Candles di beatlesklaine (/viewuser.php?uid=854681)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2. Teenage Dream ***
Capitolo 3: *** 3. Misery ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Candles
Capitolo 1
"The power lines went out, and I'm here all alone"
Kurt's pov
Era una giornata autunnale piuttosto ventosa; Le foglie, di varie
tonalità di giallo, arancione, rosso, marrone, venivano
strappate via dai rami e sembravano danzare mentre fluttuavano,
trasportate dal vento chissà dove.
Coppie, ragazzi che andavano a scuola, vecchiette che spettegolavano:
c'era molta gente che passeggiava tranquillamente per Central Park
quella mattina.
Nessuno però sembrava far caso ad un ragazzo seduto su una
panchina, con indosso un bellissimo cappotto nero, jeans dello stesso
colore e una sciarpa di un azzurro acceso. Era intento a leggere un
libro, una raccolta delle opere del famoso autore inglese Percy Bisshe
Shelley. Ogni tanto il ragazzo alzava i suoi occhi di un azzurro che si
intonava perfettamente con la sua sciarpa per guardarsi attorno, e
rendersi conto che la poesia che stava leggendo, ovvero Ode to the West
Wind, sembrava scritta apposta per quella giornata.
Kurt Hummel era un ragazzo che si era trasferito da non molto a New
York City dopo essersi diplomato al liceo William McKinley di Lima,
Ohio. Era una città piccola ed insignificante se paragonata
alla Grande Mela dove si trovava adesso. Seppur piccola ed
insignificante, era stata importante per lui. Era lì che si
era sentito a casa; era lì che i suoi amici lo avevano
accettato per essere gay e lo avevano protetto contro i bulli che non
lo accettavano; era lì che si era avvicinato al mondo della
musica, e aveva vinto un trofeo nazionale con il Glee Club che avevano
formato.
Ma ormai era cresciuto, e si era trasferito lì per riuscire
a fare carriera iscrivendosi alla NYADA, New York Academy of Dramatic
Arts. Kurt comunque, quando aveva tempo, amava leggere. La scrittura
era un'altra delle sue passioni, ed era da molti anni che cercava di
scrivere una storia avvincente, immaginandosi al vertice con un
best-seller internazionale e un album al primo posto nella hit della
Billboard.
Erano grandi sogni certo, ma egli aveva imparato proprio dal vecchio
Glee Club a sognare in grande, da quando nelle primissime lezioni
avevano cantato Don't Stop Believing. Da quel momento si era reso conto
che tutto poteva essere possibile, bisognava soltanto crederci davvero
tanto e non arrendersi facilmente. Era una persona ambiziosa, e questo
lo avrebbe aiutato molto nel genere di carriera che intendeva
intraprendere.
Kurt si riscosse dai propri pensieri quando sentì il
cellulare vibrare in una delle tasche del suo cappotto. Lo stava
chiamando suo padre Burt. Tanto tempo prima era solo un semplice
meccanico, ma poi aveva vinto le elezioni ed era diventato
rappresentante dello stato dell'Ohio, perciò era sempre
molto impegnato, ma almeno adesso erano una famiglia benestante, e
questo aveva permesso a Kurt di seguire i propri sogni. Il ragazzo
andava fiero di suo padre, non per la sua carriera, ma per come lo
aveva cresciuto, senza l'aiuto della madre di Kurt, che era morta
quando lui aveva solo otto anni. Premette il tasto verde e rispose.
"Hey, ciao papà!"
"Ciao figliolo, come stai?" lo salutò la calda voce di Burt.
"Ti diverti lì a New York? La scuola com'è?"
" Sì papà è tutto fantastico, sul
serio! Inizierò domani alla NYADA, perciò oggi mi
sto dedicando a passare una giornata a rilassarmi e magari facendo un
po' di shopping" mentre parlava notò però l'ora.
"Oh cielo papà scusa, potremo sentirci stasera?
Devo assolutamente andare, oggi comincio a lavorare in un locale come
cameriere, voglio mantenere la mia retta scolastica da solo"
"Oh davvero? Perfetto allora, è un bene se vuoi essere del
tutto indipendente. Ricordati che sono sempre molto fiero di te. Ti
voglio bene, Kurt".
"Certo, ti voglio tanto bene anche io, lo sai. A stasera!"
Gli dispiaceva aver avuto così poco tempo per parlare con il
padre, ma aveva davvero perso la cognizione del tempo. Chiuse il libro
che aveva ancora appoggiato sulle gambe accavallate, si
caricò la borsa di pelle che portava sempre con
sè mentre cercava di infilarsi gli occhiali da sole, e si
avviò con passo rapido al locale, non lontano dal parco.
Mentre passava udì qualcuno che strimpellava la chitarra, ma
non ci fece molto caso, l'unica cosa che gli importava al momento era
di non arrivare in ritardo al suo primo giorno di lavoro.
Blaine's pov
Nel frattempo che Kurt Hummel si avviava verso il locale dove avrebbe
lavorato, ignorando la sua esistenza, un altro ragazzo, seduto
lì a Central Park, strimpellava distrattamente la sua
chitarra. Riccioli ribelli cercati di tenere a bada con il gel gli
ricadevano sulla fronte, immerso nei suoi pensieri.
Teneva il tempo battendo un piede a ritmo, e vicino ad esso vi era un
vecchio cappello con alcune monete e banconote che alcuni passanti
gentilmente gli avevano offerto.
Blaine Anderson era un umile ragazzo, proveniente dai bassifondi della
città, che si sentiva a suo agio solo con la musica. Sognava
spesso ad occhi aperti di sfondare mentre suonava e cantava, ma poi
tornava alla realtà, e rendendosi conto delle sue modeste
condizioni, lo trovava impossibile, malgrado sapesse di avere abbastanza
talento.
"Io so che un giorno tu ce la farai, e nessuno poi riuscirà
a fermarti" ricordava sempre le parole che tanti anni prima, quando era
ancora un bambino, sua nonna gli ripeteva di continuo. Lei era stata la
sua fonte d'ispirazione, e la persona che lo aveva cresciuto e amato
con tutto il suo cuore. Purtroppo i suoi genitori erano morti quando
era davvero troppo giovane per ricordare; La loro mancanza lo aveva
spinto ancora di più a farsi coraggio. Ma quando pochi mesi
prima anche sua nonna era venuta a mancare, aveva dovuto abbandonare i
suoi sogni ed affrontare la realtà, vivendo al giorno e
cercando di cavarsela da solo. Non aveva abbastanza soldi per
permettersi una casa, perciò viveva in una specie di
catapecchia nascosta con altri ragazzi che non sapevano dove andare,
esclusi dal mondo come lui. Doveva ammettere che si trovava bene con
loro, perché erano delle brave persone, e insieme avevano
iniziato a girare per la città suonando, per cercare di
mettere un po' di soldi insieme e comprare le cose di cui avevano
bisogno, in particolare cibo e vestiti. Non potevano permettersi molto,
ma l'importante era che si sostenevano a vicenda.
