L'originale

di Randa_Zero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La fuga ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Obbiettivo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il lago ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - La voce ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Sangue ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Proteggerti ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Il fiume ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Buio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Ci rivedremo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Risveglio ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La fuga ***


Fiamme divampavano nella stanza, il fumo, che non trovava sbocchi, si accumulava rendendo ancora più bassa la visibilità, il caldo era quasi insopportabile.
In quell'inferno di fuoco e fumo una ragazza si muoveva in cerca di una via d'uscita.
Come ogni mattina, era stata svegliata da una Guardia che le aveva letteralmente lanciato la colazione attraverso un'apertura nella porta.
Poi la mattinata era proseguita con una serie di esami e di prove, che miravano a valutare la sua forma fisica e mentale.
Tutto sembrava normale, il ripetersi infino della solita routine quotidiana, fino a quando non era scattato l'allarme.
Qualcuno aveva buttato un torcia accesa nella sua stanza e, essendo piena per la maggior parte di mobili in legno, era subito scoppiato un incendio.
Arrancando la ragazza era arrivata alla porta blindata, unico elemento di ferro insieme al letto, e sbattendoci contro cercava di aprila, senza successo.
Dopo aver scartato le varie ipotesi che si venivano a creare nella sua mente, decise di rischiare il tutto per tutto: si concentrò, e stese una mano in avanti.
Quella prese a diventare sempre più rossa e un leggero fumo bianco iniziò ad alzarsi  dall'arto, andando poi a mescolarsi a quello che già si trovava nella stanza.
La ragazza avvicinò poi la mano al punto che credeva più vicino alla serratura, appena posò il palmo sul metallo questo prese a diventare sempre più rosso per poi iniziare a  sciogliersi, attese poi fino a quando non sentì un leggero scricchiolio, segno che il meccanismo che teneva chiusa la porta aveva ceduto.
Ritirando la mano con una smorfia sul viso, la ragazza provò ancora a spingere la porta con la spalla, e questa volta cedette sotto il suo peso e lentamente si aprì.
Piano sgattaiolò fuori dalla stanza, e non si sorprese a notare che il fumo aleggiava anche nei corridoi.
Non curandosi del rumore che avrebbe fatto, siccome quello della sirena avrebbe prevalso, iniziò a correre per il corridoio.
Quello che vide le fece accapponare la pelle: Scienziati in camice bianco, Guardie con la loro uniforme mimetica , e semplici ragazzi con tuniche grigie come la sua giacevano morti a terra in pozze di sangue.
Non riusciva ancora bene a capire che cosa fosse successo, o chi avesse provocato quel macello, ma in fondo non le importata più di tanto, quello che le premeva di più era uscire da quel posto.
Passando davanti a una stanza però sentì delle voci, questo la fece bloccare di colpo e piano si accostò allo stipite della porta.
- Distruggi tutto! Appena abbiamo finito qui passiamo all'ultimo piano!
Disse un uomo con un camice nero, mentre inseriva dei documenti in un trita carte.
- Sono stati già tutti uccisi?
A parlare era stato un secondo uomo, sempre vestito di nero, che pareva però più giovane del primo.
  - Si, sia le guardie che i medici, per gli esperimenti … quelli fuori dalle celle sono stati uccisi a vista , mentre per quelli rinchiusi ... Beh ci penserà il fuoco... Veloce passami quei documenti.
L'uomo più giovane passò un plico di fogli abbastanza grosso rilegato in una copertina blu, appena l'altro se lo trovò per le mani non esitò a infilarlo nel macchinario per distruggerlo.
  - Maledetti... Alla fine quelli del governo ci hanno trovato ... Lo dicevo io a Spencer  che dovevamo spostare questa sede ...
  - Beh ma con i successi riscontrati qui potremmo sempre riiniziare da un'altra parte ...
Quando vide l’ennesimo plico blu venir passato all’uomo più anziano decise di agire: saltò dentro alla stanza, senza pensarci due volte tirò un calcio allo stinco dell’uomo più giovane facendolo cadere, per poi sferrargli un colpo abbastanza potente dietro alla nuca, che servì per farlo svenire.
- Ma che diavolo …
L’altro si era girato di scatto lasciando cadere il plico a terra.  La ragazza non esitò nemmeno questa volta, si abbassò per prendere più slancio e si scagliò verso lo stomaco dell’altro scienziato che, dopo aver urlato un'altra serie di imprecazioni e aver cercato inutilmente di difendersi, ora giaceva contro il muro anche lui svenuto.
Preso il plico blu che tante volte aveva visto in mano ai suoi carcerieri e che quindi sperava potesse fornirle informazioni utili, riprese a correre ancora più velocemente per i corridoi.
Era quasi arrivata all'uscita quando si bloccò sentendo delle urla, stette alcuni secondi ferma in mezzo al corridoio, poi scuotendo la testa riprese a correre, fermandosi però, una seconda volta all'ennesimo urlo.
Andate tutti al diavolo!
Imprecando  girò verso un corridoio laterale, e si diresse nel luogo da cui provenivano le urla.
Si trovò ben presto di fronte ad un  grosso portone di ferro, la porta di una cella.
Guardandosi intorno notò subito che lì  vicino giaceva morto un guardiano, e fortunatamente chi lo aveva ucciso non si era curato di togliergli il mazzo di chiavi dalla cintura.
Abbassandosi strappò le chiavi che gli interessavano dal mazzo e senza pensarci due volte aprì la porta.
Spalancata, un enorme nube di fumo uscì dalla stanza, rivelando al suo interno 5 ragazzi più o meno della sua età rannicchiati in un angolo, nel vano tentativo di scappare dalle fiamme e dal fumo.
 - Uscite forza!
 Urlò la ragazza facendo un gesto con la mano per intimargli a muoversi.
I ragazzi non se lo fecero ripetere e si precipitarono tossendo fuori dalla cella.
Appena fu sicura non c’era nessun altro dentro, chiuse con uno strattone la porta.
 - Ora dovete correre!
Detto questo riprese a correre ancora più veloce verso l'uscita posteriore, seguita questa volta dai ragazzini che aveva salvato.
Arrivata alla porta arancione che indicava l’uscita d’emergenza , le bastò tirare un calcio ben assestato per abbatterla.
Un ondata di aria fresca investì i ragazzi, e oltre ad aiutarli a respirare più facilmente, fu come un balsamo sulla loro pelle ustionata.
Senza indugiare un attimo la ragazza si lanciò fuori dall'uscita e riprese a correre in direzione della foresta che sorgeva a un centinaio di metri di distanza.
Dopo circa mezz'ora di corsa, nei quali solo l'adrenalina e l'istinto di sopravvivenza avevano impedito ai ragazzi di crollare, si decisero a fare una pausa.
Tutti, ragazza esclusa , si accasciarono a terra esausti: lei si accontentò di appoggiarsi ad un albero.
Ora che poteva osservarli meglio notava che la maggior parte sembrava più piccola di lei e solo un ragazzo pareva avere la sua stessa età se non un anno in più.
Fu quel ragazzo a parlare, ansimando pesantemente.
  - Allora siamo fuori?
  - Siamo fuori.
  Rispose lei e nella sua voce non si leggeva il minimo segno di stanchezza.
 
* Nello stesso momento all’Istituto.
 
- David svegliati cos’è successo?
Un uomo in camice nero con i capelli dello stesso colore lunghi fino alle spalle, stava scuotendo ormai da parecchi minuti , l’uomo che la ragazza aveva stesò colpendolo alla testa.
Piano quello sembrò reagire alle urla del compagno e bofonchiando disse:
- L’originale… entrato… colpito…
Poi svenne di nuovo.
L’uomo a quelle parole cacciò un urlo isterico, se aveva capito bene la peggior minaccia per la loro ricerca era riuscita a scappare e questo non andava per niente bene.
Stava per rialzarsi e chiamare rinforzi per portare via i due colleghi svenuti quando un uomo biondo, sempre col camice nero, entrò trafelato nella stanza.
- Signore, gli esperimenti nella camera 5 sono riusciti a fuggire.
- Cazzo.
Urlò l’uomo spaccando a terra il trasmettitore per la frustrazione.
- Chiamate Spencer abbiamo un problema.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Obbiettivo ***


