Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni.... di MartinaJ (/viewuser.php?uid=629387)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The birthday ***
Capitolo 3: *** Il quasi appuntamento... ***
Capitolo 4: *** Andrà tutto bene? ***
Capitolo 5: *** Mille pensieri, e poi...... ***
Capitolo 6: *** Una lettera, una speranza. ***
Capitolo 7: *** Monaco, ah Monaco..... ***
Capitolo 8: *** Quando si parla di sfortuna.... ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Essere
la figlia di una coppia separata di cui il padre è
un'allenatore di calcio, è un vero strazio. Stare con la
madre, vuol dire sentirla lamentarsi su tutto. Su come si comporta tuo
padre, su come le va il lavoro, persino su come cresce l'erba in
giardino. Ma stare con il padre non è che sia meglio; dove
va lui vai anche tu. Ogni sorta di trasferta, ogni sorta di partita sei
costretta a seguirla senza fiatare. Ma per una come me alla quale il
calcio diciamo, diciamo piace non è male. Ecco questa
è una di quelle volte in cui sono "affidata" a mio padre e
devo andare ad una, per così dire, trasferta. Questa volta
non sarà una trasferta qualsiasi; ma si andrà in
ritiro tutti quanti insieme appassionatamente. Di solito nei ritiri i
calciatori sono estraniati da tutto e tutti ma purtroppo, la figlia del
mister è ammessa. Il presidente dice che vedere giocare una
ragazza meglio di loro, li potrebbe aiutare. Ma andiamo. Cosa pretende
ancora?! L'anno scorso si sono aggiudicati tutti i premi in palio.
Comunque la meta "esotica" è Los Angeles. Non potete capire.
Un'incubo praticamente. Circa 12 ore d'aereo per cosa? Per un ritiro
che dura un mese e che mi porterà via metà della
mia estate. L'unica cosa positiva è che lì
c'è il mare. Nessuna ragazza. Solo un branco di bufali che
mi circonderanno insieme al capo; mio padre.
-Mila sei pronta?-
-Papà no! Non è che sono superman! Abbi
pietà! Già mi trascini a Los Angeles con quei 20
esseri anormali; dammi almeno del tempo. Non sono mica come te io.-
-Va bene ma hai solo un'ora quindi vedi di muoverti! Ah e devi mettere
questa-
Entra in camera con un completo appeso ad una gruccia tutto
bello stirato. Cosa? C'è ora dovrei indossare anche quella
roba? No questo è troppo.
-Stai scherzando?!-
-No. Hai quasi 19 anni-
-Papà domani ne farò 19-
-Lo so. Comunque siccome sono il nuovo allenatore e ti hanno vista si e
no tre volte, devi metterti questo-
-Papà ma è un....tailleur! O mio Dio!-
-Milagros! Mettilo senza discutere. Me lo ha dato la
società. Non siamo più al Barcellona dove sei
cresciuta e dove ti conoscevano tutti. E poi ora sei una donna, poco
cresciuta, ma lo sei quindi ficcati in testa di metterti questa roba. E
tra un'ora per favore, vorrei le tue valigie di sotto grazie!-
-Va bene-
No questo è davvero troppo. Ma dai! Ora ci manca solo che
dovrò vestirmi così a ogni santa trasferta. E la
ciliegina sulla torta, sarebbe incontrare un'attore. Con la sfiga che
mi porto appresso, e con i gatti neri che fanno la fila per inseguirmi,
accadrà tutto ciò; me lo sento. Dopo un'ora di
scleramento totale attorno a le due valigie, finalmente sono pronta. Lo
so cosa penserete: è solo un mese di allenamenti continui, a
cosa ti serviranno quei mille vestiti, starai sempre tra i campi da
calcio, ma le valigie e i vestiti non sono mai troppi e poi credo che
usciremo qualche volta. Almeno lo spero. Dopo essermi infilata persino
quel tailleur composto da una camicia celeste molto carina a maniche
corte strette alla fine, un pantalone nero diciamo stretto alle
caviglie, una giacca nera con lo stemma della squadra e delle
decoltè aperte davanti, sono finalmente arrivata in
aereoporto. Mio padre sembra un pazzo che sclera intorno a quei poveri
ragazzi, mentre cercano di far imbarcare i loro bagagli. Dopo aver
visto mio padre sclerare come una donna nel periodo di mestruazioni,
aver fatto imbarcare i bagagli ed aver superato il ceck in finalmente
saliamo sull'aereo. Ovviamente abbiamo anche la corsia preferenziale
perchè altrimenti questi poveretti oltre a doversi sorbire
le urla di mio padre si dovrebbero sentire anche fan urlanti che gli
salterebbero addosso.
-Allora che posti avete?-
A parlare è Mario, uno dei nuovi arrivati al Bayern
proprio come noi. Viene dal Dortmund, ha 21 anni e cavolo, è
una bomba di figlio. Ok forse non dovrei dirlo perchè ha la
ragazza ma non è male.
-351- dico mostrandogli il biglietto
-350- dice mostrandomi il suo
-Ragazzi aspettate! Io ho il 352- dice David uno degli altri calciatori.
21enne anche lui, scuro di pelle ma un vero schianto ed è
austriaco. Cavolo devo ammettere che forse la vacanza non
sarà male. Dai scherzo però dal poco che li ho
conosciuti un po' di tempo fà, sembrano molto simpatici.
-Bene 12 ore in vostra compagnia. Chi ha una pistola?- dico guardandomi
intorno speranzosa
-Milagros, ancora non compi 19 anni è già vuoi
farti fuori?-
- Neuer sai cosa vuol dire 12 ore con questi due? No davvero chi ne
possiede una?-
-Ti capisco- dice Muller dandomi una pacca su una spalla -Io con loro
ci sto ogni santo giorno....ecco perchè sono diventato
così-
-Veramente tu così già ci eri prima!- dice
Bastian passandoci accanto
-Ah ah ah ma che simpatico. Comunque se vuoi sai dove trovarmi.
Smollerò Mandzukic per un po'-
-Perfetto!-
-Muovetevi femminuccie!! Ci vogliamo arrivare a ferragosto a Los
Angeles?!! Forza forza!!- ecco mio padre che urla
-Cos'è mister Rella- che si leggerebbe Reglia; insomma alla
spagnola dato che siamo spagnoli -Siamo un po' isterici?- lo prendo
ingiro
-Cara Milagros Rella le ricordo che se non si vuole fare 40 giri di
campo, la deve smettere di fare la spiritosa-
-Papà guarda che io....-
-Uh non te l'ho detto? Bè dato che non ti lascerò
a poltrire, ti allenerai con noi tutti i giorni-
-Cosa?! Bella merda....-
********************
Dopo circa 11 ore e mezzo in aereo siamo quasi finalmente arrivati. Tra
le risate, i selfie imbarazzanti, le figuraccie e gli scherzi le ore
sono volate. Forse l'unica cosa positiva di tutto questo è
che dovrò allenarmi con 20 persone assolutamente simpatiche.
Non so di preciso cosa mi aspetterà ma i ragazzi mi hanno
fatto un breve quadro; e non mi piace proprio tanto. Allenamento
mattina e pomeriggio sotto il sole, a Los Angeles. Morte arrivo;
comincia ad aprire le porte. Conoscendo mio padre mi farà
allenare esattamente ugualmente come loro e non mi lascerà
scampo.
-Ragazzi! Lo sapete che qui potremmo incontrare non so quante attrici?!-
-Ma no Jerome! Ora ti svegli?-
-Kroos smettila!-
-Ma che avete ricominciato?- dico voltandomi nei posti dietro i nostri
-E' lui che inizia!- dice Jerome indicando Toni
-No è lui!-dice Toni in difesa
-E basta! Madonna peggio dei bambini!!!- dico voltandomi
Finalmente stavamo atterrando e non vedevo l'ora di mettere piede in
quell'albergo. Ero esausta e per giunta faceva un caldo bestiale.
All'entrata in aeroporto, prima del ritiro bagagli, c'èra
una folla assurda con dei bizzarri cartelloni.
-Chi sono tutte quelle pazze urlanti?-
-Di certo non sono le oche che vanno dietro a Gotze- dice Badstuber
ridendo
-Ehi! Tutta invidia-risponde Mario
-Da quel che leggo sono le fan di un film che si chiama Hunger e
qualcosa- dice Ribery allungando il collo
-Ah Hunger Games!- dico io
-Si credo e sul cartello c'è scritto tipo ti amiamo Josh e
qualcosa- continua Lahm
-Hutcherson. Insomma è uno di quei soliti attori montati con
i soldi- dico ritirando il bagaglio
-Perchè noi cosa abbiamo?- dice Robben
-Ma è diverso-
-No Mila non è diverso. Hai qualcosa contro gli attori?-
-Diciamo di si-
Contro gli attori avevo un'odio più tosto acuto. Insomma
montati, pieni di soldi, che si credono dii scesi in terra.
Bè i calciatori non sono diversi ma non tutti sono
così. Mentre gli attori sono tutti uguali e non li sopporto.
Non sopporto vederli. E poi leggo un cartello "Le
probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto
sono milioni" scuoto la testa e mi volto verso la valigia. Come si
può essere così stupidi da scrivere una frase del
genere? Alzo lo sguardo per prendere la valigia ma invece di vedere le
mie due "bambine" rosse, il mio sguardo incrocia lo sguardo di
quell'attore e puff; il mio cuore perde un battito. Merda la sfiga. Ora
ci mi mancava solo il cartellone premonitore.
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte ragazze.
Allora come state? Non so questa storia da cosa sia saltata fuori, so
solo che mi annoiavo e ho cominciato a comporre. Il capitolo
è corto perchè oltre a essere il prologo, era
già molto tardi quando la mia ispirazione si è
fatta sentire e quindi dopo un po', ho cominciato ad avere sonno. Si
parlerà poco qui di Joshino ma solo perchè
è il prologo e perchè devo aprirvi un po' la
storia. Nei capitoli che verranno ci sarà solo Josh, Josh
ovunque quindi, non vi preoccupate. Spero che l'inizio vi piaccia e
spero che commentiate anche per avere un'idea delle vostre idee. Ok
forse la stanchezza mi fa vaneggiare. Perciò vi saluto! Un
bacio e a sabato prossimo!!
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Capitolo 2 *** The birthday ***
-Mila!
Mila ci sei?-
Non so chi sia ma non ho nessuna intenzione di aprire. Preferisco
rimanere qui a guardare la tv e a deprimermi con le mie adorate
caramelle. Perchè sono depressa? Bè sapere che
per i prossimi 30 giorni circa dovrò allenarmi non mi pesa
molto ma proibirmi anche di mettere il naso fuori dall'hole dell'hotel;
è esagerato. Non sono io il calciatore che deve essere
estraniato da tutto; non sono io il calciatore che deve preparare un
campionato imminente. Capisco che questo è il suo bizzarro
modo per passare più tempo con me ma è davvero
troppo.
-Chi è?- dico sperando che la persona al di là
della porta, se ne sia andata.
-Sono Alaba!-
-Non c'è nessuno!-
-Dai Milagros apri! Abbiamo una sorpresa per te!-
-E' proprio per questo che non apro!-
-Milagros se non esci, farò in modo di entrare!-
-E va bene va bene!-
Mi alzo lentamente dal letto e raggiungo la porta, ancora con i miei
adorati orsacchiotti gommosi. Quando la apro mi ritrovo davanti Alaba
con un sorriso a trentadue denti; o mamma. Cosa avranno ricombinato?
-Bè?-
-Ora tu vieni con me!-
-E chi mi dice che non mi farai del male?-
- E stare per un mese a lustrare le scarpe della squadra? No grazie-
Non faccio neanche in tempo a replicare che mi ritrovo ad essere
trascinata, per metà hotel. Ovviamente, come sempre quando
serve, l'ascensore è occupato quindi mi dovrò
fare 2 rampe di scale di corsa. Ad ogni gradino cerco di non cadere
come una scema ma con un calciatore che sembra che si sia fumato uno
spinello e che corre come un'esaltato, è molto difficile.
Credo che si siano ammassati tutti in una sola stanza perchè
già dall'inizio del corridoio, si sentono urla e risate.
Cavolo. Speriamo solo di non essere capitata in una gabbia di pazzi. Ma
perchè parlo troppo presto? Non credo ai miei occhi. Avrei
preferito che David, non aprisse mai quella porta. Venti ragazzi
attorno ad una tv, intenti a finire una partita di calcio a fifa,
mentre mangiano, bevono e urlano come bambini. Ma hanno 20 anni o cosa?
-Uh guarda chi c'è!- dice Jerome stoppando la partita
-Come hai fatto a tirarla fuori dalla sua stanza? Dicono che sia
più cocciuta del padre- continua Javi
-Fascino austriaco!- dice con un sorriso spavaldo
-Ma smettila!- replicano in coro tutti, lanciandogli vari cuscini
addosso
Io scoppio a ridere. E' una scena davvero divertente. E poi vedere
David che cade sotto la miriade di cuscini colorati; davvero
esilarante. Ma tempo due secondi che tutti si rispiaccicano davanti la
tv, e ricominciano ad urlare come pazzi.
-Aspettate, aspettate!- dico mettendomi davanti la tv -Vorrei sapere
almeno il perchè mi avete trascinata qui di forza,
impedendomi di finire le mie adorate caramelle!-
-Uno perchè senno ingrassi e domani non saresti riuscita
neanche a muovere un muscolo e due, perchè abbiamo una cosa
per te- dice Shaqiri con ovvietà
-E ora Holger, da bravo ragazzo, la va a prendere- continua Ribery
-Ma io sto comodo così. Non mi va di alzarmi- replica Holger
sistemandosi il cuscino
-Eh va bene vado io! Madò quanto sei pigro!- dice
Lahm avviandosi verso il bagno
Torna dopo pochi minuti accompagnato da Kroos, portando una busta
gigante con il logo della società. Non so cosa ci sia
là dentro ma deve essere qualcosa di molto grande. A fatica
la poggiano su i due letti che avevano unito e poi, mi lasciano da sola
lì davanti la busta. Tutto questo mi ricorda quando da
piccola i miei organizzavo i miei compleanni invitando tutti i miei
amici. Bè c'era quell'imbarazzante, per me almeno, momento
in cui si dovevano aprire i regali. Certo per tutti i bambini era il
momento più bello, ma non di certo per me. I miei genitori
ad ogni compleanno si mettevano a fare a gara a chi mi desse il regalo
più grande, più costoso, più bello.
Ogni bambino sarebbe impazzito per una situazione del genere ma io no.
Ogni volta tutto ciò finiva il un'imbarazzante litigio,
davanti a tutti quanti.
-Dai! Apri il pacco!!- grida Mario come un bambino che ha appena subito
uno shock da zuccheri
-Mario quanti anni hai?-
-21...-
-E non ti sembra un po' tardi per fare il coglione?-
Ma ovviamente, dopo la grande esclamazione del bambino deficiente che
risponde al nome di Mario Gotze, tutti cominciano ad urlare come degli
invasati "Apri il pacco" che mi ricorda quell'odioso "Scarta la carta"
che ad ogni compleanno si canta. Comincio ad aprire la busta e
c'è davvero di tutto. Dalla tuta della società,
alle scarpette tacchettate dell'Adidas bianche,rosse e nere, con le
iniziali M.Rella incise ad un lato delle scarpette. Nessuna squadra che
avesse allenato mio padre, a parte il Barcellona, aveva fatto mai tanto
per me. Mi sento come non mai e ancora non ci credo.
-Grazie ragazzi davvero!- dico quasi con le lacrime agli occhi
Tempo di finire la frase che mi ritrovo avvolta in un soffocante
abbraccio che però, apprezzo molto. Non credevo che potessi
sentirmi così bene con un gruppo di pazzi; ma mai giudicare
un libro dalla copertina no? Esco fuori al balcone per prendere un po'
d'aria e mi riperdo di nuovo nei miei più intricati
pensieri. Ripenso ancora all'aeroporto, a quel cartello e a quel
ragazzo; quel ragazzo. Non riesco a levarmelo dalla testa. Eppure io
nè lo conosco e nè credo di sopportarlo. Un
attore; ma perchè proprio un attore? Li ho sempre odiati e
li odierò sempre. Tutti pieni di loro, con le limousine, i
completi fatti dagli stilisti, i calendari e tutti quegli atteggiamenti
che neanche se fossero Dio sceso in terra.
