Stray heart

di thedoubleE91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** S maiuscola ***
Capitolo 2: *** Silence ***
Capitolo 3: *** She ***



Capitolo 1
*** S maiuscola ***


Lui la strinse forte e Katy respiró Javier per l'ultima volta. Corse via fino ad arrivare all'uscita dell'hotel per poi salire, con l'aiuto dello choiffeur, nella macchina nera .Nessuno della sua famiglia osò parlare per tutto il viaggio:sua madre guardava davanti a lei con lo sguardo perso nel vuoto e Dio solo sa cosa pensava:forse ripensava alla vita in America o magari al futuro di sua figlia. Suo padre fissava la testa del conducente quasi completamente coperta dal cappello che l'uniforme gli imponeva e poi Susie che, sentendosi in evidente imbarazzo,qualche volta rompeva quel silenzio assordante chiedendo le ore al sig.Miller. E Katy che pensava ad Javier e gli angoli della bocca, impercettibilmente si alzavano, per poi riposizionarsi nella triste maschera da lutto che portava. Rimpiangeva di non averlo baciato, anche se aveva ancora il suo sapore addosso:sul collo, sull'ombelico, sulla bocca, sui seni...E una lacrima scendette lenta e a katy sembrò così pesante e cosi maledettamente sporca che con l'indice della mano la soppresse immediatamente. E iniziò a guardare fuori dal finestrino:tutti quei sorrisi, quei colori,quella spendida caoticitá ,tutta quella vitalità sarebbe stata rimpiazzata dalla smorta monotonia, dalla grigia routine da brava cattolica studentessa del college. E poi capi una cosa:per lei ormai esisteva solo javier ed ogni riferimento alla vita aveva come sinonimo lui, i suoi capelli, il suo sorriso... A risvegliarla dai suoi pensieri ,fu il rumore assordante della nave con la quale sarebbe approdata in America. E mentre scendeva da quella macchina nera, aiutata da un uomo dal corpo particolarmente massiccio stretto in un uniforme nera si senti ancora dire da javier "adios mi reina", e lei rimpiangeva di non aver risposto "hasta luego me amor".