Blaine osservò l'orario dall'orologio di un passante. Il
ragazzo che lo portava si stava recando veocemente verso l'ingresso di
un locale proprio alla fine del parco, sistemandosi la pesante borsa di
pelle che ogni tanto gli cadeva dalla spalla a causa del suo passo
frettoloso e rigido. Sembrava il tipo di newyorkese che si vedono per
le strade nei film, vestito con stile e camminando con grazia, gli
mancava solo un bicchiere dello Starbucks. Anche se portava gli
occhiali da sole, scorse il suo viso solo per pochi secondi,
pensò subito che doveva essere un bel ragazzo.
Non aveva mai riflettutto molto se gli piacessero le ragazze o i
ragazzi, ma sapeva che anche questi ultimi, quando ne scorgeva alcuni
passare, non lo lasciavano indifferente.
Dopo aver notato che erano le undici in punto dal costoso orologio del
ragazzo, si rese conto che il suo turno era appena finito. Smise di
suonare e ripose la sua chitarra nella custodia, e se la
caricò in spalla. Poi si alzò e si diresse verso
una ragazza poco lontano da lui. Era di origini orientali, e teneva i
suoi lunghi capelli neri divisi in due code che le ricadevano sulle
spalle. Teneva tra le mani una custodia molto più piccola di
quella di Blaine, giusta per contenere un violino.
"Mi dai il cambio tu oggi, Tina?" le chiese.
"Certo, vai pure al Covo a riposarti Blaine" gli rispose Tina
sorridendo. Il Covo era la 'casa' che avevano formato i ragazzi
precedentemente nominati.
Blaine annuì ricambiando il sorriso e si
incamminò attraverso il parco, diretto al Covo.
Non era lontano da Central Park fortunatamente. Era stato costruito
sotto delle scale anticendio, dove vi era un passaggio che portava
sotto la grande metropoli. Molti anni prima ci doveva essere una specie
di magazzino in quel posto, e i ragazzi avevano cercato di abbellirlo
in tutti i modi. Dopo aver bussato sulla vecchia porta ricoperta di
foglie secche che nascondeva il posto, e aver detto la parola segreta
che avevano scelto "Warbler", 'usignolo', entrò nel Covo.
Il posto era abbastanza buio, illuminato solo da poche candele,
perché non avevano corrente elettrica ovviamente, ma si
notavano i divani e le poltrone mezze rotte che avevano rimediato dai
cassonetti; un vecchio tavolo sbilenco a cui avevano tagliato
metà delle gambe per far in modo di non aver bisogno di
sedie, ma solo di alcuni cuscini ammuffiti su cui sedersi per consumare
i pasti; superata la stanza, c'era il dormitorio, che consisteva in
amache ricavate da teli sospesi con chiodi arrugginiti.
Se un medico sanitario fosse mai entrato lì gli sarebbe
venuto un colpo sicuramente, ma i ragazzi si erano impegnati per
renderlo un posto almeno un po' abitabile, pulendolo il più
possibile. Per il bagno si accontentavano di bagni pubblici con le
docce, era impossibile trovare altro modo.
Blaine salutò i pochi ragazzi che si trovavano
lì, quasi tutti impegnati a suonare in vari posti della
città.
Nel dormitorio c'era un piccolo specchio, rimediato anch'esso dai
cassonetti della spazzatura, dove il ragazzo osservò il suo
riflesso. Si mise una mano tra i capelli per domare i suoi ricci, si
sfilò la camicia che indossava e la appoggiò in
una tinozza, dove dopo essersi riposato la avrebbe lavata. A Blaine
contava però il suo aspetto, non voleva passare per un
barbone, perciò cercava di mantenersi sempre abbastanza
pulito. Si sistemò la canotta bianca che indossava sotto e
si specchiò ancora una volta. I suoi occhi tristi e
rassegnati ricambiarono lo sguardo. Scosse la testa e si
sdraiò sulla propria amaca, e dopo poco si
addormentò con le lacrime agli occhi.
Salve a tutti!
Era da molti anni che non scrivevo una fanfiction, e mi era venuta
voglia di scriverne una ff klaine. Come avrete notato ho lasciato la
maggior parte della verità delle esperienze di Kurt, mentre
per Blaine ho optato per delle idee del tutto differenti dalla vita del
personaggio, in modo da fare che siano due perfetti estranei
all'inizio. Spero che vi piaccia questo primo capitolo, a breve ne
seguirà il continuo,
A presto!
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Capitolo 2 *** 2. Teenage Dream ***
Capitolo 2
Teenage Dream
Blaine's pov
"Hey bell'addormentato, è ora di pranzo" la voce di
Sebastian, uno dei compagni del suo gruppo, giunse a Blaine come se si
fosse trovato a cento chilometri di distanza invece che a pochi metri
da lui. Spalancò gli occhi e si stiracchiò
mugolando.
"Arrivo subito" rispose, sbadigliando vistosamente mentre cercava di
scendere giù dall'amaca.
Raggiunse i suoi compagni, che si erano riuniti sui cuscini attorno al
basso tavolo, dove erano state appoggiate due grandi scatole della
pizza.
"Questo è quello che sono riuscito a comprare oggi con i
soldi che abbiamo guadagnato ieri sera" spiegò Sebastian, un
po' deluso dal misero guadagno della sera precedente.
Se c'era una cosa che non piaceva fare ai ragazzi del Covo, era rubare.
Certo, a volte era inevitabile, quando non avevano guadagnato
abbastanza soldi, ad esempio. Ma cercavano sempre di essere il
più onesti possibile. C'erano molte persone che, anche se
potevano permettersi una casa in confronto a loro, non riuscivano ad
arrivare a fine mese per via delle bollette, o si trovavano in
difficoltà per via della disoccupazione che dilagava sempre
più nella nazione, come nel resto del mondo.
Perciò avevano stabilito che, se dovevano proprio rubare, lo
avrebbero fatto solo con persone ricche, che non si sarebbero lamentate
molto per qualche soldo andato perso. "Adesso consegnatemi i soldi che
avete ottenuto stamattina, ci serviranno per la cena, e se dovesse
avanzare qualche moneta la metteremo da parte per qualcosa che
può tornare utile, come delle vere sedie, o degli indumenti:
Fred e Turner hanno rovinato le loro ultime camicie"
I due presi in causa, il primo alto e allampanato, l'altro basso e
tarchiato, indicarono le loro camicie mezze strappate facendo
spallucce. "Ci dispiace. C'era questo tizio con un bel bigliettone da
cento dollari in mano e abbiamo cercato di prenderlo, ma a quanto pare
non ci siamo riusciti e ci ha rincorso. Noi siamo riusciti a salvarci
la pelle, ma sono state le nostre camicie a rimetterci". Alcuni ragazzi
ridacchiarono sotto i baffi. Sebastian alzò gli occhi al
cielo.
Poi tutti si fecero avanti e tirarono fuori dalle tasche i loro
guadagni. Erano dodici ragazzi in totale, e si erano impegnati tutti a
cercare di fare più soldi possibile per non essere
completamente al verde. Ognuno di loro metteva veramente molto impegno
nel suonare e nel cantare. Era la loro passione, era quello che li
teneva uniti, non i soldi.
