One love, one mystery.

di Pll_AeAlove
(/viewuser.php?uid=719957)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1-La partenza per Rosewood ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2-L'arrivo a Rosewood ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3-Cominciano i problemi ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4-Interrogatorio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5-La festa (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6- La festa (Parte 2) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-La festa (Parte 3) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8-La festa (Parte 4, ultima) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9-I diari di Alison ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10-L'incontro ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11-La ragazza bionda ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12-Nuove scoperte e nuove speranze ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13-Sono ancora qui ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14-L'appuntamento (Parte 1) ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15-L'appuntamento (Parte 2, ultima) ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16-La foto ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17-Il bacio mancato ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18-Rivelazioni ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19-Realtà o finzione? ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20-Pensieri notturni ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21-Flashbacks e cambiamenti ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22-Risse e tormenti ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23-Gli 'ultimi' scherzi di A. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24-Campeggio... ***
Capitolo 26: *** avviso..chiedo perdono ***
Capitolo 27: *** Capitolo 25-Bambole e verità ***
Capitolo 28: *** Capitolo 26-Chiarimenti ***
Capitolo 29: *** Capitolo 27-Resa dei conti (Parte 1) ***
Capitolo 30: *** Capitolo 28-Resa dei conti (Parte 2) ***
Capitolo 31: *** Augurii ***
Capitolo 32: *** Capitolo 29-Nuove e vecchie verità ***
Capitolo 33: *** Capitolo 30-Resa dei conti (Parte 3, ultima) ***
Capitolo 34: *** Capitolo 31-One love, one mystery ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


PREFAZIONE Era mattino presto. A Miami il sole cocente emanava un caldo insopportabile, i raggi traspiravano dalle finestre e non si riusciva a dormire in pace. Nonostante fosse pur vero che Austin ed Ally dovessero svegliarsi presto per prendere l'aereo a Rosewood, in Pennsylvania. Avevano deciso di andarci per un motivo non del tutto chiaro, per ora ancora sconosciuto. Austin ed Ally erano due ragazzi appassionati di musica. Sognavano di gestire un loro negozio,e dopo essere tornati da Rosewood ci sarebbero riusciti. Nonostante fossero 'colleghi' e 'amici di infanzia', però, i due sedicenni erano abbastanza diversi. Ally era una ragazza dolce, solare, sempre pronta ad aiutare il prossimo. Austin era invece un ragazzo rude, scontroso e talvolta antipatico. Ally ne era innamorata, e a volte si chiedeva perché il suo cuore avesse dovuto scegliere proprio lui. Austin non sapeva provare sentimenti,e la data della partenza per Rosewood avrebbe segnato anche un cambiamento in lei, perchè era stanca di non essere notata da quando erano piccoli, da quando si era innamorata di lui. All'inizio credeva fosse solo una cotta, poi aveva capito che lo amava, che quando lo guardava il suo cuore batteva forte e dimenticava ogni cosa brutta. Perché con lui stava bene, e non lo amava per il suo aspetto fisico, o magari per il suo carattere-assolutamente no-lo amava punto e basta, come se amasse una parte di lui, che però lui non mostrava. E ora, si sarebbe trovata catapultata in chissà quale avventura, pronta ad aprirsi a nuovi orizzonti, e non essere sempre 'la stupida ragazza innamorata'. E lui, avrebbe continuato ad essere 'il solito ragazzo che non si innamora?' Uff, a Rosewood la situazione era ben diversa! La mattinata di Rosewood era abbastanza fredda in quel periodo, il sole era coperto dalle nuvole,le quali si stanziavano per tutto il cielo,rendendo tutta la cittadina tristemente grigia. Le liars, Aria, e Hanna, e Spencer, ed Emily, stavano dormendo, ,nelle loro rispettive case, ognuna con pensieri differenti. Aria pensava a Ezra. Aveva terminato la sua relazione con lui per via del fatto che fosse il suo professore. Lo amava, lo amava tanto, ma stare assieme era impossibile. Hanna pensava a Caleb, che ora era a Ravenswood, e sperava con tutto il suo cuore che non avesse trovato un'altra ragazza da rimpiazzare con lei. Oh no, lei non l'avrebbe mai fatto. Lei lo amava come mai aveva amato nessuno. Nella mente di Spencer c'erano i soliti pensieri mattutini riservati al prossimo litigio con la sorella, Melissa. Loro erano troppo diverse, Melissa era troppo perfettina, mentre Spencer non riusciva a reggere il peso di dover essere sempre perfetta per via della sua famiglia. E poi pensava ad -A, alla sua vita. Già. Cos'era la sua vita, nelle mani di -A? Lei ormai era diventata solo un giocattolino, e questa storia doveva finire. Al più presto. Poi tornò a dormire. Emily pensava a Paige, poichè ormai la loro storia andava a gonfie vele. I genitori l'avevano accettata, avevano accettato Paige e persino la sua natura. Emily non era diversa, e ora che stava così bene con Paige, finalmente stava bene anche con sé stessa. Tutte le quattro liars volevano liberar si di -A, volevano scoprire tutti i misteri che si celavano a Rosewood, ma...sarebbe stato così facile? ------------------- Bene, noi siamo due appassionate di A&A e di PLL, così speriamo che la storia vi abbia incuriositi! Recensite che domani arriva il capitolo 1!! Bacii

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1-La partenza per Rosewood ***


"Ally, Ally tesoro svegliati!" Erano almeno dieci minuti che Lester Dawson cercava di svegliare sua figlia. Erano le sei e trenta e alle otto avevano da prendere l'aereo per Rosewood. Sapeva di doversi svegliare presto poiché Ally ci metteva molto tempo (mooolto tempo) a prepararsi. Poi si ricordò di Trish, la quale doveva andare con loro a Rosewood. Russava come un ghiro, come non accorgersi di lei? "Trish, Trish svegliati!" Poi il signor Dawson perse la pazienza. "Triiiiish!"strillò. Trish si svegliò, aveva ancora gli occhi semi chiusi e rossi. Quasi non riusciva ad aprirli. Poi se li strofinò piano, e si alzò per andare in bagno. Aveva un'espressione sfinita e stanca, barcollava per tutta la stanza mentre tentava di raggiungere a fatica il bagno. Ally si svegliò circa cinque minuti dopo, accompagnata dagli stessi gesti di Trish. Il signor Dawson era esasperato, aveva un viso isterico e le sopracciglia inarcate. "Ma che ora avete fatto ieri!?" Ally si girò ancora assonnata e fece un cenno stanco con la mano, come a dire 'lascia perdere'. Sbadigliò e si inoltrò nell'altro bagno, dopo essere andata a sbattere col naso contro la porta. Sbadigliava ancora. Erano le sette quando Austin si svegliò. Aveva un viso riposato e rilassato. Aspettava solo di prendere l'aereo, e ritornare alla città di Rosewood. "Ho paura, ho paura, ho paura, ho paura, ho paura, ho paura..." "Caspita Ally la finisci!?" strillò Trish esasperata. "Già Ally, è solo un aereo, andiamo, sarà divertente!" esclamò il signor Dawson. Ally strofinava le mani sulle proprie braccia, e tremava come una foglia. D'un tratto mandò uno sguardo gelido al padre. Aveva un occhio aperto e uno semi chiuso. Quest'ultimo continuava a tremare, e quando si girò verso il padre e Trish, questi ultimi avevano quasi paura che fosse diventata pazza. "Ally, tesoro, non devi avere paura degli aerei", la confortò il padre. "Ho paura di morire!" Piagnucolò Ally. Trish le si avvicinò, ed esclamò, ,lentamente: "Sì, Ally. Sì. Ora sai che succede? L'aereo perde il controllo e noi ci schiantiamo a terra!" Ally strillò, si appoggiò con la schiena al muro e scivolò giù piano, piagnucolando. In quel momento passò una hostess, che fece uno strano sguardo al signor Dawson e a Trish. Questi ultimi fecero un cenno col capo, come a dire: 'Sì, è pazza, non ci possiamo far nulla'. Mentre Trish e il signor Dawson guardavano Ally piagnucolare, lei ad un tratto si alzò e si sistemò il vestito.Il signor Dawson e Trish si girarono, per trovare Austin che stava venendo verso di loro. "Come va ragazzi?" chiese. Il signor Dawson cercò di parlare, poi però, repentinamente, Ally lo fermò. "Veramente Al.." "Ah ehm...va tutto bene Austin, tutto bene". "Qualcuno di voi ha paura degli aerei?" chiese in tono scontato. "No, nessuno", rispose Trish nervosa. "Bene, mi sembrava". Austin sorrise ad Ally, mentre lei continuava a sfregarsi i pugni sulle braccia. "Hei Austin, niente valigie?" Il signor Dawson interruppe quello sguardo. "Oh beh veramente..."cercò di dire Austin. Ma non spiccicò altre parole: Dez li raggiunse pieno di borse sulle spalle, seguito dal padre e dalla madre di Austin che portavano le proprie. Austin continuò: "Dez porta le mie" sorrise. I genitori di Austin li raggiunsero sfiniti. "Austin, quante volte ti devo dire di non sfruttare il povero Dez?"lo rimproverò la madre. "Non si preoccupi signora, per me va bene" disse Dez, muovendosi il ciuffo e con un'espressione da idiota. Ally e Trish si guardarono in modo buffo, quasi ridendo, mentre Austin fece un cenno col capo, quasi a dire: 'Visto?'. 'Oh quant'è bello', pensò Ally, mordendosi il labbro inferiore, sofferente. Poi la voce dell'hostess che annunciava l'imminente volo per la Pennsylvania la distolse dai suoi pensieri. Il viaggio era stato abbastanza tranquillo, Ally non aveva sclerato per un bel po', nonostante si stesse semplicemente tenendo tutto dentro. Trish le era stata accanto, mentre Austin si era seduto affianco a Dez, i suoi genitori a fianco l'uno con l'altra, e Lester dietro Ally con chi capitava. Caspita, Ally continuava ancora a pensare a Austin. Era così dannatamente bello, ma anche così dannatamente odioso. Era quasi...cattivo, ed era così rude, aveva un'espressione davvero cattiva in volto. Era un menefreghista. Come poteva Ally essersi innamorata di lui, che era l'opposto di lei? Insomma, erano agli antipodi. Ma forse, Ally sarebbe riuscita a trovare quella risposta proprio a Rosewood. Era mattina anche a Rosewood. Erano le dieci in punto e le liars si trovavano in un parco a chiacchierare. Aria era seduta su un'altalena, guardava un punto fisso nel vuoto e dondolava piano. Lo stesso faceva Hanna. Spencer ed Emily erano sedute sulla panchina e guardavano lo stagno. Mona aveva cercato di integrarsi nel loro gruppo,ma le liars l'avevano rifiutata, anche dopo che ebbe rubato il video della madre di Hanna che buttava sotto il poliziotto Wilden dalla macchina di quest'ultimo. Poi il camper, il nuovo covo di A, non si era trovato più, e da qui le liars avevano avuto ancora più dubbi, se perdonare o no Mona, e se pensare o no che lei fosse ancora A. Solo Spencer sapeva che a rubarlo era stato Toby, ma l'aveva fatto per sua madre,quindi non poteva certo dirlo alle altre. Il clima era mite,sicuramente più calmo di come era stato quella mattina presto. Il sole cominciava a intravedersi tra le nuvole, stava finalmente spuntando fuori, e Hanna sperava fosse un buon segno. Hanna era forse quella che si sentiva peggio, poichè Caleb era andato via, e restavano solo dubbi. Dubbi e basta. Poi proprio Hanna ruppe il silenzio di quella mattina. "Sono stanca di avere solo dubbi, ragazze" esclamò determinata. Aria trasalì. "Eh-oh?" balbettò intontita. "Aria, stavi mica dormendo?" scherzò Emily. "No, stava pensando al suo Ezra" scherzò Spencer, mandando bacetti. "Io e Ezra ci siamo lasciati" borbottò sottovoce. "Lasciati? Come lasciati?" le chiese Emily. Hanna alzò gli occhi al cielo. "Sì ragazze, vedete...noi ci amiamo ancora, ma non possiamo stare assieme...lui è il mio prof. Capite, basta. È finita". Spencer sospirò. "È orribile che vi amiate e non possiate stare insieme". "Lo so Spence, ma è un ostacolo troppo grande, e anche un pericolo troppo grande. L'ho deciso io. Va tutto bene. È solo una mia decisione". Hanna urlò arrabbiata. "Ragazze basta!" Da Aria, lo sguardo di Emily e Spencer passò repentinamente su Hanna. "Hanna! Sei impazzita per caso!?" gridò Spencer "Vi ho detto che sono stanca di dubbi, okey? Mi ascoltate o no? Sono triste anch'io per Aria, e lo sono anche per me per via della partenza di Caleb. Ma non potremmo mai stare tranquille con i nostri ragazzi, nemmeno se loro non fossero partiti o non fossero nostri professori. C'è A, ragazze, prima di tutto. E prima di pensare a loro, dovremmo pensare ad A. Perché ci sta rovinando tutte". Spencer abbassò lo sguardo. "Mi dispiace Han, hai ragione" Esclamò frustrata e triste. E lo era anche Hanna. "Ragazze, questa volta Hanna ha ragione" esclamò Emily. "Ha ragione, sì" ripeté Aria "ma io sono stufa" continuò. "Io sono stufa di dubbi invece. Dobbiamo sapere la verità,ragazze" disse Hanna, di nuovo determinata, questa volta ancora di più. Lei era l'unica che aveva ancora la forza di andare avanti, le altre volevano rinunciare. Ma entrambe portavano questa piaga, che era A. E dovevano risolvere tutti i misteri che si celavano dietro le siepi ben curate di Rosewood. Erano le dieci in punto. Austin,Ally,Dez,Trish,il signor Dawson, e i signori Moon erano appena arrivati a Rosewood. Forse nemmeno immaginavano quante avventure avrebbero trovato in quel posto così misterioso. ANGOLO DELLE AUTRICI: Questo era il nostro primo capitolo, in cui si inizia a introdurre la storia. È la nostra prima storia, ne siamo tanto fiere, e ringraziamo chi ci recensirá, sperando che siate in tanti. E non siate cattivi nel giudicare, perchè come abbiamo sempre detto è la prima volta che scriviamo su questo sito. Comunque per le critiche vi ringraziamo, perché se sono costruttive ci aiutano a migliorare la storia. Speriamo che il capitolo sia di vostro gradimento. Recensite in tanti mi raccomando!!! Un bacione a tutti C&L♥ P.S. Quando arriverà il prossimo capitolo dobbiamo ancora decidere, ma non preoccupatevi, perchè noi la storia la continuiamo, siamo serie su questo e abbiamo preso un impegno, quindi non arriverà tardi, però, se ci sono tante recensioni ci spingerete a pubblicarlo prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2-L'arrivo a Rosewood ***


Capitolo 2 Ally era finalmente fuori dall'aereo. Caspita quanta paura aveva avuto! Non era successo nulla, certo, ma aveva mantenuto i suoi occhi sgranati per tutto il viaggio, appoggiandosi selvaggiamente alla poltrona. In certi momenti le si mozzava il fiato,a ogni sbandata gli occhi si sgranavano ancor di più e si manteneva alla poltrona come se stesse per venire un uragano. Non aveva fatto scenate, o almeno ci aveva provato. Si era tenuta tutto dentro,ed era per questo che aveva strizzato in quel modo i braccioli della sua poltrona. A metà del viaggio una hostess si era avvicinata,le aveva offerto cordialmente una bibita, ma aveva subito dovuto tornare indietro perché lo sguardo di Ally l'aveva spaventata a morte. 'Ally ti calmi?' le aveva chiesto Trish per almeno quattro volte, spostando lo sguardo dalla sua rivista di moda. 'Per te è facile, ti godi la rivista e io muoio!' aveva risposto Ally. Poi Trish l'aveva lasciata perdere tornando alla sua rivista, e Ally dovette ammettere a se stessa che era proprio stata stupida. Ora che era finalmente a terra e aveva -finalmente-strizzato gli occhi profondamente e aveva ripreso a chiuderli e ad aprirli,si disse che almeno la paura era sparita. Peccato che sarebbe tornata al prossimo viaggio in aereo,ma per ora il pericolo era scampato. Tirò un sospiero di sollievo. Mentre si incamminavano fuori dall'aereoporto, si rese conto che la paura dell'aereo le aveva impedito di pensare a Rosewood. Oh no, non ci aveva proprio pensato, ed ora che ci pensava, credeva fosse eccitante rivedere la cittadina in cui aveva vissuto per tanto tempo-questa volta per le vacanze-, solo che questa volta avrebbe visitato un'altra parte della città, quella dove non aveva mai vissuto, quella che non aveva mai visto completamente, quella dove si celavano più segreti e quella dove non avrebbe voluto più tornare. Tra i suoi pensieri spuntò una parola:CAMBIAMENTO. Eh si, come un tuono improvviso le balenò alla mente:CAMBIAMENTO. Pensava solo a cambiare. Era un chiodo fisso che non la lasciava respirare. Quel pensiero era però tremendamente legato ad Austin, perchè CAMBIAMENTO significava AUSTIN. Perché lei doveva CAMBIARE PER AUSTIN. Poi le venne in mente qualcos'altro: No, lei doveva cambiare per se stessa, perché non poteva dipendere da Austin, e perché il suo comportamento non l'aveva portata a nulla. L'essere così timida non aveva migliorato le cose con Austin; e lui continuava a preferire le ragazze facili, invece che le brave ragazze. Non voleva cambiare per lui, non voleva essere una 'cattiva ragazza'. Voleva cambiare per se stessa, voleva essere più sveglia,voleva trovare un ragazzo, che la accettasse per quello che era, certo, ma la timidezza a che avrebbe portato? A nulla. Ally non era certa di riuscire a tenere il peso dei suoi pensieri,o di stare capendo quello che la sua testa voleva farle capire; qualcosa le diceva di farsi notare da Austin, ma lei non voleva cambiare per lui. L'altra parte le diceva di cercare altro, e lei lo voleva, voleva essere più sveglia per riuscire a trovare un ragazzo che si fosse innamorato di lei. Doveva forse diventare più sfacciata? Doveva cambiare, ma in che modo? Ancora doveva elaborare tutto, ma sapeva cosa ci faceva lì, a Rosewood. E anche Austin lo sapeva. Ma, nonostante non avesse ancora elaborato tutto, sapeva che non voleva più fallire. "Eccoci qui", sospirò il padre, in tono liberatorio e stanco. Era felice di essere finalmente lì. Ally staccò la spina ai suoi pensieri, ora non le assillavano più la mente, ora doveva concentrarsi sul altro. Trascinò la sua valigia fuori dall'aereoporto, e ammirò il cielo. Era così grigio, nuvoloso, ma stranamente tanto luminoso. E ad Ally facevano male gli occhi quando guardava in alto. A Rosewood c'era uno zio di Ally che era riuscito a trovare due case da quella parte della città, per Dez Austin e i signori Moon, e per il signor Dawson lei e Trish. Era per le vacanze, insomma. Era estate, anche se a Rosewood un po' di freddo c'era sempre e comunque. Austin non aveva paura degli aerei, anzi, non aveva paura di niente; niente lo spaventava. E doveva ammettere che gli dava fastidio il fatto che a Ally spaventasse tutto. Aveva paura degli aerei, lo sapeva. Ally aveva sempre tentato di tenerglielo nascosto, non sapeva bene perché. Però lui sapeva che ne aveva paura. Erano amici dall'infanzia, e avevano sempre condiviso tutto. Austin non era così...così antipatico con Ally-almeno credeva-, ma se si trattava di amore, beh, sapeva solo spezzare il cuore. E non sapeva amare. Ma a lui andava bene così. Forse...forse sarebbe dovuto cambiare. Ma aveva una reputazione da mantenere. E non poteva lasciarsi travolgere dall'amore. Doveva essere un duro, come aveva sempre fatto. Faceva parte della sua natura. E in ogni caso il viaggio a lui era piaciuto. Era sempre stato affascinato dagli aerei, ed era contento di volare e di guardare il cielo. Erano appena arrivati a Rosewood. Lo zio di Ally era venuto e li aveva portati tutti a Rosewood col suo camper malconcio; beh, almeno ci entravano tutti e anche le valigie, e ora erano finalmente lì, in quel posto che non vedevano da tempo. La spina dei pensieri di Ally era ancora staccata, ma pensava ancora e solo alla paura che incombeva in lei. E se avesse trovato qualche pericolo? Cosa sarebbe successo?. 'Ti verremo a trovare presto', avevano detto. E ora erano lì, perché dovevano fare qualcosa, qualcosa di pericoloso. Che ci facevano lì? Aria, Hanna, Spencer ed Emily stavano assaporando il profumo di umido della mattina,nonostante fosse già mezzogiorno. Dovevano tornare a casa, ma sedersi a parlare insieme affianco allo stagno per loro era stupendo e magnifico. E dovevano assaporare quell'ultimo briciolo di libertà che rimaneva loro, perchè ora avevano giurato che si sarebbero liberate di A, una volta per tutte. Erano stanche di essere prese in giro, perchè A faceva solo giochetti e loro erano stanche di essere prese di mira, di essere delle bambole nelle mani di A, perchè anche A doveva avere un punto debole, perchè anche A poteva fallire, e perché anche A era una persona,come loro, e perché poteva anche avere tutto il suo team appresso, anche un esercito se voleva. Ma prima o poi A si sarebbe stancato, prima o poi sarebbe andato in pensione, avrebbe terminato il mestiere da stalker, perchè in fondo, cosa voleva più da loro? Cosa voleva davvero? Solo giocare? Ebbene, ora tutte e quattro erano stanche di giocare. Perché in questi anni erano cresciute, avevano imparato tante cose nuove, e avrebbero scovato la verità. Ne erano sicure. Perché ogni storia ha una fine. C'era di nuovo silenzio. Il vento sfiorava i capelli delle quattro ragazze che si lasciavano accarezzare dalla fresca brezza di quella giornata. Poi Aria azzardò a qualcosa per distrarsi da A: "Sapete, oggi faccio un corso di pittura. Vi va di venire con me?" Aveva un viso stanco e il suo cenno con il capo e l'espressione delle labbra dicevano chiaramente:'che ne dite, facciamo qualcosa di diverso? Lo so che probabilmente non vi va, ma dobbiamo liberarci la mente'. Le ragazze accolsero subito quella richiesta capendo al volo: "Certo, mi farebbe piacere" sospirò Hanna. "Anche io voglio andare, Hanna, come te, e come te anche io mi annoio" le disse Spencer. Aria la guardava col broncio. Hanna roteò gli occhi al cielo: "Tutte non abbiamo voglia, Spence. Ma sarebbe divertente" si strinse nelle spalle. "Non essere sempre così antipatica, uff" borbottò. "Okey, scusa" sospirò Spencer. "Emily?" chiese. "Ci sto" rispose. "Bene, ci andremo tutte, proprio perché abbiamo il morale a pezzi" mormorò Hanna. Aria aveva abbozzato un mezzo sorriso, subito spento dall'esclamazione poco ottimista di Hanna. "Che c'è?" le chiese Hanna osservandola. "Credi sia pessimista,non è così?" "Forse" "Di sicuro sono determinata,Aria" esclamò Hanna con durezza. "Lo sono anche io" "E invece no, Aria. Okey, lo ammetto, anche io a volte mi butto giù. Ed è perché sono giù di morale. Ma ora più che mai bisogna essere forti" disse Hanna in tono serio. "Hanna, da dove esce tutta questa determinazione?"scherzò Spencer. Un'ironia amara. Hanna le fece uno sguardo gelido, e Spencer si scusò. Poi si alzò. "Basta giocare, ragazze" disse. Prese la sua borsa e fece per andarsene,seguita dalle altre. Intanto Austin ed Ally erano arrivati, e avevano posato le valigie. Dovevano ammettere che ritornare lì faceva un certo effetto. Erano due case piccole, non minuscole, ma di certo non enormi. Beh, erano due case modeste, ideali per le "vacanze a Rosewood". "Ti fa un certo effetto, eh?" le chiese Austin. "Sì, mi fa effetto. Ripetimelo Austin" chiese seria "che ci facciamo qui?" disse, guardando il cielo che si era fatto più scuro. "Non lo so" le rispose Austin, unendosi a lei a guardare il cielo, pensando che avrebbero fatto meglio a restare a Miami. Ma erano lì. Dovevano fare ciò per cui erano venuti. Ormai ci erano dentro fino al collo. ANGOLO DELLE AUTRICI: Ciao a tuttiii!!! Beh, il capitolo è arrivato abbastanza presto, perchè abbiamo contato i capitoli in base alla storia, e dovrebbero venirne circa 25, per cui ecco in anticipo il secondo. Potrete pensare che non ci sia romanticismo in questa storia, ma non preoccupatevi, l'unica cosa è che non vogliamo andare subito al sodo o la storia finirebbe subito. comunque abbiamo una storia predefinita e siamo sicure che vi appassionerá e vi incuriosirá ogni capitolo in più! Purtoppo nell'altro capitolo le recensioni sono state scarse, speriamo ce ne siano di più perché stiamo dedicando il nostro tempo interamente a questa storia xD Vada come vada, vogliamo solo che abbiate piacere nel leggere qualcosa di bello, vi ricordiamo che le critiche sono prese bene se sono costruttive a meno che non siano offese:) Wow, scrivo sempre a poesia, ,bene, in poche parole...RECENSIONATE!!!!!!!! Per chi segue ma non recensiona, fatelo, per noi è molto importante:) beh,a prestoo due baci a chiunque ci recensirá, grazie in anticipo a chi lo farà♥ P.S. Ci scusiamo se il capitolo sembra confuso però non riesco a staccare i righi penso che si capisce lo stesso comunque ^^ P.P.S. Ancora devo capire cos'è l'html xD

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3-Cominciano i problemi ***


CAPITOLO 3-COMINCIANO I PROBLEMI
Hanna era a casa sua. Lei e la madre stavano 'assaporando' il cibo ordinato al ristorante cinese. Erano entrambe silenziose,non si sentiva ronzare nemmeno una mosca mentre Hanna e sua madre mangiavano. 
Entrambe avevano pensieri differenti,ma quello di Hanna era insistente come una vena che pulsa alla testa. Perchè il padre doveva essere andato via,riducendole in quel modo? Ora erano sole,e non c'era più quel senso di famiglia che sentivano quando Hanna era piccola e c'era anche suo padre. Ed era frustrante,e anche molto. Nonostante tutto questo,Hanna aveva ancora in mente A. Doveva prima pensare a lui,e poi a sè stessa. Perchè era stanca. E mentre con le bacchette cercava di acchiappare gli spaghetti secchi,le veniva una frustrazione immensa.
Avevano una mezzà verità. Scoprivano sempre una mezza verità. Ma mai niente di completamente vero. E per riempire quelle mezze verità,bisognava cercare ancora altro,e altro. 
A,la partenza del padre,ora anche quella di Caleb. Non poteva riportare indietro Caleb,o riportare indietro il padre. Ma fermare A sì,questo poteva farlo. E lo avrebbe fatto. 
D'un tratto si alzò dalla sedia:
"Scusa mamma,ma non ho fame" disse sospirando.
"Tesoro,non hai mangiato niente"
"Non ho fame" ripetè con gli occhi lucidi.
"A che stavi pensando,Han?" le disse,spostandole la frangia dalla fronte.
Hanna guardò in basso,con le mani nelle tasche dei pantaloni,senza spiccicar parola.
"Pensavi a tuo padre?"
Hanna tentò di mantenere le lacrime,ma non ci riuscì.
Ashley si alzò.
"Tesoro...sai che...non tornerà...dobbiamo imparare a vivere da sole".
Ora anche lei tentava di reprimere le lacrime.
"Ma non riesco ad accettarlo,mamma". Disse,con le lacrime che le rigavano il viso.
"Abbiamo sempre dovuto cavarcela da sole,e io non ne posso più di sentirmi..così sola" disse,abbracciando la madre.
"Lo so tesoro,lo so".
L'abbraccio durò molto,ma tra le braccia della madre Hanna si sentì sicura e più felice. Non aveva bisogno di un padre,se non era un bravo padre.

Spencer stava pranzando con la sua famiglia. Tutto era silenzioso,ma non perchè ognuno aveva i propri pensieri. Ma perchè,in casa Hastings,il senso di famiglia non si assaporava mai.
Lei e Melissa si scambiavano sempre occhiate gelide a tavola,la madre se ne accorgeva,e le sgridava.
Nonostante Melissa si atteggiasse a 'perfettina',Spencer doveva ammettere che si comportavano entrambe da bambine. Anche da bambine avevano le loro divergenze,e Spencer avrebbe voluto creare un rapporto più stretto con sua sorella,ma sembrava impossibile.
Soprattutto dopo tutto ciò che era successo con Wren e Ian. Era anche colpa sua,lo sapeva. Era colpa di entrambe,ma forse più sua.

  Già,perchè Melissa aveva ragione a non volersi più di lei. Ma si ripetè che creare un rapporto con sua sorella era impossibile,perchè quello che era stato fatto era fatto,punto e basta. Ma Melissa certe volte era così irritante! Non poteva farci niente,lei,se Melissa era fatta così. E continuò a pensare che Melissa non aveva fatto mai nulla per lei. Mai. Nulla.

"Chi è?" chiese Ashley Marin,dall'altro lato della porta.
"Polizia"le disse un poliziotto,mostrandole un distintivo.
Lei aprì,e il poliziotto le mise le manette ai polsi.
"Ma cosa...?" tentò di chiedere Ashley.
Hanna stava mangiando un frutto in cucina,chiese alla madre chi avesse bussato alla porta,ma non ottenendo nessuna risposta si avvicinò all'ingresso.
"Ehi! Perchè mia madre ha delle manette!? Gliele tolga subito!" strillò irritata.
"Omicidio di Darren Wilden" disse il poliziotto portandola via.
Ashley e Hanna si guardarono negli occhi.
"Mamma.." tentò di dire Hanna.
Ashley accennò un gesto di resa col capo.
E quel minuto sembrò durare un'eternità.

"Emily!" strillò Hanna al telefono.
"Aaaah! Hanna! Calmati,cos'è successo?" 
"Hanno arrestato mia madre"
Emily era incredula:

"Ora dimmi com'è successo" disse Hanna a Mona.
Erano tutte nel locale in cui erano solite andare.
"Già Mona,sputa il rospo" le ordinò Aria.
"Ragazze,io vi giuro che non so come sia potuto succedere..."
"Sei ancora A,non è così!? Dillo che sei A,caspita!" insistette Aria.
Mona si girò verso Aria.
"Sono stata ingannata da Cappotto Rosso,ragazze. Anzi,da Big-A. Ma non volevo che tua madre andasse in prigione,Hanna!"
"Stai zitta,Mona!" le ordinò Hanna.
"Nessuno ti crede più ormai"
"Ma ragazze.."
"Perchè fai questo,eh Mona? Sai che non è stata Ashley a uccidere Wilden" esclamò Emily.
"Basta ragazze,vi prego! Io non so chi abbia ucciso Wilden,mi dispiace,e non so nemmeno chi abbia incolpato tua madre,Hanna. Ci vediamo."
Prese la borsa e andò via.
"A se la sta prendendo con le nostre madri. Spero che dopo di te abbia finito,Han" le disse Emily.
"Lo spero anch'io.." disse sottovoce Hanna.
"Ho un'idea" esclamò Aria contenta.
"Troviamo chi ha ucciso Ali,e troveremo anche chi è A"
"Ma...non possiamo sapere se sono la stessa persona" le disse Emily.
"Emily ha ragione" aggiunse Spencer.
"Ma...chi ha ucciso Ali voleva farle del male,e chi ci sta perseguitando vuole farci del male,giusto? Quindi sono la stessa persona!" insistette Aria.
"Non lo so..possiamo tentare" disse Spencer stringendosi nelle spalle.
"Perfetto" esclamò Aria.

La situazione a Rosewood era difficile,in quel periodo soprattutto per Hanna. Ma anche ad Ally non andava tutto per il verso giusto.
Era ancora nella sua casa,aveva pranzato,ed ora si stava riposando dopo il viaggio. 
Era stato faticoso,e Ally non vedeva l'ora di riposare un po'.
"Ally" disse Trish.
"Trish" le rispose Ally,guardando in alto e trovando Trish che la guardava da sopra il letto a castello.
"Sei contenta di essere qui?" le chiese Trish.
"Forse..e tu?"
"E' una bella cittadina,non c'è che dire"
"Sono triste,Trish"
"Perchè,Ally?"
"Per tutto,e anche per le cose che non so. Per i dubbi..."
"Intendi Austin?"
"Non lo so.."
"Dovresti smettere di amarlo"
"Per te è facile,Trish. Non sei mai stata innamorata"
"Invece sì,ma mi sono subito ripresa. Non mi sono mai abbattuta come stai facendo tu."
"Probabilmente perchè il tuo non era vero amore"
"Vero amore? Ally,sei solo un'adolescente. E Austin non ti merita,devi smettere di sbavarci dietro come un cagnolino"
"Io non ci sbavo dietro come un cagnolino!" urlò Ally furiosa.
"E invece sì che lo fai,me ne accorgo. Me ne accorgo..da come lo guardi" si strinse nelle spalle.
"Lo amo,Trish.Non posso farci nulla. E credimi,non vorrei essere innamorata,perchè se non lo fossi..sarebbe tutto più semplice. Ma lo sono,sono innamorata. E noi possiamo essere consapevoli di ciò che facciamo,ma non di ciò che proviamo. Non posso reprimere i miei sentimenti"
"Hai ragione,ma io dico certe cose perchè a te ci tengo,Ally"
"Lo so,Trish. Ma non posso smettere di amarlo"
"Va bene,ma quando avrai la tua delusione ricorda che io sarò sempre qui ad aiutarti."
Ally tornò a riposare.

Era sera. Hanna aveva deciso di andare a dormire da Emily,dato che ora a casa era da sola. Era successo un casino,tutti credevano che Ashley fosse colpevole,persino il padre di Hanna. Ma lei e le sue amiche sapevano che non lo era,e lei doveva riuscire a trovare un modo per dimostrarlo. Non sapeva chi potesse essere stato. Forse A. Forse Cappotto Rosso. Forse Big-A. Chi lo sapeva. E chi sapeva chi fossero tutti questi qui? Avrebbe tanto voluto saperlo. Avrebbe tanto voluto che la fine di questa storia arrivasse presto.
Poi la madre di Emily entrò in camera della figlia:
"Che c'è,mamma?" le chiese Emily.
"E' per te,Hanna. Dicono che c'è un problema con tua madre."
Hanna era incredula.

                                                                                               ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei ragazze/i,come va? Volevamo avvertirvi che i primi 4 capitoli servono molto ad introdurre la storia,ma speriamo vi piacciano comunque. Vi ringraziamo per le recensioni anche se sono scarse. Speriamo che ce ne siano molte di più. Alla prossima,mi raccomando recensionate!
Baci da C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4-Interrogatorio ***


CAPITOLO 4 A era nel suo covo. Stava giocando con la sua casa delle bambole, pronto a qualche altro giochetto per le liars. Sì, si stava preparando con le piccole pedine del suo gioco. E lui lo sapeva, avrebbe vinto, perchè la tattica era giocare con le pedine prima di farle fuori. E le avrebbe uccise tutte. Era questo lo scopo./ "Che significa che c'è un problema con mia madre?" "Non me l'hanno voluto dire. Tieni," disse, porgendole il telefono "rispondi e vedi che ti dicono" "Pronto?" fece Hanna spaventata. Dall'altro lato della cornetta, un poliziotto con una voce molto possente disse: "Signorina Marin, deve venire a testimoniare. Abbiamo un'altra persona che dice di essere il colpevole" "Adesso?" "Adesso. È urgente, signorina Marin.' Hanna attaccò. "Allora Hanna, cosa ti hanno detto?" le chiese la madre di Emily. Hanna fece per alzarsi. "Hanno detto che devo subito andare in prigione. Devo testimoniare, perchè...perchè qualcun'altro ha ammesso di aver ucciso Wilden" "Chi può essere stato?" le chiese Emily. Anche la madre di Emily aveva un viso sconcertato, provava affetto per Ashley e per l'amica di sua figlia, quindi le interessava il bene di entrambe. "Credimi, Emily, non ne ho proprio idea. Ma..spero sia il vero colpevole. Così questa storia sarà finita. È da tanto che non mi sento felice" disse, fissando il vuoto. La madre di Emily le si avvicinò, e appoggiò le mani sulle sue spalle: "Vai tesoro, ricorda che di qualunque cosa hai bisogno noi saremo qui, se..tua madre resterà in prigione. Ma vedi che la verità verrà a galla" disse sorridendo, e carezzandole la guancia. "La ringrazio signora Fields" sorrise "vi farò sapere appena esco". Uscì dalla camera. La madre di Emily aveva gli occhi lucidi. "Mamma, ti senti bene?" le chiese Emily. "Mi dispiace per Hanna" rispose, sedendosi sul letto accanto alla figlia. "È fragile quella ragazza. E ultimamente se la sta passando brutta." "Lo so, anche a me dispiace per lei. Spero che vada tutto bene." Mamma e figlia si abbracciarono./ La prigione distava poco. Il cielo era ancora abbastanza chiaro, certo abbastanza chiaro per essere sera, ma dalla mattina fino alla sera si era oscurato sempre di più. C'era ancora gente per strada, e Hanna correva veloce tra loro, perchè doveva proteggere la madre. Negli anni in cui A le aveva minacciate, lei era cresciuta. Ora era una donna. Ora era più matura. E niente l'avrebbe buttata giù. Era determinata, sempre di più./ Quando arrivò,restò paralizzata. Quasi non riusciva a parlare. I secondi sembravano minuti e i minuti sembravano ore. Credeva di restare in stato catatonico. Vide Mona, e la speranza che si fosse trovato il vero colpevole, sfumò. Capì in un istante: Mona l'aveva fatto per guadagnarsi la sua fiducia. "Signorina Marin" chiamò il poliziotto. "Oh-eh?" "Sua madre deve ancora essere processata. Si sieda, per favore." Hanna si sedette tra Mona e sua madre, e non riusciva a staccare lo sguardo da quest'ultima. Ma pensava a Mona. Poi il poliziotto tossì, e la riportò alla realtà. "Lei ritiene che sua madre sia colpevole?" "No" rispose Hanna, in tono secco e serio. Si sistemò sulla sedia. Non toglieva lo sguardo altezzoso dal poliziotto. "Ebbene, sa dirmi dov'era sua madre la notte in cui Wilden venne ucciso?" "Questo.." cercò di dire Ashley, ma il poliziotto la fermò, girandosi verso di lei. "So cosa pensa signora Marin, ma dobbiamo fare le stesse domande anche a sua figlia" disse serio. Poi la sua attenzione tornò su Hanna, la quale cercava di non far capire quanto fosse nervosa. "Allora, sa dirmi.." "Era fuori città" anticipò Hanna con un sorrisino. Poi chiese: "Voi sapete dirmi perché incolpate mia madre di OMICIDIO?" chiese, enfatizzando l'ultima parola. "Perché l'unica cosa che abbiamo sul colpevole dell'omicidio del poliziotto Wilden è una segnalazione anonima verso sua madre. E un video che ce lo dimostra". Anche il poliziotto le fece un sorrisino, dimostrandole che anche lui sapeva reggere bene le domande. Hanna non ci fece caso, e si girò per un secondo verso Mona, che non ne sapeva niente. "Signorina Marin." Hanna si girò verso il poliziotto. "Che prove ha?" "Ascolti, 'poliziotto'" disse seria, alzandosi dalla sedia e poggiando i pugni sul tavolo. "Non ho prove perché non ho ripreso mia madre mentre mi diceva 'Hanna vado fuori città'" disse sarcastica "e non l'ho fatto perché mia madre non è un'assassina, okey? Mia madre non l'avrebbe mai fatto. E ora, se mi dice la cosa 'urgente', io vorrei andar via." Ashley era fiera di sua figlia, di come l'aveva difesa. "Hanna," azzardò a dire Mona, dopo il gesto di permesso del poliziotto "ho detto la verità al poliziotto. E cioè che..che sono stata io. Oh, e gli ho dato quel video" "Di quale video parli!?" "Del continuo, di quello dove si vede che Wilden era ancora vivo dopo che tua madre aveva cercato di..di buttarlo sotto." Hanna era incredula. "Noi non crediamo che sia stata Mona l'assassina," interruppe il poliziotto "ma il seguito di quel video, ci dimostra che sua madre è innocente, quindi dobbiamo trovare il vero colpevole. Finché non lo troviamo, però, sua madre resterà qui." Recepito il messaggio, Hanna prese la borsa e andò via./ Era mattina. Hanna era tornata a casa di Emily, ma non se l'era sentita di parlare, così era subito andata a letto in silenzio. Quando andò in cucina, trovò che la signora Fields aveva preparato la colazione per lei e sua figlia. "Ti senti meglio, Hanna?" le chiese la madre di Emily. "Sì, la ringrazio tanto" "Lo so che forse non ti va di parlare...ma.." tentò di dire Emily "cos'è successo ieri sera?" "Mona ha detto che era stata lei ad uccidere Wilden e.." "Mona?" chiese la signora Fields. "MONA!?" gridò Emily. "Sì, Mona. Ma non è questo l'importante. L'importante è che in qualche modo è riuscita a trovare il seguito di quel video, e ora sanno che mia madre è innocente, ma la terranno lì finché non troveranno il vero colpevole. Mi hanno fatto certe domande inutili, anche se già sapevano ogni cosa..la polizia. Uff" Emily e sua madre erano molto contente, anche perché dopo ciò che era successo la sera scorsa avevano pensato che fosse andata male. Ora Hanna era molto più felice./ La sera passata, mentre Spencer stava dormendo, Melissa era venuta sù in camera sua, ed era accaduta una strana conversazione tra le due. Spencer si era svegliata di soprassalto, e Melissa le aveva gesticolato uno 'shh'. 'Cosa vuoi Melissa? Non parliamo la mattina, vuoi parlarmi la notte?' le aveva chiesto Spencer assonnata. 'Se tu dovessi fare del male a qualcuno per proteggermi, lo faresti?'. Spencer si era subito alzata dal letto, subito dopo quella strana domanda di Melissa. 'Cosa dici,Melissa?' 'Mi proteggeresti?' 'Perché dovrei? Tu per me non l'hai mai fatto'. In quel momento Spencer si ricordò di quando Mona aveva detto loro che la Regina di Cuori sul treno di Halloween era Melissa. Era vero? 'Ho sempre cercato di proteggerti.' 'Cosa vuoi dirmi, Melissa?' 'Che ho fatto sempre tutto per proteggerti.' 'A chi hai fatto del male per proteggermi?' 'Non avere compagnia è meglio che avere una brutta compagnia', aveva detto, per poi andarsene./ La mattina tardi, le ragazze si ritrovarono al locale dove andavano sempre. Hanna era venuta assieme ad Emily, e cercava le ragazze per raccontare loro ogni cosa. Intanto, vide il manifesto di una festa a Rosewood, dove avrebbero dovuto mascherarsi. Era la festa del centenario della città, e ci sarebbero stati tutti. Anche Austin ed Ally, il mattino dopo, finalmente riposati, dopo essere andati a fare un giro, avevano visto quel manifesto. E avevano deciso di andare. Perché dovevano capirci di più e avevano qualcosa da fare. ANGOLO DELLE AUTRICI: Allora, sappiamo che possiate annoiarvi, ma per arrivare al punto in cui vogliamo noi questa parte va aggiunta, per cui speriamo che almeno vi piaccia il modo di scrivere...o che magari vi piaccia tutto e vi stiate appassionando:) Speriamo sia di vostro gradimento questo capitolo, ,purtroppo c'è stato un problema con il pc per cui ci scusiamo se è tutto attaccato. Speriamo vi piaccia lo stesso, davvero!! Baci da C&L, se volete recensite:)♥ P.S. questo '/' significa lasciare un rigo perché si cambia argomento. P.P.S. Quando ci riferiamo ad A con 'lui' non significa che sia per forza un maschio, non sappiamo che mettere per cui mettiamo lui ma non si sa se sia femmina o maschio xD

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5-La festa (Parte 1) ***


CAPITOLO 5-LA FESTA (PARTE 1)
Capitolo 5-La festa (Parte 1)
Austin ed Ally stavano passeggiando per la città. Era mattina. Ed era passato un solo giorno da quando erano tornati a Rosewood. 
Austin si guardava intorno, Ally teneva lo sguardo basso.
"Come ti sembra?" Austin aveva rotto quell'imbarazzante silenzio.
"Oh beh..come mi dovrebbe sembrare?"
Austin si strinse nelle spalle, aveva le mani dentro le tasche dei pantaloni. Poi guardò Ally.
"Non lo so, credi sia cambiata questa città?"
"Credo sia sempre la stessa e..mi fa paura"
"Paura?"
"Sai cos'è successo qui, Austin, e non era una cosa bella. Questa città è piena di segreti, e a me mette angoscia e malinconia"
"È piena di segreti, sì, e forse noi ne conosciamo uno. Ci siamo dentro, Ally. Non possiamo più tirarci indietro" disse sicuro. 
Ally non pensava tanto alla città, quanto a se stessa e alla sua vita.
Aveva paura,certo, ma si diceva:'accidenti, ho diciassette anni, voglio davvero restare una zitella a vita?'.
Pensava e ripensava, e più pensava e più capiva che l'unica cosa che voleva era essere felice. Ma riuscire a essere felice era difficile, e ognuno era felice a modo proprio.
Ognuno sceglieva la propria strada per la felicità. Ma il problema era che lei non sapeva che strada scegliere, e non sapeva nemmeno come riuscire a essere felice. Forse con Austin? 
'Allora è vero che è difficile essere felici', si disse.
Perché era sicura che Austin non si sarebbe mai innamorato di lei.
Ma lei era così dolce, e timida, e..e nessuno riusciva ad apprezzarla per questo. Ed ecco perché era triste.
Austin diceva che gli sarebbe piaciuto aprire un negozio di musica con lei, ma nient'altro.
E quante delusioni le aveva già dato da quando erano bambini? 
Non era mai stato sincero, l'aveva sempre un po' delusa anche da amico, figuriamoci da fidanzato. Non era un tipo da relazione stabile, e poi, era restato sempre affianco a lei solo perché si conoscevano da quando erano piccoli-e fino a 10 anni Austin non era così idiota-,perchè anche i genitori si conoscevano, perché abitavano vicini, e perché adoravano entrambi la musica. 
Ma lui non provava quell'affetto che lei provava verso di lui. Quell'amore, che lei provava verso di lui. E per questo stava molto male.
"A che stai pensando?" le chiese Austin bruscamente.
"Niente" rispose Ally con un sorriso falso.
E fu in quel momento che videro il manifesto. Diceva che ci sarebbe stata la festa per il centenario della città. 
"Che ne dici, ci andiamo?" le chiese Austin.
"Beh, sì, ci divertiremo" rispose Ally.
"E poi ci saranno tutti. Dobbiamo capirci di più, e dobbiamo ambientarci qui."
'Austin è così misterioso..ho paura che nasconda anche a me qualcosa che sa', si disse Ally. 
Beh, sicuramente nulla di importante.
 
Mentre Hanna e Emily aspettavano le altre, videro quel manifesto, e decisero di andarci. Era quella sera stessa.
"Perché non andarci?" esclamò Emily.
"Già" aggiunse Hanna.
Poi Aria e Spencer arrivarono nello stesso istante. Si erano incontrate qualche isolato prima, e avevano proseguito assieme.
"Hanna!" esclamò Aria abbracciandola.
"Hei Han!" sorrise Spencer.
"Come stai?" le chiese Aria.
"Molto meglio ragazze, grazie" rispose. 
Aria la osservò curiosa. 
"Mi dici che succede piccola Han?"
"Mia madre è innocente. Mona si è costituita, ma i poliziotti non credono sia lei l'assassino. In ogni caso, sanno che mia madre è innocente, anche se resterà in prigione finché non troveranno chi ha ucciso Wilden"
"Wow Han! Sono contentissima per te!" gridò Aria.
Hanna sorrise.
"Anche io Han, sul serio, ma..Mona!? Dici davvero!?" chiese Spencer intontita.
"Sì ragazze, esatto. Mona si vuole proprio guadagnare la nostra fiducia"
"Dici che dovremmo perdonarla?" le chiese seria Spencer.
"Beh, credo di sì..insomma..ha fatto tanto per noi finora, anche se il camper è stranamente scomparso" rispose Hanna.
Spencer aveva uno sguardo colpevole.
All'improvviso intervenne Aria:
"No!"
Le ragazze si girarono verso di lei.
"No cosa, Aria?" le chiese Emily.
"Mona è A, ragazze. Lo è stata, lo è, e continuerà ad esserlo se noi le daremo fiducia"
"Avanti Aria, non dire così. Lei è cambiata sul serio" le disse Emily, con la sua solita dolcezza. 
"E io credo di no" ribattè seria Aria.
"Okey, allora a maggioranza"? disse Hanna.
"Chi di voi vuole perdonare Mona?" chiese.
Tutte e tre alzarono la mano, quindi Aria, sbuffando, si trovò costretta a farlo anche lei.
Le altre risero.
"Okey, allora è fatta" disse Hanna.
"Ah, io e Hanna abbiamo visto il manifesto della festa per il centenario di Rosewood"
"Ci andiamo, vero?" chiese Aria in tono scontato.
"Certo" rise Hanna.
Le altre risero insieme a lei.
 
"Trish!" chiamò Ally.
Trish sbucò da fuori il bagno con i bigodini in testa, la faccia verde e un largo sorriso sulle labbra. 
"Sì?" chiese, continuando a sorridere.
Quando Lester Dawson passò per prendere una cosa in corridoio, gli venne un colpo vedendo Trish.
"Ero venuto per prendere un paio di forbici e mi sono ritrovato Frankestein davanti!" esclamò Lester con il fiatone,respirando a fatica e con una mano sul petto per lo spavento.
Trish aveva un'espressione irritata in volto, e lui scappò via correndo.
Ally la guardò. 
"Trish" disse, inclinando il capo.
"Che c'è?"
"Perché hai la faccia verde?" le chiese.
"È una maschera al carciofo, alliscia la pelle e la illumina" disse sorridendo, e mettendosi in posa da modella.
Ally rise.
"Al carciofo?"
"Ehi, guarda che fa bene alla pelle, e voglio vedere come mi prenderai in giro quando alla festa sarò più bella di te"
"Pff" rispose Ally.
"Come fai a sapere della festa?" le chiese poi. 
"Ma quanto mi credi scema? Io e Dez siamo usciti a fare una passeggiata e abbiamo visto il manifesto"
"Tu e Dez siete usciti? Insieme?"
"Ohww andiamo Ally, avevo bisogno di un po' di aria, e se non te ne sei accorta, anche tu sei uscita con Austin"
"E allora?"
"Appunto" disse, chiudendosi di nuovo nel bagno e sbattendo la porta in faccia a Ally.
"Ehi!"
"Scusa, devo prepararmi!" le disse Trish in tono altezzoso.
Ally rise. Era incredibile quanto la sua migliore amica fosse così simpatica e divertente. 
 
Alle sette e trenta erano tutti pronti, e la festa si sarebbe tenuta alle otto. 
Ally doveva ammettere che si annoiava un po', ma almeno avrebbe visto un po' di gente. Hanna era triste che la madre fosse ancora in prigione, ma almeno sapevano che fosse innocente. E chissà Mona dove era ora. Spencer pensava a Toby, e alla conversazione con la sorella. Forse ne avrebbe dovuto parlare con le amiche. 
Era alla festa, che le liars e Austin&Ally si sarebbero incontrati.
Era lì,quella sera, il momento in cui sarebbero iniziati i misteri.
ANGOLO DELLE AUTRICI
Ciao a tutti!! Siamo di nuovo qui, con un nuovo capitolo! Fortunatamente l'editor si può fare anche da mobile,
per cui cercheremo di mettere più capitoli alla settimana, perchè non vediamo l'ora che leggiate gli altri *w*
Okey, abbiamo perso un po' la speranza perché una recensione ce la state facendo proprio desiderare...e a noi dispiace questa cosa perché sappiate che ci stiamo impegnando molto, comunque i prossimi capitoli vi piaceranno molto contateci xD. Siamo fiere di noi, per cui la storia la continuiamo anche se recensite in pochi, però fatelo :(
Anche chi recensiva e ora non lo fa più...perché non lo fate più? :(
Vabbe, la smetto, non voglio di certo obbligarvi però se passate di qua un commentino lasciatelo ;) xD

 
                                    

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6- La festa (Parte 2) ***


CAPITOLO 6-LA FESTA (PARTE 2)
Erano le 20:00 in punto. La festa stava per iniziare, e le liars Aria,Hanna, Spencer ed Emily erano già nel punto della città in cui si sarebbe svolta.
Mentre aspettavano che venissero tutti, nei loro stretti vestiti -solo Spencer ne portava uno lungo ed elegante-,si sedettero su una panchina. 
Non erano le prime, ma c'era ancora poca gente.
Il cielo era abbastanza scuro, anche se di nuvole non se ne vedeva una. Era un cielo arricchito da uno splendido manto di stelle luminose. 
Mentre Hanna e Emily ammiravano il cielo, Aria e Spencer iniziarono a litigare:
"Spence, non è una 'festa di lusso',potevi anche evitare di indossare quel vestito lungo" la attaccò Aria.
"Hei!" esclamò Spencer dall'altro lato della panchina "io almeno sono elegante e sofisticata, questo è il mio stile, e se non ti piace non guardarmi!" continuò offesa.
"Uff, non essere sempre così rigida, divertiti, avanti!" urlò Aria.
"Aria, ci sento, sono dall'altro lato della panchina non dall'altro lato della strada" disse altezzosa "e comunque, io non sono 'rigida',ho solo indossato un vestito elegante e credo sia esagerato dirmi queste cose!" continuò. 
"Beh, scusa se sei l'unica che indossa un vestito simile, non è solo elegante, è da vecchia, e tu sei discretamente più giovane"
"Non è affatto da vecchia!"
"Beh, è così...pesante!"
"Ragazze, la smettete di litigare per nulla!?" tuonò Emily irritata.
"Emily ha ragione, andiamo! C'è un cielo così...stupendo! Aria, guarda le stelle al posto del vestito di Spencer e, Spencer, tu non ci pensare, andiamo"
"Uff" sospirò Spencer.
Stessa cosa fece Aria.
Eh sì, Spencer era proprio infantile, un po' come la sorella. Ma se la sorella non lo fosse davvero? Insomma..a Rosewood tutti avevano una maschera, tutti facevano parte di un'unica storia, e tutti avevano un ruolo ben preciso. Poi, ricordandosi repentinamente della sorella, si ricordò che aveva deciso di parlare alle sue amiche della conversazione che aveva avuto con lei.
"Ragazze.." cominciò Spencer timida.
"Cosa c'è?" le chiese Emily.
"Ho avuto..una strana conversazione con mia sorella, ultimamente"
"Cioè?" chiese Aria.
Hanna si girò verso di loro curiosa. 
"Ecco..voi sapete che io e Melissa non andiamo molto d'accordo, e non facciamo niente per aiutarci. Ma..poco tempo fa Melissa mi ha detto..che ha fatto del male a qualcuno. Per me"
"A chi ha fatto del male? Cosa vorrebbe dire?" le chiese Hanna, non capendo benissimo. 
"Non so a chi abbia fatto del male, e non me l'ha detto ma me lo ha fatto capire. Mi ha detto che ha fatto del male a qualcuno per me..dice che ha sempre fatto tutto per proteggermi..credete sia vero?"
"Credo solo che scopriremo ogni cosa quando tutto sarà finito, e..credo di sì, Spence" le disse Hanna "credo sia vero, perchè...Melissa non è' 'cattiva', e..non so, qualcosa mi dice che non finge. Comunque rimane una stranissima conversazione" continuò, con il broncio.
"Non lo so Spence...non ci pensare per ora" le consigliò Emily. 
"Perché Melissa farebbe qualcosa per te? Non credo,Spence.." intervenì Aria.
"Ah," sbuffò Spencer "non vedo l'ora che tutto finisca" e continuò ad osservare il cielo. 
L'aria profumava di umido, l'asfalto era sporco e bagnato. Il cielo era completamente blu, senza nuvole, e pieno di piccole stelle luminose. Non faceva tanto caldo e nemmeno tanto freddo: tirava solo un po' di vento. Era una notte perfetta.
Austin, Ally, Trish e Dez erano arrivati alle 20:15 e c'erano già tante persone, e presto quella parte della città si sarebbe affollata sempre di più. 
I signori Moon e il signor Dawson avevano deciso di restare a casa a cenare insieme e lasciare i ragazzi andare alla festa e divertirsi, nonostante per ora fosse una noia mortale.
Beh, c'era da mangiare e da bere, c'erano fuochi d'artificio, tanta gente, musica e altro, ma era comunque un po' noioso. Meglio di niente. Austin e Ally volevano ambientarsi, anche se erano lì solo per le vacanze e non si erano trasferiti.
Incontrarono tanta gente e ci parlarono, ma intanto...
 
Hanna aveva continuato a chiacchierare con le sue amiche, e poi era andata a prendere qualcosa da mangiare, e mentre mordeva i pop corn si muoveva a ritmo di musica e canticchiava.
Mentre faceva tutto ciò, un ragazzo le si avvicinò:
"Hei" le disse serio.
"Ciao!" gridò Hanna, continuando a inghiottire pop corn e a ballare e canticchiare. 
"Chi sei?" gli chiese. 
"Mi chiamo Travis, e forse so qualcosa che può interessarti"
Ad Hanna caddero i pop corn dalle mani e in un attimo smise di ballare e canticchiare. 
All'improvviso si zittì e restò immobile, per un momento che sembrava interminabile. Non sapeva cosa rispondere, non sapeva cosa lui volesse da lei.
"Cosa vuoi?" gli chiese seria e irritata.
"Ho sentito alla tv dell'omicidio del detective Wilden e.."
Hanna lo fermò:
"Shh. Basta. Non dire niente, non mi interessa" disse Hanna.
E fece per andarsene, convinta che fosse solo una perdita di tempo. Ora, almeno per ora, voleva archiviare la situazione.
"Sono contento che sappiano che tua madre è innocente, ma io conosco l'assassino"
Hanna si girò di scatto.
 
"Mh" sibilò Austin compiaciuto "c'è n'è di gente" disse.
"Già" concordò Ally.
"Io vado a ballare. Dez, mi segui?" gli chiese Austin.
"Certo" rispose Dez.
E se ne andarono.
"Continua a cercare di rimorchiare ragazze" sbuffò Ally triste.
"Beh..vá a ballare, che ne sai che.." cercò di rispondere Trish.
Ma fu interrotta alla vista di Austin che parlava con una ragazza:
"Okey, cerca sempre e solo di rimorchiare ragazze" proseguì. 
"Mi dispiace, Ally"
"Non importa" disse, mordendosi le unghie.
"Sai, Ally" le disse Trish "almeno avresti potuto truccarti un po' di più, per una festa"
"Ascolta Trish, a te piace truccarti e vestirti bene e fare maschere al carciofo, e hai ragione, okey? Sei più bella di me, è vero, ma a me non piace 'esagerare col trucco', okey? Io voglio essere me stessa, e se i ragazzi non mi accettano per quello che sono, per come mi trucco e per come mi vesto allora non sono ragazzi per me, okey?"
"Okey, prima di tutto, smettila di dire 'okey' perché mi stai contagiando" disse Trish "e secondo, beh..devo dire che mi piaci così determinata" continuò. 
"Ti ringrazio"
Entrambe sorrisero, e poi risero.
Qualcuno le spiava tra la gente. 
 
"Tu..tu sai chi ha ucciso Wilden?" balbettò Hanna. 
"Sì..."
"E come lo sai?" insistette. 
"Quella notte, ho visto una donna che cercava di buttare sotto l'auto Wilden. Sapevo chi era Wilden, ma non sapevo chi fosse quella donna."
Hanna ascoltava con attenzione.
"Poi" continuò Travis "credendo che fosse morto, andai via, decidendo di dimenticare ciò che avevo visto, perchè in fondo nessuno mi aveva visto. Ma in seguito, mi accorsi che non era stata una botta mortale perché Wilden era vivo, e due ragazze l'avevano aiutato a rialzarsi"
'Jenna e Shana' pensò Hanna.
"E..e ho assistito, poco dopo..al suo omicidio."
Hanna trasalì.
"Ho visto che ad ucciderlo era stata una bionda e.."
"Alison DiLaurentis?" intervenne subito Hanna.
"No, saprei fare una ricostruzione della ragazza, ma era una ragazza che non avevo mai visto prima, mentre Alison l'avevo vista molte volte al telegiornale"
"Cece..Cece Drake..potrebbe.." mormorò Hanna tra sé e sé.
"Ti aiuterò, Hanna. Perché non voglio che una persona innocente finisca in prigione"
"Dimmelo subito Travis. Cosa vuoi in cambio?"
"Niente Hanna, te lo garantisco"
"Farai una ricostruzione?" gli chiese, cercando di non apparire nervosa.
Incrociò le braccia al petto.
"Sì, domattina lo dirò alla polizia"
"Gra..grazie.." balbettò Hanna.
Travis le lasciò solo un sorriso prima di andar via.
 
Erano le 20:30. Ora sì che c'erano tutti alla festa.
Mentre Hanna correva verso le amiche per raccontare loro ogni cosa, si imbattè per sbaglio in Ally, urtandola con un braccio. 
"Oh..scusami" balbettò Hanna. 
"Non fa nulla" le sorrise Ally.
Poi Aria la vide e la chiamò a voce alta:
"Hanna!"
"Ehi Aria!"
Ally sobbalzò.
E lo fece ancora di più quando lesse repentinamente il messaggio che le era arrivato:
"Ci sei dentro, Ally. E non puoi tirarti indietro. Ma ricorda: parla, e io ti uccido. -A"
Ora Ally non si sentiva più le gambe.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Heii ciao a tutti! Come avrete notato le storie si stanno per unire completamente, difatti anche Ally è stata minacciata come le altre xD. L'altra storia, beh, abbiamo dovuto adattare una realtà tutta nostra, purtroppo non ho avuto modo di vedere bene la quarta stagione, comunque complessivamente spero vi piaccia, l'abbiamo pubblicato prima perché sono tanti capitoli e anche perché noi stiamo già avanti nella scrittura, siamo al 19esimo! Che dire, ringraziamo tutti quelli che hanno recensito, e speriamo lo facciate ancora.
Beh, niente, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto, se vi vá lasciate una recensione. 
Sono ripetitiva, per cui, a presto!!!
-C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7-La festa (Parte 3) ***


CAPITOLO 7-LA FESTA (PARTE 3)
"Ally, cosa succede?" le chiese Trish.
Ally era immobile, guardando il telefono a bocca aperta e cercando di trovare qualche parola o qualche ragione. 
Ma ancora doveva capire cosa tutto quello significasse. Si sentì improvvisamente la gola secca, in bocca sentiva un sapore amaro e una vena in testa le scoppiava ardentemente. 
La testa le girava e dentro di lei cominciò a incombere una paura incredibile, paura dell'ignoto. Sentiva le farfalle nello stomaco, ma questa volta non per la felicità, o forse era qualcosa di simile, o forse era solo nausea.
Inghiottì a vuoto, e si sentì di svenire.
Hanna era di fronte a lei, le aveva chiesto scusa per esserle urtata sul braccio, mentre Aria la stava raggiungendo.
Dopo un minuto che sembrava eterno, Ally abbozzò qualcosa in risposta a Trish:
"Nie.." ingoiò di nuovo a vuoto "niente" e sorrise.
Ma era un sorriso falso, stanco. Gli occhi mostravano chiariamente quanto triste Ally fosse, e forse non per Austin, non per Rosewood, e nemmeno per quel messaggio anonimo di minaccia-nonostante Ally fosse una ragazza che aveva paura di tutto. 
Non sapeva bene perché fosse triste, forse proprio per tutto insieme. 
Austin, Rosewood, e A insieme. Ally doveva aspettarselo, sapeva che stava facendo qualcosa di pericoloso.
Avrebbe potuto rifiutare, dirle:
'Mi dispiace, ma voglio dimenticare ciò che ho visto, io non c'entro nulla qui.'
Perché l'aveva fatto?
Per Austin.
Sì, perché lo assecondava in tutto ciò che faceva, solo perché lo amava.
E Trish aveva ragione, lei gli sbavava dietro. E Austin non si rendeva conto di ciò che lei provava, 
(brutto idiota con i prosciutti sugli occhi)
perciò che lei gli sbavava dietro o non gli sbavava dietro a lui non cambiava la vita.
Ma a lei sì, lei era sola con il suo amore, che lui non voleva ricevere.
Ma fu proprio questo pensiero che la fece tornare in vita, che le diede la forza di cacciare la voce.
Perché la voce le era venuta meno, era diventata un po' più fioca.
Tossì.
"Non è successo nulla, Trish. Non ti preoccupare" sorrise.
"Hanna, ti stavamo cercando" le disse Aria. 
"Ehi, io sono Aria, piacere" disse cordialmente ad Ally e Trish, spostando lo sguardo da Hanna verso di loro.
"Ciao!" salutò Trish tutta contenta "mi chiamo Trish" e fece la posa da modella e un largo sorriso le attraversò il volto.
Ally le diede un colpetto sul braccio,e Aria rise.
"Mi chiamo Ally" disse.
"Piacere Ally" replicò Aria.
"Io sono Hanna. Ti senti bene?"
"Sì, non ti preoccupare" disse sorridendo. Doveva..doveva imparare a essere più forte. Con quel suo carattere non sarebbe mai andata avanti. Era un'ingenua, una stupida. Nel corso della sua vita l'avrebbero presa tutti in giro. Non che già lo facessero, ma sarebbe stato molto facile.
"Siete sole?" chiese Ally ad Hanna.
Sapeva distinguere la realtà dai suoi pensieri, erano cose molto differenti da non confondere..
"Oh no, siamo con due amiche" le rispose "voi?"
"Anche noi siamo con due amici" rispose Ally.
"Capisco. Sei simpatica" sorrise Hanna.
"Ti ringrazio" fece Ally ricambiando il sorriso.
"Ci fai conoscere le altre?" intervenne Trish, che aveva tanta voglia di conoscere nuove persone. 
"Certo, voi però ci fate conoscere i vostri amici, eh" scherzò Aria.
"Ovvio" rispose Ally ridendo.
 
Erano le 21.30. Aria ed Hanna avevano presentato Emily e Spencer ad Ally e Trish, e si stavano conoscendo meglio. 
Continuavano a ridere, mangiare, ballare e cantare 
Si stavano divertendo tanto, fortunatamente.
Austin intanto non si era fatto vedere per tutta la serata.
Insomma, era pur vero che non sapesse dove fosse Ally, ma non l'aveva nemmeno cercata.
Lui aveva bisogno di lei? 
Ancora non lo sapeva, forse nemmeno se lo domandava.
Doveva forse domandarselo?
Austin era più confuso di quanto sembrasse, cercava ragazze facili poiché anche lui era un 'ragazzo facile',non aveva alti standard, e certe volte tante cose neanche le pensava. 
Ci provava con le ragazze, ma non si era mai veramente innamorato. 
E infatti per tutta la serata aveca cercato di prendere qualche altra ragazza solo per una sera, finché non sarebbe andato via dalla festa.
Dez gli era stato accanto perché era un ragazzo abbastanza idiota e senza Austin non era nessuno, ecco perché lo seguiva in tutto ciò che faceva. 
Dez non si sentiva schiavo, anzi, anche se a volte il duo comportamento con gli altri lo infastidiva un po'.
Austin con lui era diverso, perchè l'unico amico a cui teneva,-l'unico che aveva?-
e Austin a lui diceva cose che agli altri non diceva e non mostrava, si confidava solo con lui. 
 
'Attenta, Ally. Ridi, ridi finché puoi. Mi diverto con te finché non sarai fuori dai giochi.
-A'
Il telefono di Ally squillò.
La mano tremante estrasse il telefono dalla borsa e..crollò.
Chi era?-doveva scoprire questo.
Cosa voleva?-avrebbe dovuto saperlo.
Ma decise di farlo vedere alle altre. Non sapeva sopportare tutto ciò. Non era forte abbastanza. Non riusciva a esserlo. Tutto qui.
Erano come rinchiusa, la sua mente era rinchiusa, era come un muro mentale che lei aveva creato di per sè, ma senza volerlo coscientemente. 
Nessuno poteva sentirla urlare.
Almeno fino a che lei non lo avrebbe voluto.
(?come mi vengono tutti questi pensieri?)
Erano le 23.00.
Le ragazze videro Ally spaesata che guardava il suo telefono in maniera enigmatica, così si preoccuparono e intervenirono.
"Ally.." azzardò Aria "cosa succede? Chi ti ha mandato un messaggio?"
"...è..." cercò di dire Ally "...da stasera è...è il secondo messaggio..." cercò di trovare la forza e di cacciare la voce "...minatorio..."
"Minatorio!?" 
Quella parola detta da Emily fu..epica. L'aveva detta in un modo così sorpreso e con una voce alquanto stridula. 
Emily sapeva. Se lo sentiva.
"A" sussurrò dopo.
Ally alzò il capo.
"A.." affermò.
"Ally, A chi è?" le chiese Trish. Poi si incupì, non ottenendo nessuna risposta da Ally.
E le chiese, in tono serio, come mai aveva fatto:
"Ally..che succede?"
"È..." deglutì a vuoto. Di nuovo
"Una persona che mi minaccia. Ho paura...non so chi sia" continuò. 
"Minaccia anche noi, Ally" esclamò Aria sincera.
"Aria!" Urlò Spencer. 
"Hei, Spence, ascolta. È una cosa seria, okey? Dobbiamo farle sapere che le siamo vicine. Che non è la sola" le disse Aria convinta.
 
Hanna si era talmente divertita, che aveva dimenticato di parlare alle ragazze di Travis. Poi quello che era successo con A..beh, le ragazze avevano accettato Ally nel loro 'gruppo',se così si poteva dire.
Il 'gruppo di quelle che sono minacciate da A.'
Cosa potevano fare?
Ally era minacciata, e certo non la conoscevano bene, ma a prima vista si intuiva che brava ragazza fosse, e non poteva restare sola.
Ed ora più che mai dovevano scoprire l'identità di A.
 
A mezzanotte, Ally salutò le ragazze e si scambiarono i numeri di telefono. 
Decisero di vedersi il mattino dopo al locale dove le liars andavano spesso.
Anzi, sempre.
Le ragazze le avevano raccontato tutta la storia, ma niente di Cece, perchè Hanna voleva prima parlarne con le altre.
E così c'era anche il 'capitolo Cece'. Così anche Cece aveva un ruolo nella storia. Ancora, però,non chiaro. Si sarebbe chiarito presto. E non solo il suo ruolo, ma anche quello di tutti gli abitanti di Rosewood.

 
Così, a mezzanotte, Ally e Trish cercarono Austin e Dez per andare a casa.
La festa stava anche finendo, e anche le liars presto sarebbero tornate a casa, e sarebbero andate a dormire. 
Prima, però, sia Austin ed Ally che le liars avevano qualcosa di cui parlare.
 
 
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Eccoci qui, di nuovo. Che dire, sappiamo che questo ccapitolo forse non è il massimo, stiamo prendendo esperienza, comunque. Speriamo che vi sia piaciuto, davvero, perchè andando più avanti con i capitoli cercheremo davvero di trasmettervi qualcosa :) Come sempre ringraziamo chi ci recensiona, come vedete si entra sempre più nella storia, e diciamo che sono già 7 capitoli ma è passato poco tempo da quando Austin e Ally sono a Rosewood, anzi pochissimo, però noi cerchiamo di fare i capitoli sempre della stessa lunghezza per cui speriamo che non sia corto xD Beh, niente, solo se vi va lasciate un commentino ^^
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8-La festa (Parte 4, ultima) ***


CAPITOLO 8-LA FESTA (PARTE 4, ULTIMA)
Le liars Aria, Hanna, Spencer ed Emily stavano camminando verso casa.
Avevano deciso di andare a dormire tutte a casa di Spencer, per star più vicine.
Tutte e quattro non facevano che pensare a Ally.
"Non faccio che pensare a Ally" ammise Spencer.
"An..anche io" disse Hanna con fatica "è brutto sapere che il cerchio si è allargato. A non minaccia soltanto noi quattro" continuò. 
"Abbiamo fatto bene a integrarla 'nel gruppo',ragazze, non può restare sola. Indagheremo insieme. Dobbiamo aiutarla" esclamò Emily, preoccupata.
"Lo so che pensi a me, Em. Perché...non volevo che Ally sapesse che anche noi siamo minacciate. Ma..avevate ragione, è meglio così, perché mi dispiace tanto per lei.." balbettó Spencer. 
Aria ignorò le parole di Spencer, come se a parlare fosse stata solo Emily:
"Hai ragione, Em. Questa storia deve finire e..e chissà quale sarà il finale."
"Ragazze.." azzardò Hanna "devo dirvi qualcosa..so qualcosa."
Aria si girò di scatto:
"Cosa?"
"Prima,alla festa, quando mi sono allontanata..beh, prima, insomma, diciamo tre, quattro ore fa.." tentò di dire Hanna, facendo tanti giri di parole per via del nervosismo che stava provando in quel periodo.
"Hanna, vieni al sodo" ordinò Spencer.
"Okey, okey. Ho incontrato un ragazzo, Travis"
"Uuuuh" esclamò Aria curiosa "Caleb è gia nel dimenticatoio?" chiese tutta contenta e con fare malizioso.
"Aria!" Strillò Hanna "non c'entra quello che pensi tu. E.." aggiunse triste "io non dimenticherò mai Caleb.." 
Aria abbassò il capo, guardando a terra, guardando i suoi piedi che camminavano.
Erano terribilmente irritati da quei tacchi stretti. Erano talmente fantastici per lei che li aveva presi di un numero in meno al suo.
"Scusami Han..non ti volevo offendere" mormorò col broncio.
"Non preoccuparti, non era tua intenzione..ma non dimenticherò mai Caleb.."
"Non dimenticarlo mai..ricorda che sarà sempre il tuo amore impossibile..."
"È andato via, ma non è impossibile."
Hanna sapeva che Aria le diceva ciò che le stava dicendo per esperienza personale. Ezra.
"Non è impossibile" ripeté, dopo una pausa di riflessione "rivedrò Caleb. E intanto non sarò triste. Ma non lo dimenticherò. E un giorno sarò felice con lui. E anche tu" sorrise.
Anche Aria sorrise.
"Sono emozionata per voi, ma..Hanna?" ordinò Emily rompendo l'atmosfera. 
"Oh sì, beh..Travis mi ha detto che sa..che sa chi ha ucciso Darren Wilden."
Le ragazze sembravano incredule.
"Chi è stato?" le chiese Aria seria.
"Dice che saprebbe fare una ricostruzione, che la farà domattina..cioè...ah ah..dopo" e fece una risata amara "dice che è una bionda, ma non è Alison. Così ho pensato..ho pensato che fosse Cece Drake"
"Cece Drake?" ripeté Aria.
"Cece Drake, sì" rispose Hanna.
"Menomale che era un'amica.." mormorò Aria.
"Credi che farà sul serio quella ricostruzione?" le chiese Emily. 
"Credo di sì...cioè...lo spero"
"Già...lo speriamo anche noi per te" le disse Spencer.
E poi, tutte si abbracciarono.
 
"Austin! Austin! Austin! " Ally chiamava disperatamente Austin, lo stava cercando per poter tornare a casa.
"Uff" sbuffò Trish.
"Uff" ripetè Ally.
"Continuiamo a cercarli o.." azzardò Trish "o li lasciamo qui?" chiese, stringendosi nelle spalle.
"Sai una cosa? Hai ragione" disse Ally.
"Brava Ally, così mi piaci!" esultò Trish.
"Senti.." continuò "prima di andarcene...voglio parlarti.."
"Di cosa? A?"
"Ho paura per te, Ally. E chi sono quelle ragazze? Insomma, sono simpatiche, ma..se A fossero loro? E ti stessero prendendo in giro?"
"Ascolta Trish, anche io ho paura. Però...loro mi aiuteranno a scoprire chi mi sta minacciando. Non credo che siano cattive, e poi domattina le incontrerò e ci parlerò meglio..così riuscirò a conoscerle meglio e..constaterò la situazione. E poi perché dovrebbero..prendermi in giro?"
"Non lo so, e..non importa. Lascia perdere. Fai ciò che vuoi. Non voglio che ti prendano in giro, tutto qui"
"Non lo faranno"
All'improvviso, Austin e Dez le raggiunsero. 
"Vi stavamo cercando" disse Austin.
"Anche noi" esclamò Trish.
"Dove eravate?" chiese loro Ally.
"Beh..qui, dove dovevamo essere?" rispose Austin.
"Beh, diciamo che vi stavamo chiamando da tempo e voi non rispondevate, poi vi abbiamo cercato dappertutto, così ce ne stavamo andando senza di voi" fece Ally.
"Avete chiamato con il telefonino?" chiese Dez.
"No" rispose Trish sincera.
"Potevate farlo" esclamò Austin "o non volevate?"
"Sentite" Ally ignorò l'esclamazione di Austin "siamo stanche, vorremmo solo andar via. Vi muovete o no? Cosa avete fatto tutta la serata?"
"Potremmo chiedere lo stesso a voi" rispose Austin arrogantemente.
"Vorresti sapere cosa ho fatto, cosa mi è successo,
(cretino mi hanno minacciata)
credi che come te ci abbia provato con dei ragazzi!?"
"Ahm..mi dici qual'è il problema,mammina?"
"Non ti sto rimproverando, ma io non sono come te e non faccio quello che fai tu. E ne sono fiera"
"Bene, allora dimmi cosa ti è successo!"
Ally era seria, e aveva un viso davvero irritato. Trascinò Austin con un braccio dietro a un albero.
"Ma cosa..?" cercò di chiedere Austin.
Ally gli disse, seria, ignorando quella mezza domanda:
"Mi hanno minacciata, Austin"
Austin diventò all'improvviso serio e irritato.
"Chi lo sta facendo?"
"Non lo so..ho incontrato delle ragazze, mi hanno detto che anche loro sono minacciate, e domattina parlerò con loro. Cercheremo di scoprire chi è"
"È...pericoloso? Cosa ti dice? Come si firma?"
"Okey, calmo, si firma con una sola lettera A. Mi dice che..vuole uccidermi. È stato uno sbaglio venire qui. Sono venuta solo per seguirti e ho fatto male"
Ally era arrabbiata con se stessa, perchè se si ritrovava in questo pasticcio era per colpa di Austin. 
Ed era stanca, davvero stanca di lui.
"E invece dovevamo, Ally, non c'era altra scelta e.."
"C'è sempre una scelta, Austin. E so che ti preoccupi solo perché hai paura che inizi anche con te"
"Non mi fa paura. Niente mi fa paura. A te fa paura ogni cosa" le disse in faccia.
Ally indietreggiò, aveva un viso da:'ma sai che sei proprio un cretino?'
Ritornò da Trish e Dez, dicendogli solo questo:
"Io te l'ho detto, poi fai ciò che vuoi"
 
Erano tutti tornati a casa. Ed erano tutti stanchi.
Avevano tutti pensieri differenti:
Hanna pensava a Caleb-come sempre-,ad A, ad Ally. Emily pensava ad A, a Paige. Spencer pensava alla sorella, ad A, al treno di Halloween-la maschera della regina di cuori. 
(?melissa?)
Aria pensava ad Ezra, ad A, e ad Ally.
Ally pensava a Austin, ad A, a Spencer, Aria, Emily ed Hanna, e a se stessa.
Austin non pensava a nulla-forse ad A-, mentre Trish e Dez pensavano ai rispettivi amici.
 
Era mattino presto. A Rosewood tirava molto vento, nonostante facesse caldo.
Le liars, Austin, Ally, Trish e Dez stavano dormendo. Erano le otto. Hanna non sapeva che Travis stava già andando alla polizia, a testimoniare a favore di Ashley.
Così, Cece Drake era la colpevole. Era andata via misteriosamente da tempo. Aveva paura per l'omicidio che aveva commesso? 
Le liars non erano sorprese di Cece, nè se lo aspettavano:
semplicemente a loro non faceva ne caldo e ne freddo che fosse un'assassina, perchè ora l'importante era scagionare Ashley. 
Cece doveva solo essere trovata, e poi sarebbe stata portata in prigione.
Presto, poi, le liars e Ally si sarebbero incontrate di nuovo.
E sarebbe stato l'inizio di nuovi misteri, che avrebbero portato alla fine di questa lunga storia.
E forse qualche piccolo pensiero andava ad Alison.
Era morta, ma era come se fosse dappertutto.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Okey, il capitolo non è una meraviglia, ma giuro che sto proprio nervosa ed è uscito un po' bruttino, mi dispiace tanto, spero vi piaccia e vi prometto che gli altri saranno migliori! Bacii

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9-I diari di Alison ***


CAPITOLO 9-I DIARI DI ALISON
Erano le 8:30. Travis era già alla polizia a fare la ricostruzione, mentre le liars, Austin, Ally, Trish e Dez stavano dormendo.
 
