The Lost Generation

di Silvie_Marie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** WANDA ***
Capitolo 3: *** SEBASTIAN ***
Capitolo 4: *** WANDA ***
Capitolo 5: *** SEBASTIAN ***
Capitolo 6: *** WANDA ***
Capitolo 7: *** SEBASTIAN ***
Capitolo 8: *** WANDA ***
Capitolo 9: *** SEBASTIAN ***
Capitolo 10: *** WANDA ***
Capitolo 11: *** SEBASTIAN ***
Capitolo 12: *** WANDA ***
Capitolo 13: *** DANIEL ***
Capitolo 14: *** WANDA ***
Capitolo 15: *** SEBASTIAN ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cronaca dal "New York Times".
23 Novembre 2017
SI SONO VERIFICATI DEI FENOMENI STRANI NEL POMERIGGIO.
Alcune strane creature si sono materializzate da alcuni buchi neri nei cieli sopra New York e le città più importanti del mondo. Alcuni testimoni raccontano di averle viste atterrare in città e poi scomparire in un vortice bianco.
I vari governi del tutto impreparati a questo evento, nonostante alcuni scienziati avessero avvertito della presenza di variazioni spazio-temporali, ora stanno cercando di capire dove le creature si siano nascoste e perché siano venute.
 

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Capitolo 2
*** WANDA ***


Corro. Ecco quello che faccio ogni singolo minuto della mia vita: scappo per salvarmi.
Sto scappando da una casa abbandonata non molto distante da un campo di grano, dove mi nascondevo, finché "loro" mi hanno scovato.
Era da settimane che mi sentivo al sicuro, evidentemente non lo sono mai stata.
Il loro in questione sono gli Ibridi, esseri con caratteristiche sia umane che animali - avete presente gli dei egiziani? Bene, sembrano del tutto umani ma quando si arrabbiano o sono in pericolo si trasformano in esseri antropomorfi con sembianze di leoni, gatti e coccodrilli, che per millenni ci hanno mentito e usato per i loro scopi.
Una pattuglia di Ibridi di controllo mi ha avvistata e ora sto cercando di seminarli in un campo di grano, ma non è così facile, perché oltre che a correre più veloci di me e spararmi contro dei proiettili di ultima generazione in grado di immobilizzare la parte colpita - sono anche disarmata e con le gambe stanche e un sacco di adrenalina che mi circola nel sangue.
Sto correndo per il campo, quando inciampo in un ramo e cado, fregiandomi così il viso con una spiga di grano. Non sento nessun male, ma alzarsi è decisamente un problema, visto che la pattuglia si avvicina molto velocemente.
Sono quasi in piedi, quando qualcuno mi afferra il braccio, perdo l'equilibrio e ricado, così da sbattere il gomito sulla dura terra.
Non urlo, ma vorrei farlo, non mi esce nessun suono dalla bocca, quando mi giro e vedo il viso di un ragazzo, contratto in una smorfia di soddisfazione.
Sono spaventata da quello che mi potrebbe fare. Uccidermi subito o farmi soffrire? E' questo che mi spaventa di più degli Ibridi.
Il ragazzo si guarda indietro. Guardandolo posso notare che sulla nuca ha un taglio molto profondo.
I raggi del sole colpiscono un ragazzo basso, con occhi verdi, capelli spettinati, corti e biondi, un'espressione di disgusto e un particolare che non ho mai visto in un Ibrido...la paura. Da quando in qua gli Ibridi hanno paura? E' vero che sono mezzi umani, ma non li ho mai visti con uno sguardo così preoccupato o terrorizzato. Comincio a credere che non siano Ibridi, ma non posso esserne sicura e fino ad allora, non devo fidarmi di nessuno.
Il ragazzo che prima si era girato, mi guarda male e cerco di allontanarmi quando vedo che lui si sta avvicinando con un coltello.
Mentre striscio via un pezzo di vetro mi ferisce la mano. Vorrei gridare ma non voglio far capire la mia debolezza, quindi guardo il brutto taglio e il sangue che ora sta uscendo.
Poi mi strappo un pezzo della maglietta ormai sporca di terra lasciandomi la pancia scoperta, la avvolgo sulla mano e stringo con un nodo.
Poi rivolgo lo sguardo ai ragazzi. Sono lì di fronte a me, con sguardi perplessi. Cosa pensavano che fossi ...un Ibrido?
Il ragazzo biondo mi rivolge un sorriso. «Come ti chiami?»
Non rispondo. Non lo guardo neanche, abbasso lo sguardo sulla mia mano. In poco tempo la fasciatura si é intrisa di sangue.
Vedo un'ombra muoversi con la coda dell'occhio, poi mi ritrovo, nel momento stesso che alzo lo sguardo, il viso del ragazzo che mi ha spaventato.
E' così vicino che posso ammirare i suoi occhi color azzurro acceso fuso a un azzurro più scuro che si fa strada per tutta l'iride. Non ne ho mai visti di occhi così. «Senti, forse siamo partiti male, ma ora so che non sei Ibrida, quindi non avere paura, non ti faremo del male...» quelle parole sembrano sincere ma in realtà non lo sono. Come posso fidarmi di persone che poco prima mi avrebbero ucciso a sangue freddo?
Non gli rispondo e mi limito a fargli una smorfia.
Il ragazzo biondo si avvicina e mi tende la mano con un sorriso dolce. Forse lui è sincero, forse lui ci tiene alla mia incolumità... Oppure sono solo inganni.
Tentenno e prima di afferrare la mano del ragazzo biondo, guardo storto il ragazzo con gli occhi blu. Non mi fido di lui e credo che non lo farò mai. Ha l'aria di chi sa quello che fa, un'aria scaltra e decisa, odio i tipi così.
Afferro la mano del ragazzo e quello mi aiuta ad alzarmi e il ragazzo dagli occhi blu si alza e mi guarda storto, poi tira fuori un coltello dalla tasca e commenta. «Ebbene, visto che siamo già in pochi, non credo che farti uccidere dagli Ibridi sia una soluzione da adottare, di conseguenza ecco a te.» mi porge il manico del coltello. Io rimango lì, immobile, a guardare prima il coltello e poi il ragazzo per alcuni minuti, quando una spinta da dietro mi fa avvicinare, di conseguenza mi decido ad afferrare il manico del coltello.
Mi giro e trovo il ragazzo biondo che mi sorride. Okay, lo ammetto, è abbastanza gratificante che un ragazzo ti sorrida, ma non in queste circostanze...
Il ragazzo dagli occhi blu con un cenno fa alzare e muovere le persone che prima erano nascoste, ne conto una ventina. Decido di seguirli più per curiosità che per convinzione.
Mi muovo lentamente mentre il ragazzo biondo mi raggiunge affiancandomi.
Sento il suo sguardo pesare su di me. Sospiro miseramente, mentre entriamo in un bosco.
«Ebbene, è un piacere conoscerti! Sai che è da un bel po' che non troviamo gente come te... Tu sei...?» commenta lui. Poi aggiunge. «Comunque sono Chris...»
Io sposto lo sguardo dal terreno arido e pieno di sassi al ragazzo.
«Persone come me... In che senso?» chiedo.
Lui mi sorride, imbarazzato. «Beh, persone che non si spaventano facilmente...»
Io faccio un cenno, poi azzardo una domanda. «Come siete riusciti a convincere così tante persone a seguirvi?..... Siamo gli unici umani di New York sopravvissuti?»
Lui sbuffa, mentre attraversiamo il fitto bosco e mi faccio largo con le mani tra i rami pungenti delle piante del luogo.
Non risponde subito, forse perché é una cosa personale che non vuole condividere con nessuno.
«Chris, mi dispiace di aver toccato un tasto dolente ... Ma sai, la curiosità é il mio punto debole...» accenno un sorriso.
Il ragazzo sorride guardando per terra, imbarazzato.
Improvvisamente, la fila di persone davanti a noi si ferma e il ragazzo dagli occhi blu ordina di riposarsi. Dopo che tutti si sono seduti il capo dice «Allora, "Guerrieri", siamo sopravvissuti per una ragione....sconfiggere il nemico e riprenderci la nostra casa.»
Io lo guardo con disprezzo mentre lui agita le mani in modo molto violento.
Poi rivolgo lo sguardo a Chris che lo sta osservando ad occhi sbarrati, come se fosse colpito dalle parole che pronuncia il ragazzo, mentre io le trovo solo parole al vento, perché quando ne avrà l'occasione, ci abbandonerà e andrà dove gli converrà. É così che fanno le persone scaltre o no?
Con una leggera gomitata cerco di attirare Chris per farmi notare e quando ho la sua attenzione, commento. «Non é troppo rischioso attaccarli? Non abbiamo abbastanza armi...e scommetto che la maggior parte di queste persone non ha mai combattuto...»?Quando mi accorgo di aver alzato troppo la voce, ormai é troppo tardi. I visi perplessi di tutti mi guardano e in mezzo alle tante facce, noto quella del ragazzo con gli occhi blu.
Ha un viso ovale, con zigomi sfregiati e fronte scoperta. Ha capelli alla "Moicana" o almeno li aveva perché ora ai lati ha alcune ciocche di capelli mossi e neri.
Quindi si avvicina e mi parla appoggiando la schiena contro un albero.
«Qualcuno ha altri piani? Che si faccia avanti... Ognuno é libero di dire la sua... Tranquilli siamo in una Democrazia...» la parola Democrazia oltre a sottolinearla, la pronuncia con una smorfia.
Non parlo. Deglutisco a malapena.
Chris, dopo un po' di minuti, si fa avanti. «Daniel, questa ragazza non ha tutti i torti... É un suicidio.»
Il ragazzo di stacca dal tronco e incomincia a girarmi intorno. Lo seguo con gli occhi.
«Va bene, ammettiamo che tu abbia ragione... Vuoi svelarci il tuo brillante piano? Sempre se ne hai uno.»
Si ferma in prossimità del mio viso rivolto verso Chris. Per la seconda volta i nostri occhi si incrociano, tutte e due corrucciati e pieni di disprezzo l'una per l'altro, finché la voce di Chris mi distrae.
«Per favore, la volete piantare...»
Io sospiro. «Allora ti chiami... Daniel...» commento acida.
Lui mi guarda storto, prima di scattare. «Okay, si può sapere di chi é stata l'idea di portare questa ragazza con noi?»
Chris sta per parlare, ma io lo fermo. «Se non sopporti la mia presenza, me ne vado con piacere.» mi giro e comincio a camminare nella direzione opposta.
Aumento il passi quando sento i passi pesanti di qualcuno che mi segue.
Quel qualcuno mi afferra il braccio.
Mi giro e mi ritrovo Daniel.
«Cosa vuoi?»
«Sono qui per chiederti scusa...»
«Ma davvero?» commento sarcastica. «Ora cosa dovrei fare? ....ritornare con il tuo piccolo gruppo?»
Lui sbuffa. Poi mi stringe ancora di più la presa sul braccio.
«Senti, non so chi sei, non so il tuo nome, risparmiati di fare la dura, siamo già in pochi e non vedo come potrei perdere l'occasione di avere una grande alleata...»
Lo fermo. «Quindi mi stai dicendo che ti servo solo per essere tua alleata? Scordatelo proprio.»
Faccio per girarmi e liberarmi dalla presa, quando il ragazzo mi molla. É stato troppo facile, ci deve essere un inganno e infatti nel momento stesso in cui mi giro me lo ritrovo davanti.
Ha un'espressione diversa. Più dolce e più timida.
Mi guarda e mi dice dolcemente. «Lo so che é complicato, ma ci servi....Sei speciale.»
Le parole gli escono dalla bocca come un fiume che scorre. Sono troppo strane da digerire quindi non lo lascio finire e corro via quando sento uno sparo dietro di me.
Daniel incomincia a correre dove aveva lasciato gli altri ragazzi. Mi giro e decido di seguirlo, sbuffando.
Quando arriviamo, tutti sono radunati in cerchio. Daniel si fa largo tra le persone e io faccio lo stesso. Siamo dentro, quindi ci accorgiamo che Chris é disteso a terra sofferente con una mano sul braccio. Dalla mano cola del colore rosso. Riconosco subito il suo odore pungente: sangue. Lo hanno colpito.
Mi siedo accanto a lui, mentre guardo perplessa Daniel.
Forse siamo veramente partiti con il piede sbagliato, ma non posso lasciare che l'ultimo rimasuglio di umanità svanisca per sempre per delle divergenze con un tizio che in realtà non conosco nemmeno.
«Ti prometto che gliela farò pagare a quegli Ibridi.» sono le uniche parole che riesco a dire a Chris prima di doverlo lasciare nelle mani di un ragazzo alto, magro, occhi verdi, capelli scuri, con un sacco di tatuaggi che gli dipingono tutto il braccio destro e il collo.
 

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Capitolo 3
*** SEBASTIAN ***


