Resistenza VS Neo Umbrella

di Mari_Sometimes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ancora insieme ***
Capitolo 3: *** Cena in famiglia ***
Capitolo 4: *** Il rumore dei pensieri ***
Capitolo 5: *** Domande ***
Capitolo 6: *** Patto con il diavolo ***
Capitolo 7: *** La punta dell'iceberg ***
Capitolo 8: *** Non dirlo a Sherry ***
Capitolo 9: *** E' tempo di affrontare il futuro ***
Capitolo 10: *** Onori ed oneri ***
Capitolo 11: *** Così simili ma così diversi ***
Capitolo 12: *** Blue Hill ***
Capitolo 13: *** Un posto sicuro ***
Capitolo 14: *** I soccorritori ***
Capitolo 15: *** Il prossimo obiettivo ***
Capitolo 16: *** Resistenza VS Neo Umbrella ***
Capitolo 17: *** La verità ***
Capitolo 18: *** Sotto attacco ***
Capitolo 19: *** Colpo di scena ***
Capitolo 20: *** Vaneggiamenti di un folle ***
Capitolo 21: *** Il messaggio nella bottiglia ***
Capitolo 22: *** La verità sta nel mezzo ***
Capitolo 23: *** Sto arrivando! Resisti Sherry! ***
Capitolo 24: *** Il volto del diavolo ***
Capitolo 25: *** Strada alternativa ***
Capitolo 26: *** Senso di colpa ***
Capitolo 27: *** Non c'è tempo da perdere ***
Capitolo 28: *** Ripristino ***
Capitolo 29: *** I laboratori ***
Capitolo 30: *** Uroboros Mkono rivisto e corretto ***
Capitolo 31: *** Non è mai ciò che sembra ***
Capitolo 32: *** Jeremy, l’energumeno alternativo ***
Capitolo 33: *** Non lasciarmi! ***
Capitolo 34: *** Una via di fuga ***
Capitolo 35: *** Fine dell’incubo ***
Capitolo 36: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Stava lottando contro il tempo e contro il destino, si era bloccato proprio nello sbloccare quelle diavolerie, non era quello il momento di incantarsi!!! Sapeva solo che doveva arrivare presto, prima che fosse troppo tardi. Per lei, doveva farlo per lei.

Chris capì e dette via libera a Jake. Quella situazione stava diventando disperata, dovevano cercare un modo per poter uscire da lì, ora! Mentre Jake recuperava Sherry, lui doveva tenere occupate le B.O.W. che stavano arrivando a flotte. Era incredibile, la Neo-Umbrella era dura a morire! Nel frattempo Leon aveva capito che qualcosa non andava, sentiva nelle viscere un brutto presentimento. Helena intuì al volo e accelerò il passo per stargli dietro.

-Leon la troveremo, è una combattente nata -  disse tutto d’un fiato Helena
-Se le succede qualcosa non me lo perdonerò mai! – Leon era disperato. Aveva passato tutti quegli anni a proteggerla, non poteva finire così.

Chris e Sheva presero i fucili e cominciarono a sparare a più non posso, dovevano tenerli alla larga il più possibile. Una volta uccisi i licker Chris vide una scena che gli cambiò la vita.

“Non hai mai pensato che le colpe dei padri ricadono sui figli? Forse ci stiamo sbagliando o forse no. Solo il tempo potrà dircelo.”
“Jill avevi ragione su tutta la linea…ancora una volta mea culpa”. Chris riuscì a pensare solo a questo, vedendo le lacrime solcare la cicatrice di Jake.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Ancora insieme ***


 
6 mesi prima
Era passato esattamente un anno dagli avvenimenti in Cina. Sembrava un tempo lontano, un altro mondo o forse un’altra realtà. Era ciò che si provava quando eri sopravvissuto ad un tale orrore, anche se in fondo era la routine. “Ma davvero questa è diventata la quotidianità? Ci sarà mai una fine a tutto ciò?” Chris Redfield pensava esattamente questo, anche se sapeva in fondo al cuore che quelle domande erano retoriche. Aveva Jill al suo fianco, legati nel destino e nella vita. Si sentiva in qualche modo al sicuro con lei, traeva la sua forza dal loro amore indissolubile. Si sentiva in colpa ancora, non lo avrebbe mai lasciato. Ma per la prima volta, dopo tanto tempo, finalmente riusciva a conviverci. Aveva trovato una ragione.

La cerimonia di commemorazione si svolse nel modo più sobrio possibile. Purtroppo il ricordo di Tall Oaks, la morte del Presidente degli Stati Uniti erano stati eventi fortemente traumatici. Leon S. Kennedy pensava proprio questo, al suo fianco Helena Harper ed Ingrid Hunningan. C’erano anche gli attivisti di Terra Save, Claire Redfield e Moira Burton in testa. Nei fatti di Tall Oaks erano stati definiti dall’opinione pubblica come degli eroi, tutta l’America era rimasta con il fiato sospeso vedendo i loro sforzi, il loro istinto a salvare vite. I soccorritori. Così venivano definiti, erano diventati i paladini dei soccorritori. Chris era orgoglioso di lei, la sua sorellina era diventata una leggenda! Ma non poteva sentirsi un po’ in colpa nei suoi confronti… per venirlo a cercare a Raccoon City Claire ha lasciato il college, aveva perduto la sua innocenza. Ma chi aveva perduto l’innocenza troppo presto era stata Sherry Birkin. Era li alla cerimonia, pensava alle vittime così simili a lei. Lei era lì fisicamente ma con la testa altrove… “Mi hai salvato…Grazie…” erano due occhi azzurri come il ghiaccio a dirlo, gli occhi più belli del mondo.

Dopo la cerimonia il gruppo si riunì. Oltre ai nostri eroi c’erano anche Parker Luciani e Sheva Alomar, quest’ultima di passaggio visto che doveva prendere tra un paio d’ore l’aereo che l’avrebbe condotta in Africa, a casa sua.
-Ancora insieme nonostante tutto! – esordì Parker. Jill sorrise, era incredibile come Parker riuscisse a tirar fuori l’umorismo nei momenti più disparati. Era una dote che apprezzava in Parker e che lo rendeva un elemento davvero prezioso, specie nei momenti di crisi.
-Si vede che non hai visto come funzionano le cose dalle mie parti- disse una divertita Sheva. Era venuta negli Stati Uniti come rappresentante della BSAA del ramo africano. Si era divertita un sacco insieme ai suoi nuovi amici, aveva scoperto un sacco di cose su di loro. Le dispiaceva tantissimo ritornare a casa, ma sapeva in cuor suo che loro sarebbero sempre stati al suo fianco in ogni momento.  
-Sheva, quando vuoi, sei la benvenuta tra noi. Mi mancherai tanto! – Jill aveva la voce spezzata, le dispiaceva separarsi dall’amica e l’abbracciò stretta.
-Jill prenditi cura del nostro partner. So che con te starà bene – Sheva era felicissima nel sapere che Chris e Jill stavano insieme, la loro missione in Africa aveva aperto gli occhi ad entrambi.
Dopo fu la volta di tutti gli altri. Dispiaceva veramente a tutti veder partire Sheva, specie a Sherry. Erano simili le due, il loro passato, il loro dolore. Le due si abbracciarono forte e trattenerono a stento le lacrime
-Sei una donna meravigliosa Sheva. Torna appena puoi!
-Sherry su mi farai piangere! Sei una donna meravigliosa anche tu!
E poi Sheva le disse un’altra cosa ma lo fece in modo talmente discreto che lo sentì solo Sherry. La ragazza la guardò con occhi straniti ma sapeva che in fondo aveva ragione. E fu allora che le tornarono in mente di nuovo quegli occhi azzurri…

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Capitolo 3
*** Cena in famiglia ***


Dopo aver visto Sheva prendere il taxi che l’avrebbe condotta in aeroporto, il gruppo si era dato appuntamento a casa di Chris e Jill per la sera. Erano sei mesi che i due avevano preso la decisione di convivere, volevano godersi ogni singolo momento visto che, per questioni di lavoro, gran parte del tempo lo spendevano in giro per il mondo. Ormai casa Redfield – Valentine era diventato un porto sicuro per ogni tipo di situazione, felice o tragica che fosse. Le prime ad arrivare furono Claire e Sherry. Jill e Claire andavano molto d’accordo, si divertivano un sacco, specie se c’era Sherry. Jill però non riusciva a non sentirsi un po’ in colpa con Sherry…purtroppo quello che sapeva non poteva dirlo nemmeno a Claire, nonostante l’ottimo rapporto. Lo aveva promesso a Chris.

- Insomma il barbecue ha preso fuoco? – gridò Claire dalla cucina verso il fratello, distraendo dai pensieri Jill.
- Chris, come il barbecue è pronto avvertimi che ti porto la carne! Gli altri saranno qui a breve – Jill non vedeva l’ora di passare una serata con tutti gli altri. Almeno lo avrebbero fatto mangiando e parlando come le persone normali, non in mezzo all’inferno.

Nel frattempo arrivarono gli altri, erano tutti entusiasti. Sebbene ancora tra Leon e Chris era rimasta della freddezza, i due si parlavano con molta disinvoltura e cortesia. Questo rassicurò Jill, Claire e Sherry, visto che un anno prima se l’erano date di santa ragione, subito dopo la Cina. Ad un certo punto, la tv catturò la loro attenzione:
“Oggi, subito dopo la cerimonia per la commemorazione dei fatti di Tall Oaks, Terra Save ha ricevuto un importante gesto benefico da parte di Jeremy Campbell. Il magnate ereditiero dell’impero farmaceutico Aelirium, ha donato cinquantamila dollari in attrezzature, farmaci e tecnologie per poter aiutare i Soccorritori nel loro lavoro. Jeremy Campbell si è sempre distinto in azioni del genere, fin dal lontano 2009, quando condannò pubblicamente la Tricell per gli orrori commessi in Africa. Quello fu il primo di una serie di denunce e di dichiarazioni contro il bio-terrorismo e il sostegno economico dato negli anni al Governo degli Stati Uniti, all’ONU e ad altre organizzazioni internazionali. Da ricordare il suo ultimo gesto per le vittime degli incidenti in Edonia, dove ha fondato la Campbell Association per ospitare gli orfani di guerra.”

- Però, niente male Campbell! Claire lo hai mai incontrato? – ruppe il silenzio Parker.
- Sì, l’ho conosciuto. Sembra un tipo apposto, ci crede veramente in quello che fa. Spero solo che non gli mettano i bastoni tra le ruote, avere un dono del genere da parte sua è davvero simbolico per Terra Save. D’altronde le cose stanno prendendo una cosa diversa, serve solo buona pubblicità per le case farmaceutiche – disse Claire.
-Umbella, Wilpharma, Tricell, hanno solo perseguito scopi tutt’altro che nobili. La ricerca dell’impossibile, oltre ogni ragionevolezza possibile su questa terra. Ovvio che non tutti sono così, ma a volte  è proprio di loro che non bisogna fidarsi – Chris era diventato scettico. Le case farmaceutiche gli sembravano tutte uguali, tutte senza scrupoli. Scienziati pazzi, manie di grandezza, speculazioni sulla povera gente che nessuno avrebbe cercato…ne aveva viste troppe.
- Per quanto tutto ciò sia vero, ci vuole uno come Campbell. D’altronde, Chris ha perfettamente ragione. Per questo facciamo quel che facciamo, siamo noi a dare la voce per tutte le vittime – disse Leon. I due si guardarono un po’, gli altri stettero con il fiato sospeso. Avevano paura che finissero nuovamente per darsele ma stavolta non successe. Chris andò vicino a Leon e gli dette una pacca sulla spalla.
- Vieni ad aiutarmi con il barbecue, altrimenti Parker mangia tutto – gli disse sorridendo, sentendo in sottofondo Parker dire “Bisogna sempre assaggiare quello che si cucina”.
- Vengo volentieri, altrimenti qui le donne cominciano ad assillarmi – disse Leon in tono di chi sia scampato da un qualcosa di fastidioso. Claire e Sherry lo guardarono strano e le due pensarono la stessa cosa: per quanto Leon sia un agente di incredibile talento, di donne non ne capisce niente.

La serata trascorse tranquilla e nei migliori dei modi. Parker trattenne tutti, era davvero una persona solare e divertente. Scherzò un sacco con tutti e su tutto, si divertì a fare il critico culinario viste le sue origini italiane. Quando gli venne servita la carne disse “Sicuro che non muoro?” Claire e Sherry si misero testa a testa tanto dal ridere, Jill aveva le lacrime agli occhi tanto che rideva. A Chris doleva la pancia tanto dal ridere, che per la prima volta si chiese da quanto non provava un dolore del genere non provocato da qualche contraccolpo nemico. Ma ciò che fece suscitare di più l’ilarità generale fu quando Parker disse:
- E che mi manca per essere un critico culinario? Niente, ho pure i capelli lunghi! –
Claire e Sherry punzecchiarono per tutto il tempo Leon. Gli chiesero di Helena, se avesse un fidanzato, che fine avesse fatto Ingrid e che qualche volta doveva offrirle da bere. Leon rispose seccato, sotto sotto si divertiva quando le due ragazze gli facevano queste domande, gli piaceva vedere la loro complicità. A fine serata, Chris  si dispiacque vedere andare via Claire. Chissà fra quanto si sarebbero visti, così le disse che quando voleva lei era sempre la benvenuta e l’abbracciò forte. Claire fece altrettanto, era felicissima di passare la notte da Sherry, sicuramente avrebbero spettegolato tutto il tempo. Quando tutti se ne andarono, Jill pensò che per la prima volta, dopo tantissimo tempo, finalmente stava bene. Gli orrori passati con Wesker erano solo un lontano ricordo, adesso era libera veramente.

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Capitolo 4
*** Il rumore dei pensieri ***


Jill era supina sul letto, stringeva forte a sé le lenzuola. Guardò Chris e sentì per esteso i suoi pensieri. Se lo aspettava che una giornata del genere gli facesse venire un sacco di ricordi e di pensieri. Ma c’era qualcosa che gli frullava in testa, lo aveva capito da come l’aveva abbracciata e buttata sul letto abbandonandosi alla passione. Quando Chris faceva l’amore con lei a quel modo era come se aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa di positivo, aveva bisogno di aggrapparsi a lei per non sprofondare. Non toccava un goccio di alcol da un anno, quando poteva andava regolarmente dagli alcolisti anonimi. “Te lo prometto Jill, non ricadrò mai più in basso. Perdonami per il male che ti ho fatto” … pioveva quella sera, lei era contenta perché in quel modo lui non poteva vedere le lacrime che le solcavano il viso. Lo aveva aspettato per sei lunghi interminabili mesi, fatti di angoscia, di paura che gli fosse successo qualcosa, senza sapere dove diavolo fosse e che cosa stesse facendo. Ma a volte il dolore ti urla dentro e tu lo stai a sentire. Sì, Jill lo sapeva bene, per questo riusciva a sentire i suoi pensieri. Decise di rompere il silenzio:

- Il tuo cervello sta per friggere. Cosa ti turba amore mio? – gli chiese Jill mettendoci tutta la dolcezza che provava per lui.
- Nulla tesoro. Oggi è stata una giornata particolare… -  Chris aveva pensato per tutto il giorno a Piers. Durante la cerimonia c’erano i suoi genitori, la sua ragazza. Li aveva salutati e loro lo hanno visto come un eroe, avevano lo stesso sguardo di ammirazione che aveva Piers. Si sentì lusingato, ma anche in colpa. Se non fosse stato troppo lento, Piers non si sarebbe ferito e non avrebbe fatto quello che ha fatto, sarebbe ancora con loro. A lui doveva tutto, doveva il suo ritorno alla realtà. Alla fine si sedette al bordo del letto, Jill si avvicinò e lo abbracciò da dietro e cominciò a dar voce ai pensieri:

- Jill hai visto i genitori di Piers? Erano con la sua ragazza, anzi ex…lei non riesce ad andare avanti, lo amava molto. La notte rivedo quella scena, il suo braccio, il suo ultimo sacrificio. Senza di lui non sarei tornato, non sarei qui tra le tue braccia. Devo tutto a lui. Vorrei solo vedere quella ragazza felice, mi dispiace troppo che per colpa mia le è stato portato via l’uomo che amava. La capisco come si sente… - Jill a questo punto lo strinse di più e gli disse:
- Non ci separeremo mai più. Piers è un eroe e lei amerà per sempre un eroe. Questi orrori portano via la parte migliore di noi, dobbiamo lottare anche per questo. Cercare di vivere e tenerci stretti i pochi bei momenti che viviamo, sono la nostra salvezza. Sai, stasera mi sono sentita in colpa anche io. Dovremmo dirlo a Sherry cosa… -
- Cosa le dovremmo dire, Jill? – la interruppe brusco Chris.
- Dirle di Jake. Ha diritto a saperlo – Jill non riusciva a non pensarci. Chris su questo era stato inamovibile, non voleva che quel ragazzo si avvicinasse in alcun modo a Sherry.
- Sai benissimo cosa è successo l’ultima volta che un Birkin è stato a stretto contatto con un Wesker! –disse a voce alta Chris
- Ma è anche vero che un Birkin ha tirato il lato nascosto, e migliore, di un Wesker -  si affrettò di dire Jill e proseguì - Non hai mai pensato che le colpe dei padri ricadono sui figli? Forse ci stiamo sbagliando o forse no. Solo il tempo potrà dircelo – Chris a questo punto fu spiazzato. Si girò verso Jill, guardandola dritta negli occhi.
- Pensi davvero questo? Dopo tutto quello che quel gran bastardo del padre ti ha fatto? E che ci ha fatto! – Era incredulo, gli ci volle un momento per capire cosa Jill gli stesse dicendo.
- Penso che dovremmo dargli una possibilità. Ha diritto di sapere chi sia suo padre, ciò che ha fatto. Del resto è sempre un figlio abbandonato, ha bisogno di risposte – disse Jill. Chris dovette ammettere che aveva ragione, ma tra dire e il fare c’è di mezzo il mare. Non riusciva a non vedere Albert Wesker quando guardava Jake Muller. E poi Jill disse un’altra cosa:
- Tutti abbiamo bisogno di essere amati. Anche se per poco tempo, ne abbiamo sempre bisogno –
Detto questo, Chris si girò completamente verso di lei e la baciò, sprofondando insieme nuovamente nella loro ardente passione.

Sì, tutti abbiamo bisogno di essere amati, anche se per poco tempo.

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Capitolo 5
*** Domande ***


Jake Muller si stava godendo un meritato riposo. Peshawar si stava rivelando più tranquilla del previsto, d’altronde aveva fatto pulizia di B.O.W. negli ultimi due giorni in un villaggio a diversi chilometri di distanza. Sebbene non fosse più un mercenario, lavorava ancora per chiunque chiedesse i suoi “servigi”. Era l’unico modo che conosceva per sbarcare il lunario, in Pakistan poi le cose erano semplici. Come anche in Afghanistan. Erano stati i luoghi dell’ultimo anno, in giro ad uccidere le B.O.W. e a cercare di stare lontano dai guai. “Dall’Edonia alla Cina in un battito di ciglia” pensava spesso Jake. Però gli vennero in mente altre cose…una mano che stringeva la sua mentre scappava da un pozzo petrolifero in fiamme, degli occhioni verde acqua che lo guardavano dritto e gli dicevano che non bisogna arrendersi mai, qualunque sia l’avversità. Allora, preso da un attacco nostalgico, prendeva il telefono e la chiamava. Era bello sentire la sua voce! Non sapeva perché lo facesse, sicuramente per sapere se stava bene. Ma c’erano altri motivi. Voleva sapere se fosse al sicuro. Purtroppo, ciò che aveva scoperto non era stato di conforto, anzi. In qualche modo doveva tenerla al sicuro, come lei aveva fatto con lui. Glielo doveva. Anche se quando sentiva la sua voce aveva una forte presa allo stomaco, che gli faceva battere forte il cuore. Nemmeno tutto l’oro del mondo sarebbe bastato a dargli quello stesso effetto. Eppure le donne nella sua vita non sono mancate, conosceva il sesso più crudo, sapeva cosa provava un uomo quando ritornava da una battaglia. Non aveva mai provato alcun sentimento, nemmeno lontanamente, per una donna. A parte sua madre, non era riuscito a voler bene a nessuno. Sherry aveva scombussolato ogni cosa. “Sto diventando pazzo a furia di pensarci!” si disse ad un certo punto. Certo che la sua fosse solo immaginazione ed infatuazione per qualcosa che non esisteva, aveva deciso di rimanere in quella parte di mondo. Il telefono squillò, era un messaggio. Ciò che lesse gli fece ricordare il suo incontro con Chris Redfield otto mesi prima…

Era in un luogo sperduto ed imprecisato dell’Afghanistan. Per seguire delle tracce lasciate dalle B.O.W. in un villaggio di pastori, si era perso. “Merda, questa non ci voleva” pensò. Mentre cercava un modo per raccapezzarsi, vide in lontananza una strana struttura e si avvicinò. Era una tendopoli abbandonata da qualche giorno, considerando la polvere del deserto che cominciava ad entrare dispettosamente. Chiunque ci fosse prima, stava facendo alcune ricerche. Vide una sorta di laboratorio, contenitori sterili e tutto il seguito, con numerosi libri, documenti, computer. Ma poi vide un’altra cosa che lo mise in allerta. Il simbolo della Neo-Umbrella.

-Merda, mi hanno scovato! – disse inizialmente Jake. Voleva capirne di più, anche se per istinto avrebbe voluto andarsene a gambe levate. Però si ricordò che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, quindi perché non sfruttare qualche congegno lasciato lì? E allora si mise ai computer, anche se con estrema difficoltà. Non capiva molto, ma ci fu qualcosa che catturò la sua attenzione. Erano files? No no, erano dei dossier…ma su chi? O meglio su cosa e dove….

Il primo dossier recava la scritta “Eventi a Raccoon City atto I”. Il cuore prese a martellargli nel petto perché qualcosa aveva acceso una lampadina in testa…
“Leon non è uno qualunque. Mi ha salvato quando ero a Raccoon City”. Non poteva crederci! In quel buco sperduto di mondo usciva fuori una cittadina americana. Doveva saperne di più. Aprì il dossier e vide che c’erano diversi files, c’era anche una piantina di una villa, chiamata “Villa Spencer” ed un files che si chiamava “Virus – T”. “Bastardi, non ne avete ancora abbastanza di queste schifezze? Ne cercate ancora?!” C’erano anche un secondo ed un terzo dossier, nominati rispettivamente “Eventi a Raccoon City atto II” e “Eventi a Raccoon City atto III”. Il terzo sembrava quello più piccolo e lo aprì subito. C’erano pochissimi files rispetto al primo, uno catturò la sua attenzione e lo aprì subito. Si chiamava “Progetto Nemesis” ed era un vero orrore! Una B.O.W. creata appositamente per sterminare un’unità tattica denominata S.T.A.R.S., assurdo! Aprì l’ultimo dossier rimasto. C’erano diversi files, ma uno gli fece fermare il cuore nel petto: si chiamava “Famiglia Birkin”. Perché c’era il suo nome lì? Che cosa significava tutto questo? Era talmente scosso da quello che stava leggendo, che non si accorse che nell’accampamento erano arrivati dei militari ed uno di essi entrò nella sua tenda.

-Ma guarda un po’ chi c’è, Jake Muller! Sei l’ultimo uomo al mondo che avrei pensato di trovare qui! – esclamò un freddo Chris Redfield.
 

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Capitolo 6
*** Patto con il diavolo ***


Chris era incredulo. In quella parte di mondo, in particolare in quella tenda, non avrebbe mai creduto di trovarci Jake Muller.

