Death of Mortadella Roots

di Kim WinterNight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione della band ***
Capitolo 2: *** La scelta del nome ***
Capitolo 3: *** La proposta indecente ***
Capitolo 4: *** Il talento incompreso di Jens ***
Capitolo 5: *** Freestyle inna di dancehall ***
Capitolo 6: *** Bella Napoli! ***
Capitolo 7: *** Jordison ***
Capitolo 8: *** Il batterista scomparso ***
Capitolo 9: *** Chi la fa... l'aspetti! ***
Capitolo 10: *** Discussioni importanti (?) ***
Capitolo 11: *** Natale in vista! ***
Capitolo 12: *** Merry Xmas to all... but not to Dave! ***
Capitolo 13: *** La resa dei conti... ***
Capitolo 14: *** Work in progress! ***
Capitolo 15: *** Si parte? ***
Capitolo 16: *** Quando la neve si scioglie, gli stronzi vengono a galla... ***
Capitolo 17: *** Nella vecchia fattoria ***
Capitolo 18: *** «Ti caccio dal gruppo!» ***



Capitolo 1
*** Presentazione della band ***


Presentazione della band



Direttamente dal loro sito ufficiale (?)

www.deathofmortadellaroots.com

(non cliccate sul link, perché è inventato per l'occasione XD)




Nome: Death of Mortadella Roots (nome molto grind/hardcore che si spiegherà con l'andare della narrazione)

Genere: roots/metal sperimentale/crossover/random

Località: Kingston (Giamaica) / Brema (Germania)


Formazione:

Aurélien “Komlan” Zohou (from Dub Incorporation*1) – voce

William Frederick “Fred” Durst (from Limp Bizkit*2) – voce

Daron Vartan Malakian (from System of a Down*3) – chitarra solista

David Scott “Dave” Mustaine (from Megadeth*4) – chitarra ritmica

Tim “C” Commerford (from Rage Against The Machine*5) – basso

Nathan Jonas “Joey” Jordison (from Slipknot*6) – batteria

Carlo Di Pasquale (non famoso al di fuori dei DOMR) – percussioni

Jens Johansson (from Stratovarius*7) – tastiere

Kelsey Howard (from Groundation*8) – sax

Damian “Jr. Gong” Marley*9 – produttore e dj



In codesta composizione aulica (?) si narrano le appassionanti vicende concernenti i personaggi sopraindicati, i quali saranno per l'occasione riuniti in una super band a caso di cui non si può esattamente definire il genere né l'entità delle loro “canzoni”.



Qui di seguito potete sentire un po' di brani, per farvi un'idea casuale del loro genere, che prende spunto dalla musica delle band da cui provengono i singoli componenti:


*1 – Dub Inc – Hurricane (la band è francese e fa reggae/dub): https://www.youtube.com/watch?v=-BWq4aXDPTc

*2 – Limp Bizkit – My Generation (gruppo statunitense che fa essenzIalmente nu metal): https://www.youtube.com/watch?v=BE9CXWV1alg

*3 – System of a Down – Radio/Video (il genere non lo voglio definire, perché i SOAD sono più unici che rari, influenzati dalla provenienza armena, trapiantati in America): https://www.youtube.com/watch?v=PI8KacxPovo

*4 – Megadeath – A Tout Le Monde (no, non sono francesi... partendo dal presupposto che non è un gruppo che apprezzo molto, però ho dovuto inserire Dave nella formazione, poi capirete perché): https://www.youtube.com/watch?v=iEyOwLY3rV4

*5 – Rage Against The Machine – Killing In The Name (geniali a livelli inconcepibili, politicamente scorretti e con un cantante che non canta ♥): https://www.youtube.com/watch?v=bWXazVhlyxQ

*6 – Slipknot – Wait and Bleed (il personaggio di Joey mi piace tantissimo, il nano batterista della band appare infatti anche in una mia vecchia multiband/crossover che non vi consiglio di leggere in quanto è uno stillicidio e finireste per desiderare una morte precoce XD): https://www.youtube.com/watch?v=B1zCN0YhW1s

*7 – Stratovarius – Hunting High and Low (power metal allo stato brado, sensazionali e adorabili, chi non fosse d'accordo, meglio che non lo dica altrimenti LO CACCIO DAL GRUPPO.... ehm, no, scusate, quella era un'altra storia...): https://www.youtube.com/watch?v=N2l8KtdQ7Ek

*8 – Groundation – Praising (okay, rendiamoci conto di quanto dannatamente sono geniali... reggae/roots/jazz, dalla California con furore! Per inciso: nella mia storia Kelsey suona il sax, mentre nella formazione dei Groundation è trombonista): https://www.youtube.com/watch?v=vcft4VbO0wY

*9 – Damian Marley – Welcome To Jamrock (il più giovane e – diamine – bello dei tanti figli di Robert Nesta Marley, detto Bob): https://www.youtube.com/watch?v=_GZlJGERbvE



Se avete avuto la forza di arrivare fino a questo punto, fatemi sapere cosa ne pensate di questo esperimento, altrimenti finirò col ritenermi fuori di testa e cerebralmente inetta.

Grazie e vi aspetto a miliardi (?) al prossimo e primo capitolo!


Kim ♥

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Capitolo 2
*** La scelta del nome ***


La scelta del nome










i nostri amici sono alle prove.

Prima di raccontarvi come si sono formati, il che è tutto un programma, è meglio dedicarsi alla scelta di questo nome alquanto epico e ben articolato (?).

Succede che i ragazzi sono alle prove, tutti insieme hanno bisogno di spazio, così sono costretti ad usufruire della casa di Damian nella periferia di Kingston, Giamaica.

Fa un caldo pazzesco e l'unico che sembra fuori da ogni anormalità è Carlo, l'unico musicista della band che non ha ancora alle spalle una carriera brillante. Ha suonato come percussionista insieme ad un gruppo di sfigati che facevano più serate di quante ne avrebbero realmente meritato e poi un giorno qualcuno lo notò e...

Ma questa storia la racconteremo un'altra volta.

Il più serio di tutti è Kelsey, il quale è spesso immerso nei ricordi dei bei tempi trascorsi in conservatorio a studiare qualsiasi strumento a fiato esistente sulla faccia della terra. Si domanda come ha potuto accettare di far parte di questa combriccola, ma alla fine non potrebbe farne a meno, anche se non lo ammetterebbe neanche a pagamento.

Quindi mentre Kelsey lucida con un panno morbido il suo sax, arriva in casa Marley/saletta il solito ritardatario, ovvero Dave. Lui si prende sempre troppe libertà, pecca di una presunzione inaudita e crede di avere in mano le redini del gruppo, anche se tutti sanno perfettamente che il leader indiscusso è Fred.

Fred ha la capacità di trascinare tutta la band, proprio come fa con gli adorati Limp Bizkit. E non si è tirato indietro per niente al mondo quando il progetto Mortadella Roots stava prendendo forma.

«Scusate, avevo un'importante intervista questo pomeriggio. Sapete, anche in Giamaica sono amato e rispettato da tutti, pensate che Buju Banton vorrebbe fare un pezzo con me...» blatera Dave, con la chitarra in mano e un'espressione altezzosa dipinta in viso.

«Come no, ci credo che il mio amico Buju vuole proprio uno come te nel suo prossimo album» lo apostrofa Damian, scuotendo la testa e facendo così oscillare i dreadlocks che lo caratterizzano.

Tutti scoppiano a ridere.

«Ragazzi, dobbiamo sceglierci un fottuto nome!» strilla Daron, con una birra in mano. Lui è pazzo, tutti lo sanno, ma non possono permettersi di perdere un chitarrista come lui: sul palco ne combina di tutti i colori e sa sempre come incantare il pubblico. Infatti, nonostante sia imprescindibilmente fuori di testa e molto poco attraente, ha sempre un capannello di ragazze attorno, che si strappano i capelli e si denudano nel tentativo di attirare la sua attenzione.

«Lo stiamo dicendo da cinque mesi e ancora non lo abbiamo fatto, se dobbiamo andare in giro a suonare come dovremmo farci chiamare? E le locandine? Il logo della band?» scalpita Komlan, il quale è sempre più avanti di tutti, è previdente e non vuole lasciare nulla al caso. Le canzoni con i Dub Inc rasentano la perfezione anche per merito suo.

«Io direi che dovremmo trovare un nome sofisticato... degno di noi, degno di un gruppo di cui faccio parte io» commenta ancora Dave, passandosi una mano tra i capelli ricci e lunghi.

«Scusa, Dave... non esageriamo» interviene Kelsey, scuotendo la testa e utilizzando un tono serio e professionale.

«Cazzo, fattela una risata Kell!» tuona Daron, andandogli vicino e abbracciandolo con impeto. Il sassofonista se lo scrolla con un gesto controllato e gli lancia uno sguardo omicida.

«Ascoltate, secondo me siete fuori! Il nome di un gruppo dev'essere la sua completa spiegazione, no? Io proporrei che ci sia qualcosa di death e qualcosa di roots, perché così siamo sicuri di far arrivare il nostro genere anche attraverso il nome» ragiona con calma Jens, tastierista talentuoso che riesce inspiegabilmente a dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Si avvicina a Daron e gli strappa la birra dalle mani, poi se la scola e gli restituisce la lattina vuota, sorridendo con aria maliziosa. «Era il premio per la mia arguta riflessione, Malakian» conclude, facendo spallucce.

Torna ad accarezzare la sua tastiera e tace, lasciando il chitarrista di origini armene come un idiota, impalato in mezzo alla stanza.

«Jens ha ragione, però! Sei un genio! Mmh... death, roots... che si potrebbe ricavare da tutto ciò?» si domanda Joey, giocherellando con le bacchette per la batteria. Il nano batterista degli Slipknot è appollaiato sullo sgabello e sembra tremendamente serio in questo momento.

«Mortadella.»

Nella stanza cala il silenzio.

Tutti si voltano verso Carlo, non capendo un accidente di ciò che sta dicendo.

Tim spalanca gli occhi e si guarda attorno spaesato, stringendo la tracolla del basso in maniera convulsiva. La sua tracolla è diventata come una mascotte per la band, tanto è usurata, ricoperta di spille, toppe e tutta una serie di oggetti non meglio identificati che tutti si domandano come possano non disturbarlo mentro suona.

«Che cazzo vuol dire?» fa Daron, agitandosi per tutta la stanza.

«Mi è venuta voglia di mortadella» replica Carlo.

«Ma sei scemo?» domanda Fred.

«No, sapete cos'è, vero?»

Tutti si lanciano occhiate interrogative, mentre Daron va a rompere le palle a Tim e tenta invano di rubargli una rarissima spilla degli Ensiferum.

«In Italia si mangia molto, è un affettato di carne di maiale e altre porcherie che non ricordo» commenta Kelsey.

Damian, il rastafariano del gruppo, fa una smorfia profondamente schifata.

«Okay, non me ne frega. Piuttosto questo cosa c'entra con il nostro nome?» domanda.

«Non ci sta bene? Suona bene... Deth, Roots and Mortadella» insiste il percussionista italiano, sollevando il pollice al cielo.

«Mi rifiuto di far parte di un gruppo che ha riferimenti alla carne di maiale nel nome» sbotta ancora il giamaicano, indignato.

«Oh andiamo... non dire cazzate, Damian! Carlo ha ragione, è perfetto.»

«Fred, è orrendo! Non è sofisticato e figo come dovrebbe, insomma» si lagna Dave, che poi si siede su un divanetto e comincia ad accordare distrattamente la chitarra. È un mostro con il suo strumento, anche se caratterialmente viene sopportato a malapena dai suoi compagni di band.

«E se facessimo qualcosa di più elaborato, ma comunque insensato e rappresentativo? Tipo Death of Mortadella Roots...» propone Jens, armeggiando con i cavi del suo amplificatore.

«Tu!» grida Daron, immobilizzandosi all'improvviso in mezzo alla stanza.

Tutti si voltano a guardare il tastierista e sui loro visi si espande un sorriso spontaneo e quasi commovente (?).

«Sei un grande, cazzo!» continua Daron, gettandosi letteralmente su Jens e tentando di baciarlo sulle guance.

«Sì, questo mi piace» concorda Kelsey, sorridendo in maniera più contenuta. «A voi?»

Tutti scoppiano a ridere come una gabbia di invasati e cominciano a saltellare per la saletta, facendo un baccano tale che se il tutto non fosse insonorizzato potrebbero risvegliare i morti del cimitero di May Pen.

Il nome è stato scelto in queste circostanze, Carlo è contento di aver contribuito alla sua scelta, perché si sente a volte inferiore a tutti questi grandi della musica mondiale, specialmente quando Dave si dà così tante arie da far inorridire un narcisista veterano.





Nel prossimo capitolo esamineremo alcuni aspetti della formazione della suddetta band, che ha tanto da raccontare – o almeno, si spera.


Qualche nota sul capitolo...

Ho nominato gli Ensiferum, gruppo finlandese di genere folk/viking metal, ecco qui un piccolo assaggio della loro musica:

https://www.youtube.com/watch?v=QEekU065iw0

Poi...

Se avete dubbi, curiosità o volete chiedermi qualunque altra cosa, non esitate a farlo in recensione o in privato ^^

A presto,


Kim ♫

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Capitolo 3
*** La proposta indecente ***


La proposta indecente








Damian Marley è in studio, si sta dando da fare per sistemare gli ultimi dettagli del suo ultimo singolo. Dopo aver collaborato con Skrillex, ha riscosso un successo che neanche il buon nome del suo defunto padre gli aveva mai conferito. Perciò, ha deciso di sganciare una bomba dancehall tutta bassi e ritmi travolgenti, giusto per non far cambiare idea ai suoi seguaci.

Proprio mentre sta sparando a palla il riddim per l'ennesima volta, qualcuno fa irruzione nel suo regno e la cosa lo irrita terribilmente.

Damian si volta e si ritrova di fronte Dave, un vecchio amico di suo fratello Stephen. Come quei due possano essere diventati amici è un mistero, perché il più giovane dei figli Marley detesta in maniera imprescindibile tale borioso e presuntuoso cantante e chitarrista dei Megadeth. La sua voce è orripilante, anche se come musicista non è male.

Comunque, c'è di meglio.

«Scusa?» borbotta Damian, cercando di non sbuffare.

«Ehi, giovanotto! Sono arrivato da poco a Kingston e pensavo di passare a trovarti, giusto per mettere a punto i dettagli di una proposta che non puoi certo rifiutare, proprio perché sono io a fartela» ammicca Dave, gettando il suo borsone da una parte. Lo apre e ne estrae una lattina di birra che subito apre e tracanna, senza offrirla al suo interlocutore.

«Questo è tutto da vedere» ribatte Damian, scuotendo il capo.

«Taci, sei un incompetente se rifiuti!»

«Grazie mille, sono già impegnato.»

«E lasciami parlare, razza di smidollato! Tuo padre si rivolta nella tomba ogni volta che...»

Damian, al culmine dell'irritazione, fa partire nuovamente la sua tune a tutto volume, lasciando che David Scott Mustaine blateri da solo. Fosse per lui l'avrebbe già cacciato a calci in culo, ma è pur sempre un amico di Stephen...

«Piantala!» strilla l'uomo, per poi ruttare come se non ci fosse un domani. Che classe!

Il nostro Junior Gong Marley è al limite, sta per voltarsi e inveire contro Dave, quando lui comincia a ridere come uno scellerato, spalancando completamente la bocca.

«Bene! Ascolta, dobbiamo formare una band, ragazzino. E ci serve un produttore, quindi ho pensato a te.»

Per quanto Damian odi Dave, rimane comunque colpito da questa notizia sensazionale. Anche se non capisce per quale motivo lui dovrebbe produrre un altro dei progetti capitanati dal decerebrato in questione, che non fa che darsi arie e peccare di presunzione ad ogni respiro.

«Dobbiamo... chi?» domanda infine, vinto dalla curiosità.

«Ma io e Kelsey, naturalmente!»

«Tu e Kelsey? Quel Kelsey?»

«Kelsey Howard, babbeo, chi altrimenti?» sbottò Dave, finendo di scolare la sua birra.

Damian si deve trattenere per non scoppiare a ridere. Immaginatevi la sua reazione quando scopre che uno dei musicisti più bravi e seri che conosca, membro per giunta di una delle band più importanti e rappresentative del reggae in America, ha deciso di formare una band con un esemplare come Dave Mustaine!

«Non credo affatto che Kelsey abbia accettato di assecondarti, Dave» commenta il ragazzo con aria rassegnata.

«Tutt'altro, uomo di poca fede! Io e Kell siamo ottimi amici da tempo, e poi mi doveva un favore...»

«Un favore, sì...»

«Sì! E quindi, devi assolutamente accettare, altrimenti sei proprio uno sprovveduto, sai? Non puoi perdere l'opportunità di lavorare con gente che vale come noi! Anziché produrre le tue solite canzoncine per ragazzacce...»

«Dave, non ho tempo» taglia corto Damian.

«Cazzate. Sei solo un ingrato, un ingrato stupido e fetente...»

A questo punto, Damian sbuffa e indica con molta serietà e compostezza l'uscita all'indesiderato visitatore.

«Me ne vado, me ne vado, tanto sto solo perdendo tempo con uno come te! Ah, vedrai quanto riderà Stevie di te, non appena glielo racconterò...»

E così dicendo, finalmente Dave lascia lo studio e Damian comincia ad imprecare nei suoi confronti, sperando di non doverlo vedere mai più.



Ogni volta che Damian ripensa a quel momento estremamente patetico, gli viene da ridere. Per come sono andate le cose, il suo rifiuto iniziale non ha avuto nessuna importanza, perché suo fratello Stephen l'ha poi convinto a mettersi in gioco, a fregarsene di Dave e di puntare sulla collaborazione di un grande come Kelsey Howard, che lui ha sempre stimato all'inverosimile.

Quindi, i Death of Mortadella Roots vennero alla luce proprio così, in un soleggiato pomeriggio d'estate...



Damian aspetta i suoi ospiti in studio, nel quale trascorre la maggior parte della sua esistenza.

Il primo a raggiungerlo è Kelsey Howard, talentuoso trombonista dei californiani Groundation. I due si conoscono di sfuggita, per via di contatti che Kelsey ha con qualcuno dei fratelli maggiori di Damian.

Mentre chiacchierano e si confrontano su argomenti quali la musica e la cannabis, il tempo trascorre e di Dave Mustaine neanche l'ombra.

Dopo un'altra decina di minuti, il chitarrista fa finalmente (o per sfortuna) irruzione nella sala, fingendo di essere trafelato e affaticato. Appoggia il suo strumento alla parete insonorizzata e si lascia cadere in una poltrona.

«Cazzo, che caldo! Ehi, ragazzo, non hai una birra da offrire agli ospiti?» esordisce, senza neanche salutare i due già presenti.

«Ciao anche a te, Dave. Damian stava giusto andando a prendere una bella bottiglia d'acqua fresca, vuoi favorire?» gli tiene testa Kelsey, senza scomporsi.

Damian è ammirato. Non è da tutti riuscire a domare l'ego smisurato di Mustaine, o almeno non è da lui. Comunque si alza e fa ciò che Kelsey gli ha suggerito, accorgendosi di avere a sua volta una gran sete.

«Kell, vecchio stronzo! Dovresti sapere che l'acqua fa arrugginire le ossa» grida Dave, battendosi una mano sullo stomaco.

La scena è alquanto patetica, ma Damian evita di commentare e offre ai suoi ospiti due bicchieri di acqua ghiacciata, poi ne riempie uno anche per sé e lo tracanna con avidità.

Dave continua a lamentarsi, ma Kelsey lo interrompe non appena Damian si siede nuovamente accanto a lui.

«Allora, Damian, te la senti?» gli domanda il trombonista, con garbo.

«Di cosa si tratta? Dave non mi ha... non sono riusxito a ricavare molte informazioni da lui, ecco...»

«C'era da aspettarselo. Dave, scommetto che hai inveito contro questo povero ragazzo per tutto il tempo, non cambierai mai!»

«Che cazzo ne so, è uno stupido e voleva rifiutare a priori!»

«Andiamo, non dire stupidaggini. Be', Damian, la nostra idea non ha un genere ben definito, vogliamo soltanto divertirci e vedere cosa ne viene fuori. La cosa più divertente sarà completare la formazione, ma ho già in mente qualche modo per riuscirci. I contatti non mancano a nessuno di noi tre, quindi questo non dovrebbe essere un problema. Il fatto è che abbiamo bisogno di un produttore e crediamo che tu sia eccellente in questo, anche se David preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo.»

Dave, che si sente tirato in causa, lancia con foga il bicchiere di plastica vuoto contro Kelsey, mancandolo di parecchi centimetri.

«Potrei produrmi da solo, cosa credi? È solo che ho molti impegni, come ben sai, Kell!» si infervora il chitarrista.

Kelsey lo ignora e prosegue: «Sarebbe un onore per me se tu accettassi».

Damian fissa l'uomo negli occhi e per la prima volta riesce ad intravedere qualcosa di positivo in tutta questa storia, qualcosa che prescinde da Dave e che sarà utile per se stesso.

Il momento è solenne, uno di quei momenti che andrebbero fotografati e impressi in un'istantanea, ma c'è sempre qualcosa che rovina questi attimi, se non vengono catturati nella frazione di secondo più adatta, e infatti...

Dave esplode in un rutto potente, per poi scoppiare a ridere come un coyote strozzato.

Damian e Kelsey gli lanciano un'occhiata sconsolata, poi si stringono la mano in silenzio e sospirano all'unisono.





Ecco a voi una piccola perla dello sfacelo che il povero Damian Marley ha dovuto subire pur di avere un'opportunità come quella di lavorare con Kelsey Howard.

Bene, nel prossimo capitolo esamineremo altri aspetti della formazione, momenti in cui altri membri si avvicinano casualmente – e non – ai tre membri fondatori.



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Capitolo 4
*** Il talento incompreso di Jens ***


Il talento incompreso di Jens





Bene, passiamo ad analizzare altri ingressi casuali e non nella formazione dei Death of Mortadella Roots.

Intanto, Dave prende sempre svariate iniziative senza consultare gli altri componenti della band, perché del resto lui si considera il capo di tutta la baracca, del resto l'idea è partita da lui e può permetterselo (in realtà è stato deciso di comune accordo con Kelsey, ma ovviamente l'egocentrismo di Dave Mustaine non permette simili ammissioni).

Quindi, Dave decide di telefonare al suo amico (?) Joey, perché gli serve un batterista e crede fermamente nelle potenzialità del suddetto. Riesce a convincerlo a recarsi in studio da Damian e gli fa capire che non ammette un rifiuto, come del resto fa con tutti coloro a cui propone qualsiasi cosa.

Joey accetta, non ha progetti impegnativi in questo periodo e vuole scoprire cosa uscirà fuori da questa cosa.

Ma Dave non è l'unico che si è fatto due conti.

Infatti, Kelsey ha ben pensato di contattare qualche collega che crede possa impreziosire l'organico del gruppo. Certo, fosse per lui, costruirebbe un progetto completamente dedicato al jazz, ma non è solo e deve tenere fede all'accordo che ha preso con Dave.