- Siamo fuori.
Rispose laconica la ragazza.
Alla sua , quanto meno ovvia affermazione, vide i volti dei ragazzi illuminarsi dalla gioia, di tutti tranne di quello che poco prima le aveva parlato, ormai aveva capito che tipo era: il solito ragazzo ombroso che avrebbe ucciso qualcuno piuttosto che mostrare un minimo di emozione.
Subito i ragazzi che aveva appena salvato si misero a parlare fra loro di quello che avrebbero potuto fare una volta fuori, dei loro sogni che mai avevano sperato vedersi realizzare e tutta una serie di discorsi a cui la ragazza non aveva nessuna voglia di partecipare.
E fu felice quando notò che nessuno provò a coinvolgerla, silenziosamente si andò a sedere su un masso a pochi metri di distanza dove prese a sfogliare il plico che aveva rubato all'istituto.
Nel giro di pochi minuti l’aveva letto tutto, memorizzato le parti più importanti e già pensato a un suo obbiettivo personale in merito, quando ad un certo punto gli sorse un dubbio atroce: “Non ce l’avrebbe mai fatta da sola”.
Come in risposta alla sua costatazione mentale, una delle ragazze, quella che pareva più piccola parlò titubante.
- Ma ora che cosa faremo?
Lei non si fece fuggire l’occasione e prese la palla al balzo, si alzò dal masso sul quale era comodamente poggiata e si diresse verso il gruppo.
- Io vado a cercare il tizio che ha creato tutta questa organizzazione per …
Non seppe se era il caso di rivelare subito la verità, dopo pochi istanti decise che per il momento non l’avrebbe fatto, così sputò la prima scusa convincente che le venne in mente:
- Per capire perché  sono stata creata, se volete potete venire con me.
A quelle parole i ragazzi sembrarono titubanti, solo la ragazzina più piccola sembrava contenta dell’invito, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa fu fulminata da uno sguardo del ragazzo tetro. Perfetto, probabilmente si conoscevano da una vita, quindi sicuramente sarebbe stato quasi impossibile convincerli tutti, e in più il tipo scontroso sembrava il capo, cosa che avrebbe reso ancora più complicata la situazione.
Traendo queste conclusioni, stava quasi per voltare le spalle sconsolata quando il ragazzo parlò.
- Perché dovremmo venire con te?
Lei ci pensò un attimo e tranquillamente rispose:
- Non volete sapere il motivo per il quale siete stati creati?
- No, vogliamo solo vivere una vita normale.
Sentendo le parole “vita normale” alla ragazza venne un’idea e riuscì a trattenere all’ultimo un ghigno esultante.
- Beh, io ci vado anche per un’altra ragione: la Medicina, mi farò dare dal professore la ricetta così sarò sicura di non collassare.
Si sentii un genio e allo stesso tempo una persona orribile a pronunciare quelle parole, ma in fondo non doveva pensarci, da sola non sarebbe mai riuscita a raggiungere la casa di quello scienziato, e se non ci sarebbe riuscita ... Non voleva pensarci.
La medicina non era altro che uno stabilizzatore molecolare, che impediva al loro corpo, geneticamente modificato di disfarsi nel giro di pochi mesi. Di solito all'istituto glie la davano con un intervallo di due mesi , quindi avevano circa solo due mesi per trovare il professore … beh loro avevano questo problema, lei quella medicina non doveva prenderla…
Alle sue parole il volto della metà dei ragazzi sbiancò, e una prese persino a tremare, il ragazzo scorbutico si limitò a imprecare.
- Allora venite con me?
Non potevamo rimanere molto in quel posto, dovevamo spostarsi in fretta.
Lo pseudo capo fissò la ragazza minaccioso per un paio di secondi, quasi volesse leggerle nella mente, poi lentamente e evidentemente di malavoglia disse:
- Va bene, ti seguiremo.
Come se non volesse darle la soddisfazione di averli convinti , con un ghigno di scherno,  aggiunse:
- Ma come credi di trovarlo questo “professore” ?
Lei sorrise di rimando e fece moatrò il plico azzurro a tutti i ragazzi, sollevandolo in aria.
- Mentre scappavo ho preso questi documenti, e si dia il caso contengano informazioni su questo professore: Emilian Weston , a quanto pare un paio di anni fa ha deciso di ritirarsi in un posto sperduto sulle montagne a sud per continuare le sue ricerche senza essere disturbato e …
Aprendo il plico tirò fuori una piccola mappa.
- SI dia il caso che questa sia la mappa per arrivare a casa sua.
Concluse quella frase quasi ridendo in faccia all’espressione di sorpresa che comparve sul volto del ragazzo.
- Soltanto fortuna …
bofonchiò tra se e se.
Senza prestare attenzione a quello che il ragazzo aveva appena detto , la ragazza si voltò verso gli altri ragazzi, e con un sorriso estremamente finto parlò:
- Non mi sono ancora presentata mi chiamo Alex, piacere.
Alex, era una ragazza abbastanza alta, slanciata, con lunghi capelli neri e due occhi grandi di un rosso cupo, vestiva come tutti gli altri: con una tunica di tessuto grigio, solo che sia ai polsi che alle caviglie portava due bracciali di ferro.
 - Io sono Silvia!!
A parlare subito dopo era stata la ragazza che aveva preso a tremare poco prima per la questione della medicina, anche se ora sembrava fin troppo sovraeccitata, infatti quando scattò in piedi non cadde, solo perché il ragazzo tetro la sorresse in tempo.
Era decisamente più bassa di Alex, abbastanza magra, con lunghi capelli bianchi, che le cadevano ondulati sulle spalle, bianchi come gli occhi, con l’unica differenza che questi avevano una sfumatura rosata; poteva avere sui 16 anni.
Non era strano vedere quei colori nell’aspetto fisico di ragazzi geneticamente modificati: trovarsi con i capelli bianchi era il minore dei mali a cui poteva andare incontro una persona cui avevano scombinato il DNA.
Alex non si sorprese quando la bianca  iniziò a elencarle i nomi di tutti, capì subito che era una di quelle ragazze che parlavano decisamente troppo…
- Questo è Nicholas, è molto timido quindi abbi pazienza con lui!
Come a dare conferma alle sue parole, il ragazzo affianco a lei arrossì violentemente.
La nera non riuscii a capire quanto fosse alto, siccome era seduto, ma notando le dimensioni minute delle sue spalle dedusse che non doveva essere un tipo molto muscoloso.
Di aspetto appariva abbastanza normale:  capelli castani e occhi verdi , solo la tonalità troppo accesa di questi avrebbe destato dei sospetti. L’età poteva variare dai 15 ai 16 anni
- Loro due sono gemelli, strano vero? La ragazza si chiama Grace il fratello invece Mattina.
Disse indicando due bambini sui 12 anni che si tenevano stretti la mano, la bambina quando si accorse di essere stata nominata sorrise felice, mentre il fratello le si parò un po’ davanti come a proteggerla, da una qualche minaccia.
Erano tutti e due bassini ed evidentemente gracili, avevano entrambi i capelli corti, ovviamente la ragazza leggermente più lunghi ma non superavano la base del collo; erano di un rossiccio che tendeva al viola, mentre gli occhi erano marroncini quasi bordeaux, ma non si avvicinavano minimamente al rosso cupo degli occhi di Alex.
- Infine quel ragazzo , che possiamo definire il nostro capo, si chiama Ethan!
Disse indicando l’ultimo ragazzo rimasto, quello scorbutico.
Quando si alzò per stringerle la mano, Alex constatò con irritazione che in altezza la superava  di un buon cinque centimetri, e che probabilmente aveva uno o due anni più di lei, sui 19.
Anche se indossava una tunica e dei pantaloni piuttosto larghi si poteva intravedere il suo fisico scolpito. Gli occhi erano neri, in contrasto con i capelli, che erano di un bianco luminoso, diverso da quello di Silvia che invece tendevano al colore cenere.
Quando la ragazza lasciò la mano dell’albino, Silvia parve ricordarsi una cosa e girandosi verso di me aggiunse:
- Ah si, dimenticavo io sono una mezza sirena, i due gemelli sono dei licantropi, Nicholas un mutaforme e Ethan un uomo uccello … tu invece cosa sei … ?
Alex si irrigidì a quella domanda e, vedendo lo sguardo dubbioso che comparve sul volto del ragazzo alato, capii che si era accorto di quel suo spasmo, così cercando di mantenere la voce neutra rispose alla domanda.
- Io … beh io sono forte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Il lago ***


Ormai stavano camminando da più di sette ore tra rami, sassi o qualunque altra cosa si potesse trovare in un bosco , quando ad un certo punto una voce ruppe la tranquillità di quell’ambiente;  fu così improvviso da far volare via alcuni uccelli appollaiati pigramente sulle fronde degli alberi.

- Basta!!

A parlare era stata Silvia.

Ovviamente, pensò Alex sospirando, era riuscita a zittirla qualche ora prima, promettendogli che le avrebbe portato il suo zaino se avesse smesso di parlare per almeno un paio di ore.

E a quanto pare il tempo era scaduto.

- Non ce la faccio più, Alex siamo da ore ormai che stiamo camminando, ho le gambe a pezzi , per non parlare del fatto che questo posto è praticamente colonizzato da zanzare!!

Senza neanche aspettare una risposta dalla ragazza, la bianca si buttò sul primo spiazzo d’erba che riuscii a trovare, subito fu imitata dal resto dei ragazzi e, anche se lo spazio era poco, tutti  riuscirono a trovarsi un comodo cantuccio dove riposarsi.

Sospirando, anche Alex si sedette, non che ne avesse realmente bisogno, ma non trovava nessun vantaggio nel rimanere in piedi.

Non sapendo bene cosa fare iniziò a studiare per l’ennesima volta lo strano gruppo a cui si era voluta legare, conosceva i loro tratti a memoria ormai … diciamo che era una persona che non aveva molti svaghi…

Li vide ansimare pesantemente. Silvia e Mattia si erano stravaccati a terra, come se anche stare seduti fosse un impresa impossibile, Nicholas era poggiato al tronco di un albero e si massaggiava la caviglia mentre parlava con Grace, la bambina era comodamente seduta sulla base di un albero tagliato e dondolava i piedi allegramente, se non fosse stato per il leggerlo velo di sudore che copriva il suo volto e l’affanno del suo respiro, Alex avrebbe sospettato che avesse una resistenza davvero impressionante.

Poi infine c’era lui, Ethan, come sempre si era posizionato in un posto da cui riusciva a scorgere senza fatica tutti i suoi compagni, dall’inizio del viaggio non lo aveva mai visto veramente spensierato, sempre a controllare tutti i suoi compagni con la coda dell’occhio.

Anche lui ansimava lentamente anche se di sudore, la nera, non riusciva a scorgerne.

Costatando avesse meno resistenza di lei, sorrise soddisfatta.

Il mezzo volatile come a percepire il suo momento di autocompiacimento si girò nella sua direzione e in un attimo si trovarono a fissarsi negli occhi per alcuni minuti.

Alex in quei frangenti noto come i suoi occhi rendevano più chiara la sua pelle, di come i suoi capelli scombinati si adattassero perfettamente al suo viso …

Solo quando iniziò a sentire uno strano calore salirgli al viso decise di interrompere quella sorta di sfida.

