Olio su tela di FrenzIsInfected (/viewuser.php?uid=822976)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Appassionato d'arte...anche troppo ***
Capitolo 2: *** Missione di recupero ***
Capitolo 3: *** Un quadro russo ***
Capitolo 4: *** Bozze d'azione ***
Capitolo 5: *** La banda si prepara ***
Capitolo 6: *** Altrettanto Brancaleone ***
Capitolo 7: *** Una visita al Louvre ***
Capitolo 8: *** Operazione Madre Patria ***
Capitolo 9: *** Incontro col nemico ***
Capitolo 10: *** Come in un film ***
Capitolo 11: *** Fine dei giochi ***
Capitolo 1 *** Appassionato d'arte...anche troppo ***
Appassionato d'arte
Aspettò che il cancello automatico si aprisse del tutto, e
parcheggiò l'auto nel piazzale. Walter Mata spense la radio, che stava sparando "Animals" di Martin Garrix, scese ed
entrò nel suo villino di campagna, fuori Vierville-sur-Mer, in
Normandia. Lì, in quel paese, più di mezzo secolo prima,
lungo la spiaggia cittadina, gli Alleati erano sbarcati nell'Operazione
Overlord, il famoso "Sbarco in Normandia". In quel villino, Monsieur
Mata viveva da solo. Non aveva moglie, nè figli. I genitori
erano morti da anni, ormai, e i parenti abitavano distanti dalla
Normandia. Era solo come un cane.
Anzi, solo con il cane, Toby, un labrador.
Gli unici umani che gli tenevano compagnia, per così dire,
erano Frenz Mueller e John Robinson.
Chi erano questi due?
Beh, non erano amici del bar cittadino. Non erano neanche amici d'infanzia.
Ma ladri di opere d'arte.
Monsieur Mata, infatti, era il mandante dei furti di opere d'arte
d'insetimabile valore in tutta Europa verificatisi di recente. Opere
come La Gioconda, La Venere di Botticelli, La Dama Con
l'Ermellino...tutte rubate ed in possesso del signor Mata.
L'insospettabile 56enne della Bassa Normandia era infatti un uomo
ricco, senza scrupoli, che aveva avuto fin da piccolo la passione per
l'arte. Avete presente quei tripponi sempre vestiti con giacca,
cravatta e panciotto, con tanto di orologio da taschino? Walter Mata
era uno di loro. Controllava un'azienda agricola, vicino Bayeux, che,
tra le tante produzioni rinomate, produceva un olio particolare. Un
giorno, in un momento d'ira, schiantò su un dipinto una
bottiglia del suo olio, e vide che il quadro, in evidente stato di
deterioramento, una volta ricoperto dall'olio, questo, essendo
materiale grasso(è un lipide), fermava sorprendentemente il processo di
deterioramento, ricoprendo il dipinto di una patina grassa.
A quel punto, Walter Mata capì che avrebbe potuto far sì
che le opere più famose di tutto il mondo divenissero sue vita
natural durante, senza che si deteriorassero per l'umidità o
altri fattori atmosferici.
Sarebbe passato alla storia come l'uomo in grado di sfidare i sistemi
di sicurezza più sofisticati dei musei più blindati.
Lui, lo sfigato della prima ora, che cerca e trova la rivincita.
Egli assoldò quindi due uomini senza scrupoli, disposti a tutto pur di ricevere un lauto compenso.
Anche se lui stesso li chiamava "La strana coppia".
Questi uomini erano:
- Frenz Mueller, un ladruncolo tedesco emigrato in Francia
perchè ricercato dopo aver rubato dei Vermeer originali in un
museo di Norimberga, eludendo in maniera strabiliante la sorveglianza e
i sistemi di sicurezza;
- John Robinson, un hacker che aveva mandato in tilt per diversi
mesi i sistemi di sicurezza di banche e musei di tutta Europa,
approfittandone per sgraffignare denaro e pezzi di storia.
I due vivevano in un bunker sotterraneo costruito dai tedeschi durante
la guerra, dove erano stati riposti tutti i quadri rubati, e
sorvegliavano quel patrimonio inestimabile.
Quel pomeriggio, Mata non andò subito da loro. Prima, voleva
riposarsi un pò. Accese il fornello, prese la moka e si
preparò il caffè.
Proprio mentre se lo degustava, seduto sul divano, il suo cellulare squillò.
- Pronto? - fece, posando la tazzina.
- Monsieur Mata, je suis Angela. - .
Angela era una agente sotto copertura di Mata. A causa di un favore
concessogli da Mata, ora la donna, insegnate di matematica in un liceo
di Bayeux, agiva come palo nelle operazioni e tassista per gli
spostamenti durante i colpi ai musei.
- Bonsoir, Angela. Dimmi tutto. - disse Monsieur Mata.
- Hanno arrestato Fraternél. - annunciò Angela.
Monsieur Nazaire Fraternél era un anziano critico d'arte fallito, nonchè
braccio destro di Mata, innamorato perdutamente del film "Monuments
Men". Nazaire era convinto di svolgere un lavoro analogo a quello fatto dai soldati
americani per salvare dipinti famosi dai nazisti durante la
guerra, e per questo aveva appoggiato la causa di Mata.
- Parbleu! Arrestato? Dove? - chiese allarmato Mata.
- A Bayeux. Ora sta alla centrale di polizia. Penso lo stiano interrogando. - rispose Angela.
- Ma cos'ha combinato? - domandò l'uomo.
- Penso si sia lasciato andare ad una sua arringa contro i musei,
dicendo che il tuo operato è giusto. Ovviamente senza fare nomi.
- rispose.
Walter scosse la testa.
- Una grana in più. Manderò Frenz e John a liberarlo. - disse.
- Fai presto. - esortò Angela, salutandolo.
Monsieur Mata chiuse la telefonata, alzandosi nervosamente e camminando verso l'uscita dal villino con fare prorompente.
"Idiota. Neanche un italiano farebbe una cosa del genere!" pensò.
Entrò nel bunker, e, dai suoni caratteristici, Walter capì che John stava giocando a Hotline Miami.
Una raffica di insulti in inglese si propagò nel bunker. Evidentemente l'hacker doveva esser stato ucciso.
Monsieur Mata tirò fuori dalla tasca un sigaro, lo accese ed
azionò la sirena, che fungeva da segnale di richiamo per i due
scagnozzi.
John mise in pausa il gioco e si presentò davanti al suo padrone.
- I'm here, Mr Mata! - disse.
Monsieur Mata s'inalberò.
- Mon Dieu! Quante volte ti ho detto di parlare francese, mangia panini che non sei altro? - esplose rabbioso.
- Pardon, Monsieur. Prima o poi cancellerò questi slang americani. - si scusò John.
Frenz, intanto, non arrivava.
- Ma dov'è quell'altro? - domandò Walter nervoso.
- Non lo vedo da una mezz'ora. - rispose John.
- Frenz! Dove sei, idiota di un crucco? - urlò Mata.
Una porta si aprì, e Frenz urlò nel corridoio:
- Sie können nicht einmal ein Mist in Frieden! - . (trad. Non si può neanche fare una cagata in pace!)
Il tedesco arrivò qualche secondo dopo.
- Jawohl, Herr Mata! - disse, mettendosi sull'attenti.
