La famiglia del penitenziario

di jarmione
(/viewuser.php?uid=168052)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo arrivo nuovo piano ***
Capitolo 2: *** Quando Joe diventa furioso ***
Capitolo 3: *** L'apparenza inganna ***
Capitolo 4: *** Rabbia e verità, cuore e gabbia ***
Capitolo 5: *** Anche Peabody si arrende ***
Capitolo 6: *** La grande fuga ***
Capitolo 7: *** 12 anni e 20 giorni dopo ***
Capitolo 8: *** In famiglia si fa sempre pace ***



Capitolo 1
*** Nuovo arrivo nuovo piano ***


Ciao a tutti, è la mia prima storia in questo fandome e anche sui fratelli Dalton (li adoro da morire).

Di storie che parlano di eventuali ragazze, sorelle e cose simili ne ho viste e so che la mia è ormai una specie di “ripetizione” ma posso giurarvi che nulla è copiato e tutto spunta fuori dalla mia testa. Io provo a pubblicare se a voi piace continuo e se invece non vi piace o altro me lo dite ed io la toglo, critiche ben accette e stessa cosa i consigli.

Un bacione e vi lascio alla lettura

 

 

 

La sera era ormai giunta e un temporale aveva invaso tutta la zona.

Faceva freddo e una flebile fiamma di candela illuminava la stanza.

Joe Dalton faceva avanti e indietro per tutta la casa, ancora vestito con l'uniforme di scuola, mentre i suoi fratelli dormivano già da un pezzo.

Mamma Dalton era uscita nel tardo pomeriggio per fare spese e non era ancora tornata.

Passò mezz'ora quando Joe ebbe l'idea di andare. Prese uno zaino e ci mise dentro tutto quello che un ragazzino pensava potesse servire per cercarla, ma si bloccò quando vide la porta spalancarsi e la mamma che entrava.

“Che stai facendo Joe?” domandò la donna stupita

“Stavo venendo a cercarti mamma” confessò Joe notando che teneva in mano il cestino della spesa e un fagotto

“Sei molto premuroso ma adesso fammi passare e aiutami” passò il cestino a Joe, che subito sistemò il contenuto nei mobili, poi si sedette sulla poltrona osservando i figli che dormivano con un lieve sorriso -Erano stanchi- pensò -Averell avrà fatto lui la cena per tutti avrà un futuro da chef-

“Mamma vuoi dare a me?” disse Joe indicando il fagotto che mamma Dalton non lasciava un istante

“Vieni qui Joe” lo fece avvicinare “dimmi figliolo quanti anni hai?”

“Dodici mamma perchè? Non ti ricordi la mia età?”

Mamma Dalton rise “Me la ricordo benissimo e sai cosa significa?” Joe scosse la testa “che sei grande abbastanza per avere responsabilità”

“Che responsabilità mamma?”

a quel punto mamma Dalton scoprì il fagotto rivelando un neonato, di pochi giorni e con qualche capello biondo qua e la, che dormiva.

“Un bambino?”

“Bambina Joe, è femmina”

Joe rimase in silenzio senza capire poi, attentamente, osservò la neonata.

Per quanto cercasse di non darlo a vedere era molto curioso.

La osservò dormire e sentiva dentro di se il cuore battere all'impazzata e di colpo avvertì una strana sensazione.

Sentiva il bisogno di proteggerla.

“Che mi succede mamma?”

“Lo capirai” rise la donna per poi tornare a guardare la bambina “devono averla abbandonata”

“Se pesco chi è stato lo fucilo!”

“Calmati figliolo” disse la madre “tu avrai il compito di proteggerla sarai la sua guida e scordati i fucili!”

Joe sbuffò e annuì “Come si chiama?”

“Non lo so...e non ci avevo pensato...che ne pensi di Evelyn?” domandò “penso ci calzi a pennello”

“Si...si mi piace!”

“E Evelyn sia”

“Cosa diremo agli altri?”

“Sarai tu che glielo dirai” mamma Dalton carezzò i capelli del figlio “dopotutto è il compito del fratello maggiore”

 

DICIOTTO ANNI DOPO

 

“Joe io ho fame!” si lamentò Averell tenendosi una mano sullo stomaco “E' da stamattina che non mangio”

“Averell, abbiamo fatto colazione un ora fa” gli ricordò Jack

“Lo so ma è troppo tempo” sbuffò

“Piantala imbecille, dobbiamo trovare un modo per evadere” Joe lo fece zittire e meditava in cerca di qualsiasi oggetto o buco che gli permettesse di uscire da li.

Erano quasi ventiquattro ore che non aveva un piano e questo lo mandava in escandescenza.

Tutto era tranquillo e noioso tanto che le guardie si stavano quasi addormentando e facevano scommesse su quale detenuto fosse svenuto per primo a causa del sole cocente che batteva sulle teste.

La signorina Betty si stava dedicando alla lettura ed era talmente immersa che non si accorgeva di Rantanplan che le correva intorno seguendo una delle poche farfalle che spuntavano ogni tanto.

La giornata sembrava esattamente come le altre quando si udì la voce del signor Peabody che risuonava per tutto il penitenziario

“Nuovo arrivo!” gridava “nuovo arrivo!”

Joe e i suoi fratelli rimasero sbalorditi e così anche gli altri detenuti.

Quando c'era un nuovo arrivo lo sapevano sempre il giorno prima, in quanto la persona catturata veniva messa nella prigione della città dove era stata beccata e poi spedita al penitenziario.

Le guardie e Peabody raggiunsero il portone in ferro e lo aprirono per far spazio al carro.

“Oh bene eccolo!” esclamò baldanzoso il signor Peabody.

Il carro raggiunse a gran velocità il penitenziario, sfuggendo ad alcune frecce degli indiani Bracciarotte che odiavano quando un carro passava nel loro territorio.

“Benvenuto mio caro” Peabody accolse con un gran sorriso il detenuto, che scese lentamente e a fatica dal carro.

Aveva l'uniforme più grande di lui di almeno tre taglie, magrolino e con il cappello che gli copriva tutta la testa.

“Perdonami per l'uniforme, tra qualche giorno ci arriveranno quelle nuove e potrai cambiarti” fece andare via il carro “Io sono il signor Peabody e questo è il mio penitenziario”

“Ed io sono la signorina Betty” nonostante fosse presa alla sprovvista era sempre organizzata per accogliere calorosamente tutti i nuovi arrivi.

Joe si avvicinò ad Emmet, la guardia “Ma chi è questo si può sapere?”

“Si chiama Everett Dalon” rispose “beccato mentre cercava di entrare in una banca con un finto fucile, otto anni per tentata rapina”
“Caspita” commentò William raggiungendo il fratello “così tanto solo per essere quasi entrato in banca, è sfortuna”

“Ti troverai bene qui e se ti serve qualcosa chiedi pure a me” Peabody strinse la mano al detenuto e se ne andò lasciandolo in mezzo agli altri.

Il poveretto si guardò attorno, era spaventato e gli tremavano le gambe quell'ambiente non gli piaceva affatto e dentro di se si pentiva di aver anche solo pensato di fare una rapina.

Molti lo guardavano da cima a fondo lanciandogli sguardi di fuoco.

Indietreggiò toccando il muro e cercando con le mani un buco dove poter passare per andarsene.

“Ragazzi ho un piano!” esclamò Joe“il nuovo arrivato ha voglia di evadere ed è anche quello che vogliamo noi giusto?” i fratelli annuirono “allora dobbiamo accoglierlo tra di noi, sfrutteremo la sua paura, appena prenderà un grosso spavento troverà sicuramente un buco dove poter uscire e noi lo seguiremo”

i fratelli lo guardarono accigliati. Avevano tanti commenti da fare ma nessuno osò dirli in quanto sapevano che Joe si sarebbe infuriato.

Quel piano era un idiozia.

“Salute compare!” Joe si avvicinò al nuovo arrivato ma non appena fu visto il detenuto si spaventò e scappò via nascondendosi dietro a dei barili

“Ma che ho detto?”

“L'hai spaventato” gli fece notare Jack

“E' la tua brutta faccia Joe” aggiunse Averell beccando un ceffone dal fratello, che subito dopo si avvicinò ai barili

“Ciao!”

il detenuto si spaventò ancora ma trovò il muro invece che una scappatoia

“Non ti faccio mica del male” lo rassicurò Joe “io mi chiamo Joe Dalton e ho tanta voglia di evadere”

il ragazzo tremava come una foglia e quando arrivarono anche gli altri fratelli sembrò ancora più terrorizzato.

“E-Everett...Dalon”

“E che lavoro facevi Everett?”

“Ero...maniscalco”

“Oh bene, allora tra noi nascerà una bella amicizia” sorrise Joe nascondendo bene il suo piano.

