The Life of Xolana

di Banana_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bello e Intelligente ***
Capitolo 2: *** The past come back ***
Capitolo 3: *** Il suo ritorno ***
Capitolo 4: *** Economia. Shade. Altri problemi... ***
Capitolo 5: *** Il primo tumore ***



Capitolo 1
*** Bello e Intelligente ***


Era una giornata d’inverno come le altre. Fuori era ancora buio nonostante fossero le 6:40 del mattino. In quella stanza buia, dove l’unica cosa che risplendeva era la luce della fiamma della stufa, la giovane studentessa diciassettenne Xolana era pronta per affrontare un’altra giornata di scuola. Xolana era una ragazza dai capelli medio-lunghi lisci sopra, ma che si concludevano con dei boccoli di color biondo miele, e grandi occhi color nocciola. Era un tipetto che sapeva il fatto suo, non aveva paura di dire o fare ciò che credeva fosse giusto, non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno, e dava rispetto a chiunque che glie ne avesse dato. Scese con poca voglia dal suo letto, abbandonando le calde e soffici coperte che fino a qualche minuto fa la stavano avvolgendo dolcemente, ma nonostante questo andò al bagno dove iniziò a prepararsi. Cercò di sistemare quei capelli ribelli con phono e spazzola, ma non era molto brava come la madre, e il tempo, stranamente, era volato, senza accorgersene, in maniera impressionante. Messi gli stivali, il cappotto e zaino in spalla uscì dalla porta principale per avviarsi alla fermata del pullman che l’avrebbe gentilmente “scortata” a scuola. Preso posto a sedere, occupò il sediolino accanto a lei per Lasita, una ragazza più piccola di lei di ben 2 anni. Lasita aveva lunghi e lisci capelli, che Xolana invidiava tanto, castano chiaro, dei quali si divertiva a cambiare il colore delle punte in colori diversi, occhi azzurri e un caratterino deciso quanto quello di Xolana. Entrambe andavano abbastanza d’accordo, forse dato dal fatto che venivano dalla stessa Regione, oppure perché entrambe erano delle frane a scuola, ma nonostante questo si confidavano quasi tutto. Infatti Lasita sapeva benissimo che due fermate dopo la sua, sarebbe salito l’unico ragazzo che riusciva a provocare il contorcimento di stomaco di Xolana. E infatti, arrivati alla sua fermata, lui era lì, bello come sempre, con quell'adorabile cappellino dove penzolavano delle treccine con i pon-pon finali, con i quali Xolana avrebbe tanto voluto giocarci e solleticare il naso perfetto di quell'altrettanto perfetto ragazzo. Frequentava il quinto anno della sua stessa scuola, e il suo nome era Axel Black:
“bello e intelligente”, si ripeteva sempre. Quella era l’unica parte della mattinata che Xolana preferiva: arrivare alla fermata del pullman di Axel, perché sapeva benissimo ciò cosa sarebbe significato. E infatti, come le mattine precedenti, ogni qual volta Axel saliva sul mezzo, era voltato sempre verso di lei, puntando quei penetranti occhi grigi sulla giovane, che a quella vista non riusciva a non arrossire di colpo. Anche lei ricambiava “l’occhiata”, ma a differenza di lui dopo nemmeno quattro secondi abbassava subito lo sguardo. Era l’unico ragazzo, anzi, l’unica persona che la metteva in soggezione, la intimidiva, la faceva sentire, per la prima volta, piccola e impotente.
 “Lasita… ho qualcosa in faccia? Sono spettinata?”, chiedeva puntualmente all’ormai esasperata, ma divertita compagna di viaggio:
“No Xolana, stai bene tranquilla!”, era la solita risposta della giovane, ma Xolana non riusciva a smettere di toccarsi ogni volta i capelli, o di osservarsi allo specchio nel caso in cui il suo trucco fosse colato, o fosse sporca di qualcosa. Ma puntualmente risultava “perfetta”, niente era fuori posto, trucco integro, capelli, all’incirca, lisci e fluenti, denti bianchi immacolati, naso pulito… ma allora, perché Axel la guardava sempre? Perché ogni volta che avevano l’occasione di vedersi lui le puntava quei bellissimi e imperscrutabili occhi grigi addosso? Tutte quelle domande rendevano Xolana curiosa, ma allo stesso tempo preoccupata di ciò che lui avrebbe potuto pensare di lei.
“Uffa, vorrei tanto sapere cosa pensa ogni volta che mi guarda”,
“Cosa ne pensi di… chiederglielo direttamente?”, ripeteva ogni volta Lasita, sia per incoraggiarla e sia per far smettere quel “tormentone”.
“MA SEI PAZZA? DOVREI POI CAMBIARE REGIONE, PAESE, STATO… ANZI, PIANETA!!!”, al contrario, questa era la solita risposta di Xolana. Non riusciva a capire com’era possibile che solo lui le metteva così tanta “paura”, ma paura di parlare, di dire quello che pensava senza tanti scrupoli, eppure con persone più grandi e più autorevoli non aveva problemi ad aprire quella bocca e avvelenarli tutti con la sua lingua biforcuta, ma con Axel era completamente diverso. Un’altra cosa che tanto amava della mattina era andare a prendere il suo Tè preferito al bar vicino alla scuola, ma non era il tè l’unico motivo, lei sapeva benissimo che anche Axel andava li per prendere la sua cioccolata calda con la sua brioche alla crema. Simo, giovane ragazzo di 23 anni, alto, capelli marroni e occhi del medesimo colore, era il  barista della caffetteria nonché amico di Xolana, sapeva che alla giovane piaceva Axel, e quindi per cercare di “aiutarla” metteva le loro ordinazioni vicine, in modo tale che Xolana potesse stare vicina ad Axel. Questo le provocava piacere e fastidio allo stesso tempo, perché combinava sempre qualche guaio, causato dalla grande vicinanza con il ragazzo, facendole fare cose stupide e imbarazzanti. Ma anche in quelle circostanze il ragazzo la fissava intensamente, senza proferire parola, ma solo un lieve sorrisino accompagnato da un sopracciglio sollevato, cosa che faceva venire i brividi lungo la schiena di lei. Finito di bere il suo tè, si avviava a scuola, dove come ogni mattina, l’aspettava la classica noia.
“Uffa…. Ma quando suona la campanella? Non ce la faccio più”
 “Ehy Xolana, vai a prendere i panini?
“Cosa? Perché io?”
“Dai, per favore”
“Uff, e va bene”
, come al solito Marika si scocciava di andare a prendere i panini, quindi toccava a Xolana, non che la cosa le dispiacesse, però era intenta a giocare al telefono. Scese le scale e arrivata al piano terra, s’incammina verso l’uomo che tutti chiamavano Il Paninaro. Xolana scambiava sempre delle chiacchiere con lui, era simpatico e anche molto gentile.
“Bene, solo questi?”
“Già. Grazie”
, ma proprio in quell’istante sente da dietro una voce a lei familiare. Il cuore le arrivò dritto in gola, e iniziava a sentire un terribile caldo addosso. Proprio come un robot si girò lentamente a scatti e si ritrovò Axel Black proprio dietro che la stava guardando. In quel momento arrivò Marika e quello che fece rese Xolana ancora più nervosa.
“Ciao Axel, come va? Dammi un bacino”Che cosa? Marika conosce Axel? E gli ha pure chiesto di dargli un bacino? E lui…lui lo  ha fatto??, pensò la ragazza restando a bocca aperta. Improvvisamente si sentì cadere il mondo addosso, sentì l’eruzione di un vulcano, la forza devastante di un maremoto, l’esplosione di plutone, e tanti altri fenomeni sovrannaturali provocati dal suo stupore, cosa che durò non più di tre minuti perché Marika riportò la sua attenzione su di sé:
“Ma allora Xolana, quanto ci vuole? Andiamo dai”, troppo intontita e incantata per rispondere a tono, fu sorpresa da un’altra voce, sempre familiare, ma inaspettata:
“Marika calma eh. Lasciala stare.” Xolana non poté credere alle sue orecchie, Axel aveva preso le sue difese!? Le sue guance si tinsero di un rosso intenso, accompagnato da del fumo, immaginario, che usciva dalle sue orecchie. Rimase con la bocca aperta senza far uscire alcuna parola, anzi, divenne paonazza, cosa che lui notò chinando la testa lievemente di lato, per poi avvicinarsi al paninaro e fare le sue ordinazioni. La giovane, ripresasi, ringraziò l’uomo e andò via, girandosi lievemente e notando che il ragazzo, dopo aver preso la busta con i panini, si girò a fissarla. 