-E io che pensavo fossi lontano dai guai! Come diavolo ti è venuto in mente di stare nella tendopoli della Neo-Umbrella? Vuoi veramente fare la cavia da laboratorio? – era fuori di sé. Dopo tutto il casino in Cina, era lì con loro! Ebbe paura che fosse lì da tempo, questo pensiero lo fece infervorare ancora di più.
-Alzati, mani dietro la nuca e vieni fuori di qui, subito!- lo avrebbe portato via da lì anche con la forza. Jake, dal canto suo, indispettito per essersi fatto beccare come un pivello, non si dimostrò in alcun modo scosso, anzi. La cosa lo fece talmente indispettire che rispose in modo molto provocatorio, mentre metteva le mani dietro la nuca:

-Hey soldatino datti una calmata! Quando sono arrivato erano già andati via. E se te lo stai chiedendo, tanto per la cronaca, non ho nulla a che fare con loro! Non sono come mio padre, IO! – e sottolineò quest’ultima frase. Per Chris fu come toccargli un nervo scoperto ma non lasciò trapelare nulla. Il bastardello lo stava provocando. Non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione.
-Fuori, mettiti in ginocchio!- Jake lo fece, per il momento avrebbe retto il suo gioco. Chris ordinò ai suoi uomini di perquisirlo e di togliergli le armi, dopo di che gli si parò davanti e cominciò ad interrogarlo:
-Dimmi Jake, che ci fai qui? Devo saperlo – disse con tono severo ed estremamente calmo.
-Facevo un giro per il deserto, perché non ho nulla da fare! – però, vedendo che era circondato dai suoi uomini pronti a spararlo, si affrettò di correggersi. Non aveva altra scelta se voleva andarsene da lì.
-Stavo seguendo delle tracce. Non so se lo sai, soldatino, ma in un villaggio di soli pastori a 20 chilometri da qui, sono giorni che vivono un assedio da parte delle B.O.W. . Ora, se non ci fossi stato io, quei poveri Cristi sarebbero morti! Ecco che ci faccio qui! – disse quest’ultima frase urlando e fervente di rabbia. Quella povera gente aveva bisogno di aiuto e loro se la prendevano con lui! Erano finiti i tempi di Edonia. Chris ascoltò grave Jake. Aveva ragione su tutta linea, dovette ammettere. Era arrivata alla BSAA una segnalazione di B.O.W. in Afghanistan proprio quella settimana, così scoprirono che c’era una pista che conduceva direttamente alla Neo-Umbrella. Ma l’ultima cosa che pensava di trovare era proprio Jake Muller.

-So a cosa stai pensando soldatino -  disse Jake all’improvviso,  Chris lo guardò.

-Stai pensando che buon sangue non mente, non è così? Che sono degno figlio di mio padre vero? Bè, ultime notizie: non è così! Mi avevi promesso di dirmi le cose come stavano, ma ovviamente te ne sei fregato! A chi vuoi darla a bere Redfield! – non ebbe nemmeno tempo di finire che Chris lo prese per la gola.
-Me ne sono fregato? Secondo te me ne sarei fregato?!- i suoi uomini si erano messi in cerchio e avevano in mano i fucili d’assalto, pronti a qualunque tipo di reazione del mercenario. Non gli avrebbero permesso di fare qualunque cosa al loro capitano.
-Tu non hai idea chi era tuo padre! Ascoltami bene perché è l’ultima volta che te lo dico. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere ma sappi che non ti piacerà. Vuoi sapere chi era tuo padre? Benissimo! Comportati in modo da guadagnartelo! – Jake lo guardò con tutta la rabbia che provava. Lo stronzo faceva il difficile ora! Chris non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Aveva il suo stesso sguardo, i suoi stessi occhi di ghiaccio. Era simile in tutto e per tutto a Wesker…
-Va bene Redfield, mi guadagnerò ciò che mi spetta! Dammi la tua parola e io ti darò la mia- Chris fu spiazzato, non credeva alle sue orecchie.
-Hai la mia parola. Ma ad una condizione: non provocare guai o rimpiangerai amaramente – sentenziò Chris, lasciando andare.
-Affare fatto -  disse Jake, massaggiandosi la gola.

“Ed eccolo qui, il patto con il diavolo” pensò Jake. Per la prima volta, si rese conto che stava andando incontro a qualcosa che era ben più grande di lui.

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Capitolo 7
*** La punta dell'iceberg ***


Chris ordinò ai suoi uomini di restituire le armi a Jake, dopo di che si rivolse nuovamente a lui:
- Cosa stavi vedendo in quel computer? - gli domandò con calma, aspettando che si alzasse e prendesse le sue armi.
- Non so cosa facessero qui. Una cosa è certa, hanno liberato loro le B.O.W. . A proposito, in cosa era specializzata la squadra S.T.A.R.S.?- Chris sgranò gli occhi e sentì un forte colpo allo stomaco, nonostante Jake non lo avesse nemmeno sfiorato.
- La S.T.A.R.S.? Cosa c’entra ora questo? – lo guardava paonazzo, Jake capì che ora c’era davvero da preoccuparsi.
- E’ quello che c’è scritto in quei files. Ci sono tre dossier chiamati “Eventi a Raccoon City”. Non è quella cittadina americana che lo zio Sam ha distrutto? – Chris non poteva crederci, ancora Raccoon City e la S.T.A.R.S.! Il destino gli stava facendo un altro scherzo crudele. Senza dire nulla si fiondò dentro, voleva guardare con i suoi occhi. Jake lo seguì a ruota.

- Soldatino, cosa sta succedendo? So che mi hai messo al guinzaglio, ma fammi capire che devo fare – cercò di nascondere al meglio la sua frustrazione. Voleva capire che diavolo stava succedendo, aveva ancora davanti agli occhi il files “Famiglia Birkin”. Chris si mise al computer e vide i tre dossier. Aprì il primo e per poco non cadde dalla sedia…Erano rapporti molto dettagliati dei fatti di Villa Spencer, c’era pure una piantina! I rapporti non erano firmati, ma riconobbe benissimo lo stile. Parole ricercate, racconto dettagliato, molto freddo…lo stile tipico di Albert Wesker. Maledizione, non ci voleva! Vide gli altri dossier, i files “Famiglia Birkin” e “Progetto Nemesis”. E’ assurdo! Perché tutto ciò era in una tendopoli abbandonata nel deserto? Non aveva senso tutto ciò, quale filo logico c’era dietro? Jake era stufo e affrontò Chris:
- Soldatino ora basta! Che diavolo è tutto ciò? – era nervoso, sentiva che qualcosa non andava. Chris cercò le parole migliori per cominciare a svelare l’identità del padre.
- La S.T.A.R.S. è stata la mia prima unità tattica. Avevo più o meno la tua età quando sono entrato a farne parte. C’era un gran capitano, un uomo di estrema intelligenza e grande carisma. E’ stato lui a guidarci nei meandri di Villa Spencer, per cercare i nostri compagni dispersi nei laboratori segreti dell’Umbrella Corporation. Ed è stato sempre lui a tradirci, a mandarci incontro alla morte. Era un ricercatore Umbrella e nessuno sapeva che era un infiltrato tra le forze armate-  Jake capì la piega che stava prendendo quel racconto. Il cuore gli martellava talmente forte che lo sentiva pulsare nelle orecchie.
- Quell’uomo era Albert Wesker, tuo padre – Jake si sentì mancare la terra sotto i piedi. Ciò lo face ammutolire di colpo, sentiva dentro di sé che era solo la punta dell’iceberg. Non aveva la forza di parlare, guardava Chris con occhi vuoti.

Uscì dalla tenda, si sentiva soffocare. “A quanto pare mollare il prossimo era una sua caratteristica tipica, di cosa ti meravigli?” si disse. Aveva dentro una rabbia ardente, aveva bisogno di sfogarsi. Chris guardò ancora i files, lesse quello intitolato “Famiglia Birkin”. Era diviso in due parti: il primo riguardava William Birkin, il secondo Sherry Birkin. La parte di William Birkin non fu una grande sorpresa, non c’era nulla che già non sapessero. La parte di Sherry Birkin era in aggiornamento, invece. Qualcuno stava scrivendo i risultati dei test fatti in Cina, molti erano concentrati sulla sua capacità di rigenerazione. Vide inoltre che si erano concentrati sui risultati instabili che il Virus-G aveva dettato. Doveva parlare con Jake, doveva sapere di più sul loro periodo in Cina. Andò fuori a cercarlo e vide che stava trattenendo a stento la rabbia. Fece un respiro profondo e andò verso di lui, richiamando a sé tutta la calma e la pazienza possibili:

- Jake dobbiamo parlare. Mi dispiace per prima, posso solo immaginare che per te non sia facile, ma mettiamo queste questioni da parte. Devo sapere che cosa è successo in Cina, durante il vostro periodo di prigionia. Devo sapere che tipo di test hanno fatto a te e a Sherry – Jake era di spalle, non diede adito a nulla. Guardava il distendersi del deserto, aveva la mente altrove. Ma come sentì il nome di Sherry ritornò bruscamente alla realtà, e si voltò di scatto:
- La stanno cercando vero? Vogliono studiarla ancora per il suo talento, dannazione!– Chris annuì. Jake continuò:
- Non so che tipo di esperimenti hanno condotto su di lei. Nonostante abbiamo fatto i topi da laboratorio per sei mesi, non siamo mai stati a contatto diretto. Eravamo separati. Quando siamo riusciti a liberarci ne abbiamo parlato, lei era più esperta di me in questo… - disse con un velo di amarezza. Ricordava benissimo il dolore che lei provava quando si rigenerava, Dio solo sapeva a cosa quei bastardi l’avevano sottoposta. E lui ne sapeva anche qualcosa, visto che gli avevano fatto di tutto. Capì che dovevano far qualcosa, prima che fosse tardi. Chris contattò il QG, fece rapporto. Il QG gli disse che avevano scoperto movimenti sospetti in un altro villaggio, non molto lontano laggiù. Chris chiamò Jake e si diressero al villaggio.

Era scoppiato l’inferno nel villaggio. Le B.O.W. non erano molte ma stavano massacrando gli abitanti. Appena arrivati, Chris, Jake e gli altri soldati fecero piazza pulita. Erano Napad, nulla di nuovo al momento, così le affrontarono a muso duro colpendo il retro della schiena. Jake si muoveva con agilità e grazia nonostante la sua freddezza, Chris era impressionato dal suo stile. Uno stile troppo familiare...Purtroppo, non c’erano tracce della Neo-Umbrella, a quel punto Chris intuì che dovevano aver lasciato il Paese, erano arrivati tardi. Contattò il QG, aveva bisogno di prendere in mano la situazione con nuove idee. Nel frattempo, il QG aveva scoperto che nell’ultimo periodo, proprio in quelle zone, c’era stato un commercio di armi biologiche. Le B.O.W. liberate erano i test per attirare i compratori. Chris ascoltava e a Jake venne in mente qualcosa:
- Soldatino, i tizi della Neo-Umbrella saranno anche andati ma nelle vicinanze ci saranno sicuro i negoziatori. Altrimenti chi avrebbe liberato i gorilla? E solo degli idioti come loro potevano lasciare in giro le informazioni che abbiamo trovato -  Chris dovette ammettere che aveva ragione. I negoziatori dovevano essere ancora nei paraggi!
- QG rilevate qualche attività sospetta nei dintorni? Controllate anche le ultime ore –
- Capitano Redfield rileviamo un’attività a circa 10 chilometri di distanza, direzione nord-est. Sono 4 tir fermi sulla strada – l’idea di Jake si rivelò fondata. Si diressero immediatamente in quella direzione, dovevano raggiungerli al più presto. Una volta lì non era detto che sarebbe stato tutto facile…

Jake aveva una rabbia addosso inspiegabile. Nemmeno sapeva il perché fosse arrabbiato, sapeva che il responsabile era Chris. Chris lo guardava, e ciò provocò ancor più fastidio a Jake. Tutto quello succedeva solo per colpa di un padre che non era mai esistito nella sua vita. Chris non sapeva che pensare, Wesker non si sbilanciava mai, aveva il ghiaccio dentro quell’uomo. Ma i gesti di Jake, i suoi comportamenti, anche i suoi movimenti mentre combattevano le B.O.W. glielo ricordavano troppo e non poteva farci nulla. Non riusciva a vedere altro, se non l’uomo che aveva rovinato la sua vita.

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Capitolo 8
*** Non dirlo a Sherry ***


 Arrivati al punto indicato dal QG, vennero aggrediti dai J’Avo. Li sconfissero veloci, anche se erano una decina. Cominciarono a frugare nei tir, dovevano aver lasciato qualcosa! Trovarono dei palmari, c’erano delle micro sd e Chris cominciò ad inserirle nel suo palmare. Quello che Chris lesse era davvero sconvolgente.

- Non posso crederci, vogliono riprovarci! QG abbiamo un problema. Cercano di riproporre il Virus-G. Molto probabilmente lo vogliono rendere più stabile per sfruttare le potenzialità di rigenerazione al massimo. Dobbiamo avvertire la DOS, immediatamente – Jake non poteva crederci, di nuovo l’incubo ricominciava. La prima cosa che pensò, però, fu Sherry. Era in pericolo, l’avrebbero cercata di sicuro!

- Soldatino, Sherry è in pericolo! E’ una ricerca vivente, andranno a cercarla per il suo sangue, il suo tessuto e ogni altra dannata cosa genetica! Va protetta! – disse Jake urgente. Non avrebbe permesso per nulla al mondo che le facessero del male. Chris si voltò e lo guardò in un modo strano, che Jake non riuscì a capire. Perché Jake voleva proteggere Sherry? Il motivo gli sfuggiva:
- Jake di questo non devi preoccuparti, c’è già chi si occupa di Sherry. E’ al sicuro, lontana da ogni problema - disse Chris, con tono fermo e che non ammetteva repliche. Ma Jake non riuscì a stare zitto, la rabbia venne fuori:
- Certo, sono lontano io e figurati se le fanno qualcosa. So che c’è chi si occupa lei, ma a loro non frega un cazzo di chi c’è a proteggerla! Se vogliono qualcosa se la prendono! Non sai di che cosa sono capaci! – urlò Jake con tutta la rabbia che provava. Chris si innervosì, Jake stava superando il limite.
- Non so con chi abbiamo a che fare? Io ci combatto da una vita! Non permetterò assolutamente che ti avvicini a Sherry, per nessun motivo! – Jake lo guardò strano, poi si ricordò dei files nella tenda e tutto gli fu più chiaro. Aveva appena scorto il minimo delle azioni commesse da suo padre e Chris pensava che la storia poteva ripetersi. Ciò gli provocò ancor di più la rabbia ed iniziò una discussione pesante:
- Pensi che la storia si potrebbe ripetere? Hai paura che sia come mio padre?
- Non importa cosa penso!
- Non sai se puoi fidarti?
- So solo che sei importante per questo mondo e devi cercare di renderti utile nel migliore dei modi possibili.
- Ma non ti fidi!
- Non so cosa pensare di te personalmente. Sei uguale a lui fisicamente ma non so esattamente chi ho davanti! – disse Chris tutto d’un fiato.
- Ecco finalmente! – esclamò Jake, ponendo fine alla discussione. Ecco la prova che sanciva la sua fiducia. Scosse la testa, aveva bisogno di una ragione perché voleva capire. Ma capire cosa? Il peso di un’eredità che non gli permetteva di capirgli chi fosse lui in realtà? Quella situazione lo stava logorando. Poi Chris disse qualcosa che lo fece rimanere di stucco:
- Non importa cosa penso, manterrò la mia parola. Mi aspetto che tu faccia altrettanto, se vuoi veramente dimostrare che non sei come tuo padre. Puoi fare da contatto per la BSAA, rimanere qui e vedere come si evolve la situazione. Se vuoi davvero aiutare Sherry, se vuoi davvero fermare la Neo-Umbrella, devi aiutarci – lo stava mettendo alla prova, voleva vedere cosa celasse Jake Muller. Doveva capirlo. Jake, dal canto suo, non si aspettava una cosa del genere, non sapeva cosa fare.

Si mise in disparte, soppesava ogni parola. Che fare ora? Dovevano proteggere Sherry, se lei era al sicuro lo era anche lui. Purtroppo erano due facce di una stessa medaglia per un brutto scherzo del destino. Ma a Sherry doveva tutto…doveva la sua stessa vita. “Incolpa tuo padre quanto vuoi, prima o poi dovrai assumerti le tue colpe!”. Sapeva esattamente cosa fare…
- Soldatino accetto, rimango qui e vedo cosa posso scoprire. Se cercano lei cercheranno anche me, è questione di tempo. Neo-Umbrella deve finire di esistere!– sentenziò Jake. Chris ascoltò e gli disse:
- Va bene, ma stai lontano dai guai. Non cercare il furbo perché ti verrò a cercare, ovunque tu sia! – Jake gli porse la mano e Chris gliela strinse. Ed aggiunse:
- Non dirlo a Sherry. Nessuno deve sapere esattamente cosa stai facendo, a parte me. Intesi? – Jake voleva controbattere ma, in fondo, Chris aveva ragione.
- Intesi. Non dirò nulla a Sherry.
 

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Capitolo 9
*** E' tempo di affrontare il futuro ***


Quando Jake arrivò in aeroporto trovò che lo stavano aspettando due agenti BSAA. Appena li vide Jake disse:
- Il comitato di accoglienza! Il vostro capo ha avuto davvero un pensiero carino!- ma dai due soldati ricevette solo un’occhiataccia e gli dissero solo di seguirli. La gente guardava stranita quel gruppetto, Jake trattenne a stento una risata. Come erano ingenui, non curanti di ciò che succedeva ogni giorno… Lo scortarono fino al quartier generale della BSAA, ad aspettarlo nella hall c’era Chris.

Quella settimana era stata molto complicata. Chris riuscì a trovare a stento le parole quando dovette dire a Jill che aveva contattato Jake per farlo venire in America. Jill non disse nulla inizialmente, rimase muta e con lo sguardo perso. Poi si voltò e gli disse:

- Hai fatto la cosa giusta. Devi dargli ciò che gli spetta – Chris non disse nulla. Che situazione assurda, da quando doveva qualcosa ad un Wesker! Ma la cosa che lo scosse fu quando Jill gli chiese:
- Somiglia a lui vero? – Chris non disse nulla di nuovo, ma stavolta il silenzio era assenso. Quando lei vide le foto, per poco non svenne…per questo gli face quella domanda, Chris lo aveva visto in azione, sapeva come si comportava, conosceva il suo tono di voce. Quando arrivò la fatidica mattina Chris riuscì a malapena a trangugiare il caffè, aveva un nodo allo stomaco dal nervoso. Jill andava su e giù per la casa, sfuggiva alla sua vista. Era inquieta e questo lo preoccupava di più, per questo aveva insistito che vedesse il suo psicologo oltre l’appuntamento mensile. Jill ci aveva messo tantissimo tempo a riprendersi, a fidarsi di un uomo e a stargli vicino. Wesker le aveva strappato ogni fiducia e ogni fibra di vitalità. Le aveva strappato la personalità.

Chris vide arrivare Jake, il nodo allo stomaco si fece talmente stretto che quasi gli mozzò il fiato. Sapeva che nelle vicinanze c’era Jill, ovviamente non voleva essere vista. Jill voleva vedere l’ultima traccia lasciata dall’uomo che l’aveva annientata per tre anni. Quando Jake entrò nella hall e vide Chris disse subito:

- Eccomi qui soldatino! Hai visto? Non ho fatto casini, ho collaborato, hai avuto tutte le informazioni che volevi. Ora mi devi quanto mi spetta di diritto! – detta quest’ultima frase si fermò di fronte a Chris, guardandolo con i suoi occhi di ghiaccio. Jill li guardava da lontano, si sentiva ancorata al terreno, lo sguardo su di lui. “Dio mio, è uguale in tutto e per tutto a Wesker!” pensò. Ma c’era qualcos’altro, un particolare che lo distingueva dal padre. E quella differenza rendeva più radicato il pensiero di Jill di dare un’opportunità a Jake. “C’è qualcosa in lui, qualcosa che Wesker, forse, non ha mai conosciuto. Qualcosa che in Jake potrebbe fare la differenza. E’ tempo di affrontare il futuro”. Pregò solo in cuor suo di avere ragione.

Chris scortò Jake negli uffici della BSAA, dandogli giusto le informazioni necessarie per sapersi muoversi e tenerlo d’occhio. Jake, dal canto suo, non disse nulla, doveva prima capire quell’ambiente. Del resto era tenuto ancora di più sotto osservazione. Ma notò qualcuno che lo osservava di nascosto … era una donna, biondissima, la pelle chiarissima. Era come lo stesse spiando ma non era sicuro della cosa, così preferì tacere. Era sicuro che sarebbe venuta da lui a tempo debito. Chris aveva notato che Jill li seguiva a debita distanza, di sicuro aveva il cervello che stava elaborando chissà quale pensiero. Prima o poi avrebbe parlato con Jake, non appena avrebbe avuto più sicurezza. D’altronde lo aveva detto anche lo psicologo, Jill deve affrontare ogni cosa che riguarda Wesker, ne valeva della sua sanità mentale. In cuor suo, si augurò che ciò avvenisse il più tardi possibile.

La FOS lavorava a ritmo sostenuto. Era una settimana che, insieme alla BSAA, stava cercando di scoprire dove effettivamente i traffici volevano concentrarsi. L’allarme di un attacco bio-terroristico era stato alzato al livello arancio, avrebbero fatto di tutto per evitare una nuova Tall Oaks.  Leon stava lavorando come un matto, seguiva le piste una dietro l’altra. Nel frattempo teneva d’occhio Sherry, stava molto tempo negli uffici con la scusa di valutare e controllare ogni segnalazione che arrivava alla FOS. Quella mattina doveva avere un incontro in videoconferenza con la sicurezza del nuovo Presidente degli Stati Uniti, quindi anche con Helena. Lei era l’unica che potesse avere un’idea concreta dei pericoli a cui potessero andare incontro. Il briefing cominciò in orario e Leon esordì senza fronzoli:
- Buongiorno signori. Perdonate se salto i convenevoli ma la situazione è critica. Helena, aggiornami sulle attività delle ultime ore - dovevano tenere pronto lo staff del Presidente in caso di necessità, cosa che poteva succedere in ogni momento. Helena cominciò il suo rapporto:
- Ciao Leon. Qui per il momento è tutto sotto controllo, stiamo tenendo sotto attenta sorveglianza il Presidente e la sua famiglia. Anche se la First Lady non è entusiasta delle nostre misure, ho preso l’iniziativa di tenere pronta all’uso la camera bunker.
- Benissimo Helena! La First Lady se ne farà una ragione delle misure restrittive, che lo voglia o no.
- Ho disposto che in questa camera ci siano almeno due agenti a proteggere il Presidente, a prescindere da me. Nel caso in cui io non riesca ad unirmi a loro, almeno c’è un minimo di scorta.
- Helena tu ci sarai in quella camera bunker, so il tuo potenziale! Speriamo solo di non arrivare ad usare questa misura, altrimenti significa che si è scatenato l’inferno.
- Non preoccuparti Leon, il Presidente è in buone mani! Ho scelto personalmente gli uomini dello staff.
- Non avevo dubbi. Noi cerchiamo ancora dove siano questi criminali ma stiamo collaborando con la BSAA. Ci aggiorniamo domani mattina alle 9.00. Buon lavoro ragazzi! Helena ottimo lavoro.
- Grazie Leon, ci aggiorniamo domani mattina alle 9.00.
Leon era rincuorato. Helena era una colonna portante, era una che sapeva il fatto suo e poteva gestire al meglio la situazione. Squillò il telefono e rispose in automatico, senza vedere bene chi fosse a chiamarlo.