Monsieur Mata gli allungò uno schiaffo.
- Parla la mia schifosa lingua, crucco bastardo! - urlò ancora.
- Oui, Monsieur Mata! - rispose Frenz.
- Idiots. Ma veniamo al punto. - disse, recuperando la sobrietà, Mata.
- Il nostro amico nonchè collega, Monsieur Fraternél,
è stato arrestato a Bayeux. Si è lasciato andare ad un elogio sul mio operato. Dovete andare a liberarlo prima che
spifferi tutto agli sbirri. E' anziano, e potrebbe sfuggirgli qualche
parola di troppo. Prendete un auto, e muovetevi. Aveva detto
di avere importanti notizie su un quadro, non mi ricordo quale. - .
- Agli ordini, Monsieur Mata! - fecero in coro i due malviventi.
- Ora sparite, forza! Lasciatemi godere i miei quadri. - disse l'uomo,
sfregandosi le mani mentre andava nella stanza dove era rinchiusa la
refurtiva.
Frenz e John uscirono, e poco dopo sentirono gli urli e i canti di gioia di Mata nel vedere quei dipinti.
- La vista dei quadri lo fa inebriare. - disse John.
- Ja. Anch'io, forse, reagirei così. Cavolo, ha tra le mani la storia di tutta Europa. - fece Frenz.
Uscirono dal cancello e si avviarono lungo il viale alberato che conduceva alla Provinciale.
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Capitolo 2 *** Missione di recupero ***
Missione di recupero
I due ladruncoli arrivarono in paese mezz'ora dopo, rubando una Seat Cordoba del 1995.
- Non penso che il proprietario si arrabbierà se gliela prendiamo in prestito per qualche ora. - disse John.
- Se non altro impara a non lasciare chiavi in cruscotto. - fece notare Frenz.
Misero in moto l'auto e raggiunsero Bayeux un'ora dopo, appostandosi
vicino alla centrale di polizia. Angela li raggiunse poco dopo con le
armi da "blitz liberatorio":
- Pistole silenziate;
- Coltelli a serramanico;
- Pistole spara-dardi con sonnifero;
- Sacchi per refurtive.
- Bonsoir, garçons. - li salutò la donna.
- Guten Abend. - rispose Frenz.
La donna gli diede una sberla dietro la testa.
- Parla francese, damnation! - esortò la donna.
Il tedesco si massaggiò la testa.
- Qual'è la situazione? - chiese John.
- La centrale è quasi vuota. Ci sono una ventina di poliziotti
dentro. Gli altri sono usciti con le volanti. - informò Angela.
- Wunderbar! Ehm...trés bien. - si corresse Frenz, agguantando la spara-dardi.
- Vi aspetto qui fuori. Ma fate presto: qualche volante dovrebbe tornare a momenti. - avvisò la donna.
I due uscirono dall'auto ed entrarono correndo nella centrale.
- Bonsoir, mon ami! - salutò John, mentre apriva il fuoco sui poliziotti con la pistola silenziata.
Il piantone cercò di azionare la sirena, ma fu accoltellato da Frenz prima che potesse muovere un muscolo.
- Guten Nacht, eissen baguette! - lo schernì il tedesco estraendo l'arma contundente. (trad. Buona notte, mangia baguette!)
- Frenz, vai nella stanza degli interrogatori e recupera Fraternél. - ordinò l'americano.
Frenz ricaricò la spara-dardi, e mosse verso la porta personalizzando il primo verso di "Mein Herz Brennt" dei Rammstein:
Nun liebe Kinder, gebt fein acht: (Ora, cari bambini, fate attenzione)
Ich bin Frenz aus Deutschland. (Sono Frenz dalla Germania)
Ich hab euch etwas mitgebracht. (Vi ho portato qualcosa)
Wird aus meiner Pistole kommen. (Uscirà dalla mia pistola)
Entrò, e mandò a nanna i poliziotti che stavano interrogando l'anziano critico d'arte.
- Era ora! I miei Monuments Men! - esclamò Nazaire alla vista di John e Frenz.
- Oh Gott, beginnt jetzt! - borbottò Frenz. (Trad. Oddio, ora ricomincia!)
- Non abbiamo tempo per borbottare, crucco. Move you, Nazaire. Gli sbirri saranno qui a momenti. - disse John.
L'uomo prese una pistola da un poliziotto addormentato e seguì i due colleghi all'esterno.
Riconsegnarono le armi ad Angela, che si dileguò.
Poi, montarono nella Seat e tornarono a Vierville, lasciando la macchina rubata nello stesso posto dove era stata trovata.
- Muoviamoci. Dobbiamo essere da Mata per l'ora di cena! - esclamò John.
- Speriamo non siano solite verdurine con baguette o cose simili! - disse speranzoso Frenz.
- Devi essere in forma per il lavoro che fai, giovanotto! - fece Fraternél sorridendo.
- Ja. Ma voglio mangiare roba buona, mein Gott! - rispose il tedesco.
I tre camminarono lungo la Provinciale per mezz'ora, poi si ritrovarono davanti la villa di Mata.
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Capitolo 3 *** Un quadro russo ***
Il quadro dei russi
Monsieur Mata danzava sulle note della "Primavera" di Vivaldi, e nel mentre gettava interi recipienti d'olio nei quadri.
- Fate il bagno, bambini! Lavatevi! Starete meglio! - disse sorridendo come un pazzo.
E nel mentre, alternava queste frasi a risatine tipo "Ihihihihihih" o
"Uhuhuhuh", confermando l'estasi che gli dava la vista di quei quadri.
Ad un tratto però, qualcuno bussò alla porta.
Monsieur Mata spense la musica e guardò dallo spioncino.
Un tizio alto, robusto, con i capelli neri alla marines, occhi verdi, felpa nera e jeans strappati apparve ai suoi occhi.
- Frenz! Mangia patate che non sei altro! Cosa vuoi? - domandò infastidito.
Frenz, nonostante l'insulto, sorrise.
- Monsieur Mata, ecco l'uomo che ci aveva chiesto. - .
Nazaire Fraternél spuntò dalla porta, con la sua camicia
a scacchi e i pantaloni neri. Il pizzo argentato lo faceva sembrare il
maestro Shifu di Kung Fu Panda.
Dietro, John apparve con il suo aspetto tipico da nerd: felpa di Dragon
Ball, jeans, aria trascurata, capelli spettinati, scarpe da tennis e
occhi dalle sembianze di un fatto.
- Nazaire! Mon ami! - esclamò Mata, uscendo dal suo paradiso.
- Walter! Vecchio mio! - rispose Fraternél, abbracciandolo.
L'imprenditore agricolo guardò poi i due scagnozzi.
- Merci beaucoup, mes amis! Andate a riposarvi, ve lo siete meritato!
Stasera verrete a cena con me, nella villa! - disse Mata, sorridendo di
gioia.
- Merci. Al vostro servizio, Monsieur Mata. - rispose Frenz, accennando un inchino.
Poi, cominciò a correre lungo il corridoio.
- Ma dove stai andando? - chiese l'americano.
- Dieses Arschloch hat mich nicht Scheiße, bevor beenden! Verdammt ihn und sein Gemüse!
