Sempre e solo mia

di Conodioeamore
(/viewuser.php?uid=859913)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il presidente del consiglio studentesco ***
Capitolo 2: *** Il bacio rubato ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Minacce per la segretaria del consiglio studentesco ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Batticuore! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 PREPARATIVI PER LA RAPPRESENTAZIONE ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: LA BELLA ADDORMENTATA ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 FRAINTENDIMENTI ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: ESITAZIONE ***



Capitolo 1
*** Il presidente del consiglio studentesco ***


«Muoviti, o farai tardi!» urla mia madre dalla cucina. Stavo finendo di mettermi l'eyeliner, quando per tutta risposta le dico: «Cinque minuti e scendo.»

Cavolo, devo affrettarmi altrimenti farò tardi il mio primo giorno di scuola. Oddio, non è proprio il mio primo giorno di scuola dato che è quasi metà semestre. Mi chiamo Seraphine Hayes ed ho diciassette anni. Sono potuta ritornare nella mia città natale, San Francisco, perché mio padre è ritornato qui per lavoro. Qui c'è un ragazzo che voglio incontrare, il mio amico d'infanzia Evan. Così colgo l'occasione per frequentare il suo stesso liceo, il John Marshall High School. Ho sentito parlare molto bene di quel liceo e spero proprio di inserirmi nella classe.

Prendo la borsa ed esco dalla stanza, lasciando la porta aperta. Scendo giù in cucina per prendermi un croissant ed uscire. Mia madre non è in cucina, il che mi fa pensare che sia già in macchina ad aspettarmi. Esco di casa e chiudo la porta a chiave. Mi era mancata la nostra vecchia casa di famiglia. Siamo stati lontano da San Francisco per quasi sette anni. È molto cambiata da come era allora.

«Sei nervosa?» mi domanda mia madre una volta salita in macchina. Mi volto a guardarla ed acconsento con la testa. «Un po'. Ma sono anche elettrizzata perché finalmente lo rivedrò.»

«Evan, giusto? Credi che si ricorderà di te?»

«Sì» le rispondo mentre mi allaccio la cintura. Mi isolo completamente guardando fuori dal finestrino. «Deve ricordarsi.» Non sopporterei l'idea che mi abbia dimenticata, perché io non l''ho fatto.

Arrivata a scuola, vado immediatamente nella sala delegati per farmi dire quali materie dovrò studiare durante la settimana. Varco la porta e trovo una ragazza dai capelli neri, che le arrivano fino a metà collo. Sembra una bambolina, ha la carnagione chiarissima e due occhi blu come il mare. «Tu devi essere la nuova studentessa. Ti chiami Seraphine, vero?» mi domanda allegra. Un po' imbarazzata, le rispondo: «Sì, sono io. Mi chiamo Seraphine Hayes.» La ragazza viene verso di me, sorridendomi ancora.

«Vieni, ti faccio fare il giro della scuola. Manca ancora mezz'ora prima dell'inizio delle lezioni, ne possiamo approfittare per vedere dove sono collocate le tue aule.» Mi porge un foglio sul quale ci sono scritte le lezioni settimanali.

La ragazza esce dalla sala delegati e va in corridoio. Mi affretto a raggiungerla, per non perderla di vista. «Ma che maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Sono Alice Jefferson» dice, girandosi improvvisamente verso di me. «Piacere» le dico stringendole la mano.

Iniziamo il giro di tutta la scuola ed arriviamo al secondo piano. «Questa è la stanza dove si riuniscono i membri del giornale scolastico» mi dice, indicando una porta alla nostra destra. «Più giù invece ci sono i laboratori di biologia, chimica e fisica.»

Continuiamo a camminare, però io mi fermo di colpo. «Ah! Giusto. Posso farti una domanda?»

«Certo, sono qui anche per questo.»

Mi porto le mani all'altezza del viso. «Per caso conosci un ragazzo che si chiama Evan?»

Alice mi guarda perplessa. «Evan? Che c'entra col giro della scuola?» domanda titubante.

«Ecco, è un mio amico d'infanzia e so che frequenta questa scuola» le rispondo un po' imbarazzata.

La ragazza si porta una mano sotto il mento. Evidentemente questo gesto l'aiuta a riflettere. «Evan... Ah! Sì, c'è uno che si chiama così!» esorta alzando il dito indice in su. «Reed Evan è il presidente del corpo studentesco.» Evan presidente del consiglio studentesco? Oddio non vedo l'ora di vederlo!

«È davvero carino! Ed è bravo in tutti gli sport, ed è anche il primo della classe! È arrogante da far paura, per questo è popolarissimo tra le ragazze.» Questo non sembra l'Evan che conosco io. Era un piagnucolone ed era preso di mira dai bulli. L'ho sempre protetto, ma era piacevole perché quando rideva sembrava una ragazza. Era carino. Credo non sia qui, probabilmente non è Evan.

«Così conosci il presidente? Presentamelo, ti prego!»

«No, non credo siano la stessa persona!» dico, iniziando ad agitare le mani. Alice sembra esserci rimasta male. «È così? Peccato...»

«Ehi, che state facendo?» domanda una voce maschile alle nostre spalle. Sembra alquanto seccata.

«Ma cosa...?» Mi giro nella direzione della voce. Dietro di me e Alice ci sono tre ragazzi alti su per giù un metro e settantacinque.

«Le lezioni stanno per cominciare!» ci dice il ragazzo al centro, come per rimproverarci. Quel ragazzo ha un non so ché di famigliare. I suoi occhi e la forma della bocca, è come quella di un bambino che conosco. Cavolo, è Evan! È totalmente diverso da come lo ricordavo, però deve essere per forza lui.

«Il presidente del consiglio!» squittisce Alice, in preda ai propri ormoni.

«Evan, sei tu?» gli domando a bocca aperta. Il ragazzo mi guarda perplesso. È lui, non c'è alcun dubbio. Gli salto immediatamente addosso per abbracciarlo. «Lo sapevo, sei tu! È da tanto tempo che non ci vediamo! Credevo di non riconoscerti, sei diventato così macho! Ti ricordi di me?» gli domando sorridendo.

Il ragazzo aggrotta la fronte. «Credo che tu stia sbagliando persona, io non ti conosco.» Non riesco a credere alle sue parole. Come ha fatto a dimenticarsi di me? È vero sono cresciuta, però non sono poi così diversa da come lo ero fino a qualche anno fa.

«Cosa? Sono Seraphine non ti ricordi? Ti proteggevo quando venivi preso in gir...» Il ragazzo non mi dà il tempo di terminare la frase che mi mette il braccio destro intorno al collo come per abbracciarmi. «Oh, sì!» esorta sorridendomi. Sono un tantino shoccata dal suo comportamento. «Cosa?»

«Ti mostrerò la scuola!»

«Evan, per la riunione?» gli domanda il ragazzo con gli occhiali.

«Cancellala» gli risponde secco, trascinandomi poi via.

«Sta sicuramente accadendo qualcosa» dice il ragazzo basso. «Sì, sicuramente» gli risponde quello che porta gli occhiali. Entrambi si mettono a ridere.

È come ha detto Alice, è davvero arrogante. Un ragazzo debole non può trasformarsi in un ragazzo come questo. È l'esatto opposto di Evan, devo essermi davvero sbagliata.

Saliamo le scale e arriviamo al terzo piano. «Ehi sembra un posto tranquillo.»

Mi sento improvvisamente trascinare per la manica del giacchetto. Sento il rumore della maniglia che si apre. In men che non si dica mi ritrovo buttata sopra qualcosa di davvero comodo. Un divano. «Eh? Un divano? Ma dove sono?» Mi guardo attorno. Nella stanza c'è un tavolo, posto proprio al centro. Una libreria attaccata alla parete e questo divano, sul quale ci sono io.

«Nell'ufficio del consiglio studentesco, Piccola Seraphine» mi risponde il ragazzo, sorridendomi e incamminandosi verso di me. Mi prende il viso con entrambe le mani. Costringendomi a guardarlo dritta negli occhi. «Eh?»

