Candles

di beatlesklaine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2. Teenage Dream ***
Capitolo 3: *** 3. Misery ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Candles


Capitolo 1

"The power lines went out, and I'm here all alone"

Kurt's pov

Era una giornata autunnale piuttosto ventosa; Le foglie, di varie tonalità di giallo, arancione, rosso, marrone, venivano strappate via dai rami e sembravano danzare mentre fluttuavano, trasportate dal vento chissà dove.
Coppie, ragazzi che andavano a scuola, vecchiette che spettegolavano: c'era molta gente che passeggiava tranquillamente per Central Park quella mattina.
Nessuno però sembrava far caso ad un ragazzo seduto su una panchina, con indosso un bellissimo cappotto nero, jeans dello stesso colore e una sciarpa di un azzurro acceso. Era intento a leggere un libro, una raccolta delle opere del famoso autore inglese Percy Bisshe Shelley. Ogni tanto il ragazzo alzava i suoi occhi di un azzurro che si intonava perfettamente con la sua sciarpa per guardarsi attorno, e rendersi conto che la poesia che stava leggendo, ovvero Ode to the West Wind, sembrava scritta apposta per quella giornata.
Kurt Hummel era un ragazzo che si era trasferito da non molto a New York City dopo essersi diplomato al liceo William McKinley di Lima, Ohio. Era una città piccola ed insignificante se paragonata alla Grande Mela dove si trovava adesso. Seppur piccola ed insignificante, era stata importante per lui. Era lì che si era sentito a casa; era lì che i suoi amici lo avevano accettato per essere gay e lo avevano protetto contro i bulli che non lo accettavano; era lì che si era avvicinato al mondo della musica, e aveva vinto un trofeo nazionale con il Glee Club che avevano formato.
Ma ormai era cresciuto, e si era trasferito lì per riuscire a fare carriera iscrivendosi alla NYADA, New York Academy of Dramatic Arts. Kurt comunque, quando aveva tempo, amava leggere. La scrittura era un'altra delle sue passioni, ed era da molti anni che cercava di scrivere una storia avvincente, immaginandosi al vertice con un best-seller internazionale e un album al primo posto nella hit della Billboard.
Erano grandi sogni certo, ma egli aveva imparato proprio dal vecchio Glee Club a sognare in grande, da quando nelle primissime lezioni avevano cantato Don't Stop Believing. Da quel momento si era reso conto che tutto poteva essere possibile, bisognava soltanto crederci davvero tanto e non arrendersi facilmente. Era una persona ambiziosa, e questo lo avrebbe aiutato molto nel genere di carriera che intendeva intraprendere.
Kurt si riscosse dai propri pensieri quando sentì il cellulare vibrare in una delle tasche del suo cappotto. Lo stava chiamando suo padre Burt. Tanto tempo prima era solo un semplice meccanico, ma poi aveva vinto le elezioni ed era diventato rappresentante dello stato dell'Ohio, perciò era sempre molto impegnato, ma almeno adesso erano una famiglia benestante, e questo aveva permesso a Kurt di seguire i propri sogni. Il ragazzo andava fiero di suo padre, non per la sua carriera, ma per come lo aveva cresciuto, senza l'aiuto della madre di Kurt, che era morta quando lui aveva solo otto anni. Premette il tasto verde e rispose.
"Hey, ciao papà!"
"Ciao figliolo, come stai?" lo salutò la calda voce di Burt. "Ti diverti lì a New York? La scuola com'è?"
" Sì papà è tutto fantastico, sul serio! Inizierò domani alla NYADA, perciò oggi mi sto dedicando a passare una giornata a rilassarmi e magari facendo un po' di shopping" mentre parlava notò però l'ora.
 "Oh cielo papà scusa, potremo sentirci stasera? Devo assolutamente andare, oggi comincio a lavorare in un locale come cameriere, voglio mantenere la mia retta scolastica da solo"
"Oh davvero? Perfetto allora, è un bene se vuoi essere del tutto indipendente. Ricordati che sono sempre molto fiero di te. Ti voglio bene, Kurt".
"Certo, ti voglio tanto bene anche io, lo sai. A stasera!"
Gli dispiaceva aver avuto così poco tempo per parlare con il padre, ma aveva davvero perso la cognizione del tempo. Chiuse il libro che aveva ancora appoggiato sulle gambe accavallate, si caricò la borsa di pelle che portava sempre con sè mentre cercava di infilarsi gli occhiali da sole, e si avviò con passo rapido al locale, non lontano dal parco. Mentre passava udì qualcuno che strimpellava la chitarra, ma non ci fece molto caso, l'unica cosa che gli importava al momento era di non arrivare in ritardo al suo primo giorno di lavoro.