Blaine sorrise, osservando ognuno di loro mentre contavano il piccolo
gruzzolo di banconote e monete che si era formato al centro della
tavola. Quando si riunivano tutti a cena o a pranzo, il posto diventava
molto più confortevole. C'erano molte più candele
accese, sulla tavola o sul pavimento, per dare più luce al
lugrube scantinato in cui vivevano. Tutti riuniti lì insieme
apparivano come una famiglia piuttosto allargata. No, loro erano una
famiglia allargata.
"Okay, a quanto pare abbiamo guadagnato trentanove dollari e sessanta
centesimi. Non male, ci possiamo comprare le camicie nuove, e dei
piatti di carta per mangiare direi" osservò Tina, la ragazza
di origini coreane che suonava il violino.
"Direi proprio di sì" annuì Sebastian. "Ora
pranziamo insieme, e poi torniamo alle nostre occupazioni ragazzi".
Il giorno seguente...
Erano le dieci e mezza di mattina, e Blaine come ogni giorno a
quell'ora sedeva con la sua chitarra a Central Park. Alcuni passanti lo
ignoravano completamente; altri lo osservavano mentre passeggiavano;
certi gli sorridevano; c'era chi si fermava per un attimo, e chi invece
rimaneva ad ascoltare una o più canzoni. Erano soprattutto
le signore anziane che regalavano le mancie più sostanziose,
forse perché erano più generose o piacevano loro
i ragazzi giovani. A Blaine scappò una breve risata. Mentre
terminava un assolo di chitarra, in lontananza lo vide: Ecco che
arrivava il ragazzo del giorno precedente. Indossava lo stesso cappotto
nero, ma aveva dei jeans molto stretti di un rosso acceso, intonati con
la sciarpa che portava al collo. Questa volta aveva sul serio un
bicchiere dello Starbucks in mano, che sorseggiava a piccoli sorsi,
mentre era intento a scrivere qualcosa al cellulare. Gli occhiali erano
spariti, Rivelando due occhi di un celeste intenso, che non rimasero
per nulla indifferenti a Blaine.
Cavoli, pensò dentro di sè, quel ragazzo
è davvero carino. Con il suo passo sinuoso, il giovane si
sedette sulla stessa panchina del giorno prima, poi
accavallò le gambe e tirò fuori dalla borsa di
pelle un libro.
Gli ci volle qualche istante per rendersi conto che aveva terminato la
canzone e aveva smesso di suonare. Il ragazzo sembrava non averlo
notato come ieri, perciò Blaine decise di spostarsi un po'
più vicino alla panchina dove era seduto il giovane,
sentendo dentro di sé di voler attirare la sua attenzione
con una bella canzone. Perciò iniziò a cantare
una delle canzoni che gli riuscivano meglio, Teenage Dream. Di solito
si limitava a suonare e basta, ma c'erano quei momenti, come in quella
occasione, che sentiva di voler esprimere le sue emozioni attraverso la
voce, oltre che alla dolce melodia del suo strumento musicale.
"You think I'm pretty without any make-up on
You think I'm funny when I tell the punch line wrong
I know you get me, so I let my walls come down, down
Before you met me, I was all right
But things were kinda heavy, you brought me to life"
Dopo poco, sembrò funzionare. Blaine vide gli occhi del
ragazzo smettere di inseguire le parole sulle pagine del libro, e la
testa scattare nella sua direzione, curioso di scoprire chi stesse
cantando.
Kurt's pov
Kurt finalmente il giorno prima aveva iniziato a lavorare, e il locale
gli piaceva molto. Nel pomeriggio aveva ricevuto una chiamata dalla
NYADA ricordandogli che alle ore 15 del giorno seguente doveva recarsi
all'accademia per conoscere il posto, e il giorno dopo ancora avrebbe
iniziato il corso. Era troppo emozionato per quello che gli stava
accadendo. Inoltre aveva finito di sistemare il suo appartamento nel
quartiere di Bushwick, che era davvero carino e confortevole, anche se
non molto grande. Quella sera sarebbe arrivata a vivere con lui una
delle sue più care amiche, Rachel Berry, con la quale aveva
frequentato il liceo assieme e avevano ottenuto tutti e due l'ingresso
alla NYADA. La sua vita attualmente non poteva procedere meglio di
così.
Come la mattina precedente, si era appena seduto sulla stessa panchina
a Central Park. Era concentrato a leggere il suo libro di poesie,
mentre gli scorreva in gola il caldo e delizioso caffè che
aveva appena comprato, quando una melodia gli giunse alle orecche.
Subito si guardò attorno, e individuò dopo una
piccola frazione di secondo da dove provenisse quella stupenda voce.
Apparteneva ad un ragazzo, seduto non molto lontano da lui. Aveva i
capelli neri tenuti indietro con il gel, che lo facevano sembrare una
specie di gentleman, anche se i suoi vestiti non lo identificavano
molto come tale; la pelle aveva un colore leggermente ambrato, e Il
braccio destro scorreva su e giù sulle corde della chitarra
che teneva appoggiata sulle gambe. Kurt notò che il tizio
stava guardando nella sua direzione. Si guardò attorno per
vedere se stava guardando qualcuno nei paraggi vicino a lui, ma in quel
momento non c'era nessuno che stesse passando nell'arco di almeno tre
metri dalla panchina sulla quale era seduto. Si voltò
nuovamente verso il ragazzo, che senza dubbio lo stava osservando. Le
sue sopracciglia folte si abbassavano sui suoi caldi occhi color
nocciola, concentrato sulla canzone che stava suonando. Ad un tratto
sorrise a Kurt, e il suo sorriso era qualcosa di davvero spettacolare:
aveva dei denti così perfetti e bianchi...Kurt scosse la
testa, e abbassò lo sguardo. Era davvero un bel ragazzo. E
lo stava osservando! Le sue guancie si tinsero in fretta di rosso,
vergognandosi per averlo guardato così intensamente per
qualche istante di troppo. Cercò di ignorarlo, ma era
davvero talentuoso, e cantava veramente troppo bene. Decise di dargli
un'altra occhiata; notò che ai suoi piedi la custodia della
chitarra era aperta, come ad invitare i passanti a lasciare un'offerta.
Realizzò subito che il suo talento era abbastanza sprecato
come semplice busker, ma forse frequentava una scuola di musica, o per
qualche coincidenza proprio la NYADA, cosa ne poteva sapere lui? Non
voleva mica giudicarlo per i suoi vestiti, per quanto ne sapeva poteva
essere anche il ragazzo più ricco di New York che se andava
in giro a suonare in incognito.
Intanto, sentiva ancora lo sguardo dello sconosciuto fisso su di lui.
Forse lo stava osservando perché era una delle poche persone
lì attorno in quel momento, e aspettava che Kurt si facesse
avanti per dargli qualche moneta. O forse perché... "no dai,
un ragazzo così non sembra il tipo da essere gay"
pensò, e tornò a leggere il suo romanzo. Gli
avrebbe dato qualche soldo appena fosse stata l'ora di raggiungere il
locale.
