la prima impressione è quella che conta

di GreatLittleDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la mietitura ***
Capitolo 2: *** Verso Capitol City ***
Capitolo 3: *** sera a Capitol City ***
Capitolo 4: *** primo giorno a Capitol city ***
Capitolo 5: *** Giorni dell'addestramento ***
Capitolo 6: *** Incontro con gli strateghi ***
Capitolo 7: *** Intervista ***
Capitolo 8: *** L'arena ***
Capitolo 9: *** I favoriti ***
Capitolo 10: *** A caccia con i favoriti ***



Capitolo 1
*** la mietitura ***



Peeta's pov
Mi sveglio pensando a tutte le cose che dovrò fare oggi :dovrò andare in cucina e mettere il pane che ho preparato ieri sera in forno, preparare la colazione che consiste solo in alcuni avanzi di pane stantio ; poi oggi pomeriggio dovrò.... i miei pensieri si interrompono improvvisamente, oggi è il giorno della mietitura.... come ho fatto a dimenticarmene?!?
Lentamente mi alzo dal letto e scendo in cucina, accendo il fuoco e intanto che aspetto che diventi più vivo ,guardo nella dispensa in cerca della colazione.
Trovo una pagnotta bruciata su un lato e decido che può andare bene.
Prendo una sedia e mi siedo davanti al fuoco mangiando la mia colazione, il fuoco ha un effetto calmante su di me : lentamente tutta la tensione che avevo accumulato in quei pochi minuti da quando mi ero svegliato sparisce lasciando solo il vuoto.
Sento dei rumori provenienti dalla camera dei miei genitori, così mi affretto a prendere dei panini anche per loro e a preparare il caffè (anche se è un surrogato).
Dopo che i miei genitori hanno finito la colazione aiuto mio padre a finire di cuocere il pane e senza neanche accorgermene arriva l'ora di pranzo.
Per pranzo mangiamo tutti lo scoiattolo che mio papà ha comprato stamattina da Gale.
Dopo pranzo ci dirigiamo tutti in piazza ;dopo essermi registrato mi dirigo verso verso il gruppo di ragazzi della mia età e aspetto l'inizio della mietitura.
Dopo dieci minuti arriva Effie Trinket con la sua parrucca rosa e un vestito verde ,per gli abitanti di Capitol city questo abbinamento sembrerà normale, ma a me ricorda un fiore formato gigante.
Dopo il discorso del sindaco, l'arrivo di Haymitch e il suo tuffo di testa dal palco esilarante, Effie si avvicina alle bocce con dentro i nomi delle ragazze e estrae un nome: Primrose Everdeen.
Questo nome mi suona famigliare...ma certo! La sorella di Katniss Everdeen! Mio padre parla sempre di lei e di come riesce a cacciare quelli scoiattoli che compra.
Mi volto verso il gruppo delle ragazze e sento un grido:”Mi offro volontaria!”.
Non posso credere che l'abbia fatto veramente! Voglio dire... non c'è un volontario nel distretto 12 da anni... di solito quando i tributi vengono estratti i loro fratelli si limitano ad assistere alla scena senza avere reazioni o limitandosi a piangere.
Ma Katniss è diversa.
Lei sarebbe capace di sopportare qualsiasi tortura piuttosto che far accadere qualcosa a sua sorella.
I miei pensieri vengono interrotti da Effie Trinket che annuncia il nome del tributo maschio: Peeta Mellark.
Improvvisamente mi crolla il mondo addosso.
Non ci posso credere.
Non posso essere stato estratto IO.
Il mio nome compare pochissime volte, visto che non ho mai preso delle tessere per avere del cibo in più. Aspetto sperando che qualcuno si offra volontario al posto mio, ma nessuno si fa avanti.
Sconsolato mi faccio largo tra la folla e raggiungo il palco dove mi stanno aspettando Effie e Katniss.
Mentre salgo i gradini guardo Katniss e improvvisamente mi ricordo:
*flashback*
era una giornata fredda e piovosa, come sempre stavo cuocendo il pane con mio padre.
Guardando fuori dalla finestra noto una figura minuta che è accasciata contro un albero.
Questa distrazione mi è costata cara, infatti ho bruciato due pagnotte.
Quando mia madre se ne accorge inizia a urlarmi contro dicendo quanto io sia stupido, inutile e altri insulti irripetibili; infine, mi dice di dare le pagnotte da mangiare ai maiali perché nessun cliente sano di mente comprerà del pane bruciato, poi se ne va dopo avermi dato un schiaffo.
Quando esco, dopo essere stato in casa davanti al forno per tanto tempo, il freddo mi penetra nelle ossa facendomi rabbrividire.
Sto per lanciare le pagnotte ai maiali quando la rivedo.
Mi volto verso la figura e avendo un improvviso atto di pietà le lancio le pagnotte e poi rientro in casa.
*Fine flashback*
Finisco di salire i gradini e mi faccio guidare da Effie sul palco.
Dopo che ci siamo stretti la mano, inizia a suonare l'inno e poi veniamo condotti nel palazzo di giustizia.
Ci viene concessa un'ora per le visite.
Entrano i miei genitori con delle espressioni indifferenti.
Sto per morire tra pochi giorni, e a loro non interessa nulla?!?
Si mettono a parlare di Katniss e della sue abilità nella caccia.
Mia mamma dice che forse quest'anno il distretto 12 potrà avere un vincitore.
Penso che lo stia dicendo per rassicurami, ma poi lei va avanti dicendo che ha una vera abilità con l'arco....
Non stava palando di me,stava parlando di lei.
Mi sale una rabbia improvvisa, ma prima che possa dire qualcosa la porta si apre e il pacificatore dice che il tempo è finito.
Mia madre esce dalla stanza senza neanche abbracciarmi, mio padre, invece, si avvicina e mi da una pacca sulla spalla veloce prima di allontanarsi .
La porta si richiude e la rabbia che avevo dentro di me si trasforma in dolore; calde lacrime scivolano sulle mie guance e incomincio a odiare veramente Katniss.
Per avermi tolto i miei genitori.
Per averli resi così insopportabili.
Per farmi sentire una nullità.
I minuti passano velocemente e dei pacificatori mi vengono e prendere e mi conducono al treno dei tributi.
Mentre salgo penso che questo viaggio mi condurrà alla morte al 99%, però rimane quella probabilità di sopravvivere al' 1%.
 
nota autrice:
Ciao a tutti!
Questa è la mia prima fanfiction che scrivo.
Ho impiegato solo due settimane per convincermi a pubblicare la storia...ehm..comunque fatemi sapere cosa ne pensate e se devo cambiare qualcosa.
Spero che vi piaccia!
  