Blaine's pov

Nel frattempo che Kurt Hummel si avviava verso il locale dove avrebbe lavorato, ignorando la sua esistenza, un altro ragazzo, seduto lì a Central Park, strimpellava distrattamente la sua chitarra. Riccioli ribelli cercati di tenere a bada con il gel gli ricadevano sulla fronte, immerso nei suoi pensieri.
Teneva il tempo battendo un piede a ritmo, e vicino ad esso vi era un vecchio cappello con alcune monete e banconote che alcuni passanti gentilmente gli avevano offerto.
Blaine Anderson era un umile ragazzo, proveniente dai bassifondi della città, che si sentiva a suo agio solo con la musica. Sognava spesso ad occhi aperti di sfondare mentre suonava e cantava, ma poi tornava alla realtà, e rendendosi conto delle sue modeste condizioni, lo trovava impossibile, malgrado sapesse di avere abbastanza talento.
"Io so che un giorno tu ce la farai, e nessuno poi riuscirà a fermarti" ricordava sempre le parole che tanti anni prima, quando era ancora un bambino, sua nonna gli ripeteva di continuo. Lei era stata la sua fonte d'ispirazione, e la persona che lo aveva cresciuto e amato con tutto il suo cuore. Purtroppo i suoi genitori erano morti quando era davvero troppo giovane per ricordare; La loro mancanza lo aveva spinto ancora di più a farsi coraggio. Ma quando pochi mesi prima anche sua nonna era venuta a mancare, aveva dovuto abbandonare i suoi sogni ed affrontare la realtà, vivendo al giorno e cercando di cavarsela da solo. Non aveva abbastanza soldi per permettersi una casa, perciò viveva in una specie di catapecchia nascosta con altri ragazzi che non sapevano dove andare, esclusi dal mondo come lui. Doveva ammettere che si trovava bene con loro, perché erano delle brave persone, e insieme avevano iniziato a girare per la città suonando, per cercare di mettere un po' di soldi insieme e comprare le cose di cui avevano bisogno, in particolare cibo e vestiti. Non potevano permettersi molto, ma l'importante era che si sostenevano a vicenda.
Blaine osservò l'orario dall'orologio di un passante. Il ragazzo che lo portava si stava recando veocemente verso l'ingresso di un locale proprio alla fine del parco, sistemandosi la pesante borsa di pelle che ogni tanto gli cadeva dalla spalla a causa del suo passo frettoloso e rigido. Sembrava il tipo di newyorkese che si vedono per le strade nei film, vestito con stile e camminando con grazia, gli mancava solo un bicchiere dello Starbucks. Anche se portava gli occhiali da sole, scorse il suo viso solo per pochi secondi, pensò subito che doveva essere un bel ragazzo.
Non aveva mai riflettutto molto se gli piacessero le ragazze o i ragazzi, ma sapeva che anche questi ultimi, quando ne scorgeva alcuni passare, non lo lasciavano indifferente.
Dopo aver notato che erano le undici in punto dal costoso orologio del ragazzo, si rese conto che il suo turno era appena finito. Smise di suonare e ripose la sua chitarra nella custodia, e se la caricò in spalla. Poi si alzò e si diresse verso una ragazza poco lontano da lui. Era di origini orientali, e teneva i suoi lunghi capelli neri divisi in due code che le ricadevano sulle spalle. Teneva tra le mani una custodia molto più piccola di quella di Blaine, giusta per contenere un violino.
"Mi dai il cambio tu oggi, Tina?" le chiese.
"Certo, vai pure al Covo a riposarti Blaine" gli rispose Tina sorridendo. Il Covo era la 'casa' che avevano formato i ragazzi precedentemente nominati.
Blaine annuì ricambiando il sorriso e si incamminò attraverso il parco, diretto al Covo.
Non era lontano da Central Park fortunatamente. Era stato costruito sotto delle scale anticendio, dove vi era un passaggio che portava sotto la grande metropoli. Molti anni prima ci doveva essere una specie di magazzino in quel posto, e i ragazzi avevano cercato di abbellirlo in tutti i modi. Dopo aver bussato sulla vecchia porta ricoperta di foglie secche che nascondeva il posto, e aver detto la parola segreta che avevano scelto "Warbler", 'usignolo', entrò nel Covo.
Il posto era abbastanza buio, illuminato solo da poche candele, perché non avevano corrente elettrica ovviamente, ma si notavano i divani e le poltrone mezze rotte che avevano rimediato dai cassonetti; un vecchio tavolo sbilenco a cui avevano tagliato metà delle gambe per far in modo di non aver bisogno di sedie, ma solo di alcuni cuscini ammuffiti su cui sedersi per consumare i pasti; superata la stanza, c'era il dormitorio, che consisteva in amache ricavate da teli sospesi con chiodi arrugginiti.
Se un medico sanitario fosse mai entrato lì gli sarebbe venuto un colpo sicuramente, ma i ragazzi si erano impegnati per renderlo un posto almeno un po' abitabile, pulendolo il più possibile. Per il bagno si accontentavano di bagni pubblici con le docce, era impossibile trovare altro modo.
Blaine salutò i pochi ragazzi che si trovavano lì, quasi tutti impegnati a suonare in vari posti della città.
Nel dormitorio c'era un piccolo specchio, rimediato anch'esso dai cassonetti della spazzatura, dove il ragazzo osservò il suo riflesso. Si mise una mano tra i capelli per domare i suoi ricci, si sfilò la camicia che indossava e la appoggiò in una tinozza, dove dopo essersi riposato la avrebbe lavata. A Blaine contava però il suo aspetto, non voleva passare per un barbone, perciò cercava di mantenersi sempre abbastanza pulito. Si sistemò la canotta bianca che indossava sotto e si specchiò ancora una volta. I suoi occhi tristi e rassegnati ricambiarono lo sguardo. Scosse la testa e si sdraiò sulla propria amaca, e dopo poco si addormentò con le lacrime agli occhi.

Salve a tutti!

Era da molti anni che non scrivevo una fanfiction, e mi era venuta voglia di scriverne una ff klaine. Come avrete notato ho lasciato la maggior parte della verità delle esperienze di Kurt, mentre per Blaine ho optato per delle idee del tutto differenti dalla vita del personaggio, in modo da fare che siano due perfetti estranei all'inizio. Spero che vi piaccia questo primo capitolo, a breve ne seguirà il continuo,

A presto!


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Capitolo 2
*** 2. Teenage Dream ***


Capitolo 2

Teenage Dream

Blaine's pov

"Hey bell'addormentato, è ora di pranzo" la voce di Sebastian, uno dei compagni del suo gruppo, giunse a Blaine come se si fosse trovato a cento chilometri di distanza invece che a pochi metri da lui. Spalancò gli occhi e si stiracchiò mugolando.
"Arrivo subito" rispose, sbadigliando vistosamente mentre cercava di scendere giù dall'amaca.
Raggiunse i suoi compagni, che si erano riuniti sui cuscini attorno al basso tavolo, dove erano state appoggiate due grandi scatole della pizza.
"Questo è quello che sono riuscito a comprare oggi con i soldi che abbiamo guadagnato ieri sera" spiegò Sebastian, un po' deluso dal misero guadagno della sera precedente.
Se c'era una cosa che non piaceva fare ai ragazzi del Covo, era rubare. Certo, a volte era inevitabile, quando non avevano guadagnato abbastanza soldi, ad esempio. Ma cercavano sempre di essere il più onesti possibile. C'erano molte persone che, anche se potevano permettersi una casa in confronto a loro, non riuscivano ad arrivare a fine mese per via delle bollette, o si trovavano in difficoltà per via della disoccupazione che dilagava sempre più nella nazione, come nel resto del mondo. Perciò avevano stabilito che, se dovevano proprio rubare, lo avrebbero fatto solo con persone ricche, che non si sarebbero lamentate molto per qualche soldo andato perso. "Adesso consegnatemi i soldi che avete ottenuto stamattina, ci serviranno per la cena, e se dovesse avanzare qualche moneta la metteremo da parte per qualcosa che può tornare utile, come delle vere sedie, o degli indumenti: Fred e Turner hanno rovinato le loro ultime camicie"
I due presi in causa, il primo alto e allampanato, l'altro basso e tarchiato, indicarono le loro camicie mezze strappate facendo spallucce. "Ci dispiace. C'era questo tizio con un bel bigliettone da cento dollari in mano e abbiamo cercato di prenderlo, ma a quanto pare non ci siamo riusciti e ci ha rincorso. Noi siamo riusciti a salvarci la pelle, ma sono state le nostre camicie a rimetterci". Alcuni ragazzi ridacchiarono sotto i baffi. Sebastian alzò gli occhi al cielo.
Poi tutti si fecero avanti e tirarono fuori dalle tasche i loro guadagni. Erano dodici ragazzi in totale, e si erano impegnati tutti a cercare di fare più soldi possibile per non essere completamente al verde. Ognuno di loro metteva veramente molto impegno nel suonare e nel cantare. Era la loro passione, era quello che li teneva uniti, non i soldi.
Blaine sorrise, osservando ognuno di loro mentre contavano il piccolo gruzzolo di banconote e monete che si era formato al centro della tavola. Quando si riunivano tutti a cena o a pranzo, il posto diventava molto più confortevole. C'erano molte più candele accese, sulla tavola o sul pavimento, per dare più luce al lugrube scantinato in cui vivevano. Tutti riuniti lì insieme apparivano come una famiglia piuttosto allargata. No, loro erano una famiglia allargata.
"Okay, a quanto pare abbiamo guadagnato trentanove dollari e sessanta centesimi. Non male, ci possiamo comprare le camicie nuove, e dei piatti di carta per mangiare direi" osservò Tina, la ragazza di origini coreane che suonava il violino.
"Direi proprio di sì" annuì Sebastian. "Ora pranziamo insieme, e poi torniamo alle nostre occupazioni ragazzi".