«Sì sì, è proprio questa la faccia. La ricordo bene, mi hai sempre protetto.» Il ragazzo sorride. Ora sembra Evan, ha la sua stessa risata! «Grazie» mi dice, dandomi un bacio sulla guancia. «Ma, odio le persone che parlano del passato.»

Mi lascia sempre più perplessa, è veramente cambiato. «Per completare la nostra riunione ti lascio entrare nel consiglio studentesco, sei contenta?»

«Cosa?» Ma che diavolo! «Mi prendi in giro? Questo mi creerà solo problemi!» gli urlo alterata. Provo ad alzarmi, ma vengo ributtata sul divano. Le sue gambe bloccano le mie.

«Il mio problema è che ti metti a rivangare sul passato! Questo è un ordine del presidente del consiglio.»

«No fermo! Non decidere per gli altri! E leva 'ste gambe!» gli urlo. Evan avvicina la faccia verso le mie labbra. «Solo per informarti, i miei ordini sono sempre assoluti. Se disobbedisci verrai trasferita, o peggio.» Il suo indice alza il mio mento. «Eh? No aspetta, non decidere...» Mentre dico la frase, la porta si apre ed entrano i due ragazzi che prima erano con Evan. Entrambi hanno un'espressione sorpresa e maliziosa. «L'avevo pensato che c'era qualcosa di sospetto. Così voi due state già a questo punto!» dice ridendo il ragazzo con gli occhiali.

«Evan sei veloce!» ribatte il ragazzo basso. Evan si alza da me per raggiungere i suoi amici. «Vi state sbagliando di grosso! Lei è solo divenuta un nostro nuovo membro!»

«E basta! La finisci di decidere per me?»

Il ragazzo con gli occhiali sorride. «Capisco... piacere sono Kevin Hill il vicepresidente, piacere di conoscerti.»

«Aspetta, noooo!»

«Un nuovo membro? Io sono Ivan Cox il segretario, piacere di conoscerti.»

«Andiamo d'accordo d'ora in poi» dicono tutti e tre all'uniscono. Che diamine, ma come ho fatto a far sì che finisse così? Io non voglio essere membro del consiglio studentesco. Ora che faccio?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il bacio rubato ***


Finalmente sono uscita da quella stanza. Non ne potevo più, giuro. Sono dei tipi veramente assurdi. Mentre ripenso a quello che mi aveva detto Evan nella stanza del consiglio studentesco, vado a sbattere contro un muro. Alzo lo sguardo per vedere dove sono andata a sbattere. Davanti ai miei occhi ho un annuncio da parte del consiglio studentesco: NOTIFICA: Seraphine Hayes del secondo anno da ora in avanti sarà la nuova segretaria del consiglio studentesco. Sarà incaricata di varie mansioni. Assicurati di venire nell’ufficio studentesco ti aspettiamo per la riunione, il presidente del consiglio studentesco Reed Evan Cavolo, non posso crederci. Ha davvero messo un annuncio dove annuncia la mia entrata nel consiglio?! Arrivano alcuni studenti di altre classi, i quali si soffermano a leggere la notifica. Ovviamente non si fanno mancare i commenti del tipo: «Che cosa?», «Ma è una nuova studentessa», «Che fortunata!», «Sono gelosa…» Io non ci trovo niente di entusiasmante, non credo di essere fortunata a dover occupare quell’incarico. Ma che diavolo! Ma com’è che è andata a finire così? E ora che faccio? Cercando di non farmi notare dagli studenti che si sono radunati lì, vado verso la mia classe. Appena mi siedo sul banco, mi lascio cadere completamente sulla superficie liscia. «Seraphine!» esordisce una voce femminile. Non faccio nemmeno in tempo a girarmi nella direzione in cui ho sentito la voce, che mi ritrovo Alice seduta alla sedia davanti la mia. «Sono gelosa, sei entrata nel consiglio studentesco!» Oddio, anche lei no! Devo immediatamente darle una spiegazione, non voglio dover perdere l’unico buon rapporto che ho instaurato da quando sono arrivata! «Mi ha forzata! Evan è diverso da come era, mi ha letteralmente scioccata!» mi lamento, mettendomi la testa fra le mani. «Che persona era prima il presidente?» Senza riflettere a quello che dico, le rispondo con: «Da piccolo era davvero cari…» non mi viene data la possibilità di terminare la frase, che qualcuno mi tappa la bocca con la mano. Alzo immediatamente gli occhi in su e vedo Evan, dietro le mie spalle. Oh no, ho infranto la sua regola! «Ehi, ti avevo detto di venire in ufficio!» mi rimprovera. Il resto delle mie compagne di classe si gira a guardare la scenetta che ha messo su Evan, senza perdere l’occasione di lanciare i loro commenti acidi. «Chi diamine è quella?», «Cosa?», «Perché è venuto a prenderla di persona?» Evan mi prende per un braccio e mi trascina verso l’uscita della classe. Al ché, mi butto per terra, cercando di divincolarmi dalla sua stretta. «Andiamo, muoviti!» mi urla. «Noooo!» «Sei cocciuta e idiota! Ho detto alzati e cammina!» continua, mentre mi trascina fuori alla classe. «Ho detto che non voglio!» rimbecco. Evan riesce a portarmi fuori dalla classe, e non appena siamo soli in corridoio mi stringe forte a sé. Il cuore inizia a battermi all’impazzata, tant’è che riesco a sentire i suoi battiti in gola. Evan mi solleva, avvicinando il mio orecchio sinistro alla sua bocca. «Stavi per parlare del passato. Vuoi essere davvero trasferita?» Lo scanso immediatamente da me. «Non sussurrarmi nelle orecchie» gli dico, mentre mi porto la mano sul mio orecchio. Il mio cuore ha iniziato a battere come un matto. Alzo il viso per guardarlo in faccia. Capisco perché tutti lo ammirano tanto. «Andiamo mi fai perdere tempo!» Non appena Evan finisce la frase, dalla classe escono alcune mie compagne. «Presidente, che tipo di relazione hai con Hayes?» domanda una ragazza con i capelli lunghi e la frangia. Evan non risponde alla sua domanda, si limita solamente ad accennare un sorriso malizioso. Al ché un'altra si fa avanti e gli chiede: «Perché sei venuto a prenderla personalmente per portarla alla riunione?» Evan si gira a guardarle in faccia una per una, poi mi prende per la mano e mi tira a sé. Ma che diavolo vuole fare? «Perché lei è speciale!» le risponde, mettendo l'altra mano sul mio collo. Ma perché mi sta mettendo in imbarazzo davanti a tutti? Con completa noncuranza mi trascina nell’aula dove si riunisce il consiglio studentesco. «Evan! Ma perché ti comporti così?» gli domando arrabbiata. «Così come?» mi risponde con un’altra domanda. Oddio, non riesco più a sopportarlo. Non può trattarmi come se fossi di sua proprietà! Mentre provo ad entrare più nel dettaglio, lui si avvicina alla scrivania e dal cassetto estrae un gruppo di fogli. «Come se…» Vengo immediatamente zittita da lui. «Vai a prendermi la scatola dall’aula di chimica e poi mi serve che mi fai venti fotocopie di questi documenti.» Da quando sono diventata la sua schiavetta? Evan poggia i documenti sopra la scrivania e si avvia verso la porta. «Io vado a parlare con il presidente del club di basket. Fa in modo che al mio ritorno, tutto sia come ti ho chiesto.» Detto ciò, esce dalla porta. Speciale. Speciale sto ca’… Prendo i fogli che sono sulla scrivania e vado in aula fotocopie. Lì vi trovo una signora anziana. «Desidera?» «Mi manda il presidente del consiglio studentesco, potrebbe gentilmente farmi venti copie di ogni foglio?» le chiedo. La donna mi prende dalle mani i documenti. Bene, che gentilezza. Inserisce un foglio per volta ed inizia a fotocopiarli. Una volta finito di fotocopiarli, ringrazio la signora e vado dritta nell’aula di chimica a prendere lo scatolone. Con molta fatica, mi trascino per il corridoio. È pesantissimo. «Ma cosa c’è dentro, le pietre?» Non c’è stato nulla di buono a venire qui! Come ho potuto credere anche solo per un istante che Evan sia una buona persona? Mi usa come sua schiava personale. Non appena entro dentro l’aula del consiglio, poggio la scatola sul tavolo e mi siedo sulla scrivania e spillo i fascicoli dei documenti. È il programma per il festival scolastico. Non appena finisco tutto quanto, mi sdraio sul divano per riposarmi un po’. Chiudo gli occhi e provo a prendere sonno, ma la campanella suona per annunciare la fine della lezione e l’inizio della successiva. «Sono davvero stanca!» chiudo gli occhi e in quel preciso momento, la porta si apre. Non mi azzardo ad aprire gli occhi. Ho troppo timore di scoprire chi possa essere. Sento una pressione sul divano, poi sento un rumore di fogli. «Ha finito tutto, è stata veloce.» È la voce di Evan. Per qualche strano motivo sento il suo sguardo su di me. Poi, improvvisamente, la sua mano tocca la mia guancia. «Hai sempre odiato perdere e hai dato il meglio, non sei cambiata in questo» dice piano. Tutto d’un tratto sento il suo respiro sulla mia pelle, e poi le sue labbra sulla mia guancia destra. Mi ha dato un bacio. Un bacio dolce. Vengo coperta con qualcosa. La pressione sul divano si attenua e la porta si richiude. Al ché apro gli occhi di colpo. Mi metto seduta e mi porto, senza volerlo, la sua giacca alla bocca. «M-mi ha baciata?!» Mi sento calda in viso, le guance vanno in fiamme. È sempre scontroso, perché deve essere dolce quando non guardo? «Mi ha coperta con la sua giacca. C’è ancora il suo odore.» Dopo la fine delle lezioni, vado verso il mio armadietto per prendere le mie cose. Non appena lo apro, cadono a terra alcuni fogli. «Fuori dal consiglio studentesco», «Stai lontana da Reed», «Stupida, vai via.» Ma che diamine significa tutto ciò? Perché minacciarmi? Mi sbrigo a recuperare la mia cartella e me ne ritorno a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: Minacce per la segretaria del consiglio studentesco ***