 

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Capitolo 2
*** Verso Capitol City ***


Peeta's POV
Quando salgo sul treno  inizio a guardarmi intorno e rimango a bocca aperta: i vagoni sono rivestiti di pannelli di legno lucido, appesi al soffitto ci sono lampadari di cristallo e guardando il pavimento mi accorgo che sto camminando su un morbido tappeto.
Effie ci dice di fare tutto quello che vogliamo fino all'ora di cena.
Vedo che Katniss si dirige verso il suo appartamento e decido di fare lo stesso.
Il mio appartamento comprende una camera da letto con un letto matrimoniale ,una cassettiera, un bagno e uno spogliatoio personale.
Decido di fare un bagno per rilassarmi un po' prima della cena.
quando finisco il bagno mi vesto con una semplice maglietta di cotone e un paio di pantaloni; guardando nel cassetto noto che ci sono anche dei vestiti di tessuti più pregiati, però dopo quello che è successo questa mattina non ho voglia di mettermi in tiro più di tanto solo per andare a cena.
Uscendo, incontro Haymitch che borbotta un "Me ne vado a dormire" prima di infilarsi nel suo appartamento.
Raggiungo il vagone ristorante e mi siedo.
Subito dopo arrivano Effie e Katniss; Effie mi chiede che fine abbia fatto Haymitch e io rispondo che aveva detto che voleva andare a dormire.
Iniziamo a mangiare e mentre nella mia bocca esplodono mille sapori, ripenso a casa, a quando cuocevo il pane con mio papà , alle prime volte che ho cotto il pane da solo, alle prime volte che l'ho bruciato e penso a quanto sia stato paziente mio padre.
Ripenso all'ora passata nel palazzo di giustizia e, improvvisamente, mi rendo conto che quella mattina non ero l'unico ad aver paura per la giornata della mietitura ,ma anche i miei genitori erano spaventati e si saranno sentiti sperduti quando avranno scoperto che ero stato estratto per partecipare agli hunger games.
Ripenso a mia madre e mio padre, quando sono entrati nel palazzo di giustizia, ai loro sguardi impauriti, celati molto bene sotto quelli che pensavo fossero degli sguardi indifferenti.
Rivedo mia madre che continuava a evitare il mio sguardo,a mordersi il labbro, ripenso a come gesticolava mentre parlava, alla nota di preoccupazione nella sua voce.
Mentre ripenso a tutto questo, mi accorgo di quanto sia stato stupido a disprezzare il comportamento dei miei genitori, quando loro stavano solo cercando di non farsi vedere in lacrime per non farmi soffrire prima di partire per gli hunger games.
Finita la cena ci spostiamo in un vagone con la TV per vedere la sintesi di tutte le mietiture.
Vedo scorrere sullo schermo le immagini delle persone contro cui dovrò combattere una volta che sarò sceso nell'arena; alcuni di loro hanno un aspetto decisamente letale come il ragazzo del distretto 2, altri invece hanno un'aria totalmente innocua come un ragazzo del distretto 10 che è storpio da un piede.
quando finisce la presentazione di tutti i concorrenti ,veniamo raggiunti da un Haymitch decisamente ubriaco che ci chiede se si è perso qualcosa.
Prima che gli possa rispondere ,lui vomita e cade a terra scivolando sul suo stesso rigetto.
Continuo a guardare il nostro mentore che cerca di tirarsi su, inutilmente, dalla pozza del suo rigetto; io e Katniss ci scambiamo uno sguardo, poi ci alziamo e portiamo Haymitch in bagno.
mentre Katniss apre l'acqua ,lancio uno sguardo a Haymitch: i suoi occhi sono semichiusi, la testa gli ciondola da un lato e tutto il suo corpo è cosparso di vomito.
Guardandolo in queste condizioni mi rendo conto che non sarà in grado di farsi una doccia da solo senza affogare, così dico a Katniss che lo laverò io, lei dice che sul treno ci sono addetti di Capitol city per occuparsi di questo; ma ribatto dicendo che me ne occuperò io.
Inizio a spogliare il nostro mentore, e lo metto sotto la doccia , quando è completamente pulito gli do un asciugamano e vado nella sua stanza in cerca di vestiti puliti; quando li trovo ritorno in bagno e glieli faccio mettere, poi lo accompagno nella sua stanza.
Dopo aver sistemato Haymitch torno nella mia stanza e faccio un' altra doccia perché l'odore del suo vomito mi è rimasto addosso.
Mi metto dei vestiti puliti e mi infilo a letto.
Mi addormento quasi subito ma per tutta la notte continuo ad avere incubi.
Finalmente arriva la mattina.
Mi alzo e faccio una doccia tiepida per svegliarmi, poi mi reco al vagone ristorante per fare colazione; mi siedo e dopo pochi minuti arriva Haymitch con una bottiglia di liquore in mano, si siede di fronte a me e inizia a spalmare la marmellata su una fetta biscottata.
Mi guardo intorno per trovare qualcosa da mangiare per colazione ,fino a quando vedo una tazza piena di un liquido scuro e fumante.
Mi rivolgo a Haymitch indicando la tazza :
-Che cos'è questo?-
-Si chiama cioccolata calda, assaggiala è buona, anche se io preferisco l'alcool-
Prendo un sorso della cioccolata e sono percorso da un brivido.
decido di approfittare dell'occasione e chiedo a Haymitch di spiegarmi come fare a sopravvivere agli hunger games.
Quando sta per iniziare a spiegarmi, arriva Katniss che si siede e Haymitch da un consiglio : -restate vivi.-
tra tutte le cose che poteva dire lui dice: "restate vivi?!?"
In un moto di rabbia improvviso rovescio il bicchiere di liquore e Katniss pianta un coltello sul tavolo.
Il mentore ci guarda, poi ci fa alzare e inizia a girarci intorno ,osservando i nostri corpi e punzecchiandoci,infine si ferma e dice:
-Farò un patto con voi. Voi non ficcate il naso nei miei affari e io resterò abbastanza sobrio per aiutarvi, però dovete fare quello che dico io. -
Detto questo esce dalla stanza, lasciandomi solo con Katniss.
Guardo fuori dal finestrino e mi accorgo che siamo arrivati a Capitol city: palazzi di tutti i colori e di tutte le dimensioni ci circondano, auto sfavillanti corrono per le strade e le piazze sono abbellite da fontane e piante.
Arrivati in stazione la gente comincia a indicarci con il dito, così mi avvicino al finestrino e inizio a salutare con la mano.
Osservo le parrucche e gli abiti stravaganti della gente e incomincio a pensare che siano ancora più stupidi di quello che mi ero immaginato.
Così sarà molto più facile ottenere degli sponsor.
 
nota autore:
ciao a tutti!
ecco il secondo capitolo, in realtà non ho molto da dire... fatemi sapere cose ne pensate e se devo cambiare qualcosa.
recensite, non scioglievi in una poltiglia informe per questo caldo...

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Capitolo 3
*** sera a Capitol City ***


