Pinocchio versione infernale

di I_love_villains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassettesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciottesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannovesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo ventesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventunesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventiduesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitreesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattresimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinquesimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventiseiesimo ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisettesimo ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventottesimo ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinovesimo ***
Capitolo 30: *** Capitolo trentesimo ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentunesimo ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentaduesimo ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentatreesimo ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentaquattresimo ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentacinquesimo ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentaseiesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


C’era una volta …
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori(che non conoscono la storia di Pinocchio).
“No,ragazzi,avete sbagliato.”
C’era una volta una sfera oscura. Non era molto grande,misurava circa trenta centimetri di diametro.
Non so come andasse,ma tale sfera capitò un giorno all’inferno,più precisamente nel regno di Satannish. Appena il demone vide la sfera decise che gli sarebbe tornato utile assorbirne l’energia per mandare qualche disastro sulla Terra. Detto fatto,protese subito la mano destra,ma rimase col braccio teso perché sentì una vocina sottile sottile che disse: “Meglio per te se non lo fai!”
Figuratevi come rimase Satannish! Si guardò intorno,cercò dappertutto e provò perfino sul piano astrale, ma non avvertì nessun’altra presenza.
“Ho capito”si arrese infine “si vede che quella vocina me la sono immaginata. Rimettiamoci al lavoro”.
E risollevò la mano proprio all’altezza della sfera,che fluttuava a circa un metro da terra. Appena cominciò a risucchiarne l’energia la vocina gridò: “Ohi! Mi fai male! Smettila!”
Questa volta il demone fu più che sorpreso,quasi impaurito. Nei demoni la paura dura poco e non è consigliabile spaventarli perché subito dopo subentra la rabbia. Infatti Satannish ripeté l’ispezione adirato, ma come prima non trovò nessuno.
“Ma da dove sarà uscita la vocina lamentosa? Qui non c’è anima viva , e nemmeno morta. Che sia stata per caso questa sfera? Io non lo posso credere. Se dentro c’è nascosto qualcuno,tanto peggio per lui!”
E così dicendo,Satannish protese le mani e spinse la sfera,che prese a rimbalzare ovunque come una palla magica. Stavolta non si sentì nessuna vocina e il demone considerò il fatto che non aveva abbastanza tempo per riposare,visto che sulla Terra gli uomini malvagi morivano in gran numero e doveva corrompere i buoni. Senza contare le lotte con gli altri hell lords.
La sfera però non aveva ancora smesso di rimbalzare e mentre il demone rifletteva mormorò: “L’hai voluto tu!” e lo colpì in testa,così che Satannish si ritrovò disteso per terra.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


In quel momento bussarono alla porta.
“Avanti” disse il demone mentre si rialzava. Allora apparve un altro demone di alto rango:Mephisto.
“Buongiorno,Satannish. Che ci facevi per terra?” chiese il nuovo venuto,che non perdeva mai l’occasione per umiliarlo e mostrarsi superiore.
“Provavo una nuova tecnica. Comunque,che ci fai qui?”
“Sono venuto per chiederti un favore.”
“Ah sì?” Satannish sperava di poterlo ingannare.
“Sì. Stamattina stavo osservando l’universo e ho visto sfrecciare il Surfer. La sua bontà mi ha nauseato e ho deciso di creare una creatura malvagia e senza cuore.”
“E bravo l’idiota!” gridò la solita vocina.
Mephisto,udendo l’offesa,diventò più rosso del solito e con gli occhi che mandavano lampi domandò imbestialito: “Perché mi insulti?”
“Io non ho detto niente.”
“Siamo entrambi dei bugiardi,ma non puoi negare l’evidenza fino a tal punto!”
“Ti dico che non sono stato io! Spicciati a dirmi cosa centro io con il tuo progetto.”
Mephisto decise di sorvolare,prendendo mentalmente nota dell’accaduto per potersi vendicare in un altro momento.
“Vorrei dell’energia oscura. Ce l’hai o sai dove trovarla?”
Satannish fu contento di sentire quelle parole: si sarebbe liberato di quella sfera,forse maledetta,e avrebbe avuto un debito da riscuotere da Mephisto.
“Sì,credo di avere proprio ciò che ti serve.”
Mentre gliela porgeva,la sfera,che durante la loro conversazione aveva ripreso a fluttuare pigramente,scivolò sul piede di Mephisto. L’oscuro signore se lo prese e cominciò a saltellare poco dignitosamente mentre Satannish rideva. Si scatenò una lite più manesca del solito fra i due hell lords. Quando entrambi si furono sfogati,si salutarono come rispettabili colleghi. Mephisto prese con sé la sfera oscura e si teletrasportò nel suo reame.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


La casa che Mephisto aveva negli inferi era una villa ultralussuosa: la sua grandezza era stupefacente e il numero delle stanze quasi illimitato. Mephisto trasportò la sfera in uno dei tanti salotti dell’abitazione.
“Che nome gli metterò?” disse fra sé e sé “Lo chiamerò Blackheart. Capita spesso che i Figli di Satana diventino buoni,ma con un nome del genere non accadrà.”
Appena ebbe trovato il nome del suo figliuolo,Mephisto cominciò a lavorare la sfera. Iniziò dalla testa,con i capelli;pensò di farli come i suoi. Continuò con il viso e si formarono subito,sotto il mento,dei baffi-tentacoli. Il demone non ci badò e fece degli occhi rosso fuoco per la sua creatura. Questi lo guardarono fisso fisso,e fu forse per quello sguardo sfacciato che Mephisto gli fece appena un accenno di naso e niente bocca. Poi fu il turno del collo,delle spalle e delle braccia. Appena finite le mani,Mephisto si sentì tirare forte i capelli,mentre l’abbozzo di demone rideva.
“Blackheart,lasciami!”
L’altro non mollò la presa,però Mephisto non se ne ebbe a male. Continuò a modellarlo,facendogli il busto e la coda. Essa crebbe fino a diventare più lunga del corpo. Non mancavano che le gambe e i piedi. Appena finiti Mephisto sentì un discreto dolore al fianco: la creatura gli aveva tirato un calcio.
Siccome Mephisto doveva istruirlo ma non voleva cominciare con un bambino piccolo,il nuovo demone aveva sui sei - sette anni.
Mentre pensava da cosa cominciare,Blackheart,sentendosi completamente a suo agio nel suo nuovo corpo,si mise a correre a quattro zampe per la casa fino a che,trovata la porta,uscì per strada. Mephisto si affrettò ad inseguirlo. Molti demoni videro sfrecciare una piccola palla di pelo nera,ma nessuno riuscì ad afferrarla. Il demonietto era quasi giunto ad un portale diretto verso la Terra,ma fu bloccato da Erode,il giudice infernale,che lo prese per la coda. Il demone anziano aspettò Mephisto tenendo il cucciolo a testa in giù. Mephisto lanciò uno sguardo furibondo al piccolo,che si agitò ancora di più. Erode,non volendosi impicciare più di tanto nei suoi affari,glielo riconsegnò e tornò al suo lavoro.
Mephisto prese Blackheart per la collottola e,mentre lo riconduceva indietro,lo minacciò così: “Andiamo subito a casa e non dubitare che faremo i nostri conti!”
Blackheart,dopo aver sentito quelle parole,si buttò per terra e cercò di aggrapparvisi con gli artigli. Mephisto allora lo trascinò per la coda. Proprio in quel momento si scatenò una lite feroce fra due bande di demoni rivali. Per sedarla Mephisto fu costretto a lasciare il figliuolo. L’hell lord impiegò tutta la notte per sedare la rissa. Blackheart approfittò della situazione e si allontanò.
Quello che accadde dopo è una storia così strana da non potersi quasi credere, e ve la racconterò in questi altri capitoli.

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Vi dirò dunque,ragazzi,che mentre il povero Mephisto era costretto ad assolvere i suoi doveri da sovrano infernale,quel monello di Blackheart esplorava gli Inferi. Nella gran furia del correre saltava rocce altissime, fiumi di lava e demoni di varie grandezze.
I cuccioli di demone hanno sensazioni da mortale. Questo perché devono imparare a infrangere i dieci comandamenti e far propri i sette peccati capitali oltre a studiare gli umani. Blackheart,quindi, finché non fosse diventato maggiorenne,avrebbe sentito la stanchezza, la fame,la sete, ecc …
Quando si fu stancato di girovagare, il giovane demone tornò a casa e vide un vecchio che accendeva il camino principale.
“Chi sei?” domandò.
“Io sono Caronte e servo tuo padre da moltissimi anni.”
“Oggi però il padrone sono io e ti ordino di prepararmi la cena!” disse il piccolo,affamato dopo la corsa.
“Io non potrò servirti se prima non ti avrò detto una gran verità.”
“Dimmela e spicciati!”
“Guai a quei ragazzi che si ribellano ai genitori anzitempo. Non avranno mai bene a questo mondo e prima o poi dovranno pentirsene amaramente”disse Caronte con un tono lugubre.
“Non me ne frega niente! Io so che da domani sarò padrone di questo regno;mi troverò un esercito e conquisterò l’intero inferno. Poi avrò tutto ciò che voglio senza faticare.”
“Per essere così giovane ha le idee chiare”pensò il vecchio,poi disse: “Povero grullerello! Credi che qualcuno sarà disposto a seguire un bambino?! Devi prima costruirti una reputazione”.
“E come faccio?” chiese Blackheart interessato.
“C’è una scuola apposta per questo.”
“Non ne ho bisogno!”
“E allora perché non impari qualche mestiere per corrompere i mortali?”
Blackheart cominciava a perdere la pazienza.
“Ciò che faccio non ti riguarda,ma sappi che voglio divertirmi tutto il giorno e fare il vagabondo finché non sarò io a regnare qui.”
“Poveretto! La tua idiozia mi fa quasi compassione …”
Nonostante la sua saggezza,Caronte aveva commesso l’errore di sottovalutare Blackheart perché piccolo e inesperto. Non aveva considerato che era pur sempre una creatura di Mephisto e che i suoi poteri si stavano sviluppando. Alle sue ultime parole,il demonietto perse la ragione e lanciò una sfera di energia oscura nella sua direzione. Sfortuna volle che lo colpì sulla nuca e il vecchio discese con un gran crepitare di fiamme.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


Intanto cominciò a farsi notte e Blackheart,ricordandosi che non aveva mangiato nulla,cominciò a provare un certo appetito. In breve esso diventò una fame mostruosa e il piccolo girò la casa in cerca di cibo.
Avvenne però questo: i mobili non si aprivano o non si lasciavano usare. Mephisto sapeva bene che non bisognava fidarsi di nessuno e per precauzione aveva fatto in modo che gli oggetti avessero bisogno di una parola magica per funzionare.
Allora,in preda alla disperazione,Blackheart uscì e inaspettatamente vide un uovo accanto ad una roccia. Lo prese voracemente e stava per rompere il guscio quando qualcosa lo fece dall’interno. Dal candido uovo uscì un pulcino brutto,ma così brutto che a Blackheart passò la fame.
“Mamma!” esclamò il pulcino correndogli incontro.
“Stammi lontano!” gridò il demone indietreggiando.
Il pulcino lo seguì finché Blackheart si fece coraggio e con un colpo di coda lo scaraventò in un crepaccio.
Il demone decise di usare il portale e cercare del cibo sulla Terra,consapevole che lì non ne avrebbe trovato.



***Angolo autrice***
Ok,questo capitolo è davvero corto. Ma è simpatico,no? Più avanti si allungheranno,promesso.

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Nel paese in cui capitò era in pieno svolgimento una bufera: tuonava forte forte, lampeggiava come se il cielo prendesse fuoco e un ventaccio freddo e strapazzone,fischiando rabbiosamente e sollevando un gran polverone,faceva stridere e cigolare tutti gli alberi e le case del paesello. Blackheart trovò tutto chiuso e deserto: pareva il paese dei morti. Incoraggiato da questa atmosfera,il demone proseguì fino al castello che dominava quel borgo,sicuro che lì il cibo non mancava. Prese a bussare finché si affaccio il proprietario: Victor Van Doom. Il dottore aveva già avuto a che fare con i demoni e non li vedeva di buon occhio.
“Che vuoi a quest’ora?” chiese in malo modo.
“Ho fame” rispose semplicemente Blackheart.
“Aspettami che torno subito” disse Doom,credendo che Mephisto avesse mandato quel demonietto per infastidirlo.
Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì e Doctor Doom lo invitò ad avvicinarsi. Blackheart lo fece ma, invece del cibo,sentì pioversi addosso un’enorme catinellata d’acqua gelata. Il piccolo,tutto infradiciato, si stava riprendendo dalla sorpresa quando si accorse che il portale si stava chiudendo. Fu costretto a tornare a casa,ma giurò vendetta a quel castellano.
Blackheart era sfinito e infreddolito: sistemò un folto tappeto rosso davanti al camino e lì si addormentò. Nel dormire la coda lambiva le fiamme che,essendo magiche,non la bruciarono ma la staccarono. Blackheart dormì saporitamente fino all’alba. Si svegliò perché qualcuno lo stava scuotendo. Sbadigliando e stropicciandosi aprì gli occhi e si trovò davanti un cane: Cerbero.