«Facciamo le cose in grande, con stile, cazzo. Tutti i generi, ci mettiamo dentro musicisti di ogni tipo e vediamo cosa viene fuori. Non fossilizziamoci, Kell!» aveva detto il chitarrista tutto infervorato.

Perciò, quel giorno in studio da Damian c'è più di una sorpresa.

Kelsey fa il suo ingresso seguito da due individui e Damian rimane sotto shock per un po'. Uno lo conosce bene, è il talentuoso bassista dei Rage Against The Machine, si chiama Tim Commerford ed è un tipo singolare, indossa una sorta di gilè in pelle e sotto nient'altro. L'altro personaggio Damian l'ha già visto da qualche parte, ma non saprebbe identificarlo: carnagione chiara, capelli biondi lisci, vestito di nero, sguardo intelligente... sembra quasi un angioletto di quelli che si trovano ovunque nel periodo di Natale!

«Damian, ho fatto ciò di cui avevamo parlato, ti ho portato due grandi musicisti. Sicuramente li conoscerai» esordisce Kelsey contento. Poi prosegue: «Lui è Tim, sarebbe lieto di suonare il basso con noi».

«Ehi, ci siamo beccati in giro ogni tanto, ciao Junior Gong! Questo posto è favoloso!» dice Tim, guardandosi attorno e cominciando a gironzolare come un bambino in un negozio di giocattoli. «Che attrezzatura, che stile! Amo la Giamaica, cazzo!»

«Sono contento che tu sia dei nostri, se vuoi ho qualche basso in quella stanza in fondo, dacci un'occhiata» ribatte Damian che non sta più nella pelle.

Effettivamente, l'unico problema è Dave, perché tutta questa gente famosa e talentuosa non può che portare altro successo al suo studio e alle sue produzioni, nonché aumentare la sua fama. E poi, non si sognerebbe mai di contraddire il grande Kelsey Howard, non ci pensa neanche!

Tim si sente elettrizzato e corre con impeto nella stanza indicatagli, cominciando a perlustrare tutto con gli occhi fuori dalle orbite.

«Tu invece chi sei? Ti ho già visto da qualche parte...»

Il biondino – che sembra norvegese – sorride educatamente, poi Kelsey lo presenta: «Lui è Jens Johansson, il figlio del grande pianista Jan! Potevo evitare di portarlo in questo gruppo? Suo padre è stato un mito indiscusso durante i miei studi al conservatorio, il jazz per me prende il nome di Jan Johansson!».

«Oh merda, Kell, piantala con queste smancerie! Ciao Damian, è un vero piacere conoscerti. Gran bel posto qui, spero ci sia qualche giocattolino anche per me» minimizza Jens, stringendo la mano al giamaicano.

«Forse conosco tuo fratello...»

«Il batterista scapestrato?» scherza ancora Jens, sghignazzando.

«Chi sarebbe il batterista scapestrato?»

Una voce estranea interrompe la conversazione e tutti si voltano verso l'ingresso, tranne Tim che è troppo impegnato a suonare tutti i bassi presenti e sembra un perfetto idiota.

In studio fanno il loro ingresso Dave e Joey Jordison. Quest'ultimo ha pronunciato quelle poche parole, ma si blocca non appena nota che Damian e Kelsey stanno parlando con il fratello di un suo grandissimo amico.

«Non ci credo! Merda, Anders sa che suonerai con noi?» salta su il piccoletto, correndo verso Jens.

I due si scambiano un abbraccio affettuoso e varie pacche sulla schiena, cominciando subito a parlare con loro di Anders Johansson.

Dave comincia come al solito a richiedere birre, ad urlare come un folle e a ruttare in maniera veramente esemplare, scatenando le risate di Tim e Joey, mentre il resto dei presenti è – giustamente – disgustato.

Jens si domanda pigramente cos'abbia fatto di male per meritarsi di suonare con uno come Dave Mustaine. Sono davvero pochi quelli che lo sopportano a livello caratteriale, come cantante non è il massimo, ma nessuno può negare il suo talento come chitarrista. Tuttavia, Jens sa per esperienza che in gruppo non basta il talento per sfondare e ingraziarsi i propri compagni di avventuara.

«Ascolta, Jens... adesso tu suonerai con noi, un tastierista con i controcazzi ci serve proprio! E sai cosa? Non ce ne fotte un cazzo se quei rincoglioniti dei Dream Theater non ti hanno preso! Non ne capiscono di vero talento...» se ne esce Joey, poi dà il cinque allo svedese e tutti se la ridono, alla faccia di quei musicisti che non hanno saputo scorgere il talento del mitico tastierista.

«In conclusione... siamo solo noi?» domanda Tim, con un basso tra le braccia, uscendo dall'altra stanza. Saluta Dave e Joey, che conosce benissimo.

«Sì. Se non ho capito male, io vi produco e inserisco parti elettroniche nei pezzi, Dave sta alla chitarra, tu al basso, Jens alle tastiere e Joey alla batteria» elenca Damian con entusiasmo.

«E Kelsey?»

«Ah giusto, Kell suonerà il sax.»

«Ragazzi... sbaglio o ci manca un cantante?» interviene Jens spaesato.

«Cazzo, hai ragione!» conclude Joey.

«Io ho un'idea» dice Damian.

Tutti lo fissano con estrema curiosità, ma lui si rinchiude nel suo silenzio e non dice nulla.

Che stia architettando una sorpresa?





Ed eccoci di nuovo alle prese con altri componenti del gruppo. Qui si scopre come Tim (storico bassista dei Rage Against The Machine), Joey (ex batterista degli Slipknot e chitarrista dei Murderdolls) e Jens (tastierista degli Stratovarius) entrano nella baracca che Dave e Kelsey hanno iniziato a edificare (?).

Nella prossima puntata scopriremo (forse) cos'ha in mente Damian sul fronte cantanti!

Ne vedremo delle belle!

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Capitolo 5
*** Freestyle inna di dancehall ***


Freestyle inna di dancehall



«Ascoltatemi, cazzo, volete stare zitti o vi devo spaccare la chitarra in testa?!» sbraita Dave una sera, dopo aver da poco concluso le prove.

Damian, Jens, Tim e Kelsey gli lanciano un'occhiata colma di pietà, poi scoppiano a ridere come deficienti.

«Cazzo ridete?»

«Dave, non sei Jimi Hendrix, datti una calmata! Cosa vuoi?» interloquisce Tim, sollevando il suo basso e cominciando a scollegarlo dall'amplificatore.

«Andiamo a bere qualcosa, no? Con questo freddo...»

La band (se così si può definire questa banda di disadattati che ancora è alla ricerca di componenti per concludere la formazione) si è incontrata a Berna, dall'altra parte del mondo, poiché Jens ha una bella villa fuori città nel cui seminterrato ha allestito una vera e propria sala prove. Il caldo giamaicano è solo un ricordo sbiadito, i ragazzi infatti indossano abiti pesanti e temono un assalto da parte di pinguini e orsi polari.

«Ogni scusa è buona per bere» commenta Kelsey con tono severo.

«Stavolta devo dare ragione a Dave, purtroppo» ammette Jens, sfregandosi le mani nel tentativo di riscaldarle.

Tra mille battibecchi, alla fine tutti decidono di andare in un locale per concludere la serata.

Quando giungono a destinazione (ovvero una bettola per metallari in cui Damian e Kelsey si sentono stranamente fuori posto), scoprono che all'interno del locale si sta tenendo un dubbio live acustico.

«Dave, solo tu trovi questi postacci» brontola Damian passandosi una mano tra i dreadlocks.

«Senti un po', vedi di stare zitto, giovanotto! Altrimenti ti...»

«Caccio dal gruppo!» esclamano tutti in coro, scimmiottando Dave e le sue manie di protagonismo.

Lui sta per saltare addosso ad ognuno di loro, quando finalmente il quintetto riesce ad entrare nell'antro oscuro adibito a pub.

E subito rimangono inorriditi da ciò che vi trovano all'interno.

«Oh merda, ma quello è...» balbetta Tim, additando qualcuno che si esibisce sul palco.

«E quello è...» aggiunge Damian, sbattendo le palpebre come se avesse visto un fantasma.

Da notarsi che il buco in cui si trovano è estremamente piccolo e stretto; inoltre il palco consiste in una pila di pallet ammassati uno sopra l'altro in maniera pericolosa, i microfoni sono talmente scarsi che al massimo si potrebbero utilizzare per fare karaoke e ogni tanto un fischio fastidioso fende l'aria.

«Non può essere!» sbotta Dave contrariato, facendosi largo tra la folla per dirigersi al bar. «Che cazzo fanno quegli sfigati?» aggiunge.

Gli altri lo seguono, ma il gruppetto è essenzialmente pervaso da una preoccupante fase di shock.

«Ma poverini, avranno bisogno di soldi e allora...» protesta Kelsey.

«Stanno perdendo la loro dignità, cazzo!» sbraita Dave.

«Calmatevi, ehi! Ma a noi che cazzo ce ne frega?» fa notare Jens, facendo spallucce.

Ma ovviamente nessuno lo ascolta, lui è sempre l'incompreso del gruppo e sempre lo rimarrà. Dave, che non ne può più di sentire quello sfacelo, ordina subito la sua birra e poi si avvia a passo di marcia verso lo pseudo-palco.

«Inna dis ya place we a come... Fred, tell dem!» si sente gridare al microfono da una voce cada e profonda.

«Yo, gimme the mic yo, gimme the mic yo...» sopraggiunge una voce maschile più limpida e acuta.

«Let's jam inna di dancehall, yo!» prosegue il suo compagno.

«Ma piantatela, razza di idioti!» tuona Dave stizzito, piazzandosi di fronte ai due.

Nel locale cala uno strano silenzio, nessuno capisce cosa stia succedendo, ma qualcuno riconosce il chitarrista dei Megadeth.

«Dave?!» grida uno dei due cantanti/freestyler, ovvero Fred Durst, il famoso cantante degli americani Limp Bizkit. Proprio non si capisce cosa diamine ci faccia lì, né come ci sia finito; sta di fatto che c'è ed è anche in compagnia di qualcuno che non ha assolutamente un'attinenza con lui.

Al suo fianco, infatti, staziona un ragazzo mingherlino con i dreadlocks, che però risultano molto più corti di quelli di Damian. Quest'ultimo si precipita accanto al ragazzo e lo trascina giù dai pallet, poi domanda: «Aurélien, cosa ci fai qui?».

Aurélien Zohou, in arte Komlan, è uno dei cantanti del gruppo reggae francese Dub Incorporation. Sia Damian che Kelsey lo conoscono, mentre per molti dei presenti è praticamente uno sconosciuto.

«Io e Fred stavamo facendo freestyle...» si giustifica Komlan, sollevando le mani in segno di resa.

«Guardate, c'è pure la locandina, questa è bella!» grida Tim scandalizzato, additando un foglio appeso alle spalle del palco. L'evento si chiama: Freestyle inna di dancehall – vol. 2.

«Non è nemmeno la prima volta che lo fate?!» aggiunge ancora Tim, scuotendo la testa e scolandosi la sua Franziskaner.

«Levatevi dai coglioni, chiaro? Stiamo facendo una serata, non ve ne siete accorti?» sbraita Fred, esibendo il suo dito medio in direzione di Dave.

«Non esiste, piantatela subito!» insiste Dave.

Fred e Komlan si scambiano un'occhiata, poi sospirano e lanciano occhiate di fuoco agli impostori.

«Si può sapere cosa diamine volete?» fa Komlan esasperato.

«Sentite, anziché fare vergogna qui, perché non ascoltate la nostra proposta?» improvvisa Jens, dando di gomito a Tim.

«Quale proposta?» indaga Fred, sollevando di scatto la testa. Si toglie il cappellino rosso che indossa e, dopo aver afferrato un asciugamano, si asciuga il sudore dalla fronte.

«Già... vi va di entrare nella nostra nuova band?» chiede d'impulso il bassista, sorridendo a trentadue denti.

«Non dite cazzate, siete pazzi?!» grida Dave incazzandosi subito. Per calmarsi, si scola la sua birra, ma ciò non fa l'effetto che lui sperava.

«Perché no? Facciamoli entrare, Dave! Sono due cantanti e a noi serve almeno un cantante!» gli fa notare Damian, che sarebbe felice di avere i due in formazione. Gli stanno simpatici, tra l'altro è meglio per tutti se smettono di girare per locali a presentare il loro freestyle da schifo.

«Non avremo mai successo, ormai tutti li hanno visti fare questa cagata di live, non esiste!»

«Caro David, ti faccio notare che nella band non ci sei solo tu, si decide tutti insieme. Noi tutti siamo d'accordo, perché devi sempre fare lo stronzo?» lo smonta Kelsey, con la sua solita calma.

«Ma...» ritenta Dave, che è seriamente incazzato con tutti quegli incompetenti dei suoi compagni di band.

«Sarebbe forte, no? Fred, tu che dici? Io ci sto!» esclama Komlan, dando il cinque a Damian e sentendosi come un bambino la mattina di Natale.

«Ma di che si tratta? Che genere dovremmo fare?» si informa Fred, scettico.

«Per il momento ti basti sapere che smetterai di perdere la tua dignità» taglia corto Tim.

«Sì o no?» insiste Kelsey.

«Ma sì, dai» cede Fred, sollevando il pollice.

Dopodiché, tutti insieme si dirigono al bar a festeggiare con un altro giro di Franziskaner, tranne Dave che esce a fumare e cerca di sbollire la rabbia.



Così, nel modo più improbabile possibile, entrano in formazione altri due elementi... e che elementi!

Dave è il solito guastafeste, si sa che lui del resto ha il suo solito comportamento da divo, però fortunatamente qualcuno riesce a fargli abbassare la cresta.

Voi cosa ne pensate?

L'autrice si scusa per l'irregolarità degli aggiornamenti: questa è una storia molto particolare, necessita molta ispirazione – anche se può non sembrare.

Grazie sempre per l'attenzione, ci se risente al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Bella Napoli! ***


Bella Napoli!



«Daron?»

«Chi cazzo è?»

«Sono Tim C, hai cancellato il mio numero cazzone?»

«Non ho guardato prima di rispondere, sono di fretta.»

«Ascolta...»

La conversazione tra Tim e Daron viene interrotta da una strana interferenza; l'armeno chitarrista e cantante dei System of a Down, infatti, sto producendo un baccano assurdo dall'altra parte del telefono e Tim non riesce a capire cosa stia combinando.

«Non posso stare al telefono, devo partire» dice Daron, e le sue parole si capiscono appena attraverso la cornetta, si sento un fruscio infernale e Tim si deve concentrare parecchio per ascoltare.

«Ma si può sapere cosa stai facendo?»

«Scusa, mi stavo infilando le calze. Sono in taxi e... devo andare.»

«Aspetta Daron, cazzo! Volevo dirti che c'è un progetto...»

«Quella storia per cui Mustaine sta smuovendo mari e monti? Quella band multi-genere che vuole mettere su?»

«Sì. Io ci sono già dentro, ma ci manca ancora qualcosa... qualcuno...»

«Devo pensarci, ora sono in partenza per la Campania.»

«Per cosa?» sbotta Tim senza riuscire a capire.

«Vado in vacanza in Italia! Per quella cosa, ci penso, ma adesso ti devo salutare Tim C! Stammi bene» grida Daron trapanando le orecchie del povero bassista, poi mette giù.

Tim stacca il cellulare dall'orecchio e resta a fissare lo schermo per un po', scuotendo il capo.

Intanto WhatsApp continua ad avvisarlo che Dave Mustaine sta scrivendo in 5554545410847 gruppi/conversazioni. Che scempio!


Daron Vartan Malakian scende dall'aereo e inspira profondamente. Non ne poteva più di stare rinchiuso in quel trabiccolo, per quanto sia abituato a viaggiare a bordo di mostri con le ali.

Ogni tanto gli piace tornare in Italia. In Campania poi, si è fatto un sacco di amici e ha conosciuto persone veramente educate e gentili con lui, a Napoli ha trovato una seconda casa e ammira un sacco quella sorta di tacito codice d'onore e rispetto che si respira per le vie.

Alla pensione in cui alloggia di solito, trova il suo amico Gennaro, che lo abbraccia calorosamente e insiste subito per offrirgli un caffè al bar.

«Stai bene! Ma sei dimagrito, ti faccio mangiare io Daro'!» osserva Gennaro mentre attendono il loro caffè.

«Ci sto! Stasera si esce?» domanda il chitarrista, sniffando l'arome di caffè che aleggia nell'aria.

«Ovvio Daro', scherzi?»

La conversazione tra i due è buffa: parlano un misto tra inglese, italiano e napoletano che diverte tutti i presenti, i quali comunque conoscono bene Gennaro e accolgono il suo amico come se fosse uno di famiglia.

Mentre si prepara per uscire, Daron ripensa alla conversazione telefonica che ha avuto con Tim C prima di partire: un progetto con Dave Mustaine non era certo una delle sue priorità, ma aveva sentito dire che il chitarrista dei Megadeth era l'unica nota dolente nella formazione.

Decide che ci penserà un po' su, ma l'idea non gli sembra poi così male!

Lui e Gennaro si incontrano al bar e il napoletano conduce Daron in un pub in centro, a bordo della sua Punto grigio metallizzato. Dallo stereo esce a palla una musica che è una via di mezzo tra il neomelodico e la dance anni '80, Daron non sa proprio come classificare quella schifezza, ma evita di commentare perché sa che Gennaro potrebbe offendersi. Queste sono questioni di onore per lui.

Alla fine raggiungono un pub dal nome impronunciabile per il chitarrista e fanno il loro ingresso accolti da tutti i presenti come se fossero amici da una vita; Daron ama quest'atmosfera, è qualcosa di magico, quel qualcosa che lo spinge a tornare sempre e comunque a Napoli quando decide di prendersi una vacanza.

I due cominciano a bere qualche birra, e non pagano neanche un euro perché chiunque li abbia a portata di mano offre loro qualcosa. Il chitarrista si sente un po' in colpa, ma alla fine riesce anche lui a offrire un giro a qualcuno, qualcuno che sembra riconoscerlo come componente dei System of a Down, ma non glielo dice per chissà quale motivo. In quel locale le persone sono solo persone, nessuno è un divo, nessuno è diverso dagli altri.

Verso mezzanotte la musica di sottofondo proveniente dal televisore a schermo piatto appeso alla parete dietro il bancone si interrompe e una voce si espande da un microfono. Daron si volta verso Gennaro con aria interrogativa, ma lui gli fa cenno di stare ad ascoltare e insieme si fanno largo verso un piccolo palco sistemato in un angolo buio del pub.

«Noi siamo Mirko e Charles, buonasera a tutti!» dice un tizio calvo che imbraccia una chitarra acustica. Il suo compagno è più giovane di lui e si nota appena dietro una miriade di percussioni, tamburi e strumenti che Daron non aveva mai visto prima.

«Charles, sei pronto?» prosegue il chitarrista.

Il percussionista annuisce e i due cominciano a suonare una nota canzone dei Depeche Mode, scatenando il delirio nella sala. La loro particolarità sta proprio in Charles, che abbellisce le canzoni con un sacco di percussioni che ci stanno a pennello.

Daron si rende subito conto che Mirko non è proprio niente di che: è un po' stonato e la sua chitarra è mezzo scordata; se non ci fosse quel portento di percussionista ad aiutarlo, il tutto risulterebbe una merda stratosferica.

«Genna', li conosci?» grida Daron nell'orecchio del compare.

«Sicuro, altrimenti che ti portavo a fare qui?» si inorgoglisce l'altro.

«Grazie, sono davvero forti!»

Daron sta mentendo per metà, perché si rende sempre più conto che Charles è davvero un portento, davvero forte!

E poi una lampadina gli si accende nella mente offuscata dal troppo alcol, ma comunque si accende e brilla in quell'oscurità.


Quando tutto sembra scivolare in un meraviglioso idillio (ovvero: le prove nello studio di Damian, durante le quali Dave non fa che sbraitare come un ossesso e gli altri cercano di ignorarlo per evitare di distruggere la sala e la preziosa attrezzatura del giamaicano), in una splendente giornata di sole, tutto venne stravolto dal rumoroso arrivo di ospiti inaspettati.

«Scusate, scusate! Ciao a tutti, come butta?» esordisce Daron, premendosi le mani sulle orecchie per non sentire un fastidioso fischio proveniente dall'amplificatore di Dave. Quest'ultimo sta bestemmiando in aramaico e prendendo a pugni quel povero prodotto Marshall, come se fosse davvero convinto di aggiustarlo con le cattive.

Damian, esasperato, spegne completamente il mixer e la sala piomba in un silenzio improvviso, intervallato soltanto dagli improperi di Dave.

«Ehm... dicevo... ciao!» ritenta Daron, mentre osserva quella scena raccapricciante con un sorriso divertito sulle labbra. Dopo aver abbandonato le braccia sui fianchi, si volta indietro e aggiunge: «Fatti avanti, non mordono mica! Anche se Dave a volte sembra un po' un cannibale, gli altri sono a posto».

Mustaine, punto nel vivo, si rivolta subito e sbraita: «Brutto pezzo di merda, oggi mi trovi proprio con i coglioni girati! Non permetterti di... chi cazzo è questo?!».

Tutti si voltano a guardare Daron e il suo amico, improvvisamente curiosi di scoprire cosa ci facciano quei due nello studio di Damian, in Giamaica. L'unico a non essere sorpreso è Tim C, che se la ride sotto i baffi e ha già capito ogni cosa: sapeva che Daron non l'avrebbe deluso.

«Dave, sii più educato ogni tanto!» lo rimprovera Jens, facendosi avanti e abbandonando la sua postazione dietro la tastiera. Con un sorriso benevolo sulle labbra, si avvicina ai nuovi arrivati e prosegue: «Ciao ragazzi. Daron, è sempre un piacere vederti. Lui chi è? Presentacelo, dai!».

Daron molla una pacca sulla spalla a Jens, poi afferra il suo accompagnatore per un braccio e annuncia: «Lui è Carlo di Pasquale, è un percussionista da paura e l'ho reclutato direttamente dalla mia amata Napoli!».

«E a noi cosa cazzo ce ne fotte?» se ne esce Dave, dando un calcio all'amplificatore.

«Dave, insomma! Cazzo, ma la smetti? Ho chiesto io a Daron di venire qui» si inalbera Tim C, lanciando un'occhiataccia a Mustaine.

«Di Daron non mi sorprendo, ma un percussionista?» interviene Fred Durst, osservando Carlo con circospezione.

«Ragazzi, dategli un'opportunità!» cerca di farli ragionare Damian, che è quello più curioso tra tutti. Le percussioni sono strumenti che adora, nella musica reggae hanno un ruolo importantissimo e il loro progetto non può che essere migliore con un elemento del genere.

«Sentite: se volete me, prendete anche Charles. Altrimenti me ne vado e non torno più, punto» taglia corto Daron, incrociando le braccia sul petto.