Peeta's pov

Dopo la cerimonia saliamo con l'ascensore fino all'ultimo piano.
Nella mia vita sono andato in ascensore soltanto una volta.
L' ascensore, al contrario di quello del palazzo di giustizia, è fatto di pareti di cristallo  attraverso le quali posso vedere tutto quello che accade di sotto.
Sento il mio stomaco che si contrae quando iniziamo a salire.
Effie comincia a raccontarci dei suoi discorsi con gli sponsor e della sua teoria sui pezzi di carbone che si trasformano in perle.
Una volta arrivati al nostro piano ,entro nella mia stanza e non posso fare a meno di rimanere a bocca aperta: al centro della stanza c'è un enorme letto con una trapunta di raso giallo, ai lati del letto ci sono dei comodini su cui poggiano delle lampade di cristallo, sull'altra parte della camera torreggia un gigantesco armadio che potrebbe contenere tutti i vestiti del distretto 12.
Mi dirigo verso il bagno per fare una doccia rilassante.
Dopo aver impiegato i primi minuti a cercare di capire a cosa servono tutta quella serie di pulsanti e manopole che mi trovo davanti, riesco ad accenderla.
La mia doccia si svela un completo disastro: dopo aver selezionato tutti i tipi di shampoo, balsamo e bagnoschiuma che mi sembravano più invitanti premo un pulsante per far partire la doccia ma non succede niente.
Mi avvicino al soffione per vedere se sia rotto, e in quel momento esce un getto potentissimo di acqua e shampoo che mi finisce tutto negli occhi; imprecando mi scosto dal getto sbattendo la schiena contro la parete della doccia e schiacciando una serie di pulsanti.
L'acqua calda smette di scorrere e al suo posto vengo investito da un getto d' aria gelata.
Continuando ad imprecare, mi rassegno ed esco dalla doccia.
Inizio ad asciugarmi i capelli, e quando sto per uscire dal bagno scivolo e mi ritrovo disteso in una pozzanghera che si è formata sul pavimento.
Una volta che riesco ad uscire dal bagno senza combinare altri pasticci, mi vesto e mi dirigo verso la sala da pranzo.
Nella sala c'è una quantità esorbitante di cibo, che potrebbe sfamare un intero esercito.
Durante la cena tutti fanno i complimenti agli stilisti per i costumi e cercano di mantenere una conversazione accettabile.
Cerco di partecipare alla conversazione, ma dopo la mia doccia “rilassante” non ho molta voglia di parlare.
Quando finiamo le portate, arriva il dolce e gli viene dato fuoco da una ragazza.
Guardo katniss che sta fissando la torta con un' espressione ebete sul volto.
-Cos'è che lo fa bruciare?- chiede -E' alcol? E' l'ultima cosa che... oh! Ma io ti conosco!- la ragazza  a cui si sta rivolgendo nega con la testa e si allontana velocemente dalla tavola.
-Non essere ridicola, Katniss. Come potresti conoscere una senza- voce?- dice Effie.
Effie e Haymitch hanno della facce a metà tra lo stupore e la paura, iniziano a spiegare che cos'è una senza voce e a convincerla che non può conoscerla.
Siccome la situazione sta diventando tesa  e devo cercare di avvicinarmi all'altro tributo il più possibile, decido di intervenire:
-Delly Cartwight, ecco a chi assomiglia. Anch' io continuavo a dirmi che aveva una faccia nota.- dico.
Vedo le loro espressioni che rilassano e la ragazza mi rivolge un'espressione riconoscente.
Continuiamo la messa in scena fino a quando non abbiamo rassicurato completamente i mentori, poi ci concentriamo sulla torta.
Dopo esserci congedati ,Katniss si dirige verso la sua stanza, ma io la fermo appoggiandomi allo stipite.
Se voglio conoscerla meglio per scovare il suo punto debole, cercare di farla parlare è il primo passo della mia strategia.
-Allora era  Delly Cartwight. Ma pensa, trovare qui una sua sosia...-dico
Vedo che si acciglia cercando di capire le mie intenzioni.
-Sei già stata sul tetto? Lassù il vento è molto forte.-
Saliamo sul tetto e iniziamo parlare di cose a caso.
Dopo un po' Katniss inizia a raccontare del suo incontro con la ragazza senza voce.
La sua voce è piena di tristezza, e dai suoi suoi occhi posso leggere mille espressioni:
tristezza, paura, disprezzo verso sé stessa, rammarico e anche la serenità di qualcuno che si toglie un peso sulle spalle.
Quando finisce di raccontare mi accorgo che sto tremando per il freddo; così rientriamo e torniamo nelle nostre stanze.
Mi sdraio sul letto e rimango a fissare il soffitto.
Penso a Katniss e al suo racconto, ai suoi occhi pieni di paura mentre riviveva i fatti di quel giorno, e incomincio a rendermi conto che la ragazza che avevo etichettato come fredda e distaccata che iniziavo a conoscere, è completamente diversa da quello che mi ero immaginato, possiede un cuore e un' anima che io credevo inesistenti.
Inizio a provare una leggera pena per quella ragazza.
Cosa avrei fatto io se mi fossi trovato al suo posto? Non lo so.
Dopo alcune ore sento le palpebre che iniziano e diventare pesanti, e sprofondo in un sonno senza sogni.

Spazio autrice:
Ciao *esce molto timidamente* non uccidetemi per favore, sono troppo giovane per morire!!!
Riguardo al fatto che non ho aggiornato per due mesi, non posso inventarmi molte scuse, quindi mi limiterò con un SCUSATEEE...
Trovo i giorni dell'addestramento piuttosto noiosi, e non so proprio come scriverli, ma cercherò di renderli più interessanti promesso!
Tornando al capitolo: Peeta cerca di avvicinarsi a Katniss, per scoprire i suoi punti deboli da usare contro di lei quando sarà nell'arena.
Ci riuscirà?

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Capitolo 4
*** primo giorno a Capitol city ***


Peeta's POV
 
Sono nel centro immagine da ore ormai.
Lo staff di preparatori continua a girarmi intorno per controllare lo stato della mio corpo.
I loro accenti sono così strani che devo resistere all'impulso di non scoppiare a ridere ogni volta che li sento parlare.
Dopo che tutti i miei peli sono stati estirpati, il mio corpo è stato lavato e levigato con una schiuma esfoliante che ha rimosso almeno tre strati di pelle; tutte le cicatrici e le bruciature che ho accumulato negli anni passati davanti al fuoco a cuocere il pane sono state cancellate.
Tiro un sospiro si sollievo quando sento qualcuno dire: -Abbiamo finito.- .
Haymitch ci aveva fatto promettere di non lamentarci e di sopportare qualsiasi cosa ci avrebbero fatto, e così mi sono comportato.
Finalmente tutti gli estetisti lasciano la stanza e vanno a chiamare la mia stilista.
Vedo arrivare una donna che ha un aspetto... normale.
La maggior parte degli stilisti che intervistano in TV sono così tinti, decorati e chirurgicamente modificati da non sembrare nemmeno umani.
La donna mi si avvicina e si presenta come Portia.
Mi fa mettere un accappatoio e poi ci dirigiamo verso una salotto arredato con delle poltrone e un tappeto su cui poggia un tavolino di vetro.
Da una parete completamente fatta di vetro si può osservare l'intera città.
Io e Portia ci sediamo e lei inizia a parlarmi del vestito che indosserò stasera:
-Allora Peeta, parliamo del costume che dovrai indossare stasera. Il mio socio, Cinna, è lo stilista di Katniss, abbiamo avuto l'idea di farvi mettere dei costumi complementari.- dice la stilista.- Come sai, di solito si usa rispecchiare l'atmosfera del distretto.-
Perché vogliono presentarci come una squadra?
Tra pochi giorni verremo buttati in un'arena per una lotta all'ultimo sangue, e dovremmo essere una coppia?
Probabilmente ci faranno indossare dei costumi da minatore con tanto di lampadina sulla testa.
-Avrò un vestito da minatore?-chiedo.
-Qualcosa di meglio.- dice Portia sorridendo.
-Tu e Katniss avrete dei costumi che prenderanno fuoco; naturalmente non sarà fuoco vero però sarà quello l'effetto.-
Non so cosa rispondere.
Non ho paura del fuoco, prima ancora che imparassi a camminare stavo vicino a mio papà quando cuoceva il pane (stando a debita distanza), ma l'idea di avere addosso un vestito che prenderà fuoco, e di potermi trasformare in una torcia umana da un momento all'altro non è molto invitante.
Alcune ore dopo la mia stilista mi sta aiutando a indossare il vestito per la cerimonia: si tratta di una semplice calzamaglia e degli stivaletti neri.
Portia mi accompagna da Katniss e dal suo staff di preparatori, poi scendiamo tutti insieme al pianoterra del centro immagine, dove si trovano gli altri tributi su carrozze trainate da cavalli.
Quando saliamo sul carro Katniss mi si avvicina e chiede:- Cosa ne pensi del fuoco?-
-Io strappo il tuo mantello se tu strappi il mio.-
-Affare fatto.- risponde.
La musica di apertura viene sparata a tutto volume in ogni parte di Capitol city.
Le porte si aprono lasciando intravedere la strada colma di persone.
Quando il carro del distretto 11 inizia a muoversi compare Cinna che da fuoco ai nostri mantelli.
Aspetto di sentire calore ma, percepisco solo un lieve pizzicore.
Quando stiamo per uscire vedo che lo stilista inizia a gesticolare indicando le mani e capisco che vuole che ce le teniamo; così afferro quella di Katniss e guardo Cinna che mi da una conferma.
Non riesco proprio a capire perché ci vogliano presentare come una squadra, non riesco a sopportare Katniss, con quel suo sguardo pieno di disprezzo per ogni cosa è decisamente insopportabile.
I cavalli iniziano a trainare la carrozza, e in attimo ci troviamo per le strade della città.
Guardo verso la folla e riesco solo a vedere macchie di tutti i colori.
Appena tutte quelle persone ci vedono cominciano a chiamarci, ma sento pochissime volte il mio nome , invece, quello di Katniss è ripetuto così tante volte da diventare quasi incomprensibile.
-Katniss, Katniss, Katniss...- tutta la folla la sta acclamando, tutti la vogliono vedere, tutti vogliono prendere i suoi baci.
Tutta l'attenzione è accentrata su di lei: sulla ragazza in fiamme.
Quando arriviamo davanti alla residenza del presidente Snow i cavalli si fermano.
Durante il discorso del presidente le telecamere si soffermano sui tributi ma rimangono su di noi, o forse dovrei dire su di lei, più del tempo necessario.
Appena rientriamo nel centro immagine Cinna e  Portia spengono il fuoco con delle bombolette spray.
Guardo le mia mano intrecciata a quella di Katniss , le mie nocche sono diventate bianche a causa della sua presa.
Ripenso alla folla che l'acclamava, che gridava il suo nome, rivedo le telecamere che inquadravano il suo viso, la sua espressione di beatitudine sul  suo volto.
In questo modo tutti si ricorderanno di lei: Katniss, la ragazza in fiamme.
Ma chi si ricorderà di me?
Quando scendiamo dal carro mi rivolgo alla ragazza:- Grazie per avermi tenuto stretto, stavo iniziando a sentirmi un po' malfermo là sopra. Sono sicuro che non hanno notato niente all'infuori di te, dovresti indossare le fiamme più spesso.-
Poi le sorrido, cercando di sembrare il più dolce possibile.
Se voglio ucciderla quando sarò nell'arena devo cercare di avvicinarmi a lei il più possibile.
 