- urlò Frenz, sbattendo la porta del bagno. (Trad. Quello
stronzo non mi ha fatto finire di cagare, prima! Mannaggia a lui ed
alle sue verdurine!).
- Cosa diamine ha detto nella sua lingua incomprensibile? - chiese Fraternél.
- Penso che per un pò non mangerà più verdure. O
almeno, ne mangerà di meno. - rispose John, tralasciando gli
insulti.
- Dove credere di essere, il crucco? In un ristorante a 5 stelle? Non
mi sembra ci sia scritto "Gusteau" fuori dal bunker! - disse ridendo
Mata.
I presenti risero.
- Wenigstens konnte man verschiedene Dinge aus Gemüse zu dienen! Wir sind nicht Ziegen, Ball Schmalz Französisch!
- intervenne il tedesco dal bagno. (trad. Almeno potresti servirci cose
diverse dalle verdure! Non siamo delle capre, palla di lardo francese!)
- Vuole mangiare qualcosa di diverso, ogni tanto. - tradusse garbatamente John.
- Beh, stasera mangerà tutto meno che verdurine! Ed ora
lasciateci fare il nostro lavoro. - disse Fraternél, entrando
nella stanza della refurtiva con Mata.
Appena chiusero la porta, John tornò a giocare ad Hotline Miami.
Non prima di sentire il giubilo del tedesco.
- Gott, Dank! Sie schließlich leuchtet das Gehirn von Huhn! - . (trad. Grazie, Dio! Finalmente hai illuminato quel cervello di gallina!).
La banda di Vierville era al completo, al tavolo di Monsieur Mata.
Frenz sbavava famelicamente, John attendeva passivo e Fraternél
beveva del vino rosso.
- Aaahhh ragazzi, dovreste berne un goccio. E' squisito. - invitò l'anziano.
- Non bevo, vecchio. - rifiutò il tedesco. John invece
allungò il bicchiere, senza però dare un giudizio sulla
bevanda.
- Faraona al forno con funghi e carciofi! - annunciò Mata, portando in tavola la pietanza pronunciata.
L'imprenditore agricolo fece le parti, e tutti cominciarono a mangiare.
- A Fraternél! - disse, levando in aria il bicchiere.
- E a Frenz e John, che mi hanno salvato! - aggiunse il critico d'arte, riconoscente ai due malviventi.
I presenti alzarono i loro bicchieri, poi continuarono a mangiare.
- Allora, Fraternél, l'altro giorno mi parlavi di un dipinto. - cominciò Mata.
- Ah sì, quella "Madonna col Bambino" ortodossa. - ricordò il vecchio.
- Rispolvera le nostre memorie. - invitò l'uomo.
Nazaire si pulì la bocca ed appoggiò il tovagliolo.
- Qualche settimana fa, vicino Volgograd, la ex Stalingrado, è
stato ritrovato questo dipinto ortodosso. L'autore è anonimo.
Risalirebbe al 1500, o su di lì. - spiegò.
- Fin qui resta un quadro di valore inferiore a quelli che abbiamo nel bunker. - asserì John.
- Cosa ha di speciale questo quadro? - domandò Frenz.
- L'oro di cui è ricoperto. Le aureole ed altri particolari sono
stati realizzati in oro purissimo. - spiegò Fraternél.
- E quanto vale questi quadro? - chiese Mata.
Nazaire guardò negli occhi tutti i presenti.
- Vale quasi un miliardo di euro. - .
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Capitolo 4 *** Bozze d'azione ***
Bozze d'azione
All'udir la cifra del valore del quadro, a Frenz e Mata andarono i bocconi di traverso.
- Quasi un miliardo? Vale più della metà del valore di
tutti i quadri che abbiamo rubato! - esclamò l'imprenditore.
- Esatto! Dobbiamo prenderlo! - disse Fraternél.
- Garçons, diventeremo schifosamente ricchi! - sghignazzò Mata.
- Aspetta, Walter. Non gioire così in fretta. - .
Fraternél spiazzò i presenti.
- Non sarà facile rubarlo. - annunciò mestamente.
- Sì, come gli altri quadri. Dai, sarà una passeggiata. - rise John.
- Non è una passeggiata se davanti hai Boris Kutuzov e i suoi uomini. - .
Alla pronuncia di quel nome, i presenti tremarono.
Boris Kutuzov era il capo della sicurezza dei musei russi. I suoi
scagnozzi erano uomini affiliati o membri della mafia russa. E con la
mafia russa non si scherza.
- Kutuzov è un problema secondario. - esclamò Frenz,
uscendo dallo stato di mutismo in cui era caduto. - La Russia non
è dietro l'angolo. - .
- Frenz ha ragione. - sostenne John. - Come diavolo ci arriviamo? - .
I quattro stettero qualche minuto a pensare, poi Mata ebbe l'idea risolutiva.
- Andrete con dei documenti falsi in aereo. Pagherò io i vostri biglietti. - disse Mata.
- Non penso sia una buona idea. Le autorità aeroportuali
scoprirebbero subito che c'è un quadro nel loro bagaglio. - fece
notare Fraternél.
- Allora ruberete una macchina e vi darete alla macchia. Passate i confini a piedi. - ordinò il capo del quartetto.
- Zu Fuß? Sie sind nur mit meinem Kopf, meine Schöne! Und jedes Mal, stehlen ein Auto und ... - attaccò Frenz. (trad. A piedi? Te non ci stai proprio con la testa, bello mio! Ed ogni volta rubare un macchina e...)
- Niente spostamenti. - disse Fraternél mettendo mano
all'iPhone. - Il quadro verrà al Louvre in tuor europeo tra
qualche settimana. - .
- Wunderbar. Meine Füße atmen. - sorrise Frenz. (trad. Meraviglioso. I miei piedi respirano.)
- Perfetto, allora! Aspetteremo l'arrivo della "Madonna col Bambino" e
Kutuzov non è più un problema. - gioì Mata.
- Negativo. Kutuzov ed i suoi uomini sorveglieranno anche al Louvre il dipinto. - scossa la testa Nazaire.
- Was zum Teufel, dann! - esclamò Frenz. (Trad. E che cazzo, allora!).
- Saranno loro a dover aver paura, non noi! - disse alzandosi in piedi
John. - Abbiamo sviato tutte le difese dei musei più protetti e
sorvegliati d'Europa! I Russi tremeranno alla nostra vista! - .
Gli altri tre restarono in silenzio. Poi Fraternél si alzò ed applaudì, seguito a ruota da tutti gli altri.
- Questo vuol dire parlare, Robinson! - esclamò Mata, stringendogli la mano.
- Prenderemo il quadro! - gioì Fraternél.
- Dimostreremo ai russi di che pasta siamo fatti! - rincarò Frenz.
Forse stavano solo sognando ad occhi aperti.
Ma mai quei quattro erano stati più determinati di prima.
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Capitolo 5 *** La banda si prepara ***
Prove d'azione
Dopo quella sera, Mata costrinse Frenz e John ad allenarsi quattro ore
al giorno per affinare le tecniche di infiltrazione e migliorare le
qualità fisiche dei singoli, essendo da qualche settimana a
riposo, dopo il furto di un Modigliani in un museo di Torino. I
problemi che sorsero furono pochi, ma alcuni si rivelarono alquanto
rischiosi.