Erano le 9:00. Spencer si alzò dal letto assonnata, svegliata dalla suoneria squillante del suo cellulare. 
Annaspò con la mano sull'intero comodino, finchè non trovò il telefono.
Lo prese e, ancora assonnata, con gli occhi semi chiusi, lesse il nome di Toby.
Subito si mise a sedere sul letto con la schiena poggiata alla testata, fece scivolare il dito sul cellulare e lo appoggiò all'orecchio. 
Era stanchissima, poichè il giorno prima erano tornate tardi dalla festa.
"Toby?" fece Spencer.
"Devo dirti una cosa, Spence"
Spencer spalancò gli occhi, preoccupata.
"Cosa, Toby?" chiese frustrata, con le sopracciglia inarcate.
"Conosco il numero della stanza di mia madre al Radley"
"Te lo ha detto A?" chiese, in tono scontato. 
Toby sembrava stanco e scocciato.
"Ascolta, Spencer, gli ho dato quel camper e ora mi sta aiutando,cosa c'è di male?"
"Non puoi fare a patti col diavolo, Toby. Ecco cosa c'è di male" ribattè Spencer, cercando di rimanere calma.
"Per te è facile, Spence, non è così? La tua famiglia è perfetta, ma la mia non lo è. Non ho nessuno, e l'unica cosa che mi rimane è scoprire cosa è successo a mia madre"
"Non puoi dirmi queste cose, Toby. Io cerco solamente di aiutarti, se non lo avessi voluto non ti avrei coperto con le mie amiche" disse,a voce bassa ma facendo strani gesti con la mano, come se Toby potesse vederla.
Toby sembrava frustrato, ma poi si calmò.
"Okey, Spence, scusa mi..mi dispiace. È che ho solo te" disse, in tono affettuoso.
"Ascoltami Toby, non ti lascerei mai, sappilo"
"Ti amo, Spencer"
"Anche io Toby. Ti amo" fece Spencer sorridendo.
"Potresti accompagnarmi al Radley?"
"Oggi pomeriggio?"
"Dopo non puoi?"
"No, devo incontrare Ally"
"E chi sarebbe?"
"Ah,giusto, non te l'ho detto, mi dispiace, è che ieri sono tornata tardi dalla festa. Come mai non sei venuto?"
"Sai che ho altre cose a cui pensare, Spence"
"Ma, ti saresti divertito...saresti stato con me" disse, in tono persuasivo.
"Posso stare con te quando voglio, non solo a una stupida festa" rispose Toby ironico.
Spencer rise, alzando gli occhi al cielo divertita.
"Allora, chi è Ally?" le chiese Toby.
"È...minacciata da A. Io e le altre non sappiamo bene chi sia o che A voglia esattamente da lei. Perciò dopo la incontreremo. È una brava ragazza, non volevamo lasciarla sola. La aiuteremo a trovare A"
"Bene, ne sono contento. Questa storia è insopportabile, in questa città ci sono solo segreti"
"Già, hai ragione. Ci sentiamo dopo Toby, vado a vestirmi. Solo una cosa..non..non voglio che tu ti chiuda troppo in te stesso"
"Non lo sto facendo. Quando avrò scoperto ciò che è successo a mia madre non lo penserai più, te lo prometto"
"Va bene Toby, ti amo"
"Anche io Spence, anche io"
E attaccarono.
Spencer era molto preoccupata per Toby, voleva aiutarlo, ma allo stesso tempo non voleva mentire alle amiche.
Ma doveva, perchè doveva aiutare Toby a scoprire perché la madre si era suicidata, se lo aveva fatto.
Toby non era più lo stesso, e a lei questa cosa faceva molto male. Lui era succube di A, e questa cosa doveva finire.
Ma Toby era testardo, e finché non avrebbe scoperto la verità, non si sarebbe arreso. Quindi Spencer non poteva fare assolutamente nulla. 
Le altre ragazze dormivano ai suoi piedi nei sacchi a pelo, ed erano talmente stanche che-per fortuna-non avevano ascoltato la conversazione. 
Ma oramai che Spencer era sveglia, si alzò dal letto e scese a salutare la madre. Mentre si teneva alle scale, trovò la madre che guardava la tv.
Quest'ultima poi si girò:
"Già sveglia Spencer? Le tue amiche dormono ancora?"
"Mh..sì." 
Spencer si sentiva nervosa.
"Cosa facevi?" chiese alla madre.
"Vieni" le rispose.
Alla televisione, una voce maschile annunciava al tg:
'Trovata la colpevole dell'omicidio del detective Darren Wilden. Uno sconosciuto confessa di aver visto una ragazza bionda sparargli. Siamo così giunti a una ricostruzione, che ci porta a Cece Drake, scomparsa misteriosamente da Rosewood qualche tempo fa. 
Aveva paura che fosse scoperta?
Ashley Marin sarà rilasciata alle undici, mentre continuano le ricerche per trovare Cece Drake.'
Spencer si sentiva contentissima per Hanna, così corse a svegliare tutte quante, che dormivano così profondamente che era difficile svegliarle.
 
Anche Ally, che quella notte non era riuscita a dormire e di conseguenza si era svegliata presto, vide il telegiornale. 
Ma lei non ci credeva.
Sapeva che sarebbe potuto succedere, ma 'no, è impossibile' si disse.
Cece Drake non era cattiva, Cece non era un'assassina. Per quanto lei ne sapeva.
 
Erano le dieci e venti. 
Le liars aspettavano Ally, mentre lei stava camminando per strada per arrivare da loro.
Hanna aveva chiamato sua madre, che le aveva detto:
'Non ti preoccupare, Han, rimani con le tue amiche, io ritorno a casa, quando hai finito ci vediamo.'
E non vedeva l'ora di rivedere sua madre. 
La amava più di ogni altra cosa, sua madre era l'unica persona che teneva veramente a lei, l'unica persona che veramente la amava incondizionatamente e l'unica persona che si era presa cura di lei, senza nessuno, mentre il padre se l'era spassata con quella stupida di Isabel, la sua fidanzata. 
Mentre aspettavano, incontrarono Mona, che stava venendo verso di loro, dove erano sedute. 
"Ragazze.." balbettò Mona.
"Mona" le disse Hanna.
"Mi volevo scusare ancora, e.."
"Non sprecare fiato" sorrise Hanna "ti sono debitrice per aver dato alla polizia quel video che scagionava mia madre. Grazie, Mona"
Hanna le sorrise affettuosamente, e anche Mona poi ricambiò il sorriso.
"Allora..mi perdonate, ragazze?"
"Non si può dimenticare, Mona" le disse Spencer "però..sì, ti perdoniamo" fece, guardando tutte le altre.
Mona era così contenta che le abbracciò tutte.
"Volevo darvi questo" disse Mona, prendendo dalla sua borsa un diario bianco.
"È il diario di Alison, che ho sfruttato per..per minacciarvi. Perché qui ci sono tutti i suoi segreti. Ah" disse "ecco, questo è un altro. Io non l'ho letto, fatelo voi. Spero possano tornarvi utili. Nessuno conosce l'identità di Big-A, neanche io, ma ho paura siano più di una persona. Big-A, è colui o colei che li comanda"
Ora come mai Hanna sentiva un affetto incredibile per Mona. Siamo sinceri, lei era sempre stata la sua migliore amica.
Amava, come lei, fare shopping, e avevano sempre condiviso tutto.
Hanna si alzò dal sediolino, e la abbracciò forte.
"Grazie Mona, mi era mancata la vecchia te"
"Ti adoro, Han. Sarai sempre la mia migliore amica"
Con sua sorpresa, Hanna disse, a voce bassa:
"Anche tu"
Poi si staccarono da quell'abbraccio, si scambiarono un sorriso di intesa, e Mona andò via.
"Le voglio ancora bene, ragazze" fece Hanna, tornandosi a sedere e girandosi verso le altre.
"Ora è perdonata, l'importante è che si sia pentita, e.." tentò di dire Spencer, poi però Hanna la interruppe:
"So che in fondo non le credete, ragazze. E non importa. Ora è tutto finito con Mona, ne sono sicura. Voi no, e forse non ne abbiamo tutta la conferma. Ma lei ha fatto tanto per noi, come negarlo?"
"Hai ragione, Han" le disse Emily.
Anche le altre lo pensavano, ma..era vero, in fondo a loro stesse si domandavano:
'Possiamo fidarci di Mona?'
La risposta l'avrebbero trovata presto.
 
Intanto Ally era entrata al locale, camminando velocemente per non far tardi, e stranamente senza nessun pensiero particolare. Era molto stanca dopo la scorsa sera, ed inoltre non era riuscita per niente a dormire.
Ma, quando entrò, trovò qualcuno ad aspettarla...
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti! Avevo promesso che avrei pubblicato il capitolo oggi, ed infatti eccolo qui. So che pprobabilmente è un po' corto, ma ci è venuto così xD. Che dire, sto cercando di risolvere qualunque mistero di PLL, partendo dalla madre di Toby, mistero che 'fuoriesce' nella 4 stagione. Avendo anche trovato qualche teoria ho unito tutto con le mie idee, ed ecco qui. Ho postato questo capitolo prima perché sono curiosa che leggiate il prossimo, posso anticiparvi che Ally avrà un incontro speciale...ahahaha.
Che dire più, beh, il capitolo precedente mi ha fatto venire un colpo. Dio, quattro recensioni. Ci sentiamo famose (?) xD vabbe sì, siamo sceme AHAHAHAHA ci esaltiamo per poco. Vi ringraziamo per tutte le recensioni, sul serio *w*
Siete fantastiche! Spero che recensiate anche questo capitolo, saremmo contentissime, oddio ahahahaha speriamo vi sia piaciuto, bacii
-C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10-L'incontro ***


CAPITOLO 10-L'INCONTRO
Ally rimase a bocca aperta. Non ci poteva credere, nè se lo sarebbe mai aspettato. Perché Austin era lì? 
"Austin, che ci fai qui?" tuonò Ally irritata. 
"Lo conosci?" le chiese Emily.
Ally si accorse delle quattro. 
"Certo, è..è un mio amico.."
Ally non voleva fosse solo quello, voleva fosse molto più di un amico ma..non sarebbe mai successo. In ogni caso, non si aspettava per nulla di vederlo lì. 
"Austin, perchè sei qui?" ripeté Ally, più calma.
"Voglio.." si avvicinò a lei e alle altre,e disse, a voce bassa: "sapere cosa sta succedendo."
"Non ti deve interessare, riguarda solo me"
"Voglio sapere chi ti minaccia, okey!?" Austin era arrabbiato.
"Certo, perchè hai paura che minacci anche te, non è così!?"
"Hei, hei" si intromise Spencer 
"calmatevi, ragazzi"
"Scusatemi, mi chiamo Austin."
Austin salutò tutte le quattro ragazze col suo solito fare da figo.
'Ecco che lo rifá', pensò Ally.
Austin ci provava con ogni bella ragazza, e a Ally non andava proprio a genio tutto ciò. 
"Bene, Austin..vedo che anche tu sai di questa..persona. Non vogliamo che diventi uno scoop, però, Ally, è una cosa seria" esclamò Aria, tentando di essere gentile. 
"Oh beh ovvio. Scusate, ma sentivo di..di doverglielo dire. Potrebbe minacciare anche lui" rispose Ally.
"Perché?" le chiese Hanna.
"Beh perché..." Ally tentò di parlare, ma Austin la fermò rrepentinamente, cambiando argomento:
"Avete già qualche sospetto?"
"Sì" rispose Spencer.
"Chi!?" Le chiese Ally curiosa. 
"Cece Drake" rispose Hanna.
"Lei..lei ha ucciso un poliziotto, A ha tentato di incolpare mia madre ma è stata lei, quindi..è un sospetto, sì. Era una nostra amica. O..o almeno così pensavamo noi."
Austin e Ally si guardarono.
"Oh beh, Hanna, non credo sia lei.."le disse Ally insicura.
"Perché?" chiese Aria.
"Non vuol dire mica che siano la stessa persona, no?" si intromise Austin.
"Oh beh no, ma è un soggetto alquanto strano" esclamò Emily.
"Comunque," fece Hanna "abbiamo i diari di Alison, la ragazza scomparsa. Anche lei era minacciata, possiamo scoprire qualcosa quindi"
"Oh certo. Tipo?" chiese Ally.
"Tipo chi è A..con chi si vedeva Alison a Cape May, se sono la stessa persona.." rispose Spencer.
"Con chi si incontrava a Cape May?" chiese Ally.
Austin ascoltava cauto e curioso.
"Lei vedeva un ragazzo più grande di lei, vorremmo scoprire chi è. Potrebbe essere A. E dico potrebbe. Sapete, Alison era poco seria con i ragazzi..e questo qui con cui si vedeva a Cape May avrebbe potuto non accettare che Ali lo piantasse di punto in bianco" disse Spencer.
"Ah, capisco" disse Ally, abbastanza sorpresa. 
"Chi ha ucciso Alison...e A..sono la stessa persona?" Chiese Austin.
"Non lo sappiamo, Aria è l'unica sostenitrice di questa teoria" Hanna si girò verso Aria, che alzò la mano imbrociata e guardando un punto fisso per terra.
"Aria, perchè sei sempre distratta?" le chiese Spencer.
"Ohoo senti chi parla, tu.."
"Ragazze!" urlò Hanna "vogliamo fare brutta figura?"
Le due si scusarono, e Austin e Ally risero.
"Devo andare, ragazze." disse Hanna "mia madre sarà tornata a casa, non voglio che aspetti troppo"
"Cosa le è successo?" chiese Ally.
"A le ha dato la colpa dell'omicidio, e così è stata per un po' in prigione" rispose Hanna.
"Capisco..mi dispiace" disse Ally sincera.
"Non ti preoccupare, l'importante è che sia tutto finito. Ragazze, ci vediamo oggi da me, okey? Per i diari di Alison" chiese Hanna.
"Sì, certo" disse Aria.
"Okey" si aggiunse Emily.
"Ahm..io non posso, mi dispiace" disse Spencer.
"Dai Spence è una cosa seria" la pregò Hanna.
"Lo so Han, ma non posso"
"Uff, okay. Comunque è stato un piacere incontrarvi, ragazzi. Appena scopriamo qualcosa ve lo diciamo"
"Certo" risposero Austin e Ally in coro.
Anche le altre se ne andarono e anche Austin e Ally.
"Che frustrazione"ammise Ally quando fu uscita dal locale. Stava camminando velocemente per strada con Austin.
"Mi dici perché eri lì!?" 
"Te l'ho già detto il perché."
Ally si irritò ancora di più, perché lei si preoccupava, era arrabbiata,triste, tante emozioni mescolate assieme. E Austin? Austin invece rimaneva sempre così calmo! Era proprio un menefreghista,accidenti.  
Mentre Ally correva per la strada andò a sbattere contro un ragazzo.
Abbassò il capo per scusarsi.
"Oh, mi dispiace tanto non volevo, è colpa mia io.."
Quando alzò il capo si ritrovò faccia a faccia con un bellissimo ragazzo dai capelli biondi e gli occhi verdi.
Austin li guardava con le braccia incrociate al petto.
Il ragazzo la guardava sorridendo, quasi a dire:'Wow, che bella ragazza'. Ally se ne accorse..quello sguardo le diceva tutto e..per un momento restarono solo loro, a guardarsi negli occhi. 
'Wow, caspita se è bello' pensò Ally.
Avevano uno sguardo di intesa, e Ally restò abbagliata proprio da stupida finché lui non ruppe l'imbarazzante silenzio di un minuto che a lei era sembrato durare molto di più. 
"Non ti preoccupare, l'unica colpa che hai è di essere bellissima.." e sorrise.
'Okey, è una frase stupida' pensò Ally.
Forse la stava prendendo in giro, forse ci voleva provare, ma chissà perché, a Ally era sembrato così sincero..nei suoi occhi poteva osservare la sua sincerità, la sua sorpresa..forse pensava che fosse davvero bella. E, certo, non era nulla di che, ma Ally si sentì molto lusingata e contenta.
"Ti..ti ringrazio" balbettò, mentre continuavano a guardarsi sorridendo.
Austin roteò gli occhi al cielo.
"Ally, vieni? Dobbiamo andare".
Disse, tirandola per un braccio e mettendole un braccio intorno al fianco per tirarla via.
"Scusami...non sapevo che fossi fidanzata" fece il ragazzo. 
"Cosa..oh, no..lui non è il mio fidanzato" fece Ally staccandoselo di dosso.
"Oh no ma dobbiamo andare, vero Ally?" disse Austin stizzito.
"Beh, spero che ci reicontreremo..Ally. Giusto?" fece il ragazzo sorridendo.
"Sì, lo spero davvero.." fece Ally inclinando il capo. In modo scontato voleva sapere il suo nome.
"Jason" disse lui.
"Bene allora..a presto"
"Lo spero" e sorrise.
E quel sorriso la fece sciogliere al sole.
Perché poi ci sono quelle cose, quelle piccole cose che in una vita da poco valgono tanto. E tu sei grato di avere una vita da poco, perchè assapori ogni piccolo gesto. 

 
Quando poi furono lontani, Ally disse ad Austin, strillando:
"Ma sei scemo, Austin!?"  
"Ehi, intanto calmati"
"No io non mi calmo, mi dici perché mi hai fatto fare quella figura da niente? Perché non vuoi vedermi felice?"
"Chi ti ha detto che non voglio vederti felice?"
"Stavo conoscendo quel ragazzo, mi dici perché mi hai tirato via? Tu puoi avere tutte le ragazze che vuoi e io nemmeno uno? Eh? Chi ti credi di essere?"
Austin non rispose.
Da lì qualcuno li spiava...
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Heii ciao a tuuuuuuuttiii!! Come potrete vedere, in questo capitolo ci sarà una svolta nella vita di Ally. Finalmente, c'è un ragazzo che la guarda con occhi diversi. Cosa succederà in seguito? E...chi li spiava? Vi consiglio di cercare su Google immagini 'pretty little liars Jason' per vederlo, è davvero un bel ragazzo ;) Se trovate anche un ragazzo con i capelli neri non ci pensate, è solo che gli intelligentoni del casting prima di questo qui così bello avevano preso un altro, boh, vabbe. Comunque, è il ragazzo biondo. Diteci cosa ne pensaaaate! Oggi sto fusa, ma vabbeh xD Vogliamo ringraziare sempre tutte quelle che ci recensiscono, e beh, facciamo una cosa. Se entro questa giornata avremo 3 recensioni posteremo il capitolo domani, se avremo 5 recensioni lo posteremo direttamente quando ci sarà la quinta..ma deve essere entro oggi. Oppure, lo pubblicheremo come facciamo sempre, ovvero tra 2 giorni. Speriamo che il capitolo via sia piaciuto, non vediamo l'ora che leggiate gli altri...hihihi okey sto fusa, per cui, la pazza si dilegua. Alla prossima, recensite in tanti, bacioni!!! 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11-La ragazza bionda ***


CAPITOLO 11-LA RAGAZZA BIONDA
Hanna era tornata a casa, aveva abbracciato la madre calorosamente, avevano chiacchierato e avevano visto un film, rimasto però interrotto a metà per via dell'arrivo delle amiche di Hanna.
"Accidenti! Aria e Emily, mi ero completamente dimenticata!" esclamò Hanna.
"Non ti preoccupare tesoro, possiamo rivederlo un'altra volta" fece la madre, in tono apprensivo.
"Grazie mamma"disse, abbracciandola stretta, sorridendo e affondando nei suoi capelli.
Caspita, quanto le era mancato sua madre.
Poi andò ad aprire la porta.
"Hei!" esclamò Aria contenta, facendo gesti buffi.
"Okey," iniziò Hanna con un viso buffo e con sguardo circospetto "prima eri tutta distratta e strana e ora sei stranamente contenta?" chiese curiosa.
"Sorridi che la vita è bella!" urlò Aria, per poi entrare in casa.
Hanna fece entrare Emily, con la quale si scambiò uno sguardo di intesa. Tutte e due pensavano: 'Aria è impazzita?'
"Salve signora Marin!" salutò Aria.
Mentre Hanna ed Emily erano ancora sulla soglia della porta,Hanna chiese a Emily:
"Cosa le è successo?"
Emily rise.
"Non lo so, è strana quella ragazza."
Risero entrambe. 
Emily salutò la madre di Hanna e andarono in camera sua.
"Allora," accennò Emily "hai già letto qualcosa?"
"No," rispose Hanna nervosa "stavo aspettando voi" e fece un sorrisino altrettanto nervoso.
"Te lo eri dimenticato eh?" fece Emily.
"Sì" fece Hanna con la faccia da 'non mi picchiare'.
Emily rise e si sedette sul suo letto accanto ad Aria che si era già accomodata.
"Scherzo Hanna, non fa nulla. Non vedevi tua madre da tempo, so che sei stata con lei, ed è giusto" esclamò Emily, per poi sfoggiare uno dei suoi sorrisi più calorosi.
"Ohww" fece Hanna "ma quanto sei dolce Em?"
E si abbracciarono.
Aria era di nuovo distratta. 
"Ehii" si lamentò.
"Non mi dimentico di te" fece Hanna. 
E si abbracciarono tutte. Certo che erano molto unite, e dopo la morte di Alison, beh..non era di certo facile.
"Allora" disse Aria "vediamo questi diari?"
Hanna prese il primo, quello bianco, e lo aprì, guardando nervosamente le altre.
"Ragazze" disse "qui c'è l'eredità della nostra amica defunta.."
 
Al pomeriggio, Ally era a casa, distesa sul suo morbido letto, sonnecchiando un po'.
Poi Trish si inginocchiò affianco al suo letto.
Ally aprì piano gli occhi.
Poi saltò dal letto. "Oddio!" urlò.
"Mi hai fatto venire un colpo!" disse, con la mano sul petto per lo spavento e la sorpresa.
"Mi dici perché mi stavi osservando?" chiese.
"Ehi, non volevo svegliarti, cioè...sì...insomma, non hai parlato proprio durante il pranzo. Allora, mi dici che succede?" chiese in tono scontato Trish.
Ally era ancora un po' assonnata.
"Niente..loro..loro credono che A sia una certa CeCe Drake...ma non c'è niente di certo"
"Capisco..solo questo?"
"Beh.."
Trish accennò un sorrisino malizioso.
Anche Ally la seguì.
"Trish la smetti!?" disse ridendo.
"Andiamo Ally! Cosa ti è successo?"
"Ho incontrato un ragazzo.." 
disse tutta contenta e mandando gli occhi al cielo.
"Uuuu" scherzò Trish.
"Trish dai!" Fece Ally imbarazzata.
"Allora,com'era?"chiese Trish con un occhiolino.
"Mhh aveva i capelli biondi.."
"Siii.."
"E gli occhi verdi..."
"Siii.."
Sembravano proprio due bambine che avevano visto un nuovo giocattolo. 
"Ci siamo incontrati per caso e.."
disse Ally in modo lento.
Trish disse per l'ultima volta:
"Siii.."
E poi Ally esplose:
"Mi ha detto che sono bellissima!"
"Aaaaaah!!!!" Fecero entrambe in coro mandando urli striduli.
"Ally!!!" strillò il padre,piombando improvvisamente nella stanza. 
"Scusa papà" fece Ally guardando Trish e mordendosi il labbro inferiore.
Poi risero, e Lester se ne andò stralunato.
Poi si calmarono.
"Noh Ally oh Dio! E come si chiama?" Chiese Trish curiosa.
Ally si mise le mani sulle guance.
"Jason, e mi ha detto 'spero di rivederti' eccetera..uh mamma mia quant'era bello..secondo te lo reicontrerò?"
"Certo! La città è piccola, e se lui abita da questa parte qui.."
"Già!" Fece Ally tutta contenta e battendo le mani.
"Ma dimmi Ally.."
"Sì?"
"Perché non avete continuato a parlare?"
Ally si incupì improvvisamente. 
"Austin..." disse, abbassando lo sguardo.
"Austin cosa, Ally?"
"Mi ha trascinata via..mentre io e Jason parlavamo..è davvero frustrante..lui può avere tutte le ragazze che vuole ma io nemmeno uno..mi chiedo perché non voglia vedermi felice..ultimamente è proprio strano.."
Trish la guardava storto. Ally indietreggiò.
"Trish...?" chiese.
"Non capisci che è geloso??? È gelosoooo!!!!!!!!" Tuonò Trish allungando tutte le vocali. 
"Trish, mi dici perché mi prendi in giro?" Chiese Ally, con un sorrisino malizioso dietro la mano che aveva sotto al mento.
"Dai Ally! Ma allora sei proprio stupida! Ma ci sei o ci fai?"
"Hei!" esclamò Ally ridendo.
Poi si fece seria:
"Secondo te.." abbassò il capo "è veramente geloso..?"
Trish le prese il mento e le alzò il capo. Poi le disse, seria, come mai era stata:
"Sì!"
 
Spencer era a casa mangiando qualcosa sul divano e guardando un film. 
Continuava a pensare alla conversazione strana con Melissa.
Come le era ritornato in mente?
Poi Toby bussò alla porta. 
Lei si alzò di scatto.
"Hei Toby!" fece abbracciandolo.
"Hei Spence!" lui ricambiò l'abbraccio. 
"Allora?" chiese Spencer.
"Cosa?"
"Andiamo..andiamo al Radley?"
Toby si incupì. 
"Devo saperlo, Spencer.."
"Lo so" disse lei, con un sorriso caloroso. 
"Come va con le altre?" chiese Toby.
"Sospettiamo di Cece Drake. Niente di nuovo"
"Mh" fece Toby.
"Ah" aggiunse Spencer "abbiamo i diari di Alison"
"I diari di Alison!?" fece Toby serio.
"Sì, ce li ha dati Mona"
"Mona!?"
"Sì Toby, credimi, lei è...lei è cambiata"
"Beh, lo spero. Dove sono i diari?"
"Li ha Hanna. Dovevo andare da lei oggi pomeriggio, per leggerli, ma..ho preferito venire al Radley con te. Mi merito un bacio?" Fece Spencer dolcemente.
"Certo" rise Toby.
E si baciarono.
"Allora" fece "andiamo?"
"Certo, mi metto le scarpe e andiamo"
"Okey" disse Toby.
 
"Toby" chiese Spencer curiosa "possiamo entrare alla camera di tua madre, scusa?"
"È vuota, da tempo ormai,non vedo perché non ci possano far entrare"
"Oh beh..okey" fece Spencer.
Appena entrarono al Radley,videro un signore anziano, e Toby lo collegò subito alla madre:quello era lo psicologo di sua madre.
"Ahm..mi scusi" disse "lei era lo psicologo di Marion Cavanaugh?" chiese Toby.
"Sì ragazzo, perché?"
"Ecco..io sono suo figlio, Toby. Può dirmi meglio...come è morta? Cosa è successo esattamente?"
"Toby, si è suicidata. Queste persone sentono che anche l'aria è troppo pesante per loro..l'aria è troppo pesante.."
E continuò a ripetere sempre le stesse cose, inutile elencarle.
Toby e Spencer capirono che era diventato un po' rimbambito.
Dopo un po' Toby chiese:
"Possiamo entrare nella sua stanza?"
"Eh.." rispose il vecchio "tieni"disse, dandogli le chiavi.
"Consideralo come un favore"
"La ringrazio" disse Toby.
"Ah" fece il vecchio prima di lasciar andare via Toby:
"dì a tua madre di star lontana da quella bionda.."
Toby e Spencer si guardarono.
Intanto, una verità aspettava di tornare a galla..
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Bene ragazze, eccomi di nuovo qui. Che dire? In una giornata ci sono state 5 recensioni!!!!!! Che bello, questa storia sta andando bene, siamo super mega iper extra contente xD. Davvero!!!!!!!! Come promesso, ecco il capitolo. Speriamo vi sia piaciuto, diteci cosa ne pensate, mi raccomando! Allora, da qui, per me, potreste già capire qualcosa su A, chi lo sa. O sapere cosa sta per tornare a galla. Per non parlare di..ALLY! Eh sì, lei e Trish credono che Austin sia geloso. Sarà così? Cosa succederà con Jason? E cosa con Austin? Okey, lascio le domande a voi. Bene, il prossimo capitolo lo posteremo lunedì, se poi ci saranno 6 recensioni lo posteremo domani. Comunque lunedì è presto, siamo troooppo curiose. Bene, forse pretendo troppo, boh. Comunque mi dileguo, dico solo:spero vi sia piaciuto, dateci le vostre opinioni, recensite in tanti. Tanti bacioni a tutte voi, grazie per aver recensito agli altri capitoli! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12-Nuove scoperte e nuove speranze ***


CAPITOLO 12-NUOVE SCOPERTE E NUOVE SPERANZE
"Lo sappiamo" fece Aria, ritornata improvvisamente serena "ma dobbiamo, Han. Andiamo. Aprili" ordinò.
"Okey, okey.." fece Hanna.
E li aprì.
Il primo,quello bianco, non diceva nulla di importante, tutte cose che già sapevano, ma erano comunque arrabbiate poiché lì Alison aveva tenuto tutti i loro segreti.
"Come si era permessa?"si chiese Emily sorpresa ad alta voce.
Hanna e Aria la guardarono.
"Emily,mi stai prendendo in giro o fai sul serio? Alison è Alison. La nostra Alison. Quella che minacciava persino le sue migliori amiche!" esclamò Hanna frustrata "mi ha spinta a diventare bulimica, cazzo" continuò. 
"Lo so Han, ma..oh Dio..sapeva farti irritare ma sapeva anche come farsi voler bene...quella ragazza era veleno..quella ragazza era..era..."
"Era falsa" Aria completò la frase per Emily.
Seppur a malincuore, Emily dovette essere d'accordo:
"Sì...sì era falsa. E come se lo era"
"Credevo...credevo mi avesse aiutata. Mi disse 'io so come puoi uscirne', e..e mi spinse
a vomitare" continuo Hanna, guardando un punto fisso per terra e con gli occhi lucidi.
Ricordare faceva male, molto male.
Aria si accorse dell'espressione di Hanna, e intervenne:
"Hei, Em, forse faceva sentire speciale te, ma dimmi, quante volte ti ha delusa? Ha giocayo con i tuoi sentimenti, Emily. E...quante volte ha minacciato me e Spencer di raccontare la verità? Quante volte non si è fatta i santi cavoli suoi riguardo il tradimento di mio padre? Riguardava solo me e la mia famiglia, ma lei insistette perché glielo dissi. Ecco, Alison ci ha fatto un sacco di cose cattive, molto più di quelle buone, ma..ah..Han, guardare iindietro non serve a nulla. Dimenticare, dimenticare è ciò che ci fa andare avanti. E noi dobbiamo guardare al futuro, non al passato. Non dobbiamo fermarci lì."
E aveva ragione. 
Eccome, se ne aveva.
Hanna e Emily la guardarono, poi il loro sguardo tornò a posarsi per terra. Sapevano che avesse ragione.
Hanna si asciugò una lacrima.
"Bene" fece, con voce tremante "credo sia ora di prendere quello che Mona non ha letto perché noi avessimo l'esclusiva" e fece una risatina nervosa.
"Uff" fece Emily "mi sudano le mani"
"Già, ma non sei curiosa?" le chiese Aria.
"Uh, eccome se lo sono."
Mentre Aria e Emily facevano una conversazione a parte non si erano accorte che Hanna stava già leggendo.
"Emily.." azzardò Aria "Ali ti manca, non è così?"
"Sì...sì mi manca tantissimo"
"È meglio che sia morta, fidati"
"Aria!" Tuonò Emily.
"Ehi scu..scusa..ma è la verità...insomma, non avrei mai voluto, ma ora guarda come stiamo meglio. Ehi, la conversazione di prima. Ricordi?"
"Hai ragione Aria..è meglio che sia morta.."
"È meglio che sia morta" ripeté Hanna. "Emily" disse, inclinando il capo "tutti avrebbero voluto la morte di Alison, andiamo"
Fu in quel momento che si accorsero che stava già leggendo.
"Hei!" fece Aria.                          
"Shh" disse Hanna "so con chi Alison si vedeva a Cape May. C'è scritto qui"
Aria e Emily strabuzzarono gli occhi, avvicinandosi a Hanna.
 
"Qua..quale bionda?" chiese Toby.
"Dì a tua madre di ritornare presto, Toby. Ci vediamo" disse andando via.
Toby e Spencer si guardarono.
"Sono in questa camera qua, quando avete finito riportatemi le chiavi!" urlò il becchio dall'altra camera.
Toby e Spencer non risposero.
"Andiamo nella stanza di tua madre" disse Spencer, rompendo il silenzio.
"O..okey.." fece lui.
Arrivati alla stanza, la perquisirono a fondo, ma non trovarono nulla. Ciò che subito attirò l'attenzione di Spencer, però, fu la finestra da dove era caduta.
"Come ti ha aiutato A esattamente?" gli chiese Spencer. 
"Mi ha detto il numero della camera, spesso non te lo dicono, e..mi ha detto..."
"Cosa Toby?"
"Che non potrebbe essersi suicidata"
"Mi dispiace dirlo, ma..per una volta A ti ha detto la verità"
"Co..cosa?" le chiese Toby stralunato,e sorpreso. 
"Vedi Toby," fece Spencer indicando il vuoto "c'è un tetto, tua madre non può essersi buttata, deve essere stata spinta"
"Vuoi dire che qualcuno l'ha uccisa?"
"Beh..non possiamo escludere nulla"
"Chi avrebbe voluto?"
"La donna bionda" fece Spencer seria.
"Sì ma..chi? Alison? Cece?"
"Non lo so Toby, forse..forse nessuna delle due" disse, stringendosi nelle spalle.
Poi ricevette un messaggio. 
'Stai scoprendo molto, eh Spence? Ma attenta, le tue amiche potrebbero scoprire che il tuo ragazzo ha rubato quel camper. -A'
 
"Avanti, Hanna! Dicci chi è, su!" strillò Aria.
"Ragazze" fece Hanna seria, fissando la finestra.
Si avvicinarono tutte,per intravedere una ragazza con un cappotto rosso che le indicava "shh" con il dito sulla bocca. Le tre ragazze si guardarono senza fiato.
Alison?
Okey, forse aavevano visto male.
O forse no?

 
Il mattino dopo, le liars si ritrovarono, come sempre, al locale. Si erano chiamate ieri pomeriggio, e avevano detto:'Hei, Spence, domattina dobbiamo vederci e discutere di ciò che abbiamo scoperto. Poi ne parleremo con Ally.'
Intanto, quella mattina, anche Ally era lì, ma non aveva incontrato le liars, poichè non si erano viste e lei era da un'altra parte del locale. Era venuta con Trish, sperando di reincontrare Jason.
"Wow,Trish" disse "mi sudano le mani, oh Dio..Jason mi ha fatto sentire così speciale con poche parole.." Ally faceva gesti buffi con le mani, Trish le sventolava il ventaglio per farle prendere aria. Poi si fece seria:
"Ally..però, non voglio che tu ti illuda"
"Non succederà"
"Lo spero"
"Avanti Trish basta dire sempre le stesse cose, uh come sono nervosa. Sventola, sventola"
Trish rise e continuò a sventolarle il ventaglio in faccia.
Poi Ally strabuzzò gli occhi.
"Oh Dio.."
"Ally che succede?"poi Trish si girò nella direzione in cui Ally guardava "oh mio Dio quello è...?"
"Sì, è Jason. Non è bellissimo?" fece Ally con gli occhi a cuoricino.
"Okey, okey" fece Trish "non lo guardare, su fai finta che non lo guardi e non sbavare."
Trish smise di sventolarla e Ally emise una sonora risata.
"Hei" la salutò Jason.
Ally lo guardò felice, ma stranamente calma. 
L'aveva davvero vista? Insomma, davvero non l'aveva ignorata?
"Speravo di reincontrarti.." fece lei.
Jason si sedette accanto a lei.
Era incredibile quanto Ally fosse calma. 
'Pensa a te stessa, Ally, pensa a te stessa. Non vuoi mica restare zitella a vita?' si disse. 
"Anche io..Ally" e le sorrise.
"Lei è la mia migliore amica, Trish"
"Ciao Trish" fece Jason.
"Ciaao Jaa.." fece Trish lentamente e spostandosi altrettanto lentamente su di un lato e con gli occhi a cuoricino. 
"Ciao Trish!" ripeté Ally.
Poi si rivolse a Jason,che stava ridendo.
"Hei!" strillò Ally ddivertita. 
"Scusa, ma sei così simpatica"
"Oh, ti..ti ringrazio"
"Vorrei...conoscerti meglio, Ally"
"Anche io" disse, calma e sincera.
Ally era fragile, Ally stava passando un brutto periodo, Ally non era molto lucida e tutto ciò che voleva era solo essere felice. Voleva mettere la testa a posto, magari trovando un ragazzo. Lei, voleva un ragazzo che la amasse e la capisse..'e forse può essere Jason', pensò,continuando a sorridergli.
 
"Ti dico di sì, Spencer" insisteva Hanna.
"Wow..wow io non.."
"Credici" la anticipò Aria.
"Beh, fa strano sapere che Ali si vedeva con Wren..quel dottorino antipatico..l'ho sempre odiato" fece Emily.
Wren era l'ex di Melissa, la sorella di Spencer. Ormai la storia era archiviata, ma Spencer era stata anche con lui mentre lui stava ancora con la sorella. E per questo si sentiva in colpa, ma ormai era acqua passata. Wren lavorava al Radley...
"Già, anche io.." disse Aria "credete sia A?" chiese poi, inclinando il capo.
"Oh beh, non significa che debba essere A. Semplicemente stava con Alison, anche
se..beh..potrebbe c'entrarci qualcosa in questa storia" rispose Hanna.
"Credete che dovremmo andare a parlarci?"chiese Emily.
"Beh..cosa ci dirà? E poi..." indugiò Hanna.
Spencer la guardò in modo serio e preoccupato.
"Hanna..che succede?" le chiese.
"Non c'è bisogno che lui ci dica qualcosa...può farlo Alison.."
"Alison?" Spencer scandì bene le parole.
"Spencer, ecco..vedi..." per Hanna era difficile dirlo.
Poi intervenne Aria:
"Noi l'abbiamo vista"
"Ecco.." la ringraziò Hanna.
"L'avete vista o sognata?"
Spencer era abbastanza insicura su questo. Non credeva che loro avessero davvero visto Alison.
"Ascolta..Spence, l'abbiamo vista tutte.."
"Eh beh, cosa credete?"
"Crediamo che sia ancora viva, Spence..lei lo è...è viva" ammise Emily. 
Anche se in realtà, per Emily, credere che fosse ancora viva era un modo per superare il dolore. Alla fin fine, solo ad Emily mancava davvero. Una parte di sé le diceva di tenere ad Alison, ma un'altra parte diceva: 'Bene, forse ora brucia all'inferno.' 
Intanto Ally parlava con Jason.
"Ascolta Ally ahm..potremmo..potremmo vederci stasera. Qui, al locale"
Ally sorrise.
Un sorriso vero, perchè a Ally nessuno aveva mai detto niente del genere. Nessuno si era..si era mai interessato a lei. E ora era il suo momento. Il riflettore era finalmente puntato su di lei. Divenne subito più sicura.
"Certo Jason"
Sorrisero entrambi.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti! Eccoci quuuuiiiiiiiii okey la smetto xD. Nello scorso capitolo ci sono state poche recensioni, cioè non dico poche, però rispetto all'altro sì, ma vabbeh, speriamo che questo vi sia piaciuto. Vi anticipiamo che il prossimo capitolo sarà più lungo e che sarà più sconcertante. Nello scorso capitolo nessuno ha capito cosa c'era di strano..Ahahahahahaha comunque, come vedete in questo capitolo Ally sta avendo una nuova speranza, un nuovo amore, Austin si deve muovere, lei è solo un adolescente in fondo, o no? Volevo delle cose: 1. Come si mette la foto nel capitolo? Perché noi abbiamo fatto un collage e vorremmo mostrarvelo 2.qualora non si possa mettere la foto vi consigliamo di vedere l'aspetto fisico di alcuni ad esempio Aria, Emily, Hanna, Spencer ed Alison, per farvi un'idea, anche perché sarebbe sicuramente meglio perché quando parlano voi le immaginate e sarebbe più divertente.
Comunque, come volete fare voi. Ah, e poi c'è un dubbio che mi attanaglia:ahm..Ross si è tinto i capelli? Prima era moro? So che è una domanda stupida, scusate. Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, recensionate in tanti, mi raccomando! Se ci sono tante recensioni il prossimo lo pubblico domani. Spero non siate andati tutti in vacanza per recensire :( anvhe io devo andare a vacanzare (oddio che verbo aiutatemi) tra 5 giorni, ma fortunatamente già li ho scritti i capitoli fino al 20 per cui ho la scorta xD che dire, voglio ringraziare specialmente Raura__AusllyR5, Angelauri e Love Auslly Ita per essere sempre a recensire (scusate se ho sbagliato un po' i nomi non li ricordo e non li posso vedere mentre scrivo). Allora niente..mi sto dilungando troppo. Dateci un'opinione, bacioni, a presto♥

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13-Sono ancora qui ***


CAPITOLO 13-SONO ANCORA QUI
Spencer era molto insicura, stanca, e soprattutto ansiosa per ciò che A poteva rivelare alle amiche. 
'Ma tranquilla' si disse,'non accadrà nulla di male. Stai solo aiutando il tuo ragazzo a scoprire la verità.'
Poi intervenì:
"Ascolta, Emily. Alison è morta. Morta. Morta e sepolta. E a me non interessa ciò che avete visto, perchè non corrisponde alla verità, okey?"
"Parli così solo perché non l'hai vista" la incolpò Aria.
"Già Spence, non l'hai vista perché non eri con noi a far qualcosa di sicuramente molto importante. A proposito, ci dici dov'eri?" le chiese Hanna.
"Ah ehm...io.." Spencer era molto nervosa, le sudavano le mani e a quella domanda non sapeva sinceramente cosa rispondere.   
"Io..io ero con Toby" la sua voce un po' stridula e flebile faceva sicuramente intendere che stava mentendo. Con lo sguardo trapassava quello di tutte le sue amiche, nei suoi occhi si intravedeva quanto insicura fosse e quanta paura avesse.
"Cosa facevi con Toby di così importante, eh Spence?" le chiese Emily.
"Scusate io.."
"Spencer, che cosa ci stai nascondendo?" le chiese Aria, seria e preoccupata.
"Nulla.."
"Spencer" insistette Aria, guardandola negli occhi e inclinando il capo.
Spencer ricambiò quello sguardo:
"Non posso ragazze.."
"Beh, credevo che condividessimo tutto, che ci aiutassimo l'un l'altra, soprattutto ora che c'è A. Però evidentemente per te non è così, eh Spence?" le disse Hanna. 
"Hanna, ti prego.." fece Spencer in tono di supplica. Si sentiva maledettamente in colpa.
"Mi dispiace Spence..."
Tutte e tre fecero per andarsene, quando qualcosa le bloccò sulla soglia della porta. Le loro labbra restarono spalancate, non potevano credere a ciò che vedevano. D'un tratto, tutti si girarono a guardare, persino Spencer.
 
Ally aveva salutato Jason, facendo per andarsene. Poi, però, anche lei era rimasta sconcertata da quello che aveva visto. In tutto l'arco di tempo non aveva fatto che pensare a lui, Jason. Poi però aveva pensato ad Austin e..'vogliamo davvero comparare?'si era chiesta. Ma anche se amava Austin, doveva pensare a se stessa e trovare chi avesse saputo amarla davvero, no?
 
"Tu...tu..." Aria non sapeva cosa dire. 
Lei era sconcertata, Emily felice, Hanna arrabbiata.
"Brutta.." ringhiò quest'ultima in preda all'ira.
"Alison..." balbettò Emily.
"Tu..sei viva.." il balbettìo di Aria parve quasi una domanda.
'Come può essere? Come cazzo può essere possibile!?' si chiese.
E se lo chiedevan tutti.
"Sono pronta a tornare, ragazze...credo di esserlo.." sibilò Alison con gli occhi lucidi.
Le ragazze non seppero cosa rispondere. Non mossero un muscolo in quegli istanti.
Era come se fossero rimasti delusi, perché, diciamoci la verità, tutti avrebbero desiderato la morte di Alison. Ma solo una persona aveva tentato...
A Spencer cadde la bibita di mano.
Alison fece qualche passo avanti, tutti si ritirarono indietro, forse per paura che quello fosse un fantasma. Alison era morta, ormai. Tutti la credevano morta, per cui,come poteva, da un momento all'altro, tornare in vita?
Ally, che era come Hanna, Aria e Emily davanti la porta, parlò loro:
"Lei..non era morta?"
"Oh Ally noi..noi non ti avevamo vista" balbettò Emily,con lo sguardo perso nel vuoto. 
Alison si mise al centro del locale.
'Ecco che ricomincia, ecco che vuole mettersi al centro dell'attenzione, brutta stronza' pensò Hanna. 
"Sono tornata"cominciò Alison "ho finto la mia morte, per scappare via da qui. E ora...sono pronta, perchè è il momento che tutti vi abituiate che io sono ancora viva" disse,con le lacrime agli occhi.
Tutti erano sconcertati.
Ally, Emily, Spencer, Aria, Hanna, persino Trish e tutti quelli che erano al locale non spiccicarono parola.
"Alison" Hanna ruppe il silenzio. 
Alison si girò verso di lei.
"Voglio sapere, adesso, cosa ti sia passato per la mente. Sei una pazza!"la attaccò Hanna con un ringhio di odio verso di lei.
"Ehi Han non.." cercò di calmarla Emily.
"No Em, no..io sono stanca di Alison..e lei forse nemmeno capisce che dopo la sua morte stavamo tutti meglio. Ci dividerai di nuovo, Alison. Ci avevi unite, ma ora ci dividerai. Facevi meglio a restare nella tomba. Noi non abbiamo bisogno di te, ora siamo più amiche che mai e non ci faremo schiavizzare di nuovo da te. Perciò, se questo è ciò che pensi di fare, sappi che non ci riuscirai!" disse queste parole, immersa nel suo odio, immersa in un mare di odio, un mare inquinato di odio per via della presenza di Alison. 
Alison, Alison era la causa di tutto, e Hanna aveva sentenziato queste sue parole, stranamente, lentamente, e anche arrogantemente, proprio come una pugnalata in pieno petto. Tutti le guardavano, ma ad Hanna non importava.
Alison la guardava amareggiata, Aria teneva la testa bassa e le mani sulle braccia e Emily aveva gli occhi lucidi. Spencer era ancora a bocca aperta.
Poi Alison si avvicinò ad Emily e Aria.
"Ragazze..vi prego, perdonatemi.."
"Sei cambiata?" le chiese Aria.
"Andiamo a casa" disse Alison."ho qualcosa da dirvi."
 
Così, le ragazze si ritrovarono a casa di Alison.
"Mamma, sono io" fece Alison, bussando fuori la sua porta.
"Oh, tesoro.." fece la madre, abbracciandola di nuovo. 
"So che ti sono mancata, mamma, ma.."
"Scusami Ali..beh, ragazze, entrate.." disse la madre, troppo vittima della figlia.
Tutte e tre si chiedevano se Ali fosse realmente cambiata.
Quando entrarono nella sua camera, provarono uno strano senso di terrore.
Le ragazze si guardarono tra di loro.
Regnava un assoluto silenzio, e fu Alison a cominciare a parlare.
"Mi dispiace che..che Hanna non sia qui.."
"Sputa il rospo, Alison. Vogliamo sapere perché sei tornata"le disse Aria in tono serio e triste, con la fronte corrugata.
"Dovevo. So che A vi minaccia,e per un po'..per un po' sono restata in città ad aiutarvi..Spence, quando stavi cadendo dal campanile," disse, girandosi verso Spencer che aveva un viso da pre-lacrime "sono stata io a salvarti. Ecco..ora sono tornata, perchè so che avete bisogno di me. Potete chiedermi qualsiasi cosa" disse, in tono da 'io sono una poveretta, aiutatemi.'
Pff, nessuna di loro ci credeva realmente. 
"Per prima cosa..non abbiamo bisogno di.." fece Aria, subito interrotta da Emily.
"Aria.."
Emily era contenta che Ali fosse viva..le aveva sempre voluto un bene enorme, anche se Ali l'aveva spesso illusa..
"Scusa..beh..cosa è successo quella notte?" chiese Aria.
"Non lo so esattamente. Qualcuno mi
ha dato una pietra dietro la testa, e io sono svenuta. Mia madre credeva che fossi morta,e, poco dopo,mi ha...sepolta viva. Io urlavo, urlavo le dicevo 'Non puoi sentirmi? Non puoi sentirmi respirare? Guardami!'"
E queste parole furono dette con reale amarezza, Alison stava piangendo, anche le altre erano rimaste sconcertate. Ma era ancora poco. Un'esperienza del genere, doveva per forza aver lasciato il segno. Ma lei doveva ancora pentirsi di ciò che aveva combinato.
"Lei..lei non voleva farlo. Ma ha dovuto, perché credeva realmente che io fossi morta. E..dopo, ho sentito che parlava con qualcuno...ho il sospetto che lei sappia chi ha tentato di uccidermi. Ed è per questo che..che ho avuto paura della mia famiglia. Ma...cosa potevo fare?" poi Ali fece una pausa.
"Dopodiché, sono stata salvata, qualcuno mi ha tirato fuori dal terreno, beh..veramente era la veggente dalla quale mi nascondevo per paura di.."
"Wren?" chiese Spencer
"Lo sapete?"
"Mona ci ha dato i tuoi diari.."disse Aria.
"Mona.."
"Si è pentita"rispose.
"Lei mi ha aiutata,ha lasciato che riposassi, si è presa cura di me, poi ho capito che era..era solo perché...sapete perché. Mona non è cattiva, lo so. Sono stata io a farla diventare così. Mentre c'è...c'è Cece Drake, che si nasconde col mio stesso cappotto rosso. Credevo mi fosse amica, e invece.."
"Quindi ce ne sono due" disse Emily.
"Sì, una buona e una cattiva" rispose Alison.
Le ragazze si guardarono. 
"So che non mi credete, okey? L'hanno già presa tutti male, persino mio fratello Jason che mi odia..Però ora non voglio più nascondermi con un cappotto rosso. E spero che Cece sia trovata. Quella notte ho tentato di capire chi fosse A. Incontrai molte persone, tutte sulla mia lista di sospetti, ma nessuno sembrava realmente A. Dopodiché sono rientrata nel fienile di Spencer. Avevo messo qualcosa nei bicchieri per far sì che vi addormentaste. Mentre voi dormivate attesi un messaggio di A, ma nulla. Pensai di aver vinto, ma non era così"
Aria voleva tanto dirle che si meritava tutto ciò che le era successo, ma..era meglio non dirlo. Per Emily.
"Quindi Wren.." accennò Spencer.
"No, Wren credo che non c'entri nulla. Insomma, ho paura di qualcuno, credevo fosse lui ma può benissimo essere qualcun'altro. Anche Ezra.."
"Ezra!?" fece Aria "Tu stavi con lui!?" Aveva un tono molto arrabbiato.
"Aria io.."
"Tu stavi con lui!"
"Era solo una..una cotta, lui non mi ha fatto nulla, okey.."
"Non volevo dirtelo Alison, ma sei una brutta.. argh....Facevi meglio a morire sul serio! Scusatemi ragazze ma io..io mi unisco ad Hanna, voi?" fece questa domanda, dopo aver detto quelle frasi scuotendo continuamente la testa e facendo tanti gesti strani per la rabbia.
"Alison non cambierà mai." fece Spencer, alzandosi e unendosi ad Aria.
Alison guardava Emily, l'ultima rimasta, in tono colpevole e con degli occhi da cagnolino bastonato.
Stava per piangere. O..fingere, di piangere.
"Mi dispiace, Alison. Hanna aveva ragione" e se ne andarono tutte. 
 
"Chi è?" fece Austin dall'altro lato della porta.
"Sono io, Ally"
"Ehi"
"Posso entrare?"
Austin aveva un viso curioso.
"Cosa è successo?" chiese, inclinando il capo.
"Posso entrare?" ripeté Ally, seria.
"Entra" fece Austin, invitandola dentro.
"Ciao Ally!" la salutò la madre di Austin.
"Salve signora Moon!"
"Allora" iniziò Austin "cosa è successo?" chiese.
"Possiamo andare nella tua camera? Ho bisogno di parlarti seriamente."
Austin era molto annoiato.
Sospirò un 'uff' scocciato.
Erano saliti in camera sua. Austin era in piedi davanti a lei.
"Non..non mi inviti a sedere?" le chiese Ally.
Austin aveva le braccia incrociate sul petto. Ally era troppo educata per lui.
"Ho da fare. Sputa il rospo. L'ultima volta che ci siamo visti mi hai fatto una sgridata"
"Perché te la meritavi"
"Ally, vai al sodo."
(Pensa a Jason, pensa a Jason, pensa a..)
Ora Ally era più sicura. Non aveva bisogno di applicarsi con Austin, se aveva Jason, no?
Tutti dubbi.
"Alison, la ragazza morta, è viva"
"Ma noi.."
"Sì, so che abbiamo visto. Ma lei è viva"
"Come può..."
"Dovremmo parlare"
"Non ci penso minimamente"
"Hai detto che ci siamo dentro, o mi sbaglio?"
"No, non ti sbagli, ma io non dirò assolutamente nulla"
"Sai che facciamo parte di questa storia"
"Lo so"
Dopo, il silenzio. 
"Okey, beh..avevi da fare, giusto? Allora volevo solo fartelo sapere. Arrivederci Austin"
Fece, mentre scendeva le scale. 
"Che intendi con Arrivederci?"
Ally si girò.
"È un modo per non dire addio"
E sorrise. Un sorriso vero.
Austin la guardò, con una rabbia che pareva nascondere qualcos'altro.

 
"È proprio una stupida" stava dicendo Hanna mentre mangiava una mela.
Le altre le avevano detto ciò che Ali aveva detto loro, e stavano discutendo su questo. 
"Nessuno la crede, e lei neanche lo capisce" esclamò Aria
"Già...diciamo che noi sapevamo che era viva, eh Spence?" chiese, iinclinando il capo.
"Scusate se non vi ho voluto credere, ragazze" si scusò Spencer.
"Non importa" disse Emily.
"Ora lei è pronta a tornare" disse Aria "pronta a tornare e farsi tutti gli altri ragazzi della città"
Emily emise un risolino soffocato.
"Dovremmo parlarne con Ally?"chiese quest'ultima.
"Credo..credo di si" rispose Hanna. 
"Wow ragazze, non credete che A ci stia dando una tregua?" aggiunse.
Spencer voleva dire che non era così, ma non poteva. E si sentiva terribilmente in colpa.
"A non ci darà mai tregua, finchè non ci avrà rovinate tutte" rispose Aria
"Sì, lo so,però..insomma, può essere che si stia stancando..e poi diciamo che ci ha già rovinate abbastanza"
"Lo so, Han, ma credo che stia solo preparando la parte finale del gioco..la parte finale della storia.."
"Probabile" si aggiunse Spencer.
"A proposito di te, Spencer.." cercò di dire Emily.
"Ragazze, basta, okey?" fece Spencer.
"Ma...noi vogliamo sapere cosa ti succede" si difese Emily.
"Già" aggiunse Hanna.
"Ragazze, smettetela. Quando sarà pronta ce lo dirà lei" sentenziò Aria per mettere pace tra tutte. 
"Uff.." fece Emily "okey, spero presto. Ora devo andare, ciao Hanna"
"Sì,"fece Aria "a presto Hanna"
"Hei, stasera al locale?" fece lei.
"Certo!" risposero Aria e Emily in coro mentre andavano via.
"Spencer?" chiese Hanna.
"Okey...ci sto."
"Bene, perché ultimamente sei molto strana" le disse, dirigendosi dalle altre per accompagnarle fuori seguita da Spencer. Buttò il torsolo della mela nella spazzatura, ormai aveva finito di mangiarla.
"A stasera ragazze, ciao!"
"Ciao Han" fecero tutte in coro, per poi andare via.
Spencer si sentiva davvero male, non voleva dire tutto alle sue amiche e fare un torto a
Toby, ma forse avrebbe dovuto dirglielo. Prima che l'avesse fatto A. E in ogni caso, loro
avrebbero capito. Anche Toby avrebbe capito. Beh, lo sperava.
 
Ally tornò a casa, stanca come sempre. Salì le scale e trovò Trish con la faccia coperta dalla sua rivista di moda settimanale. 
Ora tutto ciò che Ally voleva era solo stare un po' con la sua migliore amica.
Trish si accorse di lei e spostò lo sguardo dalla rivista su di lei, chiudendola e
poggiandola sul letto.
"Hei, Ally" esultò Trish. 
Ally si sedette accanto a Trish.
"Allora, com'è andata con Jason?" chiese.
"Benissimo, mi ha invitato stasera al locale"
"Uuuh allora ti devo aiutare io a prepararti", esultò Trish facendo un occhiolino.
"Ah, direi proprio di sì" 
"Cosa ti succede Ally?" le chiese Trish preoccupata. 
"Oh beh..ho 'detto addio' ad Austin. Voglio solo godermi la mia adolescenza, Trish. Io
sono sola con il mio amore, lui non mi calcola minimamente, per cui non vale proprio
la pena pensare solo a lui.."
"Non puoi mentire a te stessa"le disse Trish.
Ally aveva il capo abbassato, poi subito lo alzò. 
"Trish, premetto che non voglio fare gli stessi discorsi di sempre. Voglio dimenticare Austin.."
"Lo ami ancora, eh?"
"Mi fa male, Trish. L'amore fotte tutti quanti" 
Disse, piangendo e appoggiandosi a Trish, che le carezzava lentamente i capelli.
"Non dire così, Ally. Troverai la felicità, te lo prometto" le disse.
Pian piano Ally si calmò,anche se restava quel pensiero fisso nella testa, e anche
qualcosa a cui non pensava da tempo:
Cambiamento.
 
 
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Heii ragazze, come promesso eccovi il capitolo. Il prossimo lo metterò al più presto, come sapete credo massimo tra 2 giorni. Allora, volevo ringraziarvi per tutte le recensioni del capitolo precedente, davvero, siete state gentilissime. Poi, volevo dirvi che nell'appuntamento di Ally succederà qualcosa di inaspettato MUAHAHAHAHAHA xD Comunque, come vedete Alison è ancora viva e ho tentato di raccontare quella notte come nel telefilm, abbiamo fatto del nostro meglio hahaha comunque, come vedete Ally 'crede' di aver chiuso con Austin, ma sarà davvero così? E qual'è il loro segreto? A voi le domande, alla prossima! Spero recensiate in tanti e che il capitolo vi sia piaciuto, bacioni♥

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14-L'appuntamento (Parte 1) ***


CAPITOLO 14-L'APPUNTAMENTO (PARTE 1)
A Rosewood c'era un tramonto stupendo. L'arancione si sovrapponeva agli altri colori, quali giallo e qualche punta di rosso, le cui linee si stavagliano per tutto il cielo rendendo l'atmosfera più calorosa. 
Il sole cominciava a scomparire,ma quei colori nel cielo creavano una luce molto luminosa quanto era luminoso il sole.
Ally teneva il gomito poggiato sul bordo della finestra, il pugno sotto al mento e guardava il sole calare. Aveva appena finito di sfogarsi, si era calmata, ma ora più che mai aveva bisogno di credere in qualcosa, aveva bisogno di qualcosa che le desse conforto.
La sua vita non faceva schifo, lei non era una ragazza orribile, eppure dentro si sentiva vuota,sentiva di aver bisogno di provare qualche emozione forte, sentiva di dover avere un punto di riferimento. E a niente portava sognare; a niente portava immaginare una vita perfetta. Aveva già sognato abbastanza, adesso le sarebbe bastato credere in quei sogni, e poi li avrebbe realizzati.
E mentre pensava, un sorriso le attraversò il volto. Un sorriso vero, magari rivolto a Jason.
Ma più pensava, più capiva.
Ad esempio:'Come faccio a pretendere che qualcuno mi ami se prima non mi amo io stessa?'
'Come faccio a farmi accettare per quella che sono se non so chi sono?'
Poi Trish la distolse dai quei pensieri che le attanagliavano la mente.
Ally si girò di scatto.
"Ehi!" esultò Trish.
"Pronta a prepararti? Pensa positivo, su Ally!" continuò. ridendo.
Anche Ally lo fece, seguita da un sorriso caloroso di Trish, contenta del fatto che l'amica si sentisse meglio.
"Certo che sono pronta,yeeeah!" fece Ally urlando in modo stridulo.
"Okey, sembri una gallina" scherzò Trish.
"Ehi"
"Ah ah ah, scherzo!"
"Meglio!" E risero entrambe.      
"Allora" cominciò Trish "tu ora vai a farti un bel bagno, poi torni, e io ti trucco."
"Ma..il vestito?" chiese Ally curiosa.
"Vado a comprartelo io."
"Comprarlo? Oh no no no, ne prenderò uno dei miei!"
Trish le mise le mani sulle spalle, si mise di fronte a lei e bisbigliò:
"Sì, Ally, quelli di tua nonna?"
Ally la guardò inclinando il capo, come a dire:'Andiamo, Trish!'
"Non c'è tempo" fece Ally.
"Il negozio è qui sotto"
"Non saprai scegliere"
"Ti conosco meglio di quanto ti conosca tu"
"Con quali soldi hai intenzione di comprarlo?"
"So che li spenderesti per la tua prima uscita importante"
Okey, era un tipo di 'botta e risposta' al quale Trish non aveva fatto nessun errore.
Ally dovette ricredersi:
"Okey, prendi questi"disse, aprendo una scatola e tirandone fuori qualcosa.
"Hai ragione, io.." disse contenta "vorrei vedermi..vestita meglio"
"Sarai una principessa"Entrambe sorrisero e si abbracciarono.
"Cosa farei senza di te, Trish?"
"Non faresti nulla"
Ally emise una sonora risata,continuando ad abbracciare forte l'amica.

Aria, Hanna, Emily e Spencer erano già al locale, nel pomeriggio tardi, mentre Ally si stava ancora preparando. Speravano di poterla incontrare per parlarle.
Dovevano parlare, insomma, ricapitolando:Alison era una stronza, perciò A iniziò a minacciare lei. La prima A era Mona, ed in un messaggio Mona le disse che quella notte sarebbe stata la notte in cui sarebbe morta. Alison era sicura di sè, quella notte, voleva scoprire chi A fosse. Ma andò tutto storto, poichè ad Ali venne buttata una pietra in testa, mentre lei era sicura che A si fosse arresa. Nel contempo, qualcuno stava uccidendo un'altra ragazza, morta al posto di Ali. Essendo che quest'ultima era minacciata, aveva deciso di nascondersi, ma stando sempre a Rosewood, con un cappotto rosso, per aiutare le amiche, consapevole che glielo doveva, e soprattutto che A minacciava anche loro. Scoperto che A fosse Mona, le ragazze si ricredettero, una volta resosi conto che c'era un'altra A. E nemmeno Alison sapeva chi fosse, ed ora era tornata. Alle ragazze, ciò che era rimasto impresso, era stato che la madre aveva coperto l'assassino. Perché l'avrebbe dovuto coprire? Chi tentò di uccidere Ali? Quella notte, fu fatale per la creazione del vero 'A-Team.'
E ora, la domanda era: fidarsi o no di Ali? Loro, tutta la verità, non la sapevano ancora.

Le ragazze dovevano incontrarsi la sera, ma decisero di farlo prima poiché avevano necessità di parlare."Secondo voi Ally verrà?" chiese Aria.
"Non lo so, comunque abbiamo il suo numero di cellulare per cui potremmo parlarle anche un'altra volta" rispose Emily.
"Già" fece Hanna, guardandosi le unghie e mordendosele nervosamente.
"Hanna, ti senti bene?" le chiese Spencer.
"No." rispose Hanna in tutta sincerità.
"È per via di Alison, non è così?" continuò Spencer. 
"Sì...non la sopporto quella ragazza..ed ora che è tornata ci saranno ancor più problemi. Cosa credete che penserà la polizia? Insomma, quella morta, se non era
Alison, chi poteva essere?" fece Hanna, con gesti strani per il nervosismo. 
"Nessuno lo sa, sará compito di altri scoprirlo" esclamò Emily, intromettendosi nella
conversazione privata tra Hanna e Spencer.
"Emily ha ragione" fece Aria stringendosi nelle spalle "a noi non può importare più di tanto."
"Secondo voi Ali lo sa?" chiese Spencer.
"È ovvio che lo sa" rispose Hanna "ma dipende quando sarà pronta a parlare" proseguì, guardando Spencer che si sentiva terribilmente in colpa.
"Comunque" fece Aria "quella ragazza nasconde qualcosa."
Quest'ultima però venne ignorata dalle due.
"Hanna, so di che parli. Okey, vi dirò ogni cosa, prima che..prima che lo faccia qualcun'altro" si decise Spencer.
Si sistemò sulla poltrona, e si schiarì la gola.Le altre tesero le orecchie, e avevano tutte
gli occhi puntati su Spencer, che stava cominciando a sudare freddo.
"Toby ha rubato il camper non è stata Mona" disse tutto d'un fiato, per poi abbassare il capo e chiudere gli occhi strizzandoli.
"Spencer!" Urlò Hanna.
"Scusatemi..è che.." farfugliò Spencer.
"Perché l'ha fatto?" chiese Aria molto calma.
"L'ha fatto per A..in cambio, lui gli dirà cosa è successo alla madre" ora si sentiva più
calma.
"In che senso?" chiese Emily.
"La madre si è suicidata, ma A ha accennato che forse non si è suicidata, così ieri pomeriggio sono andata con Toby al Radley, e..sì, forse è stata uccisa"
Spencer fissava le ragazze che non spiccicavano parola, in attesa di una risposta.
"Okey" disse Emily "va bene così, Spence"
"Emily..?" fece Aria.
"L'ha fatto per..per un 'buon motivo'. Andiamo, non diamole tutte le colpe"
"Okey, okey..l'importante è..è che ce lo hai detto. Potrebbe c'entrare qualcosa con A.
Con l'identità di A, in fondo,no?" fece Aria, più che altro tra sé e sé.
"Scusatemi ragazze, io.." balbettò Spencer.
"Hei, Spence, sul serio, non importa" balbettò Hanna.
"Siete sicure?" chiese Spencer.
Tutte e tre si guardarono e sorrisero.
"Siamo sicurissime"
"A è la priorità. Sono sicura che la morte di tua madre c'entra qualcosa" fece Hanna. E aveva ragione.

Era sera. L'atmosfera puzzava di umido, il cielo era molto scuro e su di esso si stagliava
un delicato velo di stelle.
Le ragazze erano già andate via, non trovando Ally.
Ora lei stava andando al locale per incontrarsi con Jason.
Aveva sempre tentato di nascondersi, aveva tentato di non farsi notare, ma ora..ora era davvero il suo momento.
'La ruota non gira sempre dalla stessa parte. Mi manca il fiato, è insicurezza, mi preoccupo di ciò che sono, e mi sento vuota, ma il puzzle sta per completarsi, e non ci
saranno giorni, in cui non ringrazierò, per ciò che ho' pensò.
Convinta di tutto ciò.
Ora si sentiva bellissima, ora sentiva di brillare, i suoi giudizi su se stessa contavano di più di quelli degli altri. Se lei si sentiva bellissima, allora lo era.
Ma ancora qualcosa mancava, Ally non lo sapeva, ma la sua strada verso la felicità doveva ancora completarsi,mancava poco, e in ogni caso, lei non si sarebbe fermata. Tra alti e bassi, ci sarebbe stato un solo esito. Ma ora, si sentiva davvero bene
A lei bastava poco per essere felice.

Ally entrò, sperando che Jason fosse già lì. Trish aveva ragione, sapeva benissimo i suoi
gusti.
Aveva un vestito rigorosamente bianco, con una gonna a ruota, era stretto in vita, con dei bottoncini fino alla vita dove per rendere il vestito ancor più bello Ally aveva aggiunto una cinta sottile nera. Aveva un colletto, e le scarpe erano non troppo alte con un cinturino, ed erano nere.
Trish l'aveva truccata benissimo, era un trucco rigorosamente semplice, ma le faceva 
risaltare il viso. L'unica cosa accesa era un rossetto fucsia, per staccare da bianco e nero, abbinato a una pochette fucsia che si teneva sulla spalla con una piccola catena.
L'acconciatura invece era una semplica coda alta che lasciava non legate solo le due frange ai lati. 
Era semplice, non aveva maschere, era se stessa
(?wow ci sono riuscita?)
e non era qualcosa di difficile da portare. 
"Visto"fece Trish "le riviste di moda sono servite" e fece una smorfia.
Ally rise.
"Non è esagerato per.."
"Un appuntamento?"
"Non è un appuntamento..."
"Oh sì che lo è"
"Beh.."
"Sei semplicissima e bellissima"
"Ti ringrazio Trish" le disse, sorridendole.
Da lì Ally riuscì a scorgere Jason che veniva verso di lei.
 
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Heii bellissime *w* Finalmente arriva l'appuntamento di Ally! Putroppo l'ho dovuto dividere in due capitoli, quindi dateci sotto con le recensioni, così lo pubblico domani!!! Come vedete ho anche fatto un 'ricapitolando' su PLL per chi non avesse le idee chiare. Bene, che dire più, non vedo l'ora leggiate del suo appuntamento, sinceramente nello scorso capitolo mi aspettavo più recensioni data la lunghezza, ma vabbeh..uff
Comunque volevo ringraziare le ragazze che hanno recensito nello scorso capitolo, grazie davvero!!! Siete fantastiche ^^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, dateci le vostre opinioni, recensite in tanti! Ciao e bacioni 
-C&L♥

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15-L'appuntamento (Parte 2, ultima) ***


CAPITOLO 15-L'APPUNTAMENTO (PARTE 2, ULTIMA)
Jason la guardava abbagliato. 
"Sei..sei bellissima" farfugliò.
"Ti ringrazio" fece Ally sorridendo. Forse anche arrossendo un po'.
"Okey ahm..io me ne vado" balbettò Trish.
Ally e Jason risero.
Jason guardò Ally negli occhi, e lei ricambiò quello sguardo. Era come se lui vedesse dentro di lei, con un solo sguardo.
"Non ti ho chiesto una cosa.." fece Ally.
"Cosa?"
"È..un appuntamento?"
"Mhh..ce ne saranno di migliori, se vorrai"
Ally rise.
"Credo che mi farebbe piacere"
"Comunque questo locale la sera è pieno di gente"
"Oh..si" Ally fissava gli occhi verdi di Jason, erano stupendi.
Jason si accorse di quanto fosse distratta.
"Ti senti bene?" le chiese.
"Sono emozionatissima"
"È il tuo primo appuntamento?"
Ally abbassò il capo. 
"Con me puoi parlare" fece, sorridendole.
Ally si sentì rincuorata.
Si sedettero, l'una di fronte l'altro. 
Ally appoggiò il gomito dove trovò qualcosa a cui aggrapparsi, e mise la mano sulla guancia. 
Jason la guardava curioso. 
"È che" Ally iniziò a parlare con gli occhi da un'altra parte 
"..beh,è imbarazzante ma..sì, è il mio primo appuntamento"
Con sua sorpresa a Jason non interessava, non gli importava se questo fosse il primo, il secondo, o anche il decimo.
"Non è affatto imbarazzante"
"Non sono fortunata con i ragazzi"
"Cosa intendi?"
"Che sono una stupida"
"Invece sei dolcissima" disse, mordendosi il labbro inferiore.
Anche Ally lo fece, era abbastanza nervosa. 
"Lo credi davvero?"
Jason le si avvicinò.
"Nessuna ragazza è come te, Ally, al giorno d'oggi sono tutte montate. Come mia sorella Alison"
"È tua sorella?"                             
"Vorrei non lo fosse" disse, passandosi una mano sul volto. 
Ally rise.
"Hei, perché?"
"Perché è una stupida presuntuosa"
Ally rise di nuovo, seguita da Jason.
"Com'è stato sapere che è ancora viva?"
"Mh..frustrante..chissà cos'è successo quella notte.."
"E chissà chi è sepolta al posto suo"
"Già..." Jason aveva gli occhi lucidi.
Ally lo notò.
"Hei, ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No, non ti preoccupare"
E sorrise. Caspita, Ally amava quel sorriso.
"Chi era quel ragazzo dell'altra volta?" le chiese Jason d'un tratto. 
Ally si rattristì.
"Un..un mio amico. Idiota." disse, mandando gli occhi al cielo.
Jason rise.
"Vuoi qualcosa da bere?"
"Mhh si"
"Cosa?"
"Scegli tu"
"Va bene, vengo tra poco"
Ad Ally sudavano le mani, era il suo primo appuntamento e non poteva credere a quanto Jason sembrasse sincero.
Intanto Trish li spiava nascosta e soddisfatta. 
Ally la vide:
"Trish!" strillò.
Trish si limitò a mimarle con il pollice un 'okey va tutto bene'.
Ally era davvero felice, fin quando non vide qualcosa che la lasciò senza fiato. 
Austin era lì, accompagnato da quella che tutti definivano una stronza:Alison.
'Si deve dire, oh si, lei lo è, è qui da pochissimo e quell'idiota già ci prova, hai Jason Ally, hai lui' pensò. 
(Cambiamento)
Austin la vide, ma non fece nulla. A Ally girava la testa, vide all'improvviso tutto nero e si sentì di svenire, non si sentiva più le gambe.
Aveva tante emozioni dentro, amarezza,felicità, nostalgia, tutte fuse insieme e perse il controllo dei suoi pensieri. 
Aveva un misto di tante emozioni dentro di sé, si sentiva confusa, si sentiva mille personalità in una, non sapeva che scegliere, non sapeva che scegliere di fare, non sapeva che fare.
E di nuovo quel vuoto, questa volta peggio delle altre. Aveva bisogno di esprimersi, aveva bisogno di riempire quel vuoto, ma dopo tanto tempo che non l'aveva riempito ci
 voleva qualcosa di drastico per farlo,e per essere felice. Doveva provare emozioni forti. Doveva riempirsi.
'Non adesso'
(Cambiamento)
'No no no ti prego NO'
(Riempi il vuoto non voglio piangere qui NO)
'Non ne posso più, non ne posso più.'
Si avviò verso il bancone, dove c'era anche Jason, e incominciò a bere.
Non l'aveva mai fatto prima, non aveva mai assaggiato niente di tutto ciò, ma
(devi trovare un modo per dimenticare tutto un modo per alleviare il dolore)
doveva dimenticare, doveva ricominciare, non voleva quella realtà, non era la sua, voleva scappare, non voleva più essere cosciente.
Prese a bere sempre di più, Jason le diceva di fermarsi, ma lei non sentiva più niente, il cervello stava perdendo conoscenza, Austin era andato via, dall'altra parte.
Ormai non sentiva più niente, i suoi occhi erano diventati neri e vuoti e spenti, nessuna luce più dentro di lei.
Dopo un po' non sarebbe stata cosciente più di nulla.
 
La luce penetrava dagli spiragli aperti delle veneziane, Ally si svegliò con un terribile mal di testa, ma stranamente sollevata; poi si accorse che Trish dormiva vicino a lei, veramente..a terra. E russava. 
Si alzò subito, aveva ancora quel vestito.
'Oh accidenti' pensò 'io non ricordo niente di ieri sera'
"Trish, Trish ti prego svegliati, Trish ti scongiuro svegliati!"
"Mhh..?" farfugliò Trish assonnata. Aveva gli occhi semi chiusi, poi li aprì all'improvviso. 
"Ally!"
"Trish ti prego aiutami,cos'è successo ieri sera?"
Trish era titubante. 
"Trish.." fece Ally lentamente e più calma.
"Ti sei ubriacata. Fortunatamente tuo padre era uscito, perché era ancora presto, io e Jason ti abbiamo aiutata a rimetterti in sesto"
"Oh Dio Jason..chissà cos'avrá pensato di me.."
"Non preoccuparti, ci tiene a te"
Ally si batteva il pugno sulla testa.
"Accidenti!" bofonchiò.
"Non ricordi proprio nulla di ieri sera?"
Ally inarcò le sopracciglia.
"Trish cosa.."
"Sei letteralmente impazzita"

*FLASHBACK* 

 
Ally era completamente partita,non sentiva più nulla, voleva solo esprimersi.
Annaspò come una cieca, finché,barcollando, si avvicinò a Jason.
L'unica sua fortuna era che al bancone non c'era per niente gente; almeno nessuno l'avrebbe presa in giro.
"Austin..."
"Ally, tu non stai bene..ascolta.."
"Austin, perchè non mi vuoi!? Perché sei così idiota!? Accidenti!"
"Ally, non sono chi dici tu. Non so chi sia Austin"
"Austin io.."
Poi proprio in quel momento passò Austin, che forse era venuto per prendere una bibita a quella stronzetta.
"Io ti amo!" gridò.
Jason diede un'occhiata al ragazzo biondo che era rimasto con la bocca da pesce lesso. Jason e Austin si guardarono.
Austin rimase a bocca asciutta. 
Jason capì che quello era Austin.
Istintivamente abbracciò Ally e le disse:
"Certo anche io ti amo"
"Sei l'unico che ho sempre amato"
Austin non sapeva che Ally stesse parlando di lui, così andò via un tantino nervoso...
Jason sapeva che era stato un idiota..ma si era innamorato di Ally.

*FINE FLASHBACK*
"Ma..non sai cos'ho fatto?" chiese Ally.
"Credo che lo sappia solo tu, Ally"
Doveva parlare con Jason, doveva chiarire, ma prima per svuotarsi la mente accese la tv.
Stavano trasmettendo il telegiornale. 
Una voce maschile disse:
"E così sappiamo chi è stata sepolta al posto di Alison DiLaurentis"
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Eccoci qua. Aaallora, so che il ccapitolo è 'na mezza schifezza, scusate ma sto in vacanza
e ho il morale a terra, per cui non l'ho potuto ricontrollare bene. Allora, cosa vediamo qui? Un fraintendimento, e moooooooolto probabilmente un Austin geloso (era ora bello mio!) ahahahahaha, spero di aggiornare il prima possibile, scusate ancora per non  averci messo del mio meglio, sto un po' giù di morale :(
Comunque sembra che per delle recensioni ci voglia la grazia divina, comunque non
importa...voglio ringraziare Angelauri e Love Auslly Ita per aver recensito nel capitolo 14 ^^ se vi va recensionate, se no non ci metto il pensiero ;)

Alla prossima, bacii
-C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16-La foto ***


Capitolo 16
Capitolo 16
Emily era ancora stesa nel suo letto; si era appena svegliata, ma al mattino lei era solita restare un po' a letto prima di alzarsi.
Decise di accendere la tv, e subito scattò in piedi quando sentì dal telegiornale una voce femminile dire:
"E così sappiamo chi è sepolto al posto di Alison DiLaurentis. La madre e la figlia hanno espresso i loro dubbi e si è giunti ad una conclusione."
Emily ascoltava con molta attenzione e con gli occhi sgranati. 
"La ragazza sepolta è Courtney DiLaurentis, gemella di Alison, sepolta poiché era stata trasferita in un centro psichiatrico, quella notte era scappata, e l'assassino l'aveva
scambiata per  Alison. La madre e la figlia si sono 
decise a parlare solo ora, seppur sapessero da tempo che Courtney era scomparsa dall'ospedale. Beh, non c'è che dire, famiglia molto strana e piena di segreti, questa. Ma la verità viene sempre fuori. Chissà se la pazzia non sia di famiglia!"
E con questa stupenda esclamazione, il servizio terminò.
Emily era incredula:oh si, certo che quella era proprio una strana famiglia.
Eppure, sentiva che qualcosa non andava. 
Non sapeva perchè, ma tutto non tornava. Non ne sapeva molto di queste cose, ma perché la ragazza morta, invece di essere identificata come Courtney, era invece stata identificata come Alison?
Ad ogni modo, c
hiamò subito Aria.
"Pronto..?" fece Aria tutta assonnata.
"Aria, sono Emily" fece Emily con gli occhi sgranati e muovendosi avanti e indietro, ancora un tantino scombussolata.
"Mh.." farfugliò Aria.
"Sanno chi è stata sepolta al posto di Ali!" strillò la ragazza.
Aria sbadigliò.
"Brava sei un genio buonanotte" fece Aria ributtandosì a capofitto nel letto e russando.
Emily sbuffò.
'Sempre la solita', pensò.
Poi decise di chiamare Hanna.
"Hanna?"
"Hei Em!" fece Hanna mentre tagliava delle carote e teneva il telefono nell'incavo del
collo. 
"Hai visto il telegiornale?" le chiese Emily un po' a corto di fiato.
"No..cosa è successo?"
"Sanno chi è stato sepolto al posto di Ali.."
Bene, ora Emily era molto più calma.
Hanna sgranò gli occhi, lasciando cadere il coltello per terra e prendendo il telefono in mano.
"Chi!?" strillò.
"Sua sorella"
"Gemella?"
"Ehm..suppongo di sì" fece Emily stralunata.
"Argh..perché non ce ne ha mai parlato!? Non ci posso credere!"
"Hanno parlato di un...di un centro psichiatrico. Probabilmente Courtney era malata"
"E se la malata fosse stata Alison?"
Emily rabbrividì di colpo.
E se la malata fosse stata Alison?
"Non..non credo" sibilò Emily spaventata. 
"Lo spero, Em"
"Chiami tu Spencer?"
"Certo"
"Bene,ci sentiamo Hanna, ci vediamo al locale?"
"Mh non so, se capita meglio. Senza impegno"
"Okey, ci vediamo"
"Si, ciao Em"
Emily attaccò.
Un'altra chiamata. 
'Mattinata all'insegna del telefono' pensò. 
"Emily?"
E di nuovo rabbrividì.
"Alison?"
"Senti..ahm..so che probabilmente non volete vedermi, ma..stasera tu e le ragazze potreste venire a casa mia?"
"Alison,non lo so, sinceramente"
"Ti prego, cerca di convincere le altre, voglio parlarvi, farmi perdonare" disse, in voce persuasiva.
Che falsa. 
"Non credo ti perdoneranno"
"Lo so, ma..voglio provarci. Vi prego. So che a me ci tenete."
Emily rispose in modo molto diverso da quello che si aspettava Alison.
"Ci tenevamo. E ad ogni modo, è anche ora che sia tu a pregare ai nostri piedi. Sei stata una stronza con tutte e quattro, ma soprattutto con me, perchè mi hai illusa, hai giocato con i miei sentimenti"
"Scusa.."
"Niente scuse, okey? So che non ti importa"
"Ma.."
"Parlerò con le altre. Ciao."
E attaccò. 
Era stanca di Alison, davvero stanca. Avrebbe tentato di convincere le altre, avrebbe voluto provare ad andare da Alison e vedere cosa sarebbe successo.
Ma..ci si poteva davvero fidare di Alison?
 
Dopo aver finito di guardare il tg, e dopo aver pensato:'caspita, la storia si fa difficile', Ally prese una semplice maglia a fiori e un pantalone verde acqua. Beh, era un 'outfit' molto carino, ma sempre lo stesso...
"Papà, io esco" fece a voce bassa.
"Dove vai, tesoro?"
"Ahm..devo parlare con una persona"
Il signor Dawson stava leggendo un giornale sul divano, poi lo posò, e si alzò.
"Ally,ultimamente ti vedo strana..cosa ti sta succedendo?"
"Niente papà, davvero" fece come costretta.
"Scusa, ma devo andare" aggiunse, andando via velocemente.
Il Signor Dawson si stava veramente iniziando a preoccupare per sua figlia. 
 
Ally aveva paura di bussare a casa di Jason perché...era anche la casa di Alison, ed era una casa di matti. Insomma, sapeva che Jason stava bene, ma mamma e figlia..forse non tanto.
Si decise a bussare.
Come lei temeva, ad aprirla fu Jessica DiLaurentis, madre di Alison. 
"Ahm..buongiorno, sono un'amica di Jason, posso entrare?" chiese Ally, più cordialmente possibile.
"Oh quanto sei carina, certo entra tesoro" disse, invitandola dentro e chiudendo la porta.
Ally trasalì.
Poi osservò quella casa.
In un aggettivo? Immensa.
"Posso offrirti qualcosa?"
Ally si distolse dai suoi pensieri.
"Eh-oh? Ahm..no, la ringrazio"
"Ti chiamo Jason"
Ally annuì. 
"Come ti chiami tesoro?"
"Ally"
Jessica salì le scale e tornò con Jason, il quale appariva abbastanza contento di vedere Ally. Appena la vide sorrise.
"Ehi!" esultò.
"Possiamo..uscire?" gli chiese Ally.
"Certo." 
Uscirono.
Mentre camminavano per strada, Ally disse:
"Jason.."
"Mh.." fece lui, girandosi verso di lei.
"Mi dispiace per ciò che è successo ieri sera.."
Jason abbassò il capo. Sembrava amareggiato. Forse perché la Brutta Cosa di ieri sera non era stata bere,bensì sapere che ad Ally piaceva quel biondino.
Jason ci era rimasto molto male.
"Non ricordi nulla?" le chiese.
"No.."
"Non importa"
Ally si girò di scatto verso di lui.
"Dici..dici sul serio?"
"Tu mi piaci, Ally"
Ally trasalì.
"E so che sei molto fragile, perciò..voglio starti vicino" aggiunse Jason,
mettendole un braccio intorno alla spalla e sorridendole.
"Sei sicuro?"
"Certo. Potremmo..uscire di nuovo, se ti va."
"Certo, mi farebbe tanto piacere. Anche tu mi piaci, Jason"
Continuarono a camminare e a stare insieme, e si scambiarono anche i numeri di telefono. Ally con lui era felice,e di sicuro non voleva mentire a se stessa, ma perché avrebbe dovuto rifiutare Jason? Almeno lui l'avrebbe amata, Austin non sapeva amare..
 