Blaine's pov
Blaine sentì qualcosa in fondo allo stomaco quando gli occhi
stupiti del ragazzo incrociarono i suoi, e si sentì
compiaciuto di essere stato subito notato. Quei bellissimi occhi
turchesi saettarono su tutto il corpo di Blaine, e lui non
potè altro che esserne compiaciuto. Ma dopo poco il ragazzo
tornò a leggere il suo libro, e il sorriso
cominciò a svanire incerto dal volto del busker, mentre
continuava a cantare e a suonare. Insomma, si aspettava davvero che ad
un ragazzo , pieno di stile e apparentemente ricco potesse importare
qualcosa di lui, che indossava vestiti di seconda mano ed era un povero
in canne? O forse aveva smesso di osservarlo semplicemente
perché al tipo non interessavano i ragazzi. Eppure era
chiaro al cento per cento dai suoi movimenti e atteggiamenti, e anche
da come lo aveva guardato, che non era in cerca di ragazze. "O
probabilmente lui è già fidanzato e non gli
può importar di meno di uno come me" riflettè
dentro di sé. Molti pensieri affollavano la sua mente, che
cercava di dare una spiegazione alla sua delusione. Non sembrava
neanche intenzionato a dargli qualche soldo. Non che a Blaine
interessassero molto al momento, ma aveva immaginato che il ragazzo
avesse un animo gentile. Immaginato, ti immagini troppe cose, si
criticò tra sé e sé.
Quando tornò a sollevare lo sguardo dalla sua chitarra
però, notò una cosa che non si aspettava: Di
soppiatto, al ragazzo si stava avvicinando Chud. Era un tizio di una
congrega 'nemica' ai ragazzi del Covo. Venivano chiamati semplicemente
I Padroni, perché ogni cosa che desideravano doveva essere
loro, e cercavano sempre di togliere spettatori ai ragazzi del Covo per
attirarli a sè con la loro musica e le piroette. La loro
specialità, appunto, era...rubare. Blaine osservò
il ragazzo de I Padroni puntare alla borsa di pelle del ragazzo che
tanto gli piaceva. E in un secondo decise di agire: Non avrebbe
permesso che gli rubasse il portafogli. Lasciò cadere la
chitarra, che rimbombò forte a terra. Il ragazzo seduto,
saltò sul posto e osservò le corde della chitarra
abbandonata che continuavano a vibrare. Ecco l'errore del giovane:
Girandosi verso la chitarra, aveva permesso che il ladro gli strappasse
via la borsa. Urlò un "Hey lascia la mia borsa!" e stava per
cercare di inseguirlo, quando spuntò Blaine correndo, che si
buttò addosso a Chud, atterrandolo. "Hey, ma cosa fai,
stupido! Lasciami andare!" disse stizzito il giovane ladro.
"Non permetterò che gli rubi la borsa, Chud. Ora alzati e
vattene, hai capito?" Blaine strappò la borsa dalle mani di
Chud.
"Il nostro capo lo verrà a sapere, sei nei guai Anderson,
come tutta la tua stupida combriccola di perdenti" Il ladrp, non
sapendo cosa altro fare, se la diede a gambe levate.
Riprendendo fiato, si girò verso il ragazzo, che lo aveva
quasi raggiunto, con la faccia ancora troppo incredula.
"Tu...la mia borsa..." farfugliò, guardando prima Blaine,
poi la borsa. "G-Grazie"
"Tranquillo, non c'è di che." Blaine si sentiva un po' in
imbarazzo per aver agito in stile 'eroe'. Si sentiva abbastanza a
disagio, perciò le uniche parole che gli vennero da dire
furono "Forse adesso è meglio se vado", mentre gli
riconsegnava la borsa.
Fece per girarsi e andarsene, ma sentì una lieve pressione
sul braccio. Adesso era il suo turno di rimanere incredulo, quando vide
la mano del ragazzo attorno al suo polso, per fermarlo. "Aspetta"
disse, lasciandolo andare e ricomponendosi. "E' stato un gesto davvero
molto significativo per me. Probabilmente quasi tutto il resto della
popolazione di questa città non avrebbe mosso un dito per
fermare quel ladro. E sappi che canti davvero bene. Se quel tizio mi
avesse rubato la borsa, non avrei potuto darti questi" tirò
fuori dalla borsa una banconota da cinquanta dollari. "Prendili, te li
meriti sul serio" disse, accennando un timido sorriso.
"Non li voglio, non importa, grazie lo stesso" rispose subito Blaine.
Ma che diavolo faceva, erano cinquanta dollari, più di
quelli che guadagnava in due giorni quasi!
"Io voglio che li accetti invece" ribattè il ragazzo.
Blaine non voleva agire così, ma il suo istinto lo fece
voltare nuovamente, e iniziò ad incamminarsi, senza dire
altro. Non sapeva perché si sentisse così
amareggiato. O forse probabilmente sì: Adesso che era
così vicino, poteva notare un bracciale che portava il
ragazzo. E c'era scritto un nome, "Finn". Immaginò subito
che doveva essere il nome del suo ragazzo, e sentì il cuore
stringersi. Anche se non sapeva ancora nulla di quel tipo, sapeva che
stava già iniziando a piacergli molto. E doveva mettere da
parte i sentimenti prima che potesse essere troppo tardi.
"Aspetta! Dimmi almeno come ti chiami!" urlò il ragazzo, che
era rimasto paralizzato nel punto di prima.
Blaine si voltò per un istante, senza guardarlo negli occhi,
dicendo semplicemente "Blaine"
"Kurt. Piacere di averti conosciuto allora, e grazie ancora!"
Kurt. Kurt. Kurt.
Era possibile innamorarsi a prima vista in pochi istanti e venirne
delusi in pochi secondi?
Ed ecco qua il secondo capitolo per voi!
Ho usato la prima canzone con la quale si incontrarono la prima volta i
Klaine, mi sembrava più che adatta. Ecco che ho introdotto
dei nuovi personaggi: Fred e Turner, Chud e i resto de I Padroni. Una
storia con nemici non può essere altrettanto avvincente
secondo me.
Spero che abbiate gradito questo secondo capitolo, e sappiate che ho
molte cose in serbo da farvi leggere!
A presto!
beatlesklaine
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Capitolo 3 *** 3. Misery ***
Capitolo 3
Misery
Kurt's pov
Kurt non riusciva a togliersi dalla testa l'episodio che era accaduto
quella mattina. Nessun ragazzo aveva mai fatto una cosa del genere per
lui. E a New York non accadeva certo spesso che uno sconosciuto si
buttasse addosso ad un ladro per salvare la borsa di un passante. C'era
troppa criminalità, per questo molti ormai lasciavano
perdere questi episodi, se no sarebbero sempre stati dietro a
rincorrere i numerosi ladri che si aggiravano per la città.
Mentre il suo taxi sfrecciava attraverso il traffico incessante che
riempiva costantemente la Grande Mela, a Kurt piaceva affacciarsi dal
finestrino per vedere la marea di gente che passeggiava lungo i
marciapiedi. C'era gente di tutti i tipi: Turisti provenienti da ogni
dove che si fermavano a fotografare ogni angolo della città;
persone vestite elegantemente con valigietta alla mano, che camminavano
a passo veloce, osservando il proprio orologio per arrivare in tempo al
lavoro; bambini che si fermavano davanti ai camioncini dei gelati, per
lo più indicati con nomi italiani, anche se Kurt non pensava
che vendessero tutti vero gelato italiano; Ragazzi che andavano in
scuola in skateboard, portando cappelli con la visiera girata indietro
e con vestiti che li rendevano rapper in miniatura; vecchiette che
portavano a spasso il cane. Solo la gente che passava era uno
spettacolo per il ragazzo. Ma la cosa di cui non si stancava mai era
allungare il collo verso l'alto per cercare di scorgere le vette dei
grattacieli, spesso senza successo. La luce del sole non riusciva a
toccare terra, cercando di farsi strada inutilmente tra i meandri degli
edifici che parevano perforare l'atmosfera a causa della loro
infinità di piani.
