Dolce (F)Flirt

di kirla212
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** arrivo al liceo Dolce Amoris, nuova scuola, nuove avventure, nuova vita ***
Capitolo 2: *** la prima pagina di una nuova storia ***
Capitolo 3: *** un pomodoro cattivo... ma attraente ***
Capitolo 4: *** qualche prof e una granita ***
Capitolo 5: *** un amico,infiniti ricordi ***
Capitolo 6: *** un filo di erba secca, brucia senza più scaldarsi ***
Capitolo 7: *** lacrime nere ***



Capitolo 1
*** arrivo al liceo Dolce Amoris, nuova scuola, nuove avventure, nuova vita ***


Siamo amiche sin dalla nascita, io e Numeme, la mia Meme. Abbiamo sempre frequentato la stessa scuola e ora che sua madre ha cambiato posto di lavoro, lei la doveva cambiare. Naturalmente io non volevo abbandonarla. Asilo,elementari,medie e avremmo fatto anche le superiori insieme. La nostra amicizia non sarebbe finita per uno stupido trasferimento. Ci mettemmo un po’ per trovare una scuola che andasse bene si a me che a lei.. o meglio che andasse bene ai miei e ai suoi genitori. Alla fine la trovammo: Liceo Dolce Amoris. E ora, dopo qualche foglio compilato e qualche litigio ,siamo qui, davanti a scuola, a metà del primo semestre. E’ una nuova avventura.. che affronteremo insieme.
Sono le 9 del mattino, gli altri studenti sono entrati prima di noi;circa un’oretta fa da quello che mi ricordo degli orari. Siamo entrambe molto eccitate. Nuovi professori,amicizie,materie. Chi non lo sarebbe. Per entrare bisogna passare per un cortiletto. Non è male, c’è qualche albero, un paio di panchine. Davanti al cancelletto c’è un quadernino mezzo stropicciato, sarà caduto a qualcuno? Credo che lo abbia notato anche Meme. Si abbassa e lo raccoglie. Gli dà una spolverata e gli soffia sopra.
“Ma dimmi se si devono trattare così i quaderni” dice e se lo mette in borsa. Io la guardo e sorrido lievemente. È sempre la stessa. Deve mettere sempre tutto in ordine e detesta le persone che prendono “sottogamba” la scuola. Attraversiamo il cortile e arriviamo all’entrata. Da fuori la scuola sembra moderna e restrutturata da poco, decisamente diversa dalla nostra, un vecchio convento abbandonato da decenni che il comune della nostra città ha venduto come “scuola”.
“Yukii.. smettila di fantasticare come al tuo solito..! entriamo” mi dice un po’ scocciata agitando la mano davanti alla mia faccia. Io mi perdo sempre nei miei pensieri e se non ci fosse lei a quest’ora sarei già stata rapita,investita e ripresa in classe per chissà quante centinaia di volte. Apre decisa la porta di scuola e una persona esce frettolosamente dall’altra parte. La travolge. Che tempismo, penso tra me e me. E intanto Meme è per terra. Non vorrei essere nei panni del poveretto.
“Ma che ti salta in mente? Fai un po’ di attenzione!!” lui cerca di aiutarla a rialzarsi e pronuncia qualche parola di scusa che però non sembrano raggiungerle le orecchie. E’ un uomo più o meno alto sarà su un metro e ottanta.. abbastanza giovane. “e questo voi lo chiamereste un istituto scolastico?! Gente che butta quaderni all’aria e altri che corrono come pazzi! Ma dove siamo?!” . Sbuffa. Si pulisce i vestiti, mi tira per il braccio e entriamo. Di solito non è così, è molto dolce e “calma” diciamo.. ma quando si parla di scuola e di regole nessuno può sfuggirle. Ci troviamo davanti a un lungo corridoio, stanze a destra e a sinistra. E adesso dove entriamo?
“mem…”mi giro e la chiamo, ma non faccio in tempo di finire di pronunciare il suo nome che lei è sparita. Perché devo perderla sempre?
“..meme..” sussurro. C’è un silenzio di tomba. Ma c’è qualcuno oggi?
Riapro la porta esterna.. mi guardo attorno ma di lei nessuna traccia. Rientro.
La chiusura della porta rimbomba nel corridoio. Mi appoggio alla porta e sospiro. Perfetto. Primo giorno di scuola, ho perso la mia migliore amica e ora mi trovo sola in un edificio all’apparenza un po’ spettrale. Cosa potrebbe andare peggio?
Si apre una porta.. mi pare la prima sulla destra. Un piede, poi una gamba escono fuori dalla soglia della porta.
Ok, sono strana. Sto tremando. Ho paura. Ma di cosa?
 

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Capitolo 2
*** la prima pagina di una nuova storia ***


Dalla porta esce qualcuno. Io mi metto sulla difensiva, giro la testa dalla parte opposta e chiudo gli occhi. “Lei dev’essere l’altra nuova studentessa,prego” mi fa cenno con le mani di entrare nella stanza e abbozza un lieve sorriso. È un ragazzo, forse uno studente. E’ abbastanza alto, biondo, occhi color miele. Annuisco ancora un po’ traumatizzata ed entro. Mi fa accomodare, poi chiude la porta e si siede. Vicino a me è seduta Meme. Lei mi guarda con una faccia un po’ scocciata, incrocia le braccia. “Sempre a perderti te eh, Yuki” io mi smuovo un attimo, poi ritorno calma. “Te potevi pure aspettarmi magari.” Mi tira un’occhiata come per dirmi – non sono mica una stupida come te che ha bisogno di una guida per entrare in un’ aula- vorrei ribattere a questa occhiata, ma il ragazzo si schiarisce la voce e mi batte sul tempo. Meme nota la mia irritazione, mi guarda, sorride, poi si rivolta verso il ragazzo. “Per prima cosa vi do il benvenuto in questa scuola. Io mi chiamo Nathaniel piacere, solo il delegato degli studenti se avrete bisogno di qualcosa potete fare affidamento su di me.” Si mette a posto la camicia, poi prende dei fogli da dentro un cassetto e ce li porge. “Questo è il vostro modulo d’accettazione al liceo, dovrete farlo firmare dai vostri genitori se vorrete prender parte alle lezioni come gli altri studenti.” Fa un sorriso a pieni denti, si alza e si avvia verso la porta. Prende da una mensolina una scatoletta blu. Mi sporgo per vedere cosa contenga. Meme mi tira una gomitata e mi manda un’altra delle sue occhiate. Io le sbuffo in faccia e mi alzo. Mi segue. Nathaniel tira fuori dalla scatoletta 2 graffette e ce le sporge. “Usatele per unire i fogli, altrimenti rischierete di perderne alcuni” un altro smagliante sorriso. “Ok grazie” risponde frettolosamente Meme, unisce i fogli con la graffetta e ricambia il sorriso al delegato. Usciamo dalla stanza. “Bene ora vi accompagnerò nella vostra aula” apre la seconda porta a sinistra. Questa volta entra per primo. Lo seguiamo. Ci sono troppi studenti in quella stanza.. mi sento osservata e la cosa non mi piace. Cerco di farmi piccola piccola e mi nascondo dietro al braccio di Meme che invece sembra aver il pieno controllo della situazione. “ohh!! Ma eccolo il nostro caro signor delegato!! Cos’è venuto a fare qui tra noi?! Sceso ai piani bassi?!” Ridacchia un ragazzo in modo un po’ ironico,battendo una manata sul banco. Guardo Nathaniel.Mi sembra piuttosto irritato. Comunque non gli risponde, si schiarisce la voce e ci presenta alla classe. “Bene, queste saranno le vostre 2 nuove compagne di classe” prende un foglietto su cui credo ci siano scritti i nostri nomi” “Yukino e Numeme prego accomodatevi” ci fece sedere in 2 posti subito dietro alla cattedra. “Grazie Nathaniel e ben venute ragazze”dice il professore in aula. Ci tira un sorriso un po’ forzato poi si volta verso il ragazzo di prima. “e Castiel risparmiaci i tuoi commenti poco decorosi, grazie” mm… quindi Castiel si chiama il ragazzo? Niente male. È piuttosto alto, capelli rossi e occhi grigiastri, che sembrano sfuggire alla predica del professore. Sorrido. Mi piace. Il professore ci chiese dove eravamo arrivate nella sua materia e finite le solite “generalità” continua a spiegare la lezione, come prima del nostro arrivo. “DRIIINN” suona l’intervallo. Io e Meme,per il primo giorno, ci siamo portate solo un quaderno,un diario,una penna e qualcosa da mangiare. Mai tralasciare il cibo. Anche se per lei è qualcosa di superfluo. Prendo il panino che ho nella zaino, azzanno subito un morso. Non ho fatto colazione stamattina e sinceramente sto morendo di fame. Meme mi guarda con una faccia un po’ schifata. “Mi sembri una mucca da come mangi” io continuo a ruminare davanti ai suoi occhi. “Ne buoi un bezzo?” le porgo il panino mentre mando giù il primo boccone. Ha una faccia un po’ scettica. Rifiuta la mia offerta e si dilegua con un “vado in bagno, ho un po’ di urina da espellere” io la guardo e alzo un sopraciglio “io starei mangiando, cara”dico a voce un po’ alta. Lei esce dalla stanza e mi sorride facendo la linguaccia. Una ragazza dietro a me ridacchia, mi porge la mano “Piacere mi chiamo Iris, te dovresti essere Yukino” . Ha capelli arancioni, altezza media per una ragazza, abbastanza magra. Sorrido e annuisco “piacere”.

