono la zona protetta Asmodiana Narvinye notò una strana quiete. Con un fischiò chiamo a se il suo Wuff Argentato, in grado di sentire l’odore degli Elisiani a parecchi metri di distanza.  
Narvinye scese dalla torretta e l’incantesimo che la proteggeva si dissolse. Percorse la scalinata che l’avrebbe portata alla Guarnigione. La barriera protettiva Asmodiana era alzata e la Guarnigione era loro. Era tutto stranamente tranquillo e la cosa la spaventava. Doveva proseguire, doveva salvare sua sorella… Passò di fronte la Guarnigione e percorse la salita in cerca di Elisiani nella loro zona, ma anche lì non vi era movimento, a parte quello delle loro guardie. Tornò sui suoi passi e provò a cercare tracce nemiche nella zona neutrale davanti la Guarnigione. I suoi sospetti erano fondati, vi erano cinque Elisiani comodamente sdraiati fra l’erba, ma di sua sorella non vi era traccia. Varcò anche lei la zona protetta e i nemici sembrarono accorgersi di lei. Alcuni presero a ridere, mentre alti parlavano fra loro, indicandola. Non erano a conoscenza che lei poteva capire la loro lingua, aveva passato ore al Tempio della Conoscenza china sui libri della loro complicata grammatica.
- “Posso capirvi, non nascondetevi dietro le vostre parole. Siete voi che mi cercavate? Dov’è mia sorella?” -
Il suo Elisiano non era fluente, ma dato il loro silenzio intuì che era stata compresa. Un ragazzo e una ragazza si staccarono dal gruppo, entrambi con un ghigno stampato in faccia. La ragazza fece un piccolo inchino nella sua direzione e il ragazzo tese la mano, ma Narvinye non ricambiò.
- “Che maleducazione…Allora è vero che voi Asmodiani siete dei rozzi, barbari ed incivili…” -
Narvinye non rispose a quella provocazione e l’Elisiano parve deluso.
- “Io sono Zeyk e lei è Winty…Siamo stati noi a catturare la tua adorabile sorellina…Ma purtroppo ora non è qui… Arriverà presto…” -
Gli altri Elisiani presero a ridere, come se quella frase avesse qualcosa di divertente, o forse erano a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva. Dei fischi accompagnarono l’entrata in scena di due nuove figure e Narvinye si voltò. La vista di fronte a lei le fece gelare il sangue nelle vene ed un senso di vertigine la pervase. Sua sorella era in compagnia di una Elisiana, ed entravano tranquillamente in zona neutrale come se fossero delle alleate. Narvinye si lanciò contro la sorella per abbracciarla ma lei alzò la barriera che la spinse lontana.
- “Elenna andiamo via…Torniamo a casa…” -
Una risatina segui le parole della ragazza ed Elenna la guardò sprezzante. La sua accompagnatrice le posò una mano su una spalla annuendo cordialmente. Quando passò accanto a Narvinye le diede una spallata ridendo. Quella risata la infastidiva ed anche lo stemma sul mantello della Legione della ragazza…
- “Non hai proprio capito, vero? Bene, cercherò di renderti le cose più semplici…” -
Elenna si tolse il mantello della Legione dalle spalle e lo sventolò davanti gli occhi della sorella, prima di buttarlo a terra e calpestarlo.
- “Addio…” -
Narvinye ancora non capiva cosa fosse successo, la sorella le passava accanto e quando si voltò, la vide abbracciare festosa gli Elisiani. Non poteva crederci, sua sorella era passata al nemico…Sua sorella aveva tradito gli Asmodiani e lei…Sua sorella era una traditrice…Lentamente rimase sola, mentre cominciava a piovere. La piaggia cadeva sempre più fitta su di lei, ma Narvinye non sembrava accorgersene. Bisbigliò il nome della sorella un’ultima volta, consapevole che ormai l’aveva persa per sempre.
 
 

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Capitolo 3
*** Proibito. ***


Proibito.
 
I due uomini camminavano avanti ed indietro nella piazza di Pandemonium, davanti al Tribunale delle Ombre. Narvinye era stata convocata, quella stessa mattina e non poteva esimersi da quel compito. Garubbo e Chase avrebbero voluto accompagnarla, ma Jylla e Vair sbarrarono loro il passo non appena tentarono di salire l’ascensore.
- “Rivalutiamo la situazione ancora una volta…Narvinye ha disubbidito spontaneamente ad un ordine di Lord Bard ed ora il Tribunale l’ha convocata… Potrebbe succederle di tutto…” -
Chase non disse nulla, non voleva scoraggiarsi, non riusciva nemmeno a pensare ad una tragica eventualità. Garubbo invece continuò a parlare fra se e se.
Altre due figure in lontananza correvano verso di loro. Chase si voltò appena, mentre Garubbo non parve nemmeno accorgersi dei nuovi venuti.