Kurt sospirò, e dopo un'ultima occhiata tirò su
il vetro del finestrino. Il taxi lo lasciò proprio davanti
all'edificio che al ragazzo, in quel momento, pareva il più
importante della grande megalopoli.
Come aveva potuto osservare da una pagina web, la NYADA era un
imponente edificio del colore dell'ardesia, con le finestre laccate di
un bianco acceso. All'interno era ancora più favoloso:
c'erano pavimenti così lisci per cui biognava fare molta
attenzione a non scivolare; alti soffitti che terminavano in grandi
vetrate nelle diverse aule per far entrare più luce
possibile. Kurt sbirciò oltre qualche porta, per vedere dei
ballerini all'opera. Si muovevano tutti in grande sintonia, e parevano
perfetti in ogni mossa che facevano. Sarebbe stato alla loro altezza?
Il giovane che gli aveva fatto fare il tour dell'edificio era davvero
molto gentile. Si chiamava Adam, e aveva un sorriso contagioso, per cui
Kurt si trovò a ricambiare il sorriso per la maggior parte
del tempo. Infine, venne guidato verso una porta massiccia rivestita in
mogano. Quando Adam la spalancò, apparve davanti agli occhi
dei due una bellissima scrivania dello stesso materiale della porta,
dove era seduta, circondata da molti fogli e altri oggetti, la
direttrice Carmen Tibidot. Appena Kurt la vide esclamò:
"Buonasera Madame Tibidot, sono molto onorato di essere finalmente
qua!" e si sporse verso il basso per un inchino.
La donna aveva la pelle del colore del cioccolato, portava un foulard a
fiori legato stretto in testa, e una lunga veste di seta. Malgrado
avesse ormai una certa età, nel suo sguardo c'era sempre una
solennità incredibile e esprimeva molta forza d'animo, Ampie
rughe si formarono attorno agli occhi della donna, sorridendo al gesto
del ragazzo.
"E' un piacere anche per me, signor Hummel. Spero si troverà
a suo agio in questo edificio. Domani mattina dalle ore 9 la aspettiamo
qua per il suo primo corso di canto e danza, insieme alla signorina
Rachel Berry"
Kurt annuì ripetutamente, troppo emozionato. "Ma certo
signora Tibidot, sarà un piacere!". Il ragazzo
ripetè l'inchino, ancora più profondo di prima, e
Adam gli poggiò una mano sulla schiena per spingerlo
delicatamente ad uscire dallo studio della direttrice.
Quando chiusero la porta dietro di sé, il giovane che aveva
accompagnato Kurt mantenne la mano sulla sua schiena, e Kurt ne fu
lusingato. Venne guidato verso l'entrata, e a quel punto Adam lo
salutò. "Ci vediamo domani allora, Kurt. Se hai bisogno di
qualsiasi cosa, questo è il mio numero" disse porgendo a
Kurt un bigliettino con le sue info (c'era scritto anche il suo
indirizzo di casa, il ragazzo non capì che aiuto potesse
volere a casa sua, ma a pensarci gli venne da ridere).
"Certo, grazie di tutto, Adam. A domani!"
Quando il ragazzo uscì dall'edificio, ricevette un messaggio
sul suo cellulare. Osservò lo schermo per vedere a chi
appartenesse e vide che era da parte di Rachel.
Da: Rachel
Hey Kurt! Sono appena arrivata alla stazione Grand Central Terminal, e
adesso sto per prendere un taxi. Ci troviamo all'appartamento? Ho
l'indirizzo che mi hai mandato.
Kurt sorrise. Finalmente la sua migliore amica era arrivata!
A: Rachel
Ciao Rachel, certo, sono così felice! Sono appena uscito
dalla NYADA, dopo ti racconto tutto ;)
Adesso prendo anche io un taxi così ci troviamo
lì. A fra poco!
Kurt salì sul primo taxi che riuscì a fermare, e
si avviò verso il suo appartamento.
Blaine's pov
"Cavolo Blaine, era strettamente necessario che tu agissi in quel modo,
stamattina? Non dico che non è stato un nobile gesto salvare
il portafogli di uno sconosciuto, ma ora siamo nei guai!"
sbraitò Sebastian, mentre Blaine abbassava il capo. "Adesso
siamo sul serio sulla lista nera dei Padroni. Ma almeno pensi, prima di
agire? Lo sai cosa è in grado di fare quella gentaglia:
Primo, riusciranno a trovare il Covo una volta per tutte, e ce lo
toglieranno di mano; secondo, saremo costantemente braccati da loro; e
terzo, troveranno un modo per farci vivere un inferno peggiore di
quello in cui ci troviamo adesso."
Blaine cercò di scusarsi nuovamente. "Sebastian, mi
dispiace, sul serio. Non volevo mettervi tutti nei casini. Ma
è stato più forte di me..."
"L'ho capito perfettamente, Blaine. Ma è successo. Tina dice
di aver assistito la scena. E' così?"
"P-più o meno" bisbigliò la ragazza, con gli
occhi a mandorla incollati al pavimento. Non le piaceva tradire la
fiducia di Blaine.
"E quest'uomo, com'era?" proseguì imperterrito Sebastian.
"E-era un ragazzo giovane, e dal suo a-aspetto sembrava abbastanza
r-ricco" balbettò Tina. Quando era messa sotto pressione le
veniva sempre da balbettare.
A Sebastian scappò una risatina "Abbastanza ricco."
ripetè, come a metabolizzare quelle due parole "Oh Blaine,
era anche ricco questo tipo. Non ne avrebbe fatto un grande dramma
perdere qualche soldo! Lo sai quali sono le nostre regole, no?
Perciò non era necessariamente importante salvare quel
portafogli di quel povero figlio di papà!"
Dopo quella frase, Blaine alzò lo sguardo. E la sua pazienza
svanì nel nulla. "Certo, le regole sono chiare. E dicono che
noi rubiamo ai ricchi solo in caso di necessità! E cosa
significa, che i ricchi meritano di essere derubati? Le star della
televisione lo possono anche meritare, ma quello era solo un ragazzo.
Allora cosa suggerisci, eh Sebastian? Diventiamo come i Padroni e
rubiamo senza controllo a ogni persona che sembri avere il reddito
più alto della norma?"
"Non dire a me cosa dobbiamo fare o no! Cosa c'è Blaine, ti
sei innamorato di un ragazzo che neanche conosci? Smettila di fare il
ragazzino e cerca di risolvere questa situazione che hai creato tu,
mettendo in pericolo tutti i presenti in questa stanza!"
I due ragazzi erano talmente infuriati che, da un momento all'altro, si
sarebbero sicuramente attaccati.
