Romeo and Juliet... Nowadays

di alinonalice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Ci avviamo verso il garage, lui mi passa il mazzo di chiavi in un tintinnio, dicendomi di aprire. L’atmosfera è congelata.
Tutto questo mi fa sentire una cattiva ragazza, giubbotto di pelle e clandestinità, cosa può rendere di più di questo quella sensazione?
Apro il garage, la saracinesca si tira su pesantemente con un cingolio e uno stridore un po’ assordanti, sollevando da terra nuvole di polvere che iniziano ad aleggiare in aria. Entriamo dentro, apro anche la macchina. Mi manca il respiro, mi sento tanto agitata… Apro lo sportello, quasi in contemporanea a lui. Lui siede al sedile del guidatore, io a quello del passeggero, poi gli passo le chiavi.  Chiudo la portiera, aggancio la cintura, chiudo gli occhi, prendo un respiro.
“È… È la cosa giusta?” chiedo.
“No, certo che no…” risponde, un attimo prima di mettere in moto “Ma è la nostra unica possibilità”
Sospiro.
“Ma se non te la senti…”
“No, hai ragione tu…” lo interrompo “Non sarà la cosa giusta per loro, ma lo è nei nostri confronti… E la colpa è solo loro, quindi perché dovremmo fare qualcosa di corretto nei loro confronti, se questo significherebbe rinunciare a ciò che è giusto dal nostro punto di vista?”
“Quindi… Vado?”
“Si, vai”
Schiaccia l’acceleratore, usciamo di qui, è andata.

Nel passato
“Mamma, guarda, i nuovi vicini!” esclamo, dopo aver guardato fuori dalla finestra della mia stanza.
Quella casa, che in realtà non è accanto alla nostra ma di fronte, è disabitata da quando i Jefferson l’hanno lasciata per andare a vivere nel New Jersey. Mi trovavo abbastanza bene con Johanna, loro figlia maggiore, ma non abbiamo mai avuto un legame stretto, infatti il distacco non è stato tanto problematico. Insomma, più o meno non ci facevamo né caldo né freddo, la situazione non mi è mai andata tanto a genio, ma non potevo farci niente, perché tra la mamma e la signora Jefferson c’erano… Incomprensioni, date da non so quale avvenimento precedente alla mia nascita. Alla signora Jefferson non era mai piaciuto il fatto che io e Johanna da piccole giocassimo insieme, ma non si era mai opposta. E poi noi due crescendo ci siamo allontanate, e la signora non è potuta esserne che contenta. E anche mia madre, immagino. E poi niente, hanno traslocato. Spero di poter ricominciare con questi nuovi vicini, non ci conosciamo, rifare tutto daccapo, insomma.
“Oh, bene!” risponde la mamma.
Scendo le scale e guardo dalla finestra della cucina, si vede meglio da qui. Hanno una macchina molto grande, saranno in tanti. In ogni caso, riesco a vedere qualcuno che appoggia la testa al finestrino della macchina. Chissà se c’è qualcuno della mia età…
Ecco, finalmente si apre la portiera dell’auto, ne esce una donna bionda, non molto alta, piuttosto in carne, con un’espressione molto dolce in viso. Non so, dà come l’impressione di essere una madre.
Insieme a lei, esce un uomo alto, piuttosto magro, con i capelli grigi. Si muove verso di lei e le avvolge un braccio attorno alla vita. Immagino sia il marito, quindi.
La terza a uscire dalla macchina è una ragazza alta e bionda, come la donna. È più giovane, sarà figlia dei due.
È seguita da un altro biondo e due castani. Sembrano tutti abbastanza grandi… Hey, ma vedo ancora quella testa bionda appoggiata al finestrino…
Uno dei due castani, quello con i capelli lunghi, fa l giro della macchina, con gli altri in coda dietro di lui. Arrivato allo sportello, lo apre e la persona che vi si era appisolata, che mi accorgo essere un ragazzo, cade, svegliandosi di scatto. Se non fosse stato per la cintura di sicurezza, sarebbe a terra. Si solleva e si tira su, sbadiglia e si stiracchia. Non appena realizza quello che è successo, si sgancia e comincia a inseguire gli altri quattro, che ridono da quando è stato aperto lo sportello, ridendo anche lui.
L’uomo dai capelli grigi dice loro qualcosa, si fermano e vanno a guardare la casa da fuori. Effettivamente, è davvero una bella casa…
Non vedo l’ora di conoscere i nuovi vicini, sembrano tanto simpatici, divertenti, amichevoli, … Si, insomma, non vedo l’ora di conoscerli. E poi, i ragazzi sembrano davvero carini… Oh, non posso pensare a questo, nemmeno ci ho mai parlato ancora!
“Mamma, posso andare a conoscerli per favore?” domando implorante a mia madre.
“Mmh… Fammi indovinare, c’è un ragazzo che ti piace, vero?” fa mamma.
“Senti, questi sono DAVVERO carini!”
“… Hai già scordato Nicholas Richardson?”
“MAMMA!”
“Eri pazza per quello!”
“Beh, in confronto a Nick questi sono la perfezione! E comunque li voglio conoscere e basta, con i Jefferson non avevamo buoni rapporti, non vorrei la cosa si ripetesse…”
“Va bene, puoi, ma non subito, ovviamente. Dagli il tempo di sistemarsi, magari puoi andare domani”
“Ok”
Wow, non vedo l’ora! È vero in effetti, sono tutti e quattro davvero carini quei ragazzi, ma… Credo di avere un debole per uno di loro in particolare…

****
Salve a tutti, eccomi con la mia seconda ff!
Non sono sicurissima di questa storia, ma ho deciso di buttarmi e tentare, spero vi piaccia!
Ciao, recensite se avete voglia di rendermi felice!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Stamattina finalmente è arrivata! Posso andare a bussare alla porta dei vicini!
Credo di non essere mai stata così veloce a prepararmi, sul serio, è incredibile quanto il fatto che si tratti di una cosa che voglio fare di mia iniziativa mi renda più veloce.

“Gente, io vado a conoscere i vicini!” annuncio un attimo prima di schizzare fuori dalla porta e attraversare la strada, per correre verso la loro.

Busso, impaziente di ricevere risposta. E se stessi disturbando? Speriamo di no… La porta si apre, si affaccia la donna di ieri.

“Buongiorno!” saluto.

“Ciao!” mi risponde.

“Sono la figlia dei vicini, volevo solo presentarmi e darvi il benvenuto”

“Oh, grazie, sei un tesoro! Io sono Stormie”

“Io Martina”

“Ti va di entrare e conoscere il resto della famiglia?”

“Solo se non disturbo”

“Ma scherzi? Su, dai, vieni dentro!”

Come avevo immaginato, è molto amichevole. Mi fa strada dentro. È tutto pieno di scatoloni e roba da trasloco.

“Allora, questo è mio marito Mark.” mi dice presentandomi l’uomo che ieri era alla guida della macchina “Mark, questa è la figlia dei vicini, Martina. È venuta a darci il benvenuto”

“Buongiorno!” saluto.

“Ciao, è un piacere conoscerti!” risponde Mark.

“Il piacere è tutto mio!” replico.

“Vieni di là, Martina, ti presento gli altri” mi invita Stormie.

Dunque, mi guida verso un’altra stanza, dove ci sono i cinque ragazzi di ieri, chi sposta scatoloni e oggetti vari, chi se ne sta semplicemente a oziare e non fare niente, ricevendo dagli altri qualche occhiataccia.

“Rocky, Ross, muovete un po’ il culo!” esclama il biondo in piedi a quello seduto e al castano coi capelli lunghi.

Quindi questi due si chiamano Rocky e Ross. Mi resta da capire chi è l’uno e chi è l’altro.

“Riker! Modera il linguaggio!” lo rimprovera Stormie “Dunque cara, questi sono Riker, Rydel, Rocky, Ross e Ryland” si rivolge dopo a me “I miei angioletti!”

“MAMMA!” si lamentano i cinque in coro girandosi.

“Hey, ciao!” mi saluta la ragazza “Io sono Rydel!”

“Io Martina!” rispondo.

“Ciao Martina!” mi salutano all’unisono i quattro ragazzi.

Li squadro uno ad uno, man mano che si presentano. Avevo ragione, questi ragazzi sono incredibilmente carini, in particolare Ross. Cavolo, è proprio bello…
Credo che i cinque ricambino la mia simpatia verso di loro, anche perchè il mio arrivo, almeno per Riker, Rydel e Ryland, ha decretato una pausa dal lavoro. Gli altri due erano in pausa già da prima… Per questo aspetto mi ricordano molto me stessa: scansafatiche. Tanto, ho altre due piccole pesti che fanno quello che io non voglio al posto mio, quindi…

“Allora… Noi ci siamo presentati, ora tocca a te!” esclama Rydel.