Il giorno seguente...

Erano le dieci e mezza di mattina, e Blaine come ogni giorno a quell'ora sedeva con la sua chitarra a Central Park. Alcuni passanti lo ignoravano completamente; altri lo osservavano mentre passeggiavano; certi gli sorridevano; c'era chi si fermava per un attimo, e chi invece rimaneva ad ascoltare una o più canzoni. Erano soprattutto le signore anziane che regalavano le mancie più sostanziose, forse perché erano più generose o piacevano loro i ragazzi giovani. A Blaine scappò una breve risata. Mentre terminava un assolo di chitarra, in lontananza lo vide: Ecco che arrivava il ragazzo del giorno precedente. Indossava lo stesso cappotto nero, ma aveva dei jeans molto stretti di un rosso acceso, intonati con la sciarpa che portava al collo. Questa volta aveva sul serio un bicchiere dello Starbucks in mano, che sorseggiava a piccoli sorsi, mentre era intento a scrivere qualcosa al cellulare. Gli occhiali erano spariti, Rivelando due occhi di un celeste intenso, che non rimasero per nulla indifferenti a Blaine.
Cavoli, pensò dentro di sè, quel ragazzo è davvero carino. Con il suo passo sinuoso, il giovane si sedette sulla stessa panchina del giorno prima, poi accavallò le gambe e tirò fuori dalla borsa di pelle un libro.
Gli ci volle qualche istante per rendersi conto che aveva terminato la canzone e aveva smesso di suonare. Il ragazzo sembrava non averlo notato come ieri, perciò Blaine decise di spostarsi un po' più vicino alla panchina dove era seduto il giovane, sentendo dentro di sé di voler attirare la sua attenzione con una bella canzone. Perciò iniziò a cantare una delle canzoni che gli riuscivano meglio, Teenage Dream. Di solito si limitava a suonare e basta, ma c'erano quei momenti, come in quella occasione, che sentiva di voler esprimere le sue emozioni attraverso la voce, oltre che alla dolce melodia del suo strumento musicale.
"You think I'm pretty without any make-up on
You think I'm funny when I tell the punch line wrong
I know you get me, so I let my walls come down, down

Before you met me, I was all right
But things were kinda heavy, you brought me to life"
Dopo poco, sembrò funzionare. Blaine vide gli occhi del ragazzo smettere di inseguire le parole sulle pagine del libro, e la testa scattare nella sua direzione, curioso di scoprire chi stesse cantando.

Kurt's pov

Kurt finalmente il giorno prima aveva iniziato a lavorare, e il locale gli piaceva molto. Nel pomeriggio aveva ricevuto una chiamata dalla NYADA ricordandogli che alle ore 15 del giorno seguente doveva recarsi all'accademia per conoscere il posto, e il giorno dopo ancora avrebbe iniziato il corso. Era troppo emozionato per quello che gli stava accadendo. Inoltre aveva finito di sistemare il suo appartamento nel quartiere di Bushwick, che era davvero carino e confortevole, anche se non molto grande. Quella sera sarebbe arrivata a vivere con lui una delle sue più care amiche, Rachel Berry, con la quale aveva frequentato il liceo assieme e avevano ottenuto tutti e due l'ingresso alla NYADA. La sua vita attualmente non poteva procedere meglio di così.
Come la mattina precedente, si era appena seduto sulla stessa panchina a Central Park. Era concentrato a leggere il suo libro di poesie, mentre gli scorreva in gola il caldo e delizioso caffè che aveva appena comprato, quando una melodia gli giunse alle orecche. Subito si guardò attorno, e individuò dopo una piccola frazione di secondo da dove provenisse quella stupenda voce. Apparteneva ad un ragazzo, seduto non molto lontano da lui. Aveva i capelli neri tenuti indietro con il gel, che lo facevano sembrare una specie di gentleman, anche se i suoi vestiti non lo identificavano molto come tale; la pelle aveva un colore leggermente ambrato, e Il braccio destro scorreva su e giù sulle corde della chitarra che teneva appoggiata sulle gambe. Kurt notò che il tizio stava guardando nella sua direzione. Si guardò attorno per vedere se stava guardando qualcuno nei paraggi vicino a lui, ma in quel momento non c'era nessuno che stesse passando nell'arco di almeno tre metri dalla panchina sulla quale era seduto. Si voltò nuovamente verso il ragazzo, che senza dubbio lo stava osservando. Le sue sopracciglia folte si abbassavano sui suoi caldi occhi color nocciola, concentrato sulla canzone che stava suonando. Ad un tratto sorrise a Kurt, e il suo sorriso era qualcosa di davvero spettacolare: aveva dei denti così perfetti e bianchi...Kurt scosse la testa, e abbassò lo sguardo. Era davvero un bel ragazzo. E lo stava osservando! Le sue guancie si tinsero in fretta di rosso, vergognandosi per averlo guardato così intensamente per qualche istante di troppo. Cercò di ignorarlo, ma era davvero talentuoso, e cantava veramente troppo bene. Decise di dargli un'altra occhiata; notò che ai suoi piedi la custodia della chitarra era aperta, come ad invitare i passanti a lasciare un'offerta. Realizzò subito che il suo talento era abbastanza sprecato come semplice busker, ma forse frequentava una scuola di musica, o per qualche coincidenza proprio la NYADA, cosa ne poteva sapere lui? Non voleva mica giudicarlo per i suoi vestiti, per quanto ne sapeva poteva essere anche il ragazzo più ricco di New York che se andava in giro a suonare in incognito.
Intanto, sentiva ancora lo sguardo dello sconosciuto fisso su di lui. Forse lo stava osservando perché era una delle poche persone lì attorno in quel momento, e aspettava che Kurt si facesse avanti per dargli qualche moneta. O forse perché... "no dai, un ragazzo così non sembra il tipo da essere gay" pensò, e tornò a leggere il suo romanzo. Gli avrebbe dato qualche soldo appena fosse stata l'ora di raggiungere il locale.