- Leon ciao, sono Chris. Come procedono le cose alla FOS?- Leon rimase stupito. Come mai Chris lo chiamava per le indagini?
- Chris, ciao! Non mi aspettavo una tua chiamata. E’ successo qualcosa?
- Ancora no, per ora tutto è sotto controllo. Senti, dobbiamo vederci, devo parlarti
- Ok, fra quanto?
- Sei disponibile fra mezz’ora?
- Assolutamente! Dove ci vediamo?
- Devo passare alla FOS per prendere alcuni fascicoli riguardanti Jake Muller. Vediamoci lì
- Ok, ti aspetto – Chris chiuse la telefonata. Che diavolo stava succedendo? Perché Chris veniva a prendere personalmente i fascicoli di Jake Muller? Qualcosa non quadrava, ma lo avrebbe saputo nel giro di mezz’ora. Chris arrivò puntuale, Leon nemmeno se ne accorse preso com’era dal gestire tutto.
- Leon, che casino! Avete novità? La sicurezza presidenziale come procede? – Chris guardava gli schermi e tutti i movimenti dell’agenzia governativa. Leon era stanco, si vedeva.
- Casino o meno, le cose stanno procedendo bene! Speravo che voi della BSAA avevate novità. Non riusciamo a capire dove si nascondino!
- Li troveremo! Leon possiamo parlare in privato? Devo ragguagliarti su qualcosa
- Ok…seguimi- Leon non aveva sbagliato, c’era qualcosa sotto. Ma appena si appartarono Chris cominciò a parlare a ruota libera. Gli raccontò dell’Afghanistan e di Jake Muller. Leon ascoltò attentamente, aveva anche lui delle titubanze e fu d’accordo con Chris nel non dire a Sherry che le informazioni sul Virus-G le aveva trovate Jake. Così domandò a Chris:
- Che facciamo? Io sto tenendo sott’occhio Sherry. Forse dovremo avvertire Claire
- No, Claire lo spiffera a Sherry, so come ragiona mia sorella. Dobbiamo fare in modo tale che sia Sherry a volere Claire, almeno sappiamo che è con qualcuno di fidato.
- Sì sono d’accordo. Speriamo vada tutto bene, non devono avere Sherry!
- Sapevo che potevo contare su di te. Ora torno, devo tenere sotto controllo Jake Muller… - Leon notò la difficoltà di Chris. Non doveva essere facile…
- Stai bene?
- Sì…sono solo stanco
- A chi lo dici – e i due si salutarono. Che situazione! Era meglio che si sbrigavano a trovare qualcosa o sarebbero usciti pazzi tutti. Lui, di sicuro, avrebbe avuto un esaurimento nervoso se le cose continuavano ad andare a quel modo.
 

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Capitolo 10
*** Onori ed oneri ***


Claire e Sherry erano sedute in mezzo al letto di Sherry. Si erano preparate per andare a dormire, dividevano il letto. Avevano stretto un tale rapporto che Sherry vedeva in Claire la sorella che non aveva mai avuto. L’appartamento di Sherry era un bilocale, piccolino, caldo, molto accogliente e luminoso. Sherry aveva cercato tantissimo un posto che le desse allegria, ne aveva bisogno. Non era stato un anno facile per Sherry, era stata di nuovo sottoposta a controlli medici e a prestare nuovi campioni. Da quello che la BSAA le ha riferito tramite la DOS era che la Neo-Umbrella ci stava riprovando, stavolta con il Virus-G, avevano avuto una soffiata dall’Asia. Sherry per un attimo ebbe un sussulto, aveva paura che si mettessero nuovamente sulle sue tracce.

Questo era anche il pensiero di Simmons…lui era ancora una ferita aperta. Lei e Claire provavano una rabbia ed una delusione senza precedenti. Per tutti quegli anni le aveva prese in giro, aveva solo sfruttato la situazione. Per Sherry era un’altra persona che andava via dalla sua vita sempre per lo stesso motivo: manie di onnipotenza. Claire era stata vicina a lei in ogni momento, raccogliendo ogni dolore, ogni lacrima, stringendole la mano quando aveva bisogno di qualcuno accanto. Aveva solo lei al mondo, insieme a Leon. Ma Claire aveva notato qualcos’altro in Sherry e sapeva cosa significasse. Sherry le aveva raccontato molto di Jake, le loro telefonate, non era un segreto per lei che quel ragazzo le piacesse. Seppur Claire avesse qualche remora al riguardo, in fondo pensò che non potesse esserci persona più simile a lei. Il destino aveva un senso dell’umorismo davvero pessimo.  

- Bè Claire, quando ti decidi di fare sul serio con Mr. FBI? – Sherry la stava punzecchiando.
- Quando tu ti deciderai a fare di meno la colombina con un certo colombino- ribatté sarcastica Claire. Adorava quando si lanciavano queste frecciatine, si confidavano tantissimo in questo modo. Sherry aveva mirato al centro, Claire non riusciva ad avere un rapporto sentimentale stabile. Aveva tutte le carte in regola, attirava moltissimo gli uomini però finiva per tradirli o li lasciava senza un motivo. Sherry lo sapeva bene.
- Claire pensi ancora a Steve?-  domandò Sherry in piena sincerità, guardandola come faceva fin da piccola. Claire sospirò e disse:
- Ogni tanto…sai forse è questo il problema. Ho paura che se mi affeziono a qualcuno potrei perderlo o magari scopro che non possiamo stare insieme. Non voglio provare la perdita di una persona cara di nuovo. So che le cose non continueranno sempre così, ma credimi, a volte penso che la stabilità di una relazione non faccia per me-  era convinta di ciò, nonostante fosse sempre stata una persona caparbia e positiva. A pensare che una volta le faceva paura la monotonia ed avrebbe dato chissà cosa per liberarsene. Dopo Raccoon  City nulla è stato più lo stesso. Sherry riprese:
- Secondo me è ora che ti dai da fare con Mr.FBI. Dobbiamo andare avanti perché ce lo meritiamo. Quando tutto manca usi come scusa Terra Save-  aggiunse quest’ultima frase in modo ironico. E Claire le disse:
- Solo se tu dici a Jake cosa provi per lui!
- Ma dai Claire! Non è cosa…che cosa può esserci tra me e lui….
- Certo ti chiama per sport, per parlare del tempo, chiederti i compiti per casa…
- Non è questo il punto! – “è il figlio di Wesker” stava per aggiungere Sherry ma Claire capì il senso. Non si dissero nulla per qualche secondo, Claire ruppe il silenzio:
- Siamo incasinate alla grande! – disse con un sorriso amaro. Perché le relazioni erano così complicate?

Questa era una domanda che si poneva anche Leon. Era sdraiato sul letto, la tv accesa al notiziario ma non stava ascoltando. Quando non voleva sentire il silenzio nel suo monolocale accendeva la tv, al notiziario. Almeno qualcuno parlava. Erano stati otto mesi strani…prima la notizia dei nuovi sviluppi del Virus-G, poi le ricerche di attività terroristiche, la riorganizzazione della DOS dopo la morte del Presidente Benford. Ancora una volta era sopravvissuto. Ma c’era un’altra cosa che lo rendeva pensieroso: Ada. I due avevano intrapreso un rapporto al nascosto di tutto e di tutti. Anche se rapporto era una parola enorme, visto che si era intrufolata in casa sua pochissime volte, ma tutte molto intense. Per lui non era stato solo sesso allo stato puro, ci metteva tutto il sentimento che provava per lei. Sentiva che era ricambiato in qualche modo, anche se forse si stava illudendo. Non parlavano molto, vivevano intensamente quelle ore a disposizione. Leon non poteva che essere grato a vivere tutto ciò, la amava da tempo e ora poteva dimostrarle tutto ciò che provava.

- Ada ma chi sei davvero? Da che parte stai? – le domandò la prima volta che lei andò a trovarlo. Avevano appena finito di fare l’amore, si erano letteralmente buttati l’uno nelle braccia dell’altra. Era stato un rapporto molto passionale, erano senza fiato. Ada non rispose a quella domanda, si limitò a guardarlo come faceva sempre.
- Non è momento per pensarci - disse. Subito dopo cominciò a baciarlo in modo appassionato e ricominciarono a fare l’amore. Leon non le domandò più nulla, voleva godersi tutto ciò che poteva. Quella sera si stava chiedendo dove fosse, cosa stava facendo, se pensava a lui. Leon sospirò…
Poi squillò il telefono, si alzò di scatto ma vide che era Hunningan.
- Leon, abbiamo un problema. Devo aggiornati immediatamente! -

Nel frattempo, Chris aveva ricevuto una telefonata dal QG. Aveva risposto in un’altra stanza, non voleva disturbare Jill che dormiva profondamente. Era ora, non poteva più rimandare, prese il telefono e mandò il messaggio. “Onori ed oneri” pensò Chris quando vide che il messaggio era stato inviato. Si augurò che Jill avesse ragione.
Jake Muller si stava godendo un meritato riposo. Il telefono squillò, era un messaggio. Ciò che lesse gli fece ricordare il suo incontro con Chris Redfield otto mesi prima…”Finalmente ti sei deciso a darmi ciò che mi spetta soldatino!” pensò Jake e subito dopo disse mentre prendeva le sue poche cose:
- Bene, andiamo a vedere dal vivo il Paese dello zio Sam!
 
Voglio ringraziare tutti coloro che mi stanno seguendo! La storia sta venendo molto lunga, è la mia prima fanfic e spero che non vi stia annoiando. Non so quando potrò pubblicare nuovamente, pertanto colgo l'occasione di ringraziare due persone in modo particolare: Helan Tregenda (la mia dolce metà, grazie per avermi spronato ad iscrivermi su EFP e a scrivere) e JillValenField96 per le sue opinioni e la sua disponibilità nel leggere le mie storie. Grazie grazie e ancora grazie!!! Vi abbraccio e alla prossima!!!

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Capitolo 11
*** Così simili ma così diversi ***


Sherry aveva visto Chris ma non fece in tempo a salutarlo. Andò da Leon e gli chiese il motivo per cui fosse qui. Leon rispose che si erano scambiati semplicemente delle informazioni, anche se purtroppo le cose erano sempre le stesse per il momento. Sherry sapeva della sua preoccupazione per lei, cercava di rassicurarlo di continuo. Ma Leon aveva davvero dato tanto…così le venne in mente di chiamare Claire. Si sfogò con lei:
- Claire che settimana! Da quando abbiamo ricevuto quelle segnalazioni si è scatenato il putiferio.
- Eh immagino! Anche noi di Terra Save ci stiamo adoperando per essere pronti in ogni momento. Le cose non sono semplici ora.
- Claire, senti…non è che mi faresti un favore?
- Dimmi pure!
- Puoi parlare con Leon? Mi sta continuamente addosso, ha paura che mi possa capitare qualcosa…non può continuare così!
- Sherry ascoltami…so che è un gran rompiscatole per quanto è testardo, ma lo fa per il tuo bene. Lascialo stare, fallo contento. Anche se gli parlo è capace di mandarmi a quel paese perché mi sono intromessa. Senti, in questi giorni devo fare un salto dalle tue parti, ci vediamo e rimaniamo un po’ insieme, ti va? – Sherry ascoltò Claire e non riuscì a controbattere, aveva le lacrime agli occhi. Quando avrebbero smesso di vederla come una bambina?
- Ok Claire, ti aspetto! – le due si salutarono. Sebbene le cose fossero pesanti, almeno poteva vedere Claire e si sarebbe sicuramente sentita meglio. Leon aveva visto che Sherry era al telefono, lei di tutto punto gli disse:
- Era Claire, ti saluta. Puoi stare tranquillo Leon, in questi giorni viene a farmi compagnia, così puoi rilassarti un po’! - detto ciò se ne andò. Leon non fece in tempo a ribattere, ma almeno il suo piano aveva funzionato. Sapeva che pressando Sherry sarebbe andata da Claire a lamentarsi. Claire, dal canto suo, correva quando Sherry stava male. Le cose procedevano come previste.

Passarono tre giorni. Jake ancora non aveva detto a Sherry che era negli Stati Uniti. A parte che il pensiero gli aveva provocato una forte stretta allo stomaco annessa ad eccitazione senza precedenti, il solo fatto di avere la possibilità di vederla lo aveva mandato in estasi. Si meravigliò di sé stesso, come poteva essere possibile una tale sensazione? Turbato da tutto ciò, decise che per il momento era meglio tenerla fuori. D’altronde, voleva stare da solo in quel momento, stava scoprendo tante cose su suo padre. Troppe emozioni, troppe cose, troppo tutto! Aveva bisogno di riflettere e anche di assimilare tutto ciò.

Era il terzo giorno che passava negli archivi della BSAA, a leggere files e a vedere i video degli interrogatori. Vide un giovane Chris Redfield arrabbiato per il tradimento del capitano che tanto adorava, era disperato per aver perso i suoi compagni ed amici fidati. Vide un Barry Burton distrutto, impaurito per aver passato una delle notti peggiori della sua vita aiutando un uomo che minacciava la sua famiglia. Vide una giovanissima recluta, l’unica sopravvissuta del team scomparso, uno sguardo perso e il terrore scolpito sul viso. Vide una Jill Valentine risoluta, arrabbiata dal tradimento del suo capitano (ma non come Chris) e spinta dall’amore per la sua città. Vide gli orrori di suo padre, della sua mente geniale e folle allo stesso tempo. E seppe di William Birkin, il suo alter ego per certi versi. Così simili ma così diversi. Guarda caso, lui, Jake Muller, figlio di Albert Wesker, è stato salvato e redento dalla figlia di William Birkin. Niente è come sembra, nulla succede per caso. Scoprì gli orrori fatti a Kijuju, a Jill Valentine. Ecco perché Chris lo odiava e non poteva dargli torto! Gli ricordava l’uomo che gli aveva rovinato la vita e come biasimarlo del resto. Quel giorno aveva i nervi a pezzi, ma la cosa che lo distrusse fu un’altra: la storia di Sherry. “I soggetti infettati dal Virus-G sono pericolosi, hanno una forte capacità rigenerativa. Ma non è tutto. Si riproducono, ecco perché hanno una capacità di diffusione ben più rapida rispetto ai soggetti infetti dal Virus-T. Ed è quello che è successo a Sherry Birkin, la figlia del dott. William Birkin. Il dottore si è iniettato volontariamente il virus nel corpo, cercava Sherry per impiantarle l’embrione. E ci è riuscito”. Jake aveva gli occhi sbarrati, inorridito! “Sherry aveva subito uno….NO! Non riusciva a pensarlo, figuriamoci a dirlo! E come faceva ad essere ottimista dopo tutto quello che le è successo?”. Aveva le lacrime agli occhi…

Jill lo guardava da giorni. Non era come Wesker, assolutamente. Cercava risposte, un qualcosa a cui aggrapparsi. Forse il destino ha voluto bene a Jake, un figlio di un uomo orrendo che nemmeno sapeva della sua esistenza. O almeno, così sembra. Jill si fece coraggio, doveva parlargli ma Jake la precedette:
- Entra tu! Stai a guardarmi da giorni. Che c’è, il soldatino ti ha mandato a controllarmi per vedere se faccio il bravo bambino?- Jake era furibondo. Doveva sfogare la sua frustrazione, la sua rabbia a qualcuno. Jill rimase lì per lì sconcertata ma per nulla intimorita entrò ed affrontò Jake. Quest’ultimo, non appena la vide, rimase a bocca aperta.
- Jill Valentine?...Sei tu che mi stai osservando per tutto questo tempo?
- Sì, sono io -  Jill gli rispose. Era calma e pacata, voleva conoscerlo.
- Perché?
- Perché cosa?
- Perché vuoi conoscermi? Io sono…
- So benissimo chi sei. Non c’è nulla da dire su questo
- E allora perché?
- Hai delle domande vero? Sono qui per darti risposte.
- Non capisco…perché tu?
- Perché sei qui
- Sì ok, ma…davvero vuoi darmele?
- Sì
- Perché?
- Perché te le meriti. Non sai chi è tuo padre e non hai colpe. E non hai nemmeno colpa per le sue azioni – questo sconcertò davvero Jake. Voleva andarsene, scappare, urlare come un matto. Ma non lo fece. Si sedettero uno di fronte all’altro e Jill gli diede ogni singola spiegazione che volle lui. Era calma, pacata, ma la donna che aveva visto agli interrogatori, l’agente Jill Valentine risoluta ed acuta di un tempo non c’erano più. C’era una donna diversa, che portava le cicatrici di un uomo folle. Capì che lei era importante per Chris, si capiva da come ne parlava. I due dovevano avere una relazione. E questo gli fece ancora più male…”Che male possono averti fatto queste due persone? Perché gli hai voluto fare tutto questo?” pensò. Jill aveva visto che aveva guardato l’interrogatorio di Leon e Claire e aveva saputo la verità su Sherry. Aveva visto il suo sguardo. Era lo stesso che aveva Chris quando pensava di averla persa. Allora capì il perché di tutte quelle chiamate a Sherry. Aveva visto i tabulati, il ragazzo provava qualcosa per lei. Non c’era nulla di male, per sua esperienza chi passava determinate situazioni poteva capirsi solo con chi le viveva accanto, specie per quel tipo di situazioni. Per questo gli disse che era meglio raggiungere Claire e parlare con lei. Era meglio tralasciare Leon, sennò finivano a pugni quei due. Claire era ragionevole, avrebbe capito e lo avrebbe indirizzato e gli lasciò il suo numero.
- Chiamala. Lei ti darà altre risposte.
- Claire Redfield!? Sei sicura?
- Sì. Buona fortuna Jake – e se ne andò. Jake rimase più confuso che mai.

Passarono altri due giorni. Claire era in città, Sherry era felicissima di averla di nuovo a casa, anche se la sera prima si era comportata in modo strano. A parte che era sparita per tutto il pomeriggio e si era fatta viva praticamente verso le dieci di sera. Sebbene avesse cercato spiegazioni Claire non gliene aveva date. Che le stesse nascondendo qualcosa? No, forse era in pensiero…troppe cose stavano succedendo. La mattina dopo era libera, così decise di alzarsi presto e andare a fare una corsetta. Claire dormiva profondamente, così fece tutto piano per non svegliarla. La corsetta la rilassava sempre, inoltre si teneva in forma. “Una via e due servizi, che può succedere?” Sherry pensò. Ma non immaginava che nel parco in cui stava andando ci fossero delle B.O.W. a piede libero.

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Capitolo 12
*** Blue Hill ***


Sherry era entrata da poco nel vivo della sua corsetta, aveva appena fatto riscaldamento. Non aveva notato che il parco era fin troppo silenzioso, nonostante fossero le sei del mattino. Correva piano quando da lontano vide una figura strana. Non riusciva a capire bene, era sotto il ponte che collegava le due alture dell’area pic-nic. Si avvicinò e notò con suo orrore che era uno zombie! Fu subito circondata, immediatamente pensò che doveva andarsene da lì e chiamare aiuto. Non si era portata il telefono, aveva pensato che non fosse indispensabile… “in fondo era solo una corsetta da quaranta minuti, che diavolo poteva succedere? L’inferno poteva succedere, idiota!” e, mentre lo pensava, si maledisse. Cominciò a correre a perdifiato, erano ovunque. Erano tutte le persone che, come lei, erano andati a correre quella mattina. Poi c’erano i barboni, i poliziotti….non si era salvato nessuno. Quando pensava di aver seminato gli zombie, gli si presentò davanti un cane, era anche lui infetto. Fece in tempo a scansarlo che il cane era già scattato in avanti con le fauci aperte. “Ci mancavano pure i cani!” pensò. Doveva andare via di lì ora! Nella corsa trovò a terra un corpo di un poliziotto. Era stato morso a morte e giaceva in un lago di sangue. Notò che vicino la mano destra aveva la pistola. Doveva prenderla, almeno poteva difendersi. Doveva stare attenta, il poliziotto poteva svegliarsi ed aggredirla, doveva fare piano. Con movimenti calcolati e rapidi, riuscì a prendere la pistola ma, come aveva ben pensato, il poliziotto si rianimò e l’afferrò per una caviglia, facendola cadere. Era su di lei, pronto a sbranarla. Sherry lottò con tutte le sue forze per spingerlo e ci riuscì. Appena alzata gli diede un calcio e riuscì a spaccargli la testa al suolo. “Fuori uno!” . Nel frattempo il cane l’aveva raggiunta, Sherry prese la mira e sparò tre colpi dritti alla testa dell’animale, che cadde a terra con un guaito. “Fuori due ed un cane in meno!” . Sherry correva a più non posso, era quasi arrivata all’entrata del parco quando le si parò davanti uno Shrieker, che emise un urlo pazzesco. Arrivarono flotte di zombie e di cani e Sherry non aveva alternative…si mise di nuovo a correre, sperando di trovare un modo per uscire da quell’inferno.

La FOS ricevette una segnalazione: strane creature in un parco di Staten Hill. Erano loro! Leon era a casa, anche se si era appena svegliato. Stava pulendo la sua Nine-Oh-Nine quando Hunningan lo chiamò:
- Leon abbiamo dei disordini al parco di Blue Hill! E’ stato rilasciato il Virus-C!
- Vado subito Hunningan! Contatta la BSAA, fai in modo che chiudano il perimetro del parco. Nessuno deve entrare o uscire da li! -  non se lo fece ripetere due volte. Dannazione, sapeva che avrebbero attaccato!

Il QG contattò Chris, che lo ragguagliò immediatamente. Era già sveglio, nelle ultime ore avevano avuto delle soffiate circa un probabile incidente, ma ad un parco non ci aveva proprio pensato. Si fiondò subito al QG, Jill era con lui. Gli avrebbe dato supporto tattico, nel frattempo lui avrebbe guidato la squadra Alpha per fare irruzione al parco. Sarebbe venuto anche Parker, lui guidava la squadra Delta, le cose non sarebbero state per niente semplici. Divisero il parco in zone, come sempre facevano in questo tipo di operazioni. Avevano bisogno l’appoggio di altre squadre, Blue Hill era un parco enorme. Loro avrebbero preso le zone a ridosso dell’entrata, per la precisione Chris ebbe il Due di Cuori, mentre Parker il Due di Fiori. Non sarebbero andati troppo in profondità, meglio non rischiare troppo prima di capire con che B.O.W. avevano a che fare. Jake ascoltò tutto, sapeva che Chris non lo avrebbe voluto tra i piedi. Così, carpì le coordinate e si diresse inosservato al parco di Blue Hill.

Arrivati lì, Chris dette le coordinate ai suoi uomini e si separò da Parker. Una volta entrati, vennero immediatamente aggrediti dallo Shrieker con il suo urlo.
- Uccidetelo! Richiama a sé gli zombie! – urlò, a sua volta, Parker che cominciò a colpirlo con il suo fucile d’assalto. Nel frattempo arrivarono altri zombie, cani…sembrava un’orda infinita. Non appena Parker riuscì a far esplodere la sacca dello Shrieker, uscirono fuori le sue corde vocali buttando un ultimo grido prima di dissolversi.
- E uno è andato!  - disse Parker ma non fece in tempo che venne aggredito da un bloodshot. Gli zombie che erano stati colpiti dagli uomini di Parker si stavano trasformando tutti in bloodshot, rendendo la situazione ancora più critica. Parker stava per essere ferito quando il bloodshot aggressore venne colpito a morte. Una mano venne in suo soccorso per farlo rialzare:
- Hey Parker, come va? Vedo che sei in ottima forma! – era Leon. Parker era sorpreso ma molto contento di vederlo.
- Leon! Grazie, ti devo un favore – Parker era grato a Leon. Se non fosse stato per lui quel coso sicuro gli avrebbe strappato la giugulare. Leon disse:
- E’ un vero casino, dobbiamo muoverci! Speriamo che ci sia qualche sopravvissuto.
- Ne dubito Leon, qui è scoppiato l’inferno. Cerchiamo di ucciderli e tornare a casa tutti d’un pezzo -  Leon annuì e si unì alla squadra di Parker.

Sherry stava finendo le munizioni. Scappava senza una meta, non sapeva più come seminare gli zombie. Inoltre, era perseguitata da un branco di cani zombie. Stava perdendo le speranze quando i cani la accerchiarono e uno stava per saltarle addosso seguito dagli altri. In quel preciso momento sentì uno sparo alle sue spalle: si girò e non poteva credere ai suoi occhi!
- Hey super girl come ti va la vita? – era Jake. Immediatamente fece fuori tutti i cani, salvandola da fine certa.
- Jake, che ci fai qui? – era sorpresa e andò ad abbracciarlo. Jake ricambiò l’abbraccio, sentendosi felice come non mai.
- Super girl dobbiamo andare via, qui è pieno zeppo di creature. Hai ancora colpi?
- Pochi e niente. Dobbiamo filarcela! – e i due non aggiunsero nient’altro, presero a correre verso l’uscita.

Non si accorsero nemmeno che, per un momento, Jake si era messo a correre tenendo per mano Sherry.
 

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Capitolo 13
*** Un posto sicuro ***


Claire si svegliò nell’appartamento di Sherry e appena accese la tv vide quello che stava succedendo. Si preparò al volo, sapeva che Sherry andava lì a correre! Mentre si preparava notò che Sherry aveva lasciato pistola e cellulare. Di bene in meglio! Prese la pistola di Sherry e si diresse al parco, doveva fare il suo dovere. Claire arrivò trafelata, fuori c’erano già i soldati della BSAA che stavano sorvegliando il perimetro.