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Capitolo 3
*** un pomodoro cattivo... ma attraente ***


Iris è molto simpatica e anche dolce. Ho continuato a parlare con lei per il resto dell’intervallo. Appena suonata la campanella Meme rientra, massaggiandosi la pancia. Sorride soddisfatta. “Urina espulsa con successo!” io mi metto a ridere e Iris mi accompagna. Appena entra il professore della lezione successiva ci rimettiamo a sedere e ora dopo ora finisce la nostra prima giornata di scuola. Usciamo. Comincio ad avviarmi verso casa quando Meme mi dice che avrebbe preso il pullman perché si sentiva stanca. Io annuisco, mi metto lo zaino sulle spalle e comincio a camminare. Passo per il parco lì vicino, una scorciatoia. Vedo Castiel. È seduto su una panchina con una sigaretta spenta in mano. Possibile che fumi? Comunque sono contenta di vederlo. Non so come,ma qualcosa di lui mi ispira. Faccio per avvicinarmi. Lui mi vede ma non mi calcola minimante. Lo saluto con una striminzito “Ciao”. Sono sempre timida quando si tratta di ragazzi. Mi fa un cenno con la testa “ci conosciamo?”. Sembra che si voglia disfare di me.. sono un po’ imbarazzata, sento la testa andarmi lentamente a fuoco. “Em.. io.. sono nuova nella scuola” mi fermo un attimo prima di continuare la frase” Comunque piacere mi chiamo Yukino” cerco di sembrare il più sicura possibile ma c’è un certo tremolio nelle mie parole. “Dovrebbe interessarmi come ti chiami?”dice con tono parecchio menefreghista e scocciato. Io sinceramente ci rimango male e rispondo a tono. “Cercavo solo di stringere amicizia..” Lui non alza nemmeno gli occhi per guardarmi in faccia.. ma che atteggiamento è scusate?? “Non mi interessa” dice. Butta la sigaretta per terra e si alza. “Ho da fare” prende lo zaino e si allontana. Faccio una faccia tipo WTF?! Ah!! Che nervoso. Pesto la sigaretta che aveva gettato prima, con rabbia. Non ha senso che rimango qui a prendermela con un oggetto che non ha nessuna colpa. Sbuffo ancora arrabbiata e mi avvio verso casa. Una volta dentro c’è la mia cagnolina ad accogliermi. Mi abbasso per farle le coccole, lei mi salta addosso e mi lecca la faccia. È sempre così spensierata e pura, mi piacerebbe essere come lei. “Amore dai smettila” dico sorridendo. Le do un bacino sulla testa e mi rialzo. Casa mia è nella norma, ne troppo grande, ne troppo piccola. Un alloggio singolo sui 100 mq. 2 piani, il primo(piano terra) è” for all the family” mentre quello di sopra è principalmente mio e di mio fratello. Entro in cucina e appoggio lo zaino su una sedia. “Ciao mamma” dico. “Ciao amore, com’è andato il primo giorno di scuola? Già stretto amicizie?” mi risponde mia madre con questa frase, la stessa che usa tutti i giorni che torno da scuola ormai da anni. “ Si mamma tutto a posto.” Mi siedo al tavolo. Da mangiare c’è un piatto caldo di pasta e qualche frutto. “Buon appetito” mi dice mia mamma vedendomi in adorazione del piatto di pasta. Io le sorrido. “Grazie” Mando giù qualche boccone,poi mi viene un flash. “Ah mamma, a scuola oggi ci hanno consegnato un foglio che tu e papà dovete firmare” “Come? il primo giorno di scuola e già cominciamo con ore di punizione?” dice mio padre scherzando, spuntando dal piano di sopra. “Ma dai papà” mi metto a ridere. Finisco di mangiare,poi vado a prendere il foglio nel mio zaino. Gli lascio compilare quello che devono compilare e intanto io salgo in camera mia. Prendo un libro che avevo cominciato a leggere tempo fa, mi corico sul letto e continuo la lettura. Un thriller molto bello, per cui ho avuto incubi che mi sa continueranno. Dopo aver passato tutta la giornata tra libri, disegni, musica e tv mi metto a dormire, vicino al mio Chompy Chompy. Un piccolo cucciolo peluche di scimmia che mi accompagna dalla nascita. Comincio a pensare alla giornata di oggi. Nathaniel il delegato, l’uomo che ha “urtato” Meme, Iris e Castiel. Forse l’unica nota scura nella melodia di oggi. Comunque questi pensieri non durarono molto. Un’ondata di sonno mi invase,una potente dose di sonnifero che mi fece addormentare in pochi minuti. “Driinn driinn driinn driinn driin” tiro un pugno secco alla sveglia. Metto la testa sotto il cuscino e strizzo gli occhi. No no no no, ho sonno, devo per forza alzarmi? Passano alcuni minuti. Sto per riaddormentarmi inconsciamente. Mia mamma si sarà insospettita credo, infatti nell’arco di poco viene a bussarmi alla porta. “Amoree, è ora di alzarsi”tolgo la testa da sotto il cuscino e farfuglio qualcosa che neanche io riesco a comprendere. Poi arriva mio padre, meno delicato di mia mamma sicuro. “ohh bellaa! Ci vogliamo svegliare o no?!” “Uffa!!” urlo io, per farmi sentire fuori dalla stanza. “Vorrei essere un ghiro.. anzi un ghiro sordo. Così potrei dormire sempre!” “Dormire, mangiare,dormire,mangiare,dormire” continuo a ripetermi mentre mi preparo per andare a scuola. Prendo al volo una brioches, saluto ed esco di casa. Una nuova giornata è cominciata.