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


L’enorme cane leccava il demone con tutte e tre le teste. Blackheart accettava quelle effusioni ridendo. I due interruppero il loro gioco quando Mephisto entrò gridando: “Sono tornato!”.
Cerbero corse incontro al padrone mentre Blackheart cercò di scappare ma cadde lungo disteso sul pavimento: con la coda aveva perso l’equilibrio. Questo,più la serata che aveva appena trascorso e il pensiero di una immediata punizione lo fecero piangere. In fondo non aveva che sei anni.
Mephisto sentì il figliuolo lagnarsi e vide che era steso per terra e gli mancava la coda. Appena gli si avvicinò Blackheart protese istintivamente le braccia;allora Mephisto lo raccolse con la coda e se lo portò alle braccia. Blackheart si sentì subito confortato dal calore. Quando anche gli ultimi singhiozzi furono placati,Mephisto smise di cullarlo e lo mise su un seggiolone.
“Che cosa ti è successo,figliuolo?”chiese premurosamente.
“Non lo so. Padre,ho fame!”
Mephisto andò in cucina e tornò con tre gallinelle.
“Tieni. Queste saranno la tua colazione.”
“Prima me le devi spellare” rispose il piccolo viziato.
“Spellare?” replicò Mephisto meravigliato “Non avrei mai creduto,figlio mio,che tu fossi così schizzinoso.”
Nonostante tali parole,il demone più grande spellò le galline e gliele porse. Vedendo come il figlio le sbranava,tale e quale ad un animale,la sua richiesta di prima gli appariva molto strana. Blackheart ripulì la carne fino all’osso e si leccò le mani sporche di sangue. Divorate le tre gallinelle, il cucciolo fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando: “Ho dell’altra fame!”
“Beh,come sai ieri non ho avuto il tempo di fare la spesa,quindi arrangiati.”
Il piccolo allora si costrinse a mangiare la pelle. All’inizio storse un po’ la bocca ma poi,una dietro l’altra, spolverò le tre pelli e persino gli scheletri. Soddisfatto,si dichiarò sazio e Mephisto sperò che quella nottata gli fosse servita da lezione.

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


Blackheart,appena si fu levato la fame,cominciò a lamentarsi per la sua coda. Mephisto lo lasciò seduto lì per mezza giornata,poi gli disse: “E perché dovrei farti una nuova coda? Forse per vederti scappare di nuovo?”
“Ti prometto che …” cominciò Blackheart con tono implorante, ma Mephisto lo interruppe.
“Tutti,quando vogliono ottenere qualcosa,dicono così.”
“Ma io non sono tutti. A te non mento. Prometto che ti obbedirò.”
Pensando che un padre deve sempre perdonare il proprio figlio,Mephisto si concentrò e la coda ricrebbe più lunga di prima. Felice,Blackheart se la attorcigliò e abbracciò e disse :“Per dimostrarti la mia gratitudine andrò a scuola e sarò il prima della classe.”
“Bene,figliuolo,ma prima ti devo dare una sistemata.”
Mephisto fece indossare al demonietto una divisa scolastica e gli consegnò lo zainetto.
“Ora puoi andare,ma fa attenzione a non abusare dei tuoi poteri. Nel mondo in cui vai esistono persone con i superpoteri,per questo non ti noteranno molto;solo se mostrerai la tua vera natura avrai dei problemi.”

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Capitolo 9
*** Capitolo nono ***


Blackheart prese subito la strada che portava alla scuola. Strada facendo fantasticava nel suo cervellino su mille castelli in aria. Non vedeva l’ora di imparare qualcosa che lo rendesse superiore agli altri. Mentre pensava a come tiranneggiare i suoi futuri compagni,sentì in lontananza una musica di pifferi e tamburi. Il piccolo si fermò in ascolto e individuò la direzione da cui proveniva il suono.
“Non c’è niente di male a dare un’occhiata” pensò “La scuola è sempre aperta e posso andarci quando voglio” Detto fatto,corse giù per la traversa finché si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente che si affollava intorno a un gran baraccone colorato.
“Che cos’è quel baraccone?” chiese Blackheart al primo che gli ispirò fiducia.
Quest’ultimo era tutto ustionato;aveva una maglia a righe verdi e rosse,un cappello e un guanto artigliato.
“Leggi il cartello”rispose Freddy Krueger.
“Non so ancora leggere,idiota,altrimenti perché te l’avrei chiesto?!” ribatté Blackheart.
“C’è scritto che adesso comincia lo Spettacolo degli Elementi e che costa quattro anime.”
“Me le presti?”
“Fossi matto!”
“Vuoi la mia divisa?”
“No,è troppo elegante.”
“Lo zaino?”
“Uff,va bene” accettò Freddy per toglierselo di torno.
A trattativa conclusa conclusa,mentre Freddy rovistava nello zaino,Blackheart gli tirò un calcio e corse nel teatrino.



***Angolo Autrice***
Cosa troverà il demonietto nel teatrino? Lo aiuterà a migliorare? E cosa se ne farà Freddy del suo zainetto?

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo ***


Quando Blackheart entrò si scatenò una mezza rivoluzione. Bisogna sapere che la commedia era già cominciata: sulla scena c’erano tre demoni che litigavano. La platea rideva a crepapelle delle loro buffonate. All’improvviso Gressil,il demone della terra,smise di recitare e urlò: “Ehi,guardate laggiù! Quello non è …?”
“Sì,sì,è Blackheart!” esclamarono in coro Abigor e Wallow,rispettivamente i demoni dell’aria e dell’acqua.
“Vieni qui!”lo invitarono i tre più altri demoni minori attirati dalle grida.
Blackheart li raggiunse a forza di salti. Mentre i demoni si salutavano il pubblico prese a protestare. Allora Wallow e Gressil crearono una specie di fango che Abigor lanciò sugli spettatori per farli allontanare. Sentendo un gran baccano provenire dal palcoscenico,Capa di fuoco, alias Dormammu, andò a vedere cosa stesse succedendo. Scoprì che lo spettacolo si era interrotto perché i suoi demoni stavano festeggiando. Appena entrò in scena,però,ammutolirono. C’è da sapere che essi avevano firmato un contratto con Dormammu,il quale era ora il loro proprietario,anche se per un tempo determinato.
“Perché sei venuto a portare scompiglio nel mio teatro?”domandò Dormammu a Blackheart,piegandosi minacciosamente.
“Mi creda,signore,che la colpa non è stata mia! …”
“Basta così! Adesso tu resterai qui. Voialtri provate.”
Così mentre gli altri si congratulavano fra loro per averla scampata,Blackheart fu legato e appeso con le mani sopra la testa. Quando arrivò l’ora di cena Dormammu comandò: “Portatemi qua quel demonietto: a buttarlo sul fuoco mi darà una bellissima fiammata per l’arrosto di montone.”
Wallow e Gressil da principio esitarono ma,impauriti da un’occhiataccia del loro momentaneo padrone, obbedirono. Poco dopo tornarono con Blackheart che divincolandosi strillava “Papaà,aiuto!”

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Capitolo 11
*** Capitolo undicesimo ***


Dormammu era un uomo spaventoso,non dico di no,specie con quella testa infuocata,ed era anche cattivo ma sentì che uccidere il demonietto non gli conveniva. Continuando a mostrarsi burbero gridò a Blackheart: “Finiscila di piangere! I tuoi lamenti mi stanno spaccando i timpani. Chi è tuo padre?”
“Mephisto”rispose il piccolo.
Dormammu fu felice di non averlo gettato subito nelle fiamme:avrebbe subito la tremenda vendetta dell’hell lord.
“Credo che non ti ucciderò,demonietto. Tuttavia,devo pur riscaldare il montone. Abigor,lanciami quel demone nel fuoco.”
Abigor obbedì senza indugio e lanciò Wallow sul fuoco. Dormammu si era però dimenticato che Wallow era il demone dell’acqua,così il fuoco si spense.
“Pazienza! Stasera mangerò il montone mezzo crudo,ma la prossima volta guai a chi toccherà!” (Scaldarlo con la sua testa no,eh?)
Mentre lui mangiava i demoni si riunirono sul palcoscenico e diedero inizio a una festa che durò tutta la notte.



***Angolo Autrice***
Ed ecco un altro capitolo molto corto. Ringrazio chiunque mi stia seguendo,sperando che questa fic gli stia piacendo.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodicesimo ***


Il giorno dopo Dormammu interrogò Blackheart per capire che farne.
“Come ti chiami?”
“Blackheart.”
“Tuo padre sa che sei qui?”
“No. Dovevo andare a scuola ma ho preferito spendere i miei soldi qui.”
“Uhm,hai fatto bene. Non ce l’ho con te;so che quelli sono indisciplinati e incompetenti:rovinano sempre i miei show. Se ti do cinque monete d’oro chiederai a tuo padre di affidarmi buoni lavoratori?”
“Sicuro”disse il demone e si strinsero la mano.
Blackheart salutò i suoi amici e si incamminò verso casa. Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro che incontrò per la strada due loschi figuri: Pazuzu e Gemini Killer. Essi avevano sentito parlare del figlio ribelle di Mephisto e,appena lo videro,decisero di testare le sue capacità.
“Buongiorno,Blackheart”lo salutò Pazuzu.
“Com’è che sai il mio nome?” domandò il demonietto.
“Conosco bene tuo padre. A proposito,ti sta cercando.”
“Beh,io sto andando a casa. Con queste”aggiunse Blackheart,mostrando le monete per farsi ammirare.
“Che cosa farai con quelle?”
“Mi comprerò ciò che serve per studiare e presto diventerò il nuovo sovrano degli inferi.”
I due demoni scoppiarono a ridere. Gemini Killer parlò per la prima volta: “Quelle monete servono nel mondo umano;noi qui barattiamo anime.”
In quel mentre un’abominevole creatura che se ne stava seduta per i fatti suoi disse: “Blackheart, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni,altrimenti saranno guai.”
Quella creatura,il cui nome era Cthulhu,fu subito scaraventata a R'lyeh da Gemini. La caduta fece sprofondare la città e precipitare Cthulhu in un sonno simile alla morte. I tre ripresero a camminare come se niente fosse. All’improvviso Pazuzu si fermò e chiese a Blackheart: “Vuoi raddoppiare o trasformare le tue monete d’oro?”
“Cioè?”
“Vuoi tu,da semplice oro,ricavare mille,duemila anime?”
“Magari! Ma come?”
“E’ semplice:invece di tornartene a casa dovresti venire con noi.”
“Dove?”
“Nella Valle degli Spiriti.”
Blackheart ci pensò un poco,poi disse risolutamente: “No,non ci voglio venire. Non credo che esista un posto del genere. E se anche esistesse,perché lo direste ad altri invece di sfruttarlo voi?”
Il piccolo era sospettoso perché i demoni sono ingannatori ed egoisti di natura.
“Nessuno ti obbliga a venire. Torna pure a casa e tanto peggio per te”rispose altezzoso Pazuzu.
“Peggio per te”ripeté Gemini.
“Pensaci bene” insistette Pazuzu “Le tue monete,dall’oggi al domani,diventeranno duemila!”
“Duemila!” ripeté Gemini.
“Ma com’è possibile che diventino così tante?”
“Te lo spiego subito. Devi sapere che nella Valle degli Spiriti c’è un campo magico,chiamato da tutti Campo dei Miracoli . Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro,per esempio,uno zecchino d’oro. Poi ricopri la buca con un po’ di terra,l’annaffi con due secchi d’acqua,ci getti sopra una goccia di sangue e vai a letto. Intanto,durante la notte,lo zecchino germoglia e la mattina trovi un bell’albero carico di tanti zecchini d’oro che puoi convertire in anime.”
“Quindi se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini,la mattina dopo quanti ne troverei?”
“E’ facile:se uno te ne fa cinquecento,cinque te ne fanno duemilacinquecento.”
“Oh,che bella cosa”esclamò Blackheart finalmente convinto. “Se mi ci portate potrei addirittura ricompensarvi con qualche zecchino.”
“Un regalo a noi?!”gridò Pazuzu offeso. “Non serve.”
“Non serve”ripeté Gemini.
“Noi siamo fedeli servitori di tuo padre e,in futuro,tuoi. Stiamo solo adempiendo ai nostri doveri.”
“Bene. Allora muoviamoci.”
I tre si incamminarono verso un portale che conduceva in Cina. Blackheart era felice di aver trovato due collaboratori fedeli.



***Angolo Autrice***
Pazuzu e Gemini killer sono i demoni rispettivamente de L'esorcista e L'esorcista III. Cthulhu è la famosa creatura calamaresca di Lovecraft.