«Io... posso parlare?» domanda timidamente Carlo, guardandosi intorno spaesato. Nessuno obietta, neanche Dave, così prosegue: «Per me sarebbe un onore suonare con voi, Daron ha detto che il progetto è molto vario e sperimentale. Se non dovesse piacervi quello che faccio, tolgo il disturbo senza problemi, giuro».

Tutti si scambiano occhiate perplesse e interrogative, ma i primi ad accettare il percussionista sono Damian, Kelsey e Jens. Gli altri si accodano a loro, e – neanche a dirlo – l'unico scettico è Dave Mustaine.

Tutti lo guardano malissimo, tranne Charles che non ha il coraggio di sollevare gli occhi su di lui perché quel tipo gli incute timore, nonostante lo ritenga un pallone gonfiato senza né arte né parte.

«Sai che c'è Dave? Vince la maggioranza, quindi la tua opinione non conta niente ormai!» dice Jens, rivolgendo un cenno indifferente al chitarrista dei Megadeth.

«Il progetto è mio, l'ho ideato io!» si incazza lui, stringendo i pugni come se da un momento all'altro volesse pestare a sangue tutti i presenti.

«Ma ci hai coinvolto e ora siamo un gruppo, le decisioni si prendono insieme!» ribatte Kelsey, poi aggiunge: «E poi, non è tuo, lo abbiamo ideato insieme».

Tim C si inalbera: «Credi davvero di poter creare un progetto dove tu detti le regole e gli altri obbediscono senza fiatare? Ma fottiti Mustaine!».

«Ripetilo se hai il coraggio, stronzetto!»

«Fottiti» ringhia il bassista facendo un passo avanti.

«Basta così, per carità, smettetela!» interviene Damian, scuotendo la testa.

«Charles è dei nostri perché la maggioranza ha deciso così» taglia corto Fred.

«E se non ti sta bene, Mustaine, levati dai coglioni!» conclude seccamente Tim C, mentre Jens posa una mano sulla spalla di Carlo, con fare protettivo.

Nell'udire quelle parole Dave impallidisce e sembra quasi afflosciarsi sul posto. Tutti sono soddisfatti quando lui non può far altro che arrendersi all'evidenza.

Lancia un'occhiata truce a Carlo e grugnisce: «Facci vedere che cazzo sai fare».



Cosa ne pensate voi di un percussionista all'interno dei Mortadella? Voi siete dalla parte di Dave o da quella degli altri componenti?

Lui è sempre il solito guastafeste, non è vero?

Intanto la formazione si sta pian piano completando, ma manca ancora qualcuno di fondamentale, quello strumento che – com'è ben noto – dà il ritmo, il senso, la forma a ogni gruppo musicale che si rispetti, anche se Carlo ci mette del suo con le percussioni!

Vi aspetto al prossimo capitolo, non mancate!

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Capitolo 7
*** Jordison ***


ReggaeFamily

Jordison



«Ci serve un batterista» esordisce Tim C.

Tutti i componenti del progetto sono riuniti nello studio di Damian, il quale si è premurato di attaccare un esercito di ventilatori per combattere l'afa che incombe su di loro.

«Cazzo, sì» borbotta Dave, che per la prima volta in vita sua non ha da ridire su un consiglio esposto da qualcun altro. E in effetti i suoi colleghi rimangono basiti, ma evitano di commentare per non spezzare quel momento idilliaco.

«Non saprei a chi chiedere» riflette Damian con lo sguardo fisso sul ventilatore.

«Io punterei su John, il mio vecchio batterista. È forte, ha sempre spaccato tutto sia nei SOAD che negli Scars On Broadway...» propone Daron, per poi tracannare un lungo sorso di birra.

«Senti un po'!» salta su Dave, inferocendosi all'istante. «Mica dobbiamo ricreare i tuoi cazzo di gruppi, qui si tratta di una cosa seria!» sbraita a sproposito. Finalmente il resto dei presenti riconosce il vero Dave, effettivamente stavano cominciando a preoccuparsi.

«Oh Dave, stai calmo! Che cazzo gridi? Non sono sordo, razza di ritardato!» si rivolta Daron irritato.

«Smettetela. Forse Dave ha ragione, è meglio cercare qualcuno che non sia troppo vicino a noi come componenti. Del resto, ognuno di noi viene da formazioni, generi ed esperienze diverse, anche se alla fine ci conosciamo quasi tutti» media sapientemente Jens, senza scomporsi troppo. Era sempre calmo e riflessivo lui, tranne quando si ubriacava.

«E allora? Conoscete qualcun altro?» domanda Carlo, il quale era stato praticamente sradicato da Napoli e trasportato in Giamaica con la forza.

«Certo!» esclamò Kelsey. «Ci vuole un elemento jazz nella band, insomma...»

Tutti lo fulminano con lo sguardo, e in segno di protesta Tim C comincia a distruggere l'amplificatore del suo basso con un effetto distorsione all'ennesima potenza.

«Va bene, va bene! Ho capito, niente jazz» si arrende infine il sassofonista. «Incompetenti» aggiunge poi.

«Senti chi parla! Che cazzo c'entra il jazz con noi?» sbotta Fred con enfasi.

«Se è per questo non abbiamo molto a che fare l'uno con l'altro, ma ciò non significa che non possiamo creare qualcosa di bello insieme» aggiunge timidamente Aurélien sempre ottimista.

«Certo, ma per il jazz ci basta Kelsey» taglia corto Dave, usando un tono così brusco da far sobbalzare Aurélien.

«Capite, ragazzi, ci vuole uno che picchia duro. Non siamo mica un branco di rammolliti!» si infervora Fred, mollando un pugno contro il nulla.

«Ma nel reggae non è necessario!» protesta Damian.

«Infatti non faremo solo reggae. Bisogna creare qualcosa di originale e innovativo, qualcosa di...»

«Tim C, zitto! Mi è venuta un'idea!» strilla Dave.

«Ovvero?» lo interroga Daron con tono scettico.

«Pensavo a Jordison.»

«Joey Jordison?» chiede Kelsey attonito. Certo, lui non avrebbe mai pensato a quel tipo di batterista, troppo doppio pedale, troppo poco jazz.

«Certo, e chi altrimenti?!»

«Logico. Certo, certo... cazzo Dave, hai ragione!» esulta Tim C, che è quasi tentato di abbracciare il chitarrista dei Megadeth.

«Dave, ma che hai oggi? Sembri diverso, più tranquillo, più... intelligente» lo canzona Fred, il quale è molto entusiasta dell'idea di avere Jordison nel gruppo.

«Fred, dev'essere sobrio» rincara Tim C ridendo.

«Brutti pezzi di merda, vi distruggo!» tuona Dave, sollevandosi dalla poltrona su cui era comodamente stravaccato.

«Basta! Allora, chi è d'accordo per contattare Joey?» sospira Jens con tono colmo d'esasperazione. A volte gli sembra di avere a che fare con dei mocciosi dell'asilo, è estenuante.

Tutti sono d'accordo, anche se il meno convinto è Kelsey, il quale si limita ad annuire senza esporsi troppo.

«Kel, che cazzo hai?» indaga sgraziatamente Daron.

«Avrei preferito qualcuno di più soft» ammette l'altro.

«Vedrai che Joey sarà in grado di sorprenderti» lo rassicura Jens, annuendo per dare più enfasi alle sue parole.

Kelsey non era ancora convinto, però decise di mettere alla prova quel nanerottolo dalle grandi capacità – o almeno, così lo definivano tutti.


«Con quel coglione di Mustaine? Non se ne parla.»

«Dai Joey, non esagerare...»

«Non esagero. Non se ne fa niente.»

«Okay, Dave è una merda, ma il progetto è figo.»

«Ma Dave è una merda.»

«Ma il progetto è figo.»

«Me ne fotto. Con quello stronzo non suono, non esiste. Piuttosto mi faccio tagliare le palle.»

«Non lo faresti mai.»

«Era per entatizzare, Fred. Non capisci mai un cazzo.»

«Ho una proposta.»

«Sarebbe?»

La conversazione telefonica per Fred si fa dura, ma non può rinunciare all'idea di avere Joey nel gruppo; perciò è disposto a qualsiasi cosa pur di convincerlo. Anche se sa di star per fare una grandissima cazzata, si sente pronto a giocarsi il tutto per tutto.

«Se accetti, avrai tutte le donne che desideri. A mie spese» sospira infine Fred, sperando vivamente di non pentirsi.

«Mmh. Dicevi che è stato Mustaine a chiedere esplicitamente di me?» indaga Joey.

«Sissignore!»

«E giuri che potrò scopare quanto voglio a tue spese?» insiste ancora.

Fred vorrebbe tirarsi indietro, tuttavia accetta: «Parola mia».

Trascorre un minuto in cui il silenzio si fa quasi insopportabile, sembra quasi un momento catartico e fondamentale per il futuro dell'intero genere umano. E in effetti ne va delle sorti della band, Fred ci tiene molto e vuole il meglio per quel progetto.

«Sono dei vostri. Dove ci vediamo?»

Fred sospira: ce l'ha fatta!


Joey raggiunge lo studio di Damian un'afosa domenica mattina, poco prima delle otto. Non si capisce cosa ci faccia già lì a un orario improponibile e in un giorno improponibile, sta di fatto che non c'è ancora nessuno e il nanerottolo presto si spazientisce; avrebbe voluto dormire, certo, però aveva trascorso la notte in bianco a spassarsela con il primo regalo di Fred, il quale aveva mantenuto la sua promessa e gli aveva preparato una bella sorpresa nella sua camera d'albergo.

Siccome il caldo continua a ucciderlo e non vede l'ora di bere qualcosa di fresco, comincia a smadonnare come se non ci fosse un nuovo dì, infischiandosene delle occhiatacce dei pochi passanti che lo sentono e sono scandalizzati.

Quando Damian arriva, venti minuti più tardi, Joey è altamente scoglionato e gli lancia un'occhiata truce.

«Dove cazzo eri finito, piccolo Marley?»

Quella domanda fa subito scoppiare Damian in una sonora risata, incapace di trattenersi. È veramente ridicolo sentirsi chiamare piccolo da un esemplare alto un metro virgola sei centimetri.

«Che cazzo ridi? Ma sei scemo? Quante canne ti sei già fumato?» esplode Joey, trotterellando all'interno dello studio, non appena Damian apre la porta.

Il giamaicano, profondamente divertito, si ritrova a doversi chinare – quasi inginocchiare! – per poter fissare il nanerottolo negli occhi; per lui, che è alto quasi un metro e ottanta, è veramente raccapricciante tutta questa situazione. Sembra quasi che stiano dimostrando quanto il noto complesso di inferiorità non sai solo un luogo comune.

«Buongiorno anche a te, Jordison. Dormito bene? Non sembra. Comunque, pensavo di fumare la mia prima sigaretta magica proprio ora, vuoi favorire?» lo schernisce Damian.

«Che faccia da culo che hai. Tuo padre si starà rivoltando nella tomba, pover'uomo!»

«Assomigli proprio a Dave» lo accusa Damian raddrizzandosi in tutta la sua altezza.

«Questo non dovevi dirlo» grugnisce l'altro.

«Perché mai?»

Joey sta per ribattere qualcosa, ma proprio in quel momento... come si dice di solito? Parli del diavolo...

«Ciao Joey, gran pezzo di merda! Ti trovo bene! Allora? Volevi fare il difficile, nanerottolo? Meno male che qualcuno è riuscito a rimetterti in riga!» tuona infatti la voce fastidiosa di Dave, il quale piomba come un TIR dentro lo studio.

Fa per avvicinarsi a Joey, non si sa che intenzioni abbia, ma è sempre meglio prevenire che curare. Il batterista, infatti, non ha nessuna intenzione di avere alcun contatto con quell'energumeno. Così, in un batter d'occhio, fa roteare in aria le sue bacchette e poi le conficca con un gesto agile nello stomaco del chitarrista.

Inutile dire che Dave balza indietro e comincia a bestemmiare in tutte le lingue che conosce e inventandone di nuove, citando tutti i santi del calendario e portandosi le mani a stringere convulsamente la parte lesa.

Damian, inorridito da tali improperi, si tappa le orecchie e prega mentalmente il grande Jah di perdonarlo per ciò che sta combinando con questi elementi fortemente eretici e blasfemi.

Joey invece sta ridendo come una iena e non riesce più a smettere, neanche quando in studio fanno il loro ingresso i restanti componenti della band; si erano fermati fuori a fumare, ma quelle grida disumane hanno fatto sì che accorressero immediatamente.

«Benvenuto nella giungla!» commenta Fred, lanciando un'occhiata complice e sincera al nanerottolo.

Lui saltella nella sua direzione e lo saluta con affetto, riservandogli tutt'altro trattamento dallo scempio che ancora Dave sta vivendo; Fred spera che tutta quella confidenza e l'affetto che li lega facciano desistere Joey dal dilapidare il suo patrimonio, anche se del resto è stato lui a promettergli sesso gratis a vita.

La calma – o qualcosa di simile – torna a regnare quando Dave esce dallo studio per sbollire la rabbia e farsi una sigaretta.

Tra saluti e presentazioni varie, i componenti della band se la ridono e canzonano Damian perché ancora turbato dalle bestemmie di Dave.

Aurélien, ancora turbato da ciò che è appena successo, domanda: «Ma perché è sempre incazzato? Dave, intendo».

«Chi lo sa? E ancora non hai visto niente!» esclama Joey, per poi correre dietro la batteria – che risulta più grande di lui, come sempre.

Le aspettative non sono le migliori, ma almeno la formazione è completa e ormai nessuno ha più alcuna intenzione di tirarsi indietro.



Ed eccomi nuovamente qui, a raccontarvi le avventure dei nostri “ragazzi”. La formazione, appunto, è stata completata con l'arrivo di Joey Jordison; dopo aver appreso il motivo per cui ha precipitosamente lasciato gli Slipknot qualche anno fa (ovvero una forma di sclerosi multipla), mi sento ancora più vicina a lui come musicista e come personaggio. Sì, lo adoro e lo stimo molto, è riuscito ad affrontare tutto confidando nella forza che la musica sa conferire a ogni cosa.

Ma basta con il melodramma. Cosa pensate di lui?

Tutti sembrano contro Dave, alla fin fine vi farà pure pena XD

Be', ci rivediamo al prossimo capitolo gente, intanto aspetto i vostri commenti ♥

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Capitolo 8
*** Il batterista scomparso ***


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Il batterista scomparso



«Ascoltatemi, cazzo! Siete rincoglioniti o cosa?» tuona Jens, tentando di riportare l'ordine in sala prove.

Si trovano attualmente nella loro sede di Brema, e Jens sta cercando da un quarto d'ora di fare un annuncio. Si tratta di una cosa molto importante, ma ovviamente tutti sono intenti a fare casino e a strillare come esaltati. Logicamente, anche se dovrebbero fare le prove, non le stanno facendo.

Dave è convinto di essere un uomo ormai arrivato (anche se non si capisce né se sia un uomo e né dove sia arrivato), è convinto che le prove siano cose da dilettanti senza talento e l'unica ragione per cui raggiunge il resto della band è perché non ha un cazzo da fare, deve tenere tutto sotto controllo e può bere a scrocca quanto gli pare e gli piace.

Gli altri componenti del gruppo – o almeno i più seri, come Jens, Kelsey e il povero Carlo – cercano di combinare qualcosa, ma il resto della band risulta spesso spiaggiata con una birra in mano o un cannone tra le dita.

È un po' un puttanaio, sì, però l'atmosfera non è male, alla fin fine.

«Basta! State zitti, siete tutti delle merde!» sbraita ancora Jens, lui che è sempre tranquillo, finché non lo si fa incazzare.

«Ma cos'è che vuoi? Rompicoglioni!» salta su Dave, per poi ruttare per l'ennesima volta da quando è entrato in sala.

«Se la smettete di fare casino, forse ve lo dico eh!»

«Dai, ascoltiamolo!» interviene Daron, lui che sembra scemo, ma alla fine è sempre uno dei più curiosi e rispettosi della band.

Nella stanza cala un relativo silenzio, così Jens sospira in maniera eccessivamente teatrale e annuncia: «Ho procurato una serata alla nostra band. Sì, ragazzi, noi DOMR abbiamo un concerto in programma per la settimana prossima!».

Il gruppo si è formato da un bel po' ormai, la formazione è stata completata da mesi ormai e il nome è stato scelto un mese e mezzo fa. I nostri “ragazzi” hanno già composto qualche brano e hanno lavorato su alcune cover, facendo in modo di personalizzarle e renderle uniche. Diciamo che sono pronti per esibirsi.

«Voglio i dettagli!» sbotta Dave, alzandosi di scatto dal divano logoro su cui era stravaccato.

«Adesso ti interessa, eh? Razza di coglione» borbotta Joey, incociando le braccia al petto.

«Silenzio! Jens, continua!» tuona Tim C, sollevando una mano per far tornare il silenzio.

«Si tratta di una serata di beneficenza a Helsinki, perciò non verremo pagati. Però ci saranno molti dei nostri colleghi musicisti, gruppi rock e metal piuttosto famosi e quindi un sacco di gente che assisterà ai concerti. Direi che è un buon inizio, no?» spiega Jens con entusiasmo – per quanto questa parola si addica a un esemplare serio e pacato come lui.

«Certo che sì! Grandioso, Jens sei un fottuto genio» strilla Fred, mollando una pacca sulla spalla del tastierista.

«Neanche per un cazzo!» li smonta il solito Dave, stringendo i pugni come se non riuscisse a controllare la rabbia.

Tutti gli lanciano un'occhiataccia. In sala mancava solo Damian, il quale è impegnato nelle registrazioni del suo nuovo disco.

«E non rompere!» lo rimbecca Tim C, alzando gli occhi al cielo.

«Io mi rifiuto! Credete davvero che io faccia musica per la gloria? No, cazzo. Statemi bene a sentire, rammolliti: ci sono solo due ragioni per cui Dave Mustaine fa musica. La prima sono i soldi, la seconda è la figa! Chiaro? Che cazzo significa che dobbiamo suonare per beneficenza? Beneficenza di cosa?»

Tutti sono basiti. Certo, Dave è uno stronzo, ma nessuno avrebbe immaginato che rifiutasse un concerto di questo tipo. Forse si erano illusi che avesse un cuore, ma ora hanno tutti capito che in quest'esemplare non c'è niente di umano né di minimamente sensibile.

«Ma Dave, cosa dici?» riesce a dire Kelsey, ancora con gli occhi sgranati.

«Ho detto quello che hai sentito. Perché mi guardate così?»

«Sei davvero insensibile. Be', Jens, io ci sto, e penso che anche gli altri siano d'accordo. Se Dave non vuole suonare con noi, faremo lo spettacolo senza di lui. Non è poi così importante» commenta Fred, lanciando un'occhiata di fuoco al chitarrista.

«Ben detto!» esulta Daron.

Tutti annuiscono e Dave continua a inveire dicendo cazzate che solo per lui hanno senso, poi esce dalla sala prove per sbollire la rabbia.

«Allora possiamo fare le prove?» domanda timidamente Carlo, leggermente pallido in volto.

«Ma certo. Dobbiamo dare il meglio di noi, ragazzi. Quell'associazione per i malati di sclerosi multipla ha bisogno di noi!» replica Jens, felice di aver trovato l'appoggio di tutti i suoi compagni di band.

Ovviamente Dave è escluso, ma lui non conta poi tanto. Quando un essere vivente è basato sulla merda e non sul carbonio, c'è poco che si possa fare per cambiare le cose.


Il grande giorno è arrivato.

Alla fine Dave ha deciso di unirsi al gruppo per questo concerto di beneficenza e nessuno sa spiegarsi il perché. Ovviamente non è di buonumore, non fa che borbottare come una caffettiera mentre cammina avanti e indietro per il backstage.

La line up dell'evento è vasta: ci sono vari gruppi finlandesi come i Children Of Bodom e gli Ensiferum, poi gli Stratovarius (e per questo Jens si dovrà esibire due volte) e altri gruppi emergenti o meno conosciuti che nessuno ricorda.

Nel backstage si sta scatenando il putiferio: è pieno di gente che grida, beve, strimpella, canta, litiga, inveisce, bestemmia... insomma, sembra di essere nel bel mezzo di una gita scolastica delle medie in cui gli studenti distruggono l'albergo durante la notte, anziché dormire.

«Sono emozionato» confida Carlo a Komlan, mentre quest'ultimo cerca di capire come può raggiungere la Francia in tempo record: domani ha un concerto con i suoi Dub Inc e deve raggiungerli al più presto.

«Eh lo immagino, è il primo concerto che fai? Ah cazzo, questo cellulare non si connette su TripAdvisor, maledizione!»

«Sì, cioè, no. Ho suonato altre volte, ma oggi ci sarà un casino di gente... non è la stessa cosa, capisci?» prosegue Carlo, torcendosi leggermente le dita.

«Certo, certo. Cazzo, ti connetti o cosa fai?» continua a borbottare Komlan, prestando poca attenzione al suo compagno.

«Ragazzi, tra poco dobbiamo suonare!» grida Jens, fiondandosi nel camerino, in cui sono riuniti i componenti dei Death Of Mortadella Roots.

Tutti tranne uno.

«Dove si è cacciato Joey?» domanda il tastierista, guardandosi intorno con aria preoccupata.

«Sarà al cesso» commenta Dave in tono ironico.

«Merda, non era il momento di sparire! Tra un quarto d'ora ci vogliono sul palco! Aiutatemi a cercarlo!» sbraita Jens, mentre il suo cellulare prende a squillare.

Tutti si precipitano fuori dal camerino e lui risponde con stizza al telefono, cominciando a cercare il batterista scomparso.

Dave, neanche a dirlo, rimane comodamente seduto sul divano e sbuffa rumorosamente.


«Oh sì, bella, vai così! Non pensavo che la Finlandia fosse così meravigliosa!»

Joey si sta accoppiando con una sventola finlandese. Ovviamente non poteva rinunciare a una bella ragazza, neanche mentre aspettava di salire sul palco. Quel concerto di beneficenza si stava rivelando per lui più interessante di quanto immaginasse.

«Oh Joey, sì, più forte, non ti fermare...» geme la ragazza in un inglese stentato, facendo oscillare i capelli biondi e tinti che le ricadono sul viso stravolto dal piacere.

Joey la afferra per i fianchi e sbuffa dal naso, spingendosi ancora più a fondo dentro di lei. Si sente un dio, in certi momenti non conta il fatto che lui è alto poco più di un metro e la sua amante raggiunga quasi il metro e novanta: quando si scopa, tutto è lecito e paritario.

I due si trovano in un camerino vuoto, nessuno l'ha occupato e quindi se ne sono appropriati per i loro giochi erotici.

Joey è vicino all'orgasmo, lo sente, sta per raggiungere il momento più bello, il momento della perdizione, così afferra la ragazza per i seni e glieli stringe, muovendosi su di lei con più foga.

Proprio mentre sta per venire, la porta si spalanca e una voce familiare interrompe l'idillio, gridando: «Joey, ma che cazzo fai?! Tra cinque minuti suoniamo, alzati! Razza di stronzo rincoglionito pezzo di merda, ti sembra questo il momento di scopare?».