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Capitolo 4
*** qualche prof e una granita ***


Arrivo giusta giusta , qualche secondo prima del suono della campanella. Fuori scuola c’è Meme ad attermi. Mi avvicino a lei sorridendo. “Finalmente c’è l’hai fatta! Credevo saresti arrivata in ritardo!” mi dice in modo un po’ scorbutico. E in effetti non ha tutti torti: molto spesso mi capita di essere in ritardo (per non dire sempre) ma ora che si tratta di scuola mi sa che dovrò fare più attenzione. Suona la campanella. Appena entrata dalla porta principale mi assale un senso di smarrimento. C’è troppa gente e poi ieri eravamo entrate nell’aula prima o dopo agli armadietti? Meme guarda la mia faccia e si mette a ridere poi mi tira per un braccio,trascinandomi nella nostra aula. Aula 1C devo ricordarmela –aula 1C, aula 1C- continuo a ripetermi nella testa. Vedo una chioma rossa sedersi in uno dei banchi in fondo a sinistra, è Iris, vado a salutarla. Ci scambiamo il solito saluto e cominciamo a parlucchiare del più e del meno finchè non suona la seconda campanella, quella che segnala l’inizio delle lezioni. Faccio segno con la testa a Meme di venire qua, vicino a me.” Va bene se per oggi ci sediamo vicino ad Iris?” le chiedo,cercando di fare gli occhi teneri. Anche se credo di aver fatto più che altro una smorfia da pazzo ricoverato. Lei mi sorride. “No prob”. Stranamente il professore tarda ad arrivare e in breve l’aula si trasforma in una giungla. Non so quale magia si crei all’arrivo di un professore, fatto sta che appena varcò la soglia dell’aula,tornammo tutti in silenzio nell’arco di mezzo secondo. Dopo poco però mi venne un dubbio. Come mai siamo TUTTI in silenzio?? Giro di scatto lo sguardo verso il posto di Castiel. Non c’è. Faccio una smorfia un po’ rattristita. Avrà marinato la scuola? La prima ora passa come un fulmine e anche la seconda scivola via come acqua. Siamo arrivati alla terza ora e dopo una breve pausa di qualche minuto entra il nuovo professore. Fa qualche passo, si siede alla cattedra. Non so cosa ma qualcosa in lui mi suona familiare. Che sia la faccia..? oppure il modo di vestire..? “E’ lui!” sento urlare da Meme. Poi un silenzio di tomba. Un flash mi attraversa la testa. Ma certo come ho fatto a non accorgermene prima?! è quel signore che le era andata addosso l’altro giorno davanti a scuola. La cosa è quasi comica. La guardo. Si è alzata in piedi e ha l’indice della mano puntato verso il professore. “Em.. Meme” le sussuro. Lei diventa tutta rossa e si risiede. Si schiarisce la voce “scusate”. È più rossa dei capelli pomodorosi di Castiel.. non so che le sia preso,forse un’ictus? Nell’arco di poco nella classe ritorna uno stato di calma e il professore comincia con le sue presentazioni. Si alza in piedi, da 2 colpetti di tosse portandosi la mano alla bocca. Si vede che anche lui è un po’ imbarazzato. Meme continua a fissare forzatamente il pavimento. “Benvenute ragazze, sono il professore Faraize lieto di avervi come alunne.” Dice in tono apparentemente tranquillo. “.. si, si, proprio lieto” sussurra Meme. Intanto la lezione continua e pian piano il rossore dal volto dei 2 sparisce. “Driiiiin” suona la campanella. Anche la seconda giornata è finita. Appena fuori da scuola vedo Iris correre verso il pullman, ancora in parte girata verso di noi che ci saluta con la mano. Noi ricambiamo e ci allontaniamo dalla parte opposta. Oggi non credo che passerò dal parco, ho paura di rincontrare Castiel. Comunque questa volta c’è anche Meme con me. Fa molto più caldo rispetto a ieri. Ci fermiamo nel bar più vicino alla scuola e ci sediamo in uno dei tavolini esterni. Io ordino una granita, Meme una bibita fresca al gusto d’Arancia. Vedo che è un po’ irritata.”Che hai meme?” lei mi guarda in un modo strano, come se la risposta fosse ovvia. “ Cioè ti rendi conto?!” mi dice spalancando gli occhi. “ Tra tutti i professori che potevano capitarci proprio lui?!” “Quella testa bacata mi ha fatto cadere per terra, e se mi fossi fatta male?!” Non so come risponderle e intanto lei aggrotta la fronte e da un lungo sorso alla sua bibita. Anch’io continuo a gustarmi la mia granita. Forse uno dei miei difetti è che.. non sono capace a consolare la gente. Proprio non ci riesco. Sto per aprire la bocca, probabilmente per dire qualcosa di stupido,ma una persona alle nostre spalle mi ferma. Grazie. “Ciao ragazze”. Anche questa è una voce familiare, mi volto, è Nathaniel. Ha un volto calmissimo. E sorride, sorride sempre. Sembra essere circondato da aura di eterna beatitudine. Meme ricambia il saluto “Ciao”. Io sorrido soltanto. Noto che in mano tiene qualche libro, anche se a una prima occhiata non sembrano parlare di scuola. “Sono dei libri che ho preso in biblioteca, stavo andando a restituirli” dice rivolto verso di me. Avrà notato la direzione del mio sguardo.. Meme cambia discorso. “Perché non ti siedi un po’ qua con noi? Puoi prendere qualcosa da mangiare..” Nathaniel sembra restare sorpreso dalla proposta. “ Va bene, grazie” si siede. “Però per il cibo, magari un’altra volta”. È sempre gentile, chissà se si è mai arrabbiato nella sua vita. Loro due cominciano a parlare di scuola, libri e robe varie, argomenti che non mi toccano neanche lontanamente. Mi sento di troppo. Bevo l’ultimo sorso di granita, ormai sciolta e mi alzo. “Yuki, dove vai?” mi chiede Meme un po’ allarmata. “Ah, vado a buttare il bicchierino. Poi credo che ritornerò a casa, ma voi restate pure” le dico sventolando il bicchierino vuoto. “Tranquilla non avevo intenzione comunque di seguirti” mi guarda e mi fa l’occhiolino. Una lieve risatina esce dalle mie labbra e mi allontano. Vedo qualcosa che continua a rotolare sul bordo nella strada. È una bottiglia di plastica. C’è un venticello che continua a farla muovere parallela a me. Dopo pochi metri non la sopporto più,mi avvicino e le tiro un calcio. Passa qualche secondo e me ne pento. Comincio a inseguirla e una volta presa, urlo un verso di vittoria e la butto nella puttamiera più vicina. Odio chi inquina. Buona azione del giorno: compiuta. Sono finalmente davanti alla porta di casa quando sento qualcuno alle mie spalle fare il mio nome. “Yukino..?” dice con voce un po’ indecisa. “Sei tu?” .Mi giro. Non ci credo. È Ken. Il piccolo Ken.