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Capitolo 13
*** Capitolo tredicesimo ***


Cammina cammina,sul far della sera arrivarono stanchi morti in un hotel a cinque stelle compreso di spa. Il genio che aveva costruito un hotel così lussuoso in una valle infestata dagli spiriti era il Mandarino.
“Fermiamoci un po’ qui per riposare. Ripartiremo a mezzanotte” propose Pazuzu.
Entrati,prenotarono subito tre stanze;poi si sedettero a tavola. I tre demoni ordinarono per ciascuno tutto il menù. Il Mandarino,contento di avere ospiti così benestanti,li servì personalmente. Quand’ebbero finito di cenare,Pazuzu gli disse: “Verso mezzanotte venga a chiamarci,perché dobbiamo affrontare un lungo viaggio.”
“Sissignore”rispose educatamente il Mandarino.
Intanto le camere erano state preparate dalla servitù,formata da statue viventi e draghetti. Blackheart si addormentò subito e sognò il miracoloso Campo. A mezzanotte in punto il Mandarino batté tre violentissimi colpi sulla porta e il demone si svegliò di soprassalto.
“I miei compagni sono pronti?” chiese,ancora stordito per il brusco risveglio.
“Veramente sono partiti due ore fa.”
“Cosa?! E perché?”
“Perché Gemini Killer ha un problema famigliare. Comunque hanno detto che vi rincontrerete al Campo.”
Blackheart si voltò per rimettersi in marcia,ma il Mandarino gli diede un colpetto sulla spalla e tese la mano.
“Che vuoi?”
“Quei due hanno detto che avresti pagato tu.”
Vedendo che statue e draghi sorvegliavano l’uscita,il piccolo fu costretto a rinunciare a uno zecchino.
“Bene,signore,addio” lo salutò il Mandarino.
Fuori il buio era quasi tangibile ma questo non era un problema per il principe delle tenebre.
Dopo qualche minuto di cammino Blackheart vide seduto su un tronco un vecchietto quasi luminoso.
“Ciao,Blackheart,ti ricordi di me?”
“Certo,sei Caronte. Che ci fai qui?”
“Voglio darti un consiglio:torna indietro e porta quelle monete a tuo padre. Mephisto è stanco di aspettare.”
“Domani mio padre sarà contento di avermi aspettato,perché gli porterò duemila anime.”
“Non fidarti,ragazzo mio,di quelli che promettono ricchezze facili e veloci;sono matti o imbroglioni.”
“Forse tu non vuoi che io mi arricchisca per quello che ti ho fatto!” protestò vivacemente Blackheart “E se tu sei riuscito a trovarmi può farlo anche papà. Ora levati di mezzo e smetti di seccarmi!”
Caronte si alzò per andarsene,ma lasciò un’ultima raccomandazione al piccolo: “Buonanotte Blackheart,e fa attenzione agli Assassini.”

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo ***


Naturalmente Caronte non parlava di assassini umani ma di cacciatori di demoni. Essi potevano essere creature soprannaturali,come gli angeli,o per metà umani;comunque il loro scopo nella vita era impedire ai demoni di lavorare sulla Terra facendoli discendere.
Blackheart camminava lentamente e pensava: “Come è brutto essere piccoli! Tutti credono di avere il diritto di sgridarci e darci consigli! Come può pensare Caronte che io incontri degli Assassini? Se anche esistessero(e io non ci credo) mostrerei loro il mio potere oli spaventerei dicendo chi è mio padre o …”
Mentre rifletteva sentì dietro di sé un leggerissimo fruscio di foglie. Si voltò e vide nel buoi due figure con un’armatura di stampo medievale. Entrambe erano alte e indossavano un elmo che copriva i loro volti.
“Esistono davvero” pensò. Nascose gli zecchini nella bocca(che si formava solo quando mangiava)e tentò di scappare. I due esseri,però,lo agguantarono per le braccia e con due voci orribili e cavernose intimarono: “O la borsa o la vita!”
Blackheart,accomodante,tirò le tasche della divisa e mostrò di non avere nulla.
“Poche storie! Dacci i soldi!”
Sicuro di scamparla,il demone si spogliò e i due esaminarono i vestiti senza trovare niente.
“Metti fuori i denari o sei morto!”
Blackheart scosse la testa con troppa enfasi perché le monete tintinnarono. Capito il nascondiglio, gli Assassini provarono ad aprirgli la bocca: tirarono,usarono un coltello,ma fu tutto vano. Durante una di queste manovre,il piccolo azzannò una mano,la sputò e cominciò a fuggire per la campagna. Gli altri due non si diedero per vinti. Non sapendo che fare,Blackheart conficcò gli artigli nella corteccia di un albero e si arrampicò. Gli Assassini,non essendo capaci di farlo per via delle armature,preferirono dar fuoco all’albero. Blackheart saltò giù e riprese a correre. Con un balzo superò un profondo fossato e si fermò. Vide che i due Assassini ci finivano dentro ma la caduta non dovette fargli niente in quanto ripresero l’inseguimento .

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Capitolo 15
*** Capitolo quindicesimo ***


Blackheart,per la stanchezza,era sul punto di arrendersi,quando vide fra il verde cupo degli alberi una casina candida come la neve. “Devo trovare la forza di arrivare fin là”.
Gli ci vollero due ore.
Il piccolo,ormai stremato,bussò,ma non gli rispose nessuno. Per la disperazione tempestò la porta di pugni. Intanto gli Assassini si avvicinavano. Alla finestra si affacciò una bella Bambina con i capelli scarlatti,il viso bianco,gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto. Ella,senza quasi muovere le labbra,disse: “In questa casa non c’è nessuno;sono tutti morti.”
“Aprimi tu!”
“Sono morta anche io.”
“Non è vero,sento la tua energia. Apri!!”
La Bambina disparve chiudendo la finestra.
“Ehi,no,torna! Sono inseguito dagli Assas …” ma non poté finire la parola perché sentì afferrarsi per i capelli e le due vociacce brontolarono minacciosamente: “Ora non ci scappi più.”
Il demonietto si mise a tremare per la paura.
“Dunque”rifletterono quelli ad alta voce “come lo uccidiamo? … Ma certo! Impicchiamolo!”
Trovata la soluzione,gli legarono le mani dietro la schiena,gli passarono un nodo scorsoio intorno alla gola e infine lo attaccarono penzoloni al ramo di una grande quercia. Gli Assassini si sedettero sull’erba aspettando che il piccolo facesse l’ultimo sgambetto. Dopo tre ore,però,Blackheart era ancora vivo,così decisero di tornare l’indomani.
Blackheart era riuscito a salvarsi grazie alla coda che,essendo molto lunga,si era attorcigliata attorno ad un ramo e lo sorreggeva. Intanto s’era levato un vento impetuoso che sbatacchiava il povero impiccato facendolo dondolare violentemente. Quel dondolio gli causava un’acuta sofferenza e il nodo scorsoio si stringeva sempre più,togliendogli il respiro. Alla fine la coda scivolò,chiuse gli occhi e rimase immobile.



***Angolo Autrice***
Povero cucciolo. Come si salverà Blackheart?

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Capitolo 16
*** Capitolo sedicesimo ***


Mentre il povero Blackheart sembrava ormai più morto che vivo,la bella Bambina si affacciò di nuovo e sentì impietosirsi alla vista di quell’infelice. Batté per tre volte le mani e Green Goblin ,sul suo aliante,venne a posarsi sul davanzale della finestra.
“Che cosa comandate,mia graziosa strega?”chiese ossequioso(perché la Bambina era una strega mutante di dodici anni chiamata Scarlet,o Wanda Maximoff )
“Vedi quel demonietto sulla quercia? Rompi il nodo e posalo delicatamente sull’erba.”
Goblin fece tutto in un paio di minuti.
“Quel che mi avete comandato è fatto.”
“E come l’hai trovato? Vivo o morto?”
“Una via di mezzo.”
La Strega lo congedò per chiamare subito dopo Lizard.
“Lizard,sotto la quercia c’è un piccolo demone. Prendi la carrozza più bella e portamelo qui.”
Di lì a poco la Strega vide la carrozza: era color dell’aria,tutta imbottita di penne di canarino e foderata con panna montata e crema. Era trainata da migliaia di topolini bianchi mentre Lizard era il vetturino. Dopo un quarto d’ora la carrozza ritornò. Il grosso rettile,come ricompensa,mangiò i topolini intingendoli nella panna e nella crema. Scarlet prese in braccio il cucciolo e lo depose nel letto;poi mandò a chiamare i medici più famosi del vicinato. Così si presentarono Dr. Octopus,Dr. Strange e Caronte.
“Vorrei sapere da voi se questo demone sia vivo o morto”disse la Strega ai tre arrivati.
I due dottori lo esaminarono: “Per me è morto”decretò Doc Oc.
“Credo che si sbagli”replicò Strange.
“Lei che dice?”domandò Scarlet a Caronte.
“Non lo so,ma lo conosco. Lui è Blackheart,figlio di Mephisto,quindi principe dell’Inferno. È un monellaccio svogliato e vagabondo nonché un figliuolo disubbidiente e …”
Caronte non finì la frase perché gli arrivò un cuscino in faccia.
“Quante volte devo dirti di lasciarmi in pace?” chiese stanco Blackheart.

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassettesimo ***


Appena i tre medici furono usciti dalla camera,la Strega si accostò a Blackheart e,dopo averlo toccato sulla fronte,si accorse che bruciava per la febbre. Allora sciolse una polverina bianca in un bicchiere d’acqua e, porgendoglielo,disse amorosamente: “Bevila e guarirai in pochi giorni.”
Blackheart guardò il bicchiere per un po’ prima di domandare: “È dolce o amara?”
“È amara,ma ti farà bene.”
“Non la voglio.”
“Ma è per il tuo bene.”
“A me l’amaro non piace.”
“Bevila: dopo ti darò una pallina di zucchero.”
“Posso averla prima?”
“Prometti che dopo berrai la medicina?”
“Sì …”
Scarlet gli diede lo zucchero;dopodiché disse: “Ora mantieni la promessa.”
Blackheart prese di malavoglia il bicchiere in mano e lo annusò;poi se lo accostò alla bocca ma lo allontanò dicendo: “È troppo amara! Non posso berla!”
“Ma se non l’hai nemmeno assaggiata?!”
“L’ho sentito dall’odore. Mi dai altro zucchero?”
La Strega,con tutta la pazienza di una buona mamma,lo accontentò e gli ripresentò il bicchiere. Blackheart ripeté più volte il gesto di accostare il bicchiere alla bocca e poi allontanarlo finché lo lanciò.
“Insomma”gridò capricciosamente “quest’acquaccia amara non la voglio! No,no,no!!!”
Scarlet riparò velocemente il bicchiere in frantumi e lo riempì con la medicina.
“Se non lo bevi te ne pentirai.”
In effetti il piccolo si sentiva debole e accaldato,ma incrociò le braccia e scosse cocciutamente la testa.
“La tua malattia è grave e potresti morire in poche ore.”
“Non me ne importa!”
“Non hai paura della Morte?”
“No!”
A questo punto la porta della camera si spalancò ed entrarono quattro scheletri che sorreggevano una piccola bara. Essi erano temuti da tutti poiché erano i messaggeri della Morte. Lo scheletro più grosso si avvicinò al letto e disse: “Siamo venuti a prenderti.”
“A prendermi? Ma io non sono ancora morto!”protestò Blackheart.
“Ancora no,ma ti restano pochi minuti di vita in quanto hai rifiutato la medicina.”
“O Strega,presto,passami il bicchiere!”strillò il demone per prenderlo poi con tutte e due le mani e vuotarlo in un sorso.
I quattro scheletri se ne andarono con un gran fracasso. Da lì a pochi minuti Blackheart sentì tornare le energie e saltò giù dal letto. Scarlet,vedendolo correre vispo e allegro per la stanza,gli chiese maliziosamente: “Dunque la mia medicina ti ha fatto bene?”
“Eccome!”esclamò il piccolo senza fermarsi.
“E allora perché hai fatto tante storie?”
“Perché non ne ero sicuro,ma la prossima volta non lo farò più.”
“Ora vieni un po’ qui e raccontami cosa ti è successo.”
Scarlet fece sedere il demone sulle sue gambe e Blackheart le raccontò tutto.
“E ora le quattro monete dove le hai messe?”chiese la Strega così,giusto per sapere.
Il demone però,temendo che le volesse come risarcimento per averlo salvato,mentì: “Le ho perdute.”
Detta la bugia,il naso crebbe di due dita: aveva quindi raggiunto dimensioni normali.
“E dove?”
“Nel bosco qui vicino.”
“Vuol dire che domani le cercheremo.”
“Oh! In realtà le ho ingoiate per sbaglio”disse Blackheart imbrogliandosi perché il naso cresceva sempre più.

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Capitolo 18
*** Capitolo diciottesimo ***


Scarlet lo guardò e rise.
“Perché ridi?” le domandò il demone preoccupato e confuso.
“Rido delle tue bugie.”
“E come sai che ti ho mentito?”
“Perché ho fatto un incantesimo: quando menti ti si allunga il naso. So che per un demone mentire è fondamentale,ma ti pregherei di riservarlo agli altri imbroglioni: i buoni non devono essere ingannati.”
“Ci proverò,Strega,ma ora fa tornare il mio naso come prima.”
Con uno schiocco di dita il naso tornò alle sue dimensioni naturali.
Dopo qualche attimo di silenzio Scarlet disse: “Se vuoi puoi rimanere con me:tu sarai il mio fratellino e io la tua sorella maggiore. Inoltre ho avvertito tuo padre e immagino che sarà già in viaggio.”
“Davvero? Scarlet,la tua proposta mi soddisfa molto. Solo … non è che potrei andargli incontro?”
“Non vedi l’ora di riabbracciarlo,vero? Prendi la via del bosco e lo incontrerai di sicuro.”
In realtà Blackheart voleva raccontare la sua versione dei fatti al padre e giustificare il suo ritardo clamoroso. Stava camminando quando sulla strada incontrò Gemini Killer e Pazuzu.
“Eccoti!”esclamò il primo. “Ti aspettavamo al campo!”esclamò il secondo.
Blackheart raccontò loro la sua avventura e si accorse che a Gemini mancava una mano.
“E a voi invece cosa è successo?”
Fu Pazuzu a rispondere: “Per strada siamo stati attaccati da un lupo mannaro. Gemini ha cercato di ucciderlo ma il lupo gli ha mangiato la mano ed è fuggito. Comunque,noi stiamo andando al Campo,vuoi ancora venire con noi?”
“Oggi è impossibile. Sarà per un altro giorno.”
“Un altro giorno sarà tardi: il Campo è stato comprato. Da domani sarà chiuso.”
“Ci entrerò di nascosto.”
“Ma dai! Sono due chilometri appena! Fra mezz’ora sei lì e fra un’ora sarai già di ritorno con cento anime.”
“D’accordo,ma sbrighiamoci”si arrese il piccolo rendendosi conto che i demoni sanno essere molto persuasivi.
Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono alla città chiamata Acchiappa Citrulli. Le strade erano piene di gente povera e ridotta in rovina,anche se ogni tanto passavano limousine con all’interno i capi del crimine organizzato. Nella periferia di questa città si trovava il Campo dei Miracoli. I tre vi giunsero e Blackheart piantò le quattro monete seguendo le istruzioni di Pazuzu.
“Bene,Blackheart,il nostro compito è concluso. Arrivederci” lo salutò Pazuzu.
“Arrivederci”ripeté Gemini e i due se ne andarono.