"Deez!" Strillò Austin. Salì le scale e trovò Dez che navigava su internet.
"Hei, che c'è Austin?" gli chiese.
"Dez, devo parlarti" disse nervoso.
"Dimmi"
Si sedette sul letto accanto a Dez.
"Ieri.."
"Mh"
"Ho visto Ally al locale"
"Ahm..bene"
"No, niente bene!"
"Okey,calmati" fece Dez posando il computer.
"Le hai parlato?" chiese.
"No..ero con Alison.."
"Ma allora sei proprio.."
"Si,si, lo so, okey? So che cosa sono"
"E allora?"
"Allora ho sentito dirle che lei ama...lei ama Jason" disse, cupo.
"Allora?"
"Io.."
"Non dirmi che vuoi anche Ally ora. Ally è una brava ragazza, non ti permetterò di
spezzarle il cuore."
Ed era serio.
"Sto provando qualcosa per lei, Dez.." sibilò Austin.
"È quello che provi per tutte. Punto e basta" esclamò Dez, chiudendo la questione.
Ma Austin non era tanto sicuro di quello che aveva detto Dez..
 
Era pieno pomeriggio. Una giornata stava passando. Emily aveva detto alle altre ciò che era successo con Alison, così si erano tutte riunite poiché era una faccenda seria, ed
avevano deciso di andare a casa sua.
Proprio mentre tornavano a casa, però, passando per il Radley..
"Che succede qui? C'è qualche nuovo paziente?" chiese Aria tra sé e sé.
Con sua sorpresa,la ragazza che stava trasportando delle scatole di cartone la sentì:
"Hanno trovato CeCe Drake. Si nascondeva per qui con un cappotto rosso. Doveva andare in galera, ma non so perché, l'hanno portata qui. Ad ogni modo,sto aiutando a portare la sua roba dentro la sua camera" concluse.
"Ah..beh..sono contenta che sia stata ritrovata" esclamò Aria.
"Già" aggiunse la ragazza, andando via per qualche motivo. 
"E tutti i cappotto rosso sono fuori. Ali non lo è più, mentre ora Cece è rinchiusa" fece Spencer. Era il punto della situazione. 
Entrambi i cappotto rosso erano fuori dai giochi ora. Non avrebbero più visto cappotti rossi per un bel po'.
Beh, non loro..
Le altre annuirono.
Aria notò qualcosa in una scatola.
"Ehi guardate qui" disse alle altre.
Tutte si avvicinarono.
Era una foto incorniciata che mostrava una bambina bionda abbracciare un bambino biondo alla sua destra e una bambina mora alla sua sinistra. 
"Deve essere CeCe" mormorò Spencer.
"Sì, ma con chi?" chiese Aria.
"Andiamo che vi importa?" chiese Emily scocciata.
"Prova a girare la cornice" suggerì Hanna.
Aria la girò.
Dietro c'era scritto qualcosa che in qualche modo univa tutti quanti..già, perché ricordate, non esistono coincidenze a Rosewood!
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Allora ragazze, eccomi quiiiiiiiiiiiii okey la smetto xD Avevo promesso ad Angelauri di postare il capitolo oggi, per cui ecco qui. Allora, so che ci è voluto di più ma sapete perché: è la vacanza. In ogni caso, spero davvero vi sia piaciuto. Ho grandi idee per questa storia, inoltre ci avviciniamo al Auslly, nel prossimo capitolo vi dirò quando ci sarà. Comunque, lascio le conclusioni a voi, io mi dileguo, volevo solo ringraziare tutte quelle che hanno recensito nello scorso capitolo, grazie davvero tanto!! Il mistero si infittisce sempre di più ahahahahaha. Ad ogni modo, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, se vi va lasciate un pensierino. Alla prossima, un bacione a tutte!!!!♥

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17-Il bacio mancato ***


Capitolo 17-Il bacio mancato
"Cosa c'è scritto?" chiese Hanna ad Aria, curiosa.
Emily alzò gli occhi al cielo.
"Andiamo ragazze, non sarà nulla di importante, è solo una foto!" insistette, prolungando l'ultima vocale.
"Invece è importante.." mormorò Aria.
Le tre ragazze si riunirono intorno ad Aria.
'Io con Austin e Ally!' c'era scritto.
La foto era molto sbiadita, anche la scritta.
Di tempo ne era passato abbastanza.
Aria e Emily rimasero a bocca aperta, Spencer ed Hanna a bocca asciutta.
"Sono..sono gli Austin e Ally che conosciamo noi?" balbettò Hanna.
"No Hanna, sono altri Austin e Ally!"scherzò Spencer.
"Hei, sono abbastanza scioccata, abbassa la cresta" continuò Hanna 
Spencer fece un verso di sorpresa.
"Ma senti questa!" gridò.
Aria, Hanna, Emily e Spencer erano così. 
Litigavano, ma si volevano un bene enorme. La loro era vera amicizia.
Ad ogni modo, mentre le due litigavano e Aria le guardava inespressiva, Emily era rimasta con la bocca a forma di 'o', la sua solita divertente espressione, che però per lei era un'espressione molto seria.
Aria, l'unica rimasta 'normale', tra quelle tre stupidotte, ruppe il ghiaccio.
"Ascoltate, forse dovremmo parlare con Ally, diciamo sempre di farlo, ma poi non lo facciami mai. E poi, wow, questo significa che anche Austin e Ally hanno dei segreti."
"Lo so Aria, ma il fatto è che sia Ally 
che noi quattro siamo molto impegnate in questo periodo. Voglio dire, noi abbiamo i nostri problemi e lei ha i suoi. E poi, tutti hanno dei segreti a Rosewood" le rispose Spencer.
"Come fai a saperlo?" le chiese Aria.
"Andiamo Aria, si vede benissimo che qualcosa la turba."
"Saranno problemi amorosi.."
"Eh già."
Intanto, Emily si era appena svegliata dalla sua 'trance', motivo per cui aveva ignorato le altre conversazioni e aveva semplicemente ascoltato i suoi confusi pensieri.
Ora erano tutti al posto giusto.
"In questa foto c'è scritto qualcosa che ci unisce tutti, perchè questo significa che Austin
e Ally conoscevano già CeCe..e..oh mio Dio" stava dicendo la mora, poi era arrivata ad un'inaspettata conclusione.
"Cosa c'è, Em?"le chiese Spencer.  
"E se..Austin ed Ally c'entrassero più di quanto pensiamo?" continuò. 
Le altre tre si guardarono preoccupate.
 
Era sera. Nonostante fosse estate c'era un bel venticello, il cielo era nuvoloso ma luminoso, quasi come sempre.
Jason ed Ally avevano deciso di uscire di nuovo insieme a guardare un film al cinema.
Ally si era fatta di nuovo aiutare da Trish, questa volta indossava un vestito semplice blu sempre con gonna a ruota. 
Beh, in verità,era uno dei suoi che Trish considerava da vecchia, ma ora come ora non
aveva proprio voglia di esaltarsi per un vestito, perchè in fondo se a Jason lei piaceva, le piaceva con la gonna,con il pantalone o anche con la camicia da notte.
'Okey, ora esageri' si disse Ally allo specchio. 
Poi bussarono alla porta.
"Ahm.." fece il signor Dawson stralunato, aprendo la porta.
"Chi sei?"chiese.
Ally scese le scale.
"Ally cosa..?" farfugliò Lester.
"Esco con lui, papà" fece Ally in modo calmo.
"Perché non me lo hai detto?"
"Oh beh..sai, mi è passato di mente."
"Ci sei già uscita una volta?"
"Devo andare papà, a dopo!" lo salutò di sfuggita, per poi uscire. 
"Trish" fece il signor Dawson "cosa sta succedendo ad Ally?"
"Oh ah..l'adolescenza" fece Trish, stringendosi nelle spalle.
"Ci..ci si può fidare di quel ragazzo?"
"Signor Dawson,Ally è una brava e dolce ragazza, si fidi di lei. Jason è un bravo ragazzo" lo confortó Trish.
Il signor Dawson era rassicurato-adesso-ma anche un po' preoccupato-ancora-, perchè sapeva che Ally era una brava ragazza, ma..la vedeva strana ultimamente, molto strana.
 
"Perché non hai parlato a tuo padre di me?" le chiese Jason mentre camminavano.
Ally teneva lo sguardo basso.
"L'ho dimenticato. E non mi interessa farglielo sapere" sibilò sincera. Non le importava più di tanto, in fondo.
"Ally, stai bene?" le chiese Jason.
"Sono solo un po' triste" rispose Ally.
"Perché lo sei?" chiese Jason, molto interessato a lei.
"Non..non lo so."
Jason si fermò per accoglierla in un caloroso abbraccio.
Ally si sentì più sicura, ma non riuscì ancora a capire cosa le mancasse. 
 
"Oh Dio oh Dio oh Dio oh Dio."
Emily continuava a balbettare.
Aria la guardò:
"Emily, stai bene?" le chiese.
"Oh assolutamente no" rispose, enfatizzando l'ultima parola.
"Emily ha ragione" si intromise Spencer "noi tutte siamo nervose, iimmagino.
"A me sudano le mani" aggiunse Emily, facendo gesti buffi con le mani.
Poi si calmò e divenne seria.
"Secondo voi...è normale ciò che successo? Intendo, con Courtney...e tutto il resto."
"Ecco...è un po' strano, sai Emily. La ragazza morta è stata riconosciuta come Alison, e non come Courtney. Questa è la cosa strana" fece Spencer.
"Sì, sì è stranissimo. E niente torna. Insomma, perchè non è stata riconosciuta come
Courtney?"
"Spero che Alison ce lo dica."
Spencer cercava di rassicurareEmily,ma quest'ultima continuava costantemente a pensare ciò che le aveva detto Hanna.
E se la malata fosse stata Alison?
Ma proprio lei, Hanna, era silenziosa.
"Hanna, stai bene?" Aria chiese la stessa cosa ad Hanna.
"No che non sto bene...ragazze, sapete quanto non sopporti Alison" rispose Hanna.
"Nemmeno noi la sopportiamo, ma stiamo andando da lei solamente perché vogliamo goderci le stronzate che dirà" esclamò Aria sincera.
Spencer si mise a ridere, seguita da Hanna.
"Emily.." tentó di dire Aria.
"Non riesco a ridere come voi, ragazze, sapete che io ci tengo ad Alison.." rispose Emily, ritornata con il pensiero ad un altro argomento. Ad un altro problema. Tutti problemi che aveva procurato Alison.
Era stata lei a trascinarle nell'oblìo. Come dire:'se affondo io, voi scendete giù con me.'
"Ma lei non ti vuole. Se noi amiamo una persona, ma lei non ci ama, beh, allora ci fa soffrire, e se non ci ama e ci soffrire non è la persona giusta, per cui dobbiamo dimenticarla" mormorò Aria.
"Grazie Aria, queste sono..sono parole stupende. Sto così bene con Paige, non vorrei che Ali si intromettesse di nuovo."
"Non lo farà" la rassicurò Aria.
Entrambe si sorrisero da vere amiche.
 
"Eccoci qui" sospirò Jason.
Ally abbozzò un sorrisino timido, guardando in basso.
Jason le prese il mento con le dita.
"Sei bellissima anche quando sei triste."
Ally arrossì.
"Ti ringrazio" disse sincera. 
"Cosa vuoi vedere?" le chiese Jason.
Dalla fila per il biglietto, Ally si sporse per vedere gli schermi dove c'erano segnati film e orari dei film.
"Mh..un film horror?" propose la ragazza. 
"Horror? Credevo che a voi ragazze piacessero i film d'amore!" scherzò Jason.
"Lo so, ma..ho voglia di un film horror." 
Jason la guardò strano.
"Hei, non guardarmi così!" strillò Ally.
Risero entrambi.
"Non ho voglia di piangere per film d'amore" continuò.
"Ally.." azzardò Jason "cosa ti succede? So che forse sono..sono ripetitivo, ma..mi interessa cos'hai. Voglio che tu sia felice."
"Non scusarti, sono lusingata che tu ti preoccupi per me, ma..." disse, sospirando "io sto cercando di dimenticare quello per cui sto male, anche se non so esattamente per cosa stia male" continuò.
In effetti, si chiedeva perchè dovesse preoccuparsi così tanto per Austin.
"Scappare dai problemi non significa farli scomparire.."
"Lo so Jason..lo so."
Jason le mise un braccio intorno alla vita e la strinse a sè,sorridendole.
Ally ricambiò quel sorriso.
Quando fu il loro turno per il biglietto, optarono, come già accennato, per un film horror, ovvero Carrie-Lo sguardo di Satana.
Ally aveva altre cose in mente, tantissime altre cose in mente, per cui un film horror non le avrebbe cambiato la vita e non le avrebbe fatto perdere il sonno.

 
Mentre guardavano il film, e Ally invece di capire mangiava popcorn e pensava, lei e Jason si strinsero la mano.
"Ally.."
"Mh..?"
"Devo dirti qualcosa."
"Cosa?" gli chiese Ally, stranamente rassicurata dal film.
'Wow, questa è peggio di me, bene, almeno non vedrò un film su stupide ragazze che
hanno tutto nella vita. Se finisce maleè anche meglio' pensò.
"Credo..credo di essermi..di essermi innamorato di te.."
A Ally cadde il popcorn dalle labbra, rimaste a pesce lesso.
'Oh Dio mio come mi sento oddio come mi sento..
(?emozionata?)
..emozionata, sì,emozionata' pensò.
"Jason, tu sei..sei fantastico e.." Ally tentò di continuare a parlare, anzi..balbettare, ma fu sopraffatta dalle labbra di Jason che venivano verso di lei. 
Proprio mentre erano a 2 cm di distanza,e Ally riusciva a sentire il respiro affannoso di
Jason e forse anche il suo cuore battere,disse:
"Scusami, Jason, crederai che sono una stupida, ma..non riesco a baciarti.."
"Scusami, non volevo essere.."
"Troppo precipitoso? Non è colpa tua, vorrei tanto baciarti ma..non me la sento."
"Sai cosa penso di te..mi piaci..perciò..ti aspetterò. Spero che questo momento arrivi presto.."
"Anche io.." sibilò Ally, a poca distanza da Jason.
Erano ancora a poca distanza, Ally avrebbe voluto tanto baciarlo, ma..il suo primo bacio.
'No..non posso
(?non voglio?) 
qualcosa me lo impedisce..non..non me la sento, adesso.'
Oh bene, nel film era arrivata la parte in cui il ragazzo che aveva portato la ragazza presa in giro al ballo moriva.

'Ma che bello' pensò Ally.
Forse lo preferiva così. Non credeva nel vero amore, non credeva nell'amore, non credeva più a nulla, ormai.        
Intanto,a casa di Alison..
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao bellissime :3 Come va? Spero bene ^^ Oddio, nello scorso ccapitolo 6 recensioni, sono rimasta tipo lol e la mia amica che fa "SIAMO FAMOSE!!" AHAHAHAHAHA.Ad ogni modo, volevamo ringraziarvi di cuore, davvero, siete troppo dolci, anche per ciò che scrivete. Vi adoriamo, tantissimo!! Allora, cosa vediamo qui? Ally 'rinuncia' a Jason-per ora-, e le liars si stanno facendo delle domande e dovranno andare a casa di Alison. Qual'è il segreto di Austin e Ally? Qual'è la verità sulla ragazza sepolta? Quante domande! Ma potrete già capire molto, dico sul serio. 
Comunque, ho deciso di postare un'anticipazione del prossimo capitolo, vi fa piacere? xD Comunque l'Auslly sarà nel capitolo 19. Giuro, vi piacerà da impazzire. Vabbe, quando sarà mi direte. Comunque nel capitolo il film horror è Carrie-Lo sguardo di Satana perché io e la mia amica siamo ossessionate di Carrie xD anche se non fa proprio paura ahahahahaha.
Prima di terminare, come sempre vi chiedo di recensire se vi va perché ve ne sarei grata di qualche consiglio o di qualunque cosa vogliate scrivere, e poi volevo dedicare questo capitolo a DayDreaming_, perchè ultimamente sta passando un brutto periodo e anche se probabilmente non starà leggendo volevo farle sapere che almeno noi non le diamo odio, penso che la conosciate tutti. Insomma, qui siamo tutti una grande famiglia. Allora niente, alla prossima♥

 
ANTEPRIMA DEL PROSSIMO CAPITOLO:
Spencer aveva gli occhi spalancati, e aspettava con ansia quell'affermazione.
"...lei è ancora viva."
[...]
E prima che il buio l'assalisse, riuscì solo a intravedere un cappotto rosso che la trascinava via, più qualcosa di importante che avrebbe ricordato solo dopo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18-Rivelazioni ***


Capitolo 18-Rivelazioni
Din don.
Spencer premette il pulsante del campanello, il rumore eccheggiò forte, tanto che le ragazze emisero un sospiro affannoso.
Temevano l'uscita della signora DiLaurentis, temevano cosa sarebbe successo quella sera, e chissà con quale coraggio Spencer aveva premuto quel campanello.
La porta si aprì lentamente, un fruscìo di foglie si mosse tra gli alberi, il leggero venticello emetteva rumori udibili solo grazie allo strano silenzio creatosi in quella precisa situazione, le ragazze si guardarono negli occhi, le stelle quella sera erano completamente scomparse;la signora DiLaurentis le aspettava sulla soglia.
"Ragazze, entrate pure!"
La sua gentilezza sorprese le quattro ragazze, si guardarono di nuovo negli occhi, e negli occhi delle quattro si poteva benissimi vedere sì preoccupazione, ma anche un velo di tristezza e un innato senso di terrore.
Esitarono qualche secondo sulla soglia della porta, quasi come a decidere se entrare o meno, scorgendo da fuori i pochi mobili della casa visibili.
La prima a trovare il coraggio e farsi largo dentro la casa fu Aria.
Sorpassata la porta, rivide quella casa che non vedeva da tempo, sentì di nuovo l'inebriante profumo di vaniglia e ammorbidente, l'odore di Ali, e nella sua mente si fecero largo centinaia di ricordi,ricordi dell'ultima estate, quando loro quattro non stavano più nella pelle di raccontare ad Alison che avrebbero potuto usare il fienile di Spencer per il loro pigiama party.
'Che guaio' pensò Aria.   
Ora tutto stava per tornare come prima.
Non notò che intanto la signora DiLaurentis stava già facendo accomodare le altre.
"Aria,tesoro, stai bene?" le chiese.
"Oh..sì" rispose, distratta e immersa nei suoi pensieri.
La signora DiLaurentis le fece accomodare sul divano; poi scese Alison.
La sua andatura da modella che sfila usata principalmente su delle scale fece infuriare Hanna, poiché era incredibile quanto Alison si sbattesse.            
'Bleah' pensò Hanna 'fa proprio schifo.'
Insomma, prima che Alison scomparisse e quando le cose erano ancora normali, quest'ultima osava sempre camminare come fosse su una passerella e osava farsi chiamare 'Ape Regina'.
Non ne aveva il diritto prima, figuriamoci adesso.
Alison si accomodò su una poltrona a destra, la madre su una poltrona a sinistra.
Le altre quattro erano davvero a proprio agio:
Aria era distesa molto scialbamente sul divano,la schiena storta, le mani sulla pancia:sembrava una che aveva appena finito di rimpinzarsi di patatine.
Hanna teneva i gomiti sul bracciolo del divano e le mani intorno alle guance, che le andavano a fuoco.
Emily aveva la schiena piegata, si era messa lontana dallo schienale, aveva i gomiti sulle ginocchia, le mani intorno al viso e aspettava che parlassero, per ascoltare stancamente in silenzio. 
Spencer era forse la più elegante e sistemata, seduta in un modo assolutamente normale, con le gambe accavallate e le mani sistemate sul grembo. 
Sembrava una giornalista, con quel suo sorrisino falso, perchè ora, di sorridere non ne aveva proprio la minima voglia.
"Ragazze!" richiamò le altre a bassa voce, le quali si rimisero subito apposto.
Alison tossì.
"Allora" mormorò piano "io.."
"Aspetta, Alison" si intromise Hanna "premetto che non siamo qui per perdonarti, vogliamo solo sapere cos'hai da dirci" ammonì.
"Già, perché non ci hai parlato prima della tua gemella?" chiese Aria in tono di accusa. 
"Hei, ragazze, mi dispiace, okey? Ma..almeno fatemi tentare..voglio riuscire a farmi perdonare" disse, con finta tristezza. 
Aria alzò gli occhi al cielo.
"Sputa il rospo" esclamò. 
"Quando ero piccola, mia madre ha dovuto portare Courtney in un centro psichiatrico, perché lei non stava bene. Ma..fino ad ora non mi sentivo di dir nulla. Quando c'eravate voi, volevo solo dimenticarla; lei era malata. Ma poi..lei era venuta quella notte, dalla sua famiglia, per farci una sopresa; aveva avuto un permesso, probabilmente era guarita..povera ragazza, noi non le abbiamo mai telefonato..avevamo paura di lei e.."
"E invece sei tu il mostro. Per colpa delle tue stronzate ora lei è morta, perchè qualcuno l'ha scambiata per te!" esclamò Hanna, ormai in preda all'ira, e dannatamente in pena per Courtney. 
Morta per colpa di quella sua sorella gemella.
Morta per aver dovuto farsi carico lei delle azioni compiute da altri.
Morta; semplicemente morta.
Una ragazza che ha sofferto per la sua breve e dolorosa vita.
Alison abbassò il capo, facendo finta di niente.
Poi riprese la sua storia:
"Quella notte, qualcuno mi ha dato una pietra in testa. Mamma, tu.." sospirò.
"È stata Marion Cavanaugh.." aggiunse la madre.
"La..la madre di Toby?"chiese Spencer balbettando. Era sbalordita.
"Sì. Lei è la mia gemella. Anche lei era mentalmente instabile." 
'È di famiglia la cosa' pensò Aria, sbuffando più silenziosamente possibile e roteando gli occhi al cielo.
Poi la signora DiLaurentis, dopo aver preso fiato, continuò.
'Ma che s'era pure stancata? Sarà doloroso da raccontare' pensò Aria -di nuovo-.
"L'abbiamo mandata al Radley, ma la storia in breve è questa: quel giorno in cui si è suicidata, non si è veramente suicidata. Nè è stata uccisa..."
Spencer aveva gli occhi spalancati, e aspettava con ansia quell'affermazione.
"...lei è ancora viva."
"Era lei che andava a trovarla al Radley?" chiese Spencer convinta. Ma la signora DiLaurentis appariva totalmente estranea a questo.
"Ahm..no. Perché?" chiese, stranita.
"Oh, beh..nulla.."
"Lei è pazza, vuole vendicarsi, e.." tentò di dire Jessica DiLaurentis.
Ma dalle sue labbra uscirono solo balbettii.
"Alison, quindi il tuo racconto nella notte di Halloween.." mormorò Hanna, aspettandosi dalla bionda di fronte a lei quella risposta.
"Sì. Non ero io, ma loro due" esclamò Alison, girandosi verso la madre, che fissava un punto non definito per terra, con occhi ornati da un sottile velo trasparente.
Lacrime che minacciavano di uscire. 
"Signora DiLaurentis, dovrebbe denunciarla, e parlare della sua gemella alla polizia" suggerì Hanna, preoccupata.
"Credo che sarò costretta. Ma..non vorrei. Le ho fatto del male..sono troppo in debito con lei. La nostra famiglia le ha fatto troppo del male.."
Poi il telefono di Alison squillò rumorosamente. 
"Ali, chi è adesso?" le domandò la madre.
"Mamma, fatti i fattacci tuoi, chiaro?" ringhiò Alison con un ghigno di odio, a denti stretti.
Le ragazze si guardarono. 
Poi Alison ritornò improvvisamente normale.
"Oh, scusate,è Austin" sorrise.
"Aus..tin?" chiese Aria sorpresa, adottando l'espressione ad 'o' di Emily.
"Certo. Lo conosci?" domandò Alison tutta contenta.
"Ah..noi..cioè..sì...ahm..sei felice con lui?" balbettò Aria, ritornando normale solo all'ultima domanda.
"Certo che lo sono" rispose Ali sorridente e disinvolta, stringendosi nelle spalle.
Sorridente, giá.
Quel suo sorriso maligno e malizioso. 
Aria restò con un'aria disgustata in volto.
"Qualche problema, Aria?"
Aria si riprese.
"Ah..no.."
"Bene" disse sorridendo.
'Figlia di buona donna' pensò Hanna.
"Scusate, ma io devo andare a casa" esclamò Aria.
"Aria no..resta" la pregò Alison.
"Ho bisogno...di andare via. Scusate. Spero che tu ci abbia detto tutto Ali" concluse, con gli occhi ornati dallo stesso velo brillante di lacrime della signora DiLaurentis.
"Ma.." farfugliò Alison. 
"Non ti perdono, rassegnati."
Aria fece per andar via, seguita dalle altre.
"Ma..andate via anche voi?" chiese Alison.
"Abbiamo bisogno di riflettere e riposare. Siamo stanche. Ciao Ali" rispose Hanna.
Salutarono la signora DiLaurentis e andarono via. Le ragazze dovevano parlare tra loro e confrontarsi, ma appena uscite dalla proprietà dei DiLaurentis, decisero di parlare il giorno dopo, perchè ora erano stanche. Così andarono tutte a casa.
 
"È stata una bellissima serata" fece Jason, accompagnando Ally a casa.
Erano ancora seduti in macchina, fuori casa di Ally.
"Anche per me, e..mi dispiace, so che sono strana."
"Devo dirtelo di nuovo, Ally? Tu sei fantastica, non sei strana. Sei solo timida, non sei come le altre, e non è una colpa" esclamò Jason in tono serio e quasi di rimprovero. 
Ally sorrise e le sue guance adottarono un colorito roseo.
"Devo prenderlo come un complimento?"
Jason rise.
"Certo che sì."
"Mi dispiace per..per il bacio..io.."
"Hei, Ally, non ti do fretta, okey? Non so nemmeno se tu provi ciò che provo io, e non pretendo nulla da te." Già. Lei provava ciò che provava lui?
Non lo sapeva. Non sapeva ciò che provava. Era confusa. Ma tutto si sarebbe chiarito, molto prima di quanto lei pensasse.. 
"Non lo so, Jason..sono confusa" borbottò a voce bassa,guardandosi i pollici e muovendoli in continuazione per via della frustrazione. 
Jason la abbracciò forte, lasciandole un bacio sulla guancia prima di andar via.
Ally aprí la portiera e uscì dall'auto. 
"Grazie Jason."
Jason si limitò a sorriderle. Un sorriso così dolce e caloroso.
"Ciao Ally."
Ally sorrise.
Poi il telefono vibrò.
'Chi mi manda un messaggio a quest'ora? Papà? Trish?' pensò. 
Poi rabbrividì.
"Goditi quello che ti rimane, goditi le ultime partite, perchè tra poco il gioco sarà finito. Goditi le tue ultime giornate, prima che il destino faccia il suo corso. -A"
Ally si sentì avvampare, le gambe cedettero e si chiese perché tutto ciò dovesse capitare proprio a lei.
Mentre fissava ancora il telefono a bocca asciutta,qualcuno le coprì la bocca con un fazzoletto imbevuto di qualcosa che la fece subito addormentare, impedendole addirittura di riuscire a urlare.
E prima che il buio l'assalisse, riuscì solo a intravedere un cappotto rosso che la trascinava via, più qualcosa di importante che avrebbe ricordato solo dopo.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei ragazze! Ho postato il capitolo molto presto, ma avendolo già scritto mi chiedevo "perchè aspettare?" e infatti eccolo qui :)
A me non convince tanto, e giuro, non lo dico per sentirmi dire il contrario, ma davvero, non avete mai quella sensazione che avreste potuto fare di meglio?
Quando io scrivo mi tormento sempre che non ho dato il massimo, ma pian piano
migliorerò. Ad ogni modo, mi scuso in anticipo per ogni eventuale errore di distrazione, ne faccio spesso, ma essendo che ho il computer rotto faccio tutto da telefono.
Ringrazio di cuore tutte quelle che hanno recensionato e hanno messo la storia tra le preferite (scusate se non vi ho ringraziate prima ma non facevo caso a chi la metteva tra le preferite), ringrazio anche tutte le lettrici silenziose perché so che ci siete, e vi invito a lasciare una recensione qualora siate iscritte :)
Nel prossimo capitolo c'è l'Auslly! Se riceveremo tante recensioni cerco di pubblicarlo domani, ma non prometto niente, però se ci sono tante recensioni vi farò contente, anche perché anche io non vedo l'ora che lo leggiate.
E scusate se mi dilungo sempre, ma mi piace parlarvi un po' ahahahaha
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, davvero :)
Un grosso bacio in anticipo a chi recensirá o chi apprezza la storia senza farsi sentire♥
ANTEPRIMA DEL PROSSIMO CAPITOLO:
Ally si girò, con le lacrime agli occhi:
"Non capisci che fai soffrire le persone? Non lo capisci, Austin?"
"Ally cazzo IO TI AMO"
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19-Realtà o finzione? ***


Capitolo 19-Realtà o finzione?
 
Era notte.
Notte fonda, probabilmente.
Ally aprì piano gli occhi.
Era ancora stordita.
L'aria era irrespirabile, calda e pressante, le si incollava addosso e lei sentiva stressanti vampate di calore inondarle l'esile corpo.
La prima cosa che notò, con la sua frastornata e offuscata vista, fu il posto in cui si trovava.
Continuava a spostare la testa a destra e a sinistra, con gli occhi semi chiusi e particolarmente gonfi.
La vista tornava pian piano più regolare, Ally osservava con attenzione ogni minimo particolare della sua nuova realtà mentre tutto tornava lentamente normale. 
Poi si accorse che era stesa a terra, i capelli erano scompigliati sul duro e caldo pavimento di legno.
Notò che era in una casa, una casa stranamente confortante e per nulla spaventosa.
E così, subito le venne in mente casa sua, la sua dolce e accogliente e familiare casa..non quella delle vacanze, bensì quella di Miami.
Poi notò, spostando la testa a sinistra, che c'erano due finestre, anche a destra ce n'erano due, ma dato il fatto che era stata rapita, intuì che fossero dannatamente chiuse.
Le pareti erano come formate da tante assi orizzontali, che parevano quasi tronchi di alberi. 
Era forse una casa nel bosco?
Fuori, il cielo era di un blu scuro, privo di qualsiasi stella o di una qualunque luce.
Le uniche luci erano quelle luci fioche provenienti da quella casa.
Non era tanto angusta, ma era piccola.
La domanda più importante, però, restava: cosa è successo?
Ally spalancò le palpebre, in attesa di chissà cosa.
Era frastornata, terribilmente confusa, e stanca.
Poi tutte le immagini tornarono: Jason, il messaggio, il buio totale...
non sapeva che fare, il pensiero che fosse stata rapita balenò repentinamente nella sua mente, iniziò a torturarla girovagando nella sua testa, rendendola terribilmente spaventata e accrescendo di volta in volta la sua paura ed il suo terrore.
Giunse le mani al petto, come mantenendoselo forte, come se quest'ultimo stesse per uscir fuori dalla gabbia toracica, tanto era veloce. 
Perché il suo battito iniziava ad accrescere sempre di più, il suo respiro iniziò ad affanarsi, restò come impigliato in qualcosa, come un nodo alla gola,mentre lei tentava di parlare, ma dalla sua bocca uscivano solo lamenti e balbetii senza senso alcuno.
L'ansia la stava mangiando dentro.
Non riusciva a muovere un muscolo, era come se il suo corpo stesse fermo, ma allo stesso tempo contorcendosi dal dolore.
E il suo respiro esplose in un urlo lamentoso.
Si sentiva in trappola.
Ad un certo punto, venne colta di sopresa, la sua attenzione si posò su un biondino spettinato e malconcio-ma molto famigliare-che la osservava incuriosito e preoccupato. 
Alla visione di Ally, Austin fece un mezzo sorriso, subito smorzato da ciò che aveva la precedenza:sapere se Ally stava bene. 
"Ti senti bene?" chiese Austin.
Austin, giá.
Da un lato provava amore nei suoi confronti, ma dall'altro, provava profonda e ragionevole e motivata rabbia.
Prima di rispondere alla domanda di Austin, Ally scrutò tutto ciò che aveva intorno:niente.
C'erano solo lui e lei.
Era ancora più confusa di prima, adesso.
"Che ti importa?" tuonò lei osservandolo, tentando di mantenere il tono della voce calmo, nonostante dentro si sentisse di scoppiare.
Cavolo, amava Austin, lo amava.
Per lui era perfetto, e sapeva che non lo fosse, ma per lei lo era perché lo amava,e questo bastava.
Dopo secondi di silenzio da parte del biondo, Ally chiese:
"cosa ci fai qui?" stranamente impaziente. 
E poi, qualcosa le venne in mente.
'Okey, Austin non mi ama? Meglio. Meglio che lo sappia, meglio che non mi illuda. È meglio saperlo che fingere che lui mi ami, o soffrirei di più. Comportiamoci da amici. Ally,cerca di farcela' pensò, tentando di confortarsi da sola.
"Mi hanno rapito" rispose Austin.
"Guardacaso.." sibilò Ally, tentando di trovare una ragione al fatto che fossero stati rapiti proprio loro due, e nessun altro.
Il fatto che fossero solo loro da soli, era alquanto strano.
"Chi è stato?" chiese, non dando nemmeno al biondo il tempo di replicare un qualcosa. 
"Ally, io...questo non lo so" rispose Austin stringendosi nelle spalle, completamente estraneo a tutto ciò. 
"Chissà...chissà perché..." sussurrò Ally tra sé e sé, preoccupandosi che quella strana calma non sarebbe durata molto. 
Insomma, non c'erano posti in cui qualcuno potesse nascondersi, ma A aveva minacciato Ally più volte di ucciderla, per cui avere paura era più che naturale.
"Come facciamo ad uscire, accidenti!?" continuò Ally, osservando nervosamente le finestre.
Austin se ne accorse.
"Ho già controllato le finestre, ma non c'è via di scampo. Nessuno può sentirci" sussurrò sottovoce quest'ultimo con un sorrisino malizioso e allo stesso tempo dolce, fissando Ally e le sue mani sudate che continuavano a muoversi l'una tra l'altra nervosamente.
Ally si alzò, vagando per la piccola casetta nel bosco, camminando avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro..senza fermarsi un attimo, come una schizofrenica in preda al panico.
Era alquanto nervosetta, forse anche un po' più di prima.
"Io..io non ci posso credere! Siamo stati rapiti entrambi, ma..che senso ha tutto ciò? E io non voglio restare qui rinchiusa assieme a te, e credo che tu nemmeno lo voglia, per cui siamo qui chiusi insieme e non sappiamo cosa fare, e questo alimenta ancora di più il mio nervosismo!" fece Ally tutto d'un fiato,-finalmente- fermandosi e poggiando la sua schiena al muro, le braccia conserte, e le gambe comodamente piegate più in avanti, facendo strani gesti con le mani per sfogarsi. 
"Non potrebbe andafe meglio.." sussurrò Austin con un lieve sorrisino..ora l'aveva tutta per sè.
"Ti piace prendermi in giro, Austin?" chiese sgarbatamente.
"Hei, da quando sei così antipatica?"
Austin si alzò e si mise di fianco a lei, con la schiena poggiata al muro.
"Lo sono con chi lo è con me" fece arrogantemente.
Austin guardava in basso, Ally guardava Austin.
Oh Dio, sembrava...dispiaciuto? Triste? 
Oddio, lo era davvero.
"Sei triste Austin? Nessuna nuova gallinella? Perché ti fai Alison, eh? Scommetto che l'hai già messa incinta, eh?" scherzò Ally con arroganza.
Austin si girò per un attimo verso di lei, poi tornò a guardare a terra.
Non rispose.
Il suo sorrisino scomparì dal suo volto, la sua espressione era amareggiata. 
Ally si avvicinò a lui.
"Hei, che succede? Il puttaniere non ne vuol parlare?" lo stuzzicò.
"Ally adesso basta!"
Austin gridò così forte ed emiae un ghigno così arrabbiato che Ally indietreggiò preoccupata. 
"Non è mai successo, mai" continuò Austin, enfatizzando quel 'mai'.
"Mi..mi dispiace.." balbettò Ally, ora in preda ai sensi di colpa.
"Non importa."
"Bene."
"Bene."
"Okey."
"Sei bellissima."
Il suo solito sorrisino ritornò visibile sui suoi definiti lineamenti.
Ad Ally era rimasta la bocca da pesce lesso, e non riusciva ad emmettere nessun suono sensato.
Aveva un'espressione stranita e uno strano sorrisino.
"Cosa..hai detto?" chiese con un lieve risolino dovuto alla sua incredulità dopo quella strana affermazione da parte di Austin Monica Moon.
"Ho detto che sei bellissima. Sei uscita con..Jason?" chiese Austin tristemente, enfatizzando con rabbia il nome 'Jason'.
Dentro le sue pupille si poteva benissimo notare un velo di tristezza.
"Ti ringrazio, e..e sì, sono uscita con Jason."
Non sapeva bene perché, ma dire quelle parole le pesava.
"Bene."
"Bene."
"Sai che è imbarazzante?" continuò Ally.
"Non ti voglio perdere, Ally, non credevo che.."
"Austin, cosa stai dicendo?" chiese Ally sorpresa.
Sorpresa tantissimo.
"Ally..ho..ho bisogno di te, io..io non credevo che avrei mai..mai potuto..provare qualcosa del genere per qualcuno..credo..di essermi innamorato di te.." disse queste parole, i suoi occhi ornati da sottili linee rosse, come se dire tutto ciò gli pesasse, come se l'avesse detto per la prima volta, e le disse lentamente, dolcemente, silenziosamente, quasi spaventato dai suoi stessi sentimenti, quasi stranito da tutto ciò che provava..quasi come se non si fosse mai aspettato di provare tutto ciò.
"Ah quindi è così, eh? Mi hai portata tu qui, per prendermi in giro. Sei uno stronzo, Austin. Perché tu vuoi solo prendermi in giro, non è così? Credi che io sia come le tue stronzette che ti porti a letto? Beh, sappi che non mi terrai nella tua collezione di bambole che dopo un po' butterai via, perchè non mi avrai mai. Mai. Quindi puoi riprenderti le tue parole e le tue bugie, perché a me non interessa affatto"
"Non è come credi tu Ally, ti prego ascoltami" fece Austin disperato avvicinandosi, ma Ally repentinamente girò la testa di lato, mordendosi le unghie.
"Credi davvero che sia così meschino da portarti qui?" continuò Austin, discolpandosi del tutto.
Ally fece per allontanarsi quanto più quella casetta angusta permetteva, ma Austin la fermò stringendole il braccio con la mano.
Ally si girò, con le lacrime agli occhi:
"Non capisci che fai soffrire le persone? Non lo capisci, Austin?"
"Ally cazzo io ti amo!" gridò il biondo in preda all'ira.
Quelle ultime tre parole furono epiche.
Restarono impresse in Ally.
Erano come qualcosa che rieccheggiava ma che andava via via scomparendo, come onde magnetiche simili a cerchi di fumo che partendo dal centro si allargavan sempre di più scomparendo piano.
Come un eco, proprio come un eco alla fine di un tunnel, che si fa sempre più basso fino a cessare.
Le sue parole nella sua mente erano come coltelli nel suo cuore.
Austin così la stava come..uccidendo.
Oddio, lei aveva sempre amato Austin.
Ma ora che le aveva detto quella frase..lei aveva capito. Lei non voleva farsi prendere in giro.
Quello era un amore impossibile..
E se era impossibile, non era il suo vero amore, per cui avrebbe trovato qualcun'altro, basta.
Aveva sempre cercato di nascondergli ciò che provava,ma ora era molto difficile. 
Dentro di lei suonava una strana melodia, una melodia dolce, che non andava via dalla sua mente, come quella frase detta da Austin, che la stava uccidendo da denteo.
Tutti i suoi dubbi, tutti i suoi dubbi..
(IO TI AMO IO TI AMO IO TI AMO)
"Va' a quel paese, Austin!"
"Perché cazzo non mi credi!?" gridò lui, con la mascella serrata e vene che gli pulsavano alla testa. 
"Austin, va' a giocare con qualcun'altra" si limitò Ally. 
"Ma io voglio te. Ho sempre voluto solo te."
"E te ne rendi conto solo ora?"
"Sì, perché è qualcosa di troppo forte..che non avevo mai provato...e che provo solo quando mi sei vicina..ma quando hai detto che amavi Jason.."
"Io ho detto di amare Jason!?" chiese Ally, pensando che Austin stesse dando i numeri. 
Invece quella che stava dando di matto era proprio lei.
"Non te ne ricordi? Quando siete usciti, nel locale. Gli hai detto che lo amavi.."
E allora, improvvisamente, le immagini riaffiorarono, perchè ci sono cose che rimangono sepolte dentro di noi, sopite per tanto tempo,ma qualcosa spesso le riporta fuori, scaturendo qualcosa che non avremmo mai pensato di provare..
E vide di nuovo quelle immagini, una ad una, nella sua mente.
E ricordò. 
Allora ricordò.
"Ero ubriaca" si limitò a bisbigliare.
"Quindi.."
"Non..non volevo dirlo a lui..amavo te, Austin..e questa cosa non la ricordavo neanche.."
Oddio, l'aveva detto cavolo, l'aveva detto.
(!!!L'HO DETTO!!!)
Si sentiva uno schifo, uno straccio.
Che..Austin poi avrebbe buttato via.
Perché accidenti glielo aveva detto, era saltato fuori dalle sue labbra!?
"Quindi tu.." sussurrò Austin, attendendo da lei la fine di quella frase. 
"Ti amavo" corresse Ally.
Austin si avvicinò ad Ally, le mantenne i polsi serrati al muro con le sue forti mani, impedendole di muoversi.
"Austin...cosa cavolo vuoi fare?"
"Amami.." le sussurrò dolcemente Austin all'orecchio. 
Ally temeva che l'avesse violentata..okey, conosceva bene Austin e sapeva che fosse impossibile commettere tanto da parte sua, ma ora...ora aveva capito che era ancora più stronzo, perché la stava illudendo.
Ora da lui poteva aspettarsi qualsiasi cosa.
E invece..
(oddio e invece..)
invece Austin si avvicinò piano alle sue labbra,respirando affannosamente quanto era nervoso, Ally riusciva a sentire il respiro di Austin mischiato al suo.
Austin avvicinò piano le sue labbra a quelle di Ally, e chiuse gli occhi.
Anche Ally lo fece, e..
Austin la baciò
Altro che violentata, Austin la baciava così dolcemente e lentamente,Ally sentiva le sue calde e morbide labbra tra le sue, e non si era mai sentita più felice.
Sentiva di poter toccare il Paradiso con un dito.
Il Paradiso era lui, Austin, ma c'era un dubbio, perchè lui poteva anche essere l'inferno per lei.
Era come un pensiero divenuto realtà...
Perché i sogni sono così:possono rovinarti, e tu non riesci più a vivere la vita reale...
Ally non riusciva più a distinguere la realtà dalla finzione -tanto tutto ciò fosse bello-, ciò che era giusto da ciò che era sbagliato.
Quando si staccarono,Ally sentì che ne aveva bisogno ancora, e ancora..se quello era vero..se tutto non era una bugia, Ally con Austin dimenticava ogni cosa brutta...e se quello era un sogno, non voleva più svegliarsi. 
"È il mio primo bacio, Austin.." disse, con le lacrime agli occhi.
"Anche il mio, con la persona che amo.."
Questo era giusto o sbagliato?  
Era reale o era solo una finzione?
Austin le scostò i capelli dal viso.
"Sei davvero bellissima.." disse, con gli occhi lucidi.
"E ti posso assicurare che mai ho fatto quello che pensi tu.." continuò. 
"È impossibile, Austin."
"E invece è vero, Ally" fece serio.
Austin guardò per terra con fare riflessivo, come se stesse pensando a cosa dire in seguito. Poi lo sguardo si posò di nuovo su Ally.
"Ally, nessuna mi ha mai amata davvero..e so che sono uno stronzo..ma ti giuro che è solo una maschera, è solo per nascondere ciò che veramente sono..
Mio padre mi ha sempre messo in testa che con l'ingenuità e con la paura non si vá avanti..mi ha messo tante idee in testa..e per non farmi prendere in giro ho sempre adottato una maschera, Ally, ma tu sei diversa, tu hai il coraggio di mostrare ciò che sei, e io non ti ho mai apprezzata abbastanza per tutto questo, ma ti ammiro per questo, e ora voglio che tu sappia tutta questa verità."
Ally rimase di stucco.
E di nuovo quelle domande: 
Realtà o finzione? Giusto o sbagliato? 
Qualcosa si stava già insinuando dentro di lei..
Senza replicare, Ally lo baciò di nuovo, perchè un bacio valeva più di mille parole.
"Non hai mai..mai baciato Jason?" chiese Austin insicuro.
"No, e anche se fosse stato, il tuo bacio è sicuramente un'altra cosa.."
Ora Ally capiva. 
Ora capiva che Austin era timido quanto lei..
Ally mise la sua mano tra i capelli scompigliati di Austin, e continuò a baciarlo.
Le sue morbide labbra, così belle, erano solo sue, adesso, solo sue..
Austin la adagiò piano a terra e si mise sopra di lei, continuando a baciarla dolcemente.
Poi, ciò che si era insinuato dentro di Ally divenne realtà, divenne concreto.
Ora Ally aveva tutto dentro la sua testa, sapeva cosa fare.
Continuarono a baciarsi, ma quando Austin iniziò a baciarla con più foga e stava per levarsi la canotta, Ally lo fermò, guardandolo negli occhi.
"Austin, non credi sia troppo presto? Voglio dire, ci saranno altre volte.."
"Dici..sul serio?"
"Certo.." bisbigliò Ally, con gli occhi ornati da un velo lucido.
Gli diede un ultimo bacio, spingendo le sue labbra contro quelle di Austin e chiudendo fortemente gli occhi.
Mentre si alzavano, Ally notò dalle finestre offuscate che qualcuno li spiava.
Qualche istante dopo, la porta si aprì.
Ally corse subito ad aprire ulteriormente la porta, poi si guardò attorno, ma non c'era nessuno.
Assolutamente nessuno.
Chi li aveva rinchiusi lì dentro? 
Forse,l'idea che era stato Austin era ormai svanita.
Eh già. 
Austin la raggiunse. 
"Ci vediamo presto, Ally?" chiese Austin speranzoso.
"Certo.." fece Ally insicura.
"Ti amo" le disse Austin.
Parole semplici, ma allo stesso tempo le più difficili.
"Anche io, nello stesso modo in cui mi ami tu.." fece Ally.
Poi scappò via, in cerca della via di casa, e cercando prima di capire dove accidenti si trovasse. 
La cosa sicura era che doveva scappare via da lì.
E ancora, nella sua testa, l'eco si era trasformato in qualcosa di diverso, non era più il 'ti amo', ma qualunque cosa fosse, aumentava in un crescendo di voci insopportabile. 
Realtà o finzione? 
Giusto o sbagliato?
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Alloraa ciao bellissimee *w* Prima di tutto, vi ringrazio per le dieci recensioni dello scorso capitolo, siamo rimaste di stucco, sul serio!! Vi ringraziamo DI CUORE , davvero, anche a chi mette la storia tra le preferite. Allora, come promesso ho postato il capitolo oggi, scusate se è tardi ma vi giuro che ho iniziato a modificarlo alle cinque O.O è venuto questo poema infatti. Non ho potuto rileggerlo ma mi scuso per eventuali errori di distrazione o altro. Purtroppo non posso mettere l'anticipazione perché non ho tempo,credetemi, davvero ora non posso, sapete quanto noi vi amiamo, ma ora godetevi questo capitolo! Allora, lascio le conclusioni a voi, spero vi sia piaciuto, recensite in tanti mi raccomando, un bacione a tutte e grazie in anticipo a chi lo farà. Critiche consigli e opinioni di tutti i generi sono ben accettate.  Un bacione grandissimo, diteci cosa ne pensate perché non ce la facciamo più!!! AHAHAHAHAHA
Ancora bacioni,
-C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20-Pensieri notturni ***


Capitolo 20-Capitolo speciale-Pensieri notturni
 
Ally si allontanò incespicando come una cieca,barcollando nel terribile buio di quella notte.
Già, sembrava una cieca, con le braccia tese davanti a sé per evitare di andare a colpire qualcosa.
Austin le aveva cordialmente offerto di accompagnarla, ma Ally aveva rifiutato senza mezzi termini; doveva riflettere. 
Ci mise poco a capire che quel bosco era esattamente quello dietro casa sua, così trovare la strada di casa non fu difficile. 
Non sapeva che ore fossero, solo temeva l'ira del padre per essere tornata in piena notte, e temeva anche che le avesse impedito di vedere di nuovo Jason.
Sarebbe stato palese, per un padre che vede per la prima volta la figlia uscire con un ragazzo che non conosce e che torna 
a notte fonda, pensare che fosse successo qualcosa e che fosse colpa di quel ragazzo.
Si avvicinò piano al campanello.
Lo premette, e in un attimo la porta si spalancò:                                   
di lì Ally scorse suo padre che aveva un viso alquanto iracondo.
"Ally, mi dici perché sei tornata a mezzanotte!?" urlò lui furioso, difficile da prendere sul serio, viste quelle pantofole col coniglietto.
Ally soffocò in silenzio una risatina, pensando che fosse tutto facile.
Ma il padre era seriamente arrabbiato. 
Ally si zittì.
"Dobbiamo parlare di quel ragazzo, Jackson."
"Jason" corresse Ally.
"Non mi interessa di come si chiama, entra subito perché dobbiamo parlarne!" urlò il padre, ancor più furioso.
Ally entrò e la porta si chiuse immediatamente con un tonfo sordo.
Beh, doveva biasimarlo suo padre. Perché era accaduta una cosa davvero strana, e Ally non sapeva davvero cosa inventarsi.
Lester fece segno di sedersi sul divano.
Poi si sedette anche lui, con le mani sulle ginocchia.
"Allora, Ally. Ho bisogno di sapere dove sei andata stasera" iniziò il padre, con tono serio ed autoritario.
Non poteva parlare di A, era una cosa che doveva risolvere solo lei.
"Io..papà, non è colpa di Jason, è che.." balbettò insicura.
"Ti ho sempre dato libertà, perché mi sono sempre fidato di te, Ally. Ma ora, mi hai deluso. Completamente deluso."
"Ma papá!" Protestò Ally.
"Ti ha messa incinta!?"
"Papá! Ma che accidenti vai a pensare?"
"Dimmelo, lo ha fatto?"
"Assolutamente no!"
"Bene, e allora cosa avete fatto tutto questo tempo?"
"Papà," iniziò Ally in tono disperato "mi dispiace, okey? Puoi parlare con, con sua madre, lei ti dirà che è tornato a casa alle undici."
"Ma allora cosa hai fatto!?" strillò il padre esaurito.
"Papà,mi dispiace. Ma proprio ora non voglio litigare con te, ti prego" fece calma.
Lester fece per alzarsi.
"Bene, se ci sono segreti tra di noi non so che rapporto padre-figlia abbiamo. Ma non importa. Fai ciò che ti pare Ally, io ti ho avvertita. Ora vai a dormire" ordinò severo.
Lester sembrava davvero arrabbiato, ma Ally si limitò ad andare in camera sua.
Controllò Trish:stava dormendo beatamente. 
E quando Trish dormiva, per farla svegliare ci volevano solo i cannoni.
Si ricordò di quella volta in cui lei era rimasta sola a casa con la febbre, si era addormentata, e la madre, non avendo le chiavi, dovette far abbattere la porta.
Ally soffocò una risatina nervosa.
 
Aveva indossato il pigiama, si era struccata e aveva legato per bene i capelli.
Ma non riuscì a dormire, quella notte. 
Ancora una volta, aveva bisogno di riflettere.   
Si sedette affianco alla scrivania, con la penna in mano e il suo quaderno delle canzoni.
Beh, più che canzoni, erano frasi che lei tentava di tramutare in canzoni, non trovando mai il giusto ritmo.
Forse, per creare una buona canzone, ci voleva semplicemente una giusta ispirazione.
Alzò il capo e guardò dal balcone la strada che c'era fuori:si affacciò, poggiandosi con i gomiti sulla ringhiera. I lampioni emanavano una luce arancione e a tratti fioca; molto scura e inquietante.
Si rigiró per poi tornare al suo quaderno delle canzoni. 
Pensò a Austin.
Austin, giá.
Quell'Austin che le aveva dichiarato il suo amore.
Quell'Austin che le aveva svelato tutto di lui.
Quell'Austin che sembrava così innamorato. 
Ma no; Ally non ci credeva. E si sentiva letteralmente uno schifo per averlo illuso.
Non sapeva da dove venisse quella cattiveria, forse era solo..vendetta?
Ally non sarebbe mai tornata da Austin, gli aveva solo mentito.
Sapeva che Austin non fosse sincero, e il comportamento che si adotta per anni, non può cambiare in 5 minuti.
Anche lui le aveva mentito.
E ora Ally sentiva cosa quella parola significasse: Cambiamento.
Ora lo sapeva, lo sapeva benissimo.
Non avere sentimenti rendeva le cose molto più facili.
Forse erano gli altri che l'avevano resa così, ma avere dei sentimenti faceva solo soffrire. 
L'indomani avrebbe avuto qualcosa da fare con Trish.
 
Iniziò a scrivere. Scrivere tutto ciò che sentiva dentro.
'E sai, sto cercando di aggrapparmi a qualcosa/ma tu continui a mentire/e continui ad essere falso/così lo farò anche io/e a una tua domanda risponderò/sai, sto bene/sto bene.'
 
Poi, qualcosa per Austin:
'Siamo due scintille lontane/che volano sole/se ci avviciniamo potremmo procurare un incendio/per cui/stiamo lontani/okey?/Perché ci facciamo male a vicenda/forse neanche
coscientemente.'
Già, perché loro erano questo. Si facevano male a vicenda, senza neanche rendersene conto.
Che amore era quello?
E poi scrisse ciò che veniva dal profondo di lei:
'Dentro di me c'è un'anima stanca di rimanere nell'ombra,un'anima che ha un cuore, e che mi dice di non smettere di credere e di inseguire la mia stella. Anche se ci vorrà del tempo per brillare,brillerà. Perché il trucco è credere in se stessi.\ Devo essere in grado di dimostrare a tutti di essere forte per inseguire i miei sogni. Prometto a me stessa che
non sarò mai più una ragazza che nessuno nota,o una povera con i suoi sogni
irrealizzabili. Ma una persona forte che non si arrenderà facilmente. Ora sono una ragazza che lotta per quello in cui crede. Non sarà più un sogno ma un obbiettivo.
Adesso sono finalmente la ragazza che avevo sempre desiderato di essere, non più invisibile,ma importante. Ora sono pronta per spiccare il volo verso il mio destino.'
E l'ultima parte era dedicato a ciò che lei sarebbe stato.
Poi la melodia che sentiva dentro di sè divenna concreta; ora la sentiva, e non solo nel suo cuore, nella sua anima.
Ora sapeva come creare una canzone in cui si sarebbe perfettamente rispecchiata. 
Così, come uno strano e veloce lampo, l'ispirazione arrivò in un batter d'occhio.
Si sedette fuori al balcone, e socchiuse gli infissi per non farsi sentire da Trish.
Non capiva più niente di se stessa, non capiva chi fosse, sentiva un vuoto dentro, un vuoto molto profondo.
Sistemò la chitarra sulle sue gamba:in strada non c'era nessuno.
Così cominciò a canticchiare:
I never thought that you would be the one to hold my heart
But you came around and you knocked me off the ground from the start
You put your arms around me
And I believe that it's easier for you to let me go
You put your arms around me and I'm home
How many times will you let me change my mind and turn around?
I can't decide if I'll let you save my life or if I'll drown
I hope that you see right through my walls
I hope that you catch me 'cause I'm already falling
I'll never let a love get so close
You put your arms around me and I'm home
The world is coming down on me and I can't find a reason to be loved
I never wanna leave you but I can't make you bleed if I'm alone
You put your arms around me
And I believe that it's easier for you to let me go...
I hope that you see right through my walls
I hope that you catch me, 'cause I'm already falling
I'll never let a love get so close
You put your arms around me and I'm home
I tried my best to never let you in to see the truth
And I've never opened up
I've never truly loved 'til you put your arms around me
And I believe that it's easier for you to let me go
I hope that you see right through my walls
I hope that you catch me, 'cause I'm already falling
I'll never let a love get so close
You put your arms around me and I'm home
You put your arms around me and I'm home.
E quella canzone diceva più di mille parole, poteva descrivere ciò che lei era e ciò che sentiva meglio delle parole. 
Nemmeno Austin riuscì a dormire,quella notte; Ally non si accorse che Austin stava ascoltando la sua canzone, dato che abitava nella casa affianco a lei.
Ma non riusciva a capire cosa lei intendesse. 
Lei, lei che aveva bisogno di sentirsi qualcuno.
Lei, lei che aveva bisogno di sentirsi libera. 
Era arrivata ad un certo punto in cui pensava che Austin fosse geloso di lei e di Jason, ma..andiamo!
Come poteva fidarsi di lui?
Lo sapeva, mentiva.
Di sicuro.     
E Austin continuava ad ascoltare con attenzione.
Neanche lei sapeva bene cosa volesse da lui, ma bugiardo o non bugiardo, non se la sarebbe cavata così facilmente.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei ragazze, eccoci di nuovo qui! Allora, da dove comincio? Il capitolo non è un granché ma per noi è bellissimo, perché abbiamo aggiunto delle nostre frasi, questo capitolo ci esprime molto ed è in assoluto il nostro preferito. Come vedete è un capitolo speciale perché è come un capitolo di passaggio, in cui dopo ciò che è successo con Austin parliamo un po' dei sentimenti di Ally.
La canzone in questione che abbiamo aggiunto nel capitolo è Arms di Christina Perri.
Sentitela, Dio è bellissima.
E leggete la traduzione, perchè descrive benissimo Ally! *w*
Allora, viringrazio di cuore per le 9 recensioni dello scorso capitolo.
Ci abbiamo messo 9 capitoli solo per arrivare a 4 recensioni che per noi erano un miracolo, ma ora stiamo migliorando, dai.
Grazie mille, siete tutte fantastiche♥
Come volete che continui la storia?
Volete un sogno di Ally che sveli qualcosa su A? (sperando di essere capaci di scriverlo xD)
Poi abbiam pensato, se mettiamo un po' da parte A per voi va bene?
Nel senso, lui/lei può fingere di fare una tregua. 
Potete dirci come vorreste continuasse la storia, chi ci colpirà di più avrà delle anticipazioni, spero riusciate a convincerci xP
Poi volevo chiedervi: potete dare un voto complessivo alla storia da 1 a 10 e dire tutto ciò che vi piace e non vi piace?
Mi farebbe un piacere enorme xD
Comunque, siamo alla fine. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e recensiate in tanti, un bacione grande grande♥
Vi amiamo, per supportarci sempre♥

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21-Flashbacks e cambiamenti ***


Capitolo 21-Flashbacks e cambiamenti
*Questo capitolo contiene vari flashbacks, li segnerò con l'asterisco così che li riconosciate, e li scriverò in grassetto. Buona lettura*

 
L'aria fuori creava una strana bruma sulle finestre del locale; piccole goccie schizzavan veloci su queste ultime, come se volessero scalzare ogni piccola particella di vetro, il quale era completamente offuscato.
Il cielo era nuvoloso, il sole se ne stava zitto zitto dietro le nuvole,nascondendosi, quasi come se stesse aspettando il momento giusto per uscire allo scoperto.
L'asfalto del marciapiede era scivoloso e inondato di acqua, piccole gocce scure che si sovrapponevano a quel colore chiaro.
"Ma vi pare normale che faccia questo tempaccio in piena estate?" stava dicendo Aria, assaporando a tratti e così gustandosi a pieno il suo cappuccino, nel quale ogni tanto affondava il cornetto.
Spencer la fissava allibita.
"Ti pare quello il modo di mangiare?" la accusò. 
"Perché, cos'ho che non va?" replicò in modo deciso la ragazza.
"Un po' di eleganza, andiamo! Hai dei baffi di schiuma, Aria!" la schernì Spencer.
"Aggiornati, sono di moda!"
Spencer, rendendosi di quanto entrambe fossero ridicole, esplose in una fragorosa e sonora risata.
*Spencer.
Era il 2009.
A quei tempi Spencer era solo una secchiona, ad Alison lei non andava molto giù, perché Spencer le teneva testa, e anche perché pensava più a studiare che a divertirsi. 
Anche perché sentiva il peso della sua famiglia e di Melissa,che i genitori consideravano 'perfetta'.
"Hei Melissa!" gridò forte la bionda per farsi sentire da Melissa, la quale stava scendendo le scale con il suo nuovo fidanzato Ian.
"Forse c'è qualcosa che Spencer dovrebbe dirti!" continuò Alison, con la sua solita espressione da 'stronza'.
'Stronza' ripeté Spencer nella sua mente.
Solo una brutta e lurida stronza. 
Era da tempo che lei e le ragazze pensavano di levarsi di torno Alison.
Era troppo, troppo per loro.
E Spencer restò con gli occhi spalancati e con un'espressione stranita in volto,con il biscotto che restava soffermo tra la mano e le labbra, e Hanna che le guardava mangiando piano, come per non farsi vedere, dopo quel "vuoi davvero mangiarlo?" di Alison, detto così sinceramente e svogliatamente.
'Certo, lei non è mica una cicciona come me' aveva pensato Hanna.
Alison era la tipica ragazza che tutti i ragazzi volevano. 
Quella che tutte le ragazze invidiavano.
I ragazzi volevano stare con lei.
Le ragazze volevano essere lei.
Molte. 
Molte volevano essere lei.
"Dirmi cosa, Spence?" chiese Melissa curiosa.
"Ahm, niente, niente.." si limitò Spencer con un sorrisino falso, pensando già a come strangolare quella fottuta stronza.
Melissa intanto sembrava confusa.
"Ahm..okay" bisbigliò.
Spencer trascinò Alison fuori al cortile.
"Mi dici cosa ti prende, Alison!?" gridò Spencer in preda all'ira.
"Beh? Tu hai baciato il suo ragazzo,Spence. Lei deve saperlo. O glielo dici tu, o lo farò io."
E Spencer rimase zitta, non riuscendo a far nulla.
E restò con un'espressione sorpresa in volto, mentre Hanna le guardava con la sua solita curiosità. 
Anche se, in fondo, da Alison ci si poteva aspettare questo ed altro. 
Alison era a conoscenza di tutti i segreti delle ragazze, le ragazze non conoscevano nulla della vera Alison.
"Oh, ragazze,non mi conoscevate nemmeno quando mi avete conosciuta" diceva lei. *
Anche Aria la seguì, con la sua risata un po' meno sonora, soffocata sotto i baffi di schiuma.
Prese il suo specchietto in cui si specchiava sempre e in un tratto smise di ridere:prese un tovagliolo e se lo passò sopra il labbro, con aria circospetta.
"Eh eh eh" bofonchiò.
"Uff" sbuffó Hanna, con il pugno sotto il mento.
Aria continuò a bere con eleganza.
"Hei, Han, qualcosa non va?" le chiese.
Hanna rispose in modo un po' stanco e anche svogliato, compiendo strani gesti con la mano.
"Vi pare normale tutto ciò che sta succedendo? Non abbiamo niente. Niente. Alison ci dice che la madre del fidanzato di Spenc.."
"Toby" la rimproverò Spencer. 
"Alison ci dice che la madre di Toby"
Spencer abbozzò un sorrisino soddisfatto di risposta allo sguardo da 'ora va bene?' di Hanna.
"le ha dato una pietra in testa" continuó "e fin qui va bene. Poi c'è Courtney, morta al posto di Alison. Ma chi capperetti l'ha uccisa!? La madre di Toby può far ciò che vuole, okey? Intendo, se lei in quel momento stava dando una pietra in testa ad Alison, chi stava uccidendo Courtney? Voglio dire, non c'è nulla di nuovo!"
Poi, una pausa.
"Andiamo parlate! Mi sto scervellando solo io!?"
"Ahm.." azzardò Aria con fare circospetto e con il dito rivolto verso Hanna "ancora dovete rispondere alla mia domanda" continuò con espressione buffa e stringendosi nelle spalle.
Hanna roteó gli occhi al cielo.
"Quale domanda, scusa!?"
"La domanda sul tempo!"
"Ma cosa mi interessa del tempo!?" fece Hanna, in modo stralunato. 
"Hei, hai un'espressione da 'sono l'unica intelligente', smettila, okey?" scherzò Aria con fare buffo e rivolgendo di nuovo il dito verso di lei, per poi alzare le mani come in segno di resa.
Poi le appoggió di nuovo sulle gambe, calmandosi, nel momento in cui c'era stata una pausa da parte di tutte e quattro.
"Qualcuno vuol parlare?" chiese dopo lei.
"Hanna ha ragione, in.."
"Emily è viva! Yee!" strillò Aria con voce stridula e battendo le mani come una bimba di 5 anni.
Emily la ignorò, partendo da dove si era fermata.
Aria, oramai, era in un mondo a parte.
"Insomma, Marion ha dato la pietra in testa ad Alison, e allora?"
"Allora? Come credi che la prenderà Toby? Sua madre è pazza, ha tentato di uccidere Alison!" esclamó Spencer alquanto frustrata.
"Sì, lo ha fatto, ma vorrei pur sapere perché!" contrabbattè Emily.
"Alison..Alison, avrá preso in giro anche Toby, non..non so" fece Spencer più calma "in ogni caso, Marion deve avere un motivo" continuò.
Poi, l'illuminazione di Hanna. 
"Dio, e se gliel'avesse detto qualcuno di farlo?"
"E se semplicemente Marion fosse A?" chiese Aria.
"No no no, Hanna ha ragione" esclamó Spencer, con fare intelligente e di chi sta avendo un'idea originale.
Una lampadina sopra la testa, in pratica.
"Ragazze, ricordate cosa disse Mona?" chiese Hanna.
"Cosa?" chiesero le altre tre in coro.
"E se A fossero più persone?"
"Ahm..probabile" sibiló Aria.
"Già. Probabile. Molto, probabile" esclamó Spencer.
"E..cosa mi dite riguardo Austin ed Ally? E riguardo alla ragazza bionda?" chiese Emily. 
"Dio non lo so, così mi fate scoppiare la testa!" contrabbattè Aria, sfinita.
Dopo una pausa di riflessione, aggiunse:
"E se fosse Alison? È Alison."
"È probabile" fece Hanna, stringendosi nelle spalle.
Aria intanto aveva finito il suo cappuccino e il cornetto.
"Ti sei saziata Aria?" scherzò Hanna. 
Aria in risposta si limitó ad una linguaccia.
*Aria.
Era il 2009.
A quei tempi Aria era un'alternativa, era una punk, una emo, o forse tutto insieme, o forse nessuna di queste cose.
Vestiva interamente di nero,si truccava interamente di nero sugli occhi, e come dimenticare le sue ciocche fucsia?
Per lei era il periodo in cui stava sviluppando chi era veramente. 
Si dice che sia l'adolescenza in fondo, no?
Era una giornata piuttosto tranquilla, Aria passeggiava a braccetto vicino la strada con Alison,gustandosi il gelato.    
E fu in quel momento che la vide.
La macchina di suo padre.
Ma fu in quel momento che qualcos'altro passò davanti ai suoi occhi:
Byron, suo padre,che baciava una sua studentessa.
Dopo, lui si accorse di sua figlia. 
Ma non fece niente, se non, momenti dopo, chiederle di mantenere il segreto con sua madre, dicendole che era solo una cosa così. 
Che sarebbe finita. 
Quella era l'ultima volta.
E Aria acconsentì.
In fondo non l'avrebbe mai più fatto, giusto?
Quel giorno era il 31 ottobre.
Quella sera si sarebbe tenuta la festa di Noel Khan, compagno di scuola delle ragazze, riuscite ad avere un invito solo grazie ad Alison.
Dopo tutto ciò che successe,la voglia di andare ad una festa Aria non ce l'aveva proprio.
Si limitò ad andare a casa di Alison, dove tutte si stavano preparando, dicendole che non se la sentiva di partecipare alla festa.
"A nessuno piacciono le depresse, Aria" sibilò Alison con disprezzo ed arroganza.
"Guarda che prima che gliene parlassi io, Noel non vi conosceva neanche" continuò, sottolineando il fatto che a quella festa ci sarebbe stata l'intera scuola, che Noel era popolare, e che se non fosse stato per lei non le avrebbe minimamente calcolate.
E Aria tentò di ripeterle che non se la sentiva, e poi Alison divagò l'argomento:
"Tua madre come l'ha presa?" chiese. 
"Non..lei non lo sa" fece Aria insicura.
Alison era l'unica, oltre Aria, a sapere che il padre tradiva sua madre.
Cavolo, era successo proprio davanti a lei e anche davanti ad Alison.
"Dovresti dirglielo" fece Alison con tono calmo.
"Ho..promesso a mio padre di non farlo" sussurrò Aria, tentando di sorridere. 
"Dovresti farlo. Sai, non sei solo tu a conoscere questo segreto. Potrebbe farlo qualcun'altro" esclamò, questa volta con tono minaccioso.
Aria sembrava stranita.
"Tu...lo faresti davvero?" chiese. 
Alison si limitò a farle un sorrisino.
Lei era capace anche di questo.*
Poi si giró di scatto:
"Ehi, Mike! Mike!" gridò.
"Oh, c'è tuo fratello" osservò Hanna.
"Cosa fa?" chiese Emily, mentre Mike parlava con un suo amico.
Aria si strinse nelle spalle, poi si rigirò verso le altre, guardando un punto fisso nel vuoto:
"Ultimamente, stiamo avendo problemi con Mike" sospirò con fare rassegnato.
"Che tipo di problemi?" chiese Hanna.
"Lui.." il suo sguardo tornò a posarsi sulle ragazze "rubava. Rubava nelle case degli altri. I miei genitori hanno pensato fosse una fase transitoria, insomma, da quando loro rischiavano di separarsi Mike..ecco, lui è strano, è ribelle, non ascolta mai i miei, ma.." sospirò, come se si fosse liberata di un peso, per poi sorridere in modo stanco "va tutto bene."
"Sicura?" chiese Hanna. "Certo" e sorrise di nuovo,in modo rassegnato, guardando per terra.
Ma dovette ricredersi: Mike spinse via l'amico repentinamente, facendolo urtare contro la parete in legno.
Aria intervenì.
"Hei, Mike, Mike, basta."
"Che c'è? Ti diverti a provare nuove personalità?" lo accusò l'amico, per poi andare via deluso.
Aria lo guardò andar via, per poi riprendere con Mike.
"Mi dici cosa ti passa per la mente!?" chiese, in modo autoritario.
Come una sorella maggiore deve fare, insomma.
"Ho da fare" fu tutto ciò che Mike disse prima di andare via e lasciare le ragazze stralunate.
Aria ritornò a sedersi.  
Tutte e quattro la guardarono con circospezione.
"Che c'è!?" bofonchiò Aria.
"La cosa è grave.."sibiló Spencer. 
"Sì, sì è grave, ma voi non avete il diritto di guardare mio fratello come fosse un pazzo!" sbottò la ragazza ormai iraconda.
Spencer la guardò sconcertata. 
"Hei Aria..calmati, nessuno lo sta accusando di nulla" contrabbattè sulla difensiva.
Aria la ignorò, guardando per terra e con un'espressione amareggiata.
Dopo qualche momento di silenzio, mentre le ragazze guardavano per terra, Spencer alzò di scatto lo sguardo e diede numerose pacche sulla spalla di Hanna, che era vicino a lei.
Hanna si girò verso di lei.
*Hanna.
Era il 2009.
A quei tempi Hanna era una ragazza molto grassa.
Bella in un modo tutto suo, ma nessuno lo capiva.
E tutti la chiamavano:
'Hanna la grassona'.
Era pieno pomeriggio. 
La madre di Hanna aveva un impegno, così lei era rimasta da sola a casa.
L'aria era fredda, le luci soffuse, le finestre chiuse, il televisore spento.
Era tutto silenzioso.
E ciò che faceva più felice Hanna, nella sofferenza, era mangiare.
Sapeva che mangiare non andava bene,perchè nessun ragazzo l'avrebbe mai considerata.
Ma aveva sempre fame, il suo stomaco era come un buco nero,non si chiudeva mai, e lei ci stava male, perché mangiare la rendeva felice, ma in un certo senso anche dannatamente triste.
Ma non poteva smettere di mangiare.
Ci provava, ma non riusciva. 
E proprio mentre mangiava, il campanello suonò squillante.
Hanna sapeva che quella fosse Alison. 
Aveva detto che sarebbe venuta tra 10 minuti.
Guardò l'orologio. 
E infatti erano passati 10 minuti. 
Si affrettò a buttare il piatto nella spazzatura, ma Alison entrò in tempo per vederla.
Quest'ultima aveva gli occhi lucidi.
Stava per piangere. 
Fu così che Alison la abbracciò e la confortò,mentre Hanna piangeva.
Fu così che Alison le disse:
"Io so come puoi uscirne."
Fu così che la spinse a vomitare. 
E fu così che Hanna divenne bulimica.*
"Spence, è un vestito di marca questo" fece, accarezzandosi il materiale di cui era fatto il vestito sulla spalla.
Spencer roteò gli occhi al cielo.
"Svegliati e guarda lì!" gridò, indicando la soglia della porta.
Tutte e quattro fissarono Ally. Dalla sua parte, Ally stava entrando nel locale:
indossava un pantalone rosso fuoco che le metteva in risalto il suo fisico perfetto, una camicia nera semitrasparente con delle rose, scarpe tacco 12 nere,degli orecchini a pendoli color oro, e aveva un trucco molto diverso dal solito.
Più esagerato e più incisivo, che la faceva apparire ancora più bella.
I capelli erano lasciati sciolti, di un liscio perfetto. 
Fu quello ciò che le ragazze videro per prima. Sembrava avere più anni di quanto dimostrava.
Non sembrava una semplice ragazzina. 
"Ma cosa...succede ad Ally?" si chiese Hanna, scrutandola da capo a piedi. 
Aria fece un gesto con la bocca, che mostrava un 'boh, io non ne so niente'.
"Cavolo, così è davvero bellissima" sibilò Spencer.
"Mi..mi domando solo perché sia cambiata da così a così..." si chiese Aria curiosa.
"Le persone cambiano. E forse è arrivato il momento tanto atteso di parlare con Ally" fece Spencer, guardando le altre in modo preoccupato. 
 
Aveva ormai smesso di piovere, il tanto atteso sole cominciava a intravedersi tra i palazzi, sbucando fuori dalle nuvole.                       
Ally era entrata.
Era cambiata, ora.
Il tanto atteso cambiamento, che l'aveva tormentata per un sacco di tempo.
Si sentiva meglio, ad essere sincera.
Qualcosa le si torceva nello stomaco, ma si sentiva bene.
Il suo respiro era affannoso, ma si sentiva bene.
Gli occhi erano gonfi e ornati da tante sottili vene rosse, ma stava bene.
Aveva pianto tanto per Austin, aveva lasciato le lacrime calde e salate scendere lente, inondandole le guance.
E prima di andare lì,al locale, aveva avuto bisogno dell'aiuto di Trish per poter comprare altri vestiti.
Non sapeva bene da dove fosse uscita quella novità, ma per tutta la notte -e ancora in quel momento-,non aveva fatto altro che pensare ad Austin.
I suoi bellissimi capelli, il suo dolce sorriso, i suoi splendidi occhi..
ma forse era ora che Austin le dimostrasse il suo amore, perchè per ora Ally aveva bisogno di sentirsi differente, di sentirsi superiore, e nemmeno lei sapeva bene cosa stava facendo, ma da quella notte, era cambiata. 
Era cambiata, e non aveva intenzione di guardare indietro.
Trish le aveva mostrato in tutti i modi la sua disapprovazione, ma poi si era dovuta arrendere a ciò che desiderava l'amica. 
Trish la conosceva bene, anzi benissimo; aveva assistito ai suoi pianti, l'aveva confortata chissà quante milioni di volte, e aveva ascoltato le sue parole, i suoi lamenti, le sue confidenze, e ancora impressa nella sua mente restava la frase di Ally: l'amore fotte tutti quanti.
Ecco perché Ally voleva andare sul sicuro.
Aveva deciso di assecondare Jason, di stare con lui, poichè lui l'amava, e lei sentiva che stare con lui era giusto, perchè se lui l'avrebbe lasciata lei non avrebbe sofferto. 
Invece, con Austin sarebbe stato differente. 
Lui l'avrebbe lasciata.
Lei sarebbe stata peggio di prima.
E va bene che le aveva dichiarato il suo amore, ma come poteva credergli?
Insomma, non ci riusciva.
Anzi, forse alla fin fine ci riusciva.
Una parte di lei lo credeva. 
Ma l'altra le diceva di osare
(ally avanti vivi la tua vita)
e di rischiare.
E così avrebbe fatto.
E ciò che notò appena entrò nel locale,fu l'attenzione degli altri su di lei; sapeva che si stessero chiedendo cosa fosse successo.
E si accorse anche di Aria, Hanna, Emily e Spencer.
Forse avrebbe dovuto parlare con loro, perchè,ripensando a quella notte con Austin, si era ricordata ovviamente anche del cappotto rosso, ed era riuscita a rammentare qualcosa che prima le era sfuggito.
Forse era il caso di parlarne con loro, in fondo.
Sarebbe servito.
Ally pensava ad A, ma ancora ad Austin.
Cosa avrebbe fatto ora lui?
 
Si avvicinò, tentando di sembrare più intimidatoria possibile. 
Insomma, il suo aspetto doveva concretizzarsi anche nel carattere in fondo, o no?
"Ciao, ragazze" sibiló con tono freddo, ma che sotto nascondeva candore e gratitudine, poiché Ally sapeva che loro avrebbero compreso.
Ma ora, sapeva che non doveva tradire ciò che si era prefissa:
smettere di essere timida, iniziare a pensare più a se stessa, e finirla con i sentimenti.
Chi non ha sentimenti vive meglio.
"Ally, da quanto" Aria fece un cenno col capo, seguito da un sorriso caloroso.
"Come stai?" le chiese. 
"Uhm..bene" rispose Ally, un po' sorpresa da quella domanda e dalla gentilezza di Aria.
"Ally, volevam parlare con te da tanto tempo" esclamò Spencer, come a capo di tutte le altre.
Ally si sedette affianco alle ragazze, Trish non era venuta, aveva preferito restare a casa quella mattina e lasciare un po' Ally da sola.
"Bene, sono qui. Ditemi ciò che volete, anch'io volevo parlare con voi."
Spencer si passò una mano sul collo dietro i capelli scuri, poi tossì. 
Intanto Ally si era resa conta che ad eccezione di Aria, le altre avevano un'espressione sostenuta, come se parlare con lei fosse un po' un peso.
"Prima tu" fece Spencer.
"So che siete le uniche a capirmi, che siete le uniche a sapere di A, e ho..ho bisogno di voi" confessò Ally un tantino distrutta.
Aria aveva un'espressione curiosa.
"Ally, non ti senti bene?" le chiese, vedendola triste.
"Ahm.." il suo sguardo si posò un momento per terra, per poi ritornare sulle ragazze"qualcosa mi tormenta.."
"A?" chiese Aria.
"No...Austin.."
"Il..il tuo amico?" chiese Hanna, ora molto curiosa. 
"Sì..." rispose Ally in tono amareggiato e nostalgico. 
"Raccontaci tutto" la spronò Aria.
"Ahm..in verità, volevo raccontarvi ciò che è successo ieri sera..ogni cosa."
"Bene" sentenziò Spencer, un tantino spazientita da tutti quei giri di parole.
"Sputa il rospo" esclamò Emily.
"Okey, io, ahm..stavo tornando da un appuntamento, okey? E..ehm..qualcuno mi ha rapita.."
"Qualcuno chi?" chiese Aria preoccupata.          
Le altre tesero le orecchie in prossimità di Ally.
"Un cappotto rosso.."
"Che cosa!?" esclamò Emily, con la sua espressione ad 'o'.
Ally abbassò il capo.
"Ah..ahm..Alison e Cece non lo son.." borbottò Aria, tentando di dire che Alison e Cece non lo eran più, ma venne repentinamente interrotta da Ally, che sovrappose la sua voce a quella di Aria.
"Se prima ce n'erano due,allora ora ce ne sono tre.."
"Spiegati meglio, Ally!" gridò Aria in preda al panico.
"Ma Aria, soffri di disturbi d'ansia?" le chiese Hanna stranita.
Aria non rispose, semplicemente si ricompose con un sorrisino timido.
"Quella ragazza, aveva una parrucca bionda, ne sono sicura. Prima che mi
addormentasse mi sono girata, per un secondo, e solo questa mattina ho rammentato 
che sotto quella massa bionda ho visto una ciocca marrone, e ora pensandoci meglio la ciocca era molto più reale di quei capelli biondi."
Alla rivelazione di Ally, le ragazze restarono semplicemente senza parole. 
Aria tentava di dire qualcosa, le labbra si muovevano, ma era come se nessun suono ne volesse uscire fuori. 
Nemmeno alle altre la voce voleva uscire fuori,ed Ally restò immobile a fissare i loro sguardi straniti e le loro espressioni sorprese.
"Sapete questo cosa significa?" domandò Spencer preoccupata.
"Ahm..che A è una mora, forse?" osservò 'intelligentemente' Aria.
"Sì, ma soprattutto che ci siamo sbagliate su tutto! Cavolo ragazze! Ogni nostra teoria era sbagliata! A era una mora, e ciò può significare che anche chi è andata a trovare Marion era in realtà una mora, e ora sto provando vari dubbi anche riguardo all'assassino di Ali. Lui..o lei, ed A, son la stessa persona!?" strillò Spencer tutto d'un
fiato.
Nessuno rispose.
Poi Ally prese il telefono e mostrò alle ragazze il messaggio che A le aveva mandato il giorno prima.
Le quattro non fecero altro che guardarsi tra loro preoccupate, sbuffando.
Poi Emily decise di rompere un po' il ghiaccio. 
*Emily.
Era il 2009.
A quei tempi Emily era sempre la stessa di oggi.
Sportiva, carina, dolce ed innocente.
Emily era solo una dolce ed innocente ragazza del Midwest, in fondo.   
Era quella che aveva il miglior rapporto con Alison.
E per migliore non è che fosse quel salto di qualità, eh.
Però Alison lo sapeva, conosceva la vera natura di Emily, l'aveva intuito.
Emily era gay, le piacevano le ragazze.
Non l'aveva mai accettato, si fidanzava sempre con ragazzi, tentando di farseli piacere.
Ma non era mai amore.
E lo sapeva, ma accettarsi era difficile. 
Anche Alison conosceva il suo segreto.
Certe volte ci scherzava anche.
Successe una volta nella biblioteca.
Emily ed Alison si baciarono, ma dopo, quando Emily tentò di baciarla di nuovo, Alison se ne uscì con:
"Ehi? Cosa credi? Non ti sarai mica illusa, vero? Quella era solo una prova per i baci veri."
E disse queste parole in modo così svogliato, come se fosse normale.
Ma Emily ci restò davvero molto male.*  
"E..ahm..dove ti ha portato A?" domandó.
"In una casa nel bosco.." rispose Ally, pensando ad Austin. 
"E ti ha fatto del male?" domandò Emily preoccupata.
"No, non mi ha fatto nulla, ed è questa la cosa strana. Aveva rapito anche Austin, e.."
"Cos'è successo?" chiese di nuovo Emily, continuando il suo terzo grado.
Ally guardò in basso, sospirando.
"Sapete, sono sempre stata innamorata di Austin" cominciò, incatenando il suo sguardo con quello di tutte le altre "ed è strano, perchè è come se A ieri notte mi avesse fatto un favore. Ma di sicuro c'è qualcosa sotto. In ogni caso, è successo qualcosa con Austin.." continuò.
"Oh..ma..Austin non sta con Alison?" chiese Aria.
"Ecco, in effetti...è una lunga e strana storia. Austin ha detto di amarmi, mi ha baciata,
mi ha confessato il suo amore, è stato dolce e mi ha detto che nessuna l'aveva mai veramente amata..ma..non saprei se credergli.."
rispose Ally.
"È per questo che sei cambiata?" le chiese Spencer.
"Beh..ragazze,non mi fido. L'amore fotte tutti quanti, e io non voglio essere la prossima nella sua lista. Non gli credo, e voglio dimostrargli che non sono una stupida."
In effetti, era cambiata molto.
Non era più un'ingenua, voleva esser meno timida.
Molto di meno. 
Spencer incatenò il suo sguardo per terra.
"Ti capisco. È molto brutto" le disse. 
"Mi..mi capisci davvero?" le chiese Ally.
"Vedi..Ally, sappiamo che tu alla fin fine rimarrai sempre la solita dolce ragazza, e.." tentò di dire Spencer, ma Ally la stoppò repentinamente. 
"No" abbozzò un sorriso, subito smorzato da ciò che stava per dire "non sono la solita, ed è questo che voglio dimostrare. Non so se capite cosa voglio dire, ma, non sono la stessa, okey?"
Le ragazze si guardarono preoccupate. 
Ally fece per andar via, ma le ragazze la fermarono. 
"Ally, non ricordi?" le urlò dietro Spencer "anche noi dobbiam parlare con te."
Ally si stoppò di scatto sulla soglia della porta.
 