Angolo Autrice: 
Salve a tutti, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Allora, dunque...che dire? Beh, partiamo con le presentazioni no? Quindi: Ciao a tutti, io sono Jlenia, ho 17 anni e frequento la quarta superiore. Sono un tipetto che sa il fatto suo, e non mi lascio mettere i piedi in testa da nessuno. Mmm... scommetto che avete appena avuto un dejavù giusto? Ebbene si, Xolana sono io, infatti, questa altro non è che la mia utobigrafia. 

Ho deciso di pubblicarla sotto consiglio delle mie carissime amiche che incontreremo più avanti. Non mancheranno i colpi di scena e lo "shock" diciamo così, ci saranno momenti difficili, tristi, ma anche felici e divertenti. Ogni cosa che verrà narrata è tutta originale, nulla di tutto ciò (apparte i nomi) è stato inventato. Pubblicherò la mia vita, com'è stata, com'è e come sarà. Occhei, meglio che la smetta altrimenti non la finisco più. Non fatevi scrupoli a criticare e a darmi i vostri pareri/giudizi, mi stanno più che bene. Grazie di aver letto la mia storia, spero di rivedervi, alla prossima. ^^


 

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Capitolo 2
*** The past come back ***


La maggior parte dell’intervallo lo passava in classe, a giocare al telefono, leggendo, o messaggiando con le sue due migliori amiche: Reiya e Shila. Reiya era una bella ragazza molto minuta, con capelli color castagna, occhi verdi e portava un paio di occhiali. Frequentava lo stesso anno di Xolana, ma in una scuola diversa. Entrambe andavano molto d’accordo, si divertivano a parlare, prendersi in giro, scherzare, d’altronde erano “ugualmente diverse”. Shila, invece , era una dolce ragazza, sempre col sorriso sulle labbra, cosa che la rendeva ancora più bella e raggiante di quanto non fosse, dai capelli color oro e occhi blu intenso. Viveva lontano dalle altre due ragazze, ma nonostante quello andavano molto d’accordo. Anche lei frequentava il quarto anno di un’altra scuola, e come con Reiya, aveva molte cose in comune con Xolana. Entrambe sapevano di Axel, e cercavano tutte e due di dare una mano all’amica disperata, chi in modo comprensivo e dolce, chi in modo leggermente brusco e provocatorio.
“Avanti, non preoccuparti. Tu prova a parlargli. Un ciao non ha mai ucciso nessuno”, diceva dolcemente Shila;
“Che palle, ma che ci vuole, parlaci. Mostra un po’ i coglioni su!”, suggeriva in maniera tutt’altro che dolce Reiya, cosa che faceva venir i nervi a fior di pelle a Xolana.
“E se non mi rispondesse? Se poi mi prendesse in giro?”, nonostante i consigli delle amiche, Xolana non sapeva che pesci prendere, era terrorizzata da ciò che sarebbe potuto accadere dopo il suo fantomatico “ciao”, eppure, con altri ragazzi che non conosceva era arrivata addirittura a spaccargli i setto nasale, ma allora perché dire quelle semplici cinque lettere sembrava l’impresa più difficile del mondo? Finita anche quella noiosa giornata di scuola, Xolana andava a prendere il pullman che l’avrebbe riportata a casa, e come ciliegina sulla torta anche il bell’Axel prendeva lo stesso pullman. Prima di scendere, però, Axel si voltò verso Xolana guardandola per poi fargli un cenno con la testa; in quel momento la mente di Xolana andò a finire chissà dove, lasciando spazio all’analfabetismo e all’imbarazzo più totale.
“Cosa? Come? Ma…ma…” e senza perdere altro tempo cacciò fuori lo specchietto guardando se avesse avuto qualcosa fuori posto, ma come al solito non c’era nulla che non andasse bene. Scesa alla sua fermata, Xolana si avviò verso casa sua dove l’attendeva la madre. Infatti Xolana viveva solo con la madre, ma sfortunatamente la donna soffriva di depressione e sbalzi d’umore. Non ricordava l’ultima volta che era uscita con lei per andarsi a prendere un gelato o anche a fare due passi, forse era piccola, magari era ancora nel passeggino quando era successo, ciò di cui era veramente sicura era che lei aveva perso entrambi i genitori. Sapeva che come ogni giorno la madre avrebbe dato di matto per chissà quale motivo, ma lei doveva resistere all’impulso di risponderle male. Soffriva, ma mai quanto