***Angolo Autrice***
E siamo arrivati a metà.Vi sta piacendo? Finora ho seguito molto il testo originale,ma continuate a seguirmi e scoprirete che più avanti la trama diventa leggermente diversa.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannovesimo ***


Blackheart tornò in città per fare uno spuntino. Dopo venti minuti riprese la strada per il Campo. Il piccolo sognava a occhi aperti,immaginando cosa avrebbe potuto fare con tutte quelle monete. Giunto nelle vicinanze del Campo,alzò la testa per vedere la chiome dell’albero ma non vide nulla. Continuò a non vedere nulla anche quando andò proprio sulla piccola buca dove aveva sotterrato i suoi zecchini. In quel mentre sentì una gran risata e vide dietro di sé un demone vestito da motociclista che aveva un teschio infuocato come testa.
“Perché ridi?”gli domandò Blackheart con voce di bizza.
“Rido di quei barbagianni che credono a tutte le sciocchezze e che si lasciano intrappolare da chi è più furbo di loro”rispose Ghost Rider.
“Parli forse di me?”
“Sì,parlo di te,povero cucciolo,di te che sei così giovane da credere che i denari crescano sugli alberi. Un tempo ero anch’io un ingenuo: ho perso la mia anima e la mia moto prima di capire che i soldi bisogna guadagnarseli con il lavoro.”
“Non ti capisco”mormorò il demonietto,anche se credeva di aver compreso fin troppo bene.
“Pazienza;mi spiegherò meglio. Sappi che Pazuzu e Gemini Killer sono tornati a prendere le monete quando eri via e adesso è ormai impossibile raggiungerli.”
Blackheart scavò una buca profondissima e in effetti le monete non c’erano. Non sapendo che fare,andò in città a denunciare i due demoni. Il giudice era lo Sciacallo. Egli ascoltò tutta la storia,poi chiamò le guardie e lo fece arrestare. Blackheart fu troppo sorpreso per reagire e i gendarmi non gli diedero tempo di protestare. Lo Sciacallo lo aveva fatto imprigionare in quanto non gli credeva: certo il piccolo aveva un aspetto bizzarro, ma non poteva essere un demone.
Blackheart rimase lì per quattro mesi,cioè fino a che la città passò il comando al Kingpin(prima era sotto il controllo di Lapide). Il nuovo boss proclamò che fossero liberati tutti i malandrini,così Blackheart fu finalmente libero.

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Capitolo 20
*** Capitolo ventesimo ***


Il demone trovò subito la strada che conduceva alla casa della Strega. A causa del tempo piovigginoso la strada era un gran pantano. Blackheart non ci badò; correva veloce e gli schizzi arrivavano fin sopra i suoi tentacoli-capelli. Intanto pensava “Perché mio padre non è venuto a prendermi? Lui ha il potere di vedere tutti nell’universo. Perfino Caronte sa sempre dove trovarmi. Mi aspetta ancora da Scarlet?E lei sa che sono stato lontano contro la mia volontà?” Il demonietto interruppe le sue riflessioni perché una creatura bloccava la strada. Essa era formata da sette serpenti le cui code sembravano unite insieme. Il suo nome era Set.
Blackheart non sapeva nulla della sua forza,quindi decise di usare le buone maniere.
“Scusa,signor Serpente,potresti farti da parte che ho una gran fretta di tornare a casa?”
Fu lo stesso che dire al muro.
Il piccolo ripeté la richiesta con lo stesso tono mansueto ma anche questa volta il Serpente non si mosse,anzi, chiuse tutti gli occhi e si distese. Blackheart decise di scavalcarlo con un salto ma,mentre prendeva lo slancio,Set si rizzò all’improvviso come una molla. Il demone indietreggiò per lo spavento e inciampò. Set cominciò a ridere e Blackheart,indispettito,lanciò un preciso raggio oscuro che gli fece scoppiare il cuore. Finalmente la strada era libera e il demonietto corse fino a un campo d’uva. Vinto dai morsi della fame si concesse di raccogliere qualche grappolo. Appena giunto sotto la vite,però,croc … sentì stringersi la caviglia destra in due ferri taglienti. Il dolore fu così intenso da fargli lanciare un lungo,terribile urlo. Blackheart era stato preso da una tagliola e ora piangeva e si lamentava per lo strazio delle sue carni maciullate.



***Angolo Autrice***
E anche in questo capitolo Blackheart soffre.Non vi fa compassione? E che pensate di Mephisto? Perchè non riprende con se suo figlio?

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Capitolo 21
*** Capitolo ventunesimo ***


I suoi pianti e le sue grida riecheggiavano per la campagna solitaria. Intanto si fece notte. Il piccolo cominciava a trovare il dolore insopportabile e non voleva restare da solo. Sulla strada maestra vide passare una lucciola e la chiamò: “Ehi,tu,puoi liberarmi da questo supplizio?”
“Povero caro”disse la strega Selene “Come hai fatto a rimanere bloccato in una tale mostruosità?”
“Sono entrato nel campo per raccogliere l’uva e …”
“Ma l’uva era tua?”
“No,ma …”
“E non sai che rubare è sbagliato?”
“Avevo fame.”
“Non ti sto rimproverando. Anch’io rubo quando ne ho l’occasione.”
A questo punto il dialogo fu interrotto da un rumore di passi.
“Buona fortuna”gli sussurrò Selene prima di scappare.
Vengeance si avvicinò alla tagliola e fu sorpreso di trovarci un cucciolo di demone;si aspettava uno dei simbionti che da qualche tempo devastavano i raccolti e mangiavano le sue galline.
“Ah,ladracchiolo! Allora sei tu che rubi le mie galline!” esclamò Vengeance incollerito.
“No,è la prima volta che vengo qui. Volevo solo dell’uva”cercò di spiegarsi Blackheart.
“Volevi comunque derubarmi!”lo interruppe l’altro mentre il teschio si infiammava ancora di più.
Vengeance aprì la tagliola,afferrò il demone per la collottola e lo portò di peso fino a casa. Arrivato davanti all’abitazione,lo scaraventò a terra e,tenendogli un piede sull’addome,gli disse: “Ormai è tardi. I nostri conti li aggiusteremo domani. Intanto,tu prenderai il posto del mio lupo da guardia,che è morto oggi.”
Detto fatto: Vengeance gli infilò un grosso collare borchiato e glielo strinse in modo che non potesse sfilarselo. Al collare era attaccata una lunga catena di ferro fissata al muro.
“Se questa notte cominciasse a piovere puoi entrare in quella cuccia; se vengono i ladri avvertimi o la tua situazione peggiorerà.”
Prima di andarsene Budalino curò la zampa del cucciolo.
Rimasto solo,Blackheart si accovacciò nell’aia tremando per il freddo e la paura. Dopo un po’ artigliò rabbiosamente il collare e la catena senza successo. Si decise quindi a entrare nella cuccia e li si accoccolò come un cane,ma non riuscì a dormire per la fame. Si accorse allora che la catena era abbastanza lunga per raggiungere il pollaio. Riuscì a controllare le menti delle galline e ne mangiò quasi la metà. Il mattino dopo si sarebbe giustificato con Vengeance dicendo che i ladri erano talmente esperti che lui non si era accorto di niente e non aveva potuto fermarli.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventiduesimo ***


Erano già due ore che dormiva saporitamente quando fu svegliato da un bisbiglio. Si affacciò e vide nell’aia tre simbionti: Carnage,Venom e Toxin. Fu Carnage ad avvicinarsi e a salutarlo sottovoce.
“Buonanotte John.”
“Io non sono John.”
“E chi sei?”
“Mi chiamo Blackheart e sono un demone.”
“E che ci fai qui? Dov’è John Jameson,ovvero l’Uomo Lupo?”
“È morto oggi.”
“Davvero? Peccato … sai,era nostro amico. Comunque,credo che sia giusto proporti gli stessi accordi che avevamo con lui: noi verremo a visitare il pollaio una volta alla settimana e porteremo via otto galline. Te ne daremo una,sempre che tu faccia finta di dormire e non avverta il Rider.”
“D’accordo” accettò il demone.
Sicuri del fatto loro,i tre simbionti entrarono nel pollaio. Esso era vicino alla cuccia e Blackheart ebbe un’idea. Chiuse violentemente la porta e iniziò ad abbaiare. Vengeance arrivò in un lampo.
“Che succede?”
“Ho rinchiuso i ladri nel pollaio.”
Dall’interno si sentivano strani rumori;Vengeance entrò nel pollaio e legò i simbionti con la sua catena infernale. Dopodiché fisso la catena alla moto e le ordinò di arrivare fino alla prigione. La moto partì trascinando i tre sventurati. Vengeance e Blackheart li guardarono fino a che sparirono dietro una curva,poi il primo si avvicinò al secondo e gli domandò: “Come hai fatto a scoprire il complotto di quei tre? Il mio lupo non se ne era mai accorto.”
“In realtà era d’accordo con loro.”
“Cosa?!”
“Eh,sì. Me l’ha detto il simbionte rosso. Lui ha provato a corrompere anche me ma io non sono un venduto.”
“Bravo ragazzo! Mi hai aiutato,quindi sei libero” e gli tolse il collare. “Ora va pure per la tua strada;io vado all’Inferno per regolare alcuni conti con John Jameson.”



***Angolo Autrice***
Blackie è di nuovo libero,contenti? Vi è piaciuto il Vengeance contadino?
In Pinocchio il burattino non dice niente dei patti fra il cane e le faine,ma i demoni non hanno molto rispetto per i morti,soprattutto se possono andare a trovarli all'inferno!

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitreesimo ***


Appena Blackheart non sentì più il peso durissimo e umiliante del collare corse a perdifiato attraverso i campi e si fermò solo quando giunse alla strada maestra che conduceva alla casa della Strega. Il demone passò sotto la grande quercia ma non riuscì ad individuare la casa. Arrivò sul prato dove essa sorgeva ma al suo posto c’era una piccola pietra sulla quale si leggevano queste dolorose parole: Qui giace la Strega dai capelli scarlatti,morta di dolore per essere stata abbandonata dal suo fratellino Blackheart.
Il demone aveva imparato a leggere in prigione e,appena ebbe compitato l’epitaffio sulla lapide,sentì che gli si rompeva qualcosa dentro. Finora aveva pianto per paura o dolore fisico,magari anche per rabbia,ma era la prima volta che provava un’emozione talmente intensa e travolgente. Blackheart si afflosciò sul marmo e pianse disperatamente per tutta la notte. Non si era mai sentito così infelice. E piangendo diceva: “Oh,Scarlet, perché sei morta? ... tu eri così buona,sarei dovuto morire io,per come sono cattivo! … ti prego, rivivi … non voglio essere solo … voglio la mia mammaaaa …”
Intanto passò su per aria Silver Surfer che planò e gli chiese: “Dimmi,bambino,che cosa fai qui?”
“Non lo vedi? Piango” rispose il cucciolo alzando la testa e strofinandosi gli occhi.
“Dimmi,non conosci per caso fra i tuoi compagni un demone chiamato Blackheart?”
“Sono io!” esclamò il piccolo saltando subito in piedi.
Il Surfer si calò velocemente a terra e continuò a parlare: “Conoscerai dunque Mephisto.”
“Sì,è mio padre. Tu sai dov’è?”
“L’ho visto tre giorni fa. Sta esplorando il mondo perché la tua energia non è percepibile. Domani partirà per l’America.”
“Quindi ora è qui? Dov’è che l’hai visto?”
“A più di mille chilometri da qui.”
“Ma non farò mai in tempo!”
“Se vuoi ti posso portare io.”
Blackheart salì sulla tavola ma,come questa si alzò,scivolò giù.
“Ehi,che scherzo è questo?”
“Sarà che sei un demone e la mia tavola sorregge solo i puri di cuore. Non importa,ti terrò io.”
Silver Surfer prese in braccio Blackheart e in pochi minuti arrivò così in alto che toccavano le nuvole. Giunto a quell’altezza straordinaria,Blackheart ebbe la curiosità di guardare giù: vide sfrecciare alberi e case a gran velocità. Il vento gli scompigliava i capelli ed era piacevole,ma lui preferiva la corsa al volo.
Sul far della sera entrarono in un fast food per rifocillarsi e ripartirono subito. La mattina dopo arrivarono su una spiaggia. Silver Surfer posò a terra il demonietto e se ne andò. La spiaggia era piena di gente che urlava e gesticolava.
“Che cos’è successo?” domandò Blackheart a un(?) demone chiamato Legione.
“È successo che Mephisto ha scelto il giorno sbagliato per partire alla ricerca del figlio. Il mare oggi è molto cattivo e la barca può affondare.
” Il piccolo individuò la barca e chiese: “Ma se muore poi suo figlio eredita il suo regno?”
“Non prima dei suoi sedici anni. Per ora mi ha proclamato suo sostituto e mi ha confidato le parole d’ordine per la sua casa.”
A quelle il demone non aveva pensato. Saltò su un grosso scoglio e cercò di attirare l’attenzione di Mephisto facendo dei segnali. Sebbene il demone fosse molto lontano,sembrò riconoscere il figliuolo; infatti lo salutò e gli fece capire che il mare gli impediva di tornare indietro. Tutt’a un tratto una terribile ondata sommerse la barca,che non tornò a galla. Blackheart decise di tuffarsi sapendo di poter respirare sott’acqua.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattresimo ***