Blaine's pov

Blaine sentì qualcosa in fondo allo stomaco quando gli occhi stupiti del ragazzo incrociarono i suoi, e si sentì compiaciuto di essere stato subito notato. Quei bellissimi occhi turchesi saettarono su tutto il corpo di Blaine, e lui non potè altro che esserne compiaciuto. Ma dopo poco il ragazzo tornò a leggere il suo libro, e il sorriso cominciò a svanire incerto dal volto del busker, mentre continuava a cantare e a suonare. Insomma, si aspettava davvero che ad un ragazzo , pieno di stile e apparentemente ricco potesse importare qualcosa di lui, che indossava vestiti di seconda mano ed era un povero in canne? O forse aveva smesso di osservarlo semplicemente perché al tipo non interessavano i ragazzi. Eppure era chiaro al cento per cento dai suoi movimenti e atteggiamenti, e anche da come lo aveva guardato, che non era in cerca di ragazze. "O probabilmente lui è già fidanzato e non gli può importar di meno di uno come me" riflettè dentro di sé. Molti pensieri affollavano la sua mente, che cercava di dare una spiegazione alla sua delusione. Non sembrava neanche intenzionato a dargli qualche soldo. Non che a Blaine interessassero molto al momento, ma aveva immaginato che il ragazzo avesse un animo gentile. Immaginato, ti immagini troppe cose, si criticò tra sé e sé.
Quando tornò a sollevare lo sguardo dalla sua chitarra però, notò una cosa che non si aspettava: Di soppiatto, al ragazzo si stava avvicinando Chud. Era un tizio di una congrega 'nemica' ai ragazzi del Covo. Venivano chiamati semplicemente I Padroni, perché ogni cosa che desideravano doveva essere loro, e cercavano sempre di togliere spettatori ai ragazzi del Covo per attirarli a sè con la loro musica e le piroette. La loro specialità, appunto, era...rubare. Blaine osservò il ragazzo de I Padroni puntare alla borsa di pelle del ragazzo che tanto gli piaceva. E in un secondo decise di agire: Non avrebbe permesso che gli rubasse il portafogli. Lasciò cadere la chitarra, che rimbombò forte a terra. Il ragazzo seduto, saltò sul posto e osservò le corde della chitarra abbandonata che continuavano a vibrare. Ecco l'errore del giovane: Girandosi verso la chitarra, aveva permesso che il ladro gli strappasse via la borsa. Urlò un "Hey lascia la mia borsa!" e stava per cercare di inseguirlo, quando spuntò Blaine correndo, che si buttò addosso a Chud, atterrandolo. "Hey, ma cosa fai, stupido! Lasciami andare!" disse stizzito il giovane ladro.
"Non permetterò che gli rubi la borsa, Chud. Ora alzati e vattene, hai capito?" Blaine strappò la borsa dalle mani di Chud.
"Il nostro capo lo verrà a sapere, sei nei guai Anderson, come tutta la tua stupida combriccola di perdenti" Il ladrp, non sapendo cosa altro fare, se la diede a gambe levate.
Riprendendo fiato, si girò verso il ragazzo, che lo aveva quasi raggiunto, con la faccia ancora troppo incredula.
"Tu...la mia borsa..." farfugliò, guardando prima Blaine, poi la borsa. "G-Grazie"
"Tranquillo, non c'è di che." Blaine si sentiva un po' in imbarazzo per aver agito in stile 'eroe'. Si sentiva abbastanza a disagio, perciò le uniche parole che gli vennero da dire furono "Forse adesso è meglio se vado", mentre gli riconsegnava la borsa.
Fece per girarsi e andarsene, ma sentì una lieve pressione sul braccio. Adesso era il suo turno di rimanere incredulo, quando vide la mano del ragazzo attorno al suo polso, per fermarlo. "Aspetta" disse, lasciandolo andare e ricomponendosi. "E' stato un gesto davvero molto significativo per me. Probabilmente quasi tutto il resto della popolazione di questa città non avrebbe mosso un dito per fermare quel ladro. E sappi che canti davvero bene. Se quel tizio mi avesse rubato la borsa, non avrei potuto darti questi" tirò fuori dalla borsa una banconota da cinquanta dollari. "Prendili, te li meriti sul serio" disse, accennando un timido sorriso.
"Non li voglio, non importa, grazie lo stesso" rispose subito Blaine. Ma che diavolo faceva, erano cinquanta dollari, più di quelli che guadagnava in due giorni quasi!
"Io voglio che li accetti invece" ribattè il ragazzo.
Blaine non voleva agire così, ma il suo istinto lo fece voltare nuovamente, e iniziò ad incamminarsi, senza dire altro. Non sapeva perché si sentisse così amareggiato. O forse probabilmente sì: Adesso che era così vicino, poteva notare un bracciale che portava il ragazzo. E c'era scritto un nome, "Finn". Immaginò subito che doveva essere il nome del suo ragazzo, e sentì il cuore stringersi. Anche se non sapeva ancora nulla di quel tipo, sapeva che stava già iniziando a piacergli molto. E doveva mettere da parte i sentimenti prima che potesse essere troppo tardi.
"Aspetta! Dimmi almeno come ti chiami!" urlò il ragazzo, che era rimasto paralizzato nel punto di prima.
Blaine si voltò per un istante, senza guardarlo negli occhi, dicendo semplicemente "Blaine"
"Kurt. Piacere di averti conosciuto allora, e grazie ancora!"
Kurt. Kurt. Kurt.

Era possibile innamorarsi a prima vista in pochi istanti e venirne delusi in pochi secondi?

Ed ecco qua il secondo capitolo per voi!

Ho usato la prima canzone con la quale si incontrarono la prima volta i Klaine, mi sembrava più che adatta. Ecco che ho introdotto dei nuovi personaggi: Fred e Turner, Chud e i resto de I Padroni. Una storia con nemici non può essere altrettanto avvincente secondo me.
Spero che abbiate gradito questo secondo capitolo, e sappiate che ho molte cose in serbo da farvi leggere!
A presto!
beatlesklaine






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Capitolo 3
*** 3. Misery ***