- “Ci sono novità?” -
- “Io ho appena saputo…Mi dispiace…” -
Mercure e Nasky mostrarono la loro preoccupazione, ma il non ricevere risposte non fu di aiuto. Il Tribunale delle Ombre era un organo super partes nella fazione Asmodiana ed agiva raramente, ma quando lo faceva c’era sempre da aspettarsi il peggio.  I Signori dell’Empireo promulgavano i loro ordini tramite i Giudici del Tribunale e la presenza di Lord Marchutan non faceva che aggravare la situazione. Il Tribunale aveva il compito di punire coloro che minavano la tranquillità e la pace di Asmodae, nonché condannare traditori e spie fra la razza. Nessuno immaginava cosa potessero aver deciso per Narvinye, data la rarità delle volte in cui agivano, non rimaneva loro che aspettare.
- “L’accusa di tradimento è punibile con l’esilio… Ma vedrete che andrà tutto bene…” -
Senny comparve dietro di loro, seguito da Spartan, negli occhi la stessa ansia degli altri presenti.
- “Andiamo non possono essere così crudeli, ha solo disubbidito ad un ordine diretto di un superiore… Che sarà mai…Noi le disubbidiamo sempre, al massimo ci manda a fare Tahmes con i pivelli… “-
Nessuno colse l’ironia nella voce di Spartan, che tentava in tutti i modi di alleggerire la tensione. Il tempo passava e molti Daeva si fermarono per avere notizie, qualcuno li invitava alla Taverna per rifocillarsi, ma loro non avevano intenzione di muoversi da li. L’arrivo di Sonia ed Ulgorn li stupì, era raro vederli spostarsi da Aldelle. Sonia aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto e camminava sorretta da un Ulgorn angosciato. Quando i due si fermarono, di fronte ai ragazzi non parlarono subito e l’unico suono proveniva dal pianto sommosso della donna.
- “Non oso nemmeno immaginare una brutta fine per la mia bambina…L’ho cresciuta io da quando era in fasce, non possono accusarla di tradimento…Non possono…” -
Sonia continuava a ripetere quelle parole, mentre Ulgorn la stringeva a se, carezzandole i corti capelli rosa. Narvinye era stata abbandonata da neonata nel piccolo villaggio di Aldelle e furono i membri della piccola comunità a prendersi cura di lei. Sonia, però, si prese l’incarico di istruirla nell’arte della Musica e del Canto e notò il naturale talento della bambina con l’arpa. Sonia non poteva avere figli e riversò in quella bambina dagli occhi verdi tutto il suo amore.
- “Narvinye da bambina era peggio della mia piccola Rae…Si metteva sempre nei pasticci, testarda e curiosa come un gatto…Più le dicevi di non fare qualcosa più lei doveva farlo, a costo di farsi male…Una volta voleva imparare a pescare con Nephar e, presa dalla fretta, per poco non affogò nel lago. Ma secondo voi la cosa la demoralizzò? No, il giorno dopo riprovò e riprovò finché non imparò a pescare…Narvinye è fatta così, se le cose non si fanno come dice lei non è contenta…” -
Ulgorn raccontava quegli aneddoti dell’infanzia della loro Capo Legione, ma l’ansia non si dissipò. Erano passate quasi sei ore dalla convocazione e l’attesa cominciava a logorare l’anima. Garubbo stava per dirigersi nuovamente verso i Custodi quando l’ascensore si mosse e videro la figura di Narvinye scendere. Sonia scattò in avanti e corse ad abbracciare la ragazza. Narvinye non sembrava avere ai polsi manette e sul suo viso si leggeva solo stanchezza. Rivolse un piccolo sorriso ai presenti e l’ascensore si mosse di nuovo facendo scendere il loro Governor, Lord Bard e Lord Marchutan. Tutti si prostrarono in inchini di circostanza davanti a quelle tre figure importanti della fazione Asmodiana. Lord Marchutan si fermò di fronte Sonia e Narvinye e le guardò malevolo. Sonia strinse di più fra le braccia Narvinye, come a volerla proteggere da un eventuale attacco. Con una smorfia ironica Marchutan prese a parlare.
- “Per questa volta siete libera, il nostro colloquio non ha rivelato nessuna anomalia, ma siete caldamente invitata a non infrangere mai più un MIO ordine, che sia diretto o indiretto!” -
Narvinye annuì stancamente e gli uomini si tele traportarono.
- “Andiamo a festeggiare dai! Non accetto un no come risposta!” -
Spartan sorrise e batte le mani con forza, avvicinandosi alla ragazza e prendendola sotto braccio.
- “Una bella rimpatriata ci vuole no? Almeno ci racconti cosa volevano da te quei tipacci seri seri!” -
Narvinye non poté fare molto per disdire quel caloroso invito e accettò di buon grado.
La Taverna Apellbine si trovava poco distante dal Tribunale, bisognava solo attraversare la piazza e superare i manichini ai lati dell’Assemblea. Una volta entrati nella Taverna, Seriphim corse loro incontro preoccupata.