“Dalton!” gridò una guardia “in parlatorio ci sono visite!”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Quando Joe diventa furioso ***


Buongiorno! Sono riuscita a fare un nuovo capitolo e spero di averlo fatto bene.
Per il terzo capitolo sono in alto mare (li scrivo prima a mano e poi al PC) continuo a cambiare idea e riscrivere perciò non so quando lo pubblicherò.
Come già detto nel primo capitolo:
Critiche, consigli e annotazioni più che ben accette e se avete curiosità basta chiedere.
Buona lettura ciauuuuuuu
 
 
 
 
“SPARITA!” esclamarono in coro i quattro fratelli, facendo girare mezzo parlatorio
“Come sarebbe a dire sparita?!” aggiunse Joe guardando Mamma Dalton, che era andata a trovarli…da sola
“Si è sparita” rispose la donna “due giorni fa e non riesco a trovarla da nessuna parte”
“Oh no povera sorellina” piagnucolò Averell, che ogni volta che la sorella veniva a trovarli aveva sempre qualcosa da mangiare per tutti e con lui era sempre molto affettuosa.
Jack e William si guardarono spaventati, a Jack tremavano le gambe. Non riusciva a credere che Evelyn fosse scomparsa.
Joe, dal canto suo, aveva un enorme voglia di uccidere qualcuno.
Se fosse capitato qualcosa alla ragazza tutto il mondo avrebbe fatto una brutta fine sotto di lui.
“La mia piccola Evelyn” piangeva mamma Dalton.
“Stai tranquilla mamma te la riportiamo noi!” disse Averell mettendo la mano destra sul cuore e con convinzione.
“E come farete? Siete qui dentro”
“Tranquilla mamma ho un piano” la rassicurò Joe “tu vai a casa al resto ci pensiamo noi”
Salutarono la madre e poi tornarono nel cortile.
Averell piangeva disperato e seguiva Joe e William mentre Jack era rimasto indietro e fissava il terreno a vuoto
“Jack muoviti!” lo chiamo Joe facendolo avvicinare “dobbiamo trovare un modo per uscire”
“Ma avevi detto di avere un piano in cui usavi lui” gli ricordò William indicando Everett.
“Si ma adesso non mi importa più, abbiamo nostra sorella da trovare e non voglio palle al piede”
“E se fosse le fosse successo qualcosa?” domandò Jack “non ci voglio pensare”
“Ecco bravo non farlo!” lo ammonì Joe, che dentro di se si sentiva peggio di tutti.
Adorava Evelyn e il solo pensiero che lei fosse sola chissà dove in quel mondo pericoloso lo faceva stare davvero male ma non voleva darlo a vedere, dopo tutto era il maggiore dei fratelli e doveva mostrarsi più calmo.
“Dobbiamo trovare Evelyn”
“Evelyn?” Everett, che prima era in un angolo, si era avvicinato “Evelyn Dalton?”
“E tu come conosci nostra sorella?” Joe stava già per scaldarsi
“Tutti conoscono la famiglia Dalton” disse il ragazzo “io la conosco”
“Uuh allora sai dove si trova!” Averell si era illuminato ma Joe gli tirò un ceffone per zittirlo e guardò Everett
“Spero per te che la conosci per motivi diversi da quelli che penso” si tirò su le maniche pronto a fare a botte
“Ehi…ehi calmati n-non è come pensi” Everett cominciava ad aver paura “la conosco…di vista”
“Prega per te che sia vero!”
“Joe calmati” lo fermò William
“Sai dirci dovè?” chiese Jack speranzoso
“L’ho vista oggi mentre mi portavano qui” rispose “girava attorno…alle terre indiane”
“Cosa?!” Joe rimase di sasso “si farà ammazzare! Dobbiamo uscire da qui!”
“Vi aiuto io” si offrì Everett “conosco bene le zone indiane”
Joe era completamente in disaccordo, non voleva che un perfetto estraneo li aiutasse.
Erano sempre evasi da soli e se proprio qualcuno voleva aiutarli doveva trovare un piano più geniale dei suoi, il che era impossibile a detta di Joe, per farli evadere.
Però le terre indiane non le conoscevano bene e sapevano essere piene di trappole per la cattura dei bisonti.
Si mise una mano al volto sbuffando “E va bene…verrai con noi” concluse lasciando di stucco i fratelli
“Grazie!” Everett fu felice di poter andare con loro “datemi un momento” si avvicinò al portone in ferro e lo osservò attentamente.
“Non si apre con la forza del pensiero tu ci stai…”
“Shh” lo zittì Everett
“Shh? Tu non fai Shh a me!!” venne tenuto da Jack e William così Evrett potè lavorare.
Dieci secondi dopo mise una mano sulla porticina più piccola e fece una piccola pressione facendola aprire
Joe si immobilizzò “Come diamine ci sei riuscito?”
“La porta è rotta” indicò la serratura che ballava “ma era talmente ben messa da sembrare integra, deve essere da ieri che è così”
“Hai visto Joe? Ha persino più intelligenza di te” Averelle si ritrovò la faccia piena di schiaffi e Joe con tanta rabbia e invidia da riempire il nucleo della terra.
Odiava quando qualcuno era più intelligente di lui.
Solo due persone erano più brave ma erano due persone che se lo meritavano di esserlo “Prima troviamo Evelyn prima ci liberiamo di questo saputello” borbottò mentre uscivano e correvano via.
L’allarme del penitenziario scattò
“Allaaaaarme!” gridò Peabody “i Dalton e Dalon stanno evadendo!”
“Bisogna fermarli, vanno verso la zona indiana” disse la signorina Betty preoccupata
“Emmet, Pit, seguiteli e se i Bracciarotte li prendono tornate indietro” e li fece andare
“Tornare indietro? Ma perché?” domandò la donna esterrefatta “li uccideranno”
“Non mi metto a trattare con gli indiani e poi i Dalton hanno la pelle dura e sapranno cavarsela. Torneranno implorandomi di riprenderli qui” rispose Peabody tornando dentro al penitenziario “godiamoci questi attimi di pace e serenitudine” chiuse il portone.
I cinque erano già avanti
“Joe, Emmet e Pit ci stanno seguendo” disse William
“Quei due sono degli stupidi, seguitemi!”
“No Joe non di là!” lo fermò Emmet “qui dentro svelto” li condusse in una grotta e vi si nascosero e quando videro le due guardie andare nella direzione opposta tirarono un sospiro di sollievo.
A quel punto Joe notò il perché li aveva portati lì dentro.
Si sentirono scatti di meccanismi e anche esplosioni. Poco dopo Emmet e Pit tornarono indietro completamente abbrustoliti.
“Caspita, ci hai evitato di saltare in aria” sorrise William insieme a Jack
“Everett sei il nostro eroe!” si aggiunse Averell
“Basta!” gridò invece Joe “la prossima volta devi seguire me! Sono il più grande ed io decido visto che si tratta di nostra sorella!!”
“Calma piccoletto non ti scaldare”
“Piccoletto?!” Joe andò su tutte le furie “te lo do io il piccoletto, sono solo diversamente alto!!” nuovamente venne tenuto fermo dai fratelli.
“E adesso che cosa facciamo?” chiese Averell ignorando le scenate del fratello
“E adesso aspettiamo”
“Come sarebbe a dire aspettiamo?!”
“Si aspettiamo Joe” continuò il ragazzo “appena calerà notte usciremo, i Bracciarotte disattivano tutte le loro trappole così potremo cercare meglio Evelyn”
“Tu non hai diritto di chiamarla per nome!” William e Jack facevano fatica a tenerlo quando era così furioso ma Everett era la loro unica speranza e dovevano essere forti in tutti i sensi.
Quando Joe si calmò poterono attendere.
Averell si lamentava dalla fame ma grazie ad Everett, che conosceva bene la zona, riuscì ad ottenere dei frutti per saziarsi e così anche gli altri.
William cercava di tenere calmo Joe mentre Jack si era rintanato in un angolo.
“Tutto ok?” chiese Everett avvicinandosi
“Si” rispose Jack giù di morale
“Ci tenete tanto a vostra sorella”
“Si e non oso immaginare cosa possa esserle accaduto” guardò Joe “lui è furioso non tanto perché è scappata senza conoscere i pericoli ma perché vorrebbe trovarla subito e invece deve aspettare…lo vorrei anche io ma tu conosci bene queste zone perciò mi fido e aspetto”
“Sono sicuro che sa cavarsela e che conosce bene le zone altrimenti non fuggiva…Gli vuoi molto bene?”
“Moltissimo…tutti le vogliamo bene” rispose sconsolato
“Lo dici come se fosse una tragedia”
“E’ lunga da spiegare, ma non ho mai voluto bene a nessuno come a lei… è diverso con Evelyn” e voltò la testa facendo capire che non voleva proseguire.
Il giorno passò e scese la notte.
I cinque uscirono dal loro nascondiglio, Emmet e Pit non si vedevano ma sicuramente non avevano perso un attimo.
“Via libera” Everett li condusse fuori, Joe si era arreso ma teneva tutto a mente e avrebbero fatto i conti più tardi.
L’avrebbe ringraziato solo se avessero trovato la sorella…e anche perché li aveva fatti uscire ma per il resto gliel’avrebbe pagata.
Passarono in mezzo ad un burrone e lo risalirono appena trovarono un passaggio.
Una volta fuori si ritrovarono nel villaggio dei Bracciarotte, che dormivano profondamente.
“Ci hai portati al campo indiano?!”
“Caro Joe Dalton qui ci sono armi, ci serviranno per difenderci” sorrise Everett
“So io contro chi usare le loro armi!”
“Ehi Joe guarda!” esclamò Averell ad alta voce e mostrando un acchiappa incubi “questo ti servirebbe a te!
“Sta zitto imbecille!”
All’improvviso si accese il fuoco al centro del campo e illuminò i volti furiosi dei Bracciarotte, svegliati dalla voce acuta di Averell.
Lupo Pazzo, il capo, si avvicinò “I visi pallidi pagheranno per averci svegliati dal sonno che il grande Spirito ci aveva concesso” li legarono e li portarono senza troppi complimenti in una tenda.
“Averell io ti uccido!”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'apparenza inganna ***


“Averell!” sbottò Joe “se riesco a liberarmi giuro che ti faccio fuori!”

“Ma Joe, era un acchiappa sogni” si lamentò il più alto “e comunque è vero che ti servirebbe”

Everett, Jack e William sbuffarono.

“Più che altro servirebbe a noi” borbottò Jack

“Devo riuscire a parlare con il capo indiano” si intromise Everett facendo zittire Joe e Averell.

I quattro si voltarono verso di lui.

“E che cosa gli diresti?” chiese Joe scettico “di liberarci in cambio di un bottino inesistente? Ti avviso già che non funziona”

Everett sbuffò e richiamò l'attenzione della guardia su di lui

“Vorrei parlare con il capo indiano”

La guardia osservò il prigioniero emettendo un grugnito poi si allontanò.

Attesero qualche secondo poi la videro tornare.

Slegò Everett e lo prese di peso portandolo fuori

“Ehi!” gridò Joe “noi siamo con lui! Ehi liberateci! Non è giusto!” andò su tutte le furie

“Joe fermo o finirai per avere una crisi nervosa”

“Ce l'ho gia!” sbottò “quello ha trovato un modo per evadere, non vuole aiutarci a trovare Evelyn!”