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Capitolo 5
*** un amico,infiniti ricordi ***


È sempre venuto a scuola con me e Meme, sin dalle elementari. Fisicamente non è cambiato molto.. ha ancora un po’ l’aria da bambino ed è qualche centimetro più basso di me (che già non spicco in altezza). Porta i suoi soliti occhiali a girandola, che lo fanno sembrare tanto un dolcetto gommoso. Oltre tutto se dovessi descrivere il suo carattere lo definirei “dolce”, in tutti i sensi. C’è sempre quando ho bisogno di un sostegno ed è l’ultima persona al mondo di cui possa smettere di fidarmi. C’è da aggiungere,però, che è molto appiccicoso e una volta diventato tuo amico non riesci più ad allontanarlo. Come carattere è molto fragile,per questo, spesso veniva preso in giro. Nella nostra vecchia scuola tutti lo chiamavano “girino in fase di formazione”. Li odio ancora quei ragazzi. Comunque ora Ken è qui, in questa città, davanti a me. E non so ancora il motivo. “Ciao ken!” lo saluto,con tono sia felice che sorpreso. “Cosa ci fai qui?!” continuo sorridendo. In questa domanda erano nascoste altre parole, che lui ha percepito benissimo.– Come mai da queste parti? Mi hai fatto una sorpresa enorme, cavolo ken! Che piacere rivederti!- È da anni che ci conosciamo e ormai i nostri sguardi comunicano più delle parole. Mi guarda. È ancora il solito timidone. In questo aspetto i nostri caratteri un po’ si assomigliano. Un velo di rossore gli colora il volto. “Io.. ecco.. te e Numeme siete le uniche mie amiche e inoltre non mi trovavo molto bene nella vecchia scuola.. sai..per questo ho deciso di trasferirmi da voi..”dice con un tono di voce bassissimo che sembra disperdersi nelle ore calde del pomeriggio. Il suo rossore aumenta e rivolge lo sguardo verso il marciapiede. “Sono felicissima che tu sia tornato. Mi mancavi. Sono sicura che ci divertiremo moltissimo insieme” gli sorrido. Il suo sguardo ritorna puntato verso di me. Sembra che un raggio di luce abbia colpito i suoi occhi. Di solito sono contro le manifestazioni di affetto,ma questa volta credo che farò un’eccezione. Mi avvicino a lui e lo abbraccio. Sa ancora di menta. Sorrido, il mio piccolo ken-fresh è tornato. Ken-fresh è così che l’ho soprannominato, ma non sembra dargli fastidio.. dolce e fresco. Come una caramella alla menta. Ci guardiamo negli occhi ancora per qualche secondo. “Ciao Ken ci vediamo domani a scuola.” gli dico cominciando ad allontanarmi. “C.. ciao yuki” mi risponde, con una voce un po’ tremolante. Ma felice. “Ciao mamma, papà.” Dico appena entrata in casa. “Ciao amore” risponde mamma. Mio padre esce dalla porta del bagno allacciandosi i pantaloni. I suoi capelli lasciano cadere delle gocce d’acqua sul pavimento. Si avvicina a un mobiletto e prende i fogli che gli avevo consegnato il giorno prima. Me li porge. “Tieni birba” prendo i moduli. “Grazie papà.” Lui subito cambia discorso e prende la parte del padre severo. “Signorina, come mai rientriamo a quest’ora?!è già pieno pomeriggio” mi dice in tono un po’ sarcastico facendo la linguaccia. Io, ormai già a metà delle scale per il piano di sopra, rispondo: “Ho mangiato fuori con Meme e un nostro compagno di scuola” e qui mia mamma entra nel discorso. “Vedi amore, nostra figlia si è già fatta strada tra i ragazzi,ha preso tutto da sua madre.” Dà una spintarella a mio padre, che subito risponde e ridacchia qualcosa che non comprendo. Sono salita di sopra e non sento più i loro discorsi. Mi fa piacere che vadano d’accordo, credo che abbiano continuato a scherzare ancora per un po’. Mi chiudo in camera e accendo il pc. Entro nella cartella delle immagini e comincio a sfogliare le foto dell’annuario dello scorso anno. Momenti,risate,scherzi,litigi. Tutto questo mi riaffiora alla mente. Mi si stampa un sorriso nostalgico sulla faccia. In questa foto ci siamo io, Meme, Ken e un’altra nostra amica. Io sono sulla destra, Meme al centro che mi abbraccia. In basso a sinistra Ken con un lecca lecca in mano e la nostra amica davanti, in primo piano,intenta a fare la linguaccia. Quel giorno avevamo mangiato moltissime caramelle. E magicamente la nostra bocca si era tinta di blu. Come se avessimo dato un morso al mare, che nella fotografia ci faceva da sfondo. “Amore la cena è pronta” dice mia mamma bussando alla porta. Abbasso lo schermo del computer e scendo per mangiare. Una volta finito esco per portare fuori il cane. Una scusa più che altro. Dopo tutti questi ricordi ho bisogno di ritornare alla realtà. Sentire l’aria che mi accarezza il viso.. è una sensazione bellissima. Torno a casa, ormai sono le nove. Mi corico sul letto, quando mi viene un flash. Mi alzo di colpo. E Meme? Chissà come sarà andato il suo pranzo con Nathaniel. Prendo il telefono e digito il suo numero. Ormai dopo tutti gli “SoS” che le ho mandato è entrato a far parte del mio cervello. “…biiip…biiip…” “Pronto?” “Ciao Meme! Come è andata oggi?” le chiedo saltellando sul letto. “Intendi con Nath?” mi risponde.” Bene dai, mi ha mostrato la biblioteca della città e ci siamo rimasti per tutto il pomeriggio. Abbiamo trovato molti libri interessanti.” Si ferma un attimo, ha un tono calmissimo. “Perché me lo chiedi?” “No, così, non c’è un motivo.. coomunque da quando lo chiami Nath?” mi mordo le labbra e senza volere alzo un po’ il tono di voce. La sua risposta credo possa essere catalogata tra uno sputo e una pernacchia… poi pronuncia qualcosa di comprensibile. “Vorrei ben vedere te, ha un nome troppo lungo. Tutte le volte che lo devo chiamare non voglio ripetere NA-THA-NIEL” Ridacchio. Mi butto all’indietro, sprofondando nel materasso. “Capito capito, tutte scuse” le dico in tono ironico. “C-COME?! GUARDA CHE TI SEI FATTA UN’IDEA SBAGLIATA! Pff.. tu e le tue idee pervertite” mi urla lei, forse l’ho fatta agitare un pochetto. Continuiamo a parlare per tutta la serata come 2 dischi rotti, quando cominciamo,non riusciamo più a smettere. Sono seduta con Iris e Meme su una panchina davanti alla scuola. Stiamo rileggendo il capitolo che ci ha spiegato qualche giorno fa il prof. Faraize. Dobbiamo recuperare i voti che gli altri studenti hanno preso in 3 mesi di scuola..che seccatura. Tutte e tre veniamo scosse dal rimbombo del motore di una macchina. Sembra un susseguirsi di piccole esplosioni. Meme urla nel tentativo di contrastarlo. “Oii!! Un po’ più di fracasso già che ci siamo?!” .Non ha tempo di finire di pronunciare queste parole che la macchina si ferma,proprio davanti all’entrata. Non riesco a descrivere la nostra faccia. Troppo sorpresa. “Mi sa che ti hanno sentita Meme” ridacchio io. “Adesso ti vengono a prendere” dice Iris, continuando la mia frase. Io e lei ci guardiamo e cominciamo a ridere. Meme continua a fissare la macchina. L’espressione sul suo viso cambia all’improvviso. “Yuki…” mi dice. Dal tono della sua voce sembra abbia cominciato a surriscaldarsi, e non è un buon segno. “Chi è quella bionda insieme a Nath?!” Mi volto. Con mia sorpresa dal veicolo escono Nathaniel e un’altra ragazza. È abbastanza alta, seno pronunciato evidenziato dai vestiti troppo attilati e “corti” a mio parere. Passa per il cortiletto, sembra di assistere a una filata di moda. Una gamba davanti all’altra, borsetta al gomito e capelli mossi dal vento. Mancano solo i paparazzi, penso tra me e me. Anche i suoi capelli, come quelli di nathaniel,sono color miele, solo che tinti. Appena sorpassa la soglia della porta, 2 ragazze si uniscono alla scena. Guardo Meme. Ha cominciato a bollire. Ok. Incrocio le braccia involontariamente. Chiunque sia questa “principessina” non mi piace. Scambio un’occhiata a Meme e sento che dentro di me si agita la sua stessa collera.