-Ehi cos'è quella faccia? Non dirmi che è uno di
noi...-mi volto e mi ritrovo Gotze affianco
-Cosa? Cioè no!-
-E allora chi è il fortunato?- dice con un sorriso schietto
-Mario!-
-Che c'è?! Dai hai quella faccia da quando abbiamo messo
piede fuori dall'aeroporto-
-E allora? Non significa nulla!-
-Aspetta...- e vedo sul suo volto farsi strada la consapevolezza -Non
mi dire che è quell'attore all'aeroporto?-
-Ma cosa vai a pensare- dico cercando di cambiare discorso
-Ma dai! Ci avrei scommesso. Boateng mi devi 5 euro!-dice urlando
-Cosa?! Voi avevate....Oh mio Dio Mario! Ma cambierete mai?-
-No mai!- dice sorridendo e meritandosi un bel pugno affettuoso sulla
spalla.
*****
Per fortuna l'allenamento giornaliero è quasi finito e non
sono contenta solo per questo; finalmente potrò godermi il
mio compleanno per un po'. Questa mattina me ne hanno fatte di tutti i
colori. Già mi hanno svegliato irrompendo nella mia stanza e
gridando "Auguri", accompagnati da alcune trombe da stadio,
poi a pranzo mi hanno quasi uccisa a pranzo, fra foto e roba varia ed
ora, mi ritrovo a profumare di coca cola e aranciata mischiata insieme,
perchè hanno avuto la brillante idea di finire i
festeggiamenti così. Neanche avessero vinto la Bundesliga.
-Mandzukic stai lontano da me con quella bottiglia- dico indietreggiando
-E perchè? Mica voglio gettartela addosso- mi dice con aria
innocente
Continuo ad indietreggiare ma senza accorgermene inciampo in qualcosa e
vengo travolta da una quantità di coca cola tale, che ora
potrebbe riuscirmi anche dalle orecchie.
-Voi!-
Quando riapro gli occhi mi ritrovo Mario e Bastian che ridono come
degli scemi. Ah questa me la pagano! Corro verso il grande tavolo e
prendo un bottiglia d'aranciata. Il tempo di scecherare per bene la
bottiglia e poi comincio a versarla sopra i due scemi che fino a cinque
minuti prima, ridevano di gusto. Abbiamo continuato così non
so per quanto tempo e mi sento come una bambina. Ovviamente
però a tutto c'è una fine se nei paraggi
c'è mio padre. Quel fischietto ha messo sempre fine a tutto;
persino alle cose più belle. Quando butta aria dentro quel
coso di metallo vuol dire solo una cosa, tutti sotto le docce. E dopo
tutto questo, ci vuole proprio.
-E scusa e io la doccia dove me la dovrei fare?- dico a mio padre
-Bè dai almeno una cosa te la dovevo. C'è lo
spogliatoio delle squadre in trasferta. Puoi cambiarti lì;
nessuno ti darà fastidio-
Corro nello spogliatoio per cambiarmi e togliermi l'odore
appiccicaticcio della coca cola mischiata all'aranciata. Ovviamente una
bella doccia, dopo un'allenamento di circa 6 ore e una battaglia con le
bevande, ci vuole proprio. Mi cambio ed esco con il borsone del Bayern
che credo pesi almeno 3 kili.
-Ehi Mila torni con noi?- mi chiede Robben
-No. Credo che passerò ad un negozio per vedere qualcosa per
stasera-
-Ok! Ci vediamo dopo allora-
-Ciao!-
Per fortuna mio padre, almeno per il mio compleanno, ha autorizzato che
potessimo mettere il naso fuori dall'hotel. I ragazzi mi hanno detto di
prepararmi e di farmi trovare pronta verso le otto, ma non hanno detto
altro. Ho cercato di tirar fuori dalle loro bocche altre informazioni
ma nulla. Sono stati muti come dei pesci. Continuo a vagare per i
negozi in cerca di qualcosa di carino ma ancora nulla. Poi il cielo
comincia a farsi un po' scuro e spero solo, che non cominci a piovere.
Dopo svariati giri per non so quanti negozi, riesco finalmente a
trovare un vestito carino che forse, potrebbe starmi bene. Entro nel
negozio e chiedo alla commessa del vestito in vetrina. E' un vestito a
dir poco stupendo e credo che con il piccolo contributo che mi ha dato
papà, io possa farcela. I ragazzi non mi hanno detto molto
sul posto ma da quel che so, non devo andare con un vestito troppo
corto o non troppo coprente. Così ho optato per questo. E'
un vestito lungo con uno spacco destra e scopre tutta la gamba solo
quando si cammina. Ha una fascia molto stretta che parte da sotto il
seno e finisce in vita e poi ha una sola spallina che parte a sinistra
e si ricongiunge a destra. I colori sono molto vivi ed accesi ed il
tutto è coronato, da un paio di scarpe davvero stupende di
color beige. Non sono mai stata un'amante del trucco e parrucco ma
questa volta voglio essere al meglio e non solo perchè
andremo in un locale. Entro in camerino e infilo abito e scarpe.
Praticamente mi sento come un salsicciotto ricoperto dalla carta
stagnola; ma almeno oggi devo riuscire a sopportare tacchi alti e
vestiti assurdi. Esco per ammirarmi allo specchio e sinceramente,
neanche mi riconosco. Sembro decisamente un'altra persona.
-Sei davvero molto bella!-
Mi volto verso quella voce e indovinate chi mi ritrovo davanti? Oh
merda. Ma perchè dico io? Perchè sempre a me!
Stupido cartello. Mi ritrovo davanti l'attore che forse, non
odierò mai in vita mia. E' così bello con quei
capelli scuri e quella mascella così possente. Oh ma che
dico! Milagros svegliati! Non devo, non devo innamorarmi di questo
stupido attore.
-Dovresti prenderlo sai?-
-E tu saresti?- dico cercando di fare l'indifferente. Ma non credo mi
riesca molto bene.
-Joshua Ryan Hutcherson-
-Lo dici come se ti dovrei già conoscere. Comunque- dico
voltandomi verso la commessa che alla vista dell'attore, sta quasi
svenendo -Lo prendo-
Corro nel camerino sperando di riuscirmi a riprendermi. Nessun ragazzo
mi ha fatto mai quest'effetto; e ne ho visti di ragazzi. Insomma che mi
prende? Avere una cotta per un attore?! Neanche se fossi una di quelle
fan che impazziscono alla loro vista. Mi devo riprendere. Non posso
tornare in albergo in queste condizioni. Sennò
incapperò nel dottor stranamore Gotze che non mi
lascerà più in pace. Esco dal camerino a sguardo
basso cercando di evitare di incrociare quegli occhi nocciola ma mi
accorgo che, per fortuna, il ragazzo si è volatilizzato.
Così più tranquilla porgo il vestito alla
commessa e le chiedo di farmi il conto.
-Sa è davvero fortunata- dice la commessa ammiccando
-Cosa?-
-Ricevere un complimento dal sign. Hutcherson. Molte pagherebbero per
stare al posto suo-
-Ah va bene. Anche se io non mi spiego affatto cosa ci sia in quel
ragazzo.-
E invece lo sapevo benissimo. E pur odiando quella parte, mi piaceva.
-Davvero signorina. Lei ha fatto colpo.-
Esco dal negozio ancora più confusa di prima e a coronare la
mia confusione, ci si mette anche la pioggia. Di punto in bianco
comincia uno di quei temporali estivi che non ti lasciano scampo. La
sfiga mi perseguita come sempre, perchè io mi ritrovo a non
avere neanche un misero ombrello. Cerco di fermare un taxi ma a quanto
pare qua, hanno l'abitudine di passare a tutta velocità e di
non fare neanche caso alla tua chiamata. Bene o mi metto qui ad
aspettare sotto questo balcone oppure....cavolo sono le 18 e 30. Merda
devo sbrigarmi. Altra regola insulsa di mio padre. Blinda i due piani
messi a disposizione della squadra dalle 19 fino alle 9 di mattina per
evitare che nessuno fugga. Balcone vi direte voi; ma no. Sono
gli ultimi due piani dell'hotel e a meno che uno non voglia volare da
15 metri di altezza, l'opzione balcone è cancellata. Questa
sera possiamo uscire certo, ma dalla reseption senza la presenza di mio
padre non passa nessuno. L'unica speranza che ho è mettermi
a correre come una matta.
-Ehy vuoi un passaggio?-
Un fuoristrada si affianca al marciapiede e dal finestrino sbuca una
testa fin troppo familiare. Oh no! Ancora lui? Ma cos'è mi
perseguita?
-Cos'è mi segui?-
-Lo vuoi un passaggio o no?-
-E chi mi assicura che tu non sia un pazzo?-
-Se vuoi ti posso lasciare anche qui a bagnarti-
-E va bene- dico salendo su
-Allora, non sei di Los Angeles vero?-
-Astuto! Mi dispiace per la macchina- dico indicando il sedile
-Oh no non preoccuparti. Ha fatto la seconda guerra mondiale questo.
Uhmm fammi pensare...sei tedesca?-
-Cos'è sei bravo a leggere. Comunque no sono spagnola-
-Ma dai io non ho letto....ho solo.... e va bene. Ma cosa
c'è di male?-
-Ah nulla. Proprio nulla.-
-Allora perchè hai un borsone e una felpa di una squadra di
calcio?-
-Sono la figlia dell'allenatore e perciò....-
-Costretta a venire fin qui. Ho indovinato?-
-Esatto. Comunque sono all'hotel Hilton-
-Ottima scelta. Comunque siamo arrivati-
-Si ma io....come facevi a saperlo?-
-Sai c'erano cartelli ovunque riguardanti il vostro arrivo quindi,
basta leggere-
-Va bene. Grazie mille!-
-E di che! Ciao!-
Forse non è poi così antipatico. Non quanto mio
padre. Bene. Sono in ritardo e questa stupida ragazza non mi vuole far
passare. Non le basta il mio passaporto o il fatto che io abbia una
tuta con scritto in rosso Bayern Munchen. Non vuole farmi passare e
basta. Dice che è stufa delle ragazzine che vogliono
incontrare i calciatori. Niente sono costretta a riuscire fuori e ad
aspettare. Decisamente una giornata che è meglio dimenticare.
-Ti hanno cacciata fuori?-
-Ma mi spii per caso?-
-No è che ho incontrato un amico e mi sono fermato a
parlare- dice sedendosi vicino a me
-Si si certo-
-Fan urlanti anche lì dentro?- dice indicandomi l'hole.
Praticamente la ragazza che non mi ha fatto passare, sta facendo a
cazzotti con delle fan.
-Purtroppo-
-Cos'è ti danno i nervi? A me piace quando le fan mi
acclamano. Vuol dire che apprezzano quello che faccio-
-Fanno salire solo il tuo egocentrismo. Non che non sia già
alto-
-Ehi! Ti posso assicurare che non sono affatto egocentrico!-
-E cos'è questa una scommessa?-
-Sicuro!- dice porgendomi una mano
-Va bene accetto. Ma se perdi, cosa di cui sono sicura, dovrai
allenarti con noi per un giorno intero. Così sai cosa vuol
dire la-vo-ra-re- dico scandendo le parole
-Ma se perdi tu, dovrai concedermi un appuntamento-
-Ehi Mila sono qua! Vieni!- tempismo perfetto. C'è Alcantara
che agita le braccia all'ingresso dell'hotel
-Va bene!- dico raggiungendo Thiago
-E' una promessa?- mi chiede alzandosi in piedi
-E' una promessa!- dico salutandolo e rientrando in albergo.
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte ragazze e
grazie mille per le sette recensioni ricevute. Sette, wow. Mi commuovo
solo a dirlo. Non immaginavo che potesse piacere così tanto.
Insomma sono davvero felice. Scusate per l'enorme ritardo ma il mio pc
ha avuto dei problemi e l'ho dovuto portare a riparare e ho riscritto
questo capitolo sul pc di mio fratello. Mi scuso ancora per l'enorme
disagio e spero che non accadrà più. Detto questo
allora, cosa ne pensate di questo primo capitolo? Bè spero
vi sia piaciuto! Allora Milagros ha incontrato ,finalmente, Josh. Come
vi è sembrato? Ho seguito tutti i vostri consigli e spero di
non aver deluso le vostre aspettative. Ovviamente non è
finita qui perchè prima che la nostra Mila conceda
l'appuntamento, perchè noi sappiamo che vincerà
Josh, ne accadranno delle belle. Cosa ne pensate di "Gotze stranamore"?
secondo voi sarà lui che farà sciogliere Milagros
e riuscirà a farle ammettere i suoi sentimenti che stanno
venendo fuori ma che lei vuole reprimere? Insomma non vi anticipo nulla
anche perchè non voglio rovinarvi gli altri capitoli. Spero
che commentiate anche questo capitolo per darmi nuove idee e nuovi
consigli che come sempre, apprezzo. Un bacio a tutte e salvo
complicazioni, ci vedremo sabato prossimo!!! Ah questi sono il vestito
e le scarpe:
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Capitolo 3 *** Il quasi appuntamento... ***
-E
si va a Praga! E si va a Praga!-
Appena metto piede all'inizio del corridoio lo spettacolo che ritrovo
è assurdo. Scarpette, pantaloncini, maglie, tute, borsoni
sparsi ovunque. Tutti urlano e cantano a squarciagola con addosso
accappatoi, asciugamani o solo un paio di pantaloncini. Non capisco il
motivo di tanto euforismo. So solo che se mio padre vede questo casino
ci uccide seduta stante.
-Ma cosa state facendo?!-
Cerco di dire sovrastando le loro urla e i loro cori ma niente; non ci
riesco. Credo che neanche quando hanno vinto la Champions urlavano come
matti. Non capisco perchè facciano così.
Fanno trenini di qua e di là e spero solo che da
un momento all'altro non venga mio padre.
-Allora?!? Qualcuno si degna di rispondermi?!?- ma nulla -Allora?!-
-E pensa a divertirti per una volta!-
Mi volto e mi ritrovo davanti Javi Martinez con un'asciugamano legato
in vita mentre canta e balla come uno scemo seguito da altri cinque
calciatori. Dio ma cos'hanno 5 anni?
- Divertirmi? Il mio intento era passare una serata diversa ma se voi
continuerete a fare così, io la mia serata me la dimentico!-
sono furiosa
-Madonna, sempre a lamentarti, a sbraitare! Giuro che se non ti tappi
la bocca per una volta non ti lascio scendere giù!-
Detto fatto. Mi ritrovo presa come un sacco di patate da quell'armadio
di Neuer che non ha nessuna intenzione di mollarmi e di mettermi
giù.
-Manuel mettimi giù! Ora!- dico urlando e cercando di fargli
mollare la presa
-A meno che non arrivi tuo padre o che tu non la smetti di sbraitare,
non ci penso minimamente.-
-Che stronzo!-
-E forse sarà vero- dice facendo spallucce con un sorriso
furbetto meritandosi giustamente, un mio schiaffo sulla spalla
Forse ha ragione però; forse mi lamento troppo.
Sarà che sono cresciuta con due genitori che non ammettono
repliche, sarà che ho sempre avuto timore di tutto,
sarà che sono precisina di mio anche se non si direbbe. In
effetti mia madre è peggio di un militare e mio
padre....bè....credo che abbiate imparato a conoscerlo.
Freddo, deciso, testardo, preciso e chi ne ha più ne metta.
Dice di essere così perchè è difficile
gestire una squadra di "ragazzini". Non capivo perchè li
chiamasse così fin quando non ho preso quell'aereo con tutti
loro. Anche se non mi sono mai spiegata perchè si
comportasse così anche con me. Mi ha sempre trattato con
distacco, come se non fossi sua figlia ma un semplice atleta da
allenare alla sfida della vita. E mia madre da quando ha divorziato non
è stata più se stessa. E' cambiata e non in
meglio certamente; altrimenti non sarei qui. Si rinchiudeva nel suo
ufficio a lavorare. Preferiva sgobbare per ore e ore invece che passare
un po' di tempo con sua figlia. Non so come io sia sopravvissuta 19
anni a tutto questo, ma ce l'ho fatta e questo importa. Ora voglio
vivere la vita. La vita al di fuori dei campi da calcio, al di fuori
degli uffici, al di fuori delle trasferte. Voglio divertirmi ed essere
spensierata come tutte le mie amiche senza avere vincoli di orario. Ma
ovviamente i miei pensieri vengono interrotti da un "oh" generale.