Capitolo 3

Misery

Kurt's pov

Kurt non riusciva a togliersi dalla testa l'episodio che era accaduto quella mattina. Nessun ragazzo aveva mai fatto una cosa del genere per lui. E a New York non accadeva certo spesso che uno sconosciuto si buttasse addosso ad un ladro per salvare la borsa di un passante. C'era troppa criminalità, per questo molti ormai lasciavano perdere questi episodi, se no sarebbero sempre stati dietro a rincorrere i numerosi ladri che si aggiravano per la città.
Mentre il suo taxi sfrecciava attraverso il traffico incessante che riempiva costantemente la Grande Mela, a Kurt piaceva affacciarsi dal finestrino per vedere la marea di gente che passeggiava lungo i marciapiedi. C'era gente di tutti i tipi: Turisti provenienti da ogni dove che si fermavano a fotografare ogni angolo della città; persone vestite elegantemente con valigietta alla mano, che camminavano a passo veloce, osservando il proprio orologio per arrivare in tempo al lavoro; bambini che si fermavano davanti ai camioncini dei gelati, per lo più indicati con nomi italiani, anche se Kurt non pensava che vendessero tutti vero gelato italiano; Ragazzi che andavano in scuola in skateboard, portando cappelli con la visiera girata indietro e con vestiti che li rendevano rapper in miniatura; vecchiette che portavano a spasso il cane. Solo la gente che passava era uno spettacolo per il ragazzo. Ma la cosa di cui non si stancava mai era allungare il collo verso l'alto per cercare di scorgere le vette dei grattacieli, spesso senza successo. La luce del sole non riusciva a toccare terra, cercando di farsi strada inutilmente tra i meandri degli edifici che parevano perforare l'atmosfera a causa della loro infinità di piani.
Kurt sospirò, e dopo un'ultima occhiata tirò su il vetro del finestrino. Il taxi lo lasciò proprio davanti all'edificio che al ragazzo, in quel momento, pareva il più importante della grande megalopoli.
Come aveva potuto osservare da una pagina web, la NYADA era un imponente edificio del colore dell'ardesia, con le finestre laccate di un bianco acceso. All'interno era ancora più favoloso: c'erano pavimenti così lisci per cui biognava fare molta attenzione a non scivolare; alti soffitti che terminavano in grandi vetrate nelle diverse aule per far entrare più luce possibile. Kurt sbirciò oltre qualche porta, per vedere dei ballerini all'opera. Si muovevano tutti in grande sintonia, e parevano perfetti in ogni mossa che facevano. Sarebbe stato alla loro altezza?
Il giovane che gli aveva fatto fare il tour dell'edificio era davvero molto gentile. Si chiamava Adam, e aveva un sorriso contagioso, per cui Kurt si trovò a ricambiare il sorriso per la maggior parte del tempo. Infine, venne guidato verso una porta massiccia rivestita in mogano. Quando Adam la spalancò, apparve davanti agli occhi dei due una bellissima scrivania dello stesso materiale della porta, dove era seduta, circondata da molti fogli e altri oggetti, la direttrice Carmen Tibidot. Appena Kurt la vide esclamò: "Buonasera Madame Tibidot, sono molto onorato di essere finalmente qua!" e si sporse verso il basso per un inchino.
La donna aveva la pelle del colore del cioccolato, portava un foulard a fiori legato stretto in testa, e una lunga veste di seta. Malgrado avesse ormai una certa età, nel suo sguardo c'era sempre una solennità incredibile e esprimeva molta forza d'animo, Ampie rughe si formarono attorno agli occhi della donna, sorridendo al gesto del ragazzo.
"E' un piacere anche per me, signor Hummel. Spero si troverà a suo agio in questo edificio. Domani mattina dalle ore 9 la aspettiamo qua per il suo primo corso di canto e danza, insieme alla signorina Rachel Berry"
Kurt annuì ripetutamente, troppo emozionato. "Ma certo signora Tibidot, sarà un piacere!". Il ragazzo ripetè l'inchino, ancora più profondo di prima, e Adam gli poggiò una mano sulla schiena per spingerlo delicatamente ad uscire dallo studio della direttrice.
Quando chiusero la porta dietro di sé, il giovane che aveva accompagnato Kurt mantenne la mano sulla sua schiena, e Kurt ne fu lusingato. Venne guidato verso l'entrata, e a quel punto Adam lo salutò. "Ci vediamo domani allora, Kurt. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, questo è il mio numero" disse porgendo a Kurt un bigliettino con le sue info (c'era scritto anche il suo indirizzo di casa, il ragazzo non capì che aiuto potesse volere a casa sua, ma a pensarci gli venne da ridere).
"Certo, grazie di tutto, Adam. A domani!"
Quando il ragazzo uscì dall'edificio, ricevette un messaggio sul suo cellulare. Osservò lo schermo per vedere a chi appartenesse e vide che era da parte di Rachel.

Da: Rachel
Hey Kurt! Sono appena arrivata alla stazione Grand Central Terminal, e adesso sto per prendere un taxi. Ci troviamo all'appartamento? Ho l'indirizzo che mi hai mandato.
Kurt sorrise. Finalmente la sua migliore amica era arrivata!

A: Rachel

Ciao Rachel, certo, sono così felice! Sono appena uscito dalla NYADA, dopo ti racconto tutto ;)
Adesso prendo anche io un taxi così ci troviamo lì. A fra poco!

Kurt salì sul primo taxi che riuscì a fermare, e si avviò verso il suo appartamento.