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Capitolo 2
*** Silence ***


"Javier, ti prego basta. Sono due mesi che vieni qua, ti ubriachi di vodka sovietica e balli finché non svieni. E quando ti risvegli passi dal riso al pianto come una donna incinta" urlò Luis, il proprietario de la rosa negra per sovrastare il trombettio vivace dei musicisti, il vociare dei clienti e le urla stonate dei ballerini in pista." Io non ti voglio più vedere così...secondo me ti fa bene parlare con qualcuno, chiunque ed io, lo sai sono sempre il primo il primo della fila. Perché sei mio amico. E questa notte se vuoi bere vai in un altro locale, perché qui hai chiusto , mi amigos." Javier si senti insultato, offeso e trattato da bambino e da povero complessato e non poteva sopportarlo. Allora iniziò ad urlare con Luis, imprecando e bestemmiando contro il mondo per poi picchiare uno dei ragazzi che lo stavano portando fuori. Inizio a colpirlo alla gola con forza e poi alla pancia, con furia cieca buttava pugni a casaccio che a volte si disperdevano nell'aria,altre colpivano il bersaglio e altri ai muri. Poi dopo questo eccesso di rabbia repressa ritornò al banco per prendere la camicia a maniche corta rossa e andarsene con la testa bassa. Aveva 22 anni e la vita gli andava già contro. Arrivó ad un gard reil che dava sul mare ben lontano dalla frenetica Havana. Saranno stati circa 30 metri di salto. Saltò la balaustra stando molto attento a dove metteva quei piedi cosi speciali. Molló la camicia nel vuoto e la osservò fino alla fine, fin quando dopo svariati volteggi si appoggiò delicata con l'aiuto del vento sulla superficie calma del mare E li per li pensò di farla finita. Non aveva più niente per cui continuare. La sua famiglia...la avrebbe mantenuta Carols e probabilmente sua madre con qualche sforzo in più. Non studiava. Non aveva che 50 $ sotto il letto, che aveva accumulato grazie al lavoro nella officina di auto, dalla quale si era licenziato. E lei non sarebbe mai più tornata. Mai più. Tutte le promesse che si erano fatti erano seppellite, come lo era lei li in America. Non avrebbe mai più rivisto Katy Miller, la donna della sua vita, la donna che avrebbe portato all'altare e che sarebbe stata la madre dei suoi figli. Non avrebbe mai sentito più le sue labbra schiudersi , non le avrebbe mai più avute sulle sue, sul suo collo e sul suo petto. Non ne avrebbe mai più sentito il profumo e non avrebbe mai più fatto l'amore con lei, non poteva più fare niente. Katy, la sua Katy era morta in un incidente d'auto insieme al marito James. E lui si sentiva tradito e offeso, inoltre lei era incinta. Di una femmina . E improvvisamente si ricordo la voce di Katy che diceva sempre che le sarebbe piaciuto da morire avere una bambina e chiamarla Mariasol e lui rideva dicendo che l'avrebbe chiamata solo Sol o magari "mi sol". Sorrise pensandoci. E poi penso che era morta . Lei e sua figlia. Javier non voleva neanche pensare che li dentro ci fosse sua figlia. La sua Mariasol. Sarebbe diventata madre tra 3 mesi. E ed era morta. Con suo marito. E la loro figlia. E inizio ad urlare al vento:"PERCHEE??!!PERCHÉ LEIII?!?!"TU NON NE AVEVI IL DIRITTO!! LEI ERA SOLO MIA!! COME HAI POTUTO FARMI QUESTO! !?!?! LEI ERA LA MIA UNICA RAGIONE DI VITAA..." con passione gridò queste parole a qualcuno, voleva e aveva bisogno di prendersela con chiunque, poi sussurrando tra se "...ed ora che non c'è , con lei è sparita pure la mia motivazione." In queste grida disperate, in questo pianto disumano, in tutto questo lacerante dolore in tutto questo Javier non vedeva via d'uscita. E fece dei passi più avanti fino ad avere le punte delle scarpe sopra il mare infinito. E continuava a piangere e a ballare sui talloni, ad urlare. Mentre accadeva questo triste spettacolo una ragazza yenkies passò di li. Ci andava tutte le sere. Si sedeva sulla panchina in fondo alla strada e guardava il mare ascoltando la frenetica caocitá che regnava nella notte a l'Havana in lontananza. Quella notte però vide un ragazzo relativamente alto e snello, giocare con la propria vita al di fuori della balaustra. Ballava e mentre ballava piangeva e a tratti emetteva un suono simile ad un mugugnio."oh Gesù"esclamo sotto voce lei.

