I sette passi

di Odinforce
(/viewuser.php?uid=854827)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno tanto atteso ***
Capitolo 2: *** Primo passo ***
Capitolo 3: *** Secondo Passo ***
Capitolo 4: *** Terzo Passo ***
Capitolo 5: *** Quarto passo ***
Capitolo 6: *** Quinto passo ***
Capitolo 7: *** Sesto passo ***
Capitolo 8: *** Settimo Passo ***



Capitolo 1
*** Il giorno tanto atteso ***


Image and video hosting by TinyPic Naruto – I sette passi
 
Stava calando la sera. Il piccolo Naruto Uzumaki correva a perdifiato sul sentiero, temendo di fare tardi alla festa di compleanno a cui era stato invitato. Non vedeva l’ora di consegnare il suo regalo alla festeggiata, sentendosi sicuro del fatto che sarebbe stato il migliore di tutti. Si vantava di averlo scelto con cura, ricorrendo persino all’aiuto di suo padre, il Quarto Hokage... nessuno, ne era sicuro, avrebbe saputo fare di meglio.
Dov’era il regalo? Naruto si era accorto di non averlo più in mano. Si guardò intorno, ma il sentiero era vuoto: non c’era traccia del suo regalo. Non poteva essergli caduto, ma non poteva nemmeno svanire nel nulla all’improvviso. Il ragazzino si spaventò moltissimo, ma fortunatamente non durò a lungo; trovò infatti il regalo poco più avanti, un grosso panda di peluche vestito da ninja. Esso stava in piedi sul sentiero e guardava in avanti, dandogli le spalle; sembrava indicare qualcosa.
Naruto avanzò, deciso per qualche misteriosa ragione a seguire la via che il peluche gli stava indicando. Il sentiero terminò poco più avanti, poiché un grosso cespuglio era cresciuto in mezzo al passaggio. Oltre il fogliame, Naruto poteva sentire il rumore di acqua che scorre... che la festa fosse nelle vicinanze? Non aveva tempo da perdere.
« Rasengan! »
Il cespuglio andò in briciole sotto la potenza della sua tecnica, liberando il passaggio. Fu in grado così di vedere il paesaggio nella sua interezza: un grande specchio d’acqua, avvolto quasi completamente dalla nebbia. Naruto era sicuro che fosse il luogo della festa, ma in giro non si vedeva nessuno. Forse era arrivato troppo presto... o troppo tardi.
Pochi attimi dopo si accorse di non essere solo. Aguzzò la vista verso il lago, scoprendo una figura tra la nebbia: una ragazzina senza ombra di dubbio, dal fisico esile e delicato; danzava sul pelo dell’acqua con incredibile grazia, incurante del fatto di non avere alcun vestito addosso. Nulla per lei era importante, tranne la sua danza in completa armonia con la natura.
Era incantevole... la cosa più bella che Naruto avesse mai visto. Ebbe appena un istante per scorgere i suoi magnifici occhi perlacei, mentre questi si posavano su di lui. La ragazza lanciò un urlo, acuto e assordante.
« Argh! »
Naruto aveva urlato a sua volta, ma era già sveglio. Si accorse di essersi alzato di scatto dal suo letto, le mani sulle orecchie per coprire quell’urlo terribile. Impiegò qualche secondo per calmarsi e riprendere fiato, e almeno un paio di minuti per smaltire la vergogna che lo assalì subito dopo. Era stato solo uno stupido sogno, ma molto realistico... nient’altro che un miscuglio di fantasia e desiderio. Non era mai stato a una festa di compleanno, e di sicuro non avrebbe potuto scegliere un regalo con l’aiuto di suo padre. Per non parlare di quella “fata” del lago... quando avrebbe incontrato una creatura del genere?
Eppure quella scena aveva qualcosa di familiare.
Cercando di non pensarci, Naruto si voltò verso l’altra metà del letto. Hinata dormiva ancora al suo fianco, come se nulla fosse; fortunatamente il suo brusco risveglio non aveva turbato nemmeno un po’ il sogno della sua splendida moglie. In quel momento stava distesa su un fianco, rivolta verso Naruto; il leggero chiarore che filtrava dalle finestre metteva in risalto un sorriso beato sul suo volto, come fosse immersa in un sogno bellissimo.
Il biondo era però sicuro che quel sorriso fosse dovuto a un altro motivo; Hinata non aveva bisogno di un sogno per sorridere così... era felice, nulla di più.
Inoltre stava per arrivare un giorno molto importante, per loro due.
Naruto si alzò dal suo letto un paio d’ore più tardi, trovando la colazione già pronta ad aspettarlo. In qualche modo Hinata riusciva sempre ad anticiparlo in momenti del genere, un talento di cui sembrava andare fiera.
« Buongiorno » disse il biondo, dopo aver dato un bacio a sua moglie.
« Buongiorno » rispose lei con il suo miglior sorriso. « Dormito bene? »
« Bah... diciamo che avrei potuto dormire meglio. Ho fatto un sogno strano. »
Ormai aveva cominciato il discorso, tanto valeva dirle tutto. Naruto non aveva alcun segreto con la sua splendida Hinata; anche prima del matrimonio era stato disposto a condividere ogni cosa con lei... dunque era certo che non ci sarebbe stato nulla di male nel raccontare ciò che aveva sognato.   
« ...poi la fata del lago ha urlato come una pazza e mi sono svegliato » concluse, mentre vuotava la sua tazza di caffè. « Per un attimo mi sono sentito al posto dell’eremita pervertito... intento a spiare qualche donna per “raccogliere informazioni”. »
Quando alzò lo sguardo, Hinata aveva la faccia rossa come un peperone. La cosa lo stupì parecchio, dal momento che non arrossiva così in sua presenza da un sacco di tempo.
« Uhm? Tutto bene, cara? »
« Ah... s-sì, tutto bene » fece lei, chinandosi subito sul suo piatto.
« Oh be’... comunque abbiamo cose più importanti a cui pensare. Domani è il nostro anniversario, Hinata. »
Entrambi si voltarono, senza neanche farlo apposta, verso il mobile accanto al tavolo, dove una piccola foto immortalava il giorno più felice della loro vita. Era già trascorso un anno dal loro matrimonio, non sembrava vero... un anno che Naruto avrebbe potuto definire quasi “normale”: era stato un periodo molto tranquillo, durante il quale non era accaduto nulla che richiedesse la competenza di un ninja dagli enormi poteri come lui. La cosa, naturalmente, gli stava benissimo... dopo aver affrontato nemici del calibro di Kaguya, Toneri e lo stesso Sasuke, meritava almeno un’intera vita di riposo; meglio ancora se poteva condividerla con una persona meravigliosa come la sua Hinata.
Il Villaggio della Foglia, tuttavia, contava molto su Naruto in quel periodo di pace, tanto che i suoi doveri come ninja erano ancora molti. Tra le varie cose, si occupava soprattutto di insegnare occasionalmente ai ragazzini dell’Accademia Ninja... un impegno di cui nell’ultimo periodo aveva cominciato a sentire il peso della responsabilità.
Almeno per un giorno, tuttavia, Naruto era disposto a lasciarsi tutto alle spalle. Niente al mondo gli avrebbe impedito di festeggiare il suo primo anniversario di matrimonio con Hinata, nemmeno una nuova minaccia planetaria. Aveva scelto con cura il luogo in cui ritirarsi: una piccola località marittima ai confini del Paese delle Onde, un posto bellissimo e isolato dai grandi centri abitati; anche se il suo nome e la sua fama lo avevano raggiunto fin laggiù, lo stesso non si poteva dire della sua faccia. Naruto confidava dunque di potersi rilassare in spiaggia per un giorno intero insieme a sua moglie, senza dover temere gli scocciatori o le torme di ammiratrici.
« Allora è tutto pronto per domani? » chiese Hinata.
« Oh, sì » rispose Naruto con un sorriso. « Ho già predisposto il passaggio per il Monte Myoboku, che si trova molto vicino a Tokai. Da lì ci vorranno pochi minuti per raggiungere il villaggio. Hehe... non vedo l’ora! »
Hinata si lasciò sfuggire una risatina.
« Sarà magnifico, vedrai » riprese Naruto, sempre più entusiasta. « Io e te, da soli, su quella magnifica spiaggia assolata, lontani da tutto e da tutti. Nemmeno una tempesta tropicale ci impedirà di goderci questo giorno in pace... è una promessa! »
« Intanto occupiamoci di ciò che dobbiamo fare oggi » dichiarò Hinata. « Tu hai la tua lezione all’accademia, giusto? »
« Ah, non farmici pensare. Quei ragazzini che mi hanno affidato sono tremendi! Non si concentrano per niente, pensano solo a ridere e a ripetere quanto sono figo. L’ultima volta non sono riusciti a prendere sul serio il compito che gli avevo dato... l’hanno preso per una caccia al tesoro! »
« Caccia al tesoro? »
Naruto raccontò brevemente com’erano andate le cose. Aveva simulato in pratica una missione di recupero, nascondendo un rotolo che i ragazzi avrebbero dovuto trovare; tuttavia, come il biondo aveva già detto, i piccoli aspiranti shinobi avevano trattato la missione alla pari di un gioco, mettendosi a frugare dappertutto senza alcuna discrezione pur di trovare il rotolo. Alla fine il rotolo fu trovato, ma Naruto non era rimasto soddisfatto: quei bambini avevano ancora molto da imparare.
Ma chi era lui per giudicare l’operato di bambini inesperti? Non era certo migliore di loro quando aveva quell’età... perciò il miglior consiglio che poteva dare era molto semplice: mai arrendersi.
 