Blaine's pov

"Cavolo Blaine, era strettamente necessario che tu agissi in quel modo, stamattina? Non dico che non è stato un nobile gesto salvare il portafogli di uno sconosciuto, ma ora siamo nei guai!" sbraitò Sebastian, mentre Blaine abbassava il capo. "Adesso siamo sul serio sulla lista nera dei Padroni. Ma almeno pensi, prima di agire? Lo sai cosa è in grado di fare quella gentaglia: Primo, riusciranno a trovare il Covo una volta per tutte, e ce lo toglieranno di mano; secondo, saremo costantemente braccati da loro; e terzo, troveranno un modo per farci vivere un inferno peggiore di quello in cui ci troviamo adesso."
Blaine cercò di scusarsi nuovamente. "Sebastian, mi dispiace, sul serio. Non volevo mettervi tutti nei casini. Ma è stato più forte di me..."
"L'ho capito perfettamente, Blaine. Ma è successo. Tina dice di aver assistito la scena. E' così?"
"P-più o meno" bisbigliò la ragazza, con gli occhi a mandorla incollati al pavimento. Non le piaceva tradire la fiducia di Blaine.
"E quest'uomo, com'era?" proseguì imperterrito Sebastian.
"E-era un ragazzo giovane, e dal suo a-aspetto sembrava abbastanza r-ricco" balbettò Tina. Quando era messa sotto pressione le veniva sempre da balbettare.
A Sebastian scappò una risatina "Abbastanza ricco." ripetè, come a metabolizzare quelle due parole "Oh Blaine, era anche ricco questo tipo. Non ne avrebbe fatto un grande dramma perdere qualche soldo! Lo sai quali sono le nostre regole, no? Perciò non era necessariamente importante salvare quel portafogli di quel povero figlio di papà!"
Dopo quella frase, Blaine alzò lo sguardo. E la sua pazienza svanì nel nulla. "Certo, le regole sono chiare. E dicono che noi rubiamo ai ricchi solo in caso di necessità! E cosa significa, che i ricchi meritano di essere derubati? Le star della televisione lo possono anche meritare, ma quello era solo un ragazzo. Allora cosa suggerisci, eh Sebastian? Diventiamo come i Padroni e rubiamo senza controllo a ogni persona che sembri avere il reddito più alto della norma?"
"Non dire a me cosa dobbiamo fare o no! Cosa c'è Blaine, ti sei innamorato di un ragazzo che neanche conosci? Smettila di fare il ragazzino e cerca di risolvere questa situazione che hai creato tu, mettendo in pericolo tutti i presenti in questa stanza!"
I due ragazzi erano talmente infuriati che, da un momento all'altro, si sarebbero sicuramente attaccati.
I loro compagni, percependo che la tensione stava aumentando, si misero in mezzo ai due ragazzi. "Adesso basta!" esclamò il ragazzo biondo del gruppo "Siamo una squadra, e non dovremmo litigare in questo modo! Blaine ha fatto un grande sbaglio probabilmente, ma ormai è accaduto, e non possiamo farci nulla. Non dobbiamo attaccarlo in questa maniera, dobbiamo aiutarlo! Da ora in poi penseremo a come cavarcela con i Padroni, tutti insieme. Non lo farà solo Blaine, perché siamo una famiglia."
Nessuno aggiunse altro, e calò il silenzio nella stanza. Sapevano che il ragazzo aveva ragione. Sebastian, dopo aver preso un lungo respiro ed evitato di incrociare lo sguardo di Blaine, concluse "Okay ragazzi. Tornate alle vostre occupazioni. Blaine, ti perdono. Stasera però, come punizione, dovrai fare anche il turno serale e andare a suonare dove vuoi fino a mezzanotte." E dopo queste parole, uscì dal Covo.
Blaine si sdraiò sulla propria amaca. Era cosciente di aver commesso un grave errore per la sicurezza del Covo. Ma non si pentiva del gesto che aveva compiuto. Quel ragazzo lo stava mandando letteralmente fuori di testa. Pensava a Kurt ogni secondo. Aveva voglia di vedere i suoi occhi ancora, le sue gambe, il suo sorriso, i suoi capelli...
Quella sera sapeva dove sarebbe andato a suonare. Anche se aveva una possibilità su mille di incontrarlo a quell'ora di notte e proprio a Central Park.
Mentre pensava intensamente, non si era accorto che qualcuno si era avvicinato a lui. Ai suoi piedi, seduto a gambe incrociate, c'era il ragazzo biondo che aveva preso le sue difese contro Sebastian.
"Come stai Blaine?" chiese, sistemandosi più comodamente per terra.
Blaine si mise a sedere sul telo. "Non saprei sinceramente, Sam. So di avervi deluso, ma..."
"Non pensavo ti sarebbe mai piaciuto un ragazzo" lo interruppe Sam. "Beh, in realtà pensavo che non ti sarebbe mai piaciuto nessuno. Da quando ti conosco, non mi sembra che tu ti sia mai innamorato di qualcuno"
Il ragazzo dai capelli corvini rise. "Hai perfettamente ragione. Forse, non sono mai stato innamorato di nessuno perché, semplicemente, non ho mai trovato qualcuno perfetto per me. Che sia una ragazza o un ragazzo"
"E tu pensi che questo ragazzo sia adatto a te?" domandò il ragazzo biondo, inclinando leggermente la testa verso il suo amico.
Blaine sospirò. "Sinceramente, non lo so. L'ho visto soltanto due volte, è un po' difficile ancora saperlo. Ma poi ho notato che aveva un bracciale con un nome di una persona chiamata 'Finn'. Probabilmente è il suo fidanzato." scosse il capo.
"Beh, non lo puoi mica sapere. Magari è il nome di suo nonno morto perché si è strangolato con un chewing gum" ipotizzò Sam.
Blaine rise, aggiungendo: " E poi so solo il suo nome: Kurt. E' un tipo davvero affascinante..." Il ragazzo perse lo sguardo in un punto della stanza, avendo un'immagine perfetta del ragazzo stampata nella sua mente.
Ora era Sam a ridacchiare. "Per favore Blaine, non ti eccitare pensando a lui adesso!"
L'altro ragazzo gli rivolse uno sguardo incredulo a quella esclamazione, e ridendo ancora una volta gli tirò il cuscino in faccia.
Sam era uno dei suoi migliori amici. Si capivano perfettamente a vicenda in ogni situazione. Blaine era felice di avere qualcuno con cui parlare dei suoi sentimenti, prima di allora non ne aveva mai avuto realmente bisogno.

Kurt's pov

Era da circa un'ora che Kurt e Rachel si erano ritrovati. Erano seduti sul divano che Kurt aveva acquistato e avevano subito cominciato a raccontarsi pettegolezzi e gossip di ogni tipo, mettendosi subito a disfare le valigie di Rachel per sistemare tutto nella nuova casa. Era ancora abbastanza vuota e priva di stile, ma il ragazzo l'avrebbe rivoluzionata molto presto.
"Oh Kurt, sembra impossibile essere qua insieme! Parlami subito della NYADA. Com'è? Cos'ha detto Madame Tibidot per il mio mancato tour dell'edificio? Va bene lo stesso se vengo domani? Come sono i corsi? Ci sono ragazzi carini?" Rachel iniziò a sparare domande a raffica, come faceva sempre quando era nervosa ed emozionata allo stesso tempo. Kurt alzò una mano per fermarla, e le incominciò a raccontare tutto del tour all'accademia. "E comunque non è una cosa obbligatoria vedere le aule prima di iniziare il corso, perciò domani possiamo tranquillamente iniziare i corsi insieme. Adam sarà lieto di aiutarci a ritrovare tutte le aule, non sono sicuro di ricordare tutto il percorso a memoria, sinceramente" ammise Kurt.
"Adam? Chi è?" Quando Rachel vide un sorrisetto spuntare sul volto del ragazzo a quelle parole, aggiunse subito: "Kurt ma hai già fatto colpo in due giorni? Qui c'è da festeggiare!" scherzò lei. I due risero insieme. "No dai non credo, penso solo che sia carino e molto disponibile nell'aiutare giovani matricole, tutto qua". Kurt sentì qualcosa premere contro il suo fianco e notò che era la sua borsa di pelle. Alla sua vista si rese conto che parlare con Rachel gli aveva quasi fatto dimenticare l'episodio di quella mattina. "Giusto, che sbadato che sono! Mi sono dimenticato di raccontarti cosa mi è accaduto di incredibile stamattina". Iniziò a raccontarle dell'episodio. "e...mentre questo ladro stava per scappare via con i miei soldi e i documenti, il ragazzo che suonava la chitarra lo ha rincorso e gettato per terra, salvando la mia povera borsa. Non sai come mi sono sentito in quel momento, nessuno avrebbe fatto una cosa del genere per me! Gli volevo offrire dei soldi per quello che aveva fatto e anche perché, giuro, è stato fantastico a suonare. E ha una voce stupenda. Non ho idea di cosa faccia oltre al busker, ma se non ce l'ha, meriterebbe quanto noi un posto alla NYADA."
Rachel lo guardava sbalordita "O mio dio Kurt. Ti è andata davvero bene"
"Già, se non ci fosse stato Blaine probabilmente avrei perso tutto" ammise Kurt. "E poi, era così bello Rachel...mi ha davvero colpito."
Rachel gli sorrise. "Che bel nome, Blaine. Stai già diventando un rubacuori qua a New York secondo me. Facciamo così: Domani, prima di andare alla NYADA, proviamo a vedere se c'è. Così posso vedere anche io questo principe azzurro e magari puoi parlarci di nuovo, dato che, come hai detto, se n'è andato".
"Rachel tu leggi nella mia mente, sul serio. Ti voglio bene. Sei la migliore amica del mondo" rispose Kurt allungandosi per abbracciarla.
"Ti voglio bene anche io, e anche tu per me lo sei" gli rispose lei ricambiando l'abbraccio.