Gli studenti non hanno preso bene la mia ammissione all'interno del consiglio studentesco. Hanno iniziato addirittura ad inviarmi delle minacce. Questo è veramente troppo. Vorrei parlarne con Evan, ma ho paura che poi la situazione possa peggiorare. Non voglio essere vittima di bullismo, diamine! Appena varco la porta di casa, la prima cosa che faccio è quella di lanciare la cartella sopra il divano. Mia madre ancora non c'è, meglio. Vado in cucina per andarmi a prendere qualcosa di fresco da bere. Prendo la bottiglia di coca cola dal frigorifero e, com'è mio solito, mi attacco direttamente senza prendere il bicchiere. Se mia madre lo venisse a sapere, sono certa che mi taglierà le gambe. Però sono troppo frustrata, accidenti! Vado nella mia stanza, prendendo anche la cartella che l'appoggio sulla sedia all'angolo della finestra. Mi tolgo le scarpe e mi lascio cadere sul letto, mentre tiro un respiro di sollievo. Che bel primo giorno! Dovrebbe passare alla storia dei migliori primi giorni di un'adolescente. Vorrei chiamare Evan, però non ho il suo numero di cellulare. Che faccio? Non posso tenermi tutto dentro. Mi alzo dal letto e vado a farmi una doccia, mi aiuta molto a schiarirmi le idee. Spero che mi verrà in mente una soluzione. Così mi avvio in bagno ed inizio a togliermi gli indumenti. Entro in doccia ed apro il getto d'acqua calda. È così rilassante. Una volta finito di lavarmi, ritorno nella mia stanza. Il cellulare emette un vibro, per avvisarmi che mi è appena arrivato un sms. Prendo l'Iphone che è sopra la scrivania ed inizio a leggere il messaggio. Il numero mi è del tutto sconosciuto. Ma chi sarà mai? Questo è il mio numero. Per qualsiasi problema non esitare a chiamarmi. Evan. La domanda ora mi sorge spontanea. Come diamine ha fatto Evan ad avere il mio numero di cellulare? Decido di chiamarlo, senza pensarci due volte. Mi salvo il suo numero in rubrica e poi premo il tasto di chiamata. Mi risponde immediatamente. «Seraphine, dimmi.» «Come cavolo hai fatto ad avere il mio numero di cellulare?» gli domando senza troppi giri di parole. Sono veramente furibonda. «Ho controllato nella tua scheda d'iscrizione, mi sembra ovvio» mi risponde il ragazzo. Cosa?! Questo è uno stalker. Io lo denuncio alla polizia. «Sai che è illegale una cosa del genere?» gli faccio notare, alzando il tono della voce. La rabbia sta prendendo il sopravvento. «Sono il presidente del consiglio studentesco. È mio dovere avere i numeri dei componenti del consiglio.» Tutti i torti non ce li ha, effettivamente. Mi lascio scappare un sospiro di esasperazione. È veramente snervante, questo ragazzo. «E-Evan... c'è una cosa della quale vorrei metterti al corrente...» inizio. Ho un po' paura a parlargliene, perché non mi sembra giusto appellarmi alla sua posizione, però non ho altra scelta. Non voglio essere vittima di bullismo. «Dimmi.» «Oggi, quando stavo per andarmene via da scuola... nel mio armadietto ho trovato delle lettere» gli dico. «Che genere di lettere?» «Delle minacce, da parte degli altri studenti. Non vogliono che io stia all'interno del consiglio. Forse è meglio se mi dimettessi.» Il tono di Evan cambia immediatamente. «Non essere idiota! Non mi frega un cazzo se gli studenti non ti approvano. Sono stato io a decidere di farti entrare all'interno del consiglio, non si discute» urla. Sentire quelle parole mi tranquillizza un po'. Ci tiene a me, dopotutto. «D'accordo» gli rispondo semplicemente. «Dai, ci vediamo domani, Sery» mi dice poco prima di riagganciare. Dopo la conversazione con Evan, mi sento più tranquilla. Non devo avere paura delle minacce degli altri studenti. Cosa potranno mai farmi? La sera arriva senza che me ne renda conto e mia madre mi chiama per scendere giù a mangiare. «Com'è andato il tuo primo giorno di scuola?» mi domanda una volta che mi sono seduta a tavola. «Appena arrivata, ho conosciuto una ragazza, Alice, che mi ha fatto fare il giro di tutta la scuola. Ho ritrovato Evan e con grande stupore ho scoperto che è il presidente del consiglio studentesco. Ah, e mi ha fatta diventare la segretaria del consiglio. Per concludere in bellezza, ho ricevuto anche delle minacce da parte degli studenti, perché non vogliono che stia troppo vicino a Evan.» Il mio monologo lascia mia madre letteralmente senza parole. «È stato il miglior primo giorno da cent'anni a questa parte!» esorto con tono ironico. «Vuoi che venga a parlare con la preside?» «No, non serve. Domani chiarirò questa faccenda una volta per tutte» le rispondo secca. Finita la cena, mi affretto a salire nella mia stanza. Quello che voglio ora è solamente mettermi a dormire. Troppe emozioni per una giornata sola. È pur vero che se in una giornata non ho provato tutte le emozioni possibili, non posso dire di averla vissuta pienamente... però così è un'esagerazione. GIORNO SEGUENTE. Il messaggio di Evan, arrivatomi questa mattina, diceva che dovevo andare nella sala del consiglio studentesco. Chissà cosa sarà successo, ancora. Appena varco la porta la porta della stanza, vengo letteralmente sommersa dai fogli. «Ma che diamine...?» «Oh, Seraphine!» esordisce Ivan. Raccolgo alcuni fogli da terra e mi accorgo, con grande stupore, che sopra ci sono scritte ancora delle minacce. L'hanno scritto dappertutto. Ma che sono, bimbi delle elementari? «Cos'è tutto questo?» gli domando. «Il fan club di Evan è molto violento. È probabile che restare nel consiglio, sia pericoloso per te» mi confessa Kevin, che intanto si è avvicinato a me per mostrarmi gli altri fogli. In quel momento, nella stanza entra Evan che non perde occasione per riprendere l'amico. «Perché stai prendendo tu le decisioni?» gli domanda, togliendogli dalle mani i fogli. Kevin rimane spaesato dal comportamento dell'amico, tant'è che si lascia scappare il suo nome. «Evan!» «Se lei va via, li incoraggia di più.» Uffa, non può decidere per me. «L'unico che può prendere le decisioni per gli altri sei tu, Evan?» gli urlo contro. Mi sono proprio stancata del suo atteggiamento da ragazzino viziato. Abbasso lo sguardo e mi rabbuio. «Perché mi vuoi nel consiglio? Perché io?» È perché non vuoi che io parli del passato? O per quel bacio? Evan si gira verso di me. La sua espressione non lascia trapelare il segno di nessuna emozione. «Devo avere per forza un motivo?» Questa non è una risposta. Per come parli, ti andrebbe bene chiunque. «Pensa a