“Va bene, allora… Sono Martina, ho 14 anni e… Non so che altro dire…” rispondo.

“Cosa ti piace fare?” mi chiede Riker, addentando una fetta di torta al cioccolato preparata da sua madre.

“Più di qualunque altra cosa, cantare” dico.

“Davvero?” fanno tutti all’unisono.

“Si, i miei figli e il loro migliore amico sono fissati con la musica, quindi qualche volta potrebbe capitare che sentiate suonare e cantare ad alto volume dal garage di casa nostra…” spiega Stormie.

Wow! Carini, simpatici e anche artisti musicali!

“Però ti assicuro che saranno rumori piacevoli, sono molto bravi” aggiunge, percepisco dell’orgoglio nelle sue parole.

“Ora che abbiamo conosciuto te, ci piacerebbe incontrare il resto della famiglia, qualche volta vi invitiamo per cena, così possiamo conoscere anche tua mamma e tuo papà” dice Mark.

“Beh, immagino che potrete conoscere solo mamma per ora… Papà mancherà per lavoro per un po’ di mesi…” rispondo.

“… Vorrà dire che avremo il piacere di fare la sua conoscenza quando sarà tornato” replica Mark.

Nel presente

“Ricordi com’era all’inizio?” domando “Avresti mai potuto immaginare che sarebbe finita così?”

“No, proprio no…” risponde, con una certa amarezza.

Capisco come si sente, ma noi non avremmo mai potuto avere idea di come stessero le cose. E il loro comportamento poi non è stato per niente giusto…

“Allora, siamo sicuri che mi basta seguire le indicazioni, vero?” mi chiede.

“Beh si… Non vedo come altro dovremmo fare…” rispondo.

“Umpf… Da quanto sto guidando?”

“Saranno… Circa tre ore…”

“E certo che ho fame, allora!”

“Facciamo una pausa cibo?”

“Ok”

“Al prossimo locale con un parcheggio che vediamo…”