Tim C fa irruzione nella stanza e afferra il nanetto per un braccio, tirandolo malamente giù dalla sua amante. Ovviamente non ha il minimo riguardo per la ragazza, non gliene fotte di aver scoperto Joey mentre scopava, non è rimasto scandalizzato e non si preoccupa del fatto che sta trascinando il batterista per tutto il backstage mentre lui è ancora nudo e con l'erezione in bella mostra.

Lo sbatte nel primo bagno che trova e strilla: «Sistemati in fretta, ti aspetto qui!».

Tutti i presenti nel backstage hanno avuto reazioni diverse: qualcuno è scoppiato a ridere, qualcun altro è impallidito e si è coperto il viso con le mani per non vedere quella scena raccapricciante, qualcun altro ancora non si è accorto di nulla e lancia occhiate interrogative agli altri, senza capire le loro reazioni.

Quando i DOMR salgono sul palco, Joey è ancora stravolto dall'amplesso mancato ed esibisce gli abiti spiegazzati, dopo averli indossati di tutta fretta.

Si accorge solo a fine concerto che aveva la maglia al rovescio.



Ragazzi, so che sono in ritardissimo. Non aggiorno dall'era di Noè, perdonatemi!

Ma, passando al capitolo, avete visto che sfacelo? Io non ho fatto che ridere mentre scrivevo, non so se anche a voi è successo lo stesso mentre leggevate!

Joey ne ha combinato una delle sue, facendo incazzare e preoccupare il povero Jens!

E Dave? Io non lo commento, pensateci voi a insultarlo!

Bene, ci si vede al prossimo capitolo, grazie a tutti per la costanza con cui mi seguite, anche se non sono costante io per prima con gli aggiornamenti ♥

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Capitolo 9
*** Chi la fa... l'aspetti! ***


ReggaeFamily

Chi la fa... l'aspetti!



«Cosa stai facendo?»

«Niente, perché?»

Damian sta osservando con aria interrogativa il suo compagno di band, Carlo, che sembra impaurito, anzi no, terrorizzato da qualcosa e si è nascosto dietro il divano, nel suo studio.

«Carlo, con me puoi parlare...» cerca di rassicurarlo Junior Gong Marley, inclinando la testa di lato.

«No, io...» deglutisce a fatica il napoletano.

«Sembra che tu abbia visto una navicella spaziale o il mostro di Loch Ness...»

«Più o meno è così...»

«Cosa intendi?» si preoccupa Damian, accovacciandosi di fronte a lui.

«Penso che me ne starò qui» dice Carlo.

«Abbiamo le prove tra...»

Qualcuno interrompe la frase del giamaicano, irrompendo proprio in quel momento nella stanza.

«Ehi fratello! Che cazzo fai?» grida Fred, notando Damian che staziona con il corpo raggomitolato accanto al divano.

«Fred... ciao! Ehm...»

«Fa' vedere! Oh... oh cazzo, Carlo?! Okay, ripeto: che cazzo fate? Non ho interrotto niente di scabroso, vero? Ditemi di no!»

«Ma no, imbecille! Carlo ha qualcosa che non va, ma non mi dice cosa lo affligge... sono preoccupato.»

«Dave» mormora il percussionista, coprendosi il viso con le mani. «Si tratta di Dave.»

E Carlo comincia a raccontare freneticamente una storia, guardandosi attorno con il terrore negli occhi e il corpo tremante.


I nostri eroi si trovano in un albergo di Londra, hanno appena finito di suonare per aprire un concerto di un gruppo inglese emergente che a nessuno è piaciuto. Dave è incazzato come una tigre della Malesia che non mangia da tre settimane e non fa che sbraitare insulti e improperi in tutte le lingue che conosce.

«Non è possibile! Io, Dave Mustaine, ho dovuto suonare come apripista a un branco di adolescenti con i brufoli e il culo liscio come quello delle scimmie! Cazzo, come mi sono ridotto così?»

Il fato ha voluto che il suo compagno di stanza sia il povero e innocente Carlo Di Pasquale, il quale avrebbe preferito morire in Vietnam piuttosto che trascorrere la notte con quel troglodita.

Il punto è che avrebbe dovuto stare in stanza con Joey, ma lui aveva conosciuto una modella nel backstage e ciò che i due stavano facendo si udiva perfettamente in tutto l'albergo, tant'era il casino che stavano combinando tra gemiti, grida animalesche e tonfi su cui nessuno voleva indagare.

«Cazzo che schifo! Io, io, il grande Dave Mustaine! Come cazzo mi sono ridotto così? Come?»

Carlo, leggermente spaventato per la reazione di Dave, se ne sta zitto e buono sul suo letto, senza osservare con troppa insistenza il chitarrista. Non vorrebbe mai arrecargli disturbo, c'è il pericolo che Mustaine lo aggredisca o se lo mangi vivo in un sol boccone.

«E tu, rincoglionito che non sei altro? Non hai niente da dire?» si rivolta all'improvviso Dave, puntando un dito contro il povero percussionista.

«I-io?»

«Tu, chi altro?! Perché cazzo non hai evitato che finissimo in questa situazione di merda? Per cosa ci sei nel gruppo, eh?»

«Penso...» Carlo si schiarisce la gola e cerca di parlare con calma e sicurezza, ma dubito che ci riuscirà. «Suppongo che abbia vinto la maggioranza... oppure no?»

«La maggioranza? Una maggioranza fatta di pezzi di merda come voi che vuole solo infamare il mio nome!»

In effetti Carlo ricorda che Dave è stato trascinato a quel live con l'inganno: tutti i membri della band sapevano che stavolta non avrebbe accettato di suonare, vista la situazione, perciò avevano deciso all'unanimità di rifilare al chitarrista una balla. Infatti lui, fino all'ultimo, aveva creduto che la band emergente avrebbe aperto il concerto dei Death Of Mortadella Roots, e non il contrario.

«Ma no...» prova a dire Carlo.

«NO?! Tu lo sapevi che le star non saremmo state noi? Lo sapevi? E non mentire, altrimenti ti schiaccio come una merda sul marciapiede!» tuona Dave al colmo dell'ira, afferrando il suo collega per la maglia e sollevandolo dal letto come un sacco di patate.

«Io... sì...»

E a quel punto Dave vede tutto rosso e non riesce più a controllarsi – come se in genere ci riuscisse, ma vabbè. Solleva ancor di più il corpo esile e tremante del percussionista e lo scaraventa a terra, per poi assestargli un calcio all'altezza delle costole.

Il poveretto geme e riesce miracolosamente a strisciare sotto il letto, premendosi le mani sulla parte lesa.

Dave è troppo grosso per infilarsi sotto il letto, e una forza divina riesce a dissuaderlo dal sollevare la rete e spaccarla addosso al malcapitato. Invece, continuando a inveire contro qualsiasi entità animata e non che incontra nel suo cammino, il chitarrista esce dalla stanza sbattendo la porta e scende al bar a ubriacarsi.


«Carlo, perché non ce lo hai detto?» domanda Damian preoccupatissimo, stringendolo per una spalla.

«Io...»

«Sei rimasto traumatizzato, immagino» dice Fred pensoso e improvvisamente serio. Non avrebbe mai immaginato che un'innocente bugia rifilata a Mustaine sarebbe stata capace di mettere in pericolo la vita di uno dei componenti della band.

Carlo annuisce con fare esitante e torna a stringersi le braccia attorno al corpo.

«Ecco perché in questi giorni eri silenzioso e non hai quasi aperto bocca...»

«Ci credo» commenta Fred.

«Cosa possiamo fare per lui, Fred? Pensi che dovremmo parlare con Dave?» domanda Damian, rimettendosi in piedi con un sospiro.

«Parlare con quell'ammasso di merda? Non serve a un cazzo. Hai troppa fiducia nel genere umano, servo di Jah» taglia corto il cantante.

«E allora?»

«Ci sono. Ho un'idea.»

E Carlo, nell'udire quelle parole, continua a tremare: il tono che Fred ha utilizzato non preannuncia niente di buono.


«Ciao Dave» esordisce Fred, non appena il chitarrista entra in studio per le prove. Ovviamente è stato l'ultimo ad arrivare, perché del resto lui è il divo, lui è Dave Mustaine, può permettersi qualunque cosa.

«Allora? Siamo nuovamente qui a perdere tempo con queste cazzo di prove?» sbraita Mustaine, senza rispondere al saluto del suo compagno di band. Intanto appoggia sul pavimento di moquette un enorme frigorifero portatile che apre subito dopo. Ne estrae una birra e lo richiude, poi aggiunge: «Visto che in questo posto nessuno si rifornisce mai di birra, me la sono portata da casa. Per voi non ce n'è, ovviamente».

«Non ne vogliamo Dave, non temere» replica Jens con uno sbuffo irritato.

«Sbaglio o manca quella mezza calzetta di italiano?» nota Dave, guardandosi intorno.

«Carlo sta male. Oggi non verrà» spiega Damian con calma.

«Cazzi suoi. Meglio così. Prima o poi lo caccio dal gruppo...»

«Dave, sappiamo cosa gli hai fatto» butta fuori Fred.

«Cazzo dici?»

«Hai sentito bene. Lui ci ha raccontato cosa gli hai fatto a Londra, in albergo.»

«Io non ho fatto niente. Niente, capito?! Quello sta complottando contro di me!» si difende Dave, per poi tracannare quasi tutta la lattina di birra in un solo sorso e ruttare rumorosamente come suo solito.

«Che schifo...» mormora Kelsey.

Aurélien è pallido e stringe con forza il bordo della sua maglietta, Tim C si gode la scena con le braccia incrociate e un'espressione indecifrabile dipinta in viso, Joey fissa con odio Mustaine e Daron cerca di trattenere le risate per la scena raccapricciante a cui sta assistendo.

«Ha i segni della tua aggressione addosso, potrebbe denunciarti» aggiunge Tim C in tono melodrammatico.

Tutta la band si è messa d'accordo per far ammettere a Dave la verità, non può passarla liscia anche stavolta.

«Stronzate. Sono solo stronzate.»

E allora Kelsey, l'unico che Dave prende davvero sul serio perché dice che non è in grado di scherzare e non possiede senso dell'umorismo, sgancia l'ultima bomba: «David, Carlo ci ha detto che gli hai infilato il manico della tua chitarra su per il culo».

E lo dice con una tale serietà, con una solennità talmente improponibile, che per tutti è davvero difficile rimanere seri.

Dave balza in piedi come una molla e stringe convulsamente i pugni, digrignando i denti come un cane rabbioso.

«Questo non è vero, quel pezzo di merda vi ha mentito!» strilla, con una punta di isteria nella voce.

«E noi dovremmo crederti, eh? Sei sempre così incazzato... te la prendi per tutto, e noi dovremmo pensare che Carlo sia un bugiardo?» interviene Daron con un'alzata di spalle.

Dave si affloscia sulla sedia e scuote il capo con forza, poi dice: «Sentite, gli ho mollato un calcio, ma giuro che non ho fatto altro».

«Ah, quindi è vero che l'hai aggredito!» esclama Fred indignato.

«Sì, ma non gli ho mai infilato...»

«Ma sempre l'hai aggredito» lo interrompe bruscamente Damian.

«E va bene, cazzo, va bene! L'ho picchiato perché mi ha confermato che voi, insulsi figli di puttana, mi avete preso per il culo e avete inventato una cazzata solo per farmi suonare! Mi avete trascinato lì con l'inganno!»

«E quindi tu ti sei sentito autorizzato, giustamente, a prendertela con Carlo... mi sembra logico» dice Tim C con ironia.

«Certo, ma lo avrei fatto con chiunque di voi! Chiunque mi fosse capitato a tiro!»

«Basta così.»

Tutti si voltano verso il divano su cui sono seduti Aurélien e Kelsey, e notano che una figura si è sollevata da dietro e regge in mano un cellulare. Si tratta di Carlo, il quale fissa senza timore Dave, agitando lo smartphone che tiene in mano come fosse una spada laser.

«Tu! Dove cazzo ti eri nascosto? Cosa...?»

«Dave, caro Dave. Ho registrato e filmato tutto ciò che hai detto. Se non mi chiedi scusa, carico tutto sul web e tu sarai spacciato» sorride Carlo con semplicità, facendo spallucce.

«Come osi! Come cazzo ti permetti di...»

«The final countdown» canticchia qualcuno.

«10... 9... 8...» recita Joey, intervenendo per la prima volta.

«Non potete! Siete... siete...» incespica Dave, che non riesce più a insultare nessuno.

«7... 6... 5...» prosegue Daron, ridacchiando come una iena. Si sta proprio divertendo, altro che fare le prove!

«4... 3... 2...» lo segue Fred, che ormai sta ridendo apertamente e si fa beffe di Dave come se non ci fosse un domani.

Carlo ha un dito sospeso sullo schermo del suo Samsung e mentre sta per abbassarlo...

«NO!» grida Dave, balzando in avanti con l'intendo di saltare addosso al percussionista.

Ma subito Fred e Tim C lo bloccano, stritolandogli le braccia.

Il chitarrista finalmente si arrende e mormora: «Okay, okay... scusami Carlo, non volevo, io... ero incazzato, ma... non avrei dovuto... e comunque me la pagherai».

«Il video è al sicuro nel mio cellulare e non solo, quindi non ti conviene farti venire strane idee» replica Carlo, per poi uscire dalla sala.

Anche Dave poco dopo se ne va, con la coda tra le gambe e una sconfitta bruciante da portarsi appresso.



Per una volta non ho aggiornato dopo mesi, spero di vincere un qualche premio per questo XD

Be', direi che Dave se l'è proprio meritata questa, voi cosa ne pensate? Povero Carlo, non potevo abbandonarlo al suo destino! Mi dispiaceva troppo!

Bene, nel prossimo capitolo ho già in mente cosa far capitare, quindi spero di non tardare!

Ne vedremo delle belle, siete pronti? ♥

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Capitolo 10
*** Discussioni importanti (?) ***


ReggaeFamily

Discussioni importanti (?)



«Secondo voi? Così?»

«Mmh... no! Più... più...» Kelsey si blocca a metà della frase.

«Più cosa?» chiede Tim C in preda all'esasperazione.

«Più distorto forse...» interviene Joey, facendo roteare una bacchetta.

«No! Non stiamo suonando black metal!» sbotta Kelsey, camminando avanti e indietro di fronte a Tim C.

«Allora? Si può sapere che cazzo vuoi?» sbotta improvvisamente il bassista, sollevando un pugno in aria.

«Magari vuole qualcosa di più soft, più jazz...» suggerisce Jens in tono pacato.

«Se vuole fare jazz, che torni al conservatorio!» ribatte piccato Tim C.

I nostri eroi sono chiusi in sala prove da più di un'ora; il bassista era arrivato felice e contento con una bassline formidabile da proporre ai suoi compagni di band, ma Kelsey aveva da subito storto il naso e aveva preso a lamentarsi e a cercare di modificare le cose.

L'atmosfera era tetra in studio in quel momento, e i presenti – ovvero Joey, Tim C, Jens, Fred e Kelsey – erano contenti che Dave non fosse presente.

«Dai, non te la prendere, cercavo solo di dirti che... vorrei che quel basso fosse la linea portante di questo brano, sai come nel reggae? Le basslines sono fondamentali e tante volte sono le protagoniste dei pezzi!» tenta di rimediare Kelsey, gesticolando animatamente.

«Ah...»

«Vi ricordo che il nostro gruppo è multi-genere, dobbiamo cercare di creare delle canzoni che rispecchino un po' tutti!» prosegue Kelsey convinto.

«Sì, ti sembra facile, eh?» commenta Jens, scuotendo il capo.

«Ehi, altrimenti perché ci saremmo formati, scusate?!» interviene Joey, balzando giù dal suo sgabello. È raccapricciante rendersi conto che il charleston della sua batteria è quasi più alto di lui.

«E che ne so io? Chiedilo a quel mentecatto di Mustaine!» borbotta Tim C.

«Piantatela! Cerchiamo una soluzione piuttosto»

sbotta Fred, sollevando una mano per placare la lite imminente.

«Okay, e che devo fare quindi?»

«Tim C, nel tuo gruppo storico era così, ricordi? Tu eri un bassista con i controcazzi, solo che io sto dicendo di non fare il suono troppo distorto, altrimenti sembriamo una banda di ragazzini che fanno distorsione, non musica» spiega Kelsey con più calma – per modo di dire, perché ha alzato la voce e ha risparmiato miracolosamente qualche parolaccia. È strano vederlo in quelle condizioni, i presenti infatti sono abbastanza basiti.

«Incazzati quando hai tempo» lo schernisce Joey, sghignazzando. «Comunque, secondo me sei troppo classico Kel, sai che palle?»

«Tu taci! Ne ho anche per te, sai? Vai troppo di doppio pedale... per cosa ce le hai le braccia, eh?» ruggisce Kelsey, sovrastando di infiniti centimetri il batterista.

Joey non si scompone e lo fissa con un sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra. «Per masturbarmi, ovviamente» se ne esce.

«Joey!» grida Jens, ma tutti scoppiano a ridere e questo non fa che accrescere la rabbia di Kelsey.

«Non scherzare! Dico sul serio!»

«Sì, va bene, ma guarda che il doppio pedale è un'arte, tu non puoi capire...» sospira teatralmente Joey, tornando dietro il suo strumento.

«Ma non dovevamo trovare una soluzione?» interloquisce Fred.

«In teoria...» concorda Jens.

«Okay, sentite, oggi non è giornata!» conclude Kelsey stizzito.

«Tu hai le tue cose, capiamo benissimo!» continua a prenderlo in giro Joey.

«Non ti azzar...»

La suoneria di cinque smartphone interrompe la protesta del sassofonista, e i ragazzi si lanciano occhiate interrogative, afferrando ognuno il proprio cellulare.

«Cazzo» impreca Tim C, leggendo il messaggio che tutti hanno ricevuto.

Su WhatsApp hanno creato due gruppi della band: uno anche con Dave, e uno senza Dave. E il messaggio era stato inviato da Daron nel secondo gruppo.


Cazzo, vediamoci. Dobbiamo parlare di Mustaine.


Tutti si domandano pigramente che diamine sia successo, poi Kelsey esplode: «Lo sapevo io che oggi sarebbe stata una giornata di merda!».



Si erano accordati in fretta e furia e avevano deciso di vedersi in studio da Damian due giorni dopo. No era stato difficile omettere a Dave la verità, lui se ne strafotteva della band, a meno che non dovesse suonare e, quindi, guadagnare dei soldi. Forse era proprio quello il motivo che lo aveva spinto a formare un altro gruppo, chissà.

«Ragazzi, ci siamo tutti?» esordisce Daron, guardandosi attorno.

«Mi sa di sì» risponde Damian.

«Allora, dicci tutto Malakian!» sbotta Tim C, estremamente curioso.

«Mustaine è una palla al piede, siete d'accordo su questo?»

«Sì, ma non ti seguo. Che vuoi fare?» replica Fred.

«Voglio sbarazzarmene. Scusate, ma che cazzo ce ne facciamo di lui? Nessuno qui lo sopporta, rompe i coglioni per tutti, se ne fotte di tutto e tutti, ama solo se stesso e ci ha usato come burattini per formare questo gruppo del cazzo.»

«Vuoi... cacciare Dave?» balbetta Carlo incredulo.

«Sarebbe magnifico!» salta su Joey, rovesciando un po' di birra sulla moquette di Damian.

Quest'ultimo gli lancia un'occhiataccia, poi fa un respiro profondo e interviene: «Siate ragionevoli, non possiamo farlo!».

«E perché no? Chi ha paura di quell'imbecille?»

«Daron, non è questo, ma...»

«Ehi, Damian! Okay che siamo cultori del rastafarianesimo e pionieri della pace nel mondo, ma Mustaine è una spina nel fianco! Lui è Babilonia, vedila in questo modo. Lui è il male, bisogna estirparlo!» lo rimbecca inaspettatamente Kelsey.

Ultimamente si sta comportando in maniera strana, è più stronzo e assomiglia sempre più alla maggior parte dei componenti della band. Nessuno riesce a spiegarsi questo cambiamento, ma tutti evitano di indagare oltre.

«Non esagerare Kel!» cerca di calmarlo Aurélien, sollevando lo sguardo dal suo cellulare. «L'amore è più importante, il perdono e la pazienza sono...»

«Ma smettila! Dave farebbe perdere la pazienza anche a Dio in persona!» lo interrompe Tim C.

«Ma non lo possiamo cacciare» commenta ancora Carlo. «Io, se posso, vorrei dire che... sì, Dave è un pochino cattivo con noi, però... il gruppo l'ha fondato lui, come possiamo ora essere così... ingrati?»

«Ingrati? Oddio, ma siete rincoglioniti o avete merda nel cervello? Ah già, entrambe!» strepita Fred indignato. «Quello è un vero stronzo, un parassita! Ci fa fare sempre un sacco di figure di merda, non vuole suonare se non guadagna soldi a palate e ci sfrutta per i suoi loschi fini... vi date una svegliata o volete continuare a vivere nel mondo dei Teletubbies?»

«Che c'entrano i Teletubbies ora? Io da piccolo li guardavo, non offendere i Teletubbies!» grida Jens.

Tutti si zittiscono, perché anche il comportamento del tastierista è strano. Evidentemente c'è un tasso di stress troppo elevato.

«Ascoltate, perché non lo mettiamo ai voti?» propone Aurélien.

«Non se ne parla! Non possiamo cacciare Dave, ragazzi!» sbotta Damian.

«Allora» dice Jens, utilizzando un tono calmo. «Dobbiamo fare in modo che se ne vada da solo.»

«Eh?!»

«Sì, vedrete che qualcosa ce la inventeremo... tanto, già ci odia, no? Se gli combiniamo qualcosa, qualche cazzata ogni tanto, si stancherà presto di noi e se ne andrà!»

«Jens, sei un fottutissimo genio!» strilla Daron, correndo ad abbracciare il tastierista.

«E poi finirà col dire che è stato lui a cacciare noi, non possiamo aspettarci niente di diverso» osserva Kelsey.

«Chi se ne frega? L'importante è che si levi dai coglioni!» conclude Fred soddisfatto.

Ancora non sapevano come fare, ma qualcosa sarebbe saltato fuori.



Forse questo capitolo è più breve degli altri, ma serviva per farvi capire come stanno andando le cose nel gruppo, sia dal punto di vista compositivo, sia per quanto riguarda i rapporti tra i componenti XD

Con il prossimo aggiornamento vi prometto che conosceremo meglio qualche personaggio che sto un po' trascurando, ho già un'idea!

E voi? Volete che Dave esca dal gruppo?

Dichiaro aperto il televoto! )?)

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Capitolo 11
*** Natale in vista! ***


ReggaeFamily

Natale in vista!




«Senti, hai già qualche idea?»

«No. Altrimenti non ti avrei chiesto di aiutarmi!»

«Ah, giusto. E che cazzo ne so io?»

«Simpaticone. Dai, entriamo in libreria?»

«Il tuo fidanzato ama leggere?»

«Suppongo...»

«Supponi?!»