Nota autrice:
Ciao a tutti, chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento ma non sapevo proprio come scrivere questo capitolo.
So che molti si staranno chiedendo perché Peeta ha questo atteggiamento che non compare nel libro, quindi ci tengo a precisare che in questa fanfiction Peeta odia Katniss e non ne è innamorato.
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 5
*** Giorni dell'addestramento ***


Peeta's pov
 
Quando apro gli occhi, la luce accecante che filtra dalla finestra me li fa richiudere.
Oggi è il primo giorno di addestramento.
Questo dovrebbe essere un giorno importante, perché i tributi iniziano a creare alleanze, e a conoscere le abilità degli altri concorrenti.
Non ho  ancora elaborato un piano completo per quando sarò nell'arena, quindi mi limiterò ad assecondare Katniss.
Lentamente arranco fino in bagno con l'idea di fare una doccia, ma appena mi ricordo   della mia esperienza di ieri sera, decido di lavarmi soltanto la faccia e di rimandare la doccia.
Quando torno nella camera vedo che mi hanno lasciato dei vestiti puliti: pantaloni neri aderenti, una tunica bordeaux a maniche lunghe e un paio di scarpe.
Cerco di sistemarmi i capelli, visto che formano un enorme cresta da un lato.
Siccome non ho idea di quello che debba fare adesso, esco e mi avvio alla sala da pranzo con Haymitch che era uscito dalla sua stanza nel mio stesso momento.
Quando arriviamo ,troviamo Katniss che sta mangiando.
Dopo aver mangiato fino allo sfinimento, mi fermo prima di vomitare tutto sul pavimento.
Il mentore dopo aver bevuto un dose abbondante di alcol dalla sua fiaschetta inizia a parlare: -Allora, mettiamoci al lavoro. Addestramento. Prima di tutto: se volete, posso allenarvi separatamente. Decidetelo adesso.-
-Perchè dovresti allenarci separatamente?- chiede Katniss.
-Nel caso in cui tu abbia qualche talento segreto che non vuoi far conoscere all'altro- dice Haymitch.
-Io non ho nessun talento segreto- dico -E so già qual è il tuo, no? Voglio dire, ho mangiato un bel po' dei tuoi scoiattoli-
A meno che cuocere il pane può essere considerato un talento, non so fare niente.
Gli occhi di Katniss si riempiono di stupore, davvero pensava che mio padre comprasse gli scoiattoli solo per lui?
-Ci puoi allenare insieme- dice.
Successivamente parliamo delle nostre abilità.
Dopo colazione scendiamo con l’ascensore fino al piano terra, dove si terrà l’addestramento.
La sala dell’addestramento è stupenda: un numero infinito di armi sono ordinate in base alla lunghezza e al tipo.
Il mio sguardo cade subito su una postazione di mimetizzazione, e sto praticamente sbavando solo al pensiero di andare là, ma prima chiedo a Katniss dove vuole andare, che risponde che vuole andare alla postazione dei nodi, e sono costretto ad assecondarla.
L'istruttore ci mostra come costruire alcune trappole, e dopo averci  lavorato per un'ora , passiamo, finalmente, alla mimetizzazione.
Inizio a tracciare sul mio braccio spirali di fango e succo di bacche e la mia pelle si trasforma in una tela di un quadro.
I punti di ombra e di luce si intrecciano creando delicate sfumature che fanno prendere vita al mio dipinto.
Katniss sembra stupita, così le spiego che  nella pasticceria decoravo le torte, e la mia abilità nel disegno deriva da questo.
Il discorso delle torte mi ricorda casa, facendomi provare una fitta di nostalgia.
Nei tre giorni successivi ci spostiamo nelle altre postazioni.
Impariamo ad accedere un fuoco, a costruire ripari e a lanciare coltelli.
Però restiamo lontani dal tiro con l'arco e dal sollevamento pesi.
Ogni sera, quando ritorniamo al nostro piano i mentori voglio essere aggiornati sui fatti della giornata e ci riempiono di consigli per migliorare il più possibile.
Al terzo giorno di addestramento verso l'ora di pranzo iniziano a chiamarci per le nostre sessioni private con gli strateghi.
Man mano che la sala si svuota l'ansia inizia a farsi sentire sempre di più fino a diventare insostenibile.
Quando chiamano il mio nome, mi alzo e mi dirigo verso la porta , ma prima che possa entrare sento dire da Katniss: -Ricorda quello che ha detto Haymitch: lancia i pesi.-
Le sue parole mi stupiscono, visto che ci parliamo soltanto in pubblico secondo gli ordini di Haymitch, in base ai quali dovremmo fingerci amici.
-Grazie lo farò- dico- Tu...scocca dritto le tue frecce.-
Quando entro nella sala dell'addestramento mi sembra ancora più grande della prima volta in cui l'ho vista,facendomi sentire per alcuni attimi disperso, e tutta l'ansia che si era attenuata con la parole di Katniss torna a farsi sentire.
Sposto il mio sguardo sugli strateghi, che non sembrano molto interessati a me, e mi rendo conto che sarà impossibile stupirli, visto che il loro livello di interesse è paragonabile a quello che riserverebbero ad una mosca.
Mi dirigo verso dei pesi di varie forme e dimensione che sono ammassati in un angolo, dopo averne scelto alcuni mi sposto verso il centro della sala in direzione dei bersagli.
Mentre sollevo il peso sopra la testa mi isolo da tutto il resto: se voglio centrare il bersaglio mi serve il massimo della concentrazione.
Il primo peso non centra il bersaglio, e questo mi fa perdere parte dell' attenzione degli strateghi.
La maggior parte dei pesi successivi, invece, centrano il bersaglio.
Quando finisco di tirare i pesi rivolgo il mio sguardo verso gli strateghi che mi dicono che posso andare.
Mentre salgo al mio piano, l'ansia che avevo accumulato inizia a sparire e inizio a sentirmi molto meglio.
Mi siedo sulla poltrona nella sala da pranzo e decido di aspettare Katniss.
Però, quando sento dei singhiozzi spaventosi e una porta che sbatte non riesco a pensare a nulla di buono.
 