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Nel passato
“Mi sono davvero divertita, grazie di tutto!” saluto, una volta alla porta.
Purtroppo, si è fatta ora di tornare a casa…
“Grazie a te!” replica Stormie.
Poi, a mano a mano, saluto anche i ragazzi e Mark. Ho come il presentimento che i saluti saranno sempre un operazione un po’ lunga…
Mi dirigo verso casa mia, suono il campanello e mia madre viene ad aprire. So che appena questa porta si richiuderà alle mie spalle, mi toccherà un interrogatorio sui nuovi vicini. Scommetto che la prima domanda sarà…
“Non sono antipatici come i Jefferson, vero?” domanda, prevedibilmente, mia madre.
“No, mamma, questi sono adorabili!” rispondo.
“Sentiamo, ce n’è già uno a cui fai una corte spudorata, come per Nicholas Richardson?” dice mio fratello, atteggiandosi da sbruffone.
Si appoggia allo stipite della porta della cucina con un sopracciglio alzato e un sorriso da deficiente stampato in viso.
“La volete smettere di alludere continuamente a Nick?!” sbotto.
Sono strani questi due, si leggono nel pensiero per farmi uscire dai gangheri o cosa?
“Nicholas Richardson, Nicholas Richardson, Nicholas Richardson!” giunge saltellando la mia sorellina dal soggiorno, attraversandomi la strada e scomparendo in cucina, per poi fare il percorso inverso, continuando a ripetere il nome della mia cotta di due anni fa come una cantilena fastidiosa e dispettosa.
“Che stress!” sbuffo esasperata.
“Non hai ancora risposto alla domanda…” riprende mio fratello, con la stessa espressione di prima.
“Se ci stai ancora, finisce che ci resti per sempre con la faccia da ebete!” ribatto.
“Brava, brava, cerca di aggirare ancora…” continua a provocarmi lui.
È incredibile come certe volte la mia famiglia riesca ad assumere comportamenti così irritanti e insopportabili.
“Si!” rispondo stanca “Cioè, no… Cioè, c’è un tipo che mi piace più degli altri, ma non gli sto facendo una ‘corte spudorata’, come per… Voi sapete chi!”
“Manco fosse Voldemort!” commenta mio fratello.
Bah, meglio lasciar perdere… Solo un bambinetto antipatico, è solo un bambinetto antipatico!
“E chi è il nuovo ‘Nicholas Richardson’?” chiede mia sorella, dando enfasi al nome.
“Se proprio volete saperlo, si chiama Ross Lynch!” dico, cercando di rimanere calma.
“Ok” risponde mia sorella “Ross Lynch, Ross Lynch, Ross Lynch!” ricomincia a fare la cantilena di prima correndo avanti e indietro, coinvolgendo mio fratello, che ovviamente non ha cambiato la sua espressione facciale da quando si è piazzato davanti alla cucina.
“UFFA!” grido “PIANTATELA!”
Quella stupida bambina sparisce all’improvviso.
“Ross Lynch!” esclama un’ultima volta, sbucando da non so dove.
Le intimo di tornarsene nella nicchia oscura dalla quale è strisciata fuori, fulminandola con lo sguardo. 
Ed è proprio stupida, lo fa davvero, non capisce che è una cosa simbolica, come dire ‘vai a quel pese’: mica stai dicendo a quella persona di andarsene in un altro paese…
Bah, non vedo l’ora di cenare e andarmene a stare nella mia stanza per conto mio …
“Ragazzi, è pronto, basta litigare!” ci chiama la mamma.
“Arriviamo!” rispondiamo in coro noi tre.
Vado a sedermi al tavolo della cucina e prima di cominciare a magiare, aspetto che tutti prendano posto. Non so se ci fanno caso, ma io ho questa piccola accortezza, se non siamo tutti a tavola, non tocco cibo.
“Quindi… Questi vicini?” chiede mia mamma.
“Come dicevo prima, sono molto simpatici, molto amichevoli e vorrebbero conoscere anche tutti voi…” rispondo.
“… Poi?” continua mamma.
“Sono una coppia sposata e i loro cinque figli, quattro maschi e una femmina…” dico.
“E… Questo Ross?” domanda.
“Ecco, sapevo dove saresti andata a parare…” dico “Niente, mamma, sono tutti carini, ma lui ha… Un certo non so che… Qualcosa che… Mi attira particolarmente…”
Mamma ha smesso di mangiare, sorride come non l’ho mai vista fare prima.
“… Mamma?” faccio.
“Tu… Tu non le hai viste le stelline che ti si sono accese negli occhi mentre parlavi di lui…” spiega.
“… Dici… Dici davvero?” domando incredula, sorridendo senza volerlo.
“Tesoro, mi sa che ti stai innamorando!” sospira mamma.
“C-cosa?! I-io?! Amore?!” balbetto imbarazzata.
Risponde con un risolino.
Amore? Non lo conosco nemmeno, come può essere amore? Io… Cioè… Non lo so… Uffa, non ci bastavano le varie preoccupazioni adolescenziali, adesso ci si deve mettere in mezzo anche l’amore?
“Avevi ragione, ieri…” dice.
“Che intendi?”
“Non ha niente a che vedere con Nick… C’è un abisso di differenza!”
Dopo cena, decido di andare a letto subito, ho voglia di sdraiarmi e riflettere sulla faccenda.
Vado nel bagno collegato alla mia camera, indosso il mio pigiama, che essendo estate, è costituito da top e culottes, e lavo i denti. Torno nella mia stanza, verso il mio letto a una piazza e mezza, mi lascio cadere sul materasso, facendo stropicciare le lenzuola che prima erano in perfetto ordine. Prendo un respiro profondo con gli occhi chiusi. Mi serve a svuotare la mente, a prepararmi a riflettere o a rilassarmi.
La seconda cosa che faccio è sedermi sul davanzale della finestra e guardare fuori. Che strano, non ero più abituata da tempo a vedere della luce effondersi dalla finestra di fronte alla mia. Né tantomeno persone muoversi all’interno della stanza. È Ross. Quindi, le nostre camere sono l’una di fronte all’altra…
Si sta togliendo la maglietta. Ora i pantaloni. Uh, sembra proprio che dovrò assistere a uno striptease ogni sera… 
Bah, stupido cervello che pensa cose a sproposito!
In ogni caso, la presenza di Ross e l’assenza di quasi tutti i suoi vestiti non mi distoglierà dal fare ciò che faccio ogni sera per rilassarmi: cantare. Ma non so cosa cantare, tutte le sere lo stesso dilemma.
La mia scelta, alla fine, cade su ‘A Te’. 
Anche se sono nata negli Stati Uniti, ho pur sempre origini italiane, quindi conosco alcune canzoni italiane belle, come questa.
Non appena comincio a canticchiare, Ross alza gli occhi, sorpreso, e sorride. Faccio finta di niente, continuo a lanciargli un paio di occhiate ogni tanto.
“Complimenti, hai una bellissima voce! Capisco perché ti piaccia cantare…” dice lui quando, a un certo punto, mi fermo, appoggiandosi al suo davanzale con i gomiti.
Wow, ok, stiamo parlando, mi ha fatto un complimento. Perché mi sento così? Un sacco di persone si sono complimentate con me per la mia voce, ma non mi hanno mai fatto questo effetto. Neanche Nick…
“Grazie…” rispondo.
“Tu canti tutte le sere? Perché ieri sera non ho sentito la tua voce…”
“Di solito canto sempre, ieri sera non l’ho fatto non so perché. Evidentemente, non ci ho pensato…”
“Mmh… Aspetta lì…” dice , con l’aria di chi ha appena avuto una grande idea.
Che starà macchinando?
Lo vedo tornare quasi subito con un chitarra in mano. Si siede sul davanzale, nel senso opposto al mio, in modo da poterci guardare in faccia con più facilità, immagino.
Comincia a pizzicare le corde del suo strumento, riconosco la melodia di ‘A Thousand Years’.
“Dai, so che la conosci…” mi invita a cantare, quando l’introduzione è quasi finita.
Ok, se proprio ci tiene, io dal canto mio non posso che essere contenta che lui mi abbia offerto questa occasione.
Gli rispondo con un sorriso, cominciando a cantare subito dopo. A differenza di prima, alzo di più la voce.
Man mano che la canzone va avanti, lo vedo sorridere. Mi sembra di avergli fatto una buona impressione, lui ne ha fatta una buona a me, si prospetta come minimo una bella amicizia.
Nel vicinato, più precisamente nelle case dei più curiosi e di quelli che ogni sera assistono alle mie performance, si affaccia qualche persona. Certo, effettivamente non sono abituati a sentire l’accompagnamento della chitarra, vogliono vederci più chiaro.
In pratica escono in più di quanto pensassi. A quanto pare, ho un pubblico più consistente rispetto alle mie aspettative.
Quando Ross finisce la sua parte, cantiamo il ritornello insieme.
Nel frattempo la gente si è anche piazzata fuori addirittura con le sedie. E i più golosi si sono presi qualcosa da sgranocchiare mentre fanno da spettatori. In primis, Rocky. 
Anche i Lynch sono usciti fuori, così come la mia famiglia.
Quando finiamo, ci sorridiamo, poi prestiamo attenzione agli applausi che vengono da sotto e ringraziamo.
Pian piano le persone rientrano nelle rispettive case. Non sarebbe male “esibirci” così ogni sera, mi sono divertita…
Comunque, siamo rimasti di nuovo soli.
“Insomma, siamo un successo!” scherza lui, adagiando la chitarra a terra, nella sua stanza.
“Sembra proprio di si!” concordo.
Dopo qualche risata, rimaniamo un po’ in silenzio, guardando le stelle.
“Sai, si sta proprio bene qui, seduti sul davanzale della finestra…” dice, attirando la mia attenzione su di sé.
“Già…Proprio per questo mi metto qui tutte le sere. Solo che sono sempre stata sola, anche quando c’erano i vecchi vicini…”
“Beh, ora ci sono io a copiarti e farti compagnia”
“Si, e per fortuna, mi ero stancata di starmene qui senza nessuno…”
Ci sorridiamo, poi torniamo in silenzio.
“Da quanto tempo è partito tuo padre?” mi domanda a un certo punto.
“Non molto, il giorno prima che voi arrivaste… Eppure già mi manca… Ti avverto già ora, io sono una persona molto emotiva” rispondo.
“Capito”
Nel presente
“Che succede?” mi domanda, vedendo che ho smesso di consumare il mio panino del McDonald’s “Qualcosa non va?”
“No, tutto apposto” cerco di tranquillizzarlo e non farlo preoccupare per me.
“Già ti mancano, vero?” sospira, lasciando intendere che per lui è lo stesso.
Purtroppo ha ragione. Ho già nostalgia, e anche lui ne ha.
“Si, è così… A te?” rispondo.
Annuisce, un po’ sconfortato. 
Mi chiedo se prendere questa scelta così drastica per davvero ci porterà a ottenere dei risultati…
“Però… Si tratta di una cosa che vale la pena fare” dico “Alla fine, non sarà per sempre…”
“Infatti, penso anche che cederanno in fretta”
Nel passato
“Buonanotte, Marty!” mi saluta.
“Buonanotte, Ross!” ricambio.
Scendo dal davanzale, rimetto i piedi per terra, torno verso il mio letto. Mi giro un’ultima volta, prima di sdraiarmi e prepararmi a dormire. Non so, ho come la sensazione che sentirò la mancanza di Ross stanotte. Che la mamma avesse ragione?
****
Dunque si, come dicevo, mi innamoro sempre di Ross ups. Oh e non fate caso alla mia perversione...
Si insomma, grazie lettori, se vi va di recensire, fatelo perchè mi rendereste molto molto felice e... basta, ciao, oggi ho già aggiornato due volte, in più scrivo fanfiction su commissione per le mie amiche e scordatevi di me per un po'!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Mi sveglio ancora un po’ assonnata, vorrei dormire ancora, ma una volta che apro gli occhi, poi, è sempre impossibile. Sbadiglio e mi stropiccio gli occhi sbuffando. Mi sollevo, mi siedo a gambe incrociate e resto un paio di minuti con la faccia tra le mani, se mi alzassi subito mi girerebbe la testa, perderei l’equilibrio e cadrei per terra, lo so per esperienza. Per TANTE esperienze
Non appena mi alzo, vado a vedere che ore sono. Le 8:30. Meglio scendere giù a fare colazione, saranno già tutti là.
Chissà se Ross sta ancora dormendo... Mi giro e guardo fuori dalla finestra. È sdraiato a pancia sotto sul suo letto, dal quale pende un lenzuolo giallo, stritolando in un abbraccio il suo cuscino, il viso rivolto verso la finestra. Abbiamo tutti un aspetto così pacifico quando dormiamo? O è solo lui, che sembra tanto un bellissimo angelo dai capelli dorati?
Tenta di girarsi per cambiare posizione e dormire rivolto verso l’alto, ma il risultato è un tonfo per terra dall’aspetto molto doloroso. Infatti, dalla sua stanza emerge un lamento. Ed ecco che il bellissimo angelo è caduto dalla sua nuvola color giallo acceso.
Riesce ad alzarsi, appoggia una mano al fondoschiena, evidentemente è il punto dolente.

“Stai bene, Ross?” gli chiedo, con un po' di preoccupazione nella voce “Stavo andando a fare colazione, poi ti ho visto cadere…”

“Si, sto bene, più o meno… Che ci fai già in piedi?” risponde con la voce provata dal sonno e dal brusco risveglio.

“Niente, sono caduta dal letto… In senso figurato, però…”

“Ti offendi se ti mando a fanculo?”

“Nah”

“Ok... Ma vaffanculo!”

Ridiamo.

“In ogni caso, penso di preferire andare a mangiare…” dico.

“Mmh, penso che lo farò anch’io…”

“Ok, allora ci si vede”

“Ci si vede”

Scendo le scale e vado in cucina, dove, come ogni mattina, sono già tutti, tranne mia sorella, per lei è ancora troppo presto.

Possibile che sono riuscita a farmi mandare a fanculo dopo soli due giorni?

“’Giorno!” saluto, tornando lo zombie di quando ero appena sveglia.

Mentre scherzavo con Ross non stavo così…

“Allora, che mi dici di ieri sera? Era quello il ragazzo per cui hai perso la testa?” domanda mia madre, senza neanche darmi il “buongiorno”.

“Si, ok, ho cantato con Ross, è stato bello.” replico.

“Come sei sciatta, anche nel raccontare le cose positive!” mi indispettisce.

Le faccio la linguaccia.

“E comunque sappi che il vicinato si aspetta che d’ora in poi vi esibiate sempre insieme” dice mio fratello, tra un biscotto e l’altro.

“Spiritoso…” commento.

“Vedi che non scherzo…” asserisce lui “La signora Wild e la signora Kyle sono passate di qui e hanno detto testuali parole…”

“Ah”

Voglio fare colazione ma non ho idea di che mangiare. Mi secco a prendere il latte stamattina, ho voglia di cambiare.