- “Narvy, Narvy…Come stai? Tutto bene? Posso fare qualcosa per te?” -
L’ansia era la caratteristica principale della giovane ragazza di fronte a lei. Narvinye ridacchio piano e le sorrise caldamente. La prima persona che conobbe appena arrivata a Pandemonium era proprio quella buffa Daeva, conosciuta da tutti come dispensatrice di emozioni. Appena toccato il suolo di Pandemonium venne accolta da Seriphim che si autonominò sua guida ufficiale del luogo, riconoscendo in lei una ragazza appena Ascesa a Daeva. Seriphim non si staccava mai da lei e il suo carattere solare e iperattivo ben si combinava con quello della ragazza, che molto spesso poneva dei freni alla sua irruenza. In quanto Daeva dei sentimenti era la massima esponente della contraddizione, sembrava una persona strampalata e lunatica, ma il suo compito era quello di far trasparire le emozioni delle persone e non poteva essere diversa da quella che era.
La Taverna era stranamente vuota e loro si sedettero nella saletta secondaria, accanto ai barili di idromele. Chiesero all’oste di poter chiudere la porta e Senny fece un sortilegio vietando ad estranei di origliare la conversazione. Una volta fatte le ordinazioni tutti si voltarono ad osservare Narvinye, aspettando iniziasse a raccontare. Con un sospiro e dopo un lungo sorso di Idromele prese a raccontare.
- “Suppongo che tutta Pandemonium sappia di ciò che è successo e del tradimento di mia sorella. C’erano delle persone che, però, lo sapevano prima di tutti noi…Lord Marchutan era a conoscenza del tradimento di mia sorella, lei stessa si era presentata dinnanzi a lui palesando le sue intenzioni.” -
Interruppe il discorso, proseguire la faceva soffrire, ma una spiegazione era doverosa, preferita di gran lunga alle numerose chiacchiere che sarebbero sorte.
- “Sapete che, leggende narrano, di Daeva tornati esseri umani grazie ad incantesimi dei Signori dell’Empireo. La Biblioteca del Tempio della Conoscenza è piena di quei racconti…Il procedimento è complesso e nemmeno di sicura riuscita, il dolore che se ne ricava potrebbe essere talmente elevato da invocare la morte. Ovviamente una volta tornati esseri umani ci si dimentica del proprio passato e non si ha più accesso ad Atreia… Mia sorella è andata da Lord Marchutan pretendendo uno di quei potenti incantesimi e ovviamente il permesso le è stato negato… Non vi erano motivazioni valide e Lord Marchutan non accetta certo dei capricci fatti da una ragazzina…” -
Prese un'altra sorsata di idromele e riprese il racconto. Non poteva credere che sua sorella avesse osato chiedere una simile cosa, non riusciva nemmeno ad immaginare come diavolo le fosse potuto venire in mente una simile pazzia. Narvinye si riteneva responsabile di quella pazzia, forse non le aveva dato le attenzioni dovute.
- “Elenna sapete tutti come è fatta, non ha reagito bene al no di Lord Marchutan e ha pensato bene di mettersi in contatto con gli Elisiani…Vuole chiedere a Lord Kaisinel di farla tornare umana per poi fare l’ascensione dal lato Elisiano… Le nostre leggi sono rigide e l’unico modo che si ha per ottenere il consenso di tornare un essere umano è quello di dimostrare di non essere degni dei poteri di Daeva. Elenna pensava di riuscire a far arrabbiare Lord Marchutan provocandolo, ma ha ottenuto l’effetto contrario…Sono stata convocata perché pensavano ne fossi al corrente e volevano ulteriori spiegazioni da me, ma sono rimasta sorpresa quanto loro…” -
Cadde un silenzio imbarazzante nella stanza e l’unico rumore percepibile erano le fusa sommosse del gatto di Spartan.
- “Dubito che Lord Kaisinel accetterà mai un simile oltraggio, solo la vista di noi Asmodiani gli reca disgusto…Figuriamoci scendere a compromessi…” -
Nasky, pensieroso diede la sua opinione e gli altri annuirono, supportando la sua tesi.
- “Non mi interessa… Sono stanca di correre dietro i suoi capricci…L’ho sempre protetta ed aiutata, ho sempre cercato di non farle mancare mai nulla e di farla sentire amata…Cosa ho ottenuto in cambio? Un tradimento…” -
Narvinye spostò da se il boccale quasi vuoto e abbassò lo sguardo.
- “Ma è tua sorella…” -
Un sussurro appena accennato e quella frase venne lasciata cadere in sospeso. Cosa poteva fare lei? Disubbidire nuovamente ad un ordine e rischiare l’esilio? Cosa ne sarebbe stato poi di lei? Tutto il lavoro fatto per la Legione sarebbe andato perso e non poteva agire egoisticamente pensando ad una persona che non aveva mai voluto essere sua sorella… Elenna era scappata da casa dei genitori perché pensava di trovare in Narvinye qualcuno di diverso…Non si aspettava gentilezza o comprensione, lei aveva bisogno di sotterfugi e cattiverie che Narvinye non poteva darle.