 “Mr SIMMONS”. E’ così che mi chiamano questi esseri che mi hanno costretto a creare una falsa identità per poter continuare a vivere. Sono una minaccia per loro. Lo capii solo quando alcuni uomini armati con la divisa bianca vennero a casa. A casa della mia famiglia. La famiglia che non ho più.
Quel giorno mia madre, dopo aver sentito i rumori che producevano le scarpe di quegli uomini a contatto con la ghiaia del giardino, mi guardò con i suoi occhi verdi.
Non i soliti che scintillavano accompagnati da un bel sorriso, ma occhi tristi. Quasi come se sapesse quello che sarebbe accaduto.
Mi si avvicinò sussurrando : «Proteggi tua sorella. Loro non devono prenderla. E' importante.»
La guardai accigliato. «Mamma ma che diavolo sta succedendo?»
Lei guardò la porta molto preoccupata mentre i passi continuavano a farsi più vicini.
«Non importa, Sebastian. Devi proteggere tua sorella, il resto lo capirai con il tempo… Ora porta tua sorella in soffitta e chiudetevi dentro, lì forse non vi troveranno.»
«Ma chi non ci deve trovare? E chi diavolo sono questi uomini?»
Lei non parlò, si limitò ad accarezzarmi il viso con la mano, poi mi abbracciò e mi sussurrò un "ti voglio bene" pieno di tristezza e lacrime.  Presi per mano mia sorella, che era seduta sul divano della sala a fare i compiti e la portai di corsa in soffitta, chiusi la porta e aspettammo.
Lei mi guardò confusa prima di sbottare. «Sebastian, ti sembra questo il modo? Perché siamo rinchiusi in soffitta? Ma soprattutto perché non c’è mamma?»
Restai in silenzio. Non sapevo che dire, ero più confuso e preoccupato di lei.
Lei sbuffò e cercò di farmi spostare dalla porta. «Scordati che apra la porta, Sorellina!»
Lei si fermò di scatto e mi guardò accigliata, poi sospirò sorpresa. «Mi stai prendendo in giro, Sebastian?!» fece una pausa, guardandosi attorno. «Come puoi startene qui, in questo posto, senza pensare alla mamma? Io non la lascio lì, da sola, la uccideranno.»
Restai sorpreso dalla frase che aveva appena detto: “La uccideranno”. Come faceva a saperlo?
«Come la uccideranno? Tu sai chi sono gli uomini che stanno venendo?»
«Sì, perché tu non sai chi sono? Comunque sono già in casa, se ti interessa saperlo.»
Restai sbigottito una seconda volta. Pensai subito alla frase che mamma mi aveva detto pochi minuti fa. Aveva ragione. Solo che il problema era: come potevamo  scappare e salvare la mamma?
L’unica possibilità era quella di abbandonare la mamma al suo destino, ma  logicamente era impossibile che la lasciassi morire.
Ebbi un’idea. Presi mia sorella per il polso, mentre cercava di avvicinarsi al lucernario, un posto non tanto sicuro, e le sussurrai il piano.
«Sei IMPAZZITO?» mi chiese.
Esitai. «Senti, è l’unica opzione che abbiamo. Dobbiamo solo attirare gli uomini qui,  stenderli e dirigerci in sala, stendere ancora un po’ di uomini e scappare.»
Alzò le sopracciglia. «Stai scherzando? Loro sono più forti e poi, anche se riuscissimo in questa impresa suicida, cosa molto irrealizzabile, dove ci nasconderemo? Non c’è un posto sicuro. Ricordatelo.»
Sbuffai. «Okay, hai ragione, ma non possiamo mica aspettare che la morte, per mano di quei tizi, giunga fino a qui.»
Lei si guardò intorno, quando il suo sguardo puntò  un attrezzo per aprire le finestre.  Io Capì immediatamente cosa voleva fare
Dovevamo scappare dal lucernario.
Mi avvicinai e afferrai l’attrezzo mentre lei spostava tutti gli oggetti da una sedia, per poi prenderla, salirci e cercare di aprire la finestra ormai chiusa da anni.
 Fu un tentativo inutile, non si aprì.
Lei sospirò snervata. «Ebbene, qualche altra idea?»
Scossi la testa. Capii all'istante che non si apriva perché il ferretto che l’avrebbe dovuta aprire era bloccato dall'esterno, quindi l’unica cosa da fare era usare i miei poteri, sperando che mia sorella non si spaventasse.
La spinsi indietro mentre lei si lamentava. Unii le mani in un cerchio nell'aria e improvvisamente il ferretto scattò. Ero abbastanza soddisfatto, finché non mi ritrovai la faccia confusa e preoccupata di mia sorella.
«C-come hai fatto? Sei s-stato tu?» balbettava a bassa voce.
Annuì lentamente. Sbuffò e cambiò subito espressione: da spaventata a furia.
«Genio!» mi dette un pugno sulla spalla molto delicatamente. «Beh, non potevi pensarci prima?! Ben fatto, comunque.» mi disse con un sorriso accennato.
Lei fu la prima ad uscire,la spinsi molto lentamente. Doveva fare in fretta, ma senza dare nell'occhio.
Mi guardai indietro e sentii dei passi. Mi preoccupai. La spinsi ancora un po’  e sentii un botto. Era caduta.
Mi sporsi preoccupato e vidi il suo viso arrabbiato, mentre si spolverava i vestiti vicino al cassonetto che doveva aver attutito la caduta.
«Complimenti, Genio! Grazie davvero.» si lamentava lei mentre cercavo di uscire sul tetto, ma qualcuno fece irruzione nella stanza. Mi prese la caviglia e mi sollevò a testa in giù. Mia sorella urlava chiedendo aiuto, ma così avrebbe attirato solo l'attenzione dei soldati.
Dopo essersi guardata intorno,scappò. Non era al sicuro, dovevo raggiungerla. O forse era la mossa più astuta.
L’uomo mi guardò con ripugnanza prima di estrarre un aggeggio e puntarmelo sul petto.
«Dov'è la tua cara sorellina? Tranquillo vogliamo solo lei.» disse con una leggera risata l’uomo moro che mi teneva.
Non risposi, mi limitai ad alzare il busto e sputargli sulla faccia contratta in una smorfia. La sua espressione cambiò radicalmente trasformandosi in un’accesa rabbia.
Che avevo fatto?!!!!
La collera dell’uomo si riversò su mia madre che vidi sulla soglia della porta con le lacrime agli occhi, trattenuta da due uomini tozzi con espressioni accigliate.
Sospirai arreso e preoccupato.
L’uomo moro mi fece una smorfia e disse ai due uomini di portare mamma davanti a me. Io ero stanco di stare in quella posizione e sentivo che presto sarei svenuto. Per fortuna  mi lasciò per una preda più deliziosa: mia madre. Lo pregai di non farle del male, mentre lei stringeva gli occhi pieni di lacrime che rigavano con solchi pesanti di mascara, le guance.
L’uomo non mi diede retta e puntò il coltello contro la sua gola.
«Te lo chiedo per l’ultima volta! Dov’è la ragazza?
«Perché la state cercando?»
L’uomo emise un sospiro scocciato e impugnò meglio la lama. Lo stavo irritando. Brutta mossa.
«Senti, ragazzino. Almeno che non ci batti in un nano secondo tutti quanti – cosa che trovo  impossibile – ti conviene dire la posizione della ragazza o uccideremo tua madre e poi toccherà a te.»
Si sentì un urlo echeggiare nel nostro quartiere. Riconobbi quel suono. Era mia sorella. Aveva bisogno di me.
L’uomo moro fece un sogghigno di soddisfazione.
«Ebbene a quanto pare non ci servi più, mammina.» disse infilando la lama pesante nel collo di mamma. Quando la lama penetrò, del sangue sgorgò su tutto il vestito color panna. La lasciò cadere e si allontanò con una risata di soddisfazione.
Mi avvicinai a lei che se ne stava lì, sdraiata sul pavimento che molto in fretta si stava riempendo di sangue. Il suo.
Stava piangendo. Io stavo piangendo.  Le presi la testa tra le mani e le baciai la fronte prima che chiudesse gli occhi e il corpo si abbandonasse.
Mi sentì distrutto. Come se un carro armato mi fosse passato sopra lasciando solo un povero corpo, cibo prelibato per i corvi.
In quel momento realizzai la strategia da usare contro di loro. Perché dovevano morire. Dovevo vendicare la perdita di mamma e tenere al sicuro mia sorella.
Purtroppo la seconda cosa non mi fu così facile perché dopo quel giorno non ebbi più notizie di lei. La cercai in tutti i posti, ma non c'era traccia di lei.
Mi allontanai dalla casa, facendo rifornimento di armi, archi e frecce, pistole e robe varie per poter uccidere quegli esseri e rubare loro la divisa  e documenti.
Così riuscì a crearmi un’altra identità all’interno della loro base.
Il Quartiere Generale.
 «Mr. Simmons, ho il rapporto che mi avete insistentemente chiesto ieri.»
Una ragazza alta, dai capelli biondo platino, occhi marroni e vispi, con un sorriso che si fa strada per tutto il viso, si fa largo tra la massa di gente che passa per i corridoi, prima di avvistarmi e fermarmi.
Il mio viso, prima serio, lascia spazio a un sorriso, afferro la busta bianca nella mano della donna e rapidamente mi incammino verso il mio ufficio.
Sì, ho anche un ufficio e riscuoto  molto successo, o almeno lo fa Kyle. La mia nuova identità.
Seguo la massa di gente che popola il corridoio, quando una mano appoggiata sulla  spalla mi fa sussultare.
Mi giro e vedo la donna con un sorriso.Guardo per terra, quando la donna, mi alza il viso con le sue dita.
«Cosa vuole farci con quel rapporto? Esaminarlo? Perché Le interessa tanto il caso dei Fuggitivi? Mi sta nascondendo qualcosa, Mr. Simmons? Se fosse così sarei  molto delusa...» dice accigliata e sospettosa.
Deglutisco a vuoto. Sono agitato. Forse ha capito tutto il mio piano. É così evidente?, mi chiedo.
Rimango immobile come un sasso.
"Bella trovata, così non avrà alcun dubbio", penso mentre la donna sbuffa annoiata.
«Sentite, Mr. Simmons, il rapporto è stato ritirato nell'archivio del Consiglio Ibridano, sapete quanti accessi ho dovuto procurarmi? E poi avete promesso una ricompensa! Che tipo di ricompensa?» mormora.
«In oro. La pagherò in oro, ma a tempo debito.»
La donna sbuffa e fa dei passi indietro.
«Quando? Quando? Mr. Simmons, lo sa che non posso più aspettare!» sbotta. «La mia famiglia ha bisogno, e lei se ne approfitta facendomi false promesse... Lo sa cos'è lei? Un mostro. Se lo lasci dire una volta tanto, Simmons.»
Mi allontano prima  che l’eco delle parole della donna si spenga ma mi ritrovo la faccia corrucciata del Capo del Consiglio Ibridano, una figurata molto nobile e regale qui al Quartiere Generale.
Lo saluto come fanno tutti: un cenno del capo e un profondo inchino.
Lui di solito ricambia il saluto, ma non questa volta. Sembra arrabbiato o preoccupato per qualcosa. Questa non è assolutamente una buona notizia.
La voce mi esce come un sussurro, così impercettibile che il Capo, mi dice di alzare la voce e prima che me ne accorga, tiro fuori una voce potente.
«Cosa è successo Signore?»
Lui esita prima di sospirare perdendo l'espressione corrucciata e inquietante di prima. Questo è abbastanza rassicurante. Un altro minuto con i suoi occhi pieni di rabbia puntati su di me mi avrebbe steso.
«Mi segua nel mio ufficio, Mr. Simmons.» replica lui. Lo seguo aspettandomi il peggio.

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Capitolo 4
*** WANDA ***


«No, ma sul serio, credi che lasciarlo nelle mani di un tizio come quello, lo curerà?» sbotto rivolgendomi a Dan con tono sgarbato e preoccupato.
Lui sbuffa. Sembra annoiato. «Senti, non so che problemi tu abbia, ma noi qui ci conosciamo e io mi fido di Jess, di conseguenza siediti.»
E’ così rilassato che sembra non gli importi della vita di Chris. Forse è così, o forse sono io che non riesco più a fidarmi di nessuno.
Il ragazzo tatuato si fa vivo da non so quale parte del bosco e si avvicina lentamente a Dan.
 Gli sussurra qualcosa e dopo averlo ascoltato, Dan fa un cenno col capo e si guarda le scarpe preoccupato.
Il ragazzo mi guarda con occhi sbarrati prima di indicarmi a Dan.
Lui lo guarda e fa un cenno di assenso.
Dan raduna il gruppo con uno sciocco di dita, per comunicare qualcosa mentre sale su un tronco  per farsi vedere e sentire da tutti. Lo guardo storto e male. Sembra che gli piaccia farsi vedere... Quanto é odioso.
«Ho appena ricevuto una grandiosa notizia: Chris non è in pericolo di vita e presto sarà attivo. Fino ad allora, la nuova arrivata, lo sostituirà.»
Protesto, ma le mie parole non suscitano nessun effetto, visto che nessuno obietta la decisione del “ Capo” .Quindi tutto il gruppo si scioglie allontanandosi nel bosco, mentre Dan si avvicina ed io, seccata, incrocio le braccia.
«Prima di iniziare l'addestramento, dovrai farti medicare da Jess ….. tranquilla non morde...»
Lo guardo perplessa, poi rivolgo lo sguardo a Jess e lo raggiungo sbuffando, così che mi porti dove mi avrebbe medicato. Sempre se il suo scopo sia medicarmi...
Ci incamminiamo nel bosco, finché non troviamo un fiume.
Lì, sulla riva, vedo sdraiato Chris.
Gli corro incontro e sospiro non appena mi accorgo che il suo torace si alza e si abbassa a ritmo costante. Respira.
Jess sorride, mente prepara alcune foglie su una specie di bancone - fatto con pezzi di legno - e le tritura con una pietra in un recipiente di marmo.
Mi siedo davanti al ragazzo.
Mi guardo attorno. Vedo sola una piccola radura e sopra di me noto un piccolo buco da dove entra la luce del sole al tramonto, tinta di rosso e giallo.
«Devo vedere la mano.» dice, distraendomi dalla luce e dai miei pensieri.
Sospiro e gli porgo la mano, lui slega il nodo e srotola la "benda".
«La ferita non si è cicatrizzata del tutto e finché è in questo stato, potrebbe tranquillamente fare infezione, quindi tieni steso il braccio e la mano.»
Faccio come mi dice lui, mentre mi spalma una specie di crema verde e rossastra.
«Cos'è?» gli chiedo.
« Una crema lenitiva.»
«Ma non mi serve, non mi fa male.» protesto.
Il ragazzo alza gli occhi neri dalla ferita a me, poi sbuffa scocciato.
Dopo aver riportato lo sguardo sulla ferita, mi dice di chiudere la mano in un pugno.
Lo faccio e lui lo afferra con forza.
Poi resta lì, fermo, a muovere le labbra.
Sembra quasi che stia dicendo qualcosa, ma non riesco a capirlo, perché dalla sua bocca non esce alcun suono.
Poi, improvvisamente, mi lascia andare la mano, afferra qualche foglia, me le appoggia sul palmo e le lega con una nuova benda.
Lo guardo perplessa. «Quindi tu sei un guaritore?»
«Preferisco la parola medico, se non ti dispiace.» commenta lui, mentre si dedica alla pulizia di alcuni oggetti sul bancone, dopo essersi allontanato da me.
Sospiro mentre mi sistemo, appoggiando la schiena a un tronco dietro di me.
Lui mi guarda confuso, mentre mi tocco e mi massaggio la mano.
«Cosa c'è?»
Lui alza le spalle e mi continua a guardare alternando lo sguardo dal mio viso alla mia mano.
«Ah, giusto forse non dovrei massaggiarla, ma mi fa male.»
Jess si avvicina a me confuso. «Come ti fa male? È impossibile. Cosa senti?»
Io lo guardo . «È normale se non si hanno le medicine giuste...»
Lui non mi guarda neanche mente slega la benda.
«Non mi servono le medicine...»
Sono confusa. Come non gli servono medicine? Come vuole curare la gente, con la magia? Ma non siamo sciocchi.
Dopo aver slegato la benda, toglie le foglie e sulla mano mi ritrovo solo la crema lenitiva e… La ferita è scomparsa... È sparita nel nulla.
Ma com'è possibile? Aspetta... E’ possibile perché questo non è possibile. Ma cosa sto pensando? Sarà colpa della crema!!!!
 Incomincio a guardarlo spaventata.
«Ma che cosa diavolo sei?»
Lui  alza le mani. E io sono  sempre più preoccupata.
«Tranquilla non ti farò niente... Non sono il mostro che tu pensi che io sia...»
Come puoi dirmi questo e pensare che io ti creda quando la ferita sulla mano è sparita? Devi essere pazzo, allora.
Jess cerca di fermarmi mentre mi alzo, e  gli tiro una ginocchiata nello stomaco.
Lui rimane senza fiato e cade per terra, sicuramente non se lo aspettava .
Lo guardo agitarsi per il dolore. Forse mi dispiace per lui, ma non posso credere che  sia umano, non dopo quello che ho visto.
Mi giro e faccio per scappare via verso il fiume, quando mi ritrovo il viso di Daniel.
Sbuffo.
«Cosa vuoi? Ti dispiacerebbe non pedinarmi?»
Lui sembra confuso, poi si guarda intorno, finché non trova Jess che si sta rialzando molto lentamente e faticosamente. Allora mi guarda storto prima di andarlo ad aiutare.
Raggiunto Jess, mi chiede «Si può sapere che cosa hai combinato?»
Jess, guarda per terra e riprende il fiato prima di parlare. «Ho guarito la ferita di Wanda...»
Mi allontano sconvolta e terrorizzata.
«I-io..» tentenno «Non ti ho mai detto il mio nome... Come fai a saperlo?! Chi diavolo sei tu?»
Daniel lo guarda scocciato, prima di avvicinarsi a me con cautela, come se avesse capito cosa potrei fare...
«Wanda, lo so che non capisci cosa sta succedendo... Ma devi credermi, ti fidi di me?»
Non gli rispondo e faccio alcuni passi indietro prima di sentire dei rumori.
Daniel mi fa segno di fare silenzio.
Pattuglie di Controllo.
Non faccio neanche in tempo a guardarmi in giro, che  Daniel mi butta giù sulla terra e mi fa strisciare fino a un albero vicino con intorno dei cespugli.
Ci nascondiamo dietro al suo tronco. Stretti, uno appiccicato all'altra. Sento il suo respiro. È preoccupato.
«Dove sono Chris e Jess?» sussurro.
Lui distoglie lo sguardo al di là del tronco per guardarmi.
«Comincio a credere che ti sia affezionata al nostro Chris... Comunque sanno dove nascondersi, non ti preoccupare...»
"Ah, va beh, se lo dici tu è rassicurante", penso.
Sento delle voci seguite da rumori.
La pattuglia si fa largo tra la boscaglia, finché Daniel si china in giù, così da trascinarmi con lui. Odio stare vicino a lui. Ma lo devo pur fare se non voglio essere trovata.
I passi si fermano e non si sente altro che silenzio. Un silenzio terrificante.
La calma prima della tempesta. Chissà come ci hanno trovati…
Una voce parla mentre altri controllano la zona non molto distante dall'albero.
«Dove aveva detto che erano... Quel farabutto di Kyle?» chiede una voce maschile molto rauca e graffiante.
"Ma chi è questo Kyle?", mi chiedo, prima che un fucile stilizzato con ai lati uncini  e la canna molto lunga – passa vicino al tronco, nella mia parte, così da farmi sussultare.
Daniel muove rapidamente la mano sulla mia bocca per non farmi gridare, ma non faccio niente, quasi non respiro. Forse per convincere me stessa che posso essere forte anche da sola... O è solo un modo per dimostrare a Daniel di che pasta sono fatta!
 Sento una voce femminile, già udita recentemente dopo una mia scorribanda in un loro campo. Una voce dolce, ma che riesce ad essere dura.
«Colonnello Bailish, forse sono andati dall'altra parte, prima ho sentito un rumore...»
I passi si fermano per un istante, poi riprendono nella direzione opposta.
Daniel mi toglie la mano dalla bocca e quando non sentiamo più nessun rumore, ricompariamo da dietro il tronco. Ad aspettarci ci sono i visi di Jess e Chris.
 