I loro compagni, percependo che la tensione stava aumentando, si misero
in mezzo ai due ragazzi. "Adesso basta!" esclamò il ragazzo
biondo del gruppo "Siamo una squadra, e non dovremmo litigare in questo
modo! Blaine ha fatto un grande sbaglio probabilmente, ma ormai
è accaduto, e non possiamo farci nulla. Non dobbiamo
attaccarlo in questa maniera, dobbiamo aiutarlo! Da ora in poi
penseremo a come cavarcela con i Padroni, tutti insieme. Non lo
farà solo Blaine, perché siamo una famiglia."
Nessuno aggiunse altro, e calò il silenzio nella stanza.
Sapevano che il ragazzo aveva ragione. Sebastian, dopo aver preso un
lungo respiro ed evitato di incrociare lo sguardo di Blaine, concluse
"Okay ragazzi. Tornate alle vostre occupazioni. Blaine, ti perdono.
Stasera però, come punizione, dovrai fare anche il turno
serale e andare a suonare dove vuoi fino a mezzanotte." E dopo queste
parole, uscì dal Covo.
Blaine si sdraiò sulla propria amaca. Era cosciente di aver
commesso un grave errore per la sicurezza del Covo. Ma non si pentiva
del gesto che aveva compiuto. Quel ragazzo lo stava mandando
letteralmente fuori di testa. Pensava a Kurt ogni secondo. Aveva voglia
di vedere i suoi occhi ancora, le sue gambe, il suo sorriso, i suoi
capelli...
Quella sera sapeva dove sarebbe andato a suonare. Anche se aveva una
possibilità su mille di incontrarlo a quell'ora di notte e
proprio a Central Park.
Mentre pensava intensamente, non si era accorto che qualcuno si era
avvicinato a lui. Ai suoi piedi, seduto a gambe incrociate, c'era il
ragazzo biondo che aveva preso le sue difese contro Sebastian.
"Come stai Blaine?" chiese, sistemandosi più comodamente per
terra.
Blaine si mise a sedere sul telo. "Non saprei sinceramente, Sam. So di
avervi deluso, ma..."
"Non pensavo ti sarebbe mai piaciuto un ragazzo" lo interruppe Sam.
"Beh, in realtà pensavo che non ti sarebbe mai piaciuto
nessuno. Da quando ti conosco, non mi sembra che tu ti sia mai
innamorato di qualcuno"
Il ragazzo dai capelli corvini rise. "Hai perfettamente ragione. Forse,
non sono mai stato innamorato di nessuno perché,
semplicemente, non ho mai trovato qualcuno perfetto per me. Che sia una
ragazza o un ragazzo"
"E tu pensi che questo ragazzo sia adatto a te?" domandò il
ragazzo biondo, inclinando leggermente la testa verso il suo amico.
Blaine sospirò. "Sinceramente, non lo so. L'ho visto
soltanto due volte, è un po' difficile ancora saperlo. Ma
poi ho notato che aveva un bracciale con un nome di una persona
chiamata 'Finn'. Probabilmente è il suo fidanzato." scosse
il capo.
"Beh, non lo puoi mica sapere. Magari è il nome di suo nonno
morto perché si è strangolato con un chewing gum"
ipotizzò Sam.
Blaine rise, aggiungendo: " E poi so solo il suo nome: Kurt. E' un tipo
davvero affascinante..." Il ragazzo perse lo sguardo in un punto della
stanza, avendo un'immagine perfetta del ragazzo stampata nella sua
mente.
Ora era Sam a ridacchiare. "Per favore Blaine, non ti eccitare pensando
a lui adesso!"
L'altro ragazzo gli rivolse uno sguardo incredulo a quella
esclamazione, e ridendo ancora una volta gli tirò il cuscino
in faccia.
Sam era uno dei suoi migliori amici. Si capivano perfettamente a
vicenda in ogni situazione. Blaine era felice di avere qualcuno con cui
parlare dei suoi sentimenti, prima di allora non ne aveva mai avuto
realmente bisogno.
Kurt's pov
Era da circa un'ora che Kurt e Rachel si erano ritrovati. Erano seduti
sul divano che Kurt aveva acquistato e avevano subito cominciato a
raccontarsi pettegolezzi e gossip di ogni tipo, mettendosi subito a
disfare le valigie di Rachel per sistemare tutto nella nuova casa. Era
ancora abbastanza vuota e priva di stile, ma il ragazzo l'avrebbe
rivoluzionata molto presto.
"Oh Kurt, sembra impossibile essere qua insieme! Parlami subito della
NYADA. Com'è? Cos'ha detto Madame Tibidot per il mio mancato
tour dell'edificio? Va bene lo stesso se vengo domani? Come sono i
corsi? Ci sono ragazzi carini?" Rachel iniziò a sparare
domande a raffica, come faceva sempre quando era nervosa ed emozionata
allo stesso tempo. Kurt alzò una mano per fermarla, e le
incominciò a raccontare tutto del tour all'accademia. "E
comunque non è una cosa obbligatoria vedere le aule prima di
iniziare il corso, perciò domani possiamo tranquillamente
iniziare i corsi insieme. Adam sarà lieto di aiutarci a
ritrovare tutte le aule, non sono sicuro di ricordare tutto il percorso
a memoria, sinceramente" ammise Kurt.
"Adam? Chi è?" Quando Rachel vide un sorrisetto spuntare sul
volto del ragazzo a quelle parole, aggiunse subito: "Kurt ma hai
già fatto colpo in due giorni? Qui c'è da
festeggiare!" scherzò lei. I due risero insieme. "No dai non
credo, penso solo che sia carino e molto disponibile nell'aiutare
giovani matricole, tutto qua". Kurt sentì qualcosa premere
contro il suo fianco e notò che era la sua borsa di pelle.
Alla sua vista si rese conto che parlare con Rachel gli aveva quasi
fatto dimenticare l'episodio di quella mattina. "Giusto, che sbadato
che sono! Mi sono dimenticato di raccontarti cosa mi è
accaduto di incredibile stamattina". Iniziò a raccontarle
dell'episodio. "e...mentre questo ladro stava per scappare via con i
miei soldi e i documenti, il ragazzo che suonava la chitarra lo ha
rincorso e gettato per terra, salvando la mia povera borsa. Non sai
come mi sono sentito in quel momento, nessuno avrebbe fatto una cosa
del genere per me! Gli volevo offrire dei soldi per quello che aveva
fatto e anche perché, giuro, è stato fantastico a
suonare. E ha una voce stupenda. Non ho idea di cosa faccia oltre al
busker, ma se non ce l'ha, meriterebbe quanto noi un posto alla NYADA."
Rachel lo guardava sbalordita "O mio dio Kurt. Ti è andata
davvero bene"
"Già, se non ci fosse stato Blaine probabilmente avrei perso
tutto" ammise Kurt. "E poi, era così bello Rachel...mi ha
davvero colpito."
Rachel gli sorrise. "Che bel nome, Blaine. Stai già
diventando un rubacuori qua a New York secondo me. Facciamo
così: Domani, prima di andare alla NYADA, proviamo a vedere
se c'è. Così posso vedere anche io questo
principe azzurro e magari puoi parlarci di nuovo, dato che, come hai
detto, se n'è andato".