Nota autrice:
Ciao a tutti!
Finalmente dopo alcuni mesi sono riuscita ad aggiornare la storia!
ok... a parte questo non ho altre cose da aggiungere.
Fatemi sapere se vi è piaciuta!

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Capitolo 6
*** Incontro con gli strateghi ***


Peeta's pov
 
Sono passate alcune ore da quando Katniss si è rinchiusa in camera sua a piangere per un motivo a me sconosciuto.
I mentori hanno cercato in tutti i modi di farla uscire e parlare, ma lei non ne ha voluto sapere.
Sono indeciso se andare da lei, ma non vedo per quale motivo dovrebbe parlarmi.
Il suo atteggiamento nei mie confronti è distaccato, quasi disgustato, anche se non ne capisco il motivo.
All'ora di cena ci sediamo tutti a tavola, insieme ad Effie arriva, inaspettatamente,  Katniss con una faccia a macchie tipica di chi ha passato tutto il giorno a piangere.
Gli adulti iniziano a chiacchierare, poi quando arriva la portata principale Haymitch interrompe tutto e ci chiede come sono andate le nostre sessioni con gli strateghi:
-Non so se è servito a qualcosa.- dico- Quando sono arrivato, nessuno si è degnato di guardarmi. Ho lanciato un po' di cose pesanti finché non mi hanno detto che potevo andare.-
-E tu dolcezza?- domanda Haymitch
-Ho tirato una freccia contro gli strateghi- risponde
-Cosa?!?- esclamano tutti.
Pensavo che non fosse riuscita a centrare il bersaglio, non questo.
I due mentori continuano a porre domande per farsi raccontare nei minimi dettagli il fatto.
Dopo cena andiamo in salotto per vedere i punteggi che verranno comunicati in TV.
Finalmente arriviamo al distretto dodici.
Sento che potrei scoppiare in questo momento, su questo divano di Capitol City per tutta l'ansia che ho accumulato solamente oggi.
Sullo schermo, di fianco a una mia foto compare un otto.
Otto! Otto! Ho preso un otto!
Sono così felice per il risultato che devo trattenermi dall'alzarmi in piedi e fare salti di gioia per tutta la stanza.
La felicità del momento viene sostituita dallo stupore quando vedo il punteggio di Katniss: undici.
Questo punteggio non era mai stato raggiunto da nessuno!
Una punta di invidia si fa strada dentro di me.
Insomma, ha tirato una freccia contro gli strateghi, avrebbe potuto ucciderli!
Peccato che quelli siano stati così idioti da averle dato un punteggio altissimo!
Quando l'entusiasmo generale si spegne ognuno si ritira nella propria camera a dormire.
Vado in bagno, e ricordando della mia esperienza precedente cerco di essere il più cauto possibile nel programmare i getti d'acqua.
Quando finisco mi infilo a letto.
Mi risveglio sudato, con le coperte aggrovigliate alle gambe; il sogno che avevo fatto era stato agghiacciante, tutti gli orrori che avevo visto in televisione riguardo agli hungher games mi si erano presentati uno dietro l'altro come tante foto in un album fotografico.
Scrollo la testa ,nel tentativo di cancellare le ultime immagini che sono rimaste nel cervello.
Inizio a pensare ai fatti delle ultime settimane.
E' come essere risucchiati in un uragano: continui a girare,girare e girare , e non riesci fare nulla per fermare tutto, ti senti inutile, e tutto quello che puoi fare è restare a guardare.
Un pensiero compare nella mia mente.
Una tattica.
Certo, non mi aiuterà a vincere gli hungher games, ma forse mi darà quello che voglio.
Dopo essermi preparato esco, e vado alla ricerca di Haymitch sapendo già dove trovarlo.
Quando arrivo nel salotto rimango deluso dal non vederlo seduto a fare colazione, e la mia faccia deve mostrare lo stupore assoluto, visto che un senza voce mi guarda con aria stranita; cercando di tornare ad avere un'espressione normale , torno indietro diretto verso la camera dell'uomo.
Busso e sento un grugnito in risposta.
''Okay, è sveglio'' penso.
Spalanco la porta e senza badare al disordine più totale che regna nella stanza dico: -Ti devo parlare.-

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Capitolo 7
*** Intervista ***