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Capitolo 5
*** SEBASTIAN ***


Il corridoio sembra infinito.
Non mi piace percorrerlo osservato dalle facce curiose delle persone che popolano la colma corsia.
Non ho fatto niente e non so neanche perché il Capo mi abbia condotto nel suo ufficio. Sicuramente deve essere una questione importante, se no non si sarebbe scomodato.
Entro nell'ufficio deglutendo nervosamente mentre il Capo chiude di scatto la porta dietro di me, facendomi sobbalzare.
Si avvicina alla scrivania in mezzo alla stanza e mi indica di sedermi sull'accogliente poltrona in pelle bianca posizionata perfettamente di fronte a lui.
L'ufficio é molto spazioso e luminoso grazie alle grandi finestre, con pareti piene di segni e scritte che non ho mai visto prima d'ora.
L’ufficio del Capo è all'ultimo piano di questo enorme edificio interamente di vetro.
Dal soffitto  si possono ammirare gli altri edifici che, ammassandosi tra loro, formano un unico grande corpo: il centro di New York.
Mi sale un brivido quando il Capo si sistema sulla sedia e mi punta gli occhi addosso.
I suoi occhi di giaccio riescono sempre a penetrare nell'anima di chi ha difronte e a svelarne i segreti più oscuri. E io ne ho fin troppi.
«Allora, Mr. Simmons, lei ha un brillante curriculum... Perfetto per un lavoretto che ho in mente... Sarebbe disposto ad accettare la mia proposta lavorativa?»
Deglutisco, nuovamente. Non sono per niente rilassato.
«Di che cosa si tratta?»
«Beh, non dovreste dirmi prima se accettate la proposta o no?»
«Sì, ve lo dirò… non appena saprò di che cosa si tratta.» insisto.
Lui si guarda in giro nervoso «Allora, come vuole... » incalza. «Il lavoro è molto semplice: dovreste seguire un caso… quello dei Fuggitivi.» mi porge nelle mani un fascicolo di carta che pochi secondi prima era appoggiato sulla scrivania. Lo afferro deciso.
«Praticamente dovrete comunicare alle nostre squadre di Pattuglia, ogni avvistamento, notizia o pista. Il tutto verrà registrato e archiviato, come sa, nel computer nell'ufficio Avvistamenti»
Azzardo una domanda. «Come farò a sapere che le persone che avvisterò sono dei Fuggitivi?»
Mi guarda perplesso, come se la risposta fosse scontata. «E' tutto nel fascicolo. Ogni singolo nome è allegato alla sua descrizione con relativa foto. Queste sono le ultime informazione che abbiamo ricevuto.»
«Quindi, Mr. Simmons, cosa ha deciso di fare?»
Non so realmente se voglio accettare il lavoro, ma bisogna tenere conto del fatto che se rifiutassi, il Capo metterebbe in dubbio la mia lealtà e, di conseguenza, la mia copertura salterebbe. E si vede chiaramente che mi sta mettendo alla prova.
«Ebbene, accetto l'incarico.» replico infine.
Il Capo accenna un sorriso scaltro. «Allora non mi resta che augurarle buon lavoro, Mr. Simmons!»
Prima di uscire, mi fermo sulla soglia chinando il busto per salutarlo. Questo ricambia con un leggero cenno della mano.
Ripercorro il corridoio ancora gremito, fino ad arrivare al mio ufficio. Entro e chiudo la porta.
Mi siedo sulla sedia dietro la scrivania, con il fascicolo in mano.
Lo apro. Sulla prima pagina scorgo un ragazzo con dei tatuaggi sul collo.
Leggo il suo nome: Jess Glyn.
La seconda pagina raffigura una ragazza dal viso rotondo con tatuato sul braccio sinistro una granata, occhi verdi e capelli biondi. E’ Samantha Josh.
Appoggio il fascicolo sulla scrivania lasciandolo aperto mentre mi sfrego gli occhi.
Sono stanco, anche perché l'appuntamento con il Capo è durato più del previsto e ho consumato energia per schermare i miei ricordi e usare quelli di kyle mentre il Capo mi sondava la mente.
Le palpebre incominciano a chiudersi e guardo assonnato l'ora: 12:30. Devo rimanere sveglio.
Esco dal mio ufficio chiudendo, nuovamente, la porta e mi avvio verso il corridoio illuminato dalle luci soffuse che si trovano sul soffitto piatto e spoglio.
Ora, il corridoio, è vuoto e inquietante. Ogni volta che faccio un passo e procedo verso la mia meta, mi sale un brivido sulla schiena. L’ambiente, di notte, risulta più tetro di quanto lo sia di giorno. Del resto, se voglio restare sveglio, devo pur caricarmi con un caffè.
Mentre svolto l’angolo, mi guardo attorno, notando, dalle finestre, la città.
Un tempo, nel centro si potevano scorgere tante luci che ravvivavano le buie e vive notti di New York. Ma ora è quasi tutto spento. La popolazione è diminuita a causa delle uccisioni che facevano – e che fanno, ancora oggi – gli Ibridi.
Immerso nei miei pensieri, mi ritrovo improvvisamente davanti alla porta marrone con due oblò che mostrano l’interno del bar e i distributori automatici.  Apro la porta doppia e mi avvio verso la macchina del caffè. Aspetto che il mio Cappuccino scenda nell'apposita tazza. Dopo, l'afferro sentendo le dita scaldarsi  e mi affretto ad uscire per ritornare nel mio ufficio. Arrivato, entro e chiudo a chiave la porta, quindi mi lascio cadere sulla sedia e appoggio la tazza sul tavolo e sbuffando riprendo la lettura del fascicolo.
 
Mezzo addormentato e frastornato, controllo nuovamente l'ora: 3:00.
Onestamente è stata una vera fatica esaminare tutti quei visi e leggerne la storia, per via del sonno che gravava sulle mie palpebre. Mi sentivo abbastanza sovrappensiero e preoccupato. Ma non era il fatto di aver accettato il lavoro a mettermi in ansia, bensì il comportamento del Capo. Perché mai, lui,” uomo”  potente e possessore di ogni cosa dentro questo edificio, avrebbe dovuto dare a me, uomo indipendente, solitario, ma soprattutto diverso da tutti, un incarico così importante?
Sono arrivato a metà fascicolo, quando decido di sfogliare le pagine molto rapidamente. Almeno per farmi un'idea dei loro visi.
Mi fermo nel sfogliare le pagine quando scorgo un viso conosciuto.
Mi sembra impossibile che sia vero, ma è così: il viso che ho di fronte è della mia cara sorella.
Non appena mi accorgo del fatto che finalmente l’ho trovata, provo un senso di gioia che si tramuta immediatamente in paura. E’ in pericolo.
“Devo fare tutto ciò che è in mio potere per salvare Wanda.” Mi ripeto, mentre le palpebre sbattono freneticamente. “Meglio riposarsi.”
Richiudo di scatto il fascicolo e mi ci appoggio sopra, chiudendo gli occhi.

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Capitolo 6
*** WANDA ***


«Quindi... Qualcuno vorrebbe spiegarmi come ha fatto Jess a guarire la mia ferita?» azzardo l’ennesima domanda.
La quale avrebbe sicuramente causato una protesta da parte di Daniel.
Infatti la sua reazione, così prevedibile, non mi sorprende affatto. Sospira guardando il terreno che stiamo velocemente calpestando.
Onestamente non mi importa delle sue reazioni. Devo sapere la verità. Anche perché sono entrata da poco in questo gruppo di sopravvissuti e stanno succedendo cose a dir poco folli e surreali. Dal momento in cui Chris è stato colpito fino alla guarigione istantanea della mia ferita…
E l'unico modo per fare un po' di chiarezza in questa strana faccenda, è chiedere. Non che ne abbia voglia,  perché prevedo che non sarei sufficientemente soddisfatta delle loro risposte … parleranno a monosillabi e io sarò sempre più confusa e preoccupata.
Mentre procediamo, sento qualcuno tirarmi il braccio così da farmi accostare mentre tutto il gruppo procede. Vorrei raggiungerli, ma qualcosa me lo impedisce. Mi giro vedo il viso di Jess contratto in una smorfia. Mi incute paura la sua strana espressione.
Mi lascia il braccio prima di parlare.
«Cosa vuoi sapere, Wanda? Sappi che la risposta non ti piacerà affatto e ti risulterà incredibile , ma devi credermi perché è la verità.»
Lo guardo aggrottando la fronte. Dopo questa presentazione, mi aspetto una notizia che mi possa davvero sconvolgere...
«Beh... Io ho dei poteri...» incomincia. “Genio, questo lo avevo già immaginato...”. Mentre nella testa frullano tante domande, la mia espressione si fa curiosa. Voglio saperne di più nonostante la mia poca fede nelle risposte che loro potrebbero darmi. «Beh... E... Il mio potere è quello di guarire... La gente... Come...» sospende la frase con uno sguardo preoccupato e incerto.
Ho quasi il sospetto che non mi creda capace di capire… Se no, come si può spiegare la sua espressione?
«Come cosa?»
Si guarda attorno nervoso prima di cambiare il sorriso in un ghigno maligno con occhi bui. Non l’ho mai visto così.
Lo guardo frustrata.
Lui deve aver capito che sono confusa dalla mia espressione perché  aumenta il ghigno e sembra divertirsi nel vedermi così.
Mi sale un brivido sulla schiena quando una brezza fredda mi colpisce in pieno.
Percepisco una presenza... Diversa... "Ma è solo la mia immaginazione" cerco di ripetermi nell'intento di consolarmi e calmare l’ansia che mi circola per tutto il corpo, ma fallisco miseramente.
Il ghigno lascia spazio a un sorriso malvagio. “Di male, in peggio!”
Quella sensazione che qualcosa di terribile potrebbe accadere da un momento all'altro, non mi piace per niente. L’ansia continua ad aumentare e, di conseguenza, anche il battito del mio cuore si fa sempre più accelerato.
«Cara, la nostra Wanda. Lo sai chi siamo?» sibila il ragazzo.
Rimango sbigottita davanti a quell'espressione, ma soprattutto quello a lasciarmi di stucco è la domanda che mi ha appena fatto. Perché parla in prima persona plurale? E soprattutto perché tutto ad un tratto è cambiato?
Cerco di indietreggiare e mantenere la calma. Ma quando cado sul terreno umido grazie a delle maledette radici, un’espressione di panico fa capolino sul mio viso.
Jess mi si avvicina sibilando nuovamente qualcosa.
«Dovresti venire con noi se non vuoi finire in guai seri!» le sue parole sono ovattate e risuonano come echi nelle mie orecchie, insieme al rumore dei battiti del mio cuore. Inspiro ed espiro cercando la calma, finché non decido di alzarmi e di muovere più rapidamente che posso le gambe, ma il mio corpo  non risponde perché lui ha anticipato la mia mossa, fermandomi con una stretta molto forte il polso. Sento un calore innaturale che sta entrando nella mia mano e sembra assorbire la mia energia. “Energia… ma che cosa sto pensando?”
Strabuzzo gli occhi. «Ma di che diavolo stai parlando, Jess? E lasciami immediatamente!» 
Non mi risponde e non mi molla , limitandosi a ridere. Ha una risata amara e piena di disprezzo. La calma che avevo miracolosamente trovato, sparisce in un attimo lasciando spazio alla frustrante sensazione della paura. Quanto la odio.
«Ah» commenta lui, con una scintilla malvagia negli occhi. «Certo! Tu non puoi sapere... Non sei ancora come loro...»
Continuo a non capire. «Come loro chi? Saresti così gentile di spiegarmi questa storia e non parlare come se lo sapessi già?!»
Il ragazzo in un millesimo di secondo gira il mio polso con facilità, così da farmi urlare di dolore. Il mio urlo è ovattato. Vorrei urlare un forte – AIUTO! – ma dalla bocca non esce alcun suono.
Mi guardo attorno spaventata e disorientata. La vista mi si annebbia e barcollo leggermente.
Il calore e il dolore che sento nel polso si espandono rapidamente per tutto il corpo e Jess ne approfitta per avvicinarmi di più a lui.
Il miei occhi terrorizzati guardano il sentiero: non c'è nessuna figura in avvicinamento. Dopo di che, mi rigiro verso Jess.
«Cara, cara, sciocca!» esclama con voce acuta, toccandomi pesantemente le guance. «Non è vero che non sai niente! Tu sai! Solo che non sei ancora pronta per capire…» ritraggo il viso.
«Capire che cosa?» “Ma … Davvero Jess crede che io non possa capire? E io che lo credevo più sveglio…”
Per un momento mi sembra di vedere il vero Jess, nell'espressione dolce e timida, ma poi cambia completamente aspetto sotto i miei occhi. E per l'ennesima volta, le mie domande sembrano essere cenere dissolta nell'aria.
Forse l'ho immaginato… Visto che ho ancora la vista annebbiata dal dolore.
Qualunque sia la risposta, il viso di Jess si modella, restringendosi e allargandosi, trasformandosi in una faccia paffuta con occhi piccoli e neri, labbra sottilissime e naso appuntito.
Ora credo di non sentirmi bene. Mi sale un conato di vomito, per tutta la confusione che mi turbina in testa e il dolore acuto al polso, ma cerco nervosamente di respingerlo, deglutendo. Il dolore ormai è diventato sempre più forte e  sta bruciando molte energie che servirebbero a liberarmi dalla presa e cercare in qualche modo aiuto.
Sospiro miseramente. Ormai sono in mano sua, cosa posso fare mezza tremante e stranamente indebolita ?
L’ estraneo che é piazzato davanti a me ha una divisa  bianca.
Bianca. Ah…. Ora è tutto chiaro: è un militare delle Pattuglie di Controllo… Ma da quando in qua gli ibridi possono prendere le sembianze degli umani...? Ma soprattutto perché proprio quelle di Jess…?
«Ora, cara ragazza speciale» incalza. «VIENI CON NOI!» finisce con un ordine che, ovviamente non posso seguire. Tento di liberarmi dalla presa, pestando inutilmente i piedi nella terra umida. Così, mentre lui mi porta tra gli alberi più fitti, mi concentro.
“Aspetta… Concentrarsi su che cosa?” Non lo so nemmeno io, ma quando cerco di allontanarmi , lui mi riporta con forza vicino, lo respingo con le mani e il movimento che eseguo sembra creare una scia rossa.
Dopo aver sentito un boato e visto un lampo rosso che colpiva il soldato mi avvicino e noto che la divisa bianca si è trasformata in brandelli di stoffa nera. “Ma… Come diavolo ha fatto la divisa ha diventare nera come se fosse stata bruciata, quando non c’è mai stato fuoco? E’ tecnicamente impossibile. Forse mi sono immaginata tutto. Sicuramente è così.”
Lo riguardo e noto il suo viso ricoperto da pelle nera mista a un colore bordeaux e rosso accesso con brandelli di pelle che pendono dalla faccia contratta in un'espressione stupita.
Non appena giro lo sguardo, la mia testa vortica molto velocemente. Le gambe non mi reggono più. Barcollo per un po' sorreggendomi con le mani su un tronco, finché le mie gambe cedono cadendo sulle ginocchia e successivamente la mia testa tocca terra e tutti rumori si fanno ovattati. Prima di perdere conoscenza, scorgo alcune figure, mischiate a chiazze di tutti i colori, avvicinarsi a me…

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Capitolo 7
*** SEBASTIAN ***