"Okey,"stava dicendo Aria, fissando l'espressione preoccupata sul volto di Ally "tu e Austin, conoscevate già Cece?" le chiese. 
Ally deglutì a vuoto.
"Ahm..no..perché?" chiese, tentando di sembrare forte e sicura di sè.
"Perché è stata trovata e mandata al Radley. In uno dei suoi scatoloni abbiamo trovato una foto di te ed Austin da piccoli assieme a lei.." rispose Hanna.
"Ma..non è possibile che Cece sia.." tentò di protestare Ally, poi fermata da Hanna:
"Pazza? Ally, lo è. Perché continui a difenderla? Perché non credi che sia capace di tutto ciò? E che rapporto hai con lei?"
Ally sembrò affondare nelle sabbie mobili dopo tutte quelle domande.
Portò entrambe le sopracciglia al centro, poi si affrettò ad andar via.
"Scu..scusate, io, io non posso dir nulla.." balbettò, prima di dileguarsi.
Non poteva dire ciò che avevan visto, aveva paura di A..certo, ovviamente loro già avevan capito qualcosa...ma voleva prima parlarne con Austin..aveva paura,ecco.
Sapeva di dover cambiare, ma..un passo alla volta.
Perché di A aveva davvero tanta paura.
E riguardo ad Austin, sapeva cosa fare.  
*Austin and Ally.
Era molto prima del 2009.
Austin e Ally erano molto piccoli, due bambini. 
A quei tempi vivevano a Rosewood, erano amici di CeCe Drake.
Però vivevano da un'altra parte della città, dove non vivevano le liars.
Dopo pochi anni,nel 2009, CeCe iniziò a distaccarsi da Austin e Ally, e loro ovviamente se ne resero conto. 
CeCe aveva conosciuto Alison
Passava sempre un sacco di tempo con lei, dall'altra parte della città, ignorando i due amici.
Una sera d'estate,Austin e Ally avevano deciso di andare da Cece e parlarle.
Magari anche conoscere questa ragazza per cui CeCe li ignorava.
Ma non fu una bella serata.
Tutto ciò che videro bastò a farli scappare velocemente via:
Austin e Ally, quella notte, videro una ragazza mora che seppelliva viva Alison -in questo caso, Courtney..-ma non riuscirono a riconoscere chi l'assassino fosse.
Tornarono un anno dopo, chiamati da CeCe,che chiedeva loro di venire, almeno per le vacanze, a raccontare tutto, perchè la situazione si faceva difficile.
Ma A aveva complicato le cose.
A stava complicando le cose.*
 
"Ma..cosa le è preso?" domandò Aria alle altre, frastornata "le abbiamo forse messo troppa pressione?" continuò.
"No Aria, il fatto è che anche lei nasconde qualcosa...come tutti quanti in questa città" le rispose Hanna.
"Mah..come faremo a sapere la verità?" continuò Aria.
"Non vi preoccupate, la conoscerete."
Una vocina acuta si fece largo tra la conversazione delle ragazze. Queste ultime girarono di scatto la testa, per trovarsi di fronte il sorriso sempre presente su quel viso e gli occhi luminosi di Mona.
"Mona, hei!" la salutò Hanna, per poi scendere dalla sedia ed andare ad abbracciarla calorosamente.
*MONA.
Era il 2009.
A quei tempi, Mona era solo una secchiona, peggio di Spencer, si intende.
Molto, peggio.
Brutta, con gli occhiali, i codini, le gonne che arrivano fino al ginocchio. 
Era una di quelle che Alison trattava male.
L'aveva sempre offesa, non la sopportava,e non la calcolava minimamente.
Anche quella volta, quando Alison e Aria stavano camminando vicino la strada, lei le aveva chiamate, ma loro con molta eleganza se ne erano scappate via sotto gli occhi di Mona, lasciandola..appesa.
Proprio così. 
Mona era sempre stata una ragazza sorridente, nonostante tutto.
Aveva iniziato la sua vendetta la notte di Halloween, sotto le vesti della donna gatto.
Era diventata A.
Ma chi può sapere,in fondo, se lo è ancora oppure no?
Tutti a Rosewood avevano un movente per uccidere Alison, ma solo una persona lo voleva davvero.
E tutto verteva attorno a questa persona.*
Poi sciolsero l'abbraccio. 
"Allora" fece Mona "state già scoprendo qualcosa?" chiese, in tono molto curioso.
Hanna sembrava amareggiata. 
"Ah, purtroppo nulla" sospirò.
Mona guardò per terra con sguardo riflessivo, poi alzò il capo in modo allegro, ma che nascondeva qualcos'altro di poco allegro. Le altre se ne accorsero.
"Okey, ahm..allora io vado, ci vediamo Han" salutò Mona.
"Ma..Mona, vai già via?" le domandò Hanna. 
"Scusami Hanna, ma..ho da fare. Ci vediamo presto."
Non diede nemmeno la possibilità ad Hanna di parlare che lei e il suo sorriso smagliante si volatilizzarono.
"Cosa succede a Mona?" chiese Spencer, un attimo dopo l'uscita della ragazza.
Hanna si strinse nelle spalle.
"Mh..non so, cosa dovrebbe esserle successo?" chiese curiosa.
"Ahm..niente" fece Spencer stringendosi nelle spalle. 
"Mh" borbottò Hanna, a braccia conserte e guardando per terra.
Emily alzò di scatto la testa, che prima teneva poggiata sulla mano.
"Oh mio Dio, oh mio Dio.." blaterava, con le sopracciglia inarcate, segno di preoccupazione.
Le ragazze scattarono indietro.
"Emily..cosa ti succede?" le chiese Aria gentilmente. 
"Se A è una ragazza, ed è una mora, questo significa che..dopo la notte in cui Marion ha dato la pietra in testa ad Ali, A le ha fatto un'offerta, e forse..forse ha creato.." deglutì a vuoto, prima di continuare "forse ha creato un suo team, e non è solo una persona.."
Le altre si guardarono con sguardo preoccupato.
Sapevano che l'osservazione di Emily era dannatamente giusta.
 
Il terreno era grigio, freddo e granuloso.
Ally si avvicinò, sentendo sotto i suoi piedi il rumore dei ciottoli che balzavano in avanti grazie ai suoi piedi, che li spingevano in avanti; non c'era molta gente al campetto, e probabilmente a quell'orario, più o meno le undici, non si allenavano in molti.
Forse neanche Jason.
Non era sicuro di trovarlo lì, ma valeva la pena di tentare.
Continuò a fissare per terra, continuando a camminare e con le mani nelle tasche dei pantaloni.
Ad un certo punto, Jason la raggiunse. 
Ally alzò il capo felice.
"Hei!" esultò lei.
"Hei Ally! Che ci fai qui?" chiese lui curioso. 
"Oh ahm..se devi allenarti me ne vado.." fece lei.
Jason si avvicinò.
Era senza maglietta, gli occhi di Ally fissavano quel fisico mozzafiato, sentiva le guance andarle a fuoco e si sentiva dannatamente imbarazzata, non facendo altro che balbettare.
"Ally, io a te ci tengo,quante altre volte devo dirti che non mi dai mai fastidio?" scherzó Jason sorridendo.
*Jason.
Era il 2009.
A quei tempi, Jason era il solito ragazzo palestrato e giocatore di football. 
Non era un cattivo ragazzo,ma essendo il fratello maggiore di Alison, tutto ciò che le ragazze a cui tempi provavano verso di lui era paura.
Era un soggetto alquanto strano, e nonostante non si facesse vedere spesso e loro non sapessero nulla di lui, non avevano bei ricordi di lui, prima che Alison scomparisse.
Il motivo vero di quella paura?
Jason odiava Alison, la odiava a morte,lei e forse anche un po' le sue stupide amichette.
Anche Alison probabilmente temeva un po' suo fratello.
Un pomeriggio, mentre le ragazze ed Alison erano nel giardino di quest'ultima, videro Jason.
Era davvero arrabbiato per qualcosa che Alison gli aveva fatto, ma non sapevano cosa.
Venne da loro, dirigendosi principalmente verso Alison. 
Dopo un battibecco tra i due, Alison tentò di fare del male a Jason con una mazza da baseball, non riuscendo però a colpirlo per via dei suoi riflessi.
Ma quando fu Jason a provarci, Alison scattò indietro preoccupata. 
Non aveva poi questo controllo su Jason.
Sapeva di dargli davvero fastidio, ma dalla sua parte Jason sapeva che Alison lo temeva.
E anche tanto.*
Aveva degli occhi così profondi, adorava i suoi occhi verde chiaro e i suoi capelli biondo scuro, il suo sguardo..Ma sapete qual'è la verità? 
La verità è che sarebbe facile innamorarsi di un ragazzo bellissimo e muscoloso, ma per quanto un ragazzo possa piacerci per la sua bellezza, innamorarsi è differente.
Voglio dire, se guardi un ragazzo bellissimo, che piace a tutte, è semplice pensare:'cavolo, che bel ragazzo'.
Ma vogliamo comparare a quando si vede il ragazzo che amiamo?
Perché Jason poteva anche essere il ragazzo più palestrato e più bello del mondo, ma
Ally avrebbe sempre e solo amato Austin, e non importa la bellezza, perchè ciò che importa è ciò che sentiamo dentro.
Come il battito che accellera quando vediamo il ragazzo che amiamo..possono presentarci altri 300 bellissimi ragazzi, ma a noi resterà fisso sempre lui..lui e basta.
E in fondo in fondo Ally lo sapeva, ma non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa.
Abbozzò un mezzo sorriso in risposta alla gentilezza di Jason.
"Ally.." sussurrò dopo lui "cosa ti è successo?" chiese, stranito.
"Ahm..nulla..cosa dovrebbe essermi successo?" sbottò Ally.
"Intendo..ti vesti in modo diverso..."
"Non credo sia un crimine, no?" rispose lei arrogantemente.
Insomma, era stupenda, perchè sembrava che a Jason non piacesse?
Ally si avvicinò piano al suo viso, stringendosi le ciocche dei capelli biondo scuro, per poi sussurrargli:
"Non volevi baciarmi?" in tono persuasivo.
Jason, in quell'istante, sembrava stesse per perdere il lume della ragione.
Le piaceva troppo, troppo.
La strinse a sè cingendole i fianchi,e dopo qualche istante entrambi si lasciarono andare ad un avido bacio.
Durante il bacio, però, stranamente ad Ally Jason era sembrato un tantino ritroso..
Quando si staccarono, Jason sussurrò:
"Ally.."
"Mh.." sussurrò lei in tono interrogativo.
"Come mai ti sei decisa?" le chiese stranito.
"Ahm..Jason tu, tu mi piaci..okey e..e ora l'ho capito" fece lei, tentando di nascondere la sua insicurezza.
Lui si limitò ad un 'okey', sussurrato mentre i loro visi erano ancora a poca distanza.
Ma Ally e Jason non si accorsero di qualcosa.
O meglio, qualcuno.
Austin li guardava.
 
Le liars Hanna, Aria, Spencer ed Emily stavano passeggiando per la strada.
Spencer aveva telefonato Toby, dicendogli di dover parlare.
Doveva parlargli di Marion. 
Era sua madre, e anche se dirgli che lei era una pazza che aveva tentato un omicidio era qualcosa di troppo difficile da poter ascoltare, doveva farlo.
'È sua madre' si ripeté mentalmente Spencer per l'ennesima volta.
Intanto, per strada,le ragazze mantenevano il silenzio e lo sguardo incatenato al rude suolo.
D'un tratto, si resero conto di stare passando per la casa di Alison. 
Le ragazze non avevano bisogno di parole.
Si guardarono preoccupate, soffermando poi il loro sguardo su Alison. 
Sedeva calma nel giardino di casa sua, parlando in modo pacato con sua madre.
Le ragazze la osservavano curiose, da lontano.
Alison sembrava davvero calma.
Ma d'un tratto, iniziò a far strani gesti con le mani,per poi strillare:
"Non posso dire quella cosa alle ragazze!"
Le quattro si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Cos'era che Alison non voleva dire loro?
 
"Hei, Austin!" strillò Dez divertito, momenti dopo l'arrivo dell'amico nella loro camera.
Ma Austin non sembrava in vena di ridere.
"Austin cosa ti prende?" gli chiese serio Dez, vedendo la sua espressione restìa a qualunque tipo di divertimento,anche come una risata o un sorriso, e molto diversa dalla definizione di 'felice'.
Austin tacque.
Non rispose, il suo sguardo si incatenó al suolo, quello sguardo, ornato da una grave e forse esagerata dose di nervosismo. 
"Austin.." sussurrò Dez in tono malinconico, mentre lo fissava con sguardo altrettanto malinconico.
La felicità di Austin era pari a zero.
E forse non era nemmeno tristezza.
Siamo sinceri, perchè essere tristi? 
Ally lo amava, giusto?
Ora era sua.
Ma perché poi aveva baciato Jason? 
Essendo più in lontananza, Austin era riuscito solo a scorgere di poco i due ragazzi, abbastanza da riconoscere i loro volti.
Ma non era riuscito a sentire la loro conversazione.
Forse Jason l'aveva obbligata? 
Nah, non pareva..
Ma allora, perchè Ally l'aveva baciato?
Dopo quella notte, Austin aveva raccontato a Dez ciò che era successo, ogni minimo particolare, così come aveva fatto Ally quella stessa mattina con Trish, ma non le aveva raccontato tutto nei minimi particolari. 
Austin non capiva.
Tutto ciò che sentiva era un peso al petto.
Dez tacque.
Mantenne il suo sguardo verso Austin, fissandolo, ma senza spiccicare parola.
"Dez.." cominciò Austin, con gli occhi che gli luccicavano.
"Austin, cosa ti è successo?" gli chiese Dez con un sorrisino misto a incomprensione e divertimento e curiosità. 
"Poco fa dicevi che finalmente avevi Ally, e ora stai così?" chiese. 
Austin, silenziosamente, si sedette sul letto affianco a Dez.
Quest'ultimo aspettava che l'amico parlasse.
"Ally..Ally ha baciato Jason" sentenzió Austin tutto d'un fiato, terribilmente addolorato, mentre fissava un punto non definito nel vuoto, forse perché non riusciva a guardare nulla, con quegli occhi offuscati per via di lacrime che minacciavano di uscire. 
Erano rinchiuse nei suoi occhi, ma se fossero uscite sarebbe stato un piagnisteo.
Dez non rispose.
"Dez cazzo perché non mi dai uno di quei consigli da amici? Perché cazzo non mi conforti? Perché non mi dici che tutto andrà bene anche se è una bugia? Ne ho bisogno, adesso. Anche di bugie, ma che mi faranno stare meglio!"
I suoi occhi erano ancora più lucidi, ma non avrebbe mai pianto per una ragazza. 
Nonostante Ally non fosse solo una semplice ragazza.
Lei era Ally Dawson.
La sua ragazza. Lei era più di una semplice ragazza, almeno per lui.
"Austin, non ti posso mentire" iniziò Dez in tono pacato,ma spaventato dalla possibile reazione di Austin "la verità è questa, Austin: Ally vuole vendicarsi."
"Cosa..cosa significa vendicarsi?"
"Voglio dire, lei ha sofferto molto per causa tua, tu non hai mai sofferto per lei. Lei ti ha desiderato, tu l'hai avuta e basta quando ti è venuto il capriccio. E anche se non fosse un tuo capriccio, credo che ora Ally non ti creda e che almeno vuole che tu la desideri."
"Quindi...vuole giocare con me?" fece lui, abbozzando un sorrisino malizioso.
"No,Austin. Forse...forse vuole dimenticarti e basta, perché non riesce a crederti."
"Bene, che faccia come vuole. Ma io non la lascerò mai. Lei è mia. E non è solo un capriccio. Io..la amo."
 
"Hei, Ally" salutò cordialmente Trish, uscendo dal bagno e trovando già la sua amica nella loro camera, sdraiata sul letto.
Trish le si sedette accanto.
"Come ti senti?" le chiese.
Ally spostò repentinamente il suo sguardo dal suo diario verso Trish, mettendosi poi a sedere.
"Come dovrei sentirmi?" chiese di rimando.
"Uhm..non lo so. È per questo che te l'ho chiesto."
"Ma io voglio sapere come tu pensi che io stia."
"Uhm..male."
"Oh, brava, hai vinto un premio" farfugliò con finta allegria e con reale amarezza, spostando di nuovo il suo sguardo verso il suo diario.
"Cosa è successo?" le chiese Trish, obbligando l'amica a guardarla, mentre le chiedeva mentalmente di essere seria. Ally non rispose.
"Non mi interessa cos'hai fuori. Non mi interessano i tuoi vestiti o il tuo trucco, alle persone che ti amano tutto questo non interessa. Sono la tua migliore amica, voglio sapere cos'hai."           
Ancora nessuna risposta.  
Solo la distrazione di Ally,che continuava a scrivere sul suo quaderno delle canzoni.
"Anche tuo padre è preoccupato."
A questa affermazione, Ally guardò Trish, finalmente in modo serio.
"Ho dovuto parlargli io,ho dovuto dirgli 'oh, è l'adolescenza'. Ho dovuto vedermela io, per te" fece Trish, in tono di rimprovero. 
Ally, di rimando, le porse il suo quaderno delle canzoni.
Trish lesse ad alta voce, mentre Ally guardava assorta il quaderno:
'Ti preoccupi di far sorridere gli altri,ma pensi mai a te stesso? Perché ti preoccupi di deluderli, e poi loro deludono te, e non si sentono in colpa, mentre tu rimani a farti complessi, pensando di aver sbagliato qualcosa. Ma loro non hanno rimorsi, non hanno nulla, perché loro se ne sbattono di te, se ne sbattono se stai male, non se ne fregano niente,e vivono meglio, meglio di te che sei insicuro e stai solo a pensare e pensare e pensare. Perché tu fai tanto, e poi la gente vá via, senza nemmeno un saluto, un motivo.
E poi perché ci sono quelle promesse non mantenute, a cui tu ti aggrappi perché non hai altro a cui aggrapparti, e poi rimani appeso. Ma loro hanno altro a cui aggrapparsi,hanno semplicemente altro,e non se ne importano di te.Perciò tu non importartene di loro,anzi, importatene di chi nella tua vita è importante. Importati di chi ti è sempre accanto, non di chi da un momento all'altro potrebbe abbandonarti, lasciarti, deluderti.'
"Dio Ally, è stupendo" le sussurrò Trish dopo aver finito la sua lettura, con tono sorpreso e aria sognante.
Ally abbozzò un mezzo sorrisino stanco.
"Ma sai cosa significa?" le chiese.
"Cosa significa?" le chiese Trish di rimando, curiosa.
"Significa che tu sei una di quelle persone. Una di quelle che non mi deluderanno mai."
Si sorrisero in modo caloroso, per poi abbracciarsi altrettanto calorosamente. 
Non avevano bisogno di parole.
Continuarono ad abbracciarsi forte, entrambe ringraziando mentalmente di avere l'altra. 
"Ally, ti vá di dirmi cosa c'è che non vá?" le chiese Trish. 
Ally si strinse nelle spalle.
Poi sorrise.
"Ho baciato Jason."
"Cosa!?" chiese Trish stranita e allo stesso tempo sorpresa.
"Austin non mi ama, Trish."
"Può darsi. Ma di una cosa sono sicura: se lui ti ama davvero, non si darà per vinto" fece Trish con tono serio.
Ally la guardò amareggiata.
Sapeva avesse ragione.
 
Le luci erano fioche e soffuse.
Non funzionavano a meraviglia. 
Restavano accese, d'un tratto si spegnevano per un secondo e poi ritornavano meno utili di prima, così dannatamente fioche.
Ci voleva un po' perché ritornassero normali e di nuovo utili perché quel piccolo covo potesse essere illuminato. 
L'aria mancava, faceva molto caldo.
Le pareti erano nere, ma per lo più sembravan rivestite di una carta da parati.
Foto.
Foto dappertutto. 
Spencer, Emily, Aria, Hanna, Mona, Jason, Alison, Mike, Ally,Austin,Melissa,Toby..Jessica DiLaurentis, e tanti, tanti altri.
Loro, e tutti quelli che facevano parte della loro vita.
Lei era Big-A,giusto?
Era lei che doveva dare ordini a quei tre idioti che erano con lei.
Per cui, doveva sapere cosa fare. 
E lo sapeva.
Il prossimo passo era uccidere Jessica DiLaurentis.
C'era qualcuno nel suo team che lo voleva, e per lei, che problemi c'erano? 
Ma questo, poteva essere anche utile per tormentare nuovamente le liars.
Le avrebbe tormentate, per poi fingere che fosse tutto finito. 
Ma dopo, invece, aveva qualcos'altro in serbo per loro.
La verità?    
"Niente paura, la conosceranno."

Don’t make me sad, don’t make me cry
Sometimes love is not enough when the road gets tough
I don’t know why
Keep making me laugh,
Let’s go get high
The road is long, we carry on
Try to have fun in the meantime
Come and take a walk on the wild side
Let me kiss you hard in the pouring rain
You like your girls insane
Choose your last words
This is the last time
Cause you and I, we were born to die.

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti rragazzi. C'è stato un cambio di programma e abbiamo messo i flashback dentro questo capitolo. Le anticipazioni erano state date ad Angelauri.
Ci ho messo una settimana a scriverlo, anzi a riscriverlo, con questi codici e tutto il resto, per cui, vi prego, dateci soddisfazioni.
Se state leggendo e siete iscritti recensite.
Non ne posso più, mamma mia, sto da ore.
Volevo dirvi che è come se il capitolo finisse con la conversazione tra Ally e Trish, perchè la canzone scritta non c'entra niente con A.
Se vi interessa, è 
Lana Del Rey-Born to Die.
L'adoro. 
Spero il capitolo vi sia piaciuto, per cui se vedete errori di distrazione non uccidetemi.
È che io sono molto meticolosa.
Vorrei ringraziare chi ha recensito nello scorso capitolo, più altri motivi:
•Angelauri per le splendide recensioni che fa.
•Love Auslly Ita per essere l'unica che dalla prefazione fino a qui ci segue sempre. 
•5idiotsavedme perché sta recensendo sempre e vedo che ci vuole supportare
•Rauraforever08 per recensire sempre
•RauraLove_R5 per recensire sempre
•Raura__AusllyR5 per recensire sempre
•Alessiuccia2001 per recensire sempre
•Talking to the Moon perchè vedo che sta recensendo spesso
Vi adoriamo, speriamo con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto.
Fateci sapere e scusate ancora se ci sono errori.
Bacioni e a presto♥

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22-Risse e tormenti ***


Capitolo 22-Risse e tormenti
*questo capitolo contiene pensieri in parentesi, che in questo capitolo sono eccezionalmente -solo in questo capitolo- i pensieri di A. Buona lettura!*

 
Spencer sedeva accanto a Toby.
Le corde vocali della ragazza erano molto tese, il suo sguardo era dolcemente posato su quello di Toby, come per coglierne le emozioni, quando quella che trasmetteva emozioni solo con gli occhi era lei.
Essi erano lucidi, ed incosciamente, con essi Spencer mostrava tutta la sua insicurezza e la sua paura.
Come avrebbe potuto rivelare al suo fidanzato che sua madre era pazza?
Aveva paura che Toby non l'avrebbe creduta.            
E faceva bene ad averne.
"Spencer, mi dici perché mi hai fatto venire qui?" chiese Toby, che a differenza di Spencer appariva molto calmo e curioso.
E formulò quella domanda, poiché era almeno da cinque minuti che Spencer lo aveva invitato a sedere ed era rimasta muta.
Le sue labbra si tendevano aperte, ma nessun suono le trapassava.
"Toby.." iniziò a parlare, rompendo quel silenzio, lasciando le parole uscire fuori, in quell'aria dove aleggiava un guazzabuglio di parole che esigevano di essere dette.
"Lei..tua madre è viva" sospirò Spencer, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi.
Toby non seppe cosa rispondere. 
L'iniziale tranquillità si tramutò in qualcosa di diverso. 
Confusione. 
Non sapeva assolutamente cosa dire, l'idea che la madre fosse ancora viva non gli era nemmeno lontanamente passata per l'anticamera del cervello.
Cosa avrebbe dovuto dire?
Avrebbe tanto voluto ridere, sorridere, rasserenarsi, ma troppe domande vertevano ancora dentro la sua mente.
'Come lo sai? Ne sei sicura? E dov'è adesso? Perché avrebbe dovuto fingere un suicidio?'
E mentre lui fissava Spencer senza parole, lei fissava lui con altrettanta confusione. 
"Co..come lo sai?" balbettò lui.
"Ascolta Toby, so che è una cosa difficile da sentire" iniziò Spencer sul punto di piangere "ma..vedi,abbiamo parlato con Alison. Marion è la gemella di Jessica DiLaurentis, è scappata dal Radley la notte della scomparsa di Ali, dandole una pietra in testa per ucciderla, e ora temiamo che complotti con A" disse tutto d'un fiato, cominciando a singhiozzare piano.
Toby sembrava non aver ascoltato nulla, e invece lo aveva fatto, ma il suo sguardo era perso nel vuoto e i suoi occhi come vitrei.
Dopo due minuti e dopo aver realizzato tutto, prese fiato:
"E..e tu credi che mia madre sia un'assassina?"
"No, no Toby ma.."
Toby ignorò le parole insensate e i vani tentativi di Spencer.
"È così eh? Quindi credi a quella stronza di Alison!?" gridò in preda all'ira. 
"Ma è così! Te lo giuro Toby, non ti sto mentendo! Ti prego ascoltami!" quasi implorò Spencer, per farsi sentire dal ragazzo, che stava andando via arrabbiato.
Ma ormai era andato via, e lei si arrese.
Sapeva che non le avrebbe creduto, ma aveva dovuto tentare.
Forse il comportamento di Toby era un modo per negare la realtà, perché non è che lui non ci credesse, lui non voleva crederci.
E negare la realtà faceva meno male.
Toby era un codardo; era scappato via, non volendo ascoltare la verità. 
Ma immaginare che non fosse vero andava meglio.
E intanto,Spencer continuava a singhiozzare rumorosamente, sorpresa dal comportamento di Toby. Sapeva l'avrebbe presa male, ma lasciarla lì, a piangere disperata, era davvero troppo.
Dopo qualche minuto, il cellulare di Spencer suonò squillante:un nuovo messaggio. 
"La cara Spencer sta soffrendo, a quanto vedo. Sai chi altro sta soffrendo? Allontanati per sempre da Toby, o morirà per colpa tua.
Baci!
--A"
Nel testo del messaggio c'era una allegato.
Era Jessica DiLaurentis.
Era stata rapita.
Le lacrime si fermarono, per lasciare spazio al terrore. 
                                                          
Al pomeriggio, Hanna era a casa sua mangiando una mela.
Il suo umore era abbastanza allegro, continuava a canticchiare una canzone che le era entrata in testa non conoscendo neanche il titolo, mentre si muoveva a ritmo di musica per tutta la cucina.
"Hei, di buon umore oggi?" le chiese curiosa la madre, ammiccando un lieve sorrisino.
D'un tratto Hanna smise di cantare,buttando i resti della mela nella spazzatura.
"Mh.." sussurrò pensierosa, con lo sguardo rivolto da qualche parte sul soffitto.
Era felice, ma in realtà non sapeva perché. 
La mattinata al locale era stata molto strana. 
Ally,era stata strana.
E le domande aumentavano.
"..sì" concluse, con lo sguardo rivolto verso la madre che si versava del caffè nella tazza di porcellana.
"Caffè?" chiese quest'ultima cordialmente.
"Mh..no, grazie" sentenziò Hanna.
"Sai che cos'è oggi, vero?" le chiese la madre, in tono ovvio e scontato.
Hanna la guardò curiosa.
"Ahm...il 29 giugno?" chiese di rimando, anch'ella con fare ovvio.
"Esatto.." fece la madre in tono lento, con un gesto del capo rivolto verso la figlia, che intendeva un 'continua tu'.
Hanna ci riflettè sù un attimo, per poi arrendersi. 
Strizzò il naso.
"Mh..non lo so" mormorò.
"Tra due giorni inizia il campo estivo, Han. Ricordi?" domandò la madre, sorseggiando il suo caffè. 
Ashley Marin si riferiva al campo estivo che la chiesa di Rosewood organizzava da luglio ad agosto, al quale partecipavano i bambini dell'oratorio o del catechismo, dove essi si divertivano con piscine, musica, e intrattenimento.
Di solito, ogni estate, le ragazze vi partecipavano come animatrici.
Erano molto contente di andarci, ogni estate.
I bambini adoravano Hanna, era come una madre per loro, così come Emily.
Aria e Spencer non andavano molto a genio ai bambini.
Forse perché litigavano sempre come due coetanee dei partecipanti al campo estivo.
O forse perché, a detta dei bambini, il carattere di Aria "è troppo complesso" o forse perché il carattere di Spencer "è troppo da vecchia".            
Ad ogni modo, tutte e quattro adoravano i bambini, e anche se andando lì non ottenevan nulla, erano comunque contente di partecipare ed aiutare.   
E poi, c'erano anche molti adolescenti della loro età che aiutavano.
Ad esempio, qualche volta vi aveva partecipato anche Mike, il fratello di Aria, che -sempre a detta dei bambini- era "uguale a sua sorella".
Però, dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, tutte e quattro se ne erano completamente dimenticate.  
Per lo più vi partecipavano anche per ammazzare il tempo, e d'altronde loro potevano scegliere se andarci oppure no, quindi, se non ne avevano voglia, potevano anche saltare una giornata.
"Oh si certo" esclamò Hanna, ripresasi dai propri pensieri.
"Ci andrai?" domandò gentilmente la madre.
"Uhm..ne parlerò con le ragazze" tagliò corto lei.
"Capisco" concluse la madre, dirigendosi in cucina.
"Vado a guardare la televisione, se ti và vieni."
La sua voce era solo un eco in lontananza, mentre Hanna se ne stava impalata in cucina.  
D'un tratto, il suo cellulare vibrò rumorosamente.
"Stasera al locale,devo parlarvi.
xoxo
-Spencer"
'Oh Dio, e ora che succede?' si chiese Hanna con sguardo preoccupato.
 
Il locale era gremito di gente. 
Gente seduta e intenta a mangiare un panino.
O gente che si sedeva al banco, chiacchierando amichevolmente con Lloyd, il barista, il quale era molto socievole e divertente. 
O gente che cantava.
Da poco, difatti, avevano indetto un karaoke, ogni sera d'estate,ed era davvero divertente. 
Era una nuova iniziativa. 
C'era gente che stonava ma lo faceva per divertimento, gente che stonava ma si pensava di essere chissà chi, o gente che sapeva cantare davvero bene.
Le luci erano arancioni, l'atmosfera in sè era stranamente arancione, calda e confortante.
Ogni candela era di un colore arancione.
Ogni lume.
Ogni luce.
Mentre pareti, soffitto e pavimento erano interamente in legno.
All'interno del locale il caldo era insopportabile, si incollava addosso creando goccioline ruvide sulla pelle della gente che con il loro sudore frizzantino e leggero continuavano a mangiare, bere, e scatenarsi, nonostante quelle goccioline rotolassero giù fastidiose.
Ma alla gente non pesava.
Anzi.
La notte prima aveva piovuto, e quella mattinata era stata dannatamente fresca. 
Non fredda, ma fresca.
A Rosewood c'erano sempre alti e bassi.
D'altronde, alti e bassi è anche la definizione della nostra cara e vecchia A.
Prima piove, poi fa caldo.
Prima vittima, poi carnefice.
Ma nell'aria aleggiava divertimento, sul bancone di Lloyd si ergevano tante bibite e alcolici, nel quale sedeva un ubriacone che Lloyd stava cercando di astenere dal bere.
Il rumore nel locale era molto forte, quasi assordante e incomprensibile, di chi al karaoke, prima di andarci, aveva fatto un salto al bancone scolandosi bicchieri e bicchieri.
E poi veniva altra gente, che calmava le acque con musica dolce, blues, musica rilassante e dolce, che rendeva il locale ancora più caloroso, che quasi non ti infastidiva quell'accidente di karaoke
(?chi mai l'ha inventato?)
col suo schermo accesso e pronto ad indicarti i testi e le sue casse che ti veniva quasi voglia di fracassare.
Ma per lo più,la gente pensava alla gente, ecco.
Chi era in compagnia chiacchierava con la persona accanto. 
Chi era solo faceva nuove conoscenze, o si assicurava alle cure di Lloyd, sempre molto gentile e pieno di complimenti per ogni singola persona.
Quasi ti ammaliava, ti seduceva.
Aria era una di quelle persone che si faceva ammaliare, sedurre.
Era seduta al banco di Lloyd,affianco all'ubriacone, che il barista era riuscito a controllare,chiacchierandovi e scambiandovi opinioni sugli 'aspiranti cantanti' che salivano uno scalino e si trovavano come su un vero e proprio palco. 
"Dovresti smettere di bere, così sarà difficile essere lucida" scherzò Lloyd.
Aria ridacchiò e singhiozzò.
Il suo corpo trasaliva, vibrava, fermeva.
Era un continuo formicolìo.
Dopo circa due minuti, Spencer si inoltrò nel locale, seguita a ruota da Emily, a sua volta seguita da Hanna. 
Si erano incontrate prima, decidendo in seguito di proseguire assieme.
Lo sguardo di Aria era vuoto, i suoi occhi solo due palle bianche e vuote, senza emozione. 
"Aria, sei..in anticipo" si limitò Hanna. 
"Non avrai mica bevuto, vero?" le chiese Emily, notando la sua strana espressione. 
Aria scese dallo sgabello,avvicinandosi alle ragazze con espressione amareggiata. 
"Devo..parlarvi" sogghignò, tra un singhiozzo trattenuto e l'altro. 
"Vieni, siediti" la rassicurò Spencer, indicando un tavolo non troppo distante. 
Tutte e quattro erano sedute.
"Cosa ti è capitato?" chiese Hanna stranita e con espressione divertente.
Lo sguardo di Aria era perso e profondamente inespressivo.
"Prima tu, Spencer" intimò Aria, forse riferendosi al fatto che era stata Spencer a chiedere loro di venire lì.
Spencer non se lo fece ripetere due volte. 
Normalmente avrebbe dato la precedenza all'interlocutore,ma ora aveva davvero bisogno di sfogarsi. 
"Ho parlato a Toby di Marion" fece la castana, strizzando gli occhi in costrizione delle lacrime che si stavano formando al ricordo.
"Dalla tua espressione sembra non sia andata tanto bene.." mormorò Emily, in tono malinconico e amareggiato.
"No, infatti. Non mi ha creduto, mi ha letteralmente mandata a quel paese, e per giunta.."
Non finì la frase che i dubbi di Emily si sovrapposero:
"Dove potrebbe essere adesso?"
"Chi, Toby?" le chiese Spencer.
"No cretina, intendo Marion!"
"Non..non lo so, ma se è vero che A le ha fatto un'offerta, ora potrebbe essere 'sotto la sua protezione'" concluse Spencer.
"Allora, mettendo tutto assieme: Marion odia Jessica, A lo sa e le offre di vendicarsi con la figlia, in quanto anche lei odia Alison. Probabilmente A ha tentato di uccidere Alison, e rendendosi conto che quella era Courtney, ha dato l'incarico a Marion di uccidere la vera Alison" esclamò soddisfatta Hanna.
"Mh si, molto probabile. Wow, Han, non sei solo bella, un po' di cervello ce l'hai!" scherzò Spencer con finta allegria. 
Hanna si limitò ad una smorfia.
"Cosa credete che sia la cosa che Ali non vuole dirci?" chiese Emily.
"Bah, in verità mi hai interrotta e ho dimenticato cosa dovevo dire. Ora che lo ricordo, posso parlare?" domandò un tantino irritata Spencer,dopo essersi ripresa dal comportamento di Toby grazie alle sue amiche e la loro simpatia, nonostante
(oh mio Dio ho da fare io ho da fare ma davvero non so cos'ho fammi prendere il sopravvento)
Aria restasse silenziosa.
"Sì, sputa il rospo" si decise poi quest'ultima. 
Spencer mostrò alle amiche il messaggio di A, e l'allegato. 
Aria tentava di mantenere la calma e 
di non scoppiare a piangere.
"Dio, A ha rapito Jessica, e ora ci sta dando il tormento" osservò Aria con espressione seria.
"Mi ha minacciata di stare lontana da Toby, e..ho paura di cosa possa fare a voi" sussurrò Spencer aggrottando la fronte.
"Mh..per sdrammatizzare potremmo andare al campo estivo" bisbigliò Hanna,che si teneva il mento sulla mano stretta in un pugno, e che teneva lo sguardo posato sul tavolo in legno.
Le altre la fissarono.
Lei alzò lo sguardo. 
"Che c'è!?" chiese spazientita.
"Sul serio Hanna, sul serio? Campo estivo? Adesso? Come siamo combinate, adesso?" la incolpò Spencer.
Hanna si strinse nelle spalle, tornando a fissare il tavolo.
"Beh,era per distrarci.." mormorò, stringendosi nuovamente nelle spalle.
Aria sembrò ignorare l'esclamazione di Hanna, e ciò che era venuto dopo.
"Io..io ho qualche idea" bisbigliò. 
"Su cosa, Aria?" le chiese Spencer. 
"Su cosa A potrebbe farci" rispose seria lei, agitando i pugni sulle braccia, come avesse freddo.
Poi continuò. 
"Oggi..oggi a casa mia. Mike era al campetto, mia madre e mio padre erano usciti. Ero sola. E..A mi ha..aggredita" sentenziò, con sguardo perso.
"Co..cosa? Cosa ti ha fatto?" le domandò Emily, aggrottando la fronte e in tono molto serio.
"Ha tentato di farmi impazzire. Io..temo di aver visto un cappotto rosso nello specchio, e..ma..dietro di me non c'era nessuno, del tipo..puff,scomparso" iniziò, compiendo strani gesti con le mani per esprimersi meglio "e..e poi mi ha fatto venire un attacco di panico, la vedevo ovunque, ma da nessuna parte, e poi mi ha aggredita, ma fortunatamente non è successo nulla di grave" concluse, tristemente. 
Le ragazze la capivano perfettamente, ma non spiccicarono parola.
Era troppo.
E proprio in quel momento, il cellulare delle quattro squillò.
Emily lesse lentamente, a voce bassa:
"Eccomi qui per tormentarvi nuovamente, stronzette. Ho già avvisato qualcuna di voi, presto toccherà a qualcun'altra, se non volete vedere Jessica nella tomba ed essere responsabili della sua morte. 
Questi sono gli ultimi scherzi che vi faccio, perciò godeteveli.
-A"
E il messaggio
(ma sono io big-A lasciami prendere il sopravvento sul serio ci sto riuscendo davvero spesso capita oh si oh quanta pena mi fate ragazze mie quanta pena perché lo credete sul serio credete che-)
conteneva un altro allegato:
Jessica legata, affianco ad una tomba già preparata.
 
Era sera.
Circa le otto.
Le liars erano nel locale da un'ora circa, mentre Ally aveva appena finito di cenare.
Ora si era infilata dentro la doccia.
Si era messa d'accordo con Jason, tramite telefono,
(cara ally oh ma quanto sei ingenua ho qualcosa in serbo anche per te stasera se le cose andranno meglio perché-)  
di recarsi al locale verso le nove.
Si posizionò sul piatto della doccia, aprendo l'acqua calda. 
La doccia la faceva rilassare.
La faceva riflettere.
Piccole goccioline calde e roventi e ruvide le sfioravano con forza la pelle, mentre lei non faceva altro che pensare.
Pensare, pensare, pensare.
Pensava a Jason.
Jason..
Già, l'aveva baciato.
E poi...
Austin.
Sperava vivamente di incontrarlo, sperava che lui avesse tentato di baciarla, e poi lei l'avrebbe rimasto appeso, ottendendo così la sua..
vendetta?
Stava realmente pensando alla vendetta? 
No, non ce la faceva.
Avere Austin davanti agli occhi era diverso.
Non poteva programmare le proprie azioni, tantomeno quelle di Austin.
Non poteva, e non voleva necessariamente avere vendetta, ma voleva esser sicura di piacere ad Austin, e quasi pensava fosse divertente rivelargli che ora lei stava con Jason..
e Austin avrebbe potuto sentire il proprio cuore spezzarsi -a meno che ne avesse uno-, proprio come lo aveva sentito lei quella sera al locale, quando l'aveva visto in compagnia di Alison.
'Ma no no no, cosa stai pensando Ally?' si chiese lei tra sè e sè.
Non voleva esser così cattiva.
Non ce la faceva, ma come già detto, non poteva programmare le sue azioni.
E non poteva programmare cosa sarebbe successo o l'atteggiamento che avrebbe dovuto adottare, perché tutto dipendeva dalle circostanze.
E poi, quando -se- si sarebbe trovata faccia a faccia con Austin, avrebbe fatto ciò che sentiva di fare.
Nella sua mente balenò un altro ricordo.
Di Jason, però.
Il suo cuore era così preso dall'ira per colpa di Austin, che aveva dimenticato Jason, e ciò che lui aveva fatto.
Aveva finto di essere Austin.
Ma in fondo, che male c'era veramente?
Lei era solo una stupida ubriaca, ed era disperata, perciò Jason l'aveva semplicemente assecondata come si fa coi pazzi.
Un pensiero, però, andava anche a Trish.
La sua migliore amica.
Sua sorella.
Che l'aveva sempre aiutata,in ogni singola situazione.
E si sentiva in parte in colpa, perchè per via del suo menefreghismo, ora..ora anche il padre stava soffrendo, a vederla così. 
Da quando avevano litigato la sera in cui era stata con Aus...
la sera in cui era stata rapita, non si erano più rivolti la parola.
E Lester non la degnava nemmeno di uno sguardo.
Era arrabbiato, e tra tanti pensieri, lei non sapeva seriamente cosa dire o cosa fare.
Uscì dalla doccia, infilandosi l'accapatoio, e pensando che agli occhi degli altri, eccetto Lester e Trish, doveva apparire nel modo in cui si era prefissa di apparire:
una ragazza forte e sicura di sè.
Era abbastanza sicura di riuscirci.
Così si asciugò in fretta e si vestì.
Sapeva cosa fare.
Oh si, ma certo che sapeva cosa fare.
 
Verso le otto e trenta,
(il mio piccolo austin oh austin vi ho aiutati ho aiutato ally ma ecco si che c'è qualcosa sotto tu non starai nè-)
Austin raggiunse il locale.
Aveva da poco saputo del karaoke, per cui si era incuriosito, ed aveva deciso di fare un salto. 
Aria, Hanna, Spencer ed Emily erano andate via da una mezz'ora circa.
Dopo che ebbe aperto la porta -sempre in legno-una folata di vento caldo gli inondò il corpo.
Dez lo seguì, entrando e chiudendo velocemente la porta alle sue spalle.
"Carino qui di sera, eh?" osservò Dez, mentre il brusìo delle conversazioni altrui accresceva sempre più. 
"Sì, molto carino" gli rispose Austin, nonostante non stesse affatto pensando al locale, in quel momento.
In quel momento, l'unico pensiero fisso era Ally.
Dez sembrava sempre uno stupido, e Austin lo sapeva, ma alla fin fine,ciò che gli aveva detto quella mattina non era falso.
Dez era stato molto riflessivo.
Un caso particolare.
Di solito Dez sparava minchiate ogni qual volta apriva bocca, ma Austin sapeva che ciò che gli aveva detto riguardo Ally era vero.
Probabilmente, lei voleva fare il suo stesso gioco.
Ally sapeva cosa fare, ma Austin non ancora.
Voleva, in qualche modo, rendere Ally consapevole del fatto che lui l'amasse, ma non sapeva ancora come.
E neanche lontanamente immaginava ciò che sarebbe successo quella sera.
"Pensi ad Ally?" gli chiese d'un tratto Dez, risvegliando Austin dai suoi pensieri. 
"Eh-oh?" sogghignò lui. 
Non aveva capito, e non tanto per via dei suoi pensieri, ma anche per via di una stonata che stava rovinando "Really Don't Care" di Demi Lovato con la sua squallida voce da gallina.
"Pensi ad Ally?" ripeté Dez.
Austin tese giù il capo, guardandosi le scarpe.
"Uhm..sì" ammise amareggiato.
"Devi darti da fare, amico" esclamò Dez.
"Oh sì Dez,lo so...ma non so realmente come farle capire che la amo.."
"Hei, l'importante è che la ami" lo confortò Dez con una pacca sulla spalla "il resto verrà da sè" continuò, ammiccando un sottile sorrisino.
Anche Austin sorrise.
Un sorrisino scoraggiato.
Dopo due minuti di silenzio da parte dei due, Austin esclamò in tono liberatorio:
"Ah! Finalmente quella gallina ha smesso di cantare!"
"Karaoke!" Gridò d'un tratto Dez, avviandosi con passo veloce verso la postazione.
"Dez! Dez cosa fai!?" gli bisbigliò Austin.
Intanto Dez salì lo scalino. 
Fece una breve chiacchierata con 'l'addetto allo schermo dei testi',e dopo prese il microfono tra le mani.
Lo tastò con due dita, il microfono emise un suono metallico e fastidioso, come una terminazione nervosa, come un ronzìo, che si dileguò nella sala non del tutto velocemente.
Le persone nel locale sembravano infastidite dopo quel rumore, ma forse, anche un po' incuriosite da Dez.
"Okey, ragazzi" fece, con tono serio e da vero rapper "stasera vi canterò un rap, spero vi piaccia!" gridò, mentre la gente si guardava aggrottando la fronte e Austin si dava una manata sulla fronte.
'Dez è proprio stupido' pensò. 
Il rosso iniziò a reppare:
"Yo, yo, yo, yo" a ritmo di musica, mentre la gente applaudiva entusiasta, adottando la convinzione che quel rosso forse non era poi tanto male.
Ma quando iniziò a cantare, Austin si sentì davvero deluso dal suo migliore amico, mentre lo osservava e si vergognava al posto suo.
"Yo-yo-yomino, yo quá, yo lá, yo fra, ueh come ti vá? Yo-yo-yomino, e ti dimentichi del cucchiaino, yo-yo-yomino, lo prendi,lo porti,lo strizzi,e col gusto ti sintonizzi,ehi frá, yomino ci stá!"
In seguito, terminò lasciando cadere il microfono per terra e allargando le braccia da vero rapper, mentre la gente lo squadrava da capo a piedi, ridendo.
Nello stesso tempo, però, Dez si sentiva soddisfatto del suo lavoro.
"Okey,okey Dez vieni via" lo spronò Austin, salendo lo scalino ma cercando di posizionarsi lontano dalle luci.
"Ma come, non ti è piaciuto?"gli chiese Dez deluso.
Austin soffocò una risatina.
"Oh si Dez,ma ora è meglio che vieni via" fece Austin, alzando le sopracciglia in direzione della gente che guardava aggrottando la fronte, come a dire 'si,lo so che è stupido,okey? Non ci posso far nulla'.
Mentre Austin e Dez andavano sempre più in fondo alla sala, anche Ally entrò, qualche minuto dopo la figuraccia di Dez -che per lui era sembrato un successo, ma lasciamolo illudere-.
 
Ally aveva camminato da sola con Trish.
Non aveva permesso a Jason di venire a casa sua, poichè la situazione con Lester non era delle migliori.
E prima o poi avrebbe dovuto trovare il coraggio di parlargli.
Ad ogni modo, ora era lì. 
Non doveva avere paura.
Non doveva essere timorosa. 
La verità è che, molto spesso, le persone ti vedono come in verità ti vedi tu.
Voglio dire, se tu ritenessi di essere una persona forte, le persone di rimando ti riterrebbero una persona forte.
E se prima di fare qualcosa, pensi già di non riuscirci, allora non ci riuscirai. 
Le persone ti vedono come in verità ti vedi tu.
Ally spostava velocemente la testa a destra e a sinistra, alla disperata ricerca di Jason, sperando che fosse già lì. 
"Trish, tu lo vedi?" chiese cordialmente Ally alla sua amica.
"Uhm.." farfugliò Trish con il suo sguardo da falco, il quale si estendeva sull'intero locale.
E dopo un'accurata ispezione all'intero locale, Trish continuò:
"Sì, è lì" indicò.
"Wow Trish complimenti, hai uno sguardo davvero potente!" scherzò Ally.
Trish rise fragorosamente.
"Eh si!" esultò divertita.
Ally indossava un pantalone di jeans strappato, una maglia bianca merlettata con le spalline con sopra una giacca color carne chiusa e con le maniche a tre quarti,e dei tacchi alti dello stesso colore della giacca.    
Ally si avvicinò a Jason, che sedeva ad un tavolo proprio di fronte al karaoke, bevendo una bibita.
"Hei Jason!" esultò Ally.
"Hei Ally" fece lui, alzandosi e abbracciandola.
"Sei qui da molto?" gli chiese con sguardo colpevole Ally.
"Oh no non preoccuparti, sono qui da poco" rispose il ragazzo.
Ally si sentì meno in colpa.
Bene, almeno non l'aveva fatto attendere poi così tanto.
"Mi dispiace di..di essere d'intralcio" farfugliò Trish con un sorrisino timido.
"Oh no Trish non preoccuparti, resta" le disse Jason cordialmente.
"Oh non preoccupatevi, me ne starò lì dietro, calma calma" fece Trish emettendo una breve risata, indicando i tavoli dietro, un tantino impacciata. 
Di certo non voleva restare da sola a casa, e Ally le aveva detto che non era d'intralcio, e ciò era vero, ma per ora Trish voleva lasciarli un po' da soli.
"Trish,resta con noi" la pregò Ally.
"Uhm...magari dopo, non vi preoccupate per me" concluse Trish con un occhiolino. 
Ally non voleva lasciar Trish da sola, ma in fondo, dal suo sguardo, aveva potuto intuire che lo volesse davvero.
Non le pesava, anzi, le faceva piacere lasciarli un po' soli.  
Lei e Jason.
Solo loro due. 
D'un tratto, Ally lo vide.
Austin.
 
Lentamente, qualcosa negli occhi della ragazza cambiò.
Quel vacuo vuoto e quel non so chè di vitreo e inespressivo e vago lasciarono spazio a una lucidità innata.
I suoi occhi privi di qualsiasi emozione, spenti e senza nulla da dire, divennero improvvisamente ricchi di una lucidità che simboleggiava quel mare improvviso di emozioni, ed ora, fissando gli occhi di Ally, si poteva intuire qualcosa.
Potevi sapere cosa stesse pensando solo attraverso i suoi occhi. 
Occhi che con Austin cambiavano.
Perché lei guardava Austin in un'altra maniera.
Ally fu immediatamente travolta dalla verità, i suoi occhi oramai erano spogli,non voleva mostrare così tanto di lei, ma forse, guardandola bene, si poteva intuire cosa lei provasse per Austin..
'No,cavolo NO,io non provo niente per Austin' si incoraggiò mentalmente Ally.
E fu immediatamente travolta da quelle farfalle svolazzanti nello stomaco, che guardacaso sbucavano fuori sempre quando guardava Austin..
E Austin non fu da meno.
Il suo sguardo era come perso, non si rese conto neanche di starle sorridendo, con un sorriso da vero ebete, e con un velo di dolcezza negli occhi..
Sembrava un vero deficiente.
Ma amava Ally.
Forse Ally non era del tutto consapevole dei suoi sentimenti, ma Austin sì.
Gli ci era voluto un po',ma ora sapeva cosa provasse realmente per Ally.
Amore.
Amore puro.
Amore vero.
Amore profondo.  
Amore e basta.   
Il suo campo visivo era ristretto esclusivamente ad Ally, e quando fu uscito dalla sua trance, Austin si rese conto di Jason.
D'istinto serrò le mani in pugni stretti, come allo stesso modo serrò la mascella in un ringhio di profondo odio.
Ally si accorse, d'un tratto, di come Austin guardava Jason.
Ed Austin voleva tanto parlare con lei, ma Ally si alzò di scatto dalla sedia, dirigendosi verso il karaoke.
Increspò le labbra, nel momento in cui il suo sguardo trovò quello di Austin.                      
Trish era andata a sedersi un po' più lontano, ma non così tanto, e osservava con attenzione la scena che le si stava parando davanti agli occhi.
Dopo una breve chiacchierata con 'l'addetto allo schermo dei testi', Ally si mise proprio sotto le luci, ed iniziò a cantare.
Prese sicurezza, pensando che se lei si sentiva fiera e sicura di sé, magari gli altri l'avrebbero bevuta.
Sapeva a memoria le parole di quella canzone.
Era esattamente ciò che lei voleva dire ad Austin.
Mentre la musica partiva, Ally sorrise a Jason, che ricambiò il sorriso, e posò per un attimo lo sguardo su Austin.
Iniziò a cantare.
Well I thought I knew you, thinkin' that you were true
Guess I, I couldn't trust called your bluff time is up
'Cause I've had enough
You were there by my side, always down for the ride
But your joy ride just came down in flames 'cause your greed sold me out in shame
After all of the stealing and cheating you probably think that I hold resentment for you
But uh uh, oh no, you're wrong
'Cause if it wasn't for all that you tried to do, I wouldn't know
Just how capable I am to pull through
So I wanna say thank you
'Cause it

Makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter.

Never saw it coming, all of your backstabbing
Just so you could cash in on a good thing before I'd realize your game
I heard you're going round playing the victim now
But don't even begin feeling I'm the one to blame
'Cause you dug your own grave
After all of the fights and the lies 'cause you're wanting to haunt me
But that won't work anymore, no more,
It's over
'Cause if it wasn't for all of your torture
I wouldn't know how to be this way now and never back down
So I wanna say thank you
'Cause it

Makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter.

How could this man I thought I knew
Turn out to be unjust so cruel
Could only see the good in you
Pretend not to see the truth
You tried to hide your lies, disguise yourself
Through living in denial
But in the end you'll see
YOU-WON'T-STOP-ME
I am a fighter and I ain't gonna stop
There is no turning back
I've had enough

Makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter.

You thought I would forget
But I remembered
'Cause I remembered
I remembered
You thought I would forget
I remembered
'Cause I remembered
I remembered

Makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter!

 
Per tutto il tempo in cui aveva cantato, non aveva fatto altro che scambiarsi sorrisini con Jason che la guardava ammaliato e scambiare sguardi intimidatori ma allo stesso tempo sofferenti con Austin.
La gente aveva applaudito, dopo.
Lei aveva beatamente ascoltato entusiasta lo scrosciare indistinto e confuso degli applausi, ed era fiera. 
E non di come la gente aveva reagito, ma di ciò che aveva fatto lei.      
Wow.                                      
Era stato molto divertente e..liberatorio.
Quella canzone la rispecchiava alla perfezione. 
Anche se lei, alla fin fine, era più il tipo da 'Arms', la canzone d'amore scritta da lei..
Arms era più dolce..ed esprimeva il dubbio che lei aveva riguardo Austin..
Fighter, invece, esprimeva qualcosa di diverso.
Forse perché Fighter trattava di una storia d'amore già finita..e la loro, d'altronde, non era nemmeno realmente iniziata.
In ogni caso, era stata felice di cantarla. 
Arms se la teneva per sè...
In tutto questo arco di tempo, intanto, Trish non si era accorta che Dez si era seduto affianco a lei e in quel momento stava applaudendo come una foca. 
Trish lo squadrò da capo a piedi,sbalordita e con un'espressione disgustata sulle labbra.
"Duh..Dez,sei proprio stupido!" esclamò. 
"Lo so!" esclamò Dez ridendo, mentre ancora applaudiva, sogghignando e grugnendo.
Trish si passò una manata sulla fronte, segno di esasperazione.
 
Ally superò il breve gradino che la separava da Austin e da Jason e da Trish e da tutta quella gente, sentiva gli applausi della gente che ora parevano solo un sottofondo e un eco, mentre lei osservava Austin con quegli occhi così sinceri mostranti tutta la sua rabbia e la sua frustrazione e la sua insicurezza. 
Nemmeno i suoi occhi riuscivano a mentire ad Austin. 
Lui le faceva provare sensazioni diverse..
D'un tratto, si risvegliò da quella specie di trance, rendendosi conto che Austin stava venendo verso di lei, e la gente aveva finito di applaudire.
La sua gola si seccò con un'improvvisa rapidità. 
"Ally, ho bisogno di parlarti" sentenziò Austin in tono serio.
Ally guardò in basso, poi a destra...neanche rendendosi conto che Jason si stava immischiando.
Lui riconosceva quel biondino.
Certo che lo riconosceva. 
Ally aveva detto di amare lui, ma in fondo chi poteva sapere se in verità la ragazza tenesse ancora un po' a quello lì?
"Scusa, puoi spostarti?" gli chiese più cordialmente possibile, dandogli una leggera spinta con la mano,mentre Ally guardava prima l'uno poi l'altro in maniera inespressiva e quasi ossessiva, poichè ogni secondo cambiava campo visivo. 
"No,non mi sposto" ribattè deciso Austin.
Jason aprì le narici e serrò la mascella.
"Vá via" replicò,in tono intimidatorio.
Ally se ne rese conto.
Si guardavano tra di loro, con un'insolita aria di sfida. 
Doveva fare qualcosa. 
Si sarebbero presi a botte, lo sapeva.
"Hei, basta dai. Jason, stai calmo" fece Ally con molta tranquillità, spintonando entrambi il più lontano possibile dalla gente e dalle luci.
"No io non sto calmo!" gridò Jason in preda all'ira, temendo che quel ragazzino le avrebbe portato via Ally.
Per cui,era meglio per lui che si calmasse, se non voleva finire male.
"Nemmeno io se è per questo" ansimò Austin con un leggero risolino.
Jason non rispose della sua rabbia, colpendo Austin con un pugno in piena faccia.
Il biondo si ritrasse indietro, inciampando e finendo dritto contro il muro, col labbro sanguinante.
Ansimando e imprecando, si sfiorò il labbro inferiore con il pollice, per noi notare il sangue. 
Alzò lo sguardo, il suo sguardo intimidatorio, guardando quel Jason iracondo con un sorrisino perverso. 
Cavolo, Ally amava quando faceva così. 
Austin si ritrasse di scatto, alzandosi e sferrando un pugno a Jason, il quale non cadde immediatamente come aveva fatto Austin, che lo continuava a fissare con ferocia e sguardo assassino e possessivo.
Come a dire 'Ally è mia.'
E non 'mia'.
'Mia'.
Con enfasi, si potrebbe dire.
"No no no ragazzi basta!" gridò Ally come in preda alla disperazione, non immaginando che potessero arrivare a quello: Austin aveva afferrato Jason per la vita, spingendolo verso il muro.
Ora sì che Jason era caduto. 
Caduto di brutto.
Ma a nulla valevano le urla di Ally. 
Lei non poteva far poi così tanto.
Oramai, Austin e Jason non rispondevano più delle loro azioni.
Austin era stato provocato, ma Jason..Jason aveva sentito come un qualcosa irradiargli dentro, una rabbia che si protendeva e divampava a dismisura per tutto il suo corpo e che non poteva rimanere repressa.
I due ragazzi nemmeno ascoltavano le urla di Ally, mentre continuavano a prendersi a botte, e la gente stupida li guardava, forse troppo scossa, come non potesse muovere un muscolo..         
Ma tanto, il giorno dopo,quella gente non se ne sarebbe nemmeno ricordata.
Austin e Jason non sentivano più niente ne vedevano più nulla, al di fuori del rispettivo 'avversario'.
E continuarono così, finché Dez non si decise a tirare indietro l'amico, mentre Trish e Ally non sapevano come muoversi, in una rissa tra ragazzi, e di quella portata.
Ally afferrò Jason da dietro, ma lui si divincolò dalla sua presa, colpendo ripetutamente Austin.
Più, e più volte.
Mentre Austin non seppe rispondere a quei pugni, tanto era stremato.
Dopo pochi interminabili secondi, Trish,Dez ed Ally si affrettarono a fermare Jason, che oramai aveva ridotto Austin ad una lurida poltiglia di sangue.
Sembrava ripugnante nel suo dolore, mentre imprecava e sogghignava per i troppi colpi infertogli.
Dopo circa due minuti, Jason si calmò del tutto, rendendosi ormai conto che Austin era troppo stremato.
Ally lo guardò con gli occhi lucidi, prossimi a cacciare fuori lacrime amare. 
Jason si girò in direzione di Ally, mentre con lo sguardo le chiedeva perdono, uno sguardo perso e sofferente e colpevole. 
"Come..come hai potuto?" gli chiese Ally, sul procinto di un piagnisteo.
Ma riuscì a trattenere le lacrime, mentre guardava Jason senza ritegno alcuno.
"Ally, mi, mi dispiace, io.." balbettò Jason, rendendosi conto di ciò che aveva combinato.
"Ti rendi conto di cosa hai fatto!?" gli urlò Ally, con la poca voce che aveva in gola.
Soffriva nel vedere Austin ridotto in quella maniera.
"Dimmi..dimmi come posso rimediare e.." fece Jason con sguardo vago, realmente pentito.
"Non puoi rimediare. Solo..hai l'auto?" gli chiese Ally.
"Sì..." le rispose vago Jason.
"Allora accompagna me ed Austin a casa sua. Ha bisogno di riposo, dopo ciò che..argh..lascia stare.." esclamò, tentando di non divagare nuovamente ciò in cui Jason l'aveva ridotto.
"Accompagni e basta" ordinò.
 
Durante l'arrivo a casa, Ally e Jason avevano discusso esclusivamente riguardo ad Austin, accantonando le loro divergenze.
Jason voleva discuterne, ma ogni qual volta tentava, Ally lo fermava e gli ricordava cosa fosse successo ad Austin. 
L'unica loro fortuna era stata che il biondo non aveva bisogno di nessun ospedale.
Jason non si era addirittura spinto fino a questo punto..menomale.
Quando arrivarono, Jason aiutò Ally a portar dentro Austin, per poi andare via per ordine della ragazza, poichè Austin aveva perso i sensi, e Ally non voleva che la prima cosa che avrebbe visto Austin fosse stato Jason.. 
Magari così avrebbe anche evitato una nuova lite tra i due.
La casa era vuota.
Probabilmente i Moon erano usciti.
Mentre Ally teneva Austin appaggiato a sè, lui si risvegliò.
Emise un borbottìo insensato, mentre la sua vista era ancora un po' sbiadita.
Non si era ancora reso conto di Ally.
Dopo qualche secondo, spostò lo sguardo verso di lei, poi verso il suo corpo, poi si toccò il labbro inferiore col pollice.
Il sangue si era raggrumato.
Ally lo osservava, mentre lui si abituava alla sua nuova realtà.
E lei sapeva come ci si sentiva.
Quando A la rapì,lei provò la stessa identica sensazione.
Si era sentita confusa e frastornata, non capendo bene dove si trovasse, in verità non capendo niente e basta. 
"Co..come ti senti?" gli chiese Ally,deglutendo a vuoto. 
Austin sembrava un po' messo male, ma in fondo adesso sembrava già migliorato.
Strizzò più volte gli occhi, per poi girarsi verso Ally:
"Uhm..bene..credo" sibilò, con voce più cristallina e sicura.
Si era ripreso. 
Bene.
"Perché sono a casa mia?" chiese ingenuamente Austin,guardandosi attorno,ancora un po' gracilino, mentre raccoglieva pian piano tutte le sue forze. 
Ally lo portò di sopra senza rispondere e lo posizionò sul letto, dove lui vi si poggiò delicatamente con la schiena dolorante.
Emise un ghigno sofferente.
"Ti fa male?" chiese con tono ovvio Ally.
"Sì..." balbettò Austin "ma rispondi alla mia domanda, per favore" replicò.
"Hai fatto a botte con Jason, non te ne ricordi?" gli chiese Ally.
"Oh uhm.." rispose Austin dopo un momento di pausa "oh..sì" concluse.
"Puoi dirmi dove sono..uhm..le medicine, le cose mediche? Insomma,queste cose qui.." chiese Ally.
Austin rise di quanto fosse dolcemente impacciata.
"Certo, sono in cucina nell'anta a destra del mobile."
"Okey, torno subito" fece Ally, scendendo le scale. 
Wow, Austin quasi non ci poteva credere.
Ally si stava prendendo cura di lui, era già un passo avanti.
Dopo qualche minuto,la ragazza tornò di sopra con tutto l'occorrente. 
"Ecco qui!" esclamò.
Di fronte ad Austin, Ally si sentiva così sminuita e rimbecillita..bah, era forse..
'No. Non è amore, Ally. Non lo è' si disse Ally.
Pian piano si avvicinò ad Austin, che sedeva inerme sul letto con sguardo acceso, mentre aspettava l'arrivo di Ally, che aveva posato le cose sulla scrivania.
"Allora" cominciò la ragazza, mentre gli disinfettava la ferita sul labbro "dove sono i tuoi?" chiese.
"Sono andati al cinema."
"Capisco. Vuoi che li chiami?"
"No, professoressa" scherzò Austin con un risolino divertito. 
"Perché ridi!?" si accinse Ally, tentando di tenere per sè quel risolino che le stava scappando.
Intanto, fuori tutto era calmo.
Nessun rumore.
Solo silenzio, tranne qualche gufo che chiamava nella quiete di quella notte.
"Perché sembri la mia professoressa, andiamo Ally!" scherzò Austin. 
Ally mandò gli occhi al cielo, interrompendo la sua risata fioca con un'altra domanda.
"Mi dici perché hai fatto a botte con Jason?"
"Ha iniziato lui. È con lui che dovresti parlare."
"Lo so, ma.."
Austin la fermò.
"No Ally aspetta. Devo chiederti prima io una cosa" le disse serio "cosa pensi veramente di Jason? Perché se stai cercando di farmi ingelosire, sappi che quel ragazzo non mi piace per niente e preferirei che lo facessi con qualcun'altro."
"Non sto cercando di farti ingelosire, okey? Jason mi..piace" sibilò, con sguardo basso "e.."
"'E' cosa, Ally? So che ti sto facendo soffrire, ma cazzo lui non ti ha detto ciò che era successo quella volta che eri ubriaca!"
"Non me ne importa più adesso, okey Austin? L'ho già dimenticato" fece, mentre gli medicava altre ferite e si comportava da piccola infermiera improvvisata. 
"Comunque.." continuò Ally "non mi stai facendo soffrire. Per fortuna, ci sono cose peggiori di questa. E poi, sai, perchè la ferita brucia non significa che tu debba morire.."
Austin capì instantaneamente il significato di ciò che lei gli stava dicendo. 
"Non si può dimenticare ciò che c'è stato tra noi, Ally.."
"No Austin, tra noi non c'è stato assolutamente niente, per cui.."
"La casa nel bosco,Ally. La casa nel bosco. Ci siamo baciati, ti ho confessato il mio amore, e tu ora mi lasci così, come niente fosse stato."
"Sai Austin, molte delle ragazze che hai lasciato si sono sentite come ti stai sentendo tu, loro ti amavano, ma tu no."
"Quindi stai dicendo che io ti amo?" chiese con un sorrisino.
"No" rispose seccata Ally.
Cavolo, si stava facendo fregare.  
"Lo hai capito?" continuò Austin, capendo che Ally era in difficoltà. 
"No, ho capito solo che sono contenta che tu mi abbia spezzato il cuore, così ora sono molto più forte."
"Ti prego Ally, smettila con tutti questi giri di parole senza senso e ammetti che mi ami come ti amo io!"
"Non lo farò mai. E forse tu dovresti dimostrarmelo, sai?"
"Dovrei dimostrartelo!? E in che modo scusa!?"
"Ormai non credo più alle parole, Austin. I fatti. È questo quello che voglio."
"Bene, se vuoi liberarti di me sappi che non ci riuscirai. Ti farò ammettere che mi ami, stanne certa."
"Certo,come no" scherzò Ally. 
Ma Austin l'avrebbe fatto sul serio.
"E dimmi, la tua canzone era per Jason allora?"
Ally si irrigidì di colpo. 
"Uhm..quale canzone, scusa?" chiese, fingendosi estranea a tutto ciò. 
"La tua canzone, Ally. Quella che hai cantato dopo ciò che è successo in quella casa.."
Il ricordo era ancora vivido nella mente di Austin.
Vi si aggrappava poiché era stata la prima ed ultima volta che aveva baciato Ally...
"Come lo sai?" chiese Ally bruscamente, interrompendo il suo flusso di pensieri, e con sguardo minacciosamente rivolto verso il viso di Austin.
"Ti ho sentita cantarla" si limitò lui.
Ally sospirò.
"Allora, mi rispondi?"
"Eh-oh?" 
Cavolo, era questa domanda che Ally voleva evitare.
"Sai sviare molto bene le domande, ma con me non te la cavi. Allora, per chi era quella canzone?" le chiese Austin, sempre con quel sorrisino stampato sulla faccia.
"Vuoi la verità, Austin? Bene. Eccoti la verità. Era dedicata a te, perché avevo un dubbio se amarti o no, ma poi ho deciso di no. Questo è tutto. Il resto già lo sai. Ah, e c'è un problema. Le ragazze mi hanno chiesto del nostro segreto."
Austin aggrottò la fronte.
"Chi ragazze?"
"Come chi!? Aria, Hanna, Spencer ed Emily, quelle che incontrai alla festa."
"Oh, quelle ragazze. E allora?"
"Allora!? Non so più cosa inventarmi!"
"Sei tu quella che riesce ad evitare bene le domande."
"Ascolta Austin, questa è una cosa seria."
"Sì, okey. Lasciale perdere. Quando sarà glielo dirai."
"Ma.."
"Ally. Adesso ho in mente solo te, non mi interessa di quelle quattro."
"E..Alison?"
"L'ho lasciata. Cavolo, è veramente una stronza!"
Austin rise, seguito da Ally.
"Non è...come te" le sussurrò Austin, avvicinando il suo viso a quello di Ally, col desiderio ardente di baciarla.
Anche Ally lo voleva, ma non era ancora del tutto consapevole dei suoi sentimenti. 
Provava anche qualcosa per Jason..
ma non sapeva bene cosa.
Di scatto allontanò il suo viso.
"Ti farò ammettere che mi ami" le disse Austin. 
Ally lo ignorò.
"Stai molto meglio adesso. Ho avuto bisogno dell'auto solo perché non stavi bene ed eri svenuto, ma il locale si trova qui vicino. Quindi posso chiedere a Dez di venire. Lui e Trish sono rimasti impalati mentre voi vi picchiavate a sangue" fece lei disgustata. 
"Quindi è stato quello stronzo di Jason a portarmi qui con la sua auto?"
"Esatto" sentenziò Ally, cercando di ignorare lo 'stronzo'.
Ma nella sua mente, sentiva ancora le parole di Austin...
"Vado a prendermi un bicchiere di acqua" fece Austin.
"Oh,non preoccuparti,vado io" gli sorrise Ally.
In fondo non stava bene, e doveva aiutarlo.
"Tu stenditi" ordinò.
Austin obbedì, stendendosi sul letto e sentendosi subito meglio, poggiando il capo sul morbido e confortevole cuscino.
Si estrasse il telefono dalla tasca e si slacciò la cintura, chiudendo gli occhi e tentando di riposarsi.
Ally gli prese il telefono dalle mani e scese giù a prendere il bicchiere d'acqua. 
Posò il cellulare sul tavolo, versò l'acqua nel bicchiere e salì a portarla ad Austin, il quale era talmente stanco che si era già addormentato. 
Ally si avvicinò lentamente a lui, per non svegliarlo.
Cavolo, era stupendo.
Avvicinò il suo viso a quello di Austin, poi gli lasciò solo una carezza, con lo stesso desiderio che aveva lui di baciarlo, e tornò giù, mentre Austin si rigirava nel sonno e sorrideva.
'Riuscirò a farle ammettere che mi ama' pensò, prima di addormentarsi veramente.
Quando Ally tornò giù con un sorrisino ebete sul volto dovuto a nemmeno lei sapeva cosa, il cellulare di Austin attirò la sua attenzione. 
Lo schermo era illuminato.
Posò il bicchiere, si avvicinò al tavolo dove era posizionato il telefono, e lesse il nuovo messaggio:
"Sei proprio un rubacuori, eh Austin? Chissà cosa ci trovano in te le ragazze! Mi dispiace solo per Ally, non era poi così male. Non meriterebbe proprio di essere nella tua lista!
Baci!
--A"
 
"Ecco a lei" sorrise cordialmente il commesso, posizionando il pesante secchio sul bancone.
La ragazza col cappotto rosso sorrise.
"La ringrazio" sibilò ancora sorridente, per poi pagare e prendere il secchio, andando via.
 
Vorrei poter scrivere una canzone così semplice/che potesse salvarti, mia cara, dalla pazzia/che potesse aiutarti, placarti e far cessare il dolore/della tua inutile conoscenza...

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao ragazze!!!!! Prima di tutto voglio ringraziare chi ha recensito nello scorso capitolo, perché subito dopo ho iniziato a scrivere e quindi grazie di cuore per tutto il supporto, vi AMO!♥
•DayDreaming_
•Alessiuccia2001
•Talking to the Moon
•Raura__AusllyR5
•Love Auslly Ita
•5idiotsavedme
•Angelauri
•Rauraforever_08
Se sono in ritardo è anche perché non ho avuto connessione quindi appena ho tempo recensisco le storie che seguo tipo Better Together o io ti appartengo che hanno aggiornato quando non c'ero. 
Un altroringraziamento va a chi ha messo la storia tra le preferite. 
Cavolo, 8 persone!  :D
•5idiotsavedme
•AlecLightwood980
•Alessiuccia2001
•Angelauri
•Auslly e raura love
•DayDreaming_
•Vane_0310
•Love Auslly Ita
Se recensite la storia e vi piace mi fa molto piacere che la mettete tra le preferite♥
A chi l'ha messa tra le preferite ma non recensisce, invito a farlo e lasciare un'opinione :)
Grazie ancora a tutti, il capitolo è lunghissimo e spero vi piaccia com'è scritto.
Lascio le conclusioni a voi, fatemi sapere!!
Bacioni!!
-C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23-Gli 'ultimi' scherzi di A. ***


Capitolo 23-Gli 'ultimi' scherzi di A.
 
Alla mattina, il sole stava lentamente sbucando da dietro le nuvole, piccoli uccelli emettevano cinguettii confusi, che si mischiavano al beato silenzio mattutino.  
L'aria era fresca,non c'era vento.
Tutto era perfetto,quella mattina a Rosewood.
Il cielo era di un blu chiaro, e soffici nuvole vi si estendevano sopra.
Tutto era calmo.
Ally fissava l'orologio di fronte a lei con la coda dell'occhio, mentre teneva la testa tesa verso il basso, verso la sua tazza di cereali integrali.
Lei, Trish e suo padre, stavano facendo colazione.
Eh già. 
Suo padre...
L'astio che lui provava verso di lei era di enormi dimensioni.
Rancore, sì, ma forse anche delusione. 
Lester non aveva educato così sua figlia, e il comportamento attuato da quest'ultima, per lui suonava come un rifiuto.
Teneva la testa bassa anche lui, Lester, mentre fissava sua figlia. 
Ally se ne accorse, mandandogli uno sguardo di scuse, uno sguardo da cucciolo bastonato.
Lester la ignorò.
Per lo più, ciò a cui Ally pensava era...Austin. 
Capite, no?
Perché quando si ama una persona, la si pensa la mattina appena svegli, la sera prima di andare a dormire, e in ogni cosa che si fa...
E così era per Ally.
Non faceva che pensare ad Austin e a quel messaggio.
Era subito andata via, quella sera, tentando di reprimere le lacrime.
E ci era riuscita, ma un malessere cresceva dentro di lei, forse proprio per la mancanza di sfogo.
Forse doveva piangere, non poteva tenersi tutto dentro.
Austin, quella sera, non si era domandato che fine avesse fatto Ally, perchè era crollato sul cuscino.
'Si sarà svegliato? Dio, cos'avrá pensato? Avrà letto il messaggio?' si chiese Ally, sempre più paranoica e preoccupata, anche per via del suo aguzzino.
D'un tratto, qualcosa stoppò il suo flusso di pensieri:
Il cellulare squillò.
"Ally, chi ti chiama a quest'ora?" chiese autoritario il padre, mentre Ally si alzava per prendere il telefono. 
Guardò un'ultima volta l'orologio:
Ehi,non era presto.
Erano solo le nove.
Ally si avvicinò al telefono, leggendo il nome di Austin.
Subito, una forte morsa allo stomaco la colse inaspettatamente.
"Scusa papà, de...devo rispondere" fece lei, in un suono gutturale.
Si sentiva in colpa.
Da una parte, poi, non voleva disubbidire al padre, ma dall'altra, voleva assolutamente sapere cosa Austin volesse.
Il padre si limitó ad uno sguardo iracondo.
Ally si fece coraggio, prendendo il telefono tra le mani, e salendo fino alla camera sua e di Trish.
"Pro.." tossì "pronto?" si fece coraggio, cercando di non far trasudare dalla sua voce tutta la sua insicurezza. 
"Ally, sono Austin" fece lui, neutro.
"Eh? Cioè...ahm...ciao Austin."
"Ieri sei andata via..." sospirò lui.
"Uhm...ti eri addormentato, quindi.." fece Ally a braccia conserte.
"Sì, sì lo so. Più tardi sono venuti Dez e i miei genitori."
"Ahm..okey" mormorò Ally, non sapendo dove Austin volesse andare a parare.
"Volevo solo avvisarti" fece lui, forse capendo la sua confusione.
Ally prese fiato e coraggio.
"Au..Austin.."
"Mh?"
"Hai letto il messaggio?"
"Quale messaggio?" le chiese cauto Austin.
"Il..messaggio...cioè...quello di ieri, no? Eh.." fece Ally, vaga.
Austin, dall'altro lato del telefono, aggrottò le sopracciglia.
"Non posso vederlo, adesso, dato che sto parlando con te. Cosa diceva?"
"Era un messaggio di A."
A quelle parole, Austin si irrigidì.
Cos'aveva detto ora ad Ally per rovinarli?
"Co..cosa diceva?" ripeté Austin, più ansioso e teso. 
"Diceva che...che stai solo giocando con...con me."
"E tu a chi credi?" chiese Austin.
"Credo a me stessa" riflettè Ally "tu mi dici che mi ami, A dice di no. Io mi sono fatta un'idea mia, non mi interessa di ciò che dice A."
"Oh Ally,non sai come sono..."
"Austin, questo fa ritornare la situazione come prima. Nè la peggiora e nè la migliora. Facciamo finta che quel messaggio non sia mai arrivato. Capito?" chiese Ally, volendo sapere se Austin aveva capito ciò che lei gli aveva detto oppure no.
Lui sembrava deluso.
"Oh...okey..."
"Ciao...Austin" fece Ally insicura.
"Hei, Ally"
"Mh?"
"Riuscirò a fartelo ammettere" e attaccò, per poi guardare il telefono soddisfatto,mentre Ally rimase di stucco.
E pensò che, a quel punto, non voleva vedere Austin e nemmeno Jason.
 