In fretta prese il suo zaino e iniziò a frugarci dentro.

Poco dopo aver iniziato a camminare, avevano trovato un piccolo spiazzo, nel quale erano montate una decina di tende, approfittando del fatto che non c’era nessuno, avevano trafugato sei zaini, del cibo, qualche soldo, dell’attrezzatura da campeggio e due coperte abbastanza grandi.

Alex sentiva ancora il senso di colpa rodergli lo stomaco, ma quella roba serviva sicuramente più a loro e dalla quantità di denaro che avevano trovato nei portafogli avevano dedotto  che per quei capeggiatori non sarebbe stato troppo difficile ricomprare le cose mancanti… e anche se non fosse stato così, si erano preoccupati di prendere il meno possibile, e sempre cercando di scegliere cose abbastanza usate.

Dallo zaino tirò fuori la cartina e per la centesima volta riprese a studiarla.

Aveva calcolato che per arrivare alla casa del professore ci sarebbero volute circa tre settimane, forse qualche giorno in più, ma questo era prima che si rendesse conto che non tutti riuscivano ad andare a passo sostenuto per non più di 6\7 ore, e se ce la facevano dopo doveva aspettare quasi un’ora per riprendere il cammino;  così adesso, sconsolata, stimava ci avrebbero messo quasi un mese emmezzo.

Certo i gemelli trasformati o Ethan in volo, ci avrebbero messo sicuramente meno di due settimane, ma un mutaforme e una mezza sirena non erano così resistenti, e i gemelli se non si trasformavano rimanevano semplici bambini di dodici anni, più forti di un adulto ma non abbastanza resistenti …per il ragazzo alato a quanto pare la resistenza sovraumana di cui si erano vantati i suoi amici poco prima valeva solo per quando era in volo.

Sospirando rimise la cartina al suo posto e iniziò seriamente a pensare se non fosse stato meglio viaggiare da sola.

Ma non poteva … per citarne una, era praticamente sicura che ormai gli uomini del centro fossero sulle loro tracce, o almeno li stavano cercando: la sua fuga non era passata così inosservata come aveva previsto, forse doveva trovare un altro modo per procurarsi quel plico blu …

Scuotendo per l’ennesima volta la testa come per scacciare quei pensieri, alzò la testa, e vedendo il sole tramontare fra gli spiragli dei rami annunciò:

- Per sta sera ci accamperemo qui.

Un coro entusiasta proruppe dalle gole dei ragazzi, anche se non era il “capo” , gli altri dovevano pressoché seguire le sue indicazioni: dopotutto era lei che aveva la mappa.

Dopo un paio di minuti, Ethan si alzò in piedi e iniziò a dare ordini a tutti , beh  a tutti tranne che ad Alex.

- Silvia e Grace andate a cercare del legno per il fuoco, Nicholas tu cerca di fare un po’ di spazio qui attorno, sufficiente per accendere un fuoco e per sistemarci per la notte, Mattia preparati perché  io e te fra poco andiamo a cacciare qualcosa da mangiare.

Come degli automi i ragazzi scattarono in piedi, solo Silvia sembrò sul punto di lamentarsi ma gli bastò vedere lo sguardo severo di Ethan per rimanere zitta.

In un primo momento Alex era rimasta sorpresa da quell’improvvisa distribuzione dei compiti, il ragazzo aveva più potere di quanto avesse immaginato. Non sapeva se considerarla una cosa negativa o una positiva…

Non si offese quando capii che nessuno aveva dato niente da fare a lei, anzi ne fu quasi felice, certo non era una che si lamentava per il minimo sforzo, ma aveva già in programma di esplorare i dintorni; aspettò che tutti se ne fossero andati,  poi rivolgendosi a Nicholas disse:

- Vado a controllare un po’ in giro.

Il ragazzo annui con la testa chinata a cercare di levare una serie di rametti secchi che sembravano conficcati saldamente nel terreno, a quella visione la nera non lo invidiò affatto.

Senza dire nient’altro si inoltrò nel folto del bosco, e prese a camminare osservando qualunque cosa la circondasse, stando maggiormente attenta a suoni  sospetti che potevano indicare la presenza di qualcuno.

Ad un certo puntò sentii un rumore diverso dagli altri, capendo subito di cosa si trattava corse verso la fonte di quel suono, gli bastò superare alcuni alberi e due o tre cespugli per ritrovarsi di fronte a una piccola cascatella che precipitava in un altrettanto piccolo laghetto.

La visione di tutta quell’acqua la meravigliò, non era mai stata così vicino a un vero e proprio laghetto, o , se fosse successo, non lo ricordava…

I suoi ricordi iniziavano tutti da quando si era svegliata su un lettino di metallo nell’istituto, non sapeva come ci era arrivata, non sapeva chi fosse e non sapeva neanche cosa fossero quei suoi strani poteri… all’inizio aveva presupposto di essere un cavia come tutti gli altri ragazzi nell’istituto, ma presto, vedendo come gli scienziati la trattavano, come le guardie la tenevano sempre sotto controllo, aveva subita capito che forse, doveva essere qualcosa di più…

Senza che se ne accorse una leggera malinconia l’avvolse facendole ritornare in mente tutti i ricordi più spiacevoli legati a quel posto.

Per scacciare quei pensieri si concertò di più sul laghetto: la cascata sorgeva fra le rocce a qualche metro di distanza da lei, in parte scivolando sulla roccia, e in parte cadendo direttamente del bacino.

Il laghetto si estendeva per uno o due metri di larghezza e dalla parte opposto di dove era lei un piccolo fiumiciattolo portava via l’acqua.

Sulla sua superficie, soprattutto in prossimità dell’argine si trovavano delle ninfee e delle piccole pianticelle verdi, dentro l’acqua, invece, si muovevano veloci alcuni pesciolini variopinti, Alex ad un certo punto si convinse di vedere anche una piccola tartaruga.

Per constatare se era vero o se era solo un gioco di luci, si accovacciò sull’argine e in poco tempo si ritrovò a fissare il suo riflesso: aveva gli occhi cerchiati da sbiadite occhiai, dormiva poco, non perché non ci riuscisse a causa di incubi o cose varie e che proprio lei non aveva quasi nessun bisogno di dormire, lo faceva più per abitudine che per vero bisogno.

Gli occhi erano come sempre di un rosso cupo, ma quel giorno gli sembrarono più opachi del solito, forse era perché invece che i n uno specchio si stava fissando nell’acqua. Vedendo i capelli soppresse un urlo di irritazione, erano messi davvero male, oltre che ad essere sporchi e pieni di doppie punte erano metà bruciacchiati a causa dell’incendio ed erano arruffati in una maniera quasi impossibili.

Si mise le mani nei capelli tentando di districare quel nido di nodi quando ad un certo punto sentii qualcuno parlare:

- Ciao Morwen

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - La voce ***


- Ciao Morwen
Alex sentendo all’improvviso quelle parole, si voltò di scatto, finendo quasi dentro al laghetto.
Un lampo di inquietudine l’attraversò quando vide che alle sue spalle non c’era nessuno, ma quella voce era sicura di non essersela immaginata…
- Non sei cambiata affatto ...
Eccola di nuovo, questa volta però sembrava avesse un tono nostalgico … un'irrazionale paura avvolse la nera,  non solo perché era sicura che nel raggio di cento metri non ci fosse nessuno, ma perché lei riconosceva quella voce, le era terribilmente familiare.
- Chi sei?
Quando parlò cercò di rendere più profonda la voce , per sembrare più pericolosa , ma soprattutto per nascondere la sua paura.
- Noto con piacere che neanche il tuo carattere è cambiato, mi ricordo di quando ...
- Come fai a conoscermi?
Interruppe violentemente la ragazza scattando in piedi, ed iniziando a guardarsi in torno per cercare di capire dove si  potesse nascondere la persona con la quale stava parlando.
La voce, però non rispose.
- Chi sei?
Chiese ancora , ma nessuno parlò neanche questa volta; in più la strana sensazione che aveva percepito con l’arrivo della voce era scomparsa: chiunque avesse parlato ormai se ne era andato.
Esasperata tirò un calcio a un sasso che finì con un tonfo nel laghetto, provocando uno scompiglio in alcuni pesciolini che stavano sonnecchiando sul fondale.
- Maledizione.
Senza aspettare nient'altro si rimise in cammino verso l'accampamento, fissandosi in mente qualunque particolare avesse sentito durante quella conversazione: era la prima volta che trovava qualcosa che centrasse con il suo passato, e non voleva per nessuna ragione dimenticarsela.
Due cose, però la disorientavano: il fatto che non riuscisse a capire se l’interlocutore fosse una donna o un uomo,  la voce era troppo bassa per essere quella di una signora ma troppo delicata per essere quella di un ragazzo. E poi c’era quel nome,  quel nome con il quale l'aveva chiamata: "Morwen" ...
Completamente immersa nei suoi pensieri percorse il breve tratto che la conduceva al campo.
Quando arrivò fu sorpresa di trovare tutti già seduti a terra intorno a un piccolo fuocherello, rimase colpita soprattutto quando vide il piccolo coniglio che cuoceva infilzato su una piccola lancia di legno. Neanche sapeva vivessero li quegli animali.
Alex era sempre stata silenziosa quando camminava quindi solo quando superò l'ultimo albero che faceva da confine al piccolo rifugio, Ethan sembrò accorgersi di lei.
-" Ah eccoti, dov'eri ? "
La nera sorpassò il piccolo gruppo e si andò a sedere nel punto in cui aveva lasciato lo zaino.
-" Controllavo i dintorni, se serve acqua a pochi metri da qui c'è una piccola sorgente"
Mentre parlava si era messa a frugare nello zaino e ne aveva tirato fuori il plico blu, che ora sfogliava distrattamente tenendolo con una mano, mentre con l’altra indicava la direzione per raggiungere il ruscello.
-" Non mangi ? "
Chiese Grace, che si era già sporta per afferrare un pacchetto di patatina da lanciarle.
Alex posò lo sguardo sulle patatine e facendo una smorfia disse solo:
-" Io non mangio. "
Ed era vero, quella ragazza non aveva mai bisogni di cibo, all'Istituto mangiava solo per accontentare gli scienziati , ma appena metteva qualcosa in bocca si sentiva quasi subito male, è come quando mangi troppo e anche solo ingerire qualcos'altro ti fa venire la nausea; ecco per lei era così , solo che non nello stomaco non aveva mai niente.
C'era voluto in po' di tempo prima che imparasse a buttare giù un boccone senza rischiare di vomitare.
Neanche gli scienziati sapevano come recuperava le energie veramente ... Quello era uno dei pochi segreti che era riuscita a nascondere a quegli psicopatici.
Ethan alzando un sopracciglio disse ironico:
-" Se ti da così fastidio mangiare con noi allora facevi prima a non invitarci"
Alex in risposta sospirò pesantemente e ignorandolo riprese a leggere per la centesima volta i documenti.
-" Se poi stai male non venire da me"
Aggiunse il bianco addentando una coscia del coniglio, la ragazza guardandolo non riuscì a reprimere una smorfia di disgusto.
Dopo quella breve conversazione il piccolo gruppo, ignorando completamente Alex, iniziò un'accesa discussione, capitanata da Silvia, su come sarebbe stato nuotare liberamente nell'Oceano. L'unico che sembrava disinteressato all'argomento, anche se qualche risposta la dava, era l'albino: troppo impegnato a fissare Alex mentre sfogliava pensiero a il plico blu.
Lei ovviamente se ne accorse subito e quando fu stufa di sentire quello sguardo su di se, semplicemente si alzò e si andò a posizionare dietro al tronco di un albero, invisibile alla vista di Ethan.
Solo quando i piccoli licantropi presero a sbadigliare per la stanchezza, il ragazzo alato decise che era l'ora di dormire, spense il fuoco mettendoci sopra della terra e diede la coperta più grande ai ragazzi, che, rannicchiandosi sotto questa,  si strinsero fra loro per scappare al freddo della notte.
-" Abbiamo solo un'altra coperta, se però ti da fastidio dormire con un ragazzo ... "
-" Faccio il primo turno di guarda , puoi dormire tranquillo "
Lo interruppe subito Alex, lei non aveva bisogno di dormire quindi sarebbe stata sveglia tutta la notte ad assicurarsi che delle guardie armate di cani non li assalissero durante la notte.
-" Ti sto sulle palle così tanto?!"
Chiese e Alex fu certa che nella sua voce ci fosse una nota di esasperazione.
La nera iniziò seriamente ad irritarsi ma si limitò a sospirare e disinteressata decise che almeno un suo segreto poteva condividerlo.
-" Io non dormo, non ne ho bisogno"
Detto quello si sistemò in una posizione più comoda pronta a passare ore ad ascoltare la notte.
-" Perciò dormi, faccio io la guardia"
Seguirono alcuni secondi di silenzio nei quali l'espressione di Ethan rimase sempre parecchio dubbiosa.
-" Ah. "
Guardò la coperta che aveva in mano , poi Alex e poi di nuovo la coperta, quando sembrò avesse preso una decisione definitiva, si andò a sedere di fianco alla ragazza, coprendo le gambe di entrambi con la coperta.
-" Allora ti faccio compagnia , non posso lasciarti al freddo ".
Errore, Alex era capace di regolare la sua temperatura corporea, utile nei periodi freddi.
Ma la nera non aveva voglia di spiegarlo, così si limitò a scrollare le spalle.
-" Il tuo senso della giustizia mi sorprende sempre. "
Lui in risposta ridacchio appena.
Alex si girò di scatto verso di lui stupita: era la prima volta che lo aveva sentito ridere, non lo aveva nemmeno mai visto sorridere, pensate ridere?!
 Quando però lo vide in volto un sorriso ironico gli si dipinse sul viso : si era addormentato.
Alla faccia della super resistenza.
Pensò sogghignando…
Beh almeno quella notte non avrebbe dovuto sprecare troppe energie per tenersi al caldo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Sangue ***


La mattina dopo Alex , appena vide che il sole era in procinto di sorgere, decise che era giunto il momento di rimettersi in marcia, si apprestò così a svegliare tutti.
Ethan, ad un certo punto della notte,  si era appoggiato alla sua spalla così le era bastato alzarsi e lui era caduto con un tonfo a terra imprecando.
-“Ma che caz…”
-“è ora ti ripartire”
Si giustificò laconica Alex, dirigendosi dagli altri ragazzi; l’albino dopo essersi ripreso da quel brusco risveglio, la guardò accigliato e le chiese:
-“Sei stata sveglia tutta la notte?”
Alex iniziò a scuotere piano i corpicini dei gemelli, che aprirono gli occhi sbadigliano.
-“ Si, non te l’ho detto? Non ho bisogno di dormire.”
Ethan la guardò di nuovo con un espressione strana; poi finalmente, quando tutti furono in piedi ed ebbero sistemato le coperte, si decise ad alzarsi anche lui.
-“Cavolo, ma è solo l’alba! Non potevamo dormire di più?!”
Urlò Silvia, dandosi dei colpetti sulla tunica per togliere dei residui di terra.
Alex non ripose, anzi, dopo essersi caricata lo zaino in spalla e senza dire niente,  iniziò ad incamminarsi verso sud.
Gli altri sbuffando presero a seguirla, Ethan come sempre si dispose in fondo al gruppo di fianco a Nicholas.
Il viaggio fu più o meno uguale a quello del giorno prima, tranne per il fatto che Grace e Mattia non rimasero zitti per tutto il tempo, e, se è possibile, Silvia parlò ancora di più.
Verso mezzo giorno la nera decise che potevano fare una pausa, giusto il tempo di farli riposare e mangiare qualcosa.
Dopo essersi accasciata vicino ad un albero però notò che iniziava a sentirsi abbastanza stanca anche lei, così si appuntò mentalmente che quella notte, durante il turno di guardia si sarebbe nutrita: non voleva ancora che i ragazzi conoscessero troppo di lei.
Come il giorno prima si erano fermati in una radura abbastanza gande, e successivamente Ethan, dopo aver concesso cinque minuti di pausa a tutti, aveva diviso i compiti dando a ognuno lo stesso lavoro che aveva avuto il giorno prima.
Quella volta però Alex non andò a fare un giro, aveva fame e questa necessità la stava piano indebolendo, per questo non voleva sprecare inutilmente le energie che le erano rimaste.
Così rimase seduta appoggiata ad un tronco di un albero e senza avere niente da fare, si mise a fissare Nicholas, intento a radunare delle pietre al centro della radura, probabilmente per delimitare il fuoco che avrebbe cotto il loro pranzo.
Quel ragazzo la incuriosiva: se ne stava sempre in silenzio, teneva perennemente la testa china e faceva qualunque cosa gli diceva Ethan, non riusciva a capire come potesse essere così mansueto e servile.
-“ Tu sei il mutaforme vero?”
A quelle parole, il ragazzo sobbalzò lievemente, e in risposa fece un cenno di assenso con la testa, senza smettere di impilare le pietre.
-“In cosa consiste precisamente?.”.
Chiese ancora più curiosa Alex, lui stette in silenzio per alcuni minuti, bloccandosi con una pietra in mano, poi lentamente riprese il suo lavoro e, sussurrando, le rispose.
-“ Mi basta toccare un essere vivente e assimilare il suo DNA, poi posso tranquillamente assumere il suo aspetto.”
Alex non parve accontentarsi di quella risposta, così con una curiosità sempre più crescente, iniziò a porgliene altre:
-“ Quindi non funziona con gli oggetti inanimati?”
Lui scosse la testa.
-“ Per quanto tempo puoi stare trasformato?”
-“ Dipende di solito poco meno di un ora”.
-“ Ti basta toccare qualcuno con una qualunque parte del corpo o devi usarne una in particolare?”
Lui scosse la testa e sempre con il capo chino le rispose:
-“ Con il palmo delle mani, gli organi che possono prelevare il DNA si trovano solo li”.
Alex stava per fargli l’ennesima domanda quando dagli alberi sbucarono Grace e Silvia, non voleva iniziare una discussione con la bianca, così girandosi verso il bosco decise di troncare li la discussione con Nicholas.
Lui ne parve decisamente sollevato, perché quando si accorse che la nera non aveva intenzione di porgergli altre domande aveva sospirato leggermente.
-“ Va tutto bene qui?”
Chiese Silvia che probabilmente aveva sentito le voci dei ragazzi avvicinandosi.
Nicholas fece segno di si con la testa.
Se prima quel ragazzo incuriosiva ora, ad Alex, un po’ irritava il suo comportamento; decisa ad ignorare i ragazzi riprese i documenti e li rilesse per cercare di capire se le fosse sfuggito qualcosa.
Pochi minuti dopo una piccola figura le si avvicinò: Grace.
Voltandosi verso la ragazzina notò che tra le mani aveva un pacchetto di patatine e intuì con una smorfia per chi fosse quel “regalo”, stava per scostare lo sguardo disgustata quando vide gocciolare del sangue dalle sue piccole mani.
-“ Vuoi un po’ di…”
Timidamente, la bambina, stava cercando offrire il pacchetto ad Alex, ma la ragazza non la fece finire di parlare e l’afferrò bruscamente per un braccio. Un piccolo urletto di sorpresa eruppe dalla bocca della rossa.
Subito i due ragazzi li vicino si girarono di scatto verso la fonte dell’uro e Silvia stava già camminando verso loro due.
-“ Ehi ma cosa credi…”
Fulminandola con lo sguardo, Alex, la fece bloccare a pochi passi da lei, poi con delicatezza fece sedere la bambina fra le sue gambe, le sfilò il pacchetto di mano e subito vide l’origine del sanguinamento: un lungo taglio le si apriva sul palmo della mano destra.
Valutando che non fosse grave, Alex cercò nello zaino l’occorrente per curarlo.
Nel frattempo Silvia guardava con occhi sgranati la lunga ferita sul palmo della ragazzina, forse si stava dando della stupida per non essersene accorta prima o probabilmente non riusciva credere al gesto che aveva appena compiuto la nera. Nicholas invece, appena aveva capito che la suo giovane compagna non correva nessun rischio, aveva ripreso silenzioso il suo lavoro.
Alex tirò fuori dallo zaino una bottiglietta d’acqua , posandola successivamente a terra, poi sempre dallo zaino aveva tirato fuori una piccola garza, che appoggiò su una sua gamba per impedire che si sporcasse.
Con entrambi le mani si strappò un pezzo della tunica e, bagnandola con l’acqua, iniziò a pulire la ferita, l’ultima cosa che voleva era che si infettasse.
Dopo essersi accertata che non ci fossero più tracce di sangue, delicatamente fasciò la ferita e con un nodo strinse la fasciatura per impedire si togliesse, poi dando una leggera pacca sulle spalle della bambina le sussurrò.
-“ Cerca di stare più attenta la prossima volta”
Lei alzandosi sfoderò un bellissimo sorriso e con una vocina delicata disse semplicemente:
-“Grazie”
Stava per girarsi quando Alex richiamò la sua attenzione:
-“ Ehi aspetta”
Grace si girò di scatto verso la ragazza, continuando a sorridere luminosa, quella sua allegria spontanea iniziava ad essere contagiosa, perché sulle labbra della nera iniziò ad incresparsi un piccolo sorriso.
-“ Tieni, mangialo tu”
Disse poi lanciandole il pacchetto di patatine che le aveva portato, la bambina, prendendolo al volo, stava per rispondere quando un fruscio proveniente da un cespuglio li vicino attirò l’attenzione di Alex.
Velocissima si parò di fronte alla bambina, giusto in tempo per impedire che un cane enorme potesse aggredirla.
Con una gomitata lo vece volare indietro di alcuni metri.
Poi notando il collare di ferro che il cane portava al collo imprecò sonoramente:
Li avevano trovati.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Proteggerti ***