La porta del mio ufficio si apre all'improvviso. Scatto in posizione retta, temendo sia il Capo a farmi visita. Mi strofino gli occhi frastornato, mentre vedo entrare una donna: alta, capelli ricci e rossi come il fuoco con un'espressione irritata.
Si avvicina rapidamente alla scrivania.
Degli occhi verde marcio mi scrutano come un falco che osserva la sua preda.
«Mr. Simmons!» sbotta «Avevate detto che i Fuggitivi erano in un vecchio aereporto vicino al centro. Ebbene abbiamo seguito uno di loro e li abbiamo attaccati. Molti sono morti, ma non siamo riusciti a catturarne neanche uno. E lei sa cosa vuole dire… E’ già la seconda volta che ci manda in Missione senza nessun risultato!»
Deglutisco nervosamente. «Può darsi che vi abbiano attirato apposta lì. Quindi potrebbe essere stata solo una trappola.»
Lei mi scocca un'occhiataccia, ringhiando. «Ah, Mr. Simmons!» fa vibrare la biancastra mano in aria, seccata «Trappola? Mi sta, per caso, prendendo in giro?»
Scuoto il capo, sbigottito dall'odio e disgusto che prova per i Fuggitivi.
«Senta, non é colpa mia se i Fuggitivi sono scappati dal luogo in cui il Tracciatore li ha avvistati» cerco di dire più deciso, ma la mia voce trema.
La donna mi scruta a fondo. I suoi occhi balzano da una parte all'altra del mio corpo. Poi sul suo viso si crea un’orribile smorfia, la quale per poco non fa sobbalzare dalla sedia. «Mr. Simmons! Come mai é così... Rilassato? Le ricordo che se non porterà a termine con successo la missione, dovrà fare i conti con l’ira del Capo e anche la mia!»
«Infatti non sono rilassato!» sbotto. Ed è vero. La sua espressione mi incute terrore.
La donna accenna un sorriso, sistemandosi la camicia bianca. «Va bene» dice infine allontanandosi dalla scrivania con passo regale. Prima che possa uscire, azzardo una domanda. «Signorina... Come... Aveva detto di chiamarsi?» Lei mi scruta con disgusto.
«Per caso lei ce l'ha con me?» chiedo.
La donna per un momento sembra essere stupita dalla domanda, ma in pochissimi secondi, la sua sorpresa si tramuta in ribrezzo. «Mi chiamo, Emily Martin! Ma per lei sono e sarò sempre il capo delle Spedizioni. E comunque no, non ce l'ho con lei!» replica uscendo, lasciando l’aria tesa come una corda di violino.
Perché mai dovrebbe essere in collera con me? Sono davvero preoccupato. Spero che non abbia scoperto nulla, poiché se dovesse avere il minimo sospetto, incomincerebbe a fare ricerche e sicuramente scoprirebbe cos'ho in mente.
Perché se mi scoprissero sgattaiolare nelle segrete, dove tengono i prigionieri, non mi risparmierebbero di certo.
Vi starete chiedendo perché gli Ibridi tengano nelle segrete dei Fuggitivi con poteri. Dunque la risposta é facile: gli Ibridi stanno lavorando ad un progetto chiamato “Rivoluzione ZC”. Consiste nel trovare il gene “ZC” che ci permette di possedere delle doti. Se dovessero mai riuscire a scoprirlo, toglierebbero immediatamente i poteri a tutti, così da sconfiggere definitivamente l’ultimo briciolo di speranza. Ma fino ad ora, il progetto non ha mai avuto i risultati previsti. Ma comunque andare dai prigionieri è l’unico modo per tenere Wanda al sicuro; aggiornare Thomas sugli spostamenti delle Pattuglie di Controllo. Questo, contatta telepaticamente una fonte dentro il gruppo di sopravvissuti.
Mi allontano dalla scrivania raggiungendo la finestra, da dove guardo con occhi spenti quello che è rimasto dei vecchi grattacieli. Sospiro e spero che, ovunque Wanda si trovi, stia bene e al sicuro.
Così dicendo afferro alcuni appunti sui vari spostamenti dei Fuggitivi, faccio un bel respiro e mi allontano dalla stanza per raggiungere la Sala d'Osservazione dove si scrutano tutti i movimenti dei Fuggitivi e si studiano piani per attaccarli.
Non amo molto quel posto. A pensarci bene non sono le parete piccole verniciate di azzurro ha darmi i brividi, ma tutti quei computer avanzati che possono rivelare i Poteri. Perché tali poteri, dopo essere utilizzati, emettono delle onde che vengono captate dai computer in un battito di ciglia.
Percorro il corridoio molto velocemente, facendomi largo tra la gente. Mentre giro l'angolo per accedere alla Sala, mi scontro contro una persona.
Alzo lo sguardo e vedo una ragazza alta, magra, capelli castano chiaro, degli occhi piccoli castano più scuro nascosti dagli occhiali.
Prima che possa proferire parola, i suoi occhi mi scuotono con fare incerto.
«Scusi tanto, Mr. Simmons!»
«Non c'è problema... Lei è…?»
«Sasha. Sasha Macville» si sistema gli occhiali sul naso pronunciato e mi porge la mano.
Io ricambio il saluto sorridendole. «Che ci faceva nella Sala d’Osservazione?»
«Ehm…» è titubante «Nel palazzo è scoppiata la massima allerta.»
Alzo il sopracciglio. «Perché?»
La ragazza sembra ignorare la domanda. «Io dovrei andare… Ho molta fretta!»
Mi passa accanto e fa per andarsene, quando io le afferro il braccio. Lei si gira e mi guarda irritata. Indica con un leggero cenno del capo la mia mano che tiene stretto il suo braccio. «Vorreste mollarmi?»
Scuoto il capo. «Mi spiace, per la scortesia, Macville, ma avrei bisogno di risposte… Sa, non vorrei essere a corto di notizie, visto che sono l’informatore delle quadre di Spedizioni.»
Lei mi guarda sconcertata. Successivamente scuote il capo e commenta. «Oh, mi dispiace tanto, Mr. Simmons! Non pensavo che lei fosse a capo delle Spedizioni.»
«Non si preoccupi, Macville» taglio corto «Quindi… cosa sta succedendo?»

Lei sembra indugiare. Il suo sguardo torna al pavimento. Le mie dita le tirano su il mento e lei con occhi tristi confessa. «Hanno catturato un Fuggitivo!»

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Capitolo 8
*** WANDA ***


Apro gli occhi. Una luce me li ferisce e li devo chiudere di scatto.
Quando mi sono abituata alla luce, mi accorgo che sono sdraiata su una branda in una tenda.
Cerco di mettermi a sedere, ma ho le vertigini, quindi rimango sdraiata.
Fuori dalla tenda scorgo due sagome seguite da delle voci.
La prima voce che sento è sicuramente Daniel. Alzo gli occhi al cielo mentre lui commenta «Lei non doveva usarli! Ora ci rintracceranno sicuramente!»
Qualcuno sospira esasperato. E’ sicuramente di nuovo lui.
Un'altra voce si fa avanti. «Dan, dovresti diglielo...» é Chris.
La mia bocca si incurva in un sorriso appena accennato quando sento che Chris sta bene.
«No!» incalza Daniel «Non glielo diremo finché non sarà pronta.»
«Pronta per cosa, Dan? È frustata, ferita, confusa e spaventata... Per quanto ancora le terrai la verità nascosta?» sospira miseramente Chris.
Frustata. Ferita. Confusa. Spaventata… ma… allora stanno parlando di me. Ho sempre sospettato che questi ragazzi avessero tanti segreti, ma non mi sarei mai aspettata che riguardassero anche me.
Sento un sospiro e un – okay – appena accento con dei passi a seguire.
Daniel apre la tenda e i suoi occhi mi guardano stupiti.
Mi irrigidisco. Lo vorrei guardare male, ma è la prima persona che mi fa piacere vedere, almeno non mi vuole uccidere... Suppongo…
Lui sorride compiaciuto dal fatto che non l'ho guardato male.
"Ma che cosa sto facendo?"
«Come stai?» mi chiede mentre mi si avvicina.
Accenno un sorriso guardando per terra.
«Meglio.»
«Ti ricordi cos'è successo?»
Guardo un punto fisso nella tenda.
Scavo nei miei ricordi. Vedo solo immagini frammentarie, ma molto chiare. «Stavo ritornando qui con voi, quando Jess mi tira per un braccio. Mi trattiene svelandomi che possiede dei “poteri”. Fin qui è tutto normale. Poi il suo sorriso si tramuta in un ghigno e incomincia a blaterare cose senza senso come: "Sai chi siamo? Ti dobbiamo portare via" e...» mi fermo. Rabbrividisco. All'improvviso mi affiora alla memoria lo stralcio di quella frase senza senso che aveva detto il mostro. «Giusto... “Tu non sei ancora come loro”. Avevo detto esattamente così.»
Daniel mi mette una mano sulla spalla, guardandomi con dolcezza. Mi incoraggia ad andare avanti. Per una volta sa essere comprensivo.
«É abbastanza strano che il mostro abbia detto che non sono ancora una di "loro"... Mi domando a chi possa essersi riferito...» commento.
Alza il sopracciglio. «Ti ha detto qualcos'altro, per caso?»
Gli scocco un’occhiata. “Perché mai gli dovrebbe veramente importare quello che ha detto un mostro? Insomma è un mostro, no? Mostri uguale inganni…”
«A parte quello, nient'altro. Poi il mostro ha cambiato sembianze, diventando un uomo in divisa bianca. Successivamente mi ha preso, cercando di portarmi via con lui. Io per difesa, ho agitato le mani e ho visto che il mio movimento sembrava aver una scia rossa. Così, dopo aver sentito un bum, mi sono voltata e mi sono avvicinata al corpo che era completamente bruciato. Ma... com’è possibile?»
Lui non risponde, limitandosi a guardare in giro, toccandosi il collo con la mano.
Silenzio. Un silenzio straziante che mi percuote le orecchie.
«Ehm... Dovresti riposarti ancora un po'. Domani Jess ti visiterà mentre io e Chris ti daremo una mano negli allenamenti che dovrai praticare» dopo avermi comunicato il programma, rincomincio a guardarlo male mentre si dirige verso l'uscita.
Non ho voglia di andare da Jess, soprattutto dopo tutto quello che è successo. Anche se non era lui, io ho sempre paura di chi ho vicino.
Lo osservo allontanarsi. Prima di uscire si volta e mi rivolge un sorriso che io non ricambio.
Sembra agitato, ma non capisco per che cosa.
“Nah, qui sono tutti così strani…”
Mi sistemi sulla branda chiudendo gli occhi. Ed è tutto.
 
 
 
Mi sveglio. Dopo essermi alzata, mi accorgo che ci sono dei vestiti sulla branda. Mi infilo i pantaloni neri e la camicia bianca e mi avvio verso l’uscita.
Non appena esco, mi guardo a destra e scorgo un sorriso accogliente. E’ senza ombra di dubbio Chris.
Sono felice di rivederlo.
Ricambio il sorriso. «Allora, Wanda. Come stai?» domanda lui.
Mi mette un braccio intorno al collo e ci incamminiamo verso la tenda di Jess.
«Bene, dai.»
«Lo so che ti sembra tutto così strano...»
«Perché, in realtà, lo é» qualcuno con voce bassa, dietro di noi, interrompe Chris.
Mi giro e mi ritrovo un ragazzo che non ho mai visto prima d’ora.
É alto, magro con capelli ricci e neri tenuti sul viso in un ciuffo, occhi marroni e un sorriso.
Si avvicina a Chris che sorride e gli da un colpo sulla spalla.
Li guardo entrambi confusa. Chris trasforma l’espressione divertita in seria e il ragazzo trattiene una risata.
«Wanda... Ehm... Questo é Matthew...»
«Allora... Sei la ragazza che abbiamo recuperato ieri?» chiede Matthew mentre continuiamo a camminare. Chris gli lancia un'occhiataccia.
«Sì, proprio così...»
Lui sorride. «Beh, sei stata coraggiosa...»
«In che senso?»
«Beh...» il ragazzo indugia. «Diciamo non io non sarei stato così coraggioso anche avendo il tele...»
Chris lo interrompe fulminandolo con lo sguardo. “Perché tutta questa segretezza?”
Faccio finta di niente e cambio discorso. «Dunque, da quanto tempo sei qui?»
Matthew aggrotta la fronte. «Non ricordo esattamente quando mi sono aggregato a questo gruppo. Ormai sarà da un secolo...»
Mi stupisco. “Se è da tanto tempo che è nel gruppo, perché io non l’ho mai notato?”
Chris mi toglie il braccio dal collo e mi indica la tenda di Jess.
Lo saluto e lui fa un sorriso, prima di andarsene insieme a Matthew.
Faccio alcuni passi incerti prima di entrare nella tenda, sospirando.

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Capitolo 9
*** SEBASTIAN ***


 

A quella risposta mi rendo conto che nessuno può essere al sicuro, né dentro né fuori questo maledetto edificio.  Le lascio il braccio di scatto.

Lei mi lancia un’occhiataccia, prima di massaggiarselo.

La mia faccia cambia espressione da confusa ad allarmata. Un cambiamento radicale che può destare sospetti a chi incontra il mio sguardo. Decido di saperne di più.

«Si sa l'identità del Fuggitivo?»

Lei alza le spalle. «Sembrerebbe, a quanto mi ha detto il Capo, una ragazza.»

Improvvisamente mi sento girare vorticosamente la testa. Il primo pensiero che mi salta in mente è Wanda.

Se fosse lei, a quel punto tutto il genere umano sarebbe letteralmente spacciato. 

Cerco di togliermi dalla testa quel brutto pensiero e a non saltare a conclusioni affrettate.

“Dopo tutto non si sa con certezza l’identità del Fuggitivo… Ci sono tanti gruppi… Non sarà lei… Non può essere lei… Giusto?” mi ripeto. Ma questo pensiero non mi rassicura affatto.

Il mio cuore incomincia a battere velocemente. La mia apparente calma svanisce.

Sasha mi lancia un'occhiata. «Mr. Simmons è sicuro di stare bene?»

Alzo il sopracciglio, con fare deciso, ma la mia voce trema. «Sto benissimo, Macville.»
Lei annuisce. L’aria è pesante e piena di ansia. Nessuno di noi due parla. Questo mi fa accelerare il battito del cuore. Per evitare di far aumentare la frustrazione, chiudo la mano in un pugno e mi conficco nel palmo le unghie. Emetto un mugolio. Il dolore dovrebbe distrarmi. Odio non avere le cose sotto controllo. 

Lei mi guarda confusa. «Davvero sta bene, Simmons?» la sua voce sembra preoccupata.

Io mi limito ad abbassare lo sguardo e fare cenno con la testa.

Sasha sospira. «Okay, Mr. Simmons, come vuole. Alla prossima» Alzo lo sguardo e la vedo sparire.

Sospiro mentre la mia paura scompare ed entro nella Sala.

 

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Capitolo 10
*** WANDA ***


Onestamente non mi sento tranquilla a stare da sola con Jess, ma me ne devo fare una ragione... Dopo quello che ho visto, mi aspetto di tutto...

Raggiungo Jess, seduto su una sedia di fronte a un tavolo. Sta scrivendo su un grande libro con una penna. Ragazzo vecchio stile, mi fa intendere.

Quando si accorge della mia presenza, alza gli occhi dal libro, fa cadere la penna su questo, lasciando qualche macchia d'inchiostro e mi corre incontro per stringermi in un abbraccio.

“Cos'è tutta questa confidenza?”

Mi stacco dall'abbraccio con espressione irritata.

Lui mi guarda confuso, come se non capisse. «Che c'è?»

Indugio. «Niente... e che dopo gli ultimi avvenimenti... diffido un po'.... nel...»

«Fidarti di me!» conclude lui la frase.

Lo guardo dispiaciuta. «Non è colpa tua, Jess, non fraintendere... e che sai... dopo tutto quello che mi è successo... non mi fido ciecamente… capisci?» guardo per terra, massaggiandomi leggermente il braccio sano. 

«Comprendo, Wanda» dice lui, alzandomi il mento e portando il mio sguardo su di lui. 

«Okay» mi affretto a dire «Sono venuta qui per farmi visitare... credo che perdere tempo non serva a nessuno...»

Lui accenna un sorriso. «Come vuoi. Siediti sulla branda mentre io vado a prendere alcune cose...»

Si allontana e scompare dietro la tenda mentre io mi sistemo su una branda ricoperta da un telo bianco.

Il rumore delle molle della branda mi entra nelle orecchie, facendomi sobbalzare un paio di volte.

Jess, dopo essere sparito per qualche minuto dietro la tenda, ricompare con alcune cose in mano: un barattolo quadrato e delle bende.

Lo guardo mentre si sistema su una sedia, afferrata in precedenza da dietro la scrivania.

Stendo il braccio e lo vedo aprire il barattolo quadrato, raccogliendo con due dita una crema color nocciola.

Me la massaggia sul polso e poi si concentra. Una fitta di dolore mi percorre la schiena. Sospiro.

Lui chiude gli occhi e fa la stessa identica cosa dell'altra volta; le labbra formano parole che non riesco a sentire.

Dopo questo, mi rimette una benda che mi avvolge sul polso.

Non sono più spaventata da lui. È una persona buona non lo metto in dubbio, ma c'è qualcosa di strano... qualcosa che non riesco ancora a comprendere…

Dopo aver finito di medicare il mio polso, mi guarda. I suoi occhi neri incontrano i miei e stiamo così per un po' finché io non distolgo lo sguardo imbarazzata.

Con la coda dell'occhio vedo il suo sguardo ancora fisso su di me. Deglutisco a vuoto. La mia bocca è asciutta.

"Cosa mi sta succedendo?" scuoto la testa "Riprenditi".

In quel momento sento le sue dita afferrare il mento.

Lo alza delicatamente e i miei occhi incontrano nuovamente i suoi.

Cerco di dire qualcosa, ma dalla bocca non mi esce niente.

Sono incapace di parlare.