***

Quella sera, Kurt decise di portare con sè al locale anche Rachel, sperando che avrebbero assunto anche lei a lavorare lì. Doveva assolutamente trovare anche quest'ultima lavoro, dato che si sarebbero divisi l'affitto e non avrebbero usufruito molto dell'aiuto dei suoi genitori. I due amici volevano cavarsela da soli per il momento.
Indossò la camicia rossa con le maniche nere del lavoro, con scritto il suo nome su un tesserino, e si infilò sopra un cappotto beige.
Dopo che furono pronti, prese la sua inseparabile borsa di pelle e uscì dall'appartamento assieme a Rachel.
Presero nuovamente un taxi, perché non si fidavano molto a prendere la metro o un bus di sera. Si lasciarono portare fino a Midtown, poi decisero di scendere e andare a piedi, anche perché Rachel aveva voglia di camminare, dopotutto era stata tutto il tempo sull'aereo, sui taxi, e sul divano. Kurt ne fu pienamente d'accordo, perché aveva anche lui voglia di sgranchirsi le gambe. Appena iniziarono a camminare, i due ragazzi alzarono lo sguardo e ammirarono la città, che di sera appariva cento volte più bella: L'atmosfera era molto più rilassante, anche se la città era comunque affollata; Migliaia di luci di cartelli pubblicitari, fanali delle auto, o ingressi di pub e ristoranti risaltavano contro il cielo oscuro, come se la città non volesse mai dire "Buonanotte" ed invitare la gente ad andare a dormire.
Kurt e Rachel continuarono a parlare di varie cose durante il tragitto, camminando per la 5th Avenue, dove ancora molti negozi erano aperti. Ben presto raggiunsero il posto dove era avvenuto il salvataggio della borsa di Kurt. Central Park. Il prato, di un verde spento a causa della stagione autunnale, risplendeva sotto i lampioni sparsi un po' d'appertutto. Gli alberi formavano giochi di ombre per terra, come se ci fossero persone in agguato dietro di essi. Era davvero una vista incredibile, e i due amici avevano dei sorrisi ebeti sulle facce. Erano incondizionamente innamorati della Grande Mela.
C'erano varie persone che passeggiavano come ogni giorno, e vari busker. A Kurt passò per la mente l'idea che forse ci poteva essere Blaine, lì seduto da qualche parte. Raggiunse il posto dove era avvenuto l'episodio quella mattina, ma non c'era traccia del ragazzo dai capelli mori. "Che stupido, non starà mica tutto il giorno qua a suonare, avrà di meglio da fare" pensò Kurt.
I due si avviarono verso il locale, infondo alla via.

Blaine's pov

Erano le dieci e mezza di sera quando Blaine iniziò ad incamminarsi verso Central Park, con la custodia della chitarra appoggiata su una spalla.
Gli piaceva uscire di sera, Era più stimolante mettersi lì a suonare fino a tardi. Per questo non maledì Sebastian per la punizione. Avevano eletto lui come rappresentante del Covo. Beh in realtà molti avevano votato per Blaine, ma lui non voleva essere responsabile degli altri, e non gli piaceva molto stare a capo di qualcosa, perciò aveva lasciato il posto a Sebastian. Era un buon rappresentante di solito, se non si faceva prendere dalla rabbia come quel giorno. Ma aveva tutti i motivi per arrabbiarsi in quel modo. Blaine aveva mandato in fumo tutto il suo lavoro di copertura del posto e la sicurezza che aveva cercato di infondere ai suoi compagni. Quando arrivò al suo solito posto, su una panchina vicino ad un cestino, tirò fuori la chitarra, ed iniziò a suonare quello che gli veniva per la testa.
Spesso ognuno di loro si preparava una scaletta di brani da suonare, in modo da avere un'idea generale del tempo che avevano a disposizione.  Dato che però era stato un turno imprevisto, Blaine pensò che l'ispirazione per le canzoni glielo avrebbe dato l'ambiente attorno a lui.
Gente generosa iniziò a lasciare delle buone offerte. Blaine non si era mai sentito così pieno di emozioni come in quel momento. Sentiva qualcosa che non aveva mai provato prima. E quel qualcosa lo espresse con la sua voce. Appariva più forte del solito, e piena di passione alle orecchie dei passanti. In breve tempo, si formò un capannello di persone intorno a lui.
Blaine continuava a sorridere mentre cantava. In quel momento si sentiva apprezzato e stimato da quelle persone, che gli sorridevano di rimando. Una montagnetta di soldi si stava formando nella custodia della chitarra. Fu per un momento concentrato su un assolo di chitarra, e quando finì nuovamente una canzone, il pubblico lo applaudiva. Mentre faceva cenni di ringraziamento, il suo cuore si fermò. Non era possibile, non se lo sarebbe aspettato che potesse essere nello stesso posto a quell'ora.
Quegli occhi di un azzurro comparabile a quello del cielo di giorno, ricambiavano il suo sguardo, ammirati.
Blaine sentì le farfalle danzargli nello stomaco. Sapeva perfettamente con che canzone avrebbe concluso la serata. E la voleva dedicare a Kurt. Dopo poco si riprese, e annunciò: "Perfetto signori, ora vi canterò l'ultima canzone di stasera". La gente applaudì, smettendo appena il ragazzo iniziò a suonare le prime note.
Blaine incominciò a cantare i primi versi di Misery, dei Maroon 5

"Oh yeah
Oh yeah
So scared of breaking it
That you won't let it bend..."
Il pubblico batteva le mani a tempo, catturato dal talento di Blaine. Ogni tanto mandava qualche occhiata al ragazzo che tanto gli piaceva, ma mentre cantava il ritornello, non fece nulla per evitare di guardare il ragazzo dritto negli occhi.

"I am in misery
There ain't nobody
Who can comfort me
Why won't you answer me?
The silence is slowly killing me
Boy you really got me bad
You really got me bad
I'm gonna get you back
Gonna get you back"

Kurt's pov

Kurt era rimasto ancora più colpito nel sentire l'esibizione di Blaine quella sera. Appariva così sicuro di sé, e percepiva che qualcosa era cambiato. Stava cantando con pura passione. Era quello che era mancato fino ad allora.
Ad un tratto il busker incontrò il suo sguardo. Kurt fu elettrizzato da quel contatto, e gli occhi di Blaine apparvero increduli per un momento, ma dopo poco si ricompose, dicendo che la canzone in cui si sarebbe destreggiato adesso era l'ultima canzone della serata.
Kurt amava quella canzone. E quando al ritornello gli occhi del ragazzo che cantava e suonava incontrarono definitivamente i suoi, dopo una serie di occhiate che forse pensava passassero inosservate al ragazzo in piedi ad osservarlo, Kurt fu davvero colpito e affondato.
Sembrava dedicasse quelle parole a...lui. E Kurt apparve ancora più stupito quando Blaine azzardò a cambiare il testo della canzone con un "boy" invece che un "girl".
Stava sul serio dedicando quella canzone a lui, Kurt Hummel?
Intanto Rachel spostava lo sguardo dal suo amico al busker, a bocca aperta.
"Kurt, ti sta dedicando una canzone, non ci credo! Oddio, appena smette di suonare vacci a parlare alla svelta, o ti ci costringo a forza, capito?"
Il suo amico annuì, senza proferire parola, e senza rompere il contatto con il ragazzo di fronte a lui.
Blaine's pov
Blaine si rese conto di aver osato un po' troppo forse, ma era quello che aveva desiderato fare da tutto il giorno. Dedicare una canzone a Kurt. In realtà, tutte erano dedicate a lui...Ma adesso che, senza poterselo spiegare, era di fronte a lui, cercò di dare il meglio di sé.