"Rachel tu leggi nella mia mente, sul serio. Ti voglio bene. Sei la
migliore amica del mondo" rispose Kurt allungandosi per abbracciarla.
"Ti voglio bene anche io, e anche tu per me lo sei" gli rispose lei
ricambiando l'abbraccio.
***
Quella sera, Kurt decise di portare con sè al locale anche
Rachel, sperando che avrebbero assunto anche lei a lavorare
lì. Doveva assolutamente trovare anche quest'ultima lavoro,
dato che si sarebbero divisi l'affitto e non avrebbero usufruito molto
dell'aiuto dei suoi genitori. I due amici volevano cavarsela da soli
per il momento.
Indossò la camicia rossa con le maniche nere del lavoro, con
scritto il suo nome su un tesserino, e si infilò sopra un
cappotto beige.
Dopo che furono pronti, prese la sua inseparabile borsa di pelle e
uscì dall'appartamento assieme a Rachel.
Presero nuovamente un taxi, perché non si fidavano molto a
prendere la metro o un bus di sera. Si lasciarono portare fino a
Midtown, poi decisero di scendere e andare a piedi, anche
perché Rachel aveva voglia di camminare, dopotutto era stata
tutto il tempo sull'aereo, sui taxi, e sul divano. Kurt ne fu
pienamente d'accordo, perché aveva anche lui voglia di
sgranchirsi le gambe. Appena iniziarono a camminare, i due ragazzi
alzarono lo sguardo e ammirarono la città, che di sera
appariva cento volte più bella: L'atmosfera era molto
più rilassante, anche se la città era comunque
affollata; Migliaia di luci di cartelli pubblicitari, fanali delle
auto, o ingressi di pub e ristoranti risaltavano contro il cielo
oscuro, come se la città non volesse mai dire "Buonanotte"
ed invitare la gente ad andare a dormire.
Kurt e Rachel continuarono a parlare di varie cose durante il tragitto,
camminando per la 5th Avenue, dove ancora molti negozi erano aperti.
Ben presto raggiunsero il posto dove era avvenuto il salvataggio della
borsa di Kurt. Central Park. Il prato, di un verde spento a causa della
stagione autunnale, risplendeva sotto i lampioni sparsi un po'
d'appertutto. Gli alberi formavano giochi di ombre per terra, come se
ci fossero persone in agguato dietro di essi. Era davvero una vista
incredibile, e i due amici avevano dei sorrisi ebeti sulle facce. Erano
incondizionamente innamorati della Grande Mela.
C'erano varie persone che passeggiavano come ogni giorno, e vari
busker. A Kurt passò per la mente l'idea che forse ci poteva
essere Blaine, lì seduto da qualche parte. Raggiunse il
posto dove era avvenuto l'episodio quella mattina, ma non c'era traccia
del ragazzo dai capelli mori. "Che stupido, non starà mica
tutto il giorno qua a suonare, avrà di meglio da fare"
pensò Kurt.
I due si avviarono verso il locale, infondo alla via.
Blaine's pov
Erano le dieci e mezza di sera quando Blaine iniziò ad
incamminarsi verso Central Park, con la custodia della chitarra
appoggiata su una spalla.
Gli piaceva uscire di sera, Era più stimolante mettersi
lì a suonare fino a tardi. Per questo non maledì
Sebastian per la punizione. Avevano eletto lui come rappresentante del
Covo. Beh in realtà molti avevano votato per Blaine, ma lui
non voleva essere responsabile degli altri, e non gli piaceva molto
stare a capo di qualcosa, perciò aveva lasciato il posto a
Sebastian. Era un buon rappresentante di solito, se non si faceva
prendere dalla rabbia come quel giorno. Ma aveva tutti i motivi per
arrabbiarsi in quel modo. Blaine aveva mandato in fumo tutto il suo
lavoro di copertura del posto e la sicurezza che aveva cercato di
infondere ai suoi compagni. Quando arrivò al suo solito
posto, su una panchina vicino ad un cestino, tirò fuori la
chitarra, ed iniziò a suonare quello che gli veniva per la
testa.
Spesso ognuno di loro si preparava una scaletta di brani da suonare, in
modo da avere un'idea generale del tempo che avevano a
disposizione. Dato che però era stato un turno
imprevisto, Blaine pensò che l'ispirazione per le canzoni
glielo avrebbe dato l'ambiente attorno a lui.
Gente generosa iniziò a lasciare delle buone offerte. Blaine
non si era mai sentito così pieno di emozioni come in quel
momento. Sentiva qualcosa che non aveva mai provato prima. E quel
qualcosa lo espresse con la sua voce. Appariva più forte del
solito, e piena di passione alle orecchie dei passanti. In breve tempo,
si formò un capannello di persone intorno a lui.
Blaine continuava a sorridere mentre cantava. In quel momento si
sentiva apprezzato e stimato da quelle persone, che gli sorridevano di
rimando. Una montagnetta di soldi si stava formando nella custodia
della chitarra. Fu per un momento concentrato su un assolo di chitarra,
e quando finì nuovamente una canzone, il pubblico lo
applaudiva. Mentre faceva cenni di ringraziamento, il suo cuore si
fermò. Non era possibile, non se lo sarebbe aspettato che
potesse essere nello stesso posto a quell'ora.
Quegli occhi di un azzurro comparabile a quello del cielo di giorno,
ricambiavano il suo sguardo, ammirati.
Blaine sentì le farfalle danzargli nello stomaco. Sapeva
perfettamente con che canzone avrebbe concluso la serata. E la voleva
dedicare a Kurt. Dopo poco si riprese, e annunciò: "Perfetto
signori, ora vi canterò l'ultima canzone di stasera". La
gente applaudì, smettendo appena il ragazzo
iniziò a suonare le prime note.
Blaine incominciò a cantare i primi versi di Misery, dei
Maroon 5
"Oh yeah
Oh yeah
So scared of breaking it
That you won't let it bend..."
Il pubblico batteva le mani a tempo, catturato dal talento di Blaine.
Ogni tanto mandava qualche occhiata al ragazzo che tanto gli piaceva,
ma mentre cantava il ritornello, non fece nulla per evitare di guardare
il ragazzo dritto negli occhi.
"I am in misery
There ain't nobody
Who can comfort me
Why won't you answer me?
The silence is slowly killing me
Boy you really got me bad
You really got me bad
I'm gonna get you back
Gonna get you back"
Kurt's pov
Kurt era rimasto ancora più colpito nel sentire l'esibizione
di Blaine quella sera. Appariva così sicuro di
sé, e percepiva che qualcosa era cambiato. Stava cantando
con pura passione. Era quello che era mancato fino ad allora.
Ad un tratto il busker incontrò il suo sguardo. Kurt fu
elettrizzato da quel contatto, e gli occhi di Blaine apparvero
increduli per un momento, ma dopo poco si ricompose, dicendo che la
canzone in cui si sarebbe destreggiato adesso era l'ultima canzone
della serata.
Kurt amava quella canzone. E quando al ritornello gli occhi del ragazzo
che cantava e suonava incontrarono definitivamente i suoi, dopo una
serie di occhiate che forse pensava passassero inosservate al ragazzo
in piedi ad osservarlo, Kurt fu davvero colpito e affondato.