Questa conversazione si sta svolgendo in un centro commerciale affollato, locato a Saint-Étienne, Francia. I due protagonisti sono Aurélien e Daron, cantante e chitarrista dei DOMR. Del resto il Natale si avvicina e i due, soprattutto il francese, sono in cerca di regali.

«Ohi Malakian, non rompere! Che ne so se Hakim legge? Ultimamente passiamo così poco tempo insieme...»

«Ma fate parte dello stesso gruppo! È come se tu non sapessi che io... che so... amo farmi le canne!» Daron parla a un volume di voce che attira l'attenzione di mezzo stabile, ma i due stanno dialogando in inglese e Aurélien spera che tutta quella gente conosca solo la lingua madre del Paese.

«E questo cosa c'entra?»

«Sentimi bene, ragazzino, vuoi farmi perdere tutta la giornata per cercare un regalo al tuo compagno di avventure erotiche? Perché io comincio ad avere fame, poi voglio trovare un posto dove fumare in pace e infine conoscere una bella francese che rimanga impressa nella mia mente per almeno quattro o cinque ore!» blatera ancora il chitarrista, seguendo l'altro all'interno della libreria.

«Stai un po' zitto! Io sono sempre calmo, ma tu riesci a far perdere la pazienza a chiunque!» borbotta Aurélien.

«Io odio il fottuto Natale, cazzo. È tutto consumismo e niente cervello!»

«Tu non fai mai un regalo a qualcuno?»

«Dipende da cosa intendi...» insinua il chitarrista, con un sorrisetto da pervertito dipinto sulle labbra.

«Oh, mon Dieu! Aiutami a scegliere un CD per Hakim, piuttosto. O è meglio un vinile?»

«Non conosco abbastanza il tuo moroso per sapere cosa preferisce, se non lo sai tu...»

«Insomma, perché ho chiesto a te? Dave sarebbe stato più utile!» sbotta il francese, rimettendo a posto un disco dei Metallica.

«Questo è un affronto! Ora mi offendo! Oh guarda!» grida all'improvviso Daron, buttandosi letteralmente sull'espositore dei CD e rischiando così di distruggere mezzo negozio; ovviamente, nel tragitto, taglia la strada a degli altri clienti e travolge un bambino che si aggira spaesato per il negozio.

«Vuoi stare attento?»

Ma Daron non ascolta, stringe tra le mani un disco e sembra in un universo parallelo, neanche si fosse calato un acido e avesse le visioni.

«Ehm... Malakian?!» cerca di richiamarlo Aurélien, accostandosi a lui.

«Aurelio, tesorino, guarda qui che meraviglia!» vaneggia il chitarrista.

«Come mi hai chiamato? Oddio, ma che hai? Chiamo l'ambulanza? Non è che mi svieni qui, vero? Oddio, perché non ho chiesto a Carlo di accompagnarmi? E perché ho dato retta ad Hakim e vi ho invitato tutti a casa mia? Dannazione... Daron?»

«Eh guarda, cazzo!» Il chitarrista si volta di centottanta gradi e sventola un CD di fronte agli occhi preoccupati di Aurélien, poi grida: «Questo! Questo sarà il regalo per il tuo amante o quello che è!»

«Hakim è il mio compagno! E poi, perché mai dovrei regalargli un disco dei... degli... Scars On Broadway? E chi sono?»

Daron, a questo punto, diventa rosso per la rabbia e sta seriamente pensando di strangolare il suo amico o di infilargli il CD su per il culo, ma cerca di trattenersi e stringe gli occhi, uccidendo il francese con un'occhiataccia.

Aurélien sbianca. «C-cosa ho detto stavolta?»

«Regalerai questo disco ad Hakim, chiaro?»

«Ma perché?»

«Perché si dà il caso che io sia il chitarrista nonché cantante di questa band sconosciuta, come la chiami tu, razza di... di...»

«Okay, okay! Va bene! Io che ne sapevo? Io e te facciamo due generi completamente diversi, non seguo tanto la scena metal, sai...» farfuglia Aurélien, arrossendo leggermente per la figura di merda che ha appena fatto.

«Appunto. Fatti una cultura» afferma Daron, poi prende un'altra copia del suddetto disco e gliela mostra. «Questo sarà il mio regalo di Natale per te, Aurelio.»

«Perché mi chiami Aurelio?» sospira il francese esasperato.

«Fa lo stesso. Un nome vale l'altro, tesoruccio. E adesso usciamo da questo buco infernale, ho bisogno di aria.»

Aurélien sospira ancora, poi si dirige alla cassa per pagare. È stata decisamente una pessima idea coinvolgere Daron in questa storia, spera almeno che il suo ragazzo apprezzi il regalo.


Jens, Fred e Carlo bazzicano per le vie di Saint-Étienne, felici come bambini. Il loro compagno di band Aurélien li ha invitati a trascorrere le vacanze di Natale a casa sua e del suo compagno. Prima di questo momento, nessuno aveva idea che il cantante francese fosse gay.

«Questo posto è magico!» commenta Carlo, trotterellando accanto agli altri due. «Mi ricorda un po' Napoli.»

«Eh? Sei serio?» domanda Fred.

«Certo! Sono tutti così ospitali e calorosi... o sarà l'atmosfera del Natale?»

«È quella di sicuro. Ma non perdiamo tempo, dobbiamo cercare un regalo per Dave, siamo qui per questo» interviene il tastierista, rimanendo sempre molto pratico.

«Non avere paura, mancano ancora alcuni giorni, abbiamo tempo!» lo rassicura Fred.

Tutta la band al completo ha deciso di fare un regalo a Dave, qualcosa che lo faccia talmente incazzare da indurlo a piantarli in asso e dar loro finalmente l'opportunità di trovare un chitarrista che abbia voglia di suonare e non li tratti come pezzenti.

«Ma cosa potremmo fare?»

«Ascoltate, anziché girovagare a caso, potremmo anche sederci in un bar e pensarci con calma, mentre io mi bevo una birretta, eh?» se ne esce Jens, già stanco di camminare.

«Alcolizzato!» lo rimbecca Fred, per poi mollargli una pacca sulla spalla e aggiungere: «Ci sto!».

Carlo li segue di malavoglia, lui che del resto avrebbe voluto continuare a visitare la città e godersi la magnifica atmosfera che si respira.

«Sentite, e se organizzassimo qualcosa di malefico? Malefico davvero!»

«Tipo? Fred, non ti seguo» replica perplesso Jens.

I tre nel frattempo si sono accomodati all'interno di un locale affollato e attendono che un cameriere prenda le ordinazioni.

«Tipo... spediamolo a fare qualcosa che odia e che non vorrebbe mai fare!»

«Tipo? Lui non vuole mai fare niente, la scelta è abbastanza ampia...» riflette Carlo.

«Tipo... tipo... ah! Ci sono! Lasciatemi fare una telefonata, poi vi spiego! Se arriva il cameriere, per me ordinate una Guinness!» salta su Fred, precipitandosi fuori dal locale.

I due si scambiano un'occhiata interrogativa.

«Carlo?»

«Sì?»

«Secondo te riusciremo a sbarazzarci di Mustaine?»

Carlo fa spallucce. «Mi fido di Fred. Lui ha sempre delle splendide idee, secondo me è il genio della band!»

«Forse hai ragione. Be', se suonassimo per Natale senza Dave, sarebbe un sogno!» esclama Jens, facendo cenno a una cameriera.

«Giusto. Credo proprio che amerò suonare in questo posto.»

Jens ordina, e poco dopo Fred torna da loro con un sorriso sornione a illuminargli il volto.

«Che hai combinato?» indaga Jens.

«Amici miei, vi annuncio che il regalo per Dave sarà fantastico! Indovinate dove andrà il 25 dicembre?»

«Spero non a suonare con noi...» borbotta Carlo.

«Neanche per idea! Andrà al concerto degli One Direction!»

«Eh?!» sbotta Carlo, sollevando di scatto la testa.

«Ma che... come pensi di convincerlo? Che regalo di merda Fred, forse avremmo fatto meglio a regalargli un panettone con dell'esplosivo all'interno...» osserva Jens, scettico all'inverosimile.

«Mmh... hai ragione, be'...»

«Ah! Ho un'idea! Dave ci andrà, eccome se ci andrà!» dice Carlo con entusiasmo, per poi cominciare a ridacchiare come una iena.

Cosa gli passi per la mente, nessuno lo sa ancora, ma lui è certo di aver trovato una soluzione per rendere il regalo di Dave veramente speciale e indimenticabile.


Dave è uscito da solo, se ne sta per i cazzi suoi ed è contento di essere in Francia solo per due essenziali motivi:

  1. Vitto e alloggio gratis per quasi due settimane;

  2. Un concerto di Natale per cui verrà pagato profumatamente.

Il che è abbastanza venale, certo, ma del resto Dave è Dave, non va certo in giro a suonare divinamente per la gloria.

Sta per entrare in un pub a bere qualcosa, sperando che qualcuno lo riconosca e lo idolatri come merita, quando il cellulare lo avverte che ha ricevuto un nuovo messaggio sul gruppo WhatsApp della band.

Lo apre distrattamente, sbuffando: cosa cazzo vogliono adesso questi sacchi di merda incompetenti?

Ciò che legge lo lascia a bocca aperta, e si pianta in mezzo all'ingresso del locale con il cellulare in mano come un automa.


Ragazzi, abbiamo trovato il regalo perfetto per Mustaine, sarà divertente scoprire la sua reazione! Ci sarà da ridere, poi vi raccontiamo tutto :D


È stato Fred Durst a scriverlo, ma Dave capisce (?) che c'è qualcosa che non va: perché ha scritto nel gruppo della band, se voleva parlare di una sorpresa per lui? C'è qualcosa che non quadra.

Poco dopo, un altro messaggio, inviato da Daron:


Coglione, l'hai mandato nel gruppo della band...


Qualcuno spintona violentemente Dave, imprecando in francese, ed entra nel locale, non prima di aver sollevato il dito medio nella sua direzione.

Il chitarrista, però, è talmente assorto che – in maniera del tutto inaspettata – non reagisce.

Cosa stanno tramando ancora quegli stronzi alle sue spalle? Deve scoprirlo al più presto, non permetterà ancora una volta che qualcuno gli metta i piedi in testa!

Chiude WhatsApp, ripone il cellulare in tasca e finalmente fa il suo ingresso nel pub; nessuno se lo fila di striscio, così decide che dovrà bere parecchio per compensare a quella ennesima giornata di merda.



Eheheheheh, ciao a tutti!

Bene, siccome il Natale si avvicina, ho deciso di dedicare uno o due capitoli di questa storia alla festa più importante dell'anno, cosa ne pensate? Ovviamente, non poteva essere tutto rose e fiori con tanto di decorazioni colorate e lucette sfolgoranti, altrimenti non si tratterebbe dei Mortadella! XD

Per la prima parte del capitolo ho pensato di dar spazio a due personaggi che amo un sacco, ovvero Daron e Aurélien. Ora, non so se quest'ultimo sia gay o etero, ma mi è piaciuto immaginare che abbia una relazione con l'altro cantante della sua band originaria, ovvero i Dub Inc! ♥ (e infatti questa prima parte la dedico a Soul_Shine, lei sa perché :P)

Gli Scars On Broadway sono davvero un progetto di Daron, successivo all'ultimo album dei System Of A Down, vi consiglio di ascoltarli!

Bene, che altro dire? Fatemi sapere che ne pensate, e nel prossimo capitolo scoprirete come i ragazzi intendono spedire Dave al concerto degli 1D :'D

Alla prossima ♥

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Capitolo 12
*** Merry Xmas to all... but not to Dave! ***


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Merry Xmas to all... but not to Dave!




Il Natale è una festa veramente importante, ecco perché i nostri eroi sono stati invitati a suonare a un concerto che si tiene a Saint-Étienne il 25 dicembre.

Nessuno dei componenti è particolarmente credente o tradizionalista, qualcuno tende al buddismo e qualcun altro al rastafarianesimo, ma a nessuno essenzialmente frega una mazza delle varie tradizioni religiose. Sanno solo che devono suonare, il che è positivo.

Fred e Aurélien si limiteranno a dare gli auguri di Natale al pubblico tra un pezzo e l'altro, poi eseguiranno una versione dub metal di Last Christmas, per poi proseguire per la loro strada.

Intanto tutti tranne Dave stanno hanno organizzato alla perfezione il piano per spedire il chitarrista al concerto degli One Direction, non vedono l'ora di metterlo in pratica.


Ormai la vigilia è arrivata e tutti ceneranno insieme a casa di Aurélien e del suo compagno Hakim. Sono tutti felici come pasque, e anche Dave stranamente non è di cattivo umore come al solito: sarà che sta già pregustando il momento in cui potrà ubriacarsi senza ritorno? Chissà...

Per cena hanno cucinato – più o meno – tutti insieme e il risultato è un banchetto nuziale mal assortito e dall'aspetto pressoché orribile, ma che emana un profumino irresistibile.

«Siamo tutti quei riuniti per celebrare il matrimonio tra Aurélien e Hakim...» strilla Daron, versandosi del vino in un bicchiere.

«Sei già ubriaco, Malakian?» indaga Damian, sorseggiando la sua spremuta d'arancia.

«Nah. Reggo bene l'alcol, ho tanta esperienza alle spalle!» cinguetta il chitarrista, tracannando dal suo bicchiere.

«Siamo veramente contenti che tutti voi siate qui. Trascorrere il Natale con gli amici è qualcosa di speciale» dice Hakim, appoggiando un braccio sulla spalla di Aurélien.

«Come siete carini!» trilla ancora Daron, poi si alza e corre ad abbracciare i due ragazzi, come un invasato sotto stupefacenti.

«La smettete? Mi date il voltastomaco!» borbotta Dave.

«Mustaine, ma non riesci a stare zitto e tranquillo neanche in un giorno come questo?» lo punzecchia Fred seccato.

La cena prosegue tranquillamente – almeno per gli standard della combriccola – e ogni tanto gli organizzatori del regalo per Dave si scambiano delle occhiate complici, tanto il chitarrista non se ne accorge perché sta pian piano cadendo sotto gli effetti dell'alcol.

A un certo punto qualcuno suona il campanello e tutti interrompono le conversazioni animate che stanno intrattenendo. Hakim aggrotta le sopracciglia e si alza, seguito da un Aurélien perplesso.

«Non aspettavamo nessun altro» commenta il cantante dei DOMR.

«Chi sarà mai?» gli fa eco il suo compagno.

Raggiungono l'ingresso e aprono la porta. Un brutto ceffo, con tanto di passamontagna, giubbotto in pelle con le borchie e una pistola alla cintura li spintona all'interno, gridando cose che solo lui capisce.

«Oddio, cosa vuole? Oddio, aiuto, chiamate la polizia!» grida Hakim, sbattendo contro la parete.

«Io non lo farei, stronzetto» grida l'intruso, oltrepassando anche Aurélien e fiondandosi in sala da pranzo.

«No! Ragazzi, attenti! Un ladro!» grida Carlo dall'altra stanza.

Hakim e Aurélien si ricompongono e si scambiano un'occhiata complice.

«Rimaniamo qui» sussurra Aurélien.

Hakim annuisce e gli posa una mano sul braccio.


«Mustaine! Tu vieni con me! Altrimenti ti ammazzo!» strilla il nuovo arrivato, sfoderando la pistola e puntandola contro il chitarrista, il quale sembra tornare lucido tutto d'un fiato.

«Cosa? Ma vaffanculo, io non mi muovo di qui!» afferma Dave, incrociando le braccia al petto e rimanendo fintamente impassibile. In realtà, è evidente che si sta trattenendo per non tremare di paura, stringe convulsamente i pugni e il suo sguardo è colmo di terrore.

«Vuoi morire?» sbraita il rapitore.

«No! Non sparare!» interviene Jens, ostentando un tono calmo. «Dave ti seguirà, ma tu prometti di non fargli del male?» propone.

«Col cazzo! Ma siete rincoglioniti? Che aspettate a chiamare la polizia?!» si rivolta Dave, lanciando occhiate omicide ai suoi compagni di band.

«Loro non chiameranno nessuno. Altrimenti faccio una strage! Tu!» sputa il rapitore, spostando l'arma da fuoco su Kelsey. «Prendi dei tovaglioli e legalo!»

«Ma...»

«Vuoi morire?!»

«No, n-non v-voglio...»

«Allora muovi il culo!»

Kelsey si alza velocemente dalla sua sedia e raccatta qualche tovagliolo. Raggiunge Dave – che ormai trema senza ritegno – e gli lega i polsi.

«Imbavaglialo, non voglio che strilli!» ordina ancora il criminale.

Kelsey esegue senza mai sollevare il capo né pronunciare una sola parola.

Il malintenzionato si accosta a Dave e Kelsey fa un balzo all'indietro. Il chitarrista viene afferrato per i polsi e strattonato verso l'uscita.

Dave mugugna cose incomprensibili, attutite dal bavaglio, e nota che Hakim e Aurélien sono abbracciati nell'ingresso, immobili e spaventati. Mai come in questo momento vorrebbe stare con i suoi compagni di band.

«Se chiamate la polizia lo uccido» ammonisce per l'ennesima volta il rapitore, poi esce di casa trascinandosi dietro il malcapitato chitarrista.

Dave vorrebbe piangere, vorrebbe davvero farlo. Ora la sua dignità non conta tanto.

Del resto, questo rapimento fa saltare tutto: non riceverà neanche un soldo per il concerto di Natale, dannazione!


«Ragazzi? Dove siete? Ha rapito anche voi?»

Hakim e Aurélien si guardano, poi scoppiano a ridere e corrono dai loro amici in sala da pranzo.

Daron si sta già rotolando a terra in preda a grosse risate, si preme le mani sulla pancia e non riesce a trattenere le lacrime.

«Ma avete visto la faccia di Mustaine?! Oh, gli sta bene a quel pezzente!» esclama Fred, soddisfatto.

«Dopo il concerto degli One Direction, se non lascia la band, non saprei proprio cosa altro inventarmi» commenta Jens.

«Già, hai ragione. Ma sono sicuro che alla fine ci mollerà. Non sopporterà questo scherzetto» ghigna Carlo.

«Bene, amici miei, io ho fame! Finiamo di cenare o no? E poi: scambio dei regali!» starnazza Daron dopo essersi ripreso.

Così tutti si rimettono a tavola e continuano a festeggiare la vigilia di Natale come se niente fosse.


Il concerto di Natale va benissimo. A Saint-Étienne tutti conoscono Aurélien, perciò il pubblico è veramente numeroso e allegro.

I ragazzi si divertono da matti a suonare, propongono alcune cover di vari generi, canzoni dei loro rispettivi gruppi rivisitate e rese in pieno stile DOMR e un paio di inediti giusto per far venire un po' di curiosità a chi li ascolta.

Hakim, in prima fila, riprende il tutto, scatta un sacco di foto e non si perde neanche una mossa di Aurélien.

Il Natale per i nostri eroi diventa speciale, semplicemente perché sono tutti insieme, fanno ciò che più amano fare e non potrebbero desiderare di meglio.

Daron pascola sul palco come un esaltato, si rotola abbracciando la sua chitarra, sostituisce Dave in maniera magistrale e tutti, nessuno escluso, sono d'accordo nel pensare che non ci sarebbe assolutamente bisogno di quel troglodita nel gruppo.

A fine concerto li attende un banchetto strepitoso, si abbuffano e bevono come maiali, ridono e decidono che dovranno rifarlo assolutamente.

«Suonare in questo posto non ha prezzo. Bellissimo! Grazie Aurélien!» strepita Carlo, in brodo di giuggiole, abbracciando il suo djambé come fosse un figlio.

«Sono felice!» esclama il francese.

«Jens, cosa c'è? Sei serio» dice Joey, avvicinandosi al tastierista con in mano una fetta di torta salata.

«Lui è sempre serio» fa notare Kelsey.

«Anche tu, se è per questo! Che ti prende Jens?» insiste il batterista.

«Niente.»

«Balle. Hai una faccia da funerale.»

«E allora?»

Joey fa spallucce. «Allora ti è successo qualcosa. Sei preoccupato per Mustaine?» sghignazza.

«Neanche per idea. Non ho niente.»

«Chi ci crede? Dai, dimmelo!»

«Fossi in lui ti ucciderei, Jordison» interviene Tim C, ficcandosi mezza busta di patatine in bocca.

«Macché. Voglio solo sapere che gli passa per la testa!» obietta il batterista, saltellando sul posto per cercare di compensare la sua bassa statura.

«Io ho un'idea migliore per te. Là fuori ci sono alcune ragazze che vorrebbero conoscerci. Chi se ne occupa?» dice Aurélien, senza allontanarsi troppo da Hakim.

«Contate su di me!» strepita Joey. «Malakian?»

«Ma sì dai! Tim C, vieni con noi?»

«E figa sia!» grida il bassista, uscendo dal camerino imbandito, seguito dagli altri due.

Jens intanto è rimasto fermo e zitto, e Kelsey non può fare a meno di notare che, effettivamente, sembra proprio giù di morale.

«Se hai bisogno di parlare, io ci sono» gli dice allora, mollandogli una pacca sulla spalla.

«Ci penserò. Grazie Kel.»

Alla fine, i tre che hanno deciso di occuparsi delle fan spariscono per più di un'ora e la tranquillità sembra regnare nella stanza.

«Io ho sempre odiato il Natale» ammette a un certo punto Damian, quando tutti sono nuovamente riuniti in camerino e anche i tre dispersi sono tornati, affamati e con espressioni soddisfatte e i capelli arruffati.

«Dai, davvero? E perché?» chiede qualcuno.

«Non lo so. Però, ragazzi, sappiate che quest'anno mi è piaciuto, davvero. Siete davvero un'ottima band, degli amici, dei fratelli... grazie a tutti» conclude il giamaicano, commovendo più o meno tutti.

«Godiamoci la pacchia finché dura» commenta Tim C, sgranocchiando dei salatini. «Domani Dave sarà di ritorno.»



Cari lettori, questo capitolo ha anche qualcosa di sentimentale, qualcosa che forse poco si addice ai nostri Mortadella! Però, vedete, mi piaceva molto l'idea di un Natale perfetto tra loro, un Natale tra amici, quegli amici che poi sono come una famiglia. Tengo molto al concetto di famiglia non biologica, quella che ognuno di noi trova lungo la sua strada, e che spesso e volentieri non coincide con i parenti e consanguinei ^^

Spero che vi abbia fatto sorridere almeno la prima parte, ovvero quella del rapimento di Dave: io mi sono divertita a scriverla, anche perché lui se lo meritava proprio XD

Bene, vi auguro qui buone feste, perché non aggiornerò prima di Natale, non so quando accadrà! Grazie ancora per il supporto, ci vediamo – probabilmente – nel 2017 con i Death of Mortadella Roots ♥

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Capitolo 13
*** La resa dei conti... ***


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La resa dei conti...