Naruto uscì di casa poco più tardi, pronto ad affrontare la giornata. Sbrigò le sue faccende dentro e fuori dall’Accademia senza alcuna preoccupazione, continuando a pensare a cosa lo aspettava l’indomani. Non vedeva l’ora di rilassarsi su una spiaggia per tutto il giorno, sorseggiando freschi cocktail in compagnia della sua amata. Dopo settimane di lavoro, non poteva che meritarsi un’occasione del genere.
Al tramonto, tuttavia, il biondo ricevette un’amara sorpresa. Un rospo giunto dal monte Myoboku gli comunicò che il clima sulla regione di Tokai era peggiorato all’improvviso: un forte temporale stava per abbattersi sul villaggio, cosa che avrebbe messo in fuga qualsiasi turista nei paraggi per un bel po’ di tempo. Per Naruto fu come essere colpiti da un fulmine a ciel sereno. Come avrebbero potuto lui e Hinata godersi il sole e il mare sotto un acquazzone? Non aveva altra scelta che annullare la gita, e si affrettò a comunicarlo alla moglie con enorme rammarico.
Hinata cercò di essere apprensiva, ma il marito aveva un’aria terribilmente abbattuta, a tal punto da non riuscire a finire la cena nel suo piatto.
« Non te la prendere, tesoro » disse lei, cercando di consolarlo. « Non è così grave. Troveremo qualcos’altro da fare, vedrai. »
Naruto annuì, ma con poca convinzione. Non aveva nulla da dire... nulla che potesse servire a migliorare le cose; rimase depresso a lungo, nonostante la presenza di Hinata al suo fianco. In quel momento non avevano idee altrettanto buone su come festeggiare il loro anniversario, ma continuarono a pensarci su finché non fu ora di andare a dormire.
Si dice che la notte porta consiglio... e fu proprio così per Hinata, che si svegliò nel cuore della notte con un’idea magnifica. Ma Naruto non doveva ancora saperlo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo passo ***


Primo passo

Naruto si svegliò il mattino seguente, un po’ meglio di come stava la sera prima. Il suo ritrovato ottimismo fu però quasi immediatamente offuscato dallo stupore, non appena si accorse che Hinata non c’era. Forse stava già preparando la colazione, pensò, e si vestì con calma per poi raggiungere la cucina.
Hinata non c’era. Il biondo la cercò per tutta la casa, ma invano. Per la prima volta dopo 365 giorni di matrimonio, Naruto non aveva la più pallida idea del motivo per cui sua moglie non fosse in casa in quel momento. Certo, non era la prima volta che Hinata fosse costretta ad assentarsi, soprattutto per andare in missione, ma aveva sempre avvertito il suo amato in qualche modo. L’idea che stavolta non avesse ricevuto alcun preavviso lo fece preoccupare... e il silenzio che avvolgeva casa Uzumaki diventò improvvisamente inquietante.
Un elemento estraneo attirò la sua attenzione poco dopo, mentre metteva piede in salotto. Un rotolo di pergamena era poggiato sul tavolo, messo bene in vista; Naruto non era un esperto di rotoli, ma era certo di non averlo mai visto prima. Quando lo afferrò, notò subito il cuore disegnato sul nastro che avvolgeva il rotolo, contrassegnato dal numero 1. Lo stupore del biondo aumentò ancora, ma aprì il rotolo senza pensarci due volte; il messaggio al suo interno era per lui.
 
Buon anniversario, amore mio!
Ora che sei in piedi, la missione può avere inizio. Trovami, mio eroe, attraverso i passi in cui ti guiderò durante questo meraviglioso giorno. Io ti aspetterò al traguardo, se riuscirai a trovarmi. Per prima cosa, raggiungi il luogo in cui ci siamo incontrati per la prima volta... là dove tutto è cominciato.
Ti aspetto.
La tua Hinata
 
Naruto lesse e rilesse il messaggio più volte, più incredulo che mai. Hinata gli aveva lanciato una sfida, per qualche ignoto motivo. Che cosa aveva in mente?
Per questo si era allontanata senza avvertirlo... voleva fargli una sorpresa. Il pensiero lo fece sollevare, ma senza cancellare i molteplici dubbi sull’intera faccenda. Ad ogni modo, Naruto non era certo il tipo da tirarsi indietro, e non lo era mai stato; non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto affrontare, perciò indossò il suo completo da shinobi e uscì di casa.
Non fu difficile trovare il luogo indicatogli da Hinata. Si trattava di un boschetto nelle vicinanze di Villa Hyuga... dove era avvenuto il primo incontro tra i due molti anni prima. Il biondo atterrò al suolo dopo una rapida serie di balzi, e si guardò intorno con aria nostalgica.
Naruto ricordava molto bene quel gelido pomeriggio d’inverno, in cui aveva cercato di scacciare tre bulletti che stavano importunando la piccola erede del clan Hyuga. Non era un gran bel ricordo, ad ogni modo: dal momento che ancora non vantava tecniche ninja potenti, i tre bulletti erano riusciti a sopraffarlo, picchiandolo e facendo a pezzi la sua sciarpa. All’epoca era solo un perdente, che tuttavia era riuscito nell’intento: aveva aiutato quella ragazzina impaurita.
« G-grazie... »
« Eh! Ci vediamo! »
Naruto sorrise, ripensando a quanto avesse fatto quel giorno. Aveva rivolto poche parole a quella bambina, offerto un piccolo aiuto... ma che con il tempo avrebbero comportato grandi conseguenze, per entrambi. Quello era stato l’inizio, il primo passo verso il presente che ora vivevano insieme.
Il biondo camminò per alcuni minuti, immerso nei ricordi, finché qualcosa non attirò la sua attenzione: un rotolo di pergamena posto sul ramo di un albero. Lo afferrò, notando il numero 2 scritto sul nastro; dunque lo aprì, scoprendone il contenuto: nessun messaggio, solo un pezzo di carta con su scritto il suo stesso nome.
 
NARUTO UZUMAKI
 
« Uhm » borbottò Naruto, riflettendo a lungo. Ormai era chiaro, Hinata aveva deciso di guidarlo attraverso un percorso ben definito attraverso alcuni indizi contenuti in quei rotoli. Sembrava davvero una missione, oppure...
« Una caccia al tesoro » dichiarò ad alta voce. « Mi ha organizzato una caccia al tesoro! »
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Secondo Passo ***


Secondo passo
 
Naruto fissò attentamente il foglio che aveva in mano, il quale recava scritto nient’altro che il suo nome. Hinata voleva guidarlo verso il luogo in cui si trovava attraverso questi piccoli indizi... ma quale luogo poteva indicare il suo stesso nome?
Rifletti, si ripeteva il biondo nella testa. Deve avere un significato per lei... per noi.
E lo trovò, dopo un’attenta riflessione. C’era voluto un po’ di tempo per ricordare, ma alla fine aveva trovato la chiave per svelare il mistero. Il posto in cui Hinata voleva condurlo non poteva che essere uno solo.
L’Accademia Ninja.
Così Naruto si lasciò il bosco alle spalle, correndo spedito verso la nuova meta. Le sue gambe fortificate dal potente chakra che scorreva in tutto il corpo gli permisero di coprire la lunga distanza in un tempo brevissimo. Il degno erede del Lampo Giallo della Foglia si fermò non appena giunse a destinazione: l’Accademia, luogo che non aveva mai lasciato completamente. C’era un notevole viavai, dal momento che era ancora orario di lezioni; nessuno tuttavia sembrò badare a Naruto mentre percorreva i corridoi, in cerca dell’aula giusta.
Quando arrivò davanti alla soglia sentì una voce familiare dall’altra parte, intenta a tenere la lezione. Naruto esitò, non volendo intralciare un insegnante dal suo lavoro per motivi personali; restò in piedi davanti alla porta per un po’, cercando di valutare le opzioni possibili... alla fine si armò di coraggio e bussò, sperando di non causare problemi.
« Uhm? Avanti. »
Naruto entrò, senza nascondere l’imbarazzo per la sua irruzione. Davanti a lui apparve una scena fin troppo familiare: l’aula in cui aveva studiato per anni, ora occupata da una nuova generazione di aspiranti shinobi. Il maestro Iruka era ancora al suo posto, con l’intento di insegnare tutto il necessario per fare di loro i nuovi guerrieri della Foglia.
« Oh, ciao Naruto! » lo salutò il sensei, sorpreso ma lieto di vederlo. « Come stai? Hai deciso di fare un’improvvisata? »
« Be’, sì... più o meno » commentò Naruto, grattandosi la testa come al solito.
« Ragazzi, sembra che oggi abbiamo un visitatore inatteso » annunciò Iruka alla classe. « Salutate Naruto, da bravi! »
« Naruto senpaiiiiii!»
Il coro festoso di quei bambini fu quasi assordante, ma Naruto riuscì a sopportarlo. Ormai ci aveva fatto l’abitudine, dopo aver trascorso più di tre anni a sorbirsi la celebrità di cui si era circondato grazie alle sue gesta. Un mondo intero gli era grato per averlo salvato – più di una volta – dalla distruzione; tutti quei bambini avevano un futuro radioso grazie a lui... nulla avrebbe potuto negare questo fatto.
« Allora, Naruto » gli chiese Iruka, attirando la sua attenzione. « Cosa ti porta da queste parti? »
« Cercavo mia moglie » rispose Naruto. « L’hai vista in giro, oggi? »
« Hinata? No, non mi pare... »
« Credo che abbia lasciato qualcosa per me da queste parti. Ti dispiace se do un’occhiata? Prometto di non disturbare. »  
Iruka lo guardò perplesso, ma alla fine acconsentì alla richiesta. Naruto si avvicinò così ai banchi, cercando di ignorare lo sguardo ammirato di ogni singolo bambino dell’aula. Nel frattempo ripensava a quel giorno lontano a cui Hinata aveva dato tanto valore... la voce del maestro Iruka sembrava risuonare nelle sue orecchie, tenendo una lezione diversa da quella attualmente in corso.
« Se il mondo dovesse finire domani, con chi passereste la giornata? »
« Come se potesse succedere una cosa del genere! »
« Scrivete con chi vorreste passare il vostro ultimo giorno sulla Terra. »
Naruto non aveva scritto niente. Naturale, anche se doloroso: non aveva genitori né amici... nessuno con cui avrebbe voluto passare un eventuale ultimo giorno sulla Terra. Così aveva lanciato il suo foglio fuori dalla finestra, del tutto ignaro che qualcuno stava scrivendo il suo nome in quello stesso momento.
Se al mondo fosse rimasto un giorno di vita, Hinata Hyuga avrebbe voluto trascorrerlo insieme a Naruto.
« Trasformazione! »
Uno sbuffo di fumo distolse Naruto dai suoi pensieri. Un bambino si stava esercitando nella Tecnica della Trasformazione, per assumere le sembianze dell’Hokage. Purtroppo il tentativo era andato male: quello che avrebbe dovuto essere il maestro Kakashi era invece uno sgorbio; per giunta non era riuscito nemmeno a copiare la sua statura.
Com’era prevedibile, una gran quantità di risate eruppe dal resto della classe.
« Non ci siamo, Takao » dichiarò Iruka, deluso. « Non somiglia per niente all’Hokage. Riprova, forza! »
Naruto sospirò, ripensando a come la storia si ripetesse ancora. Lui stesso aveva fatto una simile figuraccia anni prima, quando aveva la stessa età di quel ragazzino. Si era coperto di ridicolo, ma non aveva rinunciato nemmeno per un secondo a fare lo sbruffone... pur di dimostrare alla classe un valore che tardava ad arrivare. Ci era voluto più tempo del previsto, ma alla fine tutti i suoi sforzi erano stati ripagati.
Ma Takao non era come lui, si vedeva; lui aveva sicuramente dei genitori, degli amici... e in quel momento aveva solo bisogno di un po’ di incoraggiamento. Il biondo interruppe per un attimo la sua ricerca e si avvicinò alla cattedra, chinandosi verso il piccolo Takao con un sorriso.
« Puoi farcela, non preoccuparti » gli disse con gentilezza. « Può capitare a tutti un errore del genere. È facile: metti bene le mani per formare il sigillo della pecora e concentrati: pensa con tutto te stesso di voler diventare il Sesto Hokage. Dimenticati di tutto, e diventa lui. Capito? »
Takao lo guardò stupito, poi annuì, incoraggiato. Tornò quindi in posizione, carico di una nuova energia.
« Trasformazione! »
Un nuovo sbuffo di fumo, dal quale stavolta emerse una copia perfetta di Kakashi.
« Sì! » esclamò Naruto, levando il pollice con orgoglio. « Questo è l’Hokage che tutti conosciamo! Un applauso, forza! »
E gli studenti applaudirono, sebbene dal loro punto di vista non fosse un’impresa così straordinaria.
« Wow, grazie, senpai » disse Takao dopo essere tornato normale.
« Hehe... sei stato bravo » rispose Naruto, dandogli una pacca sulla schiena. « Continua così e diventerai un grande shinobi! »
Dlin dlin.
Quel suono attirò l’attenzione del biondo, che si voltò a guardare tra i banchi. Pochi attimi dopo individuò la fonte del rumore: una bambina in terza fila stava giocando con un piccolo campanello.
Qualcosa scatto subito nella mente di Naruto, tanto che un attimo dopo si era già precipitato dalla piccola; le chiese di mostrargli il campanello, e lei glielo consegnò subito emozionata. La piccola le mostrò anche dove lo aveva trovato, un rotolo di pergamena con su scritto il numero 3 che stava sotto il suo banco.
Naruto fece due più due senza alcuna difficoltà. Il campanello lo avrebbe guidato verso la prossima meta... e sapeva esattamente dove recarsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Terzo Passo ***