- Fatemi passare, sono Claire Redfield, soccorritore! – la fecero entrare nel perimetro ma un soldato le si parò davanti:
- Signorina Redfield, mi dispiace ma non posso farla andare oltre
- Ma devo fare il mio lavoro! Lì dentro ci sono sopravvissuti!
- Mi dispiace signorina, dalle nostre fonti rileviamo che non ci sono tracce di sopravvissuti. Aspetti qui mentre le squadre fanno il loro lavoro. Questo non è un posto sicuro – a Claire non rimaneva scelta. Sì certo non ci sono sopravvissuti…e lei è la fata turchina. Ormai il mondo non era più un posto sicuro. Sapeva in cuor suo che Sherry era viva, doveva solo attendere il momento giusto per entrare.

Chris stava sparando a più non posso, lanciava granate ai bloodshot e cercava di uccidere più zombie possibili.
- QG quanti infetti rilevate ancora? – domandò Chris e Jill rispose:
- Chris ce ne saranno un centinaio ancora, il parco è molto frequentato.
- Rilevate altri mostri?
- Per ora no, sembra sia stato un avvertimento-
“Sì, un avvertimento! La prossima volta faranno di peggio!” pensò Chris. L’unica cosa da fare era solo uccidere tutti quei mostri. Parker lo contattò:
- Chris sono davvero troppi! Qui abbiamo un’orda di bloodshot, dobbiamo riunire le squadre se vogliamo uscire vivi da qui!
- Ricevuto Parker! Al punto di incontro! – disse veloce Chris. Parker aveva ragione, erano troppi. Era quasi arrivato al punto di incontro con Parker, quando davanti a Chris si parò uno zombie enorme e grasso: era un whopper. Fece in tempo a buttarsi di lato che lo zombie gli era saltato addosso. Lo colpì direttamente in testa, vedendo che i colpi sparati dai suoi uomini non lo scalfivano minimamente. Dannazione, il grasso lo aiutava a proteggersi! Gli buttò una granata che riuscì a stordirlo, così gli andò vicino per cercare di colpirlo in testa ed ucciderlo, ma il whopper lo afferrò e lo portò in aria. Chris cominciò a divincolarsi, quel mostro gli avrebbe spezzato la schiena sicuro! Sentiva i suoi uomini chiamarlo, e sparavano al mostro per fargli allentare la presa. All’improvviso sentì uno sparo molto vicino, pensò inizialmente che uno dei suoi uomini, nella foga, avesse colpito il mostro un po’ ovunque. Chris cadde a terra, il mostro indietreggiò:
- Prenditela con una della tua stazza, bestione! – disse Parker colpendolo mortalmente con la sua ascia. Aiutò Chris a rialzarsi, al suo fianco c’era Leon:
- Hey Chris, tutto bene?
- Leon, anche tu qui!
-  Figurati se mi perdevo la festa! – Leon era contento di vederlo sano e salvo. Quel whopper era terribile, lento e altamente mortale. Arrivarono i bloodshot, insieme cominciarono a sparare a più non posso. Chris sparava ad altezza uomo e buttava granate, Parker dava i colpi di grazia con la sua ascia. Leon, invece, cercava di tenerli il più lontano possibile con le bombe di prossimità. Lo scontrò durò per parecchi minuti ma riuscirono ad ucciderli tutti. Leon non si era accorto che l’ultimo bloodshot era un po’ più lontano alle sue spalle e stava per saltargli addosso. Se ne accorse troppo tardi, quando il bloodshot era in aria ma quando gli arrivò addosso era già morto. Jake gli aveva sparato in tempo, dietro di lui c’era Sherry che gli andò subito incontro:
- Leon, stai bene? – Leon non pensava che c’era Sherry nel parco. Stupito le chiese:
- Sherry che ci fai qui? Dov’è la tua pistola?
- Ero venuta qui stamattina per fare una corsetta, non ho portato nemmeno il telefono perché…
- Perché cosa? Devi essere sempre rintracciabile! Sherry ti stanno cercando dannazione, devi fare più attenzione! – Leon disse tutto ciò arrabbiato ma più che altro dava sfogo alla sua preoccupazione. Jake intervenne:
- Hey eroe datti una calmata! Stava solo facendo una corsetta, mica può portarsi il mondo appresso! – Chris si rese conto solo in quel momento che c’era anche Jake e si mise ad urlare:
- Tu sei qui? Che diavolo stai facendo? Dovevi rimanere alla BSAA dannazione!
- Senti soldatino mica puoi tenermi chiuso come un cane! Mi hai messo al guinzaglio, ok, ma ogni tanto una passeggiatina me la merito no? – Parker guardava tutta la scena.

Che situazione! Sapeva che prima o poi Jake sarebbe uscito fuori, non poteva rimanere chiuso in eterno. Purtroppo Chris quella situazione non riusciva a gestirla nel migliore dei modi. Chris non fece nemmeno in tempo a ribattere che sentirono un’esplosione. Le altre squadre erano in difficoltà, dovevano aiutarle subito. C’erano dei bozzoli poco più avanti, che si schiusero non appena arrivarono ed uscirono fuori dei Napad. Erano in sei ma valevano per dieci. Chris non perse tempo, lanciò le sue ultime granate, facendo perdere a tre di loro la corazza esterna, prese la magnum e sparò loro dritto nelle spalle. Caddero immediatamente a terra morti. Leon e Parker erano un po’ in difficoltà, avevano un Napad a testa ma erano scatenati. Dopo essersi battuti i pugni al petto partirono all’attacco e Parker venne travolto, cadendo a terra. Jake intervenne e riuscì a far cadere la corazza a quello di Parker, con un movimento atletico gli andò alle spalle e lo colpì nel suo punto debole, facendolo cadere morto a terra. Leon e Sherry, invece, si fecero inseguire dal Napad che aveva puntato lo stesso Leon, catturarono l’attenzione dell’ultimo rimasto e Leon fece esplodere la sua ultima bomba di prossimità. Chris e Jake li finirono.
Finalmente, dopo 4 ore, Blue Hill era diventato nuovamente un posto sicuro.
- QG l’operazione di smaltimento è andata a buon fine – disse Chris.
- Ottimo lavoro ragazzi! Il perimetro è sicuro, c’è giusto qualche vagante ma ce ne stiamo occupando. Segni di sopravvissuti? – chiese Jill.
- No, purtroppo tutti i civili presenti erano infetti.
- Stima approssimativa delle perdite?
- Una ventina di uomini. Per fortuna erano solo vaganti e qualche altra creatura mutata dopo l’incubazione nel bozzolo. È stato rilasciato il Virus-C.
- Sì, lo confermiamo. Stamattina alle 05.30 è stata vista una strana nebbia. Deve essere stato rilasciato al centro del parco ma non con un missile, deve essere stata una sorta di bomba. Squadra Alpha, avete il compito di andare al centro del parco e trovare qualche indizio. Nel frattempo intervengono le unità per sterilizzare l’area e prendere dei campioni.
- Sarà fatto QG – Chris si riunì dagli altri, era nero con Jake. Era andato via dagli uffici BSAA senza avere avuto il permesso. È vero che non era detenuto, ma doveva sapere esattamente dove si trovasse. Non doveva stare con Sherry, non l’avrebbe portata dalla sua parte. Doveva assolutamente rimetterlo in riga.
- Jake tu vieni con me. Ti tengo d’occhio – Jake lo guardò storto, ma sapeva che non aveva scelta. Si rivolse a Sherry, sospirando perché era dispiaciuto di doverla lasciare:
- Mi dispiace super girl, il soldatino vuole che lo segua. Mi ha fatto piacere rivederti – era sincero. Era imbarazzatissimo, poi quella tuta che aveva addosso era molto attillata, non riusciva a staccarle gli occhi da dosso.
- Anche a me ha fatto piacere rivederti Jake – disse Sherry, che continuò –Potevi dirmelo che venivi negli Stati Uniti! Ci saremmo visti in circostanze normali – disse quest’ultima cosa ridendo, perché le cose tra loro non erano mai normali. Chris cominciò ad andare subito dopo aver istruito i suoi uomini, Jake e Sherry si abbracciarono. Jake sentì lei che gli sussurrò qualcosa nell’orecchio:
- Incrocio di Jackman Street e la 21° strada. Non puoi sbagliare! – Jake la guardò.

Certo che in quei due giorni ne erano successe di cose strane! Aveva ragione Claire, lui e Sherry dovevano parlare del loro passato.
 

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Capitolo 14
*** I soccorritori ***


Claire era fuori il parco da ore, ma da mezz’ora non sentiva più l’eco degli spari. Era tesa, preoccupata per Sherry. Sapeva che riusciva a cavarsela, ma era in pensiero. Vide in lontananza Chris, la sua squadra, Parker e Leon (anche lui qui!). E poi vide Sherry con Jake. Sorrise a quella vista, figurarsi se quel ragazzo riusciva a stare lontano dai guai e da Sherry! Le venne in mente il giorno prima, quando si erano visti. Non aveva detto nulla a Sherry perché voleva conoscerlo prima di dirle qualcosa. Avevano parlato a lungo, Jake le aveva chiesto di suo padre visto che lei lo aveva conosciuto. E poi arrivarono a Raccoon City…Claire gli spiegò tutto, gli disse anche tutti i risvolti dolorosi. E fu così che disse a Jake che doveva parlare con Sherry, in fondo avevano un passato in comune da confrontare. Jake non si sentiva pronto, non sapeva bene il perché ma Claire intuì che aveva paura di perdere Sherry se mettevano alla luce i propri scheletri nell’armadio. Quando Claire ne parlò con Jill, subito dopo l’incontro con Jake, capì che ella aveva ragione: Jake aveva qualcosa di diverso da Wesker, qualcosa che lo aveva salvato dallo stesso baratro in cui era caduto il padre.

Claire venne distratta da questi pensieri quando vide Parker uscire dal parco con i suoi uomini e incrociò il suo sguardo. Lui le alzò una mano in segno di saluto ma non si accorse di avere uno zombie alle spalle. Claire, immediatamente, prese la pistola di Sherry e fece fuoco direttamente in testa al vagante, che cadde a terra morto. Parker si voltò stupefatto per poi rivolgersi a Claire:
- Caspita è la mia giornata! Sono due con questa. Devo un favore anche a te Claire! – le sorrise. Claire era un po’ imbarazzata, perché Parker le sorrideva a quel modo?
- Figurati Parker, per così poco – l’unica cosa che riuscì a dire. Ma sentì subito dopo una voce alle sue spalle, una voce che non riconobbe:
- Le voci che girano sul conto di Redfield in gonnella sono vere! I miei complimenti per i riflessi pronti – si girò e vide che a parlare era stato Jeremy Campbell. Era un uomo alto, con le spalle larghe, capelli brizzolati, occhi scuri. Claire era meravigliata dalla sua presenza:
-Signor Campbell? Questa è una vera sorpresa. Che ci fa lei qui? – Claire non era tipo che si perdeva in chiacchiere, intanto Parker guardava da lontano, nonostante avesse gli altri soldati intorno che controllavano lui e i suoi uomini.
- Appena ho sentito la notizia mi sono fiondato qui. Sono nella cittadina di Staten Hill per qualche giorno per via di una conferenza che dovrò tenere nella scuola del campo della marina militare. Ero curioso di vedere i soccorritori in azione – sembrava sincero, però Claire non era convinta. C’era qualcosa che non quadrava…
- Bè mi dispiace che sia venuto per niente, purtroppo non mi hanno fatta entrare. L’attacco non ha lasciato sopravvissuti, oggi è stata una giornata in cui abbiamo perso dei civili innocenti – concluse Claire in tono molto amareggiato.
- Capisco la sua frustrazione – replicò Campbell -  Per questo motivo ho fatto quella donazione a Terra Save. Colgo l’occasione per dirle che la mia casa farmaceutica Aelirium è sempre a sua disposizione, per vaccini e quant’altro. Mi faccia sapere se ha bisogno – detta quest’ultima cosa dette a Claire un biglietto da visita e andò via. Parker si avvicinò a Claire:

-Così quello è il famoso Jeremy Campbell. Credevo fosse affascinante come in tv. Cosa ci faceva qui? – chiese a Claire, che rispose:
-Voleva vedere i soccorritori all’opera. E’ in città per qualche giorno.
-Oggi gli è andata male, abbiamo perso tutti i civili purtroppo
-Già oggi è andata male – disse Claire con un filo di voce. Parker capì la sua frustrazione, perché era anche la sua. Non era mai facile vedere che era troppo tardi per le vittime.
-Hey Claire, stasera andiamo al pub irlandese, fanno dei panini buonissimi. Che ne dici? – Parker sfoderò il suo solito sorriso bonario, sempre pronto a dare conforto. Per la seconda volta, quella mattina Claire pensò che, ancora una volta, Jill aveva ragione. Meno male che c’era Parker!
-Ok vengo, solo se paghi tu – Claire lo guardò maliziosa e Parker si mise a ridere. Finalmente uscì Sherry che abbracciò subito Claire e le due tornarono a casa.

Leon parlava con Hunningan, le cose erano davvero serie.
- Leon ho bisogno di un rapporto ora!
- E’ stato rilasciato il Virus-C, ma non c’erano altre creature. Hunningan il Presidente? Hai contattato la sicurezza?
- Helena Harper ha appena finito di fare rapporto. La Casa Bianca non ha subito nessun tipo di infrazione, è tutto tranquillo. Pensi ad un depistaggio?
- No, era solo una prova. La BSAA crede che abbiano lasciato una bomba sul posto, visto che è stata vista una sorta di nebbiolina intorno le 5.30 di questa mattina.
- Leon unisciti a loro, collabora ancora con la BSAA. Dobbiamo capire che cosa è successo e se si ripeterà.
- Vado subito, passo e chiudo – Leon vide che Chris aveva cominciato a muoversi con i suoi uomini, vide Jake salutare Sherry e si unì a loro.
- Anche tu con noi eroe? – disse Jake. Chris si voltò per guardare Leon, con aria interrogatoria.
- Meglio che venga con voi. Dobbiamo collaborare se vogliamo capire cosa sia successo stamattina. Un paio di mani in più non possono che far bene – Chris fece assenso con il capo e si diressero al centro del parco di Blue Hill.
Una volta arrivati al centro del parco, sconfissero i pochi zombie rimasti e cominciarono a cercare. Jake trovò uno strano congegno:
- Soldatino ho trovato qualcosa! -  Chris si diresse immediatamente verso di lui. Jake continuò:
- Sembra una sorta di bomba ad orologeria. Chi lo ha fatto ha usato pezzi di tutto rispetto, nulla di rudimentale. Sono ben organizzati questi stronzi! – ultimò Jake. Nel frattempo si era avvicinato anche Leon, che vedendo i resti disse:
- Abbiamo a che fare con gente che sa come colpire. E’ stata solo una prova oggi, ritorneranno! Dobbiamo organizzarci al meglio! – Chris annuì. La situazione era precipitata, sapeva che sarebbero arrivati a questo punto. Contattò di nuovo il QG:
- QG abbiamo trovato i resti di una bomba ad orologeria. Non sono pezzi rudimentali, è gente che sa quello che fa – disse Chris.
- Questa non ci voleva – disse Jill -Dobbiamo agire in fretta, torneranno! –
- Lo so Jill, diavolo! – Detto questo Chris mollò un pugno al palo della luce vicino a lui. Jake lo guardò, era abituato a scatti del genere, in Afghanistan li aveva visti spesso. Capiva che si sentiva frustrato a vedere qualcosa che non riusciva a fermare. Dopo tutto quello che aveva scoperto non poteva dargli torto. Così si decise a parlare:

- Dobbiamo difendere Sherry. A questo punto sono capaci di tutto. Se vogliono riprovarci con il Virus –G può essere un modo per metterci alla prova o per tenerci occupati. Deve rimanere qualcuno di noi con lei – “devo rimanere con lei! Ti prego, dammi modo di proteggerla!” avrebbe voluto dire Jake ma si trattenne. Da quando l’aveva vista riusciva a stento a contenersi se si parlava di lei. Leon rispose subito:
- Chris ha ragione. Claire non può proteggerla, non che ne sia capace. Ma deve intervenire con Terra Save, deve rimanere qualcuno di noi durante la sua assenza. Non posso sempre tenerla alla FOS. Dobbiamo proteggerla – Leon era allarmato, non avrebbe permesso nulla nei confronti di Sherry. Chris prese la parola:

- Avete ragione, non dobbiamo permettere che Sherry cada nelle mani dei nemici. Leon tu servi sul campo, i tuoi agganci politici ci servono alla FOS, sei troppo prezioso – Leon stava per ribattere, ma quello che disse Chris lo prese alla sprovvista momentaneamente – Jake starà con Sherry. Ci dovranno comunicare tutti i loro spostamenti, tutto quello che fanno. Per ora non sposteremo Sherry in un posto sicuro, finché non capiremo dove colpiranno la prossima volta. Se è ancora in questa città se ne andranno alla BSAA. Sempre se Jake sia all’altezza di questo incarico – Chris lo guardò con sguardo severo. Jake non poteva crederci, lo guardava esterrefatto. Leon disse:
- E’ adatto Chris, l’ho visto in azione in Cina. Non le succederà nulla se sta con lui. Garantisco io – Leon sapeva quello che diceva. Sapeva che l’avrebbe tenuta al sicuro. Jake non si aspettava una fiducia del genere, così prese anche lui la parola:
- Puoi starne certo! Difenderò io Sherry, glielo devo – e guardò fisso Chris con i suoi occhi color ghiaccio. Chris rimase fermo per qualche secondo e disse:
- Direi che siamo d’accordo. Ti accompagnerà Leon – Chris sottolineò quest’ultima frase.

Leon rivolse a Jake uno sguardo grave. A Jake non rimase che sospirare, ormai era abituato ad essere trattato a quel modo. Del resto, non poteva biasimarli, se lo ripeteva continuamente. Tutto ciò lo divertiva anche, era assurdo come riuscissero ad andare in crisi per poco. Ma la cosa che più gli metteva il sorriso era il pensiero di vedere l’espressione di Sherry nel momento in cui se lo sarebbe visto dietro la porta. Avrebbe pagato per vedere anche la sua di espressione, con Leon alle calcagna.

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Capitolo 15
*** Il prossimo obiettivo ***


Le cose stavano prendendo una brutta piega. Le Neo – Umbrella aveva ingenti fondi, soprattutto militari ed economici. Dovevano capire chi dava loro ciò che necessitavano, in modo da evitare un disastro come quello di Tall Oaks. Blue Hill era stata una dimostrazione di tale teoria. Chris dette appuntamento a tutti nel QG della BSAA, bisognava fare il punto della situazione. FOS e BSAA avrebbero, insieme, tracciato le coordinate dei punti sensibili e, magari con un po’ di fortuna, evitato un altro attacco biologico. Leon e Chris decisero che Sherry e Jake sarebbero rimasti alla base della BSAA, era il luogo più sicuro data la situazione. Jake seguì Leon fino a casa di Sherry, facendo il sorpreso quando vide il suo indirizzo. I due non proferirono parola, Leon era preoccupato e Jake aveva tanti pensieri in testa. Prima di entrare in casa, Leon pose fine a quel silenzio con una sola frase:
- Promettimi che ti prenderai cura di lei. Non fare che le accada nulla
- Lo prometto. Non le accadrà nulla – rispose Jake, con tono fermo e calmo ma risoluto. Avrebbe voluto aggiungere “Ci sono io ora, è al sicuro con me” ma non era opportuno. Leon fece un cenno con il capo e suonò alla porta. Come Sherry aprì la situazione fu così imbarazzante e assurda, che Claire pensò che fosse degna di una commedia demenziale.

Arrivati tutti alla BSAA, Chris si accorse che con Sherry era venuta anche Claire. Ciò lo infastidì molto, era incredibile come Claire si infilasse in certi pasticci. Salutò la sorella, ma ella capì il suo disappunto. Poteva arrabbiarsi quanto voleva, lei di lì non si sarebbe mossa. Leon, Jill, Parker e Chris erano intenti a guardare la cartina, Claire, Sherry e Jake erano in disparte e osservavano i loro movimenti. Chris cominciò:

- Bene, ci siamo tutti. Hanno posto una bomba al centro del parco per diffondere il Virus – C. Non c’era nulla di rudimentale, tutto è stato fatto con massima professionalità. Purtroppo non abbiamo prove e né abbiamo qualcosa per sapere chi sia o chi siano i colpevoli -  Leon si intromise nella spiegazione:
- I video di sorveglianza? So che il sindaco ha voluto installare delle telecamere di sicurezza per gli atti di vandalismo e i problemi di ordine pubblico
- E hai ragione su questo – rispose Chris, che aggiunse:
- Purtroppo le telecamere sono state disattivate esattamente un’ora prima del rilascio del Virus – C. Ecco perché dico che sono dei professionisti.
- Pensi ad una probabile falla nel sistema di sicurezza nazionale? – Intervenne Parker. Chris annuì:
- Sì è molto probabile. Per ora dobbiamo condurre l’operazione sotto copertura. Non dobbiamo far trapelare nulla – sentenziò Chris e gli altri annuirono. Parker aggiunse:
- Siamo alle solite. Noi contro il resto del mondo – aveva perfettamente ragione.

Mentre vedevano i probabili bersagli, Claire faceva molte telefonate. I soccorritori erano in funzione, pronti ad ogni evenienza. Per un attimo Parker si estraniò dal briefing, si mise con le braccia incrociate e osservò Claire. Non sapeva perché la stesse fissando, si ritrovò a studiare i suoi capelli, i suoi occhi, i suoi fianchi…guardava e studiava i suoi lineamenti, era curioso. Vedeva le sue labbra schiudersi mentre parlava al telefono, si soffermò sul suo punto vita, che non era abbondante ma nemmeno magro. “Si mantiene bene Claire. Con quei jeans attillati…chissà come starebbe con una minigonna” si chiese Parker… “Redfield in gonnella”….
- Merda! – disse gridando Parker, senza rendersi conto e battendo i pugni sul tavolo. Nessuno disse qualcosa per qualche secondo, Sherry e Jake guardavano strabiliati. Jill prese la parola:
- Parker cosa c’è? – gli domandò
- So dove colpiranno! Claire dove ti ha detto che sarebbe stato Campbell? – Chris saltò dallo stupore.
- Campbell è qui!? – urlò. Claire non ci fece caso, era ancora al telefono. Per rispondere a Parker mise per un momento il telefono giù e con calma gli disse:
- E’ qui a Staten Hill per qualche giorno. Fra quattro giorni terrà un convengo alla scuola della base della marina militare
- Claire sei stata grande! – urlò Parker.

Dovevano sbrigarsi, sapevano quale sarebbe stato il prossimo obiettivo.

 

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Capitolo 16
*** Resistenza VS Neo Umbrella ***


La base della marina militare di Staten Hill era un posto perfetto. Si trattava di colpire gli aiuti, chi poteva proteggere vittime innocenti di fronte alla follia della Neo – Umbrella. Si misero tutti in moto, Leon prese il telefono per avvisare Hunningan ma lei lo battè sul tempo:
- Hunningan stavo per chiamarti! Sappiamo il prossimo obiettivo!
- Sì Leon, la base della marina militare! Abbiamo avuto una soffiata. Un contatto di Helena Harper ci ha avvisato
- Un contatto di Helena? – Leon era confuso. Hunningan riprese:
- Dovrebbe raggiungerti a momenti. La FOS ha ritenuto opportuno affiancarla a te
- Hunningan e il Presidente???
- E’ al sicuro, tranquillo. Tu ed Helena cercate di fermare questo disastro – in quel preciso momento arrivò Helena e Leon chiuse con Hunningan.
- Helena!
- Leon, devo parlarti!
- Un tuo “contatto”?
- Ti spiegherò dopo, non ora…e non qui
- Siamo alle solite con te, vero? – Helena gli fece un’occhiata esasperata. Era incredibile come le sue battute fossero inadeguate.