“Forse non serve parlare. Uno sguardo può fare intendere più cose... però non ne sono sicura...”

Le sue dita non si staccano dal mio mento. Sono calde. Un brivido mi percorre la schiena.

Sussulto. Non so perché l'ho fatto.

Lui mi guarda perplesso.

Io abbasso lo sguardo e mormoro. «Mi dispiace...»

La mia voce trema come se fossi spaventata. E lo sono. Ma non da Jess, bensì dalla sensazione che ho provato in quel momento.

«E per che cosa?» domanda lui ridacchiando.

In effetti queste scuse sono stupide. Quindi alzo lo sguardo, la mia bocca si allarga in un sorriso.

«Perciò» tamburella le mani sulla sedia, incerto «Come va il polso?»

Gli do un'occhiata. Il dolore è diminuito già da un pezzo.

«Molto meglio.» sono sorpresa «Però… quella crema è davvero efficace» commento indicando con un cenno del capo il barattolo di crema appoggiato sulla branda poco distante da me. 

«Già. Oggi, quindi, farai i tuoi primi allenamenti suppongo...»

Gli lancio un'occhiata. «Sì.. ma come fai a saperlo?»

Tutt'a un tratto i suoi occhi si fanno tristi. La sua voce trema. «Perché anch'io ero nella tua stessa situazione.»

Mi irrigidisco. «In che senso?»

«Be', anch'io come te, sono arrivato in questo gruppo scappando dagli Ibridi. Il perché ti sembrerà assurdo...  ma loro mi volevano poiché possiedo dei doni… comunemente chiamati po...»

Si ferma di colpo. Lo guardo confusa… poi capisco. E’ per quella storia dei poteri.

«Poteri.»

La parola mi esce molto velocemente.

Lui mi guarda confuso, poi accenna un sorriso. «Esatto» la sua voce di fa più rilassata «Wanda, io non so che potere tu possieda, ma credimi, la maggior parte dei Fuggitivi li possiedono. Molti di loro sono morti…  ma altri sono in gruppi sopravvissuti… ma l'importante ora è sopravvivere e non farsi catturare...»

«Altri gruppi? Pensavo fossimo solo noi.»

Scuote la testa. «No, non siamo l’unico gruppo, ma uno dei pochi. Siamo soli, ormai.»

Quanto lo capisco. È così che mi sento ora: sola. Anche se ho vicino persone che potrebbero capirmi.

Fatico a fidarmi delle persone. Ho quasi paura di rivelare chi veramente io sia, perché neanche io lo so con certezza.

Sospiro. «Ebbene, siamo l'unica speranza per l’umanità...»

«Proprio così.» afferma lui.

Lo guardo. In questo momento si guarda le mani.

Quando solleva lo sguardo, distolgo il mio.

Sento un calore avvampare sulle guance.

«Wanda...» mi chiama.

Mi giro di scatto, incontrando i suoi occhi.

«S-sì» balbetto senza distogliere gli occhi da lui.

Mi afferra la mano e una fitta di calore si diffonde per tutto il mio corpo. Intreccio le dite con le sue.

Restiamo così per un po', il mio sguardo, il suo sguardo, le mie mani, le sue mani.

Si avvicina di più a me, finché non sento il suo respiro sulla mia guancia. La sua voce mi penetra dolcemente nell'orecchio.

«Dovresti indossare una cosa.»

«E che cosa dovrebbe essere?» lo provoco, la bocca incurvata in un sorriso.

«È un ciondolo che potenzia i tuoi poteri...» la sua bocca emana caldi respiri che mi fanno formicolare la guancia.

«E… perché lo vorresti dare a me?»

Lui resta in silenzio. Si sente solo il suo respiro aggregato al rumore del mio cuore che incomincia a battere freneticamente.

«Perché sei Speciale» quante volte mi sono sentita dire la tipica frase “tu sei speciale”, quella a cui non credi mai … perché senti che non è adatta a te… Ma sentirla pronunciare da lui è quasi come se quella semplice e scontata parola mi rispecchiasse a pieno…

Di scatto si allontana da me, successivamente si alza e raggiunta la scrivania, fruga dentro una piccolo cassetto di legno dietro di essa. Poi ne estrae qualcosa che infila nella mano e infine torna da me, sedendosi sulla sedia.

Guardo la sua mano: è chiusa in un pugno. Con l'altra prende le mie dita e delicatamente mi appoggia l'oggetto misterioso sul palmo. Poi me le chiude.

Sospira e infine accenna un sorriso, lasciandomela.

L’avvicino a me, aprendola.

Nel mio palmo c'è una collana con un ciondolo di smeraldo.

Me la metto al collo e dopo alcuni secondi mi sento girare vorticosamente la testa.

Jess sembra guardarmi confuso perché sto sicuramente per perdere i sensi. 

Mi aiuta a sdraiare sulla branda e ancora intontita vedo che butta giù tutti i fogli pieni di inchiostro non ancora asciutto per cercare qualcosa.

L'ultima cosa che vedo è il suo viso. 

 

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Capitolo 11
*** SEBASTIAN ***


La prima persona che vedo entrando nella Sala, è l'ultima che vorrei vedere adesso.
 
Il Capo mi lancia un'occhiata mentre parla con uno degli Ibridi addetti al controllo dei Fuggitivi.
Gli rivolgo il Saluto. Lui fa un cenno con la mano e conclude la discussione dirigendosi verso di me.
 
Mi irrigidisco. Lui mi guarda dritto negli occhi.
 
"Forse ha scoperto tutto... E se avesse scoperto l’inganno sin dal principio? Non ho un piano B. Sono spacciato" mi ripeto, ma quando mi raggiunge, non ha l'aria dura che mi aspettavo. Bensì ha un'aria pensierosa e tesa. Sembra preoccupato. Per che cosa?
 
«Ben arrivato, Mr. Simmons» inizia «Spero che la Signorina Macville vi abbia aggiornato…»
Faccio un cenno con la testa.
«Bene, allora saprà già tutto... Quindi mi permetterà di aggiungere un piccolo, ma essenziale dettaglio su ciò che succederà nella giornata» non appena sento quelle parole, il mio corpo incomincia ad irrigidirsi, mentre lui mi rivolge un sorriso e si dirige verso la porta «Le consiglio di prepararsi bene perché non le piacerà affatto quello che vedrà tra poco»
 
Così facendo sparisce dietro l'angolo e subito dopo una massa di diligenti Ibridi che un attimo prima erano al computer, adesso lo rincorrono, creando una lunga e stracolma coda che si dirige frettolosa verso una meta ignota.
 
Lo seguo. Non per ordine del Capo, ma per pura curiosità. Se c'è così tanta gente, ci deve essere per forza qualche importante ragion... Poi tutto si fa chiaro. “Perché non ci ho pensato prima?“ Gli Ibridi sono curiosi di vedere la Fuggitiva! Chissà cosa le faranno.... E il pensiero che potrebbe essere Wanda, mi fa rabbrividire...
 
Scrollo la testa mentre, la marea di Ibridi mi trasporta nel luogo stabilito.
 
Mi stupisce il fatto che gli Ibridi, sempre così precisi e composti sul lavoro, nella folla sembrino essere soltanto persone curiose.
 
Questo comportamento mi ricorda tanto gli Umani.
Avevo già visto comportamenti simili ai nostri in altri Ibridi, ma non pensavo che in certe situazioni potessimo essere davvero uguali.
 
Dopo tutto anche loro si definiscono umani, nel loro inquietante modo loro di intendere l’umanità.  
 
I miei occhi si posano inizialmente su un vetro spesso che si affaccia in una stanza con delle pareti completamente bianche. Noto anche un lettino, una vaschetta di metallo che scintilla per le luci accecanti della sala, con dentro degli arnesi anch’essi di metallo e delle garze sopra a un tavolo.
 
Aspetta! “Perché dovrebbero servire degli arnesi da sala operatoria? Non vorranno mica torturarla o altro, giusto?“
All'improvviso mi assale il pensiero della frase pronunciata dal Capo, e visto la crudeltà che possiedono gli Ibridi, tortureranno sicuramente la povera Fuggitiva per ottenere informazioni vitali sulla loro posizione.
 
Lo so, non me ne dovrei stupire, ma é così folle...
 
D'impeto (non so perché lo faccio) mi guardo da tutte le parti, come in cerca di qualcosa, mentre il mio cuore incomincia a battere all'impazzata.
Non è un buon segno. Ma non devo perdere la calma. Qualunque cosa succeda. Qualunque.
 
Però è così difficile. E se la Fuggitiva fosse Wanda, che cosa farei? É questo che mi preoccupa. Cosa sarei disposto a fare per salvarla? E la risposta é scritta nella mia mente: qualunque cosa.
Inspiro ed espiro cercando la calma che sembra non voler arrivare.
Mi innervosisco, agitando le dita delle mani. Le muovo di scatto, aprendole e chiudendole, senza controllo. Le stringo nel palmo, in un pugno.
"Ma che diavolo mi sta succedendo?"
I miei occhi ruotano da una parte all'altra mentre l'ansia continua ad aumentare e la vista si offusca.
Tutti i suoni diventano ovattati. Non sento altro che il mio cuore battere sempre più velocemente. Ho paura. Posso sentirla. É come un mostro che mi assale, con gli artigli la gola e gli occhi. Sono incapace di parlare. La bocca è secca. Vorrei gridare, ma non ne ho il coraggio.
Mi faccio largo tra gli Ibridi ed esco faticosamente dalla calca di gente che guarda con insistenza il vetro. Nessuno noterà la mia assenza. I loro sguardi sono puntati sulla stanza e nessuno osa guardare altrove.
Finalmente una notizia “buona“ in questi minuti eterni. Questo dovrebbe calmarmi, ma mi fa solo agitare. Dovrei essere lì, a salvare Wanda, non nel corridoio a cercare una calma che non troverò mai!
Cammino molto lentamente come se i miei movimenti fossero rallentati.
Quelli che sembrano metri diventano chilometri.
Sorreggo il peso del mio corpo appoggiandomi con le mani alla parete.
Mi sfrego gli occhi per vedere più chiaramente. Ma lo stato di questi invece che migliorare, peggiora come se ci fosse un cumulo di nebbia fitta nell'edificio.
"Riprenditi" mi ripeto, ma la paura è troppo forte. Sento che sta prendendo il controllo del mio corpo. Il respiro si fa più veloce e pesante.
Dalla fronte mi grondano grosse gocce di sudore che scivolano sulle mie sopracciglia.
Gli occhi hanno un guizzo solo quando vedono una porta nera con un cartello. Bagni.
Afferro la maniglia molto lentamente e l’abbasso con cautela.
Quando sono dentro, mi butto sotto la doccia.
Mi calmo solo quando apro la manopola e un getto d’acqua completamente fredda mi fa emettere brontolii facili da confondere con lamenti soffocati.
 Tutt’a un tratto l'ansia si attenua fino a scomparire del tutto. Mi lascio scivolare a terra, appoggiando la testa alla parete e chiudendo gli occhi, mentre l'acqua continua a bagnarmi i vestiti e mi rilassa, facendomi riprendere il controllo.

Dopo alcuni minuti sotto la doccia, sospiro, alzandomi e chiudendo la manopola.
 
Mi asciugo i capelli con un getto di aria calda e mi metto dei vestiti puliti e nuovi che trovo appoggiati sui ripiani.
“Strano”, penso infilandomi pantaloni e maglietta, “è come se qualcuno sapesse che ero qui e che avevo bisogno di vestiti…”
 
Scuoto la testa, apro la porta e mi lascio alle spalle il bagno e la piccola crisi che ho appena avuto.
 
"Sono il solito paranoico. Sono stato fortunato... Magari quei vestiti erano di una delle persone che si è fermata a vedere la stanza... Ma sì, sarà sicuramente così!"
Appena i miei occhi si posano sul vetro, la vista di quello che stanno per fare gli Ibridi, mi provoca un brivido di terrore che mi percorre tutto il corpo.

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Capitolo 12
*** WANDA ***


Mi sveglio. Sbatto le palpebre. Due visi preoccupati mi guardano.
Riconosco subito gli occhi marroni. Jess. E dopo un po’ quelli di Daniel.
Alzo gli occhi al cielo appena lo vedo. La sua presenza mi da’ fastidio e non so nemmeno perché sia qui.
Alzo il busto, per appoggiare la schiena sul cuscino.
Daniel lancia un'occhiataccia a Jess.
«Ti senti bene, Wanda?» mi domanda il primo.
«Sì.»
Lui mi guarda sconcertato. «Davvero?! Non senti nessun dolore, nessun giramento di testa, niente?»
Mi stringo nelle spalle. «Perché, dovrei?»
«No, forse è meglio così.» il suo tono è duro, ma gli occhi sono confusi.
Jess sembra aver riacquistato vitalità nello sguardo. «Te lo avevo detto!» esclama entusiasta a Daniel.
 
Lui inarca un sopracciglio. «Jess, non sappiamo se realmente abbia funzionato…»
Jess mi lancia un'occhiata sorridendo.
«Qualcuno mi vuole spiegare che cosa dovrebbe aver funzionato? Sono davvero stufa di questi segreti!»
«Tu non ti devi preoccupare…. Noi abbiamo tutto sotto-con….» replica Daniel.
«Ah, se sotto-controllo vuole dire tenere nascosto alla persona interessata la verità... Beh, allora sì che hai tutto sotto-controllo!» esclamo esasperata da tutta questa maledetta situazione.
 
"Non ho scelto io di essere ciò che sono.... E non avrei mai voluto esserlo.”
 
“Lo so, Wanda, ma non essere così dura con te stessa, dopo tutto, ciò che sei non è una maledizione….“ Aggrotto la fronte dopo aver sentito questa frase… Okay, forse sarò anche sconvolta da questa situazione, ma non mi sembra di essere diventata pazza. Sono più che certa che quella frase non è uscita dal mio subconscio e allora da chi?
 
La voce di Daniel mi distrae dai miei pensieri, facendo ritornare il mio sguardo su di lui.
«Posso capire che sei curiosa di sapere tutta la verità, ma credimi questa è meglio non scoprila, perché una volta che sai tutto, sarei in un costante pericolo e non é ciò che vogliamo per te, Wanda….»
 
Inclino la testa di lato e squadro da capo a piedi Daniel. Non ho mai pensato che a uno come lui potesse importare la situazione di una ragazza come me. Voglio dire, con me c'è solo da perdere tempo….
 
“Beh, io non lo credo, sai…“ Un’altra volta quella voce ricompare nei miei pensieri.
 
Scuoto la testa per togliermela di dosso. Sarà solo la mia vocina interiore che vuole farmi degli scherzi di cattivo gusto…
 
«Perché ora ti sembra che viva una situazione che si può definire normale e non in constante pericolo? Sai, che da quando sono in questo gruppo, sono successe cose oltre la mia immaginazione: sono stata quasi presa da una pattuglia di Ibridi, ho scoperto che voi avete dei poteri… Per favore, risparmiami la tua lezione di vita… Se non vuoi che sia in pericolo, perché non mi dici la verità, invece che tenermela nascosta? Magari se so qualcosa di più sul mio nemico o di me stessa, saprei anche cavarmela…. Più di così, almeno…»
 
Jess, che prima era rimasto tranquillo, ora sta fulminando con lo sguardo Daniel, rimasto spiazzato dalle mie parole.
 
“Forse ho esagerato?” mi chiedo, confusa dalla sua reazione.
 
“Forse un pochino…”
 
Per l’ennesima volta, quella voce fa capolino nei miei pensieri, facendomi riflettere. Io non avrei mai pensato una cosa del genere…. Allora se non sono stata io e nemmeno la mia vocina, chi è stato?
 
Guardo attentamente Daniel e Jess, ma nessuno dei due sembra aver parlato.
 
Mi guardo le mani confusa.
 
Sollevo lo sguardo quando sento dei passi. Daniel se ne sta andando con sguardo esasperato.
 
«E se avesse funzionato?» Jess mi sorprende dalla rapidità con cui formula una frase che avrei voluto formulare io.
 
Daniel si volta, guardando di traverso Jess. «E che certezze hai a riguardo?»
 
«Wanda, mi ha parlato!»
 
A quella esclamazione sia io che Daniel aggrottiamo la fronte e sbarriamo gli occhi.
 
«Davvero?» domanda Daniel sorpreso, ma anche curioso. «pensavo che non avesse funzionato…»
 
«Di preciso cosa dovrebbe aver funzionato?» chiedo.
 
«La Telepatia.» risponde lui, voltandosi e sostenendo il mio sguardo.
 
I suoi occhi brillano di una strana contentezza.
 
«Eh?» è l’unica cosa che riesco a dire. Sono troppo scossa.
 