Terzo passo
 
Il campo d'allenamento n.3 non era cambiato nemmeno un po’. Era rimasto esattamente come Naruto lo ricordava: il paesaggio montano, il fiume, la foresta da cui era circondato... e naturalmente la radura con i tre ceppi allineati uno accanto all'altro, dove lo stesso Naruto era finito legato per la sua incompetenza. Infine la lapide, una struttura a forma di kunai su cui erano incisi i nomi di molti shinobi caduti. Naruto non poté fare a meno di posare il suo sguardo sull'unico nome che gli risultava tristemente familiare:
 
OBITO UCHIHA
 
Il biondo sospirò, ripensando per qualche istante a tutto ciò che quel tipo aveva fatto in passato. Quel ragazzo aveva cambiato per sempre il destino dello stesso Naruto, dopo aver aizzato la Volpe a Nove Code contro il villaggio ventuno anni prima. Poi, naturalmente, c’era stata la guerra... tutto per completare un folle piano di cui persino Obito era stato solo un burattino.
« Bah... »
Naruto cercò di distrarsi da quei brutti ricordi, guardandosi intorno con aria incerta, solo per constatare l'unica cosa evidente... una calma piatta. Uccelli cinguettanti, le foglie brillanti al sole del mezzogiorno, il vento, e qualche farfalla sfaccendata qua e là.
Hinata non c'era.
Ciò che lo turbava era soprattutto il dubbio sul perché lei lo avesse fatto arrivare in quel luogo; Naruto non ricordava di aver trascorso del tempo con la sua amata laggiù, nemmeno prima dell'inizio della loro relazione. Forse non se lo ricordava, semplicemente... non era certo la prima volta che la sua memoria lo tradisse in quel modo. Perciò, sapendo quanto fosse inutile continuare a rimuginarci sopra, Naruto si appoggiò a uno dei tronchi, aspettando di farsi venire un'idea. 
Nel frattempo osservava attentamente il campanello che aveva trovato in Accademia, l’indizio lasciato da Hinata per condurlo al campo... e quasi inevitabilmente riprese a rievocare il passato.
Incredibile quante cose si potessero imparare dalla vita facendo gli errori più grossolani. Naruto ricordava perfettamente ogni cosa di quel giorno lontano, quando il maestro Kakashi aveva sfidato l’intero team a prendere i due campanelli che aveva addosso. Ognuno di loro aveva deciso di agire individualmente, senza pensare agli altri: Sakura si era nascosta, preoccupandosi solo per Sasuke; quest’ultimo aveva attaccato più volte il sensei, dando prova di grande abilità, ma senza successo. E Naruto, pur dimostrando l’enorme determinazione di cui andava fiero, era caduto nelle trappole più banali... per poi finire legato come un salame al tronco della punizione, costretto a guardare i suoi compagni mentre mangiavano. Ma Sasuke e Sakura, rendendosi conto che la squadra avrebbe lavorato meglio a stomaco pieno, avevano infranto la regola e offerto a Naruto il loro cibo. Questo era ciò che Kakashi si aspettava da loro, e dichiarò ufficialmente il test superato.
« Nel mondo ninja, coloro che infrangono le regole sono chiamati spazzatura, ma quelli che non si preoccupano dei loro compagni sono peggio. »
Naruto sorrise, fiero di aver sempre rispettato questo insegnamento. Tuttavia capì che questo non lo avrebbe aiutato a trovare Hinata... lei non aveva nulla a che fare con quell’episodio, dopotutto, e se lo aveva fatto arrivare laggiù doveva esserci un altro motivo.
Qualcosa di nuovo scattò all’improvviso nella sua mente. Un altro giorno, un’altra sfida... non laggiù, ma in un luogo più lontano: la terza prova dell’esame di selezione dei chunin. Naruto si stava recando all’arena, nervoso all’idea di dover affrontare il potente Neji Hyuga, ma si era fermato per un po’ al campo di addestramento, volendo rivedere il luogo dove era diventato genin.
Proprio on quell’occasione aveva incontrato Hinata: ricordò che stava fissando uno dei tronchi dandogli le spalle; e quando si accorse della sua presenza arrossì ancora una volta, piombando nella tipica timidezza ogni volta che incontrava il suo adorato Naruto.
Si erano scambiati poche parole, soprattutto su Neji. Naruto aveva fatto del suo meglio per nascondere la sua paura, dimostrando ancora una volta la sua determinazione. Dopotutto aveva già affrontato pericoli ben più grandi, come il demone Zabuza e il viscido Orochimaru... e ne era uscito sano e salvo; quanto poteva essere terribile un cretino dagli occhi feroci come quel Neji?
Naruto aveva comunque giurato di batterlo, sullo stesso sangue di Hinata...
E Hinata aveva ammirato ancora una volta il suo temperamento, offrendogli nuove parole per incoraggiarlo.
« Anche quando sbagli conservi sempre grande dignità. Osservarti mi colpisce sempre... perche tu... non sei perfetto. E così... commetti degli errori, ma ogni volta hai la forza per ripartire. E io penso che sia quella, la vera forza. Sei una persona molto forte, Naruto. »
Quelle parole colme di insicurezza avevano fatto il miracolo, per così dire. Naruto riuscì a sentirsi meglio, pronto ad affrontare Neji con il suo umore migliore.
Ora ricordava bene ciò che era successo quel giorno... comprese le parole che aveva detto a Hinata prima di separarsi da lei.
« Sai una cosa? Tu mi davi l’impressione di una persona strana, timida e insicura. Però a me piacciono... le persone come te! »
Naruto sorrise ancora, grattandosi la testa come era solito fare. Ormai era certo di aver fatto centro: ora capiva cosa significava per Hinata il campo d’addestramento n.3... non aveva dimenticato ciò che lui le aveva detto in quel giorno lontano. Naruto aveva dichiarato di piacergli... non come lei avrebbe voluto, ma abbastanza da rafforzare le sue speranze, il suo sogno.
Il sogno di diventare la sua compagna, un giorno.
Naruto osservò attentamente il tronco, pronto a proseguire. Gli occorreva solo l’indizio per scoprire la tappa successiva, che non tardò a trovare: nascosto tra l’erba alla base del tronco c’era un nuovo rotolo, avvolto da un nastro con inciso sopra il solito cuore con il numero 4. Lo aprì soddisfatto, e una manciata di biscotti gli scivolò sulla mano cogliendolo di sorpresa.
« Eh? Ma che diavolo...? »
Il rotolo non conteneva nient’altro... dunque il nuovo indizio erano quei biscotti, di un tipo che non aveva mai visto in vita sua.
Erano biscotti per cani.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quarto passo ***