Blackheart nuotò tutta la notte. Finalmente,sul far del mattino,vide un’isola in mezzo al mare. Provò a raggiungerla ma le onde se lo sballotto lavano fra loro. Alla fine venne un’onda tanto prepotente e impetuosa che lo scaraventò di peso sulla rena del lido. Il colpo fu forte,ma il piccolo aveva superato di peggio. Intanto il cielo,burrascoso fino a poco tempo prima,si rasserenò e il demone si scrollò come un cane per poi distendersi al sole,in attesa di essere completamente asciutto. Intanto pensava: “Chissà se quest’isola è abitata. E da gente civile,non da cannibali. Come posso saperlo se non c’è nessuno?” Improvvisamente vide passare a poca distanza dalla riva un uomo che nuotava come un delfino. Blackheart,felice di non essere solo,gridò: “Ehi,signore,puoi venire?”
“Se proprio ci tieni”rispose l’uomo,il quale era Namor,sovrano di Atlantide.
“Sai se su quest’isola ci sono paesi dove mangiare senza essere mangiati?”
“Sì,e uno si trova poco lontano da qui.”
“E qual è la strada?”
“Devi prendere la via a sinistra e poi andare sempre dritto” disse l’atlantideo allontanandosi.
“Aspetta! Dimmi se stanotte hai visto una barca nella burrasca. C’era mio padre sopra.”
“La barca di cui parli sarà certamente affondata. Quanto a tuo padre,potrebbe averlo inghiottito il terribile Drago che da qualche giorno porta desolazione e sterminio nel continente.”
“È molto grosso questo drago?”
“È così grosso che può mangiare un treno e così alto che supera un palazzo di cinque piani. Ora basta chiacchiere,ho un impero da dirigere” disse Namor e si immerse.
Blackheart prese la via indicatagli chiedendosi se gli sarebbe convenuto di più tornare a casa o cercare il Drago. Dopo aver camminato per una mezz’ora arrivò al paesino dei Mutanti Industriosi. Le strade formicolavano di persone attive e volenterose e non c’era nemmeno l’ombra di un ozioso. Il demone si augurò che il soggiorno in quel paese fosse breve. In quei mesi aveva imparato che chi non lavora per motivi non legati alla salute è mal visto. Siccome aveva fame,decise di trovare il lavoro meno faticoso di quella comunità. Vide Juggernaut che trascinava due carrelli carichi di carbone e disse: “Mi dai un soldo perché mi possa comprare del cibo?”
“Te ne darò quattro se trasporti uno di questi carrelli”
“Mi hai forse preso per un asino?” domandò offeso Blackheart.
“Se hai davvero fame,mangia due fette della tua superbia”lo rimproverò Cain Marko allontanandosi.
Dopo pochi minuti passò un altro mutante che portava sulle spalle un corbello di calcina.
“Signore,avresti un soldo per togliermi la fame?”
“Se mi porti la calcina te ne do cinque.”
“Ma la calcina pese e io non voglio faticare.”
“Allora arrangiati”disse Apocalypse.
Blackheart ripeté la domanda ad altre persone ottenendo i medesimi risultati. Finalmente passò una buona donnina che portava due brocche d’acqua.
“Posso bere un po’ d’acqua dalla tua brocca?” chiese il piccolo arso dalla sete.
“Bevi pure,ragazzo mio.”
Blackheart quasi prosciugò una brocca e mormorò: “Potessi levarmi anche la fame.”
La buona donnina,sentendo quelle parole,disse subito: “Se mi aiuti a portare a casa una di queste brocche ti preparerò un buon pranzo.”
Il demone accettò. Trasportò la brocca ancora piena sul capo fino alla casa della buona donnina. Lei gli servì il suo pranzo una volta arrivati. Blackheart divorò ogni cosa. Quando l’appetito fu calmato e fissò in volto la sua benefattrice per ringraziarla,si incantò e cominciò a balbettare: “Ma tu … tu sei … sì,sì,sì … la stessa voce … gli stessi occhi … i capelli scarlatti … sei la mia Strega!”
Giunto a questa conclusione,il piccolo corse ad abbracciarla.

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinquesimo ***


Scarlet chiese a Blackheart: “Ma come ti sei accorto che ero io?”
“Bisognava essere ciechi per non capirlo.”
“In effetti … Ti ricordi? Mi hai lasciata bambina e mi ritrovi donna.”
“Questo mi fa piacere,perché ora potrai essere mia madre. Ma come hai fatto a crescere così presto?”
“È un segreto.”
“Insegnamelo: vorrei crescere un poco anch’io. Voglio essere già grande.”
“Lo diventerai se saprai meritarlo.”
“Davvero? E che posso fare per meritarlo?”
“Una cosa facilissima: imparare a essere un ragazzino perbene.”
“Cioè?”
“Beh,i ragazzi perbene sono ubbidienti,tu invece …”
“Io non ubbidisco mai.”
“I ragazzi perbene studiano e lavorano,tu …”
“Io preferisco giocare tutto l’anno.”
“I ragazzi perbene dicono sempre la verità …”
“E io sempre le bugie.”
“I ragazzi per bene aiutano il prossimo …”
“E io invece lo inganno(come minimo). Ma da oggi voglio cambiare vita.”
“Me lo prometti?”
“Lo prometto. Voglio diventare un bravo bambino … ma non credo che papà approverebbe. A proposito,sai dov’è?”
“Non lo so,ma sono sicura che lo rincontrerai.”
Blackheart non sapeva se lo desiderava e decise di cambiare argomento.
“Dimmi,mammina,dunque non è vero che sei morta.”
“Par di no.”
“Sapessi che strana sensazione ho provato quando l’ho scoperto.”
“Lo so,ed è per questo che ti ho perdonato. La sincerità del tuo dolore mi fece capire che,in fondo, tu sei buono: e dai buoni di cuore,anche se monelli e avvezzati male,c’è sempre da sperare che migliorino. Ecco perché ho deciso che sarò la tua mamma.”
“Oh,che bello!”gridò il demone battendo le mani per la gioia.
“Tu mi ubbidirai e farai quello che ti consiglierò.”
“Volentieri.”
“Domani andremo in America e comincerai a studiare.”
Blackheart diventò subito un po’ meno allegro.
“Poi sceglierai un’arte o un mestiere che ti piace.”
Blackheart diventò serio e domandò,un po’ deluso: “Ma devo proprio?”
“Sissignore. Tieni a mente che istruirsi è molto importante.”
“D’accordo,ma perché poi lavorare?”
“Perché chiunque deve occuparsi di qualcosa. L’ozio è una bruttissima malattia che va curata subito.”
Queste parole fecero riflettere il demonietto a lungo. Poi le disse: “Io studierò,io lavorerò,io farò tutto quello che mi dirai,perché voglio crescere. Me l’hai promesso,vero?”
“Te l’ho promesso; ora dipende da te.”

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Capitolo 26
*** Capitolo ventiseiesimo ***


Il giorno dopo Scarlet e Blackheart si trasferirono in un piccolo paesino americano. Blackheart cominciò subito ad andare a scuola. L’anno scolastico era già iniziato e tutti pensarono di fare i bulli con il nuovo arrivato. Infatti Blackheart non era il solo villain della scuola né l’unico demone. Quindi cominciarono gli scherzi e i dispetti: chi gli tirava i capelli,chi provava a legarlo,ecc … Il piccolo sopportò i demoni più grandi poiché potevano essere pericolosi,ma la sua pazienza verso i mortali si esaurì abbastanza presto. Durante la ricreazione del primo giorno disse a quelli che lo prendevano in giro: “Io non sono il vostro buffone,anzi,io sono il principe dell’Inferno e voi dovete portarmi rispetto!”
Il suo uditorio scoppiò a ridere e Sabertooth provò a pestargli la coda. Ma non fece in tempo: Blackheart stese la gamba e gli consegnò una pedata(i suoi piedi avevano gli artigli) negli stinchi.
“AAAAH!” urlò il piccolo selvaggio cercando di arginare il sangue.
Dopo quel calcio e qualche artigliata il demonietto acquistò subito la stima e la simpatia della maggior parte degli scolari. E anche il Maestro lo apprezzava,in quanto seguiva con interesse le sue lezioni. Il suo unico difetto era frequentare troppi compagni: fra questi c’erano sia futuri supereroi sia futuri supercattivi. Il Maestro e Scarlet lo avvertivano tutti i giorni: “Fa attenzione ai malvagi,potrebbero farti del male.” Blackheart li ignorava. Lui era diventato il capobanda dei cattivi e li teneva sotto controllo per impedire che facessero seriamente male a qualcuno.
Ora avvenne che un bel giorno,mentre camminava verso la scuola,incontrò un branco dei soliti compagni che gli domandarono: “Sai la gran notizia?”
“No.”
“Nel mare vicino è arrivato un Drago grosso come una montagna. Gli anziani lo chiamano Fin Fang Foom.”
“Che sia lo stesso drago che ha mangiato mio padre?”si chiese il demone.
Gli altri continuarono: “Noi andiamo a vederlo. Vuoi venire anche tu?”
“Non ora,ci andrò dopo la scuola.”
“Credi davvero che un drago di quelle dimensioni aspetti i tuoi comodi? Appena si sarà annoiato volerà da un’altra parte.”
“Quanto dista la spiaggia?”
“Poco; fra un’ora saremo già tornati.”
“Allora via! a chi arriva prima!” gridò Blackheart.
Dato così il segnale della partenza, i ragazzi si misero a correre attraverso i campi. Blackheart era davanti a tutti e si girava spesso a guardare gli altri che,ansanti,lo seguivano a grande distanza. Il demone di stava divertendo,ma in quel momento non sapeva a quali paure e disgrazie andava incontro.



***Angolo Autrice***
Io andrei più volentieri a scuola se ci fosse qualche cattivone. E voi?

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisettesimo ***


Appena arrivò sulla spiaggia,Blackheart guardò il mare ma non vide il Drago.
“E il Drago dov’è?”chiese ai compagni.
Questi scoppiarono a ridere e gli diedero risposte sconclusionate. Il demone capì di essere stato preso in giro e,pigliandosela male,disse loro con voce di bizza: “E ora? Che motivo c’era di raccontarmi questa balla?”
“Quello di farti perdere la scuola. Per colpa degli studenti diligenti come te noi meno volenterosi non veniamo considerati.”
“Ed io che ci posso fare?”
“Devi odiare anche tu la scuola,la lezione e il Maestro.”
“Ma a me stanno già sullo stomaco,io studio per un compromesso.”
“Beh,se continuerai così ce la pagherai.”
“In verità mi fate quasi ridere”disse il demonietto scrollando il capo.
“Ehi,Blackheart!”lo apostrofò il più grande del gruppo “Non fare il galletto! Se tu non hai paura di noi, neanche noi abbiamo paura di te! Ricordati che tu sei solo e noi siamo sette!”
“Sette come i peccati mortali.”
I sei umani si offesero mentre Abalam,essendo un demone,ne fu lusingato e disse: “Io sono la lussuria.”
Nessuno badò a lui.
“Blackheart,chiedici scusa!”
“Saranno guai!”
“Le prenderai!”
Per tutta risposta il demonietto rise. Uno di loro cercò di dargli un pugno,Blackheart rispose con piacere e il combattimento diventò generale e accanito. Sebbene fosse solo, Blackheart lavorava così bene con le artigliate da tenere a debita distanza i suoi nemici e,se li colpiva,lasciava sempre profondi graffi per ricordo. Allora i ragazzi,indispettiti per non potersi misurare con il demone corpo a corpo,presero i loro libri e glieli scagliarono contro. Blackheart però era agile e svelto e li schivava tutti. Mentre il combattimento si inferociva,passò da quelle parti Shuma Gorath che,vedendoli,disse: “Smettetela,ragazzi! In questi combattimenti qualche disgrazia accade sempre.”
Blackheart lo guardò in cagnesco e gli rispose sgarbatamente: “Fatti i fatti tuoi!”
Gli altri lo ignorarono. Shuma Gorath si allontanò. I ragazzi avevano preso lo zaino di Blackheart e uno dei monelli lanciò il libro più pesante che aveva. La sua mira faceva pena; infatti,invece di cogliere Blackheart, prese in pieno Abalam,il quale impallidì e svenne. I ragazzi si spaventarono e scapparono. Blackheart rimase con il compagno in segno di solidarietà fra demoni. Mentre prendeva un po’ d’acqua di mare con le mani e la lanciava sul viso di Abalam,sentì un rumore sordo di zoccoli che si avvicinavano. Si voltò e vide due signori a cavallo: uno era il Barone Mordo,l’altro era incappucciato e il demone non lo riconobbe.
“Che ci fai qui?” chiese il Barone.
“Assisto il mio amico.”
“Sei stato tu a colpirlo?”
“No!”
“Con cosa è stato ferito?”
“Con quel libro.”
“E di chi è?”
“Mio,ma …”
“Basta così,non occorre altro. Vieni con noi.”
“Ma io …”
“Vieni,senza storie!”
Prima di partire,il demone si girò e vide Shuma Gorath che gli faceva il gesto dell’ombrello con i tentacoli. Lui rispose alzando il terzo dito della mano,poi seguì il Barone. Blackheart camminava tra i due in una specie di trance. L’unica cosa che riusciva a pensare era il dispiacere che avrebbe provato la sua mamma vedendoselo passare davanti alla casa con quei personaggi. Per questo,appena si accorse che i due erano intenti a parlare di qualcosa,si voltò e corse veloce come un proiettile. Il Barone Mordo disse all’incappucciato queste parole: “Djinn,desidero che tu mi riporti indietro quel demone!”
Bisogna sapere che i djinn sono una specie di demoni sfigati: hanno poteri smisurati che possono usare solo per esaudire i desideri dei mortali. Questo djinn era particolarmente sfigato in quanto non riusciva a trovare chi lo aveva liberato dalla pietra in cui era imprigionato. Se avesse esaudito i suoi tre desideri avrebbe potuto liberare i suoi fratelli e conquistare il mondo,ma ora poteva solo collezionare anime esprimendo desideri a destra e a manca.
Il Djinn usò i suoi poteri per avere una velocità sovrumana e corse all’inseguimento di Blackheart, diretto verso il porto.