-Manuel che succede?- sono di spalle e vedo poco e niente
-Cazzo! C'è....c'è...-
-Ho capito- dico riuscendo a scendere
-Mila..-
-Vado io....-
Mi volto e ritrovo le porte dell'ascensore aperte con mio padre dietro
allibito. Non si capisce se sia più arrabbiato o scioccato.
Cerco di farmi spazio fra i borsoni e le cose a terra per raggiungerlo,
cercando di non cadere. Ho molta paura di incontrare il suo sguardo in
questo momento. Quegl'occhi verdi che mi ha trasmesso, su di lui
trasmettono timore e paura; specialmente in questi casi. Riesco ad
arrivare a fatica di fronte a lui, che ha lo sguardo
sbigottito, arrabbiato e credo che se accanto a lui non ci fosse
Hermann il vice allenatore, avrebbe già urlato o
fatto qualsiasi cosa che gli passava per la mente. Vorrei parlare ma
non ci riesco. Quegl'occhi che mi fissano, che fissano il caos intorno
a me mi bloccano, mi pietrificano. Ma devo parlare. Devo salvare questi
deficienti da un'imminente disastro.
-Papà io...- ma mi blocca con lo sguardo. Quello sguardo che
tante volte mi ha fatto tacere
-Cos'è questo disastro?!-
Il suo tono è calmo; sta cercando di trattenersi, di non
sbottarmi davanti. Ma non credo ci riuscirà per molto. Tutti
hanno l'aria spaventata e si aspettano una di quelle sgridate di mio
padre che dovranno mandar giù con la coda tra le gambe.
Diciamo che questa volta l'hanno combinata grossa ma ovviamente io sono
qui per rimediare; come sempre d'altronde.
-Papà non è come sembra...loro non volevano..-ma
nulla. Le mie parole vengono di nuovo bloccate.
-Voglio sapere cos'è questo casino!- il suo tono
è fermo e deciso e mette i brividi a tutti -Cos'è
vi siete impazziti?! Vi ha dato di volta il cervello?! E voi sareste
degli atleti? Dei grandi campioni?! Siete solo dei bambini di tre anni
che non sanno trattenere le loro emozioni! Vi piace essere trattati
come bambini? Bene! Da oggi verrete trattati come tali! Per cominciare
questa sera l'uscita è annullata! E da domani il vostro
viaggio sarà solo campo albergo, albergo campo! Niente
più uscite al di fuori di qui. Così almeno
vedremo se avrete voglia di fare ancora i bambini!- le sue parole mi si
scagliano addosso come una doccia fredda. Non ci credo.
-Ma papà questa sera...- cerco di non far scendere le
lacrime, cerco di trattenerle ma non credo di riuscirci a lungo.
-Non mi interessa! Queste sono le mie regole! Ora basta! Rimettete
apposto questo casino e filate nelle vostre stanze! La cena
è alle 8 chi c'è c'è chi no, si
arrangia!-
-Sei uno stronzo! Non puoi farmi questo! Tu.....tu...-
Non riesco più a sostenere il suo sguardo, non riesco
più a trattenere le lacrime così prendo la strada
più semplice; scappo. Non vedo più niente, solo
le scale che sto cercando di scendere senza inciampare. Le lacrime
scendono ininterrotte e non riesco a capire perchè lui
faccia così. Non gli è bastato portarmi qui e
rinchiudermici, doveva anche rovinarmi il compleanno!
-Milagros vieni qui! Milagros!-
Sento le urla di mio padre chiamarmi ma non mi interessa. Sono stufa,
stufa di tutto questo. Davvero non ce la faccio più. Voglio
solo fuggire, fuggire da qui.
*****
E' da un po' che sono seduta qui sulla sabbia con l'oceano che mi
culla. Non capisco davvero perchè lui si comporti
così. E' arrivato fino a un punto in cui non ce l'ho fatta
più. Ho sopportato il suo carattere per anni, il suo
trattarmi come tutti gli altri ma ora basta. Basta davvero! Sono stufa.
Capisco che loro abbiano sbagliato ma reagire così. Spero
solo che tutto ciò cambi perchè davvero non credo
di resistere a lungo. Continuo a rilassarmi e ad uccidermi con i miei
pensieri contorti, quando sento chiamarmi da lontano. Mi volto e mi
ritrovo un ragazzo con due cani al guinzaglio. Non lo riconosco
immediatamente ma appena si avvicina, riconosco quella mascella
prorompente; Josh.
-Ehy cosa ci fai qua?-
-Niente; penso- dico continuando a guardare l'orizzonte
-E' successo qualcosa?-
-Troppe cose succedono là dentro- non mi va di parlare,
tanto meno con lui
-Guarda che se mi parli non è che ti mangio. Vorrei
aiutarti. Ma se non parli...-
-Non puoi aiutarmi, nessuno può aiutarmi- dico alzandomi e
cominciando a camminare sulla sabbia
-Dai Milagros ma che hai?- dice raggiungendomi
-Non voglio parlare- dico continuando a camminare
-Ehy ehy- dice prendendomi un braccio -Per una volta non guardarmi come
Josh l'attore, pieno di soldi e quant'altro. Guardami come Josh, il
semplice 21enne che vuole acquistare la tua fiducia-
Il suo sguardo, i suoi occhi misti tra il verde e il castano mi
trasmettono sicurezza. Forse dovrei smetterla di giudicare le persone
in base alla massa. Forse non tutti gli attori sono come credo; almeno
spero. Con lo sguardo mi incita a parlare e forse dovrei davvero
aprirmi e buttar fuori tutta la rabbia che mi marcisce dentro. Dopo
minuti interminabili decido di parlare.
-Ti racconterò tutto a patto che non restiamo qua fermi come
stoccafissi e che tu non ne faccia parola con nessuno-
-Va bene te lo prometto. Ma tu porti uno dei due cani-dice porgendomi
il cane da un manto grigiastro misto al bianco
-Come si chiama?-
-Lui Diesel e lei Nixon-
-Un nome da maschio? Fai sul serio?-
-Credevamo fosse maschio e siccome mi piace come nome gliel'abbiamo
lasciato-
-Ah bè allora....-
-Comunque racconta, io ti ascolto-
-E' complicato. C'entra mio padre-
Comincio a raccontare tutto quello che è successo e vedo che
mi ascolta, attento, invitandomi a continuare ogni volta che faccio una
pausa. Mi scorrono davanti le immagini di quegli attimi, di quei
momenti in cui sono rimasta delusa da tutto e da tutti. Mi sono
sfogata, mi sono aperta e finalmente mi sento libera. Non mi interessa
se ho sputato tutto fuori e confessato i miei stati d'animo ad un quasi
sconosciuto. L'importante è aver rigettato fuori circa 9
anni di pensieri e stati d'animo che non mi hanno fatto bene.
-Ho capito. Sai forse dovresti prendere da parte tuo padre e parlargli,
fargli capire cosa provi. Non credo che lui lo abbia ancora capito.
Forse per lui è normale trattarti così
però se a te non sta bene, glielo devi far presente e
chiarire. Stessa cosa con tua madre. Devi far valere il tuo punto di
vista. Non sei più una bambina-
-Si ma....è complicato. Non puoi capire cosa si prova. Non
credo che mio padre mi stia a sentire. Specialmente dopo quello che
è successo.-
-Stai tranquilla e vedrai che si risolverà tutto-
Posso anche provarci ma conosco mio padre e conosco il suo carattere e
so, che non perdonerà mai la mia uscita di testa e la mia
improvvisa fuga. Mi ha sempre detto di non sfuggire davanti ai problemi
e di affrontarli e io invece? Sono fuggita a gambe levate. Mi vibra il
cellulare così lo prendo e vede che sono già le
19:30.
-Cavolo sono le sette e mezza. Devo andare-
-Aspetta. Bè non potresti mangiare una pizza con me?-
-Ah ah ah la scommessa non l'hai vinta perciò-
-Una pizza tra amici. Niente appuntamento niente di niente. Solo una
cosa tra conoscenti o amici-
-Sei sleale Hutcherson-
-Ma dai perchè?- dice sorridendo
-Vedi? Con un semplice sorriso accalappi le persone. Questo
è sleale- lo sento ridere - E non ridere- dico dandogli un
buffetto sulla spalla
-Allora? Che ne dici?-
-Non sono presentabile- in effetti avevo su ancora la tuta e le
scarpette
-Uhm potremmo passare in albergo.-
-Mio padre è li....- non saprei come entrare ne come
riuscire da lì -Aspetta però-
Prendo il cellulare e chiamo Mario. Forse lui e gli altri potrebbero in
qualche modo aiutarmi. Mario ovviamente afferra subito la palla al
balzo e dice di raggiungerli. Andiamo verso la macchina di Josh tra
risate e battute. Non credevo fosse simpatico. Insomma ho sempre
pensato che fosse snob e altezzoso come gli altri ma invece lui ha
qualcosa di diverso. Quel qualcosa che forse potrà farmi
cambiare idea.
-Ehy qui!- c'è Mario e Thiago che si sbracciano davanti
l'entrata dell'albergo e immagino che debbano aiutarmi. In che mani mi
sono messa...
-Anche le guardie del corpo ora?- dice Josh sorridendo
-Mio padre è peggio di un radar quindi ci vogliono- dico io
sorridendo e dirigendomi verso di loro
-Appuntamento è? Thiago hai perso-dice Mario ammiccando
-Basta! Cos'è ti diverti a scommettere sulla mia vita?- dico
dandogli un buffetto sulla spalla
-Mila sei troppo prevedibile. Anche un carciofo indovinerebbe le tue
mosse-
-Si un carciofo che risponde al nome di Mario Götze. Ma va va-
Camminiamo per l'albergo in punta di piedi. Thiago è davanti
a me che sbircia ogni angolo mentre dietro di me c'è Mario,
che non so cosa stia facendo ma vabbè. Credo che le spie non
saprebbero fare di meglio. Sono riuscita ad arrivare in camera mia sana
e salva senza essere stata scoperta. E' una semplice uscita tra amici
perciò metterò la prima cosa che capita. Jeans,
una camicia corallo e un paio di scarpe. Un po' di mascara e matita e
sono pronta. Mi guardo allo specchio e sento delle voci fuori. Cavolo
mio padre!
-Götze, Alcantara cosa ci fate fuori la stanza di Milagros?-
-La stiamo chiamando per la cena ma non vuole uscire- le parole di
Thiago mi risuonano nelle orecchie
-Fatemi passare; ci penso io!- cavolo cavolo
-Eh mister guardi ci pensiamo noi. Sà è molto
arrabbiata. Forse noi riusciremo a farla uscire- Mario che si salva per
il rotto della cuffia, un classico
-E va bene. Ma solo perchè siete voi due-
Sento dei passi e questo vuol dire che mio padre si sta allontanando.
Sa che ho stretto molto amicizia con loro due quindi alla fine meglio
così. Mi rivolto verso lo specchio e cavolo. Non mi sono mai
conciata così per uscire. Milagros che ti sta prendendo? E'
solo un'uscita tra amici niente di più e Josh non ti piace;
percui calmati e muovi il culo.
-Mila muoviti!- urla Mario bussando alla porta
-Ecco ecco-
Riesco ad uscire e con i tacchi in mano e la borsa in spalla ricomincio
a fare le scale con le due guardie del corpo dietro. Dopo cinque minuti
per uscire dall'albergo finalmente ce la faccio e riesco a salire in
auto e subito dopo, ricevo un messaggio da Mario e Thiago.
"Vogliamo il bacio eh ;)"
Ed ecco qua; hanno ricominciato. Non la smetteranno mai. Sono sempre i
soliti. Durante il tragitto siamo tutti e due silenziosi. Io guardo il
finestrino, Josh guarda la strana. Non so se sia un silenzio
imbarazzante o un silenzio diverso. Insomma fino a dieci minuti prima
gli ho confessato i miei problemi e parlavamo tranquillamente e ora?
Arriviamo ad una pizzeria in periferia. E' molto carina. Arredata con
stile ma non troppo sfarzosa. Assomiglia a quelle pizzerie dove io e i
miei compagni di classe andavamo per le solite cene di fine anno.
Durante la cena parliamo e scherziamo tranquillamente come se fossimo
vecchi amici. La pizza è davvero squisita e diciamo che il
mio compleanno ha avuto una svolta. Non credevo di divertirmi anche
così ma mai giudicare un libro dalla copertina.
-Ora fidati di me-
-E chi mi dice che non vuoi buttarmi da un burrone o peggio?- ho una
benda sugli occhi e non so dove mi stia portando
-Te lo dice la persona che se lo fa, viene riconosciuta dopo due
secondi-
-Ecco che riappare l'egocentrismo-
-Non sono egocentrico e lo sai-
-No non lo so- passano minuti interminabili di cammino- Allora?-
-Eccoci. Puoi toglierti la benda-
Mi tolgo la benda e mi ritrovo davanti tutta la città. Siamo
su un terrazzo di un palazzo ed il panorama è stupendo.
Però non capisco perchè mi abbia portato qua.
Vorrei chiederlo ma lui mi precede.
-Quando sono giù, quando lì sotto diventa troppo
caotico vengo qui su a pensare. Riesco ad essere me stesso qui su.
Riesco a riflettere e a fare delle scelte che lì
giù, non riuscirei a fare. E poi è il posto
più bello di Los Angeles per guardare le stelle.-
-E' stupendo e molto alto- dico guardando giù
-Soffri di vertigini?-
-Non si nota?-
-Allora dovrei portarti a fare bungee jumping-
-Non ci contare-
Ci stendiamo sul terrazzo e ci mettiamo a guardare le stelle. E'
davvero il posto più bello per guardare le stelle.
All'improvviso mi dimentico di tutto quello successo. Di mio padre,
della squadra, del coprifuoco. Finalmente per una volta mi godo un
momento della mia vita senza pensare alle conseguenze, senza ragionare.
E' questo che intendevo per vivere la vita al di fuori dei campi da
calcio, al di fuori degli uffici, al di fuori delle trasferte. Non
avere orari e paure.
-A cosa pensi?-
-A molte cose tu?-
-A quanto sei bella-
-Ti servono degli occhiali-
-Io non credo- così mi metto a sedere
-Non era solo un'uscita tra amici?-
-Può darsi-
-Josh!-
-Dai scherzavo! Comunque guarda-dice portandomi a bordo della terrazza
-E' stupenda Los Angeles. Dopo Barcellona non credevo ci fosse una
città così-
-Vorresti paragonare Barcellona a Los Angeles?-
-Ma certo anzi-
-Anzi cosa? No vabbè non dovevi dirlo!-
In meno di due secondi vengo sommersa da una sottospecie di tortura,
che io chiamo solletico. Resisto a tutto, ma non a questo. E' l'unica
cosa che odio ed ho sempre odiato. Riesce a mettermi ko in un secondo e
non riesco a non dimenarmi e a non ridere. Forse le risate si
sentiranno fino sotto ma non m'importa. Proprio non ce la
faccio. Cerco di ribattere e ribellarmi ma nulla. In pochi secondi ci
ritroviamo faccia a faccia, uno difronte all'altro. Quegl'occhi mi
paralizzano, mi lasciano scioccata. Nessuno mi ha mai fatto un'effetto
del genere e mi sento spiazzata.
-Hai dei bellissimi occhi.....e anche delle bellissime labbra-
Detto fatto. Sento le sue labbra sulle mie. Tutto quello intorno a noi
sparisce e mi sento sulle nuvole. Le sue labbra sono dolci, calde e
sanno stranamente di zucchero. Mi sento persa, non riesco a reagire
neanche a respingerlo; non ho le forze. E' come se mi avesse stregata,
come se mi avesse messo sotto incantesimo. Le nostre lingue si
rincorrono e quando ci stacchiamo, è come se mi risvegliassi
da un lungo sonno. Mi sento imbarazzata e l'unica cosa che riesco a
dire è -Forse dovrei andare-. Non lo aspetto, lo lascio
lì solo mentre cerco un taxi per tornare in albergo. Sono
stordita e non so cosa fare. Mi sto rendendo conto che forse
quell'attore mi sta cominciando a piacere che forse quell'attore, mi
sta facendo cambiare idea.....