Le liars Aria, Hanna, Spencer ed Emily erano al locale.
Erano le nove e trenta.
Non c'era molta gente a quell'ora, soprattutto nella parte dov'erano loro.  
Era molto presto, ma loro avevano bisogno di stare insieme e di parlare.
"Hei, Aria, ti senti meglio?" chiese preoccupata Spencer alla sua amica, riferendosi al suo attacco di panico dovuto ad A.
"Sì, sì Spencer ti ringrazio. Sto bene" rispose calma Aria.
'Menomale' pensò Spencer 'si è ripresa.'
"Spence, tu come ti senti?" le chiese Hanna curiosa.
Spencer abbassò lo sguardo.
Erano entrambe sedute sugli sgabelli di fronte al bancone.
"Riguardo cosa?" indugiò Spencer, ancora con sguardo basso.
"Riguardo...Toby. Riguardo Toby, Spencer" aggiunse Hanna col broncio.
Le dispiaceva molto per una delle sue migliori amiche, ovviamente.
"Niente Han, io...io non so accettarlo" fece lei, iniziando a singhiozzare piano nel corso dell'ultima frase.
Hanna si alzò dallo sgabello per andare ad abbracciare Spencer.
Un abbraccio pieno di calore e affetto.
Spencer continuò a singhiozzare sulla spalla di Hanna,mentre quest'ultima le carezzava i capelli.
"Shh, Spencer, avanti, lui non ti merita" fece Hanna con tono serio.
Hanna seria.
Sì beh, una cosa rara.
Ma questa volta, era vero.
Era davvero dispiaciuta per lei, non poteva sopportare di vederla stare così, e già il semplice fatto che la bionda non l'avesse ammonita per stare piangendo sul suo vestito di marca era qualcosa.
Spencer si ritirò dall'abbraccio, per poi osservare Hanna,e dopo tutte le altre, che stavano venendo verso di lei.
Anche Spencer, in seguito, si alzò dallo sgabello, per partecipare a quell'abbraccio di gruppo.
"Hanna ha ragione, Toby non ti merita" aggiunse Aria.
"Grazie ragazze. Io non...non potevo desiderare amiche migliori" singhiozzò Spencer, questa volta, singhiozzi misti a sollievo.
L'amicizia è una salvezza, l'unica ancora su cui possiamo aggrapparci, l'unico valore che non ci abbandonerà mai.
Perché gli amici, solo i veri amici, resteranno al nostro fianco, mentre tutti gli altri se ne andranno.
Quando si staccarono dall'abbraccio, Hanna aggiunse:
"Emily, cosa ti succede? Perché sei così silenziosa?" chiese.
"Penso ad A" confessò Emily, un tantino vergognata.
"So che dovrei dimenticarmene, qualche volta, ma non ci riesco. Lo dicesti tu la prima volta, Han. Prima A, e poi tutto il resto. E ad ogni modo, tra poco sarà finita. A ci ha detto che questi sono gli ultimi scherzi. Farà qualcosa a me ed Hanna, ma poi basta, poi ci lascerà in pace, come lascerá in pace Jessica" continuò. 
Le altre si guardarono stranite.
"Hai...ragione, Em" fece Hanna, improvvisamente colta dalla veridicità di quelle frasi.
Tutte e tre guardarono Emily come se la stessero venerando.
Aveva proprio detto cose giuste, ma erano talmente vere e crude, che non riuscirono a proferire parola.
Aria restava silenziosa, Hanna pensava al campo estivo, alla voglia che aveva di fare qualcosa e di cambiare aria, e Spencer si torturava mentalmente pensando a Toby.
In seguito, Emily aggiunse qualcosa che lasciò le altre di stucco, facendo sì che non riuscissero a dire neanche una singola parola.
"Dovremmo parlare con Alison."
Dopo circa 5 minuti, Hanna prese fiato, inspirando e facendo entrare nei polmoni una grande quantità di aria, per poi espirare velocemente.
Prese coraggio.
Sembrava calma, come se avesse appena finito di fare yoga.
"Parlare.Con.Alison!?" gridò d'un tratto la bionda, tutt'altro che calma.
Emily fece un passo indietro dallo spavento.
"Hei Han calmati, mi hai fatto prendere un colpo!" strillò la castana in tono acuto, e respirando affannosamente.
In seguito, emise un risolino soffocato.
Hanna era iraconda.
"Non ridere, Emily! Io non parlerò con Alison!"
"Ma Hanna, abbiamo bisogno di sapere cosa vuole dirci!" ribattè Emily. 
"Dai ragazze, calmatevi. Hanna, Emily ha ragione" fece Aria.
Hanna guardò Aria con sguardo assassino, tanto che quest'ultima dovette fare un passo indietro, con le mani alzate in segno di resa e il broncio.
"Ehi ehi ehi,calma Hanna, andiamo" scherzò Aria.
"Mi dispiace Hanna, ma anche io voglio sapere cosa vuole dirci Alison" replicò Spencer, mentre Aria la guardava annuendo.
Hanna si arrese.
"Oh, e va bene! Ma cosa sarà mai di così importante?" chiese. 
"È proprio per questo che dobbiamo saperlo" fece Emily "perché non lo sappiamo. E perché Alison è...'pericolosa', e quello che ci sta nascondendo potrebbe aiutarci a scoprire chi è A" continuò. 
"Al diavolo!" gridò Hanna "quando A avrà finito di tormentarci della sua identità non me ne importerá più di tanto" continuò. 
"Okey okey, ma in ogni caso, dobbiamo sapere cosa nasconde Alison. Potrebbe anche essere qualcosa che non c'entra con A" fece Aria.
"O forse, Alison è semplicemente A" mormorò Spencer.
Le altre tacquero.
Emily, intanto, era tornata a sedersi.
Al secondo sgabello.
In precedenza si trovava al primo. 
Mentre prendeva una nocciolina, accadde qualcosa.
Qualcosa di inaspettato. 
D'istinto, chiuse gli occhi.
Successe in una frazione di secondo.
Il suo cuore prese a palpitare sempre più forte, martellava nel petto con violenza, quasi minacciando di uscire dalla gabbia toracica. 
Non sapeva in che modo.
Ma era successo.
Sapeva solo questo.
Che era successo.
Perché d'un tratto, si ritrovò inondata da qualcosa di freddo e...azzeccoso.
Inspirò.
Lei odiava quell'odore.
Non poteva essere vero.
D'un tratto, spalancò gli occhi.
La scena che le si parò davanti era molto semplice:
Hanna, Aria e Spencer,che la fissavano 
(una ragione datemi solo una ragione)
con la bocca spalancata.
Emily lo voleva, voleva chiedere perché, ma era uno sforzo troppo grande per il suo cuore, adesso.
Sembrava stesse avendo un'asma, respiravo troppo velocemente e con fatica.
L'unica cosa che non era rossa erano i suoi occhi.
Cavolo, era così....grottesca.
Era completamente rossa, aveva adottato uno strano e disgustoso color porpora, e le sue pupille bianco latte creavano un contrasto troppo enorme. 
Faceva quasi paura, davvero tanta paura.
Hanna prese a respirare come lei dal terrore.
Emily girò e rigirò più volte le sue mani, prendendo coscienza che sul suo corpo, tutto era rosso.
I capelli le si azzeccavano al viso, le labbra erano quasi tumefatte, nella loro solita espressione ad 'o', che ora però non faceva ridere così tanto.
Prese ad inveire, inveire cose senza senso.
"Porca puttana che cazzo mi è successo toglietemi questa roba da dosso voglio che me la leviate all'istante levatemela subito di dosso mi sento schifosa mi fa schifo cazzo aiutatemi tre idiote aiutatemi subito."
Un dolore lancinante
(perché perché perché)
al petto e la più totale confusione la pervasero.
Sentire Emily dire quelle cose spiazzò ancora di più le tre, che non sapevano cosa fare, se non dire cose senza senso:
"Shh, shh Emily è solo vernice" fece Hanna, osservandola.
"So che vi faccio ridere, okey!? Vernice!? Solo vernice!? Ne sono coperta e non mi piace."
Era davvero arrabbiata,ma fortunatamente da quella parte non c'era nessuno, tranne quattro o cinque persone che ridevano sotto i baffi.
Emily aveva paura, anche.
Perché sapeva cosa tutto quello significasse.
D'un tratto, il suo telefono squillò.
Lo prese, mentre storceva il naso per via dell'odore nauseante che era la vernice fresca, almeno per lei.
Lesse il messaggio:
"Sei hai quasi un attacco di cuore per della vernice, figurati il sangue! Ma non mi disturbo a sgozzare maiali per te, tranquilla, questa è la mia alternativa al sangue. Vergognati, ti piacciono le ragazze ed è questo che le persone diverse meritano.
-A"
Emily si sentiva il latte alle ginocchia.
Cedette, cadde a terra.
Aria, molto attenta a non sporcarsi con la vernice, prese il telefono in mano, e lesse ad alta voce. Hanna si avvicinò subito a Emily,che stava avendo un crollo.
In verità, ultimamente, lei e Aria erano quelle più colpite in fatto di attacchi di panico, e quelle più soggette a crolli. 
Beh, forse anche un po' Spencer.
No, okey, lo erano tutte.
"Emily, Emily ascolta" fece Hanna con calma "tu sei un'amica fantastica, una persona fantastica, e dolcissima. Dentro di te lo sai, sai che A lo fa solo per provocarti, ma tu dimostragli che contro di te non può niente. Non stare ad ascoltare chi ti odia, ma chi a te ci tiene. Le persone che ti odiano troveranno sempre qualche motivo per odiarti, che sia reale o falso. Ma le persone che ti vogliono bene vedono solo la realtà, e io ti voglio bene Emily, un bene dell'anima. Sono sicura che ti conosco meglio di A,sai? E ti sei mai chiesta perché stiamo sempre ad ascoltare le critiche invece che le cose belle? Perché, Emily, sei prima tu che ti vergogni di te stessa.
Se credessi in te stessa, non ti abbatteresti.
Invece, appena qualcuno dá ragione alla tua teoria, ovvero che sei diversa, crolli.
Non bisogna dire ad A che non sei diversa, bisogna dirlo a te.
Tu dipendi da te stessa, non da chi ti odia.
Bene o male A troverà sempre un difetto in te, questo è solo un pretesto.
Emily tu non sei diversa, sei speciale. A noi non interessa se stai con un maschio o una femmina, sappiamo che ami Paige, e quindi accetta la tua natura, perchè noi tutti che ti amiamo la accettiamo, tu impara ad amare te stessa -e credimi ne hai tutte le ragioni- e ti accetterai."
Dopo questo monologo di Hanna, che le era venuto dal profondo del cuore, Emily non potè fare a meno di adorarla e di farsi scendere qualche lacrimuccia, purtroppo evitando di abbracciarla per via della vernice. Ormai, però, non se la sentiva nemmeno più addosso.
L'amicizia ci salva.
L'amicizia è il valore più bello.
Dopo qualche minuto che Hanna e Aria stavano cercando di confortare Emily, si dovettero girare,udendo dietro di loro la voce squillante e energica e da saputella di Spencer.
"Devo ammetterlo, A ci tormenta ma lo fa bene. Quanta acribia!"
"Acri cosa?" si accinse Aria, non comprendendo.
"Acribia, Aria. Semplicemente, significa che A cerca di fare il suo 'lavoro', al meglio possibile. Guardate qui" indicò Spencer, mentre tutte si avvicinavano, e Emily fulminava con lo sguardo due genitori e una bambina che ridevano.
Emily sgranò gli occhi simulando uno sguardo assassino,e la bambina si rigirò spaventata.
"Qui" continuò Spencer "c'è un filo trasparente. A deve averlo tirato da.." indugiò,camminando sempre più in avanti "qui" concluse, indicando un bagno guasto isolato dal resto del locale.
"Bene, quindi A si è nascosto qui e ha tirato il filo?" chiese Emily.
"Esatto" fece Spencer.
"Ma...e se qualcuno inciampava?"
"Allora, Emily, il secchio era situato sulla balaustra sul soffitto, dato che ci sono delle assi in legno, il filo si diramava per tutto il soffitto dove era situato il secchio, e solo la sua estremità si trovava in basso, ovvero da questa parte isolata, dove non viene nessuno, e da qui A ha tirato il filo, che poi è caduto assieme al secchio."
"Che mente perversa potrebbe mai fare qualcosa del genere?" si chiese Emily guardando il pavimento, disgustata.
"Hai ragione. Sai, Emily? Ho paura che...che A non sia proprio una...persona normale. Una persona come noi. In poche parole, A non sta bene."
 
Spencer camminava assorta al centro della strada. Ai suoi lati, varie ville si ergevano in spazi all'aperto e giardini; il timido sole faceva capolino da dietro le nuvole, la coltre dei suoi pensieri si era ammassata e stava lentamente prendendo il controllo di tutto il suo cervello.
Solo pensieri sentiva dentro di lei, che gravitavano nel suo cervello senza sosta e che oscuravano le vie logiche; sentiva di stare impazzendo.
Aveva salutato le ragazze, abbracciato e confortato la dolce Emily,era andata a casa,e per la strada aveva incontrato Toby, che l'aveva guardata con un'espressione vaga in volto: nessun sentimento preciso.
Quindi era questo che lui provava per lei?
Niente?
Lei valeva solamente un niente nella sua vita? 
La parola niente era nulla, non rendeva le cose migliori nè le peggiorava.
Tante teorie si facevano largo in quell'ammasso informe che erano i pensieri di Spencer, tante idee confuse, che se si fossero riscontrate, o confrontate con quelle dell'identità di A, si sarebbero rese conto che in confronto non erano poi così confuse..
I pensieri di A erano solo pensieri di qualcuno che stava male e che vedeva le due facce della stessa medaglia,una persona che ERA due facce della stessa medaglia, una persona che se le chiedevi un'opinione lei rispondeva sia bianco che nero,sia giusto che sbagliato, sia bene che male. E c'erano volte in cui il confine spariva...
 
Arrivata a casa.
Tirò il pomello della porta, che si aprì senza resistenza alcuna, mentre Spencer vi indugiava ancora un po'.
Quando la porta venne aperta, qualcosa sconcertò la ragazza.
Melissa, sua sorella, che parlava con Wren, il suo ex.
E anche il proprio, in effetti...
Li vide che parlavano tranquillamente, con un bicchiere di scotch in mano.
Melissa sfoggiava uno dei suoi sorrisi più falsi.
(una città di falsi questa è solo una città di falsi)
"Hei, Spencer" esclamò la sua sorellona sorridendole.
Spencer, in quella situazione, si trovò abbastanza impacciata.
Wren si girò verso di lei, sfoggiandole un sorriso.
Più sornione di così...
"Spencer.."
"Che ci fai qui?" chiese la ragazza, sulla difensiva. 
"Uhm...un po' di scotch, Spencer?" si offrì Wren.
Spencer lo fulminò con lo sguardo. 
"Oh, lei non può bere, è..."
Ascoltava, ma non veramente.
Era come se avesse ovatta nelle orecchie.
Non ci teneva poi così tanto a risentire gli stupidi discorsi da parte di sua sorella e sul fatto che lei fosse piccola e bla bla bla solo perché Melissa era la maggiore.
"La smettete di tergiversare?" chiese Spencer tutto d'un tratto, a braccia conserte, tentando di reprimere la rabbia.
Melissa fissò Wren, poi Spencer.
"Scusami un attimo" esclamò la maggiore, appartandosi con Spencer, mentre Wren si prendeva un altro bicchiere da sè.
"Gli piace bere, eh?" scherzò Spencer.
"Ascolta, Spencer.."
"No ascoltami tu! Prima mi dici di stargli lontana, che lo odi, e poi lo inviti qui e gli offri gentilmente di bere!?" gridò Spencer. 
"Shh, fai piano. E comunque, Spencer, sto ricavando un sacco di informazioni importanti, okey?"
"Del tipo? Cosa sai, Melissa?"
"Ho...degli informatori. So che Cece sta mancando alcune volte al Radley, e hai mai pensato che Wren ci lavora? E se.."
"Manca al Radley!?" chiese Spencer d'un tratto.
"Sì."
"E tu...come..."
"Non posso dirti come lo so. Sappi solo che...fidati di me, okey?" 
E così, si chiuse la questione.
Melissa tornò da Wren, Spencer restò allibita. 
Il suo cervello aveva acquisito un mare di informazioni, belle e brutte, in cui ora stava affondando.
Troppi misteri.
Troppi.
Wren era il ragazzo con il quale Alison si vedeva a Cape May, e se...non voleva nemmeno pensarci.
Scacciò immediatamente via quel pensiero. 
Quel pensiero di morte e omicidio.
E qualcosa le venne subito in mente:
Il treno di Halloween.
Il treno di Halloween era un'attrazione di Halloween, svoltasi, beh..il 31 ottobre, su un treno che viaggiava, sul quale ci si doveva travestire.
Ciò che accadde fu in pieno stile A: a bordo del treno c'erano due regine di cuori, una era Wilden, il poliziotto che poi venne ucciso, e una -si presume- era Melissa, a quanto Mona diceva.
Quante cose erano successe su quel treno.
Una delle regine di cuori tentò di uccidere Aria.
 
Hanna stava camminando per strada, dopo essere andata via dal locale.
Pensava a Emily.
Quanto le dispiaceva per lei...
E la cosa brutta era che quell'episodio del secchio era tremendamente legato con un invisibile filo conduttore a lei...
Già.
Aria: Attacco di panico.
Spencer: Rottura con Toby.
Emily: Secchio di vernice rossa in testa -quando meno se lo aspettava.
Cosa doveva capitare ora, ad Hanna?
Camminava per le strade del centro, dove c'erano vari negozi, edicole, e librerie.
Tante macchine e tanta gente sfrecciavano dietro di lei, mentre la bionda camminava tranquilla sull'asfalto. 
Quando girò il capo in direzione della sua destra, notò che in un negozio di cupcakes c'erano Noel Khan e tutti i suoi amici popolari. 
Continuò a camminare, più lentamente, per riuscire a sentire un po' i fatti di Noel, quando, ad un tratto, mentre lei continuava a fissare Khan circospetta, il suo telefono vibrò.
Sembrava avesse preso la scossa.
Subito si drizzò, guardandosi a destra e a sinistra. 
Nessuno che aveva il telefono in mano, o se lo avevano, erano persone a lei del tutto sconosciute. 
Prese il telefono, con la mano che fremeva.
Deglutì a vuoto.
"Entra nel negozio, Han, c'è qualcosa per te.
Baci!
-A"
Hanna non se lo fece ripetere più volte, ed entrò nel negozio, senza nemmeno salutare Noel.
Perché entrò subito, veloce e spedita.
"Salve. So...sono Hanna Marin" biascicò Hanna alla cassiera.
"Oh sì. Hanna Marin" constatò lei "c'è un pacco per lei."
"Gra...zie" gracchiò Hanna.
Lo prese, e un'altra vibrazione risuonò nella tasca del vestito.
"Aprili, tesoro, sono per te! È un mio regalo, e mi raccomando, abbasso la dieta! Mangiali tutti e sei, se non vuoi procurare una morte.
Baci!
-A"
Hanna voleva singhiozzare, mandare tutto al diavolo, ma poi si rese conto che non poteva procurare una morte innocente, e che le altre avevano passato anch'esse delle brutte situazioni, doveva sacrificarsi anche lei.
Per cui, si avviò fuori.
Mandò altri sguardi circospetti e malinconici a Noel e i suoi amici, ma non li salutò. 
Si sedette ad un tavolino, fuori al negozio, mentre il sole illuminava tutta la città e le strade erano gremite di gente.
Fissò la scatola rosa pastello.
In fondo, al lato destro, c'era un buco, che faceva sì che vi ci potesse passare, all'interno, uno spago, che manteneva un bigliettino bianco.
Hanna lo girò.
Vi era scritto:
Per Han!
Si decise.
Sollevò la scatola, schiudendo gli occhi, che si ridussero a due misere fessure.
Li chiuse del tutto, strizzandoli, mentre tirava indietro la testa e apriva a rallenty la scatola.
Eccola, era aperta. 
Sgranò gli occhi.
Di fronte a lei, si ergevano sei cupcakes decorati con dei maialini.
'Che buon gusto!' scherzò mentalmente Hanna, disgustata. 
Il suo aguzzino si era anche preso la briga di farli decorare, ma che dolce!
Guardò per un'ultima volta Noel e i suoi amici.
Sapeva avessero riso, vedendola mangiare sei cupcakes,disperata...
Disperata, sì, perchè nonostante Hanna fosse magra,la voglia di mangiare non era mai passata...
lei tentava di non mangiare cupcakes, ma li voleva...quella era una tentazione...
Il telefono vibrò di nuovo:
"Muoviti Han. Mi sto stancando.
Baci!
-A"
'Fanculo!' pensò Hanna. 
Era stanca, quello era il terzo messaggino.
Si ricordò di quel nomignolo, 'Hanna la grassona'.
Anni fa, prima che dimagrisse e divenisse più popolare, o che divenisse almeno qualcuno, tutti la chiamavano con quel nomignolo idiota e terribilmente offensivo. 
Ora stava ritornando, mentre lei mangiava con foga i cupcakes e Khan e i suoi amici ridevano di gusto.
 
Erano passate ore da quando ad Emily era caduto il secchio in testa.
Da quando Spencer aveva visto Melissa con Wren.
Da quando Hanna aveva mangiato i cupcakes.
Ora, Aria aveva appena finito di pranzare con la sua famiglia. 
Sedeva calma sul divano, mentre l'atmosfera calda, scura e confortante della casa la avvolgeva, la faceva sentire protetta.
Le case di Rosewood avevano tutte un design molto freddo, ma la sua era in legno, l'atmosfera sembrava arancione, era una casa che dava calore.
Proprio come il locale, insomma.
Aria adorava quella casa.
Anche i suoi familiari sedevano sul divano, ma lei si allontanò, dirigendosi in camera sua, per poter telefonare ad Emily.
"Pronto?" fece Emily dall'altro capo del telefono, mentre Aria girovagava per la sua stanza a braccia conserte.
"Hei, Em, sono Aria."
"Oh Aria.." fece Emily, malinconica.
"Ti senti meglio?" le chiese Aria.
"Uhm...beh, ho fatto una doccia e mi sono levata quello schifo da dosso."
"Uhm...le cose che ti ha detto Hanna, sai...sul fatto di essere diversi...vedi, noi...lo crediamo tutte."
"Lo so Aria, e ve ne sono grata" fece Emily, eppure ad Aria la sua voce traspirava come colma di astio.
"Sei...arrabbiata con me?" le chiese Aria.
"No Aria, assolutamente no!" si difese subito Emily, ridendo.
"È con A che sono arrabbiata" continuò. 
"Bene" biascicò Aria "allora capisco che tu ti senta un po' giù, ma sappi che noi.."
"Aria, posso parlarti?" chiese d'un tratto suo fratello, sulla soglia della porta.
Aria fece un gesto con la mano che indicava esplicitamente un 'vai via', ma Mike si avvicinò ancor di più. 
"Sappi che noi...te ne vai!?" gridò Aria, mentre parlava con Emily.
"Uhm...mi hai chiamata tu" fece Emily stralunata.
"Oh sì scusami Em è che.." fece Aria passandosi le dita sulla fronte, come avesse mal di testa "è che quello stupido di mio fratello rompe." "Possiamo sentirci un'altra volta, se vuoi" esclamò Emily.
"Mh" indugiò Aria guardando suo fratello, che a sua volta la guardava aspettando "okey, okey, è meglio. A presto Em."
"Ciao Aria."
Aria attaccò il telefono, avvicinandosi minacciosamente a suo fratello.
"Mi dici che vuoi!? Stavo parlando a telefono, Mike! Che mi interessa di ciò che mi vuoi dire!?" strillò.
"Hei, hei calma! Volevo darti una notizia, ma se ti comporti così,fa niente"fece Mike, andando via.
Aria aveva ancora le braccia conserte.
"Uhm.." si passò di nuovo le dita sulla fronte, poi prese a massaggiarsi le tempie "okey, okey resta. Che vuoi?"
"Cattivella eh,oggi?"
"Che vuoi Mike?" insistette lei.
"Ti va di venire in campeggio?"
"Campeggio!? Così, tutt'un tratto?"
"No, no. Mi spiego meglio. La mamma ha dato a me e i miei amici il permesso di fare un campeggio ai boschi di Rosewood, domani mattina, per una notte. Potresti venire con le tue amiche."
Aria si intenerì, Mike era stato proprio gentile. 
"Va bene, okey, glielo chiederò. Ti ringrazio Mike."
"Di niente sorellona" fece lui schiudendo le labbra in un timido sorriso, per poi andare via.
Mh.
Quella era una delle poche volte in cui Mike e Aria si comportavano da fratelli.
Era un evento raro, ma stupendo.
 
"Hanna, preparati!" urlò Aria attraverso il telefono.
"A cosa?" chiese Hanna, triste.
"Al tuo primo campeggio!" esultò la castana.
Hanna aveva la voce impastata dal sonno.
Stanchezza, più che altro.     
Era aggrovigliata nella sua coperta di lana, faceva caldo ma lei aveva freddo, mentre teneva il telefono nell' 
incavo del collo, mangiava biscotti integrali e faceva zapping.
"Non ci vengo."
"Come, perchè!?"
"A." si limitò Hanna.
"A?" domandò Aria.
"A" acconsentì Hanna.
"A!?" ripeté Aria più sconcertata.
"A, cazzo Aria il nostro stalker, lo conosci!?" esplose Hanna.
Aria tossì,schiarendosi la voce, imbarazzata.
"Uhm.. si si, scusa. Dai Han, ti prego VIENI." 
"Non voglio vedere gente. A mi ha fatto fare una figura da niente facendomi mangiare dei cupcakes davanti a Noel e i suoi amici popolari."
"Oh Han mi..."
"Lo so."
"Ma tranquilla, ci saremo solo noi quattro e gli amici di mio fratello."
"Sicura?" chiese Hanna indecisa.
"Sicura" annuì felice Aria.
Hanna sospirò. 
"Dai Han! È una nuova occasione, di respirare un po' di aria nuova, e.."
"Okey, okey ho capito. Non ti fermerai finché non avrai ciò che vuoi, eh?"
"Bravissima. Allora, vieni?" fece Aria, con una voce lagnosa.
"Sì, va bene. Ma solo perché ci saremo solo noi e tuo fratello. Anche se non so se...le altre vorranno venire."
"Hei, A dovrebbe aver finito di tormentaci, giusto? Su, cambiamo aria!"
"Il tuo entusiasmo mi fa vomitare."
Aria rise.
"Bene, avverti le altre. Ci vediamo domani mattina alle sette qui da me, baci Han!"
Hanna sbuffò.
Odiava quando Aria si comportava così. 
"Ciao" si limitò stanca. Anche se, alla fin fine, Aria aveva ragione.
Aveva acconsentito,rendendosi conto che la prima a voler cambiare aria era stata lei.
Chiamò subito le altre.
Il campeggio poteva essere una nuova occasione.
Non sapeva cosa sarebbe successo...
 
Niente.
Nemmeno un urlo.
L'aveva tramortita da dietro, così da non permetterle di urlare NIENTE.
Quanto aveva adorato quel viso che pareva così angelico...uguale a sua figlia,era.
Proprio uguale a sua figlia. 
E come sua figlia doveva morire.
Doveva morire come Alison.
Ma cosa credevano quelle idiote?
Che avrebbe davvero lasciato Jessica libera?
Sperava che ci avessero creduto, creduto che fosse finita. 
Voleva che si divertissero, prina.
Così, avrebbe messo in atto il suo piano, servendosi di qualcuno in particolare...
La pala andava su e giù, su e giù, prima pesante e poi di nuovo leggera.
Peccato, non avrebbe nemmeno sentito le sue urla, da lá sotto.
Il terreno era tutto sopra di lei, adesso.
Ma brava, era proprio silenziosa. 
Così lei poteva fare bene il suo lavoro.
Sepolta viva,come quella stronza di Alison.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ommiodio che ritardo madornale! lol
Scusateciii scusateci veramente tanto, ma la scuola ragazze...è la scuola, e poi io faccio il classico, credetemi già alla prima settimana ci hanno messi ai lavori forzati, una volta ho finito i compiti alle 22:30, poi io vado anche in palestra, quindi :(
A voi come sta andando la scuola?
Io devo dire che a me in certe parti è divertente, ad esempio, italiano ci ha chiesto di fare una recensione di un libro che ci piace, che bello! *o*
Voi che scuola frequentate?
Comunque, tornando a noi, il capitolo come vedete è di passaggio, e mi dispiace che parla solo di PLL, ma volevo levarmi questo peso prima del campeggio, dove mi focalizzerò su Austin e Ally, e poi svelerò il segreto di Alison.
Scusatemi ancora ragazze...spero vi piaccia, ho anche intenzione di fare un dialogo tra Lester e Ally, povero Lester xP
Scusate ancora, ma almeno vedete il lato buono:
non saranno nemmeno due mesi e questa storia già sta a 23 capitoli circa, quindi.
Ragazze volevo chiedervi una cosa:
Come si mettono i collage?
E come si fanno i banner?
Ci servirebbe,grazie.
Bene, alla prossima belle, vedete di recensire eh se no mi incazzo!
Ahahahaha scherzo :P
Non vi uccido, però fatelo xD
Ciauuuz

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24-Campeggio... ***


Capitolo 24-Campeggio...
(AVVERTIMENTO:In questo capitolo è presente l'Auslly ♥.♥ Ah, e il personaggio di Mike è lo stesso attore di Elliot, quindi potete tranquillamente immaginarlo come lui. Buona lettura!)

 
La leggera brezza mattutina si diramava per tutta la città, gli alberi spogli si lasciavano delicatamente carezzare dal vento fresco che tirava persistente...il cielo era chiaro, umido, l'atmosfera era fredda, e tutto ciò riduceva il sole ad un semplice e pallido bagliore, che penetrava fin dentro le viscere.
La fievole luce faceva capolino nelle finestre degli abitanti,fastidiosa,tediosa, poiché molto luminosa...
Ai piedi della collina, posta al centro del bosco, ove i ragazzi avrebbero dovuto fare il campeggio, un ruscello veniva illuminato dalla luce del sole, che rendeva così l'acqua molto brillante e luminosa a contatto con quella stella...
Rosewood sembrava il cielo reincarnato sulla terra...sembrava un paradiso terrestre, quella mattina, sembrava isolato dal resto del mondo,
(?ma il cerchio verrà spezzato?)
sembrava un posto a parte...
Quando Aria si svegliò, erano le sei del mattino.
Quell'affare fastidioso che era la sveglia emise vari BIP metallici e ripetitivi, Aria sentiva di stare per esplodere, quel BIP era come un eco ossessivo nella sua mente, che non la lasciava respirare, era come avere il fiato sul collo...
La fronte era completamente madida di sudore.                  
'Avrò sudato stasera' pensò, stranita.
Eppure, in quel momento sentiva freddo. 
Era strano.   
Poggiò i piedi nudi per terra, costringendosi a muoverli.
Ma aveva inesorabilmente sonno.
Fortuna che era già tutto pronto:
Sacco a pelo, zaino, qualche spray per le zanzare, ecc...
Poggiò i gomiti sulla finestra, guardando il cielo calmo e piatto e terso.
In seguito si decise a muoversi, intrufolandosi a tentoni nel bagno e serrando la spessa porta in legno.
 
Alle 6.50, Aria era pronta. Scese le scale, il suo campo visivo si estese per tutta la casa, ma non vi era nessuno; dovevano già essere tutti fuori. Quando uscì, si aspettava tutto fuorché quello spettacolo:
Una quindicina di ragazzi e ragazze fuori casa sua.
D'istinto, sgranò gli occhi, sorpresa.
Erano tutti vestiti con pantaloni larghi e camicie o magliette arrangiate.
In pratica, tutti vestiti in modo scialbo e insipido...l'unica che si distingueva dalla massa era Hanna, con i suoi capelli stirati alla perfezione ed il suo abbigliamento costituito da un pantalone stretto color verde militare, un top bianco con dei brillantini e una camicia verde militare, più delle converse bianche,e infine lo zaino in spalla sulla cui cima era appoggiato, aggogrivigliato come un salame, il sacco a pelo.
Aria non seppe cosa dire. 
La sua bocca si manteneva aperta, ma nessun suono sembrava trasudare dalle sue labbra, le sue corde vocali erano completamente immobili. 
Qualche balbettìo incoerente le sfuggì, mentre la madre la guardava con un sorrisino, a capo di tutti i ragazzi. 
Scorse, tra gli altri, anche Austin, Ally, e compagnia. 
Anche Jason, Mona, e...Alison.
Si costrinse a deglutire a vuoto.
Lo fece per la seconda volta, mentre, a braccia conserte, Hanna la guardava iraconda.
I suoi occhi trasmettevano una rabbia immonda, le sue labbra erano schiuse in un ghigno, mentre mandava ad Aria delle occhiataccie.
Noel rise.
Hanna si costrinse a fissare le sue scarpe, divenute d'un tratto molto interessanti...
Come poteva essere?
Mike aveva detto che sarebbero stati solo loro e alcuni suoi amici, e invece...c'erano un sacco di altri ragazzi e ragazze.
Hanna si avvicinò ad Aria, silenziosa e circospetta. 
"Mi dici perché avevi detto che eravamo pochi di noi, Aria!?" chiese Hanna sempre più in collera.
"Han...ah...io...non lo sapevo!" fece Aria, la cui frase uscì in uno strano suono gutturale.
"Ah,non lo sapevi!" fece Hanna, compiendo strani gesti con le mani e varie smorfie.
"Oh, la ragazza non lo sapeva!" continuò, con un ghigno di disprezzo.
Insomma, Aria era una delle sue migliori amiche,perchè voleva metterla in ridicolo davanti a tutti, dopo l'episodio dei cupcakes?
"Credo che dovresti parlare con Mike" convenne Aria, scambiando uno sguardo omicida col ragazzo alla sua destra.
Mike le si avvicinò, con molta calma, e con un sorriso stampato in volto.
"Hei, Aria, credevo che ti avrebbe fatto piacere!" esclamò il ragazzo, soddisfatto.
"MI AVREBBE FATTO PIACERE!?" strillò Aria, ma poi abbassò il tono di voce, avvicinandosi minacciosamente al fratello.
"Hanna ha fatto una figura da niente davanti a Noel Khan e i suoi amichetti, non le va proprio di vedere gente! Mike, dovevi avvertirmi!"
Ella, madre di Aria e Mike, si accorse del comportamento strano di Aria, e le si avvicinò.
"Questi sono tutti amici tuoi, vi accompagno io tutti quanti, credevo ti avesse fatto piacere."
Aria guardò Hanna, poi Mike.
"Di chi è stata l'idea?" domandò. 
"Mia!" convenne Mike, fiero.
Aria si mise come a saltellare sulle sue punte, come se stesse facendo una strana danza, dopo aver preso il sacco a pelo, e iniziò a buttarlo addosso al fratello.
"Qui" lo colpì "c'è" continuò "un'intera" un altro colpo "TRUPPA!" 
Aria continuò a colpire Mike come una forsennata a destra e sinistra, mentre Mike girovagava in tondo con le mani sulla nuca e imprecava
"Cazzo Aria scusa non lo faccio più" un altro colpo "ahi ahi ahi okey Aria scuuusa non lo faccio più!" ridacchiò.
"AAAAAAAAH!" strillò Mike, dopo che Aria si fu abbarbicata a lui e stesse continuando a riempirlo di botte.
Mentre i due continuavano a litigare, Aria continuando a colpire come una dannata e Mike continuando a imprecare e cercare di staccarsela da dosso e scappare, Ella sorrise agli altri, un tantino imbarazzata, mentre quei due facevano da sfondo alla sua figura.
Mike ora continuava a correre, e Aria gli correva a sua volta dietro con uno sguardo del tipo Jack Nicholson in Shining, un'occhio aperto e uno mezzo chiuso.
"AAAAAH!" gridava, mentre tutti gli altri ridevano.
Brandiva il sacco a pelo, che sferrava colpi a vuoto e sibilava nell'aria con inaudita violenza.
"Dai, ho anche fatto amicizia con Dez e ci sono anche i suoi amici e.."
Cercava di spiegare Mike, ma Aria non si fermava.
 
Dopo vari tentativi di fermare Aria, la 'truppa' si stava finalmente apprestando a partire.
Camminavano, spediti, addentrandosi nel bosco di Rosewood.
Vi era una fitta vegetazione, lì,ai piedi della montagna.
La strada era lunga, ma non era faticoso. 
Il sole stava cominciando a scurirsi, i raggi parevano sempre più penetranti, Aria pensò che sì,quella stessa notte aveva sudato, poichè il caldo si arrestava esclusivamente la mattina presto, per poi riprendere il suo tepore.
Rivoli di acqua scendevano lenti, calmi, cristallini e con un rumore al quanto rilassante e calmo.
Il flusso si restringeva man mano che si saliva.
Intorno a loro c'erano solo cespugli, alberi, e foglie, sotto di loro il terreno era completamente verde, un magnifico color verde smeraldo, abbellitto da quei rivoli che continuavano a scendere, sulla parte sinistra del bosco.
Hanna camminava calma, con lo sguardo basso, forse per non incontrare gli occhi di Noel Khan e dei suoi amici. Facendo così, nemmeno si rese conto che gli stava passando vicina.
Ella, madre di Aria e Mike, guidava tutti, che salivano, seguendola,a gruppi di due o tre, mentre chiacchieravano.
Hanna girò di scatto la testa, e sgranò gli occhi quando trovò Noel che le rideva in faccia, grugnendo, imitando un maiale.           
Hanna mandò gli occhi al cielo e sbuffò, scocciata, mentre si avviava più avanti.
Sapeva che quella cosa non sarebbe durata tanto, ora i tempi erano cambiati, ma...le faceva male.
Molto.    
Nonostante fingesse che andasse bene, bene non andava.
Per niente.
Si allontanò più velocemente, trovando Mona che saliva tutta sola soletta. 
Accertatasi della distanza di Khan, sorrise allegramente a Mona, contenta di vederla.
"Hei Mona!" fece la bionda. 
Era incredibile come sapesse nascondere la sua tristezza. 
Ormai, ci era abituata...
tutti la credevano.
Ma forse, pensava Hanna, non le credevano per la sua abilità nel fingere serenità. 
Bensì, le credevano poiché alla gente non importa cos'hai dentro, se la gente vede che sorridi, per loro sei felice.
Ti chiedono come stai, e quando alle loro orecchie arriva il semplice suono di un "bene", si mettono l'anima in pace, perchè è quello che si aspettavano, e perché già la domanda era abbastanza, già dimostrava troppo interesse...
Capita, certe volte.
È come quando sei in una nuova scuola, tutti si conoscono ma tu non conosci loro e loro non conoscono te, e quando vorresti visitare la scuola, loro non se ne importano e partono via, spediti, tra di loro.
Solo poca gente ti aiuterà, ti accompagnerà, ma quella gente, dove la troviamo?
Me lo chiedo, me lo chiedo spesso.
Spesso tu cerchi di essere quel tipo di persona, però poi la gente non ti rende nulla...non riconosce la tua gentilezza...il mondo va così...se non fai nulla sei uno stronzo, se lo fai è comunque la stessa cosa.
La gente critica, ma non elogia.
Vede solo le cose cattive.
Mona fissò Hanna.
I suoi occhi erano vacui e il suo sguardo vago.
Formulò un mezzo sorriso in direzione di Hanna, la quale capì che c'era qualcosa che non andava.
Mona era stata la sua migliore amica per troppo tempo.
E un pensiero lampo si formulò nella mente di Hanna...
Quando pensava all'amicizia, lei... lei sorrideva, le si scaldava il cuore, non faceva a meno di pensare che se non avesse avuto le sue migliori amiche accanto si sarebbe persa.
"Come stai, Mona?" chiese la bionda alla castana.
Mona appariva strana...in colpa...insomma, come se stesse facendo qualcosa e si sentisse in colpa...qualcosa che non era colpa sua...
Qualcosa che le avrebbe portato gravi conseguenze...ma che doveva fare...
"Bene" fu la sua risposta. 
"Sei sicura?" chiese Hanna.
"Uhm...sì. Perché dovrei star male?" chiese Mona, abbozzando un mezzo sorriso arrangiato.   
Anche Hanna lo fece.
"Oh beh niente...è che ti vedo strana..." mugugnò la bionda.
Solo un mormorìo che si disperdeva nell'aria, immensa, che conteneva così tanti altri mormorii, che insieme apparivano indistinti e confusi, che Mona poteva sentirlo bene,ma che in mezzo a quella massa non era altro che un mormorìo, come tutti gli altri, qualcosa di immensamente piccolo in un qualcosa di immensamente enorme...
"Sto...bene" Mona si strinse nelle spalle, poco convinta delle sue stesse parole, allontanandosi malinconica e nostalgica e tesa.
La sua voce aveva trasudato tutta la sua tensione.
Hanna fece una smorfia di curiosità, poi si strinse nelle spalle e si avvicinò alle altre tre.
 
Jason camminava accanto a qualche altro ragazzo col quale parlava, ma pensava ad Ally.
Ciò che era successo al locale...ciò che era successo...era qualcosa che non sarebbe dovuta più accadere...MAI più. 
Jason si torturò mentalmente per la sua dannata impulsivitá.
Ally era una ragazza così dolce, fragile, ma anche così forte, con carattere, e fantastica... La amava, e odiava il fatto che ora lei lo detestasse, nonostante ne avesse tutte le ragioni.
Mentre Ally camminava con Trish, fissando il suolo sotto di lei mentre calpestava dell'edera e cercava di vedere se ci fossero fiori, Jason le si avvicinò. 
Si avvicinò di poco, certo, e anche abbastanza in lontananza, ma abbastanza perché Ally potesse sentire la sua presenza dietro di lei.
Girò il capo e trovò Jason che le sorrideva.
Ma Ally non ricambiò il suo sorriso, anzi, si allontanò ancora di più, mentre il verde li circondava e il sole li riscaldava e li illuminava.
Ally adorava il verde; la faceva rilassare, e in quel periodo, era davvero molto tesa.
Non pensava tanto al messaggio di A, quanto ad Austin e basta.
Ormai, ciò che la spaventava di più di A erano le minacce di morte -nonostante per ora sembravano essersi un po' placate.
Ma i messaggini, quelli passavano in secondo piano. 
Anche lei credeva che l'amicizia fosse il valore più importante, ma...non poteva negare il fatto che fosse innamorata di Austin.
Le era bastato un suo bacio...un solo bacio, per farle toccare il Paradiso.
E mentre pensava ad Austin, le pareva di star camminando per aria.
La sua testa sembrava leggera, come se il cervello fosse evaporizzato, stava camminando, eppure lei non faceva alcuno sforzo, erano le sue gambe che muovevano da sole,con un movimento meccanico, oramai monotono...
I suoi occhi, cavolo...i suoi occhi.
Ally tentava di non guardare Austin, e voleva davvero staccare gli occhi da lui, ma amava contemplarlo in tutta la sua bellezza...
Non sapeva davvero cosa fare, adesso.
Era ancora in fase di cambiamento, sì.
Si truccava ancora molto, esageratamente, e stessa cosa per i vestiti.
La maggior parte prevedevano borchie, e poi tacchi.
Le era sembrata una buona idea, all'inizio, e lo sembrava ancora.
Ma sentiva ancora che qualcosa le mancava.
Non sapeva perché.
Non lo sapeva proprio.
La sua vita era davvero una bella vita, eppure lei si sentiva...non VUOTA, ma era come se le mancasse un pezzo di sé, per completare il puzzle...il puzzle della sua felicità...
Amava Austin.
Lo amava.
Una parte di sé le diceva di lasciarsi andare, ma l'altra...le diceva che lui era come tutti gli altri. 
Si girò, per guardare Austin, e poi si accorse che anche lui la stava guardando. 
E le riconosci, due persone innamorate. Si guardano, e non possono fare a meno di sorridere.
Ma vi rendete conto, di cosa significhi veramente innamorarsi?
Quando ami qualcuno, ecco, tutto il resto viene in secondo piano, puoi esiliarti dall'intero mondo, perchè hai lui, hai lui e quando hai lui hai tutto.
Da soli non siamo niente, ma insieme siamo NOI, e siamo tutto.
Insieme siamo forti.
E due persone che si amano, insieme, sono forti.
Non se ne importano di ciò che li circonda, restano a fissarsi, lì,si perdono negli occhi l'uno dell'altra, contemplando quella che per loro è la meraviglia che hanno di fronte.
La LORO meraviglia. 
Amerai una persona in tutti i suoi difetti, la amerai, e anche quando avrà un capello fuori posto, dirai che è la persona più bella che tu abbia mai visto.    
Amerai una persona quando ti dirà che lei è lì per te, che ti proteggerà, che ti darà ciò che la vita non ti ha dato precedentemente. 
La amerai con le sue stranezze, la amerai quando da stupida crederà che tu da lei vuoi una bella casa, un vestito, quando non sa che tutto ciò che vuoi da lei è il suo amore.
E se incomberá il male, tu manderai semplicemente tutto a fanculo e ti dedicherai a quella persona, quella persona che senza nemmeno saperlo ti salva, che se ti sorride tu ti sciogli e che se ti ama ti evita l'abisso.
La baci, quella persona, e non desidereresti altro che vivere il tuo amore.
Era questo ciò che provavano Austin ed Ally, un amore platonico, due ragazzini alle prese con il vero amore, che erano ancora un po' impacciati.
Ma loro, questo, non lo sapevano ancora.
Gli occhi di Ally incontrarono quelli di Austin, e per un istante, nemmeno lei seppe cosa stava succedendo.
D'istinto, gli sorrise. E anche Austin le sorrise.
Ma era così...sincero.
Era come se gli occhi di Austin le chiedessero pietà, come se le mandassero sofferenza, tanto che ad Ally vennero gli occhi lucidi.
Si guardarono, e si sorrisero.
Si sorrisero e il cuore di entrambi batteva talmente forte che non riuscivano a sentirlo.
In quel momento, ogni pezzo era al posto giusto.
E per formare un puzzle unico.
Non due, ma uno solo.
Ma loro, questo, non lo sapevano ancora.
 
Mike camminava di fianco a Dez.
Si erano conosciuti da poco, erano conoscenti, ma si erano piaciuti subito.
L'uno stava simpatico all'altro. 
Quando Mike si avvicinò di più, sentì Dez canticchiare:
"Yo, yo, yomino.."
"Ehi, Dez" salutò Mike.    
"Oh, Mike" fece lui sorridendo e grugnendo come un completo cretino.
"Cosa cantavi?" chiese Mike a Dez.
"Oh, un mio rap" esultò il rosso, elettrizzato.
"Forte!" esultò a sua volta Mike.
"Wow! Qualcuno a cui piace il mio rap! È fantastico!" gridò Dez, tutto contento. 
"È davvero forte, amico!" fece Mike.
Ma non lo stava prendendo in giro, faceva sul serio.
Ora si spiega la loro amicizia.
Erano idioti entrambi!
Aria li guardava, un po' più avanti, mentre si chiedeva:
'Com'è possibile che Mike prima è altamente scontroso e irascibile e ora è così...amichevole?'      
 
L'amore stanca.                      
Dopo un po', ti rendi conto che i baci hanno perso il loro sapore e che ogni azione sembra monotona e ripetuta.
Non senti più ciò che sentivi prima, tutto si perde e ti rendi conto che l'amore non c'è più. 
E poi c'è...il vero amore.
Il vero amore è quella persona che ti trasmette emozioni solo se ti abbraccia, quella persona che con lei ogni volta è come la prima, quella persona di cui ti fidi ciecamente, il tuo complice, quella persona con cui condividi tutto, quella persona che fa parte di te, e tu fai parte di lei.
L'amore vero è quello che ti logora dentro, quello che quando stai con la persona che ami DAVVERO i baci hanno un sapore migliore e che non ti stanchi mai.
La vuoi, quella persona, la desideri, perchè due persone che si amano, ne sono una sola, in realtà. 
Il vero amore è quella persona che ti sa capire, quella persona che ti fa divertire,che ti fa ridere, ma che quando sa che stai male ti sta accanto, sempre.
Il vero amore è quella persona che ti ama incondizionatamente, quella persona che ti rende così felice che dentro senti una bomba a orologeria e senti che vorresti gridare e esplodere perché hai bisogno di cacciare fuori quelle farfalle, ma non sai davvero come riuscire ad esprimerti.
Il vero amore è quella persona che non è perfetta, ma che per te è la più bella di tutti, sì.
È la più bella.
Il più bel regalo che la vita potesse farti.
Amerai, soffrirai, e poi ti renderai conto che hai sofferto poiché quella non era la persona della tua vita.  
I baci perderanno sapore, un giorno.
Ti troverai a imprecare, a inveire, dire che l'amore non esiste e che è orribile, finchè non troverai QUELLA persona, e allora ti renderai conto cosa signfica amare, e che la definizione che hai avuto di amare era sbagliata, che tutti i tuoi calcoli erano nulli e che ciò che credevi essere la realtà non lo era;
ti ricrederai, ti ritroverai impacciata, ma sempre sapendo che il vero amore esiste, sapendo che potresti perdere tutto, ma che quella persona DEVE stare con te.
Che senza quella persona non ci stai nemmeno un giorno.
Quella persona è dentro di te, nella tua testa e nel tuo cuore.
L'amore è un qualcosa di inspiegabile...che ci fa sognare, che ci fa cambiare, che ci completa la vita.
Perché solo dopo, te ne renderai conto.
Che la tua vita era dedicata a quella persona, che tutte le tue scelte e le strade prese portavano a lei, che tutte le tue sofferenze hanno portato a lei, e che la tua vita gravitava tutt'intorno a lei.
E ti ritroverai a combattere con il tuo cuore, che batterà così tanto che non riuscirai a sentirlo, ma che non si spezzerá mai.
Anzi, sará ancora più forte.
 
'Ho visto il mondo, le sue sfaccettature.
Ho conosciuto, ho scoperto.Tantissime nuove cose.
E ho cominciato ad acuminare le mie difese.
Ho capito cosa fosse l'astìo.Ho capito che tutti, qui, hanno la puzza sotto al naso.Poi, ho scoperto la bellezza...Sembravi solo una cotta passeggera,solo un'infatuazione.Ma un'infatuazione, una semplice infatuazione, può durare anni?
Non credo.
Si dice che l'uomo sia alla disperata ricerca della bellezza, della sua idea di bellezza, della reincarnazione della bellezza, e che cerchi di avvicinarvisi con l'arte, con la scrittura.
Ed è vero.
Da quando ti conosco, mi rendo conto di cosa sia la vera bellezza:
Non ci sono lacune, dentro di te.
Tutto è perfetto. 
La vera bellezza è fissare i tuoi occhi.
Ricchi di un mare di emozioni che vi si rispecchiano dentro, un mare in cui mi perdo fissandolo...e da lì riesco a riconoscere la tua vera natura.
Rimango a fissarti, e la realtà che mi circonda sparisce, per un'istante, e ci sei solo tu, che mi mandi in estasi.
La vera bellezza sono le tue labbra.
Solo a guardare la loro pienezza e il loro colore roseo ti desidero ancor di più...
La vera bellezza è il tuo sorriso, così dolce e sincero...La vera bellezza sono i tuoi morbidi capelli...La vera bellezza è guardarti... semplicemente guardarti...
E i dubbi nella mie mente,il fumo che circonda i miei pensieri,i piccoli pezzi che man mano si disperdono,la confusione che regna sovrana in un oceano,in una coltre sconfinata e informe e ammassata di pensieri strambi e senza senso,e le mie insicurezze e le mie paure, e i miei problemi quotidiani,le mie battaglie quotidiane...
Spariscono,per un istante. 
E mi ritrovo protetta...protetta da te, dal tuo amore incondizionato...'
 
"AAAAAH!" strillò Hanna, di punto in bianco.
Il sole illuminava ancora la splendida vegetazione, tutti erano arrivati alla montagna, dove si sarebbe svolto il campeggio, per quella notte.
La visione era splendida.
Tutto, intorno a loro, era splendido.
Ogni cosa era di un colore verde smeraldo, l'acqua luccicava come un diamante quando i raggi del sole la colpivano. 
"HANNA!" strillò Aria, in preda al panico.
Erano tutti sparpagliati per quella zona ricca di alberi, a montare le proprie tende. "HANNA!" imprecó ancora Aria, preoccupata del fatto che potesse esserci un serpente o qualcosa di simile.
Non aveva molta esperienza in questo campo.
Quando Aria si avvicinò ad Hanna, che era seduta a gambe incrociate sull'erba, quest'ultima respirava a fatica e con difficoltà. 
"Stai avendo un attacco di asma? Ti ha morsa un serpente? HANNA RISPONDI!" gridava Aria, con le sopracciglia inarcate.
Segno di preoccupazione.
"PEGGIO!"
Aria indietreggiò,più calma e circospetta.
"Hanna, c'entra con A? O...o con Noel? È stata colpa di Mike. Hanna ti prego credimi, io non.."
"MI SI È ROTTA UN'UNGHIA!" 
Aria fu fermata nella divulgazione delle sue teorie per via della voce melodrammatica adottata da Hanna.
La castana sembrò tranquilizzarsi, per poi avvicinarsi a piccoli passi ad Hanna, che aveva ancora un'espressione melodrammatica. 
"UN'UNGHIA!?" esplose Aria "cazzo Hanna tutta questa scenata per UN'UNGHIA ROTTA!?"
Hanna sembrò infuriarsi.
Fece il broncio,con sguardo da cucciolo bastonato.
Aria giurò che di lì a poco avrebbe visto del fumo uscire dalle orecchie della bionda. 
Quest'ultima si alzò di scatto, tenendo in mano l'unghia rotta, come se fosse realmente morta e le ci volesse un funerale.  
Hanna iniziò a guardare Aria ancora più arrabbiata.
Prima che Hanna potesse dire una qualsiasi cosa, Aria guardò per terra.
Il suo zaino era posato sullerba.
"Ti sbrighi a montare la tenda, Han? Che aspetti? Un funerale per l'unghia? Dai, sbrigati" scherzó Aria, divertita, ridendo.
Ma Hanna era seria.
Ci teneva davvero tanto alla sua estetica, era proprio l'opposto di Aria.
Non che quest'ultima si trascurasse, ma faceva proprio lo stretto necessario. 
Hanna tendeva sempre ad esagerare.
"Ci tenevi davvero a quell'unghia?" chiese allora Aria, un tantino dispiaciuta.
Hanna non rispose, semplicemente si allontanò con la sua unghia in una mano, e Aria rimase a chiedersi:
'Ma c'è qualcuno normale in questa città?'
Poi si allontanò per raggiungere Hanna e montare la tenda con Emily e Spencer, mentre Dez e Mike montavano la propria.
 
Ally cercava di montare la tenda. Non era mai stata ad un campeggio, all'inizio era rimasta un po' scettica all'invito di Mike, ma Dez l'aveva incoraggiata, dicendo che aveva conosciuto Mike e che sarebbe stato divertente andare ad un campeggio, anche se solo per una notte.
Ally ci provava e riprovava, ma non riusciva a montare quella dannata tenda di un colore giallo sgargiante.
Aveva trovato solo quella, a Rosewood non c'era molto assortimento, peraltro non c'erano tanti negozi e vi era un solo ristorante.
Per avere di più, ci si doveva spostare a Philadelphia o a qualche altra città vicina, ma ad Ally, per una sola notte, era bastata quella 'cosa' giallo pulcino. 
Non aveva tanti grilli per la testa, in quel momento.
L'unica cosa a cui pensava era montare quella tenda, e aveva ormai compiuto dieci tentativi, tutti nulli.
D'un tratto, Ally sentì una figura prorompente dietro di lei.
Si girò, e dietro di lei, c'era Jason. 
"Ti aiuto, se vuoi" fece lui, con un mezzo sorriso tra il dispiaciuto e il colpevole. 
Ally lo guardò, pensò che stava davvero male,e adottò uno sguardo preoccupato.
"Uhm...okey" biascicò,allontanandosi a braccia conserte.
Attese che Jason terminasse di montare la tenda, poi mormorò un 'grazie.' Si aspettava che Jason se ne fosse andato via, invece lui si avvicinò sempre di più, cingendole la vita. 
Voleva baciarla.
Ma Ally girò di scatto la testa, non volendo affrontare lo sguardo penoso di Jason, e tantomeno le sue labbra.
Jason si arrestò, poi si allontanò di poco, lasciandole liberi i fianchi.
"Ally, io.." tentò di dire invano lui, ma fu fermato da Ally, che con inaudito coraggio disse: 
"Mi dispiace Jason. So che..che vuoi cercare di farti perdonare, e mi dispiace,ma non credo che tu...sia il ragazzo perfetto per me" deglutì a vuoto "hai fatto del male a Austin, stavi quasi per ucciderlo, non ci tengo a stare con qualcuno come te" continuò. 
E le sue parole erano state affermate con inaudita fermezza, era davvero STANCA di apparire timida, aveva semplicemente assimilato tutto ciò che voleva dire nella sua testa, poi l'aveva esternato con la bocca, e ne era uscito un discorso fluido, e non un mormorìo ricco di incertezze.
La sua voce era stata fredda, cruda, e sincera.
Strano, ma vero.
Era davvero arrabbiata con Jason, ció che aveva combinato a Austin era imperdonabile, Jason non sapeva controllare la rabbia e Ally dovette ammettere a se stessa che per quanto potesse essere dolce, un po' lo temeva, gli faceva paura.
Era dolce, sì, eppure le sembrava troppo possessivo.
Non sapeva neanche lei come definire Jason, ma era meglio allontanarlo e dirgli chiaro e tondo che no, lei non voleva averlo tra i piedi, non voleva perdonarlo e tantomeno baciarlo di nuovo.
"Quindi...mi stai lasciando?" sibilò lui incredulo.
"Sì" si limitò Ally "mi dispiace,Jason" continuò, per poi allontanarsi.
"Potresti anche darmi un'altra possibilità!" le gridò dietro lui.
Ally si girò, a braccia conserte, ora arrabbiata più che mai e pronta ad essere superiore ed avere ragione.
Pronta a dimostrare che con lei non si scherzava.
"Magari tu avessi fatto solo questo" cominciò "sai, forse questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Vogliamo parlare di quando hai finto di essere Austin?" fece Ally, guardandolo dritto negli occhi con rabbia e aggrottando un sopracciglio. Jason sembrava titubante, colto dalla veridicità di quelle parole.
"Lo ami,non è così?" fece lui, abbassando lo sguardo, probabilmente intimorito da Ally.
"Lo amo, sì" fece lei, serrando la mascella "lo amo perché lui non è come te, tu mi hai presa in giro fingendo di essere lui, non mi hai detto ciò che era successo, e lui non è come te, lui è sincero e...Austin è...Austin. E io LO AMO."
Ally fu subito colta dalla veridicità di quelle parole, non credeva avesse mai potuto dire una cosa del genere, ciò che la sua bocca aveva appena pronunciato le sembrava inverosimile, eppure dirlo sembrava molto più reale che pensarlo.
Faceva più effetto del solo pensarlo.
"Lo amo" terminò, in un suono gutturale.
"Lo amo e tu non mi farai cambiare idea, mi dispiace" fece, per poi allontanarsi, mentre Jason ancora la guardava.
Sembravano infuocati, gli occhi di Jason.
Era arrabbiato, si poteva intuire benissimo. 
Ally sperava di non avergli spezzato il cuore, sperava che avesse capito, che l'avesse accettato.
Se lei era felice allora doveva esserlo anche lui, no?
Nonostante fosse stato uno stupido, a Ally dispiaceva da morire ciò che era successo, ma doveva dire la verità. 
Non amava Jason, amava Austin. 
Fine della questione.
Come si dice...
PARLI DEL DIAVOLO E SPUNTANO LE CORNA.
Ally, nel mentre, non si era resa conto che stava passando per la tenda di Austin, già montata a regola d'arte. 
Austin sedeva sull'erba, a gambe incrociate, fissando il suolo di fronte a lui.
Ally si sentì sollevata.
Con Jason si sentiva sempre tesa, ma con Austin era diverso.
Con Austin era diversa, con Austin si sentiva se stessa e riusciva ad esserlo.
Vedere Austin fu una salvezza, per lei.
Il suo viso le infondeva sicurezza.
In fondo, si dice che il viso è lo specchio dell'anima, no?
Era Austin in sè che le infondeva sicurezza, con lui si sentiva sicura e protetta.
D'improvviso, Austin alzò il capo, guardando Ally.
Ally, a sua volta, guardò lui.
I suoi capelli biondi erano tutti scompigliati sulla testa, i suoi occhi marroni erano carichi di una strana luce, brillavano.
Le sue labbra erano aperte in un sorriso.
Dolce e caloroso.
"Hei" mormorò lui.
"Hei.." balbettò lei, sedendosi come lui e affianco a lui a gambe incrociate sull'erba.
Austin aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani unite.
Guardava il sole di fronte a lui, adesso.
Ally voleva parlargli, ma non sapeva assolutamente di cosa.
"Allora...uhm...riguardo il messaggio.." tentò, insicura su ciò che stava dicendo.
"Non cambia le cose. Nè le migliora e nè le peggiora. Giusto?" la prese in giro Austin con un sorriso dolce, citando le sue testuali parole.
Dopo una breve risata, ci fu silenzio tra i due.
Volevano dirsi tutto, ma non dicevano niente.
"È la verità" fece allora Ally.
"Non mi interessa fartelo ammettere, Ally" fece Austin, ancora guardando il sole di fronte a lui.
"Di cosa parli esattamente?" Ally lo guardò, aggrottando un sopracciglio.
"Non mi interessa farti ammettere che mi ami solo per soddisfazione personale, voglio semplicemente che tu riconosca ciò che vuoi."
Un scroscio indistinto di foglie si mosse tra gli alberi.
"Ti ringrazio, Austin. Grazie davvero tanto, per starmi dando tempo" sorrise lei, con voce che trasudava gratitudine e candore.
Gli era davvero grata per questo. 
Austin girò finalmente il capo verso di lei, osservando il suo viso. 
Le sorrise, per poi alzarsi e andare via, ancora sorridendole.
Ally lo sapeva, Austin era davvero distrutto. 
Per un momento aveva pensato che Austin l'avesse baciata, ma lui non l'aveva fatto.
Non era quel tipo di ragazzo, lui sapeva che lei non era un giocattolo, e nonostante l'amasse, aveva capito che non poteva trattarla come voleva. 
Sapeva che Ally ora non era una sua proprietà, sapeva che era ancora incerta e non poteva baciarla senza essere sicuro che lei lo volesse.
Ma Ally lo voleva, lo voleva davvero tanto.
Forse aveva più SPERATO che PENSATO che l'avesse baciata.
Ma ora, si stava rendendo conto che la stronza era diventata lei.
Austin la rispettava, sembrava essere cambiato in meglio.
E quella che stava facendo le cose sbagliate, ora, era Ally.
I ruoli si erano invertiti. E Ally era più confusa che mai.
 
"Hei Ally!"
Ally si girò di scatto, trovandosi dietro Aria che esultava contenta.
"Oh, uhm...ciao Aria" sorrise Ally debolmente. 
Dopo l'ultima volta in cui si erano viste, Ally non sapeva davvero come comportarsi con Aria, e tantomeno con le altre tre.
Perlomeno, Aria sembrava la più gentile e la meno scontrosa.
"Ascolta Ally, dobbiamo prender la legna per stasera. Mike e Dez sono già andati, ti va invece se noi andiamo dall'altra parte? Ce ne serve molta."
Ally restò allibita dopo quella domanda di Aria.
Non pensava potesse essere addirittura così gentile con lei.
"Uhm..okay" biascicò allora Ally, poi si alzò per seguire Aria a prendere la legna.
 
Il cielo era terso e l'aria appariva più pungente. 
Camminavano su un torrente, Aria e Ally.
Si erano da poco addentrate nei meandri del bosco per poter raccogliere della legna per quella stessa sera. 
Attraversavano a grandi passi le enormi pietre che erano state poste sull'acqua limpida e cristallina di un torrente...l'acqua continuava a scorrere sul torrente, Ally si accigliò mentre ne seguiva i veloci movimenti e l'incalzante ma rilassante rumore che emetteva.
Si sentiva fuori dal resto del mondo, Ally.
Quella non sembrava Rosewood, non sembrava nemmeno Miami, era un posto a parte...
Aria emise un greve risolino, attraversando a due a due le pietre e arrivando all'altra sponda.
"Dai, Ally!" incalzò, gesticolando con le mani.
Ally si affrettò, cominciò ad attraversare a due a due le pietre come aveva fatto Aria, e in un batter d'occhio si ritrovò al suolo.
"Allora" fece Ally "continuiamo diritto?" chiese.
"Sì" le rispose Aria.
Continuarono ad incamminarsi, silenziosamente e con calma.
Poi, Aria abbozzò un qualcosa:
"Come...ti sta andando, Ally?" chiese, un tantino imbarazzata. Ally la guardò, stranita.
Si sentiva in colpa.
Il loro rapporto si era incrinato per via di ciò che era successo al locale, era stata tutta colpa sua.
Ad ogni modo, non sapeva cosa Aria, con quella domanda, volesse intendere.
"Uhm...sì. Suppongo" mormorò, con un sorrisino.
"Dicevo...riguardo Austin.."
Ally rimase spiazzata da quell'affermazione.
Sale sulle ferite. 
"Ahm...beh..."
"Puoi parlarne, se vuoi" sorrise Aria.
Ally emise un debole risolino.
"Non c'è molto da dire, in verità" esclamò, con calma e fermezza.   
"State insieme?"
"No, noi...ecco, è complicato" fece Ally.
Poi, prese un respiro profondo, e iniziò a raccontare:
"Sai,anche con questa storia di A...prima sembra tanto che voglia farci accoppiare, poi vuole che ci lasciamo...e forse A voleva solo che non stesse nè con me e nè con Alison..non lo so."
"Oh. Capisco" le sorrise Aria "beh, da sempre è questo lo scopo di A. Far stare male le persone."
"Già" convenne Ally.
"Sai, Ally, mi domando perché ti minacci...spesso mi chiedo cosa sai, ma tu non ne vuoi parlare. So che sei una brava ragazza, però. Forse A ti minaccia di farti ancora più male?" le chiese Aria, molto gentilmente. 
"Beh..." sibilò Ally, un tantino tesa "in effetti, sì" ammise, con un sospiro.
"Non preoccuparti, non devi spiegarmi niente. Mi dispiace che le altre sembrino un po' rancorose nei tuoi confronti, ma devi stare tranquilla. È solo che a Rosewood sono tutti falsi, e per noi fidarci, sai, è diventato difficile" esclamò Aria, cupa.
"Beh, ci credo.." fece Ally. "Ad ogni modo, ultimamente A ci ha fatto del male, ma abbiamo evitato una morte, sai, e...e ora dice che finirà di tormentarci" esclamò poi Aria.
"E tu ci credi?" chiese Ally.
"Non...so se crederci. Ma, sai, che male c'è a crederci? Credo che ci darà un po' di pace. Una...TREGUA" disse, enfatizzando l'ultima parola.
"Spero davvero che finisca presto, Aria.." mormorò Ally.
"Finirà presto..." convenne Aria,cupa.
E dopo si abbracciarono,con affetto, felici.
Felici di aver curato le loro divergenze.
"Ah, e comunque, mi è piaciuta la lezione che hai dato a Mike!" esclamò Ally, divertita.
Si mise a ridere, subito seguita da Aria.
Almeno per un po', bisognava smettere di pensare ad A, giusto?
Quando Aria e Ally tornarono, si accorsero che erano tornati anche Dez e Mike.      
Sedevano sull'erba, affianco ad una tenda.
"Ma dai, come siete fragilini! Avete preso solo quel poco di legna!" li schernì Aria ridendo, riferendosi al fatto che lei ed Ally avevano raccolto almeno il triplo della legna che avevano raccolto loro.
"Hei, stai calma Aria!" esclamò Mike, ridendo.
Aria si avvicinò con fare assassino, e Mike indietreggiò spaventato. 
Intanto, posò la legna per terra, seguita poi da Ally.
Quest'ultima era molto contenta di essersi chiarita con Aria, la loro breve conversazione le era piaciuta molto.
Aria era davvero una brava amica, si era davvero molto interessata a lei ed Austin,dato che quel giorno al locale, Ally aveva raccontato a lei, Emily, Spencer ed Hanna che amava Austin. Non le piaceva litigare, non le piaceva portare rancore, lei era dell'idea che tutti erano amici.
Quanto era dolce, Ally.
Ingenua, ma dolce.
"Allora, avete preso la legna?" chiese Ella, madre di Aria e Mike, ai suoi figli e a Dez e ad Ally.
"Sì, peccato che Mike ne abbia presa davvero pochissima" continuò a schernirlo Aria "è davvero gracilino" continuò. 
Mike roteò gli occhi al cielo, un tantino divertito.
Ally emise un risolino.
"Comunque, la ringrazio Signora Montgomery. Per..per averci portati qui" sorrise Ally.
Ella le piaceva molto, era davvero gentile ed una bravissima mamma.
"Sei proprio un tesoro" le sorrise Ella.
"Ad ogni modo, vedo che avete preso un sacco di legna!" osservò divertita.
"Eh, sì" fece Aria.
"Ne basta?" chiese Ally.
"Mhh...credo che per stasera ce ne serva di più" esclamò Ella, soffermando il suo sguardo sulla legna.
Poi, il suo sguardo si posò su tutti e quattro.
Dez e Mike seduti, Ally e Aria alzate.
"Ma non preoccupatevi, manderò altri due ragazzi" disse.
"Mamma, come sta papà?" le chiese Aria.
"Te l'ho già detto, Aria, è la seconda volta che me lo chiedi. Sta bene" fece Ella.
"È...gli è successo qualcosa?" chiese Ally, preoccupata.
"No tesoro non preoccuparti. È che il rapporto è un po' incrinato, e anche d'estate Byron a volte c'è, a volte non c'è...è...sempre molto impegnato" sospirò Ella.
Ally non osò più dire o chiedere nulla, non voleva intromettersi nuovamente.
Ad ogni modo, Ella e Aria non l'avevano presa male.
Erano proprio gentili. 
"Vado dalle ragazze, Ally" le disse Aria.
"Oh,sì" fece Ally "io ritorno dalla mia amica."
"Va bene!" esclamò Aria, dirigendosi verso la tenda sua e delle altre tre.
 
Quando si ritrovò davanti alla tenda blu elettrico nella quale avrebbero dovuto sostare le quattro per un'intera notte, Aria esitò qualche istante, prima di entrare.
Pensò che il campeggio era stata proprio una buona idea, sarebbe stato divertentissimo passare una nottata con le sue migliori amiche in quel bellissimo posto.
E poi non c'erano solo loro quattro, ma tanti altri ragazzi e ragazze. 
Aria adorava la compagnia. 
Un altro pensiero, poi, le balenò in mente:Hanna.
Sapeva che non era stata colpa sua, ma in parte si sentiva responsabile. Sperava che Noel l'avesse finita presto di prendere in giro Hanna.
Aria adorava Hanna.
Lei sì che era coraggiosa.
Aveva affrontato un sacco di cose, risolto un sacco di problemi, i propri ma anche quelli delle altre.
Aveva fatto un sacco di bene, aveva aiutato il suo fidanzato a trovare suo zio,l'unico suo parente ancora in vita.
Era coraggiosa, Hanna.
Era speciale.
E Aria si promise, in quel momento, che se Noel non l'avesse finita di schernire Hanna,gli avrebbe dato una bella lezione.
Hanna meritava che qualcuno la difendesse, stava troppo male per ciò che era successo con Noel Khan e i suoi amici.
Aria osservò la tenda: tre ombre figuravano, scure, dall'interno della struttura, calme e piatte e silenziose.
Alcuni brusii ne risuonavano all'interno, ma nulla di più. Sembravano tante terminazioni nervose, del tipo tutte un 'pss' continuo.
La mano di Aria afferrò la zip, le dita la trascinarono pian piano sempre più giù, lentamente, finché...
"AAAAAH!" strillò la castana, drizzando la schiena e facendo improvvisamente un balzo veloce all'indietro con le mani alzate come in segno di resa, muovendole freneticamente.
Poi si arrestò e si calmò, con una mano sul petto.
Silenzio.
L'unico rumore era il breve suono metallico prodotto dalla visiera dell'elmo di Hanna che se ne era caduto sugli occhi.
Hanna lo rialzò.
Ancora silenzio.
"Ma che cazzo...!?" strillò Aria.
"Che c'è?" chiese la bionda, come se avere un elmo in testa fosse la cosa più normale del mondo. Intanto, Spencer ed Emily restavano silenziose, a fissare Aria.
Quest'ultima si affrettò ad entrare nella tenda e chiudere la zip.
Ecco, ora erano tutte dentro, nel buio della tenda.
Dava anche calore, però.
Tutte e quattro lì dentro.   
Per la terza volta, silenzio.
Hanna fissava impassibile Aria,con il viso coperto da un'elmo di metallo.
"Mi dici cosa cazzo ci fai con un elmo in testa, Hanna!?" gridò quest'ultima. 
"Mi nascondo da Noel..." biascicò Hanna. 
"Che!?" si accigliò Aria.
"Mi nascondo da Noel..." sillabò Hanna, avvicinando il suo viso -coperto- a quello di Aria.
Aria guardava Hanna con un sopracciglio aggrottato e uno sguardo da:
'Non/capisco/un cazzo/di ciò/che mi stai/dicendo.'
"È forte!" scherzò Spencer. Aria si accigliò ancor di più, poi divenne seria:
"Chi è morto!?" fece, sull'attenti.
"Nessuno!" gridò Spencer.
"Shh" mormorò Hanna.
"Mi dici che cacchio avevi detto prima?" le chiese Aria.
"Mi nascondo da Noel..." mormorò ancora Hanna.
"Ti nascondi da Noel?" chiese Aria, a voce alta.
Hanna fece un balzo all'insù, come se ci fosse del fuoco sotto il suo sedere, urlando un "AAAAH!"
"AAAAH!" gridò a sua volta Aria, facendo -a sua volta- un balzo all'insù,seguita dalle altre. 
"Perché gridiamo?" chiese poi.
"Senti Aria, devo nascondermi, okey?"
"Mi dici da dove cazzo hai preso questo elmo?"
"Eh, sai,ero arrivata presto da te questa mattina, e appena ho visto Noel,dato che casa mia e casa tua sono vicine,ero andata un attimo a casa a prenderlo."
Ad Aria veniva da ridere, Hanna era proprio buffa.
Ma le veniva anche da piangere, Hanna stava proprio male.
"Ragazze!" le interruppe Emily.
"Sì?" fecero Hanna e Aria in coro.
Sembrava tutta una barzelletta ciò che stava succedendo tra di loro.
"Alison..." sibilò.
"Io non vado a parlarle!" gridò Hanna sulla difensiva.
"Dai Hanna, non fare la bambina, l'avevi promesso!" implorò Spencer.
"Io non l'ho promesso, e poi Noel.." Hanna fu interrotta da Spencer, mentre Aria ascoltava silenziosa.
"Noel sta lontano, nella sua tenda, dai ora andiamo."
"Uff" sbuffò Hanna.
Aria abbassò la zip, ed uscì.
La ultima ad uscire fu Hanna.
"Ti togli quell'elmo, per favore?" le chiese Aria,mentre tutte e quattro erano alzate. 
Aria osservò il cerchio di tende che si era formato intorno a quel posto dove si stava svolgendo quel campeggio.
Beh, in verità, il campeggio doveva ancora iniziare.
Non avevano nemmeno pranzato, anche se mancava poco.
"Uff" sbuffò di nuovo Hanna, aprendo di nuovo la zip, posando l'elmo e richiudendo la tenda.
Le quattro si avviarono verso la tenda di Alison, trovando lei affianco alla propria tenda che stava alzata sull'erba, con la schiena poggiata su un albero e il telefono in mano.
Teneva lo sguardo basso, verso il telefono, uno sguardo preoccupato.
Le quattro erano titubanti.
"Dai...andiamo" le incoraggiò Emily, nonostante nemmeno lei si sentisse tanto invogliata a parlare con Alison.
"Dai, su" fece Spencer.
Hanna sentiva come un groppo alla gola, una morsa nello stomaco, qualcosa che la torturava, e...e...
"Vogliamo sapere che ci nascondi."
Alison alzò improvvisamente lo sguardo. 
Aria la fissò allibita.
Spencer la voleva malmenare.
Emily la fissò in stato di shock. 
Alison, in risposta, balbettò qualcosa, e..
"Uffa, andiamo! Io mi annoio, giá non le volevo parlare, perciò muoviamoci,perché..."
Hanna fu fermata fa Spencer, che le tappò la bocca con una mano.
Alison sembrava scossa. Sembrava come colta di sorpresa.
"Mi spiego meglio" cominciò Spencer "sappiamo che c'è qualcosa che non vuoi dirci, perciò, fallo, perché noi dobbiamo saperlo."
Alison non proferì parola.
Poi, qualche lacrima le rigò le guance.
Stava cominciando a raccontare.
Strano, ma vero.
"Okey, io...io vi dirò tutto" balbettò "il corpo della ragazza morta è stato identificato come Alison, perchè..."
"Perché...?" si accigliarono tutte le quattro in coro.           
Wow, aveva parlato presto. 
Sembrava stesse davvero male.
Doveva sfogarsi, espiare le proprie colpe.
"Perché LEI era Alison. Io... io sono Courtney."
"Spiegati...meglio" balbettò Emily, in uno stato di puro shock.  
"Sono stanca, stanca delle bugie. Vedete...sono io, quella che doveva finire in manicomio...ero io, quella che non...non stava molto bene...ma dato che Alison era uguale a me, l'ho fatta passare per me...per non essere rinchiusa...è andata in manicomio al posto mio, ed è MORTA, al posto mio. Oddio..io...mi sento così IN COLPA." 
Quelle parole che aveva enfatizzato.
Quelle parole.
CHE FALSA.
'Che falsa' pensarono tutte.
Non ci credevano realmente, non credevano che Alison-Courtney si sentisse veramente in colpa, ma ciò che aveva appena detto era vero.
"Quindi...tu...ti chiami...Courtney?"le chiese Spencer.
"S..sì..." rispose Alison, fissando il suolo.
"E...uhm...noi...come ti dovremmo chiamare?" le chiese Emily, imbarazzata.
"A...Alison..." balbettò lei, in risposta.
Emily notò che invece di guardare loro, Alison guardava il suo telefono.
"C'è qualcosa che non va?" chiese Emily, indicando il telefono, dopo che Alison ebbe alzato il capo.
"Oh, è che...fino a stamattina sembrava andare tutto bene, ma è da un po' che non sento mia madre. Il telefono squilla a vuoto e ho paura che le sia successo qualcosa..."
Poverina, peccato non sapesse che Jessica fosse morta.
I genitori di Alison erano divorziati, Jessica era a casa da sola, per A era stato facile ucciderla.
Ah,e poi c'era Jason, che stava lì, al campeggio, con Alison.
Ma di sua sorella e di sua madre non gliene importava tanto.
Erano due stronze,avevano ucciso la gemella buona. Erano uguali, quelle due. Meritavano, di morire.
"Oh...uhm...vedi che non sarà successo nulla. Avrà solo dimenticato il telefono da qualche parte" cercò di confortarla Emily.
Voleva essere cattiva con lei,ma proprio non ci riusciva...
Voleva restare ancora a parlare, ma Hanna si allontanò velocemente. 
"Sono stanca" fece "Alison, Courtney, o come cazzo ti chiami" sputò "fai la tua vita in allegria, per noi ormai non fai più ne caldo e ne freddo. Hai lasciato morire tua sorella, sei una malata mentale, la cosa peggiore poi non è questa, ma è che sei cattiva! Sai, preferirei che fossi malata mentale! Mi fai schifo,puoi anche dire la verità, dì che stai fingendo, si vede lontano un miglio. Anzi, resta zitta che è meglio! Per noi non sei più niente. NIENTE. E di te, non vogliamo saperne niente" strillò, per poi andare via, seguita dalle altre.
Alison -Courtney, ma chiamamola Alison- non imparava mai.
Hanna aveva proprio ragione.
Ad Alison serviva una lezione.
E sarebbe arrivata.
 
Era pomeriggio inoltrato. Il sole pareva essere ormai diventato tedioso, stava via via scomparendo, mentre l'aria tersa della sera cominciava a farsi largo nel bosco.
Era stato un bel pranzo; i ragazzi avevano fatto un pic-nic, ma anche qualcosa alla brace.
Avevano mangiato panini, carne, salsicce...e tutte queste cose qui.
Si erano divertiti molto.
Dopo, poi, erano andati a riposarsi.
L'aria del bosco aveva molto favorito il riposo.
Era tutto verde, tutto calmo...molto diverso da Rosewood...
Erano come esiliati dalla realtà, in quel posto.
E quando la tua è una realtà che non vorresti, esiliarti da essa fa molto comodo...   
Si stava lentamente facendo sera.
Dopo un po', la prima a svegliarsi fu Spencer.  
"Hei, ragazze" bisbigliò.
Si era appena ricordata di Wren e Melissa, e voleva parlarne con loro.
Si alzò in piedi, con le mani poggiate a terra.
"Ragazze" bisbigliò nuovamente.
Era sicura che le avessero risposto, invece l'unica cosa che ottenne fu che Hanna iniziò a russare e sbavare.
"HANNA!" strillò Spencer, lei subito scattò a sedere, come una molla.
"Chi vá lá!?" gridò, mentre Spencer la guardava stranita.
Poi Hanna si accorse di Spencer. 
"Beh?" farfugliò "che c'è? Mi hai svegliata di soprassalto, mi sono spaventata!"
Mentre Spencer la guardava con un'espressione da 'so che sei cretina, non hai scusanti', anche le altre due si svegliarono, ma più lentamente.
Aria si stropicciò gli occhi, ancora tumefatti dal sonno.
"Cosa vuoi, Spence?" le chiese Emily,con la voce ancora impastata dal sonno.
"Devo parlarvi."
"Non puoi farlo di mattina?"
"Emily, so che nella tenda fa un po' buio, ma è pieno pomeriggio."
"Oh" fece Emily, improvvisamente colta dalla verità dei fatti.
"Allora, cosa vuoi?" le chiese Aria.
"Dai Aria, comunque verso quest'ora vi sareste dovute svegliare. E poi, mi sono ricordata di dovervi dire una cosa importante. Importantissima" fece Spencer.
Aria aggrottò un sopracciglio, e aveva il broncio.
Fu Emily a parlare:
"Cosa devi dirci?" chiese.
"Riguarda Wren, Melissa, e Cece."
"UFFÁÁÁÁ" gridò sguaiatamente e svogliatamente Aria,rimettendosi a riposare.
"Aria!" gridò Spencer.
"Che c'è? Sono stanca di sentir sempre le stesse cose. Non voglio sentir parlare di tua sorella. Nemmeno di Cece,e di Wren.."
"Okey, ma io ve lo dico lo stesso" fece Spencer. 
"Sì, però muoviti" la ammonì Emily.
"Dai ragazze, lasciatela stare. Dobbiamo ascoltarla, è questo che fanno gli amici del cuore" esclamò Hanna, con gli occhi semi chiusi e la voce impastata dal sonno.
"Okey, stai dormendo" fece Spencer.
"Allora, quando sono tornata a casa, ieri, ho trovato Wren che parlava con Melissa. Mi sono subito indispettita, sapete, perchè Melissa mi disse di stare lontana da Wren, che non era una buona compagnia, e poi...beh, mi ritrovo lei che ci parla. Poi mi porta in disparte, e che mi dice? Che sta scoprendo delle cose. Mi ha detto che Cece sta mancando alcune volte al Radley. Cavolo ragazze,Wren lavora nel posto in cui è stata ricoverata e noi non ci abbiamo mai pensato!" fece Spencer, parlando a macchinetta.
"Wow...Alison fa la stronza e ci va a finire sua sorella di mezzo.." fece Hanna. 
"Si chiama Courtney" le disse Emily.
"Ho capito, è la stessa cosa. Cambiano i nomi ma la storia è quella. Spencer, stavo pensando...cosa sanno Wren e Cece, allora? Bene, ma non faccio comunque altro che pensare alla ragazza morta. Alison-Courtney si è salvata, e ci ha rimesso quell'altra. Questa gemella ancora viva mi fa immensamente schifo, sapete? E mi fa schifo anche Jessica DiLaurentis. Mi inizio a dispiacere per Marion...Jessica e Alison sono cattive. Jessica si è pentita troppo tardi, ma l'ha fatto. Alison non l'ha fatto ancora, ma prima o poi dovrà farlo" esclamò Hanna, con fermezza. 
Le altre tre si guardano stranite.
Non ci potevano credere. 
Hanna era seria, aveva detto qualcosa di immensamente VERO,e non pareva nemmeno essersene resa conto.
"Do...dovremmo parlare con Cece?" chiese allora Emily, stralunata.
"No" fece Spencer "io non so se ce la farei.."
"No" concluse Aria "mi sono rotta dei segreti, okey? Non voglio sapere più nulla, quella morta al posto di Alison è la sua gemella,non ci interessa sapere altro. Jessica e Marion erano gemelle, anche. Ebbene, ora sappiamo tutto. L'unica cosa che mi sconvolge...è che sia morta un'innocente."
 