Parker appena vide Helena esclamò:
- Bene, visto che ci siamo tutti possiamo dare il nome alla nostra operazione. Che ne dite di Resistenza vs Neo – Umbrella? – tutti annuirono e fecero un sorriso. Sì, Parker sapeva far sorridere anche in quei momenti. Claire salutò Sherry, si diresse co gli altri di T erra Save verso i confini della base della marina militare.
- Fa attenzione Claire – le disse Sherry abbracciandola
- Anche tu. Fa come ti dice Jake. Senza fare storie – aggiunse Claire notando il disappunto di Sherry e si diresse alla base della marina militare.
Chris cominciò a organizzare i dispiegamenti, dovevano chiudere il perimetro. Leon e Helena andarono via, dovevano prepararsi per la missione. Appena furono lontani da occhi e orecchia indiscrete, Leon precedette Helena nel parlare:
- Cos’è questa storia?
- Mi aveva detto che avresti reagito così, me lo aspettavo anche io in fondo. Lei mi ha riferito solo del prossimo attacco e che tu avresti capito.
- Lei chi?
- Tu a chi pensi? -  e gli porse un foglietto.
Ada” e Leon sgranò gli occhi. Lesse veloce il biglietto:
L’ultima volta ci siamo divertiti parecchio. Mi è piaciuta tanto la tua vasca da bagno. Dobbiamo riprendere da dove abbiamo interrotto, ma non farti strane idee”. Leon scrollando la testa pensò che Ada si comportava sempre allo stesso modo e disse ad Helena:
- Dobbiamo fare un salto a casa mia
- A casa tua? Ok… - Helena era dubbiosa ma seguì lo stesso Leon.

Claire arrivò nei dintorni della base, stava organizzando tutto. Aveva la sensazione di essere osservata…forse era solo immaginazione, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione.

Da un edificio lontano, un uomo osservava con il cannocchiale i soccorritori. Era ben vestito, spalle larghe, capelli brizzolati. Stava osservando Claire, e Campbell pensò: “Tutto procede secondo i piani”.
 

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Capitolo 17
*** La verità ***


Mentre Chris impartiva gli ordini alla BSAA, si avvicinò Jake, gli chiese che dovevano fare.
- Voi due rimanete qui – sentenziò Chris ma Sherry rispose:
- Ce la caviamo bene sul campo. Possiamo essere utili
- No! Cercano te, vuoi capirlo? Dobbiamo tenerti lontana! – Sherry andò via di corsa, scansò Jake che aveva provato a prenderle un braccio.

Aveva le lacrime agli occhi, era stanca di tutta quella situazione! Jake la raggiunse e le chiese:
- Hey super girl che ti prende?
- Non ora Jake!
- Oh scusa…Adesso va bene?
- Jake basta! – stava piangendo. Gli venne una morsa allo stomaco fortissima.
- Sherry scusami! Non volevo farti piangere… -  “e ora cosa faccio?” pensò Jake. Girò su se stesso, poi si mise alle sue spalle. Non sapeva cosa dire, così gli venne in mente di andare dritto al sodo:
- Non deve essere stato facile quest’ultimo anno vero?
- Non è mai stato facile
- Capisco – disse Jake – so quanto sia pesante il soldatino, ma ha ragione a dire..
- E pensi che non lo sappia!?
- Hey sono io quello che si incazza! – Sherry si voltò stupita, poi si rigirò. Jake continuò:
- Quando ho trovato le prove del Virus – G in quella tenda, ho pensato che dovevo proteggerti. Te lo devo, tu lo hai fatto con me
- Sei stato tu a trovare le prove??? – Sherry era senza parole. Ora lo guardava in faccia, il suo viso era provato dal pianto. Jake, imbarazzato, disse:
- Hai visto, ti ho fatto smettere di piangere!
- Cos’è questa storia? Perché non mi hai detto niente? – e aggiunse – Perché sei qui?
- Sono qui per te – disse secco jake – ti devo tutto. Ho incontrato Chris in Asia e lui mi ha detto di non dirti nulla – Sherry sospirò e si lasciò cadere su una sedia, era davvero afflitta. Niente sarebbe valso per far vedere che lei era adulta e  sapeva badare a se stessa. Jake le si mise davanti, in ginocchio per vederla negli occhi.
- Sai cosa fai dopo che finisce tutto questo casino? Te ne vieni via con me, in sella alla mia moto
- E dove andiamo? – chiese Sherry ridendo. Jake disse:
- Ovunque! Tu dove vuoi andare?
- Ahahah Jake dai!
- Perché no? Da quanto tempo non fai qualcosa per te? – “in effetti è vero” pensò Sherry. Dopo la laurea non aveva fatto nulla, si era solo arruolata. Pensò questo e Jake aggiunse:
- Dimmi perché non vuoi venire
- Non è che non voglio venire…
- Ma non puoi, ok
- No! Non so se andando via con te tornerei alla FOS – Jake rimase senza parole.

Chris formò la propria squadra, con lui vennero anche Jill e Parker che, una volta sul posto, avrebbero aiutato dando il supporto. Appena furono tutti pronti arrivò trafelata Sheva Alomar. Chris e gli altri erano stupiti, che ci faceva li Sheva? Non aveva fiato ma urlò con tutte le sue forze:
- Chris è una trappola! Sta mentendo! –

Chris non ebbe modo di chiedere a Sheva di che cosa stesse parlando. Per via del rumore fragoroso dell’esplosione, con la polvere e i detriti che andarono in ogni direzione, cadde a terra e perse i sensi.

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Capitolo 18
*** Sotto attacco ***


Jake si ritrovò a terra senza sapere come si sentiva molto stordito per via della brutta botta in testa che prese cadendo a terra. La luce si era fulminata e la stanza ora era buia. Jake poteva respirare la polvere, ma che diavolo era successo? Quando riuscì a riprendersi per poter parlare urlò il nome di Sherry, ma la ragazza non rispose. Appena urlò gli fece male la testa e sentì del calore liquido che gli colava dalla tempia sinistra. Si toccò e sentì sulla mano un miscuglio caldo, che odorava di metallo. Stava sanguinando da un taglio che si era procurato per la caduta. Si mise a sedere e cercò di alzarsi, ma non ci riuscì. Si mosse strisciando, la testa gli faceva malissimo ma doveva trovare Sherry.

- Sherry! – urlò di nuovo, ma non ricevette ancora nessuna risposta. Finalmente si accese una fioca luce di emergenza, anche se emetteva la luce ad intermittenza trovò Sherry. Era a terra, svenuta e senza graffi naturalmente, anche se la maglia era un po’ strappata. La scrollò chiamandola dolcemente:
- Sherry? Hey super girl svegliati! – Sherry cominciò a muoversi, aveva sbattuto anche lei la testa.
- Cos’è successo? – disse frastornata
- Non ne ho idea – disse Jake, che aggiunse:
- Dobbiamo uscire di qua – Sherry annuì e, insieme, si misero in piedi. La porta era ostruita, Jake e Sherry cominciarono a togliere i detriti. Dopo un po’ sentirono dei passi e un vociare da dietro la porta, i due si misero a gridare:
- Hey siamo qui!
- Aiutateci! La porta è bloccata! Chris aprici!
- Hey!

Fecero rumore come poterono, ma capirono che li stavano liberando. Appena la porta fu aperta, con loro grande stupore si accorsero che non era Chris con i suoi uomini. Erano mercenari con i J’Avo! Jake si protese davanti a Sherry per proteggerla ma, indebolito per il colpo in testa, non riuscì nell’impresa.

- State lontano da lei! – urlò Jake e si fiondò sui J’Avo, che lo circondarono e lo buttarono giù, prendendolo a calci. Sherry si difese come meglio potè ma i mercenari ebbero la meglio. Mentre la portarono via, Jake potè udirla gridare il suo nome, prima che un J’Avo gli conficcasse il coltello nel braccio per farlo morire dissanguato.

Chris cominciò a riprendersi, sentiva intorno a sé un vociare indistinto, tutta l’attrezzatura elettrica che sfrigolava, luci intermittenti…che diavolo era successo? Si destò quando sentì Parker urlare - Jill! – e capì che doveva alzarsi. Jill stava bene, aveva qualche ferita superficiale, così come Parker. La donna aveva la gamba bloccata sotto dei detriti che, fortunatamente, erano sopra un palo di metallo. Parker sollevò appena la sbarra dopo che tolse alcuni detriti, così riuscì a liberare Jill.
- Grazie Parker – disse Jill massaggiandosi la gamba.
- Tutto bene? – le domandò preoccupato Parker, il quale aveva paura che lei si fosse fatta male seriamente.
- Possono sopravvivere. Dov’è Chris?
- Da qualche parte  -  Parker ancora non lo aveva visto.
- Ma cosa diavolo è successo? – erano tutti frastornati. Jill non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che cominciarono ad essere sotto una pioggia di fuoco. Era un assedio!
I mercenari e i J’avo erano ovunque, Jill e Parker si ripararono e presero le loro pistole.
- Dobbiamo prendere i fucili d’assalto! – urlò Jill e Parker annuì.
- Si trovavano vicino Chris. Dobbiamo arrivare lì! –
Chris si mise subito all’erta. Aveva graffi ovunque, ma stava bene. Sporco di polvere, si mise a strisciare per arrivare ai fucili d’assalto, poco distanti da lui. Doveva coprire Jill e Parker, così potevano arrivare da lui e prendere le armi. Jill e Parker si stavano riparando, quando sentirono qualcuno fare fuco alle loro spalle, ma colpì i nemici di fronte loro.
- Di qua! Presto! – urlò Chris. Jill e Parker non se lo fecero ripetere due volte. Una volta imbracciati i fucili d’assalto, si fecero strada tra i J’avo. Jill era agile, li colpiva in punti strategici, poi li atterrava con un calcio o dava loro il colpo di grazia con il coltello. Parker era il più lento dei tre, ma se la cavava bene. Aveva una mira perfetta, quando barcollavano vicino a lui tirava fuori la sua ascia per il colpo di grazia. Chris, invece, mirava alla testa. Era un tiratore infallibile, ogni colpo andava in segno. Quando erano troppo vicini dava dei ganci davvero formidabili, era incredibile quanta forza avesse. Erano davvero tanti, in più alcuni J’avo mutavano per gli effetti del Virus – C. Dovevano raggiungere Jake e Sherry al più presto.

- Dobbiamo andare all’ala ovest! Muoviamoci! – Jill e Parker lo seguirono correndo, sparando per farsi strada. Chi aveva un’arma si stava difendendo come poteva, riconobbero tra le vittime gli impiegati del QG. A Chris venne una rabbia mostruosa, ma doveva stare calmo se volevano rimanere vivi.
Arrivati alla stanza notarono che i J’avo stavano ripiegando. Qualcosa non quadrava… appena entrò vide Jake a terra, in un lago di sangue. Il ragazzo aveva conficcato un coltello nel braccio, in più aveva un brutto taglio sulla fronte.
- Jake! Dannazione! – si fiondò su di lui per soccorrerlo, era messo male. Arrivò anche Jill, in due cominciarono a tamponargli la ferita. Tagliarono la manica, il coltello poteva aver preso un’arteria, dovevano portarlo in infermeria! Parker però si accorse che mancava Sherry.
- Dannazione! Dov’è Sherry??! – Chris e Jill si girarono verso la sua parte esterrefatti.
- Diavolo! L’hanno presa! – Chris imbracciò il fucile e si diresse fuori la porta, cominciò a correre per cercare di raggiungere i nemici. Purtroppo arrivò tardi, erano andati via.

Il responso fu di 60 vittime tra gli impiegati, 20 tra i soldati. Erano state piazzate delle cariche esplosive all’interno della BSAA, in che modo ancora era sconosciuto. Il Quartier Generale era distrutto, ma il ramo era ancora operativo. Dopo aver portato Jake in infermeria, arrivò Sheva. Era stremata, ma doveva ragguagliarlo.
-Chris siamo in un mare di guai – e Sheva cominciò il suo racconto. 

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Capitolo 19
*** Colpo di scena ***


Sheva era da poco ritornata a casa. Il viaggio dagli Stati Uniti le aveva giovato, anche se le aveva fatto ricordare quella parte della sua vita che non amava raccontare. In aeroporto trovò Josh, il suo supervisore. I due si abbracciarono stretti e poi si diressero all’uscita. Josh cominciò:
- Sheva pensavo non volessi più tornare! Come sta Chris? – Josh era in tono un po’ troppo amichevole. Sheva se ne accorse ma rispose allo stesso tono della conversazione
- Sta bene. L’ho trovato in ottima forma. Come mai sei qui? – non si aspettava che Josh venisse a prenderla. Josh, d’altro canto, sospirò e cominciò a raccontare cosa era successo.

- Durante la tua assenza siamo dovuti intervenire in un villaggio ai confini della Namibia. Era stato rilasciato il Virus – C, quindi puoi immaginare quello che è successo.
Sheva ascoltava, Josh fece una breve pausa e riprese:
- Mentre cercavamo di tenere sotto controllo la situazione, una delle squadre ha trovato un bunker sotterraneo. Siamo andati ad ispezionare e, a quanto pare, c’è una nuova casa farmaceutica che sta facendo esperimenti sui Virus precedenti.
- Bè nulla di nuovo sotto il sole -  lo interruppe Sheva – E’ ciò che ha scoperto Chris in Asia –
- Sì ma non hai ascoltato bene – si affrettò di dire Josh – ho detto una nuova casa farmaceutica – Sheva si voltò verso di lui strabiliata.
- Avete scoperto chi sono? Avete le prove? – Josh sospirò un po’ scoraggiato – Sappiamo chi sono, questo sì, ma le prove sono ancora tremolanti. Per questo non vedevo l’ora che tu tornassi. Sai, come ai vecchi tempi – e si voltò a guardarla sorridendo. Sheva ricambiò quel sorriso, dovevano trovare le prove a tutti i costi!

Qualche settimana prima

Josh e i suoi uomini sorvegliavano il perimetro. Dopo Kijuju le cose non erano state più le stesse, erano perennemente all’erta. Erano diventati tempi difficili, poteva   succedere qualcosa da un momento all’altro.

E quello era il giorno in cui successe qualcosa.

Arrivò gente infetta dal Virus – C scatenando il caos. I relatori della conferenza si fecero da parte, furono i primi salvarsi. Ma non ci riuscì la povera gente che era andata ad assistere. Furono massacrati dai J’Avo senza alcuna pietà. Per Josh fu uno dei giorni più brutti vissuto fino a quel momento. Ci volle il giorno dopo per poter ristabilire l’ordine.

Dopo la conclusione della missione, al Quartier Generale della BSAA si presentò lo stesso Jeremy Campbell. Josh era stupefatto, cosa ci faceva lì?
- Volevo congratularmi con voi ragazzi! Siete dei veri eroi. Voi, insieme ai soccorritori, mi avete spinto a donare un prezioso contributo per Terra Save –
-Grazie signore, il nostro è solo dovere – rispose Josh. Non aveva la minima idea di cosa stava parlando. Era fuori dal resto del mondo da ben 72 ore. Per quanto ne sapeva, poteva essere morta la Regina Elisabetta con Carlo d’Inghilterra.
- So che è stato parecchio impegnato, i suoi superiori la informeranno. So cosa ha fatto quel dannato Wesker qui. Arrivederci – aggiunse Campbell, non dando tempo a Josh di rispondere. “Però, Wesker si fa nemici anche dalla tomba ” pensò. Raggiunse i suoi superiori, che gli dissero di recarsi nei luoghi dell’attacco. Avevano scoperto tramite i satelliti con rilevatori termici che vi era una struttura sottoterra. Josh andò con la sua squadra presso la struttura sotterranea. Apparteneva all’Umbrella, era identica a quella di Kjuju. Per Josh non fu nulla di nuovo sotto il sole, dopo Kjuju ne avevano trovate altre venti strutture sotterranee come quelle. L’unica cosa che si domandava era quante ce ne fossero ancora per tutta l’Africa.

Non c’erano chissà quali nemici, era incredibile che laggiù vivessero ancora le creature dominate da Uroboros. Erano dei rimasugli putrefatti e maleodoranti, non si riusciva nemmeno a capire che cosa fossero. Ma questo non li rendeva letali. Per eliminarli bastava dargli fuoco con del napalm o delle granate infiammabili. Mentre facevano pulizia all’interno del laboratorio, Josh sentì sulla sua nuca una ventata d’aria fredda. Si girò immediatamente, voleva capire da dove arrivasse quella corrente d’aria. “Se c’è dell’aria fredda in arrivo dall’esterno, potrebbe esserci un’altra uscita di cui noi non ne siamo a conoscenza. Potrebbe essersi infiltrato qualcuno, o uscita qualcosa” pensò Josh. E la seconda ipotesi era quella che lo preoccupava di più. Continuò per un lungo corridoio stretto, poco illuminato ma non molto maleodorante come il resto della struttura. Sì, c’era un collegamento con l’esterno! All’improvviso vide uno spiraglio di luce ed inizialmente non riuscì a capire cosa fosse. Era una porta leggermente socchiusa ma, considerando che il luogo era buio, lo accecò per qualche momento. Attraversò la porta e si ritrovò praticamente all’esterno. Era una stanza di decontaminazione, sicuramente usata dagli scienziati di Umbrella data l’anzianità degli oggetti lasciati. Ma c’era dell’altro all’esterno. Qualcuno, e anche in tempi molto recenti, aveva tirato su una tendopoli. Chiamò a raccolta i suoi uomini e andò nella tendopoli. La tecnologia usata era di ultima generazione, anche se era abbandonata da settimane. Provette, rapporti, campioni di qualcosa (tessuto umano? Animale? A volte è meglio non saperlo), giacevano un po’ ovunque. Josh ordinò ai suoi uomini di prendere dei campioni e fece rapporto al QG, dopo di che cominciò a leggere alcuni documenti. C’era un luogo coperto rispetto a tutta la tendopoli, piena di brandine. Con molta probabilità lì dormivano gli scienziati, non doveva essere il massimo del comfort. Del resto, per alcuni la ricerca era tutto e il sacrificio di dormire in una brandina con altre 7 persone si poteva benissimo sopportare. Trovò un diario di un ricercatore. Josh sapeva che dovevano leggere tutto per poter capire bene gli eventi che erano accaduti ma, quando si ritrovava a leggere la privacy delle persone, si sentiva a disagio. Anzi, peggio, si sentiva un guardone. Sapeva che il legittimo proprietario non avrebbe fatto storie (se lo augurava) però la cosa non lo faceva sentire meglio. Nonostante tutto si mise a leggere e fu sconvolto!

Quello stronzo di Jeremy Campbell li aveva presi in giro tutti. Nessuno escluso.
 
 
 

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Capitolo 20
*** Vaneggiamenti di un folle ***


Jeremy Campbell pensò che la Namibia avesse un clima disumano. Odiava quel luogo, non sopportava nulla di tutto ciò che lo circondava. Ma doveva fare buon viso a cattivo gioco, nessuno doveva scoprire cosa voleva fare effettivamente. All’epoca era solo un neo laureato, troppo giovane e troppo inesperto, ma adorava le ricerche di William Birkin. Se solo Albert Wesker non avesse fatto l’idiota! Odiava Albert Wesker con tutte le sue forze, infatti non nascose la propria soddisfazione quando si seppe della sua morte. “Uno stronzo di meno” aveva pensato. Senza Wesker di mezzo ai piedi poteva dedicarsi a tutti gli esperimenti che voleva. Non doveva condividere nulla con nessuno, inoltre non correva il rischio di essere ammazzato da un folle. Lo aveva detto al vecchio Spencer che Wesker era, e sarebbe stato, sempre un problema. Ma non lo aveva ascoltato. Umbrella Corporation era tutto per lui, il sogno di una vita. Era colpa di Wesker se era affondata, solo sua!!! Lui l’avrebbe risollevata, l’avrebbe riportata agli antichi fasti. Certo, adesso si chiamava Aelirium per ovvi motivi, ma non importava. Ciò che più premeva Campbell era che, finalmente, aveva il potere di far rivivere l’anima della Umbrella.

La Neo – Umbrella era solo uno strumento. La Famiglia, di cui tanto parlava Simmons, era solo un branco di dilettanti. Ahh, Simmons…il peggiore idiota sulla faccia terra! Era andato fuori di testa per quella Ada Wong. “Come se avesse la figa d’oro quella donna” pensò Campbell, ricordandosi del momento in cui lo disse a Simmons. Appena lo disse, Simmons gli fece un’occhiataccia talmente torva che lo fece ridere. Che uomo patetico! Carla gli aveva dato la fine che meritava. Carla… Gli era dispiaciuto per lei. Era una mente geniale, gli sarebbe piaciuto averla nel suo progetto. Ma Simmons aveva le mani lunghe, maledetto bastardo. No, gliela avrebbe fatta vedere a tutti loro. Era lui il migliore, era lui il moto trainante della Umbrella Corporation. Non avrebbe permesso per nulla al mondo che venissero fatti gli stessi errori del passato.

Si presentò alla conferenza con un sorriso smagliante. Fotografi, giornalisti di tutto il mondo erano lì per lui. Lo applaudirono, lo acclamarono. Lo vedevano come un salvatore, un mentore per le case farmaceutiche a venire. Nessuno avrebbe mai immaginato che la sua fortuna derivava dai progetti di Ozwell Spencer. Nessuno avrebbe mai immaginato che la sua famiglia sosteneva l’Umbrella da sempre. Nessuno avrebbe mai immaginato cosa avesse in mente lui, ma sapeva che lo avrebbero acclamato come stavano in quel momento. Ecco dov’era stato l’errore di Spencer! Non era riuscito a farsi amare dal popolo. Come poteva diventare un dio se non riusciva a catturare il cuore di chi lo doveva adorare? Quello che Albert Wesker non avrebbe mai pensato. Era troppo preso da sé stesso, troppo egoista. Del resto era un esperimento, che cosa si aspettava Spencer? Che lo vedesse in questa luce e lo venerasse per avergli dato la vita? Povero illuso! Campbell non era un illuso, era un uomo con un grande intelletto e con un gran senso strategico. Non era uno sprovveduto, tanto meno gli mancava tatto nel muoversi. Era tutta una questione di strategia e lui era il migliore stratega per l’Umbrella.

Poco prima di uccidere gli scienziati che, dopo la caduta di Wesker, lo avevano aiutato lì in Africa, si assicurò che i J’Avo attaccassero alla conferenza mentre lui presiedeva. Doveva far vedere al mondo che lui era il salvatore, con la sua cura poteva riportare la pace e la serenità. Facendo credere che anche lui era una vittima, chi mai avrebbe pensato che era proprio lui l’artefice di tutto ciò? Chi mai avrebbe pensato che lui voleva riportare in auge il Virus – G? William Birkin non era stato compreso, è stato un altro errore dell’Umbrella. Il volerlo fare fuori dopo la ricerca sensazionale che aveva strutturato era stata una follia. Se solo avesse avuto l’opportunità, lo avrebbe salvato. Birkin era una mente eccelsa, anche se Wesker lo completava per alcuni versi. Ma il pallone gonfiato platinato non avrebbe mai potuto rigenerarsi senza William Birkin. Lui era la chiave di volta di tutta la faccenda! Purtroppo il Virus – G aveva decretato dei risultati troppo instabili. La capacità auto – rigenerativa veniva messa in ombra dall’instabilità. Aveva passato tutti quegli anni a capire cosa era andato storto. Maledetti, non avevano dato a Birkin nemmeno il tempo di perfezionarlo! Lo idolatrava, Birkin si era meritato il suo rispetto. E rispettava anche la sua scelta di essersi iniettato una dose di virus nel corpo. Lui avrebbe fatto lo stesso, ne era certo.

Dovevano pagarla per avergli fatto un simile affronto!

Per il momento aveva solo bisogno di ulteriori studi di approfondimento prima di procedere alla sintetizzazione finale. Inoltre gli mancava l’elemento più prezioso: Sherry. La figlia del suo mito era un mito anche lei. La piccola era l’eredità più preziosa e William le ha donato il suo sapere, lo ha impresso nel suo Dna. Quale amore più forte aveva spinto William ad impiantare in Sherry i suoi embrioni? Lo trovava semplicemente fantastico! Avrebbe trattato Sherry nel migliore dei modi, la amava per ciò che lei portava dentro. Era la sua reliquia e avrebbe fatto di tutto per averla. Compreso uccidere chiunque le stesse intorno.