“Mamma, non mi va il latte, voglio qualcosa di diverso!” mi lamento.

Eh si, quando sono stanca e assonnata ho proprio un caratteraccio, questo è niente in confronto a come potrei comportarmi… In ogni caso, quando ho sonno, gentilezza addio.

“Prendi uno yogurt” suggerisce lei.

“Bleah, che schifo” rispondo.

“Ti faccio un caffè?”

“No, non mi va”

“Un toast?”

“Mmh…”

“Senti, arrangiati, io ci ho provato”

Nel presente

“Quando ci fermiamo?” chiede, stanco.

“… Al prossimo albergo?” domando in risposta.

“Uff, quanto ci vuole?”

“… Sei tu alla guida, dovrei essere io a fare questa domanda…”

“Lì c’è un cartello, un’indicazione, mi pare di leggere ‘hotel’…”

“Mmh… Si, hai letto giusto…”

“Grazie al Cielo!”

“Finalmente ci potremo riposare un po’…”

Seguiamo le indicazioni, e dopo esserci persi un paio di volte, arriviamo di fronte a questo hotel. Sembra lussuosissimo.

“Ma i soldi ce li abbiamo per permetterci questo posto?” gli chiedo.

“Si, ne ho scroccati un bel po’ a mio fratello…” risponde.

“… Ovviamente glieli restituirai poi, vero?”

“Pff, ovvio che si…”

Mi fa ridere il modo in cui muova gli occhi in tutte le direzioni possibili.
Entriamo dentro, dopo aver preso la camera più economica possibile, che comunque è costata un bel po’ di soldi, la prima cosa che facciamo è buttarci sul letto, con la leggerezza di due macigni gettati da un dirupo altissimo.
È così morbido che ci si sprofonda dentro.
Mi avvicino a lui, accoccolandomi al suo petto. Lui mi stringe tra le sue braccia.

“So quanto tu sia stanco…” dico “Mi dispiace di non avere la patente, a quest’ora potrei darti il cambio, invece sto semplicemente seduta lì, così, a non fare niente e…”

“Shh” mi interrompe “Va tutto bene, non devi sentirti in colpa. Quando ti ho proposto di fare questa cosa, sapevo a cosa sarei andato incontro, e comunque, non è colpa tua se non sei abbastanza grande per guidare”

“Ti amo, sai sempre la cosa giusta da dire!”

Nel passato

Leggere è più stancante di quanto ricordassi… Insomma, prima mi piaceva da morire prendere i libri e iniziare a perdermi tra quelle pagine, lasciarmi trasportare dal mondo racchiuso in quelle parole stampate su della carta. Me lo ricordavo molto più magico.
Da quando sono al liceo non ho più avuto né il tempo né la voglia per cose come la lettura. E ora, come compiti per le vacanze, mi tocca leggere. La prof ci ha assegnato un sacco di roba noiosa, l’unica possibilità tra tutti questi testi che mi incuriosisce è l’opera a scelta di Shakespeare. Forse proprio perché è la sola cosa che mi sarà concesso decidere. E comunque, penso che non me la potrò godere lo stesso, perché il fatto che la lettura sia una costrizione e non una mia spontanea volontà, mi toglierà parte del piacere.
Parlando di cose più interessanti, dato che distrarmi in queste situazioni di noia infinita è una delle cose che a questo mondo più mi rendono felice, Ross si esprime in modo volgare... Buono a sapersi, perché anche io lo faccio, forse anche troppo spesso…
Oh, ma è mai possibile che ogni volta finisco sempre per parlare di me? Parliamo di Ross, della sua bellezza, di quanto è figo, della sua perfezione… Cioè, è così perfetto che non mi vengono parole per esprimere la sua perfezione… Ok, sto degenerando, la mia mente malata comincia a pensare cose che non hanno nemmeno senso. E lo conosco solo da due giorni.

“Hey Marty!” mi sento chiamare, mentre fingo di leggere.

Giro il capo, scorgo la figura di Rydel nella stanza del fratello per qualche motivo.

“Ciao Delly!” la saluto, chiudendo il libro e lasciandoci in mezzo l’indice, per non perdere la pagina.

“Che leggi di bello?” mi chiede, facendo un cenno col capo verso il mio libro.

“Insomma, di bello niente, è solo uno dei libri che mi tocca leggere durante quest’estate…”

“Scuola?”

“Scuola.”

“Capisco…”

“Tu invece che fai?”

“Non trovo il telefono e ho una mezza idea di chi possa averlo preso…”

“Da come lo dici sembra che non sia la prima volta che succede…”

“Appunto… Oh, eccolo qui! Vediamo se… Bah, lo sapevo, ha giocato a Ruzzle col mio account in modo da vincere la partita…”

Rispondo con una risata.

“Comunque, a proposito di Ross… Siete stati bravi ieri sera…”

“Grazie”

“Senti, a proposito di musica, perché non vieni da noi qualche pomeriggio, così ti facciamo sentire qualcosa”

“Con piacere, non vedo l’ora! Dimmi tu quando posso venire!”

“Anche oggi stesso”

“Ok, allora poi passo, se mia madre è d’accordo”

“Va bene, ora scappo, prima che Ross torni e mi veda qui…”

“A più tardi!”

“Ciao!”

E dunque, Rydel lascia la stanza. Che bello, ho un invito a casa Lynch!
In ogni caso, esuberanza a parte, questo libro non si può di certo leggere da solo. Magari potesse…
Vengo nuovamente distratta dal rumore di una porta che si chiude, e come prima scatto la testa, per vedere. Ross è tornato nella sua stanza, con le cuffiette attaccate al telefono nelle orecchie, si sdraia sul suo letto. E io torno al mio supplizio.

“Ti piace proprio il davanzale della finestra, eh?” chiede, togliendo uno dei due auricolari dopo essersi accorto della mia presenza.

“Si… Diciamo che è l’unica cosa che rende meno spiacevole la lettura di questa noia mortale…” sospiro.

“Oh bene”

“Tu almeno ti diverti…”

“Abbastanza… In realtà me ne sono venuto qui perché non avevo nient’altro da fare…”

“Mentre che ci sei, ti dispiacerebbe distrarmi?”

“Affatto” sorride.

****
Beh si, insomma, scherzavo l'altro giorno, mi è venuta voglia di aggiornare e quindi gne.
Dunque... Ringrazio tutti i recensori e i lettori, davvero, grazie di leggere la mia roba (?)
Comunque, vi saluto, che ho un sacco di impegni... In pratica devo arrivare a scrivere almeno altri due-tre capitoli sia per questa che per l'altra mia storia, quindi si, che casino.
Ciao a tutti!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Salve gente, vi avverto che nello spezzone di presente c'è un po' di perversione, quindi se siete sensibili a queste cose, non leggete, comunque non è niente di che...

Capitolo 5

“E questa era ‘Falling For You’!” esclama Riker alla fine della loro strabiliante performance.

“Ragazzi, scusate, ma perché non fate un provino con una casa discografica o boh, non lo so… Cioè, siete fantastici!” commento.

“Ci abbiamo provato, ma non è andata a buon fine…” commenta il loro amico batterista Ellington con un po’ di amarezza.

“… Sul serio?” chiedo incredula “Cosa avevano, prosciutto nelle orecchie? Siete bravissimi!”

“I discografici non la pensavano allo stesso modo…” dice Riker alzando le sopracciglia per esprimere il suo chiaro disappunto, mentre si solleva dalla sedia e posa la chitarra.

Dopo aver svolto l’operazione di ordinamento della stanza, alla quale partecipo anche io, ci rechiamo su, dove questa volta ci aspetta una crostata di mele. E io mi chiedo: se Stormie prepara tutte queste torte e dolci, come caspita è possibile che i suoi figli siano così perfettamente in forma?

“Ti va un po’ di tè?” mi chiede gentilmente Stormie.

“Certo, grazie mille!” rispondo.

“Guardate che educata… Voi tra poco nemmeno lo pensate il ‘grazie’!” rimprovera i suoi figli Stormie, intenta nel versare la bevanda scottante nella tazzina di ceramica dai motivi floreali su sfondo bianco e i bordi dorati.

“No, credimi Stormie, è solo perché sono ospite… Non sono così tanto educata a casa…” ammetto.

I cinque figli Lynch volgono alla donna sguardi trionfanti, subito però ammoniti dall’occhiata autorevole della madre.
 
Nel presente

“Non potevamo non farlo…” commento.

“E già…” sorride.