“Oh no sorellina” piagnucolò Averell.

William cercò di pensare ad un modo per aiutare Joe ad uscire di lì mentre Jack sentì il suo stomaco chiudersi e iniziò a tremare.

“Si può sapere che ti prende Jack?” chiese Joe, ormai al limite.

“Ehi che succede?” si aggiunse William

“Non la troveremo, ho paura le è successo qualcosa”

“Viva la positività” commentò Joe “è già abbastanza difficile senza le tue tragedie”

“Tu non capisci Joe” continuò “se le è successo qualcosa non me lo perdonerei mai”

“Non sarebbe certamente colpa tua, ma finiresti lo stesso in mezzo dato che se le succede davvero qualcosa ti riterrò responsabile a causa dei tuoi piagnistei catastrofici”

“Se tu le volessi bene ti sentiresti come me”
“Che cosa hai detto?!” Joe andò su tutte le furie e strisciò avvicinandosi pericolosamente a Jack “non capisco questa tua ribellione ma spero tu abbia una spiegazione per la falsità che hai appena detto” non poteva puntargli il dito contro e questo lo faceva infuriare ancora di più “tu credi che io non voglia bene ad Evelyn?!”

“Non come me” per la prima volta Jack guardò il fratello con aria di sfida

“Che differenza ci sarebbe?”

a quel punto Jack si immobilizzò e non rispose

“Non rispondi adesso?” questo scatenò tutta la sua ira tanto che riuscì a rompere le corde che lo tenevano legato.

Si scagliò contro Jack, che rotolò via.

Poco dopo Joe si ritrovò bloccato dal peso di William e Averell sopra di lui.

“Sta fermo Joe è scomoda questa posizione” piagnucolò Averell

“Joe calmati siamo tutti in ansia e litigare non ci aiuta” aggiunse William “piuttosto liberaci così possiamo muoverci.

Joe emise un paio di urli di rabbia per poi calmarci e accorgersi di essere libero.

Senza fiatare e con la rabbia a mille slegò i fratelli, anche Jack “Non è finita qui Jack” poi si rivolse agli altri due “forza andiamo”

fecero per uscire ma andarono a sbattere contro la guardia che li teneva d'occhio.

La guardia emise un grugnito per poi spostarsi con l'arrivo del capo indiano, di Everett e dello stregone del villaggio.

“Il viso pallido ci ha raccontato la vostra storia” disse Lupo Pazzo, il capo “siete in cerca di una squaw”

“Non è una squaw qualunque!” sbottò Joe venendo trattenuto dai fratelli

“L'avete vista?” domandò speranzoso Jack

“Si è diretta da quella parte” Vero Falco indicò il deserto ridacchiando e ricevendo una gomitata da Lupo Pazzo.

I quattro fratelli spalancarono gli occhi, la direzione indicata da Vero Falco era una strada che già conoscevano.

“Mammina!” esultò Averell.

“Sta zitto imbecille” lo ammonì Joe “spero per voi che sia vero”

“Ma vi avverto” aggiunse Lupo Pazzo “vi possiamo concedere solo un ora, se entro quest'arco di tempo non raggiungete il vostro obbiettivo a noi non importa e avviseremo lo i visi pallidi del penitenziario”

“Cosa?!” Joe rimase esterrefatto “non potete farlo!”

“Certo che possiamo” tirarono fuori dei pugnali “o preferite che arriviamo noi e vi facciamo lo scalpo?”

i quattro tremarono e annuirono “Decisamente meglio la prima opzione” confermò Joe “andiamo” e i quattro corsero in direzione della casa di Mamma Dalton seguiti da Everett.

“Grazie Everett” disse William

“Ti siamo debitori” Jack era al settimo cielo

“I ringraziamenti dopo” sbottò Joe “dobbiamo raggiungere Evelyn e non abbiamo molto tempo”

nessuno obbiettò e aumentarono il passo.

Cominciarono a scorgere casa Dalton dopo quasi tre quarti d'ora “Forza ragazzi siamo arrivati”

appena raggiunsero la casa Joe spalancò la porta facendo tremare le pareti e facendo quasi cadere dei vasi sulle mensole.

“Evelyn!” chiamò

“Joe?” Mamma Dalton spuntò dalla cucina “ce ne avete messo di tempo”

“Dov'è Evelyn?” chiese Joe preoccupato

“Pensavo fosse con voi”

Everett arrivò affannato dietro di loro “La prossima volta rallentate”

“Evelyn!” esclamò la madre avvicinandosi ad Everett e stringendolo

“Ma...cosa...?” i quattro fratelli erano rimasti completamente di stucco, occhi e bocche spalancate e senza parole.

“Ce l'ho fatta mamma, ce l'ho fatta”

“Sei stata bravissima, sei una degna Dalton”

“Ma cosa...? potete spiegarmi? Evelyn?” Joe guardò Everett.

Il ragazzo si tolse il cappello da detenuto e da esso uscì una folta chioma bionda raccolta in una coda.

“Ciao Joe”

il fratello era senza parole.

Evelyn si avvicinò a lui e lo strinse forte “Non sai da quanto tempo volevo farlo”

Joe non ricambiò, era troppo scioccato per muoversi.

“Sorellina!” Averell sorrise e subito la strinse forte a se seguito da William e Jack

“Bene, ora che siete qui possiamo finalmente tornare ad essere una famiglia e guai a voi se alla prossima rapina vi fate beccare” li rimproverò Mamma Dalton.

Averell, Jack e William annuirono mentre Joe era ancora scioccato e guardava Evelyn.

“Joe...” la ragazza cominciò a sentirsi in colpa “Joe ti prego, lo so...ti devo una spiegazione, l'ho fatto per voi e per noi”

Joe scosse la testa e ascoltò

“Mamma soffriva nel sapervi lì ed io ero stufa di vedervi una volta al mese per nemmeno un ora, vi volevo con me così mi sono travestito e ho finto una rapina facendomi prendere apposta per potervi raggiungere”

“E...come hai fatto a farci uscire così senza che ci seguissero con la cavalleria?” domandò il fratello

“Ho studiato tutti i movimenti delle guardie, i difetti del penitenziario, il modo di pensare di Peabody e anche...i tuoi piani che fallivano”

Joe a quel punto sbottò “Non è vero che falliscono!” poi si ricordò “io e te abbiamo un conto in sospeso, come hai osato offendermi?!”

i fratelli lo trattennero nuovamente e Mamma Dalton intervenì dandogli uno schiaffo

“Adesso piantala Joe” disse “siete tornati e non dovete litigare, adesso dobbiamo recuperare il tempo perso”

“Tempo?” Evelyn sbiancò “i Braccia Rotte!”

Joe si fermò “Accidenti stanno arrivando” disse guardando fuori dalla finestra e vedendo un nuvolone di terra che si avvicinava.

“Presto nella boscaglia” Joe li condusse tra gli alberi che circondavano la casa, li sarebbe stato più difficile trovarli.

Raggiunsero il centro poi si arrampicarono su un albero per far perdere le loro tracce.

Ma non sapevano che, oltre a Peabody e le guardie, i Braccia Rotte avevano avvisato anche qualcun'altro per farli ritornare al penitenziario.

“Restiamo fermi, non dovrebbero trovarci” bisbigliò Joe “speriamo ci mettano un po”

rimasero tutti di guardia
“Evelyn” mormorò Jack “se dovessero prenderci ci dividerebbero mandandoti in un penitenziario femminile”

“Non ci prenderanno vedrai” lo tranquillizzò “e se dovesse succedere non ci divideranno”

Jack deglutì “Se dovesse succedere voglio che tu sappia che...” venne zittito dal dito di Evelyn che si posò delicatamente sulle sue labbra

“Anche io Jack” disse

“A...anche tu?”

lei annuì e sorrise tornando a fare la guardia insieme agli altri, mentre la sua mano cercò quella di Jack.

“Joe guarda” William indicò le figure che si avvicinavano, tutti osservarono “ma quello è...”

“LUCKY LUKE!”

 

 

Ciao amici! Come state?

Sicuramente direte “Ecco già trovata, è troppo veloce” ecc. ma ho tutti i miei assi nella manica.

Che ne pensate? Vi piace?

Ricordatevi, verde, bianca o rossa accetto tutti i tipi di bandierina.

Vi saluto e ci rivediamo a Settembre, un bacione ciauuuuuuuuuuu

PS: in vacanza avrò il cellulare e continuerò a seguire le storie, se non recensisco non temete è perchè a volte fa fatica a prendere ma leggerò sempre e comunque.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rabbia e verità, cuore e gabbia ***


Macciaooooo come state??innanzitutto buon rientro dalle vacanze e tanto affetto a chi non è partito.
Ecco a voi il nuovo capitolo e spero tanto che vi piaccia, forse ammetto di aver corso un po' ma non è finita qui XD
Vi lascio alla lettura baciiiiiii