Quarto passo
 
Biscotti per cani.
Hinata non avrebbe potuto scegliere un indizio più strano, pensò Naruto mentre osservava quella manciata generosa di biscotti sulla sua mano. Cosa poteva significare? Naruto non aveva mai avuto un cane, e nemmeno Hinata, per quanto lui ne sapeva. A meno che...
« Biscotti » ripeté il biondo tra sé, « biscotti... cani... ma certo! Akamaru! »
Naruto sorrise, estasiato per la soluzione uscita automaticamente dalle sue labbra. Stavolta era stato facile: era vero che Hinata non aveva cani, ma era altrettanto vero che lei aveva trascorso molti anni in compagnia di uno... anzi, due! Il biondo soffocò a stento una risata provocata dal buffo pensiero, quindi si rimise in marcia.
Verso la prossima meta!
Il clan Inuzuka risiedeva in un quartiere dall’altra parte del Villaggio della Foglia, nei pressi dell’area forestale. Questo permetteva loro di allevare comodamente i cani, tenendoli il più vicino possibile alla natura incontaminata. Naruto raggiunse in breve tempo il quartiere, anche se nel frattempo era ormai passata l’ora di pranzo; il suo stomaco cominciava a brontolare in modo fastidioso, tanto che ben presto avrebbe ucciso pur di avere una ciotola del suo adorato ramen. Ma non voleva perdere tempo a mangiare, perché la sua ricerca di Hinata aveva la precedenza su tutto.
Naruto si armò dunque di pazienza e bussò alla porta di casa Inuzuka. Dopo qualche istante la porta fu aperta da uno sconosciuto ninja del clan.
« Buongiorno, sto cercando Kiba... è in casa? »
« Oh, il nobile Naruto! » esclamò l’uomo, sorpreso. « Certo, ve lo mando subito. »
Kiba apparve sulla soglia pochi minuti dopo, sorridendo all’amico. Naruto non lo vedeva da un po’ di tempo, perciò si stupì nel notare il nuovo accenno di barba sul suo mento.
« Ehi, Naruto! Come stai, vecchio mio? »
« Non c’è male, Kiba, grazie. E tu? »
« Ah... la solita vita, non posso farci niente. »
Naruto tacque, indeciso su ciò che poteva dire. Tra i suoi amici più stretti, Kiba era uno dei pochi a rimanere ancora scapolo, mentre tutti gli altri stavano convolando a nozze uno dopo l’altro; il biondo lo aveva visto talvolta frequentare ragazze, ma erano tutte durate poco per diverse ragioni.
Nel frattempo i due amici erano entrati in casa, raggiungendo il giardino.
« Ehm... come va con Kaya? » domandò infine.
« Mi ha lasciato » commentò Kiba, incrociando le braccia con una punta di amarezza. « Ha scoperto di essere allergica ai cani e voleva obbligarmi a scegliere... lei o Akamaru! E io mi sono ritrovato persino a pensarci su! Così, dopo cinque minuti buoni, ho deciso e le ho indicato la porta. Hah... donne... chi le capisce è bravo. Forse per questo mio padre è scappato via... »
Naruto restò in silenzio, ma la sua faccia imbarazzata la diceva lunga su come la pensava; qualsiasi fumettista si sarebbe divertito a ritrarlo con la classica goccia sulla testa, in quel momento.
« Almeno tu non ce li hai simili problemi, eh? » riprese Kiba, dandogli una pacca amichevole. « Tu e Hinata andate d’amore e d’accordo... non vi separerebbe nemmeno un’altra caduta della Luna. A proposito, lei come sta? »
« Ecco... in verità sono venuto per questo » disse Naruto, sempre più imbarazzato. « Sto cercando Hinata, è sparita da stamattina. L’hai vista, per caso? »
« Uh? No, oggi non lo vista, ma... un momento! Hai detto “sparita”? Naruto, vuoi forse dirmi che lei... »
Kiba divenne improvvisamente sconvolto, un’espressione che non gli si addiceva affatto.
« No, Kiba, calmati, tra noi va tutto bene » intervenne Naruto. « Non mi ha lasciato... anzi, oggi è anche il nostro primo anniversario di matrimonio. »
« Oooh! È vero, lo avevo dimenticato! Auguri, vecchio mio! »
E Kiba tornò a rilassarsi nel giro di un attimo. Naruto ne approfittò per raccontare all’amico la situazione, la “caccia al tesoro” organizzata da Hinata e gli indizi che gli stava lasciando. Il biondo mostrò infine l’ultimo che aveva trovato al campo d’allenamento: i biscotti per cani.
« ...sicuramente voleva riferirsi al tuo cane, Akamaru » ipotizzò Naruto. « Tu che ne pensi? »
« Uhm » fece Kiba, esaminando i biscotti con il suo fiuto. « Be’, io sono stato tutto il giorno con Akamaru... se Hinata gli avesse affidato qualcosa ce ne saremmo sicuramente accorti. Però hai ragione, questi biscotti si riferiscono proprio a lui. Si dà il caso che questi sono i preferiti di Akamaru... cibo per cani del marchio Scooby, al gusto di pollo. Hinata lo sa bene, mi ha accompagnato un sacco di volte a comprarli in questi anni. »
Naruto fu lieto di saperlo, tuttavia questo non risolveva la questione.
« E come ci aiuteranno dei biscotti per cani a trovare Hinata? »
Kiba sospirò.
« Ah, Naruto... sei l’eroe del Villaggio, salvatore del mondo e futuro Hokage... ma sotto sotto resti ancora un gran fesso. Non ci arrivi? Non ti servono i biscotti, ti serve Akamaru! Lui potrà trovare Hinata con il suo fiuto. »
E senza aspettare una risposta da Naruto, il ninja marchiato di rosso fece un lungo fischio. Il suo cagnone bianco Akamaru fece la sua comparsa pochi attimi dopo, correndo spedito verso il suo padrone. Abbaiò tutto contento a Naruto, che tuttavia si tenne a debita distanza; non che ne avesse timore, ma semplicemente non aveva una passione per i grossi cani.
« Abbiamo una missione da compiere, bello » annunciò Kiba, mostrando i biscotti ad Akamaru. « Li riconosci? Un regalo da parte di Hinata. »
Akamaru annusò i biscotti, per poi farli fuori quasi tutti in un solo boccone.
« Bravo, bello! Ora troviamo Hinata, forza! »
Un attimo dopo i due ninja erano fuori, intenti a seguire Akamaru che stava già seguendo una pista. Il cane conosceva bene l’odore di Hinata, dunque non c’era stato alcun bisogno di fargli fiutare qualcosa che le appartenesse. Akamaru procedeva spedito, correndo tra le vie di Konoha a gran velocità; Naruto e Kiba lo seguirono a ruota, aspettando che li conducesse a destinazione.
Il trio si fermò una manciata di minuti dopo, in una via secondaria al centro del villaggio. Akamaru si era fermato nei pressi di un grande albero, posto ai margini della strada. Naruto si guardò subito intorno, visibilmente deluso; la strada era poco affollata, perciò fu subito chiara la realtà dei fatti.
« Hinata non è qui » commentò. « Sei sicuro che sia il posto giusto, Kiba? »
« Più che sicuro » rispose lui, mentre accarezzava il suo cane. « Io, Hinata e Shino siamo soliti incontrarci qui quando c’è una missione. Se per lei c’è un significato in questo posto, non può essere altrimenti. Inoltre, ora che ci penso... ehi, è proprio qui che ti abbiamo rivisto, Naruto! »
« Cosa? Che vuoi dire? »
« Non ti ricordi? Quando sei tornato a Konoha dopo il tuo viaggio di tre anni, ci siamo beccati proprio qui. Shino si era lamentato perché non lo avevi riconosciuto... ti sei stupito nel vedere Akamaru così cresciuto... e Hinata è praticamente svenuta tra le tue braccia. »
Naruto trattenne il fiato. Ancora una volta sentì come una lampadina accendersi nella sua testa, illuminando un’area che per lungo tempo era rimasta al buio. Mise a fuoco il ricordo di quel giorno lontano, quando si era preso il compito di cercare un nuovo partner per il Team 7 per aiutarlo a scovare la spia di Sasori. Così aveva incontrato molti vecchi amici nello stesso giorno: i membri dei Team 10 e 8, tra i quali c’era naturalmente Hinata.
Ora ricordava bene. Mentre commentava la freddezza di Shino e l’incredibile crescita di Akamaru, si era accorto della presenza di qualcuno alle sue spalle; Naruto si era voltato, ma non c’era nessuno. Hinata si era nascosta in un vicolo laterale, troppo sorpresa nel rivedere il suo amato all’improvviso. Anche lei era cresciuta molto: era diventata più alta e i suoi capelli erano lunghi, una splendida chioma corvina che brillava di azzurro alla luce del giorno. I suoi occhi perlacei erano sempre gli stessi... colmi in quel momento di un pesante mix di spavento, sorpresa e timidezza nei confronti di chi non aveva avuto il coraggio di salutare.
« Oh, Hinata! Perché ti nascondi? »
La ragazza non aveva risposto. Il suo viso era diventato di un rosso acceso, e il battito del suo cuore aveva raggiunto una velocità ai limiti dell’umano. Un attimo dopo era svenuta.
« Le hai sempre fatto questo effetto » commentò Kiba, riportando Naruto al presente. « Credo di non aver mai visto nessun altro perdere i sensi così tante volte, nemmeno in guerra o in missione. Hai sempre avuto il suo cuore in tasca, in un certo senso... ma Hinata non aveva il coraggio di fartelo notare. »
Naruto annuì, diventando serio all’improvviso. Ancora una volta era pervaso dal rimorso, ripensando a quanto tempo avesse trascorso senza Hinata al suo fianco. Se non fosse sempre stato così impegnato a raggiungere i suoi obiettivi, forse quel giorno si sarebbe accorto di quanto lei fosse diventata bella dopo tre anni di lontananza.
Ma ormai non aveva senso ripensare al passato. L’anello che portava alla mano sinistra servì a ricordargli com’era fatto il suo presente... e come sarebbe stato il futuro da ora in poi. Dopotutto non era forse il loro primo anniversario?
« Ehi, Akamaru, che hai trovato? »
Naruto si voltò. Il cane stava scavando tra le radici dell’albero, rinvenendo poco dopo un oggetto. Kiba lo afferrò, guardandolo con aria confusa; quando il ninja biondo si avvicinò per guardare, scoprì che era quello che cercava: un altro rotolo, contrassegnato questa volta con il numero 5.
« È il nuovo indizio di Hinata » dichiarò soddisfatto. Aprì dunque il rotolo, il quale conteneva un nuovo messaggio:
 
Conoscere il dolore degli altri è l’unico modo per capirli. Chi non conosce il dolore non può capire la vera pace.
 