***Angolo Autrice***
Abalam è il demone de L'ultimo esorcismo. Il djinn è quello di Wishmaster,un film che consiglio. Solo il primo,però;i sequel fanno schifo.

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Capitolo 28
*** Capitolo ventottesimo ***


Durante quella corsa disperata ci fu un momento terribile in cui il demone si credette perduto: infatti il Djinn a furia di correre l’aveva quasi raggiunto. Per sua fortuna il mare era vicino. Blackheart, appena arrivò sul molo,spiccò un salto lunghissimo e si tuffò. Il Djinn invece voleva fermarsi,ma trasportato dall’impeto della corsa cadde in acqua. La bella armatura persiana che indossava cominciò a trascinarlo sott’acqua.
“Aiuto!” gridò quando riemerse.
Blackheart,sentendosi al sicuro,gli rispose: “Crepa!”
“Aiutami,demone. Salvami dalla morte.”
“Mi giuri che non è un trucco per catturarmi?”
“Lo giuro,ma sbrigati!”
Blackheart esitò un poco,poi,con un sospiro,nuotò verso di lui e lo trasportò a riva trascinandolo per il mantello. Il povero Djinn non si reggeva più in piedi. Aveva bevuto,senza volerlo,tanta acqua che respirava a fatica. Blackheart,non volendosi fidare troppo,si rituffò e lo osservo a una distanza che giudicò prudente.
“Come ti chiami?”gli chiese tossendo il Djinn.
“Blackheart.”
“Blackheart,ti ringrazio per ciò che hai fatto. Se capita l’occasione,ci riparleremo e farò tutto ciò che vorrai.”
Il demonietto lo salutò e continuò a nuotare vicino alla riva. Quando si fu allontanato abbastanza,si sedette su uno scoglio e vide una grotta nascosta nella parete rocciosa. La scoprì perché da essa fuoriusciva del fumo. “In quella grotta ci deve essere del fuoco. Andrò ad asciugarmi lì.” Il demone cominciò ad arrampicarsi sulla scogliera,quando sentì qualcosa che si alzava dall’acqua e lo imprigionava. Si rese conto di trovarsi rinchiuso dentro una grossa rete in mezzo a molti pesci. Dalla grotta uscì il pescatore: Malebolgia.
Questo demone,dopo essere stato sconfitto da Spawn,non era più lo stesso.
Malebolgia tirò su la rete e disse contento: “Anche oggi potrò farmi una bella scorpacciata di pesce!”
La rete fu portata dentro la grotta. Essa era buia affumicata e al centro friggeva una gran padella d’olio.
“Vediamo un po’ che pesci ho preso”si chiese il pescatore e ficcò nella rete una manona così sproporzionata che sembrava una pala da fornai. Il demone iniziò a tirar fuori vari tipi di pesce e,annusandoli,li lodava gongolando. L’ultimo che restò nella rete fu Blackheart. Appena Malebolgia l’ebbe tirato fuori,sgranò gli occhi ed esclamò: “Che razza di pesce è questo?!”
E tornò a guardarlo attentamente,e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso finì col dire: “Ho capito:deve essere un granchio.”
Allora Blackheart,indignato,disse con accento risentito: “Ma che dici?! Non vedi che sono un demone?”
“Un demone?” replicò Malebolgia “Dico la verità,per me il pesce-demone è un pesce nuovo. Meglio così,ti mangerò più volentieri.”
“Mangiarmi? Ma lo vuoi capire che non sono un pesce? Non senti che parlo e ragiono meglio di te?”
“È vero,e per questo ti lascerò l’onore di decidere come essere cucinato.”
“Se devo scegliere preferisco essere lasciato libero.”
“Tu scherzi! Ti pare che io voglia perdere l’occasione di assaggiare un pesce così raro? Ti friggerò con gli altri,così almeno non sarai solo.”
Blackheart cercò di divincolarsi con sforzi incredibili per sgusciare dalle grinfie del pescatore. Quest’ultimo, per tenerlo fermo,lo legò mani e piedi e lo gettò in una conca con gli altri pesci. Poi tirò fuori un vassoio e si dette a infarinare tutti quei pesci;man mano che li infarinava ,li gettava nella padella. Arrivò anche il turno di Blackheart che,vedendosi così vicino alla morte,era troppo spaventato per parlare. Cercò di pregare Malebolgia con gli occhi,ma il pescatore lo ignorò. Lo avvolse cinque o sei volte nella farina,infarinandolo così bene che ora sembrava un demone bianco. Poi lo prese per il capo e …



***Angolo Autrice***
E? Come si salverà Blackheart? Se qualcuno si sta chiedendo come mai il Djinn rischia di annegare anche se è immortale,io non lo so. Avrà espresso un desiderio a suo svantaggio.

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinovesimo ***


Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttare Blackheart nella padella,entrò nella grotta una strana figura,attratta dall’odore di pesce fritto. Il demonietto lo riconobbe e gridò: “Aiutami,Djinn,mi vuole mangiare!”
Il Djinn riconobbe subito la voce di Blackheart e si accorse con sua grandissima meraviglia che era stato quel fagotto che Malebolgia aveva in mano a parlare. Agendo con estrema agilità,il Djinn prese Blackheart,il quale si strinse forte a lui,e si teletrasportò in paese. Male bolgia si arrabbiò molto per quell’affronto,ma non poté far altro che sfogare la sua rabbia abbuffandosi di pesce. Intanto il Djinn,arrivato in paese,depose delicatamente per terra il suo amico.
“Grazie”disse il demone mentre si spazzolava.
“Non c’è bisogno,ora siamo pari.”
“Ma perché sei entrato in quella grotta?”
“Mi ero appena ripreso quando ho sentito quel profumino. Mi è venuta fame e così l’ho seguito. Se fossi arrivato un minuto più tardi …”
“Non me lo dire! Mi vengono i brividi soltanto a pensarci.”
Il Djinn,ridendo,tese la mano verso Blackheart,il quale preferì abbracciarlo in segno di grande amicizia. Poi si lasciarono: il Djinn riprese la strada di casa,Blackheart si diresse verso una capanna poco distante e chiese a un’entità psionica che stava sulla porta: “Dite,signore,sapete qualcosa del demone chiamato Abalam?”
“Sì,è stato ricondotto a casa poco fa. Dicono che è stato colpito al capo da un suo compagno di scuola” gli rispose Onslaught.
“Da chi?”
“Blackheart.”
“E chi è questo Blackheart?”
“Dicono che sia un ragazzaccio,cattivo e senza cuore.”
“Non è vero!”protestò risentito il demone.
“Tu lo conosci?”
“Di vista,e le posso assicurare che è un bravo bambino,diligente e obbediente,che tiene ai propi cari e …” ma il piccolo si interruppe perché il naso stava cominciando a crescere.
Allora si corresse: “Non date retta a ciò che ho detto. Blackheart è davvero un ragazzaccio disubbidiente con i peggiori vizi.” Il suo naso tornò normale.
“E perché sei così impolverato?” domandò Onslaught.
“Ho giocato a tirare il cancellino con i miei compagni. Arrivederci.”
Detto questo,Blackheart si affrettò a tornare a casa poiché la notte era già inoltrata. Durante il tragitto si chiese se la Strega l’avrebbe perdonato per l’ennesima volta. Arrivato davanti alla porta di casa,indugiò a bussare e si allontanò. Attese per un po’,poi si fece coraggio e bussò un piccolo colpettino. Aspetta,aspetta,finalmente dopo mezz’ora si aprì una finestra dell’ultimo piano(la casa ne aveva quattro) e Blackheart vide affacciarsi Vision,il fidanzato robotico di Scarlet. Egli disse: “Chi è a quest’ora?”
“Scarlet è in casa?”
“La Strega dorme e non vuole essere svegliata. Ma tu chi sei?”
“Blackheart.”
“Chi?”
“Il demone che abita con la Strega!”
“Oh,ho capito. Aspetta che ora scendo e ti apro.”
“Spicciati che fa freddo e ho sonno!”
Passò un’ora,ne passarono due,e la porta non si apriva. Blackheart bussò più forte. Si aprì allora una finestra del terzo piano e si riaffacciò Vision.
“Ehi,robot,sono due ore che aspetto! Quanto ti ci vuole per scendere?”lo apostrofò duramente il demone.
“Ragazzo mio,io sono un robot e ho i miei tempi per elaborare i dati.”
La finestra si richiuse. Passarono altre due ore prima che Blackheart perdesse la pazienza e bussasse con forza. Non ottenendo alcun risultato,tirò un calcio per la rabbia e l’esasperazione. Il colpo fu così forte che il piede gli rimase incastrato nel legno.
Sul far del giorno la porta si aprì: Vision ci aveva messo solo nove ore.
“Per favore,liberami” lo supplicò il demone.
“Mi dispiace,ma io non sono un legnaiolo. Se vuoi,te ne chiamo uno.”
“Aspetta! Prima portami del cibo.”
Dopo tre ore e mezza Vision tornò con un vassoio con sopra pane,pollo arrosto e quattro albicocche. Subito Blackheart afferrò il pollo per staccarne una coscia,,ma si accorse che il polo,come il resto delle vivande,era finto. Voleva piangere,voleva spaccare il vassoio in testa al robot,ma svenne,forse per la gran fame.
Si risvegliò nel suo letto e Scarlet era accanto a lui.
“Anche per questa volta ti perdono”gli disse la Strega.
Il demone la ringraziò e riuscì a comportarsi bene per il resto dell’anno. Per ricompensarlo,l’ultimo giorno di scuola Scarlet annunciò: “Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato: Diventerai adulto!” La gioia di Blackheart non era mai stata così grande. Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per festeggiare quell’evento. La Strega aveva ingaggiato la band in voga di quel momento e aveva fatto allestire un banchetto per poter sfamare quattrocento ragazzi. Quella giornata prometteva di riuscire molto bella e molto allegra,ma … Purtroppo,nella vita dei villains c’è sempre un ma che sciupa ogni cosa.

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Capitolo 30
*** Capitolo trentesimo ***


Com’è naturale,Blackheart chiese subito a Scarlet il permesso di girare la città per fare gli inviti.
“Và pure,ma torna prima che faccia buio. Hai capito?”
“Sì,mammina.”
Senza aggiungere altre parole,il demone salutò la Strega e uscì ballando e cantando. In poco più di un’ora tutti i suoi amici furono invitati. Alcuni accettarono subito,altri si fecero pregare,altri ancora fu costretto a minacciarli,ma tutti finirono col dire: “Verremo per farti piacere.” Ora bisogna sapere che l’amico prediletto di Blackheart era Loki,dio delle malefatte. Fu il primo che il demone cercò ma non lo trovò a casa. Ci ripassò a fine giro e non era ancora tornato. Lo cercò dappertutto finché non lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.
“Che ci fai qui?” gli domandò Blackheart avvicinandosi.
“Aspetto di partire.”
“Dove vai ?”
“Molto lontano.”
“Sono passato due volte ad Asgard e tu eri qui.”
“Che cosa volevi?”
“Domani diventerò maggiorenne e ti volevo invitare alla festa.”
“Peccato che io fra poco parto.”
“E dove vai?”
“Vado ad abitare nel più bel paese di questo universo,altro che Asgard.”
“E come si chiama?”
“Si chiama Paese dei Tarocchi. Anche se contraffatto,lì c’è di tutto,persino riproduzioni dei più famosi monumenti internazionali. Inoltre lì non ci sono scuole. Il sabato non si fa scuola e ogni settimana è composta da sei sabato e una domenica. La vacanze durano dal primo gennaio all’ultimo dicembre;in pratica puoi fare tutto quello che ti pare e piace. Perché non vieni anche tu?”
“No,mi spiace. Ho promesso alla mia buona Strega di diventare un ragazzo perbene e ci sono riuscito. A proposito,visto che si sta facendo tardi è meglio che vada. Buon viaggio.”
“Aspetta altri due minuti.”
“Ma faccio tardi: e se mi sgrida?”
“Che importa? Tanto domani diventerai adulto.”
“Tu invece parti solo o in compagnia?”
“Solo? Saremo più di cento ragazzi!”
“E il viaggio lo fate a piedi?”
“No,fra poco passerà un carro.”
“Mi piacerebbe molto vedervi partire,ma il carro tarda troppo.”
“Rimani qui un altro po’.”
“No,ho indugiato anche troppo. La strega sarà in pensiero.”
“Povera Strega,ha forse paura che ti mangino i pipistrelli?”
“Davvero non ci sono scuole e puoi divertirti tutto il tempo?”
“Sì! Vuoi venire?”
“Smetti di tentarmi,Loki!”
“Dunque addio,Blackheart.”
“Addio. Fa buon viaggio e ricordati di chi lasci.”
Il demone fece per andarsene,ma chiese nuovamente: “Ma davvero le vacanze durano tutto l’anno?”
“Sì!”
“Ne sei proprio sicuro?”
“Sicurissimo!”
“Che bel Paese”disse Blackheart con adorazione,poi si riscosse e lo risalutò: “Addio di nuovo.”
“Addio.”
“Fra quanto partite?”
“Fra poco.”
“Credo che aspetterò.”
“E la Strega?”
“Ormai ho fatto tardi;che arrivi adesso o fra poco mi sgriderà lo stesso.”
“Non ti preoccupare,le mamme ci sgridano per il nostro interesse. A me dispiace lasciare la mia,ma proprio non sopporto mio padre e mio fratello.”
Intanto erano già calate le tenebre quando videro muoversi in lontananza un lumicino.