Li avevano trovati.
Con un calcio Alex allontanò anche il secondo cane, poi rivolgendosi ai ragazzi, rimasti paralizzati dallo stupore, urlò:
-"Raccogliere tutto veloci, dobbiamo andarcene".
Se c'erano i cani voleva dire che da un momento all'altro sarebbero arrivati anche i loro padroni, e Alex non aveva nessuna voglia di rincontrarli.
Vedendo che nessuno aveva ancora mosso un muscolo urlò di nuovo, e sta volta la sua voce risultò più autoritaria e minacciosa:
-" Muovetevi".
Prima che potesse dire altro, il cane che aveva steso all'inizio si era ripreso e l'aveva azzannata alla gamba.
-"Merda ... "
Trattenendo un urlo di dolore tirò con l'altra gamba un calcio al torace del cane, che con un guaito fu scaraventato addosso ad un albero.
Senza il tempo per riprendersi vide un terzo cane, più grande degli altri due, lanciarsi addosso a Nicholas, che ignaro del pericolo stava raccogliendo tremante tutti gli zaini.
Senza pensarci Alex si mise davanti al moro, e, chiudendo gli occhi, strinse il ragazzo fra le braccia, sperando che quel suo gesto bastasse per proteggerlo.
Il cane graffiò la schiena alla ragazza con una zampata, poi veloce come era apparso, con un balzo, indietreggiò di un paio di metri.
Alex un'altra volta sopportò muta il dolore, e, ignorando il liquido caldo che le scendeva lungo la schiena e la gamba e le numerose fitte che minacciavano di farla crollare da un momento all’altro, girandosi tirò un calcio di tacco all'animale, colpendolo poco sotto alla mascella.
Prendendo Nicholas da sotto le spalle lo fece alzare, e dopo essersi caricata in spalla due zaini, che le procurarono altre fitte alla schiena, iniziò a correre seguita a ruota dagli altri ragazzi.
 
Stavano vagando a caso per quel bosco da più di 5 minuti e sembrava nessuno li stesse inseguendo, Alex, sospettosa, senza fermarsi, si girò per capire se davvero non ci fosse nessuno.
Appena voltò lo sguardo, però, vide qualcosa che non si aspettava di vedere: Grace stava piangendo silenziosamente, e Silvia le era affianco stringendola per mano ed esortandola, con parole dolci, a proseguire, anche la bianca però sembrava trattenere le lacrime a stento.
Alex, dando un colpetto a Nicholas per intimargli di correre più veloce, rallentò quel tanto che bastava per portarsi al fianco delle due ragazze.
-" Siete ferite?"
Chiese timorosa: sarebbe stato un problema se qualcun altro si fosse fatto male.
Silvia scosse la testa, serrando ancora più forte le labbra, Grace invece le rispose con una vicina tremante e incrinata dalla paura.
-" H-ho paura, v-voglio mio frat-e-ello."
Alex, posandogli una mano sulla schiena dolcemente, pronunciò con tono deciso:
-" Ti prometto che li ritroveremo, ma adesso dobbiamo correre senza fermarci, va bene?".
Annuendo, la bambina, sembrò farsi forza e prese a correre più velocemente.
 
Erano passati altri 5 minuti circa, quando Alex improvvisamente sentii dei fruscii provenire da dei cespugli a pochi metri da lei.
Di scatto si fermò, e si mise in posizione di difesa.
Dall’arbusto uscirono due figure: un cane che sembrava più grosso e imponente di quelli che li avevano assaliti poco prima, e a differenza di questi non aveva un manto nero, ma più sul rossiccio bordeaux, e un uomo più o meno alto quanto Alex.
Senza esitare un istante, la ragazza, scattò in avanti e colpì l'uomo allo stomaco con un calcio, poi girandosi gli diede una gomitata allo sterno facendolo accasciare a terra. Stava per affrontare il cane quando una voce da dietro di lei la fermò:
-"Aspetta!"
Voltandosi Alex, vide il volto di Grace pallido e Silvia che si copriva la bocca con una mano.
-" Quello è mio fratello!"
Aggiunse la piccola iniziando a correre verso l’enorme cane.
La nera stava per fermarla, quando vide il cane mutare lentamente in un ragazzino quasi identico a Grace: non era un cane quello che li aveva attaccati, bensì un lupo e quel lupo era Mattia.
La bambina si slanciò verso il fratello abbracciandolo e scoppiando in un pianto liberatorio.
Come folgorata da un sospetto Alex si volse di scatto verso l'uomo che aveva appena atterrato: Ethan.
Rannicchiato a terra il ragazzo si stringeva lo stomaco, sul viso aveva dipinta una smorfia di dolore.
Quello che però stupì Alex furono le due grandi ali che gli uscivano da due squarci sulla tunica.
Imponenti, potevano raggiungere i 3 metri di apertura, e al contrario dei capelli del ragazzo, le penne delle ali era di un cupo nero, con sfumature grigiastre sulle punte.
Appena riuscì a staccare lo sguardo dalle maestose ali del ragazzo, Alex, abbassandosi cercò in qualche modo di porre rimedio a quel suo gesto avventato.
-" Mi dispiace ... ?"
Lo disse con un tono che fece sembrare quella sua frase una domanda, stizzito Ethan sollevò la testa di scatto e le urlò in faccia:
-" Ma ti sembra il modo di attaccare la gente?!"
Alex iniziò ad innervosirsi e rimettendosi in pieni gli rispose urlando anche lei.
-" Ma che vuoi?! Siete voi che siete saltati fuori di colpo !! "
Ethan stava per rispondergli con qualcosa che non doveva essere troppo cortese, quando all'improvviso uno dei cani che li aveva attaccati poco prima uscì da un cespuglio e, senza che nessuno riuscisse a fermarlo in tempo, saltò addosso a Silvia.
Con un tonfo e un urlo furono entrambi a terra, la bianca strillando dal terrore si dibatteva nel disperato tentativo di scappare dalle fauci del cane.
Alex imprecando si girò di scatto e, ancora una volta, con un calcio, fece allontanare il cane, che però questa volta riuscì a reggersi sulle zampe: la nera si stava indebolendo e anche molto velocemente.
Imprecando per l'ennesima volta aiutò Silvia ad alzarsi poi spronò tutti ,con un urlo, a rimettersi a correre.
Il cane ritentò un assalto, questa volta mirando ad Alex, lei, indietreggiando per prendere lo slancio, però inciampò su una radice e cadde battendo la testa.
Iniziò tutto a vorticare mentre un dolore accesso gli invase la testa, vide indistintamente il cane saltare e portandosi le braccia al volto aspettò il dolore che le fauci del cane le avrebbero provocato.
Passarono alcuni secondi, ma quel dolore non arrivò.
Quando lentamente riaprì gli occhi, la ragazza, scorse subito una figura che le dava le spalle e due grosse ali che si aprivano come per proteggerla: Ethan le aveva appena salvato la vita.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Il fiume ***