SPAZIO AUTRICE:
Sarà che la
vittoria della Germania mi ha ispirata, ma eccomi qua. Ciao a tutte
ragazze e grazie mille delle recensioni. Siete davvero stupende. Vi
ringrazio di tutti i commenti e i pensieri espressi in quelle quattro
righe e vi ringrazio ancora una volta per i minuti spesi a leggere la
mia storia; vuol dire tanto per me. Mi scuso per il tempo trascorso dal
secondo capitolo, ma non ho mai trovato il tempo per aggiornare. Tra
l'ultimo mese di scuola che è stato di fuoco; tra compiti in
classe e interrogazioni non ho avuto neanche il tempo di respirare
(Fate l'amore non il liceo classico). Poi sono stata due settimane in
una vacanza studio a Londra e una settimana in Grecia con la mia
famiglia, e potete ben capire il motivo per cui non ho aggiornato.
Spero che questo capitolo vi piaccia e spero che sia valsa l'attesa.
Non faccio commenti su questo capitolo perchè forse non ce
ne sono da fare; ma vi chiedo solo una cosa: voi avreste fatto
ciò che ha fatto Josh? E se foste state al posto di Mila
cosa avreste fatto? Un bacio a tutte e vi prometto che
aggiornerò per sabato prossimo o anche prima. Grazie mille a
tutte ancora una volta e spero che recensiate di nuovo anche questo
capitolo perchè, come dico sempre, le critiche e i commenti
fanno sempre bene.L'outfit di Mila:
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Capitolo 4 *** Andrà tutto bene? ***
efp
Ok
sono scappata. Forse non dovevo ma la paura fa' brutti scherzi. L'amore
fa' brutti scherzi. Ho sofferto fin troppo e non voglio stare ancora
male. Si sà come sono gli attori; peggio dei calciatori.
Cambiano ragazza una volta al mese e io non voglio essere tra quelle
usate e scaricate. Non voglio ancora affezionarmi ad un ragazzo, non
voglio di nuovo stare male per mesi. Ma ora la mia preoccupazione
più grande è riuscire a rientrare in albergo. La
sicurezza è stata moltiplicata e il coprifuoco è
stato praticamente tolto a causa della ramanzina di mio padre. Potresti
semplicemente rientrare dalla reception direte voi; ma no. Ovviamente
mio padre deve piazzarsi alla sala dell'ingresso a parlare delle
attività di domani. Mi da sui nervi; peggio di un'avvoltoio.
Insomma devo vedere come rientrare altrimenti ne pagherò le
conseguenze; conseguenze molto ma molto amare. La prima cosa che penso
è chiamare Mario; forse mi darà una mano.
Compongo il numero di Mario ma ovviamente quel deficiente non risponde.
Ma dico io, quando serve non guarda il telefono e quando no ci sta
appiccicato. Non è normale. Provo a chiamare Alaba l'unico
affidabile, per modo di dire, del gruppo. Forse risponderà.
-Mila?-
dice con una voce assonnata
-Ma
Mario quel cazzo di telefono dove ce l'ha?- dico alquanto irritata
-Ma
che ne so...sbadato com'è. Comunque è successo
qualcosa?-
-Secondo
te?! Semplicemente nulla- dico sarcastica
-Ah
apposto allora-
-Ma
allora sei coglione! Sono qua fuori e dovrei rientrare e come se non
bastasse- cerco di respirare -Mio padre è alla reception
tipo avvoltoio-
-Oh
cazzo. Aspetta chiamo gli altri-
-Beh
menomale; ti sei svegliato- dico quasi come una liberazione
Aspetto
in linea che si muovono. Insomma quanto ci mette a chiamare gli altri?
Giuro che la prossima volta, se alla fine devo affidarmi a loro,
rimarrò in camera ad ammazzarmi con le caramelle e con un
film straziante. Oddio romantico forse no; più una cosa tipo
i film di guerra. Quelli si che mi fanno dimenticare tutto. Ad ogni
modo dall'altro capo del telefono ancora nessuna risposta. Comincio a
sospettare che Alaba si sia disperso da qualche parte. Pasticcione
com'è sai quanto ci mette a perdersi? Neanche un secondo.
-Mila
ci sei ancora?- La voce di Bastian risuona come una salvezza
-Si
si. Bastian dammi una mano per favore-
-Allora
hai presente la parte dove ci sono i nostri balconi?-
-Si;
dove c'è il giardino-dico con ovvietà
-No;
dove ci sono le psicopatiche-
-C'è
non mi dire che.....-
-Vuoi
rientrare?-
-In
teoria.....- ma non così!
-Bene
allora sbrigati! Quando sei arrivata là, fatti spazio in
mezzo a loro e trovi una porta di emergenza all'angolo; noi staremo
là- dice risoluto
-Ok
vado e cercherò di non morire là in mezzo- dico
esasperata
-Eh
su; non farla tragica- dice chiudendo la chiamata.
Bene;
iniziamo. Cerco di passare inosservata cercando di farmi spazio tra le
fan urlanti. Tra cartelloni e persone che urlano mi sembra di essere
allo stadio. Insomma, i fan sono belli ma portano alla rovina in
qualsiasi caso. Ad ogni persona piacerebbe essere amata ma
così, è semplicemente esagerato. Ciò
porta solo all'egocentrismo e molti di quelli che conosco lo sono. Lo
so, sembrerò una palla ma la penso così. E con
tutto quello che vedo credo di non sbagliarmi affatto. Continuo a fare
a spallate con le ragazze che sono lì fin quando,
finalmente, riesco ad arrivare alla famosa porta che potrebbe salvarmi.
Loro sono lì dietro che cercano di aprire la porta. Merda;
è come bloccata. Non ci voleva. Ed ora cosa faccio?
Cerchiamo di aprirla ma nulla. Così decido di richiamare uno
di loro.
-Che
cazzo di sfiga. Correte su nella mia camera e prendetemi una sciarpa ed
un cappello e gettatemeli dalla camera di Alcantara-
Senza
dire altro li vedo correre su per le scale. Non so ancora cosa fare
sinceramente; ma mi verrà in mente. Cerco di confondermi tra
la folla ma mi sembra solo di vivere un'incubo. Ma non per il fatto di
stare qua in mezzo, ma semplicemente per il fatto che per colpa di dei
deficienti, ora sono costretta a fare tutto ciò. Mi fa solo
venire i nervi questa cosa ma devo abituarmi. Dovrò viverci
per un bel po' per cui. Finalmente, dopo un po' di minuti, sento delle
voci chiamarmi e lanciarmi qualcosa. Alleluia; ce l'hanno fatta. Urlo
per andare verso il lato dove hanno lanciato le cose e prima che
rientrano, dico di scendere in reception; dovranno pur aiutarmi. Metto
il cappello e la sciarpa e corro, per quanto mi sia possibile, verso
l'ingresso. Sono già lì che cercano di persuadere
mio padre anche se forse, sono più bravi come giocatori che
come oratori. Ad ogni modo cerco di entrare senza dare nell'occhio.
-Pss,
pss. Lahm!- cerco di dire il più piano possibile
-Oh
eccoti; vieni lì c'è Mario che cerca di salvarti-
-Mario?!
Salvarmi?! Merda; sono ancora di più nei guai- dico alzando
gli occhi al cielo.
-Invece
di sbraitare muoviti; almeno lui ci sta provando- dice Boateng
trascinandomi via
Cercano
di farmi attraversare l'hole il più velocemente possibile ma
sulle zeppe, è alquanto impossibile. Continuo a camminare
velocemente ma la sfortuna non viene mai da sola. In meno di un secondo
prendo una storta tale, che non riesco neanche ad alzarmi. Perfetto
proprio. Che merda di serata.
-Mila
ma che?-
-Jerome
mi fa' male- dico toccandomi la caviglia
-Merda!
Vieni- dice prendendomi in braccio -Cerchiamo di muoverci che credo che
Mario abbia finito gli argomenti validi- dice cominciando a salire
velocemente le scale
-Immagino-
dico soffocando una risata
-Intanto-
dice chiamando l'ascensore -Pensa solo che con la sua poca
capacità di convincere una persona, è riuscita a
salvarti il culo-
-Boateng
contegno- dico rifacendo la voce di mio padre e scoppiamo a ridere
all'unisono
Ovviamente
il nostro piano è alquanto blindato quindi l'ascensore, era
l'unica opzione possibile. Le guardie sono poste all'inizio delle scale
quindi noi, dovremmo scamparcela ma non si sa mai. La caviglia continua
a farmi male e non riesco neanche a stare in piedi. Non so cosa gli
racconterò domani a mio padre ma qualcosa devo pur
inventarmi. L'ascensore si apre e ritroviamo tutti fuori dalle camere
per vedere se riuscivo a tornare sana e salva.
-Cos'è eravate preoccupati?- dico con un sorrisino
-No guarda; stavamo prendendo il sole- Muller; sempre sarcastico
-Guarda che se ti succede qualcosa i cavoli sono i nostri per cui zitta
e fila dentro-
-Solo? Tu dici? Lo hai visto cosa ha fatto oggi e chi ci ha rimesso?-
sono stanca e amareggiata
Boateng mi aiuta ad entrare in camera sostenendomi- Dai Mila
tranquilla. Cercheremo di non fare più i cazzoni. Ora vado
che tuo padre sta per passare. Notte- e baciandomi ad una guancia esce
frettolosamente.
Sta per passare mio padre? Cioè adesso si mette a fare la
sentinella? Credo che se entravo nell'esercito sarei stata meglio. Non
ce la faccio più; giuro che a 20 anni non ci arrivo
così. Decido di farmi una doccia giusto per dimenticare
tutto questo e per riflettere sulle mille cose e sui mille pasticci che
sono riuscita a combinare, in un solo pomeriggio. Riuscire a capire
tutto è difficile figuriamoci riuscire a spiegarlo. Non so
se avrò il coraggio di guardare di nuovo in faccia Josh; non
dopo ciò che ho fatto. Lui, beh lui voleva semplicemente
essere carino ed io invece? Io ho fatto la solita codarda e sono
scappata. E' l'unica cosa che so fare ultimamente. E' l'unica
cosa che io riesco a fare ultimamente e sinceramente, non so spiegarmi
il perchè. Non sono mai stata così codarda ma
forse è proprio per questo il motivo per cui fuggo e
preferisco nascondermi dietro una corazza, costruita apposta per non
mostrare la mia vulnerabilità. Perchè si;
ultimamente son diventata molto vulnerabile. Ho paura di qualsiasi cosa
che mi circonda, di qualsiasi cosa che abbia il potere di ferirmi.
Forse non c'entra nulla il fatto che io sia stata già ferita
in passato. Insomma, chi non lo è stato? Chi non ha mai
avuto una di quelle storie che si pensi durino a vita e invece
scoppiano così, come niente? E' successo a tutti e forse
devo togliermi di dosso questa ancora che mi tiene aggrappata ad un
qualcosa che non mi fa' di certo bene. Forse per una volta devo
lasciarmi andare alle emozioni e abbandonare la razionalità
che in gran parte del tempo, mi impedisce di fare azioni che vorrei
fare. Forse dovrei parlargli? Forse dovrei spiegargli il
perchè del mio gesto? No; di sicuro non vorrà
vedermi. Anche se credo che alla fine, a lui non gliene frega nulla. In
fondo, può avere qualsiasi donna. Nel mondo ci sono migliaia
di fan urlanti e speranzosi che pagherebbero, per passare anche solo
un'ora con lui. Esco solo perchè è da quasi
un'ora che son dentro e mi avvolgo ad uno dei morbidi grandi
asciugamani forniti dall'hotel. Dato che sono da sola mi
metterò a guardare un po' di tv o un qualsiasi film con le
mie adorate caramelle. Almeno quelle riescono a consolarmi.
Esco dal bagno e mi ritrovo Mario sdraiato sul letto con le MIE
caramelle-Oh cazzo!-
-Ah sei uscita- dice continuando ad assaporare uno dei miei amati
orsetti colorati
-Tu, le mie caramelle!- dico cercando di non urlare
-C'è tu ti preoccupi delle tue caramelle quando sei davanti
a me, con un solo asciugamano addosso?-
Mi guardo e arrossisco -Ma non è questa la cosa principale-
dico togliendogli da sotto il naso le caramelle -La cosa principale
è il perchè ti sei intrufolato in camera mia-
-Attenta Mila; l'asciugamano potrebbe scivolare-
Mi dirigo in bagno -Il solito coglione. Come hai fatto ad entrare?-
-Chiamasi carta scema-
-Come scusa?- dico facendo capolino dal bagno -Cioè vuoi
dire che-
-Hanno dato a tutti noi delle carte uguali-
-Ma questo non ti da il diritto di entrare come un maniaco nella mia
stanza- dico buttandomi sul letto e addentando un'orsacchiotto verde
-Non farla tragica- dice facendomi uno di quei soliti sorrisi
-Ah no? Hai fatto irruzione nella mia stanza e non dovrei farla
tragica?-
-Ma mica eri nuda; su-
-Ci mancava poco. E lui è quello fedele poi- dico agitando
le braccia esasperata
-Dobbiamo proprio parlare di Ann o potremmo sorvolare?- dice con un
velo di amarezza
Mi sento in colpa- Ma è successo.....qualcosa?-
-Niente; lasciamo stare. Ma tu- dice indicandomi con
curiosità -Com'è andata?-
Sinceramente non so cosa dire ma cerco di impiastricciare qualche
parola per spiegarmi
-Beh, è andata- dico cercando di non dire altro
-Come è andata? Tutto qua?-
-Più o meno- dico continuando a mangiare caramelle
-Smettila di mangiare- dice togliendomi le caramelle -E spiegami
cos'è successo-
Decido di vuotare il sacco e gli racconto tutto. Della pizza, della
terrazza, del bacio e della fuga. E' come se raccontando, rivivessi
quelle mille emozioni. E' come se tramite le parole riuscissi a
rivivere quegli attimi e quelle sensazioni che ho provato. Paura,
emozione; cose che a parole non riuscirei mai a spiegare.
-Te l'hanno mai detto che sei una cogliona?-
Il suo tono è un misto di delusione. Forse si aspettava che
avrei fatto qualcosa ma non l'ho fatto. Per una volta è la
bocca della verità.
-No. Tu sei il primo- dico con franchezza
-Non so se hai sempre fatto così ma in questo caso sei stata
proprio stupida-
-Mario lo so- dico alzando le braccia- Lo so-
-E allora perchè lo hai fatto?-
-Ho paura Mario, ho paura-
-Ma di cosa Mila? Lui ti piace-
-Non mi piace- giro nella stanza come una pazza
-No guarda; ci vedo bene. E a te piace e anche molto-
Sto per controbattere quando la voce di mio padre mi blocca.
-Milagros sei lì?- oh merda
Mario mi guarda sconvolto ed io non so come fare. Gli faccio cenno di
calarsi sotto il letto ma lui non mi capisce e così lo
trascino giù, producendo un tonfo non indifferente
-Cos'è successo?-
-Ehm papà- dico mentre continuo a far cenno a Mario di
mettersi li sotto -Nulla di preoccupante-
-Posso entrare?- sembra così convinto ma io non lo sono per
niente
-Ehm...-
Non faccio in tempo a rispondere che me lo ritrovo in stanza. Mi piazzo
davanti il punto in cui Mario si è nascosto cercando di fare
ombra.
-Come stai?-
-Meglio papà- dico continuando a strattonare la mano di
Mario che tenta di afferrarmi la caviglia
-Mi dispiace ma...-
-Papà fa' nulla. Non preoccuparti. Sono solo un po stanca-
dico cercando di farlo andare verso la porta ma inciampo a causa di
quella dannata mano
-Cos'è successo?- dice voltandosi e vedendomi a terra
-Nulla sono solo inciampata; stupida moquette. Ora va e sta tranquillo.