- “Ha scelto il suo destino…” -
Sonia e Seriphim si avvicinarono a Narvinye e le sorrisero dolcemente. Molti potevano immaginare che la decisione della ragazza fosse assurda, ma non potevano capire quanto quella scelta le facesse male… Il peso dell’azione della sorellastra sarebbe ricaduta su di lei, se avesse tentato di disubbidire ad un nuovo ordine e non poteva permetterselo. 

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Capitolo 4
*** Visuali. ***


Visuali.
 
Qualcosa di ruvido le graffiò il viso ed Elenna aprì gli occhi. Aveva la testa dolorante e sentiva il corpo pesante. Si guardò intorno, notando di trovarsi in una prigione ma, più si sforzava di ricordare, più la testa le doleva. L’ultima cosa che ricordava era il volto di Narvinye in lacrime, poi più nulla. Lentamente si alzò e si avvicinò alle sbarre. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Al di fuori delle sbarre vedeva solo guardie Elisiane che camminavano avanti ed indietro, le armature bianche rilucevano al sole cocente.
- “Ehy…” -
Una voce la fece sussultare e voltandosi verso il rumore notò un’altra persona nella cella accanto alla sua. Elenna non si mosse e continuò ad osservare l’asmodiano. Chi diavolo era?
- “Io sono Klav.” -
Il tizio le tese la mano, infilando il braccio tra le sbarre, ma Elenna rimase ferma nella sua posizione. Klav con un sospiro la ritrasse e incrociò le braccia.
- “Siamo antipatiche Elenna, niente a che vedere con tua sorella…” -
Quella frase fece scattare il suo orgoglio e si avvicinò furente al Daeva.
- “TU NON SAI NIENTE DI MIA SORELLA, NON GIUDICARE!” -
Un frastuono metallico interruppe le sue urla e una guardia li guardò malevolo, rinfoderando la spada utilizzata per colpire le sbarre. Evidentemente le sue urla avevano attirato l’attenzione. Klav rise piano e si allontanò lentamente dalle sbarre che lo separavano da Elenna.
- “Mi presento, sono Klav, una spia Asmodiana che è stata evidentemente catturata…A quanto pare la tua carriera è fallimentare come la mia…Sempre detto che per questi lavori serviva uno scaltro assassino, non di certo un templare stempiato e logorato dal tempo…Avrò anche l’esperienza dalla mia, ma non la scaltrezza…La vita tranquilla mi ha catturato e non dovevo off…” -
Elenna scocciata scosse la mano e si voltò.
- “Non mi interessa la storia della tua vita, non ti ho chiesto nulla e non voglio sapere nulla…” -
L’asmodiano scoppiò in una fragorosa risata ed Elenna sentiva il suo sguardo addosso, la cosa la irritava ma non poteva fare nulla per impedirglielo. Si mise seduta e cercò di ricordare, esplorando i suoi ricordi, ma non servì a nulla se non a farle scoppiare una terribile emicrania.
- “Tu sei una persona importante Elenna…Tua sorella farà di tutto per liberarti, conosco bene Narvinye… Baratterà la sua vita per la tua, se necessario…” -
Adesso fu il turno di Elenna di ridere e poco gli importava se il tono usato dal Daeva era carico di aspettative, dovevano smetterla di considerare sua sorella una grande eroina, lei non era la Daeva perfetta che tutti credevano e nessuno poteva elogiarla davanti a lei. Si alzò nuovamente da terra e si avvicinò alle sbarre che la dividevano da Klav.
- “Preferirei morire piuttosto che essere salvata da lei…” -
Elenna sperava che con la sua ultima frase il discorso fosse chiuso e si voltò, con aria superba, andando a sedere nell’angolo più lontano dal Daeva. Strinse le gambe fra le braccia e poggiò il mento sulle ginocchia, chiudendo gli occhi. Tutta quella rabbia nei confronti di Narvinye non riusciva nemmeno bene a gestirla, quando era scappata di casa per conoscerla non si aspettava di certo amore o comprensione e l’accoglienza della ragazza era ,per Elenna, più un gesto di compassione che di amore. Lei odiava la compassione, odiava chi si preoccupava per lei, disprezzava chiunque la ritenesse debole o incapace. Strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche e gli artigli le graffiarono i palmi, facendola sanguinare. Apri il palmo ed osservò il graffio da cui cominciava a colare sangue di un rosso brillante, che macchiò il pavimento bianco della prigione. Elenna odiava sua sorella da quando aveva origliato, per caso, una sua conversazione con uno dei Tribuni degli Shugo Mafia… Lui giustamente chiedeva se si potessero fidare di una ragazza sconosciuta che professava di essere una sua parente e lei le aveva dato piena fiducia, andando contro al parere degli altri con cui aveva già parlato. Elenna non comprendeva come potesse fidarsi di lei e il perché volesse a tutti i costi aiutarla, erano imparentate era vero, ma non era obbligata a prendersi cura di lei come aveva intenzione di fare. Più di qualche volta persone vicine a Narvinye, avevano rimproverato Elenna per il suo comportamento ingrato ed irrispettoso e ogni volta la ragazza la difendeva a spada tratta…Non riusciva a capire perché Narvinye fosse sempre così ben voluta da tutti e cosa si nascondesse dietro la sua affabilità. Per Elenna era inammissibile che una persona non avesse un lato oscuro, era impensabile che non avesse difetti.