 
L’espressione di Haymitch è indecifrabile mentre gli spiego il mio piano, e man mano che le parole si susseguono, la sicurezza iniziale mi scivola addosso come acqua, portandomi a pensare che la mia idea non fosse altro che una follia.
Quando finisco il discorso il silenzio torna a regnare nella stanza, e viene interrotto da un “ potrebbe andare” del mentore che, subito dopo, mi volta le spalle facendomi capire che la questione è chiusa.
‘Saranno gli effetti della sbronza’ penso mentre ritorno nella sala da pranzo.
Al tavolo imbandito a colazione trovo Effie e Katniss che chiacchierano animatamente.
Quando Effie mi vede inizia inveire sulla mancanza di tempo e sul fatto che siamo in ritardo con la sua tabella di marcia, e mi  spiega molto velocemente come si svolgerà la giornata di oggi, tutto questo senza darmi nemmeno il tempo di dire “ciao”.
La prima metà del giorno la passo con Haymitch che mi fa esercitare sull’intervista: lui fa delle domande, io rispondo.
Alla fine della seduta appare soddisfatto; a quanto pare ho un certo senso dell’ironia innato.
Dopo pranzo incomincia l’incontro con Effie che mi fa esercitare su come camminare, su come sedersi ( su questo ci passiamo ore, a quanto pare tendo a stravaccarmi sulla sedia) e sull’espressione da tenere.
Alcune ore dopo Effie mi fa notare che è ora di cena , così ci dirigiamo in sala da pranzo dove troviamo il mentore intento a versarsi del vino, ma non c’è nessuna traccia di Katniss.
Decido di non pensarci e mi siedo a mangiare.
Dopo cena mentre ritorno nella mia stanza senso dei rumori come di vetri rotti provenire dalla stanza della ragazza.
‘Deve essere impazzita, meglio lasciarla stare per oggi’ penso mentre entro nella mia camera.
Dalla porta socchiusa del bagno si intravede la doccia che mi ricorda che forse dovrei anche lavarmi ogni tanto…
Quando mi ritrovo davanti alla doccia la squadro e dico:”E così ci rivediamo… non l’avrai vinta questa volta!”.
Le mie parole vengono smentite pochi attimi dopo quando mi ritrovo a saltellare da una parte all’altra per l’acqua gelata che mi scorre sul corpo, e dopo aver girato alcune maniglie a caso, riesco finalmente a trovare una temperature decente.
‘Chi capisce questo affare è bravo.’ Penso.
Dopo l’incidente con l’acqua non ne succedono altri, e posso finire di lavarmi in pace (più o meno).
Dopo aver finito e non potendone più di docce, camminate, sorrisi e interviste mi addormento quasi subito.
Al mattino vengo svegliato dallo staff di preparatori che ha già preso possesso della stanza con tutti i loro alambicchi.
Dopo ore e ore di peli strappati, creme e cremine, mi fanno indossare il mio vestito che è al dir poco spettacolare.
 E’ un completo nero con motivi in fiamme a contrasto che si estendono per tutta la stoffa facendola brillare.
Incontriamo il resto del gruppo del distretto 12 e scendiamo nell’atrio con l’ascensore dove troviamo il resto dei tributi tutti in tiro per l’occasione.
Dopo aver sfilato sul palco i vari distretti si susseguono con le interviste, ma non ci faccio molto caso .
Dopo quelle che sembrano ore arriva il mio turno e l’ansia mi invade.
Mentre cammino sul palco Caesar mi sorride nel tentativo di tranquillizzarmi  percependo la mia ansia.
L’intervista parte piuttosto bene; alla domanda su cosa mi ricorda casa rispondo il pane e incomincio una spiegazione dettagliata sui vari tipi di panini che rappresentano i distretti.
Alla fine del mio racconto gli spettatori sembrano leggermente annoiati, così decido di ravvivare la situazione.
“Dimmi, profumo di rose?” chiedo a Cesar, che capendo le mie intenzioni mi annusa, e così iniziamo una scenetta dove ci annusiamo a vicenda facendo impazzire i pubblico.
Dopodiché racconto delle mie avventure nei vari tentavi falliti di fare una doccia, facendo ridere ancora di più la platea.
Alla fine dei miei aneddoti, quando il pubblico si è calmato, Caesar chiede se ho una ragazza.
Esito, poi ricordandomi del piano scuoto vigorosamente la testa.
“Un ragazzo bello come te! Ci deve pur essere una ragazza speciale. Coraggio, come si chiama?” chiede.
Sospiro,”Una ragazza c’è.-dico- Ho una cotta per lei da che mi ricordo. Ma sono praticamente certo che lei non sapeva nemmeno che esistessi, prima della mietitura.”
“Ha un altro compagno?”
“Non lo so, piace a molti ragazzi.” Rispondo.
“Ti suggerisco io cosa puoi fare. Vincere e tornare a casa. A quel punto, non potrà respingerti.” Dice Caesar.
“Non credo che funzionerà, vincere non mi servirebbe.” Replico.
“E perché mai?” chiede.
“Perché lei è venuta qui insieme a me.”
I pochi attimi seguenti sono seguiti da un silenzio di tomba.
“Questa sì che è sfortuna” commenta Caesar seguito dal mormorio del pubblico ”Non credo che nessuno di noi te ne farà una colpa. E’ difficile non innamorarsi di quella signorina. Lei non ne sapeva nulla?”
“Non fino a questo momento” rispondo scuotendo la testa.
“Non vi piacerebbe farla tornare qui e avere una risposta?” chiede Caesar al pubblico che grida il suo assenso.
“Purtroppo le regole sono regole, e il tempo di Katniss è scaduto. In bocca al lupo Peeta Mellark, e credo di parlare a nome di tutto il paese quando dico che i nostri cuori sono con voi.”
Mormoro un “grazie” con voce soffocata e torno al mio posto.
Quando le note dell’inno svaniscono dall’ aria ci alziamo e ci dirigiamo fuori verso gli ascensori.
Il suono dell’ascensore che indica il nostro arrivo al dodicesimo piano mi riscuote dai miei pensieri facendomi tornare alla realtà.
‘Chissà come reagirà katniss ‘ penso.
La risposta arriva fin troppo presto quando vengo spinto da due mani appartenenti alla ragazza del mio distretto e cado rovinosamente su un vaso di fiori che aveva avuto la pessima idea di trovarsi lì in quel momento.
Un dolore che sembra quasi di mille punture di api si fa strada nella mie mani mentre i cocci del vaso appena rotto penetrano la pelle.
“E questo per cos’era ?” chiedo atterrito.
“Mi hai fatto apparire un’idiota” risponde urlando.
In quel momento arrivano i mentori e gli stilisti le cui espressioni diventano improvvisamente preoccupate quando vedono la scena.
Dopo aver spiegato l’accaduto sia ai mentori sia a Katniss, Portia mi fa cenno di seguirla .
Quando la raggiungo noto che ha in mano un kit medico comparso da chissà dove.
Mentre mi medica le mani non posso fare a meno di pensare  all’accaduto: ‘cosa c’è di sbagliato con Katniss?’ penso ‘era solo un modo per aiutare tutti e due…’
I miei pensieri vengono interrotti dallo schiocco della chiusura della valigetta medica.
Mi esamino le mani e osservando le fasce candide un turbine di sentimenti mi invade: rabbia, delusione, tristezza, paura…
Il chiacchiericcio nella sala da pranzo viene interrotto dal nostro arrivo, per riprendere quasi immediatamente.
Cerco di finire la mia porzione il più velocemente possibile per potermi alzare da tavola.
Questa sera non ho voglia di stare con nessuno, voglio stare da solo e godermi un po’ di pace.
Così quando tutti si sono ritirati nelle loro stanze mi ritrovo sul tetto ad osservare i festeggiamenti di Capitol City.
Tanti puntini luminosi  come le stelle in cielo ballano davanti ai miei occhi dandomi un senso di infinito.
La mia trance viene interrotta dalla comparsa di una figura: katniss Everdeen.

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Capitolo 8
*** L'arena ***


Io e Katniss siamo seduti da alcune ore sul tetto ad osservare i festeggiamenti di Capitol City della morte imminente di 23 tributi.
Questo pensiero mi ricorda che mancano meno di cinque ore all’alba.
Meno di cinque ore prima che questo gigantesco incubo ad occhi aperti incominci.
Avevo una sensazione acida  nel palato, e all’improvviso i fuochi non mi appaiono più così tanto luminosi e belli.
Mi alzo e do la buona notte a Katniss; finalmente sembra aver capito il mio piano, o forse solo quello che io voglio che creda.
Quando finalmente raggiungo il letto e mi addormento, sono tormentato da svariati incubi: vasi infranti, interviste, mietiture, sorrisi di Caesar, arene, volti di ex tributi e della ragazza di fuoco si sovrappongono, lasciandomi alla mattina con le palpebre pesanti e il corpo fiacco, provato dalla mancanza di riposo.
Il mio staf di preparatori lavora attorno a me per ore .
Non ho idea di come abbia fatto a non crollare esausto nel mentre.
Alla fine di tutto, ci rechiamo al piano terra dove incontriamo gli altri tributi.
Successivamente ,ci caricano su un hovercraft che ci accompagnerà fino all’arena.
Durante il viaggio un’assistente con una particolare pistola in mano si avvicina , e vedendo la mia espressione preoccupata mi spiega che mi inserirà un chip di localizzazione sottopelle, con l’aggiunta di un “Non farà tanto male.” che mi fa provare ancora più dolore quando l’oggetto metallico viene impiantato nel mio corpo.
Una volta arrivati, con il braccio ancora pulsante dal dolore, mi portano in una camera di media grandezza, a diversi metri dalla superficie.
L’idea di essere sottoterra non mi piace.
Mi fa sentire in trappola, ma il pensiero di ciò che c’è lassù mi piace ancora meno.
Portia mi mostra la mia tenuta: è molto semplice; però, come mi spiega la stilista è adatto a correre e a contrastare il freddo, cosa che mi sarà molto utile una volta nell’arena.
I minuti sembrano volare.
Una voce annuncia che mancano meno di dieci secondi al lancio, così mi affretto a salire sulla piattaforma.
La porta dell’ascensore si chiude e vengo spinto verso l’alto, verso l’arena, verso una nuova avventura.
La luce  improvvisa del sole mi acceca.
Puntini luminosi mi ballano davanti agli occhi disorientandomi.
Quando torno a vedere normalmente, scopro che mi trovo su una distesa di terra piana e spoglia, fatta eccezione per il gruppo di alberi alla mia sinistra.
Inizia il conto alla rovescia dei sessanta secondi: 59. 58… Ne approfitto per osservare gli altri tributi; alcuni sembrano concentrati, altri impauriti,  altri sicuri di sé, altri ancora sembrano non avere la più pallida idea del perché si trovino lì.
46. 45… Guardo in alto: il cielo azzurro incombe su di me.
23. 22. 21…Guardo i favoriti dei distretti uno, due, tre.
Sembrano pronti, scattanti.
La loro voglia di uccidere è palpabile.
18. 19… Ripasso velocemente il mio piano.
10. 9. 8…Guardo la cornucopia che trabocca di doni uno più allettante dell’altro.
5. 4. 3….Osservo Katniss. Il suo sguardo è fisso sulla cornucopia.
I nostri occhi si incontrano.
Faccio un segno di negazione con la testa.
Ricambia la mia occhiata stupita.
Spero che abbia capito; ormai non c’è più tempo.
2. 1… “Signore e signori benvenuti ai settantacinquesimi Hungher Games!”
 