Notte- dico chiudendolo finalmente dietro la porta -Tu! Che infame!-
dico voltandomi verso Mario che si sta rialzando
-Io? Tu vuoi farmi morire- dice tossendo
-Ma zitto; è solo un po' di polvere- dico spalmandomi sul
letto
-Mi devi un favore- dice accomodandosi vicino a me
-E per cosa? Esserti nascosto sotto al letto altrimenti mio padre ti
avrebbe ammazzato?-
-Esatto- dice sorridendo -Un film-
-Che palla al piede che sei Gotze- dico esasperata
***
Alla fine ieri sera mi sono addormentata come un sasso guardando uno di
quei film che piacciono tanto a lui. Sinceramente non ricordo neanche
qual'era la trama tanto ero disinteressata. Questa mattina, quando mi
sono svegliata, lui già era sgattaiolato nella sua amata
stanza che pare ieri sera aver snobbato. Ho passato tutta la giornata
in campo ed ora sono stanchissima. Dire che mi ha distrutta
è dire poco. La figlia dell'allenatore mica può
oziare? Ma no; fa' male. Lei deve lavorare quanto, se non di
più, dei suoi stessi allievi. Una tortura praticamente. Sono
persino uscita di tutta fretta dagli spogliatoi per venire qua sotto
consiglio di tutta la squadra. Ovviamente tutti volevano sapere il
perchè ieri sera si fosse attinto a tutto quel casino e
Mario, come sempre, non si sa stare zitto. In meno di mezz'ora tutti
hanno saputo la cosa e spero che non sia andata a finire alle orecchie
di mio padre e dei collaboratori. Ed ora sto facendo la cazzata; sono
qui, sul terrazzo, aspettando che forse lui si presenti. Sono
seduta a terra guardando un punto fisso, non ancora decifrabile. E'
strano come ora, dopo mille consigli, io mi sia convinta ad arrivare
qui e a decidere di parlargli; di spiegarmi cosa non facile. Spero solo
che si presenti perchè non credo che il coraggio e la voglia
tornerà facilmente. Continuo a perdermi nei pensieri ma
sento dei passi e mi volto; è lui.
-E tu cosa ci fai qui?- sembra sorpreso ma anche abbastanza deluso
-Prima che cominci a fare premesse vorrei spiegarti perchè
io ieri, ho reagito in quel modo. E' stato strano, avventato. Insomma
è stato come la bufera in un momento di pace. Mi ha
spiazzato; ho avuto paura. Paura di tutto e non sapevo cosa fare. So
che sono stata una scema, so che non avrei dovuto. Ma non sono riuscita
a ragionare e ho preferito scappare-
Le parole sono uscite così, senza un'ordine preciso. Non so
neanche cosa ho detto alla fine. Ho paura di una sua risposta ma sono
venuta qui per questo. E' rimasto impassibile. Continua a fissarmi con
quello sguardo che mi incute timore. Non so cosa dirà e
questo mi spaventa ma finalmente, lo sento parlare.
-E ora cosa ti dovrei dire eh? Che va tutto bene?-
Il suo tono è duro e io rimango li davanti impotente e senza
parole.
NOTE AUTRICE.
Scusate davvero se sono
mancata molto tempo. Lo so, dovrei aggiornare spesso. Ma il problema
è che non ho avuto mai tempo e ci si è messo un
blocco per il quale, non riuscivo ad andare avanti. Ogni idea ed ogni
parola mi sembrava così sciocca, che cancellavo e riscrivevo
e sinceramente, neanche questo capitolo mi convince. Spero che mi
farete sapere come vi sembra e le critiche sono sempre ben accette.
Cercherò di aggiornare per domenica prossima e fatemi sapere.
Un bacio!
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Capitolo 5 *** Mille pensieri, e poi...... ***
Ho
mille pensieri che mi frullano per la testa; non so cosa fare, cosa
dire. Sono solo pietrificata. E' come se ogni cellula del mio corpo si
fosse spenta, al suono di quelle atroci parole. Quelle parole che
forse, non volevo assolutamente sentire. Quelle parole che suonano come
una pugnalata al petto. Non avrei mai immaginato che potessero farmi
così male; tanto da farmi sentire un vero schifo. Solo ora
capisco quanto ci possa essere rimasto male. Sono solo capace a far
star male le persone; sono solo capace di deludere le persone. I suoi
occhi mi guardano con un misto di disprezzo, rabbia e rimorso. Con il
suo solo sguardo riesce a lacerarmi dentro, come nessuno ha mai fatto.
Dei ragazzi, dopo quella prima ma grande delusione, mi importava poco e
niente. Cominciavo ad essere cinica; mi importava poco se li deludevo o
se soffrivano. Non mi importava di essere dolce, passionale o di
tenermi dentro alcune cose che avrebbero potuto ferire. Sputavo fuori
tutto, parola per parola. Ma ora, ora è diverso. Mi sento
morire al solo pensiero di averlo fatto soffrire. Non volevo reagire in
quel modo ma la paura di un passato orribile, mi ha oscurato la mente.
Vorrei solo poter tornare indietro a quel fottuto bacio, per poter
cambiare ogni singola mia mossa.
-Non
voglio che tu mi dica che va tutto bene; perchè so che non
è così- faccio un respiro e cerco di mettere in
ordine le idee per formulare una frase di senso compiuto -Non voglio
che tu mi perdoni, non voglio che tu dimentichi tutto. Lo so ho
sbagliato, ma non l'ho fatto apposta. La paura è prevalsa
sulle azioni e l'unica cosa giusta da fare in quel momento, mi era
sembrata scappare. E' dura per me ammettere uno sbaglio che ho fatto;
ma ci sto provando. Ci sto provando per farti capire che , oltre a
quello che potrebbe sembrare, mi interessa davvero tutto
ciò. Non credevo di potermi affezzionare in così
poco tempo, ad uno come te. Sembra brutto da dire ma è
così e...-
Ma
lui mi interrompe, soffocando tutto il coraggio che stava uscendo fuori
pian piano.
-Non
mi interessa; non mi interessano i tuoi banali rimorsi. Ti ho chiamato
e messaggiato non so quante volte e da parte tua? Neanche mezza
risposta. Non credevo che una come te- e marca l'espressione "una come te"
-potesse farmi stare così. Mi è dispiaciuto ma
forse non sono io lo snob o stronzo, come dici tu, tra noi due. Forse
sei tu quella che descrivi in tanti attori o persone che incontri.
Quindi, per favore, non dire che ti dispiace perchè, per come mi
hai lasciato ieri sera, non ci credo neanche un po'...-
-Josh
aspetta...-
Vorrei
parlare ma le parole mi muoiono in bocca come sono morte tutte le mie
speranze di rimettere a posto qualcosa.
-Non
voglio neanche più sentirti. Le tue parole non sono nulla
alla fine. Stai solo cercando scuse per indorarmi la pillola. Mai
giudicare a primo impatto una persona; e tu non sei proprio chi pensavo
che fossi-
Lo
vedo allontanarsi senza riuscire a fare o a dire nulla. Sono immobile,
come una statua impotente davanti alle sue parole. Forse ha ragione;
sono stata una stronza, una deficiente e chi ne ha più ne
metta. Non ci sono parole per descrivere il tono con cui mi ha parlato.
Ogni sua singola parola scaturiva in me un brivido, che mi fa'
disprezzare me stessa. Credo che forse, io ci tengo veramente
a lui. Ma il mio orgoglio, la mia codardia, mi impediscono di farmi
avanti. Non mi butto a capofitto nelle cose e averlo fatto mi ha
portato qui; al nulla più totale. Forse non lo
rivedrò più o forse, ogni volta che lo
vedrò, mi riverranno in mente le sue parole, il suo sguardo
e cadrà di nuovo tutto a pezzi. Non ce la faccio neanche a
stare in piedi tanto che mi accascio sulla ringhiera della terrazza e
comincio a piangere come una scema. Ecco cosa sono; una scema. Una
persona che non riesce neanche a gestire una stupida situazione. Non
riesco neanche più a pensare. Sento la testa pesante come un
macigno e riesco solo a far uscire quelle lacrime, che mi trasmettono
soltanto un cumulo di amarezza.
-Mila! Mila! Cazzo non risponde.-
-Ma cos'ha fatto? -
-Era venuta ad aspettare quell'attore incontrato qua-
-Cazzo, ma perchè non risponde? Che le ha fatto?-
-Mila! Milagros per favore rispondi!-
Sento delle voci preoccupate chiamarmi, ma non ho la forza di aprire
gli occhi. Non so da quanto tempo sono qui, so solo che vorrei
abbaddonarmi ad un qualcosa che mi possa far stare meglio. Nei secondi,
minuti o forse ore, il mio unico pensiero fisso sono state le sue
parole. Quelle parole che mi hanno letteralmente uccisa. Non credo che
riuscirò a riprendermi; almeno non per ora. Voglio solo
rinchiudermi da qualche parte e scappare da questo schifo. Non credo
che risolverò mai tutto ciò ma forse, non devo
neanche provarci. Ormai ho sbagliato e da ciò che ha detto,
non credo che mi perdonerà mai. Apro leggermente gli occhi e
mi ritrovo davanti Mario, Thiago, Javi, David e Bastian che mi guardano
come se mi vedessero per la prima volta.
-Ma che state facendo?- dico tirandomi goffamente su
-Non ti vedevamo tornare e...- dice Thiago
-E abbiamo deciso di venire a vedere dato che tuo padre tra poco viene
ad ispezionare- conclude Bastian
-Sembra che ti sia passato sopra un camion- dice David porgendomi un
fazzoletto
-Non sembra; è così....- concludo asciugandomi le
lacrime
-Cosa ti ha fatto?- la voce di Mario è abbastanza seria ma
non sono io ad aver subito, è lui
-Mario non è colpa sua; è tutta.....tutta colpa
mia...-
-Non puoi stare così se non è successo nulla....-
-Mario ti ho detto che non è successo niente-
-Ma Mila....sai che con noi puoi parlare....giuro che...-
-Cazzo Javi! Non è successo nulla e non voglio parlarne!-
Ovviamente come al solito, l'unica cosa che so fare è
sfuggire a qualsiasi problema. Credo di non aver mai corso
così velocemente in vita mia. E' difficile e io non ce la
faccio. Non ce la faccio a parlarne e a rivivere quegli attimi.
Nonostante io abbia voluto fare la dura, mi stavo affezzionando. Sin da
quando ho visto quel dannato cartellone ed ho incrociato il suo
sguardo, qualcosa in me si è scatenato. Non so definire la
sensazione; ma non è normale avere attacchi di panico
vedendo solo un ragazzo. Insomma non è la solita
professoressa bisbetica che appena entra ti interroga e non vede l'ora
di metterti due. E' un ragazzo, solo un semplice ragazzo. E io sono
stata una scema a non capire che proprio QUEL ragazzo, mi faceva
provare sensazioni mai provate prima. Quel ragazzo che forse sarebbe
riuscito a cambiarmi. Ma io, come al solito ho rovinato tutto, ed ora
non succederà nulla di tutto questo. Cammino senza una meta,
barcollando di qua e di là. Continuo ad asciugarmi le
lacrime con quel fazzoletto, che sta cercando solo di consolarmi. Il mare,
la spiaggia. E' l'unica cosa che mi farebbe calmare ma ora, mi ricorda
solo lui e la nostra conversazione di ieri. Così decido di
chiamare un taxi e di rinchiudermi nella mia camera di albergo. A
quanto pare la squadra non è ancora tornata e il mio
cellulare suona in continuazione. Messaggi, chiamate ma io non ho
voglia di rispondere. Non ho voglia di dare spiegazioni, non ho voglia
di fare niente. Voglio solo rinchiudermi nel mio mondo e nelle mie
lacrime. Salgo le scale correndo e senza dare spiegazioni, mi rinchiudo
in quel piccolo spazio che per ora mi appartiene. Senza pensarci due
volte mi butto sotto la doccia anche se, già l'avevo fatta
nello spogliatoio. Mi abbandono al suono dell'acqua che scorro e non
penso più a niente e a nessuno. Solo a me e basta.
****
Dire che sono deluso è dire davvero molto poco. Non avrei
mai immaginato che una ragazza conosciuta da poco, avesse potuto farmi
perdere la testa in questo modo. Ma in una sola mossa,
è riuscita a distruggermi. A lacerarmi a tal punto, che non
credo che riuscirò a perdonarla. Tutti dicono che mi
innamoro facilmente, che mi affezziono a persone troppo velocemente ma
con lei, è tutto totalmente diverso. Non so spiegare il
perchè ma mi piace e basta. Solo che ora, dopo averla
trattata in quel modo, non so quale saranno le conseguenze. Di sicuro
non vorrà più vedermi ma forse, è
meglio così. Lei da una parte io da un'altra. Doveva andare
così. Non so se ho sbagliato, non so se ho fatto bene ma
quando l'ho vista lì, davanti a me, non ci ho visto
più. La rabbia repressa che cercavo di nascondere
è uscita fuori, bruciando tutte le chance che forse avevo.
Ma non ce l'ho fatta a stare zitto. Non ce l'ho fatta a fare finta di
nulla. Mi ha ferito; e quando una persona a cui tieni, anche se
conosciuta da poco ti ferisce, non riesco a stare zitto. E'
più forte di me. Il fatto che io agli occhi di molti possa
sembrare un cucciolo, non mostra la vera parte di me. Quella
è solo la parte che mi hanno costruito le fan, guardandomi
nei panni di Peeta, non del ragazzo che c'è dietro. Non so
starmi zitto dietro alla delusione, non so accettare le cose senza
reclamare. Io non sono così; sono tutt'altro. E forse
Milagros ha ragione ma non so davvero cosa dire. Continuo a guidare
verso casa con mille pensieri che mi passano per la testa. Non riesco a
non pensare a lei e al suo viso amareggiato. Forse l'ho ferita; ma chi
la fa', l'aspetti.
-Josh?- la voce di mia madre mi rimbalza nelle orecchie
-Ma ora cosa ha fatto?- dice Connor voltandosi verso di me
-Niente- dico freddamente appendendo le chiavi
-No davvero Josh; è da ieri che stai così...-
dice mia madre dalla cucina
-Mamma, non ne voglio parlare. Lasciatemi stare per piacere- dico
cercando di sfuggire ai loro commenti salendo in camera
-Ma io non capisco. E' sempre intrattabile sto tizio; boh-
Alle parole di Connor non ci vedo davvero più e non riesco a
tacere.
-Ma cosa vuoi è? Saranno pure fatti miei se sono nervoso
e i tuoi commenti non è che servono a molto- dico
urlando e sbattendo la porta della stanza
Non voglio sentirli. Non ho nessuna voglia di sentire le prediche di
mia mamma riguardo le ragazze e quelli di mio fratello riguardo al mio
affezzionarmi troppo facilmente. Sono due pettegoli, uno peggio
dell'altro e non ce la faccio proprio ad affrontarli. Potrei dire cose,
che non penso davvero. Mi butto sul letto e prendo a fissare il
soffitto, immaginando cose sconfusionate. Tutti quegli attimi mi
passano nella mente e solo ora, mi rendo conto del modo in cui mi
guardava. Dispiacere, onestà. Ecco cosa trasmettevano i suoi
occhi ed io, come un coglione, l'ho trattata di merda. Ma ripensandoci;
lei quando mi ha lasciato lì, da solo impalato, non ha
pensato a come potevo rimanerci. Ha pensato solo a lei e basta. Vorrei
poter cancellare quel giorno maledetto in cui l'ho incontrata. Vorrei
solo poter cancellare tutto quanto.
-Josh sono Connor; per favore, apri-
-Connor non voglio sentirti. Non saresti di aiuto in questo momento-
rispondo cercando di restare calmo
-Dai Josh; starò zitto. Giuro che non ti
sfotterò; qualsiasi cosa sia-
-Tu che non sfotti? Non sei per niente credibile-
-Te lo giuro. Però ora apri!-dice continuando a bussare e
siccome mi sono stancato, gli apro
-Beh?- dico appoggiandomi sullo stipite della porta
-Allora- dice intrufolandosi in camera mia -O stai così per
una ragazzo o....- ma vedendo il mio sguardo si zittisce -Bingo!- dice
esultando quasi come avesse vinto -E chi è sta poveretta?-
-Fortuna che ti stavi zitto- dico tirandogli un cuscino
-No ma davvero è per una ragazza?- dice sgranando gli occhi
-No guarda; mi hanno rubato il lecca lecca- dico roteando gli occhi
-Per favore, dimmi che non è la solita stronza che ti ha
trattato tipo cagnolino- e a quella sua affermazione l'unica cosa che
riesco a fare, è trattenere a stento una risata
-Credimi; ci ho messo del mio....-
-Josh, cosa vuol dire che ci hai messo del tuo? Smettila di lasciare le
frasi in sospeso e parla!-
-Connor non c'è nulla da dire! Ho perso una persona a cui
tenevo, per colpa di questo carattere di merda che mi ritrovo-
-Josh, sappiamo tutti che per farti reagire bisogna provocarti-
-Lo so ma ho sbagliato-
-Evidentemente non sei l'unico. Vedi di farmi capire altrimenti, non so
neanche cosa dirti-
Decido di sputare il rospo. Racconto tutto in ogni minimo particolare.