- “Uhm…Ma guarda, qui c’è un topo in gabbia…” -
Una risata sguaiata distrasse Elenna dai suoi pensieri e alzando lo sguardò incrociò gli occhi di un Elisiano che la derideva da dietro le sbarre. L’accento Elisiano creava una distorsione fastidiosa sul dialetto Asmodiano, ed Elenna si stupì nuovamente di quanti nemici conoscessero il suo idioma complicato.
- “Lastlight per servirla…” -
L’Elisiano accennò ad un inchino, per poi poggiare le mani guantate contro le sbarre.
- “Perché non voli su qualche trespolo e non ci lasci stare?” -
La voce di Klav arrivò alle loro orecchie con un tono altezzoso e superbo che, sicuramente, non poteva permettersi data la situazione in cui si trovava. Un sorriso crudele comparve sul viso di Lastlight e si avvicinò con fare minaccioso alle sbarre, non fece in tempo a parlare però che una voce femminile lo richiamò all’ordine.
- “Last, chi ti ha dato il permesso di bighellonare nel Katalam?” -
Alta e slanciata la ragazza che aveva parlato era Sumie la Capo Legione di una delle più grandi e temute fra quelle Elisiane. Lastlight non poté’ far altro che guardare male i due Asmodiani e teletrasportarsi. Con un gesto autoritario, indicò con la testa la cella dove era tenuta prigioniera Elenna e la guardia si affrettò ad aprire. Con modi poco educati la prese per il braccio, a nulla valsero i tentativi di ribellione dell’Asmodiana, che si ritrovò fuori la prigione con le mani legate.
- “Normale amministrazione, ora seguimi… Non che tu abbia scelta…” -
Sumie le diede le spalle ed Elenna venne spintonata rudemente in avanti. A quanto pare era una specie di fenomeno da baraccone a giudicare dagli sguardi divertiti di chi la guardava. Certamente era strano vedere un nemico catturato, le due fazioni preferivano il sangue sul campo al dialogo, o meglio, ai trattati. Mentre Elenna veniva spinta a camminare un giovane soldato Elisiano li affiancò.
- “Sarà un ottimo acquisto, non ce ne pentiremo…” -
La frase era rivolta più a se stesso che a Sumie ed Elenna non capi a cosa si stessero riferendo, non ricordava nulla. Il tragitto fu breve e Sumie scacciò con un gesto della mano la scorta per poi guardare i due. Le corde che legavano la ragazza scomparvero e lei si massaggiò i polsi.
- “Zeyk, a quanto pare la piccola traditrice ha preso una bella botta…Rinfrescale la memoria, mentre vado a vedere se Lord Kaisinel è pronto a riceverci…” -
Zeyk annuì e si voltò verso Elenna invitandola a sedersi su un muretto poco lontano.
- “Allora…Tu non lo ricordi, ma dai retta a me… Vuoi passare al lato oscuro della forza, ma per farlo devi chiedere il permesso a Lord Kaisinel. Ti avverto non sarà facile, ma se hai convinto Sumie penso che non ci saranno grossi problemi… Parla solo se interpellata, non fare cose avventate. Kaisinel non è famoso per la sua pazienza, potrebbe decidere di farti fuori solo perché stamattina si è svegliato con un brufolo sul naso… Quando siamo usciti dalla zona protetta della 74 per dirigerci qui, nella Torre di Luce Ricostruita, le Guardie ti hanno attaccato subito e sei svenuta, prendendo un colpo in testa… Tutto qui…” -
Ora Elenna si spiegava il perché del dolore alla testa. Il racconto del giovane Elisiano non le sembrò nemmeno assurdo e qualche vago ricordo cominciava a farsi largo. Annuisce brevemente e sospira. Tradire la sua razza e il suo popolo era un comportamento indegno, ma era una decisione che covava da tempo. Poco dopo Sumie torna, ma in compagnia di un giovane ufficiale di nome Dullahan, il quale scuoteva la testa contrariato.
- “Questa cosa finirà male…” -
Borbottava fra se queste parole e si mise al fianco della ragazza e di Zeyk, mentre Sumie li precedeva verso l’ufficio di Tirins, il Governatore della Pattuglia Elisiana. L’uomo li guardò corrucciato ed osservò pensieroso Elenna.
- “Quindi è lei…” -
Sumie annuì, raccontando a Tirins della tenacia dimostrata dalla ragazza nel voler far valere le sue motivazioni, ma lui la bloccò alzando la mano.