Frenz era sì, un ragazzo giovane, forte e robusto, ma non era
dotato, come gran parte delle persone alte, di una buona agilità
e scioglimento a livello muscolare. Mata stesso affermava che il
tedesco era come un cipresso: alto e robusto, ma limitato nei
movimenti. Inoltre, aveva ereditato dal padre la sindrome di Gilbert,
una malattia che gli causava svenimenti se sotto eccessivo sforzo.
Quindi, riusciva a lavorare solo la metà di quanto invece
lavorava il collega, il cui problema erano invece i chiletti di troppo,
nonostante disponesse di una buona resistenza.
Il punto cruciale per Frenz furono le capriole. Ad ogni tentativo, rischiava qualche vertebra o l'osso del collo.
- Vedi di non morire, non ti porterò all'ospedale per nessun
motivo. Non rischio di venire beccato per la stupidità di un mio
scagnozzo. - lo rimproverò Mata.
- Was für eine Freude, einen Führer wie das haben! - sibilò Frenz. (trad. Che gioia avere un capo così!)
Il campo in cui però il tedesco eccelleva era quello...bellico.
La sua mira e precisione erano invidiabili. Come d'altronde lo erano le
capacità informatiche del compare americano.
Fraternél, intanto, si informava sugli spostamenti del quadro e
cercava di carpire più informazioni possibili in vista del colpo
che avrebbero messo a segno a giorni.
Forte della sua fama di critico d'arte, si presentò al Louvre,
ed ottenne pochi giorni prima dell'arrivo del dipinto le informazioni
necessarie.
Convocò Mata ed i due scagnozzi nel bunker, mostrandogli il piano dell'apertura al pubblico.
- Alors, garçons, il quadro arriverà al Louvre in
nottata. Gli addetti russi al quadro si disporranno nel perimetro del
museo e sorveglieranno ogni singolo angolo dell'edificio. La zona
diverrà blindata e off-limits al pubblico alla chiusura dei
cancelli. L'apertura è fissata per le 9.00 e la chiusura per le
19.00. - .
- In che zona del Louvre si troverà? - domandò Mata.
- Secondo piano, ala sinistra, zona dipinti dell'Est Europa. - disse Fraternél.
- Uomini di sorveglianza? - chiese John.
- Agenti di polizia, un reparto dell'esercito e 100 guardie russe. - rispose il critico d'arte.
- Verdammt. Es wird nicht einfach sein, wie wir es erwartet hatten. - commentò Frenz. (trad. Dannazione. Non sarà facile come ci aspettavamo.)
- Come potremmo agire? - si chiese John.
- Frenz è un volto già noto alle forze dell'ordine,
è rischioso farlo venire. Ha un mandato di cattura
internazionale. - ricordò Fraternél.
- Ja, come se fosse facile prendere Frenz Mueller. - disse il tedesco.
- Facile o meno, non puoi andare. - ordinò Mata. -
Fraternél, tu sei un critico d'arte. Potresti andare a sbirciare
la situazione prima di entrare in azione. - .
- Si può fare. - riflettè l'anziano.
- Quanti giorni hai detto che resterà al Louvre? - .
- Tre. - .
Mata stette a pensare qualche minuto, poi disse:
- Il piano sarà diviso in tre fasi: lo spionagggio, l'azione e
la fuga. La prima fase verrà eseguita dal qui presente
Fraternél, esplorando il museo ed annotandosi tutto ciò
che vede: guardie, stanze, sistemi di sicurezza e via dicendo. La
seconda si vedrà non appena il nostro critico d'arte avrà
le informazioni necessarie. La terza prevede la fuga grazie all'aiuto
di Angela verso il bunker. La macchina con cui avverrà il furto
sarà naturalmente rubata, per depistare le indagini. - .
Il terzetto coinvolto nel piano ragionò sul piano proposto da Mata, e fu Frenz il primo a parlare.
- Für mich ist es gehen kann. - . (trad. Per me può andare.)
- For me too! - concordò John.
- D'accordo. - si unì Fraternél.
- Bene. - disse Mata. - Ed ora, aspettiamo che Maometto venga alla montagna! - .
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Capitolo 6 *** Altrettanto Brancaleone ***
Altrettanto Brancaleone
Intanto, più lontano dalle pianificazioni dei nostri eroi, in Russia, anche altri uomini stavano pianificando.
Cento ragazzi russi si trovavano in una radura fuori Mosca.
Cento ragazzi russi erano affiliati alla mafia della madrepatria.
Cento ragazzi russi non avevano paura di premere un grilletto.
Cento ragazzi russi non avevano timore di uccidere.
Cento ragazzi russi che, però, sembravano un pò l'armata Brancaleone.
Un uomo, alto, rasato, con gli occhi di ghiaccio, freddi come il suolo
della sua terra, stava camminando davanti a loro, avanti e indietro.
Un uomo potente, affiliato clandestinamente alla mafia russa.
Un uomo che era il capo di una agenzia di vigilanza nei musei russi.
Un uomo chiamato Boris Kutuzov.
- Uomini. - cominciò. - Tra una settimana, ci verrà
assegnato uno dei compiti più difficili della nostra carriera.
Dobbiamo difendere la "Madonna col Bambino" ritrovata poco tempo fa nel
suolo della nostra Grande Madre Russia. - .
- Da chi? - domandò un ragazzo di appena vent'anni.
- Da chi, dici? - chiese Kutuzov. - Semplicemente dai due ladri di
opere d'arte più ricercati del mondo, razza di idiota! - .
Il giovane abbassò lo sguardo.
- Svetlana, dai loro i fogli. - ordinò il russo.
Una donna alta e bionda, dietro di lui, tirò fuori dalla sua
borsa una busta. Avanzò verso la prima fila e cominciò a
distribuire i fogli.
Due uomini, un tedesco e un americano, campeggiavano sulla carta.
- Il primo uomo è Frenz Mueller, un ladruncolo con un mandato di
cattura internazionale. E' ricercato per aver rubato dei Vermeer
originali in un
museo di Norimberga, eludendo in maniera strabiliante la sorveglianza e
i sistemi di sicurezza. - .
- Tanto ladruncolo non è allora, per aver fatto una cosa del genere. - commentò un uomo.
- Il secondo è John Robinson, un hacker che ha mandato in tilt per diversi
mesi i sistemi di sicurezza di banche e musei di tutta Europa,
approfittandone per sgraffignare denaro e pezzi di storia. - .
Gli uomini si guardarono tra di loro, e qualcuno rise. Quei due non potevano essere così pericolosi.
- Scusi, signor Kutuzov. Lei come ha avuto queste informazioni?
Provengono da una fonte attendibile? - chiese scettico un uomo barbuto
sulla quarantina.
- Le parole Servizi Segreti ti bastano? - fece Kutuzov sbeffeggiandolo.
- I Servizi Segreti potrebbero sbagliarsi... - suppose un altro.
- BASTA CON QUESTE SEGHE MENTALI, PORCA PUTTANA! - urlò il capo
dei cento uomini, facendoli zittire tutti. - SONO LORO, PUNTO E BASTA!
IL PROSSIMO CHE OBIETTA LO UCCIDO SEDUTA STANTE! - .