me, sono stata minacciata per questo.» La sua espressione si fa più corrucciata. Si avvicina a me e mi prende la mano. «Non voglio lasciarti a loro. Qualunque cosa accada, io ti proteggerò!» Dire: "Ti proteggerò" con quella faccia... sembra un crimine. Gli dò immediatamente uno schiaffo sulla mano. «Sono seria! Che cazzo stai dicendo?» gli urlo. «Nessuno alzerà una mano...» «Lasciami da sola!» gli urlo, prima di fuggire da lui. Arrivo in giardino, accanto all'entrata della palestra. Le lacrime iniziano a scendere lungo le mie guance. Gli va benissimo chiunque. Mi fa credere di essere speciale. È una persona completamente diversa, non lo riconosco più. Per qualche ragione, il cuore non vuole saperne di rallentare i battiti. Un gruppo di ragazzi mi chiamano. «Hayes! Puoi venire un secondo?» Mi affretto ad asciugarmi gli occhi e come se non fosse successo niente, rispondo: «Sì, certo.» Raggiungo il gruppo di studenti che stanno sull'uscio del teatro. «Cosa volete?» Senza ricevere risposta, vengo immediatamente sbattuta dentro un magazzino, quello del teatro della scuola. «È carina!» commenta un ragazzo con il piercing e il berretto nero. Insieme a questi, ci sono due ragazze e due ragazzi. Ma cos'hanno in mente di fare? Mi hanno scaraventata a terra. «Ma che fate?» «È colpa sua per essere così vicina al presidente» si lamenta la ragazza con i capelli corti. «Oh, sei graziosissima tesoro!» Un ragazzo con i Ray-Ban si avvicina me ed inizia a toccarmi il viso. Provo a togliermelo di dosso. «Avanti, fatelo» li incita l'altra ragazza. Merda! I tre ragazzi si gettano su di me e mi bloccano. «Sono sicura che quando il presidente saprà che sei stata con altri ragazzi, non vorrà più saperne di te.» Inizio ad urlare con tutta l'aria che ho nei polmoni. No cazzo, non possono violentarmi in un fottuto magazzino. Mi vogliono riprendere mentre mi stuprano. «Non provare a scappare» m'intima il ragazzo con i capelli neri. Un altro ragazzo gli passa qualcosa in mano. «Tieni, zittiscila con questo.» Mi aprono la bocca e ci infilano il fazzoletto di stoffa. Iniziano a sbottonarmi la camicia, mentre mi dimeno ancora di più. Non voglio, non così. Ho paura! Le ragazze intanto si sono preparate con i cellulari per fare le foto. «Tenetela ferma, altrimenti viene sfocata.» Evan sarà arrabbiato con me, non verrà. La porta dello sgabuzzino della palestra si spalanca di colpo. «Ehi ragazzi, non credete che vi siate spinti un po' oltre?» esordisce una voce maschile. La riconoscerei fra mille, è la voce di Evan! I ragazzi mi lasciano immediatamente andare, non appena vedono il ragazzo. «Oh no, scappiamo!» urlano. Con una completa furia, Evan si avventa sui ragazzi. «Dove cazzo credete di andare?» Riesce a prendere uno di loro ed inizia a sferrargli pugni nella bocca dello stomaco. È una furia. Il ragazzo riesce lo stesso a scappare, ma Evan è intenzionato ad andargli dietro. «Ehi, aspetta!» gli urla, poco prima di andargli dietro. Mi affretto a raggiungerlo, da dietro la schiena. «Evan!» gli urlo, abbracciandolo. «Non andare» gli dico con le lacrime agli occhi. Il ragazzo rimane completamente sorpreso da questo mio gesto. Ho davvero paura in questo momento. Ho bisogno di lui. Evan si gira e, dopo aver messo una mano sopra la mia nuca, me la bacia dolcemente. In preda all'imbarazzo più totale, mi allontano da lui, urlando: «Mi hai baciata di nuovo!» Il ragazzo accenna un sorriso. «Così l'altra volta eri sveglia!» Si slega la felpa che ha legata in vita e me la mette sopra le spalle. «Copriamo questo reggiseno, che è meglio» commenta. Sono nell'imbarazzo più assoluto. «Perché... mi hai baciata?» gli domando, balbettando. «Volevo farti venire il batticuore» mi risponde, accarezzandomi la guancia. Sulle sue labbra compare un sorriso malizioso. Oddio. «Hai sempre in mente il vecchio me. Volevo farti capire che sono cambiato.» Noto che sulle sue mani ci sono delle ferite. «Ah! Evan, sei ferito!» gli faccio notare, prendendogli le mani tra le mie. Il ragazzo accenna un sorriso dolce e sincero. È meraviglioso. «È okay, basta che tu stia bene.» Questo viso. La sua gentilezza non è cambiata. «Dovevo essere in grado di proteggere la persona che ho sempre amato» mi confessa, mentre mi prende il viso fra le mani e lo avvicina al suo. Le sue dita sfiorano le mie labbra. Sto arrossendo, non ci sono dubbi. Il cuore inizia ad aumentare i battiti, tant'è che riesco a sentirli in gola. L'unica che Evan ha sempre amato... ero io? Non riesco ancora a crederci. Dal palcoscenico, esce Kevin. «Ehi presidente, li ho chiamati tutti.» Io ed Evan ci voltiamo verso il ragazzo. Tutti? Cosa succede ancora? «Va bene, grazie» gli risponde Evan. Poi si volta verso di me. «Ehi, Seraphine. Vuoi venire con me» mi chiede, porgendomi la mano. «Sì, va bene» gli rispondo con aria alquanto guardinga. Mi prende la mano e mi porta sul palcoscenico. Oddio ma perché ci sono tutti questi studenti? Non avranno per caso convocato un'assemblea straordinaria?! «Ho richiesto questa riunione perché ho bisogno che tutti voi ascoltiate una cosa.» Evan si avvicina a me. «Solo un momento fa c'è stato un gruppo che ha importunato la mia proprietà. Per punizione, i ragazzi sono stati completamente rasati e le ragazze scarabocchiate sul viso.» Gli studenti all'interno del teatro, si girano a guardare il gruppo di ragazzi seduti sotto il palcoscenico. Oddio, hanno davvero esagerato. «Ehi, dammi la gamba» mi ordina Evan. Lo guardo sorpresa. «Che? Sei serio?» esordisco, scioccata. «Dai, solo una gamba!» Evan si abbassa e dalla tasca dei pantaloni prende un pennarello nero. Ho la gonna, diamine. «Aspetta, No! Così mi si vedranno le mutandine» gli urlo. Mi affretto a coprirmi il didietro, evitando che mi si alzi la gonna. «Cosa diavolo vuoi fare, scemo?» Evan inizia a scrivere sopra la mia coscia. Un paio di secondi dopo, ho una scritta che prende tutta la coscia destra. Evan mi prende in braccio, sollevandomi come se fossi un trofeo. PROPRIETA' DI EVAN REED «Se non volete farvi male, non toccate le mie cose!» Oddio, ma è pazzo? ................................................................................................................................................. ANGIOLETTI, perdonate la mia assenza, sono stata anche male. Per di più sono in montagna e ho poco internet. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4: Batticuore! ***