Ridiamo. È vero, non abbiamo potuto farne a meno, la tentazione è stata troppo forte… Non siamo stati in grado di resistere al cantare sul davanzale, è diventata la NOSTRA cosa. D’altronde era l’unica cosa che non facevamo di nascosto, dopo quello che è successo… Quei davanzali erano la nostra salvezza…

Posa la chitarra e si alza, buttandosi di nuovo sul letto.

“Vieni qui!” dice istericamente, facendomi ridere.

“Vengo, calmati! Sembri me quando ho il ciclo!”

“… Lo so… Era quello l’intento…”

Gli rispondo saltandogli addosso e mettendomi carponi su di lui.

“Prova a ripeterlo” lo minaccio.

“Mmh… E se invece…” fa avvicinandosi alle mie labbra “Facessi…” le nostre bocche stanno per unirsi “QUESTO?!” sorride maliziosamente, invertendo le nostre posizioni.

Afferro la sua maglietta, stringendo forte il colletto, lo tiro verso di me, rimaniamo un momento fermi in quel modo, tra il sorridere e non farlo, con i respiri sospesi, poi ci lanciamo in un bacio, i suoi capelli stretti in uno dei miei pugni, le sue mani sparse per il mio corpo.

“La maglietta” ansima nella foga del momento.

“La mollerò solo quando te la sarai tolta” sospiro sul suo collo.

Sorride di nuovo, prende la mia mano, la sposta dai suoi capelli e la infila sotto la sua maglietta, per poi lasciarle fare la sua strada, guidata dal mio istinto. Riesco a vedere il suo corpo senza guardarlo, mi basta toccarlo, mentre lui attacca il mio collo con le labbra e la lingua, facendomi venire sempre più voglia di strappargli quei dannati vestiti di dosso.
È incredibile come riesca a tirare fuori il meglio e il peggio di me…

Nel passato

“Allora… Si, questa è la mia camera, ma immagino che tu l’abbia già più o meno vista…” dice Ross, mostrandomi la sua stanza.

“Si, più o meno…” sorrido.

“Hey… Che ne dici di cantare ORA, dal mio davanzale?”

“Perché no?”

Dunque prendo posto, lui fa lo stesso tirando su la chitarra che prima era appoggiata alla parete.

“Che si canta?” domando.

“Mmh… Fammi pensare…” risponde, pensieroso e concentrato “Conosci ‘Sing’ di Ed Sheeran?”

“Certo!”

“Bene, perché non la so suonare”

“… Allora perché me lo hai chiesto?”

“Boh, così tanto per”

“E se invece mi facessi sentire un’altra vostra canzone?”

“Buona idea…”

Comincia a riflettere su cosa cantare.

“Ok, ci sono. Si chiama ‘Pass Me By’. Conoscendoti, anche se da molto poco, penso ti piacerà…” dice.

“Vai, sono impaziente di ascoltarla!”

Quindi comincia a suonare e cantare questa ‘Pass Me By’. Mi sa molto di estate e di divertimento e spassarsela con gli amici. Non lo so perché, ma è così.

“Bello il controcanto che hai improvvisato…” si complimenta “Sei anche più brava di quanto mi sembrasse…”

“Grazie… Comunque nemmeno tu sei da sottovalutare, te la cavi davvero molto bene!” mi congratulo sottolineando il ‘molto’.

“E che mi dici della canzone?”

“Dico che avevi ragione, che mi è piaciuta, la melodia, le parole, siete degli artisti, veramente”

“Grazie”

E come da copione, rimaniamo in silenzio, lanciandoci qualche occhiatina imbarazzata di tanto in tanto, facendo sorridere l’altro.

“Tu… Sai suonare qualche strumento?” rompe il ghiaccio.

“Purtroppo la triste verità è che no, non ne sono capace…” sospiro sconsolata “Ma lo adorerei…” aggiungo con voce sognante.

“Ti insegno io!” propone.

“Tu?... Lo faresti davvero?” domando sorpresa.

“Ma certo!”

“Wow, allora ok, ci sto! Molto meglio che leggere quella roba…”

“A proposito di ‘quella roba’… Quanti libri devi leggere?”

“Cinque. Quattro obbligatori, il quinto deve essere un’opera a scelta da Shakespeare.”

“SHAKESPEARE?!”

“… Si… Pensavo di scegliere ‘Romeo e Giulietta’…”

“ ‘ROMEO E GIULIETTA’?!”

“Già… Che ti prende?”

“Scusa, è che io AMO ‘Romeo e Giulietta’, lo trovo romanticissimo e… E sto parlando come una ragazza, vero?”

“Ma no!”

“Senti una cosa… Ti secca se vengo a leggere ‘Romeo e Giulietta’ da te?”

“No, affatto, anzi!”

“Allora poi mi dici quando cominci a leggerlo!”

“E tu mi dici quando cominciano le lezioni di chitarra!”

Ridiamo insieme. E di nuovo silenzio.

“Martina, potresti scendere? Dobbiamo andare!” grida mia mamma dal piano di sotto.

“Oh andiamo ma’! È estate, domani non c’è scuola e sono ancora le 11:30!” rispondo scocciata, suscitando in Ross un sorriso.

Forse gli ricordo i discorsi di lui con i suoi genitori quando aveva la mia età… O quelli che fa ora, chissà…
In ogni caso, mi devo sbrigare a finire il libro. Tanto è il quarto, ho il pregio che quando mi ci metto e mi concentro sono veloce a leggere. Ora ho un vero motivo per sbrigarmi. Se penso che ROSS verrà a casa mia, possibilmente nella mia stanza, possibilmente sul mio letto per leggere una cosa romantica come ‘Romeo e Giulietta’… Non vedo l’ora!

“Martina vengo e ti trascino giù di forza!” dice mio fratello.

Ross mi lancia un’occhiata complice alzando le sopracciglia con un sorriso da furbetto.

“Sono io che non la faccio scendere!” grida, ridacchiando.

“Infatti… Ross mi tiene in ostaggio, non posso scendere!”

Ride di nuovo, poi si alza e chiude la porta alquanto rumorosamente, tornando qui subito dopo.

“… Lo senti?” chiedo.

“Cosa?” domanda.

“Stanno salendo…” rido, contagiandolo.

“Mmh… Non ho chiuso a chiave…” sorride “Vieni qui, che ti tengo in ostaggio!” aggiunge dopo una ‘pausa di riflessione’.

Insomma, scendo dal davanzale, vado dal suo lato e mi risiedo su di esso, rivolta verso la porta.

“Oh, avanti, non fare la timida… Vieni… Più vicina…” arrossisce lievemente, tentennando un po’ sull’ultima frase.

Decido di accettare il suo invito. Mi giro e appoggio le gambe sul davanzale, le sollevo e le incrocio, per ultima cosa mi avvicino a lui usando le mie mani come appoggio, abbracciandomi le ginocchia subito dopo.
Sento del movimento dietro di me, ma non riesco a vedere cosa stia facendo. L’unica cosa che riesco a percepire è l’azione compiuta dal suo braccio destro, che si insinua tra le mie gambe e la mia vita, seguito dal sinistro. Mi tira verso di sé, azzerando la distanza tra di noi. Le sue gambe pendono una fuori dalla finestra e l’altra dal lato opposto, all’interno della stanza.
Siamo entrambi un po’ rigidi, le braccia con cui mi cinge la vita sono tese, così come la mia schiena, dritta come un asse di legno. Mi devo solo lasciare andare, forse se lo faccio io si rilasserà anche lui. Quindi sciolgo i muscoli e mi adagio sul suo petto, lui ammorbidisce la presa, ecco, ora non c’è più nemmeno l’ombra della staticità di prima, né tantomeno dell’imbarazzo.
Ma non riesco a sorridere. Cioè, ho sempre (e con sempre intendo due giorni) desiderato che Ross mi abbracciasse, e ora che sta succedendo sono felice… Ma non riesco a sorridere…

“Hey piccioncini!” grida qualcuno da sotto.

Sono Rocky e Ryland, che si stanno divertendo a lanciare occhiatine e colpire astrattamente le braccia di Ross con i loro gomiti e roba simile.

In risposta, ridiamo e Ross gli fa la linguaccia. E dato che continuano, il terzo dito.

“Comunque siete davvero carini insieme!” esclama l’inconfondibile voce di Delly dal lato opposto, ovvero dalla soglia della porta.

“Sarà…” risponde Ross, con l’aria di farci un pensierino.

Niente, la lotta per impedire a mia madre di costringermi a tornare a casa è stata ardua, ovviamente alla fine ha vinto lei, perché se avessimo vinto noi io sarei dovuta rimanere a dormire in camera di Ross e mamma non lo avrebbe mai permesso, soprattutto sapendo che mi piace e avendo visto come stavamo abbracciati sul davanzale.