Ally si svegliò. 
Stranamente, di buon umore.
Pensava a Austin, a Jason...
Cosa doveva fare, con Jason?
Lei amava Austin.
Ma Austin, era davvero la scelta giusta?
Aveva da sempre provato qualcosa per Jason, ancora non sapeva cosa, ma di certo non era amore.
Ma già, era di buon umore.
Cosa c'era da stare male?
Sorrise, stranamente tranquilla.
Non sapeva perché si sentisse così felice, ma era meglio non avere un motivo per essere felice, piuttosto che non avere un motivo per essere triste...
Nel senso, meglio essere felici che depressi.
A volte capita che ci sentiamo tristi, non sappiamo perché. 
Invece c'è un perché, ed è per questo che spesso non siamo tristi senza motivo.
Chi lo è ha un motivo, basta parlare sempre e solo di depressione.
Ognuno ha le cose proprie.
Ally pensava di stare avendo qualche specie di sbalzi d'umore, ma non era così. 
Era come se sentisse un presentimento, ma un BUON presentimento. 
Chiamò Trish, nell'oscurità della tenda.
Il suono si perse pian piano, mentre Trish apriva pigramente gli occhi. 
"Hei, giá sveglia, Ally?" scherzò.
"Mi dispiace...disturbarti, Trish. Ma ti devo parlare."
"Oh, vieni qui" fece Trish, accogliendola in un caloroso abbraccio.
Si volevano un bene da morire, Trish era sempre sorpresa dalla dolcezza di Ally e a volte si chiedeva se fosse una brava amica come lo era lei.
Non sapeva perché Ally ci tenesse tanto a lei, ma la loro era un'amicizia stupenda.
Si abbracciavano sempre, si aiutavano in qualsiasi momento buio, entrambe sapevano di non essere mai sole, se c'era l'altra.
"Allora, cosa succede?" le chiese Trish dolcemente e gentilmente, dopo che si furono staccate dall'abbraccio.
"Jason e Austin."
"Oh, quei due idioti" rise Trish.
"Ah, sì!" fece Ally, a sua volta ridendo.
Siamo vivi, siamo belli, siamo giovani, dobbiamo vivere, assaporare ogni cosa e VIVERE ogni cosa, come se non avessimo un domani, dobbiamo vivere pensando al presente e a modificarlo, così che il futuro possa essere roseo come lo è il presente.
Per esperienza personale, posso dire che più si ha e più si è tristi.
Le persone che non hanno avuto niente dalla vita apprezzano ogni singola cosa, sono persone fantastiche, ottimiste, e speciali.
Le persone che hanno tutto, invece, sono tristi, e non sanno neanche il perché, e spesso sono persone antipatiche.
Dobbiamo semplicemente, ogni tanto, farci un esame di coscienza, e renderci conto che la vita è stupenda.
È una, e non bisogna sprecarla.
Cosa posso fare? La vita è bella ma tu non ne hai la minima idea. Sole e oceano blu,il loro splendore non ha senso per te.
"Ho lasciato Jason" esclamò d'un tratto Ally.
"ODDIO!" gridò Trish abbracciandola,quasi strozzandola.
"E come va con Austin? Oh che bello, così potrai stare con lui!" esultò la riccia.
"Ho chiarito le cose con Jason,ma...non con Austin. Lui mi disse che mi avrebbe fatto ammettere che lo amo. Era stato sfacciato, in quei periodi con lui ero tesa, ma stamattina, quando l'ho visto, mi sono stranamente sentita tranquilla e rassicurata. Forse perché pareva così indifeso...mi ha detto che oramai non voleva farmi ammettere che lo amo per soddisfazione personale, ma perché vuole solo che io sia felice. Jason sarebbe triste se stessi con Austin, ma se io stessi con Jason, Austin sarebbe felice. Perché Austin vuole solo questo, che io sia felice. L'ho scoperto solo adesso. Io lo amo Trish, come non ho mai amato nessuno. Non so cosa tu ora ne pensi al riguardo, ma io lo amo, non mi sono mai sentita così con un ragazzo, lui è speciale, per me è la persona più bella del mondo, e...credi che dovrei stare con lui?" fece Ally. Trish, all'inizio, restò un po' frastornata e perplessa.
Ally rise.
"Okey, scusami...prenditi tutto il tempo per elaborare."
Anche Trish rise.
Cavolo,Ally aveva proprio parlato a macchinetta!
In quel momento, Trish si disse:
'Okey, devi dimostrarle che sei una vera amica.'
E infatti, le consigliò ciò che veniva dal profondo di lei:
"Ally, Austin ti ama. Tu ami lui. Che ostacoli invisibili ti stai parando davanti? Che complessi ti stai ponendo? Non c'è niente di più semplice, vi AMATE. Sai, Ally, spesso cerchiamo ciò che ci manca...e spesso ce l'abbiamo davanti agli occhi. È ovvio che non manchino occasioni in cui ciò che ci manca avverrà in futuro, e noi lo stiamo aspettando. Spesso la felicità è nel nostro futuro. Ma nella maggior parte dei casi, dobbiamo fermarci...e pensare...a ciò che fino ad adesso abbiamo. Dobbiamo aprire gli occhi del presente e renderci conto che ciò di cui abbiamo bisogno è proprio qui,a portata di mano. Come ti ho già detto, ci sono persone che vivono aspettando, spesso non riuscendo a vivere il presente, poichè aspettano qualcosa che avverrà, e intanto è come se si uccidessero piano.
Non vivono, in attesa di quel momento.
Ma nel tuo caso, Ally, il futuro non lo conosci.
Non desideri qualcosa del futuro, perché ciò che vuoi lo hai qui.
Pensa alle tante coppie lontane, quelle che ogni giorno non possono baciarsi, coccolarsi, mentre i colori intorno a loro diventano più vividi e le emozioni più intense...pensa a questo tipo di amore, l'amore a distanza, quando l'unica cosa che hai in comune col tuo innamorato è il cielo infinito...ma tu ne vedi una metá, lui ne vede un'altra...ma mai, potranno vedere il cielo assieme, abbracciati. E pensa agli amori impossibili, alle persone che hanno amato, ma non sono stati amati...pensaci, e ti renderai conto che tu sei già abbastanza fortunata. Cosa aspetti? Vivi, Ally."
Ally restò paralizzata. 
Trish non sapeva esprimersi tanto bene, ma ora Ally aveva capito ciò che le stava dicendo.
Forse non l'aveva espresso bene, ma lei aveva capito.
Non seppe fare altro che abbracciare fortissimo l'amica,e pensare che...lei aveva tanto desiderato Austin...e ora che anche Austin desiderava lei, che si era dimostrato un ragazzo fantastico, perché non provarci, prima che fosse troppo tardi?
 
Si era fatta sera.
Tutto stava andando bene. La mattina avevano montato la tenda, erano andati a prendere la legna, poi avevano mangiato tutti insieme ed erano andati a riposare.
Ma ora si era fatta sera. 
In un batter d'occhio, era subito sera.
Ma la sera è anche la parte più divertente di un campeggio.
Ci si raduna attorno al fuoco, si parla, si gioca...ci si diverte.
Tutti i ragazzi erano stati molto responsabili, Ella aveva dato loro molte libertà, ma fortunatamente, nessuno di loro si era perso.
Si stavano tutti divertendo.
Ally pensò che era stata proprio una buona idea accettare di fare il campeggio,era davvero una grande occasione.
Come sempre, a chi pensava?
Al nostro biondino preferito.
Non sapeva come potergli dire che lo amava...ma le cose, sarebbero arrivate di per sè.
In un modo, del tutto inaspettato.
"Ragazze" chiamò Ella, avvicinandosi alla tenda di Trish ed Ally.
Per tutto il resto del pomeriggio,che era durato poco, Trish ed Ally si erano messe a chiacchierare o a leggere riviste.
Tutti i ragazzi, come già detto, avevano avuto molte libertà.
Era stato come un campeggio individuale, solo per quel pomeriggio. Ma la sera, Ella voleva che stessero tutti assieme.
Ally e Trish tirarono giù la zip.
I ricciolini scuri di Trish sbucarono fuori assieme al suo viso, ornato da un sorriso allegro.
"Sì, signora Montgomery?" chiese. 
"Venite fuori, dai. Ci raduniamo tutti attorno al fuoco, e parliamo un po'" rispose Ella, molto cordialmente e calorosamente.
Anche la testa di Ally sbucò improvvisamente fuori, sopra quella di Trish.
"Oh,sì!" esclamò, mentre scavalcava Trish e si avviava 'gattonando' davanti al fuoco.
Si alzò in piedi. 
Il cielo era ancora terso, limpido, di un colore blu scuro, ma vi erano pochissime stelle; l'aria le pareva allegra, di fronte a lei si ergeva un grande fuoco, nel quale alcuni ragazzi stavano 'cuocendo' dei marshmallow.
Erano tutti seduti intorno a quel fuoco arancione e vivido e intenso, seduti su dei tronchi di alberi.
'Carino' pensò Ally. 
Tutto ciò le dava calore; stare radunati attorno al fuoco era qualcosa di bellissimo.
Stare insieme ai propri amici, era bellissimo, anche se Ally non conosceva tutti.
Era bellissimo essere come esiliati da tutto il resto; era bellissimo essere immersi in quel verde; era bellissimo stare insieme a tante persone; era bellissima quella sera; era bellissimo quel fuoco; era bellissimo essere innamorati.
Ma intorno al fuoco vi erano ancora pochi ragazzi; Austin non c'era. 
"Vado ad avvertire gli altri."
La soave voce di Ella si disperse nell'aria con facilità, Ally restò lì imbambolata, pensando a lui...
Trish le si avvicinò. 
"Dai, sediamoci" disse.
Ally la seguì, andandosi a sedere su quel tronco di albero.     
Presto avrebbe visto Austin, e si sentiva terribilmente tesa.
Ora sentiva un altro presentimento...ma un cattivo presentimento, questa volta.  
Ci pensava, mentre il suo viso veniva illuminato dalla forte luce emanata da quel fuoco intenso...mentre il suo viso appariva scuro,e il suo sguardo preoccupato. 
 
Ella abbassò lentamente la zip della tenda di Aria, Hanna, Emily e Spencer.
"Ragazze, venite fuori?" chiese.   
"Sì, certo!" esultò Aria, sgusciando fuori dalla tenda, seguita poi dalle altre.
Ella, accertatasi della presenza delle quattro, si allontanò ad avvertire gli altri.
Come Ally e Trish, anche le liars erano rimaste in tenda. 
A parlare, scherzare, farsi fare le unghie da Hanna...
"Ragazze..." sussurrò d'un tratto lei, mentre sfregava i suoi pugni sulle proprie braccia, come avesse freddo.
Ma non faceva freddo.
Anzi, c'era ancora il solito tepore estivo. 
Certo, si era un po' calmato, ma freddo non faceva.
"Non posso..." farfugliò.
"Dai,Hanna.." implorò debolmente Spencer.
Spencer non pensava tanto al campeggio, ad A, ad Alison...pensava a Toby.
Anche a Toby.
Lei aveva fatto tanto per lui, tanto. L'aveva aiutato a scoprire cos'era successo alla madre, per esempio.
Lei lo amava, e stava davvero male per come lui si era comportato.
Lei gli aveva semplicemente detto la verità, lui si era comportato male.
Non solo non aveva voluto accettare la realtà, ma aveva dato la colpa a LEI, lei che voleva semplicemente aiutarlo.  
E poi i loro sguardi si erano incrociati, per strada, ma Toby l'aveva ignorata. 
E da qui Spencer aveva cominciato a pensare che lei per lui non significasse assolutamente niente. 
Stava davvero male per questa cosa, Toby non voleva stare con lei, e dopo si era messo anche A, che non voleva farli stare assieme...
Anche se, adesso, A pareva essersi dileguato.
Toby, ad ogni modo, di lei sembrava non volerne sapere niente.
Spencer non sapeva come si sarebbe comportata se Toby fosse ritornato da lei.
Lo amava, ma forse doveva odiarlo, farsi un'altra vita...solamente, che non riusciva a non pensare a lui.
"Ma c'è Noel..." mormorò Hanna.
sembrava così inerme, così debole, così fragile, così...
"Hanna,vai con le altre, dai" ordinò Aria, allontanandosi.
Poi si girò in direzione delle altre:
"Se non vuole, Emily, Spencer, costringetela" disse.
Non si curò delle lamentele di Hanna, ma partì,spedita, alla tenda di Noel.
Nessuno poteva prendere in giro la sua migliore amica, nessuno poteva trattarla tanto male da farle preferire di stare sola, nessuno poteva levarle la libertà di uscire, di divertirsi, o semplicemente di ridere,perchè un idiota era sempre in agguato con le sue stupide prese in giro.
Noel teneva la schiena poggiata contro un albero, vicino ad altri due suoi amici.
Aria camminava ancora veloce e spedita.
Poi, Noel e i suoi amici si accorsero di lei.
Aria cercò di apparire calma, almeno all'inizio. 
Si mise a braccia conserte, guardando Noel negli occhi, forse per fargli capire che lei era ferma e sicura, e di lui non aveva timore.
Forse, per avvertirlo della cazziata che stava per fargli. "Hei, Aria!" salutò Noel ridendo.
Lei gli si avvicinò un po' di più. 
Era proprio di fronte a lui.
"Bel siparietto con tuo fratello stamattina!" scherzò ancora Noel, sogghignando, e ogni tanto girandosi verso gli amici che, come lui, ridevano.
Che, come lui, erano idioti.
"Ma bene, offendimi pure. Ricorda che se non fosse stato per la mia famiglia che ha organizzato tutto, tu non saresti qui."
"Mh" biascicò Noel, forse non sapendo che rispondere, mandando ad Aria un segno col capo, con un'espressione sfacciata e menefreghista in volto.
Aria non aveva mai odiato Noel, le aveva sempre fatto nè caldo e nè freddo, ma ora era davvero arrabbiata.
Non riusciva più a rispondere delle sue azioni, in quel momento.
"Senti, razza di babbuino idiota e col cervello grande come una nocciolina, se non la smetti di prendere in giro Hanna giuro che ti stacco un braccio e un occhio, ti faccio mangiare il braccio facendoti vedere tutta la scena col tuo occhio rimasto, ti spezzo le ossa, ti butto sotto a un camion, a una macchina, a una moto e a una bicicletta, e se non la smetti di sparare minchiate da quel cesso che hai al posto della bocca, come 'Hanna la grassona',giuro che ti farò diventate la vita un incubo!" sputò, col dito che indicava Noel.
Non era la Aria di quel momento, quella.
Ma non vi capita mai, che siete talmente arrabbiati e non sapete come esprimervi?
Era ciò che stava succedendo ad Aria.
Noel restò allibito, per qualche secondo.
Non rispose, fissando Aria, con uno sguardo non specifico. 
La gente di quel tipo non si arrende tanto facilmente.
Aria si rese conto di essere stata forse troppo volgare e violenta, per cui, si riprese.
Tossì.
"Noel, ascolta, Hanna è molto provata da ciò che le hai fatto. Lei ci soffre, e non so cosa tu ci trovi di bello a prenderla in giro, a farla stare male. Ma vorrei vedere te,preso in giro da persone popolari. Ti prego, Noel, smettila. Almeno, non con Hanna."
Dalla sua voce era trasudata pietà, Aria voleva che la finisse di prendere in giro Hanna, quello non era il caso, prendere in giro era una cosa assolutamente stupida.
"Okey, se ci tieni tanto le chiederò scusa e la smetterò, ma smettila anche tu."
Aria sembrava sorpresa dalla risposta di Noel, ma non aggiunse nulla.
Noel non c'entrava nulla in quella storia, Noel era una palla al piede, non doveva dare tutto questo fastidio.
"Bene, allora, uhm...vieni?" chiese la castana,un po' insicura.
"Sì..." farfuglió Noel, forse sentendosi un tantino in colpa.
Aria tossì nuovamente. 
"Okey.." mormorò, guardando per terra.
Poi si avviò con Noel e i suoi due amici dove erano tutti gli altri.
La sua opinione su Noel non era cambiata, ma non voleva essere in guerra con nessuno.
Anzi, voleva essere amica di tutti.
Per la prima volta dopo tanto tempo pensó ad Ezra...
Forse perché ora credeva di essere libera da A...
E pensò che bisognava divertirsi.
Siamo nati per morire, e forse quando siamo felici è solo un'illusione.
Il fatto è che siamo nella strada verso la fine, facciamo un percorso, che inevitabilmente finisce.
Ma intanto che lo percorriamo, cerchiamo di divertirci, perché illusione o no, la vita deve essere anche presa alla leggera e con allegria, certe volte, dimenticandoci dei complessi, applicandoci sul presente e non sul futuro.
Perciò, senza riserve, bisogna sfruttare la vita, fino all'ultimo, e non sprecarla.
Assaporiamo, prima, un po' di sana felicità e un po' di sano divertimento.
Bisogna apprezzare sempre ogni minimo gesto, e pensare, quando stiamo male, alle persone che stanno peggio di noi...
 
Erano tutti radunati attorno al fuoco. 
Ally era tra Austin e Trish.
Noel aveva chiesto scusa ad Hanna, che ora era molto più felice.
Tutto andava bene.
Erano tutti insieme, felici, allegri.
Solo Aria mancava.
Tornò dopo 5 minuti, con uno stereo.
Ella li guardava da lontano, giusto per accertarsi che andasse tutto bene, ma non gli stava col fiato sul collo.
Aria accese lo stereo, dal quale partì la canzone di Nicki Minaj "Super Bass".
Tutti iniziarono a muoversi, a ritmo di musica, qualcuno canticchiava, qualcuno pensava ancora a cuocersi i marshmallows, e poi c'erano due ragazze che ogni volta che sentivano lo "boom boom" della canzone si mettevano a ridere solo loro come matte.  
Ally le guardò sgranando gli occhi.
Si scambiò un'occhiata con Aria, che era di fronte a lei, e si misero a ridere entrambe, riguardo quelle due strane ragazze.
"Laurel, boom boom o cha cha cha?" faceva la ragazza, ridendo come una cretina e grugnendo come un maiale.
Dovevano essere due migliore amiche, si capivano da sole!
"Allora, vi vá di giocare a obbligo o verità?" chiese Ella, ora avvicinandosi. 
I ragazzi annuirono, alcuni gridarono.
Ella si sedette con loro sul tronco dell'albero, poi partì.
"Chi inizia?" chiese. L'atmosfera era stupenda, nonostante non ci fossero stelle.
"Io" si offrì Hanna, alzando la mano.
Ella si girò in sua direzione.
"Okey" fece "chiedilo a chi ti è di fronte."
Di fronte a lei, c'era Dez, il quale era vicino a Austin.
"Okey, tu..." farfugliò Hanna,non sapendo il suo nome, poi interrotta da Dez.
"Dez" disse lui.
"Okey, Dez, allora...obbligo o verità?" chiese la bionda. 
Intanto, allo stereo, come sottofondo, suonava "Mirrors" di Justin Timberlake.       
"Obbligo" esultò il rosso.
"Mhh..." riflettè Hanna, allegra, poichè il 'fatto dei cupcakes' si era risolto.
"Canta qualcosa" esordì d'un tratto lei.
Austin si mosse subito:
"NO!" gridò, mentre Dez si accigliava a schiarirsi la voce. "Come no?" gli chiese molto stupidamente e ingenuamente il rosso.
"Volevo dire...uhm...non stancarti la voce, dai" lo imploró Austin impacciato, temendo che avesse cantato il suo rap, sapendo che era assolutamente orribile, e non volendo che dopo fosse preso in giro da tutti quei ragazzi.
Austin si avvicinò ad Hanna. 
"Ti prego, risparmialo, canta una schifezza ma crede di essere bravo, risparmiagli figure da niente" le bisbigliò lui, supplicandola.
Hanna restò imperterrita.
Austin tornò a sedersi accanto a Dez.
"Hanna?" chiamò Ella.
Hanna si riprese.
"Oh, sì, uhm...potremmo partire da Aria?" chiese lei, di rimando, girandosi verso Aria, che era di fianco a lei.
"Mhh..okey" fece Ella.
Austin mimò un 'grazie' ad Hanna.
Dez sbuffò.
Aria sospirò.
Di fronte a lei vi era Austin.
"Allora, Austin, obbligo o verità?" gli chiese.
"Uhm...obbligo" esordì lui, non del tutto convinto. 
Aria ci riflettè un po' sù, poi si decise:
"Ti obbligo a baciare Ally" sorrise.
D'un tratto, le guance di Ally avvamparono, solo a pensare alle labbra di Austin sulle sue...lo stomaco le si riempiva di farfalle. 
Senza accorgersene, abbozzò un sorrisino.
Non era proprio un momento...ROMANTICO, quello.
Tutti bisbigliarono un "uuuuh", mentre Ally si sentiva sempre più imbarazzata e intimidita.
Tutti battevano le mani, e li incoraggiavano a baciarsi.   
Ally si girò verso Austin, che già sorrideva.
Si avvicinarono.
DI PIÙ...
Il cuore di Ally prese a palpitare forte, sempre più forte.
DI PIÙ...
Non poteva crederci, non voleva che accadesse così. 
DI PIÙ...
Le loro labbra si incontrarono, doveva essere un semplice bacio a stampo, ma Austin schiuse un po' le labbra, per baciarla come si deve, ecco.
Ally lo voleva, ma non voleva che accadesse così, e per giunta davanti a tutti...
Non ricambiò quel bacio, si limitò a un semplice bacio a stampo.
Quando si staccarono, si guardavano ancora.
Austin aveva uno sguardo dolce, triste...
Non sapeva che Ally lo amava, ma sapeva che con un bacio ci si poteva innamorare,per cui ci era rimasto male quando Ally aveva rifiutato il suo bacio. "Dai, su" esordì Hanna "con un bacio a stampo non si prova nulla."
Peccato che, nel caso di Austin e Ally, sotto c'era qualcos'altro. 
C'era l'amore. 
Ally non sapeva che sarebbe successo qualcosa di più...ma prima, sarebbe successo qualcosa di brutto.
Ally Dawson pensò: OH CAZZO.
                                 
10 MINUTI PRIMA.
"Uhm..." farfugliò Ally, non convinta "io...vado in tenda a prendere il telefono" esordì,pensierosa e stordita, mentre si avviava veloce alla propria tenda. 
Non aveva avuto altra scelta, non aveva saputo dire di meglio. 
Voleva levarsi da quella situazione fastidiosa, voleva uscire dal cerchio.
Ad ogni modo, le premeva comunque andare a controllare il cellulare nell'eventualità di una chiamata persa da suo padre. Si sentiva veramente stupida, forse avrebbe dovuto ricambiare il bacio di Austin, ma voleva che fosse un bacio consumato da soli, dove gli unici suoni erano suoni caratteristici della natura...
Si sentiva stupida, sì, ma oramai era convinta della sua scelta. 
Amava Austin.
Punto.
Cosa dire di più? 
Voleva solamente che andasse tutto nel verso giusto.    
E in quel momento, gli unici suoni erano i vari schiamazzi dei ragazzi che squittivano tutti contenti e sghighazzavano e ridevano, mentre la canzone "Warrior" di Demi Lovato pareva esser solo un eco in lontananza, un sottofondo, come nella scena di un film.
Un sottofondo in secondo piano, mentre velocemente Ally si accigliava a far scendere la zip della tenda.
Prese il telefono nella mano, poi uscì dalla tenda, e sbloccò il telefono;
nessuna chiamata persa.
Forse avrebbe dovuto chiamarlo, suo padre.
Quanto si sentiva in colpa nei suoi confronti? 
Difficile dirlo. 
Troppo, troppo in colpa.
Sapeva che,prima o poi, avrebbe dovuto affrontare con lui una dura conversazione. 
 
8 MINUTI PRIMA.
"Hei, Ally!" Ally volse di scatto lo sguardo verso lo sconosciuto che stava urlando il suo nome, quando, in lontananza, scorse solamente una figura indistinta e nera, mentre indistinti erano anche e ancora i sottili risolini provocati da quei ragazzi e ragazze. 
"Oh, Mike" disse lei, dopo che lo sconosciuto si fu avvicinato. 
"Cosa fai?" le chiese, molto cordialmente.
"Vedo se mio padre mi ha chiamata."
"Oh, capisco..." biascicò lui.
Ally gli sorrise, facendo per andarsene.
"Hei, Ally, aspetta."
"Mh?" fece lei, girandosi, mentre era sempre più vicina agli altri ragazzi.
Poi si avvicinò a Mike, allontanandosi del tutto da quegli adolescenti. 
Li riusciva a scorgere di poco, loro non riuscivano a vedere lei. 
Era in un posto più buio.
"Ti stai...divertendo?" le chiese lui.
"Sì, molto" disse Ally sincera, allargando gli angoli della bocca e formando un dolce sorriso.
I suoi occhi, però, parevano stanchi.
"Tu?" gli chiese lei.
"Sì, mi sto...divertendo davvero tanto."
"Hai...fatto amicizia con Dez, quindi..." sibilò Ally.
Stranamente, si sentiva tesa.
"Dez...sì..." tossì "ho...uhm...fatto amicizia con lui" mormorò, girandosi per un nanomillisecondo verso gli altri.
"Uhm...grazie per aver pensato di invitarci tutti, comunque."
Certo che era proprio a corto di argomenti, Ally.
Non sapeva di che parlare con lui.  
Era simpatico, sì, ma non avevano nessun argomento...
"Mhh...figurati..." sorrise debolmente Mike, i suoi occhi brillavano nel buio.
Avevano una strana luce, quegli occhi, una luce particolare, che Ally non aveva mai visto in lui.
Sembrava VIVO, PRONTO...
Come se stesse per fare qualcosa di suo gusto. 
Sembrava avere un fuoco ardente, dentro quegli occhi...
"Torniamo dagli altri, su" ordinò Ally, avviandosi.
Ma Mike l'afferrò debolmente e dolcemente per un braccio.
E, con poca forza, riuscì nel suo intento; Ally si girò verso di lui.
"No, aspetta..."
"Cosa?" fece Ally, stranita.
Stava cominciando a preoccuparsi...
Mike la spintonó più lontano, di fianco a un albero ricco di rami nodosi e foglie di un perfetto color verde scuro...
"Devo...parlarti" disse Mike, in un suono gutturale.
"Co...cosa?" balbettò Ally, ingoiando a vuoto.
"Tu..." Mike tossì "sai...tu...tu mi piaci" concluse.
"COSA!?" gracchiò Ally, con voce roca, come avesse il singhiozzo. 
"Tu...mi piaci" le ripetè Mike.
Ally non sapeva cosa pensare.
Lei e Mike non...non si conoscevano affatto...e certo, lui era un bel ragazzo, ma quando Ally lo comparava con Austin, eh eh eh...perdeva tutta la sua bellezza, non significava più nulla.
Ma non voleva che Mike si facesse strane idee o illusioni, perció disse:
"Mike, scusa, ma...tu...non...mi piaci...mi...dispiace..." 
Non voleva fargli del male, ferirlo, spezzargli il cuore.
Ma lei ed Austin avevano già subito troppe interruzioni, come dire...c'erano già stati fin troppi equivoci, per un qualsiasi motivo Austin avrebbe potuto pensare che lei e Mike stessero insieme, perciò voleva subitamente chiudere la questione.
"No, io ti piaccio, eccome."
Ally vide spuntare sui dolci lineamenti di Mike un sorriso dannatamente sardonico, le sue labbra si schiusero in un viscido ghigno, mentre spintonava Ally contro un albero. 
"Eccome, se ti piaccio" ripeté. 
Ally Dawson pensò: OH CAZZO.
 
Era da un po' che Austin aspettava Ally.
Era andata a controllare il cellulare, ma era da un po' che non tornava. Peraltro, anche Mike se ne era andato via, e NESSUNO DEI DUE, tornava.
Era una cosa abbastanza strana.
Austin amava Ally.
E gli dispiaceva il fatto che Ally non gli credesse. 
Quando la conobbe,mai avrebbe pensato di provare un amore tanto grande...
Quell'amore fu covato piano piano, giorno per giorno...
Austin si maledì e torturò mentalmente per il comportamento che aveva attuato, per non aver mai apprezzato Ally.
Lui e Ally si conoscevano da quando erano bambini.
Quando erano diventati ragazzini, del tipo quattordici-quindici anni,Austin aveva cominciato a vedere Ally come la solita ragazza pallosa, che non se la faceva con nessuno, quella che odiava il divertimento, quella casta, quella che non aveva amici, quella che preferiva stare sui libri piuttosto che uscire la sera.
Credeva che Ally non avrebbe mai trovato qualcuno. 
Ma invece, quando lei aveva conosciuto Jason...
In lui si era formato qualcosa...
Paura, paura di perdere qualcosa che gli apparteneva.
Quando amiamo una persona, ma questi è fidanzata con un'altra, ci viene sempre un dubbio:
'Perché? Non potrò mai amarla come la ama lui.'
Austin si era posto questa interrogativo.
Poi si era reso conto di quanto Ally fosse speciale, si era reso conto che non poteva nascondere ciò che era...
Era vero, tutto vero. 
Il padre gli aveva messo strane idee in testa, ma con Ally, lui aveva trovato la sua vera natura...
E da quel momento, si era promesso che ciò che era dentro doveva essere esternato, e essere dimostrato anche al di fuori, attraverso il suo comportamento e le sue azioni.
Era cambiato in meglio.
Voleva solamente dimostrare ad Ally, che lui l'amava davvero.
Ci aveva messo tempo per capirlo, questo era vero, ma l'importante, era averlo capito.
In quel momento, era come se Austin avesse ovatta nelle orecchie...non ascoltava gli altri, ascoltava i suoi pensieri. 
E poi si domandò, di nuovo:
'Dove accidenti è finita Ally?'
Voleva anche parlarle, quindi corse subito a cercarla.
Quando si addentrò nel bosco, non credeva ai propri occhi.
 
Ally non sapeva cosa fare.
Mike le manteneva saldi i polsi, mentre con le labbra la baciava e,pian piano, viscidamente, scendeva sempre più giù...
Ally emise un gridolino, mentre arrivavano i primi singhiozzi, ma Mike si affrettò a morderle il labbro inferiore. 
"Sta' zitta stronza, ti farò godere."
Ed ecco che rispuntava il solito sorrisino da psicopatico.
Ally singhiozzava, singhiozzava, con gli occhi chiusi, subendo in silenzio quella dannata tortura.
Poi, d'un tratto, un suono sordo.
Ally non seppe esattamente cosa provò in quell'istante. 
Sollievo, felicitá, confusione...
Austin era arrivato, dando un pugno forte a Mike.
Ally aveva la camicia sbottonata, fortuna che sotto aveva la maglietta.
Austin la osservò per un istante, forse per constatare le sue condizioni.
Mike era steso a terra, il suo labbro era gonfio e rosso di sangue.
Austin si inginocchiò su di lui, sferrandogli uno,due, tre, quattro colpi...
Ally non lo fermava.
Non voleva.
Osservava la scena.
Austin continuava a ferire Mike.
Nessuno doveva toccargli Ally, tantomeno TENTARE DI STUPRARLA.
In quel momento, Austin sentì di voler bene a Jason.
Perché era meglio Jason, a quel punto. 
Avrebbe preferito che Jason avesse fatto una banale avance ad Ally, che Jason avesse tentato di farsi perdonare, che Jason facesse le stupide cose da ragazzo infatuato.
Ma violentarla, questo no.
Avrebbe difeso qualunque ragazza, ma Ally...
ALLY NO.
E la cosa sconcertante era stata Mike; Austin si sarebbe aspettato un atto simile da Jason, ma mai da Mike.
Così carino,ad invitarli lì,così indifeso...possibile che avesse finto così bene?
Ally guardava Austin, mentre si tirava le maniche della camicia con le dita, e se le mordeva, quelle maniche, le teneva sotto il naso, mentre silenziosamente, i suoi occhi tracciavano la traiettoria del viso ROTTO di Mike.   
ROTTO.
Rotto come uno specchio, che si divide, così, in tanti pezzi piccoli, DIVERSI...
"Che cazzo sta succedendo?" la sonora e squillante voce di Aria fece scendere Austin dal corpo di Mike.
Ally lo osservò per bene.
Non era messo così male, in fondo.
Austin, in quel momento, più che agire, pensava.
(ed ecco come un campeggio può essere rovinato)
(oh mio dio cosa sta succedendo OH DIO sta uccidendo mike ma forse è meglio perché)
"Ha tentato di violentarmi."
Il viso di Aria, che fino ad allora aveva vagato sul viso di suo fratello, si voltò verso Ally, si corrugò.
Si RUPPE.
Lo sguardo era inespressivo, ma Aria era 
(allarmata disgustata schifata)
preoccupata.
Il suo respiro era pesante.
Faceva fatica a respirare.
Non riusciva a crederci. 
Deglutì a vuoto. 
No, Aria non ci credeva.
Suo fratello non poteva averlo fatto.
Ma Ally non mentiva.
Quella, era la realtà dei fatti.
"An...date..." balbettò,sul punto di piangere.
Ally non attese.
Mentre Austin osservava Aria, preoccupato e confuso, Ally si allontanò velocemente.
Aveva in mente di rifugiarsi,sola, su un torrente.
Lo stesso per dove lei ed Aria erano passate quella stessa mattina per raccogliere la legna.
Non sapeva, però, che Austin aveva intenzione di seguirla.
 
Il cielo cominciava a scurirsi; varie nuvole coprivano quel cielo terso che era stato presente fino a un'ora fa, circa; gli alberi erano ricchi di foschia.
E il cielo si stava facendo brumoso.
Un sordo rancore riempiva ciò che era attorno ad Ally, il SUO livore si espandeva per tutta quella parte piccola, circondata da alberi, e che perdeva monotonia solo grazie a un piccolo torrente, la cui acqua era limpida e aveva una parvenza lucida; ad Ally sembrarono lucciole, quelle che si levavano dagli alberi.
Era uno spazio piccolo, Ally se ne stava con la testa affondata sulle proprie ginocchia, portate fino al petto, mentre le abbracciava, seduta di fronte al torrente.
E c'erano solo lei, gli alberi, il fiumacciottolo che più che fiume pareva un semplice rivolo tanto era povero e poco rifornito di sostanza, e le lucciole.
Quando Ally chiudeva gli occhi, non le sembrava di vedere il bosco, le sembrava di essere rinchiusa in una stanza, le cui pareti si avvicinavano.
DI PIÙ, DI PIÙ, DI PIÙ...
Mai.
Mai avrebbe pensato che avrebbe corso quel rischio.
Delle mani viscide e schifose che cercavano di penetrare dentro di lei e la toccavano, quelle labbra che tentavano di soffermarsi sulle parti più impensabili...
Tutto questo si era sommato, era pronto a trasformarsi in un punto di rottura, se qualcuno non fosse arrivato e avesse fermato Mike, prima che facesse di peggio...
Aveva scampato un abuso sessuale, ma ne aveva avuto un'anteprima, e non le era piaciuta affatto.
Chi ne subisce uno può essere segnato per una vita intera,e lei non potè fare a meno che immaginare cosa dovevano avere provato, le persone che...
No, meglio non pensarci. 
Pensò che doveva essere felice, perché per un pelo non era successo.
Stava per succedere, ma non era capitato così. 
Non aveva avuto la sua prima volta in quel modo schifoso.
Ma per qualcuno poteva essere anche la seconda, la terza, che importava in fondo?
Era un abuso, quando vorresti piangere e piangere, ma hai tutto dentro, quando la tua mente inizia ad adottare un comportamento alterato ed un PENSIERO, alterato.
Quando quel rapporto morboso ti porta ad impazzire, quando, dopo, non sai più fidarti di nessuno...
È una vita rovinata...
E lei doveva ringraziare, perchè STAVA per succedere, ma non ERA successo.
Era in questi momenti che apprezzava la sua vita.
Ad ogni modo, l'identità della persona che stava per abusare di lei era importante; Mike.
Che era sempre così dolce, aveva un sorriso così carino, che non faceva male nemmeno ad una mosca, che si era preso la premura di invitarli tutti lì...
Come era stato possibile? 
Non poteva aver solamente finto.
In quel caso, meritava il premio Nobel. 
E così, gli alberi attorno, il fiumicciattolo di fronte, le lucciole tutto intorno, l'erba sotto, il cielo sopra, e il livore che occupava quel piccolo posto, erano le uniche cose che Ally sentiva o vedeva.
Provava rancore, sì.
Rabbia, rancore.
Singhiozzava.
Un abusato può sentirsi vergognoso, spesso sente la morbosa necessità di ripulirsi, quando a commettere il reato
(lo schifo)
non è stato lui.  
Un abusato si sente SPORCO, sente di essersi macchiato di un qualcosa, perchè è stato LACERATO DALL'INTERNO.
'Non c'è nessuno qui, nessuno che possa capirmi, o perlomeno compatirmi, nessuno che possa aiutarmi, nessuno che possa consigliarmi, nessuno che abbia un minimo di umanità. Sono in questo schifo di mondo, e se non prendo parte a quello schifo, sarò sempre io, l'emarginata. Non sono diversa, ma questa gente tutta ammassata e uguale mi fa sembrare così. Al mondo non ci starò mai veramente bene, solo perché l'universo mi ha donato un cuore, un cervello, un po' di umanità.'
Austin aveva seguito Ally per un torrente che presentava su di esso, tutte sparpagliate, delle pietre.
E si era avvicinato, aveva spostato i rami nodosi dei brumosi alberi ed aveva visto Ally; così sola, così indifesa, così fragile, così perfettamente sbagliata e così dannatamente giusta. 
Nessuno è perfetto,e questa era la definizione migliore che Austin riusciva a dare di Ally.
"Stai bene?" le chiese, appena dietro di lei.
Ally non pensò; lasciò che fosse il suo cuore a parlare. 
Volse il capo verso Austin.
"Se vieni qui e mi abbracci,sì."
Si sedette di fianco a lei,la quale volse il capo in direzione di Austin.    
Lui, senza proferire parola, la accolse in un caloroso abbraccio.
Ally teneva la testa sul petto di Austin, mentre lui le carezzava debolmente i capelli.
"Mi ami, Austin?" chiese lei, fissando il torrente di fronte a sè, mentre nell'aria aleggiava un sordo silenzio.
La domanda più stupida del mondo, quella.
Ormai sapeva la risposta.
Ma voleva domandarglielo lo stesso.
"Se noi non ci fossimo mai incontrati e io ti vedessi oggi per la prima volta mi innamorerei di te, ancora."
Bastò questo per far sciogliere Ally.
"Ecco, ora mi hai" disse lei, voltandosi e guardando gli occhi brillanti di Austin.
Brillavano come uno smeraldo...
"Non è...per soddisfazione personale...lo sai..." balbettò lui.
"Lo so" sorrise debolmente lei.
Austin le sorrise, di rimando.
"Possibile che tra 7 milioni di sorrisi il tuo mi sembra sempre il più bello?" gli chiese d'un tratto lei, sorridendogli.
Con lui si sentiva sempre meglio.
Aveva bisogno del suo amore.
"Noi ci siamo scelti, Ally. Siamo una cosa sola, e nessuno potrà mai cambiare questo."
'IO NON POSSO PROMETTERTI CHE TI SALVERÒ, MA GIURO, PUOI STARE SICURA CHE CI PROVERÒ. SONO UN PERDENTE, E TU SEI TUTTO QUELLO CHE HO. QUALUNQUE COSA SUCCEDA NON AVERE PAURA, IO CI SARÒ.'
Con un gesto,Austin fece capire ad Ally di sedersi sopra di lui, e lei lo fece, sedendosi sulle sue gambe.
Strinse le sue braccia dietro il collo del biondo, avvicinandosi.
Le loro labbra erano a poca distanza, i loro respiri si mischiavano insieme.
Austin respirava a fatica, la desidarava.
Ally poggiò delicatamente le sue labbra sopra quelle di Austin,affondando le sue dita nei suoi capelli.
Il biondo la strinse di più a sè.
Cominciarono a baciarsi, lentamente e dolcemente.
Ally sentiva di nuovo il suo sapore, dopo tanto tempo, e sapeva che Austin ora era solo suo, sapeva che Austin era un ragazzo fantastico e voleva solamente stare con lui, sempre con lui.
Cominciarono a baciarsi con più foga, mentre schiudevano le labbra e le loro lingue si univano. 
Ally non avrebbe mai pensato di baciare così un ragazzo.
Già, UN RAGAZZO.
Ma Austin era diverso, Austin non era un semplice ragazzo.
Austin era il SUO ragazzo, Austin era Austin, e con lui si sentiva protetta, sentiva di poter far tutto. 
Con lui si sentiva amata.
E amare è bello, ma essere amati è stupendo.
Quando si staccarono, Ally era ancora sopra di Austin, pareva più alta di lui, adesso, i suoi morbidi capelli cadevano sul viso del biondo.
Si baciarono di nuovo, e quel bacio fu uguale al precedente. 
"Ti amo..." le sussurrò Austin all'orecchio, con fatica.
Il suo respiro caldo sul collo di Ally era qualcosa di fantastico. 
Austin poggiò la sua testa nell'incavo del collo di Ally, cominciando a baciarlo lentamente e con dolcezza. 
Poi affondò completamente la testa nel collo della castana, respirando il suo profumo.
"Credevo che dire queste due paroline fosse semplice" rise debolmente Austin "perché le diciamo così spesso. Ad esempio ai nostri amici, per scherzare. Quante volte diciamo 'ti amo'? Tante. E lo diciamo con facilità. Ma sai, Ally, quando ami realmente una persona, sei improvvisamente colto dalla veridicità e dal senso che ha questa frase, ti rendi conto che ha un grande significato solo quando la dici alla persona che ami davvero, e ti viene difficile esternare questa frase perché sai che con essa stai dichiarando tutto il tuo amore con pura sincerità, e ora mi sento libero, perché so che con queste parole tu capirai cosa provo davvero per te, perchè il 'ti amo' ha un grandissimo significato, e l'ho scoperto solo adesso."
"Ti amo anche io, Austin.." gli sussurrò lei, finalmente, mentre Austin alzava la testa e continuava a baciarla. 
"Posso chiederti una cosa, Ally?"
"Solo una" ammonì lei.
Non voleva sprecare il loro tempo con le parole.
"Io ti amo, e ti amavo anche per il tuo modo di essere. Perché riuscivi ad essere te stessa. Ora che sei cambiata, mi dici cosa ci hai guadagnato? Sei...cambiata in peggio, secondo me. Volevi fare colpo su Jason? Perché se l'hai fatto per me, sappi che io amo la dolce Ally di una volta, che c'è ancora."
"Sono cambiata perché mi avevi cambiata, Austin. Perché credevo che essendo timida non ci avrei guadagnato niente..."
"Allora sappi, che se ritorni quella che eri prima, guadagnerai me. Ti amo anche così, ti amo in qualunque modo, ma so cosa sei veramente, e so che non riuscire ad essere sè stessi fa male."
"Cazzo, Austin. Sei tutto ciò che ho, non so ancora cosa ho fatto per meritarmi te, e sì, sì sto male, ma con te dimentico tutto. E...non mi interessa più di niente. Baciami" gli ordinò Ally.
Non voleva davvero sprecare il loro tempo, voleva amarlo.
Punto e stop.
Basta parole. 
Qualche volta bisogna sfuggire ai consigli sensati, e lasciarsi guidare dal cuore...
Continuarono a baciarsi, dolcemente e con amore, mentre intorno a loro i suoni e i colori diventavano più vivi, più accesi, più intensi, mentre il dolore lasciava spazio all'amore, che si disperdeva in quella notte, improvvisamente, ritornata ricca di stelle...
 
"Mi dici cosa ti è preso!?" gridava Aria in preda all'ira più terribile e impensabile.
Non poteva credere a ciò che il fratello aveva fatto.
"Aria..." balbettava lui.
Erano ancora in quella parte del bosco. 
"NON BALBETTARE NULLA, CAZZO! HAI TENTATO DI STUPRARE ALLY, MI STAI PRENDENDO IN GIRO MIKE!? NON HAI SCUSANTI, NON POSSO CREDERE A CIÒ CHE HAI COMBINATO!"
Aria era inesorabilmente iraconda.
Odiava comportarsi in quel modo, ma ciò che Mike aveva fatto quella notte era diversa da ciò che aveva fatto quella mattina.
Aria l'aveva pestato, ma era per scherzo.
Ci era rimasta male.
Ma ora era...era sconcertata...
Non poteva crederci.
Punto. 
"Aria, ascolt..."
Mike fu subito interrotto da Aria.
"NO IO NON TI ASCOLTO, ASCOLTA TU ME! SPIEGAMI PERCHÉ PRIMA FAI TANTO IL FRATELLINO DOLCE E PREMUROSO E POI..."
"ARIA IO NON ME LO RICORDO!"
Aria si zittì.
Restò lì, impalata e imperterrita, mentre FISSAVA il volto di Mike.
Fortunatamente, non era così combinato male.
Ma il suo volto...pareva così sincero, così innocente, così sorpreso...
"Co...cosa?" gli chiese Aria balbettando, in tono più calmo.
"Aria. Cosa ho fatto esattamente?"
Aria conosceva suo fratello.
Non stava mentendo.
Non se lo ricordava.
'La pazzia è solo l'estensione dall'ordinario. 
Voglio dire, vari disturbi mentali vengono diagnosticati poiché comportano lavarsi le mani, essere timidi, cose così. 
Questo per dire che lavarsi le mani ed essere timidi non significa essere PAZZI, perché sono cose che tutti facciamo e atteggiamenti che tutti adottiamo.
Il disturbo sorge quando ci laviamo TROPPE VOLTE le mani, il TRIPLO di come fanno le persone normali. 
Il disturbo sorge quando siamo TROPPO timidi e preferiamo evitare piuttosto che essere delusi.
Ecco, la pazzia è la normalità, una dimensione storta e alterata della normalità.
Così, viene facili ai pazzi fingere di essere normali e confondersi con la massa...'
 
"Ragazzi..." sussurrò Aria. Ally e Austin erano stesi sull'erba, a guardare le stelle, mentre si tenevano la mano e ammiravano il cielo.
Si girarono di scatto.
"Aria..." mormorò debolmente Ally, alzandosi dell'erba.         
Si sentiva stranamente forte.
Forse perché lei e Austin erano una sola cosa, e ora che lei aveva risolto tutto con lui e stavano assieme e si erano dichiarati il loro amore, lei sapeva di poter sempre contare su di lui.
Erano forti, assieme.
Ora non era più sola.
"Ally...io...ascolta...ah....mi dispiace tanto per...ciò che ha fatto Mike. Non prendertela con me, te ne prego" pianse Aria "lui...lui non se ne ricorda nemmeno, e giuro che non sta mentendo. Vi prego, me la vedrò io, ma non fatene parola. Ally, giuro che MAI succederà più, ma non dirlo ad Ella, ti scongiuro. Riguardo alle ferite di Mike le ho dato una scusa, e fortunatamente ci è cascata. Ally, ti prego perdonami, Ally..."
Ally si avvicinò ad Aria:
"Non dirò nulla, Aria. Non preoccuparti, so che non è colpa tua. Ma ti SCONGIURO, cerca...cerca di tenerlo...a bada" ingoiò a vuoto.
Poi si allontanò con Austin. 
Non tornò dagli altri. 
Non parlò con Trish.
Non volle sapere più niente. 
Quella era stata una giornata intensa, ne erano successe di tutti i colori.
Sia cose brutte che cose belle.
Bellissime...
Prima di addormentarsi pensò ad Austin...ma pochissimo...perché, dopo un po', cadde in un sonno profondo.
Con un sorriso da rincoglionita.
Eh,l'amore fa questo effetto.
È come una droga, crea dipendenza.
PERCHÉ LE COSE CATTIVE SI SUPERANO, LE COSE BELLE HANNO SEMPRE LA MEGLIO.
AUSLLY FOREVER♥
 
Pov.A
Io sono qui con loro.
Loro non lo sanno, ma io sono qui con loro. Io sono SEMPRE, con loro.
Perché ho bisogno di spiarli, sempre.
Credono di essersi liberati di me.
Ingenui.
Troppe cose sono successe, alcune inaspettate.
QUELLO NON DOVEVA SUCCEDERE, QUELLO NON ERA NEI PIANI, PERCHÈ NON DOVEVA ANDARE COSÌ.    
Loro non lo sanno, ma io lo so.
So cosa sta per succedere.
Questa storia sta per giungere al termine, E FINIRÀ A MODO MIO.
 
'Cosa posso,io,dire di più? Davvero, sono a corto di parole. Di miti sull'amore ve ne sono tanti,così tanti...
Tante sono le persone che parlano dell'amore. E come faccio, io, a differenziarmi dalla massa? Come posso dire qualcosa di diverso? Come posso fare perché il mio personale mito sull'amore non venga sfatato, non si amalgami agli altri e non resti una piccola particella in un mare di ignoranza? Si legge tanto, sull'amore. Ma ciò che è visto dagli occhi non sempre è anche visto dal cervello. Si legge tanto, sull'amore, ma non ne comprendiamo mai il significato. 
Cos'è l'amore? Ognuno ha la propria opinione, il proprio riferimento.
Cos'è l'amore? Nessuno può capirlo davvero, finchè non lo prova sulla propria pelle e nel proprio cuore.
E anche quella persona, in quel momento, avrá tanto da dire, ma non dirà nulla; perché non sa come esprimere, in parole differenti, cosa prova.
Solo chi ama sa cosa significa l'amore, ma lo terrà per sè, sapendolo esprimere solo con il proprio innamorato.
Sono solo un'incompetente,io, una novellina, le poesie non le so scrivere.
Ma mi lascio guidare da un cuore malato, e scrivo, sperando che le mie parole possano avere un qualunque significato.'

ANGOLO DELLE AUTRICI:
*si asciuga il sudore* Oh mio Dio. Questo capitolo è il triplo del normale o.o Premetto che questa storia è inventata da due persone, ma scritta solo da me. Ragazze, mi sono uccisa, giuro. Allora, le parole o frasi scritte in maiuscolo dovrebbero andare in corsivo, e io l'ho fatto 4 volte e si è cancellato, cioè scusate ma poi mi sono sciocciata, eh.
Comunque non ho potuto rileggerlo, se ci sono errori potete tranquillamente dirlo nelle recensioni.
Spero che il capitolo vi piaccia, volevo ringraziare le 6 ragazze che hanno recensito nello scorso capitolo, non posso citarvi e vi dico semplicemente grazie di cuore♥
Vado davvero di fretta, per cui, niente...lasciate una recensione?
Se vi vá a noi farebbe piacere♥
Eh ragazze, la storia sta giungendo al termine!
Tra poco si scoprirà chi è A, voi avete qualche idea?
Comunque, vi è piaciuto l'Auslly?
Spero che non vi abbia fatto schifo, davvero.
Ma in fondo qui nessuno è professionista, giusto?
Pian piano si impara xD
Spero che la fine non vi risulti troppo affrettata :(
Ditemi che ne pensate, tutto, come già detto se ci sono errori non abbiate paura a esporli :D
Boh, niente...vi ringrazio per chi recensisce o mette la storia tra le preferite, vi mando un bacione ragazze, siete tutte fantastiche, davvero!
Alla prossima bellissime♥

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** avviso..chiedo perdono ***


Avviso.
Non so davvero come iniziare. 
No, seriamente.
Allora, mh...non so che dirvi veramente,prima di tutto sono stupida perché sto qui a scrivere uno stupido avviso piuttosto che un capitolo.
Sono stupida perché amo scrivere e perché non riesco a scrivere un accidente.
Sono stupida perché mi lagno.
Ma che bella cosa, davvero.
Okey, prima di dirvi ciò che voglio dirvi, anche se penso si sia capito, volevo ringraziare le ragazze che mi seguono, veramente grazie.
Ho bisogno di un confronto con voi, e non tra un mese.
Colgo l'occasione per ringraziare maggiormente Angelauri per la recensione
scritta nello scorso capitolo.
Grazie di farmi sentire fiera, di leggere questa storia e...di sopportarmi.
Okey, uhm...
ragazze, la storia è difficile e con il casino che ho in testa le cose peggiorano.
In due settimane ammetto di aver scritto poco del prossimo capitolo, e non mi
convince.
Non vorrei rendere la storia banale, per cui sono qui per dirvi che aggiornerò non proprio presto, ma vi prego non abbandonatemi.
Non sarà per un anno e la storia non terminerà qui, ma sapete è difficile,
perché 'sta storia è lunga e c'è tanto da scrivere e io vorrei tanto andare subito al punto ma non posso.
Voglio scrivere, ma non lo so...ceh, è come se avessi troppa fretta e scrivo male...è come se avessi troppa fretta, troppa voglia e troppo bisogno di andare avanti...cioè, seriamente mi sento un po' strana in questo periodo, per cui volevo scrivervi questo 'coso' prima di pubblicare il prossimo capitolo
perché come già accennato ho bisogno di un confronto con voi perché vi adoro, siete ragazze gentilissime.
Lo so che sono una lagna, infatti penserete:
"Ma questa ha sempre blocchi? Per scrivere una stupida storia che non è un romanzo ma la sua prima storiella si fa questi complessi e noi dobbiamo
sempre compiatirla?"
Se lo pensate avete ragione, lo penso anch'io. 
Sto avendo anche problemi a sentire la mia migliore amica -con la quale organizzo questa storia- perché non viviamo vicine, per colpa della scuola non possiamo vederci tanto spesso e a lei internet vá e viene. 
Più che altro ho scritto questo "coso" perché come già detto-per la terza volta- avevo bisogno di interagire con voi, perché diciamocelo, in questo fandom siamo sempre le stesse, siamo una famiglia, diciamo così. 
La storia comunque sta per volgere al termine, però allo stesso tempo durerá ancora tanto.
Cioè, no, okey, mi spiego meglio.
Sta giungendo al termine, sì, ma non dirò subito: "A è...ecc.ecc.."
Comunque ci saranno tante descrizioni da fare, e dopo il capitolo 24 è come se mi fossi ammosciata,-bell'aggettivo-spenta, ma che cazz ç.ç
Ad ogni modo, credo ci saranno ancora pochi capitoli, siamo arrivate a 100 recensioni-dopo anni xD- e siamo nelle storie più popolari, anche se giù, giù, giù...
Oh (?), è la prima storia.
Con calma.
Okey, se vi descrivessi ciò che ho,credo che non capireste e mi prendereste per cretina perché la penso anch'io così AHAHAHAHA
Vabbè, per ricambiarvi chiedete QUALSIASI cosa -intendo anticipazione- e io ve lo dirò :)
O qualche domanda sulla storia, boh 
Intanto mi diletto un po' a recensire xP
Scusate veramente per questa scemitá, perdonatemi, ma non sto passando un bel periodo, ho veramente fretta di andare avanti, non mi sento me stessa e sento che il posto in cui sto non mi appartiene...
probabilmente non ne provate di queste emozioni, ma giuro che sono
asfissianti.
Okey, dato che non recensiranno in tanti e vi scoccierete e io mi vergognerò,xD, boh...volevo solo dirvi questo.
Lo dico per la quarta volta, mi fa piacere interagire con voi.
Scusate ancora per questo coso stupido dedicato a chi segue la storia.
La mia peggior paura è restare sola, vi prego non mi attaccate.
Non so perché dovreste farlo, ma non lo fate xD
Ma poi, ceh...io voglio scrivere, ma poi rimango delusa da ciò che ho scritto. 
Ecco cosa c'è che non va-la scema l'ha capito adesso-:Ciò che non va è che per la fretta di andare avanti non faccio bene le cose, ma questa monotonia assurda mi uccide, miliardi di persone al mondo e io mi sento sola.
Ma che ho di sbagliato!?
Boh.
L'adolescenza?
Chi mi capisce è bravo.
Sono tutta scema, che devo fare xD
Perdonatemi.
Forse il prossimo capitolo non verrà nemmeno tanto tardi, ma sentivo di
dover scrivere una cosa del genere e di esternarla :)
Di scusarmi e di giustificarmi.
Non mi aspetto tanto, tranquille.
Vi ringrazio sempre, davvero grazie per seguire la storia e sopportare un'autrice un po' schizofrenica.
Scherzo ovviamente eh e.e
xD
Sciao belle, ve amoooooooo
No vabbe qualcuno che mi prenota uno psichiatra? 
Okey, bando alle ciance, mi levo dalle scatoline xD
Sciauuuuuuuu♥
Ah e non ve l'ho detto?
Vi voglio tanto bene! :D


 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 25-Bambole e verità ***


Capitolo 25-Bambole e verità.
 
Ally era in camera sua.
Era pigramente stesa sul letto, le palpebre erano pesanti e le mani erano giunte sul petto.
Il soffitto era bianco, spoglio, di una semplicità disarmante.
Il suo cuore batteva a mille.
Erano le dieci di mattina.
Ancora presto.
Era tornata a casa verso le otto di mattina.
Molto presto. 
Durante tutto il lasso di tempo in cui la truppa si era avviata a casa, giù dalla montagna, Ally aveva tenuta salda la mano di Austin nella sua.
Non riusciva nemmeno a tenerla, perchè già questo le procurava tutto un brivido lungo la schiena.
Ancora non credeva a ciò che aveva combinato Mike.
Ma il centro dei suoi pensieri era ancora Austin.
Ally pensò che la sua vita era così: Non succedeva mai nulla, e poi tutto assieme.
Ora era davvero frastornata, ma stranamente calma.
Si dice che quando un sogno ha così tanti ostacoli significa che è quello giusto.
Ally si era aggrappata a questa convinzione per così tanto tempo, forse per illudersi che l'irreale sarebbe divenuto reale;
Lei si era sentita irreale, per gran parte della sua vita.
Si era sentita irreale e si era sentita fuori dal suo corpo, come fosse una spettatrice passiva di tutto ciò che le accadeva. 
E lei aveva creduto, in Austin.
Per lei, lui era come un sogno.
Non aveva mai pianto per lui, certo.
Capitò solo una sera.
Anzi, una notte. 
Una notte, in camera sua.
Pianse, pianse a dirotto...lei non era solita piangere, ma quella notte aveva pianto...si era liberata...ne aveva avuto bisogno...
Ma sapete qual'è la realtà? 
La realtà è che se crediamo davvero in qualcosa succederà, se un sogno è quello giusto allora si avvererá;
Se noi amiamo una persona, lei verrà.
Verrà. 
Verrà...
Dobbiamo solo imparare ad amare...
E questo può accadere a tante coppie, anche che non siano Austin ed Ally.
Ally lo amava, lo amava davvero, Ally SAPEVA amare.
E ora era felice.
E lo meritava.
Volse il capo verso destra, dove vi era una finestra.
Si alzò lentamente, e vi guardò fuori;
il cielo cominciava a scurirsi, tutto era grigio, un profumo di umido imperversava nel cielo; lei non poteva sentirlo, ma c'era: cominciava a piovigginare.
'Che noia questo tempo' pensò Ally.
In effetti, a Rosewood il tempo era sempre imprevedibile. 
Sbuffò, annoiata.
Mentre guardava ancora fuori dalla finestra, si ricordò di ciò che le aveva detto Austin riguardo al suo cambiamento.
Oramai, Ally si era resa conto che non era davvero necessario, si era resa conto, quella mattina stessa, che trucco e vestiti eccessivi non l'avrebbero fatta sentire meglio.
Non era troppo tardi per ritornare quella di una volta, non è mai troppo tardi, e lei si rese conto che alla fine, nemmeno cambiando si era sentita meglio.
Ora, voleva solamente essere sè stessa al meglio.
D'un tratto, un rumore sordo e piatto attraversò la stanza.
Ally si avviò alla porta, indugiò sul pomello e poi aprì:
Era suo padre.
"Ciao, papá" esordì Ally, tentando di sembrare tranquilla. 
"Posso parlarti?" gli chiese gentilmente il padre.
"Certo" sorrise lei.
Si sedettero entrambi sul letto di Ally. 
"Com'è andato il campeggio?" fece lui, un po' nervoso.
Ally guardò in basso.
"Uhm..bene..." mormorò, con un po' di riluttanza.  
Era nervosa.
"Cosa...avete fatto?" gli chiese il padre, titubante.
Ally amava parlare con suo padre, e ora si era perso tutto.
Ma Ally odiava gli equivoci, per cui, si ricompose subito, guardando Lester fisso negli occhi.
"Ascolta papà, sto passando un periodo difficile. Credo sia l'adolescenza, non lo so. Ma è un periodo difficile, e mi dispiace che tu pensi che io non ti voglia bene, perchè so che lo pensi. Ma papà, io ti voglio un bene dell'anima, e so che ora sei arrabbiato con me, ma giuro che son sempre la stessa Ally, quella di sempre. E so anche che ti stai chiedendo perché io sia cambiata da così a così, e ora ti dirò la verità. Non ti dirò tutto, perchè non posso, me la sto cavando da sola, ma giuro papà che di me...di me ti puoi fidare. Ti voglio troppo bene per poter sopportare il tuo odio nei miei confronti, ti scongiuro papà, perdonami" esordì Ally, tutto d'un fiato,e compiendo vari gesti con le mani per farsi capire meglio.  
Sembrava che a Lester stesse scendendo qualche lacrimuccia di commozione.
"Ohw, Ally" mormorò, per poi abbracciare calorosamente sua figlia.
"Io non ti odio, Ally. È solo che...essendo tuo padre, vedi...mi sono sentito in colpa...ho pensato 'ma cosa ho sbagliato?' e..." fece Lester, poi interrotto da Ally. "Papà, papá tu non hai fatto nulla. Sono cose mie, davvero. Voglio che chiariamo, perchè non posso sopportare gli equivoci. Tu sei un papà fin troppo fantastico, e io ti ringrazio per questo."
Lester la strinse ancora di più a sé. 
"Oh, tesoro mio" fece, mentre Ally lo stringeva a sua volta.
Provava un grandissimo affetto verso suo padre, lui era fantastico, era simpatico e la aiutava sempre.
Quando si staccarono dall'abbraccio, Ally sussurrò:
"Quindi, uhm...tutto come prima? Non voglio essere litigata con te."
"Certo tesoro" le sorrise Lester.
Si abbracciarono di nuovo, per meno tempo.
"Allora" fece Lester calorosamente "ti vá di raccontarmi cos'è successo, come eri solita fare?"
Ally si sistemò sul letto, con sguardo sognante.
"Alloooooora" iniziò, prolungando tutte le 'o' e abbracciando un cuscino.
"Sto con Austin, AAAAAAAAH!" gridò.
Era felicissima di stare con Austin, e felicissima di avere un rapporto così bello col padre da potergli liberamente parlare di ragazzi.
"Uh, menomale" sospirò il padre, passandosi scherzosamente una mano sulla fronte "Jack non mi piaceva proprio!"
"Era Jason, papá!" rise Ally.
"Beh, fa lo stesso!"
Risero entrambi, ma poi Lester si fece serio.
"Come hai capito che Jason non era fatto per te?" le chiese. 
Ally ci riflettè su' per un po'.
"Beh, l'ho semplicemente capito. E ho capito che è Austin quello veramente fatto per me" sorrise Ally.
"Sapevo avresti scelto bene."
"Sì papà, devi fidarti di me, guarda che sto diventando matura eh" scherzò Ally.
"Lo so, è così" le disse il padre, seriamente.
"Sono fiero di te, Ally" continuò "ma dimmi, com'è che sei cambiata così?" gli chiese.
Ally gli raccontò tutto.
Beh, non proprio tutto, tralasciò A, ad esempio, assicurandogli nel corso della 'parlantina' che gli avrebbe detto di più in seguito, ma che lui avrebbe dovuto fidarsi di lei, e lui glielo promise.
Dopo, Ally gli fece una strana domanda, di cui era impaziente di sentire la risposta:
"Ascolta papà, posso chiederti una cosa?"
"Dimmi."
"Ma chi fa le cose e se le dimentica, cos'ha?"chiese curiosa. 
Lester sospirò rumorosamente, segno che ci stava pensando su'.
Si sistemò sul letto.
"Allora, se stai parlando di un anziano..."
"Niente Alzheimer, papá."
"Oh, okkey, allora, beh...possono esserci varie cose. Non so, forse...è qualcosa che riguarda il quadro psicologico?"
Ally si incuriosì ancor di più. 
"Continua..." lo incalzò.
"Raccontami di più, forse posso aiutarti."
"Uhm, questa PERSONA,
(no scherzo intendevo QUESTO CRETINO)
ha una personalità ben definita, ma gli è successo che,ecco..." Ally non sapeva proprio come spiegarlo "che Dopo, oltre a dimenticare ciò che aveva fatto, ecco...quello che aveva fatto era qualcoSa di diverso dal solito,coMe fosse stata un'altra persona."
"Oh."
E quella semplice sillaba era stata pronunciata in modo così secco e asciutto... come se Ally gli avesse appena detto "papà, ho ammazzato una persona."
"Papà?" si accinse Ally.
"E se fosse personalità multipla? Queste cose non sono sempre evidenti,sai? Ci sono persone che sanno anche nasconderlo bene. È un disturbo molto raro e complicato da capire e da definire" fece Lester.
"Oh..." mormorò Ally.
Dio.
Si sentiva sbalordita.
Oh cazzo.
Doveva saperne di più. 
"Ma dimmi, Ally" chiese Lester "di chi stiamo parlando?"
Oh, cazzo.
Di chi stavano parlando esattamente?
 
Aria, Spencer, Hanna ed Emily erano al locale. 
Erano arrivate presto a casa dal campeggio, a loro era bastata una doccia veloce e poi di nuovo insieme: Aria aveva detto loro che doveva parlargli, urgentemente. "Aria?" chiamò Hanna, in un lieve sospiro, mentre giocherellava con la cannuccia nel bicchiere contenente pepsi cola.
Erano tutte, come sempre, sedute al bancone.
"Già Aria, ci hai mandato un SOS, siamo preoccupate. Sputa il rospo, dai" la sollecitò Spencer.
Anche Aria giocherellava con la sua cannuccia.    
Bevve un sorso di aranciata, poi guardò le altre, col suo solito broncio.
Sbuffò rumorosamente, fissando per terra. 
"Aria, ci stiamo preoccupando" mormorò Emily, ansiosa come sempre.
Aria le fissò negli occhi, una ad una, con gli occhi lucidi.
"Mike..." mormorò. 
"Senti" fece Hanna "se riguarda Noel stai tranquilla, perché..."
Hanna fu repentinamente interrotta da Aria, che mosse velocemente la mano in segno di negazione.
"No, no, no" fece.
Fuori, il tempo si faceva più scuro, le nuvole erano vicine.
Si stavano avvicinando sempre più al cielo, limpido.
E quel cielo limpido, in quel momento, inaspettatamente, stava diventando oscuro. 
"Ragazze, non so...come spiegarlo..." sussurrò Aria, riluttante a raccontare di quell'...orrore.
"Comincia dall'inizio" la incalzò Hanna con un sorriso caloroso.
Aria si sistemò a sedere.
Aveva la gola secca.
Bevve altri due, tre sorsi di aranciata, per poi iniziare a raccontare:
"Sapete, ieri, al campeggio. È successa una cosa...Mike...ha tentato di...VIOLENTARE Ally."
Hanna, che stava bevendo, tentò disperatamente di astenersi dallo sputare sul bancone tutta la cola. 
Menomale che ci riuscì.
"OH CAZZO!" Imprecò urlando.
"HANNA!" gridò Spencer.
Emily restava con la sua solita espressione ad 'o'.
Aria prese a mordersi nervosamente il labbro inferiore.
"Ragazze, se vi ricomponete spiego meglio" disse.
Hanna tossì.
"Certo, sì..."
Doveva ammetterlo, un po' allibita lo era.
"Mike non è un cattivo ragazzo, e non lo è mai stato. Non lo dico solo perché è mio fratello. C'è stato un periodo in cui era in crisi, anche per via del fatto che papà avesse tradito la mamma. Mike è stato sempre un po' strano. Ma quando ho visto, io ho visto...e ho saputo..." tentava di raccontare Aria, ma i singhiozzi che cercava di reprimere le impedivano di farlo per bene.
"Ha tentato di stuprare Ally, e lui non ha mai avuto QUESTO ATTEGGIAMENTO. E la cosa più sconcertante è che non se lo ricordava! E stamattina è tornato ad essere il ragazzo scontroso di sempre, non premuroso, e non stupratore!"
"Oh..." mormorò Spencer.
"Ascoltate, so che è una cosa strana, e so che siete allibite, ma non so davvero che fare, cazzo!" inveì Aria.
"Non l'ho detto a nostra madre" continuò "ma cosa dovrei fare!?"
"Ascolta Aria" le disse Hanna "la cosa migliore sarebbe parlarne con tua madre, o potresti anche non farlo, ciò che intendo è...la cosa più importante è capire cos'abbia" esordì.
"A me farebbe paura una persona così..." sussurrò Spencer "forse...dovresti parlarne meglio con lui...oppure dovresti capire da sola cos'ha..." sogghignò.
"Ditemi che mi aiuterete, vi PREGO" implorò Aria, disperata.
"Oh certo, certo che ti aiuteremo, Aria!" le disse Hanna.
"E vedrai che capiremo cos'ha" aggiunse Spencer.
"Emily?" chiamò Hanna.
"Secondo voi, A e l'assassino di Alison son la stessa persona?" se ne uscì Emily.
"Ma...Emily!" fece Hanna.
"Sì, sì lo so che stiamo parlando di tutt'altro argomento. È solo che, ho un brutto presentimento..."
"Em ha ragione...questo grande interroggativo rimarrà sempre..." fece Spencer.
Tutte guardarono assorte il pavimento. 
Ognuna pensava a cose diverse, pareva che nessuna di loro avesse voglia di esternare tutto ciò che aveva dentro, perchè era come se ognuna sapesse che tutto sarebbe venuto di per sé...qualcuno in particolare...ma non lo sapeva...
ALISON.
Alison era lì. 
Era ferma, in un tavolo. 
Aria fu quella che si accorse per prima della sua presenza.
Poi Alison si alzò, avviandosi verso di loro.
Alla fine era Courtney, ma chiamamola Alison.
Aveva un viso distrutto, gli occhi erano gonfi come se avesse pianto per un tempo relativamente lungo, era senza trucco e guardava fisso per terra un punto indefinito.
Aria diede varie pacche sulla spalla di Spencer, che era vicina a lei, mentre fissava ancora Alison, la quale non aveva però visto loro.
"Quella è Alison!?" strillò Spencer con gli occhi sgranati, mentre fissava imperterrita la figura distrutta di Alison.
"COURTNEY" la corresse scherzosamente Hanna.
Spencer rise.
"Ma dai, su! Courtney o Alison, parliamo sempre di quella stronza lì" esordì.
Poi Alison alzò il capo, accorgendosi di loro.
Le ragazze notarono che stava piangendo.
"Ragazze!" gridò Alison, avviandosi verso di loro.
Le ragazze la odiavano, sì, ma combinata in quella maniera,provavano più pena che odio. 
"Uhm..Alison.." mormorò Hanna.
'Ma cosa vuole ora questa da noi?' pensò. 
E tutte quante lo pensavano.
Perché, dopo ciò che era successo al campeggio, credevano che Alison avesse capito il concetto di esci-definitivamente-dalla-nostra-VITA.
E invece pareva che quel concetto le fosse entrato per un orecchio e uscito dall'altro. 
"Che vuoi?" disse Aria.
"Vi prego, ascoltatemi, ho solo voi!" cominciò Alison.
Era talmente disperata, ma talmente disperata, che chiedeva pena ad Aria, Spencer, Emily ed Hanna.
Le stesse ragazze che aveva trattato male.
Le stesse ragazze che aveva fatto soffrire.
Quelle stesse ragazze, quelle che lei pretendeva fossero LORO, a pregare ai suoi piedi, ora stavano assistendo alla dimostrazione di quanta dignità Alison avesse perso in quel periodo.
Piangeva.
Ma nessuno sapeva che, in realtà, la lezione doveva ancora impararla.
Le ragazze si intenerirono, per un attimo, ma poi, si ricredettero.
Perché, dato che le ragazze stavano per mandarla a quel paese di nuovo,e Alison aveva notato che non volevano aiutarla,disse, spudoratamente:
"Voi senza di me non siete niente, ricordatelo."
Si credeva ancora la padrona di tutto e di tutti.
Le ragazze si girarono, continuando a sorseggiare dai propri bicchieri. 
"MIA MADRE È MORTA!" se ne uscì d'un tratto Alison.
"Ch...che?" farfugliò Emily.
Può sembrare strano, ma Alison era triste anche per il fatto che Austin avesse preferito quella...ALLY, e non lei.
"Non mi telefonava, e nè rispondeva al cellulare,perché era già stata sepolta viva! Quando sono tornata a casa lei non c'era, non la sentivo per troppo tempo e ho ricevuto un messaggio che mi diceva di scavare, e mi sono ritrovata il suo cadavere, cazzo!" pianse Alison "e per giunta, Austin preferisce quella castana a me!" continuò. 
"Oh per favore. Austin è uno dei tanti!" gridò Aria, la quale, subito dopo, si sentì terribilmente in colpa. 
Le era morta la madre, ma aveva affermato quella frase poiché aveva pensato al fatto che Alison fosse stata anche con Ezra, l'uomo che lei amava, e si era arrabbiata talmente tanto da non essere riuscita ad astenersi dal cacciare quella frase.
"Ora...ora con chi vivrai?" balbettò Emily, l'unica che, nonostante tutto, tentava di essere gentile.
"I miei genitori sono divorziati, mio padre si è trasferito nel Maine, e ora è obbligato a tornare qui" fece Alison, con più calma.
Le era morta la madre, cazzo.
Fu così che le liars tentarono di confortarla.
Non la volevano di nuovo con loro, ma erano pur sempre delle persone, non dei mostri.
Non potevano criticare Alison e poi comportarsi come lei.
Così, tentarono di confortarla.
Ma niente più. Non l'avevano perdonata.
Il suo era il dolore di chi perde chi ama, non il dolore di chi si pente.
E le liars, mentre la confortavano, immaginavano di stare confortando una semplice ragazza che aveva perso la madre.
Perché se avessero realizzato che stavano abbracciando una ragazza che si diceva amica ma che aveva quasi rovinato le loro vite, sarebbe di sicuro scattato un istinto omicida in ognuna di loro...
 
Il padre di Ally le aveva detto che sarebbe uscito; l'aveva invitata, a fare una passeggiata, ma lei aveva rifiutato.
Si sentiva confusa.
Non sapeva che pensare. 
Aveva sviato la domanda di Lester, perchè non sapeva di chi stesse realmente parlando, e gli aveva detto di lasciare perdere.
Perché sì, lei voleva davvero saperne di più su quanto successo a Mike.
Ma non era sicura di ciò che sapeva, perché sembrava tutto posizionato su un piatto d'argento, tutto troppo semplice, come se la verità si stesse spontaneamente mostrando a lei.
Ma no, qualcos'altro doveva esserci sotto.
Pensava di sapere tutto,ma non sapeva niente.
Perché proprio quando pensi di conoscere le risposte, la vita cambia le domande...
Qualcuno aveva bussato alla porta di casa. 
Ally, che era seduta sul divano del soggiorno facendo zapping, aveva sentito benissimo il suono trapassarle i timpani; aprì la porta, aspettando di trovare dietro di essa il padre.
Dietro, invece, vi trovò Austin.
Subito, il cuore le si riempì di gioia.
Subito, d'istinto, lo abbracciò forte.
La sua testa era affondata le collo di Austin. 
Ally respirava a fatica, mentre si teneva stretta al biondo, che a sua volta la abbracciava e la teneva a sè ancora più saldamente.
Poi Ally voltò la testa, la tolse dal collo di Austin perché potesse vedere di faccia il biondo: erano a pochi centimetri di distanza.
"Hei" le sussurrò lui "stai meglio?" continuò. 
Ally abbassò il capo e, dopo qualche secondo, lo rialzò.
"Certo" mormorò. 
Austin le carezzò la guancia con un dito, poi, piano, si avvicinò a lei, spingendo le sue labbra contro quelle della ragazza.
Iniziarono a baciarsi, intensamente.
Quando si staccarono, Ally disse:
"Se vuoi puoi entrare, eh."
Austin rise, facendosi largo nella casa.
"Lester?" chiese.
"È uscito" gli rispose Ally.
"Oh, okey, meglio."
"Oh, Austin" fece Ally, mentre chiudeva la porta.
"Mh?"
"Ho parlato con Aria, al campeggio."
"E che cosa vi...siete dette?"
Ally si avvicinò a lui, con le mani dentro le tasche. Erano alla cucina. 
"Che A finirà di tormentarci."
"Non so come abbiano fatto, ma giuro che sono contentissimo!" scherzò Austin.
"Ma dimmi" disse "uhm..."
"Sì" lo stoppò Ally "sono tornata normale" rise.
In effetti, si era vestita in modo più sobrio:
Un pantalone verde acqua, e una semplice maglia bianca con delle farfalle.
E non si era nemmeno truccata esageratamente.
Austin le si avvicinò.
"Giuro che sei bellissima anche così. Anzi, sei anche meglio" le mormorò il biondo, mordendosi il labbro inferiore, prima di una sonora risata.
Si baciarono di nuovo.
E quella mattinata passò così, per loro.
Tra baci, risate e amore.
 
Hanna.
Hanna si sentiva un tantino, ma giusto un tantino, frastornata, mentre bussava il campanello di casa sua in attesa che la madre le aprisse.
Muoveva freneticamente le ginocchia e sbuffava, aspettando.
La porta laccata di bianco, però, non apprestava ad aprirsi.   
Pensava ad Alison, ma più che altro a Mike. 
Quel ragazzo era terribilmente strano, Hanna credeva che Aria avrebbe dovuto parlarne con Ella, perchè quello di Mike sembrava un caso complicato; 
Ma forse, pensò Hanna, era anche giusto non far preoccupare troppo Ella, non prima di aver scoperto cosa Mike avesse.
Aria era sembrata davvero sfinita, mentre l'aveva raccontato.
Era stato orribile, e Hanna ci era rimasta davvero male.
Non poteva credere a ciò che Mike aveva fatto, per cui doveva per forza avere qualcosa, per comportarsi così, per avere certi sbalzi d'umore. 
Sì, ma qualcosa cosa?
Dopo circa cinque minuti, la madre di Hanna, Ashley, aprì a sua figlia: Era fasciata in un accappatoio rosa e aveva un'asciugamano lilla in testa, a mo' di turbante. 
"Hai fatto lo shampoo?" le chiese Hanna.
Ashley rise:
"Sì!"
"Uhm, scusami" le sorrise debolmente Hanna.
"Fa' niente tesoro, entra."
Hanna entrò, e la porta venne chiusa con un tonfo sordo.
"Ci sono ancora alcune cose che devi levare dallo zaino che hai portato al campeggio, dopo sistema la tua roba, okey?" le disse Ashley, mentre si levava l'asciugamano e si asciugava i capelli con essa.
"Certo, scusa ma Aria ci ha mandato un SOS."
"Okey, basta che dopo fai ciò che devi fare" le sorrise la madre.
Poi si allontanò,e quando tornò, il viso di Hanna impallidì visibilmente.
"Ah, ho trovato questo fuori la porta, è un pacco per te."
Hanna restò lì, imperterrita, mentre fissava il pacco marrone e leggeva il biglietto che esordiva visibile ai suoi occhi:
"Per Han!"
 
Aria.
Aria ritornò a casa, stanca più che mai.
La sua testa sembrava gravitare nell'aria, aveva talmente tanti pensieri per la testa, se ne erano accumulati talmente tanti, che non ne sentiva più nessuno;
Aveva proprio troppo per la testa.
Scoprire cos'aveva Mike, per esempio.
Sapeva che le ragazze erano rimaste sconvolte quando aveva detto loro di ciò che aveva fatto il fratello, e se l'aspettava;
Era comunque contenta, però, del fatto che volessero aiutarla.
Quando chiuse la porta alle sue spalle, vide la madre, e la salutò. 
"Ciao mamma" sorrise.
"Hei tesoro!" esordì Ella, dandole un bacio sulla guancia, attenta a non toccarla poiché aveva tutte le mani sporche di farina. 
"Stai facendo dei biscotti?" rise debolmente Aria, mentre Ella correva verso la cucina.
La figlia la seguì.
"Sì, mi diletto un po'" le rispose Ella sorridendo.
"Và tutto bene?" chiese poi, osservando la figlia che fissava assorta il vuoto, come se in quel punto indefinito ci fossero le immagini dei suoi pensieri;
stava pensando.
"Mh..s..sì" mormorò. 
Poi sorrise.
Un largo, grande sorriso.
E salì in camera sua. 
Era sulle scale, quando la madre urlò:
"Ti hanno lasciato un pacco, l'ho messo in camera tua!"
Aria continuì a salire le scale e, quando si trovò in camera sua, non attese un attimo ad aprire quel pacco:
"Per Ari!"
 