- “Sapete quanto io abbia stima di voi Daeva Elisiani, ma questi non sono discorsi da fare a me…Lord Kaisinel vi asta aspettando…Passate pure…” -
La porta alle spalle del Governatore si aprì, rivelando una scalinata di cui non si vedeva la fine. Con un leggero senso di panico Elenna seguì gli Elisiani…Si immaginava Lord Kaisinel come maestoso ed imponente come il Lord dell’Empireo che proteggeva gli Asmodiani, ma aveva sentito parlare della poca magnanimità del Lord  la intimoriva parecchio. Appena Elenna mise piede sulla scalinata una strana energia le indolenzì il corpo, appesantendolo. Se i due Elisiani non l’avessero sorretta, lei sarebbe caduta a terra per il peso della forza di gravità. Alla fine della scalinata vi era una stanza che ospitava Lord Kaisinel e la sua personale Guardia del Corpo. Il gruppo si inchinò in segno di rispetto ed Elenna seguì i loro gesti come mossa da un ordine mentale esterno. Sicuramente Lord Kaisinel le stava scrutando nella mente. Una voce aspra e rude ordinò loro di alzarsi e il peso della forza di gravità parve scomparire. Elenna alzò lo sguardo ed osservò il Signore dell’Empireo di fronte a lei. Emanava potenza e crudeltà, nonostante l’aspetto curato e giovanile. Alzò una mano e il corpo di Elenna si alzò con la stessa facilità di una marionetta. Uno strano freddo la pervase e dovette mordersi le labbra per non gridare dal dolore quando si sentì trafiggere da aghi incandescenti. Dopo pochi secondi il suo corpo ricadde al suolo indolenzito.
- “Sumie…L’affido a te…Un passo falso e ti riterrò direttamente responsabile…” -
Elenna si rialzò a fatica e riuscì a rimanere in piedi, scendendo le scale senza bisogno di aiuti esterni. Quando finalmente tornarono nel piccolo ufficio di Tirins tutti tirarono un sospiro di sollievo. Ad attenderli c’era Winty, in compagnia di una figura avvolta in un mantello, di cui non si riconoscevano le fattezze. Elenna venne bendata e trascinata senza tanti complimenti. Non aveva idea di dove la stessero portando, l’unica cosa sicura era che viaggiavano attraverso vari teleport. Dopo quello che le sembrarono ore venne finalmente sbendata. Una piccola stanza spoglia, con un letto e pochi mobili era tutto quello che poteva vedere. Di fronte a lei si trovavano le stesse persone di prima ed una donna che, probabilmente, era quella celata sotto il mantello. Aveva severi occhi azzurri e lunghi capelli viola. Stringeva fra le mani una bottiglia di un liquido ambrato che porse alla ragazza.
- “Ora berrai questa pozione…Non sappiamo dirti cosa succederà, non ne abbiamo la certezza…Potrebbe succedere tutto o niente…Correrai il rischio…” -
La donna le mise fra le mani l’ampolla e sbuffò sonoramente spazientita. Stappando l’ampolla un odore acre e disgustose le fece storcere il naso.
- “Vuoi essere obbligata a prenderla o fai da sola?” -
La voce minacciosa di Winty le arrivò chiara e netta, nonostante lei stesse bisbigliando. Elenna chiuse gli occhi e bevve tutto d’un fiato quel liquido. Non aveva alcun sapore e aprì gli occhi stupefatta quando non successe nulla. Stava per parlare, quando un senso di vertigine la colse e l’ultima cosa che vide fu il pavimento.

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Capitolo 5
*** Avvenimenti. ***


Avvenimenti.
 
Il silenzio era interrotto solo dal ringhiare sommosso degli Zaion sotto di lei. Quei buffi animali così fastidiosi avevano la cattiva abitudine di seguirti e morderti, soprattutto mentre eri concentrato in uno scontro con un maledetto Elisiano… In quel momento però nessuno strano animale la inseguiva e lei sedeva tranquilla dietro una roccia. Sotto di lei la Guarnigione 73 era Asmodiana e nessuno sembrava voler minare l’armonia che si era creata…A Narvinye andava bene così, non era molto reattiva in quel momento e confidava nel lavoro dei soldati, per prendersi quel momento di pace dal suo turno di guardia nel Katalam Nord.
La ragazza si era ripromessa di non pensare più a quello che era successo, ma nonostante fosse passata una settimana ancora ne soffriva. Davanti ai più si mostrava forte e determinata, ma quando era sola crollava e solo il suo povero maggiordomo sapeva cosa patisse. 
Persa nei suoi malinconici pensieri, la giovane Barda non ebbe sentore del Sin in Hide che le stava scivolando lentamente alle spalle e se ne accorse troppo tardi. Il suo corpo venne sollevato violentemente verso l’alto e la sensazione di venire infilzata da spade roventi la pervase, per il dolore non riusciva nemmeno a gridare. Il suo corpo ricadde con la stessa violenza a terra e Narvinye chiuse gli occhi, immobilizzata, aspettandosi un nuovo attacco, che però non arrivò. Una ruvida lingua fredda le bagnò la guancia e Narvinye aprì gli occhi stupefatta. Uno spirito del vento le stava di fronte, intento a leccarle giocoso il viso.