Non tralascio nulla; sensazioni, emozioni. Qualsiasi cosa mi passa per
la mente la dico. In 20 anni non mi sono mai sentito in questo modo.
Alla fine, non riesco neanche a spiegare ciò che sento
davvero.
-Josh; te l'hanno mai detto che sei un'emerito coglione?-
-Che fratello gentile che ho-
-Beh, cosa vuoi che ti dica? Cazzo non l'ha fatto apposta. Non tutti
reagiamo alla stessa maniera e da quel che ho potuto capire, lei
già non vive una situazione rose e fiori; figurati quando
l'hai baciata. Vedi che devi fare perchè davvero; non puoi
mandare tutto al vento solo per una stupida reazione-
Forse ha ragione; ma io, almeno per ora, non ce la faccio neanche a
vederla. L'amarezza è troppa, la delusione trabocca, la
rabbia repressa potrebbe esplodere di nuovo. L'unica cosa è
starle lontano. Anche se non so, per quanto potrò riuscirci.
NOTE AUTRICE.
Allora, non ammazzatemi.
Capisco che questo Josh potrà un po' sconvolgervi (forse) ma
è quello che mi arriva. Insomma, è vero che tutti
lo vediamo un po' come un'angioletto, un po' come il buono della
situazione. Ma mai tutto è come sembra. E' solo un capitolo
di passaggio diciamo perchè la parte principale,
verrà dopo. Comunque ringrazio le mille lettrici e le
quattro ragazze che mi hanno fatto sapere il loro pensiero. Con le
vostre parole ogni volta, mi fate tornare il sorriso. Grazie mille
davvero. Siete una parte fondamentale per farmi continuare ad esternare
le mie idee. Spero che leggerete e recensirete anche questo capitolo e
non so cos'altro dire. Non vorrei spoilerare qualcosa. Un bacione a
tutte e a domenica prossima.
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Capitolo 6 *** Una lettera, una speranza. ***
Le
giornate sono passate così, senza un significato preciso. Da
quel giorno non l'ho più visto ed è stato
difficile dimenticarlo. Ho cercato di concentrarmi solo sugli
allenamenti e sul chiarimento con mio padre ma ogni volta, il mio
pensiero si fermava su di lui. Molte volte facevo errori talmente
banali, che non ci hanno messo molto a capire il mio stato d'animo.
Hanno fatto di tutto pur di far sparire la nuvola nera che mi
circondava, ma non ci sono pienamente riusciti. Con mio padre le cose
son migliorate pian piano. Ci abbiamo messo molto per ricostruire un
rapporto almeno degno di quel che ci lega. Dopo quella serata, dopo
quel colpo al cuore, ho dovuto sopportare una sua atroce scenata e una
settimana di rimproveri e frecciatine varie che mi hanno portato a
rinchiudermi, per una settimana circa, dentro la mia stanza. In quei
giorni sono stata malissimo e l'unica persona con cui riuscivo a
parlare era Rafaella, la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando
siamo piccole e lei è l'unica che mi conosce davvero. Sa
quando sto davvero male e quando, è solo uno stato d'animo
passeggero. Ma non lo era. Ho pianto per giorni e lei, lei
c'è stata. Ha detto che forse dovrei fare in modo di
rincontrarlo, di chiarire questa pazzia ma io non ce la faccio. Non ce
la faccio a rivedere quel volto e quello sguardo che mi hanno oscurato
metà estate. Non è stata tutta colpa sua, anzi;
io ci ho messo molta parte del mio. Ma a causa di questo, sono
scaturiti mille problemi. Ma ormai non importa; domani mattina
ripartiremo per Monaco, e questa storia sarà solo acqua
passata.
-Mila, mi sistemeresti la camicia?- dice Mario bussando alla porta
-Effettivamente, a quante persone devo sistemare la camicia?- dico
aprendo la porta e ritrovandomi davanti, circa 10 persone -Io prima o
poi, vi ammazzo-
Mi metto lì, a sistemare tutti tra chiacchiere generali.
Oggi giocheranno un'amichevole con i Los Angeles Galaxi, giusto per
vedere come stanno messi. A detta di tutti, sarà una partita
abbastanza semplice ma mai sottovalutare l'avversario; potrebbero
rivelarsi più difficili da affrontare di quanto possa
sembrare.
-Sei pronta per il discorso dell'anno?- dice Thiago mentre gli sistemo
il colletto
-No; di sicuro comincerò ad incespicare le parole come una
bambina di cinque anni-
-Ma zitta!- dice Müller allacciandosi la cravatta -Sei stata
tutta la sera a ripassare e dici di non essere pronta?-
In effetti avevo passato tutta la cena e la serata a fare avanti e
indietro per il corridoio, ripetendo il contenuto del discorso che
dovrò tenere al posto del presidente.
-Si ma non è giusto. Insomma, lui non riesce a venire e io
devo assumermi mille responsabilità. Proprio ingiusta come
cosa- dico sbuffando
-Quanto la fai tragica mamma mia- dice Lahm cercando di trattenere una
risata
-Non la faccio tragica; la faccio giusta. - dico piazzandomi davanti lo
specchio
-Cos'è, oggi hai deciso di vestirti elegante?- mi dice David
da vicino la porta
-Io? Se fosse per me verrei in tuta- dico cercando di sistemarmi il
colletto - E inoltre eviterei di mettere queste cose qua- dico
indicando le decoltè - Che sono peggio di una tortura-
-Che ragazza femminile- dice Martinez cercando di non ridere
-Con lo stare in mezzo a voi, sono fin troppo femminile-
Tra risate e schiamazzi mio padre arriva dicendo che dobbiamo scendere
tutti al più presto. Ovviamente quando chiama, tutti
accorrono molto velocemente ma io, con questi tacchi, non vado molto
veloce. Cerco di scendere cercando di non inciampare ma la moquette non
aiuta. Per fortuna però, riesco ad arrivare in autobus sana
e salva. Come sempre, appena ci sediamo, dobbiamo sentirci il mega
discorso di mio padre, su quanto sia importante comportarci civilmente
e dare il meglio. E poi ricorda, sfortunatamente, che sarò
io a tenere il discorso davanti a milioni di persone. Che cosa
stupenda; non vedevo l'ora. Avrei preferito un'ora di allenamento
intensivo, piuttosto che il tenere un discorso. Dopo mezz'ora di
tortura, finalmente posso infilarmi le Beats ed abbandonarmi in un
mondo che è da sempre stato mio. Da quando sono approdata in
questa squadra, io e Mario, nei lunghi viaggi, ci mettiamo sempre
vicino perchè siamo gli unici a volerci concentrare solo
sulla musica. Lui per concentrarsi sul pallone, io per scrollarmi di
dosso pensieri e paure. Da quando ci siamo conosciuti, abbiamo stretto
un'amicizia particolare. Non so spiegare cosa ci accomuna, ma
è riuscito a tirarmi su di morale quando pensavo fosse
impossibile. Ed ora eccoci qui; lui a volte mi parla di Ann e io lo
ascolto attentamente non sapendo cosa raccontare. O non volendo
raccontare assolutamente niente.
-Ehy- dice togliendomi le cuffie
-É successo qualcosa?- dico preoccupata
-No, volevo solo sapere come ti senti-
-Normale. L'ansia comincerà a venire dopo-
-Stai tranquilla. Sarà più semplice di quanto
pensi-
Forse ha ragione, ma non è semplice per me pensarla
così. Rimetto le cuffie, cambio canzone e cerco di non
pensare a nulla.
****
Le squadre sono negli spogliatoi e prima della loro entrata, devo fare
il mio discorso. Insomma mio; sembra scritto da uno di quegli oratori
greci. Ma a parte questo, spero di riuscire a ricordare tutto. Non
vorrei entrare ma purtroppo quel maledetto speaker, annuncia la mia
entrata e io, pur volendo, non posso sottrarmi.
-And now, directly from Monaco, the dauther of the coach of Bayern
Monaco, Milagros Rella!-
Perfetto; la mia morte è vicina. Mi fanno cenno di entrare e
contro voglia, scendo le scale e percorro il piccolo corridoio prima di
entrare. Lo stadio è gremito di gente ed io l'unica cosa che
vorrei fare è scappare; ma non posso, non di nuovo.
Così vado al centro, continuando a stritolare il microfono.
Dovrei iniziare a parlare ma il mio sguardo, si ferma su un punto
fisso. Josh. Vedo una persona lì, seduta beatamente e credo
sia lui ma forse mi sbaglio. Ormai lo vedo dappertutto. Così
mi concentro sulla tribuna, ed inizio a parlare. Le frasi escono
così, tranquillamente. Pensavo fosse una cosa impossibile e
invece, è più semplice del previsto. Ringrazio
Los Angeles per aver ospitato una squadra casinista come noi, ringrazio
i Los Angeles Galaxi per averci fatto usufruire del loro stabilimento
ed infine, ringrazio persino l'albergo per averci sopportato in questa
lunga permanenza. Riesco a rientrare sana e salva, sotto gli applausi
di tutto lo stadio e quando entro nello spogliatoio, è
ancora peggio. Vengo accolta da applausi e cori da ultrà;
roba da pazzi.
-Allora vuoi stare in campo con noi, o vuoi stare su in tribuna?- dice
mio padre sistemando le ultime cose
-Papà, secondo te mi piace guardare le partite dalla
tribuna?-
-Ahahahaha, non cambierai mai- dice ridendo e uscendo dallo spogliatoio
****
La partita è quasi finita e per fortuna sta andando tutto
bene. Stanno facendo un'ottima partita e i goal non sono mancati. A
segno, per ora, sono andati Müller, Götze e Robben.
Per fortuna, almeno due dei tre hanno avuto un'esultanza normale; ma
non si può dire la stessa cosa di Mario. Appena ha fatto
goal, all' 87esimo dato che io ero in piedi poco distante da mio padre,
è venuto ad esultare tra di noi e mi ha fatto rompere un
tacco. Glielo avrei suonato in testa ma alla fine, come potevo farlo;
aveva fatto goal. Ed ora, che siamo quasi al 90esimo, siamo
già tutti pronti a buttarci in campo, neanche se avessimo
vinto la Champions League. Ma alla fine per una squadra ogni match
è importante. E questo test, come lo definisce mio padre, lo
aiuterà a capire come gestire la nuova squadra durante la
stagione ma, a quanto pare, già ha capito come farlo.
Finalmente l'arbitro fischia tre volte e tutti si buttano nella
mischia; compresa io mezza zoppicante a causa del tacco rotto.
Raggiungo gli altri e comincio a parlare con loro ma quando
è il momento di salutare i tifosi, scorgo una persona che
voltandosi mi fa' rimanere pietrificata.
-Devo andare- dico velocemente a David che è di fianco a me
-Di a mio padre che son rientrata per cambiarmi le scarpe.-
-Ma cosa?- chiede alquanto confuso
-Ti spiego dopo!- dico quasi correndo verso gli spogliatoi
Entro, prendo delle scarpe di ricambio e corro fuori, per quanto mi
è possibile. Non capisco se mi segue o cosa. Insomma, sapevo
che non seguiva il calcio e oggi, proprio il giorno in cui sapeva che
ci sarei stata, si presenta allo stadio? Ma dai; questa volta voglio
affrontarlo davvero. Senza cercare scuse; voglio proprio sapere il
perchè si è presentato qui, pur sapendo che ci
sarei stata. Esco nel parcheggio e non vedo alcun tipo di movimento. I
tifosi sono ancora dentro per cui, se lui è qui, dovrei
vederlo. Comincio a girare tra le macchine come un ladro fin quando non
lo vedo lì, bello tranquillo, vicino alla sua jeep. Mi
avvicino senza farmi alcuno scrupolo e tiro fuori le parole, senza
alcun timore.
-Ora vorrei sapere- dico facendo un bel respiro -Perchè sei
venuto proprio qui, oggi-
Voltandosi mi squadra dalla testa ai piedi e poi decide di rispondere
-Perchè non sarei dovuto venire-
-Josh, lo sa tutto il mondo che ti piace il basket, non il calcio. E mi
pare che questo- dico indicando lo stadio -Non sia un palazzetto-
-Io faccio quel che voglio- dice con un tono che fa trasparire una
fierezza tale, che mi viene voglia di prenderlo a schiaffi
-Ah, tu fai quel che vuoi? Bene. Ma se staresti almeno male la
metà di come sto io, faresti in modo di non vedermi o per lo
meno, non faresti lo stronzo in questo modo!- dico cercando di non
alzare la voce
-Ha parlato la santa!-
-Oh, ma che vuoi eh? Sei venuto qua per cercare lo scontro? Io non
sarò stata corretta, ma tu proprio non puoi parlare. Parli
tanto del non ferire le persone e invece sei il primo a contraddire le
tue stesse parole!- Ora stavo decisamente urlando
-Non fare la moralista per favore; di le cose come stanno. Si sa che
non te ne frega un cazzo, stai facendo solo scena per farmi sentire in
colpa-
-Se non me ne fregava un cazzo, non sarei mai stata male e non avrei
mai cercato di dimenticarti! Ma sai che c'è? Sei proprio un
stronzo Hutcherson!-
-Ah io? Evita di fare la povera vittima Milagros e guarda le cose come
realmente stanno!-
-E io pure che ci perdo tempo! Ma vaffanculo va!- alzo i tacchi e me ne
vado
Che faccia di cazzo. C'è ma come si permette; non sono come
una macchinetta usa e getta. Con quale coraggio viene fin qua e riesce
a dire quelle cose non lo so. È solo un bimbo viziato a cui
non frega nulla degli altri. E io che ci sono stata male, che ci ho
sofferto, che mi sono fatta mille problemi. Ma al diavolo tutto quanto!
Non vedo solo l'ora di tornare a Monaco e di lasciarmi alle spalle,
tutta questa maledetta storia. Il solo fatto che una persona come lui
sia riuscito a distruggermi in così poco tempo, mi fa'
rabbia; troppa rabbia. Riesco a rientrare nello spogliatoio nascondendo
a fatica, le mille emozioni che mi girano nella mente ma ovviamente,
non riesco mai a nasconderle decentemente.
-Con una che entra qua con quella faccia, come facciamo a continuare a
festeggiare?- mi fa notare Robben tenendo la borraccia in mano
-Perchè, ora cos'ho?- dico cercando di far finta di nulla
-Hai una faccia- dice Alaba avvicinandosi -Hai pianto per caso?- dice
quasi come se avesse paura di chiedere
-In effetti, hai gli occhi gonfi e rossi- constata Müller
facendo capolino dalle docce asciugandosi i capelli
-Non ho niente davvero- dico scostando i capelli -Sarà
l'allergia a qualcosa-
-E a cosa? All'erba del campo?- dice Mario producendo una risata
generale
-No coglione- dico tirandogli il primo oggetto che mi capita sotto mano
-Certo che sei strana eh. Cioè è da un bel po'
che ogni tanto ti ritroviamo così- conclude Ribery
massaggiandosi la testa
-Sarà la nostalgia di casa- dico facendo spallucce -Ma ora
basta pensare a me. Dobbiamo festeggiare; festeggiare come si deve-
E mi lascio trasportare senza pensare a niente e nessuno.