Jack non senti nemmeno quello che dicevano i fratelli, era troppo intento a pensare alle parole appena pronunciate da Evelyn.
-stupido stupido- si ripetè tra se e se.
Evelyn non sapeva nemmeno di essere stata adottata e poi lei è Jack non erano mai stati tanto legati quindi, forse, avrà pensato che volesse dirle che le voleva bene.
Era sempre stato geloso di Evelyn.
Joe le aveva sempre insegnato a stare fuori dai guai e la rimproverava se sbagliava, William le insegnava tutto ciò che sapeva a partire dalla lettura e scrittura e Averell invece giocava con lei e adorava coccolarla.
Jack, dal canto suo, non aveva mai avuto nulla da insegnarle così la respingeva ogni volta che si avvicinava a lui.
Ma quando furono portati in prigione si accorse che le mancava più dell'aria e sentiva di provare un sentimento diverso.
Forse se avesse detto la verità l'avrebbe accettato.
Scosse la testa, dirle la verità voleva dire disfare tutto il suo mondo.
"Jack muoviti imbecille" urlò Joe, che era sceso dall'albero insieme agli altri e lo aspettava.
Scese immediatamente è una volta giù cominciarono a correre.
"Appena sarà tutto passato faremo i conti" disse il più piccolo rivolto a Evelyn e Jack, facendo capire che si era ripreso dallo shock.
Corsero per qualche metro prima di sentire il grido di Evelyn
"Joe aiuto!" La corda di un lazo avvolse la ragazza bloccandola e trascinandola verso Lucky Luke, che con la sua destrezza l'aveva presa.
"Evelyn!" Fu Jack ad intervenire ma venne preso anche lui e pian piano anche gli altri.
"Eccoli qua signor Peabody" sorrise fiero Luke "tutti e cinque"
Peabody lo guardò accigliato "Ma questi sono i Dalton!" Esclamò "dove si trova Everett Dalon?"
"Eccolo" Luke indicò Evelyn "si era travestita per aiutare i fratelli"
"Evelyn Dalton?!" Fu ancora più stupito "non è possibile ma come?"
"È una Dalton" ridacchiò Luke legando le corde dei lazi al suo cavallo e salendo in sella "forza andiamo, tra un paio d'ore saremo il penitenziario" iniziò a camminare 
"Noi andiamo avanti" disse Peabody "scriverò per avere l'immediato trasferimento di Evelyn Dalton in un penitenziario femminile" Evelyn sgranò gli occhi "con l'accusa di aver fatto evadere dei detenuti" e partì al galoppo.
Evelyn si sentì sprofondare.
Aveva fatto evadere i fratelli perché senza di loro non riusciva a stare per poi scoprire che sarebbe finita lei in prigione.
Sicuramente le avrebbero tolto il diritto di vederli.
"Joe..." Mormorò attirando la sua attenzione "mi dispiace"
Joe era furioso e se ne avesse avuto la possibilità avrebbe fatto fuori lei e i fratelli "Non ne voglio parlare"
"So che sei arrabbiato" disse ignorando la sua frase "non riuscivo a starvi lontano, mi mancavate e volevo aiutarvi"
"E ti sembra questo il modo?!" Sbottò il fratello 
"Sta calmo Joe" intervenne Lucky Luke "agitarti non serve a nulla"
"Tu stanne fuori cowboy!!" Urlò "sono affari nostri hai capito?!"
Ormai era fuori di se e i tentativi dei fratelli di calmarlo si rivelarono futili
"Se non fosse stato per nostra madre a quest'ora tutto questo non sarebbe mai successo!"
Evelyn deglutì "Preferivi che non fossi mai nata?"
"Oh no affatto" Joe scosse la testa ma tutti sapevano che c'era pronta una frase ben peggiore, che non tardò ad arrivare "avrei preferito che non ti trovasse e non ti portasse da noi!"
A Evelyn ci volle qualche istante per realizzare quelle parole.
Quando si rese conto sentì l'aria mancarle mentre gli altri tre fratelli distolsero lo sguardo.
La frittata era fatta.
"Trovata..." 
Jack, che camminava dietro di lei, si avvicinò "Evelyn..."
"Lasciami stare!" Sbottò lei sentendo il suo respiro farsi pesante.
Luke se ne accorse e si fermò, scese da cavallo e la slegò dagli altri e la fece salire sul cavallo "Tra poco siamo arrivati" le disse ben sapendo che non ce la faceva a camminare in quello stato.
Joe continuava ad essere furioso mentre gli altri osservavano Evelyn, che era talmente stanca da addormentarsi sul cavallo senza accorgersene.
Giunsero al penitenziario dopo mezz'ora
"Eccovi finalmente" Peabody apparve ad accogliere il cowboy "spero non le abbiano dato problemi"
"Nessun problema"prese Evelyn in braccio
"Cosa è successo?"
"Era solo stanca"
"Bene allora non avremo problemi neanche da lei, mettetela nella gabbia, le celle sono tutte occupate" indicò un enorme gabbia in un angolo del penitenziario.
"Se desiderate le farò da guardia" si offrì Luke
"Sarebbe un grande favore quello che ci fate"
"Sta lontano Luke!" Ringhiò Joe 
"Hai già cambiato idea?" Chiede Jack rivolto al fratello 
"Le fa solo la guardia" si intromise William
"Almeno con lui starà bene" disse Averell deciso
"La volete piantare imbecilli?!" Gridò Joe
"Scusa Joe ma tu hai trattato male la nostra sorellina!"
"Non è nostra sorella Averell, lo sapevi?" Gli ricordò William
"Già" confermò Jack "qualcuno dice che un estranea ci ha rovinato la vita" guardò Joe minaccioso "non è lei che ci da problemi"
"Adesso basta" Peabody non fece parlare più nessuno "filate in cella e non intendo più ascoltare oltre, adesso voglio solo pace e serenitudine! E domani penseremo a trasferirla" li rispedì in cella.
Joe non osò fiatare, era furioso ma allo stesso tempo avrebbe voluto urlare dalla disperazione.
Voleva un bene dell'anima ad Evelyn considerandola davvero sua sorella.
Quando si arrabbiava diceva sempre un mucchio di cattiverie e stavolta aveva ferito pesantemente lei.
Si pentì di ogni cosa.
I fratelli lo ignoravano e a volte lanciavano sguardi fulminanti in sua direzione.
Joe li lasciò fare e attese la sera.
Finita la cena, consumata in un tavolo per i fatti suoi lontano da tutti, si alzò ed uscì senza attendere gli altri.
Era buio e pioveva, l'acqua piovana lo invase lavandogli di dosso qualsiasi istinto rabbioso.
Non ne sentiva la voglia.
Si avvicinò alla gabbia di Evelyn e guardò Luke
"Voglio parlare con la ragazza apri la gabbia"
Luke lo guardò scettico e afferrò la pistola tenendosi pronto, poi apri la gabbia.
Evelyn, che si era svegliata nel tardo pomeriggio, si voltò dall'altra parte
"Vattene via Joe" disse arrabbiata, anche se il tono non era convincente
"Voglio solo parlare"
"E di cosa?" Domandò guardandolo con la coda dell'occhio "di come ti ho rovinato la vita? Lo so già"
Joe volle urlare ma si era ripromesso niente istinti omicidi "se non mi fai parlare cosa puoi sapere" silenzio.
Si avvicinò alla ragazza
"Io...." Gli mancavano le parole, era difficile per lui chiedere scusa "voglio....sì insomma vorrei chiedere il tuo....perdono per...per ciò che ho detto"
Ci fu un altro silenzio e Joe notò la testa di Evelyn muoversi in segno di assenso
"Bene...allora tutto risolto, abbracciamoci" allargò le braccia e sorrise a trentadue denti, ma l'abbraccio non venne è un sorriso nemmeno.
"Scusa Joe, ti perdono ma non sono in vena di abbracci"
A quel punto, non avendo per nulla inteso le parole di Evelyn, Joe si infuriò
"Piccola ingrata! Io mi scuso e mi inchino a te e poi fai ancora l'offesa? Argh!" Si voltò verso Luke che li osservava "apri questa stra maledetta gabbia!"
Luke esegui senza discutere e lo lasciò andare.
"Deve essere un duro colpo da digerire" commentò Lucky Luke mentre si puliva e lucidava la pistola sotto una tenda che si era aperto per non bagnarsi "non ho mai visto Joe abbassarsi a chiedere scusa, deve volerti molto bene"
Evelyn sospirò "Anche io"
"Allora perché l'hai respinto?"
"Ha detto una cosa che non mi sarei mai aspettata e che tutti, tranne me, sapevano" alcune lacrime scesero dai suoi occhi "non posso credere di non avere nessuno legame con loro e con la mamma"
"I legami di sangue arrivano fino ad un certo punto, il vostro legame è più forte"
La ragazza sospirò ancora e osservò i movimenti del cowboy.
Maneggiava quella pistola con cura, proprio come un padre con il figlio o come un amante.
Per un attimo si immaginò una storia d'amore tra lui e la pistola.
Amore...i suoi fratelli.
Li amava immensamente specialmente Jack.
Si ricordò di tutte le volte che si era messa a piangere perché lui la respingeva, tutte le volte che lo osservava da lontano cercando di capire cosa gli piaceva, oppure di tutti i disegni che aveva fatto per lui.
E per ultimo la confessione del fratello che le voleva bene.
Ci ripensò e infine sgranò gli occhi.
E se le voleva dire ben altro?
Quando erano scesi dall'albero lui era rimasto paralizzato.
Lei aveva capito che le voleva bene...e se così non fosse?
Scosse la testa -stupida stupida stupida- pensò cercando di scacciare quel pensiero, che però si rivelò più forte.
Ormai tanto valeva levarsi ogni dubbio "Signor Luke" a discapito dei fratelli si era sempre comportata educatamente, stessa cosa con Lucky Luke "vorrei...parlare con Jack, mio fratello, per favore"
Luke sorrise dolcemente, davanti a tale educazione vera non sapeva dire di no "Aspetta qui"
-e chi si muove- pensò ironicamente lei è attese osservando la gabbia dove stava.
Gliene aveva parlato Averell, era una gabbia adibita a cella in caso di arrivi inaspettati e le celle erano troppo piene, ma veniva anche usata come punizione.
Averell...come avrebbe fatto senza il suo fratellone?
Si accorse che Luke stava tornando e con lui c'era Jack
"Jack!" Evelyn fu felice di vederlo.
Jack corse fino alla gabbia, i capelli e la divisa fradici per via della pioggia battente.
Luke lo fece entrare e richiuse la gabbia, stavano stretti ma non gli importava.
"Sei bagnato" constatazione stupida ma non aveva altra frase migliore.
Gli diede la coperta che Peabody le aveva fornito nel pomeriggio e lo coprì "Non voglio che ti ammali"
"Grazie" sorrise Jack accarezzandole i capelli "stai bene"
"Non lo so"
L'uomo l'avvolse con la coperta e poi la strinse a se "Andrà tutto bene, Joe ha in mente un piano per non farti portare via"
"Oggi mi detestava e adesso vuole aiutarmi, ci devo credere?"
Jack sospirò "Lo sai com'è fatto, un attimo prima ci vuole uccidere poi si calma e dimentica. Ti. Vuole troppo bene per permettere che ti portino via.
"Ho paura Jack"
"Finché ci siamo noi non devi aver paura" le baciò la fronte.
Evelyn tremò "Jack...cosa significa quello che mi hai detto stamattina?.."
Jack rimase paralizzato ma finse di non capire.
"Jack...dimmelo"
Lui abbassò la testa "Non credo sia importante ormai"
"Per me lo è" strinse la divisa del fratello e affondò il viso nel suo petto.
Aveva avuto la conferma è ammise di provare lo stesso.
"Non lasciarmi Jack"
"No tesoro...non ti lascio"

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Anche Peabody si arrende ***


Ciaooooooo come va? Sono stata veloce lo so ma avevo il capitolo già pronto da un bel po' perciò...
Premessa, non è l'ultimo capitolo. Forse il prossimo oppure vedrò in base alla mia fantasia come lavora. Voglio farvi una domanda:
QUANTO AMATE/ADORATE LUKE?
È solo curiosità.
Buona lettura bacioniiiiiii
NOTA!!!! Ho messo i titoli ai capitoli!!