lei. Non erano tanto le parole che la facevano star male, ma il fatto non poter avere un buon rapporto con la madre e sapeva che la colpa era anche la sua, anzi, specialmente la sua. Infatti Xolana, a causa di gravi episodi del suo passato divenne molto taciturna, fredda e indifferente su certe cose. Quando capitava che la madre voleva parlare con lei della scuola, delle amiche, se ci fosse qualche ragazzo, Xolana rispondeva a monosillabi in modo scocciato e freddo, se voleva abbracciarla, lei si allontanava e questo causava la rabbia della madre nonché uno dei tanti litigi. La maggior parte delle giornate le passava sul suo letto con le cuffie nelle orecchie a leggere qualche libro, in particolare romanzi, dove avrebbe tanto voluto esserne protagonista. Riusciva a immedesimarsi in quel personaggio, a farlo suo, e qualche volta ne prendeva la personalità fingendo di vivere quelle avventure che avrebbe tanto voluto avere. Non a caso era risaputo che Xolana aveva una grande immaginazione, e un’infinita fantasia. Riusciva a plasmare la realtà come meglio preferiva in modo tale da potersi rifugiare e scappare da quella terribile realtà in cui viveva. Sfortunatamente non durava mai per un lungo lasso di tempo perché doveva mettersi su quegli altri libri che lei odiava più della peste…i libri di scuola. Quel giorno, però, era talmente assorta nei sui pensieri che non riuscì a studiare nel miglior modo possibile. Nella sua mente si manifestavano degli occhi grigi, delle labbra carnose che facevano da contorno a dei denti bianchi e splendenti, eh sì, Axel era sempre con lei in qualche modo, e doveva sempre crearle scompiglio. Fosse un’entità aliena?, non sapeva spiegarsi del perché di quelle sensazioni, e del perché proprio lui. Fino a quel momento non aveva mai pensato a cotte, innamoramenti, relazioni o cose varie, ma da quando Axel entrò a far parte nella sua vita sapeva che tutte quelle cose avevano un nesso. Stufa di (non) studiare decise di andare a farsi una corsetta; indossò i pantaloni, una felpa e le sue immancabili cuffie. Decise di andare per i sentieri in mezzo ai boschi. Amava la natura, sia per la grande tranquillità che c’era, e sia per il fatto che la isolava da tutto e tutti. Non le piaceva stare molto in mezzo alle persone, preferiva stare per fatti suoi, oramai era sempre stata sola e ci aveva fatto l’abitudine. Anche avere Shila e Reiya inizialmente fu difficile per lei, non era abituata ad avere delle amiche, quindi tendeva ad essere sempre un po’ distaccata. A causa del problema della madre, Xolana dovette prendersi cura di lei, ma per sua scelta. Non riusciva a lasciarla a casa da sola, quindi preferiva rimanere con lei a farle compagnia e questo le causò l’isolamento con i suoi coetanei. D’altra parte non le importava, le persone di quel posto erano false, egoiste, bugiarde, tutte “qualità” che a lei non piacevano e preferiva tenerli a distanza. D’un tratto venne “risvegliata” dalla pioggia che iniziò a cadere senza sosta
“Cazzo! Ma proprio ora?”, infuriò al cielo che in risposta fece aumentare l’acqua. Iniziò a correre coprendosi il capo con il cappuccio e le mani, e grazie alla sua incredibile abilità scivolò per terra sbattendo violentemente le ginocchia
“Porca troia!! Ma ce l’hai con me per caso?”, chiese al cielo, il quale ribatté con un potente tuono, tanto da farla squittire di paura. Cercò di rialzarsi, ma cadde nuovamente a terra. Oltre ad essersi sbucciata le ginocchia si era storta la caviglia Di bene in meglio, pensò non nascondendo una faccia altamente scocciata.
“Ehy, stai bene?”  disse una voce dietro di lei,
“Una meraviglia grazie, non potrei star meglio di così” rispose lei sarcasticamente non nascondendo una nota di fastidio per quella domanda stupida.
“Vuoi una mano?” disse gentilmente avvicinandosi a lei,
“Mmm…no grazie. Ce la fac-“, in quell’istante le parole gli morirono in gola quando vide l’ultima persona che si sarebbe mai aspettata di vedere. Iniziò a tremare, no di freddo, ma di paura, la sua mante si annebbiò, e d’un tratto divenne tutto nero.
“Cosa ci fai tu qui?”