I nostri intramontabili eroi sono stati convocati da Dave per un colloquio davvero importante. Il chitarrista, infatti, ha spedito loro un messaggio vocale sul gruppo WhatsApp della band in cui diceva più o meno testuali parole:


SIETE TUTTI DEI PEZZI DI MERDA, ME LA PAGHERETE CARA, NESSUNO DI VOI USCIRÀ VIVO DA QUESTA CAZZATA, VE LO ASSICURA DAVID SCOTT MUSTAINE! QUESTO È TROPPO! PRENDO IL PRIMO AEREO PER LA FRANCIA, NON MUOVETEVI DA QUELLA CAZZO DI CASA, CHIARO????


Il tutto ovviamente è stato strillato con voce piena di rabbia, tanto che Carlo e Aurélien hanno cominciato a tremare come foglie e si sono nascosti dietro il divano e stretti in un abbraccio colmo di disperazione. Ieri era Natale, sono stati così felici e contenti tutti insieme, senza Dave, ma ovviamente si deve sempre tornare alla realtà.

«Che sarà mai? Con Mustaine non si può mai scherzare...» borbotta Daron, poi fa partire la registrazione di un messaggio vocale per Dave e strilla: «Ti aspettiamo con ansia, ma non metterci troppo perché noi abbiamo anche altro da fare!». Lo invia e poi lancia un'occhiata ai suoi compagni di band terrorizzati.

«Ragazzi, uscite da là dietro, avanti! Sul serio avete paura di Mustaine?» li rimprovera Jens con un sospiro pacato. A lui non gliene frega niente, affronterà quel pallone gonfiato e si prenderà eventuali conseguenze. Chi si crede di essere per trattarli come pezzenti? Si è meritato di trascorrere il Natale con gli One Direction!

«Avete sentito quanto era arrabbiato?» farfuglia Carlo.

«Figurati...» taglia corto Fred, poi si accende una canna. «Fumiamoci su, ragazzi, ci sarà da ridere stasera.»

Tutti si scambiano occhiate, colti da preoccupazione e ilarità insieme.

«Ne vedremo delle belle» dice Joey allegramente.


Dave è davvero incazzato. Ma davvero, sul serio, e molto anche. Come hanno osato quegli esseri infimi e squallidi giocargli un tiro così basso? Non ci può credere.

Hanno fatto sì che qualcuno lo rapisse e lo trascinasse al concerto di quei... quei... oddio, Dave non sa come definire quelle cose che ha visto e sentito dal vivo il giorno di Natale. La cosa peggiore della sua vita, ne è certo.

Il rapitore l'ha legato a una poltroncina e l'ha costretto a seguire tutto il live, tenendo sempre una pistola puntata alla sua tempia e obbligandolo così ad applaudire e mostrarsi entusiasta. È stato un incubo che sembrava non avere mai fine.

Poi Dave ha scoperto chi è stato a rapirlo e si è incazzato ancora di più.

Il tizio, infatti, una volta finito il concerto disastroso, lo aveva condotto fuori dallo stadio e lo aveva liberato, restituendogli i documenti. Poi si era tolto il passamontagna e Dave era rimasto a bocca aperta.

«Tu?!» aveva ruggito, per poi avventarsi contro un divertito e sorridente Lars Ulrich. Gli avrebbe volentieri spaccato la faccia, poi con quel sorriso da pescecane che si ritrovava... Dave era una furia, non riusciva a credere che tutto questo fosse successo proprio a lui!

«Calmati Dave, eh? Tutto bene? Hai visto che bel regalo ti hanno fatto i tuoi amici? Sorridi, su, che ci facciamo un selfie e lo metto su facebook!» aveva commentato Lars, scansando Mustaine che cercava di colpirlo, ma era ancora intorpidito per essere rimasto legato per ore e ore.

Infine il batterista dei Metallica se n'era andato fischiettando e lo aveva lasciato lì, impalato e basito come un deficiente.

Ora Dave ci ripensa, mentre un taxi lo sta accompagnando a casa di Aurélien, e non può accettare tutto questo schifo. Non può farla passare liscia a quel branco di dementi, si vendicherà di loro e gli rovinerà la vita!

Non sanno con chi hanno a che fare, brutti pezzi di merda, sputeranno sangue ai suoi piedi!


Quando suona il campanello, Aurélien e Carlo balzano in piedi e sembrano intenzionati a scappare e nascondersi, ma Hakim cerca di tranquillizzarli.

«Andrà tutto bene! Dai, Aurélien, stai calmo, tesoro... okay, avete combinato un bel casino, ma non c'è niente che non si possa sistemare, okay? Carlo, dai, respira, su... ehi, qualcuno vada ad aprire, altrimenti quel cretino ci scassa il campanello!».

A questo punto Daron e Fred si fanno avanti e corrono a spalancare la porta, per niente intimoriti dall'arrivo della furia incombente di Dave Mustaine. Quando il chitarrista irrompe in casa, sta sbraitando cose senza senso, il tutto infarcito di improperi e bestemmie irripetibili. Sta tremando e del fumo gli fuoriesce delle orecchie, è tutto spettinato e abbaia a casaccio senza neanche pensare a ciò che sta dicendo.

«Dave, forse è il caso che ti calmi, eh? Vuoi una camomilla?» gli chiede con calma Damian, lui che è sempre pacifico e tranquillo e vuole a tutti i costi evitare lo scontro.

«Col cazzo, Marley, te la squaglio in faccia la tua fottuta camomilla, chiaro?» sbraita ancora Mustaine.

«Okay, ma sta' calmo, amico...»

«Amico?! Voi mi avete rovinato la vita! Come avete osato, esseri ignobili e indegni di vivere a questo mondo? Dovete baciare il terreno su cui cammino, avete capito?» continua a minacciarli Dave.

Aurélien e Carlo intanto si sono nascosti in cucina, Hakim non è riuscito a evitarlo e ora sta cercando di convincerli, inutilmente, ad affrontare la situazione a testa alta.

«Sì, sì...» commenta Daron, palesemente annoiato e con la testa reclinata di lato. «Hai finito il sermone, pezzo di merda?»

«Taci, razza di... di... moccioso pestifero, non sai neanche suonare la chitarra come me, ma cosa vuoi fare? Eh?» strilla incazzatissimo Dave, stringendo i pugni e facendo di tutto per non saltare addosso a Daron.

«Senti un po', Mustaine di 'sti gran cazzi, ascoltami bene, eh? Attiva quei due neuroni che ti sono rimasti dopo l'ennesima sbronza, d'accordo?» gli dice Daron in tutta calma. «O la smetti di urlare e insultare chiunque, o ti strappo le palle e te le faccio mangiare domani a colazione. Messaggio ricevuto?»

Ma Dave scoppia a ridere e allora si scaglia contro l'altro chitarrista, afferrandolo per i capelli come una femminuccia isterica.

Fred e Jens si avvicinano e li separano.

«La smettete? Non è il caso, forse, di spiegare a Dave perché lo abbiamo fatto?» interviene Kelsey, mantenendo una calma incredibile e incrociando le braccia al petto.

Joey è rimasto immobile con gli occhi sgranati, mentre Damian sta sgranando qualche rosario per pregare le sue divinità preferite affinché lo aiutino a risolvere tutto nel migliore dei modi.

«Non voglio sentire le vostre cazzate, mi vendicherò, ve lo giuro!» protesta Dave, dimenandosi tra le braccia di Jens, che tuttavia non accenna a lasciarlo andare.

«Ma piantala. Ascolta invece. Siediti» dice Kelsey, indicandogli il divano.

Jens lo trascina fin lì e ce lo butta sopra senza alcun riguardo. Mustaine cade come un sacco di patate e non riesce più ad alzarsi.

«Fermo dove sei, chiaro?» lo minaccia Fred.

«Non capisco quale spiegazione potrebbe convincermi a non ammazzarvi tutti» borbotta il malcapitato con stizza. «Mi avete fatto rapire da Lars Ulrich in persona, quel... merda, quell'imbecille! Questo è un affronto troppo grande nei miei confronti...»

«Finiscila di blaterare, cazzo, mi fai venire la nausea!» interviene per la prima volta Tim C, portandosi una mano alla tempia.

«Dave, noi lo abbiamo fatto per farti capire che sei stato veramente uno stronzo nei confronti di Carlo. E in generale, ti comporti da stronzo con tutti noi, ci comandi a bacchetta e pretendi che siamo i tuoi servi della gleba. Non è così che funziona, cerca di capire...» dice Kelsey.

«Sì, appunto. Quando si fa parte di una band, si è un gruppo unito, un'unica mente, un unico cuore, una sola anima... non può decidere soltanto una persona a nome di tutti» interviene Damian, regalando al chitarrista un sorriso che dovrebbe infondere serenità.

«Io sono stato il fondatore di questa merda, io comando» ribadisce per l'ennesima volta Dave.

«No, allora noi non ci stiamo più.»

Tutti si voltano. È stato Carlo a parlare, tremante sulla soglia della cucina, ma con la voce stranamente sicura.

«Carlo ha ragione, che cavolo!» conviene Tim C. «Se vuoi comandare, rimani da solo. Noi proseguiremo per la nostra strada, tanto tra noi ci troviamo benissimo e i DOMR possono esistere anche senza di te. Sai che pacchia il concerto di Natale con una palla al piede in meno...»

Per la prima volta sul volto di Dave si nota un piccolo cedimento, gli occhi gli si sgranano e la mascella cede leggermente. Spalanca piano la bocca e fissa i ragazzi uno a uno.

«Mi state cacciando?»

«No, sei tu che stai cacciando noi. Se trovi qualcuno disposto a stare appresso alle tue stronzate, fai pure. Ti auguriamo buona fortuna, davvero» replica Daron, poi sospira ed entra in cucina per controllare se Aurélien sta bene.

«Ma ragazzi...» Dave vacilla e si guarda le mani, che nel frattempo si sono distese e abbandonate sulle sue cosce. «No, aspettate... okay, state scherzando, vero? Dove pensate di andare senza di me?»

«Dove pensi di andare tu senza di noi, Mustaine? Sei ridicolo» lo schernisce Fred, scuotendo il capo.

«Io... ragazzi, veramente vi siete incazzati con me? Ma su... dai, non scherzate! Possiamo riprovarci? Fingerò che non mi abbiate spedito a quel concerto orribile, eh? Ci state?»

«Tu hai provato a farmi del male, come pensi che io mi sia sentito, Dave Mustaine?» Carlo entra nella stanza e si piazza esattamente di fronte a lui, con rinnovata sicurezza. «Okay, forse io in confronto a te non sono nessuno, mi ha reclutato Joey a Napoli, non rappresento un cazzo, su questo ti posso anche dare ragione. Ma chi ti dà il diritto di comportarti da pezzente e fare ciò che mi hai fatto in quell'albergo? Non sono venuto qui per farmi terrorizzare da te né da nessun altro, hai capito? Io sono qui per suonare, proprio come mi ha chiesto Joey.»

Dave annuisce, improvvisamente ammutolito da quelle parole.

«Sentite, diamogli un'altra opportunità, che ne pensate? Ma alla prossima che fa, è fuori» conclude Damian, lanciando occhiate a tutti i presenti.

«Cercherò di non fare più certe cose, ma io sono fatto così, devo avere sempre tutto sotto controllo... è più forte di me» dice Dave con un filo di voce.

«Daron, Aurélien! Avete sentito?» grida Joey, trotterellando verso la porta della cucina.

«Cosa?» strilla Daron di rimando.

«Stiamo pensando di dargli un'altra opportunità, ma la prossima cazzata che fa, sarà fuori dai coglioni. Ci state?» domanda ancora il batterista.

«Sì, va bene» rispondono i due in coro.

«Bene, Mustaine» conclude Fred. «Spero che tu non ti giochi l'ultima carta, ricordati che senza di noi dovrai ricominciare da capo e ormai tutti sanno che pezzo di merda sai, nessuno accetterà più di collaborare con te.»

Dave non risponde, rimane a fissare il vuoto di fronte a sé.

«Ragazzi, siamo d'accordo allora! Ehi, ma sapete una cosa? Lars dovrebbe proprio recitare in un film d'azione!» strepita Daron.

Tutti scoppiano a ridere e si riversano in cucina per bere, mangiare e fumare tutti insieme, come una vera famiglia. Pure Dave per una sera smette di fare lo stronzo e si mostra perfino simpatico.

Ma nessuno sa cosa in realtà gli passa per la testa...



Cari lettori, rieccomi dopo mille anni a partorire un nuovo capitolo di questa folle storia, che poi non si può neanche definire tale XD

Voi cosa pensate che passi per la testa di Dave? Io ho una mezza idea, ma aspetto le vostre opinioni :D

Ci credete alla sua arrendevolezza?

Ahahahahah, mi diverto troppo a scrivere questa cosa, non posso farci niente... anche se ci impiego sempre un po', questo non significa che io non ADORI questi ragazzi, anzi, tutto il contrario!

Bene, cosa accadrà ora?

Alla prossima avventura :D

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Capitolo 14
*** Work in progress! ***


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Work in progress!




I nostri eroi si trovano in Giamaica, siamo a gennaio inoltrato e fa un caldo boia.

Pare che le acque si siano calmate, Dave è anche fin troppo tranquillo per i suoi standard, ma gira voce che qualcuno stia mandando delle lettere anonime a Lars Ulrich in merito alla sua complicità nel rapimento del chitarrista dei Megadeth.

Nessuno immagina chi potrebbe essere, non ci sono prove a carico di Mustaine, ma lo stesso Ulrich non sembra per niente preoccupato e se la ride, pubblicando sui social le foto delle suddette missive pseudo-intimidatorie.

Qualche frase esplicativa:


Ulrich, ti spezzo in due, sappilo. Hai i minuti contati.


Ti ammazzo nel sonno e poi ammazzo il tuo cane.


Sei una nullità in confronto al sommo Mustaine, accettalo.


E pensare che Lars Ulrich non ha neanche un cane, povero cristo.


«Dave, sei sicuro di non essere ancora arrabbiato?» chiede timidamente Aurélien, dopo aver letto l'ennesimo post pubblicato da Lars Ulrich sulla sua pagina facebook ufficiale.

«Io? No, assolutamente. È acqua passata» diche Mustaine in tono apparentemente tranquillo, mentre si scola l'ennesima birra a scrocca.

Damian sta armeggiando con un enorme mixer, mentre il resto della band staziona all'esterno dello studio; i ragazzi stanno facendo un baccano indescrivibile mentre fumano in allegria, infischiandosene bellamente del fatto che Aurélien si sia affacciato già quattro volte a chiamarli per cominciare a registrare qualcosa di decente.

Hanno deciso di cominciare con una raccolta di cover, giusto per far capire al mondo qual è il loro stile. All'interno di essa ci saranno anche due inediti, ma ovviamente nessuno dei due è stato ancora composto.

Questo perché Dave insiste per essere l'unico creatore onnipotente dei DOMR, ed è logico che questo non possa esistere, in quanto ci sono personalità che lo contrastano senza scrupoli, come quella di Daron e di Fred.

A un certo punto Dave si alza e corre fuori dallo studio, riuscendo poco dopo a trascinare tutti dentro. Per una volta ha fatto la cosa giusta, si ritrova a pensare il povero Aurélien.

«Cazzo, qui dentro si muore di caldo» si lamenta subito Daron, togliendosi la maglietta e lanciandola via senza riguardo.

L'oggetto va a depositarsi sulla faccia di Damian, il quale perde la concentrazione e un fischio acuto e fastidioso si espande dalle casse regolate al massimo.

«Malakian, ti stacco la testa a morsi se lo rifai!» ruggisce Tim C, tappandosi le orecchie.

Carlo si precipita a spegnere il mixer e nella stanza piomba nuovamente il silenzio.

Damian scosta gentilmente la maglia di Daron e gli indirizza un sorriso. «Riprovaci e sei morto» dice in tono pacato.

Tutti rimangono sorpresi dal modo di rispondere del giamaicano, ma Daron è capace di far imbestialire anche un oggetto inanimato.

«Addirittura? Io sto schiattando dal caldo, colpa tua che non hai un ventilatore in questo buco» proferisce il chitarrista per giustificarsi.

«Ragazzi, dai, mettiamoci al lavoro, per favore!» sospira Kelsey, recuperando il suo sassofono.

«Appunto. Che cosa dobbiamo registrare, Junior Gong?» si entusiasma subito Joey, saltando dietro la batteria e prendendo a pestare convulsamente sul doppio pedale.

«Vai Jordison!» strilla Daron battendo le mani.

«Piantatela di fare casino, cazzo!» sbotta all'improvviso Jens, cercando di capire quale suono sia meglio impostare sulla sua tastiera. «Damian, secondo te ci vuole l'effetto pianoforte classico o qualcosa alla Deep Purple anni Settanta?»

«No, l'organetto no, potrei vomitare!» se ne esce Fred, aggirandosi per la sala in cerca di un'asta per il suo microfono.

«Io cosa devo fare? Prendo lo djambé o magari la prossima volta faccio qualcosa con le congas?» si intromette Carlo, ancora in piedi accanto a Damian.

«Lasciatemi ragionare un attimo!» esclama il giamaicano esasperato.

Intanto si è levato, dal nulla, un coro da stadio che recita:


Perché è un bravo ragazzo,

perché è un bravo ragazzo,

perché è un bravo ragazzo,

ci offre anche da fumar!


Questo perché Daron sta sventolando un sacchetto pieno d'erba.

«Ora no, dobbiamo lavorare!» tuona Kelsey, per poi sequestrare il sacchetto e nasconderlo in una delle sue tasche.

Dopo qualche protesta, il gruppo riesce a mettersi all'opera e dopo un'ora e mezza di duro lavoro, viene fuori una traccia niente male. Si tratta di una cover metal con forti influenze reggae di Call Me dei Blondie.

Fred e Aurélien sono riusciti a fare un capolavoro con le loro voci e i loro stili tanto diversi, Daron non ha fatto che stare in levare con la chitarra, Dave ha proposto un assolo virtuoso, Joey non ha risparmiato un tappeto di doppio pedale utilizzando però un suono del rullante molto funky; in tutto ciò, Tim C ha saputo adattare il basso sia alle parti metal che a quelle new roots, trasformandolo da melodico e allegro ad aggressivo e graffiante. Kelsey ha accompagnato Dave nel suo assolo con il sassofono, mentre Jens ha fatto un capolavoro con le tastiere, cambiando effetti e inserendo una parte fortemente dub verso la fine del brano. Carlo si è inserito infine con un assolo allo djambé durante il dub finale, creando un'atmosfera suggestiva.

Nel riascoltare la traccia registrata in presa diretta, la canzone è irriconoscibile e non sembra più il famoso successo degli anni Ottanta che noi tutti conosciamo.

«Merda, siamo fottutamente geniali!» esclama Daron tutto contento.

«Questo è merito mio» afferma Dave con il suo solito fare superiore e irritante.

«Non cominciare, Mustaine» lo ammonisce Fred, battendogli con forza su una spalla.

I due cominciano a spintonarsi come due ragazzini e in poco tempo la sala piomba di nuovo nel caos più totale.

«Per oggi mi avete rotto i coglioni abbastanza, quindi me ne vado!» annuncia Tim C, infilando in fretta e furia il suo basso nella custodia. «Vado a cercare una pollastra con cui divertirmi stasera, statemi bene» conclude, lasciando poi la stanza senza permettere a nessuno di ribattere.

Jens interviene per interrompere la zuffa tra Fred e Dave, e quest'ultimo all'improvviso esclama: «Mi stavo dimenticando di dirvi una cosa!».

Tutti paiono molto interessati e gli rivolgono occhiate colme di curiosità.

«Ma ora manca Tim C, non potevi dircelo prima?» osserva Damian.

«Chi se ne frega, mentre lo dico a voi, registro una nota vocale e gliela spedisco su WhatsApp» taglia corto il chitarrista.

«Ah okay» conclude il giamaicano, facendo spallucce.

Dave afferra il cellulare e fa partire la registrazione: «Tim C, coglione, potevi aspettare un attimo prima di andartene, no? Ho una cosa da dire a tutti voi. Allora, in pratica volevo farvi sapere che mi è stato proposto un concerto per tutti noi».

«Dove? Quando?» lo interrompe Daron, trotterellandogli intorno.

«Calmati e lasciami parlare, Malakian, altrimenti ti caccio dal gruppo» se ne esce Dave a sproposito.

«Okay, prosegui.»

«Mi hanno chiesto se vogliamo suonare in Nuova Zelanda, tra due settimane. C'è un problema però: non ci pagano il viaggio» spiega ancora Mustaine.

«Chi se ne frega? Abbiamo tutti i soldi per pagarcelo» gli fa notare subito Joey, ancora seduto dietro la sua batteria.

«Questo è vero» concorda Kelsey.

«Ehm... io non so, non ho mai viaggiato così lontano, non so quanto potrebbe costare e...» biascica Carlo, leggermente a disagio. Il napoletano non è avvezzo alla vita delle grandi star, non sa come comportarsi in certe occasioni.

«Non c'è problema, fratello! Tranquillo, ti paghiamo tutto noi» lo rassicura Aurélien in tono dolce.

«Ma quando ci pagano vi rendo tutto, promesso...»

«Cazzo, state zitti, altrimenti quanto deve durare questa nota vocale? Comunque, vi spiego meglio i dettagli quando siamo tutti insieme, ma ditemi se accettate» prosegue Dave.

Tutti assentiscono, contenti di avere un'opportunità del genere per la loro band emergente. Anche se quasi tutti i componenti sono già famosi, ciò non toglie che hanno bisogno di visibilità e di farsi ancora conoscere bene, come se fossero artisti emergenti.

«Okay. Allora confermo. Tim C, rispondimi il prima possibile, prima di metterti a scopare con chicchessia. Chiaro?»

Detto questo, Mustaine invia il messaggio vocale e sospira.

Dopo un attimo di silenzio, Daron si avvicina a Kelsey ed esclama: «Rendimi il mio sacchetto di erba, ora abbiamo finito di lavorare».

Il sassofonista annuisce, poi tutti insieme escono dallo studio e cominciano a costruirsi varie canne e sigarette di tabacco, per poi fumare allegramente e scherzare tra loro.

Sono davvero di buonumore per questa storia della Nuova Zelanda, non ci possono ancora credere!

«Domani tornate qui a registrare?» chiede Damian, quando ormai se ne stanno tutti per andare.

«Certo, così parliamo anche del concerto e ci sarà anche Tim C!» risponde Dave.

Sembra davvero intenzionato a far andare bene le cose tra lui e il resto della band...


...ma non è sempre tutto oro ciò che luccica...



Ehm... lo so, lo so... sono imperdonabile! ç_ç

Sono sparita per mesi, che vergogna...

Non ho scuse, perciò non mi scuso e non mi giustifico, spero solo che voi vogliate ancora seguire questa mia long molto nonsense :3

Sapete, non mi dimentico mai di questa banda di pazzi, spero che anche per voi sia lo stesso!

Sembra che tutto proceda per il meglio, ma c'è quell'ultima frase che ho scritto... uhm...

Avete qualche idea in merito?

Intanto, vi lascio qui il link a Call Me dei Blondie, giusto per farvi un'idea di ciò che i DOMR hanno combinato con la loro cover:

https://www.youtube.com/watch?v=StKVS0eI85I

Be'... spero veramente di trovare ancora qualche recensione in questa storia, in ogni caso vi ringrazio per la pazienza e il supporto!