Emily.
Emily camminava spedita verso casa sua;
si malediva, si malediva mentalmente per essere così dannatamente insicura e debole. 
Okey, forse la domanda su A e l'assassino di Alison non ci azzeccava tanto, ma aveva sentito di chiederlo; 
E sapeva che lei era l'unica a pensare ancora ad A, ma sentiva un bruttissimo presentimento,e sapeva che era impossibile che A fosse davvero scomparso.
Aveva così tante domande, che avrebbero avuto una risposta, sì, ma lei non lo sapeva ancora.
A la tormentava, anche quando non c'era, anche in quel periodo in cui aveva detto che non le avrebbe più tormentate, anche al campeggio, lei si sentiva costantemente spiata e sapeva che A doveva essere qualcuno di vicino a lei...
Poi pensava ad Alison.
Stava così...MALE.
Le ragazze non credevano ad Alison, e nemmeno lei, in fondo.
Ma lei provava qualcosa per lei, e rinnegare i suoi sentimenti era difficile.
Ma sentiva qualcosa di strano, dentro di lei.
Qualcosa che le diceva che ci sarebbe riuscita, a mandare a quel paese Alison, come avevano fatto le altre. 
Perché il dolore andava affievolendosi giorno per giorno.
Alison non amava Emily, e Emily...si stava rendendo conto che per lei era lo stesso. 
Basta essere lo zerbino di Alison.
Era più determinata che mai, in quel momento. 
Quando tornò a casa, adottò un'espressione corrucciata;
Sull'uscìo di casa sua vi era un pacco, un pacco marrone.
Lo prese tra le mani, e lesse:
"Per Em!"
D'un tratto, ecco i conati di vomito.
La sensazione di nausea, di stordimento e di paura.
Si inginocchiò, poichè le gambe l'avevano abbandonata, non riuscivano più a portarla avanti, ed avevano ceduto.
Avvampò, sentì uno strano calore espandersi ed irradiarsi per tutto il suo corpo, come stesse avendo un collasso;
Vide tutto nero, per due-tre secondi, e sentì di stare per svenire;
Ma si fece coraggio. 
Si alzò, e portò il pacco dentro. 
Era A, lo sapeva.
Digrignò i denti.
Era A, ma cazzo, A non l'avrebbe sconfitta.
A l'aveva distrutta, ma allo stesso tempo l'aveva resa più forte;
Avrebbe combattuto, e non si sarebbe mai più fatta mettere i piedi in testa.
Da nessuno.
Non voleva più essere lei, quella fragile, quella debole.
E non lo sarebbe più stata.
 
Spencer.
Spencer tornò a casa.
Distrutta.
Sbuffò, sovrappensiero, mentre si avviava pigramente a tentoni verso l'uscìo della porta.
Pensava a Toby, ANCORA.
E lei lo sapeva, lui non meritava di essere nei suoi pensieri.
Ma, essendo sinceri, il dolore stava andando affievolendosi giorno dopo giorno, proprio come Emily...
Di poco, però, pochissimo...
Solo che lei amava Toby, e Toby amava lei...
Spencer si chiedeva quando quella dannata storia sarebbe finita, perché era realmente stanca.
Stanca di tutto.
Dei segreti, dei misteri, delle bugie...
Sentiva un brutto, bruttissimo e stranissimo presentimento...
E pensava:
'A e l'assassino di Alison, son la stessa persona?'
Era vero, quell'interrogativo sarebbe rimasto, sarebbe rimasto sempre.
E poi c'era Alison...
A Spencer dispiaceva tantissimo che sua madre fosse morta, ma un po' di colpa ce l'aveva...
E poi c'era Mike...
Mike così strano, Aria così distrutta. 
A Spencer faceva male tutto questo, e cominciò a pensare che forse Mike...
(forse lui)
forse...
Si arrestò, improvvisamente. 
Sull'uscìo della porta.
Si arrestò, improvvisamente. 
Era una strana situazione, quella.
Il cuore cominciò a martellarle nel petto, forte, sempre più forte.
Il terrore la devastò, la lacerò, completamente. 
Era un pacco, rivestito con della carta marrone e uno spago tutt'attorno del medesimo colore,per tenere ferma la carta.
E, avvinghiato allo spago, vi era scritto:
"Per Spence!"
Corse subito dentro casa, nella quale non c'era nessuno;
Sua sorella Melissa e i suoi genitori erano sempre fuori. 
Corse sù in camera sua, poggiò il pacco sulla scrivania, e si sedette.
Di fronte,vi era uno specchio. 
Perché, sapete, la nostra immagine riflessa è esattamente uguale alla nostra immagine normale, ma no, perchè per qualcuno, l'immagine riflessa nello specchio era la concretizazzione visiva di ciò che aveva dentro...ed era tutt'altra cosa...
Spencer aprì il pacco, tremante;
Le sue mani tremavano ad ogni azione compiuta, anche la più piccola.
Quando ebbe levato lo spago e la carta, si ritrovò con un semplice pacco color caffè; 
Lo aprì, mentre il petto martellava e la pancia era piena di farfalle.
Ma non perché era felice.
ASSOLUTAMENTE, NO. Tutto si arrestò, d'improvviso;
Il tremolìo, il cuore martellante, le farfalle;
La prese in mano, velocemente, e la osservò; 
Una bambola. 
Cosa doveva farci, lei, con una bambola?
Era una di quelle bambole di porcellana, quelle usate nei film horror.
Il suo telefono prese, improvvisamente, a squillare:
"Credevi davvero che avrei smesso di tormentarvi? Ingenua. Condividi con le altre ciò che hai trovato, quando l'avrai trovato. Vediamo se sei intelligente come pensavo.
-A"
Lo sapeva.
Cazzo, lo sapeva.
Deglutì, fissando quella dannata bambola più e più volte. Poi, un'illuminazione;
Spinse forse due dita nella gola della bambola, e la testa si staccò.
Wow, si sentiva Dio.
Prese il telefono, e chiamò Hanna:
"Hanna?" domandò. 
Hanna deglutì a vuoto. 
"Bambola?" chiese insicura e triste.
"Bambola..." affermò Spencer, cupa. 
"Cosa dobbiamo farci?"
"Staccale la testa."
"Spencer!" gridò Hanna.
"Han, non sto scherzando. Devi davvero staccarle la testa" disse Spencer, seria.
Hanna sbuffò.
"Okey, io chiamo Aria, tu avverti anche Emily" disse.
"Okey, okey" disse Spencer.
"Ah" aggiunse "dille che dobbiamo vederci a casa mia. Adesso."
"Sì.."
E poi attaccò.
Inspirò, ed espirò.
Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
Non sapeva che presto ne avrebbe avuta di più, per via di un confronto con qualcuno...
Scoprire l'identità di A, però, era la cosa che faceva più paura in assoluto...
 
"Okey, siete pronte?" chiese Spencer, insicura.
Le altre si guardarono a lungo.
Erano tutte a casa di Spencer, sedute sul suo letto.
La castana inclinò la testa di lato.
"Era una domanda retorica, anche se non siete pronte dovete aprire quelle bambole, A mi ha mandato un altro messaggio, dicendo che dobbiamo condividere ciò che abbiamo avuto."
"Aha!" esordì Emily "io lo sapevo che..." tentò di dire, ma poi venne interrotta da Hanna.
"Sì, sì okey, abbiamo sopravvalutato A...e tu avevi ragione" ammise.
"Io ho già aperto la mia bambola" disse Aria.
"Aria!" le urlò Spencer. 
Aria fece il broncio, poi le diede dimostrazione che la sua bambola non significava assolutamente niente.
La aprì sotto gli occhi di Spencer e delle altre, una, due, tre volte.
Era una matriosca, ovvero una bambola che dentro ne conteneva tante altre. 
"Oh" si limitò Spencer.
Aria la guardò corrucciata.
"Va bene, voi?" disse Spencer.
"Io ho ricevuto una registrazione, ma non l'ho ancora ascoltata" disse Emily.
"Bene, io lo stesso" fece Spencer.
"Hanna?" continuò. 
"Ah...i...io..." balbettò Hanna. 
Aveva ricevuto una foto: la casa delle bambole di A, ovvero una casetta a due piani, sulla cui cima vi era una bambola con capelli mossi, Alison, mentre al 'piano inferiore' vi erano Hanna, bambola bionda con una sciarpa, Spencer, con un libro, Emily, con la maglia degli sharks, e Aria, con una borsa.
Hanna, oltre a Spencer, era stata l'unica ad aver ricevuto un messaggio, che diceva: "Interpreta il messaggio, ogni bambola ha un ruolo. Tienilo per te, voglio che tu capisca da sola. 
-A"
Non poteva far vedere quella foto alle altre.
Appena nella bambola aveva trovato quella foto accartocciata aveva subito pensato di farla vedere alle altre, ma dietro c'era scritto ciò che c'era scritto.
E quindi, non poteva dirlo alle altre. 
Avrebbe capito da sola.
"Io non ho ricevuto niente" deglutì a vuoto la bionda.
"Ma..." mormorò Spencer.
"Sì, Spence, anche io ho avuto la bambola, ma...credetemi, dentro non c'era niente."
"Han, è impossibile."
Cavolo, non sapeva proprio trovare scusa migliore. 
"Credimi, Spencer. Credimi sulla parola. Forse si sta conservando per dopo..."
Le altre tre si guardarono. "Dai, Emily, sentiamo la tua registrazione" disse Spencer.
Hanna si sentì sollevata. 
Emily accese il registratore, in cui si sentiva Courtney -che sarebbe Alison- singhiozzare e urlare:
"Ti prego, ti prego NON FARLO! Non sono io! Che razza di amica saresti dovuta essere!?"
Purtroppo, però,la registrazione era a singhiozzi e a tratti. 
Era come se alcune parti mancassero.
Le ragazze si guardarono, ma, prima di tirare le somme, Spencer accese l'altra registrazione, in cui si sentiva sempre Courtney, piangere disperatamente e gridare:
"So che sei tu. Ce l'hai con me. Lo so. Ma io non sono Alison! Non sono quella che vuoi tu, è Alison che vuoi, è lei la tua amica! So che ti ha fatto del male, ah..." 
E qui, si interruppe.    
"Cosa facciamo ora?" chiese Emily d'un tratto, confusa, dopo svariati minuti di silenzio. 
"Ora chiamiamo Ally."  
 
Ally, che era stata tutto quel tempo con Austin, si sentiva completamente spaesata, mentre sedeva sul letto di Spencer con lei e le altre tre.
Spencer l'aveva chiamata, e lei era corsa subito.
Aveva paura di A, ma oramai era stanca.
Sapeva che le ragazze volevano sapere la verità, e lei era pronta a dirgliela, finalmente.
Ally tossì.
"Volete...sapere la verità, giusto?" chiese. 
"Non vogliamo metterti pressione, Ally" disse Emily "ma A è tornato, e se siamo sincere tra noi, distruggerlo sarà più facile."
Ally tossì, di nuovo. 
E iniziò a raccontare:
"Io e Austin eravamo lì, quando Courtney è stata uccisa. Io e Austin eravamo amici di Cece Drake, tanto tempo fa, quando eravamo piccoli. 
Perché quando eravamo piccoli, io ed Austin abitavamo a Rosewood, ma in un'altra parte della città, dove non c'eravate voi e Alison. Più in lá, quando crescemmo, Cece iniziò a distaccarsi da noi, perchè aveva fatto amicizia proprio con Alison. Cece ci trascurava, ci mentiva, per stare con la sua nuova amica, e io ed Austin eravamo stanchi.
Così, una notte, venimmo in questa parte della città, ma poco bastò a farci andare via. Perché vedemmo una ragazza mora aizzare la pala contro Courtney, stordirla, e poi tentare di seppellirla viva. 
Da quello che mi avete raccontato voi, Alison è ancora viva, quindi è morta la sua gemella.
Io credo che Marion Cavanaugh abbia tentato di uccidere Alison perché l'assassino di Courtney si era reso conto di aver sbagliato persona, oppure...non lo so.
Davvero non lo so.
Ad ogni modo, siamo tornati perché ci ha chiamati Cece, dicendoci che le cose si facevano difficili,e io e Austin abbiamo pensato che eravamo troppo intricati in questa storia per poter fingere che niente fosse successo, e che oramai era ora di tornare.
Ma poi, A ha complicato le cose..."
Le ragazze si guardarono, allibite.
Il puzzle stava per completarsi.
 
Pov.A
Questo no, neanche questo era nei piani. Potrebbero scoprire chi sono, ma sono talmente stupide che non ci riuscirebbero nemmeno se mi vedessero con una pala in mano.
Ebbene, manca ancora poco.
Devo ancora organizzarmi su chi uccidere, quando arriverà il momento.
Anche se, ciò che è successo, potrebbe servire anche a me.
Lei non sa che ciò che ha fatto per me non può essere solo uno svantaggio, ma anche un vantaggio.

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Finalmente eccomi!
Allora, vi ho fatte aspettare tanto? :)
So che questo capitolo fa schifo, perdonatemi, ho cercato di dare il meglio. Come già ripetuto trenta volte la storia sta per finire, per cui spero che in questi ultimi capitoli recensiate in tanti/e o che almeno ci sia qualcuno preferito in più, ma comunque, vi è piaciuto questo capitolo?
Spero di sì x'D
L'altra volta ho eliminato l'avviso, ma mi ero pentita, ora non l'ho eliminato perchè avete detto cose molto belle e non volevo cancellarle :')
Volevo dirvi grazie, perchè ci siete state anche in un brutto momento :')
Ringrazio Alessiuccia2001 e RauraLove_R5 perché sono gentilissime e ci sono state.
E ringrazio Angelauri e Love Auslly Ita, perchè siete persone F-A-N-T-A-S-T-I-C-H-E.
Capito!?♥
Grazie, grazie, grazie a tutte e quattro. 
Spero davvero che il capitolo sia di vostro gradimento, qualora ci sia qualche errore o volete fare qualche domanda o volete qualche anticipazione, ditelo pure, io sono qui per voi.
Spero di riuscire ad aggiornare presto! 
Ah, dimenticavo, ringrazio anche arianator_arianator per avermi mandato un messaggio personale per darmi supporto, grazie tante ;*
Ora vado!!!!!!!!!
Vi amo ragazze, alla prossima♥♥♥♥♥♥
Scusate attacco di affetto xD
Ciauuuuuuuz


 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 26-Chiarimenti ***


Capitolo 26-Chiarimenti
 
Erano le tre del pomeriggio. 
Era passato tanto da quando,quella stessa mattina, Spencer aveva avuto un confronto con le altre e con Ally.
Ora era nella sua camera, stesa su un fianco,sopra il suo letto.
Pensava, pensava, pensava.
Non faceva altro che pensare. 
Nella sua testa vorticavano vari pensieri sconnessi che cercavano disperatamente una risposta.
Fuori, l'atmosfera sembrava essere leggermente migliorata;
La luce del sole era ancora fievole, ma c'era.
Era il solito sole pomeridiano, tedioso ma luminoso.
Spencer schiuse gli occhi, in costrizione della luce. 
Si alzò, per chiudere la veneziana.
Poi ritornò sul suo letto, nella stessa posizione.
Sospirò lievemente. 
Era stata una stupida a credere che A potesse essere veramente andata via.
Si chiedeva cosa volessero significare quelle bambole, non sapendo che, a distanza di poco, lo avrebbe scoperto.
Ad ogni modo, si chiedeva cosa significassero e perché A avesse dovuto mandarle.
I suoi pensieri erano maggiormente dedicati a ciò che sarebbe successo,per via del solito brutto presentimento che si aggirava imperterrito dentro di lei;
ma pensava anche ad Alison, a chi lei fosse davvero.
Si chiedeva chi Alison incarnasse davvero, in quella storia.
Se la parte della stronza che si pente o della stronza che alla fine è la carnefice di tutto.
Alison si stava comportando in quel modo:
Prima carnefice, poi vittima.
Falsa, vittima, per essere precisi.
La odiava, odiava, odiava.
Pensò che tutti, in quella città, avevano un movente per uccidere Alison.
Ma, come già detto, solo una persona ci aveva realmente provato.
E poi Spencer pensò anche ad Austin...quindi era così, Alison amava Austin?
E quindi, Austin ed Ally stavano assieme?
In quel periodo, non c'era molto tempo per raccontarsi ogni cosa.
Era tutto un flusso vorticoso e inesorabile di cose che dovevano accadere.
Dovevano, in quel modo, in quei tempi. 
Un'altra domanda che Spencer si poneva, era:
'A e l'assassino, sono la stessa persona? Sia stalker che killer?'
Era vero. Era una domanda importante, di cui nessuno conosceva la risposta.
E poi, c'era Mike.
Mike, già...quante volte ci aveva già pensato?
Era infinitamente dispiaciuta per Aria, così come per Ally,certo,e promise a se stessa di impegnarsi al massimo per aiutare la sua amica a scoprire cos'avesse il fratello.
A proposito di Ally...
Ciò che lei aveva detto alle ragazze l'aveva irrimediabilmente, completamente,sconvolta...
Anche se, da un lato, era pur contenta che Ally si fosse decisa a raccontare tutto.
Ebbene,quindi,cosa c'entrava Cece in tutta quella storia?
Cosa, davvero?
Questo era ciò che c'era nella mente di Spencer;
Pensieri sconnessi, frasi vaganti, una coltre di pensieri che oscurava un po' di tranquillità. 
Sentiva di stare per impazzire, Spencer,
(cos'ha fatto mike ah e stalker e killer son la stessa persona ma poi stavo anche pensando cosa c'entra cece e alla fine cosa sono quelle bambole perché)
non la finiva di pensare, era tutto complicato,e difficile da sopportare.
Tutte, sentivano di stare impazzendo, ma solo una era davvero...
Din don.
Spencer alzò il capo, di scatto.
Un senso di terrore la pervase, quasi come se si aspettasse che dietro la porta ci fosse A con un coltello in mano.
Certo, quella situazione, come già detto, non era mica facile, e tutte vivevano con la paura dietro l'angolo.
Il rumore del campanello le era arrivato come un lungo e soffocato eco che stava giungendo alla fine, poichè la sua camera si trovava al piano di sopra.
Cercó di smettere di pensare, almeno per poco, e corse ad aprire la porta, dietro la quale, vi era una persona che Spencer non avrebbe pensato più di rivedeee.
Non in quel momento, almeno.
Non in quel periodo.
Quella solita amante di shopping, sempre con le sue borse in mano, e sempre preparata e sistemata, esordiva ai suoi occhi, pareva una bambola.
Ma il suo solito sorriso era scomparso.
Mona attendeva dietro la porta.
 
"Austin!" esordì entusiasta Lester, trovando il biondino dietro la porta. 
"Salve signor Dawson" convenne educatamente Austin.
"Vieni, entra" gli disse Lester, ancora più estasiato.
Lester non aveva mai avuto una reale considerazione di Austin, o un giudizio critico su di lui;
Per Lester, Austin era il semplice ragazzo della porta accanto, l'amico di infanzia di sua figlia, e non l'aveva mai criticato, nè positivamente e nè negativamente, poichè Ally stava bene con lui, e a Lester tutto ciò andava giù con molta facilità. 
Non si faceva molti complessi, il signor Dawson, su Austin. 
Conosceva bene i suoi genitori, e sapeva fosse un bravo ragazzo.
Non aveva mai scavato dentro di lui o altro, alla ricerca della sua personalità, non gli era realmente importato se fosse scontroso, o romantico, o simpatico, o idiota, o vanitoso;
Era il figlio degli amici di famiglia, era un bravo ragazzo. 
Tutto ciò gli bastava.
Ma ora che aveva scampato il 'pericolo Jason, Jackson, Jack' o quale che fosse il suo nome, Lester venerava Austin.
Okey, probabilmente non lo conosceva bene come lo conoscevano Ally e i suoi amici, ma a lui piaceva. 
Si vedeva stesso dal suo viso, che bravo ragazzo fosse.
In fondo, il viso è lo specchio dell'anima, no?
Austin, intanto, si apprestava a sedere sul divano, mentre Lester chiudeva la porta.
Era venuto per rivedere Ally.
Certo, era già stato con lei quella stessa mattina, ma era il suo fidanzato, adesso, e voleva stare solamente e completamente con lei.
"Che ci fai qui, Austin?" gli chiese Lester gentilmente, sedendosi di fianco a lui, probabilmente conoscendo già la risposta.
"Sono...venuto per Ally. Credo che tu sappia che..." 
Austin tentò di completare la frase, ma Lester lo precedette:
"Sì, Ally mi ha detto che state assieme" sorrise.
Anche Austin sorrise, confortato dall'espressione e dal tono adottati da Lester.
Si aspettava che, essendo un padre protettivo, si fosse arrabbiato, e invece, fortunatamente, non era successo. 
Sapete, uno di quei padri che ti dice "fidanzati solamente a venti anni" o cose del genere.
Beh, non che Lester non lo fosse, ma, come già detto, meglio Austin che quel Ja...Jack...no...Jas...vabbè, si è capito.
"Oh..uhm.." mormorò Austin, un tantino imbarazzato.
"Stai tranquillo, tu mi piaci, Austin."
"Oh, ne sono contentissimo!" sorrise estasiato Austin.
"Sai, quel Ja...quell'altro, mhh.." sussurrò Lester, muovendo la mano in segno di negazione e adottando un'espressione alquanto disgustata e di dissenso "non mi piace proprio" disse, con riluttanza.
"Sì" convenne Austin, con la stessa espressione schifata di Lester "un buono a nulla."
"Sì, sì" continuò Lester. 
E non la finirono più di schernire e mortificare Jason, prima che Ally scese le scale.
"Oh, ciao Austin!" disse.
"Ciao Ally!" salutò a sua volta il biondo, guardandola da sopra la propria spalla.
"Ti vá se...usciamo un po'?" le chiese.
Ally guardò Lester.
Lester guardò Ally, ridendo.
"Ally, stai tranquilla, andate pure" sorrise.
Ally amava suo padre, era ufficiale.
"Grazie papà!" disse, lasciandogli un bacio sulla guancia.
Poi lei ed Austin lo salutarono, e andarono via.
 
"Come mai sei venuto di nuovo, Austin?" gli chiese Ally, mentre camminavano per la strada, mano nella mano.
"Come?" scherzò Austin, girandosi verso di lei "non posso stare con la mia ragazza?" rise ancor di più, avvicinando il suo viso a quello di Ally.
Ridevano ancora, mentre i loro nasi si scontravano pericolosamente.
Entrambi si fecero seri, d'un tratto, e si guardarono negli occhi.
C'era un desiderio bruciante, negli occhi di entrambi, si guardavano e il mondo scompariva, c'erano solo loro due, loro due e basta.
Non si trovavano a Rosewood.
Nemmeno a Miami.
Erano in un posto tutto loro.
Strano, ma a loro pareva così. 
Ally non potè fare a meno di fissare tutto, di Austin.
I suoi capelli, le sue labbra, i suoi occhi...
I suoi capelli erano ancora più scombinati del solito, ma a Ally, Austin sembrava sempre bellissimo.
Si guardavano negli occhi, e Ally temette di stare per affogare in quelli di Austin.
Aveva talmente tanto amore, dentro di sè, che anche il mondo attorno sembrava essere diventato più bello.
Era talmente felice, che amava tutto e tutti. 
Voleva che tutto il suo amore si disperdesse, in quei momenti che non avrebbe mai dimenticato.
I suoi momenti con Austin,con colui che amava.
Si dice che più ami, più fa male.
E in certi casi, è vero.
È vero, per esempio,quando siamo gelosi di una persona che molto probabilmente non avremo mai.
È vero anche perché non sappiamo se quella determinata relazione durerà per sempre...
Ally, di sicuro, non poteva sapere se la sua relazione con Austin sarebbe durata per sempre.
Quando finisce, fa sempre male.
Eppure, Ally sentiva che Austin la amava quanto lei amava lui, e sentiva che tra loro mai, mai sarebbe finita.
Perché si amavano, si amavano davvero, e quando Ally guardava Austin desiderava solo di tenerlo con sé per tutta la vita...
È strano, il concetto di amare.
Lo ammetto.
Ma quando ami sai tutto, hai tutto, e cosa ti interessa realmente dell'altro? 
Austin, cosí preso da Ally, avvicinò lentamente le sue labbra a quelle della ragazza.
Le carezzò la guancia destra con la mano, mentre la stringeva forte a sè e iniziava a baciarla con desiderio, amore, e dolcezza.
Un bacio dolce, lento, gustato al massimo, se così si può dire.
Quando si staccarono, si guardavano ancora, sorridendo.
Poi continuarono a camminare, in quella strada che era piuttosto isolata.
La loro 'casa delle vacanze', quella di Austin e quella di Ally, si trovavano vicine, a circa cinque minuti dal centro, dove vi erano tutti i negozi principali e l'unico ristorante.
Prima, però, dovevano attraversare una strada nella quale, in quel momento, c'erano solo loro due.
Beh, infondo era presto, erano solo le tre.
"Ally..." le sussurrò lui dolcemente, girandosi a guardarla.
"Mh?" fece lei, guardandolo a sua volta. 
"Ti amo" sorrise Austin, molto timidamente. 
Era così felice di stare con Ally.
E Austin era quel tipo di ragazzo che da fuori può sembrare rude, spaccacuori,irraggiungibile.
Ma dentro, in verità, Austin era un sempliciotto, dolce, romantico, desideroso solo di amare e di essere amato.
Ally gli diede un bacio veloce a stampo e, sorridendo, gli disse: "Ti amo anche io."
Era così sincero, il loro amore.
Era un qualcosa di fantastico. 
D'un tratto, un pensiero lampo si fece largo nella mente di Ally:
Era stata talmente presa da altro, che non aveva raccontato ancora a Trish ciò che era successo con Austin.
Quando si erano baciati, la scorsa notte, era stata una giornata talmente stancante che Ally era crollata nel sonno, per cui non aveva proprio parlato con Trish.
Quella stessa giornata, invece, non ci aveva proprio pensato. 
Avrebbe dovuto parlare al più presto con Trish, pensò Ally, perchè era la sua migliore amica, e ci teneva molto a raccontarle tutto.
E poi, era sicura che a Trish avrebbe fatto tanto piacere.
Poi, si ricordò di altro:
A.
Non aveva così tanta paura, perchè era davvero stanca, e sentiva di aver fatto bene dicendo la verità. 
Ma, comunque, doveva parlarne anche con Austin.
"Austin" lo chiamò Ally.
"Dimmi" disse lui, calorosamente.
"È successa una cosa, oggi, con A" mormorò, un po' nervosa.
"Oh" fu la risposta di Austin.
Sembrava deluso.
"Credevo...credevo che se ne fosse andato..." continuò, stranito.
"Ascolta, Austin, io non ne so molto di questa storia, e tu ne sai anche meno. Lui...lei...insomma, A, ha mandato delle bambole alle ragazze, in cui...no, okey, in pratica" fece Ally.
Era talmente confusa che non sapeva come esprimersi esattamente. 
"In sintesi, ho raccontato loro tutta la verità" disse, in un rumoroso sospiro.
"Hai...hai fatto bene" le rispose Austin.
"Fatto bene!?" gli chiese Ally, stralunata "credevo che non volessi che glielo dicessi" continuò.
"Lo so, ma a questo punto mi son ricreduto, e credo che sia meglio, così questa storia finirà una volta e per tutte. Ascolta Ally, ora che le hai aiutate, lascia perdere, va bene? Perché, sul serio, so che ci siamo dentro fino al collo, ma dicendo la verità abbiamo concluso tutto. Abbiamo fatto il nostro dovere. Cioè, hai fatto il tuo dovere, perché io non ho fatto assolutamente niente."
"Mh, okey" si limitò Ally "sono stanca anch'io" sorrise.
"Bene, allora credo che hai capito che non mi concentro sulle cose brutte, ma solo sulle cose belle. Mi interessa solo di te, Ally."
Entrambi sorrisero.
 
"Ch...che ci fai tu qui, Mona?" mormorò Spencer, stranita, di fronte alla figura esile e minuscola di Mona, che se ne stava imperterrita, fuori la porta.
"Posso...posso entrare?" mormorò, con lo stesso tono e lo stesso atteggiamento del giorno precedente, quando Hanna aveva parlato con lei.
Spencer la lasciò sedere sul divano e, dopo, lo fece anche lei.
Spencer rimaneva come scioccata, senza un vero motivo.
Mona, invece, aveva gli occhi inespressivi, spenti, stava davvero male, sembrava quasi sul punto di piangere. 
E non era una finzione.
Era tutto vero.
Mona stava male davvero.
"Non ho molto tempo..." disse, fissando il vuoto.
"Mona, che...che succede?" mormorò Spencer guardandola, preoccupata, come se a breve Mona fosse svenuta e lei avrebbe dovuto acchiapparla.
Mona iniziò a piangere, mentre raccontava, e mentre Spencer la guardava triste, triste per lei, perchè il suo dolore era sincero.
"Ho...ho comprato delle cose, vedi. S..sai.." deglutì a vuoto "di solito lo shopping mi fa sentire meglio, ma..." cercò di sdrammatizzare Mona, ma non riusciva nemmeno a parlare fluentemente.
Mandò gli occhi al cielo, sbattendo velocemente le palpebre, nel disperato tentativo di evitare di piangere.
Singhiozzava, mentre parlava:
"Mi, dispiace..." sussurrò, mentre fissava la figura distrutta di Spencer.
Sembrava stesse per piangere anche lei, come già sapesse ciò che Mona le stava per dire.
Come già sapesse che era una cosa importante.
Molto, importante.
"Ho mandato io quelle bambole, Spencer. E non è perché sono A, od altro. Ma sono con alcune persone. Stiamo cercando di scoprire chi sia A, e...io lo so, Spencer. Io so chi è A. Vi ho mandato quelle bambole, così che possiate capire. Ricordatelo Spencer, quelle bambole sono molto importanti. Anche quella più banale, significa qualcosa. Ho paura, Spencer."
E fu qui che cominciò a piangere, quasi contagiando anche Spencer.
"A mi...mi ha mandato un messaggio. Ha detto che...che me la farà pagare. E voglio che tu sappia, che le bambole le ho mandate io. E che possono aiutarvi a scoprire chi sia A. Ma io non posso dirlo, o morirò, lo so. Vuole farmela pagare, ma se vi direi chi è, io...lei è pericolosa. Lei è un mostro. Non te ne rendi conto, ma lo è."
Spencer non ebbe nemmeno il coraggio di chiederle come poteva fare a crederle. Da un lato era scioccata da quelle rivelazioni, e da un lato le piangeva il cuore nel vedere Mona in quella maniera, non lo meritava.
Le credeva, credeva ad ogni singola parola che aveva pronunciato.
Il suo dolore era così percepibile, che in quel momento, non potè non crederle.
E infatti, ciò che Mona diceva, era la verità. 
 
Erano le quattro.
Le liars erano di nuovo unite, a casa di Spencer.
Quest'ultima aveva chiamato Hanna, dicendole che doveva parlarle.
Erano tutte, come quella mattina, sedute sul letto della castana.
"Allora" sospirò Aria, col broncio "siamo di nuovo qua. Mi dici cos'è successo, ora?" sbuffò.
Emily, invece, era preoccupata, mentre Hanna si corrucciava mentre pensava a quella dannata foto.
Una bambola bionda, capelli mossi, e maglietta gialla:Alison.
Una bambola castana, con un libro in mano:Spencer.
Una bambola castana, con la maglia degli sharks, la squadra di nuoto della scuola:Emily.
Una bambola castana, con una borsa in mano:Aria.
Una bambola bionda,capelli lisci,con una sciarpa:Hanna.
Tutte le pedine di A.
Eppure, qualcosa non andava...
Ebbene, Hanna sentiva di stare capendo.
"Ragazze, dovete sapere una cosa" disse Spencer "non è stato A a mandare quelle bambole. È stata Mona" concluse, tutto d'un fiato.
"Dice che tutti gli indizi sono importanti, che l'ha fatto perché sa chi è A, ma non può dirmelo, perchè teme di morire, e...fa bene. Dice che ci ha mandato questi indizi per farci capire chi A sia. E credetemi, era sincera. Quindi, dobbiamo assolutamente capire" continuò.
E in quel momento, Hanna capì.
Capì che Mona aveva dato quell'indizio, quell'indizio vero a lei, perchè erano state migliori amiche per tanto tempo.
Non sapeva come Mona avesse avuto quelle cose,quegli indizi,ma era stata A, e sapeva sicuramente come fare.
E Hanna, rivedendo tante volte quella foto della casa delle bambole di A, avrebbe sicuramente capito...
Le ragazze non finirono di parlare, che arrivò loro un messaggio:
"Resa dei conti, stronzette.
A mezzanotte, nel vecchio parco giochi dietro il bosco a Snake Road 
Non mancate, se volete sapere chi sono.
E se volete che questa storia finisca.
-A"

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ahahahaha okey, questo capitolo è orripilante.
Il peggiore che abbia mai scritto, lo so xD
Vi avverto, è un capitolo di passaggio, in cui mi focalizzo sulla trama,più che sulle descrizioni.
Allora, cosa troviamo qui?
Tra poco si scoprirà chi è A!
Yeeee!
Cercherò di accorciare, sperando che il capitolo dopo il prossimo sia quello in cui si rivelerà l'identità di A.
Anche se è facile, adesso.
Se capite non mi dite il nome, non saprei come rispondervi. 
Ed ecco cosa nascondeva Mona!
Poverina però, a me per lei dispiace :(
Comunque, a voi come va?
A me abbastanza bene, anche se domani c'è scienze e ho paura nonostante abbia studiato, è che questa materia la odio proprio!
Vabbe, so che per qualche recensione dovrò aspettare domani xD
Ma recensite e mettete nei preferitiiiiiiiiiiii
Oh! xD
Ah, volevo ringraziare chi ha recensito nello scorso capitolo, ovviamente!
-Love Auslly Ita 
-Angelauri
-5idiotsavedme
-RauraLove_R5
-Alessiuccia2001
Qualora abbia sbagliato i nomi, scusate xD
Comunque volevo ringraziare soprattutto Love Auslly Ita, Angelauri e RauraLove_R5, perchè mi è piaciuto molto fare qualche chiacchierata con voi!
Comunque sono molto contenta, perchè ho visto The ride-Demi Lovato su Mtv music, e io amo quella ragazza, è un angelo, mi ha reso la serata migliore :D!
Ora, dato che l'angolo sta diventando più lungo del capitolo, me ne vado e mi scuso per questa schifezza, cercherò di farmi perdonare. 
Non ho scritto per un po', questo l'ho scritto tutto oggi xD
Beh, ciaoo alla prossima.
Vi amoooo♥
-C&L

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 27-Resa dei conti (Parte 1) ***


Capitolo 27-Resa dei conti (Parte 1)
*Avviso: i pensieri in parentesi, per questo capitolo, sono i pensieri di A. Buona lettura!*
Aria, Hanna, Emily e Spencer,
(?ho un po' di paura bah ma chi sa cosa sta succedendo qui?)
(é difficile da spiegare ma non ci fare caso)
(oh non dovrei farci caso come credi che dovrei comportarmi dato che)
(ascolta resta qui resta qui e intanto lascia che succeda di nuovo)
(succedere cosa Dio io non ricordo nulla é come se avessi una barriera di amnesia che divide)
aspettavano Austin ed Ally.
Avevano passato tutto il pomeriggio a prepararsi psicologicamente. 
Non avevano fatto nulla di che.
Tremavano, vibravano, mentre il gelo di quella notte le colpiva prepotentemente e violentemente a ogni nuova folata di vento nell'aria pungente, che pareva ancora più violento, aggiunto alla paura che già albergava nelle ragazze e andava a irradiarsi nel loro stomaco con un qualcosa di simile alle farfalle, quella paura che girovagava dentro di loro,e loro sembravano delle piccole ragazzine indifese in preda alle onde,mentre ogni movimento del vento procurava loro un brivido;
La notte era scura, il cielo era limpido e privo di una qualsiasi stella che illuminasse quella brutta oscurità che era dentro e tutt'intorno alle ragazze.
Erano tutte vestite di nero, pantalone nero, felpa nera con cappuccio nero o, come Hanna e Aria, cappello rispettivamente grigio e rosso.
"Ho...freddo" biascicò Hanna, mentre sfregava i propri pugni sulle proprie braccia.
"Io ho sonno.." mormorò debolmente Spencer, mentre chiudeva gli occhi a tratti.
"È stata una giornata piena" convenne Aria, con lo sguardo perso, da un'altra parte.
Era, ovviamente, stanca anche lei, così come Emily, che pensava e ripensava e pensava e ripensava e ancora pensava e ripensava trecento volte a come rendersi utile e dimostrare di essere forte, mentre Hanna se la stava letteralmente facendo addosso.
"Ragazze mi sto pisciando nei pantaloni" esordì senza alcun pudore, quando ci fu uno scroscio di foglie.
"Hanna!" strillò Spencer "non essere volgare" continuò, con più calma.
"Era il solo il vento" disse Emily, mentre la paura, dentro di lei, accresceva ogni minuto di più. 
Le quattro si guardarono. 
"Che ore sono?" chiese Aria, nervosa.
"Le 23.41" le rispose Spencer, guardando il suo orologio da polso.
Tutte sbuffarono, lievemente, dato che le loro corde vocali traballavano, tra freddo, sonno e paura.
Hanna e Emily ingoiarono a vuoto.
"Credete che abbiamo fatto bene a fidarci?" chiese d'un tratto Emily.
"Cosa intendi?" le chiese Spencer, di rimando.
"Ragazze, ascoltate, abbiamo aspettato tanto questo momento. A si sta rivelando a noi. Ma pensateci bene. Credete davvero che voglia farlo? Insomma, lui, lei, cosa ci guadagnerebbe?" fece Emily.
"Già, ma soprattutto, chi ci assicura che Mona è sincera?" intervenne Aria.
"Sentite,Mona è sincera, questo lo so. Aveva troppa, troppa paura. Era sul punto non di piangere, ma di esplodere!" sentenziò Spencer.
"Credo che dovremmo tutte prevenirci, comunque. Dobbiamo stare attente, non possiamo sapere cosa accadrà davvero questa notte" intervenne di nuovo Aria.
Tutte si guardarono annuendo, tranne Hanna, che teneva la testa bassa e guardava le altre preoccupata,con la coda dell'occhio. 
Spencer le si avvicinò. 
Hanna continuava a tremare e a sfregarsi i pugni sulle braccia.
"Hanna, tutto bene?" le chiese Spencer,con le sopracciglia inarcate.
Hanna fece segno di 'no' con la testa.
Spencer tossì.
"C-che succede?" le chiese, sibilando e balbettando.
"D-devo parlarvi..." biascicó Hanna, riluttante.
Spencer si preoccupó maggiormente. 
"Hanna. Hanna ti prego, dì tutto" la spronó Emily, avvicinandosi alla bionda. Quest'ultima rispose, spaventata:
"Ragazze, io...anch'io, anch'io ho ricevuto qualcosa. Nella bambola, intendo" ingoiò a vuoto, continuando a guardare le altre con la coda dell'occhio. 
Spencer aveva la sua mano sulla spalla di Hanna, poi la ritirò e, con molta calma, chiese:
"Perché, Hanna? Perché, non ce lo hai detto!? Abbiamo tutte condiviso ciò che abbiamo avuto e, caspita, se non ci aiutiamo tra amiche!" gridò.
Anche Aria si avvicinò. 
"Hei, dai, Spence. Lasciala parlare, probabilmente ha avuto un buon motivo" convenne.
Aria voleva sempre mettere pace tra tutti, Aria era la neutra, quella che aiutava, ma non aspettava di essere ricambiata, quella che se ne fregava di ciò che gli altri dicevano, anche che fossero cose cattive.
Lei andava avanti.
Emily aspettava. 
Emily non vedeva l'ora. 
Lo aspettava.
Aspettava il suo riscatto.
Sarebbe stata d'aiuto, questa volta.
Lo sperava e lo sapeva.
Era sempre quella bisognosa di aiuto, quella che da sola non faceva niente e quella che era la più facile preda per A.
Ma Emily pensò che, come aveva detto Hanna, doveva credere in se stessa. 
Spencer era nervosa.
Tanto, nervosa.
Forse non sembrava, ma era nervosissima.
Tentava di restare calma, poichè voleva trasmettere un'aura positiva, alle altre.
Ma era inesorabilmente pessimista e nervosa, in quel momento.
Non poteva pensarla in modo diverso. 
Hanna, invece, se la faceva sotto e basta, non aveva sentimenti precisi, oramai era solo sfinita.
Le cose sarebbero andate come era giusto che andassero.
"Io..io.." mormorò,in un suono gutturale.
"Hanna!" le gridò in faccia Spencer, mentre tutti gli alberi intorno, così verdi, così folti, facevano da sfondo.
E così come lo stagno, così come le vecchie altalene, e così come l'oscurità. 
"Spencer!" le gridò subito Aria, spintonandola.
"Gestisci la tua rabbia, cazzo! Non vedi che sta male!?" continuò, riferendosi al fatto che Hanna apparisse, in quell'istante, davvero mortificata e delusa.
"Okey, okey...scusatemi..." mormorò Spencer, tentando di calmarsi "Hanna, con...continua..." ingoiò a vuoto.
"A mi aveva detto di non parlarne con voi" iniziò Hanna "che era una cosa che dovevo risolvere da sola. E avevo paura a dirvelo, perché A aveva detto che non dovevo; ma ora che ho scoperto che è Mona, ho molta meno paura. Lei mi ha dato quel vero indizio, perchè siamo state migliori amiche, e tiene molto a me. Ecco" terminò, estraeando dalla sua tasca della felpa l'immagine accartocciata della casa delle bambole di A.
"Ho ricevuto questo" mormorò, poi ritornò a testa bassa. 
Le altre guardarono la foto. 
"Sei sicura che sia un vero indizio?" le chiese Emily, indispettita e circospetta "perché, mh, io qui non vedo nulla fuorché noi quattro più Alison" terminò. 
"Bisogna concentrarsi, credo" rispose Hanna, non convinta, stringendosi nelle spalle e, ora, a braccia conserte.
"Io credo che A tenga con sé una copia. Sapete, per scegliere chi uccidere..." mormorò Emily.
"Emily!" strilló Aria.
"Cosa c'è?" si accinse Emily, stringendosi nelle spalle.
"Come sei ottimista, eh!" scherzó Aria.
"Sono solo realista! Dobbiamo aspettarci di tutto da A, perchè...perché A è A. E perché non ne usciremo indenni, lo so" disse, incarnando le sopracciglia e adottando il broncio e un'espressione seria e corrucciata. Tutte si guardarono.
Emily aveva ragione.
(ventitrè e quarantasette)
(?sei pronta?)
"Oh, ragazzi!" esordì sollevata Spencer, vedendo Austin e Ally arrivare.
Sempre, ovviamente, mano nella mano.
L'atmosfera però era fredda, il loro amore nemmeno, in quel momento, riusciva a combattere il male che aleggiava nell'aria.
Ally era tesa.
No, sarebbe un eufemismo. 
Ricominciamo.
Ally era tesa.
Ally era spaventata.
Ally era sconvolta.
Ally aveva paura che sarebbe morta.
Ally aveva paura che Austin sarebbe morto.
Ally stava morendo dentro, in quel momento.
Non aveva pensieri precisi, solo le sensazioni.
Quando vide Aria, le venne subito a mente Mike;
non voleva tornare a divagare quell'argomento, e nè tanto meno aggiungere altro male e altra preoccupazione, più di quanta già ce ne fosse.
Ciò che le aveva detto Lester non era qualcosa di sicuro e completo, non voleva uscirsene con varie affermazioni, per cui, pensó Ally, era meglio non parlare di Mike, nè di ciò che aveva o del suo 'eventuale' disturbo mentale.
Austin, invece, aveva paura.
Non così tanta, ma ne aveva.
Per se stesso e per Ally.
Ma anche per le altre, ovviamente.
Non c'entrava molto in quella storia, non si era mai intromesso e ne sapeva pochissimo; ma aveva paura uguale.
"Hei.." mormorò Ally, abbracciando tutte e quattro, una alla volta.
"È già successo qualcosa?" chiese ingenuamente Austin.
"No, stiamo aspettando che arrivi mezzanotte. A è molto puntuale..." mormorò Hanna.
"Oddio ragazze...credo di starmela facendo sotto per la paura" esordì Ally, con un lieve sorrisino, tentando di sdrammatizzare.
Ma non ci riusciva così bene.
"Siamo in due!" convenne Hanna, mandando gli occhi al cielo e sbuffando.
"Stranamente, non vedo l'ora che venga mezzanotte!" fece Ally.
"Anche io, perchè l'attesa mette ancora più ansia!" convenne Hanna.
"Sì, sì è vero!"
Hanna e Ally continuavano a chiacchierare, mentre Spencer fissava Austin ed Ally a braccia conserte.
"Voi due, state assieme?" se ne uscì d'un tratto.
"Sì, perché?" le chiese Ally, neutrale. 
"Perché abbiamo parlato con Alison."
"In che senso?" si intromise Austin.
"Oh che bello!" si intromise poi Aria "state insieme!" continuò, saltellando sulle proprie punte e battendo energicamente le mani.
Spencer mandò gli occhi al cielo, ignorandola.
Aria se ne accorse, facendo il broncio come quello di una bambina di cinque anni alla quale i genitori non vogliono comprare un nuovo giocattolo.
Aria era anche così, un po' infantile. 
"Sua madre è...morta" fece Spencer.
"Mi...mi dispiace..." sospirò Ally, con reale amarezza. 
Per quanto Alison potesse essere cattiva, Ally aveva un cuore.
"Piangeva, e...e ci ha detto che, per giunta, Austin preferiva te a lei" aggiunse Spencer.
(ventitrè e cinquantatrè)
(?sei pronta?)
Ally guardò Austin, ridacchiando.
Ma fu Austin a parlare: "Quindi credeva che avrei davvero preferito lei, stronza com'è?" rise.
"Austin, io...io credo che lei ti ami davvero" gli disse Spencer, come un po' scontrosa, verso i due.
"Non credo, Spencer" fece Ally.
"Sì, infatti non lo credo neanch'io" si intromise Aria "lei è stata con tanti ragazzi solo per il gusto di starci. Lei non ama Austin, così come non ha amato gli altri."
"Ne sei così sicura, Aria?" fece Spencer, girandosi verso di lei.
"Ascolta, non mi interessa cosa prova Alison, mi dici perché stasera sei così scontrosa!?"
"Non sono scontrosa."
"Oh sì, che lo sei. Abbiamo litigato tante volte per cose stupide, ma ora esageri!" fece Aria.
"Ragazze, dai, non credo sia il caso di litigare proprio adesso..." disse Emily "avrete tutto il tempo di litigare, ma ora dobbiamo essere unite. So che avete delle divergenze, ma... dai, ora basta" continuò.
Aria e Spencer si guardarono, decidendo di non parlare.
Ma poi si abbracciarono calorosamente. 
"Scusami Aria,è che sono molto nervosa...se qualcosa non andasse bene...come voglio..." sogghignò Spencer, poi interrotta da Aria.
"Andrà tutto come deve andare, devi stare tranquilla" la incoraggiò.  
Poi si staccarono dall'abbraccio, e si sorrisero.
"Può capitare di essere un po' nervosi, soprattutto in questo periodo" disse Ally "stai tranquilla, Spencer. Noi ti capiamo" le sorrise.
"Grazie ragazze, grazie per sopportarmi anche nei miei momenti di pazzia" rise debolmente Spencer. 
Tutti le sorrisero. 
"Ricorda che saremo amiche per sempre" le sorrise Hanna, così dolcemente e calorosamente, che Spencer non potè fare a meno di abbracciarla.
Quando la situazione si fu arginata, Ally chiese:
"C'è qualcos'altro di Alison che dovremmo sapere?"
(ventitrè e cinquantotto)
(?sei pronta?)
"Mh, che è una bugiarda?" scherzò Aria.
Fortunatamente, tutti insieme, erano riusciti un po' a sdrammatizzare.
"No, sul serio, lei lo è" fece Spencer "il suo vero nome è Courtney, la ragazza morta
(seppellita viva)
invece è Alison" continuò. 
"Quindi, per tutto questo tempo, ha finto di essere qualcuno che non era!?" chiese Ally, un tantino disgustata.
Austin non diceva una parola, ma ascoltava ugualmente e con attenzione.
"Esatto" le disse Hanna "per questo non vogliamo più avere niente a che fare con lei."
"Non si pentirá mai di ciò che ha fatto. A noi e ad altri. Ma un giorno proverà ciò che gli altri hanno provato" terminò Spencer, disgustata.
Tutti annuirono.
Dopo qualche minuto di silenzio, Aria sorrise: "Prospettive per questa sera?"
(mezzanotte)
(?sei pronta?)
(sì sì che lo sono)
Ma bastò poco perché il sorriso si dileguasse.
La paura crebbe a dismisura, Emily credeva addirittura di stare per avere un attacco di panico.
Il cuore batteva all'impazzata.
Però era pronta, così come gli altri.
Anche se non sapeva come sarebbe andata.
Qualcuno lo sapeva.
Il telefono di Hanna squillò.
Quando lo prese, lesse l'orario:
00:00.                               
"Bravi, siete qui. Vi sto osservando. Incamminati con Spencer dritto e poi a destra, troverai tre palazzi grigi, non potrai sbagliare, in questo posto isolato ci sono pochissime abitazioni. Sali al terzo piano, troverai la chiave sotto lo zerbino. Quando sarai entrata, dovrai scendere le scale a destra, ti troverai in un bunker.
Aria e Emily, voi dovrete restare lì.   
Austin e Ally, incamminatevi verso il bosco, sempre a sinistra.
Fate ciò che vi dico.
Ho qualcosa per ognuno di voi. 
-A" 
Dopo averlo letto nella sua mente, Hanna lesse il messaggio ad alta voce. 
Era ormai arrivato il momento.
"Do..dobbiamo per forza, eh?" biascicò Ally intimidita.
"Sì Ally...dobbiamo...dobbiamo per forza..." fu la risposta di Spencer. 
Ally ingoiò a vuoto.
"Andiamo, Austin" gli disse.
Austin la abbracciò, lasciandole un caloroso bacio sulla guancia.
"Okey, andiamo" disse poi il biondo. 
Ally, ora, aveva un po' meno paura. 
Aveva Austin. 
Austin.
E non gli importava più di niente e nessuno.
"Andiamo anche noi, dai" fece Spencer, riferendosi ad Hanna.
Hanna la guardò, inarcando le sopracciglia, come a dire:
'ma fai sul serio?'
"Su, Hanna" continuò Spencer.
"Okey, okey..." mormorò Hanna.
Emily e Aria restarono sole.
Qualche civetta chiamava nella notte.
Emily e Aria erano entrambe a braccia conserte,guardando i propri piedi a testa bassa.
Aria fece un balzo verso Emily, spaventata, quando sentì dei versi che sembravano appartenere a dei corvi.
Dopo qualche minuto di silenzio, Aria disse:
"È imbarazzante," riferendosi al fatto che fossero rimaste sole. 
"Speriamo che vada tutto bene, Aria" disse Emily.
Era seria e preoccupata.
 
"Hanna" stava dicendo Spencer, mentre le due camminavano per dove A aveva ordinato. 
Ecco, mentre il cielo era completamente nero, e tutt'intorno vi erano solo alberi e sotto solo terreno granuloso e morbido, coperto da poca erba, meno di quanto ce n'era più su, dove i ragazzi erano andati a fare il campeggio.
Era buio.
C'era solo oscurità. 
Spencer, intanto, estrasse una torcia dalla sua tasca.
"Oh, ecco perché avevi sempre una mano nella tasca" osservò Hanna, girandosi verso di lei.
Spencer la seguiva più indietro.
"Perché, tu non ce l'hai?" le chiese stranita.
"No, perchè?"
"Avresti dovuto portarla! Tutte l'abbiamo portata."
"Sì, sì okey, scusa. Me ne sono solo dimenticata, stai calma."
"Volevo...dirti una cosa" iniziò Spencer.
"Che?"
"Mi dispiace, di...di averti trattata male..." le disse Spencer, ancora dietro di lei.
Intanto, Hanna tentò di illuminare il tragitto con la torcia del telefono, ma non era niente in confronto alla torcia di Spencer, purtroppo.
"Stai tranquilla, ognuno esprime in modo diverso il proprio nervosismo" le sorrise Hanna.
Spencer ricambiò il sorriso, con candore.
"E a me dispiace, di...non avervi raccontato di ciò che avevo nella bambola. Ma avevo davvero tanta paura. Ora ve l'ho detto perché so che l'aveva mandata Mona."
"Stai tranquilla, io avrei fatto lo stesso."
Dopo svariati minuti di silenzio, Hanna disse:
"Mi dispiace così tanto per Mona..."
"Sì. Sì lo so" convenne Spencer "sono dispiaciuta io, figuriamoci tu che sei stata la sua migliore amica..."
"Ho paura che A le faccia del male, capisci!?" singhiozzò Hanna, come ignorando le precedenti affermazioni di Spencer, come stesse parlando con se stessa.
"Non le farà del male, stai tranquilla" le rispose Spencer, avvicinandosi e abbracciandola.
Non finirò mai di dirlo.
L'amicizia è la cosa migliore che possiamo desiderare.
"Cosa credi che significhi quella foto?" chiese poi Hanna, quando si furono staccate dall'abbraccio.
Ora camminavano sulla stessa linea, vicine.
"Nulla" fu la risposta, secca, di Spencer. 
"Nulla? Ma..tu hai detto che..che Mona ti aveva detto che ogni indizio era importante..."
"Sì, sì lo so cos'ho detto. Ma..." disse Spencer, estraendo la foto che, ora, si trovava nella sua tasca "ma dimmi cosa vedi, davvero" terminò Spencer. 
Hanna osservò la foto, con molta più attenzione del solito.
"Allora" cominciò Spencer "tu sei quella bionda, con la sciarpa. Ragioniamo. Perché sei quella?" continuò. 
Tentava in tutti i modi di capire e di ragionare.
Così si fermarono lì, con la foto nel mezzo, mentre Spencer la illuminava con la luce della torcia. 
Hanna osservava assorta la foto, senza parlare.
"Perché sei l'unica bionda" fece Spencer annuendo.
Si era praticamente risposta da sola.
"Poi..." tentò di dire, ma venne interrotta da Hanna.
"No."
"No?"
"No."
"No!?"
"NO!"
"Ehi, calma" ridacchiò Spencer. 
"Se dovessimo riconoscere le bambole dai capelli...pensaci bene, Spencer,io sono l'unica bionda, ma voi altre tre siete tutte castane."
"E...come credi che dovremmo riconoscere la bambole?" le chiese Spencer.
"Dai particolari."
"Dai particolari?"
"Dai particolari."
"Dai particolari!?"
"Dio Spencer, dai particolari, sì. Accetta che qualcuno abbia capito e tu no" rise Hanna.
"Okey, okey. Scusa, ma ho paura, cerca di capire."
"Cosa credi che...che troveremo nel covo?"
"Non lo so, ma.." le disse Spencer "dobbiamo andare avanti, anche alla cieca, anche quando non sappiamo cosa il futuro possa riservarci..." continuò. 
"Quindi andiamo avanti, e...e poi vedremo."
"Già..."
Hanna e Spencer cercavano di non parlarne ma, entrambe, stavano morendo di paura.
Dopo qualche minuto di silenzio, Hanna disse:
"Bene, stavamo dicendo. Vedi, io ho una sciarpa."
"Mh" annuì Spencer "vai avanti" disse, con il tono di chi sta ragionando e sta per arrivare alla soluzione.
"Perché io sono quella che ama lo shopping, giusto? Quella per la quale i vestiti contano, più che per le altre. Poi ci sei tu, hai un libro,perchè tu sei considerata la secchiona. Poi..." Hanna si fermò, guardando Spencer.
"Emily ha la maglia della squadra di nuoto, perchè è una nuotatrice..." continuò Spencer.
"E...Spencer...Aria non ha mai una borsa in mano..."
"Che!?"
"Spencer, Aria non c'è!"
"E allora?"
"Come allora!? Questa è Mona!"
"E perché Aria non ci dovrebbe essere?"
Hanna guardò Spencer, seria.
"Perché Aria" ingoiò a vuoto "ricordi il suo attacco di panico?"
"Certo..."
"Ho paura che A voglia..."
"No...no no no..." singhiozzò Spencer.
"È il momento della verità. Una di noi dovrà morire, e ho paura che sia..."
 
Aria e Emily, intanto, restavano sole, lì in mezzo, aspettando chissà che cosa. "Che palle" se ne uscì Aria.
"A chi lo dici" sbuffò Emily "sono talmente annoiata, che la paura sta passando" continuò. 
"Sì, sì è vero. Ho più noia che paura, ormai" fece Aria, mandando gli occhi
al cielo.
"Tra poco mi stendo e mi addormento" ridacchió.
"Uff, è vero. A dice che ha qualcosa in serbo per ognuno di noi, ma preferirei che agisse adesso, perchè mi sto davvero rompendo" esordì Emily.
"Ti rendi conto, siamo qui da dieci minuti, senza far niente! Ma a cosa serviamo noi!?" gridò Aria.
"Già! Non che voglia morire, ma...andiamo, quest'attesa mi distrugge" convenne l'altra.
"Chissà cosa succederà questa notte..." sussurrò poi.
"Eh già" mormorò Aria, abbassando la testa.
"Ad ogni modo, non mi farò battere da A" disse Emily, più a se stessa che ad Aria.
Era come se stesse cercando di incoraggiarsi da sola.
"Emily...A è A..." le disse Aria.
"Da domani non diremo A è A...da domani...diremo davvero un nome...da domani sapremo chi è A...te ne rendi conto, Ari?"
"Eh già. Ma questa notte...questa notte sembra non passare mai" disse Aria.
"Prima o poi dovrà passare..."
"Sì, ma è così..." grugnì Aria "così frustrante! È come quando hai sonno eppure non riesci a dormire e la notte sembra la più lunga che tu abbia mai passato..."
"È vero,è orribile. Ma la mattina, poi arriva sempre. Credo che per essere felici, sai, si deve passare prima per il buio. Ma dopo il buio...viene sempre la luce, inevitabilmente" sorrise Emily.
"Wow, hai...hai davvero ragione" sorrise a sua volta Aria, un tantino sfinita. 
"Io...lo spero..." mormorò, mentre abbracciava Emily.
Poi si staccarono dall'abbraccio, e Aria cominciò a girovagare in tondo, senza nulla da fare.
Poi si girò.
"Emily, sai...i..." fece, ma poi si rese conto di stare parlando da sola.
"Emily? Emily, dove...dove sei?" fece,con molta calma, non trovando l'amica.
"Ascolta Em, se stai scherzando,non è la serata giusta!" sogghignò, tentando di rimanere calma e di autoconvincersi del fatto che Emily fosse ancora lì e tutto ciò fosse solo un brutto scherzo.
"Emily!" iniziò a singhiozzare Aria.
"Emily! Emily ti scongiuro! Non lasciarmi sola! Emily! Emily!" gridò,con tutto il fiato che aveva in gola, attendendo una risposta che, però,non arrivava.         
A aveva rapito Emily. 
In un momento di distrazione, Emily se n'era andata.
E Aria era rimasta sola.
 
"Hai paura?" stava chiedendo Austin ad Ally.
Il cielo era cupo e nero.
Ally si girò verso Austin e, con tono scontato e muovendo freneticamente il capo disse:
"No, no Austin. Mi sto divertendo tantissimo, guarda!" rise.
Austin la seguì in quel lieve risolino, ma dopo si fece scuro in volto:
"Ally...seriamente...hai paura?" le chiese, preoccupato. 
Entrambi camminavano spediti per il bosco, addentradovisi dentro.
"Austin, mi sto facendo sotto. Potremmo anche morire, sai?? Ma doveva succedere, prima o poi. Tu hai paura?"
"Sì, sì ho paura. Ma finché sono con te, sai..." sorrise, stringendo la mano di Ally nella sua "finché sono con te ho molta meno paura. Per me stesso, ovvio. Perché per te, ho tanta paura."
Ally sorrise debolmente.
"Non pensiamoci. La strada è lunga, sai, e prima di arrivare alla fine, cerchiamo di pensare ad altro" esordì.
Ed aveva ragione.
Quello era un lungo percorso.
Nella vita, non saremo mai realmente felici, perchè vorremo sempre di più, perché penseremo che essere felici significhi avere un telefono nuovo ma, quando lo avremo, ci stancheremo e desidereremo qualcosa d'altro;
La felicità è una condizione dello spirito, non dipende da cose materiali. 
Ma cosa più importante,la felicità è solo un'illusione.
Perché tutto, inesorabilmente e inevitabilmente, finisce.
E, dentro di noi, lo sappiamo, ma non vogliamo ammetterlo neanche a noi stessi.
Forse è una visione distorta della vita, forse troppo pessimista, ma è la realtà. 
Perché la vita è un lungo percorso in cui siamo alla disperata ricerca di una meta, e confido che avremo, un giorno, un'altra vita, e dimenticheremo questa...
è tutto troppo complicato, per cui conviene vivere senza farsi domande,perché non avremo risposta.
Ci sono troppe cose che non sappiamo e che non vogliono farci sapere, perché sono cose a noi ignote e che non possiamo comprendere;
ma un giorno tutto avrà una risposta, e si deciderà un finale.
Ma intanto viviamo, perché è quello che meglio ci riesce e quello che siamo portati a fare.
"Hai ragione" le disse Austin, a testa bassa.
Continuavano a camminare nel bosco, sempre dritto.
Nessuno dei due sapeva dove sarebbero arrivati. 
E nessuno dei due ci teneva a parlare.
Perché parlavano con i loro pensieri.
Entrambi avevano paura, ed entrambi pensavano a cosa sarebbe potuto succedere. 
Quella era la fine, ma non sapevano che finale sarebbe stato scelto per loro...
Speravano, semplicemente, che sarebbe finita bene.
E poi, cos'era che A aveva in serbo per loro?
Non lo sapevano.
Ma ci pensavano tanto, poichè era da quasi dieci minuti che camminavano e niente succedeva. 
Erano stanchi.   
Ma spaventati.
Attendevano. 
"Ally" le disse Austin.
Ally gli fece segno di continuare. 
"Ti fidi di me?" le chiese. 
Ally rise.
"Sembra tanto la frase di un film...perché non dovrei fidarmi di te, scusa?"
"So che prima di stare insieme, ti ho fatto passare brutti momenti, e.."
Ally lo stoppò, capendo a che punto Austin volesse arrivare.
"Ascolta Austin, mi basta sapere che tu mi ami. Se so che mi ami,beh,mi basta per dimenticare. Non ti porto rancore, perchè ci amiamo. Quindi non ne parliamo più, okey?"
Austin non rispose, si limitò a stringerla in un forte abbraccio e poi baciarla, dolcemente, mentre la teneva strettissima a sè.
"Ally..." fece Austin. 
"Mh?" domandò lei.
"Che fine ha fatto Jason?"
Ally si staccò dal suo abbraccio, e ricominciarono a camminare.
Ally guidava Austin con la sua luminosa torcia. 
"Non l'ho più rivisto dal campeggio..mi aveva chiesto perdono, ma non ho voluto accettare le sue scuse. Non mi trovo bene con Jason,allo stesso modo in cui mi trovo bene con te...cioè...nel senso..." balbettò Ally, cercando di spiegarsi bene "nel senso che tu sei la parte che mi manca. Con Jason è diverso. Io sento di sapere tutto di te, ma di Jason...Jason mi mette paura. Ha troppi scatti di ira, io...non so...lui non sa gestire la sua rabbia...può fare cose di cui poi si pente. Non si è fatto più sentire, avrà da fare o si sarà arreso...non so, spero la seconda" fece, stringendosi nelle spalle.
"Bah..." commentò Austin "se non si fa più sentire, meglio" rise.
Ally lo seguì, ridendo.
Camminavano nell'ombra.
Ally illuminava ciò che aveva davanti, ma non illuminava il terreno. 
D'un tratto, le arrivò un messaggio.
Estrasse, un po' tremante, il telefono. 
"Qualunque cosa accada, prosegui. Arriverai anche tu al covo.
-A"
Per leggere il messaggio, Ally non si era resa conto di una figura nera che passava di lì.
Fu un secondo, e poi il breve urlo di Austin.
 
Hanna e Spencer erano arrivate.
Avevano salito le scale.
Preso la chiave da sotto lo zerbino. 
"Sei...pronta?" deglutì a vuoto Spencer, tremante.
Hanna non rispose.
Incastonò la chiave nella serratura.
Girò a sinistra. 
Aprì la porta.
La richiuse.
Premette l'interruttore.
Il cuore batteva così forte che minacciava di uscire dal petto ad entrambe le ragazze.         
La casa sembrava normale,troppo normale. 
Presto,le ragazze arrivarono al bunker citato da A, serrato da una spessa porta blindata.
Le luci erano fioche e fievoli, una lampadina malandata emanava una luce fastidiosa e pendeva dal soffitto;
le pareti erano scure, nere, la 'stanza' era ricca di foto.
Foto dappertutto. 
Sembrava una carta da parati.
Vi erano, su una scrivania a destra, tre computer, e su un'altra a sinistra, degli appunti e un televisore con una sedia posta di fronte.
Erano finalmente nel covo di A.
Sentivano di stare per vomitare.
"Siete qui" disse una voce.
Hanna e Spencer si girarono di scatto.
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti! Sono tornata!  Lalalala
Lo so che per quanto vi ho fatto aspettare questo capitolo è un po' corto, ma non sono molto dell'umore e ho avuto poco tempo D:
Come vá la vita lì da voi? xD
A me diciamo...domani ho il compito di greco...una preghierina per me la fate?
Devo proprio andare, allora ringrazio tutti per le recensioni, per favore se leggete recensite, vi prometto che posterò prima il prossimo.
Ma ditemi:
Chi è A?
Perché? 
Daiii voglio sentire le vostre opinioni su chi è A e perché xD
Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo.
Io scappooo
ho il telefono a uno per cento
vi amooo tuttiiii♥

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 28-Resa dei conti (Parte 2) ***


Capitolo 28-Resa dei conti (Parte 2)
Pazza.
Folle.
Lei era questo, e non poteva cambiare.
La sua visione della realtà era alterata, storta, stramba, vedeva tutto in una differente dimensione, non riconosceva la realtà e ciò che vedeva era dannatamente storto, storto, e strano.
Non poteva farci niente, lei, non aveva scelto di averlo.
Noi ci chiediamo perché lei sia A, lei si chiede perché dimentica ciò che ha fatto, si chiede perché dimentica chi è stata.
E ora si trovava di fronte alle sue amiche. 
Le facevano così...pena.
Ma lei doveva poiché tanto, poi, non l'avrebbe ricordato. E non era quello il motivo, per cui lei non era in quell'immagine.
 
«Austin!» insisteva Ally.
I suoi occhi da spaventati divennero inaspettatamente e profondamente mesti, testimoni di un dolore contenuto,nel momento in cui la castana si rese conto di ciò che stava accadendo in quella maledetta notte.
L'oscurità li circondava, Ally sentiva come di essere intrappolata nell'inferno e senza via di scampo, intrappolata in una realtà che non era sua, intrappolata da quella cerchia di alberi dal quale non si poteva uscire.
Era stato un attimo, prima di rendersi conto che una figura nera era sfrecciata tra loro e aveva spinto Austin; Ally poté giurare di aver visto una chioma bionda.
«Non mi lasciare, Austin!» Gridava, mentre un eco soffocato si liberava nell'aria e con inaudita violenza tornava prepotentemente indietro cosicché la frase della castana venisse risentita più e più volte e alimentando così le speranze che Austin avesse udito;
Ally gridava, si dimenava, inveiva, e si disperava, si accasciò per un istante al morbido suolo, a fissare l'unica fonte di luce, le stelle, poiché la torcia si era spenta e nonostante Ally facesse pressione e battesse con violenza la mano su di essa,questi non voleva accendersi.
E mentre si accasciava a piangere, sicura che Austin fosse morto-perché lei lo sapeva, Austin era morto-,Ally osservò per un'ultima volta le stelle;
I loro orizzonti si stavano dividendo, lo sentiva.
E ripensò a tante, tante altre cose,mentre l'eco si disperdeva come una nube di fumo nell'atmosfera gelida;
Le sue illusioni, le sue insicurezze, i suoi dubbi, tutto si mischiava e nulla aveva più senso, troppe cose vorticavano e solo una importava: Austin.
Non importava ciò che gravitava attorno ad Austin, quello che avevano passato, importava del principio del pensiero, lui e basta.    
E un urlo smorzato e soffocato e rotto fuoriuscì dalla sua roca gola, si spezzò a metà e niente ebbe più importanza, il dolore di Austin era anche il suo.
Non importava che A avesse detto di proseguire, lei non l'avrebbe fatto.
Solitudine, era quello che sentiva, aveva bisogno di sentirsi dire frasi che nessuno le avrebbe mai detto, e lei voleva essere forte, ma era debole, debole e si odiava.
Si diceva di dover parlare, lei doveva parlare, doveva gridare, far sentire cosa pensava e fregarsene dei pareri degli altri; 
La solitudine è una brutta bestia.
Ci porta a fare cose che non vogliamo fare, cose che poi, dopo aver compiuto, ci chiediamo: ma sono stato io a farlo?
E la solitudine ci fa essere ciò che non siamo, prima di renderci conto che la solitudine porta solo a galla sentimenti nascosti, e non che ci porta a fare cose di cui non saremmo mai stati capaci;
Perché si sentiva così sola?
Odiava, essere timida.
E ora che aveva perso anche Austin...
Viveva nell'ombra della sua fragile anima, Austin aveva vissuto nell'ombra del suo ego ma l'aveva oltrepassato, lei non riusciva a cambiare. 
Anche se parlava, le sembrava di non essere udita o che le labbra si muovessero ma lei era muta;
Poteva essere ciò che voleva, e lei voleva riuscire a digrignare i denti, voleva saper rispondere, voleva essere combattiva e voleva avere il coraggio di essere diversa.
Speciale.
Essere coraggiosi non significa uniformarsi agli altri,alla massa, essere coraggosi è avere il coraggio di differenziarsi, di fare di testa propria e di essere se stessi.
Voleva essere libera, Ally.
Lei lo voleva davvero, era così piccola eppure voleva essere così grande, dentro.
Sarebbe uscita vincente da quella situazione, peccato che lei non lo sapesse ancora.
Faceva pena a se stessa, il modo in cui si comportava, il modo in cui era sempre ansiosa e stava male a ogni minima cosa.
Le venne in mente quella volta in cui rovinò le feste di Natale,con un attacco di panico improvviso,e lei sapeva di apparire noiosa.
Era stupida.
Debole era uguale a stupida.
Forte.
È questo ciò che devi essere.

«Ally!» un gridolino sordo squarciò l'aria e si intromise prepotentemente in quell'atmosfera sinistra. 
Ally si affrettò a rialzarsi;
Le sue guance sembravano andare in fiamme nonostante fossero congelate; erano di un colore roseo e avvamparono quando da dentro Ally si espanse un candore, un calore;
«Ally! Sono qui!»     
Un altro grido debole, e questa volta Ally fu sicura di aver sentito la voce di Austin. 
«Austin...»biascicò lievemente.
«Austin» disse di nuovo, in un respiro gelido.
Ally potè vedere l'aria congelata che fuoriusciva dalle sue labbra increspate e tumefatte dal freddo.
Era peggio di prima.
Si rese conto di tutto, e in più delle farfalle che svolazzavano alla cieca nel suo stomaco.
«Austin!» Ally gridò.
Le foglie si mossero con un acuto brusìo, la terra bramosa sotto i piedi della ragazza le impediva di correre.
«Dove sei?» chiese.
«Sono qui.»
Prese a correre più in avanti, riconoscendo la fonte di quella voce, la voce di Austin, eppure non riusciva a vederlo da nessuna parte.
Era stata troppo pessimista.
Austin non era morto, Austin era lì, con lei.
«Dove?»-chiese di nuovo.
«Austin, dove diamine sei!?»
«Ally! Aiutami, sono qui sotto!»
Nella voce di Austin vi era allarme, chiedeva di fare presto e Ally invece continuava a guardarsi attorno, circondata dal niente.
Era impossibile, si disse.
Udiva la sua voce, eppure non lo vedeva da nessuna parte.
«Sta' zitto! In silenzio!»
La terra stava sprofondando, Austin con essa, ma era stato commesso uno sbaglio; Ally riconobbe quella voce, la voce di Cece, che sanciva a Austin di stare zitto.
Era come se un fuoco stesse infuriando dentro di lei.
Non esitò, non in quel momento.
«Ally...» il mormorio di Austin era molto, troppo debole, per avere la possibilità di riconoscere da dove provenisse.
E finora vi erano solo stati nomi che avevano riempito quella possibilità di parlare...ma la voce di Cece....così chiara e limpida...
Ally si chiese se a quest'ora Cece dovesse essere al centro psichiatrico, e in effetta doveva;
Doveva essere al Radley.
Ma invece era qui.
Abbozzò l'ovvio pensiero che A fosse più di una persona, tutti riunitesi quella stessa notte per terminare ciò che avevano iniziato...era A, ad avere tante personalità, in verità, Mona ne sapeva qualcosa...nonostante ci fosse un A-Team, Mona sapeva che A aveva più di una personalità, ecco perché aveva...
Ally corse, corse veloce, riconobbe la voce lontana e riuscì a distinguere delle ombre; 
non delle facce, ma delle ombre.
La visione di Austin-doveva essere Austin-che veniva seppellito vivo, la lacerò.
Cece stava cercando di seppellirlo.
Una paura crebbe piano negli occhi di Ally, nera, sporca, tutto appariva nitido eppure era nascosto, Ally prese a respirare affannosamente e con fatica, il suo mento minacciava di toccare terra.
Ma digrignò forte i denti e si mosse veloce verso Cece,che cercava di velocizzarsi per poter completare il proprio lavoro;
Strinse le sue braccia attorno alla sua vita, affondando la sua testa nello stomaco della bionda;
si udì un tonfo quando Ally spinse violentemente Cece contro un albero.
«Stronza!» grugnì «sei così crudele! Così crudele a voler tentare un omicidio! Così crudele a voler seppellire qualcuno che prima era tuo amico!» sputò «così sporca. Chi ti ha detto di farlo, eh? Non sai nemmeno farlo, idiota
Cece stava a testa bassa, con la schiena poggiata al tronco dell'albero. 
Ally si girò un secondo, e quel secondo bastò perché Cece si dileguasse.
Ally scattò la testa a destra e sinistra alla disperata ricerca della nemica. 
Era buio, di lei nessuna traccia.
«Tu l'hai colpito con la pala, io ti ho colpito con la verità. E sai che fa molto più male!»
Sapeva che Cece stava ascoltando.
Era così crudele.
Ally non sapeva perché o per chi lo stesse facendo.
'Forse è solo cattiva' pensò.
Un pensiero semplice, ma logico.
Ally si rese conto che Cece lo era davvero, Cece era cattiva.
Crudele.
E non spese altri secondi preziosi a dedicarle pensieri; 
si girò, velocemente.
«Austin!» le sue urla sibilivano prepotentemente nell'aria. 
Una voce famigliare tossiva, tossiva troppo, e troppo forte.
«Sono qui, sono qui,» si affrettò Ally «qui, qui» farfugliò a voce bassa e flebilmente.
Continuò a mormorare, abbassandosi al suolo morbido e granuloso.
Ingoiò a vuoto.
Una ciocca bionda spiccava da fuori il terreno e cercava di uscire.
Era arrivata in tempo.
Scavò velocemente per pochi secondi, le sue unghie erano marroni e sporche.
«Sono qui Austin, sono qui,» biascicò,quando la sua testa fu ben visibile «ti salverò come tu hai fatto con me» quasi pianse. 
Lacrimava.
Austin cominciò a tossire, e a riprendere fiato,mentre si aggrappava con i gomiti al terreno e cercava piano di uscire dalla sinistra buca.
«Oh mio Dio Austin!» pianse definitivamente Ally, vedendo che era vivo. 
Austin alzò il capo.
Gli occhi erano semi chiusi, i suoi capelli completamente marroni e la bocca sporca di terreno.
Austin cercava di rialzarsi, ma non riusciva.
Ally, senza proferire parola, tentò di tirarlo su, ma da sola non ci riusciva.
Riprovò, e riprovò.
Austin era troppo debole per tirarsi su da solo, i suoi occhi si tendevano bassi e chiusi, era affannato e aveva solo bisogno di aria.
Ogni tanto tossiva ancora.
Ally giurò che in quel momento era arrivata persino a sudare, per la pressione e lo sforzo.
Voleva tirare Austin da lì,ma da sola era impossibile.
Austin era troppo pesante, e inoltre non riusciva a contribuire.   
«Al..Ally?» una voce dell'oscurità chiamò.
Impossibile.
Impossibile a essere lei.
«Chi sei?» Ally domandò, cauta e circospetta, ancora inginocchiata e ancora tentando di aiutare il biondino scaltro che le era entrato nel cuore a uscire da quella buca.
Era disperata.
Ma curiosa. 
La castana non era sicura di aver udito bene, eppure l'identità di quella voce aveva debolmente sfiorato l'anticamera del suo cervello. 
Si alzò lentamente. 
Era di fronte a quella figura oscura, che pareva avvicinarsi.
Ally scorse dei boccoli biondi e un fisico da ragazza; «Chi sei?» domandò, più debolmente. 
La figura si avvicinò. 
Ally indietreggiò.
«Che ci fai qui?» fu la prossima domanda.
«A» Alison rispose, semplicemente.
«Mi ha inviato un messaggio.» continuò. 
«Anche a te?» Ally si lasciò sfuggire un risolino.
«Esatto.»
Gli occhi di Alison erano pietosi, eppure...bramosi...le sue labbra increspate e la fronte corrugata.
Un fastidioso cipiglio si presentava tra le sue sopracciglia.
Ally fissava la bionda, imperterrita. 
Alison aveva le narici diltatate.
Ally mandò gli occhi al cielo.
'Fai che non pianga, ti prego, ci manca solo lei' pensò. 
Austin era vivo, non vi era più urgenza, un discorsetto con Alison lo poteva fare.
«È nel tuo DNA» esordì Ally.
Si avvicinò, a braccia conserte.
Alison sembrò non capire.
Ally la vedeva bene, ora.
Tutta la sua falsità, tutta la sua bruttezza e la durezza nel suo sguardo, nascosto; poiché una parte di Alison era sempre nascosta.
Faccia falsa.
«Non fingere con me» stabilì Ally, ancora a braccia conserte.
Doveva parlare, doveva gridare.
Poteva essere qualunque cosa voleva essere, in quel momento. 
Dimostrare chi era.
«Non puoi cambiare, perchè la cattiveria l'hai nel sangue.»
I lineamenti di Alison sembrarono addolcirsi.    
«Sono cambiata» disse semplicemente. 
«Ma certo,» rise Ally «certo che lo sei. Come non potresti esserlo?»
«Mi dispiace-»
«Anche a me.»
«Non volev-»
«Ma neanche io» soffiò Ally arrogantemente.
Alison alzò il capo, che prima teneva abbassato.
Sembrava...dispiaciuta?
«Mi stai prendendo in giro?» chiese.
«Come ci si sente?»
«Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.»
Era così...soddisfacente.
Ally si sentiva realizzata.
Si comportava da pazza. Nessuno osa mettersi contro i pazzi.
In quel momento, era lei ad avere il coltello dalla parte del manico.
Rideva debolmente, a braccia conserte, e soffiava nell'aria, come stesse cacciando fumo, mentre Alison la guardava confusa e dispiaciuta.
«Che serata da Alison» fece la castana, guardando il cielo.
Alison mormorò qualcosa, come a dire: "cosa intendi?"
«Da niente. Tu non sei niente.»
(oh no questa era un po' pesante) 
La mascella di Alison si indurì, i suoi lineamenti divennero più duri, le mani strette in un pugno e le nocche bianche.
Respirava affannata.
Tentava di mantenere la calma.
Era arrabbiata.
Quasi quasi le usciva fumo dalle orecchie.
Ally ammiccò con un occhiolino.
Ma non si aspettava quella reazione:
Alison abbandonò ogni frustrazione.
Pareva calma, adesso.
Tese il capo basso.
«Hai ragione, io non sono nulla.»
Ally abbassò ogni difesa. 
Si avvicinò ad Alison.
«Cambia, si può sempre cambiare. Cambia e il mondo cambierà con te. Ti sembrerà un posto migliore, se migliorerai anche tu.» 
Ally era sincera, la guardò nei suoi occhi vitrei e ricoperti di una sottile linea trasparente.
Alison abbracciò Ally. 
Ally si sentì subito meglio.
Aveva fatto bene a prendere prima di tutto le difese contro Alison, ma ora fece tutto ciò che una persona umana avrebbe fatto, abbracciarla e confortarla.
Era felice di come si era comportata.
Odiare era un sentimento che non conosceva.
«Che significa che A ti ha mandato un messaggio?» scavò più a fondo.
Alison si asciugò le lacrime con le maniche della felpa.
Ally era così dispiaciuta per lei.
Voleva che ci fosse un bel finale per se stessa, così come per Alison.
Però ognuno ha ciò che si merita.
Il cuore di Ally era buono, quello di Alison? 
A lo sapeva.
«Mi ha indicato questa strada, per il suo covo» biascicò.
«Oh.»                            
«Ally, grazie..»
«Sei innamorata di Austin?» Alison alzò di scatto il capo. 
Ally non voleva realmente chiederglielo, ma...sentiva di doverlo. 
Eppure, se ne pentì subito dopo, intimidita.
Ingoiò a vuoto, fissando il suolo.
Era stata una cosa istintiva, formulare quella domanda.
«Io...so che...non mi amerà mai...» ammise Alison.
Ally si avvicinò. 
«Allora aiutami a salvarlo, ti prego» lacrimò.
Dopo infiniti secondi di silenzio, Alison disse:
«Cosa gli è successo?»
«Non c'è tempo per spiegarlo. Solo...aiutami a farlo uscire dalla buca.»
Alison seguì Ally, ebbe un momento di esitazione prima di tirare il braccio destro di Austin.
«Oissa, quanto pesa» fece Alison.
«Ally...» il biondo non ci pensò due volte, si aggrappò alla vita di Ally, tenendola con entrambe le braccia.
Sfregò il suo naso contro il collo della castana, lasciandone un flebile bacio.
Il suo cuore era contro il suo petto.
«Ho avuto paura di perderti, Austin...» balbettò Ally sollevata, respirando affannosamente.
Austin teneva gli occhi chiusi, semplicemente si godeva quell'abbraccio.
«Scusa...»
«Di che cosa?» Ally si fermò a fissare gli occhi, ora aperti, di Austin.
Così brillanti. 
Alison li osservava riluttante.
«Volevo..essere la tua salvezza. Ma sei stata tu a salvarmi. Mi dispiace.»
«Tu mi hai già salvata, Austin,» sorrise Ally, fissando il volto, ora rincuorato e di nuovo luminoso, del ragazzo «solo, non lasciarmi andare mai più.»
 