«La telepatia, quel potere in grado di farti leggere nel pensiero… Hai presente?» cerca di spiegarmi Daniel, ma io continuo a non capire.
 
“Com’è possibile che il potere si sia manifestato, proprio adesso?“
 
“Tu lo avevi sempre posseduto, Wanda. Solo che alcune volte, alcune persone hanno solo bisogno di un aiuto a manifestare le proprie doti…“
 
Ora riconosco la voce ovattata ma chiara di Jess.
 
“La collana?” mi meraviglio che il mio pensiero possa essere così preciso.
 
“Esatto.” 
 
Faccio un cenno con la testa per far capire che finalmente ho realizzato cosa fosse quella strana voce nella mia mente.
 
Appoggio le mani sul letto, sposto le gambe sull’estremità di esso e prima che scenda, Daniel apre bocca.
 
Mi trattengo dal fare una sorriso amaro.
 
«Dove credi di andare? Devi fare esercizio per potenziare e riuscire a controllare i tuoi poteri…» commenta Dan, con fare duro.
 
Lo guardo accigliata. «E questo cosa vorrebbe dire? Non posso farmi una tranquilla passeggiata per schiarirmi le idee, solo perché ora sono come voi? Sopratutto dopo aver scoperto che ho dei poteri folli e assurdi? Forse sarai il capo di questo gruppo, ma non il mio, ricordatelo.»
Lui mi guarda confuso, non capendo la mia reazione.
 
Scendo dal letto e i miei piedi, al contatto con il suolo, hanno un attimo di cedimento.
 
Questo mi fa aggrappare disperatamente all’estremità del letto, poi quando so che posso farcela, almeno a camminare, mi stacco e mi avvio verso l’uscita della tenda.
 
Ma prima che me ne possa rendere conto, Daniel si piazza davanti all’uscita.
Resto immobile, davanti a lui, sostenendo il suo sguardo duro.
 
Dopo un po’ che restiamo così, fermi, immobili senza che nessuno dei due apra bocca, Jess si infila tra di noi e ci divide.
 
«Ragazzi, per favore, non è il momento di giocare a chi è il capo di chi. Lo so che avete delle divergenze, voi due… E anche piuttosto grosse… Però dovete metterle da parte, se volete sconfiggere il medesimo nemico… Non siete voi due che vi dovete combattere…»
 
Distolgo lo sguardo da Daniel, per guardare sbalordita Jess.
 
“Wow, certe volte sa essere davvero saggio.”
 
Jess mi rivolge un sorriso, facendomi intuire che ha sentito il mio pensiero.
 
Daniel dopo avermi guardato per un po’, si sposta e mi lascia andare. Non avrei mai pensato che potesse essere così ragionevole.
 
Sto per oltrepassare la soglia…
 
«Mi raccomando, Wanda, sta’ attenta.» mi fermo. Nella mia mente alzo gli occhi al cielo ed urlo un “Sì” convinto, prima di allontanarmi.
 
Telepatia. E’ un concetto difficile da accettare, visto che fino a pochi giorni fa pensavo di essere una semplice ragazza normale, sopravvissuta miracolosamente a un’invasione aliena, ma evidentemente non è così.
 
Proseguo verso un sentiero che noto, senza sapere dove mi porterà, sperando che possa allontanarmi  dal gruppo e da questa brutta faccenda.
 
Anche se all’esterno posso sembrare arrabbiata, sono solo frustata e confusa. Come pretendono che io possa assimilare tutte quelle informazioni in poco tempo e soprattutto accettarle? E’ impossibile.
Il mio passo è costante. I miei pensieri mi fanno perdere la concezione del tempo. Ogni volta che cerco di concentrarmi sulla direzione che sto prendendo, i pensieri si ammassano tra loro alla velocità della luce, facendomi distrarre. Cammino ancora. Non so neanche perché lo sto facendo. Ero convinta che il sentiero avesse una fine, ma sembra essere infinito.
 
“Forse é meglio ritornare indietro“, penso mentre il sole incomincia a calare nella boscaglia, e i miei occhi incominciano a non vederci più tanto bene.
 
Ah… Ci mancava anche la penombra. “Ma perché la mia vita deve essere così complicata?”
“Devo tornare indietro o non riuscirò più a trovare la strada“ ”No!” mi impongo secca, ma quella voce bassa e graffiante, sembra essere di un’altra persona "Non farlo! Continua a camminare.” quella voce è così ferma e sicura di sé, che mi fa pensare di non essere io a dire tutto quanto, eppure non c’è nessuno qui, deve essere per forza la mia vocina.
Il mio corpo tutt’a un tratto scatta, facendo passi pesanti e non controllati da me. Io vorrei tornare indietro, ma qualcosa dentro di me, me lo impedisce.
 
“Forse dovrei davvero tornare indietro. É l'unico posto sicuro che conosca." Ma non é quello che faccio. "Perché? Perché non lo faccio?"mi chiedo sconvolta da ciò che sto facendo.Altri passi in avanti. "Ritorna indietro, Wanda. Fallo!"
 
Ma i miei piedi non si fermano. La mia testa continua ad urlarmi di ritornare indietro con tanti pensieri e voci confuse, mentre i miei piedi e il mio corpo sembra seguire qualcos'altro o qualcun altro. Devo fermare il mio corpo, prima di perdere completamente l'orientamento.
 
La luce della luna si affievolisce di colpo, facendomi sforzare sempre di più la vista, ma questo invece che fermarmi, mi fa aumentare la velocità del passo.
"Ma che cosa sto facendo? Perché i piedi non rispondono alla mia volontà?"
Questa non sono io. Questa non posso essere io. Questa non voglio essere io.
 
Devo assolutamente fermarmi e cercare una fonte di luce per ritornare a casa.
 
"Ma di quale casa parlo? Io non ho più una casa."
 
Provo sollievo solo quando intravedo una luce in lontananza. Le corro incontro, ma prima che me ne possa accorgere, uno strattone e una mano ferma sulla mia bocca mi immobilizza.
 
Aggrotto la fronte. Di solito odio essere aggredita. Ma questa volta non mi divincolo. Perché ho avuto questo comportamento?
 
La fonte di luce si avvicina sempre di più, finché non mi passa di fronte, illuminando un tronco, al posto della mia faccia. Delle voci si fanno sempre più rumorose.
 
«Dovremmo cercare la ragazza, prima che sia troppo tardi…» impreca una voce da maschio.
 
Di colpo la fonte di luce si ferma. «Io credo che sia qui. Nascosta da qualche parte.» dichiara un secondo con tono provocatorio e prendendo la fonte di luce dalle mani dell’altro e avvicinandola al tronco.
 
Smetto di guardare e prego che non mi vedano.
 
“Sii più positiva, Wanda” sono confusa. L’ho detto io o no?
L’Ibrido controlla la zona con la fonte di luce assicurandosi che il luogo sia deserto.
«Qui non c'è nessuno. Ma è probabile che più avanti ci sia un nascondiglio di Fuggitivi, quindi procediamo.»
Apro gli occhi di scatto e tendo la testa di pochi centimetri per guardare.
La luce diviene più fioca fino a scomparire seguita dai passi pesanti dei due Ibridi.
 
“Matt - il tuo salvatore - è qui.” okay, questa non sono io.
«Matthew, ma che diavolo ci fai qui?» lo fulmino.
Mi guarda divertito. «Cara Wanda, come vedi ti ho salvata… Senza di me chissà cosa poteva succedere…» lo dice sarcasticamente, facendomi l’occhiolino.
 
«Grazie mille Matthew, per avermi salvato la vita….»
 
«Per caso mi hai pedinata? Non vorrai mica assomigliare a Dan, vero?!» aggiungo bruscamente.
«Abbiamo tante cose in comune, più di quanto tu creda…» bisbiglia con sguardo vacuo.
 
«Tipo che cosa?» Ora sono proprio curiosa. Loro non hanno proprio niente in comune… A parte il fatto che amano pedinare la gente…
 
 
 
 
Sospira. «Siamo fratelli.»

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Capitolo 13
*** DANIEL ***


É calata la sera e non ho ancora notizie di Wanda da Matt...
 
Non so che pensare... I miei occhi diventano cupi, mentre osservo il fuoco scoppiettare e divorare ferocemente il legno del falò che abbiamo creato.
 
— Dan, sei sicuro di stare bene? — mi volto, guardando Chris.
 
Piego la testa di lato e mi stringo nelle spalle.
 
Sul suo viso si dipinge una smorfia, mentre la luce del fuoco gli danza sul viso.
 
— Davvero, Dan, non so cosa pensare... Lo so che può essere difficile non avere notizie di Wanda... Ma non ti sembra di esagerare? Cioè, voglio dire con Matthew é al sicuro, no?!
 
Annuisco debolmente.
 
— Dan, vedrai che andrà tutto bene... Anche perché confido nel fatto che Wanda se la possa cavare egregiamente.
 
— Ma non si è allenata! — ribatto, pensando l'affermazione e senza accorgermi di averla pronunciata ad alta voce.
 
Chris scuote la testa. — Non importa. Lo sai che non tutti hanno bisogno di un allenamento per controllare il potere almeno al primo stadio... E poi abbi un po' do fiducia in lei...
 
Faccio un sorriso amaro. — Io ho fiducia in lei... Non mi fido degli Ibridi, sanno essere così furbi, alcune volte...
 
Chris alza un sopracciglio.
 
— Sì, forse tutte le volte. — mi correggo, sforzandomi di sorridere.
 
Chris nasconde una risata. — Cos'era quel ghigno? Dai, amico, ora vuoi dirmi che non sai più sorridere? Sii tranquillo, e spassatela per una notte. Una soltanto. Ci sono io a controllare tutti e anche te, ovviamente.
 
Non mi sento sicuro a lasciargli il comando. Non perché non mi fidi di lui, ma più che altro perché non mi fido di me stesso...
 
Chris mi guarda con uno sguardo indecifrabile.
 
Aggrotto la fronte. — Cosa c'è, ora? — forse l'ho detto con un tono un po' troppo duro, che smorzo con un mezzo sorriso.
 
Chris si stringe nelle spalle, sospirando esasperato. — Cosa ti ho detto di fare, stasera?
 
— Divertirmi — dichiaro con una punta di acidità.
 
— Vedo che la parola "divertirsi" non é nel tuo gergo quotidiano... — fa un sorriso timido.
 
Mi stringo nelle spalle, riportando lo sguardo sul fuoco, che ormai ha divorato tutti i tronchi che abbiamo faticosamente trovato.
 
Sospiro. Forse dovrei farlo. Almeno per una sera. Voglio dire, cosa mai succederà?
 
E poi odio quest'aria di tensione e attesa, mentre gli altri si divertono, gridando e facendo risuonare in alto degli oggetti scintillanti che tentennano.
 
Mi alzo aggrottando la fronte, mentre mi avvicino a quella comitiva che continuare a far risuonare il vetro. Mi domando dove lo abbiano trovato...
 
Di certo non in questo bosco desolato, che a malapena possiede qualche tronco.
 
Una ragazza, appena illuminata, abbastanza da vedere il tatuaggio di una mina sul braccio, mi guarda con uno sguardo vacuo. Io non mi fermo e continuo finché non la raggiungo.
 
Lei fa un sorriso amaro, guardandosi le mani, poi alza il labbro in una smorfia di disapprovazione.
 
— Dan, cosa ci fai qui? Ti vuoi unire a noi, o sei solo venuto per controllarci e metterci in riga? — il suo tono é di disprezzo.
 
— No, sono qui per svagarmi un po' e unirmi a voi, ovviamente se mi concederete di farlo... — la mia voce sembra avere un cedimento. Più che di paura, di umiliazione. "Perché credono che io non mi possa per una volta svagare? É vero, sono abbastanza serio la maggior parte del tempo... Forse sempre, ho un tono autoritario, sono maniaco del controllo... Ma fino ad ora i miei difetti sono riusciti a farli sopravvivere..."
 
— Dan che vuole unirsi a noi per svagarsi? Sto sognando, o è vero? — la sua voce é sorpresa, mentre sorride a una ragazzo vicino a lei.
 
— No, non stai sognando, Samantha. É tutto vero. Daniel Steel per una volta nella sua vita vuole divertirsi. — dico vagamente sarcastico.
 
Samantha alza un sopracciglio, confusa, poi i suoi occhi si illuminano di una luce strana e si alza dal tronco, perdendomi per mano e trascinandomi vicino a lei e di fianco al ragazzo che ha guardato prima. Quando mi siedo, lei molla la mia mano, sorridendo timidamente.
 
Aggrotto la fronte, vagamente confuso dal suo strano comportamento.
 
Il ragazzo che ho vicino, é Jason Dyson, un tizio che con i suoi occhi verdi e capelli biondo platino, pensa di far colpo su tutti, ma si sbaglia.
 
Oltretutto, quando apre bocca, ha la faccia tosta di mettersi a criticare ogni mossa che gli altri hanno attentamente studiato, mentre lui improvvisa solo per essere notato dalle poche ragazze.
 
Tranne Wanda... Lei non ci è mai cascata..
 
Chissà, ora, come sta...
 
Scuoto la testa per togliermi quel pensiero e cercare di divertirmi.
 
Jason mi ispeziona dalla testa ai piedi con sguardo duro e indeciso, prima di porgermi un bicchiere molto basso e panciuto, dove versa, da una fiaschetta di metallo, un liquido trasparente.
 
Alzo un sopracciglio, quando me lo porge con una smorfia soddisfatta.
 
— Tutto qui? Acqua?
 
Nel gruppo di ragazzi scoppia una rumorosa risata, che si ferma solo quando io riesco ad attirare la loro attenzione, scocciando le dita.
 
Jason mi guarda in cagnesco, le sopracciglia piegate in due linee dure e massicce.
 
Distolgo lo sguardo da lui, per riformulare la domanda, ma Samantha mi precede.
 
— Dan, ora non mi dire che non conosci la Vodka? Per favore, bevi e vedrai che ti piacerà.
 
Guardo il bicchiere scontroso. Lo giro con fare indifferente e lo avvicino alle labbra.
 
Per un attimo esito, ma poi il liquido bianco, scivola nella mia bocca, facendomi fare un'espressione disgustata da quanto é forte.
 
Poi però, la mia espressione cambia diventando colma di euforia.
 
Un'euforia che mi fa perdere il controllo.
 
Il cerchio di ragazzi incomincia a gridare ed esultare in una cantilena che suona ovattata alle mie orecchie, dopo il terzo bicchiere che butto giù.
 
I miei pensieri si fanno offuscati e per la prima volta, mi sento libero. Libero di non pensare a niente. Libero dalla ragione. Libero da ogni vincolo.
 
Mi sento potente. Questa sensazione mi fa esaltare, così decido di berne un quarto, ma una mano mi ferma il bicchiere prima che possa ingoiare la Vodka.
 
— Dan, direi che sono abbastanza... — Samantha ride divertita.
 
"Da che cosa?" Ma non faccio in tempo a pensare tutta la frase, che senza motivo, mi metto a ridere anch'io.
 
È la prima volta che mi sento così... Contento. É la prima volta dopo tanto (tantissimo!) tempo che non mi sento così. È così.... Magnifico. Vorrei che questa sensazione non finisse mai.
 
Samantha mi prende per mano, un'altra volta e scossa mi percuote la schiena.
 
Sono abbastanza sicuro di averle sorriso.
 
Le immagini diventano leggermente offuscate, ma non mi importa.
 
Mi voglio godere per una volta questa inebriante sensazione.
 
Che sicuramente non durerà in eterno.
 
La mia espressione si rattrista, ma qualcosa, dentro di me riesce a scacciare quella brutta sensazione e il viso mi si illumina di una strana e nuova sensazione.
 
Mi guardo in giro. Tutto é ovattato, tutto é offuscato e sdoppiato.
 
Prima che la mia coscienza perda completamente il contatto con la realtà, cerco con lo sguardo Chris, ma quando i miei occhi lo trovano, decido che non mi interessa.
 
"Tanto se la sa cavare, no? E anche se ci fosse un pericolo, voglio dire, cosa cambierebbe, la vita é breve e bisogna viverla a pieno..."
 
Appoggio il bicchierino a casaccio, mentre Samantha mi trascina non so dove, con uno sguardo strano, ed ovviamente mi sorprendo nel vedere la sua faccia sdoppiata.
 
Ci fermiamo dopo un po', senza sapere dove ci troviamo esattamente. É assurda la cosa, ma non ci importa degli Ibridi. Al diavolo loro e tutti gli altri!
 
Samantha sembra emettere risolini, mentre mi appoggia la schiena contro una quercia.
 
Aggrotto la fronte. Improvvisamente l'effetto della Vodka si attenua, ricollegando il cervello al mio corpo.
 