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Capitolo 21
*** Il messaggio nella bottiglia ***


Leon ed Helena arrivarono a casa del biondo. Leon cominciò a cercare ciò che Ada aveva lasciato, Helena rimase a guardare per un momento sulla soglia e poi disse:
- Cosa dobbiamo cercare? – Leon le rispose tutto indaffarato a cercare nella libreria.
- Non lo so. Ada ha lasciato qualcosa –
- Bene. Cerchiamo questa “cosa” – disse Helena, con tono fare sarcastico. Aveva una voglia matta di chiedergli qualcosa, ma non disse nulla. Leon rilesse il biglietto, in cerca di un indizio che gli facesse capire cosa Ada avesse lasciato. Alzando lo sguardo dal biglietto, si accorse che nello stereo c’era ancora il cd dei Police. Ada lo aveva trovato tra le sue cose e aveva messo su “Messagge in bottle”; quella canzone doveva piacerle, aveva visto come lei chiudeva gli occhi mentre ascoltava ogni singola parola…poi erano finiti nella vasca insieme. Distrattamente andò in bagno, in preda ai ricordi e vide un’ampolla, che prima non c’era.

-Trovato! – disse Leon, Helena lo seguì ed insieme aprirono l’ampolla. C’era una scheda micro SD, la misero ad un loro telefono e videro le prove che Josh aveva trovato in Namibia, ovviamente loro non sapevano quest’ultimo particolare. Quel folle di Campbell aveva preso in giro tutti. Dovevano tornare alla BSAA subito! Non appena decisero il da farsi saltò la corrente. Inizialmente pensarono che fosse un problema interno ma bastò dare un’occhiata per capire che la città intera era al buio. Il black – out poteva dire solo caos, quindi chi voleva attaccare poteva farlo indisturbato. Scesero in strada, la gente era isterica ed incredula. La polizia cercava di calmare la folla spargendo messaggi tramite il megafono. Di lì a poco sarebbero arrivati gli sciacalli. Hunninghan chiamò Leon:
- Leon dove sei? Stai bene? Helena è con te? – era allarmata e Leon capì che non era un buon segno.
- Stiamo bene Hunninghan. Siamo in città, c’è un black – out. Cosa sta succedendo? –
- Leon la BSAA è stata sotto attacco quaranta minuti fa. Hanno preso Sherry! –
- Cosa!? Hunninghan il responsabile di tutto questo è Campbell!
- Ne sei sicuro?-
- Ho le prove, te le invio subito! Io e Helena andiamo alla BSAA, nel frattempo passa loro queste informazioni –
- Leon è pericoloso, sta attento. Qui Hunninghan, chiudo –

Leon e Helena si diressero alla BSAA, dall’esterno videro le macerie dei muri. Avevano provocato il black – out in modo da entrare sfruttando i pochi secondi a disposizione prima che i generatori di emergenza si mettessero in moto. Chissà da quanto tempo architettavano una cosa del genere…doveva esserci sicuramente qualche talpa! Chris aveva ragione, non erano al sicuro. Doveva trovarlo al più presto!

C’erano stati diversi morti, Leon ed Helena videro portare via ed estrarre dalle macerie alcuni cadaveri. Che devastazione! Finalmente in una tenda trovarono Chris, Jill, Parker e con loro grande sorpresa Sheva. Non appena entrarono Chris si rivolse loro:
- Il responsabile è Campbell! Maledetto bastardo! – Chris era furioso. Leon rispose agitato:
- Lo sappiamo. Abbiamo avuto informazioni certe, insieme a delle prove che è Campbell il responsabile! Dov’è Sherry? Come è potuto accadere un simile attacco!-
Leon era fuori di sé, Sherry era stata catturata e loro non avevano nemmeno idea di dove l’avessero portata. Sheva parlò:
- Stavo dicendo a Chris mostrandogli le prove che hai mandato tu tramite la FOS. Con Josh abbiamo scoperto in Namibia che Campbell faceva parte dell’Umbrella Corporation da sempre. Ha come obiettivo di riportarla in auge, con il Virus – G. Sherry è una portatrice sana, ecco perché gli serve. Non le farà del male, ma non la tratterà con i guanti bianchi –
- Questo è certo! Lo stronzo usa le armi biologiche come pupazzi! – urlò Jake, alzandosi camminando tenendosi con il braccio sano lo stomaco. Chris si scagliò verso di lui:
- Dovevi proteggerla! Ti avevo detto di fare una cosa sola e non l’hai fatta! Possibile che tu riesca a pensare solo a te stesso? Sei uguale a tuo padre, vivi solo per i tuoi interessi!!! – quella per Jake fu la goccia che fece traboccare il vaso.
- Non sono come mio padre vuoi capirlo una dannata volta!!! Mi è caduto addosso il pavimento, ho provato a proteggerla che cosa credi? Non devi dirmi tu come fare determinate cose! Non ho in mente la distruzione del mondo, la creazione di un virus globale, di riportare l’inferno in terra e di annientare il prossimo! NON SONO ALBERT WESKER! SONO JAKE MULLER!!! – era furente, era andato vicino a Chris pronto a colpirlo in faccia. Chris, dal canto suo, non aspettava altro. Questa volta colse la provocazione ma Parker e Leon si misero in mezzo, Jill si avvicinò e urlò ad entrambi:
- Smettetela! Fare così non porterà a nulla! Dobbiamo capire dove hanno portato Sherry e fermare Campbell, ma dobbiamo rimanere uniti! – Parker fermò Chris mettendogli le mani al petto e spingendolo un po’ indietro.
- Chris calmati. Non potevamo evitarlo, guarda cosa hanno fatto. Hanno avuto qualcuno dall’interno, ci hanno attaccato. Nessuno poteva evitare una cosa del genere – Chris guardò Parker, poi gli volse le spalle.
- Sapete che vi dico? Andate a farvi fottere, tutti quanti! Pronti a rinfacciarmi la mia maledetta genetica, il mio maledetto padre. Sono stanco di giustificarmi, di dimostrarvi che non sono come lui. Fate quello che volete, mettetemi una taglia o quello che cazzo vi pare. Sono stanco, io me ne vado! Addio! – detto questo si girò e andò via, a passo svelto. Chris stava mettendosi a rincorrerlo ma Parker lo bloccò. Di sicuro sarebbe andato a pestarlo. Jill provò a chiamarlo e cercò di andargli dietro seguita da Leon ma furono distratti da una chiamata d’emergenza.
- Hey c’è qualcuno in ascolto? Pronto, c’è qualcuno? Noi soccorritori siamo nella merda! Il black-out non ci permette di lavorare! Qui nella base della marina è scoppiato il finimondo! B.O.W. ovunque! Pronto qualcuno mi riceve? – Chris prese la chiamata e rispose:
- Qui il capitano Redfield della BSAA, passo –
- Oh grazie al cielo, Chris! Sono Moira! Dì al mio vecchio e ai tuoi uomini di muovere il culo, c’è un casino! Stiamo cercando di respingere questi cazzo di Giavo o J’avo o come cazzo si chiamano loro! Con Claire siamo riuscite a far ripartire i generatori d’emergenza e abbiamo elettrificati i cancelli, stiamo cercando di paralizzare gli stronzi che erano usciti ma sono in giro! Muovetevi cazzo, che state aspettando!!! – era allarmata e non le si poteva dare torto.
- Moira stiamo arrivando! Tenete duro! Passo e chiudo – disse Chris risoluto.
- Grazie a Dio! Hey ragazzi arrivano i rinforzi cazzuti! Quelle merde non hanno speranza! – e si sentì un’ovazione generale prima che la linea cadde.

Jill scrollò la testa, era incredibile era Barry in tutto e per tutto, parolacce comprese. La prossima volta che Barry diceva che sua figlia non gli somigliava gli avrebbe raccontato questo episodio.

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Capitolo 22
*** La verità sta nel mezzo ***


Ada sapeva dell’attacco ala BSAA, per questo aveva contattato Helena. Lei avrebbe condotto Leon via, anche se significava far prendere Sherry. Ma aveva pensato ad un piano B, lei era la specialista dei piani d’emergenza. Quando due settimane fa scoprì che Campbell  era dietro a tutto quel macello non fu molto sorpresa, era abituata a scoprire cose del genere. Ma la cosa che la fece infuriare fu l’uso del Virus – C. L’oltraggio di Simmons la faceva ancora infuriare, aveva usato quel Virus distruggendo Carla Radames per renderla simile ad un’Ada che non era mai esistita. L’ossessione di Simmons per lei aveva fatto scatenare un’ondata di distruzione e morte senza precedenti. Campbell le era stato, in qualche modo, simpatico, era uno che diceva le cose che pensava senza troppi fronzoli, era davvero uno stratega senza precedenti. Ma la cosa che la preoccupava era che, prima o poi, questa sua “smania” per William Birkin (non era poi un segreto così celato) gli facesse fare passi falsi. D’altronde ciò non erano suoi problemi, lei era assoldata da chi aveva bisogno dei suoi servigi, non doveva fare domande, non doveva pensare, non doveva avere una coscienza. Ma Simmons aveva cambiato le carte in tavola…

Così contattò Helena, dopo essersi infiltrata in Africa negli archivi della BSAA. Fu più facile del previsto, non avevano una soglia altissima di sorveglianza come negli Stati Uniti, così prese tutto ciò che necessitava. Erano sempre le stesse storie, sempre le stesse speranze distrutte, i sogni infranti…si era grottescamente abituata a ciò, era fredda difronte a tutto questo dolore. Helena non le avrebbe creato problemi, si fidava di lei e sapeva che le avrebbero creduto. Poi si recò a casa di Leon, sapendo che lui avrebbe capito. Mise apposta il cd dei Police nel lettore cd, lo aveva tolto prima di andare via da casa sua.

Aveva ceduto a quegli incontri, non riusciva più a stare lontana da Leon, ma non poteva andare avanti quella storia perché non poteva esserci nulla. Gli avrebbe voluto dire che se fosse tornata indietro sarebbe scappata con lui da Raccoon City, che sarebbe stata al suo fianco, che sarebbero potuti rimanere insieme. Ma non avrebbe potuto proteggerlo, guidarlo. SALVARLO. Sì, la loro infelicità aveva avuto un costo non indifferente, doveva chiudere la cosa. Guardò un’ultima volta la casa, culla di quell’amore vero e, purtroppo, clandestino. La guardò con occhi umidi, con un sorriso che aveva rivolto solo a lui quando sconfissero Simmons. Un sorriso che racchiudeva tutto l’amore che provava per Leon… Si chiuse la porta alle spalle e se ne andò, sapendo che non sarebbe più tornata.

Con sua estrema sorpresa, vide in giro Jake Muller, era ferito e anche piuttosto arrabbiato. Dovevano aver preso Sherry, lo avevano messo a proteggerla. Si vedeva lontano un miglio la sua frustrazione, avere come padre Wesker non era una bella cosa. Il piano B poteva iniziare! Era un tantino diverso da come lo aveva pensato ma poteva andare bene lo stesso. Così fece l’ultima cosa da fare, prese il telefono e compose un numero:
- Non sono dell’umore giusto, chiunque tu sia! –
- Oh, dovevo solo dirti che chi cerchi si trova molto più vicino di quanto pensi. La base della marina militare non è molto distante, in un vicolo a due isolati da qui troverai una macchina. Prendila e dirigiti li. Offre la casa –

- Aspetta! Chi sei? Come… - Ada chiuse la telefonata e si disperse tra la folla.
 
 

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Capitolo 23
*** Sto arrivando! Resisti Sherry! ***


Jake era confuso. Chi diavolo lo aveva chiamato? Come sapeva che lui stava cercando Sherry? E soprattutto, era attendibile l’informazione che gli aveva dato? Non aveva tempo per decidere dell’attendibilità, doveva solo agire e al più presto. Qualcosa gli diceva che era la strada giusta da seguire, l’ufficiale grassoccio mezzo italiano (Luciani? Come diavolo si chiamava!) aveva detto che Campbell si sarebbe diretto lì per quella diavolo di cosa…perché non era stato attento? Perché doveva fare il menefreghista? Era abituato a ricevere le coordinate e le informazioni essenziali, il resto lo annoiava. Doveva cambiare abitudini o qualche volta avrebbe fatto una fine del cavolo! Doveva trovare Sherry, gliela avrebbe fatta vedere lui a quegli stronzi della BSAA che non era come suo padre. In particolare a quel grande stronzo di Chris Redfield, che non vedeva l’ora di farlo fuori. Ormai era stanco di dimostrare ad un perfetto estraneo che non è come tutti credono, ma del resto nemmeno lui sapeva chi era in realtà. Avrebbe trovato Sherry e l’avrebbe salvata, glielo doveva. Questo lo sapeva per certo, non le avrebbe voltato le spalle per nulla al mondo. Ma dopo sarebbe andato via, quello non era un posto per lui. Sherry ci sarebbe rimasta male, ma non le avrebbe detto nulla perché sarebbe andato via così come è arrivato: nella sua totale ignoranza. Era meglio così, Sherry non aveva bisogno di uno come lui, non aveva bisogno di altri problemi, perché lui era un problema. E allora tanto valeva essere un problema altrove, il più possibile lontano da Chris Redfield e dal fantasma di un padre che per lui non è mai esistito. Arrivò all’auto, trovò anche le chiavi inserite con sua grande sorpresa. Mise in moto e disse:
- Sto arrivando! Resisti Sherry! –

Claire con Moira cercavano di tenere sotto controllo la situazione alla base della marina militare. Per fortuna erano riuscite, insieme agli altri di Terra Save, a rifugiarsi in una torretta di guardia. Quando successe il black – out dire che era scoppiato l’inferno era poco. Arrivarono i J’Avo e gli zombie e purtroppo molti di Terra Save non ce l’avevano fatta, erano stati aggrediti e uccisi dai numerosi zombie. La situazione nella base non era delle migliori: c’erano donne, bambini, le famiglie dei soldati. Dio solo sapeva che fine avessero fatto, chiunque era stato l’avrebbe pagata! Claire era furiosa, ma non riusciva a togliersi dalla mente Sherry. Era in pensiero per lei, come sempre del resto, ma in quell’occasione era diventata molto agitata e pensierosa. E se le fosse successo qualcosa e lei non lo avrebbe saputo? Era un pensiero che non riusciva a togliersi dalla testa, non vedeva l’ora che arrivasse la BSAA per risolvere quel dannato casino. Moira era una valente alleata, riusciva a muoversi con destrezza ed estrema abilità, le era passato il terrore delle armi. Era una ragazza ovviamente più matura e meno sfacciata di prima, la terribile esperienza con Alex Wesker l’aveva cambiata. Moira sapeva però estrapolare le cose belle, come sempre aveva fatto nella sua vita. E, cosa ben più importante, imparava dai suoi errori e anche duramente…purtroppo questo era la prima e durissima lezione che aveva imparato dalla vita, dall’incidente che coinvolse lei e Polly da piccole. Era una tosta, non si guardava indietro e non si piangeva addosso perché affrontava le cose di petto. Claire avrebbe voluto per lei una vita diversa, lontana da altri orrori perché ne aveva avuti già abbastanza di orrori. Ma d’altronde era la figlia di Barry Burton, la sua testa era dura esattamente come quella di suo padre. E aveva un cuore enorme e generoso come quello di suo padre.

Claire era tra i suoi pensieri mentre guardava fuori la finestra della torretta in cui si erano rifugiati. Moira si affaccendava affinché riuscissero tutti ad aspettare la BSAA, curare i feriti. Dopo un po’ andò da Claire, che inizialmente non la stava a sentire presa com’era dai suoi pensieri:

- Claire credo che stiamo più o meno tutti bene. Per fortuna siamo riuscite a contattare la BSAA. Spero solo che portino in fretta il culo qui – ma Claire non rispose.

Moira guardò Claire, era diversa anche lei dopo Alex Wesker. Aveva capito che Neal le piaceva, ci era rimasta male per quello che si era rivelato. Ma ora usciva con quel tipo cazzutissimo dell’F.B.I.! A Moira non piacevano gli uomini in giacca e cravatta. Per Claire quel tipo andava benissimo, basta che lei non facesse cazzate. Moira preferiva più un militare o un ragazzo jeans e maglietta, anche se non sopportava, anzi odiava, i ragazzi che mettevano i jeans a vita bassa e facevano intravedere il culo. Che senso aveva farlo vedere? Sì, era strana, tutti pensavano che lei fosse inaffidabile ma non era così. Voleva solo qualcuno che potesse volerle bene e che la amasse, che fosse il più calmo e responsabile possibile. Che male c’era in fondo? E lo voleva anche per Claire, aveva bisogno di tranquillità. Purtroppo anche il pensiero di Sherry l’aveva fatta agitare di più. Sherry era un tipo davvero fico, nonostante tutto quello che aveva passato era cazzuta! L’ammirava molto anche se non era mai riuscita ad andare d’accordo con lei. Il problema era che Moira era gelosa di Sherry…gelosa del rapporto che aveva con Claire, del suo modo di reagire di fronte ai problemi della vita. Lei, invece, mandava a fanculo il mondo spesso e  volentieri per giunta. Si era ripromessa di fare la persona matura con Sherry, più che altro lo faceva per Claire, così per darle una mano anche. Claire non poteva affrontare tutto da sola.

- Chissà dove diavolo sarà… - disse ad un certo punto Claire. Moira fu sorpresa, così domandò a Claire:
- Chi Claire? –
- Campbell –
- Sarà vivo da qualche parte o sbranato da qualche mostro –
- Moira!-
- Claire è la stracazzo di verità! –
- Ci ha aiutato…-
- Lo so, lo so. E allora perché qualcosa mi dice che non sei convinta? Claire cazzo parlami! Che cazzo ti prende? –
- C’è qualcosa che non mi torna. Moira non dire nulla agli altri, io devo cercare Campbell –
- Ok e io che faccio? –
- Rimani qui ovvio! –
- Era retorica del cazzo Claire. Secondo te ti mando in giro da sola con quegli stronzi –
-Tu devi rimanere qui! –
- Non ti lascio Claire! Voglio aiutarti cazzo!!! Dammi la possibilità di farlo! –
- Mi aiuti se rimani qui e proteggi gli altri. Hanno bisogno di te –
- Anche tu hai bisogno di me – Claire fu spiazzata. Non pensava che Moira provasse così tanto affetto e fosse spinta così tanto dal volerla proteggere.
- Ok vieni con me ma – aggiunse vedendo Moira che saltellava  - farai come ti dico io. Segui le mie direttive e se ti dico di andartene lo farai. Niente storie -  Moira non aveva altra scelta…
- Ok Claire, facciamo come dici tu. Ma sappi che col cazzo ti lascio nella merda –
Le due, con la scusa di controllare il perimetro della torretta di guardia, si addentrarono nella base della marina militare.
 
 

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Capitolo 24
*** Il volto del diavolo ***


Sherry si sentiva la testa esplodere. Cos’era successo? Dov’era Jake? Sentiva tutti i suoni intorno a sé in modo ovattato…non capiva bene cosa stesse succedendo ma una cosa era certa: l’avevano presa. Jake aveva fatto di tutto per proteggerla, lo avevano anche accoltellato! Stava bene? Lo avevano soccorso? La BSAA era sotto assedio! Cominciò a provare una grande paura non tanto per sé stessa ma per gli altri, in particolar modo di Jake. Sapeva quello che volevano da lei, ormai la sua vita da oltre quindici anni era quella. Volevano il suo dannato sangue, il suo Dna, il suo genoma. Non ne poteva più…Ad un certo punto vide nero, o meglio le si parò qualcuno davanti. Non riusciva a capire chi fosse, vedeva sfocato ma sentì bene quello che le disse:

-Ciao Sherry, come stai? Perdona per i modi bruschi ma era l’unica via per portarti via di lì. Forse non mi conoscerai ma io stimavo tantissimo tuo padre. Sì, lo conoscevo, per te questo sarà un colpo durissimo, posso solo immaginarlo. Ma sappi che non ti verrà fatto alcun male, non ti sarà fatto nulla di brutto. Era da tanto che volevo incontrarti, tu non lo sai ma io è da tantissimo che volevo parlarti. È da tanto tempo che volevo dirti queste cose, perché quello che ho in mente renderebbe fiero di te tuo padre, che già lo sarà per come sei diventata brillante e fantastica. Sì, ti seguo da tantissimo tempo, ammiro tuo padre da sempre. Vedi, quando ho cominciato a lavorare per l’Umbrella Corporation eri poco più che una bambina, io ero giovanissimo e non avevo il potere che ho adesso. Non ho potuto salvare William, tuo padre. Credimi, lo avrei fatto! La teoria di tuo padre è stata sensazionale, era una mente brillante. Non capisco ancora come abbia avuto gli occhi bendati l’Umbrella! Ma quella non è stata colpa sua, il problema era dato da altre persone. Non ho mai voluto che tu stessi con quel Jake Muller, non è adatto a te capisci? Non dovrebbe proprio parlarti il figlio di quel maledetto bastardo di Albert Wesker! Oh, scusami tanto, io sono molto arrabbiato con lui e non mi trattengo quando ci penso. Non riesco a perdonare Wesker per quello che ha fatto all’Umbrella! Ma ora non è più il caso. Sherry, piccola mia, riporteremo in auge l’Umbrella, la ricerca di tuo padre! Ci pensi? Sei felice del regalo meraviglioso che voglio farti? –

Sherry non credeva alle proprie orecchie! Se solo non fosse stata così stordita sarebbe scappata con tutte le sue forze. Le veniva da piangere, quell’uomo la colpiva dritto al cuore. Come ha potuto tirare fuori così suo padre? Che ne sapeva lui di suo padre? Che ne sapeva di quello che voleva lei e di cosa la rendesse felice? Ad un certo punto non riuscì più a pensare, sprofondò nell’oblio e tutto divenne nero di nuovo.

Chris e gli altri stavano ultimando il piano per entrare nella base militare. Era stata contattata anche la FOS, avevano bisogno appoggio da tutte le forze armate se volevano evitare un’altra Tall Oaks o un’altra Raccoon City. Al fianco di Chris c’era anche Leon con Helena, i quali decisero che era meglio dividersi. In fondo sapevano badare benissimo a loro stessi. Leon ed Helena si addentrarono per primi, Chris con Jill, Sheva Parker andarono invece verso la torretta dei superstiti. Appena entrarono vennero acclamati e molte delle persone piansero dalla felicità: finalmente erano in salvo!
Però Chris si rabbuiò: dov’era Claire? E Moira? “Dannazione Claire!...” disse tra sé Chris....

Jill e Parker seguirono Chris e Sheva nella base della marina militare. Regnava il caos più totale, c’erano auto in fiamme, si sentivano urla in lontananza e i lamenti dei vaganti. C’era distruzione e morte ovunque, purtroppo ciò era uno scenario fin troppo familiare. Ad un certo punto videro che, in lontananza, c’erano dei movimenti piuttosto strani. Videro arrivare elicotteri ma ciò che sorprese Jill e Chris fu lo stemma dell’Umbrella sul fianco degli elicotteri! Chris decise che era meglio dividersi e arrivare da due parti nel punto di atterraggio degli elicotteri, in questo modo avrebbero potuto esplorare meglio la base e, con un po’ di fortuna, trovare Sherry.
 

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Capitolo 25
*** Strada alternativa ***


Quando Jake arrivò alla base della marina militare vide intorno a sé solo distruzione. Del resto ci era abituato, prima in Edonia e poi in Cina…nulla di cui lui non sapesse già. Pensava solo a Sherry, gli venivano i brividi al solo pensiero di saperla vittima di quei topi di laboratorio folli. Durante i sei mesi passati nei laboratori della Neo – Umbrella Jake venne sottoposto ad ogni tipo di controllo; era vero che era diventato più abile, fisicamente era diventato eccezionale ma non poteva non infuriarsi. Gli avevano tolto sei mesi di vita, era prigioniero per colpa di un padre che per lui non c’era mai stato. Forse tutto il problema era proprio questo: il sentirsi continuamente frustrato per via di suo padre. Forse Sherry cercava di dirgli proprio questo in Cina, negli spogliatoi, e lui come al solito non aveva orecchi per nessuno. Come al solito non ascoltava nessuno, ecco perché finiva puntualmente nei guai. Non avrebbe più fatto lo stesso errore, era ora di finirla di vivere come uno scapestrato.