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Capitolo 6
*** un filo di erba secca, brucia senza più scaldarsi ***


Cominciano le lezioni. Io,Meme e Iris siamo sedute al fondo della classe nei nostri soliti posti. Iris è a desta ,vicino al muro, io al centro e Meme alla mia sinistra. È l’ora di matematica. La amo come materia. È una delle poche in cui conta di più saper ragionare che non studiare. Non fraintendiamo,mi piace apprendere sempre cose nuove solo che preferisco passare un’ora a scervellarmi su un problema che ha studiare un capitolo di storia a memoria. Ciò che purtroppo, mi è toccato fare per l’interrogazione di oggi,del prof. Faraize. Ho studiano fino a notte fonda ieri,ma metà dei concetti li ho persi per strada o non me li ricordo proprio. Nonostante il mio amore profondo,e il mio talento verso la matematica, oggi non riesco a risolvere neanche la più banale delle equazioni. Ho una biro in mano e un foglio quadrettato a pochi centimetri da me,ma l’unica cosa che riuscirei a farci ora,sarebbe un disegno di quella gallina che dopo trapasserei con mille puntine. È il classico tipo di ragazza che non sopporto. L’ho vista per pochi secondi,eppure già la odio. Ma non è uno di quegli odi superflui,che spariscono, è un odio , che se ne avessi la possibilità, mi permetterebbe di buttarla fuori da una finestra senza la minima esitazione. A quanto pare non sono l’unica persona ,nell’arco dei 2 metri quadrati attorno a me,a pensarla così. Giro la testa verso lievemente verso sinistra. Meme sta letteralmente andando a fuoco per questa faccenda. Sta fissando il quaderno, o meglio lo sta trapassando con gli occhi. Strappo un pezzo di carta da un foglio del mio quadernetto e sopra ci scrivo. –Scopriremo chi è quella gallina sgozzata e raseremo quella sua chioma tinta- vicino disegno uno smile simile a un diavoletto,con una motosega in mano. Lo passo a Meme. Lei subito smette di “trucidare” il foglio con lo sguardo e lo legge. Le scappa una leggera risata e mi risponde a voce: “Sicuro”. Sposta la mano destra da sopra a sotto il banco e la avvicina a me. Chiude le dita e serra un pugno. Mi guarda e mi dice sorridendo: “Batti”. Io annuisco e poggio il mio pugno contro il suo. Evito i miei soliti effetti speciali che faccio in queste situazioni, non mi pare il luogo adatto. La guardo e sussurro : “Ha le ore contate”. Ci mandiamo una delle nostre occhiate da “serial killer”quando davanti a noi si piazza la professoressa. “Signorina Numeme che ne dice di prender parte alla lezione come gli altri studenti? Venga a risolvere quest’equazione alla lavagna” dice la signorina, trasportando letteralmente Meme con se. Cavolo,proprio lei doveva prendere? Al mio contrario di matematica non ci capisce niente, del fatto che se le chiedo di fare con me i compiti di matematica,lei si tappa le orecchie e comincia a cantare. L’ora è finita e l’unica cosa che entrambe abbiamo ricavato è stata metterci contro una prof e beccarci pure una bella sgridata. La seconda ora passa velocemente come quella successiva. Così ,tra pensieri e lezioni non seguite arriva l’intervallo. Appena suona la campanella prendo al volo il libro di storia dallo zaino. Meme mi guarda, e si mette a ridere: “Manco fosse un esame di stato, stai tranquilla”mi dice. Io ho già gli occhi puntati sul capitolo romano. Sento le sue parole ma non le rispondo. Facile per lei parlare, ha una memoria da cyborg ... legge le cose 2 volte e le entrano permanentemente in testa. Io ci metto secoli per imparare una sola definizione. Poi con le date hai voglia! Sono le mie nemesi da sempre! Devo prepararmi al meglio per questa interrogazione. Il mio cervello si trova ormai immerso nelle guerre puniche quando Meme mi tira per un braccio e mi dice con voce volutamente affannata: “Yuki.. ti prego.. ferma il mio istinto omicida perché ti giuro che in questo momento ha molta voglia di agire” io alzo lo sguardo. Subito non capisco il motivo della sua richiesta e ridacchio un “Scusa ma perché?” non faccio in tempo di finire la frase che i miei occhi si posano DI NUOVO su quella ragazza. È sulla soglia della nostra aula con uno yogurt integrale in mano. Ha un top attillato,rosa, di quelli che usano in discoteca giusto per capirci. Indossa una gonna cortissima,a quadri, la moda del momento, da cui per poco non si scorgono gli indumenti intimi. Come direbbe Meme, troppo truzza. “è meglio non avere a che fare con quella ragazza, ve lo dico io.” Ci dice Iris con tono serio, vedendo il nostro interesse. “Si chiama Ambra, se non volete grane di qualsiasi tipo è meglio starle alla larga, per il vostro bene.” Ci guarda come per dire – vi prego ascoltatemi-. Avrei ascoltato Iris in qualsiasi occasione, fino alla morte, tranne ora. Non questa volta. Stava lì per provocazione – io posso vestirmi così e voi no, non sono una poveretta come voi,ragazze mie,non potrete mai avere il corpo che possiedo- Sì. Sento che l’unico scopo nel suo modo di fare è provocare invidia. Non a noi due, neanche ci conosce, ma a tutte le ragazze che in questo momento la stanno guardando. È la classica ragazza – i ragazzi sono tutti miei, statevene alla larga o ve ne pentirete.