E per l'ennesima volta, sento quella sensazione. La preoccupazione.
 
È davvero agonizzante.
 
Samantha sembra essere ancora sotto l'effetto dell'alcool e si regge a malapena in piedi, appoggiata a me, con uno sguardo che ora so decifrare: languido.
 
Tutt'a un tratto, mentre io sono sempre più sbalordito e confuso dal suo comportamento, lei mi afferra il viso, con fare deciso.
 
— Sai, è da tanto che aspetto questo momento.... — dice lei, avvicinandosi sempre di più.
 
— Tanto quanto? — chiedo. Non so perché mi esce, ma sembra più un'accusa che una semplice domanda. Lei si ferma di colpo e si allontana sbarrando gli occhi.
 
— Che intendi dire con questo?
 
— Io, niente. Era solo una domanda.
 
Fa una smorfia. — Beh, non sembrava.
 
— Scusa se ti ho rovinato il tuo bel momento romantico... Ma cosa credevi di fare?
 
Lei alza gli occhi al cielo. — E ci risiamo. Per caso hai finto di essere sotto effetto della Vodka? Perché per una volta non ti diverti? Che problema hai tu?
 
Aggrotto la fronte. — Cara, qua non stiamo parlando di me, ma di te. Volevi farmi ubriacare per ottenere un bacio?
 
Lei alza le spalle, indifferente. — Beh, sei stato tu a dire che ti volevi divertire...
 
— Sì, ma non in quel senso... Ma cosa avete di sbagliato, voi.... Accidenti! — sono esausto.
 
Il suo comportamento é stato davvero disgustoso e ripugnante. Come ha potuto fare una cosa del genere?
 
"Beh" una voce dentro di me, mi sorprende "Cosa credevi?"
 
Non è lei a parlare, anche perché so che non ha quel potere, sembra di più la mia coscienza abbastanza addormentata dal l'alcol, che ora si ribella facendomela pagare per essere stato così ingenuo.
 
Un movimento di rami, mi fa girare di scatto. I miei occhi rimangono fissi su quel punto, finché non sento delle voci.
 
Delle voci famigliari. L'ansia si attenua, la sensazione d'angoscia svanisce.
 
Sono pronto ad andare da loro, quando Samantha, mi prende il braccio e con una sola mossa mi fa girare davanti a lei, mi immobilizza e prima che possa dire qualcosa, le sue labbra toccano le mie, mentre la coppia si fa viva.
 
Stacco immediatamente Samantha di dosso e le lancio un'occhiata piena di furia, mentre Wanda e Matt strabuzzano gli occhi.
 
Wanda mi guarda per un po', poi scuote la testa e saluta Matthew con un sorriso, prima di superarmi e dirmi. — Beh, almeno sappiamo che hai anche tu un cuore... — lo dice con una punta di sarcasmo mescolata a un tono amaro. Samantha se ne va e Matt mi si avvicina facendomi l'occhiolino e dandomi un piccolo pugno sulla spalla.
 — Fratello, tu si che sai conquistare le donne— mi sorride, voltandosi e incamminandosi verso il falò.

 Dopo un po', deluso e imbarazzato, lo seguo.
 

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Capitolo 14
*** WANDA ***


Non ci posso credere che abbia baciato quella ragazza...

Non è da lui…

“Ma tu cosa ne puoi sapere di che cosa è capace, se a malapena riesci a comprendere cosa sei in grado di fare tu….”

La mia vocina interiore riesce sempre a trovare il momento giusto per fare commenti perfidi.

La ignoro continuando a seguire la luce.

Quando la raggiungo, mi accorgo di essere finita ad una festa con tanto di falò.

“Fantastico! Che geniali che siete!

Così sicuramente gli Ibridi ci troveranno!!”

Mi fermo in prossimità di un albero, appoggio la schiena sul tronco e osservo cosa vogliono fare i miei compagni di avventure.

Alcuni ballano senza smettere un solo secondo di ridere, altri sembrano aver deciso di giocare a qualche sorta di gioco con una bottiglia vuota, i rimanenti sono seduti su dei tronchi in prossimità del falò e sembrano avere visi e occhi spenti, come se tutta la loro speranza si fosse spenta con un battito di ciglia.

Faccio vagare il mio sguardo su tutti quei visi, tele per le ombre oscure, e in quel preciso momento realizzo di non sapere niente su di loro.

Del resto, cosa pretendo da me stessa? La maggior parte del tempo l’ho occupato a tirare fuori dalla bocca di Daniel la verità o a scappare da persone che nemmeno conosco, che mi vogliono per dei poteri che possiedo. Onestamente non ho scelto io di avere questi poteri. Anzi, se fosse stato per me, sarei già scappata da questo gruppo.

“E allora perché non l’hai fatto?“

Per l’ennesima volta sento questa vocina interiore. E’ davvero fastidiosa.

Non rispondo.

“Wanda, la codarda, è inutile che lo neghi anche a te stessa; è ben visibile: tu hai bisogno di questo gruppo, perché ti aiuteranno, mentre da sola sai che non ce la farai mai.”

Ora basta! “Primo non sono codarda, secondo io non ho bisogno di loro per cavarmela in questo mondo ormai sull’orlo del crollo, terzo, finiscila di parlare.“ ribatto, acida.

Sento la vocina ridere. Scuoto la testa per dimenticarmi di lei.

Bene, devo trovare qualcuno da avvisare. Okay, Daniel non è il candidato perfetto, quindi dovrò avvisare Chris, che sicuramente non sarà caduto in questo passatempo, solo per dimenticare per una sera la realtà.

“Fantastico!“ Ripasso con lo sguardo ogni viso, sperando di trovarlo, ma non lo vedo.

L’unica costante in questa ricerca inutile è che il falò è messo meglio di me. Mi sento proprio come quei piccoli frammenti di legna che cadono sul terreno e vengono spenti dal freddo contatto con la terra.

Il mio freddo contatto è la realtà.

Penso a qualcun altro da poter avvisare, ma gli unici due che mi vengono in mente sono: Matt e Jess. Gli unici che conosco.

In realtà, non conosco nessuno realmente, ma almeno so i loro nomi. E’ già tanto, visto che gli altri per me sono solo visi senza identità.

Forse anch’io dovrei lasciarmi andare per una volta.

Una sola volta e forse questa storia mi sembrerà più reale.

Faccio una smorfia. “Veramente non lo sarà mai.“

La ragione mi dice di non farlo e di stare allerta, ma il mio corpo mi implora di farlo. Non ce la può più fare così. E neanche io.

Una mano mi tocca la spalla, facendomi sussultare ed emettere un gridolino, soffocato dal baccano di tante voci che si sovrastano l’una sull’altra.

Mi giro di scatto, pronta a fulminare con lo sguardo chi mi ha toccato, ma la mia espressione si addolcisce in un sorriso, quando riconosco il viso.

«Wanda!» sorride.

«Chris!»

Forse questa storia si risolverà al meglio.

Poi, guardandolo bene, il suo barcollo costante, mi fa insospettire.

«Allora dov'eri finita? Sai che Dan era in pensiero per te? Lo dovresti cercare…. Sarebbe più che contento di vederti, sana e salva, ovvio» ha una voce strana, stridula, tipica di chi ha bevuto troppo.

Piego la testa di lato per esaminarlo: a parte il barcollo costante, la voce stridula, il fatto che i suoi occhi guardino da tutte le parti frequentemente e velocemente ed alcune volte emette risolini soffocati senza motivo, il resto sembra normale.

Il tintinnare di qualcosa attira la mia attenzione sulla sua mano che emette subito un luccichio. Scrollo la testa con disapprovazione e delusione; come ha fatto anche lui cascare nella tecnica "dimentica tutto" invece di "affronta tutto”?

Sbuffo rumorosamente, distogliendo lo sguardo da lui per guardare un’altra volta i ragazzi, che sembrano non avere nessun problema, per trovare qualche viso famigliare. Niente.

“A questo punto, Wanda cara, perché non te ne vai definitivamente da questo posto? Tanto sembrano non avere niente a cuore, neanche le loro vite” la voce aspra della mia vocina interiore mi innervosisce.

Però a questo punto le devo dare ragione.

“Perché non li abbandono?”

"Mi sa tanto che questo gruppo ha davvero bisogno di me…" mi sorprendo delle parole che la mia mente pronuncia.

“Ma per favore. Nessuno si cura della tua presenza o meno…”

Cerco di distarmi. La vocina mi da il voltastomaco.

I miei occhi puntano increduli Chris, che sghignazza senza motivo.

"Che c'è ora da ridere? Direi che la situazione non è certo delle migliori".

“Magari ride per te…” Ora non ne posso davvero più della mia vocina interiore.

Sospiro per calmarmi, poi ribatto: “Ora finiscila!”

«Chris non ci posso credere che anche tu sia caduto in questa indecenza. Siamo realistici, non è questo il modo migliore di affrontare le cose…» il tono é duro, quasi da rimprovero.

La sua espressione felice e spensierata si spegne in un lampo.

Mi guarda dispiaciuto.

«Wanda forse mi sono fatto trascinare un po’ troppo dalla situazione, ma sai com'è? Un bicchiere tira l’altro.»

Lo guardo a bocca aperta.

“Come può dire queste cose? Come si fa a dire che un bicchiere tira l'altro, quando la nostra vita è in grave pericolo?"

Mi stupisco che quelle parole possano uscire dalla sua bocca.

«Ma davvero?! E’ tutta qui la tua spiegazione? Chris non credi di aver passato il limite?»

Lui si stringe nelle spalle. «No, Wanda. Avremo pur il diritto di divertirci almeno per una volta.»

Sbuffo pesantemente. Sono contraria a questo stupido ragionamento.

«Sì, ma non quando siamo in un serio pericolo. Chris ti rendi conto che ne vale della nostra vita? Ma perché nessuno qui riesce a capirlo?!» mi avvicino di più a lui. Appena lo faccio, lui mi guarda contrariato, come se si aspettasse comportamenti strani da me… “Uffa…”

Mi avvicino ancora di più e gli sussurro nell’orecchio.

Le ragioni sono molteplici: non voglio che gli altri possano sentire che potremmo essere sotto un’attacco degli Ibridi, pensiero che mi fa sussultare, e anche perché così posso farmi sentire chiaramente senza quel fastidioso baccano di cui ormai l’aria è intrisa.

«Quando sono andata nei boschi, ho sentito una pattuglia di Ibridi, poco più in là, che stava per attaccarmi. Per fortuna è arrivato Matthew, e

abbiamo sentito che volevano proseguire… Solo che non mi spiego perché non siano già arrivati… Siamo comunque in pericolo.»

Dopo che mi sono allontanata da lui, noto che alza un sopracciglio. «E perché lo dici a me e non a Dan. E’ lui il capo no?!»

"Stai scherzando, vero?! Daniel è come te, ubriaco fradicio. Quindi come diavolo faccio a dirglielo? Possibile che qui nessuno sia così lucido da poter capire la gravità della situazione?"

Mi sembra di stare in un brutto incubo, anche peggio della realtà stessa, che sembra non aver fine con i suoi strani “colpi di scena“ e non so cos’altro… Quanto vorrei che tutto questo finisca…

Sospiro alzando gli occhi al cielo. I miei occhi si fermano a guardarlo scuro e pieno di migliaia di puntini di luci microscopiche. Stelle. E’ da una vita che non mi fermo a vedere il cielo.

Da quando gli Ibridi ci hanno dichiarato guerra, tutta la mia vita si è ristretta a un solo obiettivo: Sopravvivere. E forse è anche per questo che non accetto il divertimento… Qualunque sia la ragione, non dico che sia sbagliato, ma che non è una mossa astuta in questo momento. E’ come il cavallo di Troia, ricordate? I greci si sono abbandonati all’alcol e alla festa e poi ci fu il massacro. Un momento di debolezza. E’ ciò che vogliono loro.

Distolgo lo sguardo dal cielo e mi accorgo che sto guardando Chris con occhi tristi, la mia mano appoggiata sul braccio opposto.

«S-stai bene, Wanda?» grida lui. Sembra quasi intimorito da me.

Scrollo la testa. «Sì, tranquillo. Per caso sai dov’è Jess?» chiedo con tono fintamente disinteressato, le braccia mi cadono sui fianchi.

Credo che almeno lui non sia caduto in questa insulsa tecnica di dimenticare tutto.

“Almeno, lo spero.”

Lui si guarda attorno, come se fosse confuso dalla domanda. "Ora, non mi dire che hai perso anche tutti i contatti con la realtà? È assurdo. Tutto. Quanto.”

La mia mano si muove rapida e afferra il bicchiere che tiene in mano e glielo strappa via, lasciandolo a bocca a aperta e con occhi quasi divertiti.

Lo guardo con una smorfia. «Direi che questo non ti servirà più, quindi lo terrò io. Adesso, dove si trova Jess?»

Reggo il bicchiere, pronta ad appoggiarlo da qualche parte, in un posto sicuro, dove nessuno possa trovarlo, ma la verità è che vorrei bruciarlo insieme a tutta questa confusione che mi gira nella testa.

É indeciso. Poi serra la mascella, appena convinto di ciò che sta dicendo. «Credo che sia... Sia nella tenda.» il suo tono è basso.

Aggrotto la fronte, frustata. «Quale delle 4 tende, Chris?»

Il suo sguardo si ferma su una tenda che non ho mai notato.

“Ma che strano?! Chissà perché le cose che ti dovrebbero interessare di più, non le consideri nemmeno…” la mia vocina si fa sentire. Cerco di respingerla in un angolo della mia mente, per concentrarmi sulla tenda.

Dalla fessura che sembra essere l'entrata, lampeggia una luce molto fioca…. e subito due sagome si materializzano continuando ad andare avanti e indietro nella tenda.

Guardo Chris stupita. «È dentro lì?» chiedo con voce bassa.

Annuisce debolmente, poi mi da un colpetto sulla spalla.

«Sai, prima che mi ubriacassi, lo avevo incontrato e mi aveva detto che doveva parlare con Jamie, e preparare qualche "piano" o robe così, nella tenda di Dan. Ovvero quella che i tuoi occhi fissano insistentemente.»

“Cosa ci fa nella tenda di Daniel?”

“E poi, chi cavolo è Jamie?”

Alzo un sopracciglio. Lui fa un mezzo sorriso.

«Proprio così, Wanda, la tenda di Dan. Dove abbiamo tutti i piani, dove parliamo e organizziamo tutto. Tipo la Sala Conferenze, hai presente?»

«Sì e non sai quanto…» lo dico quasi come un sussurro tra i denti, mentre mi dirigo verso la tenda, senza neanche girarmi e salutare Chris.

Appena entro, il clima che percepisco è di tranquillità. Ed è proprio quello che in questo momento ho bisogno.

Mi guardo intorno, stupita da tutte le cose che mi circondano: alcuni libri posti su un piccolo tavolo, delle sedie posizionate sotto un tavolo circolare che occupa metà tenda e due persone che consultano dei libri.

“Evidentemente, non mi hanno sentito.”

Appena passo accanto al piccolo tavolo, sposto con cautela, i libri, e ci appoggio delicatamente il bicchiere che ho in mano.

Poi, incuriosita da alcuni titoli, afferro quello che mi intriga di più, e incomincio a sfogliare alcune pagine. “Devo dire che le pagine fanno un gran baccano…”

Dopo un po’, non so perché lo faccio, alzo lo sguardo dal libro e vedo che Jess e il tizio di fronte a lui, situato dall’altra parte del tavolo, che mi guardano. Devo avere un’espressione a dir poco stupita, perché Jess fa una smorfia compiaciuta.

“Accidenti… Non riesco neanche a passare inosservata….”

Sospiro distogliendo lo sguardo e chiudendo il libro che rimetto a posto, guardando di soppiatto verso il tavolo e vedo Jess alzarsi.

 

«Sono felice di vederti sana e salva, Wanda. Anche se non avevo dubbi sulle tue capacità.» ha un tono dolce.

Le mie labbra si piegano in un mezzo sorriso.

«Allora… Lei è la famosa Wanda di cui tutto il gruppo vocifera?» la voce del tizio, prima seduto e adesso quasi vicino a Jess, mi pare abbia un accento di ironia.

Cerco di non fulminarlo con lo sguardo.

“Wanda, non ti preoccupare, fra un po’ se ne va…” mi comunica via telepatica Jess. Devo dire che la sua voce mi tranquillizza. Non conosco questo tizio, ma mi fido abbastanza di Jess.

Alzo un sopracciglio spontaneamente.