Sono Seraphine Hayes, diciassette anni, e ho un pensiero che non riesco a levarmi dalla testa. Che intendeva Evan quando ha detto che gli sono sempre piaciuta? In realtà tra di noi ufficialmente non c'è niente. E lui si sta comportando come se non fosse accaduto nulla. Che dovrei fare? Sono seduta sulla sedia al tavolo nella sala del consiglio studentesco. Improvvisamente sento un rumore di fogli sbattuti sopra la superficie liscia. Evan ha appena appoggiato un mucchio di scartoffie. «Ehi ragazzi, l'incontro sta per cominciare!» esordisce il ragazzo. Non appena i miei occhi guardano nella direzione di lui, il mio cuore pensa bene di aumentare a ritmo incontrollato i battiti, facendomi arrossire come un papavero. Ma che mi sta succedendo? Uffa! «Per la rappresentazione dell'open-day di quest'anno, si è deciso di rappresentare 'La Bella Addormentata Nel Bosco'. Il ruolo della principessa non è ancora stato assegnato, ma abbiamo una ragazza tra di noi.» Ecco, e ti pareva che non mi avrebbe tirato in ballo?! «Mah...» «Per i costumi e il resto, possiamo usare quelli dell'anno scorso. Studiate bene le vostre parti. Possiamo chiedere al club di teatro se qualcuno vuole partecipare per i ruoli mancanti» conclude Evan. «Ma non è troppo banale fare le cose per bene?» Alzo lo sguardo verso Kevin. Oddio, cos'avrà in mente? «Perché non facciamo fare a Seraphine il ruolo del principe? «Che cosa?!» urlo incredula. «Questa sì che è una figata. Evan, tu farai la principessa! Sarai uno spasso in gonnella, sei d'accordo Ser?» interviene Ivan. Oddio, ma che gli è preso a tutti quanti? Perché dovrei fare la parte del principe? «Ma che? No asp...» Non riesco a finire la frase, che subito interviene Evan che, dopo avermi poggiato una mano sulla testa, mi dice, guardandomi negli occhi: «Che c'è, non ti va di recita con me, Seraphine?» «M-ma...» balbetto. Non so cosa rispondergli. Mi sento in imbarazzo. Non ho avuto tempo di pensare alla recita. Perché non riesco a chiedergli semplicemente che cosa pensa di me? Evan mi stringe le guance e si avvicina a me. «Che significa: M-ma?» mi schernisce. Ivan posa un braccio sul tavolo e si regge la testa con la mano. «Su, ragazzi, sinceri, che c'è tra voi due?» domanda, sbuffando subito dopo. Gli vorrei rispondere che non c'è assolutamente niente, tra me ed Evan, però non ne sono del tutto sicura. «Sai, me lo chiedevo anche io» interviene Kevin. Com'era quella storia dell'altro giorno sulla proprietà privata?» Ci stanno facendo il terzo grado, roba da matti! «Voi due avete una storia?» domanda Ivan. Come diavolo faccio a rispondere se non lo so nemmeno io? Non possono parlare con tanta nonchalance, non vale! Improvvisamente, mi ritrovo con le braccia di Evan che cingono il mio petto. «Ebbene sì, noi stiamo insieme!» esordisce. Oddio, sto per svenire. Mi sento mancare. Cos'è che ha appena detto? Che stiamo insieme? E quando lo avrebbe deciso? «Ah, ma allora è vero!» dice Ivan. «Che piccioncini pucci pucci, che siete» finisce Kevin. Ma che cavolo...? Beh, tutto qui? Lo davano tanto per scontato? Improvvisamente la campanella suona. «Kevin, abbiamo l'incontro con il comitato esecutivo» gli ricorda Ivan, guardando l'orologio appeso alla parete. I due ragazzi si alzano immediatamente dalle loro postazioni e si affrettano ad uscire dalla porta. Prima di essere del tutto fuori, Ivan dice: «Bene piccioncini, avete la stanza tutta per voi, divertitevi.» Chiude la porta dietro di sé, lasciandomi sola con Evan. Il cuore mi sta battendo forte. Credo che da un momento all'altro uscirà fuori dal mio petto. Chissà cosa intendevano quei due? Ci hanno lasciati veramente da soli... merda! Evan ha ancora la sua mano sopra la mia testa. «Dovremmo andare anche noi, io ho un incontro con i professori» dice, lasciando cadere la mano. A quanto pare mi preoccupavo per niente. «A proposito, cos'è questa storia che stiamo insieme? Avresti almeno potuto informarmi» gli confesso. Il mio tono risulta alquanto infastidito, perché è ciò che sono. Okay che siamo amici d'infanzia, ma almeno avrebbe potuto avere il coraggio di chiedermelo in una maniera un po' più dolce. Il ragazzo si volta verso di me e mi osserva con un'espressione del tutto innocente. «Mh? Beh, ho deciso che voglio stare con te.» Questo significa che anch'io piaccio a Evan? Oh, merda. Il ragazzo si avvicina verso di me. «Bene, ci vediamo dopo Seraphine. Devo andare» mi dice, prima di baciarmi dolcemente la fronte ed uscire dalla stanza. Evan mi ha dato un altro bacio... non riesco a crederci. Mi sento così in imbarazzo che vorrei sprofondare negli abissi più profondi senza riemergere mai più. Eppure sono così emozionata. Solo al pensiero di stare con lui, mi batte forte il cuore. ............................................................................................................. Tesorini, ecco a voi il nuovo capitolo di Sempre e solo mia! Che cosa ve ne pare della storia? Vi sta piacendo? Un nuovo problema questa volta tormenta la nostra Seraphine. Nel prossimo capitolo se ne vedranno delle belle, ve lo assicuro! Vi ricordo che la versione completa de La Regina Guardiana è disponibile su tutti gli store online. Ragazzi, pubblicheranno la versione cartacea, solo se le vendite risulteranno buone nella versione online. Quindi fate il passa parola, mi raccomando! Ecco il link: http://www.amazon.it/Le-guardiane-del-regno-Libro-ebook/dp/B00WQBF98O