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Capitolo 31
*** Capitolo trentunesimo ***


Finalmente il carro arrivò; e arrivò senza fare il più piccolo rumore,perché le sue ruote erano fasciate di stoppa e cenci. Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini,tutti della stessa grandezza ma di diverso colore. La cosa singolare era che i ventiquattro ciuchini indossavano stivaletti di pelle bianca. Il conduttore del carro era Ade. Il carro era già tutto pieno di ragazzetti fra gli otto e i dodici anni. Stavano male,stavano pigiati,ma nessuno si lamentava. La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti nel paese perfetto li rendeva così contenti che non sentivano i vari disagi e strapazzi.
Come il carro fu fermato,Ade si volse a Loki e gli domandò sorridendo: “Dimmi,caro ragazzo,vuoi venire anche tu in quel fortunato paese?”
“Sicuro che ci voglio venire!”
“Ma ti avverto che il carro è pieno.”
“Potrei sedermi sulle stanghe,ma sono pur sempre il principe di Asgard.”
Loki buttò giù un ragazzo e prese il suo posto.
“E tu,piccolo mio,”disse Ade volgendosi tutto complimentoso verso Blackheart “vieni con noi o rimani?”
“Io rimango.”
Tutti si stupirono di questa risposta.
“Blackheart,vieni con noi”lo esortò Loki.
“Ho detto no!”
“Vieni con noi” ripeterono gli altri ragazzi.
“E se vengo che cosa dirà la mia buona mamma?” chiese Blackheart quasi convinto.
“Non ci pensare: stiamo per andare in un paese in cui saremo padroni di noi stessi.”
Il demone valutò attentamente la risposta di Loki,poi sospirò e disse: “E sia,verrò!”
I ragazzi applaudirono.
“Vuoi che ti ceda il mio posto?”chiese premuroso Ade.
“No,mi piace cavalcare.”
Blackheart saltò in groppa ad un ciuco,ma questo si impennò e lo fece cadere. Ade scese dal carro e gli bruciò un orecchio. La scena si ripeté e la terza volta il demone riuscì a montare il ciuco e partirono. Blackheart si stava godendo il viaggio quando sentì una vocina bisbigliare: “Tienilo a mente,grullerello: i ragazzi che voltano le spalle alla scuola e pensano solo a divertirsi fanno una fine disgraziata. Io ne sono la prova. Verrà un giorno che piangerai anche tu come piango io,ma sarà tardi.”
Il demone smontò,prese il suo ciuchino per il muso e si accorse che piangeva.
“Ehi,Ade,com’è che questo ciuchino piange?”
“Perché è intelligente. Rimonta.”
Blackheart obbedì e ripresero il cammino. Sul far dell’alba arrivarono nel Paese dei Tarocchi,situato vicino al parco dei divertimenti di Arcade: Murder World. Questi paese non somigliava a nessun altro paese del mondo. La sua popolazione era tutta composta da ragazzi fra gli otto e i quattordici anni. Le strade erano piene di monelli che facevano chiasso giocando dappertutto. Arcade ogni tanto li invitava nel suo parco per provare le sue attrazioni(li usava come cavie).
Blackheart,Loki e gli altri ragazzi si ficcarono subito in mezzo alla gran baraonda e in pochi minuti diventarono amici di tutti. In mezzo ai continui divertimenti le ore,i giorni,le settimane passavano in un baleno.
“Ah,che bella vita!” esclamò il demonietto un giorno.
“Vedi che avevo ragione? E pensare che volevi tornare dalla Strega. Se oggi sei così felice lo devi a me,che sono tuo amico.”
“È vero,Loki. È tutto merito tuo! Sai che invece il Maestro mi consigliava di starti lontano?”
“Povero Maestro. In fondo era poco sano di mente,con quella storia dei tamburi …”
Era già da cinque mesi che durava quella cuccagna quando Blackheart,svegliandosi,ebbe,come si suol dire, una brutta sorpresa.



***Angolo Autrice***
Che scoperta! L'insegnante di Blackheart e Loki era il Maestro,la nemesi del Dottore.

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Capitolo 32
*** Capitolo trentaduesimo ***


E questa sorpresa quale fu? Fu che Blackheart,svegliandosi,si grattò in testa e nel grattarsi si accorse … Indovinate un po’ di che cosa si accorse? Si accorse con suo grandissimo stupore che i capelli gli si erano accorciati e non sembravano più dei tentacoli. Si specchiò in un secchio d’acqua e vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: i suoi capelli erano come quelli di un giovane umano. Il demone cominciò a disperarsi per la vergogna. Al suono di quelle grida,entrò nella stanza Clea,che abitava al piano di sopra. La ragazza domandò premurosamente: “Che cos’hai,coinquilino?”
“Sono malato,credo. Te ne intendi di medicina?”
“Un pochino.”
“Scopri allora cosa c’è che non va.”
Clea esaminò il demonietto,poi sentenziò: “Sì,caro,sei malato,e di una brutta malattia.”
“E sarebbe?”
“La febbre del somaro. Vedi,qui gli umani diventano asini,ma tu,che sei un demone,ti stai trasformando in ciò che per te è una creatura inferiore,cioè un umano.”
“Oh,no! Povero me!”
“Caro mio,ormai è tardi. Fra meno di tre ore sarai un bambino umano. Avresti dovuto pensarci prima.”
“Ma la colpa non è mia: è di Loki. È stato lui a insistere per accompagnarlo,io volevo tornare a casa.”
“E perché hai seguito questo falso amico?”
“Perché io sono piccolo e non so ancora tante cose! E poi sono cattivo,perché ho lasciato la mia Scarlet!”
Il piccolo stava per ricominciare a piangere,quando si ricordò cosa aveva detto qualche giorno fa “È tutto merito tuo,Loki”. In effetti era proprio così e il demone decise di fargliela pagare. Si mise un cappello e uscì in cerca dell’amico. Lo trovò a casa sua. Bussò.
“Chi è?” chiese Loki.
“Sono io!”rispose il demonietto adirato.
“Aspetta che ti apro.”
Blackheart entrò e vide che l’elmo di Loki sembrava non riuscire a contenere la testa. Fece finta di nulla e gli chiese: “Come stai,Loki?”
“Bene,perché?”
“Perché tieni l’elmo anche in casa?”
“Perché mi piace. E tu,invece,da quando ti entrano i cappelli?”
“Da quando lo decido io.”
Dopo queste parole ci fu un lunghissimo silenzio durante il quale i due amici non fecero che guardarsi fra loro. Finalmente Blackheart disse malignamente: “Vuoi farmi un piacere,Loki?”
“Volentieri.”
“Ti puoi togliere l’elmo?”
“Perché no? Ma prima ti devi togliere il cappello.”
“No. Il primo devi essere tu perché sei stato tu a portarmi qui!”
“Sì,ma io non lo sapevo,altrimenti non sarei mai venuto. Avanti,prima tu!”
“Facciamo così: ce lo toglieremo contemporaneamente. Accetti?”
“Accetto.”
I bambini contarono insieme( “1-2-3”) e,per una volta,mantennero la parola data: Blackheart vide che a Loki erano cresciute orecchie asinine e Loki vide Blackheart con capelli umani. I due si fissarono per un po’,poi cominciarono a ridere. E risero così forte da non riuscire più a stare in piedi. Ciò li fece smettere perché Loki non riusciva più a rialzarsi e a Blackheart era sparita la coda. La trasformazione fu veloce: le braccia e le gambe di Loki diventarono zampe; il suo viso si allungò; si sentì ricoprire di pelo grigio e gli spuntò una coda asinina. A Blackheart,il pelo,invece di crescere,era sparito. Gli occhi erano diventati castani e,in breve,si era trasformato in un bambino di sette anni. Entrambi scoppiarono a piangere,solo che Loki ragliava. In quel frattempo bussarono alla porta e una voce disse: “Sono Ade! Aprite subito!”

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Capitolo 33
*** Capitolo trentatreesimo ***


Vedendo che la porta non si apriva,Ade la polverizzò con una fiammata. I due amici si ritrassero al suo arrivo,ma Ade riuscì ad agguantarli. Loki fu portato alla piazza del mercato e venduto ad un contadino. Visto che vendere un bambino era più difficile,poiché illegale,Ade lo consegnò ad Arcade,che decise di dare di lui un suo sgherro. E ora avete capito qual era il mestiere di Ade? Questo brutto mostriciattolo girava di tanto in tanto il mondo con il suo carro; strada facendo raccoglieva tutti i ragazzi svogliati che incontrava e li conduceva nel Paese dei Tarocchi. Quando quei poveri ragazzi illusi diventavano tanti ciuchini,lui li vendeva alle fiere e ai mercati. Così in pochi anni era diventato milionario.
Quel che accadde a Loki non lo so,ma so che Blackheart andò incontro a una vita durissima e strapazzata. Arcade,essendo socio di Ade,conosceva la vera natura di Blackheart,perciò era poco clemente con lui. Lo condusse in una piccola stanza e gli portò da mangiare. L’ex demone assaggiò e protestò: “Fa schifo! Non lo voglio!”
“Pretenderesti dunque che un servetto mangi il cibo del padrone?”
Il non-più-demone stava per rispondere,ma Arcade lo frustò.
“Mangia,e niente storie.”
Detto questo chiuse la porta a chiave e se ne andò. Blackheart si fece forza,immaginando di squartare quel tizio,e finì la cena. Il mattino seguente Arcade lo svegliò di buonora e annunciò: “Alzati! Io ti ho comprato perché tu lavori nel mio circo e mi faccia guadagnare. Vieni,ti insegnerò a fare l’equilibrista,e il giocoliere,e il pagliaccio,e magari anche il trapezista.”
Il bambino imparò tutte queste cose in tre mesi e dopo molte frustate. Finalmente Blackheart era pronto per lo spettacolo. Quella sera il tendone era gremito di gente. Arcade recitò con molta solennità queste parole: “Signore e signori,è con gran piacere che vi presento il bambino prodigio chiamato Blackheart!”
Il pubblico applaudì,credendo che quello fosse un nome d’arte.
“Bene,ora vi mostro ciò che sa fare. Blackheart,facci vedere cosa sei capace di fare con le palle!”
Arcade gli lanciò tre palline colorate e il bambino cominciò a farle volteggiare. Arcade gliene lanciava di nuove fino a che Blackheart si trovò a gestire otto palle. Poi fu il turno dei cerchi,poi quello dei birilli. Blackheart fu felice di ricevere tutti quegli applausi entusiasti. Mentre si inchinava per ringraziare il pubblico vide in un balcone una bella signora scarlatta che aveva al collo un medaglione con una sua foto. Blackheart volle subito correre da lei,ma Arcade lo fermò dandogli un colpetto sul naso e sussurrò: “Dove scappi?”
Blackheart,che si era girato verso di lui,si voltò nel punto in cui aveva visto la Strega,ma ora era scomparsa.
“Avanti,Blackheart,ora mostra le tue doti di equilibrista!”
Il bambino ci provò,ma ormai aveva perso la concentrazione. Finì col rovinare per terra e storcersi la caviglia. La sua carriera nel circo fu troncata in questo modo. Il giorno dopo il dottore lo visitò e dichiarò che sarebbe dovuto restare a riposo per una settimana. Allora Arcade sbottò: “Nel tempo che ci metterebbe per guarire sarebbe un mangiapane a ufo. Lo rivenderò!”
Arrivato in piazza trovò subito un compratore. Il nuovo padrone di Blackheart era un vampiro,anzi, era il vampiro: il conte Dracula in persona. Egli voleva ampliare la sua famiglia e raccattare gente a caso serviva a quello. Appena arrivò al castello,Dracula chiamò i suoi famigli e disse: “Ecco il vostro pasto.”
I vampiri avevano sete e lo guardarono famelici.