I tributi iniziano a correre verso la cornucopia.
Quello che accade dopo è confuso.
Sangue, urla e clangore di spade si uniscono in un unico vortice di rumori.
Mi muovo verso la cornucopia.
Un ragazzo, probabilmente del distretto 5, se la memoria non mi inganna, cade davanti a me con un coltello infilzato nello stomaco.
L’impugnatura è lucida di rosso, e quella poca lama visibile brillava colpita dal sole artificiale dei riflessi dei colori della guerra.
Il sangue scende placido lungo il torace , le gambe, la faccia attraversata da un rivolo scarlatto.
I suoi occhi vitrei sono rimasti aperti, fissi su di me. è come se mi stessero bruciando vivo.
In una situazione normale sarei rimasto pietrificato davanti a una tale scena raccapricciante, ma in quell’arena tutto è diverso, reale crudele.
Pochi giorni di allenamento riescono a cambiare una persona, e ciò non fa eccezione con me.
Lì dentro, l’unica possibilità per poter vivere, per poter mangiare ancora pane, era strappare il futuro a qualcun altro.
La morte diventa una figura tangibile che corre su questo prato, raccogliendo le  anime dei tributi caduti.
Estraggo la lama viscida in mano, e dopo aver scavalcato il corpo continuo a correre verso i miei obiettivi: uno zaino e un’arma.
I muscoli delle gambe bruciano dallo sforzo, chiedendo pietà, ma non posso fermarmi o verri ucciso.
Uno zaino compare come per miraggio, tanto da travolgerlo quasi senza accorgermene.
Lo afferro, arrancando per riprendere il ritmo folle di corsa che avevo avuto fino a poco prima.
Cerco un’arma ora, che sia un pugnale o una lancia non ha differenza, ma il fato non mi è amico in quest’occasione.
Un gruppo di tributi è già sotto la cornucopia, tutte le armi sono già state prese o sono già state prese .
Lo scontro tra i restanti è vivo, un mattatoio.
Quando mi volto per tornare sui miei passi è troppo tardi.
Alcuni dei primi distretti, i favoriti, si trovano di fronte a me, sbarrandomi la strada come un muro invalicabile.
“Hey ragazzo innamorato!” urla una ragazza “Dove è finita la tua amata? Ti ha piantato?” chiede facendo scoppiare il gruppo in risate .
Una rabbia cieca mi invade, sento il sangue affluirmi in viso.
carico la ragazza che ha parlato, con il pugnale alzato, ma ancora prima che le mie dita la possano sfiorare Cato, il pupillo del distretto uno, mi colpisce in volto con l’elsa della sua spada, facendomi vedere per un istante le stelle. Mi torce il polso, facendomi perdere la mia unica arma, spingendomi giù, e schiacciandomi contro il terreno duro.
Appoggia un ginocchio sulle mie gambe, con l’altro mi blocca le braccia.
Sento il battito forte e veloce del mio cuore.
Il mio respiro, già affannoso per la corsa, aumenta quando la spada di Cato si appoggia sulla mia gola.
Il mio corpo, bloccato da quello del mio avversario, freme di ira.
“Cosa c’è ragazzo innamorato? Hai paura?”
Riesco a sentire il suo respiro caldo sul viso.
“Vi aiuterò a ucciderla” le parole lasciano le mie labbra con un sussurro “Vi aiuterò a ucciderla… Io odio Katniss Everdeen.”

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Capitolo 9
*** I favoriti ***