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 PREPARATIVI PER LA RAPPRESENTAZIONE ***


Mancano solamente tre giorni alla rappresentazione de "La Bella Addormentata Nel Bosco". Abbiamo studiato la parte ognuno per conto proprio. Ho provato la parte decine di volte davanti allo specchio, ma spero che basti. L'unica cosa che è rimasto da terminare sono i costumi. Sono seduta sul divano a finire di sistemare la gonna del vestito della principessa Aurora, che la interpreterà niente popò di meno che Evan. Sì, perché i ragazzi hanno deciso che sarebbe meglio stravolgere i ruoli e di far fare ai ragazzi le parti femminili. Così, tocca a me la parte del principe. È una vera e propria ingiustizia! Accidentalmente mi pungo con l'ago. «Ahi!» mi lamento. Una lacrima mi scende dall'occhio ed il mio primo istinto è quello di mettermi l'indice in bocca per alleviare il dolore. Diamine, dovrei fare più attenzione. «Mi sono punta di nuovo!» Nemmeno il tempo di finire la frase che la porta della stanza si apre. Sento sbuffare pesantemente. È Evan. «Evan?» Il ragazzo si avvicina a me e mentre si siede sul divano con la grazia di un elefante, urla: «Sono stanco!» Cavolo, sono in imbarazzo. Mi si è seduto accanto! Uff, mi ritrovo sempre Evan addosso all'improvviso, che mi bacia o mi tocca. Con mio grande stupore, Evan prende tra le mani il vestito che avevo poggiato prima sul tavolino. «Lo hai sistemato tu?» mi domanda. «Beh, sì, visto che sarai tu a fare la principessa. Ho pensato che ti servisse qualcosa della tua taglia.» I nostri sguardi si incrociano. È il momento perfetto, l'ho appena finito. «Ora che ci sei... provalo!» «Hm? Ora? Nah. Che palle sono stanco!» si lamenta il ragazzo. Oddio, quant'è debosciato. «Ma da quand'è che sei diventato così arrogante, eh? Una volta non eri così!» lo rimprovero. Sclero in arrivo. «Arrogante?» domanda infastidito. Evan mi prende per le spalle e mi fa appoggiare contro il suo lato destro. Mi sento così in imbarazzo. «Sai, quando ero piccino, c'era questa bimba che per me era una specie di eroina, mi difendeva sempre. Ma io non riuscivo a fare niente per lei in cambio, ero veramente patetico. Fui tanto triste quando poi quella bimba si trasferì, perché non ero nemmeno riuscito a dirle quello che sentivo per lei. Da allora ho deciso, che se l'avessi incontrata ancora, sarei stato io a proteggerla. Ed è per poter raggiungere quell'obbiettivo che sono diventato quello che sono ora.» Il suo sguardo si sposta su di me, per un istante che sembra interminabile ci fissiamo. Poi lui accenna un sorriso malizioso e rovina il momento romantico. «Dunque, qualunque difetto io abbia è solo colpa di quella ragazza.» Evan sfila il braccio dalle mie spalle e si alza di colpo dal divano. Io rimango come imbambolata. «Bah, devo indossare questa roba allora, eh?» Il ragazzo appena finisce la frase va immediatamente in bagno. La ragazza di cui parlava sono io. Significa che gli piacevo sin da quando eravamo bambini? Qualche minuto dopo, Evan ritorna nella stanza. «Quanto ingombra questo vestito!» si lamenta il ragazzo. Io mi giro a guardarlo con aria sbalordita. Non ho il coraggio di dire niente. È così imbarazzante osservarlo. «Beh, come sto?» domanda, arrossendo improvvisamente. Io scoppio immediatamente a ridere, non sapendo come reagire. Non voglio prenderlo in giro, ma è più forte di me. «Una figata. Non ti si può guardare, però stai benissimo!» gli rispondo continuando a ridere. Evan si porta una mano sulla testa ed abbassa lo sguardo, ancora imbarazzato. «Ecco perché non volevo indossarlo.» Mi alzo dal divano e vado verso i scatoloni che ci ha dato il club di teatro. Una delle scatole contiene una decina di parrucche. Prendo quella che ha i capelli lunghi e biondi. Mi avvicino verso Evan. «E adesso cosa vuoi?!» esordisce stupito. Senza dirgli niente, mi alzo in punta di piedi e gli metto la parrucca in testa. «Tieni, mettiti questa!» Mi metto a ridere nuovamente. «Ma quanto sei figo, così!» Evan/Aurora si avvicina a me e mi prende il mento per avvicinarlo al suo volto. «Mi stai prendendo per il culo, ragazza?» Io rimango senza parole. Oh, cacchio. «Allora, principe azzurro, che ne dici di fare un po' di prove generali?» mi domanda, pizzicandomi subito dopo la guancia sinistra. «Hm?» Mentre Evan si siede sul divano, mi dice: «Partiamo da quando il principe trova la principessa.» «E perché proprio da quella scena?» gli domando lamentosamente. «Perché è l'unica scena che reciteremo insieme. Avanti, incomincia» Evan si lascia cadere sul divano e chiude gli occhi. «Okay» balbetto. Molto esitante mi inginocchio accanto a lui. Mi sento così nervosa. «A-allora...» balbetto. Non so cosa dire. Sento che le guance stanno andando in fumo. Solo io mi sento così emozionata? «Nelle profondità del vecchio castello, giaceva una principessa addormentata. Ah, quale bellezza era il suo volto! Molto dolcemente, il principe si avvicinò a lei per darle il bacio del vero amore» Mi avvicino di più a lui, verso le sue labbra. Devo dargli il bacio del vero amore. Gli sfioro a malapena le labbra. Evan apre di colpo gli occhi e di scatto mi butta sul divano. La sua mano destra è sotto la mia nuca, mentre con l'altra mi tiene ferma le mani. «Ma che fai?» gli domando imbarazzata. «Non ne sarei così sicuro. Voglio dire, ha aspettato cento anni perché il principe arrivasse» mi sussurra Evan all'orecchio. Il suo respiro caldo si infrange contro la mia pelle. Il mio cuore aumenta notevolmente i battiti, potrei quasi morire. Mi prende il volto con una mano e lo gira senza nessuno sforzo. «Come minimo, quando la vede gli salta addosso.» Cavolo, non ce la faccio. Evan, perché mi stai facendo questo? Oddio, non si era mai spinto prima fino a questo punto. Potrei morire in questo istante. Mentre le labbra di Evan si avvicinano alle mie, riuscendole a malapena a toccarle, lancio un urlo. «No!» Lo spingo via da me, portandomi immediatamente una mano sulla bocca e le gambe contro il petto. «Perché?» mi domanda Evan. «Perché avevo paura.» Ero così emozionata che quasi non riuscivo a respirare, vorrei dirgli. Il suo sguardo è afflitto, si spegne immediatamente. L'ho ferito. La porta si apre ed entra dentro Kevin, che domanda: «Sono pronti i costumi?» Notando Evan accanto a me, ridendo esordisce: «Ah, Evan quanto sei bona!» Il ragazzo si alza dal divano e si sfila il vestito, rimanendo solo con i jeans e le scarpe. «Che fai, ti spogli?» domanda stupito Kevin. Evan gli mette il vestito e parrucca in mano in maniera alquanto brusca ed infastidita. «Kevin, farai tu la principessa. Il ruolo non fa per me» dice, uscendo dalla porta, infilandosi la camicia bianca che stava sulla sedia. «Cosa? Evan, non ho abbastanza tempo per impararmi la parte. Non puoi decidere le cose all'improvviso.» «In bocca al lupo» gli dice il ragazzo poco prima di uscire dalla porta, chiudendola alle sue spalle. Cavolo, si è arrabbiato. Che diavolo, ha equivocato tutto. Non volevo respingerlo, è solo che avevo paura. Come farò a spiegarmi adesso? Non mi crederà mai. Perché non gli ho mai detto... quanto mi piace. Senza che possa fare qualcosa, qualche lacrima inizia a scendere sulle guance. ................................................................................... Angioletti, sono tornata con un nuovo capitolo! Mi dispiace se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma non riesco più a restare al passo con tutte le storie. Le idee per gli altri romanzi iniziano a scarseggiare, purtroppo. Il fatto è che inizio a scrivere e le parole scorrono da sole sulla tastiera del computer. Quindi, lasciate una stellina se vi piace e commentate in tantissimi, mi piace molto leggere i vostri pareri. Vi abbraccio a tutti, la vostra Dark Dreamer :3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6: LA BELLA ADDORMENTATA ***