Mentre Jake pensava a tutto ciò, vide in lontananza Chris, Jill, Parker e un’altra donna. Non aveva idea di chi fosse, sicuro doveva essere un membro della BSAA, visto che si allontanò con Chris, mentre Jill e Parker andavano nella direzione opposta. Jake non voleva assolutamente incontrare Chris, così decise di seguirlo facendo una “strada alternativa”: sarebbe passato tra le rovine saltando da un palazzo all’altro. Nulla di cui preoccuparsi, bastava far attenzione nei salti e aggrapparsi al momento giusto. In fondo, non sapeva dove doveva andare…

Chris si girò di scatto verso le sue spalle. Sheva se ne accorse e gli chiese:
-Chris qualcosa? – si mise all’erta anche lei.
-Sì, continuiamo – rispose dopo qualche secondo Chris. Aveva avuto la sensazione che qualcuno lo stesse osservando o, peggio, seguendo. Si accertò che non c’era nessuno, forse stava diventando solo paranoico. Percorsero la strada in silenzio, erano all’erta per qualunque cosa si fosse parata davanti. Sheva era abituata ai silenzi di Chris, anche se doveva ammettere che lo vedeva stanco e anche parecchio abbattuto. Non era più il Chris che aveva conosciuto in Africa, alla ricerca di Jill e diretto alla distruzione di Albert Wesker. Chris ne aveva viste e vissute fin troppe. Mentre pensava a ciò arrivarono davanti a loro un’orda di vaganti, alcuni di loro erano in fiamme dato che provenivano da un edificio in fiamme. L’edificio in questione doveva essere l’ufficio postale, visto che tra le macerie vi erano lettere sparse ovunque, oltre alle cassette delle lettere. I due cominciarono a sparare, Sheva era diventata più agile con il machete. Colpiva i vaganti alle gambe, dopo passava subito al machete per il colpo di grazia. Chris, per aiutare Sheva, dava dei ganci paurosi, la sua forza bruta non era cambiata per nulla negli anni. Quando sembrava tutto finito, ad un certo punto sentirono nelle auricolari le voci di Leon ed Helena con un sottofondo di colpi sparati a più non posso.

-Leon! Helena! Che succede? – urlò Chris ma non ci fu alcuna risposta, solo rumore statico. Ad un certo punto ci fu un’esplosione verso destra, Chris e Sheva si abbassarono di riflesso proteggendosi la testa con le braccia, ma non scamparono al pericolo: arrivò un’orda di licker!
. Come ai vecchi tempi!- disse Sheva, imbracciando la mitragliatrice e facendo fuoco a più non posso. Chris, dal canto suo, lanciò un paio di granate esplosive, dopo di che cominciò anche lui a far fuoco. Leon si mise in comunicazione:
-Non so da dove arrivino, sono una marea! – urlò continuando a fare fuoco
-Dobbiamo andarcene da qui o faremo una brutta fine! – rispose Helena. Chris fu d’accordo con lei, loro non erano equipaggiati come lui e Sheva, anche se erano abili nel rimanere in vita. Chris rispose:
-Leon, Helena andate avanti! Noi attiriamo questi stronzi e cerchiamo un modo per farli fuori! –
.Ok, te lo devo Chris! – rispose Leon e pose fine alla comunicazione.

Jake osservò dall’alto dell’edificio in fiamme, in un luogo abbastanza sicuro momentaneamente. “Se non faccio qualcosa il soldatino fa una brutta fine. Che idea del cazzo che hai avuto! Un problema in più!”. Inizialmente Jake se ne sarebbe voluto andare e lasciare che Chris se la sbrigasse da sé, ma non se la sarebbe sentita di farlo, chissà cosa avrebbe detto Sherry…. Avanzò e ad un certo punto gli si pararono davanti delle granate e una mitragliatrice tattica ancorata a terra. I marines doveva essersi barricati nell’ufficio postale ma qualcosa doveva essere andato storto ed erano morti tutti. Jake non ci pensò due volte di prendere la mitragliatrice e fare fuoco senza pietà contro i licker. Chris e Sheva si voltarono e lo videro in azione. Chris non credeva ai suoi occhi:
-Jake!- Urlò. Sheva guardò prima Jake, poi Chris e poi Jake e capì: era il figlio di Wesker. Ma non c’era tempo per i convenevoli, immediatamente raggiunsero Jake e fecero fuoco sui licker.

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Capitolo 26
*** Senso di colpa ***


Dopo una cruenta ed estenuante battaglia contro i licker, che vide agire all’unisono Jake, Chris e Sheva, i tre tirarono un sospiro di sollievo.
- Grazie, ti siamo debitori – disse Sheva, colma di gratitudine. Chris guardò Jake e ciò irritò tanto quest’ultimo.
- Non c’è di che soldatino -  rispose di rimando Jake, cercando di contenere la rabbia che provava verso Chris.
- Come va il braccio? – chiese Chris. Sapeva che al QG aveva perso le staffe, non era colpa di Jake l’attacco che avevano subito. Si sentiva in colpa per questo, voleva rimediare al casino che aveva combinato.

- Sopravvivrò – disse Jake camminando in fretta e cercando di scansarsi da loro due.
- Aspetta Jake! – urlò Chris e Jake si voltò verso di lui furente:
- Che cosa vuoi ancora? Non ne hai avuto abbastanza? Mi sono levato dai piedi, che cosa c’è ancora?!!! – era fuori di sé. Di rimando, Chris era calmo e lo osservava in modo grave, esprimendo con lo sguardo che gli dispiaceva per come aveva reagito al QG. Non perse la calma, anzi, rispose a Jake in modo molto calmo.
- Jake so che farai la cosa giusta – Jake era di spalle, stava già camminando e si fermò di colpo. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di aver ragione, per cui non si voltò e continuò a camminare in silenzio.

Leon ed Helena erano davvero in difficoltà. Inizialmente si erano addentrati tranquillamente, avevano incontrato qualche vagante ma poi erano arrivati i licker. Da quel momento cominciarono le difficoltà ma erano riusciti a farcela per un pelo, grazie a Chris. Leon non riusciva a non pensare a Sherry:
- Devo trovare Sherry! – disse ad un certo punto. Helena lo rassicurò:
- La troveremo! Stai tranquillo Leon, non permetteremo che le facciano del male – Helena era convinta di questo. Leon non disse nulla, era solo molto preoccupato. Ad un certo punto la loro strada di interruppe, davanti si piazzavano delle macerie, in più un carro armato con delle auto distrutte bloccavano il passaggio.
- Non si passa da qui – sentenziò Helena. Leon si girò intorno e vide un tombino.
- Ci risiamo, Helena. Dai, del resto è l’unica alternativa -  Helena si voltò e sospirò. Odiava le fogne.

Jill e Parker se la stavano cavando piuttosto bene. Qualche vagante ma nulla di cui preoccuparsi. Non affrontarono i licker o altri pericoli rispetto a tutti gli altri, anche se erano in pensiero per gli altri. Quando sentirono via radio le loro difficoltà erano stati tentati di ritornare indietro per aiutarli, ma d’altronde la missione doveva continuare. Camminavano da mezz’ora quando videro l’arrivo dell’elicottero e capirono che non erano distanti dal punto in cui atterrò. Jill e Parker si scambiarono uno sguardo d’intesa, erano arrivati al centro della base.

Il centro della base era costituito da un edificio che si estendeva in lunghezza per diversi isolati. L’edificio serviva per addestrare le reclute, uffici amministratori e anche dei laboratori. Dopo i fatti di Tall Oaks tutte le basi delle forze armate, sia quelle presenti nel territorio statunitense sia quelle all’estero, si erano dotate di laboratori per i vaccini e allestire una quarantena per gli infetti. La struttura era circondata da una rete, Jill e Parker videro che era quasi del tutto sfondata.
I due si addentrarono, ma un rumore seguito da un’imprecazione li fece allarmare:
- Oh cazzo, e chi l’aveva visto! – urlò Moira, giustificandosi con Claire.
 

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Capitolo 27
*** Non c'è tempo da perdere ***


Nel momento in cui Parker vide Claire pensò che Chris sarebbe andato su tutte le furie e non gli avrebbe dato tutti i torti. Era incredibile come quella ragazza riuscisse a finire in certi pasticci. D’altronde aveva ragione Jill, come una volta gli fece notare: “E’ una Redfield, che cosa ti aspettavi?”. Già, cosa si aspettava Parker…

- Claire! Moira! Che cosa ci fate qui? – domandò Jill allarmata. La risposta di Claire non si fece attendere.
- Sto cercando Campbell. Chiamatemi pazza ma quell’uomo nasconde qualcosa, lo sento – sentenziò Claire con una certa urgenza nel tono di voce. Jill e Parker si scambiarono uno sguardo rapido e d’intesa, così decisero che dovevano dirle di Sherry. Parker prese la parola:
- Dietro a tutto questo c’è Campbell. Ci ha giocato fin dall’inizio, ha preso in giro tutti ma non è finita qui. Abbiamo avuto un attacco al QG e Sherry è stata presa – disse Parker guardando fisso Claire. Quest’ultima inizialmente scosse la testa ma la prima cosa che pensò, e disse, fu:
- Lo sapevo! Me lo sentivo che Sherry era nei guai! Dobbiamo trovarla!!! – era al limite. Non avrebbe permesso che qualcuno facesse del male a Sherry, non dopo tutto quello che aveva vissuto. Quel folle sarebbe dovuto passare sul suo cadavere!

- Vengo con voi! Posso esservi d’aiuto! – disse Claire e interruppe Parker che stava per ribattere – Per poter accedere ai laboratori dobbiamo prima sbloccare una serie di accessi. Mentre eravamo nelle torrette ai confini della base, abbiamo notato con Moira che non è semplice arrivare ai laboratori. Ci sono una serie di accessi con un complesso sistema di sicurezza per eventuali quarantene o cattura di potenziali B.O.W.. Sapete meglio di me come sono cambiate le cose dopo Tall Oaks –
- Quindi dobbiamo fare da supporto e fare in modo tale che nessuna B.O.W. fuoriesca dai laboratori – intervenne Jill e stavolta rispose Moira:
- Esatto. Chissà cosa ha portato dietro quel gran figlio di puttana o quale altro mostro bastardo del cazzo si è sviluppato nelle crisalidi. Non possiamo permettere che esca nulla da qui dentro – annuirono tutti. Jill contattò il QG:
- QG abbiamo un problema: i laboratori predisposti nella base hanno una serie di accessi, necessari per contenere le probabili quarantene e B.O.W. tenute sotto controllo. Dobbiamo essere un mezzo di assistenza per le altre squadre, inoltre abbiamo visto un elicottero atterrare. Attendiamo il permesso per poter procedere.
- Qui QG agente Valentine, permesso accordato. Lei e l’agente Luciani farete da contatto con le altre squadre ma vi avverto: abbiamo ricevuto proprio in questo esatto momento la comunicazione dal Pentagono. Hanno deciso che la base va sanitarizzata e lo faranno esattamente alle 05.00. Avete solo quattro ore e mezzo di tempo, siete la nostra speranza per l’agente Birkin. Passo e chiudo.
- Grazie QG, passo e chiudo –

Nessuno di loro ebbe il coraggio di parlare, erano impietriti. Parker prese in mano la situazione e disse:
- Andiamo non c’è tempo da perdere –
 
 
 

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Capitolo 28
*** Ripristino ***


Jake non aveva idea di cosa stava succedendo, pensava solo Sherry. Chissà cosa le stavano facendo in quel momento, cosa stava passando e provando…purtroppo le loro vite sarebbero sempre state in pericolo e dovevano guardarsi le spalle. Ecco cosa significava essere i figli di Albert Wesker e di William Birkin: essere sempre le cavie di qualche malato folle che vuole conquistare il mondo. Ma non lo avrebbe permesso, lui e Sherry non erano come i loro genitori. Anzi, Sherry era una creatura buona, non meritava tutto quel dolore e quelle sofferenze e avrebbe fatto di tutto affinché lei non vivesse nuovamente l’incubo che aveva vissuto dopo Raccoon City.

Addentrarsi nell’edificio non fu difficile, c’era qualche vagante ma riuscì ad entrare. C’era qualche luce sparsa qua e là, ma dentro regnava incontrastata la devastazione. C’erano macchie di sangue, segni di bossoli ai muri e alle porte…da ciò che vide Jake capì che era un luogo di addestramento per la reclute, la nuova carne da macello, quella che ancora non aveva avuto in mano una pistola, che non aveva mai sentito l’odore del sangue e la paura della morte. Vagò per una buona mezz’ora, non sapeva dove doveva andare per i laboratori, fino a quando non trovò proprio la scritta e le indicazioni. “Meglio di così non si può” ironizzò Jake e si addentrò nei laboratori attraverso i condotti degli ascensori.

Chris e Sheva si guardarono per un momento, dopo aver sentito la comunicazione da parte del QG. Non c’era più tempo, dovevano sbrigarsi se volevano ritrovare Sherry e fermare Campbell. Finalmente, dopo quella che era sembrata un’eternità, arrivarono anche loro alle porte della struttura. Chris e Sheva erano praticamente davanti l’entrata principale, dovettero faticare un po’ per potervi accedere. La porta era stata saldamente barricata, in più c’erano parecchi vaganti. Erano tutte reclute, avevano cercato di fermare la macchina mortale che era stata scatenata contro di loro ma con scarsi risultati. Nessuno riesce mai ad immaginare l’inferno che si scatena in queste situazioni, tranne se lo si vive in prima persona.

I laboratori sembravano immensi. C’erano ben tre piani da esplorare, la luce mancava e le luci d’emergenza funzionavano ad intermittenza. Chris e Sheva per prima cosa recuperarono una mappa del luogo, dopo di che si dedicarono all’esplorazione del luogo. Non potevano fare diversamente, inoltre potevano trovare qualche superstite. 

Jill, Parker, Claire e Moira si diressero all’interno del complesso. Claire e Moira erano provviste di mappa, quindi sapevano esattamente dove andare. Per prima cosa bisognava dare al complesso, accendendo il generatore di emergenza. Ciò significava dare un minimo di energia e poter accedere ai laboratori sotterranei, ma potevano anche liberare qualcosa che non doveva essere liberato. Non avevano scelta purtroppo….dovettero salire fino al terzo piano, ogni tanto incontravano un vagante ma nessuna traccia di superstiti. Arrivati davanti il terminale, Jill si mise all’opera. 

La struttura si presentava piuttosto complessa. Si ergeva su tre piani in superficie, mentre i sotterranei era un unico piano ma pieno di accessi come aveva detto Claire. Ci sarebbero volute ore per poter sbloccare la giusta direzione…per fortuna Claire e Moira avevano trovato un badge che permetteva loro di poter accedere in gran parte dell’area sottostante. Claire passò a Jill il badge e videro, quasi come per magia, il ritorno minimo della corrente e l’apertura di gran parte dell’area sotterranea.
Il gruppo decise di andare verso i laboratori, ma prima avvertirono Chris. Infatti, quest’ultimo con Sheva, notò come la corrente ritornò a sprazzi per il piano. Sentirono anche che si misero in moto gli ascensori, che precipitarono verso il basso.

Jake stava quasi arrivando al piano inferiore: “Un ultimo sforzo e sono arrivato” pensò. Non appena finì di formulare il pensiero, sentì uno strano rumore sopra la sua testa. Alzò lo sguardo verso la direzione di provenienza, con uno scatto felino. “Merda! Si sono attivati gli ascensori!” realizzò il rosso. Doveva scappare al più presto, altrimenti sarebbe morto schiacciato dagli ascensori che precipitavano. Realizzò che non riusciva a raggiungere le porte dell’ascensore, gli mancavano ancora diversi metri. Così cercò un appiglio che gli permettesse di evitare l’ascensore e continuare la sua discesa. Si aggrappò alle corde dell’ascensore di lato, appena in tempo perché sfrecciò verso il basso l’ascensore; dopo di che, con un movimento curvilineo raggiunse l’appiglio di provenienza, appena in tempo per evitare il secondo ascensore che precipitava.
Bene, direi che sono arrivato” concluse Jake.

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Capitolo 29
*** I laboratori ***


Sherry si svegliò, si sentiva ancora fortemente stonata. Era su di un lettino, addosso aveva un camice, tanto per non cambiare. Era in un laboratorio, c’erano provette, stati clinici, l’elettrocardiogramma e tante altre diavolerie. Si sentiva amareggiata, la sua vita non sarebbe mai cambiata. Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto sopportare quell’infinita tortura? Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto lottare affinché la lasciassero in pace? Tutto ciò svanì nel momento in cui comparve Campbell e allora ricordò cosa le aveva detto durante il suo trasporto in quel luogo.

-Tu!!! Schifoso! Liberami!!! – Jeremy Campbell la osservò contemplandola.
-Capisco che ti senti frastornata, non è piacevole tutto questo. Non oso immaginare come sia pesante per te tutto questo -  disse Campbell, con fare comprensivo, come se non fossero in un laboratorio con tutti quegli aggeggi. Ciò fece infuriare Sherry come non mai:
-Mi capisci? Tu non puoi capire! Come fai a dire questo?! Liberami!!! Ora!!!! – era fuori di sé. Cosa voleva quel folle? Voleva essere ringraziato per adorare la follia di suo padre? Era un incubo per Sherry….
-So che al momento ti può sembrare folle ma, credimi, non appena finiremo vedrai che ne sarà valsa la pena. Mi dispiace che devi sopportare tutto ciò – disse con fare sincero, e lo era veramente. Sherry capì che non avrebbe mai ragionato con quel folle, visto che la guardava come una reliquia. Per la disperazione si mise a piangere e ad urlare:
-Me la pagherai Campbell! Te lo giuro! Fosse l’ultima cosa che faccia! Pagherai caro quello che mi stai facendo! – Campbell andò via dalla stanza, ma prima fece un cenno con le dita. Sherry sentì un forte dolore per tutto il corpo e svenne.

Jake riuscì ad aprire le porte dell’ascensore ed entrò nei laboratori. Davanti a lui si apriva un corridoio con una decina di porte chiuse, tutto bianco, con luci accese qua e la. Alla sua destra c’era un incrocio, così come alla sua sinistra; con molta probabilità avevano gli stessi identici corridoi con le stesse identiche porte. Così, sporco di polvere, sudato ma entusiasta per essere riuscito a scamparla ancora una volta decise di addentrarsi, anche se in quei luoghi non era solo, lo avvertiva. Loro erano da qualche parte, doveva solo trovare Sherry prima che fosse troppo tardi! Però sentì qualcosa che gli fece accapponare la pelle: erano urla? Non riusciva a distinguere bene, sapeva solo che era lei ed era nei guai fino al collo! Nel momento in cui si mise in moto verso la direzione che, per il rosso, era quella giusta vide che le porte si aprirono da sole. Uscirono zombie infetti dal Virus –C e anche delle creature che non aveva mai visto ma avevano un odore nauseabondo. Sparò immediatamente ai vaganti, che caddero al suolo facilmente, anche perché li stese con le mosse corpo a corpo, girando loro il collo o spaccandogli la testa al suolo. Ma poi si ritrovò davanti a delle BOW mai viste. Da vicino avevano davvero un odore orrendo, sembravano che fossero in putrefazione. Inoltre, avevano dei tentacoli neri che si muovevano per tutto il corpo e lasciavano una scia di una sostanza nera, simile al petrolio ma molto più viscoso e disgustoso. Jake cominciò a sparare loro facendo cadere a terra dei tentacoli, ma la creatura lo attaccò allungando a dismisura i suoi tentacoli. In un attimo il rosso venne avvolto da quella cosa nauseabonda e per poco non gli provocò il vomito. La creatura era davvero affamata, se non avrebbe trovato il modo lo avrebbe ammazzato di certo. Riuscì a liberarsi ma la creatura si era avvicinata e lo colpì in pieno addome, facendolo volare per mezzo metro. Cadde rovinosamente a terra ma aveva in pugno ancora la sua pistola, fece appena in tempo a vedere che c’erano tre di quelle disgustose cose. Nel frattempo sentiva i lamenti dei vaganti e i suoni gutturali di quelle nuove BOW. Era in una trappola mortale, non poteva affrontare da solo tutti quei nemici. Fece appena in tempo ad alzarsi che venne aggredito da uno zombie alle spalle ma riuscì subito a liberarsi. Jake andò indietro e prese la prima direzione a sinistra, ormai andava alla cieca pur di salvarsi. Doveva trovare un modo di liberarsi di tutti quei fastidi.

Leon ed Helena, nel frattempo, avevano attraversato le fogne. Avevano trovato qualche vagante e qualche altro licker, nulla di particolarmente più pericoloso del solito. Ad un certo punto arrivarono ad una scala che conduceva verso un piano rialzato. I due la presero e si ritrovarono in una sorta di sala del controllo delle fogne. Indagando a fondo scoprirono che quelle fogne erano isolate da resto del sistema fognario dell’intera base. Infatti, faceva aprte di un sistema sotterraneo che serviva per far defluire le sostanze tossiche che venivano usate nei laboratori e smaltire eventuali resti di BOW o di Virus senza che alcuno o l’ambiente circostante ne entrasse in contatto.  Trovarono anche un piano di emergenza, denominato “Piano B”: questo piano consisteva nel prendere una sorta di metro sotterranea che avrebbe portato in superficie chi lavorava nei laboratori sotterranei, nel caso in cui vi fosse una fuga biologica di qualunque tipo. Proprio in questa emergenza si sarebbe attivato il sistema di autodistruzione, che nel giro di un quarto d’ora avrebbe raso al suolo l’intero edificio, dando un segnale a Washington affinché distruggesse la base per precauzione. Leon ed Helena erano esterrefatti, ma i due non sapevano che purtroppo, parte del piano B, era già in atto. Nelle fogne avevano sentito la comunicazione molto disturbata e ancora non riuscivano a contattare alcuno, ergo non potevano avvisare della scoperta appena fatta.

Entrambi capirono che dovevano darsi una mossa, prima che qualcuno azionasse il “Piano B”.
 

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Capitolo 30
*** Uroboros Mkono rivisto e corretto ***


Sheva e Chris, dopo che videro gli ascensori precipitare verso il basso, videro che c’era una scala che portava verso il basso. Decisero di prenderla, sarebbe stata una faticaccia scendere ma almeno sapevano che sarebbero arrivati alla loro destinazione. Scesero per un bel pezzo, dopo di che arrivarono su ciò che prima erano gli ascensori. Chris tolse qualche rottame e nemmeno il tempo di scendervi dentro sentì degli spari. Avvisò subito Sheva, che capì al volo. Presero i loro mitra e aprirono le porte dell’ascensore. Davanti a loro vi era un esercito di zombie e ciò che somigliava a qualcosa che Chris aveva visto solo in Africa: l’Uroboros MKono!!!

-Diavolo!!! Non posso crederci!!! Quella cosa si uccide con il fuoco!!! – urlò Chris ma Sheva gli rispose:
-Chris non sono forti rispetto a quelli che abbiamo affrontato in missione qualche anno fa! Sono deboli ma sono affamati. Butta loro le granate al napalm! – Chris non se lo fece ripetere due volte. Vide che l’Uroboros MKon fece un grido acuto ma  poi si dissolse. Chris contò le granate, non erano molte e potevano non farcela per ucciderle tutte, allora pensò immediatamente ad un’alternativa che disse a Sheva:
-Sheva cerchiamo di radunare più Mkono possibili! In questo modo possiamo razionare le granate e le uccidiamo tutte!
-Roger!- rispose di rimando Sheva. Così fecero e, mentre stavano eliminando tre Mkono, Chris sentì altri spari. Erano in lontananza, immediatamente capì che qualcuno era nei guai. Pensando che fosse Jill o Parker nei guai, si diresse in direzione degli spari, seguito da Sheva. Ma non vi trovò Jill e Parker: trovò Jake nei guai fino al collo. Era tra le grinfie di due Mkono, avvolto nei loro tentacoli e lo stavano stringendo e colpendo allo stesso tempo. Chris e Sheva non persero tempo, fecero subito fuoco e Jake fu libero. Nel momento in cui il ragazzo cadde a terra Chris urlò:
-Jake giù! – ed il rosso rotolò nella sua direzione, proprio nell’esatto momento in cui il capitano lanciò la granata al napalm. Le due BOW furono incenerite. Jake capì quale fosse il loro punto debole, quindi sapeva che doveva fare fuori i vaganti, mentre Chris e Sheva avrebbero pensato a quelle schifezze. Finalmente i mostri furono tutti uccisi. Jake aveva il fiatone, non aveva il coraggio di guardare in faccia Chris. Lo aveva salvato del resto, ma era ancora in collera con lui. Ruppe proprio il rosso il silenzio:
-Ti devo un favore – disse Jake a Chris, con lo sguardo rivolto al pavimento.
-Non preoccuparti, stai bene? – domandò Chris, seriamente preoccupato ed in tono molto calmo. Gli dispiaceva per la sua sfuriata senza senso, voleva solo che Jake gli desse modo di dargli fiducia.