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Capitolo 3
*** Il suo ritorno ***


“No, no…per favore no… AIUTOOOOO.. aiutatemi vi prego…. Aiutooooo… LASCIAMI!...NO…SMETTILA, TI SUPPLICO”
“Non fiatare Xolana, o potresti finire male. Te l’avevo detto che ci saremmo divertiti”
“NO! LASCIAMI PER FAVORE! AIUTOOOOOO”
“Ahahahahahahaha!! Non può sentirti nessuno qui”
All’improvviso impallidì nel rivedere quelle immagini, di risentire quelle parole e quelle mani addosso che non la lasciavano. Non riusciva a staccare lo sguardo da quella persona, era immobilizzata, anzi, pietrificata da quella figura dinanzi a lei. Voleva parlare, ma le parole non uscivano, voleva alzarsi e scappare via senza preoccuparsi della caviglia dolorante, ma non riusciva a muoversi di un centimetro.
“Ciao Xolana” sorrise in modo soddisfatto con un chiaro piacere negli occhi. Quello sguardo, il risentire pronunciare il nome da quella persona la riportarono indietro con i ricordi, per farla poi “risvegliare” da quello stato di trans in cui era caduta.
“N-no…non tu…” disse indietreggiando lentamente mentre il ragazzo avanzava verso di lei
“Stammi lontano… non…non avvicinarti Christian” pronunciò terrorizzata. Il giovane si chiamava Christian, aveva diciannove anni e aveva frequentato la stessa scuola di Xolana. Aveva i capelli color castano chiaro, tendente al biondo sistemati in una cresta, occhi di un blu ghiaccio intenso. Era lì, fermo immobile ad osservarla con un sorrisetto divertito ed eccitato, al contrario di lei che tremava come una foglia.
“Ehy, ehy… ti sembra questo il modo di salutare i vecchi amici!?” le rimproverò mentre si avvicinava a lei. Arrivò di fronte a lei piegandosi sulle ginocchia, era talmente vicino che Xolana riuscì a sentire il suo respiro abbattersi sul suo volto, era caldo, intenso, quasi eccitato e questo le faceva paura
“Sei sempre la solita maldestra vero?” gli disse rivolgendogli un sorriso e chinando la testa di lato mentre le scostava i capelli dal viso per osservarla meglio
“Non toccarmi Christian…” ribatté lei con tono schifato mischiato al terrore. Aveva la voce tremante, e non solo, il tocco di Christian su di se le fece ricordare quello che le aveva fatto, quello che le aveva fatto passare. Erano passati anni, lui era sparito e lei credeva finalmente di essersene liberata, di essersi sbarazzata di quel terribile fantasma che abusò di lei più e più volte, e invece, ora, se lo ritrovava davanti agli occhi, e non riusciva a reagire in nessun modo se non tremare di paura.
“E’ da tanto che non ci vediamo Xolana. Cosa mi racconti? Ho sentito tanto la tua mancanza sai?” diceva abbassando sempre di più il tono della voce, e toccandole il labbro inferiore con il pollice mentre le teneva il mento. Nei suo occhi c’era ancora quell’espressione che aveva sempre quando era con lei, una sensazione fantastica per lui, orribile per lei. Cercando di riprendere il controllo di sé scostò violentemente la sua mano da lei lasciandolo quasi shockato da quel gesto, anche se sorrise quasi subito. Lo guardò con aria truce, schifata e piena di collera mentre si allontanava il più possibile
“Che cosa ci fai qui Christian? E non osare toccarmi CHIARO?” gli sbottò furiosa. Al contrario lui si fece una risatina divertita lasciandola ancora per qualche secondo senza risposte, finché “Niente. Avevo solo voglia di rivederti. Accidenti, che atteggiamento focoso. Sei molto diversa dall’ultima volta, e la cosa mi piace” sorrise eccitato. Christian andava alla stessa scuola di Xolana, andavano d’accordo, essendo più grande di due anni l’aiutava a scuola e la “proteggeva” dai ragazzi che le ronzavano attorno, anche se sapeva bene che lei poteva difendersi benissimo da sola, si volevano bene ed erano ottimi amici, ma lui era ossessionato da lei, talmente tanto che la voleva. Un giorno, era rimasta a scuola per un progetto con la classe e lui decise di farle compagnia
“Ti andrebbe di divertirci un po’ Xolana?” gli domandò con la sua solita gentilezza e sorriso
“Certo. Solita partita a calcio?” chiese lei dolcemente e con aria di sfida “Ahahaha, nono! Molto meglio!”, gli disse, e con una bugia la fece andare nella biblioteca, chiudendola dentro con lui. Lei credeva che fosse uno scherzo, ma si dovette ricrede quando gli fu addosso e iniziò a toccarla ovunque. Inizialmente Xolana non capì, ma appena notò quello che le stava facendo cercò di liberarsi, si dimenava, scalciava, ma lui la teneva bloccata sotto la sua stretta.
“Christian smettila! Cosa stai facendo? Basta!”
“Era da tempo che aspettavo questo momento Xolana. Ti voglio”
“No, no…per favore no… AIUTOOOOO.. aiutatemi vi prego…. Aiutooooo… LASCIAMI!...NO…SMETTILA, TI SUPPLICO”
“Non fiatare Xolana, o potresti finire male. Te l’avevo detto che ci saremmo divertiti”
“NO! LASCIAMI PER FAVORE! AIUTOOOOOO”
“Ahahahahahahaha!! Non può sentirti nessuno qui”
Erano soli in quella stanza, aveva paura, voleva andare via. Perché le stava facendo questo? Erano amici, lei si fidava di lui, ma a quanto pare si era sbagliata. “Ti voglio”, quella parola le fece pensare di tutto e di più. Temeva che l’avrebbe violentata, o peggio stuprata. Fortunatamente sentirono le voci dei sui compagni e del professore, lui si affrettò a togliere le mani dai pantaloni e da sotto la maglietta di lei.
“PROFESS-“ cercò di urlare, ma Christian le mise una mano per tapparle la bocca
“NON AZZARDARTI AD URLARE XOLANA! Se oserai dire qualcosa ai professori farò sapere a tutti che puttanella sei. E’ chiaro?”
le disse quasi furioso e mostrandole la foto sul suo telefono. Aveva ripreso solo lei mentre lui aveva la mano sotto la sua maglietta. Tolta la mano la baciò contro la sua volontà in modo violento, per poi staccarsi e sussurrandole 
“Riproveremo la prossima volta”.
Da quel giorno la vita di Xolana cambiò, Christian la perseguitava e minacciava ogni volta che poteva, ma non si spinse tanto oltre. Era tormentata da lui, non poteva parlarne con nessuno, mentre lui chissà a quanti amici lo aveva raccontato, non riusciva più a chiudere occhio, ne tantomeno a guardarsi allo specchio e a toccarsi. Non le era permesso di guardare altri ragazzi, ne parlarci troppo. Per un anno Christian la perseguitava e minacciava di continuo, ottenendo quello che voleva, ma alla fine, essendo stato bocciato di nuovo, i genitori gli fecero cambiare scuola e Xolana cercò di ricominciare a “vivere”, ma molte cose la lasciarono traumatizzata. Non riusciva più a toccarsi. Per lei farsi la doccia era una tragedia, indossava sempre guanti e si lavava solamente con la spugnetta, aveva sempre la sensazione di sentire le mani di Christian addosso che la toccavano ancora. Si allontanava dallo specchio per mettersi o togliersi il reggiseno, faceva di tutto pur di non guardarsi. Non voleva che nessuno, nemmeno sua madre, la toccasse, da nessuna parte. Divenne riluttante anche verso gli abbracci da parte delle amiche. Qualcosa in lei era stato rotto, e non riuscì più a riaggiustarlo. Nonostante quello era convinta che non avrebbe mai più visto Christian, e per due anni fu così, almeno fino ad allora.
“Che cosa vuoi Christian?”
lui sorrise abbassando la testa per poi rialzarla e guardarla “Non ti ricordi? Ti voglio”