****
-Femminucce muovetevi! Non fate i bradipi!-
Solita delicatezza di mio padre che si aggira per i corridoi bussando
più volte alle porte non avendo ancora capito, che siamo
distrutti dalla sera prima. E che serata. Per la prima volta da quando
siamo qui, si può dire che ce la siamo spassata. Tra musica,
alcool e risate, non ricordo quasi nulla. So solo di essermela
spassata, e di non aver pensato per una volta a Josh. Ed ora? Dormo
all'impiedi. Sembro uno zombie che cammina e mio padre, non sentendo
una mia risposta, continua a bussare. Giuro che quella mano gliela
stacco. Mi avvio verso la porta e la apro con una sciattezza tale, che
non ho neanche la forza di biascicare qualcosa.
-Vedo che siamo sveglie- dice accennando un sorriso
-Papà, evita di fare battute- dico sbadigliando
-Bene, vedo che non riuscite neanche a parlare- dice roteando gli occhi
-Meglio che me ne vado altrimenti tutte le mie buone intenzioni,
svaniscono- dice passandomi avanti
Richiudo la porta con la voglia di prepararmi pari a quella di un
bradipo. Non ho voglia di prepararmi nè di prendere un volo;
ho solo voglia di rientrare nel letto e dormire. Ma non posso; devo
mettermi in sesto per forza. Così sistemo il tailleur sul
letto, e vado nella doccia. L'acqua calda e l'odore di pesca del
bagnoschiuma mi fanno dimenticare tutto. Riesco sempre a perdermi nello
scroscio dell'acqua ma c'è sempre la pecora nera, che deve
interrompere tutto.
-Spero per te che il motivo della tua interruzione sia importante- dico
guardando Mario con uno sguardo truce
-E allora.....- dice chiudendo la porta ma la blocco
-Che vuoi?-
-Ehm- dice titubante -Mi servirebbe una mano-
-Due minuti e arrivo- dico richiudendo la porta ma lui la blocca
-E io?-
-E tu, come era ovvio, resti fuori- dico facendogli la linguaccia e
chiudendo la porta
Poichè dobbiamo partire alle 12 e sono già le 10,
devo alquanto muovermi. Mi vesto in un batter d'occhio e sistemo i
capelli velocemente, prima di fiondarmi nella camera di Mario. Di
sicuro avrà problemi con la valigia e di fatti, non mi
sbaglio. Mentre David, santo David, aveva ripreparato tutto e il suo
spazio era a dir poco immacolato, Mario ha lasciato uno stazzo. Scarpe,
vestiti, tute in giro per tutta la stanza. Mi sembra di stare in una
stalla, non in una camera.
-Cos'è, ti sei trovato la cameriera?- afferma Alaba
trattenendo una risata
-Ah no- dico alzando le mani e guardando il cumulo di vestiti -Io
questo casino non lo metto a posto-
-E dai!- Mario fa' capolino dalla porta del bagno -Ti prego, ti prego,
ti prego!- dice quasi mettendosi in ginocchio
-Che pena- dice David uscendo mentre ride
-E va bene- dico quasi arrendendomi -Ma solo perchè se mio
padre vede questo casino, ti taglia le gambe- dico quasi ridendo
all'idea
Ci buttiamo a capofitto nella miriade di panni da riordinare. Dire che
è un disastro è dire poco ma il mio obbiettivo
è far risplendere questa stanza, nel giro di un'ora.
****
-Femminucce! Forza, forza andiamo! Muovete quelle chiappe flaccide che
vi ritrovate!-
-Ma tuo padre deve sempre fare lo sclerato quando siamo in aeroporto?-
mi chiede Holger prendendo la valigia
-E che ci vuoi fare; gli piace fare la prima donna!- dice Toni non
dandomi il tempo di rispondere e provocando risate generali
-Kroos se non la finisci, facciamo i conti a Monaco! Altro che scaldare
la panchina!- risponde di rimando mio padre
-Ma coach- dice Kroos con la faccia da cucciolo -Sappiamo che lei
è una persona buona-
-Speciale- continua Holger
-Magnanima- dice Neuer
-Ma soprattutto buona- riprende Toni
-Finitela di fare i lecca culi- dico incrociando le braccia -L'unica
che può farlo sono io; vero papà?- dico sbattendo
le palpebre e sorridendo come un'ebete
-Se non la finite tutti quanti- dice guardandosi intorno -Specialmente
tu Boateng. Smettila di importunare tutte le ragazze che vedi in giro-
dice provocando delle risate generali mentre Jerome, che stava cercando
di abbordare una delle ragazze alla biglietteria, si volta quasi
imbarazzato -Comunque, stavo dicendo; se non la finite vi faccio
lucidare le scarpette con la lingua-
-Quanta crudeltà- constata Lahm allontanandosi velocemente
dalla pacca di mio padre
Tra risate e commenti ci dirigiamo verso il gate per imbarcarci, quando
mi sento chiamare. Mi volto e trovo un ragazzo che corre affannato
verso di me.
-Milagros! Milagros!- urla correndo
-Si, sono io. E tu sei?- dico sorpresa
-Connor, Connor Hutcherson- e l'unica cosa che faccio è
voltarmi, ma lui mi blocca -So che non hai voglia di ascoltarmi ma per
favore. Dato che mio fratello è sia un codardo, sia un
coglione, sono venuto qui per lui-
-Non credo che a 20 anni gli serve la balia- dico irritata sotto gli
sguardi di metà squadra
-Non gli serve una balia, ma un fratello che gli fa' notare i propri
sbagli si-
-E sentiamo, cosa avrebbe da dirmi eh?- la rabbia e il nervosismo
continuano a crescere
-Non voglio nè difenderlo nè niente, ma ti chiedo
solo di leggere questa- dice porgendomi una lettera
-L'aveva scritta per dartela ieri ma poi è stato un cretino
e non te l'ha data-
-Non me ne faccio nulla di questa- dico pronta a riconsegnargli la
lettera ma Thiago mi blocca
-Dai Mila, cosa ti costa dargli un'occhiata- io mi giro guardandolo in
modo truce ma alla fine mi convinco
-E va bene. Vedremo quali idiozie ci sono scritte-
-Grazie e rifletti su quelle parole. Buon viaggio!- dice salutandomi
-Ciao Connor- dico voltandomi pronta ad imbarcarmi
Volevo dimenticare tutto, volevo lasciarmi tutto alle spalle, ma non
credo che con questo pezzo di carta ci riuscirò.
NOTE AUTRICE:
Hello everyone! Allora
devo dire che ultimamente mi sento abbastanza puntuale nel postare
questi capitoli. Vabbè, a parte questo, non uccidetemi. Lo
so, lo so, come fa' ad essere così stronzo? Sinceramente non
lo so nemmeno io. ma la mia mente, ultimamente, partorisce solo idee di
questo tipo. Milagros sta per tornare a Monaco; cosa pensate che
accadrà? E cosa più importante la lettera. Santo
Connor veramente ma cosa avrà scritto Josh lì?
Non posso dirvi nulla, anche perchè non lo so ancora neanche
io! Un bacio a tutte e grazie ancora per le recensioni; siete
fantastiche. A domenica prossima.
PS. Se volete recensire a
me fa' solo piacere!
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Capitolo 7 *** Monaco, ah Monaco..... ***
efp
Cara Milagros,
Non so come dirti che
sono stato davvero un coglione; in tutti i sensi. Quando ti ho baciato
ho provato delle sensazioni stupende, sensazioni mai provate prima. Ho
avuto molte ragazze, è inutile nascondere questa parte di
me, ma nessuna mai mi ha fatto provare le emozioni che mi hai dato tu con un
solo bacio. Non so dirti cosa mi abbia spinto a farlo: forse la tua
bellezza disarmante, forse per il fatto che, con un solo sguardo, sei
riuscita a pietrificarmi; non so. So solo che mi sono comportato da
stronzo. Non dovevo trattarti così anche se mi avevi
lasciato lì impalato, come un coglione. Se mi ha fatto male
vederti andare via? Più di ogni altra cosa. Cercavo di
capire dove avessi sbagliato, cercavo di capire il perchè
della tua fuga e quando ho visto che non mi rispondevi, mi sono sentito
morire. Ho pensato alle peggio cose ed ero arrivato ad una conclusione:
dimenticarti. Ma quando ti ho visto lì sulla terrazza, non
ce l'ho fatta. E ho sputato tutta la rabbia repressa e ho detto cose
che davvero non pensavo. Scusa per tutto, davvero. Non volevo farti del
male, ferirti. In poco sei diventata una parte importante. Ora non so
se mai leggerai queste parole o se sei già in partenza per
Monaco. Ma sappi solo questo: Tu, Milagros Rella, sei una parte
importante di me.
Josh.
Sono solo parole. Parole sprecate, buttate al vento. Non servono a
nulla ormai. Sono troppo delusa, amareggiata e sinceramente non ce la
faccio neanche a rileggerla. Non voglio rileggerla. Ho mille emozioni
che mi balenano dentro e sinceramente non so neanche descriverle. Non
so che fare. Non so se gettarla e quindi gettare insieme a lei tutti i
ricordi, oppure tenerla e così far in modo di ricordare
tutto questo. Ovviamente, nel frattempo, non riesco a trattenere
neanche quelle poche lacrime che ormai mi sono rimaste da versare. Non
credo di farcela, non voglio lottare ancora contro le mie emozioni.
-Scusi- dico fermando la hostess intenta a passare -Dove posso gettare
questo?- chiedo indicandole il foglio che mi rimane nella mano
-Guardi, lì di fianco a lei- risponde lei con il solito
sorriso stampato in faccia
-Grazie- dico sorridendo a mia volta
E con quel gesto decido di buttarmi via i mille pensieri, le mille
emozioni che mi affliggono. Non voglio più pensarci, non
voglio più pensare a lui. Lui è il passato, ora
davanti a me c'è solo il presente.
Monaco, la grande e meravigliosa Monaco. La città dove tutti
sognano di andare a giocare. La città della birra, del
divertimento, dei bei ragazzi. Ma che; qui si sgobba solamente. Ora
ditemi, piove a dirotto e noi siamo qui che da due ore corriamo. Non
è normale come cosa. Capisco sti pori cristi che
ricominciano con la Supercoppa di Germania, ma io che c'entro?
Perchè io devo bagnarmi come un pulcino, per poi ritrovarmi
a casa con quaranta di febbre? Perchè?
-Forza femminucce! Muovetevi!-
Le urla di mio padre risuonano per tutta la Säbener Strasse ed
io sinceramente non ce la faccio più. Non vedo l'ora di
ricominciare con il pattinaggio, almeno non mi romperà
più le scatole. Le sue parole per tenermi ancora sotto
torchio? "No ma sai, ti serve per mantenere l'allenamento.
Così rimani sempre in forma." Ma dai, non c'è una
scusa più ridicola di questa. Ma mai contraddirlo; potresti
davvero finire a lucidare le scarpe della squadra, e Martinez ne
è il grande esempio. Non è che abbia fatto
chissà cosa, lo ha semplicemente contraddetto e pouf: si
è ritrovato a pulire tutte le scarpe piene di fango ed erba.
Da allora nessuno apre bocca, e lo stesso Javi sta attento a
ciò che dice.
-Rella muovi quelle chiappe!- urla mentre faccio il percorso,
appositamente preparato per ammazzarci a fine allenamento -Martinez
finiscila di parlare altrimenti fai la fine di pochi giorni fa-
continua ad urlare in seguito
Siamo tutti sull'orlo dello sfinimento ma, se non vogliamo un'altra
mezz'ora di tortura, ci conviene muovere le chiappe. Continuo a correre
come una forsennata e, nello spogliatoio, mi accascio come un sacco di
patate.
-Io non lo sopporto più- blatera Müller entrando
-A chi lo dici. Pensa a me che sono la figlia e non c'entro niente-
continuo io cercando di afferrare la mia borraccia
-Io non so come fai. Forse ti faranno una statua- continua David
entrando
Nel frattempo, accanto a me, squilla il telefono di Mario ed io, da
brava compagna di squadra, decido di rispondere mentre lui sta
rientrando.
-Pronto?- dico aprendo la chiamata
-Mario sei tu?- chiede una voce maschile dall'altro capo del telefono
-No, Mario non c'è. E' impegnato a fare altro- rispondo in
tono malizioso cercando di fermare Mario che, a fine chiamata, come
minimo mi ammazzerà
-Mila molla il telefono- dice cercando di prenderlo
-Eh no bel fustacchione- dico provocando delle risate generali ma,
distraendomi, mi faccio sfilare inevitabilmente il telefono dalle mani
-Ehilà Mario, non pensavo ti dessi da fare a quest'ora- dice
il ragazzo al telefono
-Ma lascia perdere- risponde lui, poggiando il telefono in vivavoce sul
tavolo
-Guarda, hai interrotto proprio l'apice del piacere- urlo cercando di
soffocare una risata, cosa che non fanno gli altri nello spogliatoio
-Ahahahahaha ma ti fai prendere per il culo?- lo beffeggia il ragazzo
-No sai com'è, dopo un'allenamento da suicidio la figlia del
mister ha voglia di scherzare- continua Mario cercando di smentire le
parole dell'amico
-Si Mario e io devo anche crederti- continua ridendo l'altro -Comunque
devo dirti una cosa-
-Si, aspetta però che tolgo il vivavoce. Altrimenti
continuano all'infinito- conclude portandosi il telefono all'orecchio e
sparendo al di là della porta
-Mila ma come ti viene in mente?- chiede ridendo Robben
-Ah boh, sarà la stanchezza- concludo dirigendomi nel mio
spogliatoio per farmi la doccia
Esco dalla doccia e cerco di asciugarmi il più velocemente
possibile. Mio padre rimarrà ancora un po' qui per decidere
ancora le mosse da fare nella partita di domani contro il Borussia
Dortmund. Il Borussia, squadra che negli ultimi tempi si è
fatta notare tantissimo arrivando al suo apice con la finale di
Champions, vinta da noi per 2a1. Esco nel parcheggio e la prima persona
che vedo è Mario. Perfetto, devo cercare di adularlo per
strappare un passaggio.
-Mario!- dico con la voce più dolce possibile
-Eh no è? Ora che c'è- chiede quasi esasperato
-Ti volevo chiedere se....- ma lui mi precede
-Se ti riportavo a casa. Ora dovrei fare lo stronzo però-
afferma alludendo alle mie uscite nello spogliatoio
-E dai, io scherzavo! E poi non era mica Ann- dico alzando le braccia
-No certo, era solo il mio migliore amico- afferma lui convinto
-E allora. Dai Mario ti prego, per favore-
-Ti devi mettere in ginocchio e chiedere perdono-
-Mai!-
-E allora incomincia ad incamminarti- afferma spalancando la portiera
della macchina
-Dai Mario, per favore-
-In ginocchio- continua ridendo
-Mi dispiace- dico facendo la faccia da cucciolo
-E va bene- dice rassegnato dopo un po' -Sali- continua aprendo la
portiera
-Allora, mi porti a casa?-
-Io non ho detto che ti porto a casa-
-E allora....-
-A casa mia. Ecco la risposta-
-Mario!-
-Eh no, non ti sei messa in ginocchio e ora ti prendi la penitenza-
-Oddio, la tua pessima cucina no!- dico quasi disperata
Cominciamo a parlare grazie a un suo "Pensi ancora al ragazzo
americano?" Che tempestivo il ragazzo. Nessuno sa che mi aveva scritto
una lettera, a parte Thiago che ha visto Connor consegnarmela. Connor,
se solo non fosse venuto lì con quella lettera io ora non
starei pensando a lui. Si, lo so. E' assurdo ma ci penso ancora. Penso
a cosa sarebbe potuto succedere se non fossi scappata. Mille se, mille
domande cominciano di nuovo ad affollarmi la mente. Ma si
può essere più scemi? Perchè ho
buttato la lettera? Credevo fosse la cosa migliore ed invece
è peggio di un'incubo. Mi limito a fare cenno di no, anche
se so che sto mentendo. Perchè mento? Si scatenerebbero
troppe domande, troppi se e non voglio. Cerco di spostare l'argomento
alludendo all'amico che lo ha chiamato nello spogliatoio e,
fortunatamente, ci riesco.
-Ah Marco, nulla. Voleva solo ricordarmi della sfida di domani-
-Gioca nel Borussia?-
-E me lo chiedi pure?- afferma scioccato -Secondo te Reus dove vuole
giocare?- conclude ridendo
-No aspetta, io ho parlato con Marco Reus?- chiedo elettrizzata
-Si- e a quell'affermazione me ne esco con un'urlo
Marco Reus, Marco Reus. Ah! Ancora non ci credo! Mi sembra impossibile.