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Capitolo 3
*** She ***


Lei non sapeva come reagire. Insomma li c'era un ragazzo, forse ventennne, che stava per buttarsi giù da una scogliera. Questa immagine le porto alla mente ricordi, tanto brutti che una lacrima le scese lungo la pallida guancia. Attraversò velocemente la strada e molló la sua borsa sul marciapiede non stando attenta al posto in cui la buttò. Si sporse per il gard reil cercando di vedere la faccia del ragazzo. Le lacrime scorrevano sul suo viso e i capelli neri si erano attaccati al volto. Stava cantando una canzone del posto, ritmata nella quale un giovine chiedeva ad una principessa di sposarlo ed era dolce, coinvolgente, triste e spensierata, lenta. Restò ad ascoltarlo fino alla fine della canzone. Poi iniziò a cantare lei. Scavalco il gard reil. La faccia del ragazzo era allibita. Una yenkies. Nonostante Castro. E che era li vicino a lui e che cantava l'inno nazionale cubano a gran voce e con la mano a forma di coppa sul seno sinistro sopra il cuore. Lui la guardava. Stupefatto e stranito. Intanto, mentre non lo badava lei si rese conto della vita, e della sua importanza e si ripeté che era stata graziata da piccola e che la sua esistenza, come quella del ragazzo li accanto e come quella di tutti gli altri era meravigliosa. Lei smise di cantare e si guardarono per alcuni minuti. Guardandolo fisso negli occhi ne scoprì dolore come lui ne trovò nei suoi...o magari era solo il suo strazio rispecchiato in un altro paio di occhi? "Andrà tutto bene, te lo prometto. Ora mi dai la mano e io e te ce ne andiamo via..." si sporse verso di lui e gli parlò con la voce più rassicurante che trovava in se. "Andra tutto bene. Io sono qui. E se ti vuoi ci sarò sempre." Lui in preda ad una solitudine anormale,ad una malinconia , ad un senso di apaticità e si arrese e intrecció e strinse la mano della sconosciuta. Scavalcarono il gard reil e lei gli tolse dal viso i capelli bagnati ,chiedondogli di insegnarle la canzone che aveva cantato prima, ma lui non curante fece finta di niente. Improvvisamente svenne e una parte del suo corpo cadde in una pozzanghera di fango e lei imprecó. Era circa l'una del mattino lei era per strada seduta con la borsa sporca e faceva caldo, tanto , troppo caldo, di quella calura che ti impedisce di respirare correttamente e che ti fa venire voglia di gettarti in mare. E qui le venne l'idea. Le sarebbe bastato camminare un po con il corpo di lui e poi sarebbe arrivata ad una spiaggetta. Una di quelle piccole piccole che conosceva solo lei. Cercò di tirarlo su. Allora tiro fuori dalla borsa il portafoglio e getto l'accessorio dietro di se. Gli diede due schiaffi.lui gemette e lei lo prese sotto braccio e con tutta la forza che aveva lo trascinò fino alla strada che portava ad un sentiero in pendenza. Qui doveva svegliarsi e allora lei iniziò a fargli il solletico, a prenderlo a schiaffi e poi quando le speranze e le idee si stavano esaurendo lui aprí gli occhi e vomitó. La yenkies scattò e gli urlò contro in cubano e lui borbotto qualcosa. Si incamminarono per questo sentiero sterrato tra gli arbusti e gli insetti mattutini, lui si sorreggeva a lei, entrambi con la fronte imperlata di sudore e dopo varie bestemmie da parte di Javier e di imprecazioni di entrambi arrivarono a questa spiaggetta. Lui si buttò sulla sabbia bianca ancora tiepida e lei gli si sedette affianco. Lo fece sedere e si guardarono. Lei gli fissava avidamente le labbre inumidite dalla saliva e poi gli occhi quasi neri. E non riusciva ad emettere suono, mentre lui si scervellava per ricordare come si chiamava e dove l'aveva vista. Ma niente , proprio zero. Allora le fece segno di alzarsi, mentre lui si sforzava di stare in piedi con una certa dignità. Incominciò a cantare la canzone di prima e la prese e iniziarono a ballare. Lei totalmente incapace di muoversi insieme a lui cercò di restare compita ma poi mettendo un piede male cadde e restò sdraiata a guardare il viso di lui e le stelle. Javier sorrise e si stendette accanto a lei. Poi gli vennero a mente gli avvenimenti precedenti. Il tentato suicidio, la voce della ragazza e la guardò respirare a pieni polmoni con gli occhi chiusi. Si avvicinò cercando di non fare rumore. La guardava. Come se tutto quel viso fosse frutto di un immaginazione e si convinse di essere in un sogno. Si tolse la canottiera e i pantaloni e si tuffó in mare che era freddo. Lei si sedette e lo guardò e realizzò che era nella SUA spiaggia, con uno sconosciuto suicida nudo e che erano li da venti minuti e nessuno dei due aveva osato proferire parola. Alquanto bizzarro. Si tolse i vestiti e cammino verso l'acqua. Lui la guardava incantato. La ragazza si tuffó in acqua e nuotó vicino a lui. Poi lui prese coraggio:" Era una promessa?"-"Quella del gard reil?"-"si"-"si" sorrisero. "Javier"-"James" lui rise divertito al sentire il nome di lei. E mano nella mano si addormentarono. La mattina seguente Javier fu svegliato dalla calura e si rese conto di essere in una spiaggetta isolata. Da solo.

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