- La odio. Credo che i pensieri di Meme corrano paralleli ai miei. “ Giuro che voglio scoprire cos’ha questa gallinella che piace a Nathaniel che io non ho. Cioè sono venuti a scuola insieme ti rendi conto?!” mi dice agitandosi particolarmente, e la capisco. Eccome se la capisco! “Tranquilla Meme, indagheremo.. almeno ora abbiamo un nome no?” le dico alzando involontariamente un sopraciglio. Meme mi guarda. Le sue labbra formano un sorriso un po’ sadico e si suoi occhi, uno sguardo pungente “Ambra, non ci sfuggirai”. Suona la campanella che segna la fine dell’intervallo. Oh cazzo!! Non ho finito di ripassare! Inoltre i miei pensieri su ambra e la “dichiarazione di guerra” mi hanno fatto dimenticare tutte le cose che avevo letto qualche minuto fa, cazzo! Entra il professore Faraize. Si siede alla cattedra. Prende il registro dal suo borsone beige e comincia a far scorrere il dito sul nome degli alunni. “Yukino e Numeme se volete accomodarvi ,avrei bisogno di una vostra interrogazione.” Di colpo mi accorgo che tutti i miei sforzi della notte prima erano andati in fumo. Non mi ricordo niente. In che anno è nato l’impero romano? Il nome del primo re di Roma? Chi è Numa Pompilio? e … oddio non mi ricordo niente!Niente!! Siamo davanti alla cattedra. Mi tremano le gambe. No non può essere. Non può andarmi male la prima interrogazione. Deglutisco,ho la gola secca. Sussurro con un filo di voce a Meme. “Aiutami” Lei mi guarda e mi sorride. Non so come faccia. Ha cancellato temporaneamente Ambra dai suoi pensieri,mentre a me continua a tornarmi in mente. “Tranquilla andrà tutto bene” mi dice, cercando di tranquillizzarmi. Il professore sta per farci la prima domanda quando … *Sbam* si apre la porta alle nostre spalle. Qualcuno ha ritardato di pochi secondi la mia rovina. Non so se la cosa sia positiva o meno. “Scusi per il ritardo, domani porto la giustifica”. Dice una voce maschile in tono assolutamente disinvolto. Non ci credo. La voce è di CASTIEL. Mi giro di scatto, ora lo vedo. Indossa una maglia rossa un po’ stropicciata e dei pantaloni neri a vita MOLTO bassa, su cui sventolano un paio di catene. Non credo che gli importi di essere arrivato a metà giornata e tra l’altro è quasi una settimana che non si faceva più vedere a scuola. “D’accordo Castiel, vai pure a sederti” dice il professore prendendo qualche appunto sul registro, come se ormai il suo comportamento scorretto fosse un’abitudine. Va subito a sedersi in un banco al fondo dell’aula, si infila le cuffie nelle orecchie e si isola dal resto del mondo. Quanto mi irrita. Proprio non lo capisco. Che senso ha venire a scuola a questo punto?! Passa l’interrogazione, e posso dire di aver risposto bene solo a un terzo di una domanda, tra l’altro suggeritami da Meme. Continuavo a pensare a tutto tranne che alla storia di Roma. Ken che oggi sarebbe dovuto essere qua a supportarmi,mentre invece di lui neanche l’ombra. Spero stia bene. Poi Ambra, quell’odiosa,che mi ha aiutata ad avere questa tremenda amnesia che neanche io mi spiego. Infine Castiel. Il suo comportamento mi da sui nervi … ma essendo seduto a pochi metri da me,per quanto possa evitare di pensarlo, mi basta girare lo sguardo e me lo ritrovo lì, al primo posto tra i miei pensieri. Siamo nella pausa che separa la terza dalla quarta ora. Quanto?” mi chiede Iris preoccupata, vedendo la mia faccia pallida. “4/5” dico con voce tremolante. “Io 8 e mezzo” dice Meme fiera di se stessa. Ed è così. Deve esserlo. È un genio. Tra pensieri negativi e brutti voti finisce anche questa giornata di scuola. Saluto Meme, oggi doveva venirla a prendere sua mamma in macchina. Passo per il parco. Quando sono di cattivo umore la cosa che mi aiuta di più è stare immersa nel verde. Anche se non riesco a non pensare alla mia punizione una volta arrivata a casa. Mi siedo su una panchina. So che non potrò evitare quel momento, ma almeno lo ritarderò un po’. L’aria oggi è forte, sembra stia per scatenarsi un ciclone. I miei capelli si perdono al vento. Chiudo gli occhi. –che pace- penso. Il fruscio delle foglie provoca una quiete nei miei pensieri. “Hey bella addormentata” prima di aprire di occhi già percepisco di chi si tratta. Al diavolo la quiete. Ancora quel rompiscatole di Castiel. Mi alzo di colpo. “Ciao, che cosa c’è?” nonostante oggi sia di cattivo umore, con lui non riesco che non essere la solita “ragazza tranquilla”, almeno per ora. Mi guarda e mi dice con un tono sarcastico “Certo che quel Faraize deve aver perso la testa!” “Manco avessi azzeccato una risposta, quel 4 AL 5 non so dove se lo sia sognato” Faccio un passo verso di lui. È troppo irritante. La parte della “brava bambina” è finita. “E tu allora?! Che per 4 giorni a scuola non ti sei fatto vivo?!” gli dico alzato la voce, irritata. Noto che anche lui comincia ad arrabbiarsi e risponde a tono alla mia domanda : “Guarda che io vado a scuola quando mi pare hai capito?!! E poi non è senz’altro una ragazzina come te che mi dice cosa fare o meno, ok?!” prende una sigaretta dalla tasca e se la mette in bocca. Le nostre discussioni sono sempre brevi ma fin troppo “intense”. Se ne sta per andare,con la sigaretta ancora spenta. Eh no,sta volta non avrai te l’ultima parola, caro il mio Castiel. “Bene!! E allora cosa ci vieni a fare?!!” rispondo io urlando. Forse fin troppo. Si gira di scatto. Alza la mano destra e la scaraventa nella mia direzione. Chiudo gli occhi. Ho paura. Attendo uno schiaffo, un pugno, o qualcosa, che però non arriva. Lentamente riapro gli occhi. È già lontano da me. “Saranno affari miei, ragazzina” dice in modo sgarbato. Si rimette lo zaino in spalla e mi dice “ Comunque, volevo solo riprendere lo zaino fifona.” Si volta, prende un accendino dalla tasca e accende la sigaretta. Continua a camminare finchè non svolta l’angolo e lo perdo di vista. Mi porto le mani alla faccia. Ho avuto paura. Tanta. Mi scende una lacrima dal viso. –che cosa gli ho fatto di male? Deve sempre peggiore le cose?? Stavo già male di mio!- penso tra me e me, ancora singhiozzando. Le mani mi coprono completamente gli occhi, gli chiudo. Perché è andato tutto storto oggi? Ora cosa dico ai miei genitori?...E Castiel? Inoltre la faccenda di Ambra e Meme… -Basta. Basta. Basta. Fermati, stai calma.- continuo a ripetermi. Ma non riesco a non sentirmi distrutta. Mi sembra di essere un filo di erba secca. È stata troppo tempo in adorazione del sole, non si è preoccupata di cercare l’umido della pioggia, e piano piano ha cominciato a bruciare. Brucia, senza più scaldarsi.