Da sempre lo seguo e da sempre lo ammiro. E' uno dei calciatori
più giovani e talentuosi della storia. E io, Milagros Rella,
domani lo vedrò. Autografo e foto immediatamente.
Già devo prepararmi.
-Ahhh quello sguardo. Non me lo uccidere- afferma ridendo
-Autografo e foto subito!- dico con gli occhi che brillano dall'emozione
-Allora è meglio che mi sto zitto- continua ridendo
-Perchè che ha detto? Che ha detto? Mario parla!- dico quasi
sull'orlo di una crisi
-Ehi, ehi calmina. Ha detto che sei una bella ragazza-
-Oh mio Dio, oh mio Dio!-
-Non mi svenire in macchina ti prego-
-No devo rimanere viva, rimanere viva per vederlo-
Eccolì li i vincitori. 4a2, umiliazione peggiore non ci
poteva essere. Bella merda. Contro il Dortmund poi, battuto in
Champions. Hanno avuto la loro bella rivincita a questo punto. Alzano
la coppa avidamente, sotto il nostro affranto e pieno di rammarico. Mio
padre non parla proprio. Diciamo che del suo l'ha già messo.
Speriamo solo di battere il Chelsea nello scontro per il mondiale per
club. Altrimenti mio padre credo che se li mangi vivi. Subito dopo il
triplice fischio finale, sono corsa in campo insieme agli altri per
consolarli. Le loro espressioni erano indescrivibili e il mio umore era
calato visibilmente. Ci speravamo, ci credevamo e invece. E invece
è finita così. Due goal di stacco, due fottuti
goal di stacco. Vedere loro lì che festeggiano mi fa salire
un'amarezza tale, che vorrei strappargli la coppa dalle mani. Ma,
daltronde, lo sport è così. C'è chi
vince e chi perde, e bisogna accettare le sconfitte. Mario mi chiama,
lo vedo parlare con un ragazzo biondo molto più alto di lui.
Mi addentro dentro al campo, cercando di non sprofondare con i tacchi,
e mi affianco a lui. Marco Reus è davanti a me sorridente.
Allora per me è sempre stato un bel ragazzo ma dal vivo,
mamma mia.
-Milagros Marco, Marco Milagros- dice predentandomi al biondone
-Piacere- dico sorridendo e stringendogli la mano
-Piacere mio- risponde, stringendomi la mano a sua volta
-Götze vieni qui!- gli urla Bastian da un lato del campo
E così mi lascia qui da sola, infame. Si allontana
sorridendo e a me viene spontaneo tirar fuori il dito medio. Lui
continua a sorridere allontanandosi ed io non so che fare. I suoi occhi
verdi, possiamo dire di un colore che balena tra l'azzurro ed il verde,
mi guardano e mi disarmano come nessuno ha mai fatto. O forse
c'è stato, Josh. Merda, non devo pensarci. Comincio a sudare
freddo, senza controllo, e cerco di trovare una via di fuga. Ma non
posso fuggire, non di nuovo.
-Allora, ieri eri tu al telefono giusto?- mi chiede non perdendo quel
bellissimo sorriso
-Ehm si. Lo so, sono stata infantile ma...-
-Ma che anzi- mi interrompe -Sei una grande. Sai da quando non ridevo
così?- continua ridendo
-Ah addirittura?- chiedo sorridendo
-Si. Sono sempre stato io a prenderlo in giro per dispetto ma ehy, tu
ieri hai superato il maestro- conclude facendo un gesto da auto elogio
-Ahahahah ne sono onorata allora- dico ridendo
Continuamo a parlare molto tranquillamente, e tutta l'agitazione che
avevo è svanita nel nulla. E' veramente un ragazzo simpatico
e non montato. All'inizio, di solito, non rido facilmente o cose
così. Invece con lui mi viene naturale. E' come un vortice
che mi risucchia e non riesco ad uscirne. Ma in questo caso non
è in senso negativo, anzi. Ora capisco perchè
è così amico con Mario. E' quasi l'opposto e mi
piace. In questi pochi minuti sono riuscita a dimenticarmi
completamente tutto, persino delle mille domande che mi affliggono da
un bel po'.
-Allora, ora devo andare. Ma se ti va, dopo potremmo andare a mangiare
una pizza- mi chiede a bordo campo
-Io e...-
-Si, io e te. Se per te non è un problema- continua
sorridendo
-No no, assolutamente. Non c'è nessun problema- affermo
sorridendo
-Perfetto. Allora ci vediamo per le otto. Poi chiedo a Mario per il
resto-
-Perfetto-
E così ci salutiamo e lui, inaspettatamente, mi lascia un
caldo e favoloso bacio sulla guancia.
NOTA AUTRICE:
Vi autorizzo ad
ammazzarmi! Allora, da dove iniziare. Mi scuso moltissimo per la tanta
attesa. Scusate davvero ma ho avuto mille impegni e non sono riuscita a
scrivere neanche una riga. Rigrazio ancora una volta i mille lettori e
i recensori. Siete come sempre fantastici. Vi risponderò al
più presto!
Beh, cosa dire? Il
capitolo è un po' sciatto, lo so. Ma è solo di
passaggio. Mi serviva per chiudere e riaprire un'ipotetica porta. Non
dico nulla, vi lascio all'imaginazione. Un bacione a tutti e di nuovo
grazie mille! Aggiornerò preto e, come sempre, accetto tutte
le recensioni e anzi vi prego di recensire per farmi sapere cosa ne
pensate. Un bacione!!
|
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Capitolo 8 *** Quando si parla di sfortuna.... ***
Sono
da circa mezz'ora davanti all'armadio, cercando di trovare qualcosa di
carino da indossare. L'indecisione è tale che sono sicura di
andare alla cena in pigiama; almeno quello è già
pronto sotto il cuscino. Ho passato l'intera parte del tempo a
prepararmi per essere presentabile e alla fine non ho concluso niente.
Mi perdo letteralmente dentro la valigia e il piccolo armadio, sommersa
da vestiti e scarpe, quando qualcuno comincia a bussare
ininterrottamente. Ecco, ora devo anche mettermi qualcosa addosso: non
ricordo neanche dove ho messo i pantaloncini e la canotta. Dopo
svariate ricerche, smontando nuovamente la camera, li ritrovo. E'
Mario: cosa vorrà ora?
-Se non hai nulla di importante da dirmi, puoi anche avviarti verso la
tua camera- gli dico aprendo la porta e tornando a frugare nell'armadio
-Ma che acida. Comunque Marco verrà a prenderti tra un
quarto d'ora, quindi vedi di muoverti- afferma velocemente
-Che cosa? Tra un quarto d'ora? Merda mi dev- ma ovviamente mi
interrompe come sempre
-Guarda che non devi agghindarti per bene eh. E' solo una cena, non
farti strane idee-
-Si si certo- dico cercando di nascondere il fatto che sono stata per
quasi un'ora davanti ad una stupida valigia, smontando essa e anche
l'armadio
-Tanto lo so che sei rimasta davanti ai vestiti per un bel po'-
Colpita ed affondata, cavolo.
-Certo, è arrivato il veggente- dico seccata
-Ma smettila, non sei neanche brava a mentire- afferma ridendo
rumorosamente dall'uscio della porta
-Quando la smetterai di prendermi per culo ti potrai far vivo di nuovo-
ribatto stufa
-Dai, non fare la permalosa. Ti lascio almeno ti fai bella per il tuo
amorino- dice con quel solito tono da coglione -Auguri e figli maschi-
conclude ridendo
-Zitto scemo- dico sbuffando -Ci vediamo lunedì- e gli
chiudo la porta in faccia
Mi ci voleva Mario per farmi aprire gli occhi? Sveglia Milagros! Non
è una cena di gala, non è nulla. Solo una stupida
cena con uno che probabilmente oltre all'amicizia non andrà
mai. Sicuramente anzi. Prendo un paio di jeans neri, una camicia color
pesca e delle semplici ballerine nere. Il tempo di mettermi il
lucidalabbra e il suono del cellulare risuona per tutta la stanza.
Scendo le scale di corsa, per non farlo aspettare, e apro la porta
dell'hotel velocemente: meno male che mio padre è in
riflessione in camera. Lui è li, appoggiato ad un Aston
Martin nera, mai vista in vita mia, con indosso un paio di pantaloni
neri, delle scarpe bianche e una camicia aperta leggermente all'inizio.
Cavolo, è davvero bello. Esco frettolosamente chiudendo la
porta e continuo a sorridere come un'ebete: la devo smettere di
sorridere.
-Ciao- dico salutandolo e cercando di essere meno goffa possibile
-Ciao- dice baciandomi una guancia -Sali- conclude aprendo la porta
dell'auto
-Quest'auto è davvero bella- dico guardandomi intorno e
annusando un profumo alquanto familiare
-Mario a volte è molto utile, mi ha dato una mano- dice lui
salendo e sorridendo
Mamma quant'è bello.
-Allora- dico cercando di rompere il silenzio che si era creato subito
dopo -Dove andiamo di bello?- continuo con nonchalance
-In un ristorante- risponde sorridendo
-Non vorrai farmi abbuffare- continuo sorridendo
-Una pizza non ti riempie lo stomaco, tranquilla. E poi Mario mi ha
detto che odi quei posti da vip, quindi ho optato per una cosa
più alla mano-
Dio sia lodato. Mario talvolta è davvero utile; grazie al
cielo. Continua a guidare mentre io, distrutto l'imbarazzo, comincio a
girare per le stazioni radio. Finalmente trovo una stazione decente e
mi metto a canticchiare la canzone che stanno mandando:"I'm in love" di
Ola. A quanto piace anche a Marco che, dopo qualche secondo, si unisce
a me canticchiando. Sembra un'uscita tra vecchi amici, nonostante noi
ci fossimo conosciuti solo qualche ora prima. Mi sembra così
naturale essere qui, in questa macchina, a cantare con lui: insomma, mi
sembra così perfetto che non so nemmeno io come descrivere
la cosa. Dopo un po' arriviamo davanti ad un locale che io conosco
abbastanza bene. Mi ci portarono i ragazzi un bel po di tempo fa e devo
dire che qui si mangia benissimo. Devo ricordarmi di ringraziare Mario,
un bel po'. La cena prosegue tranquilla e io non faccio altro che
fissare il mio piatto, che man mano diventa sempre più
vuoto. Sembra che ormai provo attrazione per il piatto che ho davanti,
non per il ragazzo seduto davanti a me. Probabilmente si accorge che
sono pensierosa e mi si mette a guardare.
-Che c'è? Ho qualcosa in faccia?- dico in preda al panico
-No, ma che- inizia a ridere -Calmati, sei solo stupenda-
Cavolo, ora devo solo cercare di non diventare rossa. Cosa impossibile
poichè, dopo neanche cinque secondi, divampo e le mie guance
diventano rosso fuoco.
-Beh, grazie mille- rispondo timidamente
-Allora- continua cercando di sciogliere l'imbarazzo -Come mai ti
alleni con quei pazzi?- chiede sorridendo
-Mio padre è il mister purtroppo; fin quando non
comincerà a fare freddo, io sono costretta a quelle
terribili torture- rispondo sorridendo a mia volta
-Dicono che sia abbastanza severo-
No, ma dai. E' l'uomo più dolce e premuroso guarda.
-Severo è dire poco- replico -Ci tortura nemmeno fossimo dei
prigionieri di guerra-
-Oh mamma- inizia a ridere -Allora hanno davvero ragione, io pensavo
che scherzassero-
-No guarda, su questo non scherzano affatto-
Cominciamo a parlare del più e del meno e scopro di avere
molte cose in comune con lui. Più parla e più mi
piace. E' spiritoso, simpatico ma nello stesso tempo dolce e anche un
po' timido. Un misto che farebbe impazzire chiunque e poi quegli occhi,
cavolo: ti fanno completamente andare in pappa il cervello. Usciamo dal
locale e decidiamo di fare una passeggiata al Westfalenpark, il quale
io sapevo essere aperto solo di giorno, ma a Marco sembra importare
poco.
-Ma il parco non è- ecco, anche lui con questo vizio di
interrompere
-C'è una parte aperta anche di notte, sta tranquilla- mi
dice prendendomi per mano
-Scusa se vado subito nel panico- dico affranta
-Ma che, non devi neanche scusarti. E' normale-
Cominciamo a camminare nel parco e io comincio a stringermi sempre
più a lui: un po' perchè comincia a fare fresco,
e un po' perchè mi piace quel contatto. Più che
altro è lui che mi piace; ma non voglio rovinare tutto come
con Josh. Oh Josh, chissà cosa starà facendo ora.
Di sicuro mi avrà già dimenticata: meglio
così alla fine. Avremmo sofferto un sacco, anche se la cosa
non è che sia cambiata molto. Ci sediamo su una panchina e
io mi accascio quasi completamente su di lui, o meglio: la mia testa si
accascia sulla sua spalla mentre lui mi cinge la vita. La serata
è così perfetta che da lì non me ne
andrei mai.
-Josh guarda!- urla mio fratello dalla sua stanza -Josh!-
-Zitto, non urlare- dico seccato -Che c'è?-
-E' lei?- chiede
-Lei chi?-
-Quella ragazza, Milagros- continua indicando una ragazza insieme ad un
ragazzo alto e biondo. Bene, mi ha già dimenticato.
-Si e allora? Sai quanto mi importa di lei?-
-Si certo Josh, e tu speri che io ci creda. Ma dai, si vede ancora che
ti interessa- continua mio fratello
-Chi è quello?- chiedo seccato ma curioso
-Qui dice che si chiama Marco Reus. E' un calciatore tedesco e la foto
è stata scattata durante la finale di una certa Supercoppa,
boh- mi informa lui
-Niente storia d'amore? Niente sbaciucchiamenti o roba
così?- perchè comincio a fare tutte queste
domande? Merda
-No, non ti interessa più vero?- dice in tono strafottente
-Comunque, ci sono altre foto, ma nessuna allusione a baci, storie o
quant'altro-
Tiro un sospiro di sollievo e Connor mi guarda furbo.
-Perchè non vai da lei?- mi chiede
-Stai scherzando vero? Assolutamente no-
-Ma perchè? Si vede che ti piace, che ti manca-
-Assolutamente no- dico mentendo. Mi manca più di ogni altra
cosa
-Smettila, con me non attacca-
-Connor è meglio così. Lei lì e io
qui; stop- dico uscendo e dirigendomi verso la mia stanza
Devo tornare a Los Angeles, per un film che dovrò girare,
tra un paio di giorni e sto aspettando che mi inviino le location del
film. L'indirizzo e-mail è aperto da quasi tutto il giorno e
nessuna mail è ancora arrivata: ma parli del diavolo e
spuntano le corna. Apro la mail con la solita noia ed apatia che mi
contraddistingue da un po' di giorni e comincio a leggere. La cosa che
mi salta subito all'occhio, in mezzo a quelle mille frasi e parole
messe lì, è la scritta Munchen, Germany. Merda,
grande merda. Con tutte le città o gli stati proprio questo?
Se non è sfiga questa, ditemi cosa lo è. Spero
solo di non incontrarla, altrimenti sarà un bel grosso guaio.
NOTA AUTRICE:
Allora, mi scuso per
tutto il tempo. Davvero, scusate. Praticamente sono stata sommersa
dagli impegni e non ho avuto moltissimo tempo per dedicarmi alla
scrittura. Capitolo insulso, sciatto, di passaggio insomma. Il bello
deve ancora arrivare, per cui godetevi questa piccola pausa da i drammi
di Josh e Mila. Ne arriveranno di tutti i colori tra un pochino. Spero
che, anche se è un po' corto, vi sia piaciuto. Ringrazio
ancora tutti i lettori che si buttano nella mia storia e che decidono
di leggerla. Ringrazio le persone che la recensiscono e anche chi la
mette nei preferiti o altro. Insomma, grazie davvero a tutti. Spero che
recensirete anche questo capitolo e grazie alle vacanze,
tornerò a scrivere! Quindi spero di postare un capitolo a
settimana. Grazie ancora a tutti, un bacio!!
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