-Cerchiamo Sherry e facciamola finita – sentenziò Jake e Chris fece cenno di sì con il capo. Nemmeno il tempo di finire la loro breve conversazione che sentirono le urla di Sherry. I tre furono immediatamente presi di sorpresa e si misero a correre a più non posso.

Nel frattempo, Jill, Parker, Claire e Moira stavano per addentrarsi nei laboratori attraverso un’altra strada. Grazie alla mappa fornita da Claire, trovarono la strada attraverso il pian terreno. Stavano per scendere lungo delle scale quando si trovarono faccia a faccia con Leon ed Helena. Questi ultimi si meravigliarono a vedere Claire e Moira ma subito Jill e Parker li ragguagliarono sulla situazione. Leon ed Helena si allarmarono e dissero:
-Dannazione! Vuol dire che hanno messo in atto il piano B! – disse Helena grave e Parker disse:
-Piano B? – guardando Leon ed Helena e poi Jill. Leon prese la parola e disse:
-Sì, il Piano B consiste nel radere al suolo questo edificio e la base. Per evitare che eventuali fughe batteriologiche fuoriescano dai confini della base – e disse del treno sotterraneo. Tutti ammutolirono per qualche secondo ma fu Claire a prendere l’iniziativa:
-Io e Moira ci dirigiamo verso il treno. Voi andate a cercare Chris e Sheva, magari loro sono arrivati da Sherry. Noi terremo tutto pronto per la fuga, manca davvero poco all’inizio del protocollo di autodistruzione, non possiamo più tergiversare! –
-Hai ragione, facciamo così! Leon, io e Jill vi seguiremo per arrivare ai laboratori. Una volta lì ci divideremo e cercheremo Sherry – disse Parker ma fu interrotto da Jill:
-Parker non possiamo lasciare sole Claire e Moira. Non possiamo sapere che pericoli vi siano verso il treno sotterraneo –
-Hey noi sappiamo cavarcela benissimo da sole! – protestò Moira, che fino a quel momento era stata in silenzio ad ascoltare. Ma Jill intervenne:
-Non sappiamo quanti pericoli ci siano, avete bisogno di qualcuno che vi protegga le spalle – disse la bionda. E Claire aggiunse:
-Ha ragione Jill. Ok venite con noi, non abbiamo più tempo da perdere! –

Così i quattro si avviarono verso il treno d’emergenza, mentre Leon ed Helena cominciarono a scendere in direzione dei laboratori.
 
 
 
 

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Capitolo 31
*** Non è mai ciò che sembra ***


Jeremy Campbell aveva bisogno del DNA di Sherry. Doveva studiarlo, quindi ogni suo tessuto poteva essere utile. Prese campioni di pelle, di capelli, di saliva ma mancava ancora qualcos’altro. Mancava il sangue. Purtroppo non poteva solo semplicemente prelevarlo, voleva vedere come il Virus – G reagiva nel momento in cui l’organismo doveva ricorrere alle sue proprietà rigenerative. Doveva provocare l’attivazione rigenerativa del Virus – G, tramite un forte trauma. Era davvero addolorato per quello che stava per fare a Sherry, ma sapeva che lei avrebbe capito e lo avrebbe perdonato. E lo avrebbe perdonato anche William Birkin, ovunque si trovasse. Così decise di stordire Sherry e di attaccarle degli aghi collegati a dei tubi per tutto il corpo. Questi tubi erano a loro volta collegati ad una sorta di macchinario per la dialisi del sangue, così da prelevarlo con la forza. In questo modo, il suo organismo, per proteggersi dal dissanguamento, avrebbe cominciato a rigenerarsi.

Non appena questo processo cominciò Sherry sentì un dolore così forte in tutto il suo corpo. Urlava, non riusciva a controllarsi. Sentiva che quel macchinario le stava strappando la vita, si sentiva prosciugare. Ad un certo punto pensò che stesse per morire…le cominciarono a scendere le lacrime copiose, pensò a Claire, a Leon…e a Jake. Avrebbe voluto dire loro tante cose e farne altrettante…ad un certo punto non gridò più, perché perse i sensi.
Jake correva, aveva il cuore in gola. Dietro di lui c’erano Chris e Sheva, avevano addosso un’adrenalina tale che nulla li avrebbe fermati. Ad un certo punto spuntarono dal nulla i licker. Chris, Sheva e Jake imbracciarono le loro armi, ma fu in quel momento che non sentirono più urlare Sherry. Jake divenne di sasso. “no, ti prego, fa che sia ancora viva! Ti prego, fa che sia ancora viva!” pensò il rosso. Si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Stava lottando contro il tempo e contro il destino, si era bloccato proprio nello sbloccare quelle diavolerie, non era quello il momento di incantarsi!!! Sapeva solo che doveva arrivare presto, prima che fosse troppo tardi. Per lei, doveva farlo per lei.

Jake non sapeva cosa fare, Chris capì e dette via libera a Jake. Gli disse:
-Vai avanti, io e Sheva ti raggiungiamo dopo! Muoviti! – Jake lo guardò ancora per un po’, dopo di che si mise a correre come non aveva mai corso in tutta la sua vita. Finalmente trovò la stanza dove tenevano Sherry, la vide al di là del vetro. Era esangue, con la testa voltata di lato, immobile. Per tutta reazione, Jake picchiò i pugni al vetro e urlò:
-SHERRY!!!!!!!!!! – Campbell lo sentì. Non poteva crederci, il figlio bastardo di Wesker era li! Sapeva che non poteva affrontarlo, ma non poteva nemmeno scappare e permettere a quei maledetti di prendere i risultati di una vita di lavoro! Non avrebbe permesso A NESSUNO di distruggere tutta la sua vita, tanto meno avrebbe permesso a Chris di distruggere ancora una volta l’Umbrella. NO! Avrebbe fatto come il suo mentore, William. Si iniettò il Virus – C e cominciò a mutare immediatamente. Jeremy Campbell cominciò a diventare un gorilla enorme, violaceo, senza la consueta peluria nera. Si potevano vedere benissimo le vene ingrossate e pulsanti e diventava sempre più grosso e più alto. Jake non poteva sapere cosa stava succedendo e all’improvviso una pioggia di vetri, frammenti di intonaco, polvere ed un qualcosa lo colpì facendolo cadere a terra. Non riuscì a capire inizialmente ciò che aveva davanti, aveva la vista annebbiata. Ma la creatura parlò. Manteneva ancora la sua intelligenza umana, anche se piuttosto violenta. La B.O.W. si presentò:
-Salve Jake Muller! Io sono Jeremy Campbell, magnate della casa farmaceutica Aelirium e colui che darà una fine alla generazione Wesker!!!! – disse quest’ultima parte urlando e buttando fuori tutto l’odio che provava per Wesker. Jake si rialzò da terra e per nulla scosso si massaggiò una spalla e disse:
-Benissimo stronzo, io sono Jake Muller e farò diventare questo posto la tua tomba!-

Lo scontrò iniziò.

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Capitolo 32
*** Jeremy, l’energumeno alternativo ***


Jake sparò quattro colpi direttamente sul torso di Jeremy Campbell. Aveva puntato in faccia ma quel mostro continuava ancora a crescere e a gonfiarsi a dismisura. Inoltre era anche maledettamente veloce. Si avventò verso Jake a tutta velocità ed il rosso, per puro caso, riuscì a scansarsi in tempo. Campbell urtò verso il muro opposto, che distrusse e liberò alcuni vaganti. Jake non si fece distrarre, continuò a sparare al mostro. Non gli importava di finire le munizioni, avrebbe preso direttamente a calci quel dannato di Campbell se necessario. Jeremy, dal canto suo, alzò il pesantissimo braccio e questo si allungò verso Jake, colpendolo. Stavolta era stato lento e non aveva considerato questa possibilità, così si rialzò da terra ma non fece in tempo. Jeremy gli venne addosso con tutta la sua mole, spingendolo ancora a terra, e cominciò a colpirlo. Per fortuna le sue mani erano troppo grandi e non riuscì a prenderlo in pieno, ciò dette vantaggio a Jake di sgattaiolare dalla sua furia. Quando Campbell si calmò Jake era dietro di lui e fece un sorrisino. Aveva visto, per una frazione di secondo, che esattamente dietro la nuca vi era una zona rossa, una sorta di cuore pulsante. Aveva visto il suo punto debole, non rimaneva altro che colpirlo per mandarlo al Creatore.

-Bene bene bene, mio caro benefattore. Vuoi uccidermi? Vediamo come te la cavi scimmione! – Jeremy non si fece ripetere due volte l’invito e accolse la provocazione. In quel preciso momento arrivarono Chris e Sheva e furono spiazziati dal vedere quella B.O.W., che scoprirono essere Jeremy Campbell. Uccisero i pochi vaganti in giro e poi si concentrarono su di lui. Campbell vide Chris e si infuriò maggiormente:
-Tu!!! Miserabile!!! Come hai potuto distruggere la mia vita! Lo hai fatto una volta e non te lo permetterò un’altra volta! Sarò io il vincitore non tu!!! – e partì caricando in direzione di Chris. Quest’ultimo cominciò a sparare ma non poteva sapere che era anche capace di saltare. Infatti, quando Jeremy saltò Chris non fece in tempo a schivarlo, cadde a terra e Sheva venne sbalzata dall’altra parte. Jeremy stava per scagliare il colpo di grazia a Chris ma Jake approfittò per colpirlo alla nuca. Campbell urlò dal dolore, e si piegò sulle ginocchia. Jake ci aveva azzeccato, era il suo punto debole! Sheva capì cosa aveva fatto Jake, così decise di essere l’esca per distrarlo.

-Hey scimmione! Sono qui, vieni a prendermi! Vediamo se saltando verso di me riesci a colpirmi o no! – Jeremy accolse la provocazione e caricò verso di lei. Jake lo colpì ancora una volta dietro la nuca e il gorillone cadde ancora una volta a terra. Chris si era ripreso abbastanza e guardò questa scena. Guardò Jake, il quale fece un cenno del capo. Il prossimo colpo lo avrebbero sferrato insieme! Sheva fece ancora da esca, Jeremy caricò verso di lei e Jake, insieme a Chris, lo colpirono ancora una volta alla nuca. Chris lo infilzò con il suo coltello da sopravvivenza, Jake lo squartò a mani nude. Jeremy fece per alzarsi ma era stremato. Cadde al suolo rovinosamente, ritornando in qualche modo umano. I tre si riunirono intorno a lui e Sheva domandò timidamente:
-E’ morto? –
-Penso di sì, per lo meno lo abbiamo reso innocuo per un po’- Sheva lo guardò e gli fece cenno col capo.

Jake si diresse subito verso la stanza di Sherry.
 

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Capitolo 33
*** Non lasciarmi! ***


Leon ed Helena erano quasi giunti ai laboratori. Avevano sentito un sacco di movimenti, qualsiasi cosa stava succedendo laggiù Chris e Sheva avevano bisogno di una mano. Avevano incontrato un sacco di B.O.W. e alcuni licker, le cose non stavano andando per il verso giusto. Erano proprio davanti l’entrata del laboratorio quando davanti a loro arrivò un’orda di vaganti e licker. I due cominciarono a sparare senza sosta, Helena alternava il suo fucile a canne mozze con la pistola, Leon lanciò le granate che aveva. Fu una lotta all’ultimo sangue ma riuscirono ad avere la meglio.

Nel frattempo Chris e Sheva sentirono che stavano arrivando i licker, Jake era dentro e cercava un modo per prendere Sherry.

-Jake sbrigati, non abbiamo più tempo! -  urlò con tutte le sue forze. Nel momento in cui Jake trovò i comandi per fermare la macchina infernale che stava prelevando il sangue a Sherry, immediatamente si spensero le luci e si udì un allarme seguita da una voce:

ATTENZIONE!!! PIANO B IN FASE DI ELABORAZIONE. TUTTO IL PERSONALE E’ PREGATO DI RECARSI AL TRENO DI EMERGENZA AL LIVELLO B2. IL LIVELLO B3 SARA’ CHIUSO ERMETICAMENTE TRA SEI MINUTI. INIZIO DELLA SANITARIZZAZIONE. LIVELLO 1 ATTIVATO

Le luci si accesero sparse, non avevano più tempo! Cominciarono ad arrivare i licker, Chris e Sheva li affrontarono. Chris doveva pensare ad un rapido piano, quella situazione stava diventando disperata, dovevano cercare un modo per poter uscire da lì, ora! Mentre Jake recuperava Sherry, lui doveva tenere occupate le B.O.W. che stavano arrivando a flotte. Era incredibile, la Neo-Umbrella era dura a morire! Nel frattempo Leon aveva capito che qualcosa non andava, sentiva nelle viscere un brutto presentimento. Helena intuì al volo e accelerò il passo per stargli dietro.
-Leon la troveremo, è una combattente nata -  disse tutto d’un fiato Helena
-Se le succede qualcosa non me lo perdonerò mai! – Leon era disperato. Aveva passato tutti quegli anni a proteggerla, non poteva finire così.
Chris e Sheva presero i fucili e cominciarono a sparare a più non posso, dovevano tenerli alla larga il più possibile. Una volta uccisi i licker Chris vide una scena che gli cambiò la vita.

“Non hai mai pensato che le colpe dei padri ricadono sui figli? Forse ci stiamo sbagliando o forse no. Solo il tempo potrà dircelo.”
“Jill avevi ragione su tutta la linea…ancora una volta mea culpa”. Chris riuscì a pensare solo a questo, vedendo le lacrime solcare la cicatrice di Jake.

Sherry non dava segni di vita, giaceva inerme tra le braccia del rosso. Non riusciva a rigenerarsi, era come se qualcosa le impedisse di farlo. Jake piangeva, non se ne rendeva conto. Le accarezzava il viso, la scrollava delicatamente, ma lei non si riprendeva. Cominciò ad incitarla:
-Avanti super girl, forza! Fai la tua magia! So che puoi farcela! Sono qui, per te, sono arrivato! Non lasciarmi proprio ora, altrimenti a chi chiedo i miei 50 dollari di paga? Ti prego, non provarci nemmeno! – Jake stava perdendo le speranze ed in quel momento Sherry aprì gli occhi.
-Jake!....che…che….ci….fa…ohhhh – era debole ma si stava rigenerando, molto lentamente ma lo stava facendo. Jake la prese in braccio e si diresse verso Chris, che lo guardava con le lacrime agli occhi. Sheva invece piangeva e si diresse verso Sherry:
-Sherry, tesoro! Siamo qui per te, c’è anche Chris! Adesso ti portiamo via e torniamo a casa! –
-Sheva! Io…io –
-Non sforzarti tesoro! Andiamo via ora, tieniti forte più che puoi a Jake! –

E i quattro si mossero verso l’uscita.

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Capitolo 34
*** Una via di fuga ***


Leon ed Helena vennero incontro al gruppo, finalmente ritrovato. Leon, come Sheva, si diresse verso Sherry appena la vide tra le braccia di Jake:
-Sherry, piccola! Oddio che ti hanno fatto? – le toccò il viso, le braccia e vide che la rigenerazione era lenta. Così Jake disse:
-Si sta rigenerando lentamente, ci ha messo un po’ a farlo. Dobbiamo portarla via di qui ora! – ed il biondo fece un cenno del capo. Chris si intromise nella conversazione:
-non abbiamo tempo, dobbiamo andarcene!- sentenziò. Helena gli rispose:
-abbiamo trovato insieme agli altri una via di fuga ma dobbiamo sbrigarci. Il piano B ha dei tempi precisi di funzionamento  -
Sheva, Chris e Jake con Sherry seguirono Leon ed Helena, appena in tempo prima che si chiusero le porte a tenuta stagna dei laboratori.
Parker, Jill, Claire e Moira stavano facendo il passaggio a ritroso di Leon ed Helena. Incontrarono qualche vagante e qualche licker, ma nessuna difficoltà lontanamente simile a quelle degli altri piani. Finalmente arrivarono nello stanzino dove risalirono dalle fogne Leon ed Helena, si misero a cercare di aprire la porta a tenuta stagna. Il badge per fortuna funzionò ancora una volta! Entrarono nella zona di evacuazione e subito udirono il messaggio di attivazione del Piano B. Non ci fu più tempo da perdere!

Claire e Moira entrarono nel treno e cominciarono ad attivarsi affinché potessero partire non appena sarebbero arrivati tutti. Parker e Jill, invece, si diressero intorno al treno ad aprire le vie di fuga. Aprirono il cancello per far passare il treno, sterminarono un’orda di vaganti e si diressero verso le scale mediante le quali sarebbero arrivati gli altri. In quell’esatto momento sentirono una sorta di terremoto, qualcosa si stava facendo largo tra i muri. Alle loro spalle crollò parte del tetto, un qualcosa di violaceo e tremendamente enorme e pulsante era precipitato. Sembrava un gorilla antropomorfa, Parker e Jill non si trovarono impreparati. Cominciarono a sparargli addosso ma il gorillone cominciò a muoversi velocemente e a saltare verso di loro. Per evitarlo i due agenti si divisero, dovevano trovare un modo per abbatterlo!!!

-Maledetti vi ucciderò!!! Schiaccerò ogni vostro muscolo, osso e berrò il vostro sangue! – urlò la creatura. Parker non credeva alle sue orecchie, la bestia immonda era intelligente e parlante.
-Jill ci troviamo di fronte ad un gorilla parlante transgenico! – affermò Parker.
-Già, dobbiamo farlo fuori prima che faccia fuori noi! -  urlò di rimando Jill.

La battaglia fu estenuante, si protrasse per diversi minuti ma non riuscivano ad abbatterlo. Ad un certo punto, Campbell saltò e andò addosso a Parker, rompendogli un braccio. L’uomo urlò dal dolore atroce.
-Nooooooo Parker!!!! – urlò Jill. Il mostro si rivolse verso di lei, mettendosi nuovamente in posizione per un nuovo salto. Stavolta sarebbe toccato a lei ed era con le spalle al muro. Jill respirava affannosamente mentre caricava la sua mitragliatrice e vedeva il mostro avanzare. Ad un certo punto il mostro si accasciò sulle ginocchia, urlando di dolore. La donna stupita rimase incerta qualche secondo e poi vide Chris.

Il suo eroe l’aveva salvata ancora una volta.

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Capitolo 35
*** Fine dell’incubo ***


Jill capì al volo che gli altri lo avevano colpito nel suo punto debole, per cui lei fece da esca. Si unì a Jill Sheva, insieme le due donne distrassero Jeremy, mentre Chris, Leon ed Helena lo colpirono per altre due volte ed il mostro cadde a terra sfinito.

-Lo abbiamo battuto? – domandò Leon, mentre Jill si dirigeva da Parker. L’uomo era a terra dolorante, la frattura al braccio provocatagli da Campbell gli aveva fatto uscire l’osso. Non poteva muoversi. Chris e Jill si diressero verso di lui e lo alzarono piano, Parker si reggeva a stento.
Tutti insieme si diressero al treno di emergenza, già in moto all’arrivo di Jake con Sherry. Claire si prendeva cura di Sherry, sembrava che poco a poco la rigenerazione stesse velocizzandosi, era molto provata. Quando vide Parker ferito, si diresse anche verso di lui:
-Parker, oddio! Non è messa bene – sentenziò la rossa.

-Beh, diciamo che ho vissuto momenti migliori – disse Parker abbozzando un sorriso. Il treno era partito, finalmente gli eroi tirarono un sospiro di sollievo.
Appena furono fuori la base videro all’orizzonte una luce intensa. Era il missile atomico che stava per distruggere la base.

Ancora una volta erano sopravvissuti ad un disastro annunciato.
 

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Capitolo 36
*** Epilogo ***


Passarono due settimane dopo gli ultimi eventi. Parker venne congedato per due mesi, il tempo di ristabilirsi con il braccio e compiere gli interventi chirurgici necessari. Claire e Sherry stettero insieme per la prima settimana, il tempo necessario affinché la bionda facesse tutti gli accertamenti dopo di che tornò a casa. Sheva tornò in Africa, pronta a proteggere e a combattere per la sua gente. Helena Harper tornò al suo lavoro alla Casa Bianca, sentendosi di tanto in tanto con Leon, che alla FOS lavorava come un matto.

Leon pensava ad Ada. Aveva intuito che il suo aiuto nell’ultima missione era stato un addio a lui. Ma sapeva in cuor suo che l’avrebbe rivista. Era un amore impossibile il loro ma le loro strade si incrociavano sempre. Erano anime gemelle a modo loro.

Claire decise di passare del tempo a casa di Parker. Era un periodo di risparmio, perciò doveva trovare un coinquilino con cui dividere casa. “Per caso” seppe che Parker aveva bisogno di un coinquilino per arrotondare, così andò da lui per un po’. Con questa scusa lo aiutò nel suo post – operatorio, avendo un braccio fuori uso non poteva fare granché in casa. E Claire imparò a cucinare.

Chris e Jill andarono via per un po’. Decisero che volevano prendersi del tempo per loro, così partirono da un giorno all’altro. Gli altri pensarono che avevano bisogno di stare lontani da tutto quell’orrore che li circondava da troppi anni, invece le cose stavano diversamente. Chris e Jill andarono in un’isoletta delle Maldive per sposarsi. A Chris dispiacque per l’assenza di Claire, ma quel momento lo doveva vivere e condividere solo con una persona: Jill. I due tornarono poi alla loro vita di sempre, ma nei loro occhi sapevano che si appartenevano per sempre.

E Jake e Sherry? Avranno capito anche loro di appartenersi in qualche modo? Ancora non lo sanno come le loro vite sono per sempre intrecciate. Sherry aveva pensato a Jake per tutta l’ultima settimana, stava nel letto che aveva condiviso con lui per poter sentire ancora il suo odore. Jake era alla BSAA da quasi una settimana, non si erano sentiti per nulla da quando era andato via dal suo appartamento. Ad un certo puntò si alzò dal letto e tolse le lenzuola per metterle a lavare. Mise a posto casa, ci mise oltre due ore a lavare e a sistemare tutto. Ma nonostante tutto ciò si sentiva inquieta. Ad un certo punto sentì il telefono squillare e rispose:
-Pronto?
-Super girl, allora cosa fai? Vieni o no? – rispose Jake.
La bionda si precipitò al balcone e vide Jake in sella alla sua moto. Per la prima volta non ebbe dubbi e non pensò. Prese la giacca e si diresse a velocità da Jake. Saltò sulla sua moto e i due andarono via, senza una meta.
 
Ed eccoci qui alla fine! Spero che la storia vi sia piaciuta, vi abbia appassionato e vi abbia tenuto compagnia. Mi dispiace essere stata così prolissa, ma non pensavo veramente che mi uscisse lunga. Mi sono legata tantissimo a questa storia, l’ho iniziata nel momento in cui mi sono iscritta qui su EFP, ed all’epoca stavo finendo gli esami all’università. Ora sono laureata e ho iniziato da oltre sei mesi una nuova vita, una nuova avventura. Sicuramente non scriverò più storie lunghe in questo modo, mi dedicherò sempre a scrivere ma prometto di essere breve e concisa. Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita, che mi hanno commentato e che hanno messo la mia storia nelle ricordate, nelle seguite e nelle preferite. Ringrazio chi mi ha sostenuta e ringrazio chi ha semplicemente letto. Grazie mille di cuore!!!!
 

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