- “Narvinye, tutto bene?” -
Una profonda voce maschile la fece voltare e le guance le si colorarono di rosso quando notò chi era il suo salvatore. Prese la mano che l’uomo le tendeva e si fece aiutare ad alzarsi. Imbarazzata e con il cuore a mille si premurò di fare un piccolo inchino in segno di rispetto.
- “Si…La ringrazio Lord Rhadamanthys…” -
Di tanti Asmodiani che poteva incontrare nel Katalam doveva beccare l’uomo di cui era follemente innamorata? Il cuore non dava cenni di voler rallentare e Narvinye si vergognava profondamente per essere stata beccata in un momento di debolezza…Non da lui, almeno… Una piccola risata sfuggì dalle labbra del Generale Asmodiano e lei alzò lo sguardo, temendo che si stesse burlando di lei.
- “Buffo…Ci incontriamo sempre in momenti in cui sei in difficoltà… Sarà il destino…Ho sentito molto parlare di te da quando hai fondato la Legione…Hai fatto numerosi passi avanti, sono orgoglioso di te…” -
Il Generale le sorrise e il cuore della ragazza mancò i battiti. L’uomo portò una mano avanti e tolse con delicatezza delle foglie dai suoi capelli, prima di ritirarla del tutto, passò il dorso sulla sua guancia destra.
- “Sto facendo del mio meglio per mostrarmi degna del vostro rispetto e della vostra fiducia Lord Rhadamanthys.” -
Narvinye si stupì di come le parole vennero dette con calma e serietà, dato il battito accelerato del suo cuore e il colorito rosso delle guance.
- “Sono felice di averti rivisto…Stai molto meglio con i capelli sciolti… “-
Il Generale le fece un segno di saluto con la mano e si voltò per andarsene, seguito dallo spirito che gli saltellava dietro. Narvinye sentiva le gambe tremanti e aveva voglia di gridare dalla gioia… In quel momento persino quei piccoli complimenti bastarono a farle dimenticare dei suoi tormenti. 
Ricordava perfettamente, come se fosse ieri, quando incontrò per la prima volta Rhadamanthys. Si trovava al villaggio di Ishalgen ed era stata spedita alla ricerca di Rae, la figlia del Capo Villaggio, che dopo l’ennesima litigata con il padre era scappata. Ovviamente la ragazzina era andata ad infastidire la strega del villaggio, famosa per non avere molta pazienza con i marmocchi. Per salvare la ragazzina, Narvinye doveva adempiere una prova, ma spinta dalla fretta finì dritta dritta contro un branco di Daru che la attaccarono in massa. Presa dal panico, per quella situazione nuova per lei, che non poté fare altro che scappare. Inciampò e cadde per colpa di una radice e si ritrovò tutti i Daru addosso. Fu in quel momento che Rhadamanthys comparve per salvarla. Con un attimo fece dileguare i Daru e la aiutò a rialzarsi. Il loro primo incontro bastò per farla innamorare di lui, ma fu il commento di un Ufficiale al suo fianco a farle decidere di diventare una Daeva. I due erano arrivati ad Ishalgen per chiedere ad Ulgorn se ci fossero nuove reclute da accompagnare a Pandemonium e sul cammino incontrarono lei. Narvinye non era mai stata una ragazza risoluta, ma quando incontrò i bellissimi occhi dorati del uomo decise all’istante di seguirne le orme e di impegnarsi per meritarsi, un giorno, le sue attenzioni.
Un grido la scosse dai suoi pensieri e voltandosi notò che i Balaur stavano cercando di conquistare la Guarnigione. Spicco un balzo e aprendo le ali, planò al centro della guarnigione. Facendo una delicata piroetta su se stessa addormentò le due spie Balaur, per dare tempo alle guardie di riprendersi dall’improvviso attacco. Servì poco tempo per ristabilire l’equilibrio e il Legato tornò al suo posto, controllando la situazione nella tenda.
Dopo qualche minuto le venne dato il cambio e lei fu libera di tornare alle sue commissioni. Si tele trasportò a Pandemonium e muovendo dei piccoli passi avanti cadde su qualcuno. Una risata divertita la fece voltare e realizzò in poco tempo di essere finita contro Asgurgolas, un buffo templare Asmodiano sempre pronto ad aiutare e a provarci con le fanciulle. Narvinye si rialzò spolverandosi la veste e l’uomo rimase disteso dov’era.
- “Ben rientrata a Pandemonium, Narvy cara…” -
La ragazza scosse la testa e incrociò le braccia.
- “Che ti sei inventato stavolta? Vuoi fare da tappetino? Ti è andata bene perché ero io, ma se arriva un Mecha? Fai la fine di una frittella…” -
Asgurgolas sembrò sorpreso dalla sua frase.
- “Effettivamente non avevo pensato a questa ipotesi…Sei stata la prima a piovermi addosso e la cosa non mi è affatto dispiaciuta… Però un Mecha…Ehm…” -
Narvinye gli tesa la mano e lui si rialzò. Doman arrivò trafelato, scendendo le scale.