Alex rimase paralizzata per alcuni secondi a guardare le imponenti ali del ragazzo che le aveva salvato la vita: Ethan; cercando di realizzare cosa fosse appena successo.
Con un colpo d'ala il ragazzo allontanò anche un secondo cane, sbucato anche lui da alcuni cespugli li vicini.
E prima che arrivasse anche il terzo, il bianco si girò e,  afferrando Alex per un braccio, la fece alzare.
Poi tendendola sempre per mano iniziò a correre dalla parte opposta da cui erano usciti quegli animali.
Dopo circa due minuti di corsa Ethan si volse verso Alex, senza smettere di correre, e come se lo domandasse più a se stesso che a lei, le chiese:
-" Cosa facciamo ora? "
Alex lo guardò confusa per un paio di secondi: non era mai stata aiutata da nessuno e quel fatto l'aveva leggermente scossa.
Poi, cercando di ritornare lucida, anche se il dolore alla testa non aiutava, scosse la testa e fissò lo sguardo di fronte a se, e concentrandosi su i suoi pensieri, e cercò di trovare una buona via d'uscita.
Ma anche dopo diversi minuti non gli venne in mente assolutamente nulla, stava quasi per gettare la spugna quando un suono familiare le arrivò alle orecchie.
-" Di qua' "
Urlò prendendo poi a strattonare Ethan, che ancora la stava tenendo per mano, verso un sentiero che era apparso alla loro destra.
Senza chiedere nulla, sia l’albino che il resto dei ragazzi presero a seguirla.
E dopo pochi minuti davanti ai loro comparve proprio quello che Alex si aspettava: un enorme fiume scorreva impetuoso sotto i loro occhi.
Alti spruzzi si alzavano quando onde sbattevano contro aguzze rocce, che come denti, spuntavano solitarie dall’acqua.
Era largo circa 10 metri e al suo interno un’impetuosa corrente sembrava volere allontanare chiunque dalla sua riva, era abbastanza normale che i fiumi in montagna fossero così impetuosi ma mai ad Alex era parso di vederne uno così grande, sospettava per questo fosse artificiale.
Girandosi decisa, la nera, iniziò a esporre quello che in pochi secondi aveva pianificato:
-"Dobbiamo attraversarlo, i cani non sanno nuotare, troppo pesanti e goffi"
Contemporaneamente alle sue parole alla nera venne in mente di quando una volta, durante un'esercitazione, i cani erano caduti in un corso d'acqua ed era stato solo grazie agli Addestratori se non erano annegati.
Alex soffocò un sorriso ripensando a quel fatto, poi con voce dura riprese a parlare:
-" E per semplici umani è impossibile attraversare questo fiume: è troppo impetuoso"
Dicendolo sperò ardentemente che con gli Addestratori non ci fossero anche le Guardie: un conto era vedersela con normali umani, magari solo leggermente addestrati, un altro era doversela vedere con umani geneticamente potenziati.
Mordendosi un labbro Alex riprese a parlare:
-" Ethan tu potresti superarlo in volo, mentre tu Silvia sei una sirena no?"
Con il volto che le si illuminava , la bianca rispose:
-" Precisamente sono una mezza sirena, le sirene hanno sempre la coda , mentre io la ottengo s-"
-" Sissi va bene va bene"
La interruppe bruscamente Alex con un gesto della mano.
Poi rivolgendosi ai gemelli, per un momento rimase a bocca aperta: Mattia, il maschio, era completamente nudo.
Lui notando che lo sguardo della ragazza era fisso su di se, arrossendo fino alla punta dei capelli, cercò di spiegarsi , usando però un tono di voce abbastanza acido:
-" Pensi che i miei vestiti si trasformino con me ?! Sono li dentro."
Disse indicando lo zaino che Alex teneva in spalla.
Lei scuotendo la testa si rivolse ancora ai due gemelli.
-" Pensate che trasformati riuscireste ad attraversare il fiume? "
Prima che Mattia potesse dire qualunque cosa, Grace annuì con forza e, senza aspettare che nessuno glie lo chiedesse, iniziò a trasformarsi, seguita a ruota dal fratello.
Il suo viso si allungò, le gambe e le braccia crebbero di dimensioni e lo sterno diventò più ampio, le orecchie si allungarono fino ad assomigliare sempre di più a quelle di un lupo, e grandi artigli le andarono ad adornare le zampe, per finire una folta peluria rossastra gli ricoprì il corpo, mentre i vestiti le ricadevano a brandelli per terra.
Sotto gli occhi di Alex comparvero così due enormi lupi dal manto Bordeaux.
Per non incantarsi a guardarli, Alex volse lo sguardo verso gli altri componenti del gruppo e subito notò che mancava qualcuno: Silvia.
-" Dove d-"
-" Sono qua!"
Disse una vicina allegra proveniente dalle spalle della ragazza.
Girandosi Alex si ritrovò davanti a una Silvia completamente cambiata.
Con le mani si teneva al bordo del fiume, i suoi lunghi capelli non erano più bianchi, ma di un rosa delicato che le andava a far risaltare la carnagione chiara; mezzi immersi nell'acqua, si andavano ad attorcigliate lungo il busto; vestiva ancora con la tunica marrone , ma al posto delle gambe, ora, una grande coda dello stesso colore dei capelli, sbucava per metà dall'acqua.
Alex rimase affascinata da quella visione: aveva già visto delle sirene prima di allora, ma mai ne aveva vista una rosa, perlopiù erano verdi o marroncine, e quasi sempre recavano qualche malformamento.
Un colpo di tosse la riportò alla realtà, girandosi vide che era stato Nicholas e che ora, torturandosi le mani dal nervosismo, le chiese:
-" E io ?"
-" Tu non potresti trasformarti in Sil-"
Prima che potesse finire la frase fu interrotta da Ethan, che non voce dura, come se quello che stava per dire fosse quanto meno ovvio, le spiegò:
-" Non può trasformarsi in altre creature geneticamente modificate, l'ultima volta che ci ha provato è quasi morto ... "
Dopo quelle parole un silenzio pesante calò sul gruppo, subito spezzato da Ethan che aggiunse:
-" Posso portarlo io."
Alex annuì seria.
A quel punto erano apposto, bastava solo dare un cenno per dare il via al gruppo, stava per parlare quando, però, una voce la fermò.
Girandosi notò che a parlare era stata Grace: la sua voce era diventata più roca e profonda ma era ancora riconoscibile.
-" E tu cosa farai?"
Alex sollevò le spalle e semplicemente disse:
-" Io nuoterò"

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Buio ***


Due minuti dopo Ethan stava sorvolando il lago con Nicholas fra le braccia, Silvia nuotava agile sfruttando la corrente, i gemelli, spingendosi con le forti zampe, stavano attraversando piano ma senza fatica il corso d'acqua, e Alex, beh Alex cercava di non finire contro gli spuntoni di roccia che sbucavano dall'acqua.
Colpendo una roccia con il piede imprecò per la quarantesima volta, chiuse un occhio e sopportò con una smorfia il dolore.
Sarebbe stato tutto più facile se non avesse avuto quelle ferite sulla gamba o sulla schiena, oppure se la sera prima avesse mangiato qualcosa, oppure se... Se quelle cavolo di strisce di metallo non le prudessero così tanto.
Cercando di grattarsi la pelle, smise due secondi di nuotare con le mani, ma questo bastò perché la corrente la spingesse sott'acqua; cercando di tornare a galla colpì con un polso una roccia, inconsapevolmente aprì la bocca per urlare e l’acqua le entrò in gola iniziando a soffocarla.
La situazione peggiorò quando la testa colpì la dura superficie di una roccia.
Non riuscendo più neanche a pensare si lasciò trasportare dalla corrente e lentamente si fece tutto nero.
 
Nel frattempo sulla riva opposta tutti gli altri erano arrivati, gli ultimi a issarsi fuori dall’acqua furono i gemelli che scuotendo il corpo si liberarono da un po’ di quell’acqua che gli bagnava la pelliccia.
Ethan, dopo aver lanciato un occhiataccia ai due gemelli per averlo bagnato, iniziò a scrutare sospettoso le acque del fiume.
-" Dov'è Alex?"
Chiese non vedendola, e un dubbio iniziò ad insinuarsi nella sua mente.
Gli altri, che fino a poco prima si stavano occupando dei loro vestiti bagnati, ora guardavano il bianco con una sguardo interrogativo.
-" Credevo fosse andata a fare un sopraluogo."
Disse Silvia con voce squillante.
-" No, siamo arrivati per primi io e Ethan e non l'abbiamo vista uscire dall'acqua"
Sussurrò Nicholas più a se stesso che agli altri.
Il dubbio del bianco stava piano divenendo sempre più concreto.
-" Era dietro di noi, non ci ha superato".
Aggiunse Mattia ancora trasformato in lupo, e bastò quello a confermare il presentimento che aveva assalito tutta la compagnia.
-" Merda ... Silvia tu vai a nuoto io controllo dall’alto”
La bianca che non era riuscita ad asciugarsi in tempo, non aveva ripeso la sua forma umana, così senza aspettare altro si buttò in acqua e iniziò a scandagliare il fondale.
Ethan stava per spiccare il volo quando una voce da dietro lo fermò.
-“I cacciatori stanno per arrivare”
Mattia ancora trasformato in lupo, pronunciò quelle parole quasi ringhiando, ma ad Ethan, comunque, non sfuggì il significato secondario di quella frase, girandosi lo guardò severo e stava per rispondergli quando un’altra voce sovrastò la sua.
-“Mi ha salvato la vita! Potevo essere sbranata da quel cane!”
Grace, si era messa davanti al fratello e con un ringhio acuto gli aveva urlato in faccia quelle parole, pochi secondi dopo anche Nicholas parlò.
-“Anche a me, glie lo dobbiamo.”
Lo disse alzando lo sguardo verso l’albino e, come per dare più peso a quelle parole, lo fece con uno sguardo duro, che poco si addiceva al suo solito temperamento timido.
Ethan fece un cenno di assenso con la testa, e senza aspettare che nessun’altro aggiungesse niente spiccò il volo.
 