Manca davvero poco al debutto in scena del nostro spettacolo. Vorrei potermi concentrare solo su quello ma non ci riesco. Ho ancora nella mente quello che è successo con Evan. So di averlo ferito e me ne dispiace tantissimo. Vorrei poter cancellare tutto. Alcuni ragazzi della classe di Kevin hanno deciso di aiutarci a finire di montare la scenografia. Sono stati davvero molto gentili ad offrirsi di darci una mano. Alice sta ordinando i ragazzi, affinché non sbaglino la posizione degli oggetti di scena. «Ma dove sono i membri del comitato studentesco?» domanda ad alta voce, cosicché la possano sentire tutti. Io sono seduta su una sedia a fingere di ripassare il copione. Cavolo, la mia mente viaggia da tutt'altra parte. «Seraphine, tra poco è il nostro turno.» Seguo la voce e alzo gli occhi. Davanti a me ho un travestito. Chiaramente si capisce che è un ragazzo. Kevin indossa un vestito pomposo di varie tonalità di rosa, con le maniche pompose. I capelli scuri, sono nascosti da una poco appariscente parrucca bionda riccia con frangia. È ridicolo. Scoppio a ridere per quello scempio vivente. «Wow! Kevin, come stai bene. Una principessa con gli occhiali!» esordisco, applaudendo e con il sorriso stampato in faccia. «Non posso togliermeli, altrimenti sono cieco come una talpa» mi confessa. «Comunque anche tu non stai male. Beh, sei nervosa?» Inizio a piegare l'angolo del foglio del copione. «Sì, sono agitatissima.» «Ti confesso che ho molta paura di scordarmi le battute.» Mi sento così in colpa. D'altronde, è colpa mia se è stato coinvolto così all'improvviso. «Ecco... mi spiace che tu sia stato coinvolto in questo casino all'improvviso.» Evito di guardarlo in faccia mentre gli dico quelle parole. «Perché ti scusi, Seraphine? Tu e Evan avete litigato?» Sembra che conosca già la risposta e che non aspetti altro se non sentire la risposta. Abbasso lo sguardo, un po' rammaricata. «Non so neanche se si può parlare di lite. E non so se stiamo ancora insieme.» Kevin si avvicina a me e mi prende il polso destro. «Significa che posso provarci con te, ora?» Mi ha del tutto sorpresa. Non avevo idea che Kevin avesse una cotta per me. Quando mi ha preso il polso, non ho sentito nulla. Il mio cure non andava a mille. Fortunatamente, una ragazza con i capelli a caschetto viene ad interrompere quell'imbarazzatissimo momento. «Ehi, voi del comitato. Tocca a voi.» Da dietro le quinte riusciamo a sentire la voce di Ivan che fa il narratore. «E ora i membri del comitato studentesco rappresenteranno "La bella addormentata".» Evan. Possibile che sia lui il ragazzo che mi piace? Mi sento le farfalle nello stomaco. Ivan rientra dentro e gli attori che aprono lo spettacolo iniziano ad andare sul palco. In un angolo c'è Evan che continua a guardare la scenografia, con lo sguardo perso nel vuoto. «Ser, tocca a te. Forza.» «C-certo. Ora vado.» Entro nella scena. Fortuna che ho solo poche battute. Non riesco a non smettere di pensare a Eva, così non va bene. Devo concentrarmi nella parte. Non appena entro in scena, il pubblico applaudisce e fischia. «Nelle profondità del vecchio castello, giaceva una principessa addormentata. Ah, quale bellezza era il suo volto» recita Ivan, con voce fuoricampo. Mi avvicino al letto a baldacchino dove è sdraiato Kevin. Lancio una breve occhiata alle quinte. Oh, no. Evan sta guardando in questa direzione. Volgo immediatamente lo sguardo su Aurora. Dando le spalle al pubblico simulo un bacio. È andata, ora devo solo scusarmi con Evan e rimettere le cose a posto. Kevin apre gli occhi. «Tu or dunque sei il mio principe.» La folla inizia a fischiarci. «Ma per chi ci avete presi?» urlano alcuni studenti. «Non siamo dei marmocchi!» E ancora: «Vogliamo vedere un vero bacio.» Il pubblico sembra impazzito, perché inizia ad urlare: «Bacio» a rotta di collo. No, non può essere vero. Ditemi che è uno scherzo. Ma che sta succedendo? Non posso baciare Kevin, anche se è una recita. Non posso farlo. Non mentre Evan mi sta guardando. Prima che me ne accorga, Kevin mi tiene il braccio. «Ser, credo che non si calmeranno finché non gli diamo quello che vogliono.» Lo so, però non posso lo stesso. Evan... «Principe, il vostro bacio mi ha svegliata. Ma ora, perché non mi date un bacio vero?» Non so proprio cosa fare, ma non ha molta importanza dato che Kevin prende l'iniziativa e poggia le labbra sulle mie. Sento gli applausi degli studenti nelle orecchie, quando mi accorgo che sulle mie labbra non ci sono quelle di Kevin, ma un suo dito. «Principe!» dice una voce effeminata alle mie spalle. Ti prego, fa che non sia lui. Mi volto di scatto e vedo Evan con indosso un vestito simile a quello di Kevin, con tanto di parrucca e tiara. Il pubblico sembra in delirio e non ci capisce più nulla. «Ma che sta succedendo?», «E quella lì adesso chi è?», «Ma sono impazziti?!» «Principe, nonostante voi abbiate già me andate in giro a baciare questa sgualdrina?!» esordisce Evan guardandomi con la fronte corrucciata. Il suo sguardo ha scritto a caratteri cubitali in faccia: INCAZZATURA PROFONDA PROSSIMA ALL'ESPLOSIONE. «A chi hai dato della sgualdrina?» gli domanda Kevin, arrabbiandosi. Sul suo volto riesco a leggere l'intimidazione che ha Evan su di lui. Evan mi toglie dal letto e si scaraventa violentemente contro Kevin. «Trovati un principe tutto tuo! Questo è mio!» gli urla Evan, dandogli una capocciata assassina. Non ho parole. Mi ha lasciata completamente disarmata. «Ahio» si lamenta Kevin. «Dormi per sempre, stronza!» La folla è molto contenta e in delirio. Iniziano a fare molti complimenti ed esaltazioni: «Vai così, ti stimo!», «La nuova principessa è un mito» e «Che spasso» e addirittura chi urla: «Siete grandi!» Mentre Evan mi trascina per un braccio fuori dal palcoscenico, Ivan recita, un po' in imbarazzo: «E così il principe smise di essere infedele, e la principessa addormentata tornò a dormire in attesa di un altro principe, magari single. Fine!» Secondo me, si è dovuto inventare tutto all'improvviso. Povero, Ivan. Evan deve sempre fare quello che gli pare.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 FRAINTENDIMENTI ***