6 ANNI 


La piccola Evelyn sospirò mentre tentava di imparare a scrivere con suo fratello William.
Non era semplice per lei e le parole le sembravano qualcosa di così mastodontico che per un attimo ebbe paura di fare disastri e di deludere il fratello.
"Coraggio piccola, non è difficile devi solo scrivere la parola albero" sorrise il ragazzo accarezzandole i capelli.
"Non riesco"
"Sei riuscita con parole più complicate puoi riuscire anche con questa" poi allungò un dito verso un piatto in fondo al tavolo con dentro una grande fetta di torta fatta da mamma Dalton "se scrivi questa parola mangerai la torta e poi andrai a giocare"
Evelyn fu più motivata e si mise subito di impegno riuscendo a scriverla senza errori.
"Bravissima, sei stata molto attenta oggi" William fu fiero di lei "mangia la tua fetta e poi vai a giocare"
Evelyn annuì e mangiò di gusto la torta.
Quando finì si lavò le mani e osservò fuori dalla finestra.
Vide Joe che stava escogitando un piano per una delle loro rapine e tentava di spiegarlo ad Averell, che era intento a seguire il movimento degli uccellini in cielo invece che ascoltare, mentre Jack se ne stava a sonnecchiare sotto un albero
"William...secondo te Jack mi vuole bene?"
"Certo, perché lo chiedi?"
"Quando voglio giocare non vuole mai e mi manda via"
William sospirò.
Lui sapeva cosa passava nella mente del gemello, come molti adolescenti era geloso solo non sapeva controllarsi e non sapeva capire.
"Non ci pensare è fatto così" le disse "vai a giocare" e lasciò uscire rimettendo in ordine i libri e i fogli.

8 ANNI 

"Perché non mi portate con voi" Evelyn era scocciata delle continue rapine che facevano i fratelli senza mai portarla.
"Ho detto di no!" Rispose secco Joe "noi siamo maggiorenni tu no quindi scordatelo"
"Non è giusto" mise il broncio
"Il mondo non è giusto" tagliò corto "forza andiamo"
"E non mi saluti?!"
Joe sbuffò e la fece avvicinare ricevendo un forte abbraccio da parte di lei
"Stai attento fratellone" 
"Si si va bene ma adesso mollami" adorava la sorella ma non era abituato a tutto quell'affetto.
Poi passò a William ed Averell, che la strinse quasi a soffocarla.
"Ciao Jack" salutò lei felice, ma ottenne un ciao secco e nessun abbraccio...come al solito.
Li lasciò andare...ma non li rivide più tornare.

Evelyn si svegliò di soprassalto nel cuore della notte ansimando.
Jack si svegliò anche lui "Che succede?"
"Niente" rispose lei tentando di calmarsi
"Brutto sogno?"
"Il giorno che vi hanno arrestato"
Jack si ricordò di quel giorno, Averell aveva combinato un disastro senza accorgersene e li avevano presi.
Joe lo aveva perdonato in quanto si era reso conto di avergli affidato un compito piuttosto difficile.
Strinse Evelyn a se "Adesso sei qui con noi, non pensarci"
Lei strinse forte Jack.
Non lo aveva mai fatto, nemmeno quando andava a trovarlo negli anni passati e poterlo finalmente stringere a se era qualcosa di fantastico.
Inspirò il suo profumo riempiendosi i polmoni e rimase vicina a lui.
"Va meglio?"
Evelyn annuì.
Jack sorrise poi guardò in direzione di Lucky Luke. Dormiva tranquillo appoggiato al suo fedele cavallo.
"Manca poco"
"Per cosa?"
L'uomo indicò il lato opposto del penitenziario e videro che Joe, William ed Averell si stavano avvicinando.
"Joe!" Evelyn scattò in piedi.
"Shh" la fece zittire lui "vuoi farci scoprire? Voi due guardatemi le spalle" ed iniziò a manovrare con un filo di ferro nella serratura della gabbia.
Nel frattempo si levava anche l'alba
"Perdonami Joe"
"Ne parliamo fuori di qui" alzò la testa per un secondo e ammiccò, facendole capire che era acqua passata, poi tornò alla serratura aprendola "fatto! Forza andiamo" li fecero uscire e si avvicinarono al portone.
"Dove credete di andare?" La voce di Peabody, seguito da Emmet e Pit e la signorina Betty, li fece sobbalzare.
I quattro fratelli si serrarono davanti ad Evelyn, che si strinse a Jack.
Nel frattempo anche Luke si era svegliato ed era pronto ad intervenire.
"Sta buono Peabody abbiamo delle armi dalla nostra parte" disse Joe tirando fuori due pistole e puntandole contro di loro.
Le guardie afferrarono i loro fucili
"Adesso basta Joe Dalton, non so come tu abbia avuto quelle armi ma consegnale e forse potrò evitarvi un altro ergastolo"
"Giammai! William la dinamite"
William tirò fuori due candelotti è un fiammifero
"Per carità fermi!" Esclamò Peabody agitando le braccia, nel frattempo i detenuti si erano svegliati e affacciati alle sbarre per godersi lo spettacolo
"Faranno saltare il penitenziario!" Strillò la signorina Betty con sottofondo voci di assenso da parte degli ergastolani, che speravano che saltasse tutto per evadere.
"Ma no è finta" intervenne Averell "le ho fatte io stanotte con il sapone"
"Io ti uccido!" Joe si scagliò contro il fratello prendendolo a schiaffi "guasta piani, imbecille, rimbambito, imbecille!!"
Venne fermato dalle guardie, che prontamente lo legarono per bloccarlo.
Gli altri tentarono di lottare ma vennero messi in manette e stessa cosa Evelyn.
"Averell sei un idiota!!" Sbraitò Joe e poi rimase zitto altrimenti sarebbe andato avanti in eterno.
"Riguardo a te" Peabody si rivolse alla ragazza ignorando gli attacchi isterici di Joe "per i reati di tentata rapina, evasione ed evasione di altri più resistenza alle guardie ti sei guadagnata trent'anni nel penitenziario femminile a venti miglia da qui"
"Trent'anni?!" Esclamarono in coro i fratelli ed Evelyn 
"Esatto e il carro dovrebbe arrivare a momenti" la porta si spalancò di botto ed entrò il carro in questione "che puntualitudine " sorrise soddisfatto.
Evelyn tremò "Vi prego signor Peabody no"
"Ormai è deciso"
Le guardie la presero di peso e la misero sul carro
"Non potete farlo!"sbottò Joe tentando di liberarsi insieme ai fratelli.
 Averell piagnucolava.
"Vi prego fermi" implorò Evelyn.
Pensò al volo una soluzione o qualcosa che potesse darle tempo "posso chiedere un ultimo favore?" L'ascoltarono "fatemi dare l'ultimo saluto ai ragazzi"
"E sia ma svelta" e lasciandola ammanettata la fecero scendere.
Si avvicinò ai fratelli "Scusami Joe"
"Non ti porteranno via dovranno passare sul mio cadavere!!"
"Shh" lo strinse dolcemente mettendogli le braccia attorno al collo, un po' scomoda per via delle manette "mi mancherai Joe"
Si era rassegnata, poteva guadagnare tempo ma non essendo brava con i piani poteva solo arrendersi.
Joe si commosse, ma era duro e no diede nulla a vedere.
Si sentiva impotente, aveva sempre un piano ma quella volta no.
Evelyn abbracciò anche William ed Averell, quest'ultimo piagnucolava e tutti giurarono di non averlo mai visto così triste per qualcosa che non fosse cibo.
Poi toccò a Jack
"Non ti lascerò sola"
"Pensa a te adesso" disse Evelyn "mi dimenticherai"
"Questo mai" e senza preavviso si avvicinò di più e posò le sue labbra su quelle di lei.
Per un attimo gli altri fratelli rimasero scioccati ma si ricomposero subito.
Evelyn avverti le farfalle nello stomaco.
Peabody e le guardie rimasero a bocca aperta mentre la signorina Betty e i detenuti, che applaudirono, erano meravigliati.
Luke, che fino a quel momento era rimasto zitto, intervenì "Non penso che voglia dividere quei due" guardò i detenuti "se la manda via avrà il penitenziario in rivolta"
"Ha ragione" intervenne la signorina Betty "è da demonio dividere il vero amore"
Peabody era rimasto paralizzato.
Per un attimo pensò che qualcosa non quadrava poi ricordò che in realtà non c'era nessuna parentela perciò fu più tranquillo.
"Possiamo tenerla qui da noi". Propose Betty "che ne pensa?"
"Qui?" Era ancora sotto shock "è una donna e per di più una Dalton! Che cosa direbbe il governatore?" Si mise le mani nei pochi capelli rimastogli quasi a strapparli.
"Pensi positivo" continuò Betty "una presenza femminile potrebbe aiutare i Dalton a stare buoni"
I cinque la guardarono speranzosi e ai fratelli sembrò spuntargli l'aureola.
"E sia" tutti esultarono "ma in celle differenti!"
Evelyn fu felice di sapere che sarebbe rimasta lì, preferiva stare al penitenziario che lontano dai fratelli.
Abbracciò Jack, non li avrebbe più lasciati.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La grande fuga ***