Naruto sgranò gli occhi, non credendo a ciò che vedeva. La scrittura era sicuramente quella di Hinata, ma era certo che non fossero parole sue; le aveva già sentite per bocca di qualcun altro... parole dolorosamente familiari. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Quinto passo ***


Quinto passo
 
Hinata aveva scelto questa volta un indizio che riconduceva a un ricordo spiacevole. Mentre Naruto leggeva le parole del messaggio, ricordò quasi subito il loro significato e la persona da cui le aveva sentite la prima volta.
Dolore.
Pain.
Non poteva che fare riferimento a lui, con quel messaggio... dunque Naruto non aveva dubbi sul posto in cui avrebbe dovuto recarsi; fortunatamente non era molto lontano. Si congedò da Kiba e Akamaru, ringraziandoli per l’aiuto, e spiccò un balzo enorme, dritto verso la nuova meta.
Pochi minuti dopo, il ninja biondo era arrivato a destinazione: Bakushinchi, un piccolo parco al centro di Konoha costruito in memoria della distruzione del villaggio, avvenuta cinque anni prima ad opera di Pain. In giro c’era un po’ di gente, intenta ad ammirare il monumento posto al centro del parco: una grossa statua di bronzo che raffigurava Naruto Uzumaki, nelle vesti da eremita, in piedi sopra la testa di un rospo gigante circondato da un ammasso di macerie. Alla base del monumento, una targa dorata mostrava ai passanti un messaggio carico di significato.
 
Per non dimenticare il dolore, né colui che ci ha aiutati a superarlo.
Grazie, Naruto
 
Naruto osservò la scena in silenzio. Non gli piaceva molto quel monumento, ma non aveva potuto impedire a un eccentrico artista di realizzarlo durante i lavori di ricostruzione di Konoha; aveva persino usato macerie autentiche per realizzare la base del monumento. Perché Naruto avrebbe dovuto opporsi a una tale riconoscenza? Aveva salvato il villaggio, dopotutto, e tutte le vittime dell’attacco erano persino tornate in vita. La gente della Foglia aveva tutto il diritto di ringraziarlo come poteva... e un evento del genere doveva essere ricordato.  
Naruto si guardò intorno ancora una volta, esaminando bene i vari gruppi di persone che camminavano intorno al parco. Hinata non c’era. Inoltre, mentre si avvicinava al monumento che lo ritraeva, i ricordi di quel tragico giorno attraversarono la sua mente in rapida successione.
Pain, leader dell’Akatsuki, aveva attaccato il Villaggio della Foglia allo scopo di catturare Naruto una volta per tutte. In quei giorni, il biondo era impegnato ad allenarsi sul monte Myoboku per imparare le tecniche eremitiche, del tutto ignaro che nella sua patria si stava consumando una tragedia di enormi proporzioni. Alla fine, tuttavia, la notizia dell’attacco gli era giunta, così aveva subito fatto ritorno insieme ai suoi amici rospi... pochi istanti dopo che il villaggio era stato raso al suolo, per mano di Pain.
Usando le sue tecniche potenziate dall’energia naturale, Naruto era riuscito dopo una dura lotta a sconfiggere i corpi usati dal nemico, il quale vantava un potere che rasentava il divino. Pain, tuttavia, era stato in grado infine di bloccare il biondo, grazie ai suoi poteri di attrazione gravitazionale. Nel giro di un attimo, Naruto aveva visto la situazione precipitare, mentre quel maledetto gli conficcava paletti neri su tutto il corpo per immobilizzarlo. Sarebbe stata la fine per lui, se qualcuno non fosse intervenuto per salvarlo.
Hinata. Era apparsa all’improvviso, sferrando un pugno a Pain che, seppur mancandolo, riuscì ad allontanarlo da Naruto. Il biondo non fu sollevato di vederla prendere le sue difese, anzi... aveva cercato di mandarla via.
« Non ti permetterò di mettergli di nuovo le mani addosso! »
« Perché sei venuta qui? Scappa! Non hai speranze contro di lui! »
« Lo so. Questa volta io, Naruto, voglio salvarti. Ho passato la vita a piangere e ad arrendermi prima di provarci... ed ho fatto fin troppi errori. Ma tu... mi hai indicato la via giusta da seguire, Naruto. Io... ho sempre tentato di seguirti, di raggiungerti. Ho sempre voluto stare al tuo fianco; ogni volta, Naruto, volevo essere al tuo fianco.
Naruto, mi hai cambiata. Il tuo sorriso mi ha salvato. Per questo, Naruto, per proteggerti... sono disposta a morire. Perche io... ti amo. »
Il vento soffiò tra quegli splendidi capelli corvini per quella che parve un’eternità, portando via il suono delle ultime parole di Hinata. Parole che Naruto non aveva mai sentito rivolte a lui in tutta la sua vita. Ancora immobilizzato al suolo, il biondo non aveva potuto altro che restare a guardare mentre Hinata si lanciava ancora una volta contro Pain, determinata più che mai a proteggere il suo amato; mentre il nemico bloccava il suo attacco e la sbatteva con violenza al suolo; mentre le conficcava un paletto nero, trapassandole il petto.
Il resto, come si suol dire, era storia. Naruto aveva perso il controllo, lasciando che la furia e il potere della Volpe a Nove Code lo dominassero; in un attimo si era liberato dai paletti e si era scagliato contro Pain, pronto a farlo a pezzi. Il biondo avrebbe vinto in seguito la battaglia, non con la forza ma con le parole; aveva convinto Nagato (vero nome di Pain) ad arrendersi, a riporre in lui le speranze per un mondo migliore... e infine a rimediare agli ultimi danni che aveva causato. Con le sue ultime forze aveva riportato in vita tutte le vittime della distruzione di Konohoa, pronte a ricominciare.
Hinata, fortunatamente, non era stata uccisa. Sakura e i suoi compagni erano riusciti a trarla in salvo e a curarla prima che fosse troppo tardi; Naruto non aveva potuto vedere quanto lei fosse felice nel rivederlo tornare al villaggio sano e salvo, dopo aver vinto la battaglia. Non aveva visto le lacrime di gioia per lui, nel constatare che il suo sacrificio non fosse stato vano.
Ti amo.
Sarebbe passato molto tempo prima che Naruto ricordasse queste parole, rivolte a lui per la prima volta nella sua vita. Dopo la guerra, dopo Kaguya e Sasuke... dopo Toneri. Il biondo poteva quasi credere di dover ringraziare quel cretino venuto dalla Luna per tutto ciò che aveva ottenuto da quella esperienza.
Forse era meglio così, dopotutto. Guardandosi indietro, Naruto non poteva definirsi pronto per avere una ragazza, all’epoca della distruzione di Konoha. C’erano troppi impegni, troppe responsabilità... troppe promesse da mantenere; e troppi nemici da eliminare. Come avrebbe potuto ricambiare i sentimenti di Hinata in quel momento?
Ma non aveva dimenticato il suo gesto... il fatto che gli aveva salvato la vita, in quel tragico giorno. Certo, non avrebbe mai voluto che le cose andassero così, ma ormai non aveva più importanza. Hinata era viva, lui era vivo... quel giorno si erano salvati tutti.
Naruto si guardò intorno. La gente di Konoha era tutta intorno a lui, come di consueto: semplici passanti, i ninja fuori servizio e numerosi turisti; molti di loro lo stavano guardando con un misto di orgoglio e curiosità, mentre stava in piedi accanto al suo monumento. Quegli sguardi, liberi ormai del disprezzo che lo aveva tormentato per tutta l’infanzia, erano il tacito ringraziamento per averli salvati, e per aver garantito un futuro ai loro figli.
Hinata gli aveva permesso di salvarli.
Il tempo passava, e Naruto si rese conto di non avere ancora trovato il nuovo indizio lasciato da sua moglie. Iniziò dunque a cercare, girando intorno al monumento; guardò dappertutto, e alla fine trovò il rotolo sulla testa del rospo, ai piedi della riproduzione del ninja biondo. Come al solito, il rotolo era chiuso con un nastro con sopra disegnato un cuore, contrassegnato dal numero 6; un nuovo messaggio era contenuto al suo interno, scritto dall’elegante mano di Hinata:
 
Complimenti, mio eroe! Se stai leggendo queste righe significa che hai seguito correttamente il percorso che ho tracciato per te. Hai compiuto ogni passo senza mai mollare, senza dimenticare ciò che abbiamo fatto insieme per tutti questi anni. Ora, se non sei ancora stanco di cercarmi, vai dove ci siamo scambiati il primo bacio d’amore. Il tuo premio ti aspetta laggiù... non tardare!
La tua dolce Hinata
 
Gli occhi di Naruto si fecero improvvisamente umidi, ma fece il possibile per non darlo a vedere. C’era ancora un po’ di gente intenta a fissarlo, dal momento che si era arrampicato sul monumento per prendere il rotolo... non ci avrebbe fatto una bella figura. La cosa importante, ora, era raggiungere la nuova destinazione; non fu difficile indovinare di quale luogo si trattava, ricordava benissimo quel magico momento in cui aveva baciato Hinata per la prima volta.
Il biondo rivolse lo sguardo al cielo, e anche se era ancora in pieno giorno, poteva già vedere il pallido profilo della luna... sotto la quale aveva dato inizio alla sua nuova vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sesto passo ***