"You keep me wide awake and
Waiting for the sun
I'm desperate and confused
So far away from you
I'm getting there
Don't care where I have to run"
Le parole di quella canzone erano davvero perfette. Poi tutti iniziarono a battere le mani a tempo con lui sui versi ripetuti di

"Why do you do what you do to me, yeah
Why won't you answer me, answer me, yeah".

Blaine sentiva di aver fatto colpo su Kurt, lo poteva capire dal suo sguardo. La musica era il suo unico modo per esprimere quello che provava in quel momento.
Concluse la canzone, e oltre agli applausi c'era gente che fischiava in approvazione.
Lasciarono le ultime mancie, e solo allora Blaine realizzò di aver fatto più soldi di sempre. Avrebbero potuto permettersi molte più cose, poteva comprare delle sedie, e dei vestiti più decenti.
Quando la gente iniziò ad andarsene dopo essersi complimentata con lui, notò che due persone erano rimaste ferme nel punto di prima: Kurt e una ragazza abbastanza bassa, ma molto carina.
Blaine sistemò i soldi e la chitarra nella custodia, dopodiché si alzò, e cominciò a camminare verso di loro. Adesso che aveva terminato di suonare, l'imbarazzo stava riprendendo possesso di lui.
"Ciao Kurt" provò a dire "Sei venuto a ringraziarmi di nuovo?"
Anche Kurt era un po' imbarazzato, e Blaine notò benissimo la gomitata che la ragazza gli dette nelle costole.
"Ehm, ciao Blaine." (Si ricordava il suo nome!) "Questa è Rachel, la mia migliore amica. Stavamo tornando dal lavoro, facciamo i camerieri al locale laggiù infondo" fece un cenno verso la fine del sentiero.
"Oh, okay" disse Blaine.
la ragazza di nome Rachel si schiarì la gola "E' un piacere conoscerti, Blaine. Volevo ringraziarti anche io per il gesto coraggioso di stamattina. Voglio subito complimentarmi con te per il tuo talento, sei davvero bravo. Ma siccome metto in imbarazzo il mio amico Kurt, penso che mi farò un giro per il parco mentre voi due parlate". Quella Rachel sembrava proprio senza peli sulla lingua.
"E' un piacere anche per me conoscerti, Rachel." rispose, facendo un cenno di saluto alla ragazza"

Kurt's pov

Rachel s'incamminò dalla parte opposta da cui erano giunti. Dopo un attimo, Kurt non pensò che fosse un'ottima idea, si sentiva ancora di più in imbarazzo. Prese fiato e disse: "Comunque sì, volevo ringraziarti ancora per stamattina, penso che non lo dimenticherò mai"
Vide gli occhi di Blaine illuminarsi, e il suo sorriso si allargò. "Allora ne sono onorato" Fece un finto inchino a Kurt, che rise.
"Sul serio, hai un talento immenso. Sei fantastico" le parole gli uscirono di bocca, e sentì ancora una volta le guancie andargli a fuoco.
"Grazie mille, Kurt. La musica è l'unica cosa d'importante nella mia vita." ammise Blaine.
"Ti capisco perfettamente, è la stessa cosa per me" Blaine fu lusingato di avere qualcosa in comune con quel ragazzo. Kurt posò lo sguardo per terra, guardandosi le scarpe, mentre pronunciava le seguenti parole: "Siccome ormai è tardi, ed io e Rachel domani dobbiamo andare presto a lezione, che ne dici se ci troviamo a pranzo, e...ci conosciamo meglio?" Abbozzò un timido sorriso, che fece sciogliere definitivamente Blaine. "Certo,  perfetto" rispose subito, senza ripensarci due volte.
Il sorriso di Kurt si allargò "Va bene, allora ti andrebbe bene trovarci al Greenwich Village? Ho sentito molto parlare di quel posto, penso tu sappia dov'è"
"Sì certo, tra la West Houston Street e e la 14ma strada, no?"
Kurt sembrò ammirato dalla memoria di Blaine. "Sì penso di sì. Grazie per avermelo ricordato, o avrei dovuto cercare su internet. Sai, siamo arrivati da poco qui"
"Allora ti servirà la mia guida" ammiccò Blaine verso di lui. Quanto gli piaceva parlare con quel ragazzo, e la sua voce sottile e acuta era come musica per le sue orecchie.
"Grazie mille, mio salvatore" rise Kurt. " Allora, all'una tra la West Houston e la quattordicesima. Me lo ricorderò. Grazie ancora!" Il ragazzo si voltò, e iniziò ad incamminarsi verso la sua amica.
Blaine non si era mai sentito più felice di quel momento, e si trovò a fischiettare allegramente mentre tornava al Covo.
Non sapeva che, durante tutta la serata, a poca distanza c'era stato un ragazzo, con un cappello nero in testa, la visiera che gli nascondeva il volto, con ricamato sopra lo stemma di un teschio. Tirò fuori da una tasca del cappotto il cellulare. Iniziò a squillare, e dopo poco qualcuno rispose "Allora?"
"Blaine Anderson ha cantato tutta la sera canzoni sdolcinate. Credo stia tornando al loro posto segreto adesso."
L'altra voce, un po' bassa e roca, rispose solo con un "Seguilo" prima di attaccare.
Quello sconosciuto iniziò a seguire il ragazzo con la chitarra in spalla.
Buongiorno guys!

Eccoci qua con un nuovo capitolo. L'ho focalizzato tutto sull'incontro dei Klaine, e con quale altra canzone non potevo costruirci su un episodio? Misery, ovvio. Dopo quella canzone, seguita da Blackbird cantata da Kurt, come sapete avverrò il primo bacio tra i due. Ma ovviamente questo avviene in Glee, nella mia storia sarà diverso lol. Comunque presto la storia diventerà molto più movimentata, ne accadranno di tutti i colori, quindi state pronti haha
Grazie a tutti quelli che seguono questa storia o l'hanno messa tra i preferiti!
Ci vediamo presto con il capitolo 4, Stay Tuned!
Alla prossima,
beatlesklaine aka Giada









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