- “Cosa diamine state combinando? Intralciate il traffico così…” -
Asgurgolas alzò gli occhi al cielo e guardò il Tele Trasportatore.
- “Piuttosto te, non dovresti lasciare il tuo posto…Stai causando molti più problemi di noi…” -
L’uomo punto sul vivo girò i tacchi, tornando a correre lungo il tragitto che aveva appena percorso.
Il templare dai lunghi capelli colore acquamarina si voltò verso di lei e la guardò dubbioso.
- “Ma non vai alla Riunione per la Conquista di stasera??” -
Narvinye lo guardò sconvolta. Si era completamente dimenticata della riunione a cui doveva prendere parte. Si guardò le vesti e decisamente non era il caso di presentarsi con un abito completamente pervaso dalla polvere.
- “Mi ero dimenticata…Grazie Asgu, ci vediamo alla prossima…” -
La ragazza si avvicinò al templare e gli posò un bacio sulla guancia, prima di correre via trafelata. Asgurgolas era stato la prima anima pia che aveva incontrato a Pandemonium. Era stato lui a farle da Cicerone per le strade tortuose e gli immensi palazzi.
Mentre correva prese dalla borsa un braccialetto luminoso, arrivata sul ponte non lo attraversò ma svoltò a destra infilandosi in un vicolo che le avrebbe risparmiato tanta strada, ma soprattutto era sempre deserta e lei poteva cambiarsi. Posò la mano sul bracciale e una luce violetta la avvolse modificandole il vestiario. Un abito nero e lungo le scivolava addosso, coprendole le forme generose. Una coroncina argentea ornava i capelli neri e mossi. Per colpa dei tacchi dovette rinunciare a correre, e camminò il più veloce possibile per evitare di arrivare, per l’ennesima volta, in ritardo ad una riunione.
Quando arrivò davanti al Tribunale delle Ombre si sistemò meglio l’abito e i capelli. Chiuse gli occhi e prese l’ascensore, pregando di non essere arrivata troppo in ritardo. Salutò con un cenno del capo i giudici ed entrò nella stanza adibita a sala riunione. Il Governatore non era ancora arrivato e lei era salva. Quando fece il suo ingresso qualcuno la accolse con un cenno del capo, altri con un’occhiataccia. L’unico che le sorrise fu Rhadamanthys. Rincuorata si mise seduta accanto agli altri Capo Legione e proprio in quel momento il Governatore fece il suo ingresso.
La riunione si svolse in breve tempo. Ordini chiari e precisi, anche se le repliche non tardarono ad arrivare. Narvinye stava sempre bene attenta a non esporsi troppo, voleva evitare di crearsi problemi con gli altri e parlava solo se spinta a farlo, il che accadeva raramente. Quando la seduta fu sciolta ognuno tornò alle proprie faccende e anche lei scese diretta a Pandemonium. Appena arrivata in piazza si trovò di fronte due sue legionarie, la piccola Miowen e Nuert. Il loro sguardo non lasciava presagire nulla di buono e la ragazza si avvicinò a loro preoccupata. Miowen le si avvicinò e puntò i suoi occhioni viola su di lei.
- “Dobbiamo farti vedere una cosa…” -
La voce bassa e tesa della ragazza la mise ancora più in allarme e lo sguardo scocciato di Nuert le fece capire che qualcosa di strano stava succedendo. Li seguì nel Nord del Katalam e presero il volo in direzione della Guarnigione 72.
- “Io le ho detto di farlo fuori, ma lei si è messa a frignare perché la decisione spettava a te…” -
Narvinye non capiva a cosa si stessero riferendo e quando atterrarono li segui in safe. Li, ad aspettarli, c’era Pyriem che si guardava preoccupato intorno…
- “Potrebbe finire male…Miowen tu sei pazza…” -
Narvinye si avvicinò e Pyriem si fece da parte, rivelando cosa stava nascondendo. Miowen si inginocchiò fra l’erba e accarezzo i capelli di quello che era un bambino di meno di cinque anni.
- “Non potevo lasciare che lo uccidessero…Guardalo, è solo un bambino…” -
La pelle chiara e le guance rosee, i capelli di un biondo così chiaro e l’assenza di coda e artigli lasciavano intendere che il piccolo fosse Elisiano, ma le rune sotto gli occhi non davano tutta questa sicurezza… Il piccolo aprì per un attimo gli occhi, di un rosso intenso, per poi ricadere svenuto.
- “Portatelo a casa mia…Svelti…” -
Il gruppetto la guardò sconvolto, ma attraversarono il portale evocato diretti verso la sua dimora. Narvinye prese quel piccolo corpo in braccio, stupefatta dalla temperatura corporea simile alla sua. Non sembrava riportare ferite superficiali. Narvinye durante tutto il tragitto non riuscì a distogliere lo sguardo su quella creatura. Sapeva che non poteva occuparsene, che avrebbe dovuto consegnare il bambino al Governatore, ma non ci riusciva… Un bambino così piccolo non poteva subire un destino così crudele. 

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