“Allora, sentiamo, quanto strusciamento c’è stato?” chiede mamma, una volta a casa.

“MAMMA!”

“Che c’è? Non vi siete visti?”

“… MAMMA!”

“Va bene, va bene… Comunque hai fatto colpo…”

“Mmh, non parlerei troppo in fretta…”

“Oh, andiamo!”

“Effettivamente ho rimediato degli appuntamenti per delle lezioni di chitarra e per leggere insieme…”

“Leggere insieme cosa?”

“Ehm… ‘Romeo e Giulietta’…”

“… E tu dici di non aver fatto colpo…”

“Va bene mamma, come dici tu…”

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Ieri sera è stato incredibile… Prima la cena dai Lynch, poi tutto quello che è successo con Ross… Wow è la parola giusta.

“Mamma mi devi comprare una chitarra.” grido entrando in cucina.

“Come si dice?” fa lei.

“Per favore…” sbuffo.

“Va bene, appena posso. Non in questi giorni però, perché ho cose da fare”

“Uff…”

Stamattina ho guardato di nuovo Ross mentre dormiva… Sembra diventare ogni giorno più bello…

Torno nella mia stanza e mi lascio cadere sul letto, cercando di sentirmi un tutt’uno con il materasso.
Non riesco a smettere di pensare a quell’abbraccio, a come mi infondesse un senso di protezione, di sicurezza e allo stesso tempo debolezza e incertezza, il cuore a mille, tutto il corpo in fiamme. Già, in effetti sentivo caldo, ma era come se non mi desse fastidio.

“Allora, sei pronta per la lezione di chitarra di oggi?” mi chiede Ross dalla sua stanza.

“Si, non vedo l’ora!” rispondo sollevandomi.

“Vieni alla stessa ora di ieri?” propone.

“Ok, perfetto!” acconsento “Ora mi metto a leggere un po’, così mi sbrigo e possiamo cominciare la … Nostra lettura…”

“Si, infatti…”

“In ogni caso, mi… Faresti compagnia lo stesso?”

“Certo, con piacere!”

Quindi, prendiamo le nostre solite posizioni sul davanzale e inizio a leggere, lui invece prende la sua chitarra e comincia a suonare sia melodie che conosco che sconosciute, saranno altre canzoni scritte da lui e i ragazzi…
Se penso che ieri sera c’ero io al posto di quella chitarra…
Ma perché deve essere così strano? L’amore nei libri delle favole è sempre così semplice, così perfetto, non c’è da essere confusi o indecisi, perché il sentimento è sempre corrisposto e ricambiato. Invece la vita vera non ti può dire da subito se quella persona prova lo stesso. E io non capisco se lui mi tratta da amica o qualcosa di più…
Forse la cosa migliore sarebbe parlare con Rydel. Fatto sta che comunque devo fare qualcosa, e alla svelta, perché più lo guardo, più mi viene difficile scollargli gli occhi di dosso…
Oh, ma seriamente, come si fa a non rimanere incantati da quei capelli, quel fisico, quegli occhi? Meno male che dovevo leggere…

“Mi mancano solo 50 pagine!” esclamo soddisfatta.

Contando che una volta sono riuscita a leggerne 100 in meno di due ore…

“Allora sei a buon punto…” risponde sarcasticamente.

“… Vedi che sono veloce a leggere…”

“… Io no… Divertente, dovremmo leggere insieme…”

“Tranquillo, so essere lenta, non ti costringerò ad andare troppo veloce”

Sorride.

“Pensi di finire ora o ti prendi una pausa?” mi domanda.

“Vorrei provare a finire adesso, così mi tolgo il pensiero…” rispondo.

“E allora resto qua anche io”

“Ok, grazie”

“Di nulla”

Che carino, sta rimanendo qui solo per me… O forse vuole semplicemente stare seduto sul davanzale a prendere quel poco di fresco che potrebbe esserci in un’estate californiana suonando la sua chitarra. No, non avrebbe detto ‘allora’. O forse mi faccio troppi film mentali… A proposito di film mentali, chissà che succederà oggi pomeriggio, saremo solo io, Ross, la chitarra e i suoi fratelli che ci spieranno… L’attesa mi sta uccidendo, evviva.

Nel presente

Saranno circa dieci minuti che siamo svegli, ormai, forse posso provare a parlargli con la certezza di essere ascoltata…

“Quanto ancora dobbiamo andare lontano? Dobbiamo arrivare fuori dalla California?” chiedo.

“… Per me possiamo anche rimanere qui per sempre…” risponde stiracchiandosi.

Gli do un pugnetto sul braccio, sbadigliando.

“Ok, va bene…” sbuffa “Ehm… Penso che l’ideale sia uscire dalla California e magari trovare una sistemazione provvisoria in un posto a basso costo…”

“Ok… Il che significa che devi alzarti ADESSO perché dobbiamo partire più o meno SUBITO”

Comincia a lamentarsi come un bambino quando la mamma lo vuole svegliare contro la sua volontà.

“Dai, muoviti!” esclamo.

“Come vuoi tu, padrona…”

Nel passato

“Allora, sei pronta?” mi chiede, prendendo la chitarra e sedendosi accanto a me, sul suo letto.

“Si, prontissima!”

“Dunque… Si comincia dalle note, ovviamente.”

Annuisco, mentre mi spiega come suonare il Sol.

“Dai, prova tu!” mi incita, porgendomi la chitarra.

“Ok, ci provo…”

Ok, mi sta prendendo un po’ il panico… E se non sono abbastanza brava? Cioè, non ho mai toccato una chitarra prima d’ora, è normale che io non sappia suonare, ma se non dovessi essere abbastanza brava lo stesso? E se invece la smettessi di complessarmi e mi concentrassi?
Prendo lo strumento e mi rendo conto di non ricordarmi niente di quello che ha detto.

“Ehm… Come hai detto che si fa il Sol?” gli chiedo un po’ imbarazzata.

“Aspetta…” sorride, avvicinandosi “Alzati un attimo…” dice.

Mi sollevo immediatamente, senza chiedere spiegazioni.

“Ok, ti puoi sedere”

Obbedisco. No, non ci credo, sono seduta su di lui. Penso di avere un sorriso da ebete stampato in faccia.

“Allora…” mormora, spostando il braccio destro sul mio e poggiando la mano sinistra sulla mia “Devi premere qui…” spiega, posizionando le mie dita sulla tastiera della chitarra; esercita una lieve pressione con le dita, mentre con l’altra mano prende la mia e mi fa pizzicare la corda giusta.

Ok, ora so come fare, ma come dovrei riuscire a concentrarmi? Non so se lui si sta accorgendo di quanto sia romantica questa cosa…

“Proviamo un’ultima volta insieme e poi fai da sola, ok?”

“Ehm… Ok”

Alla fine di questa lezione di chitarra alla ‘Ok, facciamo finta che tutto ciò non sia estremamente romantico e dolce, e soprattutto non facciamo capire niente a Ross’, ho imparato la scala.

“Te la sei cavata bene, complimenti!” esclama.

“Oh, beh, detto da te che sei un esperto…” dico, ridiamo entrambi.

Per un istante infinito, ci guardiamo negli occhi. Mi perdo nelle sue iridi color nocciola, analizzando il modo in cui il castano, colore predominante, si amalgami a una piccola sfumatura di verde. Mi sento come se non avessi più alcun legame col mio corpo, proprio non lo sento più.
… Eccetto il cuore, che batte decisamente troppo veloce.
E penso proprio di avere il luccichio di cui parlava mia madre l’altra sera, e ho l’impressione di averlo visto anche a Ross. E se c’è qualcosa che la televisione mi ha insegnato, è che quel bagliore che fulmineamente ti attraversa gli occhi quando pensi o guardi quella persona, ha un significato parecchio importante.
Allora quello che raccontano è sbagliato… Non è vero che la magia è solo frutto dell’immaginazione degli scrittori di avventure Fantasy, l’amore è una cosa di tutti i giorni…
Purtroppo però, questo istante infinito è solo un istante. Improvvisamente piombiamo giù dalle nuvole. Sorrido, temo di essere arrossita in modo troppo evidente… Anche lui mi sorride, avrà un significato? Non so, mi sembra un sorriso troppo vero per non averne…
No, no, no, ci stiamo ricadendo.

“Ahi!” si sente da fuori la camera, come un bisbiglio urlato.

Entrambi abbiamo la stessa reazione immediata: girarci verso la porta.
Sorride, questa volta con un sorta di accenno di rassegnazione, come a dire “… Poveri scemi…”.
Quindi immagino ci siano un paio di persone dietro la porta, chissà chi, me lo chiedo proprio… I quattro geni non ci mettono molto a cadere tutti quanti l’uno sopra l’altro come dei sacchi di patate.