Alberi bramosi, foschia, vento, terreno gelido. Eppure tutto pareva un sogno, mentre Emily si risvegliava nella coltre di alberi in cui era stata lasciata.
Così onirico.
La testa le pulsava forte, una fitta violenta che sparì dopo qualche secondo.
Era ancora stesa per terra, mentre gli alti alberi parevano ancora più alti e la circondavano. 
Coprì con una mano la zona dolorante alla testa, portò in seguito la mano davanti il viso e notò che sulle sue dita vi era poco sangue raggrumato.
Sfregò con l'indice e il pollice quella sostanza, la odorò ed adottò un'espressione interrogativa.
Cercò di rialzarsi, ma inciampò subito dopo.
Continuò a massaggiarsi la zona dolorante.
Non riusciva a rialzarsi, era troppo debole anche per pensare cose logiche.
«Ouch» sibilò, dopo che il suo sedere ebbe toccato terra.
Si massaggiò allora l'altra zona dolorante e si aggrappò a un ramo tentando di restare alzata; sembrava un ubriaco imbecille.
«Aria?» chiamò flebile.
Era l'unica cosa che ricordava.
Stava con Aria in mezzo ai boschi, e poi...oh, ora tutto ritornava.
Un panno banco sulla sua bocca e poi il buio.
Continuò a chiamare Aria, per qualche minuto, ma di lei nessuna traccia.
Da quanto era addormentata?
Si trovava all'interno del bosco, chissà A quanto l'aveva portata lontana da Aria.
Bene, almeno A si era dato all'azione, pensò repentinamente Emily. 
«E ora?» soffiò.
Inarcò profondamente le sopracciglia quando qualcosa le tornò in mente:
prima di addormentarsi lei l'aveva vista...aveva visto una donna bionda.
"Cece?" suggerì una voce nella sua mente.
Ma no, non era Cece.
E ricordava anche un'altra cosa.
Prima di svenire aveva voltato il capo all'indietro, con gli occhi spalancati dalla paura, verso il suo aguzzino, e questi...aveva sussurrato, in allarme...«Scusa.»
A Emily non restò che giungere alla conclusione che fossero tutti collaboratori di A, ma...chi era il capo?
Si teneva ancora saldamente all'albero, ora riprendendo definitivamente coscienza. 
Non c'era nessuno, lì.
Non le restava che camminare,camminare,alla ricerca di qualcuno.
Si addentrò nel bosco, e per dieci minuti buoni non fece che camminare nel nulla.
Esitò, per un minuto,ma la sua pausa fu interrotta al pensiero che se camminare non l'avesse portata da nessuno, beh nemmeno stare lì ferma avrebbe contribuito.
Quindi, camminare offriva almeno una speranza.
D'un tratto, si arrestò sul posto.
Di fronte a lei vi erano due figure, anzi, tre.
Due erano abbracciate, una rimaneva alzata. 
Si avvicinò, cautamente, con le sopracciglia inarcate.
«A...Aria?» chiese.
«Spencer?» sogghignò spaventata.
Okey, era molto improbabile che fosse Spencer, ma Emily tentava di autoconvincersi che potesse anche esserlo.
Quando si avvicinò, si rese conto di tutt'altra cosa. 
«Alison?» ghignò.
Alison la guardava, dispiaciuta.
Emily restava sul posto, non capendo.
«Cosa-» 
Tentò di chiedere cosa ci facesse lì, ma venne interrotta da una seconda voce, al suolo.
Abbassò il capo, seguita da Alison.
«Vieni, cerca di alzarti,» istruì Ally ad Austin «stai meglio?» continuò. 
«Sì» rispose con un velo di amarezza il biondo, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi da solo.
Ally sospirò sollevata. 
Era tutto finito ora. 
Per ora.
«Ally?» chiese Emily «dove sono Spencer e Hanna? E Aria? Cosa ci fa qui Alison? Cosa è successo a Aus-» 
«Calma, Emily, con calma,» sogghignò Ally.
Il viso di Emily era spezzato dalla paura e la confusione.
«Scusa...» sospirò. 
«Tranquilla, so che è tutto difficile. Alison ha ricevuto un messaggio da A che le diceva di andare al suo covo. Anche io e Austin dovremmo andare, ma, Cece ha cercato di seppellirlo vivo,» ci fu un'esitazione.
Ally lasciò a Emily il tempo di assimilare.
Stava per replicare, ma Ally voleva finir di raccontare.
«Fortunatamente sta bene, Spencer e Hanna invece sono al covo di A,come 'ordinato', mentre Aria...non doveva essere con te?» «Non lo so, io...» mormorò Emily «ero con lei, ma poi...una bionda mi ha rapita e io mi sono risvegliata in mezzo agli alberi. Non ho idea di dove Aria sia.»                       
«Cece, Cece ti ha rapita?» chiese Ally.
Emily ebbe un attimo di esitazione, poi scosse decisa il capo.
«No, era più grande d'età.» 
«Era forse Marion?» e finalmente, Alison parlò. 
Emily fu colta dalla veridicità di ciò che Alison aveva detto e ricordò:
«Era Marion» disse finalmente, preoccupata.
Lo erano tutti. 
Austin ascoltava in silenzio.
«Cosa facciamo ora?» chiese Alison. 
«Andiamo al covo,» rispose semplicemente Ally, come fosse la cosa più normale del mondo.
Emily scattò all'indietro. 
«No.» «Ma, Emily, cosa intendi fare?» le domandò Ally.
Perché in verità neanche lei voleva farlo, nessuno voleva, ma dovevano.
E una lampadina si era finalmente accesa nella testa di Emily.
Poteva finalmente essere utile, poteva finalmente essere lei a risolvere le complicanze. 
Poteva essere lei a salvare tutti.
O perlomeno, poteva tentare.
Poteva essere utile.
«Vado dalla polizia,» rispose in un lieve sospiro gelido.
Era coraggiosa. 
Sapeva cosa stava facendo, sapeva che doveva.
«Ti rendi conto dell'ora?»
«Gli uffici sono chiusi, ma le forze dell'ordine sono sempre in funzione. Devono. E se nella notte sparisce un bambino!?»  
«Okey, ottimismo zero» rise Ally «allora fai ciò che puoi. Noi...andremo al covo» ingoiò a vuoto, guardando prima Austin e poi Alison.
Erano tutti preoccupati.
Ma dovevano, dovevano farlo.
Chissà cosa stavano facendo Hanna e Spencer.
 
«Siete qui» disse una voce. 
Hanna e Spencer si girarono di scatto. 
«Cosa ti hanno fatto!?» gridò Hanna piangendo e correndo ad abbracciare la sua amica.
«Aria! Cosa ti è successo?» le chiese disperata Spencer.
Vedendola lá, indifesa, al covo di A.
Ma Aria le respinse, riluttante.
«Lo sapevo! Non eri in quell'immagine perché A vuole farti del male! Ma ora ci siamo noi qui, vieni via!» gridò Hanna spaventata.
Era la resa dei conti, cazzo.
Aveva talmente tanta paura che sentiva di stare per vomitare o di star perlomeno per avere un attacco di panico.                     
«Non è per quello,» fece Aria, calma.
E in quel momento, Hanna capì.
Decifrò la terza bambola.
Vedere Aria lì, calma, fin troppo calma, era strano. 
Fin troppo strano, ecco.
E Hanna capì.
Aria non era in quell'immagine perché Aria non era una pedina di A.
Aria era A.
 
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei, ciao a tutti:)
Non so da quanto non scrivo nemmeno io.
So che è passato molto tempo, e mi dispiace.
Sono anche sicura che non sarete di nuovo tutte qui a recensire, all'inizio non nutrivo speranze per questa storia, ma quando ci sono state più recensioni sono stata molto felice...solo che mi ero illusa...ora c'è anche un preferito in meno e sono nove...e le recensioni dello scorso capitolo son solo 3.
Aspettavo da tempo di pubblicare quel capitolo, ero eccitata perché avevo voglia di sentire tutti i vostri pareri, ma niente, solo Angelauri me ne ha dati e solo altre due hanno recensito.
Ringrazio voi, di cuore, e mi dispiace davvero che per una recensione debba poltrire. Mi scuso con chi ha recensito lo scorso capitolo per il ritardo, ma ho avuto molto da fare e anche per le vacanze ho avuto molti compiti.
Voi a che scuola andate?
Io al primo anno di liceo classico.
Comunque vi piace questo capitolo?
So che è un po' bruttino ma dite qualunque cosa non vada, in fondo sono alla prima fanfiction :)
Mi scuso e ringrazio ancora chi recensì nel capitolo precedente, non voglio illudermi ma dato che qua si scopre chi è A non siate timidi eh...
E grazie Angelauri per essere stata gentile ed esserti Interessata a me mandandomi un messaggio privato:)
Ah e scusatemi se ci sono errori di distrazione
L'angolo sta diventando più lungo del capitolo quindi io vado.
Ci si vede la prossima volta♡
Un bacio a tuttixx

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Augurii ***


Ehi ehi ehi!
Come butta!?
Sono qui per darvi gli auguri, quindi...
AUGURI SPLENDORI!
Come vi va?
Ho appena visto 3 recensioni, beh grazie!
Provvederò a rispondere appena posso.
Ci sono un sacco di visite, recensite mi raccomando ehh ah che voglio le recensioni ;*
Voglio conoscere le vostre reazioni ahahaha
RECENSITE!
Sto scrivendo il prossimo capitolo ma giuro che è un casino xD
Non so perché ma mi sento elettrica, sto scrivendo spezzoni di capitolo tutti confusi e devo metterli insieme!
Vi dò un'anticipazione:
sarà un capitolo speciale in cui si capiranno i motivi per cui una certapersona è A e ci saranno moolti flashback.
Scriverò prima la parte cult, penso, è una sfida per me.
Dopo descriverò le reazioni delle ragazze che hanno scoperto chi è e poi unirò tutto.
Giuro, è tutto confuso, anche perché ho intorno tanta gente, musica nelle orecchie e botte fuori dalla finestra xD
Io abito al Sud e qui da me stamattina ha nevicato oddio ahahaha
A voi come vaa??
Sembro pazza , non so perché D:
Son felice ma non ho idea del motivo dato che non sto scrivendo il capitolo innordine ma è un ammasso strano xD
Come già detto è un capitolo di passaggio e mi soffermerò su descrizioni e pensieri e racconti, quindi meno dialoghi e il ritmo per cui sarà abbastanza lento lol
Comuuuuunque ancora auguri!!!!
Un bacione♥
-Cla&Lety

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo 29-Nuove e vecchie verità ***


Capitolo 29-Capitolo speciale-Nuove e vecchie verità

*Flashback*
Era tutto così...offuscato.
Relegata in un angolo,una qualsiasi ragazza cercava di reprimere lacrime salate che irrimediabilmente continuavano a scendere a rivoli veloci, eppure sanciva a sè stessa di non piangere, di essere forte.
Eppure lei lo faceva, lei piangeva e sì,era debole,ma aveva bisogno di sfogarsi, cosa che a lei era estranea; 
La aspettava un'altra notte insonne, quella sera, e lei lo sapeva;
Aveva paura di cadere, di una caduta libera, aveva paura di cadere così in basso da non riuscire più a rialzarsi.
Erano tante notti ormai che non dormiva, poichè flutti di pensieri si intasavano nella sua testa non lasciando spazio al cervello per risposarsi; pensava, lei, pensava sempre.
E quei suoi pensieri le impedivano di dormire, era irreparabile.
I suoi occhi erano vitrei e velati di una barriera brillante;
sentiva di stare per avere un attacco di panico.
Le capitava molto spesso, ultimamente.
Di avere attacchi di panico, le capitava.
E non sapeva gestirli, la maggior parte delle volte. 
E non piangeva solo per Alison o i suoi genitori, piangeva maggiormente per ciò che le succedeva; aveva brevi vuoti di memoria, dimenticava ciò che aveva da fare e quando si guardava allo specchio non si riconosceva, lei.
Quando camminava, lei camminava per aria, non stava camminando sul serio. 
Provava uno strano senso di estraneità dal proprio corpo.
Ma lei non voleva fare del male come avrebbe fatto.
Era debole, e le persone deboli si fanno sopraffare...
sono le persone deboli che sbagliano, proprio perchè sono deboli, ecco...
L'uomo è alla disperata ricerca di qualcosa di puro, eterno, qualcosa che lo faccia sentire vivo e fiero e soddisfatto; spesso è alla ricerca della bellezza, o ad ogni modo di qualcosa che non esiste e l'uomo, complicato, si illude di averlo, che esista.
Perché noi siamo complicati, quando qualcosa va' bene, quando la vita va' avanti tranquilla a noi non basta e sorgono allora altre peripezie, altre complicanze, forse non ci rendiamo conto che gli unici limiti sono quelli che noi poniamo a noi stessi;
E l'uomo finisce per fare la guerra, sempre, perché sono le cose brutte a essere confuse per belle, ma spesso si finisce per creare una guerra interiore, alla ricerca di una pace che si ricerca in se stessi, quando sprofondiamo e non abbiamo via di scampo, e allora non sappiamo dove andare a rifugiarci.
L'orgoglio della ragazza in quel momento era relegato ai margini della sua anima, era all'ombra e non aveva proprio intenzione di uscire alla luce;
il suo livore si cicatrizzava,e più si cicatrizzava,più si esprimeva attraverso il suo pallido e mesto volto. 
Occhi rossi e pelle bianca, come il latte, ornavano quel viso che aspettava qualcosa che non immaginava sarebbe mai arrivato;
lei continuò a marciare,nella notte, quella giornata era stata estenuante.
Lei stava talmente male che temeva di stare per vomitare. 
Non lo sapeva il perché. 
Eppure aveva sempre un senso d'insoddisfazione, e la cosa più brutta era che non riusciva a trovare un posto in cui inchiodare quei sentimenti;
successe in un lampo.
Lei si sedeva, poggiata al muro freddo, mentre il buio calava sui suoi occhi e la paura schiumava come schiuma l'acqua a riva colpita da un'onda.
Chiuse gli occhi,lei,e vedeva ciò che vedeva a occhi aperti: oscurità. 
La notte circondava il posto e il cielo terso era pieno di stelle scintillanti; eppure successe.
*fine flashback*
Era strabiliante.
Come i suoi occhi fossero lividi di ricordi offuscati,urla soffocate, gridi spezzati a metá, rimorsi, quel che restava della sua innocenza, ciò che le avevano rubato.
Strabiliante il modo in cui le immagini riprendevano vita e colore in quegli occhi, strabiliante come riuscissero a contenere un urugano e tutto si riversasse sulle sue guance. 
E strabiliante, pensò invece Spencer, il modo in cui restava imperterrita lì, lei, Aria, mentre rivoli scendevano con fastidiosa lentezza sulle guance di Hanna e ora anche sulle sue, rivoli di lacrime.
A volte,capita.
Capita che le persone che amiamo di più siano proprio quelle che ci feriscono.
"Sono le cose che amiamo di più a distruggerci."
Non perché le amiamo e ci facciamo battere, ma perché sono le persone che amiamo di più a tradirci; ci fidiamo tanto, e poi tutto si sfuma, in un attimo. 
Ma Aria, Aria era diversa.
E nel suo caso, strabiliante era a cosa ci portano le situazioni, a come ci fanno cambiare le circostanze in cui ci troviamo e come a volte adottiamo lo stesso comportamento, inconsciamente, di chi ci ha ferito...
«Aria...» Hanna sogghignò, avvicinandosi all'ombra di Aria, all'ombra della ragazza dolce e premurosa, colei a cui premeva di aiutare tutti...
«È la resa dei conti, stronza,» Aria rispose, fermamente.
Ghignò, a denti stretti, desiderosa solo di vendetta e avida di dolore altrui.
«Ci hai...tradite..» pianse debole Spencer, non riuscendo a credere a ciò a cui i suoi occhi si erano appena abituati. 
Era pesante, e molto.
Vedere una persona che hai amato, tradirti.
Hanna pensava che avrebbe distrutto A, l'avrebbe fatto, era stanca e la forza non le mancava, poichè non le mancava il desiderio di sconfiggere la persona che tortuava lei e le sue amiche. Ma come fai, quando il tuo nemico è la persona che ami?
Spencer pensava che Aria fosse cattiva, cattiva e crudele, erano i termini.
Eppure...Hanna no.
*inizio flashback*
Lo conosci, quel pianto? 
Quel pianto che parte da dentro di te, quel pianto che parte da fin dentro lo stomaco e si scaturisce nei tuoi occhi, quel pianto così liberatorio e di cui hai bisogno, quel pianto che ti fa dimenticare,per un attimo,di tutti i pensieri e le complicanze e ti dice di non avere pressione, perchè tutto andrà bene.
Quel pianto che parte da una singola voce, quel pianto che ti avvicina per un po' al sogno e ti allontana dalla verità.
Perché lei poteva sentire il suo cuore, battere, sempre, ma se avesse saputo riconoscere la realtà, da quella notte in poi, avrebbe solo sentito le sue cicatrici. 
Il pianto era aumentato, sì,perchè era per un altro il motivo, mille volte peggiore degli altri.
Mancava poco.
*fine flashback*
Hanna non respirava, in realtà; aveva solo la bocca aperta,si affannava ma
(non avrei mai pensato che aria fosse a e oh mio Dio lei non può lei non può esserlo)  
non respirava realmente.
Si guardavano, le tre ragazze.
E non fiatavano.
Non proferivano parola.
Il dolore era tanto, la delusione maggiore.
Un'avida rabbia arse nel cuore di Spencer.
«Perché?» chiese semplicemente, mentre i singhiozzi rendevano difficile riconoscere quella singola parola.
Perché? 
«Noi ci siamo fidate di te!» pianse Spencer. 
Piangeva, si sfogava.
I suoi occhi erano rossi e ornati da altrettante linee rosse, le sue labbra bagnate di saliva, il suo naso rosso per via del freddo.
«Ci siamo fidate!» Spencer urlò «ti abbiamo dato tutto, ti abbiamo detto tutto, ci siamo fidate e tu sei stata finta per tutto questo tempo! Ci hai deluse! Sei una stronza, cazzo!» continuò. 
Spencer inveiva, si dimenava, si fermò un attimo a respirare, poi si passò una mano tra i capelli e si girò indietro, camminando all'indietro, continuando a balbettare "perché, perché, perché".
Coprì la bocca con la mano stretta in un pugno, le nocche più che bianche, mentre liberava altre lacrime.
Hanna no, Hanna non piangeva.
Hanna era semplicemente allibita. 
Semplicemente, non poteva credere che Aria avesse fatto tutto ciò, ma aveva una reazione differente da quella di Spencer. 
Era più calma.
Aveva un vistoso cipiglio, testimone della sua espressione confusa; 
non capiva.
Aria non aveva finto, no.
Aria era stata sincera, quando era stata in loro compagnia. 
Doveva scavare più a fondo, Spencer si fermava troppo alle apparenze e questo era sbagliato. 
Aria manteneva intatta la sua compostezza, ma in seguito parlò:
«Spencer, sta' calma» disse semplicemente. 
«No io non sto calma!»  
Spencer ribolliva di rabbia.
Lo sguardo di Aria era passivo, perso nel vuoto, in un punto indefinito, come se in quel punto ci fossero le immagini dei suoi ricordi e lei li stesse rivivendo.
«Ora sei qui, arrabbiandoti non andrai via. Non sistemerai niente,per cui resta calma e lasciami parlare,» si mosse Aria.
Spencer si avvicinò ad Aria, le narici dilatate e gli occhi spalancati.
Le tirò uno schiaffo.
La mano di Spencer colpì fermamente la guancia destra di Aria,ma lei non ribattè.
Anzi.
Massaggiò la zona ferita, una linea rossa sporgeva come sporgeva vistosa la vena del collo di Spencer. 
Rabbia.
Era una passione irrefrenabile. 
Non si riusciva a contenerla.
Lei,la rabbia. 
Un ghigno di disgusto si fermò sulle labbra increspate di Aria.
«Così...ci ucciderai, non è vero?» Hanna biascicò.
Non aveva paura, eppure qualcosa nel suo stomaco le diceva di averne.
Di averne tanta.
Aria era sicura di sè.
Nessuno osa mettersi contro i pazzi.
«Ho molti piani per voi,» Aria sorrise «e tutto andrà come voglio» rise, avvicinandosi al viso di Spencer. 
E per la prima volta, Spencer ebbe davvero paura.
*flashback*
«Questa notte, a Rosewood, c'è la fine del mondo!» 
Lei quasi si pentì di essere scappata di casa proprio il 31 dicembre, quando le sue orecchie ebbero udito l'esordire di un cantante che si succedeva agli altri sul palco nella piazza di Rosewood, quella notte, in onore di quel giorno festivo.
Lei sentiva i rumori da lontano, le onde del microfono si espandevano fino a molto lontano e per un attimo lei dimenticò tutto, mentre la musica lontana, calma e piatta, le arrivava alle orecchie.
"Oh, what can I do?
Life is beautiful, but you don't have a clue."
Perché sì, la vita era bella.
Era quella, la bellezza
Era la vita.
E per un attimo, lei dimenticò tutto. 
Qualche luce illuminava anche il posto in cui si era nascosta a singhiozzare.
Nella piazza gremita la gente gridava, sghignazzava, rideva. 
Diceva addio al nuovo anno, abbandonando problemi e sofferenze, abbandonando i ricordi, poiché non ne avevano bisogno più ormai.
Sarebbe stato un nuovo inizio.
Lei trovò un appiglio in quella speranza, alla quale vi si aggrappò.
"Sun, and ocean blue
Their magnificence,
It don't make sense to you."

Aveva litigato con Alison,di nuovo, ed era rimasta sola.
Eppure, in quel momento, pensò che la vita era bella.
Che quello doveva essere un nuovo inizio.
I genitori avevano litigato di nuovo. 
Eppure, in quel momento, pensò che la vita era bella.
Che quello doveva essere nuovo inizio.
Lei stava di nuovo male con se stessa.
Eppure, in quel momento, pensò che la vita era bella.
Che quello doveva essere un nuovo inizio.
Quasi non si accorse che qualcuno stava venendo verso di lei, dall'ombra.
Era ancora seduta per terra, con la schiena poggiata al freddo e spesso muro.
E quel qualcuno si avvicinava, mentre lei guardava ancora le stelle.
Fece per rialzarsi, lentamente, quando tutto accadde.
E per la prima volta, ebbe paura.
Non quella paura che si prova da piccoli, quando non c'è nulla in ballo, non quella paura dei mostri sotto al letto, quando puoi combatterli solo alzando la coperta e affondando nel cuscino.
Non è la paura dei mostri,cose che non ti colpiranno mai, ma era paura pura
E sì, in quel momento, lei forse aveva paura dei mostri.
Perché i mostri sono gli essere umani.
Lo capì dopo, Aria.
E ancora più tardi, capì che i mostri sono dentro di noi.
Eppure è incredibile come tutto parta da ciò che abbiamo intorno. 
Ora in ballo c'era la sua vita, e difendersi era impossibile. 
Nessuno poteva sentirla urlare, il dolore le impediva di fare qualsiasi cosa e il sangue cominciava a scorrere,la vergogna cominciava a salire,il senso di colpa, la confusione,e poi la follia.
Si sentiva sporca, e non è quello sporco che puoi lavare, è uno sporco interiore, lacerata non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente.
Quel che accadde aprì una ferita che non poteva più essere rimarginata, ma poteva solo generare follia.
Piangeva, si dimenava, un urlo smorzato le si spezzò in gola quando penetrò più forte, quando sentiva la discesa di sangue fresco e quando pensava a tutto ciò che aveva perso, tutto ciò che avrebbe potuto fare.
Doveva vedere gli aspetti belli della vita, eppure in quel momento era difficile. 
Si pentì per lo più di non aver sorriso quando poteva, di aver pianto quando non ce n'era davvero bisogno,di non essersi goduta la vita e di aver chiamato "sofferenze" le piccole peripezie che la vita le aveva posto davanti.
Ora che succedeva tutto ciò, sapeva che la vita prima di quel momento era stata fantastica, l'aveva sprecata, ora non poteva più averla indietro.
Non aveva riconosciuto in tempo le cose belle della vita, solo il mare, il sole, le piccole cose, e ora se ne pentiva.
Pensava fosse morta,che l'avesse lasciata lì,in strada, in agonia, ma no.
Aria non morì. 
Ma preferiva essere morta.
È strabiliante come un momento bello possa essere rovinato, così, d'improvviso. 
Secondi prima sei allegro e spensierato, minuti dopo ti ritrovi con una ferita da ricucire e un disturbo da curare;  
Ed era vero, la fine del mondo stava arrivando.
Ma solo per Aria.
Tutto era cominciato con un tocco, troppo profondo, e Aria si era sentita morire dentro.
Aveva urlato, quando aveva capito le intenzioni di quella figura. 
Non lo vide mai bene in volto, troppo impegnata a stringere gli occhi dal dolore. Ma era sicura che fosse un ragazzo di all'incirca vent'anni, con i capelli biondi e una voce dannatamente roca; non sapeva altro.  
Forse era ubriaco.
Si era già sentita male, quando lui l'aveva toccata sul collo, e poi più giù. 
Si era sentita di vomitare, e a lei non interessava solo che avesse perso la verginità. 
Lei aveva perso la ragione, lei aveva perso se stessa.
Si ritirava indietro, tremava, ma niente più; sapeva solo di stare lentamente cadendo nel fondo.
Ciò che era capitato ad Aria era servito a farla impazzire, e Aria,dopo ciò che successe,cominciò a sfumare rabbia e impazzì, impazzì.
Irrimediabilmente.
Fu quel momento in cui temeva di stare cadendo nella sua stessa amarezza, nella sua stessa follia. E ci cadde dentro, ci sprofondò.
Quella era bellezza.
Era una bellezza oscura.
*Fine flashback*
«Sono sempre stata io -A. Sin dall'inizio» Aria esordì, spinta dalla domanda di Spencer sulla motivazione per cui facesse tutto ciò «se fosse stata Mona, sciocche, si sarebbe firmata -M, non credete?» raccontò Aria, senza trasparire alcuna emozione dal suo sguardo spento. 
«E sì, tutti gli indizi che conoscete sono veri. Non esistono coincidenze a Rosewood. Minacciavo per prima Alison,poiché mi obbligava a fare cose che non volevo, e mi aveva stancata. Siamo sinceri,tutti volevano vedere Alison morta. Ma solo io l'ho uccisa. Mi aveva stancata. La notte in cui scomparve, sapevo che quella sarebbe stata la mia notte. La seppellii viva, prima di rendermi conto che quella fosse la sua gemella. Ma bene, mi dissi, un'altra come lei, non bastava solo Alison,» disse «ci aveva anche provato con Ezra, bleah. Che stronza. In seguito, scoprii che Marion anche odiava Alison, e di fatto le aveva lanciato una pietra, quella stessa notte. E aveva provato a seppellirla, anche lei. E allora le proposi un patto, e lei accettò. Lo proposi anche a Cece, e anche a un'altra persona, il mio maggior collaboratore. Siete così stupide da non capire chi sia?» rise, mentre le altre la guardavano con disgusto. 
«Non sapevo che Alison fosse ancora viva e ho cominciato a minacciare anche voi, sempre fedeli a quella lurida stronza. Fate pena. Ah, e così venne fuori l'A-Team. Il mio team. Ci sono state tante, troppe peripezie. Ma ora sapete tutto. Ho mandato un messaggio anche alla vostra cara Ali, stará arrivando. È la resa dei conti, non ne uscirete indenni.»   
«Quindi è per questo che tu non eri in quella foto...» esordì Spencer. 
«L'hai capito solo adesso?» rise Aria, divertita dalla situazione.
«E...» si intromise Hanna «cosa significa la bambola che Mona ha dato a te?» chiese.
Aria sembrava disgustata. «Non lo so. Lei è solo un'idiota.» 
Se non lo sapeva neanche Aria...allora era un indizio nascosto, non poteva non significare nulla, e...Hanna l'avrebbe scoperto.
«Cosa hai fatto a Mona!?» chiese poi la bionda,trepidante e tremante.
«Ho cercato di strangolarla» sorrise Aria «ma quella stronza non si decide a morire. Ma non preoccupatevi, quando avrò finito con voi, sará il suo turno.»    
E un grande e cattivo sorriso le ornò il volto, mentre spaventate la guardavano Hanna e Spencer.
Aria, Aria sembrava godere di tutto ciò. 
Spencer aveva paura. 
Hanna no.
Hanna aveva paura per Aria, e non per sé stessa.
Voleva sapere cosa significasse quella bambola.
E lei sapeva che Aria aveva qualcosa che non andava. Qualcuno doveva aiutarla, perché lei non stava bene, Hanna lo sapeva.
E tutto questo era così irreale.
Chissà che ora era.
Voleva così tanto vedere la luce, Hanna.
Voleva che sorgesse il sole sul profondo buio che Aria aveva dentro.
Voleva che venisse alla luce.
Solo allora sarebbe stata bene.
 
ANGOLO DELLE AUTRICI:
Ciao a tutti!
Come va' la vita!?
Come vedete ho aggiornato molto prima ahahaha:)
Riguardo al capitolo, come notiamo Aria ci dice la verità, e poi ci sono vari flashback che servono a dircene un'altra. 
Allora, il prossimo capitolo sarà d'azione, poi ce ne sarà un altro e infine un epilogo.
Volevo ringraziare le 4 persone che hanno recensito nello scorso capitolo e anche chi ha messo un preferito in più alla storia :)
Wow, cioè, quando ho iniziato questa storia mi aspettavo chissà che cosa e invece...lo so ce ne sono di migliori ma non pensavo che questa valesse tanto poco...comunque spero recensiate eh...
e ancora grazie a chi ha recensito nello scorso capitolo♥
Ah, e se vi interessa, la canzone usata nel capitolo è "Black Beauty" di Lana Del Rey. La ascoltavo mentre scrivevo il capitolo ed è la canzone a cui mi sono diciamo 'ispirata' xD
Come vedete il capitolo l'ho definito 'capitolo speciale' perché è come se fosse un capitolo di passaggio.
Sono super incazzata per colpa dell'editor, ci ho provato ben 3 volte ma il capitolo viene sempre scritto male. O le cose in corsivo sono più piccole, o le frasi si dividono sono tutte attaccate. Mi dispiace ma spero siate riusciti lo stesso a leggere senza problemi
Bene, io vi lascio
Non mi sento molto bene ahaha a presto! ♡
 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Capitolo 30-Resa dei conti (Parte 3, ultima) ***


Capitolo 30-Resa dei conti (Parte 3, ultima)
 
Disgustata.
Era un termine giusto?
O serviva qualcosa d'altro?
Forse, per descrivere ciò che Hanna sentiva, "disgustata" era un termine poco consono.
Troppo leggero.
Però Hanna non era spaventata.
Solo, non ci credeva.
Si stava abituando pian piano, comunque.
Spencer invece aveva paura. 
Per Spencer, Aria non era solo infida, Aria non era solo colei che le aveva tradite, Aria era un'assassina, Aria era pericolosa.
Ma Aria aveva sofferto. 
Spesso non parliamo di queste cose,spesso si parla di cose più allegre e sì, celebrare la vita è una cosa meravigliosa.
Ma nel mondo vi sono anche persone che soffrono, che non hanno il mondo ai loro piedi, che si chiedono davvero dove sia Dio, e perché non rivolga mai loro il suo viso. 
Però quelle persone si rialzano in piedi, sono forti, non hanno niente dalla vita, ma la loro è comunque vita, loro sono esseri umani e le persone che soffrono sono da ammirare.
Hanno debolezze, dentro.
Le persone più forti sono anche quelle che stanno più male.
Una volta mi dissero:
«Ecco perché ti voglio bene, perché tu sei forte.»
Fanculo, pensai in quel momento. 
Essere forte fa schifo.
Tutti pensano che tu possa rialzarti da sola in piedi e tutti pensano di poterti fare di tutto, perché tanto tu sei forte, tu lo supererai.
Non capiscono che siamo tutti essere umani.
Che possiamo sbagliare, cadere, sanguinare. 
Che il sangue che defluisce non riusciamo più a fermarlo, diventa una dipendenza, dipendenza dal dolore. 
Si cade in un turbine, in un gorgo infinito in cui la prima violenza è quella psicologica. 
Però nessuno ti capisce.
È questo il bello.
E tu cominci a vergognarti del dolore, pensando a quelle persone che stanno più male di te, o forse pensando ai problemi degli adulti,tu realizzi che i tuoi non sono veri problemi, che devi sorridere perché quelli,non sono problemi.
Ho sempre pensato che i problemi degli adolescenti siano comunque problemi, per gli adolescenti. 
Per noi sono problemi.
Per gli altri no, ma per la nostra età i problemi sono questi.
Però come fai, quando sei già adulto mentalmente?
Come fai quando sei cresciuto troppo in fretta, quando quella parte di adolescente nessuno te la ridará mai perché ti è stata rubata? 
Aria era più che giustificata per ciò che aveva fatto.
Era stata stuprata.
E forse è questo il dolore più grande. 
E allora io, che sono stupida e mi faccio piccoli problemi quotidiani sorrido, perché in confronto ad Aria, o a chiunque soffra davvero, di qualsiasi altra cosa, io sorrido. 
Mi faccio un'esame di coscienza.
E sono fortunata. 
Il fatto che poi non segua le mie stesse riflessioni, è un altro discorso.
Il fatto che neanch'io riesca a distaccarmi dal sentirmi male, è un altro discorso.
Aria era caduta in quel forte e accecante bianco che era la sua innocenza. 
E lei amava la vita. 
Ecco perché voleva lasciarla.
Lei era un angelo, e voleva ritornare a casa.
Però si sa, tutti abbiamo un lato oscuro.
Nascosto, ma c'è. 
Purtroppo, per Aria, quel lato oscuro era più che palese.    
          
Aria's pov.
Non so se esista il Male.
Il Male non è un'entità esterna, e ciò che noi essere umani ci facciamo a vicenda.
E si creano demoni interiori che sopraggiugono dalle ferite ancora aperte lasciate da chi ci ha fatto del male, e quei demoni interiori ci condannano all'infelicitá.
Il problema, poi, è che si raggiunge la felicità solo quando si accetta la realtà...solo quando la accetti e capisci che non potrà cambiare. 
Però noi essere umani siamo così, ci illudiamo, ed è per questo che non saremo mai felici. Perché viviamo nell'irrealtá e nell'irrazionale.
E sbagliamo.
Per me, tutto ciò era irrazionale.
Non avevo una mente, era qualcun'altro ad agire per me, io ero una spettatrice passiva ed ero rinchiusa nel mio alter ego.
Il problema, poi, è che confondiamo la bellezza con la violenza, romanticizziamo il dolore.
Finiamo per credere che sia l'unica soluzione.
Oh, non chiedetemi perché pensi cose strane.
Ancora mi stupisco, di quanti pensieri, insicurezze, dubbi, domande, paure, ci fossero nella mia mente, mi stupisco di quanti pensieri riuscissi a tenere in bilico in pochi secondi.
Ero tormentata. 
Oh, e ora non so niente della vita. 
E sono contenta. 
Non devo più pensare tanto.
Va bene non sapere tutte le risposte.
 
«Non voglio molto, ma non riesco ad ottenere nemmeno quel poco che voglio.
-Charles Buckwoski.»
 
Author's pov.
Oh, per Aria era stato fantastico.
Non lo era stato tanto l'esordire di Austin, Ally e Alison che entravano rapidamente nel suo bunker, ma lo era stato il realizzare di avere dei buoni riflessi e lo era stato sparare alla gamba di Alison.
Oh, era una soddisfazione. 
Ora dalla sua gamba usciva del sangue.
Aria la fissava, con gli occhi sgranati, ridendo a tratti e a singhiozzi.
La pallottola aveva colpito la sua gamba, così velocemente, Aria aveva ben pensato di tenere una pistola nella tasca.
Tutto successe in un lampo, il sangue nero e sporco scendeva velocemente e Aria, a occhi sgranati, riprendeva piano coscienza di ciò che era stato, e poi niente più, poi il mondo nella sua testa, poi tutto offuscato, e poi ritornò se stessa, prima di rendersi conto di tutto, tutto appariva a rallentatore, qualcosa sembrava esplodere nel suo stomaco, aveva voglia di piangere, di chiedersi cosa tutto ciò fosse, sembrava tutto così irreale e lei voleva solo che finisse. 
Voleva vivere, cazzo, vivere come tutte le ragazze della sua età. 
Ma non aveva potuto, e ancora non poteva. 
Qualcuno, il cui nome iniziava per A, sarebbe finito in ospedale.
Ma non era Alison.
E non era un semplice ospedale. 
 
Aria's pov.
Vidi il biondo, Austin, che si avvicinava repentino a Alison e tentava di aiutarla, confortandola, e abbracciandola, e io guardavo.
Il grilletto era pressato ancora dal mio indice, e non potevo ancora credere a ciò che avevo appena fatto.
Volevo solo essere consolata, essere abbracciata, lo volevo, ma
(sta' zitta lurida stronza)
non in quel modo.      
Non piangendo.
Non volevo un rapporto morboso,no,io avevo
(ti faccio vedere io come sarai contenta dopo)
paura.
Non volevo ricordare
(ti fa male eh oh sì che ti piace sì)
tutto ciò, la mia anima si spezzava e un pianto lamentoso e indesiderato si fece largo sulle mie guance.
Era tutto così difficile.
Volevo che tutto finisse, ma non sarebbe mai finito. 
Quando sembrava finire, insorgevano nuove peripezie. 
Era un tormento.
I ricordi che tiravano la corda finché non ti spezzavi. 
Però io mi ero già spezzata. E quei pensieri, intrusivi, a tratti, io volevo dimenticarli.
Era un trauma.
Cosa cazzo mi stava succedendo?
Avevo appena sparato ad Alison. 
Stavo parlando con Spencer e Hanna.
Loro, sì.
E poi Austin, Ally...e Alison, erano entrati, e avevano cercato di fare chissà cosa.
Volevano forse fare gli eroi?
Idioti.
Premetti di nuovo il grilletto.
 
Author's pov.
E si lamentava, un urlo lamentoso si liberò dalle sue labbra increspate ed era così doloroso.
Spencer sghignazzava, singhiozzava, urlava dal dolore per il colpo nel suo ginocchio.
Vide per bene Aria, quella notte.
Pensò, quella notte, che Aria stesse per crollare.
Pensava di essere in un film.
Aria avrebbe sparato anche agli altri e poi avrebbe voltato la pistola verso la propria tempia.    
Perché Aria era...così strana, in quel momento.
Oh, in verità, lei era strana sempre.   
Il suo braccio era teso verso di Spencer, in avanti, la mano teneva saldamente la pistola, e Aria aveva gli occhi sgranati, anzi, più che sgranati, e tremava, vibrava, le sue palpebre non si chiudevano e i suoi occhi erano iniettati di sangue. Sembrava stesse in un mondo a parte.
«Non voglio,» esordì. 
Alison alzò il capo, guardava Aria, imperterrita.
«Ma devi,» Aria soffiò, debolmente.
Era incredibile. 
Spencer non aveva mai visto una persona parlare con sé stessa.
Aria si prese la testa fra le mani e pianse, pianse a dirotto, contorcendosi dal dolore e urlando.
Nel momento in cui Austin cercò di aiutare Alison e Spencer, Aria si mosse veloce e spinse Austin via, con una rabbia irrefrenabile.
 
Aria's pov.
Io amavo la notte.
Non proprio la notte, ma la sera.
Specie in quelle sere, verso le undici, nelle quali papà non c'era e mamma andava a dormire, stanca.
Mi sentivo terribilmente sola, eppure, ero cullata dalla solitudine. 
Il buio, la notte, in quei momenti erano miei amici e mi assicuravano che in quelle ore non c'era pericolo, perchè ero a casa, protetta dalla sera, tutto si arrestava e non poteva accadermi più nulla; era un arco di tempo in cui i pensieri divenivano protagonisti, questo è vero, eppure era come se la sera rappresentasse il resoconto di tutta la giornata.
Ma poi, dopo, sarebbe arrivato un nuovo giorno. 
Tutto ciò che volevo era dimenticare.
Perché mi tormentavo ed ero stanca.
Ebbene, amavo essere cullata dalla solitudine. 
Ormai, eravamo compagne.
E con essa io mi sentivo protetta, al sicuro, perché sapevo che quello era il mio regno.
E la solitudine non poteva più farmi del male.
Nemmeno il buio, oramai.
Era parte di me. 
 
«Più si è forti e più ci si spezza facilmente.»
                                            
Author's pov.
Fu un momento. 
Aria aveva sparato ad Alison e a Spencer, e aveva spinto Austin via quando quest'ultimo aveva cercato di aiutare Alison.
Lei doveva soffrire.
Oh,e poi ci furono quelli.
Quelli,che entrarono nel covo con la facilità di cui avevano usufruito Ally, Austin e Alison precedentemente. 
Loro.
Oh Dio, tutto sembrava così onirico, le immagini si muovevano a rallentatore, erano sfocate e confuse. 
I poliziotti. 
Erano i poliziotti. 
                                              
Aria's pov.
Io non sono forte. 
Io piango, io urlo, io sclero.
Ed è normale.
Se le persone non piangessero, sarebbe anormale. 
Non dico che sarebbero del tutto anormali, ma di certo, tenersi tutto dentro sarebbe di gran lunga peggio.
Ho sempre sognato di rifugiarmi in un'isola, sapete..quella piena di palme, esotica,dove l'aria è calma, piatta,l'atmosfera fresca e il sole lucente... e sentivo quel sogno di pace ogni volta che chiudevo gli occhi...prima di un evento che portò i miei occhi a guardare tutto buio.
Io mi spezzo, e mi spezzo facilmente. 
Se quelle ragazzine stupide sapessero cos' ho, io, cosa mi è accaduto, la smetterebbero di litigare per stupidaggini, di sentirsi superiori, di dire agli altri quanto siano immaturi. 
Io sono matura, e troppo.
Perché sono cresciuta troppo in fretta, purtroppo.
 
Author's pov.
Aria non capí niente, se non che erano lì per lei, che lei sarebbe stata mandata in prigione, chissá dove, forse non immaginava che non avrebbe poltrito in una putrida cella di prigione, ma che sarebbe stata portata in ospedale.
Quello psichiatrico. 
Vide semplicemente Emily, che esortava felice diversi enunciati, ma ad Aria pareva di non stare sentendo più nulla.
Era così confusa. 
Lo era sempre stata.
La paura di non fare niente per bene, l'insicurezza, tutto si mischiava con tale confusione che fingere che tutto fosse falso divenne più facile di cercare di capire quella realtà; e a quel punto cominciava a cercarlo, il dolore, e in pochi secondi cambiava visione della vita;
eccola, Aria, la vera Aria, quella a cui i poliziotti tenevano saldamente gli esili polsi, quella Aria che non capiva niente di ciò che stesse succedendo.
 Ma cos'aveva Aria?
Perché Aria non aveva sempre finto quando era stata in compagnia di Hanna, Spencer, o Emily.
Solo mentre Aria veniva portata via, dalla polizia, nel freddo gelo di quella notte,mentre la seguiva fuori dal palazzo,Hanna capì.
 
«La sfortuna non è data dagli specchi incrinati, ma dai cervelli incrinati.»

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei, ciao a tutti!
Siamo finalmente tornate! ^^
Spero che il capitolo vi piaccia, so che è molto triste, peró in questa storia cerco di riflettere tutti i miei stati d'animo, di riflettere me, e infatti feci un
capitolo che parlava solo di amore ahahaha
Però sicuramente la storia finirà bene, tranquille, e prometto che scriverò cose più allegre ahaha
Okkey probabilmente questo capitolo è più fatto male dell'altro perché non mi soffermo molto sulle sequenze narrative...diciamo che parlo dei sentimenti di Aria, di ciò che pensa, e poi ci sono io che racconto, e poi delle frasi nel mezzo che mi piacevano particolarmente...alcune sono mie, ma le citazioni sono segnate col nome dell'autore:)
Ah, l'ultima citazione è di un film che vidi ieri comunque
Va' a finire che mi dimentico quindi ringrazio chi ha recensito nel capitolo precedente, sperando che qui ce ne sia almeno una xD
E ovviamente, ringrazio auslly shipper_bieber per aver aggiunto la storia ai preferiti:)
Purtroppo non conosco il comportamento di queste persone come Aria, spero
di essere riuscita a scrivere qualcosa di buono xD
Anche perché io amo la psicologia e da grande vorrei fare la psicologa, anche per aiutare gli altri
Ah, e l'Auslly ci sarà ancora eh ahahaha
Il prossimo capitolo voglio che sia descritto ancora meglio e voglio che sia
bellissimo, non come questo.
Però ultimamente ci sono state molte interrogazioni a scuola e tutto il resto...anche se oggi non ho studiato perché sto crepando dal sonno xD
A voi come va' coi voti a scuola? 
Bene, io davvero vado, vi voglio tanto bene, potete dire tutto quello che pensate nelle recensioni, ovviamente anche critiche, ma non offensive:)
Se ci sono errori non abbiate paura a esporli.
Un bacione♥

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo 31-One love, one mystery ***


Capitolo 31-One love, one mystery.

Due settimane dopo.
Sovente,il riflesso intenso della luce emesso dalla minuscola lampada che pendeva dal soffitto la infastidiva più di stare inerte in un letto d'ospedale.
Ogni singolo oggetto era di un bianco accecante, come se gli inservienti del centro psichiatrico avessero deciso, così, di dipingere tutto di bianco al fine di spingere i pazienti a sentirsi puri, nonostante di persone pure, in quel posto, non ve ne fosse nessuna.
Forse il loro scopo era quello di trasformare i pazienti, di farli risvegliare in un'atmosfera ricca di innocenza.
Eppure era pungente, l'atmosfera.
Aria era lì, nell'ospedale.
La sua pelle bianco latte, pallida, i suoi occhi mesti, scuri, avevano perso la loro lucentezza e da verdi erano passati a scuri mentre le sue labbra viola, livide di morsi inflitti autonomamente, creavano contrasto con la pelle bianca come la neve.
Chiuse gli occhi,solo per un istante.
Immaginò ancora le palme verdi, la spiaggia, l'allegria e la nera malinconia, in quel paesaggio, pareva solo un lontano ricordo; ma non lo era.
Aria teneva la schiena poggiata alla testiera del letto rifornito, ovviamente, di lenzuola e cuscini bianchi.
Tutto quel bianco la infastidiva.
Contrastava col suo nero.
Le sue braccia erano lasciate a penzoloni sui lati del letto, i suoi vacui occhi e il suo sguardo vago perseguirono un'analisi perfetta della stanza; di fronte a lei vi era il muro, ricco di crepe, di fianco il comodino, e...già. 
Il comodino.
Esordivano ancora, ai suoi occhi, le pillole grandi, colorate, che non aveva preso, ma avrebbe dovuto; Aria non aveva mai creduto alle pillole come cura psichiatrica.
Non stai curando il cervello, stai curando la mente.
E tra di essi c'è differenza.
Una sottile, differenza. 
Ma c'è.    
 
HANNA'S POV.
Non ci voleva un genio. Voglio dire, se Marion e Cece complottavano con Aria, e Cece si trovava anch'essa al Radley, chi era il suo collaboratore se non Wren, che lavorava proprio al Radley?
Era stato portato via, una settimana fa, e di ciò che era successo due settimane fa rimaneva solo polvere grigia.
Erano tutti, stati portati in carcere.
Toby aveva chiarito con sua madre.
Lei gli aveva detto di aver agito d'istinto, di essersi fatta condizionare da Aria. Toby non ci aveva creduto. Sua madre era infida. Ma cosa più importante, se ne era reso conto. E stava di nuovo accanto a Spencer.
Se ci penso meglio, probabilmente noi tutti rappresentiamo il grigio, siamo una linea che si divide tra bianco e nero, tra bene e male, siamo in bilico su quella linea fino a che non cresciamo abbastanza per capire a che fazione apparteniamo. 
Se al bianco, o al nero.
Credo che io appartenga al bianco.
Voglio dire, dopo ciò che è successo ad Aria, dopo ciò che lei ha fatto, io sono un angelo sceso in terra.
Volete sapere cosa è successo in questi giorni, in queste due settimane?
Niente. 
Emily si sente in colpa per aver mandato i poliziotti ad arrestare la sua migliore amica ignara del fatto che, amica o no, fosse A.
Austin sta bene, nonostante Aria l'abbia spintonato forte lui è sano e salvo,non ha riportato nessuna frattura grave.     
Stesso discorso per Spencer, che è sana come un pesce.
Non si può dire lo stesso per Alison, che è in ospedale da 13 giorni. 
I medici non sanno nulla.
Bazzecole.
Tendono a spingersi verso il positivo, ma loro sanno che le condizioni di Alison sono gravi.
Potrebbe perdere una gamba.
E sapete cosa le è successo?
Non è andata a trovarla nessuno.
Nessuno.
Nemmeno la dolce Ally che aveva avuto, negli ultimi tempi, la premura di aiutarla.
Ally che,come Austin, deve ancora riprendersi dal fatto che Aria fosse A.
Non che io brami morte verso Alison, nè provi risentimento, forse l'ho perdonata, non lo so.
Ma non voglio rivederla.
Ha perso la madre.
Il fratello la odia.
Il padre si è trasferito nel Maine due anni fa.
È rimasta sola. 
Ed è la giusta punizione, suppongo.
Credo pianga, pianga spesso. Lei è così. 
Lagnosa.
Non capisce di meritare questo e altro.
Mona? Lei sta bene e dice di aver sempre sospettato di Aria. 
Io?
Io sto bene.
Io sto male.                    
Io non so come stare.    
Certo, è tornato Caleb, ma dopo quella notte, la notte nella quale Aria ha rivelato di essere A...non posso fare a meno di essere agitata.
Aria, accompagnata da Marion, Cece e Wren ci ha tormentati, per un tempo indefinito, però lungo;
quella notte, nella pioggia battente avevo visto i poliziotti che portavano Aria via, e poi niente.
Poi una settimana dopo.
I poliziotti ci avevan detto che Wren, Cece e Marion erano stati portati in prigione. Ma che ad Aria era stato diagnosticato qualcosa.
Non ci hanno ancora detto cosa.
A dire il vero, non ci fanno per niente entrare.
Nessuna visita.
Io, Emily e Spencer siam nervose, dopo tutto l'accaduto, e non poter vedere Aria ci fa ancora più male.
Il problema è che a noi di Aria importa, perchè io ci credo, credo che lei non abbia fatto nulla con la coscienza di farlo realmente. 
I medici dicono che fa molte sedute con lo psicologo.
Chi lo sa, come si sente.
Chi lo sa, cosa sta vivendo.
A proposito, non ho parlato di Lester.
Lui non sa proprio tutto della situazione, ma sa vagamente qualcosa.
E dal momento che la loro "casa per le vacanze" è effettivamente di loro proprietà, Lester e Ally hanno deciso di restare un altro po', così come i Moon. Sono intersecati nella storia,per cui restare per un altro po' e aspettare che tutto si aggiusti è una buona scelta.
E Mike?
Niente di che su di lui.
I genitori sanno perfettamente che lui è uguale alla sorella, per cui cercano di tenerlo a bada e pensare a curare in primis Aria, dal momento che il suo disturbo si è presentato con maggior impeto; poi penseranno anche a Mike.
Loro sembrano così differenti, eppure sono così uguali.
 
“È tutto così strano...” soffiò debole Ally.
Il suo respiro si condensò rapidamente nell'aria. 
Steso sull'erba a pancia in su, mentre giocava con i capelli della ragazza, Austin disse:
“Che cosa?”
Il biondo si alzò e si mise a sedere, proprio come aveva fatto Ally poco tempo prima.
Si trovavano alla casa "per le vacanze" di Ally, nel piccolo giardino che costeggiava una parte della casa in legno.   
Lester, il padre di Ally, si trovava a teatro, a Filadelfia, per uno spettacolo. 
Erano le 20:00.
Lester sarebbe tornato per le 22:30. 
Ally aveva cordialmente declinato l'offerta di parteciparvi anch'ella, volendo passare del tempo con Austin. 
“Cosa è strano?” insistette Austin, posando le sue mani sulle spalle di lei.
Sorrise leggermente sul suo collo, lasciandovi una scia di respiro gelido.
“Aria,” Ally si girò, guardandolo “Aria è strana.”
I suoi capelli ondulati ricadevano su di un solo lato, dopo che Austin glieli ebbe spostati.  
Quest'ultimo emise un ghigno.
“Ci pensi ancora?” le sussurrò. 
“Sì,” fu la risposta “non stiamo parlando di un'assassina, o nemmeno per forza di Aria. Parliamo di una persona che non sta bene.”  
“Lei non ha niente.” 
Ally sospirò. 
“Mi dispiace per lei, ecco tutto.”
Austin si mise di fianco a lei.
“Ascolta, Ally. So che tutto questo è strano, è insopportabile, per di più non permettono nemmeno visite da ben due settimane. Ma quando le permetteranno, allora andremo a trovarla. Per ora non pensarci, va bene?”   
Ally gli sorrise.
“Vorrei pensare ad altro,” esordì la ragazza.
Austin ridacchiò.
“Anche io,” disse.
“Ally,”chiamò poi.
“Mh?” biascicò lei, intenta a osservare le stelle e affogare nel riverbero infinito della luce della luna.
“Guardami,” istruì lui.
Ally lo guardò.  
Ciò che trovò furono due occhi che splendevano più che mai e che la guardavano, amorevoli.
Austin le prese il mento con due dita e poggiò piano le sue labbra su quelle di Ally. Il contatto fu breve, dolce, casto.
Eppure ciò che Ally provava ad ogni suo bacio era qualcosa che agglomerava l'infinito. 
Ecco, quando Ally baciava Austin, aveva tutto, provava tutto.
Ed era in estasi.
Cavolo, se Austin era bello...
“Sai,” gli disse Ally “dovresti tagliarti i capelli,” rise “sei orribile così.”
“Hei,” rise Austin,fingendosi offeso.
“Saresti bella tu, eh?” rise ancora Austin, afferrandola per i polsi e cercando di inchiodarla al terreno, mentre Ally sghignazzava divertita.
Ma fu più forte di lui, e dopo qualche minuto di lotta e risolini lo scaraventò per terra, sendendosi a cavalcioni sopra di lui, con le ginocchia attorno al suo bacino.
“Ti ho preso!” rise sommessamente.
Austin finse di essere abbattutto.
“Ouch. Sei più forte di me, allora.” 
“Andiamo!” rise ancora Ally, sorridendo, mentre teneva le mani sull'erba. 
“Sei bellissimo,” gli disse “e poi io non ti amo per ciò che hai fuori ma per ciò che hai dentro, idiota.” 
“Mhh” sibilò Austin, mordendosi il labbro inferiore, per poi sorridere.
D'un tratto gli occhi di entrambi diventarono più lucidi.
“Amami in quel modo, Ally,” Austin disse, dopo minuti interminabili di silenzio.
Ally schiuse le labbra, ma nessun suono ne fuoriuscì.
“Austin...”  
“Non sto scherzando. Io ti amo.”   
“Ti amo anche io.”   
È incredibile quello che Ally provasse quando Austin era con lei.
Un senso di completezza, sicurezza.
Ally si abbassò su di lui, i suoi capelli ricaddero sul suo viso, le sue morbide labbra si scontrarono con quelle della ragazza, mentre Austin posava le sue mani sulle sue guance.
“Ally,” sussurrò lui.
“Mh,” sibilò Ally.
“Ti fidi di me?”
“Solo di te.”
Si guardarono negli occhi, e ogni paura scompariva.
Sinceramente, Ally non avrebbe mai pensato di fare "quella cosa" con un ragazzo.
Okey, sì, sarebbe successo, ma non pensava proprio in quel momento.
Ma lei sapeva che non sarebbe mai stata pronta.
Che non sarebbe successo così presto.
Però con Austin era diverso. Perché era Austin ad essere diverso, perché Austin non voleva solo portarla a letto ma voleva quello come massima dimostrazione di amore.        
“So che non ti so amare. Ma ci provo,” esordì d'un tratto Austin, vedendo Ally pensierosa.
Probabilmente Austin non sapeva amare, lui non lo sapeva fare, però a Ally pareva di sì.
Perché lei si sentiva amata, sempre.
“Ogni giorno. Mi fai sentire amata ogni giorno. E forse non sei perfetto, forse sei uno stronzo, sei senza controllo, fai cose che forse potresti evitare, sei pazzo, ma cavolo io ti amo e non so nemmeno perché. Forse siamo fatti l'uno per l'altra, non lo so. E quando ci penso mi viene da piangere. Perché non capisco. Non capisco perché con te provi tutto questo e la verità è che io ti aspettavo. Ti ho sempre aspettato. Era tutto quello che facevo. Tutto quello che ho sempre fatto.” 
Gli occhi di Austin parvero velarsi di lacrime.
E così era.
“Basta dirti che ti amo?” disse, con voce rotta, flebile.
Avevano entrambi gli occhi lucidi.
Minaccia di lacrime.
“Voglio solo stare assieme a te. Sempre. E solo. Assieme a te,” Ally disse.  
E Austin non se lo fece ripetere due volte.
 
“Ti amo,” le sussurrò Austin impacciato, baciandole lievemente la spalla nuda “per davvero.” 
Ally rise.
“Cosa c'è?” le chiese Austin.
Erano entrambi stesi sul letto e pronti,oramai.
“Mi fai ridere.”  
“E perché?”
“Sono io la ragazza vergine, ma sembri tu.” 
“Hei, non l'ho mai fatto nemmeno io...”  
Ally lo guardò circospetta.
Austin mandò gli occhi al cielo.
“Okey, lo ammetto.”  
“Lo sapevo, anche se alla casa nel bosco, ricordi?, mi avevi affermato il contrario.”
Austin sbuffò, seguito da un altro risolino di Ally.
“La smetti di ridere!?” le disse.    
“È che sembri così impacciato!”
“Con te è diverso. Voglio godermelo. E poi...non voglio farti del male.”
“Mi fido di te.”
A dire il vero Ally aveva paura, ed era normale, essendo la sua prima volta.
Eppure si sentiva così cullata dalla voce di Austin...era in balìa di lui, oramai.  
Ally chiuse gli occhi, inspirò, e poi espirò, riaprendo gli occhi.
“Sei insicuro?” gli chiese.
“È che...sei tu...”
“Austin, so che sei insicuro quanto me. So che sotto la tua maschera da duro sei un piccolo coglione,” rise, poi si fece seria “so che sei un bambino sperduto. Solo, vieni dentro di me. Sarai al sicuro.”
Così disse, prima che tutto accadde.
E quando finì lei si sentì così legata a lui...più di quanto già lo fosse.
Si sentiva diversa, sentiva di avere in quel momento un rapporto ancora più intimo con Austin, ed effettivamente era così. 
Gli aveva dato tutto.
E così aveva fatto lui.
Gli spostò una ciocca di capelli dal viso, mentre lo guardava steso sul letto.
Gli si avvicinò, prima di baciarlo lievemente e dirgli che si sarebbe dovuto sbrigare ad alzarsi se non voleva essere fucilato da suo padre.
 
“Io non ce la faccio!” il gridolino acuto di Emily rimbalzò per le algide e solitarie pareti dell'ospedale, estendendosi per tutta il lungo ma angusto corridoio; “è da mezz'ora che opponi resistenza, Em,” Hanna ammonì “e dato che dobbiamo, sarà inutile continuare a ripetersi di non potercela fare!” gridò un po' troppo alto questa volta, mentre teneva stretta Emily per il polso destro. 
Lo lasciò andare secondi dopo, calmandosi e scusandosi. 
“È normale, in fondo. Essere preoccupati, voglio dire,” mormorò debolmente Spencer a braccia conserte, fissando il pavimento sotto i suoi piedi.
“Lo so. Non volevo essere dura. Mi dispiace, Em,” mugolò Hanna, realmente dispiaciuta. 
Emily la accolse in un abbraccio, al quale si unì in seguito anche Spencer.
Era bello, il fatto che fossero ancora tutte unite dopo ciò che era accaduto.
E preoccupante era andare a trovare Alison.
Erano lì, le tre ragazze.
Non quattro, ma tre.
Senza Aria.
Ed appariva strano. 
Erano un po' meno scosse, ma di sicuro non avevan voglia di andare a trovare Alison; versava comunque in condizioni pietose e loro erano brave persone, così avevano deciso di andare. Molto probabilmente si sarebbero sentite in colpa se non l'avessero fatto. 
Si sentivano spesso, in colpa.
Era stato strano non ricevere altri messaggi da A, allo stesso tempo però era stato strano non avere attorno la presenza di Aria.
Era tutto così onirico e surreale.
Ed è incredibile a come le cose possano cambiare dalla situazione iniziale sino all'epilogo.
Cinque amiche adolescenti non si sarebbero mai aspettate di trovarsi in una situazione del genere.
E ora erano lì, di fronte la porta della stanza di Alison, 131, senza sapere cosa dire o cosa fare.
I loro pensieri erano sconnessi.
Era tutto troppo strano.
“Prima entriamo, prima usciamo,” istruì Spencer afferrando la maniglia, con fare sicuro.
Le altre annuirono in risposta ed entrarono dopo che Spencer ebbe aperto loro la porta.
La richiusero secondi dopo, tentando di non far alcun rumore dal momento che, per fortuna, Alison dormiva.
Era già un trauma essere entrate per loro.
In Spencer, si fece largo un pensiero. 
La consapevolezza che di quella ragazza dai capelli biondi, stesa su quel letto, che dormiva così beata, a nessuno importava niente; si ritrovò a immaginare come dev'essere la vita quando vivi senza un piano in mente, come quando scrivi senza nessun oggetto una storia e ti ritrovi a riempire il foglio di parole che balzano confuse qua e là. 
Si chiese come dev'essere vivere senza sapere che fare, senza una meta o senza persone da seguire.
Si chiese come dev'essere una vita senza una madre.
Senza una persona che ti guidi e ti sia sempre accanto.
Si chiese come dovesse vivere Alison in quel preciso momento.
Non poteva non essere arrabbiata con lei, ma non riusciva nemmeno a provare odio; si rese conto, in quell'istante,che tutte tentavano e ritentavano,ma non provavano odio.
Solo rabbia, un sentimento così equivoco e irragionevole.
Che fa perdere la ragione.
La mente di Spencer si perse in vari sproloqui arrivando a pensare alle cose più disparate.
Ma, cosa più importante, si chiese come si possa vivere senza amore.
Non si intende l'amore di un fidanzato, ma proprio quell'affetto di persone che ti sono accanto.
Come puoi pretendere di stare vivendo, se hai una bella casa e tantissimi soldi ma non persone che ti amano?
Non stai vivendo, perché vivere senza qualcuno che ti ami è assolutamente inutile.
E inutile è l'odio...
E in fondo, la vita merita di essere chiamata vita e di essere vissuta solo se qualcuno ti ama.
Spencer fissava il corpo inerte di Alison dormire beatamente, in posa da cadavere oserei dire,con due mani poggiate al petto.
Le altre facevan lo stesso, restavano ferme a fissarla mentre con la mano libera mantenevan la borsa e sul braccio il cappotto.   
Ma Spencer si mosse, andandosi a sedere su una sedia di fianco al letto.
“Cosa...” sussurrò Hanna in tono interrogativo, ma Spencer mimò uno 'shh' e Hanna si zittì improvvisamente. 
Spencer si sedette cautamente sulla sedia tentando di provocare meno rumore possibile da parte della stessa.
Posizionò delicatamente borsa e cappotto per terra, e si accasciò con la testa sopra quella di Alison. 
Le carezzò il viso osservandola, e in quel momento sentì che non voleva più odiare.
Alison aveva fatto loro del male, e non se ne era ancora pentita.
Ma sarebbe potuto succedere successivamente e se ciò non fosse successo, Spencer si sarebbe sentita lo stesso soddisfatta perché avrebbe fatto la sua parte; perdonarla.      
Questa storia doveva finire e voleva che finisse al meglio.
A volte cerchiamo di fare andare le cose sempre per il meglio, di fare le cose in modo impeccabile ma la cosa migliore è scegliere la semplicità e sapere che le cose e le azioni fatte con il cuore, sono davvero impeccabili.
Alison aprì lentamente le palpebre per poi sbatterle velocemente e rendersi conto che ci fossero delle persone lì, con lei.
“Ciao...” sussurrò debole, non sapendo sinceramente cosa dire.
Eppure un sorriso le adornò il volto, spento dalla fiammata di rabbia che poi si intravide negli occhi di Hanna quando Alison si girò a guardare lei e Emily in piedi davanti alla porta.
Spencer la fulminò con lo sguardo e Alison ritornò mesta.
“Perché siete qui? Perché non andate da Aria? Eh? In fondo mi odiate e io odio voi, non saprei perché siete qui...” mormorò, eppure Spencer sapeva che Alison non la pensava realmente così. 
“Siamo qui perché ti vogliamo bene,” Spencer le carezzò la mano e le ragazze annuirono avvicinandosi, capendo le intenzioni di Spencer.   
Alison girò un paio di volte la testa a destra e a sinistra, completamente incredula.
“Mi state prendendo in giro?” sussurrò imperterrita.
“Siamo le uniche,” disse Hanna “che ti sono venute a trovare. Non credo che saremmo venute se ti avessimo odiata.”
Era questo ciò che Alison voleva sentire.
Si sentì d'improvviso più calma e tranquilla nel profondo del cuore.
In quel periodo in cui tutti la odiavano, e dico proprio tutti, era bello sapere che c'era qualcuno che, anche se non la amava, non la odiava almeno.
Era così confortante.
Aveva sempre, negli anni precedenti, accusato le persone di essere invidiose di lei quando la attaccavano e ora, invece, sapeva che era stata lei la invidiosa.
Sempre sola, che si copriva con bugie, segreti e cattiverie.
Era invidiosa delle persone che si amavano e ora, anche se sapeva che le ragazze non sarebbero mai tornate sue amiche, era contenta che fossero venute a trovarla.
“È tutto perdonato, se non continui ovviamente,” rise Spencer. 
Alison scosse il capo, convinta.
“Ma no!” rise convinta. Le altre risero e lei si girò a guardare i loro sorrisi meravigliosi, dando loro la mano.      
“Grazie,” disse. 
E sorrise.
 
Il mattino dopo, mentre le ragazze andavano a trovare Alison, Austin e Ally uscivano assieme.
Austin teneva gentilmente il suo braccio intorno alla spalla di lei mentre camminavano per le strade costeggiate di case e casette.
Passeggiavano sul marciapiede destro. 
All'improvviso Austin la guardò e sorrise.
“Che c'è?” si difese lei ridendo.
Lui la seguì nella risata, parlando: “stanotte, sai,” ammiccò con un occhiolino.
Ally rise, nonostante le sue guance andassero in fiamme.
Avvampò d'improvviso. 
Già, stanotte. Era stato stupendo.
Non era mai stata così meglio prima, niente era meglio di stare, in qualunque senso, con il suo Austin.
Era così bello poter dire così. 
L'aveva aspettato per così tanto tempo,e ora lui era finalmente suo.
In tutti i sensi.
“Ti è...piaciuto?” chiese Austin dolcemente. 
Ally rise debolmente. 
“Che domande sono queste?” rise ancora, con la mano davanti alla bocca.
“Hei, non ridere di me, è solo una domanda!” si accigliò Austin.
“Stavo scherzando idiota!” rise ancora più forte Ally.
Poi lo guardò,seria.
“Come puoi pensare solo minimamente che non mi sia piaciuto?”     
Austin sorrise sollevato. 
“È stato magnifico,” si lasciò sfuggire.
“Sì,” convenì Ally. 
“Ti ha fatto tanto male, piccola?”
Ally rise di fronte a quanto Austin dolce fosse.
Aveva voluto farle passare la notte migliore della sua vita, e non sapeva e non voleva capire che ci era riuscito e come.
Ally gli prese le mani, camminando davanti a lui e sghignazzando.
“Cavolo Austin, ho passato la miglior notte di sempre e tu nemmeno lo capisci!” rise, seguita poi dal biondo, che si fermò per stringerla a sè e darle un bacio sulla fronte e dopo sulle labbra.
Sorrisero entrambi contro le proprie labbra, prima di rendersi conto di Jason.
Jason camminava nel marciapiede a sinistra, in loro corrispondenza.
Non li aveva visti, e anzi continuava a camminare smodatamente per le strade deserte sulle quali passava ogni tanto una macchina.
“Cosa vuoi fare!?” gridò Austin ad Ally, che gli aveva lasciato la mano e stava correndo all'altro marciapiede.
“Ho bisogno di parlare con lui, una volta per tutte,” rispose Ally.
Austin, sapendo che la ragazza avesse ragione, la lasciò fare. 
Quel Jason doveva levarsi dalle scatole.                   
E poi Austin sapeva che Ally amava lui.
Dio, da quant'era che non vedevano Jason?
Da tempo immemore.  
E, ad ogni modo, quel Jason doveva levarsi dalle scatole.
Era quello che Austin pensava continuamente, in quell'istante.
Non sopportava Jason, allo stesso modo Ally, che infondo lo temeva anche un po'.
Il nervosismo comunque non ebbe la meglio su di lei, che si stava dirigendo verso il ragazzo biondo.
“Hei,” disse semplicemente la mora al ragazzo che stava camminando davanti a lei per conto suo, con le mani nelle tasche dei suoi jeans.
Austin li guardava appartato, non tanto contento della compagnia della sua fidanzata, ma ancora convinto dei sentimenti di Ally verso di lui e quindi spinto ad accettare che ella chiarisse con il suo acerrimo nemico.
Jason parve sopreso, poi il suo viso impallidì alla vista di Austin appostato all'altro marciapiede che lo fissava con sguardo assassino, e di seguito il suo viso fu ricoperto da sollievo.
“Ally, sono davvero contento che tu sia qui, adesso, e...” tentò di dire, ma Ally lo zittì velocemente, cominciando un suo discorso.
“Jason, questo è l'epilogo. Il tanto, atteso, epilogo,” sospirò sconfitta, fissando il vuoto “sono stanca di giri in cerchio che non portano da nessuna parte, stanca di dover sentirmi in colpa, anche quando palesemente so che la colpa non sia mia, stanca del fatto che sí, io camminavo in tondo senza riuscire mai a uscire, la mia vita era un continuo ciclo che si ripeteva giorno per giorno. E alla fine in questo cerchio in tondo io sono riuscita ad uscire, l'ho spezzato, sono fuoriuscita dai confini che mi poneva il mio stesso cervello e sono libera. Grazie ad Austin,” sospirò Ally, tutto d'un fiato.
Non sapeva perché il suo discorso era arrivato a quel punto, solo sapeva di voler uscire di scena in modo degno.
Austin sussultò nel momento in cui Ally lo elogiò e il suo cuore battè ancora più forte.
Cazzo se amava quella ragazza.
La amava più di quanto amasse se stesso.
“Jason,” la voce di Ally lo riportò alla realtà “sei stato un grande. Mi dispiace, sul serio, che tu non sia stato per me ciò di cui necessitavo, lui mi ha fatta soffrire, forse, e tu no. Ma ho scelto lui, e mi dispiace per questo. Forse hai scatti di rabbia e tutto, ma so che in fondo sei dolce e mi dispiace per averti ferito. Sei fantastico e troverai anche tu chi ti saprà amare. Per questo, volevo terminare questa condizione di stallo e dirti una volta per tutte quanto amo Austin, e volevo...salutarti.”  
Quasi le mancava il fiato, e così ai due ragazzi. 
Nel suo discorso, Ally si era passata tremila volte le mani nei capelli per il nervosismo.
Forse era un discorso che non andava da nessuna parte, forse aveva fatto troppi giri di parole sapendo che essere schietta è sempre una buona scelta, ma sentiva di dover dire una volta per tutte ciò che provava senza tenersi, come faceva sempre, tutto dentro.
Era vero.
Era l'epilogo. 
E doveva essere vissuto al meglio.
Lei e Austin erano arrivati a Rosewood quasi senza una meta, ma con una verità che si portavano dentro.
Poi era ritornata Alison, tutto era sprofondato, Ally si era ritrovata con uno spasimante, un 'nuovo amore', poi Austin le aveva dichiarato il suo affetto, la verità era venuta a galla, così tante peripezie che erano difficili da ricordare.
Erano successe così tante di quelle cose, il suo umore aveva avuto davvero tanti sbalzi e in certi momenti aveva giurato davvero di non stare capendo più niente.
Ma questa era la fine.
Tutto ha una fine. 
Un inizio forse deciso da altri, ma una fine decisa da noi.
Quando era arrivato Jason, Ally si era sentita speciale per tutto il tempo e il suo cuore batteva più forte a ogni minima parola del ragazzo, la mente sfumava quegli effimeri pensieri che le occupavano solo spazio e tempo e finalmente finiva di torturarsi sull'essere sempre perfetta, perché Jason la amava così com'era; ma c'era Austin.
Le disse che l'amava, e da lì cominciò quel periodo in cui si sentiva Alice nel Paese Delle Meraviglie, senza meta o destinazione, senza un vero obiettivo.
Si era sentita così confusa per tutto il tempo prima di rendersi conto che, cavolo, lei apparteneva ad Austin.
Le anime gemelle esistono.
Lei apparteneva ad Austin, gli era sempre appartenuta senza mai saperlo, ma ora che lo sapeva, non sarebbe mai andata via e non avrebbe mai messo in dubbio questo concetto; lei e Austin si appartenevano.
Con lui era tutto così giusto anche se sembrava sbagliato, e si sentiva al limite della felicità. 
Jason parve inizialmente sorpreso, ma poi disse: “Ally, hai ragione.” 
Ally mosse lentamente il dito e aprì bocca come per dire qualcosa, ma si zittì in seguito all'affermazione di Jason.
Aspetta, cosa?
“Aspetta, cosa?” chiese Ally incredula e con voce stridula. 
“Ally, so che ami Austin e non mi sarei mai dovuto intromettere. Tu mi piacevi, ora capisco non fosse amore e sono contento che tu sia felice,spero davvero lo sarò anch'io,” sorrise di un sorriso vero. 
Ally era quasi emozionata, non poteva credere che fosse stato così semplice.
Era tutto sistemato anche con Jason, per fortuna.
“Sono contenta che tu abbia capito, Jason, davvero.” 
“Certo Ally. Ti..voglio bene,” disse, e la abbracciò. 
Austin non si mosse, aveva ascoltato tutta la conversazione e sapeva che questo fosse giusto. 
Ally era abbracciata a Jason e andava bene, perché era un abbraccio caloroso tra amici. 
Quando si staccarono, Jason congedò Ally con un saluto dicendole che, in verità, c'era un'altra ragazza carina che gli piaceva. 
Ally scese così dal marciapiede e corse da Austin.
“Whoa!” esplose il biondo.
“Hei!!” gridò Ally estasiata, correndo ad abbracciarlo. 
“Sei fantastica, piccola,” le sussurrò Austin tra i capelli, ancora avvolto nel loro abbraccio.
Ally ridacchiò e si sentì avvampare all'udire di quel nomignolo, ma non lo diede a notare.
“Vedi, è che tu sei sempre fantastica,” fece Austin, staccatosi dall'abbraccio e tenendole la mano “non so cosa abbia fatto per meritare te, so solo che ti amo e che non ti lascerò mai andare via. Ti amo, Ally.” 
“Ti amo,” soffiò lei, dopo averlo baciato nuovamente.
                                             
Una settimana dopo.
“Prima,” stava dicendo lo psicologo di Aria a Hanna, Emily e Spencer, le quali avevano insistito per parlare con lui e ottenere delle spiegazioni “lasciate che vi spieghi. La vostra amica sta male, molto male. E mi piacerebbe spiegarvi ogni cosa, così che sappiate tutto.”    
Le ragazze annuirono in attesa, finalmente, di risposte.
“È una cosa molto complicata,” sogghignò lo psicologo McGregor, indicando il divanetto posto di fronte a loro, dove si sedette seguito dalle ragazze “per cui necessito della vostra completa attenzione.”  
“Ovviamente,” si mosse Spencer, seria.                    
Le altre annuirono, silenziose.
Erano così ansiose.
Se all'inizio della loro amicizia qualcuno avesse loro detto che si sarebbero trovate in un ospedale psichiatrico per una di loro,non ci avrebbero creduto.
Ma succede sempre ciò che non ci aspettiamo.  
Lo psicologo intanto cominciò il suo lungo ed esplicativo discorso, portando con un rapido gesto del dito i suoi occhiali di nuovo sopra il suo naso.
“La vostra amica, Aria, ha un disturbo di personalità multipla, ovvero un disturbo dissociativo dell'identitá.
Esso infatti implica la presenza di due o più identità o stati di personalità separate che a loro volta prendono il controllo del comportamento del soggetto, accompagnato da un'incapacità di evocare i ricordi personali.
Ciò significa che Aria non ha fatto tutto di testa sua, bensì è stata la sua seconda personalitá a tormentarvi, mentre l'Aria originale, quando ritornava in sè, non ricordava nulla di ciò che era successo.
La sua mente ha attuato involontariamente un meccanismo per difendersi da un trauma. Aria ha specificatamente due personalità e ringraziamo già per il fatto che non ne abbia di più, cosa che può capitare. In poche parole,ragazze, è tutto partito da un trauma. Dopo varie sedute -sono appunto passate tre settimane- la ragazza è riuscita ad ammettere di essere stata vittima di una violenza, nel periodo in cui aveva anche litigato con la vostra amica Alison -soggiunto ovviamente ad altre cose- e si era perciò sentita sola e abbandonata. Dopo ciò, la sua mente ha iniziato a impazzire per via del forte trauma subito e il suo cervello ha involontariamente attuato questo meccanismo di difesa. 
Dimostrazione di ciò, ripeto: Aria non vi tormentava perché lo voleva, era la sua seconda personalità a farlo, quella che è stata violentata, che si sentiva abbandonata da voi e in qualche modo ha avuto il bisogno di vendicarsi. Quando una personalità agisce, quella originale non ricorda assolutamente nulla di ciò che è accaduto.”
Okey, era troppo.
Le ragazze erano rimaste a bocca aperta.
Erano completamente sbalordite da ciò, ma in un certo senso contente di conoscere finalmente la verità e sollevate che non fosse tutto completamente stata colpa di Aria.
“Si sa..” Spencer ingoió a vuoto “chi l'ha violentata?”   
Lo psicologo ridacchiò leggermente, pulendosi gli occhiali sul camice bianco e ponendoli di nuovo sul naso.
Spencer si sentì leggermente delusa da quella risatina, ma lo psicologo disse:
“Violenze, autolesionismo,disturbi alimentari, bullismo. Credete sia semplice? Non lo è. Siamo in una società dove tutto ciò ne è alla base ed è all'ordine del giorno. Oramai è una moda, tutto ciò. Non so se mi spiego. Ogni giorno, quasi ogni adolescente subisce atti di bullismo, si autolesiona, o subisce violenze. E mi piange il cuore, sapere che tutto ciò avviene. Mi rattrista chi si taglia perché soffre davvero, chi pensa ogni giorno al suicidio per via di prese in giro. Eh, ragazze, è un discorso complicato. Ma oggi, se non hai una di queste cose, non sei della generazione. Quanto sono aumentati gli autolesionisti? E i bulli? No, tesoro, non sappiamo chi l'abbia violentata. È stata una vittima della società, e non ha saputo difendersi dalla crudeltà collettiva.”
“Potrà guarire?” domandò Hanna, stranamente a corto di fiato.
“Sì, probabile. Ci sono persone con più di dieci personalità. Ne uscirà fuori, ma ci vorrà tempo. Mi dispiace, ma non credo possiate vederla adesso, vedere le persone che tormentava potrebbe nuovamente innescare qualcosa in lei. Mi dispiace, ragazze, so che tenete alla vostra amica. Lasciatemi un recapito, un numero di telefono, e vi chiamerò non appena sarà possibile avvicinarvisi.”
Le ragazze annuirono tutte, e tornarono a casa.
 
“Quindi, siccome lo psicologo ha detto che Aria potrebbe guarire e lei è la nostra migliore amica, non ci laureremo subito, penseremo bensì a lei e poi a noi stesse,” esordì Hanna fiera, rivolta ad Ally.
“Mi pare giusto,” esclamò Ally in approvazione. 
Dopo la visita dallo psicologo, le ragazze avevano sentito il bisogno di raccontare tutto ad Ally e Austin che erano in procinto di andare via -insomma, finalmente-,e avevano loro riferito che avrebbero aspettato di laurearsi per stare tutto il tempo con Aria, una volta riabilitata.
Ally era quasi commossa dal loro comportamento per niente egoista.
Amavano davvero la loro migliore amica e non l'avrebbero mai lasciata andare.
Non c'è sentimento più vero.
E niente è più vero della vita, di un sorriso buttato lì a caso e di accettare ogni occasione che la vita ci propone, senza mai permettere che qualcosa ci scivoli via.                    
“E la cosa più bella,” aggiunse Austin “è che quando cadiamo, ci rialziamo. E lei ritornerà a vivere,” sorrise infine.

ANGOLO DELLE AUTRICI:
Hei peopleee
Okey so che siete incazzati e avete ragione.
Mi dispiace enormemente per questo ritardo. 
Scusatemi.
Mi scuso davvero tantissimo perché avete dovuto aspettare tutto questo tempo.
So che è orribile aspettare tre anni un aggiornamento, ma davvero in questo periodo sono già confusa di mio, poi si è messa anche la scuola ecc...e non ho capito più nulla.
Mi dispiace tantissimo.
Spero possiate recensire ancora, giusto perché questo è l'ultimo capitolo.
Riguardo al capitolo,non ho voluto insistere sull'"esperienza" di Austin e Ally poiché non mi sembrava adatto per il rating della storia e mi sembrava anche non so inadeguato ahaha
Comunque spero vi sia piaciuto.
Per quanto riguarda il disturbo di Aria, ammetto di aver preso dei passi da Wikipedia perché sinceramente amo la psicologia ma ancora devo essere psicologa xD
Tornando a noi, ho notato che i preferiti sono aumentati di mooooolto e cavolo se sono contenta. 
Grazie, grazie, grazie.
15 preferiti.
Giuro io vi amo.
Continuateee
Poi voglio ringraziare chi ci ha sempre supportate e recensito.
In particolare -senza nulla togliere alle altre che siete MERAVIGLIOSE-ringrazio Love Auslly Ita e Angelauri perché ehm io vi amo *-*
Siete due persone meravigliose e mi ha fatto piacere tantissimo parlare con voi
In più le vostre storie sono bellissime e appena ho tempo recensisco ciò che non ho recensito ancora.
Scusatemi davvero perquesto grosso ritardo ma sono stata molto presa 
Mi dispiace ancoraa
Spero recensiate, se vi va aumentate coi preferiti,anche se per me è già tanto e così almeno resterà un bel ricordo di questa storia
Se recensite mi farebbe piacere mi diceste cosa non vi è piaciuto e cosa vi è piaciuto della storia o del modo di scrivere perché vogliamo scrivere altro e ci piacerebbe migliorarci sempre
In ogni caso vi ringraziamo già se recensite ahaha
Scusate ancora
Un bacione ♥♥♥♥
-C&L

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2718703