E cercherò di non far trascorrere un lustro prima del prossimo aggiornamento, ve lo prometto! :3

Alla prossima ♥

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Capitolo 15
*** Si parte? ***


ReggaeFamily

Si parte?




Tutti sono pronti per partire, si sono riuniti in aeroporto e stanno aspettando che Dave li raggiunga. Manca solo lui, ma tanto è sempre in ritardo e non cambia niente.

«Scusate, ragazzi... ma perché siamo arrivati in aeroporto cinque ore prima dell'imbarco?» chiede Aurélien perplesso, grattandosi il mento con fare pensoso.

Si trovano all'aeroporto internazionale di Kingston già da mezzora, ma di Dave non c'è ancora traccia.

«Mustaine dice che ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare prima di partire... sarà una data pazzesca, ci pensate?» strepita Fred, girovagando nervosamente intorno ai suoi amici.

«Certo! Sarà incredibilmente figo!» concorda Daron, gridando come suo solito. La sua voce acuta rimbomba per tutto l'enorme spazio attorno a loro e diverse persone si voltano a lanciargli occhiatacce.

«Ma Mustaine dove cazzo è?» si infervora subito dopo Tim C.

«Chi lo sa? Sarà stato investito da un tram...» ipotizza malignamente Joey, saltellando sul posto per scaldarsi. Ha un po' di freddo, deve avere la febbre.

«Non essere cattivo, Joey, la morte non si augura a nessuno!» lo ammonisce Damian, accostandosi a lui.

I due sono veramente ridicoli uno vicino all'altro, la differenza di centimetri tra loro è quasi insopportabile da guardare.

«L'elefante e la formica» sghignazza ancora Daron, strepitando per la voglia di fumarsi una bella canna. È stanco di stare fermo là ad aspettare il niente.

«Secondo me non si presenta, ci prende per il culo» commenta Jens, le braccia incrociate e lo sguardo serio e pensieroso.

Kelsey riflette: «Non credo. Sembrava entusiasta per questo viaggio, non siamo maliziosi. Sembra essersi pentito di...»

«Pentito? Chi, Mustaine?» sbottò Fred, esplodendo in una fragorosa risata.

Proprio in quel momento, qualcuno si avvicina al gruppetto di ragazzi in attesa...


Un uomo dai capelli lunghi e arruffati è stravaccato su un divano, sta guardando una partita di football e ha stampata in viso un'espressione indecifrabile.

Non sa che fare, sa solo che quella partita non gli interessa granché; cambia canale e sintonizza il televisore su una rete che trasmette in diretta una famosa radio americana, con tanto di videoclip e interviste esclusive.

Ha tutta la giornata davanti, non ha impegni e si sente piuttosto rilassato. Afferra la sua birra dal tavolino posto di fronte al divano e ne sorseggia un po', poi si esibisce in una smorfia schifata.

«Questa merda è già calda» borbotta tra sé, tornando a sistemarsi più comodo sul suo sofà.


«Scusate?»

I componenti dei DOMR si voltano, sorpresi: hanno quasi sperato che si trattasse di Dave, ma di fronte si ritrovano una ragazza sui venticinque anni, parecchio sovrappeso e con i rimasugli di una grave acne giovanile ancora ben visibili sul viso paffuto.

Joey smette di saltellare sul posto e trotterella verso di lei, sorridendole con fare da iena. «Ciao bellezza, in cosa posso servirti?» la interroga, porgendole la mano.

Lei è alta almeno trenta centimetri in più di lui e rimane basita nel ritrovarsi di fronte una specie di nano.

«Caspita, sei davvero un tappo!» gli dice infine, chinandosi appena per potergli stringere la mano. «Non penserò più di essere bassa...»

«Ehi, non offendermi!»

«Tu sei Joey Jordison, vero? Okay, sapevo della tua altezza, cioè, bassezza... ma... cristo, un nano! Possiamo fare una foto?!»

«Ragazzina, senti un po'... stai cercando grane?» si infervora allora il batterista, puntandosi le mani sui fianchi.

«No, dai, scherzo.... è che sei proprio carino, assomigli un po' a... Pisolo, ecco! Ce l'hai presente?» infierisce la sconosciuta.

Daron e Tim C si scambiano un'occhiata, poi scoppiano a ridere come due deficienti, contagiando in fretta e furia anche Fred e perfino il povero Aurélien, il quale stava cercando fino a ora di trattenersi e mantenere un minimo di contegno.

«Te ne vai o devo chiamare la sicurezza?» abbaia Joey.

«Non ti arrabbiare, tesoruccio. Sai, in effetti... oddio, mi viene in mente che...» La ragazza si inginocchia di fronte a lui in maniera piuttosto goffa e giunge le mani a mo' di preghiera. «Puoi perdonarmi?»

Lui la guarda, dubbioso, si sente ancora irritato dal suo atteggiamento.

«Puoi? Vorrei tanto essere la tua groupie, posso? Sei così attraente e... non sono mai stata con un ragazzo molto più basso di me!»

Ormai il resto dei DORM è fuori controllo: tutti ridono come pazzi e stanno attirando l'attenzione di mezzo aeroporto.

«Cosa?! Sparisci, ragazzina, posso avere tutte le donne del mondo, non mi accontenterò certo di una megattera come te!» sbraita lui.

Lei si allunga verso di lui e gli molla un leggero buffetto sulla guancia, sorridendogli con condiscendenza. «Sei tanto dolce, sai? Prima o poi accetterai di stare con me, me lo sento!»

Joey le volta le spalle e barcolla nella direzione opposta; rischia quasi di cadere e Tim C lo sorregge appena in tempo.

«Sei già ubriaco?» chiede il bassista.

«Secondo me ha la febbre» commenta la nuova arrivata. «Portatelo in bagno e bagnategli la fronte con un po' d'acqua fresca, gli farà bene. Io ora devo scappare, mio dolce Joey! La prossima volta mi farò più bella solo per te!»

Detto questo, la tizia gira sui tacchi e se ne va senza salutare il resto della band.

«E non ha voluto la foto con tutti noi? Ehi, ragazzi, non è che stiamo perdendo visibilità?» si rabbuia Carlo.

Fred gli posa una mano sulla spalla. «Vedrai, amico, il concerto in Nuova Zelanda ci farà scalare le vette del mondo!» afferma.


L'uomo, dopo un'altra ora trascorsa a poltrire sul divano, si alza e decide di fare una telefonata.

«Pronto?» risponde il suo interlocutore all'altro capo del telefono.

«Sono io. Come procedono le cose?»

«Direi piuttosto bene.»

«Meglio così, tutto deve andare secondo i piani.»

«Certamente, capo!»

«Non voglio problemi.»

«Nessun problema. Non pensare a nulla e rilassati, goditi le tue vacanze, eh?»

«D'accordo. Ciao Nat.»

«Ciao, capo!»


Ultima chiamata: i passeggeri del volo internazionale K522 diretto a Christchurch delle ore 12:40 sono pregati di recarsi con la massima urgenza all'imbarco 36.

Aurélien sobbalza. «Ragazzi, perderemo l'aereo! Andiamo, magari Dave arriva all'ultimo minuto, vedrete... ma almeno noi cominciamo ad avvicinarci, no?» strepita.

«Ha ragione: andiamo, che si arrangi. Se non viene, sono cazzi suoi e suoneremo senza di lui come abbiamo fatto a Natale» concorda Tim C, afferrando i suoi bagagli.

Il resto della band decide di seguire quel consiglio e tutti insieme si incamminano verso l'uscita a loro destinata.


Appoggiata al bancone di un bar dell'aeroporto di Kingston, una ragazza sorride tra sé e sé, annuendo.

«Ce la farò» mormora tra sé.

«Nathalie! Hai finito? Possiamo andare?» le chiede la sua amica Jessica, tornando dal bagno.

«Ah, sì, certo! Possiamo andare, ovviamente...»

«E poi mi spieghi che cazzo ci facciamo qui?»

«Per ora non posso.»

«Un'altra delle cazzate di tuo zio, me lo sento...»

«Sì, ma non te ne posso parlare. Andiamo.»

Le due si avviano verso l'uscita.


Chi saranno mai?



SONO TORNATA!!!!

Questo, come vedete, è un “capitolo di transizione” (?); sono stati introdotti dei nuovi misteri e personaggi, chissà cosa significherà tutto questo...

Avrete senz'altro dubbi e sospetti... chi era quella ragazza che vuole diventare la groupie di Joey? E Dave che fine ha fatto? E chi è quell'uomo che sta guardando la tv e che ruolo ricopre?

Avete qualche risposta a queste domande?

Io sono curiosissima di scoprire i vostri pareri, vi aspetto quindi nelle recensioni e spero di avervi fatto ridere, anche se mi rendo conto che questo capitolo è stato più breve e transitorio...

Prometto che non vi farò aspettare a lungo per il prossimo, è già in fase di elaborazione, quindi...

STAY TUNED AND WAIT FOR MORTADELLA!!!! ♥

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Capitolo 16
*** Quando la neve si scioglie, gli stronzi vengono a galla... ***


ReggaeFamily

Quando la neve si scioglie, gli stronzi vengono a galla...




I ragazzi sono scesi dall'aereo e non sanno che cosa fare.

«Dave alla fine non si è visto... che stronzo...» borbotta Kelsey, guardandosi intorno con fare spaesato.

Fa un caldo infernale a Christchurch, e i ragazzi non sanno neanche dove dovranno alloggiare o dove si terrà il concerto.

«Abbiamo fatto male a fidarci di lui!» sbraita Daron, lanciando occhiate a destra e sinistra, come se sperasse che il suo collega spunti da un momento all'altro per saltargli addosso e gonfiarlo di botte.

«Ma dev'essere successo qualcosa...» prova a giustificarlo Damian, con lo sguardo triste e deluso, perfino preoccupato.

«Cosa vuoi che sia successo? È un coglione!» lo contraddice Joey, il quale sembra essersi un po' ripreso durante il volo.

«Ma no, dai...» Aurélien scuote il capo e i suoi dreadlocks oscillano. «Oh, devo avvisare Hakim che siamo arrivati!» Il cantante afferra il cellulare, lo accende ed entra su WhatsApp, poi avvia la registarazione per un messaggio vocale: «Ciao Hakim, tranquillo, tutto bene. Siamo a Christchurch, qui fa caldo e di Mustaine nessuna traccia. Onestamente sono un po' preoccupato, ma i ragazzi dicono che ci abbia piantato in asso».

Tim C interviene e rovina l'idillio: «Ma quale preoccupato e preoccupato! Quello ci ha fregato, se lo prendo gli spacco il culo!».

«Zitto, Timmy!» sibila Aurélien, poi riprende a registare il messaggio: «E dicevo... mi manchi, non vedo l'ora di tornare a casa».

«Ma che carini!» strilla Daron, saltando quasi addosso ad Aurélien. Lo abbraccia con impeto e lo stritola tra le sue braccia. «Ciao straniero, ci si vede presto, e grazie ancora per l'ospitalità! Vorrei trascorrere ogni Natale a casa vostra! E tranquillo, penso io a proteggere il tuo cioccolatino!»

«Allora siamo a posto...» borbotta Jens, sospirando.

«Basta, smettila Daron, sto soffocando!» Aurélien riesce a scrollarselo di dosso e saluta frettolosamente il suo compagno, riponendo poi il cellulare in valigia.

«Che si fa?» si domanda Carlo.

Alcuni dei ragazzi stanno provando a mettersi in contatto con Dave, ma non ci riescono: non lo trovano online su WhatsApp o sui vari social, il suo cellulare squilla a vuoto e non sanno chi altro contattare per cercarlo.

Nessuno sa come fare, e inoltre ora sono buttati in aeroporto, in Nuova Zelanda, ignari del loro futuro...


Un campanello suona.

Una ragazza si riscuote del dormiveglia: si era appisolata sul divano e ora è spaventata da quel suono improvviso.

Corre alla porta, poiché il campanello si fa insistente.

«Zio? Che ci fai qui?»

Un uomo corpulento e dai modi bruschi la spinge con noncuranza dentro casa e si richiude la porta alle spalle con una spallata. «Devi raccontarmi tutto, Nat! Subito!»

«Scusa, non potevi aspettare?»

Lui squadra sua nipote, è proprio bruttina con i segni dell'acne e l'evidente sovrappeso a renderla ancora più mostruosa. Non vorrebbe scoparsela per nulla al mondo, se non fossero parenti. Decisamente no.

L'uomo si dà una manata per portarsi bruscamente indietro i capelli scombinati, che ormai sono biondo spento tendente al bianco.

«Parla!»

«Oh, ti calmi? Non ti farò mai più un favore!»

«Non osare contraddirmi o ti caccio dalla faccia della terra, chiaro?»

Nathalie – così si chiama la ragazza – incrocia le braccia sul seno prosperoso e fronteggia suo zio senza alcun timore. «Modera i termini.»

«Maleducata! Sputa il rospo o non rispondo più di me stesso!» sbraita lui con i pugni serrati.

«Avresti il coraggio di picchiarmi?»

«Se continui così...»

«Ah, che ridere! Ehi, è proprio divertente essere la nipote di uno come te, sai? Andiamo, ti offro una birra, zio Dave!»


i ragazzi infine decidono di cercare un posto in cui dormire, per il momento non hanno altre alternative.

Da notarsi che hanno dovuto spendere un patrimonio per quel viaggio, hanno investito un bel po', soprattutto Carlo che non è ricco o benestante come i suoi colleghi. Il percussionista, infatti, è molto preoccupato e non fa che agitarsi e sbuffare.

«Che casino, che casino... morirò di fame, ho speso tutto per questo viaggio controproducente...» borbotta.

Jens, al suo fianco, cerca di rassicurarlo: «Dai, tranquillo, non permetteremo mai che tu muoia di fame o finisca in mezzo alla strada».

«Ma...»

«Niente ma, Carlo! Su, su... fammi un sorriso!»

Riescono a trovare un alberghetto niente male, non tanto distante dal centro della capitale. Sono stanchissimi e molti di loro vanno a dormire.

Aurélien, Daron e Tim C, invece, si fermano a cazzeggiare nei pressi del bar.

«Hakim ha risposto?» indaga il chitarrista, udendo l'avviso di un messaggio sul cellulare di Aurélien.

Quest'ultimo annuisce e fa partire il messaggio vocale del suo amato: «Lien, eccomi! Ero in studio con i ragazzi fino a questo momento, Zigo ha preteso che provassimo all'infinito i nuovi pezzi! Non che non abbia ragione, è chiaro, però... comunque, di' a Daron di tenere le mani a posto, so che sei in grado di cavartela anche senza il suo aiuto. Sono felice che tutto sia andato per il meglio, ma concordo sul fatto che Dave vi ha piantato in asso. Tim C ha ragione, quello è proprio uno stronzo». Un attimo di silenzio, poi Hakim sussurra: «Ti amo». Solo Aurélien riesce a sentirlo e arrossisce fino alle punte dei capelli.

Daron e Tim C lo notano e cominciano a sghignazzare.

«Chissà quali porcate ti ha detto, uh!» esclama il bassista, battendosi un pugno sul ginocchio.

«Ehi Tim, guarda che Aurélien sembra tanto dolce e ingenuo, ma secondo me ne combina di cose hot con il suo partner...»

«Piantatela, siete due pezzi di merda!»


Nathalie è decisamente stanca, ha deciso che vuole fare qualcosa per far sgonfiare una volta per tutte l'ego sconfinato di suo zio.

A ripensarci, lui ha giocato un colpo decisamente basso ai suoi compagni di band; e poi, lei è rimasta davvero colpita da Joey Jordison.

Così, fa in modo che suo zio si ubriachi e poi lo lascia a ronfare sul suo divano, ripromettendosi di lavare il piumino che ci ha messo sopra solo il giorno prima.

Riesce a rubargli il cellulare e sguscia in terrazzo, richiudendosi dietro la porta.


I DOMR sono a cena, riuniti attorno a un'enorme tavola rotonda, paiono proprio i cavalieri all'avventura!

Il quadretto potrebbe essere anche carino, non fosse che per l'incazzo generale: c'è chi ancora crede che a Dave Mustaine sia successo qualcosa di grave, ma la maggior parte di loro ormai ha capito che il chitarrista gliel'ha messa beatamente nel didietro.

A tutti, quasi contemporaneamente, arriva un messaggio sul gruppo WhatsApp della band, quello in cui c'è anche Dave. Si scambiano occhiate eloquenti: non può essere che lui!

Si precipitano tutti a vedere di cosa si tratta, ma poi Damian fa notare: «Ragazzi, basta che lo guardi solo uno di noi e poi lo comunichi al resto del gruppo, non credete?».

«Guardalo tu, Junior Gong, coraggio!» strepita Fred, il quale non ha smesso di ingozzarsi di cibo.

Damian annuisce ed entra nella conversazione.

«È un messaggio vocale da parte di Dave. Pronti?»

Tutti annuiscono e qualcuno lo incita a darsi una mossa; la curiosità generale è alle stelle.

Damian obbedisce e tutti si preparano ad ascoltare.


«Ehi Joey, mi riconosci? Ci siamo incontrati all'aeroporto di Kingston, sono Nat, la tua futura groupie. Com'è andato il volo? Be', ecco... ragazzi, sono stata maleducata a non essermi presentata: mi chiamo Nathalie Mustaine e sono la nipote di Dave, quello stronzo che vi ha teso quest'imboscata e che vi ha spedito dall'altra parte del mondo per farvi un dispetto. Sì, sul serio, è successo davvero, sono desolata. È che lui mi ha chiesto di controllare che tutto andasse bene, che voi partiste senza intoppi, mi ha chiesto questo favore. Ma io ora ve l'ho rivelato perché sono davvero rimasta folgorata da te, Joey, quindi... mi sembrava giusto, ecco. Io vi consiglio di spassarvela e far finta di niente, non capita tutti i giorni di andare in viaggio in Nuova Zelanda, no? Divertitevi, miei cari, quando tornate a Kingston, vorrei tanto vedervi e scusarmi personalmente con ognuno di voi. Avrei dovuto impedirvi di partire, ma... devo andare, lo stronzo si sta svegliando, forse... l'ho fatto ubriacare... a presto, dolce Joey! Ah: nel caso non lo aveste capito, non ci sarà nessun concerto.»



BOOM!

Avete visto cos'ha combinato quell'intelligentone di Mustaine? Accidenti, se avesse trattato sua nipote con più dolcezza, forse lei non avrebbe mai rivelato il suo stupido piano al resto dei DOMR!!!!

Ma ben gli sta, eh?

Ahahahahah, dedico questo capitolo al caro Frenzthedreamer, visto che il titolo e gli avvenimenti rimandano a uno dei suoi detti preferiti :D

E quindi... è stata scoperta un'altra delle malefatte di Dave, solo che stavolta è riuscito a spedire i suoi amici in capo al mondo!

E adesso?

Attendo commenti e supposizioni, sono curiosa di scoprire cosa vi è venuto in mente durante la lettura...

Bene, vi lascio e spero abbiate apprezzato l'aggiornamento non tanto distante dal precedente!

A presto ♥

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Capitolo 17
*** Nella vecchia fattoria ***


ReggaeFamily

Nella vecchia fattoria!




In una meravigliosa giornata di sole, un uomo dagli occhi e i capelli scuri, alto circa un metro e ottanta, sta dando un'occhiata al suo orto. Ha un sacco di spazio dove poter coltivare un sacco di verdure e spezie, ne è veramente contento.

Quella vita gli piace, sempre a contatto con la natura, lontano dal caos delle grandi città e dal frastuono che la gente fa quando lo riconosce per strada.

L'uomo è piuttosto famoso, e la cosa in un certo senso gli piace, anche se ci sono dei momenti in cui vuole soltanto rinchiudersi nella sua piccola proprietà in campagna e curare le sue piante e i suoi animali.

Sua moglie si affaccia alla porta della lavanderia e lo scruta, per poi uscire all'esterno sotto il sole battente con in mano una bacinella stracolma di panni bagnati e profumati. Si accosta ai fili per stendere il bucato e comincia a svolgere il suo lavoro.

Lui solleva il capo e la nota, così le rivolge un sorriso.

«Fa caldo, vero?» lo apostrofa lei.

«Molto. Qui tutto cresce sano e rigoglioso, sono contento. Tra qualche settimana potremo cominciare a mangiare un po' di lattuga» spiega il marito assorto.

È una scenetta idilliaca, ma sicuramente avrà vita breve come tutte le scenette idilliache che si rispettino.


I DOMR, tranne Dave Mustaine ovviamente, hanno deciso cosa fare, ora che si trovano in Nuova Zelanda senza motivo.

Perlopiù sono incazzati con Mustaine perché gli ha tirato proprio un brutto scherzo, ma per ora è meglio non pensarci e godersi quella vacanza improvvisata.

«Lien?»

Aurélien sospira e rivolge un'occhiataccia a Daron. Da quando il chitarrista ha saputo che quello è il diminutivo con cui Hakim lo chiama, non ha smesso di dargli il tormento e di prenderlo in giro.

«Piantala di importunarlo!» bofonchia quel colosso di un metro e novantatré comunemente conosciuto come Tim C.

«Che palle, e fatevela una risata!» sbotta il chitarrista.

Il gruppo si trova in viaggio su un taxi. Daron continua a sbirciare dal finestrino e cerca di capire dove si trovano, ma ancora non c'è nulla che gli risulti familiare.

«Sarà molto lungo il viaggio?» sussurra Carlo, pallido in volto. La strada che stanno percorrendo è tortuosa e presenta un numero infinito di curve, il che non fa che contorcere lo stomaco del percussionista.

«Un po' sì» risponde l'autista del mezzo.

Damian, seduto accanto a Carlo, si allunga per abbassare il finestrino e fare in modo che il ragazzo respiri meglio.

«Se vomiti in auto, ti lasciamo a metà strada, te lo giuro» gracchiò Fred, che si era accaparrato il posto accanto a quello del guidatore.

«Non siate stronzi, avanti!» cerca di mediare Kelsey, sospirando appena. Anche lui si sente un po' scombussolato per via delle curve, ma ovviamente non lo dà a vedere.

Jens invece non presta attenzione ai discorsi dei suoi amici, intanto com'è a scattare una miriade di foto durante tutto il tragitto. Joey, intanto, sonnecchia con la testa appoggiata al finestrino.

«Ancora una ventina di chilometri e ci siamo» annuncia il tassista, lanciando un'occhiata preoccupata al viso sempre più pallido di Carlo.

«Lo spero» borbotta quest'ultimo.

Tim C si sente stretto nel suo posto, non vede l'ora di scendere per potersi sgranchire le gambe e fumare una stecca di erba. Anche lui, come Daron, è già stato nel luogo in cui si stanno dirigendo. Gli piace molto, è contento che la situazione si sia infine risolta in questo modo.

Ci sarà da divertirsi e rilassarsi nonostante tutto.


Il rumore si sente in lontananza. L'uomo solleva il capo di scatto e scambia un'occhiata con sua moglie. Si tratta di una macchina, non c'è dubbio, ma loro in realtà non aspettano alcun ospite.