Neanche un filo d'aria si mosse dopo il ruggito di Kutuzov.
- Stampatevi in mente quei volti. Mi ci gioco le palle che verranno a Parigi per rubare il dipinto! - disse.
Gli uomini ormai avevano capito l'antifona: Non fatevi ingannare dal
loro curriculum, perchè vi faranno il culo come la bandiera
americana.
E loro odiavano la bandiera americana.
- Partiamo tra quattro ore. - annunciò. - Preparatevi. Il
viaggio sarà lungo, e le fermate che faremo sono poche. - .
Gli uomini ruppero le righe.
Kutuzov tornò da Svetlana.
- Andiamo, cara. - disse. - Dobbiamo prepararci. - .
- Ricordati di fare la pipì prima di partire. Sennò
faremo la fine di quando ci hai fatto fermare in quell'autogrill
polacco, durante lo spostamento di quel dipinto di Kandinsky. Per poco non ce lo rubavano! - gli ricordò la donna.
Boris scosse la testa e guardò le foto dei due malviventi.
Nessuno ha mai fregato Boris Kutuzov. si disse.
Non mi fregherete neanche voi!
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Capitolo 7 *** Una visita al Louvre ***
Una "visita" al Louvre
Come previsto da calendario, e come avevano pianificato i russi e i
nostri eroi, la "Madonna col Bambino" di cotanto inestimabile valore
sbarcò sulle rive della Senna.
La polizia parigina, l'esercito e gli uomini di Kutuzov erano stati
messi in allerta da giorni su un possibile attacco da parte dei ladri
di opere d'arte ancora non identificati che da giorni saccheggiavano
musei su musei, opere su opere.
Da ogni parte della Francia erano accorsi turisti, curiosi,
appassionati d'arte, critici, tutti per dare il benvenuto e mirare con
i propri occhi l'opera più preziosa del mondo.
Nazaire Fraternél era tra di loro, schiacciato come in un vagone
da bestiame, in mezzo alla solita miriade di turisti giapponesi che
fanno le foto anche ai bidoni della spazzatura per confrontarli con
quelli del loro Paese, magari scoprendo che sono uguali.
John ed Angela avevano accompagnato il critico d'arte, lasciando però
l'americano fuori Parigi. L'hacker preferì non entrare in città per
la paura di esser riconosciuto. Aveva inoltre scoperto che tutti i
telefoni dentro Parigi erano stati messi sotto intercettazione, per
individuare eventuali malintenzionati.
Se avesse mantenuto i contatti telefonicamente con Fraternél,
l'operazione sarebbe andata amorevolmente in frantumi, per la "gioia"
di Mata e della banda di Vierville.
All'apertura dei cancelli, i poliziotti fecero passare ogni visitatore
sotto il metal detector. Fraternél aveva con sè solo un
blocchetto di carta, una penna e il cellulare spento, e passò
senza problemi.
Era già stato altre volte al Louvre, ma ogni volta che tornava,
i suoi occhi gioivano. Gran parte delle sue opere preferite erano in
mano di Mata, ed un pò gli fece perdere la felicità
usualmente provata.
Cominciò il suo giro di ricognizione dall'ala destra del piano
terra, che conteneva principalmente opere italiane, escluse un paio di
stanze contenenti opere francesi. I poliziotti francesi piantonavano
quelle parte del museo, disposti a gruppi di cinque ogni due stanze
attigue. Lungo i corridoi, i poliziotti diventavano dieci.
Tra di essi, Fraternél notò un paio di ragazzi biondi in giacca e cravatta, con una toppa a forma di bandiera russa nel braccio.
Devono essere gli uomini di Kutuzov. pensò.
La stanza dove doveva essere la Gioconda era stata chiusa con un
nastro, ma la porta era rimasta aperta, lasciandone intravedere uno
scorcio. Il critico d'arte notò che i sistemi d'allarme erano
fuori uso, insieme ad ogni impianto elettrico presente nella stanza.
Appuntò il numero delle guardie, la nazionalità di esse e
la situazione della stanza della Gioconda, poi fece il giro della zona
centrale, quella con le opere dell'epoca precedente a Cristo.
Vasi di terracotta, opere greche ed egiziane tappezzavano quel settore,
sorvegliato da una componente mista ma di sicuro più cospicua di
sorveglianti.
Stesso discorso fu ripetuto per l'ala sinistra del primo piano, ospitante le opere che andavano dal 17mo al 19mo secolo.
Poi, Fraternél salì ai piani superiori.
La zona centrale era stata ampiamente depredata durante la loro
precedente "visita" al Louvre, ed ora molti posti riservati ai quadri
erano vuoti, sostituiti dalla scritta in stampatello rosso "RUBATO".
Una lunga fila, invece, ostruiva il passaggio alla parte sinistra del secondo piano del museo.
Sento odore di Russia. disse tra sè e sè, notando la netta prevalenza di personale russo al piano superiore.
Gli addetti alla sicurezza facevano entrare cinque persone ogni cinque
minuti a quell'ala del museo, giusto il tempo necessario per vedere
l'opera, far entrare i successivi visitatori e non causare code
chilometriche.
Durante l'attesa, l'anziano critico rielaborò i dati ottenuti, senza farsi notare dai russi e dai turisti.
Ad un tratto, vide un uomo e una donna con la bandiera russa parlare tra di loro, e guardare i turisti che entravano.
Quello dev'essere Kutuzov. pensò.
Tra i due ci fu un breve scambio di occhiate, poi Kutuzov tornò a parlare con la donna.
Dopo mezz'ora, riuscì ad accedere alla zona del quadro russo.
Trattenne a stento un'imprecazione.
Ogni angolo era sorvegliato da sistemi d'allarme, telecamere e uomini della mafia russa.
Spostò la sua attenzione sul quadro.
Il rosso invadeva l'intero quadro: i vestiti della Madonna, del
Bambino, sullo sfondo nero risaltavano. L'oro con cui erano state
abbellite le aureole rendevano ancora più magnifico il quadro.
Fraternél quasi si inchinò dinanzi quel capolavoro.
Sei stupenda. disse tra sè e sè, riferito al quadro.
Passò i cinque minuti a mirare estasiato quel raro esemplare di
maestria pittorica, poi i russi li invitarono a lasciare il posto ai
successivi visitatori.
Nazaire lasciò il Louvre, e contattò Angela, che passò a prenderlo un quarto d'ora dopo.
Chiunque lo vorrebbe. pensò il critico d'arte.
Noi lo avremo!
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Capitolo 8 *** Operazione Madre Patria ***
Operazione Madre Patria
Una volta tornato a Vierville, nella villa di Mata,
Fraternél chiarì la situazione a tutti e quattro i membri
della banda.
- Monsieurs, la missione che ci aspetta è più difficile
del previsto. Il perimetro del museo è sorvegliatissimo: cinque
autoblindo dell'esercito e una decina di pattuglie della polizia. Per
non parlare del personale del museo: hanno sostituito le guardie con la
polizia e gli uomini di Kutuzov. - annunciò.
Ognuno dei presenti espresse la propria stizza.
Poi tirò fuori una mappa del museo.