Sesto passo
 
Anche per Naruto Uzumaki, che a pieno potere era in grado di superare la velocità del Raikage e di suo padre, coprire la distanza che lo separava dalla nuova destinazione richiese diverse ore di viaggio. Si trattava di una zona al di fuori del Villaggio della Foglia, lontana e isolata... un posto che in passato fu perfetto per consentire al nemico di infiltrarsi nella nazione e di portare scompiglio.
Strada facendo, i ricordi tornarono ad occupare la mente dell’erede del Lampo Giallo...
Toneri Ootsutsuki, l’ultimo del suo clan, era giunto dalla Luna con l’intento di distruggere il mondo dei ninja, convinto che meritassero una punizione per aver usato il chakra come un’arma. E dal momento che la sua residenza distava più di trecentomila chilometri dal “campo nemico”, Toneri aveva pensato bene di aprire un portale che collegava i due mondi; se ne era servito per infiltrarsi a Konoha e rapire Hinata... un tentativo andato a vuoto grazie all’intervento di Naruto. Tuttavia aveva subito ottenuto il premio di consolazione: la sorella minore di Hinata, Hanabi Hyuga, alla quale aveva preso gli occhi per ottenere il potere oculare finale. Il Tenseigan.
Dopo un consulto con gli altri Kage, il maestro Kakashi aveva ordinato a Naruto, Hinata, Sakura, Sai e Shikamaru di partire per una missione per salvare Hanabi. La missione si era rivelata molto pericolosa sin da subito: Naruto e gli altri, una volta raggiunto il portale per la Luna, erano caduti in una trappola di Toneri, imprigionati in un’illusione che li costringeva a rivivere alcuni ricordi. Naruto aveva ricordato così molti episodi passati insieme a Hinata, ma dal suo punto di vista... così aveva potuto rendersi conto di quanto lei lo amasse.
« Scrivete con chi vorreste passare il vostro ultimo giorno sulla Terra. »
« Naruto... »
« Sai una cosa? Tu mi davi l’impressione di una persona strana, timida e insicura. Però a me piacciono... le persone come te! »
« ...ho sempre tentato di seguirti, di raggiungerti. Ho sempre voluto stare al tuo fianco; ogni volta, Naruto, volevo essere al tuo fianco... »
« Oh, Hinata! Perché ti nascondi? »
« Naruto, mi hai cambiata. Il tuo sorriso mi ha salvato. Per questo, Naruto, per proteggerti... sono disposta a morire... »
« Non abbatterti, Hinata. Tu sei forte, capito? »
« Perche io... ti amo. »
Naruto non avrebbe mai dimenticato quella visione, mentre era ancora prigioniero dell’illusione di Toneri. La visione di una Hinata più giovane in mezzo a una strada innevata, alla luce di un lampione, che lo fissava con i suoi bellissimi occhi luminosi, colmi di gioia mentre gli ripeteva quelle magiche parole; il vento che agitava dolcemente i suoi capelli corvini, mentre svaniva nel nulla quando l’illusione fu spezzata.
Ma la verità persisteva. Così, mentre la missione proseguiva, Naruto era rimasto vicino a Hinata; poteva sentire il suo affetto verso di lei crescere gradualmente, fino a fargli capire che anche lui provava qualcosa. Mentre con la sua squadra continuava la ricerca di Hanabi, attraverso campi sconfinati e città abbandonate, il biondo guardava dentro di sé e prendeva una decisione che avrebbe cambiato tutto.
« No... non è che sono gentile perché ti amo o altro... sono solo preoccupato per Hanabi... »
« Co... cosa hai detto, Naruto? »
« Eh? Sono preoccupato per Hanabi. »
« No... prima di quello. »
Silenzio, che parve durare un’eternità. Le lucciole che danzavano sul lago sembravano immobili, come in attesa di risentire quelle parole dette di sfuggita.
« Hinata. Io... ti amo. »
Lo aveva detto. Era stato sincero. Naruto aveva scelto di amarla, di tirare finalmente il cuore di Hinata dalla tasca (come lo aveva definito Kiba) per ammirarlo in tutto il suo splendore... e di ricambiare donandogli il suo.
Peccato però che il momento magico fu rovinato subito dopo da Toneri, sbucato dal nulla con una proposta indecente: la mano di Hinata in matrimonio, in cambio della vita di Hanabi. Naruto non riuscì a credere ai suoi occhi mentre Hinata accettava la proposta e andava via con lui; non fu in grado di impedirlo, poiché Toneri lo aveva messo fuori combattimento con una tecnica micidiale.
Non era mai stato così vicino all’idea di arrendersi. C’era stato un solo precedente, quando il numero di morti durante la Quarta Guerra Mondiale era diventato insostenibile ai suoi occhi; e non era stata proprio Hinata a convincerlo a rimettersi in piedi? La stessa ragazza che sembrava avergli voltato le spalle e spezzato il cuore, proprio nel momento in cui aveva deciso di ricambiare il suo amore. Ma Naruto aveva ancora molto da imparare su quell’aspetto della vita; ed era pronto a scoprirlo, dopo essersi rimesso in piedi per correre da Hinata.
Alla fine di quel giorno, era tutto finito per il meglio; avevano sconfitto Toneri, salvato Hanabi e fermato la caduta della Luna. E Hinata, che non aveva mai tradito sul serio la squadra, era libera di tornare da Naruto; di correre insieme a lui mentre ripercorrevano la strada che conduceva al portale, rivivendo i ricordi in cui erano stati vicini; di finire tra le sue forti braccia mentre il passaggio andava in frantumi; di volare con lui, mentre la forza del suo Rasengan li scagliava verso l’alto. Dritti verso il cielo, sotto la luna splendente e nuovamente immobile... unica testimone del loro primo bacio d’amore.
« Hinata... grazie. »
« Grazie! » ripeté Naruto ad alta voce, ancora intento a sfrecciare tra gli alberi. Le emozioni avevano preso il sopravvento su di lui, e grosse lacrime erano venute fuori senza riuscire ad impedirlo. Ma lui sorrideva; sentiva traboccare la forza dei suoi sentimenti proprio come quella notte, là dove era tutto cominciato. Il loro amore, trattenuto troppo a lungo da una serie di tragici eventi... ma finalmente sbocciato, come un magnifico fiore che nasce tra le avversità.
Quando Naruto arrivò a destinazione, il sole stava ormai tramontando. La caverna c’era ancora, ma l’ingresso era crollato. Non aveva importanza, comunque: la sua attenzione era rivolta in quel momento verso un nuovo elemento che dominava il paesaggio... qualcosa che di sicuro non c’era l’ultima volta.
Una grande casa di legno sorgeva nei pressi della caverna, circondata da un magnifico giardino fiorito e da un corso d’acqua; Naruto rimase sbalordito, ancora di più quando si accorse che l’ingresso della casa recava due simboli a lui molto familiari.
I simboli del clan Hyuga e del clan Uzumaki.
Non c’erano dubbi, era arrivato nel posto giusto. Il biondo fece del suo meglio per impedire a se stesso di porsi inutili domande prima di entrare in quella casa, poiché si aspettava ancora molte sorprese. Non appena varcò la soglia, una donna del clan Hyuga gli venne incontro con fare gentile.
« Buonasera, Naruto-san » annunciò con un rispettoso inchino. « Vi stavamo aspettando. Prego, da questa parte. »
« Oh... grazie. »
La donna lo guidò attraverso il giardino, ancora più bello da quella prospettiva, pieno di alberi di ciliegio in fiore, e poi fino all’ingresso della casa, illuminata da un gran numero di torce. L’interno era molto ben curato, somigliava molto a Villa Hyuga... sicuramente un’idea di Hinata, anche se cercava di non chiederselo.
« Lady Hinata vi sta aspettando » disse ancora la donna, dopo averlo guidato in una saletta privata. « Desidera che vi rinfreschiate e indossiate questi abiti, prima di incontrarla. Fate pure con comodo. »
Naruto abbassò lo sguardo. Su un tavolino era appoggiato l’abito che avrebbe dovuto indossare, quello che sembrava un lungo kimono bianco e nero; quando lo prese tra le sue mani, lo riconobbe per ciò che era davvero.
Il suo abito nuziale.
Il biondo, facendo appello a tutta la sua pazienza residua, si tolse gli abiti da ninja, si diede una ripulita e indossò il kimono, senza porsi nemmeno una domanda riguardo la situazione. Quando fu pronto, notando l’assenza della donna che lo aveva accompagnato, proseguì da solo e spostò il pannello che aveva di fronte.
Naruto giunse in un salone in perfetto stile tradizionale, come il resto della casa, che offriva una magnifica vista sul giardino fiorito. Davanti a lui, posta sopra i tatami, vi era una grande tavola imbandita, ricolma di un sacco di pietanze di cui non riusciva a tenere il conto. L’ambiente era illuminato da un gran numero di candele, per dare un’atmosfera decisamente romantica, se non addirittura intima. Ma l’attenzione del biondo fu interamente rivolta, pochi secondi dopo essere entrato, all’unica persona presente nella sala oltre a lui, la quale lo stava fissando con lo sguardo più dolce che potesse esistere.
« Hinata! »
Finalmente l’aveva trovata, dopo aver trascorso l’intera giornata a cercarla. Sua moglie era lì davanti a lui, in ginocchio sul pavimento, vestita con il suo stupendo abito bianco da sposa. Gli si illuminarono gli occhi: vista la situazione, a Naruto parve di essere tornato indietro nel tempo di 365 giorni... e non poteva che esserne estasiato. Senza indugiare un altro istante, il biondo corse da lei per stringerla tra le braccia. Profumava di gelsomino, proprio come il giorno delle nozze.
« Ce l’hai fatta, mio eroe » dichiarò Hinata, orgogliosa. « Mi hai trovato. Buon anniversario! »
« Hehe » ridacchiò Naruto, incapace di farsi uscire dalla bocca suoni più dolci. « Oh, Hinata... è stato... incredibile! Questa idea che hai avuto... come hai fatto... come ti è venuta in mente? »