Angolo Autrice:

Salve a tutti, come potete vedere questa è una tematica molto delicata e che personalmente ero indecisa se metterla o no nella mia storia, mi ha segnata molto ed'è un ricordo poco piacevole, ma alla fine ho deciso di metterlo comunque perché so che non sono l'unica ad aver subito queste cose, c'è chi se l'è vista anche peggio, ma voglio poter dimostrare che nonostante questo sono comunque andata avanti. Certo ho ancora degli "effetti collaterali", chiamiamoli così, ma almeno ora, dopo quell'esperienza, ho imparato che non siamo tutti uguali, ci sono persone disposte a tutto pur di avere quello che vogliono, ma anche che bisogna andare comunque avanti e non lasciarci intimorire, fermare, deprimere da terribili esperienze come questa. All'epoca ero molto ingenua, credevo quasi a tutto e tutti, e avevo anche creduto nell'amicizia con questo ragazzo. Mi era sempre stato vicino, mi aiutava quando ne avevo bisogno, mi dava dei consigli, era come un fratello maggiore e mai mi sarei immaginata una cosa del genere, se ci ripenso tutt'ora, mi sembra ancora impossibile che l'abbia fatto. A causa sua ho rinunciato a molte cose, ero in continuo litigio con mia madre perché ero sgorbutica quando voleva accarezzarmi o abbracciarmi, ed ero sempre distaccata verso gli altri e odiavo essere toccata da qualcuno. Quando finalmente credevo di essermene liberato, e ho deciso di "ricominciare a vivere" eccolo che ritorna, non so perché, ma mi dava come l'impressione che non voleva farmi dimenticare di nulla facendomi ricadere nello stato in cui ero prima, e per un po' c'era anche riuscito, ma poi, stufa di quella situazione ho deciso di non pensarci più autoconvincendomi che così avrei vinto io (anche perché odio terribilmente perdere, infatti succede rarissimissime volte u.u), e alla fine ci sono riuscita e così come ho fatto io, tutte quelle che hanno subito terribili cose possono farcela.