Sembrava dedicasse quelle parole a...lui. E Kurt apparve ancora
più stupito quando Blaine azzardò a cambiare il
testo della canzone con un "boy" invece che un "girl".
Stava sul serio dedicando quella canzone a lui, Kurt Hummel?
Intanto Rachel spostava lo sguardo dal suo amico al busker, a bocca
aperta.
"Kurt, ti sta dedicando una canzone, non ci credo! Oddio, appena smette
di suonare vacci a parlare alla svelta, o ti ci costringo a forza,
capito?"
Il suo amico annuì, senza proferire parola, e senza rompere
il contatto con il ragazzo di fronte a lui.
Blaine's pov
Blaine si rese conto di aver osato un po' troppo forse, ma era quello
che aveva desiderato fare da tutto il giorno. Dedicare una canzone a
Kurt. In realtà, tutte erano dedicate a lui...Ma adesso che,
senza poterselo spiegare, era di fronte a lui, cercò di dare
il meglio di sé.
"You keep me wide awake and
Waiting for the sun
I'm desperate and confused
So far away from you
I'm getting there
Don't care where I have to run"
Le parole di quella canzone erano davvero perfette. Poi tutti
iniziarono a battere le mani a tempo con lui sui versi ripetuti di
"Why do you do what you do to me, yeah
Why won't you answer me, answer me, yeah".
Blaine sentiva di aver fatto colpo su Kurt, lo poteva capire dal suo
sguardo. La musica era il suo unico modo per esprimere quello che
provava in quel momento.
Concluse la canzone, e oltre agli applausi c'era gente che fischiava in
approvazione.
Lasciarono le ultime mancie, e solo allora Blaine realizzò
di aver fatto più soldi di sempre. Avrebbero potuto
permettersi molte più cose, poteva comprare delle sedie, e
dei vestiti più decenti.
Quando la gente iniziò ad andarsene dopo essersi
complimentata con lui, notò che due persone erano rimaste
ferme nel punto di prima: Kurt e una ragazza abbastanza bassa, ma molto
carina.
Blaine sistemò i soldi e la chitarra nella custodia,
dopodiché si alzò, e cominciò a
camminare verso di loro. Adesso che aveva terminato di suonare,
l'imbarazzo stava riprendendo possesso di lui.
"Ciao Kurt" provò a dire "Sei venuto a ringraziarmi di
nuovo?"
Anche Kurt era un po' imbarazzato, e Blaine notò benissimo
la gomitata che la ragazza gli dette nelle costole.
"Ehm, ciao Blaine." (Si ricordava il suo nome!) "Questa è
Rachel, la mia migliore amica. Stavamo tornando dal lavoro, facciamo i
camerieri al locale laggiù infondo" fece un cenno verso la
fine del sentiero.
"Oh, okay" disse Blaine.
la ragazza di nome Rachel si schiarì la gola "E' un piacere
conoscerti, Blaine. Volevo ringraziarti anche io per il gesto
coraggioso di stamattina. Voglio subito complimentarmi con te per il
tuo talento, sei davvero bravo. Ma siccome metto in imbarazzo il mio
amico Kurt, penso che mi farò un giro per il parco mentre
voi due parlate". Quella Rachel sembrava proprio senza peli sulla
lingua.
"E' un piacere anche per me conoscerti, Rachel." rispose, facendo un
cenno di saluto alla ragazza"
Kurt's pov
Rachel s'incamminò dalla parte opposta da cui erano giunti.
Dopo un attimo, Kurt non pensò che fosse un'ottima idea, si
sentiva ancora di più in imbarazzo. Prese fiato e disse:
"Comunque sì, volevo ringraziarti ancora per stamattina,
penso che non lo dimenticherò mai"
Vide gli occhi di Blaine illuminarsi, e il suo sorriso si
allargò. "Allora ne sono onorato" Fece un finto inchino a
Kurt, che rise.
"Sul serio, hai un talento immenso. Sei fantastico" le parole gli
uscirono di bocca, e sentì ancora una volta le guancie
andargli a fuoco.
"Grazie mille, Kurt. La musica è l'unica cosa d'importante
nella mia vita." ammise Blaine.
"Ti capisco perfettamente, è la stessa cosa per me" Blaine
fu lusingato di avere qualcosa in comune con quel ragazzo. Kurt
posò lo sguardo per terra, guardandosi le scarpe, mentre
pronunciava le seguenti parole: "Siccome ormai è tardi, ed
io e Rachel domani dobbiamo andare presto a lezione, che ne dici se ci
troviamo a pranzo, e...ci conosciamo meglio?" Abbozzò un
timido sorriso, che fece sciogliere definitivamente Blaine.
"Certo, perfetto" rispose subito, senza ripensarci due volte.
Il sorriso di Kurt si allargò "Va bene, allora ti andrebbe
bene trovarci al Greenwich Village? Ho sentito molto parlare di quel
posto, penso tu sappia dov'è"
"Sì certo, tra la West Houston Street e e la 14ma strada,
no?"
Kurt sembrò ammirato dalla memoria di Blaine. "Sì
penso di sì. Grazie per avermelo ricordato, o avrei dovuto
cercare su internet. Sai, siamo arrivati da poco qui"
"Allora ti servirà la mia guida" ammiccò Blaine
verso di lui. Quanto gli piaceva parlare con quel ragazzo, e la sua
voce sottile e acuta era come musica per le sue orecchie.
"Grazie mille, mio salvatore" rise Kurt. " Allora, all'una tra la West
Houston e la quattordicesima. Me lo ricorderò. Grazie
ancora!" Il ragazzo si voltò, e iniziò ad
incamminarsi verso la sua amica.
Blaine non si era mai sentito più felice di quel momento, e
si trovò a fischiettare allegramente mentre tornava al Covo.
Non sapeva che, durante tutta la serata, a poca distanza c'era stato un
ragazzo, con un cappello nero in testa, la visiera che gli nascondeva
il volto, con ricamato sopra lo stemma di un teschio. Tirò
fuori da una tasca del cappotto il cellulare. Iniziò a
squillare, e dopo poco qualcuno rispose "Allora?"
"Blaine Anderson ha cantato tutta la sera canzoni sdolcinate. Credo
stia tornando al loro posto segreto adesso."
L'altra voce, un po' bassa e roca, rispose solo con un "Seguilo" prima
di attaccare.
Quello sconosciuto iniziò a seguire il ragazzo con la
chitarra in spalla.
Buongiorno guys!
Eccoci qua con un nuovo capitolo. L'ho focalizzato tutto sull'incontro
dei Klaine, e con quale altra canzone non potevo costruirci su un
episodio? Misery, ovvio. Dopo quella canzone, seguita da Blackbird
cantata da Kurt, come sapete avverrò il primo bacio tra i
due. Ma ovviamente questo avviene in Glee, nella mia storia
sarà diverso lol. Comunque presto la storia
diventerà molto più movimentata, ne accadranno di
tutti i colori, quindi state pronti haha
Grazie a tutti quelli che seguono questa storia o l'hanno messa tra i
preferiti!
Ci vediamo presto con il capitolo 4, Stay Tuned!
Alla prossima,
beatlesklaine aka Giada
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