“Uffa, Rocky! È colpa tua, se mi avessi fatto guardare, invece di farmi lo sgambetto, non saremmo caduti!” si lamenta Delly, in cima al… Posso chiamarlo ‘mucchio’?

“Ma zitta! Se tu non ti ostinassi a mettere i tacchi quattrocento centimetri anche quando sei a casa, eviteresti di cadere ogni volta che qualcuno ti sfiora!” risponde lui leggermente esasperato.

“Ha ragione…” annuisce Ross facendo spallucce.

Intanto restano così, il povero Riker sotto tutti a soffrire…

“Scusate se vi interrompo, ma vorrei farvi presente che a me piacerebbe continuare a vivere!” grida “Ryland, almeno tu!”

“Come cavolo pensi che io possa alzarmi con questi due di sopra?!” risponde lui.

Beh, in effetti…

Alla fine, dopo che Delly riesce a rimettersi in piedi, si alzano tutti, eccetto Riker, che è leggermente a pezzi.

“Per colpa vostra mi toccherà strisciare al posto di camminare!” si lamenta.

In tutto questo, le risate che ci siamo potuti fare io e Ross…
Ci accorgiamo di non esserci mossi da questa posizione solo quando i quattro hanno “lasciato” la stanza. Quindi poggio la chitarra a terra e mi alzo, per spostarmi subito dopo alla sua sinistra.
Oh no, ecco l’imbarazzo. Non so cosa dire, non riesco a proferire parola. E sento anche che la barriera dell’amicizia è vicina alla rottura.
Fortunatamente, o sfortunatamente, sinceramente non so che pensare, veniamo interrotti e distolti l’uno dall’altra da un urlo di Rydel.

“Marty, puoi venire nella mia stanza?”

Continuo a rimanere in silenzio, vorrei risponderle, gridare “Si, Delly, arrivo subito!”, ma non ci riesco, non mi esce la voce, sto tenendo la bocca aperta a vuoto, probabilmente gli starò sembrando una stupida.
Alla fine, tento un “si”, che esce più come un mormorio strozzato.
Mi alzo, diretta verso l’uscita della stanza. Mi giro o non mi giro? Lo farei, ma la questione è che mi sento osservata, quindi probabilmente lui sta già guardando me, quindi se lo facessi lui lo saprebbe. Meglio andare e basta, che già Delly mi aspetta…

La porta della camera di Rydel è chiusa, entro senza bussare e la trovo in mutande e reggiseno.

“Oh, tranquilla, puoi entrare, non mi vergogno” mi invita lei, vedendomi in difficoltà.

“Ok” mi richiudo la porta alle spalle, facendo spallucce.

“Allora, c’è un problema, ho bisogno di aiuto urgentemente!” esclama allarmata.

“Spara”

“Il punto è che devo uscire per la prima volta da sola con Ellington e ho paura. Non so come vestirmi, che fare…”

“Beh… Posso provare ad aiutarti, ma… Ecco… Non sono molto esperta su queste cose…”

“C’è… Una cosa in particolare che volevo chiederti, perché in realtà una mezza idea mi è venuta…”

“… Ovvero?”

“Ho pensato… Dato che tu e Ross avete questo ehm… Legame così particolare, potreste venire con noi per fare tipo… Un’uscita a quattro…”

“… Cosa?”

“Ti prego! So che Ross sarebbe d’accordo, lui ci sta sicuro. Ho bisogno di te!”

“Mmh… Per me va bene, spero anche per mia mamma…”

“Grazie!!!!!” dice dopo un gridolino, venendomi ad abbracciare “Sei la mia salvezza!”

“Figurati”

“Senti, a proposito di questo legame con Ross…”

“… E ti pareva...”

“Dai!”

“Il punto è che tuo fratello mi confonde…”

“Tu provi qualcosa per lui?” mi chiede, mentre comincia a rovistare nel suo armadio, tirando fuori diversi capi e lanciandoli sul suo letto.

Sbuffo “Non lo so… Cioè… Credo di si… Ma non lo so…”

“Capito cosa intendevi… Sei agitata per stasera?”

“Abbastanza…”

Non so come farò a non morire… Però lo faccio per Delly, quindi vale la pena sacrificarsi…
Anzi, sono contenta che nonostante ci conosciamo da così poco tempo si fidi di me a tal punto da chiedermi di aiutarla per qualcosa di così tanto importante… A proposito, avevo notato che c’era una piccola elettricità tra Rydel e Ellington, ma pensavo fosse stata solo una mia impressione. Effettivamente, sarebbero perfetti insieme…

“Facciamo così, appena finisco di prepararmi vengo da te e ti aiuto a scegliere con tutto, va bene?” mi dice Rydel.

“Perfetto!” rispondo.

“A dopo!”

“A dopo!”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Io e Rydel siamo sdraiate a pancia in su sul mio letto aspettando che arrivino Ross e Ellington, che ovviamente abbiamo spiato dalla finestra.

Mi sento come se gli acidi gastrici mi stessero lentamente corrodendo le pareti dello stomaco, con il risultato che ho delle contrazioni molto fastidiose.

Entrambe cerchiamo di respirare lentamente e profondamente per tentare di calmarci. Occhi chiusi, braccia distese, muscoli rilassati: esattamente quello che faccio ogni sera prima di cantare, sentirmi un tutt’uno col mio letto. Eccetto ieri, dato che ero con Ross e l’unico momento in cui ho avuto bisogno di lasciarmi andare e sentirmi una cosa sola con ciò su cui mi appoggiavo è stato tra le sue braccia.

Mi dispiace di non essere stata del tutto sincera con Rydel fin da subito, su me e Ross… Voglio dire, non è che sono poi così confusa sui miei sentimenti nei suoi confronti… Però appena mi ha fatto quella domanda sono leggermente entrata nel panico, non sapevo cosa rispondere, anzi, penso di averlo mascherato abbastanza bene… In ogni caso, ho sputato il rospo mentre mi preparavo. E ora l’agitazione mi sta uccidendo.

“Delly, e se poi in verità non gli piaccio? Come faccio a essere certa che lui ricambi, che io per lui non sia una semplice amica?” domando preoccupata.

“Stai tranquilla, te lo assicuro io. Vi abbiamo visti… Trovo sia impossibile che lui non provi qualcosa per te… O per lo meno, se non se n’è ancora accorto, lo farà a breve” mi rassicura.

“Uff… Va bene, cerco di non farmi troppe paranoie…” dico, meglio non darle anche il peso della mia preoccupazione, ne ha già abbastanza della sua.

Finirà che entreremo in iperventilazione…

“E se provassimo ad ascoltare un po’ di musica? Di solito è una cosa che mi rilassa e mi fa stare meglio…” propone.

“Bella idea!” esclamo sollevata, forse potrebbe funzionare.

“Magari ci distraiamo un po’…”

Speriamo…

Delly prende il suo telefono e mette le cuffie. La mia attenzione viene subito catturata dalla cover rosa piena di brillantini. Mi vengono in mente le parole che disse l’anno scorso mio cugino quando sua sorella gli chiese che ne pensava dei brillantini che aveva applicato sul suo telefono: “Voi femmine siete stupide, appiccicate sui telefoni sti brillantini di merda, che poi se vi comprate un cellulare nuovo e vi volete rivendere quello vecchio non lo compra nessuno…”. Molto dolce, insomma.
Riemergo dai ricordi del passato, grazie ai quali un sorriso mi ha solcato il viso, quando Delly mi passa un auricolare. Preme la riproduzione casuale, comincia una canzone che non avevo mai sentito prima. C’è scritto che si chiama “All Night”. Chissà, forse è di un cantante che conosco, aspettiamo che inizino le parole e magari riconosco la voce…
Ma la riconosco eccome! Questo è Ross!

“Delly, è una delle vostre?” chiedo sorpresa, il mio sorriso si fa più grande man mano che la canzone va avanti.

“Si, è una delle nostre. Hai riconosciuto la sua voce, vero?” sorride.

Annuisco.

“E io che avevo il buon proposito di ascoltare musica per non pensare a quei due, che cosa mi fa la riproduzione casuale? Mi mette la registrazione di ‘All Night’…” ride.

“ ‘We’ll be alright’… Lo spero…” dico, alzando le sopracciglia “Comunque bella questa canzone! Poi me le passi tutte le vostre, vero?”

“Se vuoi, certo, non potrei esserne che contenta!”

“Siete bravissimi, vorrei avere il vostro talento…”

“Vedi che tu ne hai da vendere, devi solo impegnarti per perfezionarti. E le lezioni di chitarra sono un ottimo modo per farlo.”