Grazie a tutti, buona lettura! :)


 

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Capitolo 4
*** Economia. Shade. Altri problemi... ***


La pioggia continuava a cadere inesorabilmente, andando ad infrangersi sul terreno e abbattersi sulle teste di Xolana e Christian. Lui continuava a sorridere, come se stesse per ricevere la cosa che più bramava al mondo, lei ferma al suolo a tremare.
“Ancora con questa storia?” Basta Christian. Mi fai schifo, tu mi hai rovinato la vita” la sua voce era piena di rabbia e tristezza, cercava di trattenere le lacrime, non doveva permettergli di vincere ancora.
Lui invece aveva un viso rilassato, tranquillo e continuava, senza preoccuparsi, ad avanzare verso di lei allungano una mano verso il suo volto
“No… FERMO! Ti avverto… se ti azzardi a toccarmi….mi metterò ad urlare Christian e non sto scherzando. Stammi lontano. Non ti basta quello….quello che mi hai fatto?” a quelle parole non riuscì più a trattenersi e le lacrime iniziarono a scorrerle dagli occhi. Ne aveva passate tante, la sua vita era cambiata a causa sua, a causa di quello che le aveva fatto. Lei stava cercando di andare avanti e dimenticare, ma lui ancora una volta glie lo voleva rendere impossibile, voleva che lei non si dimenticasse di lui, di “loro” e di quello che era successo. Fortunatamente, anche se si trovavano per dei sentieri, la zona era abbastanza trafficata e movimentata, e a quelle parole Christian non fece altro che sorridere, si chinò a darle un bacio s’una guancia e ad accarezzargliela per poi sussurrargli a l'orecchio
“Ci rivedremo Xolana” e poi “Non puoi dimenticare quello che c’è stato. Io sono stato il primo” e con quelle parole, che la pietrificarono, se ne andò.
Xolana rimase ancora al suolo con le lacrime che imperterrite continuavano a scendere. Aveva ragione, non avrebbe mai dimenticato quello che era successo, anche provarci era inutile. Decise di tornare a casa. La sua mente era vuota, barcollava, tremava, e appena tornata a casa andò a gettarsi sul letto iniziando a piangere. La madre, sentendola, andò vicina a lei e le poggiò una mano sulla schiena che venne brutalmente tolta da Xolana che le urlò in faccia “NON TOCCARMI!”, la madre sconvolta guardò la figlia e non poté fare a meno di chiederle cosa le fosse successo.
“Scusa mamma, no… niente” si affrettò a dire asciugandosi gli occhi e tirando su col naso.
“E allora perché stai piangendo? Cos’è successo Xolana?” non poteva dirle che aveva visto Christian, perché sapeva benissimo che le avrebbe fatto il quarto grado su chi fosse e se stesse piangendo per lui. Infatti la madre di Xolana non sapeva niente ne di lui, ne di quello che le aveva fatto, e senza indugiare si limitò a dirle che era caduta e che si era sbucciata le ginocchia e slogata una caviglia. La madre, inizialmente dubbiosa sul del perché stesse piangendo, decise di lasciarla sola, e dopo averle dato un bacio sul capo uscì dalla stanza. Rimasta sola Xolana iniziò a piangere e a soffocare le sue urla senza sosta sul cuscino. Passò una settimana e Xolana non rivide ne risentì Christian, in compenso continuava a vedere Axel e ciò le permetteva di scordare ciò che era successo, tutto sembrava filare nel migliore dei modi, ma dovette ricredersi quando ricevette il pagellino
“Cinque… CINQUE MATERIE SOTTO????” improvvisamente vide la sua vita passarle d’avanti breve, ma intensa… non c’è che dire pensò accasciandosi sul banco, finché non le venne un lampo di genio
“SHADE!”. Shade era un suo carissimo amico, aveva vent’anni e aveva frequentato la sua stessa scuola. Era un ragazzo molto intelligente, alto, con i capelli castano scuro, tendente al nero, e occhi marroni, e oltre ad essere intelligentissimo era anche molto carino, e lo diventava di più quando sorrideva. Prima di Axel fu il primo a far perdere seriamente la testa a Xolana. Oltre al suo aspetto era un ragazzo davvero gentile e disponibile e Xolana ne approfittò per chiedergli un aiuto per Economia, la materia che più odiava, al contrario di lui.
“Shade… ho economia sotto, col 5, potresti darmi una mano?” domandò lei
“Mmm… si, ma ti avverto: non ero una cima, arrivavo al 7.5”
Cosa? Non eri una cima? Mi prendi per il culo? pensò lei furiosa 
“Allora sei una cima” rispose lei sarcastica e stizzita. Dopo essersi appurati che lui era una cima, o almeno per lei, si diedero appuntamento a casa di Xolana per un paio di ore, dato che poi lui doveva tornare a lavorare.
“Allora hai capito?” chiese con la sua solita gentilezza Shade,
“Si!” No… rispose la sua vocina nella testa, ma lui si accorse del contrario dalla sua faccia
“Sei sicura?” gli domandò,
“Si…”
“Allora ripetimi tutto”
Cazzo…. “Occhei…non ho capito” e con tutta la pazienza di cui era dotato si apprestò a rispiegarglielo di nuovo.
Dopo un’oretta e mezza di studio, Shade salutò Xolana per andare a lavoro
“Ripassa. Poi fammi sapere come va” disse dolcemente
“Certo! Non preoccuparti” sorrise lei accompagnandolo alla porta e salutandolo un’altra volta. Rimessi i libri apposto, sistemato un po’ la stanza, si buttò sul letto a pensare; Shade era andato a casa sua. Se me l’avessero detto due anni fa, non ci avrei mai creduto pensava allegra. Del resto aveva avuto un debole per lui per quasi tre anni, ma era comunque contenta di sapere che si era trovato una ragazza meravigliosa sotto ogni aspetto e di sapere che poteva sempre contare su di lui in qualsiasi momento.
In quel momento la sua attenzione fu attirata dal cellulare della madre che squillava
“Pronto? Ah, buona sera Dottoressa Verri, mi dica” rispose la madre con la voce un po' sorpresa
La Dottoressa Verri? A quest’ora? Pensò Xolana ascoltando cosa diceva la madre
“Cosa? Ma…ma com’è possibile? …Ma si sa di che origine? ...Ah… capisco. Sì, glie lo dirò” chiusa la chiamata, salì le scale per poi andare nella stanza di Xolana. Quando entrò, lei notò subito gli occhi rossi e lucidi che cacciavano ancora lacrime, chiaro segno che aveva pianto, andò a sedersi vicino a lei sul suo letto e le accarezzò dolcemente la testa
“Xolana… Ha…ha chiamato la Dottoressa Verri…” fece una pausa, una pausa che sembrava non finire più. Nel profondo del suo cuore Xolana sapeva benissimo cosa stesse per dirle e qualche lacrima ribelle iniziò a scorrerle dagli occhi, finché
“Un altro mamma?” chiese con voce tremante rompendo il silenzio,
“Si Xolana…” iniziò a piangere “Un altro tumore”