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Capitolo 7
*** lacrime nere ***


Sono in camera mia. L’unico posto in cui riesco a sentirmi al sicuro. Il mio rifugio. Ho appena finito la pesante litigata con i miei genitori. Per punizione non potrò uscire per un’intera settimana, inoltre non potrò riavere il telefono finchè non prenderò un voto che superi almeno la soglia della sufficienza. Che seccatura. Mi infilo le cuffie nelle orecchie,metto la musica al massimo. Faccio partire la prima traccia. Dopo un’ora passata tra i Linkin Park e i 5sos decido che è arrivato il momento di cominciare a fare qualcosa di più utile. Abbasso il volume della musica, senza spegnerla. Prendo un foglio di carta. A destra disegno il volto di Ambra, naturalmente aggiungendoci qualche “effetto personale”, a sinistra scrivo “idee per scoprire la vera identità dell’Ambrola”. Comincio a scarabocchiare qualcosa e tra le mille idee, una più stupida dell’altra, c’è ne una che mi sembra possa funzionare. È un nuovo mattino. Mi lavo, mi vesto e piombo in cucina. La sera prima non avevo cenato e ora sento i crampi dalla fame. Faccio colazione alla veloce cercando di evitare il più possibile lo sguardo dei miei genitori. Mi metto lo zaino in spalla ed esco. C’è una fresca brezza e una certa umidità nell’aria. Alzo gli occhi. Passano due uccelli, sembrano squarciare quel cielo scuro e tenebroso che ora mi sovrasta. Loro sono Liberi. Di volare, di viaggiare, di vivere. Liberi di affrontare quelle nuvole, le tempeste. Liberi e forti, perché riescono a volarci incontro. Vorrei anch’io le loro ali, non per andare in contro ai miei problemi, ma per fuggire dalla parte opposta. In cerca di un cielo azzurro, che so di non poter trovare,se non dopo aver affrontato quel gorgo di oscurità,la pioggia che inevitabilmente prima o poi sarebbe dovuta cadere. Davanti a scuola vedo Castiel , evito di passargli vicino. Non ho voglia di litigare. Entro nel cortile e mi siedo su una panchina. Sta notte non ho dormito e sento le palpebre cominciare a chiudersi, lentamente. “Ehy!! Dormigliona!” urla una persona accanto a me,spintonandomi in avanti. Spalanco gli occhi e mi giro verso il suono della voce. “M..Meme? Ma che cavolo fai?! Vuoi farmi cadere?” le dico io alzandomi in piedi. “Era solo per svegliarti.. quanto siamo irritabili oggi” mi dice facendo la linguaccia. “Scusami non ho dormito un gran che sta notte.. e comunque ero in fase di meditazione … non dormivo!!” le dico ribattendo. “Si si certo come no” ridacchia lei,dandomi una leggera pacca sulla spalla. Mi unisco alla sua risata e cominciamo a parlucchiare di cose stupide, com’è nostro solito fare, finchè non mi viene in mente un argomento interessante. “Comunque ho pensato a un piano per scoprire qualcosa in più su quell’anatra,senza farci scoprire da Nathaniel” le dico sorridendo. “Ahh!! Ma allora vedi che la tua insonnia serve a qualcosa!” mi dice facendo l’occhiolino. Non mi lascia il tempo di rispondere alla sua “provocazione”. “Allora?! Quali idee pervertite ti frullano in testa?!” continua lei cominciando a saltellare. Le racconto il piano e vedo che lentamente sul suo viso comincia a tracciarsi un sorriso sadico. “Allora hai capito?” le chiedo, lanciandole uno sguardo del tipo “la uccideremo”. Annuisce e ricominciamo a scherzare come 2 disperate. L’apertura del cancello ci distrae dai nostri pensieri. È di nuovo lei. “Biglietti gratis per la sfilata” dice ironica Meme, non posso far altro che mettermi a ridere. Passano un paio di minuti e dall’auto sgargiante, appena fuori dal cancello,esce Nathaniel. Ha lo sguardo rivolto verso il basso ed è leggermente rosso in volto. A quanto pare tutta questa scena non è di suo gradimento. Io e Meme ci guardiamo e lei comincia ad avvicinarsi al ragazzo. Ci scambiamo un’ultima occhiata e io mi incammino furtiva verso l’entrata di scuola. Il nostro piano è semplice, separare Nathaniel e Ambra finchè non riusciamo a scoprire qualcosa in più su di lei. Chi è? E come mai è così vicina a un ragazzo totalmente diverso da lei? Sono entrata. Vedo qualche alunno sulla destra,davanti alla 3C e uno o due professori che continuano a correre da un corridoio ad un altro. Faccio qualche passo e svolto verso destra. Vedo la sagoma di ambra avanzare verso una porta e suoi capelli dorati svanire dietro il cornicione. Mi avvicino. -È l’ora- penso tra me e me. Mi appoggio al muro restando il più vicina possibile alla soglia della porta. Mi giro di fianco e appoggio l’orecchio al muro bianco. È freddo. Sento che sta dicendo qualcosa ma per via dei muri insonorizzati riesco a sentire solo piccole frasi o singole parole, che non riesco a far quadrare in nessun discorso. Poi il silenzio. Cosa sarà successo? Sarà morta?? Penso. Ma no, poco probabile. Sorrido. Smetto di pensare a possibili omicidi, mi stacco dal muro e mi getto all’entrata della stanza. Devo scoprire qualcosa su di lei e standomene qui ad ascoltare parole in bianco non scoprirò mai niente. “AMBR..!” Urlo, intenta a fare il suo nome, ma a metà mi fermo di colpo. Rimango paralizzata. È a pochi metri da me, seduta su un banco e davanti a lei un ragazzo abbastanza alto, moro. Si stavano baciando, il mio urlo deve averli fatti sobbalzare. I 2 si staccano frettolosamente l’uno dall’altro. Ambra tiene ancora le mani sulla sua vita e il ragazzo si affretta ad allontanarle. Lui si gira di colpo verso la sottoscritta, mi guarda ed esce dalla stanza, rimettendosi a posto i capelli.- È davvero bello- penso tra me e me. Mi viene spontaneo aprire la bocca e seguirlo con lo sguardo finchè non scappa dal mio campo visivo. Sento dei passi pesanti venire verso di me. Un incombente ticchettio,avvicinarsi sempre di più. Mi giro immediatamente verso Ambra e serro la bocca. Rimango piantata nel pavimento. Non riesco a muovermi. – questa mi ammazza ..e non avrebbe cattivi motivi per non farlo-. Ho paura.