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Capitolo 34
*** Capitolo trentaquattresimo ***


Proprio in quel momento qualcuno ruppe una finestra e iniziò a sparare ai vampiri. Quel qualcuno era Blade. Mentre fra lui e i succhia - sangue cominciava la solita battaglia,Blackheart se la svignò. Vide il conte lamentarsi per i danni al castello. Il bambino corse fino a che trovò un’ala deserta. Ma non lo era. Morbius si accorse di lui e disse: “Ehi,piccolo! Seguimi che ti faccio scappare.”
Blackheart rimase dov’era.
“Fidati. Io non sono un vero vampiro: sono uno scienziato che ha avuto un piccolo problema mutageno. Ma,vedi,se prendo questo antidoto ridivento umano.”
Morbius bevve dalla fiala e riacquistò sembianze umane.
“Me ne puoi dare un po’?”
“No. Se ti hanno morso ormai sei un vampiro. Questa soluzione fa tornare le cose alla propria natura.”
“Appunto! Io non sono umano,sono un demone!”
Intanto la battaglia sembrò quietarsi e si sentirono dei passi giungere verso di loro. Blackheart strappò dalle mani dello scienziato la fiala,bevve tutto il liquido in un sorso e tornò ad avere il suo aspetto consueto. Blade vide un umano e una strana bestia. Visto che non erano vampiri li ignorò.
“Meglio che ce ne andiamo,il conte potrebbe tornare da un momento all’altro.”
Morbius prese un traghetto mentre Blackheart,non avendo soldi,fu costretto a nuotare. Il demonietto nuotava alla ventura nel mare quando vide uno scoglio bianco e,sopra di esso,una bella capretta col manto scarlatto. Blackheart nuotò più veloce per raggiungerla ed era già a metà strada,quand’ecco uscire dall’acqua e venirgli incontro un’orribile testa di drago con la bocca spalancata come una voragine. E sapete chi era quel drago? Proprio Fin Fang Foom,ricordato più volte per le sue stragi e la sua insaziabile voracità. Il demone cercò di evitare il mostro,ma questo era veloce. Tirando il fiato a sé, Fin Fang Foom inghiotti il cucciolo con tanta violenza e avidità che Blackheart,cascando giù fin nello stomaco del Drago,batté la testa e svenne per un quarto d’ora. Quando ritornò in sé non capiva dove fosse. Intorno a lui c’era un gran buio,ma un buio così nero e profondo che quasi non riusciva a vedere sebbene lui stesso fosse una creatura dell’oscurità. Stette in ascolto e non sentì nessun rumore:solo il vento causato dalla respirazione del drago. Blackheart,all’idea di trovarsi rinchiuso nel corpo del drago mistico,ebbe paura e gridò: “Aiuto! Salvatemi!”
“Chi vuoi che ti salvi,disgraziato?!” lo fece sobbalzare una vociaccia nel buio.
“Chi è che parla così?”
“Sono solo un altro essere inghiottito da Fin Fang Foom che aspetta di morire. E tu cosa sei?”
“Io sono un demone.”
“E allora perché non ti teletrasporti?”
“Perché sono troppo piccolo. Che cosa dobbiamo fare qui al buio?”
“Te l’ho già detto: io sto aspettando la Morte. Rassegnati,perché presto anche tu sarai digerito dal Drago.”
“Ma io non voglio!”
“Neanche io,ma ormai sono qui.”
Mentre parlavano,Blackheart si era avvicinato all’altro e ora riusciva a vederlo: era seduto a braccia incrociate su una roccia;era molto alto e robusto e indossava un’armatura blu e gialla.
“Come ti chiami?”
“Sono Thanos il titano.”
“Io sono Blackheart e riuscirò a fuggire.”
Thanos sentì la presenza del demone più vicina. All’improvviso Blackheart scorse una specie di chiarore che proveniva da lontano.
“Che cos’è quel lume?”
“Sarà un altro essere ingerito dal Drago.”
“Voglio andare a trovarlo. Potrebbe sapere come uscire. Perché non vieni anche tu?”
“Per me la Morte è sempre ben accetta.”
“Non dovresti dire così. Comunque ciao e spero che ci rivedremo.”
“Addio” rispose Thanos,pensando che quel demone aveva qualcosa di speciale.



***Angolo Autrice***
Ci stiamo avvicinando alla fine della fic;questo è il terzultimo capitolo.

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Capitolo 35
*** Capitolo trentacinquesimo ***


Blackheart camminò a tastoni dirigendosi verso il lumicino lontano. Nel cammino sentì che i suoi piedi sguazzavano in una pozzanghera grassa e puzzolente. Finalmente raggiunse il lume e vide che si trovava su una tavola. Lì vicino c’era un uomo tutto vestito di rosso. A quella vista il demone provò una moltitudine di emozioni e non poté far altro che mugolare confusamente. Alla fine caccio un grido di gioia e corse ad abbracciarlo gridando: “Oh,papà,ti ho ritrovato!”
“Dunque tu sei davvero Blackheart”disse Mephisto ricambiando l’abbraccio.
“Sì,sono io! Non ti vedo da quel giorno sulla spiaggia e devo dire che sei cambiato parecchio.”
“Sì,ho deciso di cambiare look. Sai,ho avuto molto tempo libero in questo periodo.”
“Perché non ti sei teletrasportato?”
“Perché Fin Fang Foom non è un drago normale. Ha bevuto diverse pozioni che lo hanno reso invincibile ma meno raziocinante di prima.”
“E non hai provato a fuggire in qualche modo?”
“Certo,ma è stato tutto inutile.”
“Beh, io voglio provare a fuggire uscendo dalla sua bocca.”
“Tu la fai facile,figliuolo.”
“Forse,ma di sicuro non voglio restare qui per l’eternità.”
Detto questo,Blackheart prese il lume e risalì,seguito dal padre,tutto il corpo del drago. Arrivati nell’ampia gola,riuscirono a vedere le stelle perché Fin Fang Foom dormiva a bocca aperta.
“Questo è il momento buono per scappare: il Drago dorme e il mare è calmo.”
I due demoni si arrampicarono fino all’immensa bocca e stavano per saltare quando il Drago tossì e loro ripiombarono nel suo stomaco. Ora erano al buio,ma Blackheart e Mephisto ci vedevano abbastanza per ripetere l’impresa,stavolta con successo. I due fuggirono mentre il Drago continuò a dormire.



***Angolo Autrice***
Piccolo avvertimento: il prossimo capitolo non è lungo come sembra...

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Capitolo 36
*** Capitolo trentaseiesimo ***


Mentre Blackheart nuotava velocemente per raggiungere la spiaggia,si accorse che c’era qualcosa che non andava in suo padre. Mephisto infatti lo seguiva silenzioso e sembrava un po’ intontito. “Che abbia battuto la testa quando il Drago ha tossito?” si chiese e disse: “Padre,perché non provi a teletrasportarti?”
Mephisto non rispose e seguitò a nuotare. Continuarono così per parecchio tempo. Il povero Blackheart sentiva le forze scemare,il respiro diventava sempre più grosso e affannoso … insomma non ne poteva più e la spiaggia era sempre lontana.
“Padre,sono stanco.”
Mephisto parve non intendere neanche quelle parole. In quel momento un’astronave passò sopra di loro e si fermò. Si aprì uno sportello, Blackheart riconobbe Thanos e chiese: “Ehi,ci fai salire?”
“Tu puoi salire perché sei quello che mi ha insegnato la via della fuga,ma Mephisto no perché …”
“È mio padre e poi guardalo: non è in sé” lo supplicò il demonietto indicando il padre che continuava imperterrito a nuotare.
“Va bene”
La nave si avvicinò di più all’acqua e Blackheart ci salì con un salto. Poi si sporse e afferrò il mantello di Mephisto. L’astronave riprese quota e richiuse lo sportello.
“Come sei fuggito?” domandò il demone.
“Ho imitato il tuo esempio: mi sono arrampicato per il corpo di Fin Fang Foom e ho trovato questa navicella. L’ho messa in moto e ho spaccato i denti del Drago per uscire.”
Blackheart rise immaginando la scena.
“Dove vi devo portare?”
“All’Inferno.”
“Non posso.”
“Allora a casa di Scarlet.”
Prima che Thanos avesse il tempo di domandare dove si trovasse questa casa,una spia cominciò a lampeggiare,segno che la benzina era quasi finita. Il titano fece atterrare la navicella.
“Io vado a prendere un’astronave adatta al mio calibro. Tu resti qui?”
“Non lo so …”disse Blackheart guardando suo padre,poi si rivolse a Thanos: “devo prima occuparmi di lui. Poi tornerò e … potremmo lavorare insieme!”
“Sta bene. Ci vediamo fra due ore al mercato.”
Blackheart prese la mano di Mephisto e cercò qualcuno che potesse badare a lui. Vide Gemini Killer e Pazuzu e li scartò subito. Bussò ad una casa e ad aprirgli fu Caronte.
“Oh,mio caro vecchino!” lo salutò garbatamente il demonietto.
“Ora mi chiami così,ma ti ricordi quando mi hai fatto discendere?”
“Sì,però la colpa era stata tua” replicò Blackheart.
Caronte notò Mephisto e “Che gli è successo?”chiese meravigliato.
“Ha sbattuto la testa. Puoi portarlo all’Inferno?”
“Certo,e porterò anche te.”
“No,ora io ho un lavoro. Avverti mio padre,quando si riprenderà,che può trovarmi presso Thanos il titano.”
“Ma …”protestò Caronte ma il demone si era già allontanato.
Blackheart passò davanti alla casa di un noto avvocato cieco,Matt Murdock(Daredevil),e notò per caso che nel suo giardino c’era un ciuchino. Trovandolo strano,si avvicinò e riconobbe nel ciuco il suo vecchio amico Loki. Anche Loki lo riconobbe e disse,correndogli incontro: “Oh,Blackheart,se hai ritrovato i tuoi poteri,ti prego,fammi riavere il mio aspetto originale!”
“E io che ci guadagno?” chiese il demonietto.
“Tutto ciò che vuoi”rispose prontamente Loki.
“Io sto per partire con Thanos; tu verrai con noi.”
“Va bene, ma … per favore …”
Blackheart si concentrò e Loki tornò ad avere le sembianze di un asgardiano.
“Oh,grazie! Grazie!” gridò al settimo cielo.
“Ok,ora però andiamo.”
I due ragazzi giunsero al mercato e videro un’imponente astronave proprio al centro della piazza. Blackheart bussò al portellone,che si aprì subito.
“Ti stavo aspettando,Blackheart. E lui chi è?”
“Io sono Loki,principe di Asgard,e sono stato invitato a unirmi a voi”si presentò pomposamente Loki.
Blackheart notò che Thanos sembrava a disagio,forse perché i suoi alleati erano così giovani.
“Non ti preoccupare,titano. Fra non molto la mia buona Strega ci farà diventare più grandi.”
Il demone dette le coordinate della sua casa a Thanos e in pochi minuti furono lì. Blackheart suonò il campanello. Scarlet aprì e fu sorpresa di vedere il demone. Poi,abbracciandolo e baciandolo,disse : “Ma dove sei stato? Credevo che il Drago ti avesse mangiato!”
“Sì,ma sono riuscito a scappare. Ho ritrovato mio padre e adesso andrò in giro per l’universo con loro.” Blackheart indicò l’astronave. “Prima,però,mi chiedevo se puoi far crescere velocemente me e Loki.”
“Non so se ve lo meritate.”
“Certo che ce lo meritiamo! Abbiamo lavorato sodo e ci siamo comportati bene!”
“D’accordo,allora. Aspetta un attimo.”
Scarlet tornò dopo due minuti con una boccetta in mano.
“Ecco. Bevete questa e crescerete più in fretta: non diventerete subito grandi,ma la vostra età aumenterà più velocemente del normale.”
“Grazie,Scarlet. Spero che ci rincontreremo.”
“Puoi venirmi a trovare quando vuoi,ma è meglio che non porti tuo padre. Il mio ragazzo lo odia.”
“Perché? È solo un robot!”
“Oh,io non sto più con Vision; ora esco con Victor Van Doom.”
Dopo un ultimo abbraccio i due si separarono. Il demone risalì sull’astronave,Thanos azionò diversi pulsanti e in breve si trovarono nello spazio. Mentre lui guidava,Blackheart spiegò a Loki come funzionava la pozione e se la divisero. Il titano inserì il pilota automatico e disse: “Quando crescerete lavorerete con me,ma per adesso entrambi lavorate per me. Il mio progetto consiste nella conquista della galassia e per attuarlo devo recuperare le gemme dell’Infinito. Esse sono sei e ogni pietra concede a chi la usa particolari abilità. Voi mi aiuterete a trovarle e quando saranno nostre niente potrà fermarci!”
I bambini furono entusiasmati da quel discorso.
“Perché non conquistiamo la galassia senza le gemme?”chiese Loki “Siamo tutti e tre molto potenti.”
“Sì,ma l’universo è così grande che non si sa mai cosa si può trovare. Io vi ho esposto il mio piano,sta a voi decidere se rimanere o tornare alle vostre case.”
“Io ci sto!” disse Blackheart e aggiunse: “Quando crescerò io dominerò l’Inferno,e tu il mondo dei mortali.”
“Io invece governerò i nove regni”disse Loki.
“D’accordo.”
I tre villains considerarono concluse le trattative. Thanos riprese il comando della nave; Blackheart e Loki si addormentarono sui loro sedili.



***Angolo Autrice***
Ed ecco la fine. Ci vorrà un po' per il seguito,perchè mi sto dedicando ad un altro genere. Ma prima o poi le avventure del trio proseguiranno.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e vi lascio tre immagini prese da deviantart che illustrano l'inizio e la fine della storia.



Come sono pucciosi!

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