Le sorrido, poi mi viene in mente che non ci siamo ancora scambiate il numero di telefono.

“Vero!” grida, facendo un facepalm “Aspetta, te lo do subito… Poi mi mandi un messaggio, così ti salvo anche io!”

“Ok”

Prende il mio telefono, va nella rubrica e si salva con il nome “Delly” seguito da un’infinità di cuori.

“… Vuoi anche il numero di Ross, per caso?” mi chiede.

“Mmh… Nah… Deve essere lui a darlo a me…” rispondo, con la ‘faccia eheh’.

“Vai, così mi piaci!”

Le nostre risate vengono interrotte dal bussare sulla porta della mia stanza.

“Chi è?” chiedo.

Comunque, ho la musica sparata al massimo in un orecchio, non credo che sentirei la risposta… Anzi no, scherzavo, è mia madre. Le accordo il permesso di entrare.
Immagino la scena che si trova davanti dal suo punto di vista: due ragazze esasperate e nervose leggermente sull’orlo della disperazione sedute su un letto ad ascoltare la musica dividendo le cuffiette, col volume così alto che si sente fin da lì.

“Wow, ragazze, siete meravigliose!” si complimenta mia madre.

La ringraziamo all’unisono, poi spuntano mio fratello e mia sorella dal nulla, come funghi. Lo fanno sempre.

“Rydel, stai benissimo!” esclama mio fratello “Martina… Tu… Un po’ meno, ecco… Sei brutta come al solito…”

“… Ti voglio tanto bene anche io…” rispondo.

“Zitto, cretino!” lo rimprovera la mia sorellina, cominciando a riempirgli la pancia di pugnetti “Marty è bellissima pure!”

E poi la lotta tra i due si sposta nella stanza di mio fratello, dunque quei due non sono più un nostro problema.

Sgrano gli occhi, penso di essere sbiancata all’improvviso. Ritorna quella fastidiosissima morsa allo stomaco, mi sento un formicolio incessante addosso: hanno suonato il campanello.
Io e Delly ci guardiamo, per un attimo cala il silenzio, perfino quei due hanno smesso di azzuffarsi e gridare. Poi, entrambe lanciamo un urlo.
Cominciamo a correre su e giù per la camera, alla ricerca delle borse, dei trucchi di emergenza, degli eventuali soldi extra, tutte le cose dell’ultimo minuto. Nel frattempo mia madre va ad aprire la porta, la sentiamo salutare i due e fare la conoscenza di Ell.

“Ragazze, ci sono due bei ragazzi qui che aspettano solo voi!” esclama mia madre, facendo ridacchiare i due.

“Allora, sono apposto?” mi chiede Rydel, ansiosa.

“Si, meravigliosa!” rispondo “Io?”

“Sei perfetta. Scendiamo?”

“Scendiamo.”

Dunque, è il momento di andare. Manco stessimo facendo chissà che cosa, è solo e soltanto un appuntamento a quattro. Cosa potrebbe andare storto? Anzi, dovrei sentirmi sollevata per il semplice fatto che Ross ha accettato di venire… Questo implica anche che per lasciare Rydel e Ellington da soli, anche noi due dovremo rimanerci…
Io e Delly usciamo dalla mia stanza, e una volta in cima alle scale posso finalmente vederlo. Capelli aurei, occhi nocciola, sorriso smagliante, Ross. A volte mi chiedo se non sia finto, è troppo perfetto, tipo Ken, il fidanzato di Barbie.

Mi guarda con un’aria strana, un’espressione indecifrabile. Non riesco a capire cosa stia pensando nel vedermi. Lo sta facendo apposta o sta avendo una reazione che nemmeno lui si aspettava?

È tutto normale fino ad ora, però sento che manca qualcosa, e non si tratta dei due rompiscatole che si stanno ancora picchiando sopra…
Ah, si, ecco! Il discorsetto sul fatto che anche se non ho coprifuoco mi devo ritirare a un orario decente!
Ross aggira la cosa con una battuta, probabilmente notando la mia esasperazione del tipo ‘non davanti ai miei amici’.
Dopo i saluti, forse finalmente possiamo andar-E invece no, mia sorella corre giù dalle scale gridando “ROSS!”.

“Hey!” la saluta lui ridendo, mentre la solleva in braccio.

“Abbraccio!” esclama mia sorella, stritolando il mio uomo.

“Un momento, c’è qualcosa che non torna… Dov’è sparito il deficiente?” chiedo.

“L’ho ucciso!” urla mia sorella soddisfatta “Facendo così!” e poi comincia a dare dei pugni all’aria, imitandone il suono.

Il tutto mentre è ancora in braccio al mio uomo.
Tutti scoppiano a ridere. Ok, devo ammetterlo è fantastica.
Nel frattempo dopo ciò, mia madre ha avuto la buona idea di andare a controllare se mio fratello è ancora vivo.

“Oddio!” mi dice Ross, col fiato corto per le risate “Amo tua sorella!”

“Lo so, tutti mi amano” risponde lei, facendo una faccia da ‘mi sento chissà chi’.

E le risate aumentano sempre di più.

“Fammi scendere!” esclama lei, indicando il pavimento.

“Agli ordini!” risponde Ross, mettendola giù.

Mia sorella si avvicina a Ellington, si mette a grattarsi il mento come la statua “Il Pensatore”.

“E questo chi è?” chiede a Ross, indicando Ell con un gesto della mano.

E ridiamo.

“Ciao, sono Ellin…”

“L’ho chiesto a lui!” si lamenta mia sorella, guardando il povero Ell in cagnesco mentre punta Ross col suo mini-dito.

Lui alza le mani in segno di resa.

“Si, insomma, lui è Ellington, il mio migliore amico” lo presenta Ross.

“Mmh… Ciao” lo saluta mia sorella con noncuranza.

“Dai, lasciali andare!” interviene mia mamma, rivolta alla piccola peste.

“Va bene!” risponde lei “Ciao, Ross!” gli stritola la gamba “Ciao, Marty!” mi stritola la pancia “Ciao, Rydel!” le da il cinque “… Ciao, tizio col nome strano” fa, salutando Ell con la mano.

Usciti dalla porta, ricominciamo a ridere.

“Tizio col nome strano!” lo prende in giro Ross, piegandosi in due dalle risate.

“È fatta così, di alcuni si innamora, altri li prende di mira in questo modo… Ma le starai simpatico. Prima o poi…” dico a Ellington.

Nel presente

“Ti prego, alza il volume!” esclama Ross, di nuovo alla guida.

“Non devi ripetermelo due volte!”

È la canzone che c’era in macchina la prima volta che siamo usciti, con Rydel e Ellington, ‘Problem’, di Ariana Grande.

Manca ancora molto al confine e noi comunque non abbiamo un piano ben preciso, non sappiamo dove andremo. Devo ammettere che sono preoccupata, e so benissimo che lo è anche lui, nonostante sembri così spensierato, mentre canta a squarciagola sulla canzone. Ma non posso fare a meno di sorridere. È colpa sua, ci riesce sempre…

Nel passato

La destinazione era sconosciuta sia a me che Rydel, ma è valsa la pena di aspettare, perché è stata una gran bella idea, hanno avuto una bella trovata: Starbucks.
Entriamo dentro, strano che non ci sia molta fila… Comunque, io prendo il solito, un frappuccino al cioccolato.
Ci servono quasi subito, quindi andiamo a sederci.

Va tutto molto bene, parliamo, scherziamo, ridiamo, ci divertiamo. Inoltre, ho avuto l’impressione che Ross mi abbia lanciato certe occhiatine abbastanza significative, e poi Rydel mi ha detto che la pensa come me, quando siamo andate in bagno. Quindi, sono a buon punto.

Un momento… Quello che è appena entrato non sarà mica… No, per favore, non è giusto… Non può essere lui…
E invece si, è proprio lui, Nicholas Richardson.
***
Ragazzi super scusatemi. Ho avuto parecchi casini, questo ritardo era l'ultima cosa che volevo piango. Spero di esservi mancata, almeno un pochino... Comunque, buon 2016 e buon Natale, mentre che ci sono (ops) e... Beh, non so che altro dire, mi resta solo da pregarvi di non uccidermi senza pietà... Prima ho avuto problemi con la connessione, poi ho avuto un sequestro del computer di tre settimane e quello mi ha fatto sclerare, e poi, ovviamente, gli immancabili blocchi dello scrittore e le altre ventimila fanfiction che sto scrivendo.
Va bene, basta, sono stata abbastanza tediante... Ciao, vvb:*

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