Jess mi sorride. Non so se interpretarlo come un sorriso o una presa in giro. Comunque sia passo oltre. Distolgo lo sguardo da lui per guardare il tipo dall’accento Ironico: è alto, capelli corti, biondi con delle ciocche nere, un sorriso curvo che mi mette ribrezzo, infine noto i suoi occhi verdi. Forse solo l’unica parte che non mi mette in suggestione. E odio quella sensazione.

In questo momento ha un sopracciglio alzato e mi punta con quei suoi occhi. Okay, ritiro cosa ho appena detto: anche gli occhi mi metto i brividi.

Non apro bocca. Anche perché non saprei cosa dire… Sono molto, molto imbarazzata.

«Esatto» sottolinea Jess con un sorriso curvo nella mia direzione. «Wanda, ti presento Jamie, uno dei fondatori di questo gruppo…» mi spiega.

Abbasso lo sguardo sulla mano che Jamie mi sta porgendo.

Aggrotto la fronte. Non lo so… Non è che mi fidi tanto…

Allungo lentamente e diffidente la mano, finché non raggiungo le sue dita, e lui me le afferra così velocemente che a malapena mi accorgo di quello che è successo. Sbatto le palpebre.

Le mie labbra si sforzano di fare un sorriso.

«Il piacere è tutto mio.» mento, guardando di soppiatto Jess, che mi sta osservando con uno sguardo interrogativo.

Lui si lascia scappare una risata, poi riprendendosi dice «Tranquilla, chiamami pure Jamie. Qui siamo tutti conoscenti e amici, non c’è bisogno di formalità…»

Azzardo una domanda. «Come mai non ti ho mai visto?» La mia voce è quasi un sussurro.

Jamie guarda divertito Jess, poi mi riguarda.

«Beh, perché ero in una spedizione per assicurarmi che il posto sia completamente sicuro.» sembra soddisfatto.

A proposito della sicurezza della zona… Dovrei dirgli dell’avvistamento degli Ibridi?

«Da quant’è che siete ritornati?» chiedo, seria.

Jess mi guarda sbalordito dal mio coraggio, poi accenna un sorriso.

Jamie è rimasto a bocca aperta. «Beh, Wanda, non ti credevo così determinata e curiosa… Comunque… Mi pare oggi all’alba. Ma perché questa domanda?» ribatte con la fronte corrucciata.

«Beh…. Semplice, perché…» mi blocco.

Rifletto. Forse Chris aveva ragione… Sarebbe meglio dirlo a Daniel… Domani, quando la sbronza gli sarà del tutto passata.

Gli sguardi di Jess e Jamie mi fanno intuire che vogliano una risposta e li accontento.

«Era solo pura curiosità… Sai, se devo fare parte del vostro gruppo vorrei anche sapere qualcosa in più sull’organizzazione….»

Non credo di essere stata così brillantemente convincente…

«Va bene, ora devo proprio lasciarvi» dice frettolosamente Jamie, rivolgendo un caloroso sorriso a Jess e a me, andandosene dalla tenda.

E questo vuole dire solo una cosa: io e Jess siamo nuovamente da soli.

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Capitolo 15
*** SEBASTIAN ***


Guardo il vetro cercando di restare impassibile, sia nei movimenti che nelle espressioni, ma la situazione é la più brutta e difficile che abbia mai passato.

Vedere torturare quella ragazza, oltretutto come me, non è affatto piacevole, per uno spirito guerriero e pronto a difendere gli altri come il mio.

"Codardo" la mi vocina interiore mi schernisce.

La caccio via sospirando.

Mi guardo attorno: tutti sono troppo attenti a quello che succede dentro la stanza, per accorgersi di me.

«Bene, Fuggitiva.» incalza la voce del Capo facendo il suo ingresso teatrale nella sala. «Hai solo due opportunità.» continua «O ci dici dove si trova il tuo gruppo o ti tortureremo finché non ce lo dirai. A te la scelta, cara.» le labbra del Capo si piegano in un mezzo sorriso compiaciuto. Mi dà i brividi. Non oso immaginare cosa le potrà fare. Ecco perché devo tenermi la copertura da Kyle, anche se non mi piace più tanto come idea…

La ragazza si agita sulla sedia. Ed è in quel momento che mi concentro sul suo aspetto: capelli lunghi e biondi platino, viso ovale e occhi piccoli marroni. La sua espressione è di disgusto.

Ha imprigionate sia le mani che i piedi.

Deglutisco a fatica. Ho la bocca secca e il cuore incomincia velocemente ad aumentare i battiti.

“No, no! Non è questo il momento adatto. Ora, Sebastian, vedi di calmarti…” cerco di rassicurarmi, ma nel profondo so che non funzionerà.

La smorfia di Biondo Platino fa irritare il Capo che le tira un pugno in piena faccia. Lei sputa sangue sul pavimento e protesta, stringendo i denti insanguinati. «Puoi anche scordarti che ti dica dove si trova il mio gruppo, perché né tu né qualsiasi altro ci toglieranno la libertà e la nostra casa.» sputa ancora del sangue.

Il Capo sembra sopraffatto da un’intensa e inaspettata rabbia, che vedo riflessa nei suoi occhi, quando si gira a guardare oltre il vetro e incontra il mio sguardo, puntandomi come un faro nella notte e rendendomi ancora più nervoso.

Dopo un lungo e snervante sguardo, il Capo è il primo a distoglierlo e a fingere un sorriso. “Da quando in qua il Capo ha

bisogno di fingere un sorriso?” Il pensiero mi suscita ribrezzo. Cerco di distrarmi, guardando attentamente la situazione: adesso il Capo sta esaminando la Bionda Platino con gli occhi stretti.

Ho ancora più paura per lei….

«Bene» inizia il Capo con un apro accento nella sua voce. Ho i brividi. «Se non vuoi collaborare volontariamente, collaborerai con la forza, che tu lo voglia o no.» fa un mezzo sorriso, poi i suoi occhi si spostano su di me. Trattengo un sussulto.

Lui dà una rapita occhiata alla Fuggitiva poi ritorna su di me.

Ora. Ho. Seriamente. Paura. “Cosa vorrà che faccia?” Va bene, forse sarebbe meglio non saperlo…

Le sue labbra si muovono, ma io non riesco a sentire niente perché i pensieri mi sovrastano la mente.

Lui ha chiuso la bocca e, a questo punto comincio ad agitarmi. Le mie mani formicolano. Vorrei prendere a pugni lui e tutti questi Ibridi, ma non mi faccio sovrastare dalle emozioni. Chiudo la mano in un pugno che tengo fermo.

Lui mi punta ancora. Solo in questo momento mi accorgo di essere osservato da tutti gli Ibridi presenti e anche dalla Bionda Platino.

Il Capo sembra snervato. «Non vorrei ripetere ciò che ho appena detto, ma può darsi che Mr. Simmons non abbia capito» dice piano con un accenno di irritazione. «Mr. Simmons è pregato di entrare nella stanza e far parlare la nostra Fuggitiva. Lei non si è pienamente guadagnato tutta la mia fiducia, e siccome di solito faccio eseguire ai miei prediletti assistenti una prova, questa mi sembra un’ottima occasione» fa un sorriso a denti stretti. Distolgo lo sguardo da lui per guardarmi intorno. Gli occhi degli Ibridi vicino a me ardono dalla voglia di vedere cosa succederà e anche io… Se non fossi in una posizione così scomoda… “Cosa dovrei fare: accettare o finire nelle condizioni della Bionda Platino, rifiutandomi?”

La risposta è chiara nella mia mente e lentamente mi avvio verso la porta della stanza, mentre gli Ibridi si spostano per farmi passare. Arrivato, l’apro e la lascio chiudersi alle mie spalle mentre raggiungo il Capo che mi fa segno di mettermi di fianco a lui. Non sento più i miei muscoli, mentre osservo la Bionda Platino che mi mira con occhi piena di vendetta.

Se solo sapesse che sono come lei… Ma visto che questo dovrà restare per sempre un segreto, lei ora mi vede solo come uno degli Ibridi che le farà chissà che cosa… “Me ne sto già pentendo…”

Le condizioni del mio cuore sono peggiorate: mi sta quasi per uscire dal petto, mentre aspetto l’assegnazione di un compito che sono obbligato a fare.

Il Capo mi osserva con l’orgoglio negli occhi.

«Allora, Mr. Simmons se la sente di guadagnare la mia fiducia facendole dire dove si trova il suo gruppo di Fuggitivi?» la sua voce orgogliosa mi mette ancora più a disagio. Non voglio trasformarmi in un Ibrido. “Tutto, ma questo no.”

Deglutisco. «Certamente, Capo. Non aspettavo altro!» la mia voce non deve suonare così tesa. No… No… No…

Il Capo fa un cenno di consenso e si sposta per lasciarmi il posto.

So che lui assisterà tutto il tempo, quindi non le posso parlare. “Quindi che faccio?” Mi avvicino a lei che mi punta con lo sguardo, agitandosi nella sedia.

Non le vorrei far del male, ma lo devo fare. “Non ce la posso fare… E’ sempre una come me…”

Mi viene il voltastomaco. Dei conati di vomito mi salgono alla gola, li respingo deglutendo.

“Okay, Sebastian, ora fingi di essere cattivo e di voler ottenere delle informazioni…”

Guardo di soppiatto il Capo che sembra innervosito dall’attesa.

Sarà meglio iniziare.

«Fuggitiva…. Ti conviene dire la posizione esatta del tuo gruppo altrimenti incomincerà a torturarti.» la mia voce è roca e abbastanza convincente.

Lei sputa sulle mie scarpe ridendo. «Ma secondo te, io non riesco a sopportare le vostre insulse torture?! Cosa mi potrete fare mai? Entrare nella mia mente? Ferirmi? Uccidermi? Ma dai…» sembra soddisfatta di quello che dice, ma non sa con chi ha a che fare. Gli Ibridi possono essere più scaltri di noi Fuggitivi messi insieme.

Ci vuole un piano B. Andiamo sul pesante. “E so che me ne pentirò amaramente….”

«Va bene, piccola e scorbutica Fuggitiva, pensi di essere furba, ma la verità è che quelli furbi siamo noi, Ibridi» sul mio viso compare una smorfia compiaciuta. Però… Non pensavo che fare la parte di un Ibrido mi sarebbe piaciuto…

“No, No…. No, non va bene… Ti stai lasciando trasportare troppo, Sebastian… Non farlo.”

Quella voce… Quella voce… Mi pare di averla già sentita… Sarò solo la mia coscienza… “Dovrei seguirla, ma così ne varrebbe la mia vita, e così decido la via più semplice: essere un predatore e non una preda.”

Lei fa una smorfia, ovviamente sfidandomi. E io accetto la sfida. «Non vuoi collaborare… Ma sappi che se non mi dici i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e dove si trova il tuo gruppo, ti toglierò i tuoi amati poteri…» dico piano. E’ l’unico modo che ha per collaborare e spero che mi faccia fare la parte del cattivo, perché non lo sono affatto, anche se ammetto che è divertente. Okay, non è così tanto…

Lei rimane sbigottita dalle mie parole e ne sono soddisfatto, a questo punto dovrà pur sacrificare gli altri per lei.

Ma parlo troppo presto.

«D’accordo. Voi pensate che i Fuggitivi si tradiscono da loro perché la vita è più importante di qualsiasi altra cosa, ma vi sbagliate. Il mio gruppo mi ha accolta come in una Famiglia e io non li posso tradire così, quindi se vuoi toglimi i poteri, tanto io non vi dirò MAI niente.» ribatte. Ha la voce tremante. Ha paura.

La guardo con gli occhi sbarrati. “Stai scherzando, vero? Ma perché devi per forza farmi fare l’Ibrido?”

“Ti prego, Sebastian, non farlo! Ti prego… Ti prego…”

Ancora quella voce conosciuta fa capolinea nella mia mente. Vorrei ascoltarla, perché so che è la cosa giusta, ma non posso. Non posso e non devo. Devo fare il mio lavoro o non potrò più proteggere Wanda. Questo era l’ultimo desiderio di mamma e non posso deluderla.

Guardo di soppiatto il Capo che sembra essere fiero di me.

E questa sensazione non mi piace per niente.

Lui indica con lo sguardo una siringa sul tavolo e un liquido arancione riposto in un grande contenitore.

Mi avvicino al tavolo diffidente, afferro tremante la siringa stringendo i denti. Non devo cedere ora. Ora no. Ora no.

“No, Sebastian, non farlo. Quel siero non sai se è testato… E se avesse effetti collaterali… E se morisse, cosa faresti?”

La voce ritorna distraendomi. “Se morisse, ce l’avrei sulla coscienza per tutta la vita al contrario degli Ibridi.”

Non dovrei farlo, ma da quando sono nella Base degli Ibridi ho capito una cosa: sacrificare delle vite, significa salvarne molte altre; ed è il mio scopo.

Sospiro silenziosamente, facendomi forza. Le mie mani smettono di tremare e riesco ad aspirare dentro la siringa il siero arancione.

Ritorno dalla Bionda Platino, che ora mi guarda con la paura che le divora gli occhi. Guardo velocemente il Capo che mi fa un cenno, impaziente.

Deglutisco. Sbatto le ciglia. La mente si libera da ogni pensiero. I miei occhi puntano la vena del suo braccio. Le mie orecchie sentono silenzio. Silenzio carico di tensione e paura. E il mio cuore batte velocemente. La vista si offusca mentre il dito spinge lo stantuffo finché il liquido non scompare.

Sfilo la siringa e la butto per terra. Fa un gran baccano, ma non mi interessa.

La mia mente realizza solo adesso quello che ho fatto: ho condannato la ragazza alla morte. “L’ho praticamente uccisa.”

Mi sento davvero uno schifo per averlo fatto.

Ora c’è solo da sperare che sopravviva.

La ragazza per un po’ sembra non avvertire niente di particolare. Improvvisamente però, la sua bocca sputa sangue. Sputa tutto il sangue sul pavimento, mentre io mi sposto più in là.

Quando solleva gli occhi per guardarmi, noto che perde sangue sia dal naso che dagli occhi. E io mi sento ancora peggio.

Sto per crollare. Le mie gambe quasi cedono.

Ma prima, la Bionda Platino mi rivolge una smorfia intrisa di sangue. «Tu, Ibrido, meriti una morte peggiore della mia e spero tu bruci nelle fiamme eterne dell’Inferno. Perché è solo questo che meritate voi Ibridi!» la sua voce è spezzata dal sangue che le continua uscire dalla bocca.

Quelle parole sono come uno schiaffo. Fa più male di quanto pensassi.

Il mio cuore perde un battito alla vista della Bionda Platino che smette di respirare e crolla sulla sedia.

“Mi sento uno schifo. Più di prima. Ho ucciso una ragazza. Ho ucciso una ragazza come me… Ho ucciso. Una. Persona.”

Cosa direbbe mia madre di questo? Di certo non ne sarebbe decisamente contenta. Sto per vomitare.

I conati di vomito sono più forti. Cerco di respingerli, come le lacrime che mi stanno per offuscare tutta la vista.

Mi dirigo vero la porta, quando una mano oltre a farmi sussultare, mi fa quasi gridare.

Mi giro, ricacciando, immediatamente, le lacrime. Il Capo mi osserva per un attimo impassibile, poi con grande enfasi e un sorriso soddisfatto, mi esclama. «Benvenuto nella Base degli Ibridi, Mr. Simmons. Ora è a tutti gli effetti il mio assistente. Devo dire che non me lo sarei mai aspettato da lei. Beh, sono felice di poter contare su di lei, adesso.»

“Anch’io non pensavo di esserne capace, eppure… Ho distrutto per sempre la mia anima, oltre che una vita.”

Fingo un finto orgoglio. «Anch’io sono felice, non aspettavo altro, del resto.» la mia voce ha un mancamento. Mi riprendo subito. «Ora, se mi vuole scusare, avrei del lavoro da svolgere.»

Il Capo mi da il permesso di congedarmi, apro la porta e mi avvio verso il bagno. Passato il corridoi mi trovo senza neanche accorgermene nel bagno con l’acqua fredda sulla mai faccia.

Vedo il mio riflesso: un ragazzo adesso consumato dal rimorso.

E che non si perdonerà mai per quello che ha fatto. Mi sento un mostro, anche peggio degli Ibridi.

“Forse lo sei” la mia vocina interiore non mi fa stare meglio.

Mi asciugo velocemente il viso, ma questo non basta per impedirmi di far scorrere delle lacrime.

Faccio un bel sospiro. Sono spaventato. Spaventato da quante cose ora mi potrà far fare e non so se sono in grado di sopportarlo.

Mi asciugo nuovamente la faccia. Esco dal bagno, fingendo un sorriso mentre gli Ibridi mi fermano con sorrisi e occhi pieni di felicità, e continuo a camminare finché non sono nel mio ufficio.

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