Niente premessa, ci vediamo in fondo *fugge via*




Vennero messi in due celle differenti.
Peabody si diede subito da fare avvisando persino Mamma Dalton.
Quando i Dalton furono nella loro cella, Joe non mancó di dire la sua opinione a riguardo "Perfetto!" Esclamò "adesso che quella ragazzina è qui possiamo dire addio ai nostri piani di evasione"
Gli altri furono sbalorditi di questa sua uscita "Joe, guarda che siamo evasi grazie a lei" gli fece notare William
"Non c'entra niente ci sarà fra i piedi! E poi farebbe sicuramente la spia"
"Ma prima eri felice che fosse con noi" brontoló Averell "e non è una spia"
"Tu sta zitto Averell!"
"Averell ha ragione" si intromise Jack "eri felice che fosse con noi e adesso ti da fastidio" il suo sguardo si fece minaccioso "qual'è il tuo problema?"
Anche Joe lo fulminó "Il mio problema? Stai alzando troppo la cresta"
"Io amo Evelyn e sono felice che sia con noi" continuó "magari saprà farci evadere senza piani idioti come i tuoi"
"Adesso è troppo" saltó addosso a Jack mentre William cercava di fermarlo insieme ad Averell.
Jack non reagì fino a che non sentì una frase che lo fece andare in escandescenza "Tu non meriti Evelyn"
Joe venne scaraventato, senza preavviso, dall'altra parte della cella da un pugno in pieno viso sferrato da Jack.
Quando si riprese vide il fratello sopra di lui con lo sguardo di fuoco.
Nessuno di loro aveva mai reagito alle sue sfuriate e questo lo aveva lasciato senza parole.
Era comunque palese, non solo per quella frase, che anche a Joe piaceva Evelyn ed essendo abituato ad avere tutto ciò che voleva, evasione a parte, non accettava che qualcuno gliela soffiasse.
Ma era troppo scioccato per la reazione di Jack per rispondere o reagire.
Il fratello non fiató e usando la forcina che Joe utilizzava di solito uscì dalla cella sbattendo la porta.
Per un attimo non credette di essersi ribellato a suo fratello maggiore, era qualcosa di inconcepibile, specie se si trattava di una ribellione per una donna.
Pensó fosse una cosa stupida ma poi si disse che Evelyn era tutto tranne che qualcosa di stupido per cui battersi.
Era Joe a non meritarsi Evelyn non lui.
Percorse l'intero corridoio fino alla cella di lei, che era tenuta sotto controllo da Emmet e Pit.
"Per favore fatemi entrare"
Emmet e Pit si guardarono "Che vuoi fare Jack Dalton?" Chiesero "con quella faccia ben poco"
Jack si era completamente dimenticato dei lividi in faccia per via degli schiaffi di Joe.
Era così infervorato che non sentiva nemmeno dolore.
"Ho chiesto di entrare"
Emmet e Pit si guardarono e poi lo fecero passare
"Dieci a uno che lei lo prende a schiaffi"
"Ci sto"
Una volta dentro Jack osservó Evelyn sdraiata sulla branda.
I capelli biondi di lei ondeggiavano sfiorando il pavimento.
Era la visione più angelica che Jack avesse mai visto.
"Grazie Evelyn"
"Non ringraziarmi" si mise a sedere e lo guardó in faccia "oh mio dio Jack" preoccupata si alzò e si avvicinò a lui.
Non aveva niente per medicarlo e passó delicatamente una mano sui lividi e i graffi come se potesse dargli sollievo "che ti è successo? Chi è stato?"
"Non è niente" prese la mano di lei fra le sue "tu stai bene?"
"Che importa di me, ma guardati" sospiró "devi andare in infermeria"
"Evelyn calmati" cercó di farla tranquillizzare "sto bene, non mi serve l'infermeria e non sento dolore...per ora"
Evelyn si arrese e lo fece sedere.
A giudicare da come erano formati i lividi doveva essere stato qualcuno con una grande forza o una grande rabbia.
Jack Dalton non aveva nemici e anche se li avesse avuti non aveva mai dato fastidio a nessuno.
L'unico che poteva aver fatto un lavoro del genere era Joe...solo lui.
"Perché?" Chiese destando uno sguardo interrogativo da parte di Jack "perchè ti ha fatto questo?"
Specificó.
L'uomo capi e sospiró senza rispondere "Te l'ho detto, non preoccuparti non è lui il mio problema" le mise una mano intorno alle spalle e le diede un bacio sulla fronte. 
"Non può trattarvi così e fare il capo" si liberó dalla presa "Jack non va bene così, adesso mi sente e vedrà"
"No Evelyn aspetta!"
Poi la cella si spalancò ed entrarono William ed Averell.
"Sorellina!" Nonostante tutto Averell era sempre lo stesso, si avvicinò e la prese fra le braccia stringendola forte.
"Sei ridotto male" constató William avvicinandosi al gemello "tutto ok?"
"Si sto bene"
"Averell ti prego mettimi giù mi stai uccidendo" pigoló Evelyn sentendo le braccia di Averell stringersi più forte intorno alla vita.
"Scusa" la rimise a terra "Joe è stato davvero cattivo"
"Adesso sarà ancora li a dare colpi contro al muro" proseguì William "finirà nella cella di Stinky Bill"
"Ma che è successo?"
"Niente" risposero in coro i fratelli.

****************

L'urlo di rabbia, emesso da Joe, fece tremare l'intero penitenziario tanto che si chiese lo scompiglio che può aver portato.
Era in ginocchio e sbatteva i pugni a terra come se fosse un bambino che faceva i capricci.
Si sentiva oppresso, manipolato nonché furibondo.
Essendo il fratello maggiore era abituato a comandare e dirigere i fratelli ma quella volta venne sottomesso.
Nessuno si era mai ribellato a lui MAI!
Adorava i suoi fratelli ma adorava anche essere il capo e vedere che gli si erano ammutinati contro per via di una donna lo fece andare in escandescenza.
Però, pensó, la donna in questione era Evelyn.
Si mise seduto in un angolo.
Possibile che fosse arrivato a tanto? A picchiare Jack per lei?
Di solito dava sberle ad Averell perché era talmente idiota da uscire con qualche stupidaggine al momento sbagliato, ma gli altri non li aveva mai toccati.
Era davvero caduto così in basso?
Non poteva negare a se stesso che Evelyn era comunque l'unica persona di sesso femminile, oltre alla madre, a cui voleva bene e sapendo che non era sua sorella di sangue fece aumentare il tutto tramutandolo in altro.
Si rese conto che era l'unica donna che avesse mai amato.
Caló la notte.

**************

Il penitenziario era nel pieno del sonno e tra i corridoi si sentiva il russare dei detenuti.
Jack e i fratelli erano rimasti con Evelyn e si erano addormentati tutti vicini.
Evelyn fra le gambe di Jack con la testa appoggiata al suo petto, William ed Averell con le teste l'una contro l'altra.
Era a malapena mezzanotte e persino le guardie si erano addormentate.
La serratura della cella scricchioló è un ombra si stagliò contro al muro.
Si avvicinò ai quattro, che dormivano, facendo attenzione a non fare rumore.
Allungó una mano e la posó sulla spalla di Evelyn scuotendola leggermente.
Evelyn mugugnó e lentamente aprì gli occhi.
Quando riuscì a mettere a fuoco vide un ombra davanti a se e fece per gridare ma una mano si posò sulla sua bocca.
"Tranquilla non urlare" con la mano libera accese un fiammifero e fece abbastanza luce da illuminare la sua faccia.
Pian piano levó la mano.
"Lucky Luke?"
"Se facciamo alla svelta tra un paio di ore sarete in Messico"
"C-cosa?" Era confusa e credette di non aver capito bene "ragazzi svegliatevi" sveglió gli altri e quando tutti furono in piedi lo guardarono "ho capito bene? In Messico?"
"Si hai capito bene"
"C'è qualche trucco?" Domandó William ancora più sorpreso.
"Nessun trucco...dov'è Joe?"
I quattro si guardarono "Lui non credo che verrà" disse Jack dando vita al pensiero di tutti.
Luke fece loro cenno di seguirlo ed uscirono dalla cella e anche dal penitenziario dove trovarono quattro cavalli, più quello di Luke, ad attenderli.
"Forza salite" aiutó Evelyn
"Perché ci aiuti?" Chiese lei una volta in sella.
"Perché sei innocente"
"E loro?"
"Per quanto criminali siano sono sempre stati manipolati da Joe" rispose Luke "non sono cattivi" poi si rivolse agli altri "raggiungete il campo dei Braccia Rotte, troverete Lupo Pazzo che vi darà un po' di provviste e poi raggiungete il Messico"
I tre fratelli annuirono e partirono.
"E Joe?" Chiese Evelyn "alla fine nemmeno lui è cattivo...come farà?"
"Lo sorveglierò io, un po' di tempo solo non gli farà male" ridacchiò al pensiero "coraggio piccola altrimenti non ce la fai" diede un colpo sul dorso del cavallo e questo parti al galoppo raggiungendo gli altri.
Arrivati al campo indiano trovarono Lupo Pazzo e Vero Falco ad aspettarli, dietro di loro due enormi indiani facevano la guardia.
"Grande viso pallido solitario ci ha avvisati che sareste passati di qua e ci ha chiesto di preparare provviste" spiegó vero falco mostrando un carretto con cibo e acqua per due settimane.
"E questo è un porta fortuna omaggio" Vero Falco sorrise e tiró fuori un acchiappa sogni appendendolo al collo del cavallo di Averell.
"Uuh un acchiappa sogni!"
"Shh" lo fecero zittire in quanto la notte, per via del silenzio, c'era eco in tutta la valle.
"Andate" continuó Lupo Pazzo "e che il grande spirito Manitù vi protegga"
"Grazie" partitono alla volta del Messico. Ci misero un paio di ore.
Raggiunto il confine Evelyn si voltò.
Il penitenziario si riusciva a scorgere in lontananza e così anche il campo indiano.
Cercó persino la casa di Mamma Dalton ma non si vedeva.
Cosa avrebbe detto la mamma se non li avesse più visti?
Per un attimo volle tornare indietro ma poi pensó che se fosse tornata sarebbe comunque evasa, salvo complicazioni, con uno dei piani di Joe arrivando proprio in Messico.
Forse era meglio attendere e....scosse la testa.
No, Joe no.
Avrebbe fatto rapine e mandato nuovamente dentro tutti e lei non voleva perdere di nuovo i fratelli a causa sua.
Diede un ultimo sguardo al penitenziario e ripartì al galoppo.
Nuova vita, nuova identità.