« È stato più facile di quanto pensi » rispose lei, sorridendo. « Su, accomodati... sarai affamato, e la cena è pronta da un pezzo. Non vorrai mica ignorare gli sforzi compiuti dal mio clan per preparare tutto questo? »
« Oh... certo che no! »
Solo in quel momento Naruto ricordò di quanto avesse fame. Non aveva toccato cibo per tutto il giorno, determinato com’era a proseguire nella caccia al tesoro; ma ora che finalmente si era conclusa, era libero di placare le proteste del suo stomaco. Si sedette accanto a Hinata e attaccò il bendiddio che aveva di fronte, cercando nel frattempo di mantenere la giusta compostezza.
Doveva ammetterlo, Hinata aveva avuto un’idea straordinaria: al confronto, l’idea del biondo di andare al mare per il loro anniversario non valeva un granché, ma evitò di esprimerlo ad alta voce. Mentre mangiavano, sua moglie raccontò come avesse organizzato tutto.
« Ho iniziato a lavorarci su dalla notte scorsa » spiegò. « Dapprima ho realizzato gli indizi da lasciare per te... diciamo che servivano a distrarti, mentre io e i miei “collaboratori” preparavamo tutto questo; volevo comunque che quelle tappe avessero un significato... per noi due. Ero certa che avresti ricordato i momenti che abbiamo trascorso insieme... sia quelli belli, che quelli brutti. Perché non mi pento di nulla, Naruto... non mi pento di essere sempre stata così timida nei tuoi riguardi, né per aver rischiato la vita per salvarti da Pain; ne valeva la pena, per te. »
Naruto annuì, senza dire nulla. Era proprio come aveva immaginato, e non aveva senso obiettare.
« Mentre tu giravi per il villaggio seguendo le mie tracce » proseguì Hinata, « io sono venuta qui insieme ad alcuni miei parenti. Sono stati più che lieti di aiutarmi ad allestire questo posto. La casa è stata creata dal capitano Yamato... gli sono bastati circa dieci secondi, con la sua Arte del Legno; anche l’acqua e il giardino li ha realizzati lui, con un piccolo contributo da parte di Ino che ha fornito i semi per i fiori. Io e gli altri, invece, abbiamo pensato a cucinare: è lo stesso menu che ci fu preparato al matrimonio, se ben ricordi. Volevo ricreare, in un certo senso, le parti migliori di quel giorno. »
« Cavolo » commentò Naruto, sempre più ammirato. « Ecco perché hai recuperato anche i nostri abiti nuziali! »
« Già... anche se, mentre li prendevo, ho pensato a un’altra cosa. Era un peccato indossare vestiti così belli una volta sola, per poi conservarli in un armadio per tutta la vita. »
Hinata tacque, approfittandone per vuotare la sua tazza.
« Il matrimonio... » riprese, « lo so che è molto più di una festa... quella da cui abbiamo cominciato. Ma negli ultimi tempi ho visto molte persone sposate da anni, che si comportano come se avessero dimenticato quel giorno in cui hanno legato le loro vite. Come se avessero dato per scontato tutto ciò che quel giorno aveva di bello: i fiori, il bianco, gli invitati, la musica... l’amore. Io non voglio dimenticare quel magnifico giorno, Naruto... non voglio dimenticare nulla di ciò che abbiamo fatto insieme. »
Naruto restò in silenzio fino alla fine, accettando ogni parola da lei pronunciata. Poi la strinse ancora a sé e la baciò sulla fronte.
« Non succederà » disse. « Non dimenticheremo. Sai che ti dico? Dovremmo fare questa cosa ogni anno, se ti piace tanto... faremo altre cacce al tesoro, ci vestiremo ancora con i nostri abiti nuziali e ci divertiremo un mondo. Te lo prometto! »
Hinata arrossì parecchio, ma fu comunque in grado di annuire con un sorriso. Ripresero dunque a cenare, chiacchierando su argomenti decisamente più leggeri.
« Naruto » disse Hinata poco dopo, « ricordi la missione che abbiamo svolto insieme prima che tu partissi per il tuo viaggio? »
« Oh? Aspetta... quale missione? Ne ho fatte così tante, è difficile ricordarle tutte... »
« Dài, quella in cui dovevamo trovare l’insetto bikochu. »
« Bikochu? Cos’è un... ah! »
Il ricordo di quei giorni lontani gli attraversò la mente con la forza di un rospo gigante in fuga.
Sasuke era appena fuggito dal Villaggio della Foglia. Naruto aveva fallito nel tentativo di riportarlo indietro; era pronto ad aggrapparsi a qualsiasi cosa che potesse aiutarlo nell’impresa a cui non aveva rinunciato. Proprio per questo si era unito al Team 8 nella loro missione di trovare un bikochu, un raro insetto dal potentissimo fiuto; grazie ad esso avrebbero potuto trovare Sasuke, ovunque fosse finito. La missione, tuttavia, era fallita per colpa dello stesso Naruto, che con una delle sue gaffe aveva impedito al bikochu di adattarsi all’odore di Sasuke.
« Heh... sì, ora ricordo bene » commentò Naruto, grattandosi la testa imbarazzato. « Non è che vado molto fiero di quell’episodio... »
« Capisco » disse Hinata. « Sai, il posto in cui abbiamo eseguito quella missione non è lontano da qui... per questo mi è tornato in mente. Ricordo bene il lago dove ci siamo fermati per la notte... uno dei più belli che abbia mai visto. »
« Il lago... » ripeté Naruto, e qualcosa scattò ancora nella sua mente. « Ehi, ora che mi ci fai pensare... è proprio laggiù che ho visto la fata. »
« La fata? »
« Esatto... o meglio, doveva essere qualcosa del genere. Non l’ho vista molto bene, ma somigliava a una bellissima ragazza, che danzava nuda sul pelo dell’acqua. Quella del sogno che ho fatto due notti fa, ricordi? Ecco dove l’avevo vista... durante quella missione. Ehi, va tutto bene? » S’interruppe e fissò Hinata, il cui viso era diventato molto rosso.
« S...sì, certo » rispose in fretta lei, e abbassò lo sguardo sul suo saké. Naruto riprese a parlare, non facendoci caso.
« Bah... chiunque fosse, devo averla spaventata a morte con la mia goffaggine. Hai detto che il lago è qui vicino... che coincidenza, dopo averla sognata l’altra notte... ma ti assicuro che per me non ha alcuna importanza, tesoro! » si affrettò ad aggiungere, temendo una reazione negativa da parte di Hinata. Lei, tuttavia, si limitò a ridacchiare.
Poco dopo, i due avevano finito di cenare. Naruto si sdraiò sulla schiena, sospirando con la tipica soddisfazione di chi ha appena fatto una scorpacciata; Hinata lo raggiunse divertita, stendendosi su un fianco per guardarlo.
« Sei soddisfatto, tesoro? »
« Oh sì » commentò il biondo, perdendosi nei suoi occhi perlacei. « Hai avuto davvero una magnifica idea. »
« In verità, è tutto merito tuo » rivelò Hinata con un sorriso.
« Come? In che senso? »
« La caccia al tesoro » spiegò. « Mi hai dato tu stesso l’idea, quando ieri mi parlasti della lezione disastrosa con gli studenti; mentre dormivamo mi è tornata in mente, e mi sono messa subito all’opera. Quindi, Naruto... è merito tuo se ora ci troviamo qui, distesi su questo tatami. »
Naruto rise, felice di sentire questa realtà delle cose. Hinata, tuttavia, non si fermò alle parole, e si avvicinò ulteriormente a lui, cingendolo con un braccio e baciandogli il collo.
« La notte è ancora giovane, amore mio » gli sussurrò all’orecchio. Naruto la guardò, stupito da quelle parole cariche di un tono che non si aspettava minimamente. « La nostra festa non è ancora finita... non sei d’accordo? »
« Oho... certo che lo sono » commentò Naruto con un ghigno.
« Ho preparato anche una camera da letto al piano superiore, tutta per noi. Raggiungimi tra quindici minuti. »
Hinata si alzò subito dopo, lasciando il suo stupefatto marito sul pavimento. Mentre Naruto si alzava lentamente a sedere, ebbe appena il tempo di vedere lo sguardo malizioso di lei mentre si allontanava dal tavolo, per poi sparire oltre la soglia del salone. Il biondo non era più rilassato, ma eccitato... impaziente di procedere con l’ultimo atto di quell’incredibile giornata che stava per volgere al termine. Tuttavia volle obbedire all’ordine di Hinata, perciò rimase al suo posto in attesa, sperando che quei quindici minuti passassero in fretta.
« Nervoso, ragazzo? »
Naruto trattenne il fiato per la sorpresa. Kurama era sveglio, e aveva deciso di fare quattro chiacchiere.
« Heh... penso che lo saresti anche tu al mio posto. »
« Ma non sono al tuo posto » commentò la Volpe, « e non lo sarò mai... quindi mi toccherà ancora una volta stare a sentire gli echi del tuo rumoroso rituale di accoppiamento. Lo sai che rimbomba parecchio qui dentro, vero? »
« Sì, me lo hai ripetuto più volte » sospirò Naruto. « Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo... ma oggi è il mio anniversario, devo stare con mia moglie. Domani passeremo un po’ di tempo insieme noi due, va bene? »
Sentì Kurama grugnire a lungo, come se valutasse la proposta.
« Giocheremo a morra cinese. »
« Hehe... affare fatto! »
E nelle profondità del suo essere, il ragazzo e la bestia si diedero il pugno.
Quindici minuti dopo, Naruto si recò al piano di sopra, come d’accordo. Il cuore batteva forte, mentre un’emozione potente dominava i suoi sensi. La camera da letto era di fronte a lui, chiusa da un pannello.
« Hinata, sei pronta? »
Nessuna risposta. Incerto, Naruto aprì lentamente il pannello e varcò la soglia... e una nuova dose di stupore prese il sopravvento su di lui, cancellando l’eccitazione.
Hinata non c’era. Non c’era traccia di lei nella stanza, né sopra il letto matrimoniale sopra il quale si aspettava di trovarla in intimo; al suo posto vi era solo un rotolo, contrassegnato dal numero 7.
La caccia al tesoro non era ancora finita.    