Angolo Autrice: 

Emh... salve, emh... che dire... Beh chiuso il capitolo di Christian, alleluja, ne apriamo un'altro dove vediamo la sottoscritta alle prese con la scuola, la sua tanto "amata" economia, il fantastico, stupendo, meraviglioso, bellissimo, Shade e un'altro piccolo problemuccio. Anche se può non sembrare la mia vita comprende anche momenti felici, che non mancheranno nelle storie, anche se sono di meno. Comunque vi ringrazio di aver letto la mia storia e spero che vi stia, almeno un poco, interessando e "appassionando"

Grazie a tutti, buona lettura :)

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Capitolo 5
*** Il primo tumore ***


Nella stanza di Xolana era tutto silenzioso, solo i singhiozzi della madre uniti ai sospiri di lei si potevano sentire.
“Dai mamma, non preoccuparti” cercò di consolare la madre “Risolveremo anche questo…lo so”, ma in cuor suo soffriva, soffriva tantissimo, ma non voleva darlo a vedere, sua madre stava già troppo male e non voleva peggiorare ulteriormente la situazione.
Dopo una mezz’ora di pianto, la madre di Xolana si alzò per andare a fare delle telefonate importanti, lasciandola sola nella stanza. E con questo…siamo a tre  pensò tenendosi un braccio sulla fronte. Era triste, ma non le veniva da piangere più di tanto, già c’era passata e uno in più non le sarebbe cambiato nulla. Ricordava ancora quando ebbe il primo, aveva 16 anni e quando lo venne a sapere si sentì morire
“Dalla TAC è uscito che Xolana ha un tumore in testa” disse la Dottoressa Verri alla madre
“Un tumore alla…alla testa?” chiese sgranando gli occhi e sbiancando improvvisamente “Ma…ma com’è possibile? E’… è benigno vero?” domandò disperata alzandosi in piedi, anzi, supplicò che fosse tale, ma invece
“Ci dispiace. Purtroppo il tumore è maligno e si sta ramificando sempre di più. Sua figlia dovrà sottoporsi a dei cicli di chemio”
“Cos-…cosa?” chiese titubante la madre indietreggiando per poi crollare s’una sedia
“Ci dispiace, ma prima cominciamo e più possibilità avremo di successo Signora” si limitò a dire la Dottoressa prima di andarsene.
Un tumore alla testa? Chemio? la mente di Xolana non riusciva a estrapolare delle risposte da quelle domande che lei stessa si stava facendo ne a capirne il significato, anzi, subito le s’instaurò una nuova domanda peggiore delle altre Perché a me?.
Il giorno dopo, uscita insieme a Reiya, Xolana decise di rivelarle di avere un tumore alla testa. La notizia shockò Reiya, la quale si apprestò ad abbracciarla e dirle
“Io sarò con te Xolana, andrà tutto bene, non preoccuparti” , a quelle parole Xolana si trattenne dal piangere e ricambiò l’abbraccio dell’amica. Qualche settimana dopo Xolana cominciò i cicli di chemio, doveva farne tre, e non appena cominciò col primo si sentì subito male, tanto da volersi togliere quell’ago dal braccio e scappare via. Aveva una fortissima nausea, si sentiva intontita, vomitava in continuazione, sentiva un miscuglio di dolori che non riusciva a spiegare, ed era solo alla prima, glie ne restavano altre due Perché…perché a me? Basta, non ce la faccio più. Sto male, voglio andare via pensava tra le lacrime, mentre in quella stanza grigia e spoglia era sottoposta a quella “tortura”. Dopo due ore di chemio, Xolana venne “liberata”. Era esausta, non si era mai sentita in quel modo, ma almeno finalmente era tutto finito e poteva riposare. Dopo due settimane cominciò a notare uno degli effetti collaterali delle chemio: la caduta dei capelli.
“No…no…nonononooooo” urlò cadendo a terra e piangendo disperata “I miei capelli… cazzo i miei capelli, no!!!” le sue lacrime continuavano a scendere senza sosta, infrangendosi sul pavimento.
La madre, sentendo le sue urla, corse subito da lei notando il motivo delle sue lacrime “Xolana….”
“Mamma….i miei…i miei capelli…” si sforzò a dire con voce rotta. La donna si avvicinò a lei con le lacrime e la strinse forte a sé accarezzandola dolcemente