Quello che accede nei momenti successivi non mi sembra ancora vero.
Sotto lo sguardo stupito degli altri favoriti Cato si alza da terra, liberandomi.
Mi porge la mano aiutandomi ad alzarmi, rendendomi le idee ancora più confuse.
“Ragazzo innamorato…” dice, rigirandosi un coltello tra le mani per poi lanciarlo verso il centro del campo.
La traiettoria dell’arma compie una leggera curva, ma rimane pur sempre perfetta, colpendo alla schiena un tributo che si stava trascinando verso il limitare del bosco.
“Ricorda…” la voce di Cato mi fa distogliere gli occhi da quell’orrore.
“Un solo e minuscolo segnale di tradimento…” si passa un dito sulla gola “E farai la sua fine.”
Annuisco, per poi deglutire sonoramente.
Dopo la mia entrata nel gruppo, i favoriti iniziano a girare intorno al campo finendo i tributi morenti sull’erba e raccogliendo delle provviste.
Decido di seguirne l’esempio raccogliendo anch’io qualcosa: un coltellaccio, il mio zaino che avevo agguantato prima di essere bloccato dal Cato e del cibo.
Quando finisco, il resto del gruppo ha terminato il lavoro.
Prendiamo la nostra roba e ci inoltriamo nei boschi con Cato ad aprire la strada.
Stavano andando a caccia.
A caccia di essere umani.
Seguire i favoriti è strano.
Ridono e scherzano sui fantasmi dei tributi uccisi, spintonandosi come vecchi amici nonostante, alla fine di tutto, è certo che si massacreranno senza pietà.
C’è una sottile tensione palpabile nell’aria però.
I loro occhi si muovono nella boscaglia, in allerta e guardinghi.
Mi fissano molte volte, famelici, in attesa di un mio sbaglio.
Non ho intenzione di dargli questa soddisfazione, non fino a quando sarà strettamente necessario.
Mentre passiamo sotto un gruppo di abeti mi guardo in giro alla ricerca di Katniss.
Prima dell’inizio degli Hunger Games avevo cercato in ogni modo di far capire alla ragazza di non avvicinarsi alla cornucopia e, con mia grande piacere mi ha ascoltato.
Non c’era nessuna faccia conosciuta nei corpi senza vita rimasti nello spiazzo della cornucopia, ma questo non può farmi credere che sia ancora viva.
Molti tributi sono morti, ma non si sa ancora il numero preciso.
La risposta non tarda molto ad arrivare.
Quando si sente un colpo di cannone ci fermiamo ad ascoltare, in silenzio.
Undici colpi di cannone risuonano nell’aria annunciando la morte dei tributi.
Riprendiamo a camminare, inoltrandoci sempre di più nella boscaglia.
Dopo ore e ore nessuno parla più, i nostri passi sono stanchi, strascicati.
Cato propone una pausa, e tuuti annuiamo sollevati.
Il cielo sta iniziando ad oscurasi, tra poco sarà notte.
Due ragazzi, forse del distretto sue, iniziano a raccogliere dei rametti per accendere il fuoco, mentre gli altri cercano di sistemarsi al meglio sul terreno duro.
Pochi minuti dopo il fuoco scoppietta in mezzo al cerchio di coperte, provviste e persone.
Consumiamo una cena piuttosto abbondante, le provviste che siamo riusciti a recuperare potrebbero bastare a sfamare una famiglia intera per un mese.
Quando ci siamo tutti rifocillati Cato ci spiega il piano: dormiremo fino a notte inoltrata per recuperare le energie perse durante la camminata.
Dopodiché, a notte fonda, quando la maggior parte dei tributi sarà profondamente addormentata, andremo a cercarli per ucciderli; sperando che siano abbastanza idioti da accendere dei fuochi in piena notte, ovviante.
Vengono stabiliti dei turni di guardia: Cato farà il primo,e poi toccherà alla ragazza del secondo distretto.
Alla fine del discorso tutti iniziano a chiacchierare sugli avvenimenti della giornata.
Nonostante la fatica di quelle ore, sembrano ancora pieni di energia, pronti ad uccidere.
Il chiacchiericcio viene interrotto dalle prime note dell’inno.
Numeri e facce si dei caduti si susseguono e con mio sollievo, il viso della ragazza che sto ancora cercando non compare.
Ci addormentiamo tutti intorno alle fiamme delle quali ne rimangono ormai solo le braci.
Il sonno che mi accompagna è molto leggero.
Ogni minimo rumore mi fa sussultare, obbligandomi ad aprire gli occhi.
Quando finalmente mi sento scuotere, mi alzo in fretta, raccogliendo la mia roba.
I miei occhi si abituano quasi subito al buio.
Riesco a distinguere le sagome degli alberi che ci circondano mentre percorriamo la foresta.
Qualcuno indica un punto, e dei mormorii eccitati si spargono fra di noi.
Un puntino luminoso, probabilmente ciò che cercavamo, si staglia in mezzo agli abeti.
Acceleriamo; il nostro passo è vicino ad una corsa ora.
Quando ne siamo in prossimità Cato ci fa segno di fermarci.
Un fuoco scoppietta su uno spiazzo di terra nuda.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi è seduta a gambe incrociate, sfregandosi le mani per riscaldarle.
Il nostro capo si porta un dito alle labbra intimandoci di far silenzio.
Estrae la spada e fa cenno di avanzare.
La ragazza ha solo il tempo di emettere un urlo prima che la circondiamo.
La spada tocca la sua gola.
Il sangue inizia a sgorgare lento e placido dalla ferita.
Cato osserva la ragazza prima di lasciarla cadere a terra; i suoi occhi sono di ghiaccio, gli occhi di un assassino.
L’unico avere della ragazza, uno zaino, viene sequestrato dal gruppo.
Ricominciamo a camminare, e dopo circa dieci minuti il leader si ferma.
“Non dovrebbe essere già morta?” chiede
“Dovremmo andare a controllare.”
“Vado io!” dico facendo un passo avanti.
I favoriti mi guardano sospettosi.
Non si fidano di me, e questo è l’unica occasione che ho per guadagnarmi un minimo della loro fiducia.
Guardo Cato.
Si passa un dito sulla gola “Ricorda…” dice.
Annuisco, girando i tacchi per tornare al focolare.
Quando arrivo sulla scena il sangue sta ancora sgorgando dal corpo della ragazza.
Il fuoco sta morendo, così come l’essere umano che si trova ai miei piedi.
Mi avvicino a lei.
La maglietta è imbrattata di sangue, il suo respiro è faticoso.
Un gemito lascia le sua labbra.
L’aria entra ed esce dal suo corpo per l’ultima volta, poi il suo petto rimane immobile.
E’ morta.

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Capitolo 10
*** A caccia con i favoriti ***


Dopo aver raccolto frettolosamente le misere provviste della ragazza, mi affretto a tornare dai favoriti.
Come loro non si fidano di me, nemmeno io ho fiducia in loro.
Potrebbero lasciarmi indietro, o tendermi un agguato o fare chissà cosa le loro menti malate li suggeriscano.
Con mio grande sollievo i ragazzi sono nello stesso punto di prima, in attesa.
Accolgono la notizia della morte del tributo con piacere, e dopodiché riprendiamo il cammino.
Piano piano inizia a diventare sempre più buio.
Gli alberi che precedentemente riuscivo a distinguere perfettamente, sono a mala pena visibili.
La nostra marcia rallenta notevolmente, resa difficile dall’oscurità improvvisa.
Camminiamo a tentoni verso una rientranza del terreno.
Le foglie crepitano sotto i nostri piedi, alcuni rami si spezzano al nostro passaggio.
Ci sediamo per terra e iniziamo ad accamparci.
Con questo buio non ha senso continuare, finiremo per girare in tondo e basta.
Vengono stabiliti i turni di guardia: tre coppie si alterneranno fino all’alba inoltrata, dopodiché riprenderemo a muoverci.
Tutti faranno un turno di guardia , tranne me e un altro ragazzo rimasto ferito.
 Mi sdraio sotto la coperta, e mi rendo conto solo in quel momento di quanto sia stanco realmente.
L’adrenalina che mi aveva tenuto in piedi fino a quel momento abbandona il mio corpo, e le diverse ferite, tagli e contusioni iniziano a farsi sentire.
Sento due ragazzi parlottare tra loro, ma ormai sto già affondando nel mondo dei sogni.
 
Alla mattina vengo svegliato da un piacevole odore di caffè che bolle sul fuoco e dal canto degli uccellini.
Questa immagine idilliaca svanisce improvvisamente quando ricordo dove mi trovo: nell’arena, circondato dai favoriti che aspettano solamente il momento più opportuno per farmi fuori.
Accetto con piacere la tazza di caffè fumante che qualcuno mi porge,e nel frattempo mi guardò un po’ in giro.
La rientranza del terreno è una vera e propria conca piuttosto larga.
Tutto intorno ci sono degli alberi di diverse dimensioni e tipologie.
Il paesaggio sembra tutto uguale, tanto che risulta difficile capire da che parte siamo arrivati.
Fortunatamente Cato sembra sapere dove ci troviamo e propone di continuare la ricerca degli altri tributi.
La loro sete di morte sembra implacabile.
Dopo due ore di cammino la nostra spedizione non ha portato frutti.
Getto un’occhiata veloce, ogni tanto, alle cime degli alberi, sperando di trovarci Katniss. Ma anche la mia speranza non ha buon fine.
Dopo un’altra ora passata per i boschi senza risultati, qualcuno propone una pausa.
Tutti accettano con piacere.
Tiriamo fuori le provviste rimaste, e dopo averle accumulate in un punto, ci accorgiamo che non sono sufficienti per la cena di stasera.
Nonostante ognuno di noi sia partito con una zaino pieno, le provviste sono sparite in fretta.
Qualcuno suggerisce di andare a caccia, ma, come fa notare una ragazza seduta vicino a me, la selvaggina in questa zona della foresta è praticamente inesistente.
In quel momento mi viene un’idea.
Forse non la migliore delle ipotesi, ma potrebbe portarmi a conquistare la fiducia dei favoriti.
Decido di parlare.
“Ho un’idea.”
 
 

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