- Il personale interno è stato distribuito con molta cura: le
parti più lontane sono meno sorvegliate rispetto a quelle
più vicine al quadro, giustamente. - disse. - L'entrata ideale
è al piano terra, nella zona della Gioconda. I sistemi di
sicurezza sono disattivati per un guasto. - .
- Benissimo! Sarà un gioco da ragazzi per voi, garçons. - gioì Mata.
- Ehm...monsieur Mata...veramente per questa missione necessiterebbe anche il suo apporto. - intervenne John.
Mata spalancò gli occhi e cominciò a balbettare.
- Ma...ma...io non posso...troppo rischioso... - .
- Non faccia la commedia. - disse Frenz. - Möchten Sie das Bild? Dann arbeitete! - . (Trad. Vuoi il dipinto? Allora collabora!)
L'imprenditore capì che davanti aveva degli uomini visibilmente
incazzati e continuò ad ascoltare in silenzio il critico d'arte.
- Frenz, ti ricordi quei Panzerschreck che abbiamo trovato ripulendo il bunker? - chiese.
- Ja. - rispose Frenz. - Sono insieme ad altre armi lasciate da miei fratelli crucchi durante ritirata da Normandia. - .
- Penso che ci torneranno utili. - sorrise Fraternél.
- Che diamine vuoi fare con i Panzerschreck? - domandò impaurito Mata.
- Semplice. Faremo saltare le autoblindo dell'esercito e le volanti. - rispose John.
Walter sembrò più tranquillo.
- Useremo una tattica simile a quella utilizzata durante l'attacco a Charlie Hebdo. - spiegò Fraternél.
- Quindi, ripassando il piano: Frenz e John scenderanno dall'auto con i
Panzerchreck, dopo aver travolto il posto di blocco della
polizia/esercito. Mata ed Angela ricaricheranno i bazooka mentre i due
fanno fuoco, mentre io raggiungo il nostro ingresso e vi faccio fuoco
di copertura. Dopodichè entriamo, uccidiamo tutti, prendiamo il
quadro e fuggiamo. - .
- E sbirri? Frenz non crede che dopo aver fatto saltare loro volanti non arriveranno altri sbirri. - fece Frenz.
- La centrale più vicina è a 10 minuti di macchina dal
museo, e se venisse dato l'allarme non avremo problemi a distanziarli,
con il traffico che c'è in città. - lo
tranquillizzò il critico d'arte.
- Posso ovviare all'allarme. - disse John. - Se riuscissi ad inibire il
sistema di comunicazione all'interno della città...gli sbirri
non riceverebbero alcun SOS! - .
- Ottima idea, Robinson! Mettiti subito all'opera, non c'è tempo da perdere! - ordinò l'imprenditore agricolo.
- Che l'operazione "Madre Patria" abbia inizio! - .
John stette alzato tutta la notte, riuscendo ad infiltrarsi nel sistema
operativo dell'erogatore di energia elettrica di Parigi, oltre che in
quello telefonico. Con un pò di fortuna, programmò
l'inibizione di erogatori elettrici ed antenne per le
telecomunicazioni, in modo che all'ora prestabilita per l'attacco, la
polizia e l'esercito fossero tagliati fuori dai collegamenti. Gli altri
membri, invece, caricarono i Panzerschreck e le armi funzionanti
trovate nel bunker nell'ormai famosa Seat Cordoba usata nel raid
liberatorio di Fraternél, rubata per l'ennesima volta.
Verso le 15 del pomeriggio, la banda passò a prendere Angela a Bayeux, per poi dirigersi a Parigi.
Alla vista della Tour Eiffel, Mata si sfregò le mani, nascondendo la paura.
Era ad un passo dal prendere quel dipinto.
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Capitolo 9 *** Incontro col nemico ***
Incontro col nemico
La banda di Vierville stava cenando in macchina, dopo una veloce fermata in un McDonald's fuori città.
Erano a pochi isolati dal Louvre. A momenti avrebbero attaccato.
John diede un sospiro di godimento, affondando i denti nel Big Mac.
- Odori e sapori di casa. - disse a bocca piena.
- Sapori di merda. - lo corresse Frenz, finendo le patatine.
- Le scambieresti con le verdurine? - domandò Fraternél.
- Nein. - .
- Allora non ti lamentare, crucco. - disse Mata. - E prepara quei
Panzerschreck. Tra poco salteranno i sistemi di comunicazione. - .
- E la corrente? - chiese Angela.
- Ho fatto sì che alcuni quartieri, tra cui questo, rimangano
senza elettricità, per non destare sospetti. - fece John.
Finirono di mangiare, e prepararono i bazooka con le munizioni, oltre che alle altre armi.
Qualche minuto dopo, l'illuminazione pubblica fu sospesa.
- Ci siamo! - disse Fraternél.
- Trés bien! Allez, allez, Angela! - esortò Mata.
La donna mise in moto, e dopo qualche minuto la banda fu nella strada
che conduceva all'accesso est del museo. Due pattuglie della polizia lo
presidiavano.
John mise il busto fuori dall'auto, che si dirigeva a tutta velocità verso le pattuglie.
- Good evening, Monsieurs. It's time to die! - urlò, impugnando il Panzerschreck.
Fece partire il colpo, e le macchine saltarono per aria. Fraternél gli ricaricò l'arma.
Angela accelerò ulteriormente, travolse le auto ed arrivò sgommando nel piazzale delle piramidi.
Mata e Frenz misero le loro UZI fuori dal finestrino, ed aprirono il
fuoco sulle volanti, mentre John e Fraternél si occupavano delle
autoblindo.
I poliziotti si avventarono sulla Seat, nel vano tentativo di
speronarla. La guida spericolata della donna ne mise fuori uso una
cinquina con dei rapidi cambi di direzione.
I proiettili delle autoblindo forarono diverse parti dell'auto, senza fortunatamente colpire nessuno.
I russi, intanto, dalle finestre tentavano di colpire la Seat, finendo invece con l'eliminare un paio di volanti.
Frenz fu preso da un attacco di follia, e si lanciò fuori
dall'auto in corsa. Rotolò per qualche metro, provocandosi
diverse escoriazioni e contusioni. Si rialzò ed aprì il
fuoco sui piloti dell'ultima autoblindo rimasta(alle altre ci aveva
pensato John), e corse verso l'entrata designata, spostando il fuoco
del suo mitra sulle volanti, rendendole inoffensive.
Il restante dei componenti della banda aveva coperto Frenz, sparando alle finestre del museo per far ripiegare i russi.
- GIU' LA TESTA, FRENZ! - urlò Fraternél, che aveva appena ricaricato il Panzerschreck.
Il tedesco obbedì, e qualche secondo dopo il razzo frantumò le grate della finestra dell'ala est del piano terra.
Abbandonarono l'auto e scavalcarono la finestra, aprendo il fuoco su alcuni poliziotti arrivati dai corridoi attigui.
- Schnel, Jungs, schnel! -
incitò Frenz, sparando a raffica ad ogni russo o francese che
arrivasse, alternato durante le ricariche da John, Mata e
Fraternél.
Dopo un paio di minuti raggiunsero le scale che conducevano al piano superiore.
- Mata, Angela, restate qui, e rallentate i russi che arrivano dalla
parte ovest del museo. - ordinò il critico d'arte, vedendo
sopraggiungere uomini.