**************

Il mattino seguente l'allarme del penitenziario risuonò in tutte le celle.
"Allaaaaarme!" Gridó Peabody "i Dalton sono evasi!"
La notizia giunse alle orecchie di Joe, che si svegliò di scatto e si aggrappò alle sbarre della finestra.
"I Dalton sono evasi" ripetè la signorina Betty "e senza lasciare tracce o segni di scavi"
"Ehi" Joe agitó le braccia attirando l'attenzione "io sono qui!"
"Joe Dalton?" Peabody rimase scioccato, i tre fratelli e la ragazza erano scomparsi e Joe no? "Non sei evaso?"
"Ma se sono qui come posso essere evaso?" ignoró il resto del discorso di Peabody e poi li lasció organizzare le ricerche.
Come avevano fatto a scomparire senza di lui? Non erano in grado di organizzare niente!
Uno strano pensiero lo invase e più ci pensava più era concreto.
Evelyn.
Lei li aveva fatti uscire una volta e forse anche quella.
Erano sicuramente evasi...e non lo avevano portato.
Volle piangere ma si trattenne, lui era un duro.
Erano riusciti a scappare e se ci erano riusciti davvero a quest'ora erano sicuramente in Messico.
Sbraitò e urló con quanto fiato aveva in gola tirando un calcio al muro.
Come osavano mollare Joe Dalton?
Gliel'avrebbe fatta pagare.




Ciao!!! Lo so sono davvero cattiva uccidetemi pure (però non saprete mai come finirà XD)
DOMANDA!! Potete scegliere un numero tra 10 e 20?

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 12 anni e 20 giorni dopo ***


Macciaoooooo come va???dopo la batosta del capitolo scorso eccomi qui con quello nuovo.
Ringrazio le utenti che hanno risposto alla domanda che avevo posto, era parecchio strana vero? Ma avevo bisogno di "anni" e di "giorni" mi è stato detto prima 12 e poi 20 quindi 12 anni e 20 giorni.
Vi ringrazio infinitamente gente e voglio avvisare tutti voi che il prossimo capitolo è l'ultimo!!!!
Bene vi lascio alla lettura bacioniiii


Dopo essersi assicurato che i detenuti fossero nelle loro celle e le guardie fuori a cercare i Dalton, Peabody si chiuse nel suo ufficio.
Insieme a lui Lucky Luke.
Sospirò esausto "Lei è sicuro che sia la cosa migliore?"
Luke annuì "Joe Dalton avrà parecchio tempo per riflettere"
"Ma gli altri?" Continuò il direttore "se dovessero tornare prima?"
"Non succederà" lo tranquillizzò il cowboy accendendo una sigaretta "so già cosa fare e comunque l'assenza dei fratelli e della ragazza lo aiuterà a capire i suoi errori e forse a non commettere altri reati, ma non ci metterei la mano sul fuoco"
"Il giudice ha scalato di tanto la pena arrivando a decidere che Jack, William e Averell Dalton uscissero adesso" Peabody si accasciò pigramente sulla sedia "e Evelyn Dalton assolta in quanto inconsapevole delle conseguenze" sbuffò "che disastritudine"
"Si rilassi direttore e stia tranquillo"
"Se penso ai Dalton c'è poco da stare tranquilli"
Luke ridacchiò ed uscì.
Il suo piano era iniziato e sperò che filasse tutto liscio.


12 ANNI E 20 GIORNI DOPO

"Buon compleanno Joan!" William, Averell, Jack e Evelyn accolsero con un gran sorriso la piccola bambina dai lunghi capelli corvini legati dietro la testa in una lunga treccia.
La piccola indossava abiti tendenzialmente maschili ma sembrava non importarle.
"Questa è per te" Averell posò una torta fatta in casa con su cinque candeline quanti erano i suoi anni "esprimi un desiderio"
"Wow" la piccola sgranò gli occhi "zio Averell sei il miglior cuoco del mondo" e soffiò 
"Cosa hai desiderato?" Chiese Averell curioso.
Nonostante siano passati anni dalla loro evasione e i capelli cominciavano a perdere il loro colore, Averell era rimasto sempre un giocherellone e la nascita di Joan lo aveva reso lo zio preferito.
"Non posso dirlo sennò non si avvera"
"Oh andiamo daiii"
"Prima prendimi!" e corse fuori dalla casa.
Una volta scappati avevano trovato una casa abbandonata in mezzo ad una prateria.
Non era granché ma li proteggeva dal freddo dell'inverno e in più erano isolati, cosa che a loro non dispiaceva.
"Ehi aspetta i regali" disse William ma senza essere ascoltato, in quanto la bambina correva veloce seguita da Averell.
"Andiamo a controllare cosa combinano" Evelyn uscì seguita dagli altri.
Osservò Joan con aria spenta.
Se non fosse stato per lei a quest'ora chissà in che stato era.
Nonostante tutto si era pentita della scelta fatta dodici anni prima e stessa cosa gli altri fratelli.
Jack le si avvicinò e le mise una mano intorno alle spalle.
"Stai bene?" Lei annuì "sicura?" Annuì ancora.
"Mi manca, Jack" mormorò "mi manca"
"Lo so" le baciò la fronte passandole anche una mano fra i capelli. Nonostante l'età fosse passata anche per lei non era cambiata di una virgola.
"Devi pensare a Joan adesso" proseguì Jack "lei è la nostra priorità di vita e dobbiamo mantenerla lontano da tutto"
Evelyn annuì.
Lei aveva imparato a lavorare come sarta, Jack faceva il maniscalco, William aveva trovato posto in una scuola come insegnante e Averell aveva aperto un piccolo negozio di giocattoli per far felici tutti i bambini...e Joan.
Tutti insieme guadagnavano abbastanza da poter mantenere la bambina è tutta la baracca.
"Il cielo ci ha donato Joan...ma quando mette il broncio penso mi abbia ridato Joe" Evelyn sospirò e osservò la sua bambina correre fino a che Averell non la prese sulle spalle.
Si avvicinarono agli altri.
"A me ha detto il desiderio" cantilenò Averell "e a voi no"
"Sei peggio di lei Averell" scherzó William.
Averell ridacchiò e Joan fece la linguaccia. 
"Adesso però devi dirlo anche a noi" precisò Jack "ormai hai parlato"
"Uff e va bene" si appoggiò sulla testa di Averell "Ho desiderato che Luke torni qui per farmi fare un giro sul suo cavallo"
Gli altri tre sbiancarono.
Una volta al mese Lucky Luke veniva da loro per assicurarsi che stessero bene e a portargli notizie di Joe.
Ricordò i primi mesi, avevano talmente poco denaro che la sera andavano a letto con la fame, se non era per Luke, che aveva sparso voce nel paese vicino di nuova gente volenterosa di lavorare, sarebbero già morti di stenti.
Si resero conto che quel mese non era ancora arrivato anzi, era in ritardo di venti giorni.
"Non sarà successo qualcosa?" Evelyn si preoccupò
"Tranquilla" intervenne William "sicuramente avrà deciso non dare più la caccia ai criminali ed è andato in pensione, dopotutto ha una bella età"
"Aveva detto che sarebbe passato..." Evelyn cominció a fare un elenco mentale di tutto quello che potrebbe essere accaduto.
Venne interrotta dal rumori di zoccoli di un cavallo.
"Luke!!" Joan scese dalle spalle di Averell e corse verso il cowboy.
Evelyn tirò un sospiro di sollievo.
Lucky Luke prese la piccola e la fece salire facendole fare l'ultimo tratto a cavallo.
"Salve ragazzi"
"Ehi Luke" William si avvicinò e lo aiutò a smontare da cavallo, che andò a bere con Joan ancora in groppa "tutto ok?"
Nessuno di loro avrebbe mai pensato che il loro peggiore nemico sarebbe diventato il migliore amico.
"Nessun problema, viaggio tranquillo come al solito" Lo fecero entrare offrendogli da bere "ho delle novità...e devo confessarvi una cosa"
Tutti rimasero in ascolto, intanto Joan giocava con il cavallo di Luke.
Il cowboy li informó di quello che era successo dodici anni prima e del piano effettuato con Peabody.
Loro erano stati dichiarati liberi e assolta Evelyn mentre a Joe mancavano ancora parecchi anni da scontare e per sperimentare che qualsiasi criminale poteva redimersi avevano dovuto allontanare i fratelli facendogli credere di essere stato abbandonato e solo.
Spiegò loro che il piano aveva funzionato e che Joe non dava cenno di voler fare alcunché, anzi si era chiuso in se stesso e lavorava nel penitenziario senza emettere un fiato se non interpellato.
I tre fratelli ed Evelyn rimasero sbalorditi e scioccati.
Ad un primo momento si sentirono usati e volevano solo tirargli un pugno in faccia ma rimasero fermi pensando che come piano non era stato poi così malvagio visto che Joe era riuscito a redimersi come avevano fatto loro.
"Immagino che questa sia la confessione" constatò Jack "la novità?"
"Joe esce fra due giorni"
"Joe..." Evelyn fu lieta di quella notizia, lo avrebbe forse rivisto e forse sarebbe andata anche da sua madre.
Luke aveva detto che nonostante fosse invecchiata era rimasta un bel tipo a cui non mettere mai i piedi in testa.
"Peabody mi ha chiesto di andarlo a prendere e scortarlo da mamma Dalton" proseguì Luke "qualcuno di voi vuole venire con me?"
"Dove?" Chiese Joan rientrando e che sentendo solo quella frase inizió a saltellare ansiosa.
"Joan torna a giocare" disse Jack alzandosi e avvicinandosi a lei
"Perché non mi fate mai ascoltare?"
Nessuno rispose.
Luce sorrise e si avvicinò a lei "Andiamo a conoscere lo zio Joe"
A Joan si illuminarono gli occhi "Davvero?!"
"No" intervenne Evelyn "è troppo piccola per sopportare un viaggio così lungo"
La bambina mise il broncio.
"Ragiona Evelyn, tu sei l'unica che è sempre riuscita andar sorgere il lato buono di Joe" disse Luke "se venissi tu insieme a tua figlia forse qualcosa riusciremmo a farla"
"Dai mamma ti prego" Joan si mise davanti a lei pregandola.
Evelyn non sapeva dirle di no così annui per la sua felicità
"Si parteeeee"
Evelyn sospirò e guardo il cowboy "Grazie Luke"
"Non ringraziarmi" ed uscì "vi aspetto fuori"
Con l'aiuto di Averell recuperò un po' di vestiti della bambina è qualcosa per lei mettendo tutti in un sacco.
Il fratello non mancò di darle anche una buona scorta di cibo fatto in casa.
"Non stiamo partendo per la guerra Averell"
"Ma se vi viene fame?"
Evelyn alzò gli occhi al cielo e lo abbracciò, poi salutò William e poi Jack "Torneró presto e con Joe"
"Bada a te e a Joan" la strinse forte
"Ti amo Jack" e salì sul suo cavallo.
Anche Joan salutò tutti
"Tu non vieni papà?" Chiese a Jack
"Vuoi un vecchio brontolone insieme a te?"
"Voglio il mio papà"
Jack sorrise e le baciò la fronte "È un viaggio che dovrai affrontare da sola con mamma, al tuo ritorno sarò qui ad attenderti"
Joan sorrise e diede un bacio a Jack per poi salire sul cavallo con Luke.
Partirono alla volta del penitenziario lasciandosi alle spalle la loro casa e Averell che piagnucolava. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** In famiglia si fa sempre pace ***