Buio.
Attorno ad Alex c’era solo buio.
Cerco di girarsi, ma non vide altro che buio, neanche riusciva a capire se si fosse girata veramente.
Cercò di sbattere le palpebre, ma quell’oscurità si ostinava a rimanere nel suo campo visivo.
Dov’era?
Cercò di portarsi le mani alla testa, ma con sgomento capii che non le sentiva più, non percepiva più nessuna parte del suo corpo.
Stava per cedere completamente al panico, quando improvvisamente nel nero distinse un piccolo puntino bianco, stava cercando di capire cosa fosse quando improvvisamente questo iniziò ad ingrandirsi sempre di più e sempre più velocemente.
D’istinto portò le mani di fronte al volto e chiuse gli occhi.
Un’ondata di aria l’investì in pieno facendola arretrare di qualche passo.
Durò pochi secondi, seguiti da un silenzio innaturale.
Lentamente riaprì gli occhi e si stupì di vedere due mani di fronte al viso, le sue mani.
Titubante cercò di muoverle e quando vide il mignolo piegarsi, tirò un sospiro di sollievo.
Passata la paura notò che il buio era scomparso e anzi, ora, dovunque si girasse non vedeva altro che un bianco abbacinante.
Abbassando lentamente le braccia, posò il suo sguardo sul suo corpo, e nel farlo il suo cuore perse un battito: non indossava più la tunica marrone che le avevano dato in laboratorio, o almeno una tunica la indossava ancora, ma non era quella che si aspettava di vedersi addosso.
Da una fascia bianca che le cingeva il seno, partiva una lunga gonna di un rosso cupo che sfumava in un arancione allegro verso i bordi.
 Il vestito arrivava a toccare terra e quando cercò di girarsi per controllare quanto lungo fosse, quasi soffocò un urlo: le era bastato muovere leggermente la gonna perché alte fiamme si alzassero dal tessuto.
Si immobilizzò all’istante e vide le fiamme lentamente scomparire.
Dopo pochi secondi prese coraggio e fece un passo in avanti, nei punti in cui la gonna veniva mossa una serie di fiammelle rosse si alzavano per poi scomparire senza lasciare alcuna bruciatura, nel muoversi aveva fatto spostare il vestito quanto bastasse per notare che era scalza: non indossava più i sandali che gli avevano dato all’istituto.
Solo una cosa era rimasta immutata: le manette di ferro che aveva attorno a caviglie e braccia.
Stava per sfiorare la superfice del vestito con un dito quando una voce la fece sussultare.
-“ Finalmente ci possiamo rincontrare Morwen.”
Davanti ai suoi occhi era comparsa improvvisamente una donna.
Era alta, più alta di Alex, e una di bellezza sconvolgente.
Lunghi capelli azzurro cielo le scivolavano sulle spalle fino a toccare il pavimento; dal capo, dove si coloravano di un blu acceso, schiarivano fino ad arrivare alle punte tinte di bianco.
Gli occhi erano blu scuro e se si osservavano bene le iridi, si poteva notare come una sorta di movimento in esse…
Le labbra, piegate in un dolce sorriso, era delicate e sottili, tinte di un rosa tenue.
Indossava, al contrario di Alex, un vestito corto sempre senza maniche, che si apriva in un ampia gonna, ma la cosa che stupì maggiormente la ragazza fu il materiale con cui era fatta: dal corpetto, bianco avorio e decorato con una serie di spirali in pizzo, sembrava scorrere dell’acqua che andava a costituire la gonna, come una cascata scendeva fino alle ginocchia per poi sparire, senza lasciare una minima traccia di bagnato sul pavimento.
Anche lei era scalza, ma niente le cingeva i polsi o le caviglie.
La donna teneva le mani unite sopra la gonna con i gomiti leggermente divaricati, le spalle erano dritte e la postura, anche se regale, appariva sciolta.
Sembrò passare un’infinità di tempo prima che parlasse per una seconda volta.
-“ Anche se ora ti fai chiamare Alex, giusto?”
D’un tratto la ragazza riconobbe la voce: era la stessa che le aveva parlato il giorno prima al laghetto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Ci rivedremo ***


-“Anche se ora ti fai chiamare Alex, giusto?

Chiese la donna portando la mano destra alla guancia e assumendo un espressione assorta, mentre con la sinistra si cinse la vita.

Alex l’aveva riconosciuta: era la voce che aveva sentito vicino al laghetto.

Mettendosi in posizione di difesa, con voce dura chiese:

-“Chi sei? E chi è Morwen?”

La donna parve stupita da quelle parole, poi mettendosi una mano davanti alla bocca esclamò:

-“Oh cielo, allora quello che ci aveva raccontato Galathil era vero.”

Alex sembrò ancora più confusa.

-“ Chi è Galathil?!”

La donna sorrise intenerita e fece un passo in avanti, ma si arrestò quando vide che Alex era arretrata di due, un espressione di tristezza andò a tingerle il volto e l’acqua sul suo vestito prese a scorrere più veloce.

-“Mi dispiace così tanto…”

Disse con un tono velato dalla tristezza, poi posando lo sguardo sui suoi occhi continuò:

-“Abbiamo fatto di tutto per tirarti fuori di li…”

Lentamente abbassò gli occhi e ,portandosi una mano al petto, sussurrando aggiunse:

-“Spero solo non si troppo tardi”

A quelle parole un brivido percorse il corpo di Alex, subito sostituito da un’irritazione crescente.

Senza notare le fiammelle che si alzavano, sempre più rosse, dal suo abito, gridò:

-“Che cosa speri non sia troppo tardi?!”

La donna alzò lo sguardo e le sorrise dolcemente, la sua espressione però rimase sempre velata da un sottile strato di tristezza; piano, ma senza esitazione, iniziò ad incamminarsi verso Alex, lei provò ad arretrare ma qualcosa glie lo impedì; voltando di scatto la testa però non vide altro che quel bianco che dominava su tutto.

Quando volse di nuovo lo sguardo verso la donna, sussultò trovandosela a pochi centimetri dal viso, istintivamente cercò di spingersi più lontano possibile, anche se qualcosa dentro di lei le diceva di fare il contrario.

Dopo alcuni secondi qualcosa iniziò a colarle sul viso e si stupì quando toccandosi le guance, le sentì bagnate.

Notando le lacrime della ragazza, la donna sorrise ancora di più, e si avvicinò ancora di un passo.

Solo allora Alex riuscì a capire cos’era quel movimento nei suoi occhi: un oceano di acqua si specchiava nelle sue iridi, alte onde bianche si alzavano per poi crollare su altre più piccole, frizzanti spruzzi si alzavano quando l’acqua scrosciava contro gli scogli e mille sfumature di blu si sostituivano ad un ritmo acceso, dando all’acqua qualcosa di mistico. La nera senza accorgersene trattenne il respiro.

Lentamente la donna d’acqua alzò una mano e la poggiò sul suo viso, lei chiuse di scatto gli occhi aspettandosi una qualche sorta di dolore, ma non fu così: dal palmo premuto sulla sua guancia sentiva invece sprigionarsi uno strano calore, e lì riconobbe l’emozione che la spingeva a fidarsi di quella donna: nostalgia.

Il calore sulla sua pelle crebbe e un espressione di dubbio apparve sul viso della donna.

Quando posò il suo sguardo su i polsi di Alex, sembrò capire e una scintilla di dolore le passò negli occhi.

-“Devi toglierli”

Alex riaprì gli occhi, e la guardò senza capire.

-“Le manette, trova un modo, ma devi toglierle”

Anche se sul viso della nera rimaneva quell’espressione interrogativa, la donna non disse nient’altro, sapendo che in un modo o nell’altro avrebbe capito da sola, e anzi sorrise serena.

Tutto d’un tratto il calore del palmo sulla guancia divenne insostenibile, e Alex si ritrovò ad urlare.

Prima di chiudere per una seconda volta gli occhi vide il suo vestito andare a fuoco e le fiamme lambirgli la pelle.

Prima di ricadere nell’incoscienza sentì per l’ultima volta la voce della donna:

-“ Ci  vedremo presto … Alex”

 

Erano pochi minuti che Alex era scomparsa, ma ad Ethan sembravano un’infinità di tempo.

Era concentrato a scrutare sotto il delicato velo che costituiva la superfice dell’acqua, e fu forse per questo che non si accorse del leggero strato di vapore che piano iniziò ad alzarsi dall’acqua; al contrario però Silvia se accorse, e anche molto in fretta.

-“ Ethan!”

Il ragazzo alato si voltò di scatto verso la voce con una nuova speranza nel cuore, ma quando vide che Silvia non sorreggeva nessuna ragazza dagli occhi rossi, quella speranza si trasformò presto in frustrazione.

-“Che c’è?

Le chiese avvicinandosi con un paio di colpi d’ala, lei con il volto sofferente rispose:

-“L’acqua! è troppo calda, brucia!”

Solo allora l’albino notò il fitto strato di vapore che si alzava dal fiume, senza esitare prese Silvia sotto le ascelle, e quando immerse le mani per afferrarla un acuto dolore gli si diffuse per tutte le braccia, stringendo i denti, sbatté le ali più volte fino a quando non riuscii a prendere di nuovo quota.

Lo spettacolo dall’alto aveva quasi dell’assurdo: dal centro del lago, per un raggio di 6 metri, l’acqua aveva iniziato ad evaporare, e nel centro stava perfino bollendo.

Quello che successe dopo lo stupì ancora di più: dal centro, l’acqua, iniziò ad evaporare sempre più velocemente, venendo presto sostituita da alte fiamme scarlatte.

Per evitare il calore, Ethan salì ancora più in alto.