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Settimo Passo ***


Settimo passo
 
La caccia al tesoro non era ancora finita. Naruto non riusciva a crederci, nonostante stringesse tra le mani la prova inconfutabile: un rotolo contrassegnato dal numero 7, circondato da un cuore sul nastro che lo sigillava. Al suo interno, il biondo trovò un altro messaggio scritto da Hinata:
 
Amore mio,
probabilmente adesso sei irritato per la mia improvvisa assenza, perciò ti chiedo scusa. Il fatto è che ho ancora una sorpresa in serbo per te, così speciale e così grande da non poter essere contenuta in questa casa. Se hai aspettato come ti avevo chiesto, allora ho quindici minuti di vantaggio... tempo sufficiente per raggiungere la tappa finale. Inoltre, se sei stato attento alle mie parole, ricorderai il lago di cui abbiamo parlato durante la cena. Io ti aspetterò laggiù... e ti prometto che ne varrà la pena.
Non tardare!
Hinata
P.S. Lascia il kimono in casa, non ne avrai bisogno.
 
Lo stato mentale di Naruto dopo aver letto il messaggio non era decifrabile in alcun modo. Provava un gran numero di emozioni nello stesso istante, vorticando dentro di lui come se le avesse cacciate a forza in un frullatore.
« Brutto affare » commentò Kurama nel frattempo. « Sembra che tua moglie ti abbia dato buca. »
« Nient’affatto! » replicò Naruto, indignato. « Questo messaggio dice chiaramente dove trovarla: un lago nelle vicinanze... ma allora... »
Il biondo ripensò alla conversazione avvenuta poco prima. Aveva parlato dei vecchi tempi con Hinata, soffermandosi su un episodio in particolare... la ricerca dell’insetto bikochu, quello che lo avrebbe aiutato a trovare Sasuke. Lei aveva menzionato un lago, non lontano dalla casa in cui avevano appena finito di banchettare...
Possibile che Hinata lo avesse fatto apposta? Aveva parlato della missione di proposito, per guidarlo verso la nuova destinazione? La conversazione era parte dell’indizio, allora...
Qualcosa, però, non lo convinceva. Naruto aveva girato tutto il giorno per Konoha, seguendo le indicazioni, raggiungendo posti che avevano un significato sia per lui che per Hinata. Il lago di cui avevano parlato non sembrava corrispondere a questo criterio: quella volta, quando cercavano l’insetto, non era accaduto nulla di importante, né di profondo a livello sentimentale.
Oppure sì?
Naruto scosse la testa. Era inutile continuare a pensarci su, ormai lo sapeva. C’era un solo modo per scoprire la verità, giungere a destinazione senza esitare. Hinata non aveva lasciato indicazioni su come raggiungere il lago, ma per il biondo non era affatto un problema. Dopo essersi spogliato dell’abito nuziale e aver recuperato i suoi vestiti da ninja, chiuse gli occhi e restò immobile per una manciata di secondi, senza muovere nemmeno un muscolo, come se non esistesse. L’energia della natura lo invase quasi subito, penetrando nel suo corpo per donargli una nuova forza.
Modalità eremita!
Naruto riaprì gli occhi. Ora percepiva ogni forza vitale nel raggio di chilometri, la presenza di ogni essere vivente che lo circondava; la foresta, popolata da insetti, animali e alberi, pulsava di vita. Ma al biondo eremita interessava una sola forza vitale... e la trovò, a circa venti chilometri in direzione nord-ovest. Hinata era laggiù, nelle vicinanze di un lago, da sola.
« Sto arrivando, Hinata » dichiarò mentre apriva la finestra, lanciandosi fuori da essa con un balzo. Era buio pesto, ma Naruto non aveva bisogno di luce per vedere dove andava, in modalità eremita: l’energia naturale illuminava ogni cosa che lo circondava, e la forza vitale da cui era attratto lo guidava come un faro nella notte. Cercò di restare concentrato, di tenere la mente libera dai dubbi e dalle domande a cui non sapeva rispondersi; la verità, l’unica di cui aveva bisogno, era laggiù, e stava per raggiungerla.
Naruto avanzò, seguendo un sentiero che conduceva nella direzione giusta. Ormai era vicino; ad un tratto, però, fu costretto a frenare la sua corsa, poiché un grosso cespuglio ostruiva il passaggio. Oltre il fogliame, Naruto poteva sentire il rumore di acqua che scorre.
Lei lo stava aspettando laggiù...
« Rasengan! »
Il cespuglio andò in briciole sotto la potenza della sua tecnica, liberando il passaggio. Fu in grado così di vedere il paesaggio nella sua interezza: un grande specchio d’acqua, avvolto quasi completamente dalla nebbia. Naruto era sicuro che fosse il luogo giusto, ma in giro non si vedeva nessuno. L’energia naturale nel suo corpo si era esaurita subito dopo aver sferrato quel colpo, dunque non poteva localizzare Hinata. Dove poteva essere finita?
Inoltre tutto questo sembrava essere già accaduto...
Pochi attimi dopo si accorse di non essere solo. Aguzzò la vista verso il lago, scoprendo una figura tra la nebbia: una giovane donna senza ombra di dubbio, dal fisico esile e delicato; danzava sul pelo dell’acqua con incredibile grazia, incurante del fatto di essere nuda. Nulla per lei era importante, tranne la sua danza in completa armonia con la natura: l’acqua e il vento ondeggiavano intorno a lei formando una spirale, scintillante alla luce della luna. 
Era incantevole... la cosa più bella che Naruto avesse mai visto. Dunque era proprio vero, pensò meravigliato: aveva davvero visto una fata, l’ultima volta che era stato laggiù... e la storia si stava ripetendo. Possibile che lei fosse rimasta lì ad aspettarlo per tutto quel tempo?
La fata smise di danzare poco dopo, facendo ricadere l’acqua nel lago. Restò immobile dov’era, rivolgendo lo sguardo su Naruto; questi restò inchiodato sulla riva, eccitato e imbarazzato allo stesso tempo. Ora i raggi della luna la illuminavano chiaramente, mettendo in risalto il suo aspetto e le sue forme, i lunghi capelli neri e il viso gentile... e i suoi luminosi occhi perlacei.
« Hinata? »
Non riusciva a crederci. Non c’era ombra di dubbio, la splendida fata su cui un minuto prima era intento a rifarsi gli occhi, non era altri che sua moglie. La sua incredulità raggiungeva vette che di rado aveva superato nel corso della sua vita, come nel caso in cui aveva “conosciuto” i suoi genitori ed altri eventi del genere.
Il silenzio regnò a lungo tra i due sposi, l’uno davanti all’altra, come se qualcuno avesse tolto l’audio dall’intero ambiente. Hinata restava in piedi sull’acqua, ancora nuda, ignorando il freddo e l’umidità sulla sua pelle delicata; aspettava pazientemente la reazione del suo amato, unica cosa di cui le importava.
« Incredibile » balbettò infine il biondo, ricordandosi di avere ancora una voce. « Allora... quella ragazza, la fata... Hinata... eri tu? »
Hinata gli sorrise, annuendo flebilmente. Dal momento che suo marito sembrava ancora impossibilitato a formulare un discorso completo, decise di raggiungerlo; mosse appena due passi in avanti, quando perse improvvisamente la concentrazione. La quantità di chakra necessaria a farla camminare sull’acqua diminuì, e questo la fece sprofondare di colpo; l’acqua non era profonda, ma lo spavento la fece cadere all’indietro con un forte pluff.
« Hinata! »
Naruto la raggiunse subito, mettendo i piedi nell’acqua. Lei, tuttavia, si era già rialzata a sedere, intenta a spostare i capelli dalla sua visuale. Il biondo si chinò su di lei, coprendola con la sua giacca; non aveva nulla che non avesse già visto ripetute volte, ma non era certo tipo da ignorare la sua compagna in evidente difficoltà.
Era lei... questo pensiero continuava ad echeggiare nella sua mente, come un disco rotto. Quella notte, molti anni fa, quando con il Team 8 stava cercando uno stupido insetto, aveva visto Hinata danzare sopra quelle stesse acque: era così bella e magica che l’aveva scambiata per una fata, per poi abbandonare il ricordo negli abissi della sua pessima memoria. Ormai era sposato con quella splendida fata, con la quale non aveva più alcun segreto... eppure lei non aveva mai rivangato quell’episodio da quando stavano insieme.
« Cavolo, è incredibile » commentò il biondo con un sorriso. « Giuro che non sono arrabbiato, è solo... incredibile... è l’unica parola sensata che riesco a dire. Oh, Hinata... perché non me lo hai mai detto? »
Hinata lo guardò, ancora molto rossa in viso.
« Perché... tu non ricordavi » mormorò, rievocando la timidezza di un tempo. « E non mi andava di rivelarti una cosa del genere, sapendo che lo avevi dimenticato... ho pensato che non sarebbe stata la stessa cosa. Inoltre me ne vergognavo ancora... questo dimostra che in fondo sono sempre la stessa: una tipa strana, timida e insicura. »
La ragazza mantenne lo sguardo fisso su Naruto, mentre il suo rossore spariva.
« Ma poi, tu hai ricordato » proseguì. « L’altro giorno... mi dicesti di aver sognato la fata del lago... e anche se non te ne rendevi conto, ho capito subito a cosa ti riferivi. Avevi deformato il ricordo e trasformato in una fantasia. Volevo che ricordassi tutto... perciò ti ho fatto venire qui... come ultimo passo della caccia al tesoro; le parole non sarebbero bastate... tu dovevi rivedermi... be’, così. »
Naruto restò in silenzio, meravigliandosi sempre di più ad ogni istante che passava. Capiva perfettamente Hinata e il suo piano articolato per rendere così fantastico – così magico – il loro primo anniversario; anche lei, come molti altri, sapeva che Naruto non era in grado di imparare con le parole, bensì con i fatti. E un fatto come questo sarebbe rimasto impresso nella sua memoria a vita, ne era certo. Quel lago solitario quanto splendido era importante per Hinata, dopotutto; non lo aveva scelto per un motivo futile. Perciò il biondo non disse nulla a riguardo; la sua risposta rimase muta mentre con calma si sfilava la maglietta, sotto lo sguardo stupefatto di sua moglie.
« Sai una cosa, tesoro? » disse nel frattempo. « Ammetto di aver dimenticato tante cose, ma sembra che anche tu ne abbia dimenticata una importante... su di me. Ma non c’è problema, ti rinfresco volentieri la memoria, proprio come tu hai fatto con me per tutto il giorno. »
Hinata restò immobile, seduta nell’acqua, mentre osservava suo marito spogliarsi di tutto e inginocchiarsi davanti a lei, nudo al suo cospetto.
« Non hai motivo di vergognarti di ciò che sei » continuò Naruto. « Dici di essere ancora una tipa strana, timida e insicura? Non lo posso negare, ma te l’ho già detto una volta: a me piacciono le persone come te. Mi piacciono... davvero molto. »
Il biondo si chinò per raggiungere le sue labbra, ma Hinata fu inaspettatamente più veloce. Si aggrappò al suo braccio bendato per spingersi in avanti, liberandosi della giacca con cui l’aveva avvolta e abbracciandolo più forte che poteva. Di colpo non faceva più freddo, perché lui l’avrebbe riscaldata, con il suo corpo, con il suo amore. Le loro labbra si incontrarono, e tutto divenne ancora più magico di quanto già non lo fosse.
« Oh, Naruto... »
« Hinata... grazie. »
Quella notte sarebbe durata a lungo... e non l’avrebbero mai dimenticata.
 
---
 
Kurama sbadigliò, nel suo tentativo di appisolarsi per non sentire ciò che stava facendo la sua Forza Portante. Simili momenti erano una vera seccatura per lui, ma poteva sopportarlo; non era peggio dell’essere controllato da uno Sharingan. L’indomani si sarebbe svagato un po’ con Naruto... non poteva farci niente, andava matto per la morra cinese.
 
Fine.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3184651