L'imprenditore e la professoressa cominciarono a sparare verso i nemici, mentre i tre salivano.
John, colto alla sprovvista, fu colpito al braccio sinistro da un russo, freddato un attimo dopo da Frenz.
- State attenti, è pieno di russi quassù. - li avvisò Fraternél.
- Non l'avrei mai detto. - commentò sarcasticamente Frenz.
Poi si avvicinò all'americano.
- Te la senti di continuare? - chiese. John annuì.
- Tento una pazzia, voi copritemi. - annunciò il tedesco, ricaricando l'arma.
L'americano ed il critico d'arte cominciarono a far fuoco verso la
parte est, ma invece di andare a ovest il tedesco si fiondò sul
lato dove era diretto il fuoco.
- FRENZ, IL DIPINTO E' DALL'ALTRA PARTE! - urlò Fraternél.
- Sie gehen in den Westen, und Mager die russische Komponente! Ich begleichen diesen Flügel des Museums und ich werde Sie beizutreten. - urlò. (trad. Voi andate ad ovest, e scremate la componente russa! Io sistemo questa ala del museo e vi raggiungo.)
I due si guardarono, sospirarono, ed uscirono allo scoperto, aprendosi la strada a suon di pallottole.
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Capitolo 10 *** Come in un film ***
Come in un film
- Fermateli! O almeno, provate a rallentarli! - .
Boris Kutuzov stava sudando freddo. I francesi ed i suoi uomini avevano
sottovalutato clamorosamente quei banditi, nonostante li avesse
avvertiti a dovere.
Più della metà dei russi era fuori gioco, e i poliziotti francesi di supporto erano pochi.
- Tu! - urlò ad un poliziotto. - Usa quella radio e contatta la centrale! - .
- Non posso, signor Kutuzov. - disse disperato il poveretto. - Abbiamo
perso il contatto radio pochi minuti prima di ricevere l'attacco. - .
- E l'elettricità? - .
- Abbiamo perso pure quella. I generatori d'emergenza sono disattivati, e per riattivarli bisogna andare al piano terra. - .
Kutuzov sentì le urla dei suoi uomini che cadevano sotto i colpi dei banditi.
- Non ci sono vie d'uscita? - domandò.
- Non mi sembra. E poi stanno arrivando! - rispose un russo, indicando la figura di un ragazzo che impugnava una pistola.
- E' l'americano! Fatelo fuori! - .
John e Fraternél sentirono l'ordine di quel russo, detto in francese.
- Quello è Kutuzov! - disse il critico d'arte.
- Facciamo fuori questa gente, prima che sia troppo tardi. - esortò l'americano.
Ricaricò la UZI e si avventò contro la stanza che
precedeva quella del quadro, dove stazionavano Kutuzov e i suoi uomini.
Aiutato da Fraternél, eliminò il poliziotto ed altri quattro uomini, poi inciampò.
Kutuzov fu sopra di lui con una pistola in pugno.
John reagì prontamente, mordendo il braccio del russo, facendogli mollare la presa dall'arma.
- CORRI, NAZAIRE! IO PENSO A KUTUZOV! - urlò al critico d'arte.
Con uno sprint da vecchio corridore, Fraternél freddò gli
ultimi due russi che lo separavano dalla stanza del quadro, e
sfondò la porta.
Kutuzov aveva due braccia paragonabili a quelle di un bracciante agricolo, e stava mettendo a dura prova i muscoli di John.
- Crepa, americano di merda! - gli urlò, mentre sfoderava un coltello da dietro la sua giacca.
John, antisportivamente, gli allungò un calcio nei posti dove
non batte il sole, scatenando l'ira del russo, che per tutta risposta
gli tagliò superficialmente i bracci e mollò qualche
destro prorompente.
L'americano, mezzo tramortito, fu raggiunto da Kutuzov, ed il russo alzò il pugnale su di lui.
La stanza era vuota, immersa nell'oscurità.
Girò un paio d'angoli, poi lo vide.
Il dipinto.
Fu sul punto di afferrarlo, quando da una stanza attigua spuntò un russo.
- Kradut kartiny! - urlò, impugnando la pistola. (trad. Stanno rubando il dipinto!)
Nazaire lo freddò, ma ne sopraggiunsero altri.
Agguantò l'opera d'arte, ed uscì dalla stanza.
John era pieno di tagli e lividi, ma teneva in mano il coltello
di Kutuzov. Gli aveva perforato il petto con una ventina di coltellate.
- Andiamo, prima che sia troppo tardi! Stanno arrivando altri russi! -
gli urlò il critico d'arte, mentre si sistemava il quadro sotto
braccio.
Lo protese verso l'americano, che lo afferrò.
- Io sono vecchio e lento, tienilo tu. - disse.
I due scesero, raggiungendo Mata e Angela.
- Dov'è Frenz? - domandò l'imprenditore agricolo.
- Non lo sappiamo, ma non importa. Abbiamo il quadro. - disse Fraternél.
- Non possiamo lasciare Frenz ai russi o agli sbirri! - protestò Mata.
- Frenz vorrebbe che prendessimo il quadro e ce ne andassimo il
più velocemente possibile! - fece John, aprendo la porta
principale del museo con l'aiuto di Angela.
Uscirono, e si ritrovarono dietro dei russi .
- Questi stronzi hanno i furgoni parcheggiati vicino alle due
autoblindo distrutte. - annunciò Mata, brandendo una chiave. -
Ho le chiavi di uno dei loro mezzi, la targa è scritta nel
portachiavi. - .
Ad un tratto, degli spari alle loro spalle.
I quattro si girarono.
Frenz aveva sorpreso alle spalle i russi, uccidendoli tutti.
- Ce l'ha fatta! - esultò John.
Il tedesco affiancò Fraternél, ch era rimasto indietro rispetto agli altri.
- Andiamo, Nazaire, ci siamo quasi! - lo incitò, ricaricando la UZI.
- Ehi Frenz, la sai una cosa? - disse il vecchio.
- Che cosa? - domandò, aiutandolo nella corsa.
- Mi sembra di essere in un bellissimo film. - .
- Quale? - chiese il crucco.
- Monuments Me... - .
Tre colpi raggiunsero la schiena di Fraternél, perforandogli i polmoni. Un quarto lo prese alla testa.
Svetlana era spuntata dal museo, ed ora sparava verso il tedesco.
Il critico d'arte cadde per terra, e non si mosse più.
- Vy nikuda ne denetsya , ubiytsy! - disse, continuando ad aprire il fuoco. (trad. Non andrete da nessuna parte, assassini!)
Intanto, gli altri tre avevano preso il furgone e stavano raggiungendo Frenz ed il cadavere di Fraternél.
- Allez, Frenz, allez! - gli urlò Angela.
Frenz prese la pistola di Fraternél e colpì la russa in piena fronte.
- Schlampe! Schlampe! Russische Schlampe! - urlò di disperazione il tedesco, accasciandosi su Fraternél. (trad. Troia! Troia! Troia russa!)
- C'mon, Frenz, it's gone! - gli disse John, anch'egli in lacrime. - Police will be here in few seconds! - . (trad. Andiamo, Frenz, è andato. La polizia sarà qui a secondi!).