«Chi sarà mai?» domanda lui perplesso.

Lei si porta indietro qualche ciuffo di capelli castani, poi lega la folta chioma liscia in una coda di cavallo, con una molletta incastrata tra i denti. Scuote il capo.

Il marito si spazzola velocemente i pantaloni sporchi di terra e si avvia con passo lento verso il viale d'accesso alla loro proprietà. Non sa proprio cosa aspettarsi, ma rimane basito quando nota un furgoncino bianco fermarsi a pochi metri da lui.

Si tratta di un taxi, ma il sole impedisce al padrone di casa di appurare chi si trovi al suo interno.

Il primo a saltare giù è un ragazzo basso e tozzo dai lineamenti occidentali e gli occhi sgranati. Ha il viso pallido e cosparso di sudore, si tiene lo stomaco con entrambe le mani e barcolla pericolosamente verso il ciglio del vialetto. Poco dopo si china sull'erba e comincia a vomitare rumorosamente.

Un altro ragazzo fuoriesce dal taxi e lo segue in fretta. Il padrone di casa lo riconosce subito: si tratta di Damian Marley, figlio del noto artista giamaicano che ha fatto la storia del reggae.

Il giovane con i dreadlocks afferra il suo amico per le spalle e lo sostiene, mentre l'altro si svuota lo stomaco come se fosse in corso un esorcismo su di lui.

Una serie di altre persone scendono dall'auto, e quando infine balza giù anche Daron Malakian, il padrone di casa sgrana gli occhi e rimane immobile a fissarlo come se si trovasse di fronte a un fantasma.

«E tu che cazzo ci fai qui?!» è l'unica cosa che riesce a dire, spostando poi lo sguardo sui volti degli altri presenti.

Tim C, tutto contento, si avvicina a lui e lo travolge con un abbraccio, sovrastandolo di quasi quindici centimetri.

«Serj, fratello! Che bello essere qui! Ti abbiamo fatto una sorpresa, contento?»

Serj Tankian sbianca, mentre sua moglie Angela raggiunge i nuovi arrivati e li scandaglia con sguardo indagatore.

«Quel ragazzo non sta bene?» domanda la donna, indicando il corpo tremante di Carlo. Damian lo tiene tra le braccia e cerca di tranquillizzarlo.

Il giamaicano si volta verso Angela e le sorride. «Salve, signora Tankian. Potrebbe aiutarmi con Carlo? Soffre di mal d'auto e...»

Angela sorride con dolcezza e raggiunge i due ragazzi.

Jens sembra non essersi neanche accorto della presenza di altre persone, intento com'è a scattare foto in giro. Si mostra addirittura irritato quando Damian e Angela passano di fronte a lui con Carlo, finendo così in mezzo a uno dei suoi scatti.

«Sei proprio insensibile» lo accusa Kelsey, mollandogli una pacca sulla schiena.

Tim C sta ancora facendo le feste a Serj, mentre Daron trotterella attorno a loro.

Aurélien si guarda in giro con fare timido, Fred fuma una sigaretta e Joey raggiunge gli amici solo dopo aver pagato la corsa al tassista.

«Qui è un vero paradiso!» commenta il batterista; sembra un vero e proprio nano da giardino rispetto al resto della combriccola.

«Daron?» Serj richiama il suo amico in tono tremendamente serio.

«Sì?»

«Possiamo parlare un attimo?»

Il tono di Serj non ammette repliche, quindi il chitarrista non può che seguirlo mentre il padrone di casa si avvia nei pressi dell'orto.

«Piaciuta la sorpresa?» scherza Daron in tono allegro.

«Per niente. Questo cosa significa? E voi cosa ci fate qui?» sbotta l'altro, mantenendo comunque un volume di voce basso.

«Significa che volevamo fare una vacanza e abbiamo ben pensato di venire a trovarti!» esclama il più basso, guardandosi attorno pur di non incrociare lo sguardo dell'amico.

«Non dire stronzate.»

«Okay.» Allora Daron gli racconta la verità, gli dice cosa Dave Mustaine ha combinato e gli spiega che non sanno cosa fare. «Abbiamo il volo di ritorno fissato per dopodomani, ma nel frattempo siamo qui e... ho pensato di venire a trovarti.»

«E io dovrei ospitare tutti voi a casa mia?» sbraita Serj.

«Perché no?» Daron fa spallucce e gli sorride ammiccante. «Siamo dei bravi ragazzi, non distruggeremo la tua bella fattoria.»

Un brivido percorre la schiena del padrone di casa. Ha la certezza che accadrà tutto il contrario, ma cerca di non pensarci.

«Solo per due notti» aggiunge il chitarrista.

«Non saprei dove farvi dormire» prova a giustificarsi il cantante dei System Of A Down.

«Non è vero, c'è un sacco di spazio! Andiamo, non fare l'orso, anche Angie sarà contenta di averci per un po' tra i piedi, ne sono certo!»

Serj sospira e scuote il capo. «E va bene, ma ho già paura.»

«Andrà tutto bene!» Daron gli molla una pacca sulla spalla e corre a vedere come sta Carlo, contento come non mai di aver ottenuto ciò che voleva.


Ovviamente Serj aveva ragione: i ragazzi non fanno che combinare un gran casino a casa sua, specialmente certi elementi come Tim C, Daron, Joey e Fred, che non perdono certo occasione per ubriacarsi.

La tragedia peggiore avviene il mattino seguente, ed è Jens a causarla. Si è ubriacato anche lui, ha trascorso tutta la notte a bere con gli amici, ma a un certo punto – verso le sette e mezza del mattino – ha dichiarato che aveva caldo e sonno, e che avrebbe dormito in giardino.

Nessuno ci ha badato più di tanto sul momento, visto che gli unici a essere ancora svegli erano Daron e Tim C, intenti a disputare un violento torneo di scacchi e a bestemmiare in tutte le lingue che conoscono e non conoscono. Ovviamente, essendo ubriachi, non fanno niente che abbia un senso logico, e finiscono per imbrogliare e spostare i pezzi a caso sulla scacchiera del povero Serj.

Quest'ultimo si alza poco dopo e si prepara per uscire a dar da mangiare ai suoi animali. Il sistema di irrigazione dell'orto va in automatico grazie a un timer, perciò gli lascia più tempo per dedicarsi ad altro.

Non appena mette piede fuori dalla casa, però, ha come la sensazione che qualcosa non vada. Gira attorno alla struttura e si dirige verso l'orto, visto che deve passare di lì per poter raggiungere il granaio.

Sbianca letteralmente e rischia di svenire quando nota una figura longilinea che dorme beatamente sdraiata proprio in mezzo al suo orto.

Mentre si sta avvicinando per capire di chi si tratti esattamente, Jens si mette a sedere di botto, poi si piega di lato e vomita sulle piccole e innocenti piante di lattuga che lo circondano.

«Fottuto stronzo, alzati subito dai miei pomodori!» grida Serj, talmente forte che in poco tempo anche qualcun altro si riversa all'esterno.

Carlo e Aurélien raggiungono il cantante armeno, e poco dopo anche Angela compare, tutta stralunata e trafelata.

«Guardate cosa sta facendo quel coglione! Io lo ammazzo!» continua a gridare Serj.

«Oddio!» Angela si mette le mani in testa. «Che disastro!»

«Serj, per favore, calmati... respira, ehm... lo so che è difficile, pensa che una volta Tim C ha vomitato sulle mie piantine di marijuana e ho dovuto buttare via tutto...» prova a rassicurarlo Damian, posando con cautela una mano sul suo braccio.

Carlo si rivolge ad Angela: «Come si fa? Signora Tankian, mi dispiace... io... ho provato a convincerli che non fosse il caso di venire qui, ma...».

Lei scuote il capo e gli scompiglia i capelli. Carlo sembra proprio un bambino, è sempre molto premuroso con tutti e tenta in ogni modo di accollarsi responsabilità che non sono sue.

Jens, ancora fuori di testa, sorride beato a Serj e comincia a blaterare: «Ah, hai visto? Amico, te le ho annaffiate, ah ah! Sono un mito, cazzo, un fottuto mito!».

Serj vorrebbe spaccargli la faccia a furia di colpirlo, ma tenta comunque di calmarsi e si scrolla Damian di dosso, rientrando in silenzio in casa.

Passa accanto ai due fittizi giocatori di scacchi, i quali si sono addormentati con la faccia sul tavolo. Decide che andrà a fare una doccia fredda, ha bisogno di qualcosa che gli permetta di tranquillizzarsi.

Sapevo che non avrei dovuto permettere a questi idioti di stare a casa mia, pensa affranto.

E forse avrebbe dovuto ascoltare se stesso anziché dare retta a Daron.


Tutta colpa di Dave Mustaine...



Oddio, scusatemi cari lettori!!!!

Quanto tempo è passato dall'ultimo aggiornamento? Almeno mezzo anno ç_ç

Be', ora sono qui e spero ci siate anche voi :D

Avete visto che sfacelo è successo? Oddio, povero Serj... non lo invidio per niente, accidenti a Daron e all'idea che ha avuto di andare a trovare il suo amico nella sua casa in Nuova Zelanda!

Ho messo su quest'idea perché Serj abita davvero là, quindi ecco qui che non potevo evitare che l'intera band si accampasse da lui... ahi ahi, sono proprio cattiva eh X'D

Bene, spero di aggiornare nuovamente entro tempi decenti, intanto aspetto i vostri commenti e vi ringrazio per la pazienza che avete nell'attendere ogni volta i miei capitoli!

Alla prossima ♥

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Capitolo 18
*** «Ti caccio dal gruppo!» ***


ReggaeFamily

«Ti caccio dal gruppo!»




Nathalie fa spallucce e guarda storto suo zio.

«Cosa vuoi, Nat?»

«Hai trattato troppo male i tuoi compagni di band, cosa ti aspetti?»

«Niente, che smettano di rompermi i coglioni e di sottovalutarmi! Io sono Dave Mustaine, cazzo!» si inorgoglisce il chitarrista, mettendosi in piedi e battendosi sul petto come un gorilla.

«Ma per favore, piantala!» lo smonta sua nipote, scuotendo il capo.

«Vuoi prenderle, ragazzina?» abbaia lui, per poi scolarsi il resto della sua birra.

I due si trovano a casa di Dave e stanno battibeccando da un po'. Lui non lo sa, ma Nathalie ha preparato una piccola sorpresa al suo zietto preferito, e non vede l'ora di far sì che tutto diventi finalmente reale e concreto.

«Sei un fallito, zio Dave» commenta la ragazza, osservandolo dal divano su cui è comodamente abbandonata.

«Pensa per te! Nessuno mi farà qualcosa di male, sono tutti un branco di buoni a nulla! Vedrai!» si pavoneggia ancora lui, andando in cucina a prendere un'altra birra.

Nathalie riceve un messaggio sul cellulare e sorride tra sé e sé, digitando una risposta veloce.

«Se lo dici tu...»


«Quella merda! Stavolta me la paga!» strilla Fred con rabbia, trascinandosi dietro il suo trolley.

«Sì, gliela facciamo passare noi la voglia di prenderci per il culo!» lo spalleggia Tim C, il quale sembra ancora più alto a causa della furia che lo scuote tutto.

«Forse dovremmo lasciar perdere, ragazzi» mugola Aurélien, tirando su col naso. Si è beccato un raffreddore epocale a causa dell'aria condizionata che ristagnava sull'aereo.

«Col cazzo, hai capito? Col cazzo!» sbraita Joey, avanzando a passo di marcia lungo il marciapiede.

I DOMR non hanno neanche pensato di portare i bagagli in albergo, la loro priorità è quella di braccare Mustaine e fargliela pagare per il riprovevole scherzo che gli ha giocato.

Daron si trascina la sua valigia dietro, indeciso se essere furioso o stanco morto. «Ragazzi, avete tutti ragione, ma io muoio di sonno...» biascica.

«Hai dormito per tutto il tempo, come puoi avere ancora sonno?» lo schernisce Damian perplesso, sorreggendo Carlo per un gomito.

Il percussionista sbadiglia e strascica i piedi, senza proferire parola. È palesemente distrutto, il che non è poi tanto strano, considerando che sono le due e mezza del mattino e lui non è riuscito a chiudere occhio sull'aereo.

«Non me ne sbatte un cazzo, io lo ammazzo!» continua a gridare Fred, mentre Kelsey cerca di farlo ragionare.

Jens alza gli occhi al cielo. «Io ho un mal di testa pazzesco, e mi sento ancora in colpa per l'orto di Serj...»

Daron si batte una mano sulla fronte. «Non me lo ricordare, ti prego! È stato un trauma, non saremmo mai dovuti andare a trovarlo» commenta in tono piatto.

«Okay, ci siamo! Sua nipote mi ha dato questo indirizzo, adesso vedrete! Lo gonfio di botte, giuro!» afferma Fred con risolutezza, fermandosi di fronte a una graziosa villetta dall'aria curata e carina.

«Davvero quello zoticone vive in questo posto? Non se lo merita» borbotta Jens, inclinando la testa di lato.

Tim C non perde tempo e suona il campanello con insistenza, rischiando di affondare il pulsante, tant'è la forza con cui lo preme.

«Se avessi uno stuzzicadenti, lo infilerei qui dentro e lo lascerei così per tutta la notte» ghigna Joey, sollevandosi in punta per leggere la targhetta che spicca al di sopra del campanello.

«Apri, pezzo di merda!» grida Fred, prendendo a pugni il cancello in ferro battuto.

Aurélien starnutisce e si soffia il naso a intermittenza, mentre Damian fa sedere Carlo sul bordo del marciapiede con la speranza che si riposi un poco.

Kelsey sospira e si mette le mani in testa.

Intanto Tim C continua a suonare, ma nessuno apre.


«Zio, datti una mossa! Apri quella fottuta porta, altrimenti questo campanello non smette più di trapanarmi i timpani!» dice Nathalie in preda all'esasperazione.

«Aspetta, prima devo prendere un'arma! Potrebbero essere dei ladri o dei malintenzionati! Dobbiamo proteggerci, Nat!» esclama il chitarrista, mentre rovista con mani tremanti in un cassetto a caso della cucina.

Nathalie evita di fargli notare che lui sa benissimo di chi si tratta, anche perché dall'esterno provengono le urla disumane di Fred, Tim C e Joey.

«Te la stai facendo sotto, eh?» lo punzecchia, sbirciando dalla finestra.

«Chi, io?! Non penso proprio!» Dave brandisce un coltello per il pane e si avvia impettito verso l'ingresso.

«Ah, zio, sei proprio patetico. Su, fai entrare Joey, mi manca già» dice Nathalie con fare annoiato, sfilandogli l'arma di mano e gettandola in un angolo. «Non fare l'idiota, non più del solito almeno. Per favore.»

Lui strabuzza gli occhi e si avvicina alla porta, per poi abbassare la maniglia con cautela.

Sembra quasi che abbia paura di un assalto, e forse farebbe bene a preoccuparsi.

Non appena l'uscio si schiude, infatti, le grida diventano ancora più intense e animalesche.

Dave nota un gruppetto di persone assiepate attorno al suo cancello, ma non si accorge del fatto che una di loro ha già scavalcato.

Joey gli è addosso ancor prima che lui possa fare qualunque mossa, mollandogli una testata in pieno stomaco.

Mustaine rantola e cade all'indietro, ritrovandosi con il culo sul pavimento.

«Joey, tesoro!» strilla Nathalie, infischiandosene della rabbia generale. Senza pensarci due volte, si scaraventa addosso al batterista e lo travolge, buttandolo a terra e mettendosi a cavalcioni su di lui.

Nel frattempo Dave è riuscito a rimettersi maldestramente in piedi, ma subito qualcun altro lo atterra nuovamente: è Fred, furioso come non mai, che ha a sua volta scavalcato il cancello.

Comincia a colpire Dave con forza, mollandogli pugni e cazzotti in faccia, neanche stesse recitando in uno squallido film d'azione.

«Bastardo, figlio di puttana! Ti ammazzo, ti faccio fuori, stavolta hai esagerato!» strilla il cantante, accecato dall'ira funesta che gli fa quasi venire le convulsioni.

Il resto della band si riversa poco dopo nell'ingresso; Tim C si accosta a Dave e gli molla un calcio nelle costole, poi afferra Fred e lo allontana dalla sua preda, rendendosi conto che forse ci sta andando giù un po' troppo pesante.

Nathalie, intanto, sta riempiendo di baci tutto il viso di Joey, strofinandosi su di lui come una gattina in calore.

«Ehi, baby, che fai? Vuoi scopare qui di fronte a tutti?» fa lui sornione, lasciandosi strapazzare da lei.

«Magari, Joey! Sei bellissimo!» frigna Nathalie senza ritegno, proseguendo con il petting spudorato, sotto lo sguardo terrorizzato e schifato di Damian e Aurélien.

Carlo, invece, dorme beatamente con la testa contro la parete, seduto sul pavimento. Sembra non accorgersi del casino che si sta scatenando tutt'intorno a lui.

«Cosa credevi di fare, eh? Brutto stronzo!» Daron guarda Dave dall'alto in basso, senza scomporsi troppo. «Ti hanno pestato e te la sei proprio andata a cercare» aggiunge.

«Voi mi avete fatto rapire da Lars Ulrich e mi avete fatto assistere a quella merda! E avete il coraggio di incazzarvi?» abbaia Mustaine, tenendosi il naso con entrambe le mani.

«Perché sei uno stronzo, te lo meritavi. Devi capire che non puoi decidere tutto tu, qui. Hai terrorizzato Carlo, ti rendi conto? Noi non siamo i tuoi schiavi!» interviene Jens con trasporto, stringendo i pugni. Odia le ingiustizie, è più forte di lui.

«Siete tutti dei rammolliti, dei falliti!» prosegue il padrone di casa, per poi riprendere a bestemmiare per il dolore che lo avvolge dopo i pugni ricevuti.

«Oh, Joey! Andiamocene di qui, ti prego, non resisto più!» squittisce Nathalie, rimettendosi in piedi. Afferra il batterista per un polso e lo trascina verso l'interno della casa, dove sa che troverà una camera da letto in cui poter consumare il suo tanto agognato rapporto sessuale con il ragazzo più bello che abbia mai conosciuto.

Lui, intanto, le palpa spudoratamente il possente fondoschiena, pregustando con fare da maniaco il momento in cui potrà averlo tutto per sé.

Tim C urla: «Ti caccio dal gruppo, Mustaine! Non sei più il benvenuto nella nostra band!».

«Tu... tu... come osi! Non puoi cacciarmi dalla mia band, razza di idiota!»

Daron ridacchia. «Non è la tua band, amico. Dacci un taglio, eh?»

Fred comincia a blaterare e gridare sconnessamente, cercando di divincolarsi dalla stretta del bassista. «Te lo faccio vedere io, Dave Mustaine, ti mando in cimitero!»

La scena gangster, condita da effusioni piuttosto spinte che si stanno svolgendo tra Joey e Nathalie mentre camminano lentamente verso la camera da letto, viene interrotta bruscamente da un grido potente e paralizzante.

«Polizia! Su le mani, tutti fermi dove siete! Non muovetevi o sparo!»

Cala un silenzio di tomba, tutti si paralizzano e sembra che stiano giocando a Le belle statuine.

D'improvviso Aurélien starnutisce, facendo sì che Carlo si risvegli di soprassalto. Tutti lanciano un grido spaventato e si portano le mani di fronte al viso con l'intento di proteggersi da un qualche attacco.

«Che cazzo...» biascica Mustaine.

«Ho detto di stare zitti e tenere le mani in alto!» strilla l'agente di polizia, avanzando con cautela nell'ingresso dell'abitazione.

«Cosa vuoi, stronzo?» se ne esce il padrone di casa.

Il poliziotto lo incenerisce con lo sguardo e gli punta contro la sua pistola nera e lucente. «Tu sei il padrone di casa?»

«Sì, quindi esci di qui e lasciami in pace» afferma Mustaine, mettendosi in piedi a fatica. È ancora dolorante, ma non può certo dare soddisfazioni al nuovo arrivato.

«Bene. Io e te adesso ce ne andiamo a fare un giretto in centrale, così mi racconti perché stai facendo tutto questo casino» dice l'agente, afferrando il chitarrista per le braccia.

«Cosa? Io non vado da nessuna parte!» sbotta Dave con ira.

«Invece sì, amico. I tuoi vicini ci hanno chiamato perché hanno sentito degli schiamazzi provenire da casa tua, quindi io e te dobbiamo chiarire la questione. Cammina, muoviti, se non vuoi che ti metta le manette e ti arresti per disturbo alla quiete pubblica e schiamazzi notturni» lo minaccia il poliziotto, sospingendolo verso l'esterno.

Tutti i presenti sentono le proteste di Dave mentre viene condotto verso l'auto della polizia, la quale infine parte in tutta fretta.

Il silenzio torna a regnare tutto attorno ai nostri eroi.

I ragazzi si scambiano occhiate confuse, poi scoppiano a ridere e si avviano verso l'uscita, stringendosi nelle spalle e recuperando i loro bagagli.

«Joey, andiamo?» chiede Damian, voltandosi a guardare il batterista che ancora è paralizzato in mezzo all'ingresso.

Lui si riscuote e sorride maliziosamente al suo collega. «Andate pure» risponde.

Nathalie stringe nuovamente il polso di Joey. «Penso io a questo bel fusto, non abbiate paura per lui!» conclude, per poi scomparire dietro una porta.

Tutti fuggono via in fretta e furia, non hanno intenzione di assistere a scene spinte o udire gemiti raccapriccianti.

L'ultimo a uscire è Damian, il quale si richiude la porta alle spalle e sospira.

«Damian, stai bene?» gli chiede Carlo, che sembra essersi ben risvegliato.

Il giamaicano non risponde e i due si affrettano a raggiungere i loro amici.


«Joey, c'è una cosa positiva in tutta questa faccenda di mio zio» dice Nathalie, mentre si adopera per spogliare il brevilineo batterista.

«Cioè?» chiede lui, accarezzandole con bramosia una coscia.

«Che io e te siamo qui, soli soletti, e possiamo spassarcela quanto ci pare. Abbiamo la casa tutta per noi» mormora lei con fare suadente, lasciando ballonzolare i suoi prosperosi seni di fronte alla faccia di Joey.

Il batterista vi si avventa contro senza fare complimenti. Nathalie non sarà Naomi Campbell, però ha tutto ciò che gli serve per divertirsi.

E poi, basta che respiri e a lui va benissimo.

Almeno quel coglione di Mustaine è servito a qualcosa anche stavolta!



AHAHAHAHAH, lettori!!!! Che raccapriccio!!!!

Mi rendo conto che è passato un po' dall'ultimo aggiornamento, però spero proprio ne sia valsa la pena :D

Io boh, non so cosa dire, solo che mi sono divertita un sacco a scrivere queste scene raccapriccianti, e mi auguro che anche per voi sia stato lo stesso durante la lettura ^^

Allora, tutto è bene quel che finisce bene (???)

Ci sentiamo prossimamente, per vedere cosa succederà ai nostri (im)pavidi eroi!

Grazie a coloro che ancora sono qui e mi seguono ♥

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