“Ssssh… non piangere amore. Sei sempre bella…. Non preoccuparti, ricrescono” le disse forzando un sorriso tenendo il viso della giovane tra le mani. Xolana accettò quella triste e dura realtà in cui era costretta a vivere e da quel giorno cominciò a portare un capello lasciando le poche ciocche rimaste uscire fuori da esso.
“Appena sarà tutto finito, ti prometto che ti contatterò”
“Mi raccomando, non farmi incazzare eh? Tanto ti scriverò tutti i giorni, e se vorrai un po’ di compagnia, basta che tu mi chiami. Occhei Xolana?” le disse Reiya cercando di mantenere un tono duro e scherzoso
“Certo Reiya…” disse lei abbassando lo sguardo
“Ehy… andrà tutto bene, capito? Ce la farai, lo so. Sei una ragazza forte, e supererai anche questa” le disse dolcemente Reiya cercando di consolarla, ma l’emozioni le aveva anche lei, e senza rendersene conto le lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance
“Devi…tornare Xolana… Altrimenti te la farò pagare…. Chiaro?” disse tra le lacrime prima di abbracciarla
“Andiamo Xolana, il treno sta per partire” intervenne la madre
“Si…arrivo. Tornerò… te lo prometto Reiya…” e dopo quella promessa, Xolana salì sul treno che l’avrebbe portata a Napoli. Era lunedì 21 luglio, il giorno in cui Xolana sarebbe stata operata, si sentiva pronta ad affrontare quella sala operatoria, dove ne sarebbe uscita vittoriosa.
“Allora…sei pronta Xolana?” chiese il Dottore accarezzandole la fronte
“Perché….ho altra scelta?” domandò leggermente stizzita e sarcastica
“Ahahahah! Non preoccuparti, non sentirai nulla e andrà tutto bene”
“Occhei…”
“Allora…sai contare fino a dieci?” gli chiese gentilmente
“Certo che so contare fino a dieci…”
“Ah si? Io scommetto di no” sorrise dolcemente il Dottore
“Invece sì…”
“Allora fammi vedere” la provocò dolcemente
“Uno…due…tr…e…” , l’effetto dell’anestesia fece effetto e Xolana si addormentò. Quando si risvegliò era nella sua stanza d’ospedale, si sentiva ancora intontita dall’anestesia, e sentiva una fitta sopra la testa, quando andò a toccarsi sentì delle bende che le avvolgevano più della metà del capo, e notò anche l’assenza dei capelli
“Mamma…” chiamò con un filo di voce la madre che stava dormendo sulla poltroncina
“Mamma!” disse alzando un po’ il tono tanto da far svegliare la donna
“Xolana….ti sei svegliata finalmente… Come ti senti?” le disse dopo essersi fiondata vicino a lei e darle un bacio sulla fronte
“Sento una fitta terribile alla testa, ma per il resto sto bene” spiegò tra gli sbadigli
“L’intervento è andato bene… Lo hanno tolto quasi tutto amore” Quasi? Che significa quasi?
“Come quasi?” chiese Xolana titubante.
La madre abbassò la testa per poi rialzarla e darle un altro bacio sulla fronte
“Non sono riusciti a toglierne una piccola quantità… si era ramificato più di quanto s’immaginassero, ma la parte grossa è tolta, e presto potrai uscire di qui amore” le disse accennando un sorriso, al contrario Xolana parve un po’ delusa da quella notizia, ma si riprese pensando al fatto che presto sarebbe uscita e avrebbe potuto passare del tempo con Reiya, e non appena la madre uscì per andare a parlare con i medici, senza perdere tempo le mandò un messaggio con scritto
Non ti sei ancora sbarazzata di me. L’intervento è andato bene, più o meno, quindi presto ritornerò a romperti le palle. Ti voglio bene.
E non appena inviò il messaggio si riaddormentò profondamente.

Angolo Autrice:

Due capitoli in un giorno, wow... Comunque, a breve, o stasera o domani, dovrebbe uscirne un altro. A dire il vero i capitoli sono tutti pronti, poiché essendo un'autobiografia sono scritti "in tempo reale" solo che tra un'impegno e un'altro, e l'essermi dimenticata la pasword (eheheh .__.") non ho potuto aggiornare la storia. Comunque spero che anche questo capitolo vi abbia appassionato e interessato. Come sempre accetto critiche/pareri/giudizi di ogni tipo.

Grazie a tutti, buona lettura :)

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