Frenz raccolse le armi del francese e montò sul retro del
furgone, con ancora nelle orecchie le ultime parole di
Fraternél, ed il suo volto sorridente stampato in quel corpo
freddo e morto.
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Capitolo 11 *** Fine dei giochi ***
Fine dei giochi
- Non mi piace. E' troppo tranquillo. - .
La banda di Vierville stava vagando per le vie di Parigi, ed in giro
non c'erano volanti della polizia. Avevano fatto un giro di
ricognizione, prima di imboccare la strada degli Champes
Elysées, che li avrebbe condotti all'autostrada verso la
Normandia.
Dopo una decina di minuti, dalla radio del furgone russo, collegata
alla centrale di polizia della capitale, fu dato l'allarme per una
sparatoria conclusa al Louvre.
- A tutte le unità, dirigersi al museo del Louvre. Sparatoria
conclusa da qualche minuto, numerosi cadaveri sul piazzale delle
piramidi e dentro il museo. Verificare la presenza del quadro russo. - .
- Idioti. Stiamo lasciando Parigi, è inutile che ci cercate. -
li schernì Mata, che affiancava Angela nei sedili anteriori del
furgone.
Passato un quarto d'ora, durante il quale i banditi imboccarono l'autostrada, venne dato un altro comunicato.
- A tutte le unità, dirigersi sulla A13 Parigi - Caen. Inseguire
un furgone Iveco bianco, con targa russa A 397 KL. I ladri del quadro
si sono allontanati con il suddetto mezzo. - .
- Scheisse! - esclamò Frenz.
Una pattuglia che passava nella corsia opposta fece inversione di
marcia e cominciò a rincorrere il furgone lungo la corsia
d'emergenza.
- Ne abbiamo una dietro. - annunciò John.
- Non penso che avremo solo quella, tra qualche minuto. - disse Frenz, preoccupato.
Il tedesco aveva ragione. Nel giro di venti minuti, una trentina di
pattuglie aveva imboccato la Parigi - Caen, alla ricerca del furgone.
- Spuntano fuori come funghi! - esclamò John, ricaricando il Panzerschreck.
- Ti do una mano. - disse Frenz, impugnando un mitra.
I due ruppero i vetri dei portelloni posteriori ed aprirono il fuoco sulle volanti.
Due ore dopo, la situazione era a dir poco tragica, per la banda di Vierville.
John aveva messo a tacere una trentina di volanti, ma ogni volta che ne
abbatteva una, altre quattro accorrevano dai caselli più vicini.
Era stato tentato perfino l'effetto domino, e il tentativo di creare un
tappo incapace di far passare le auto risultò impossibile.
Anche Frenz aveva fallito nel tentativo di rallentare la carovana della
polizia. Le sparatorie in auto in quelle situazioni critiche non erano
mai state il suo forte.
- E' la fine, Walter. - si agitò Angela. - Stiamo anche per finire il carburante! - .
Mata cominciò a sudare freddo. Iniziò a sentire il freddo metallo delle manette cingergli i polsi.
- Ce la possiamo fare, ragazzi! - esclamò. - Siamo entrati al
Louvre. Abbiamo ucciso tutti i russi. Abbiamo preso il quadro. Dobbiamo
solo tornare a casa! - .
- Ma tra qui e Bayeux ci sono 30 km! - fece notare Angela.
- Tu e John scenderete a Caen! - ordinò Mata. -Io e Frenz arriveremo a Vierville, in un modo o nell'altro. - .
- Ma abbiamo i panni sporchi di sangue! - urlò John. - Come puoi pensare che passeremo inosservati in paese? - .
- Un russo ha lasciato la valigia con alcuni indumenti qui. Prendete quelli. - .
Angela e John storsero il naso, ma era l'unica opportunità per fuggire ed uscire puliti da quella vicenda.
Percorsero ancora qualche kilometro, poi spuntò il cartello che segnalava la fine dell'autostrada.
- Ci siamo. E' il casello di Caen! - esclamò Angela.
- Accelera, Angela! Sfonda la barriera! - disse Frenz.
Angela obbedì, ma appena passò il casello, fu costretta a fermarsi per due motivi:
1) La benzina era finita;
2) Un intera fila di macchine della polizia ostruiva l'uscita del casello.
Il furgone fu circondato in pochissimi secondi.
- Uscite dal veicolo con le mani in alto! Siete circondati e non avete vie di fuga. - intimò un poliziotto.
- Che facciamo? - disse Mata, rivolto ai due banditi.
- Mi sembra chiaro. Fine dei giochi. - disse Frenz, aprendo lo sportello posteriore del furgone alzando le mani.
La polizia andò incontro al tedesco, estraendo successivamente
gli altri tre. Vennero sbattuti a terra ed ammanettati, finendo poche
ore dopo nel carcere de la Santé di Parigi.
Il sogno di gloria di Walter Mata era finito.
Epilogo
Mata rilevò alla polizia la localizzazione dei quadri, che furono recuperati e restituiti ai musei d'appartenenza.
I nostri eroi furono processati, e i verdetti furono questi:
- Walter Mata fu
accusato di associazione a delinquere finalizzata al furto di opere
d'arte e omicidio. Fu condannato all'ergastolo, e non ricevette
riduzioni di pena. Passò il resto della sua vita in prigione;
- Angela fu accusata di
favoreggiamento ed omicidio, ma visto il fatto che fu obbligata da Mata
a fare tutto ciò, passò solo dieci anni in prigione. Una
volta uscita, ricominciò a vivere facendo ripetizioni di
matematica e fisica, non potendo essere riammessa al liceo;
- Frenz Mueller fu
accusato di furto d'opere d'arte e strage, e condannato all'ergastolo.
La pena fu ridotta a vent'anni di carcere per buona condotta. Una volta
uscito, Frenz smise di rubare, venendo nominato capo della sicurezza
del Louvre, sventando numerosi tentativi di emulazione dei gesti compiuti da lui e la sua banda.
- John Robinson fu
accusato di furto d'opere d'arte, sabotaggio e strage, ma venne
condannato in contumacia, in quanto riuscì a fuggire dal carcere
prima del processo. Tornò in America, cambiò nome e si
stabilì alle Hawaii, dove prese in gestione un bar.
Ogni tanto, i due ex malviventi si sentono, e, ripensando a quanto compiuto, pensano:
Ma, in fondo, ne è valsa la pena.
Fine.
Messaggio dall'autore
Ebbene sì. Le avventure della banda di Vierville sono
finite. Mata ha avuto la giusta fine che si meritava. E gli altri
poveri diavoli al servizio di Mata, in un modo o nell'altro(tranne
John), hanno scontato la loro pena e si sono rifatti una vita
più dignitosa.
Mi scuso per aver finito in anticipo la storia, ma ultimamente ho perso l'ispirazione per allungarla troppo.
Passo subito ai ringraziamenti!
- A Nordwestwinde(ex Ushanka),
per il supporto continuo, le dritte e l'ispirazione. Se la storia
è quella che è, è anche merito suo. Grazie
mille!
- A alessandroago_94, per aver seguito la storia;
- A Daydreaming99, che ha letto solo due capitoli ma presto leggerà tutta la storia;
Un grazie va anche ai lettori silenziosi.
Spero di ritrovarvi in futuro!
Alla prossima!
Frenz
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