- Ma proprio adesso dovevo entrare nella stanza?cazzo.. – penso tra me e me. Mi viene istintivo mordermi il labbro. Giusto per sfogare anche se lievemente la paura e in parte il piacere che sto provando. È in piedi,i suoi occhi sono accesi, infuocati. Mi fissa e stringe le palpebre, passano pochi secondi,le dilata di colpo, così come le sue labbra,cosparse da un rossetto rosa acceso. “TU…TU?! CHE CAZZO CI FAI QUI ORA??!” mi urla in faccia costringendomi ad indietreggiare. Io la guardo, non so se essere fiera della mia intrusione. -E poi cosa significa??non stava non nathaniel?! Sta brutta t**** - vorrei urlarle in faccia tutti i miei pensieri ma purtroppo il mio carattere non me lo permette. “Ma.. allora tu non sei..”comincio a balbettare io. Non mi lascia finire la frase, si avvicina ancora di più a me e ricomincia a sbraitare. Indietreggio ancora fino a toccare il muro con la schiena. Mi provoca un brivido lungo tutta la colonna vertebrale. È ancora freddo. “Non sono cosa?!! Chi cazzo sei tu?!! Ho impiegato mesi per riuscire ad avvicinare qual ragazzo, lo sai chi è?!Eh, cazzo lo sai?!” “ è il ragazzo più figo dalla scuola..DOVEVA essere mio!.. E Finalmente.. eh è finalmente c’è l’avevo fatta! Era caduto anche lui ai miei piedi come tutti i c**** di ragazzi di questa scuola, poi sei arrivata te brutta *****” Il suo tono di voce è sempre più alto e io ho sempre meno aria da respirare. Risucchiata come un vortice dalla potente dose del suo profumo, farsi sempre più vicino. Vorrei avere il potere di fondermi con il muro. Anche se in un certo senso sono felice di avere interrotto quel suo prezioso momento. Il suo alito caldo e afoso,come un vento estivo, mi inoltra la faccia. “Brutta t****!!” ripete . Ormai ci separano solo più pochi centimetri. Mi tira su un braccio, lo butta contro il muro. Cerco di muovermi ma è inutile. Sono immobilizzata. La sua stretta si fa sempre più forte. Si affretta ad alzare l’altra sua mano verso di me. Succede tutto in un attimo. Paure, solo paure, poi il silenzio. Uno scocco di freccia che sembra aver placato la sua ira. Sento la pelle del viso cominciare a bruciare. Lei allentare la presa. Mi porto una mano alla faccia. Prima sulla guancia, poi sull’occhio.- Non piango- stranamente non sto piangendo. Sento dei passi avvicinarsi, provengono dal corridoio. Chiudo gli occhi. Sta per arrivare un professore meno male. Un leggero sorriso si disegna sulla mia faccia. ” Yuki!!” sento urlare. Mi smuovo, spalanco le palpebre. È lei. Meme è davanti alla porta ed ha il respiro molto pesante. “Sono solo fratelli..!” mi dice, riprendendo fiato tra una parola e l’altra. Io la guardo, subito non capisco. Analizzo bene le tre parole. Una smorfia di stupore mi invade. Loro sono.. fratelli?!! Cioè Abra e Nathaniel avrebbero lo stesso sangue?!! Oddio! Io credevo fossero fidanzati!! Che granchio che abbiamo preso! Ambra sembra non capire infatti corruga la fronte,quasi annegata in un mare di fondo tinta. All’improvviso un bagliore sembra illuminarla. “ Ma che?!” urla Ambra scoppiando in una risata. “Voi credevate che io e Nathaniel.. ahahaha” continua a ridere. -non sei per niente simpatica, cara mia- penso. Avrei una voglia matta di urlarle queste e altre mille parole. Qualcosa mi fa restare in silenzio. Meme si avvicina a me e mi guarda evidentemente preoccupata per il rossore della mia guancia. Le sorrido, un sorriso un po’ forzato. “Tutto ok” Entrambe ci voltiamo verso Ambra. Cessa di ridere e al posto delle sue risate si piazza di nuovo,incombente,quello sguardo minaccioso di pochi minuti prima. “Sentite voi 2, vi dico solo questo, io non perdo mai! MAI! Avete capito?!Vi siete messe contro di me e ve ne pentirete!” ci urla in faccia la ragazza. Mi punta il dito il faccia. Una delle sue unghie finte, decorata a fiori,è a pochi centimetri dal mio naso. “E tu troietta del *****, non finisce qui, mi vendicherò è chiaro?! So farmi rispettare e scommetto quello che vuoi che diventerai una brava cagnolina scodinzolante” mi guarda,dall’alto verso il basso, con i suoi occhi acidi. Di un miele marcio, ammuffito, spento. Ci fissiamo ancora per qualche secondo finchè un altro colpo secco fa tornare il silenzio. Questa volta però è Ambra ad essere la preda. Meme ha la mano ferma su di lei. Ambra rimane scettica e nell’arco di poco comincia a piangere e a strillare. Un pianto forzato, calcolato, un pianto finto, ma efficace. Quelle non sono lacrime vere. Sono lacrime da vittima, di un leone,travestito da cerbiatto, di un buco nero che si nasconde nella candida luce di una stella. È quello che le riesce meglio, essere finta. La potente dose di mascara comincia a sciogliersi,macchiando la sua guancia, tramortita dal colpo della mia amica. La macchia,di un nero impenetrabile. Fisso Meme. -Dovrei essere felice per il suo gesto o forse solo preoccupata per le conseguenze?- Mi volto verso Ambra. Mi appare un sorriso sulle labbra, un sorrido freddo. Misto di soddisfazione e disprezzo. Una voce roca e molto acuta mi fa sobbalzare. “Cosa sta succedendo qui?!” urla una donna appena fuori dalla porta. Spalanco gli occhi. È la preside. Una donna bassa, su un metro e 50, capelli corti,bianchi. Un viso ricoperto da rughe, tante, forse fin troppe rughe profonde. “Voi tre filate in presidenza!!” dice ancora lei,sbraitando come una gazzella in calore. Punta il dito fuori dalla porta e ci scruta attentamente con quel suo sguardo penetrante. Di certo è una donna che sa come farsi rispettare. Ho paura, non tanto della sgridata o delle centinaia di urla che ci obbligherà a sorbire, ma al dopo. Ci siamo comunque picchiate prima dell’inizio delle lezioni, in un’aula scolastica,sotto il naso dei professori. Ci sospenderà? Oppure per una volta lascerà passare? Sono seduta in presidenza, accanto a Meme e dall’altra parte della stanza Ambra,sta fissando il pavimento. Quanto la odio. È un ufficio non molto grande, con qualche poltrona e una grande scrivania in legno d’acero al centro della stanza. Le pareti sono bianche, spoglie e buona parte dell’intonaco è rintanato in qualche angolo della stanza, lontano dal soffitto pieno di crepe. Giro lo sguardo verso destra. Meme sembra sentirsi quasi a suo agio. Ha fatto quello che sentiva giusto in fondo. Si sentiva di doverla picchiare e l’ha fatto, e ora ne paga le conseguenze ,senza timore. Io invece sto tremando come un cane. -Non potevo aspettare che fosse uscito quel ragazzo dalla stanza?- Penso, cercando di stringermi sempre di più in me stessa.- tutto questo non sarebbe successo- Vorrei scomparire. A partire da oggi non avrò più il coraggio di tornare a casa. Non ho mai preso una nota in vita mia e ora mi trovo reclusa in presidenza,rischiando la sospensione. Cosa mi è preso? Mi mordo il labbro. Sento la guancia pulsarmi. Brucia.

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