Ciao......FINEEEEEEEEE




Il viaggio fu lungo.
Joan si era impossessata del cavallo di Luke mentre Evelyn, che aveva la testa altrove, li seguiva.
Il cowboy era rimasto zitto, non le aveva nemmeno detto cosa avrebbe dovuto aspettarsi.
Si immaginò Joe invecchiato, che urlava e sbraitava con un bastone contro Peabody e la signorina Betty, in uno dei suoi tentativi di evasione.
"Siamo arrivati" Luke indicò in lontananza la casa di mamma Dalton.
Evelyn sgranò gli occhi. Erano dodici anni che non la vedeva.
Fece correre il cavallo arrivando prima, scese e si avvicinò alla porta bussando.
Aveva il cuore che batteva a mille.
Quando la porta si aprì il respiro si fermò.
Una donna anziana con un bastone fece capolino osservando la ragazza da cima a fondo.
"Chi sei? Cosa vuoi?" Disse con un tono poco rassicurante. 
Di certo non vedeva bene.
"Ciao mamma"
Ci fu silenzio "...Evelyn?" La ragazza annuì e la donna sgranò gli occhi mollando a terra il bastone "Evelyn!" L'attiró a se e la strinse quasi a soffocarla, anziana ma forte "bambina mia mi sei mancata o tesoro"
"Mamma mi stai uccidendo" venne lasciata "dovevo tornare e poi domani esce Joe, dovevo esserci"
"E i tuoi fratelli?"
"Sono rimasti in Messico ma tranquilla prima o poi arriveranno" poi chiamò a se Joan e Luke
"Luke?" Mamma Dalton lo guardò "sei più vecchio di quello che ricordavo"
"Lei non è cambiata per niente Mamma Dalton" sorrise Luke ammiccando
"Sempre il solito...e questa bambina chi è?"
"Io sono Joan" si presentò la piccola
"È mia figlia mamma"
Mamma Dalton rimase di stucco poi si ricordò che Luke l'aveva avvisata "e chi è..."
"Jack"
Non fece altre domande e li fece entrare offrendo una tazza di the a tutti.
Spiegare come erano andate le cose fu un impresa ma mamma Dalton per fortuna capi e perdonó ogni cosa.
Amava troppo Evelyn e i fratelli per essere arrabbiata con loro.
Si ricredette persino su Luke.
Il giorno dopo Evelyn era nervosa come non mai.
Nemmeno quando aspettava Joan o era in procinto di arrivare si sentiva così.
Rivedere Joe sarebbe stato qualcosa che non pensava potesse accadere.
Giunti al penitenziario attese che il portone venisse aperto.
Notò che le guardie Che sorvegliavano dall'alto erano cambiate.
Quando aprirono trovò Emmet e Pit, entrambi invecchiati ma ancora abbastanza in gamba.
"Chi si rivede" disse Pit "Evelyn Dalton, come stanno i fratelli?"
"Bene grazie"
"Ottimo perché non possiamo dire lo stesso di Joe" ridacchiarono e la fecero entrare.
Non era cambiato nulla, alcuni dei detenuti erano andati via o erano deceduti visto che tante finestre di celle erano serrate.
Non c'era nessuno nel cortile tranne lei.
Joan attendeva fuori essendo troppo piccola per poter entrare.
Rimase in attesa, il cuore che batteva a mille.
Quando la porticina che dava alle celle si aprì tremó e lo spettacolo che le si mostrò la fece quasi svenire.
Joe Dalton.
Invecchiati come i fratelli ma i capelli erano più bianchi, la barba incolta e gli occhi spenti.
Si trascinava quasi a fatica fissando il vuoto.
"Miss Evelyn" Peabody superò Joe.
Anche lui invecchiato ma con la stessa voce irritante di sempre.
"Lieto di rivederla come sta?"
"Bene ma... Cosa gli è successo?"
"Una forte forma di depressitudine" spiegò "non parla da quando siete andati, il che non è tanto male visto chenl ci siamo goduti pace e serenitudine"
Evelyn sentì gli occhi inumidirsi.
Ringraziò Peabody ed uscì seguendo Joe, che si era già avviato.
"Mamma è lui?" Chiese Joan vedendoli uscire
"Si tesoro" ma Joe aveva già cominciato a camminare senza degnarle di uno sguardo "Joe aspetta!" Lo rincorse "Joe fermati, guardami" lo fermò e si inginocchiò mettendogli le mani sulle spalle "come ti sei ridotto"
"Ci conosciamo?" 
Questa domanda là spiazzó, possibile che...?
Oh già, erano passati dodici anni
"Joe...sono Evelyn"
"No...Evelyn mi ha abbandonato insieme a quelli che consideravo fratelli" riprese a camminare senza guardarla attentamente.
Ad Evelyn venne da piangere, Joe si era dimenticato di lei.
"Mamma..." Joan la guardò "perché piangi?"
"Tranquilla tesoro sto bene" la prese per mano e si avvicinò a Joe camminando al suo fianco.

-Sono con te, sarò attraverso ciò che ti circonda.
Non ti lascerò, ti prenderò
Quando penserai di lasciarti andare
Perché non sei...non sei sola-

Joe si fermò lasciando cadere la valigia sul terreno.
Evelyn notò le caviglie di Joe farsi deboli e quando lui voltò la testa si notarono gli occhi lucidi come se fosse un bambino.
Gli stessi occhi di Joan.
"Evelyn..."
"Sono io Joe...sono qui"
Joe si inginocchiò a terra lasciandosi andare ad un pianto, che a detta dei fratelli lo aveva avuto quando era caduto in depressione per via dei fallimenti dei suoi piani.
Evelyn si avvicinò e si inginocchiò anche lei stringendolo forte.
"Perdonami Joe" mormorò cercando di calmarlo "mi sei mancato da morire e non è passato un solo giorno senza che abbia pensato a te"
Joe pianse per due minuti buoni e abbondanti poi si degnò di alzare lo sguardo e fissare i suoi occhi in quelli di lei.
"Sei cambiata...sei adulta"
"Che ti aspettavi? La solita ragazzina maldestra di sempre"
"Ci speravo....e...lei?" Domandò guardando la bambina.
E adesso? Joe non sapeva niente
"Io sono Joan"
Joe la guardò e notò che aveva tratti da Dalton
"È mia figlia Joe...il padre è Jack"
Joe sentì il mondo crollargli addosso "J...Jack?"
"Si..."
"Ma...ma io..."
"Sei...arrabbiato?"
Joe non seppe cosa rispondere ma la risposta uscì da sola anche contro la sua volontà
"Se non ci fosse stata la storia dell'abbandono io...avrei voluto darti io la famiglia"
Anche se in maniera molto diversa Evelyn capì che quella era una dichiarazione.
"Oh Joe" sorrise lei "sei sempre stato il mio fratellone ma non riesco a vederti in maniera diversa però guai a chi ti tocca"
"Ma allora perché lui si?"
"È complicato ma ti spiegheremo appena saremo a casa"
"A casa?"
"Siamo rimasti in Messico...non era lì che volevi fare le tue rapine una volta uscito?"
"Si...si era lì"
Raggiunsero la casa di Mamma Dalton.
Furono pochi i minuti in cui lei è Joe si salutarono prima di salire tutti a cavallo per tornare in Messico.
"Zio Joe" Joan lo chiamò tirandolo per la camicia "posso venire a cavallo con te?
Joe non seppe cosa dire, annui e basta sentendosi strano.
Non aveva a che fare con bambini da tanto.
Joan sali felice "Al galoppo!" Gridò "come i cowboy"
Joe la guardò "non come un bandito in fuga?" Evelyn sorrise, sapeva quanto a Joe stessero antipatici i cowboy...uno in particolare.
"Sii" e lei e Joe partirono.
Evelyn si voltò e osservò Luke, che li salutò e partì al galoppo verso l'orizzonte. 
Poi seguì Joe e Joan.
Sarebbe stato un nuovo inizio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3156101