Le fiamme procedevano facendo evaporare sempre più acqua, e man mano che avanzavano si riusciva a distinguere con maggiore chiarezza il fondale del fiume, e ad un certo punto finalmente, Ethan, la vide.

Giaceva rannicchiata al centro di tutto, con la testa stretta fra le braccia e le gambe piegate verso lo sterno.

In pochi secondi il ragazzo reagì: volò verso la riva, appoggiò delicatamente a terra Silvia, e come un razzo si lanciò in picchiata al centro delle fiamme.

Atterrando sulla dura pietra, si abbassò verso la ragazza e, vedendo che teneva gli occhi chiusi, un terrore lo prese allo stomaco, ma quando percepì il movimento ritmico del petto tirò un sospiro i sollievo: se respirava allora era ancora viva.

Non provò neanche a svegliarla: se la caricò in braccio, e facendo leva sulle gambe si rialzò.

Senza aspettare un secondo di più spiccò il volo verso l’alto tendendo stretta Alex sempre più forte, per paura potesse scivolargli.

Abbassando lo sguardo verso il suo corpo trattenne di colpo il respiro: da profondi graffi sulla schiena colava lentamente del sangue, stessa cosa da un morso sulla gamba.

Era completamente asciutta, e la punta dei capelli era lievemente bruciacchiata, così come buona parte della tunica: mancava completamente una manica, la scollatura era stata abbondantemente rimossa e uno squarcio si apriva sul fianco destro.

Ma una cosa colpì maggiormente il ragazzo: dagli occhi chiusi della ragazza scorrevano lentamente calde lacrime salate.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Risveglio ***


Quando Alex riaprì gli occhi un dolore atroce le esplose nella testa, senza essere riuscita a vedere nulla li richiuse stringendoli e sperando che quell'improvvisa sofferenza passasse.

Più tempo passava, più lei ritornava pian paino lucida, così, in pochi minuti, riuscì a riprendere consapevolezza di parte del proprio corpo: sentì che due mani le stringevano forti le gambe, era appoggiata a qualcosa di duro, caldo e umidiccio e qualcosa di delicato le sfiorava le braccia e il viso facendole storcere il naso, tentò di muovere le braccia, intrecciate intorno a qualcosa, ma anche questo piccolo movimento le procurò innumerevoli fitte.

-" Sei sveglia?"

Sentire quella voce improvvisa procurò alla ragazza un'altra dose di dolore alla testa.

Sollevando le mani , nel tentativo di trovare la fonte di quel rumore e ti chiuderla, sfiorò qualcosa di umido e qualcosa di ispido le graffio i palmi.

-" Zitto ... "

-" Hei!! "

Alex sentii una mano sciogliere la presa intorno ad una sua gamba, e, pochi attimi dopo risentì quella presa, questa volta però attorno al suo polso destro.

-" Stai ferma! "

Delicatamente, ma con decisione chiunque gli avesse afferrato la mano ora glie l'aveva abbassata.

-" Ancora un paio di minuti e ti lascio giù ma per il momento sta buona e riposati."

Alex piano annui e rilassando le palpebre ripiombò in un sonno ancora più profondo di quello da cui si era risvegliata, ma in qualche modo anche più tranquillo e sereno.

Sentendo il corpo della ragazza abbandonarsi rilassato sulla sua schiena, Ethan sospirò sollevato.

-"Come sta?"

Voltando lo sguardo l'albino incontrò due luminosi occhi verdi.

-" Non lo so, ma se consideriamo il fatto che non mi ha tirato i calci ordinandomi di farla scendere, non credo troppo bene".

Nicholas annuì serio.

Erano più di due ore che correvano; recuperata Alex dal fiume, Ethan l'aveva portata dagli altri ragazzi, ma prima che chiunque potesse chiedere qualunque cosa un ululato li aveva fatti sobbalzare: dall'altra parte del fiume erano comparsi una decina di enormi mastini, un paio di uomini con uniformi rosse e tre uomini in divisa mimetica: Guardie. Senza aspettare altro i ragazzi si erano caricati in spalla gli zaini e Ethan aveva preso in spalle Alex che giaceva ancora svenuta a terra.

Sapevano che il fiume non li avrebbe trattenuti per molto, così avevano iniziato a correre, avevano superato sentieri sterrati, svoltato a qualunque rumore sospetto ed avevano perfino percorso due ruscelli per tentare di confondere l'odore delle loro tracce.

Stava per calare il sole, quando stremati, avevano deciso di fermarsi; il luogo che avevano deciso di usare come rifugio era una piccola grotta naturale di fianco alla quale sorgeva un piccolo ruscello.

Ansimanti si erano lasciati cadere a terra uno dopo l'altro.

I gemelli ancora trasformati in lupi erano sdraiati su un fianco e il loro sterno si alzava ed abbassava ad intervalli velocissimi, Silvia si era accasciata su una pietra abbastanza piatta, i lunghi capelli erano ridiventati quasi del tutto bianchi e l'unica traccia che faceva pensare a una sua possibile trasformazione erano piccole squame trasparenti sui polpacci e scure ciocche di capelli rosa che andavano a vivacizzare la sua chioma.

Nicholas era seduto accanto ad un tronco e teneva la testa chinata incapace di calmare il respiro. Ethan prima di buttarsi anche lui a terra aveva posato delicatamente Alex su un piccolo spiazzo d'erba, poi finalmente si era anche lui lasciato crollare sul terrendo; dopo aver ripreso un minimo di fiato lentamente aveva ripiegato le ali sulla schiena in modo che aderissero alla sua pelle e che sotto la tunica rimanessero quasi totalmente invisibili, quel movimento però gli aveva procurato forti fitte sotto le scapole: aveva dovuto tenerle piegate in una posizione innaturale per più di due ore per permettere ad Alex di posarsi sulla sua schiena.

Dopo un'ora di riposo Ethan si era alzato e rivolgendosi ai ragazzi disse:

-"Per sta sera pensiamo solo al fuoco, per il cibo ci arrangeremo con le provviste che sono rimaste nello zaino".

Annuendo riconoscenti i ragazzi avevano subito iniziato a cercare piccoli ramoscelli nei dintorni, tutti però in un rigoroso silenzio: quello che era successo al fiume era ancora impresso nella mente di ognuno.

Cosa era successo? Perché l'acqua si era comportata in quel modo? Era forse colpa degli Scienziati dell'Istituto? O forse era stato qualcun altro? Era forse stata Alex?

Queste erano poche delle domande che logoravano la mente di ciascuno.

Quando finalmente il fuoco fu acceso , tutti iniziarono a mangiare quello che trovarono dentro i tre zaini: due pacchetti di patatine, qualche scatola di biscotti e tre lattine di brodo, che misero a cuocere sul fuoco.

Dopo qualche minuto di silenzio, nel quale ognuno era intento a fissare le lattine di zuppa bollire sul fuoco, e a sgranocchiare chi dei biscotti e chi delle patatine, un mugolio li fece sobbalzare.

Di scatto tutti si voltarono verso l'origine di quel rumore: Alex

Lentamente la ragazza tentò di alzarsi facendo leva con le braccia, ma subito con un imprecazione finì di nuovo faccia a terra.

-" Cazzo ..."

Cercò nuovamente di rialzarsi, ma quando vide che le tremavano le braccia ci rinunciò e dando un pugno al terreno sbuffò.

-" Ci rinuncio."

-"Non credevo fossi una ragazza così arrendevole."

A rompere la tensione che si era creata tra il gruppo dei ragazzi fu Ethan che con un sorriso ironico aggiunse:

-"Mi stai deludendo."

La ragazza appena sentì la voce del ragazzo si irrigidì poi lentamente girò il volto in modo che potesse guardare in faccia il bianco.

-" Voglio vedere te al mio posto."

Grace, ancora trasformata in lupo, dopo il primo momento di stupore, si lanciò correndo verso la nera e con un balzo le fu sulla schiena.

Iniziando ad abbaiare e a scodinzolare vivacemente una marea di parole le uscirono rauche dalla gola.

-"Oddio, meno male sei sveglia, credevamo tutti fossi morta, poi quando Ethan-"

Un urlo improvviso della ragazza fece scattare all'indietro la piccola lupa.

-" La schiena, cazzo, cazzo, cazzo"

Inarcando la schiena e cercando di toccare la superficie vicino alle scapole, Alex imprecò, e stringendo i denti cerco di scacciare quella marea di dolore che l'aveva assalita.

Mortificata Grace iniziò a scusarsi e piccole lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, Alex quando notò le piccole goccioline scivolare sul viso del lupo, venne investita dal rimorso.

-" Nono tranquilla, non piangere! Sto bene, benissimo ho solo bisogno di riposo".

Cercò anche di sorridere, ma il dolore le fece uscire una specie di ghigno.

La bambina però sembrò apprezzare quel suo sforzo e annuendo si andò ad accucciare di fianco alla ragazza stando però ben attenta a non sfiorarla.

Alex, per quanto le fu facile farlo stesa sulla pancia, pose una sua mano sulla testa dell'animale e lentamente prese ad accarezzarla.

Non ci aveva fatto caso prima, ma ora studiando il muso di Grace vide che i suoi occhi era quasi arancioni e se ci ripensava anche quelli di Mattina variavano quando si trasformava: diventavano di un delicato azzurro cielo.

-" Credo tu ci debba delle spiegazioni non credi?"

A parlare era stato di nuovo Ethan, ma questa volta sul suo viso non c'era dipinta l'ironia di prima, a al contrario ora il suo sguardo sembrava una fredda lastra di ghiaccio.

Sospirando, Alex, volse la testa verso il terreno e nascondendosi il viso con i capelli mugugnò:

-"Prima ho bisogno di una doccia, sapete mica se da queste parte ci sono bagni pubblici?"

Nessuno però rise a quella sottospecie di battuta.

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