Evan mi trascina dentro la stanza del consiglio studentesco, dopo aver chiuso di colpo la porta, mi ci scaraventa contro. I suoi sentimenti sono così chiari che vorrei tanto non trapelassero in quel modo. La parrucca gli cade sul pavimento, nell'esatto istante in cui da un pugno sopra la mia testa. Ora sì che sono veramente spaventata. «Che diavolo ti dice il cervello?» mi urla contro. «Perché ti sei fatta baciare?» Non saprei proprio cosa rispondergli, sul serio pensa che ci siamo baciati? «No! Non ci siamo baciati. Kevin si era coperto le labbra con il suo dito. Non ci siamo toccati le labbra, in realtà» provo a spiegarmi. Sembra che la mia risposta abbia accentuato i nervi di Evan. «Che diavolo centra, solo per un dito? Non significa che dovevi lasciarlo fare!» Evan si allontana e si toglie il vestito, rimanendo con addosso solamente i pantaloni. Abbasso la testa, portandomi le mani all'altezza del cuore. «Si può sapere perché ti stai arrabbiando tanto? Non ti capisco...» Voglio che lui sappia cosa provo veramente per lui. Gli occhi mi diventano lucidi per il nervoso. «Stai facendo tutto tu, Evan. Hai anche deciso per conto tuo che stavamo insieme e ora vuoi spiegazioni? Non mi hai neanche chiesto cosa ne pensavo!» Evan impallidisce, sgranando gli occhi. Evan mi prende per un braccio e mi abbraccia, stringendo le braccia contro la mia testa, poggiandoci una mano sopra. La parrucca mi cade a terra e i miei capelli si librano sopra le sue braccia. Mi stringe così forte da farmi aderire contro il suo torso nudo, così caldo. Mi ha fatto diventare completamente rossa. «Non riesco a ragionare lucidamente. Non posso farlo quando ho paura che qualcuno ti porti via da me. L'unica cosa che mi è venuta in mente è stata quella di venirti a prendere.» Perché si sta confessando? Queste sue parole... mi lasciano completamente disarmata. Non so cosa dire. «Non riesco a controllarmi con te. Mi mandi fuori di testa.» Dopo aver finito l'ultima frase, mi da un tenero e candido bacio sulla testa. Mi allontana un po' da se per accarezzarmi il viso. «Evan, ti trema la voce.» «Sono fatto così e lo capisco se non mi vuoi più vedere.» «Basta!» gli intimo, afferrandogli la mano. «Hai finito?» gli dico a brutto grugno, dritto negli occhi. «Voglio vederti e sempre.» Le parole escono dalla bocca in un modo così naturalmente disarmante, che mi fa quasi impressione. «Perché tu mi piaci, Evan.» «Sciocca...» mi sussurra. Con la mano sinistra mi prende per la vita, mentre l'altra la posizione all'altezza della guancia, in modo da potermi toccare le labbra con il pollice. Evan ci tiene davvero tanto a me, questa è la verità. «Anche tu mi piaci da morire» mi dice un attimo prima di baciarmi. Va bene. Va tutto bene, adesso... Mi sfila il mantello del principe di dosso e mi sbottona la camicia, poggiando la sua mano sopra il mio collo. Ci continuiamo a baciare intensamente. Continuando a baciarci, scendiamo con le gambe sul pavimento freddo. «Ah, non ce la faccio.» «Resisti.» Stacchiamo di poco le labbra, ma riprendiamo immediatamente a baciarci, ancora più intensamente di prima. Mi slaccia la camicia di altri tre bottoni, tirandomi poi a sé. Con la mano mi scopre la spalla, stringendola. Mi sento bruciare, non riesco neanche più a riflettere. È come se stessi per esplodere da un secondo all'altro. Evan mi morde il labbro superiore, facendomi sfuggire un gemito. «Ah!» Pian piano mi spinge sempre più con il corpo verso il pavimento, costringendomi a sorreggere con l'avambraccio. Ho paura di non controllare più le mie emozioni, i miei istinti. No, non posso. Non in questa stanza. Con una mano allontano Evan da me, portandola sulla sua bocca, per tappargliela. «Fermati ora, cretino. Stai bruciando tutte le tappe» gli urlo imbarazzate e nel panico più totale. «Mi sento morire tanto sono imbarazzata.» «Cretino?» brontola. Mi affretto a coprirmi con la camicia, lasciando trapelare l'imbarazzo sulle mie guance, ormai rosse come pomodori. Evan fa' un sorrisetto malizioso. Si avvicina a me per darmi un bacio sulla tempia, premendola con la mano. «Uffa, e va bene tanto ora abbiamo tutto il tempo che vogliamo, no? Credo che potrò anche approfittarne e decidere di assaporarti lentamente» mi dice, facendomi rabbrividire. Questo ragazzo, che da piccolo non faceva altro che lagnarsi, è diventato un forte, maturo, serio e vagamente arrogante ragazzo, tutto per me.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8: ESITAZIONE ***


Sono sdraiata sul letto della mia stanza, ancora in pigiama. Non posso credere a quello che è successo in questi giorni. Chi lo avrebbe mai detto che la mia vita avrebbe preso una piega del genere? Sono finalmente con il ragazzo che amo di più al mondo, non potrei essere più felice. Fuori ormai è buio eppure ho una voglia matta di uscire. So che domani c'è scuola, ma non riesco proprio a dormire. Qualcuno bussa alla porta. «Seraphine» mi chiama la voce della mamma. Apre la porta ed entra dentro. In mano ha un telefono. «È per te» mi dice porgendomelo. Prendo il telefono e me lo porto all'orecchio. «Grazie.» Mia madre accenna un sorriso, poi esce accostando la porta alle spalle. «Pronto?» «Perché non mi rispondi al cellulare?» mi urla una voce maschile, ahimè troppo familiare. Evan. «Ha il silenzioso. Mi stavo per addormentare, cosa vuoi?» «Mi ha chiamato il professore di recitazione.» E perché mai il prof di recitazione ha il suo numero? «Mi ha detto che abbiamo vinto un soggiorno di tre giorni in un resort fuori città.» «Wow. Non potevi aspettare domani per dirmelo?» gli dico, sbadigliando. «Sei la mia ragazza, ti faccio sapere le cose immediatamente. Non sei contenta?» Il suo tono di voce sembra deluso. «Sarei più felice di dormire in questo momento. Quando partiamo?» gli domando, iniziando a giocherellare con una ciocca dei miei capelli. «Lunedì.» «Grazie.» Non so perché, ma provo un po' di imbarazzo a parlargli per telefono. Ho paura che una mia frase male interpretata possa farlo uscire fuori di testa. «Hai da fare questo fine settimana?» mi domanda d'un tratto. «No, perché?» Questa sua domanda mi lascia un tantino perplessa. «Perfetto, allora passo a prenderti domenica alle quattro a casa, così avremmo l'occasione di restare un po' da soli senza essere disturbati. Ora scusami, ma devo andare. Ci vediamo domani. Ti amo.» Non appena finisce la frase si sente il "bi-bip" della chiamata terminata. Non mi ha dato nemmeno l'occasione di dirgli di sì o di no. Ma perché deve sempre prendere le decisioni lui? Poggio il telefono sul comodino e spengo la luce dell'abat-jour. Non mi prendo nemmeno la briga di mettermi sotto le coperte. Non m'importa di nulla. Il mattino successivo, a scuola mi è praticamente impossibile incontrare Evan. Vorrei tanto parlargli, ma non lo riesco a trovare praticamente da nessuna parte. Al termine delle lezioni, mi precipito immediatamente nella sala del consiglio studentesco, dove trovo Ivan intento a sistemare dei fogli sul tavolo. «Ciao, Ivan.» Il ragazzo si gira a guardarmi, con un sorriso a trentadue denti. «Ser, sei arrivata finalmente.» Entro nella stanza e poso la borsa sul divano. «Ivan, hai per caso visto Evan in giro?» gli domando. «Ora che mi ci fai pensare, non è venuto a scuola.» Strano, che cosa starà facendo? Sbuffo, e mi lascio sprofondare nel comodo schienale del divano. Ivan sembra notare il mio stato emotivo, quindi poggia sul tavolo le scartoffie e viene a sedersi vicino a me. «Problemi in paradiso?» mi domanda ironico, poggiandomi una mano sulla spalla. Mi lascio fuggire un sospiro. «Non lo so. Secondo te è normale che in una relazione sia solo una delle due parti a decidere?» Ivan mi guarda allibito. «Conoscendo Evan, e lo conosco molto bene, vuole che le cose funzionino a tutti i costi.» «Domenica usciamo insieme.» Non so perché gliel'ho detto, mi è semplicemente uscito senza che io glielo potessi impedire. «E non sei felice? Perché il tuo tono di voce mi fa pensare il contrario.» «Il problema è che mi ha detto che domenica usciremo senza chiedermi che cosa ne pensassi.» Non appena termino la frase, Ivan scoppia a ridere. «Tipico di Evan. Ha il vizio di monopolizzare ogni piccolezza. Non dovresti prendertela tanto; in fondo, sei la prima ragazza seria che abbia avuto negli ultimi tre anni.» Lo guardo allibita. Non riesco a credere a quello che le mie orecchie hanno appena sentito. «Che tipo era prima di diventare presidente?» Ivan poggia le mani dietro la nuca. «Beh, non è mai stato un ragazzaccio, se è questo che vuoi sapere. Almeno non il tipo che si va ad ubriacare il sabato sera. Diciamo che era più il genere di ragazzo che amava le conquiste facili, ecco.» Sembra che stia provando un po' di imbarazzo a parlarmi del vecchio Evan. «Comunque, non c'è stato giorno che non mi raccontava della sua amica d'infanzia. Di sicuro tralasciava qualche dettaglio, ma ogni volta mi ripeteva sempre che un giorno sarebbe venuto a cercarti. Invece...» «L'ho trovato io» concludo al posto suo. «Già.» Mi fa strano sentire i punti di vista di un'altra persona su chi era Evan durante questi anni, senza di me. Ormai il bambino che conoscevo non c'è più, al suo posto c'è un ragazzo al quale piace avere il controllo su ogni minima cosa. Gli accenno un sorriso. «Sai per caso dove ha intenzione di portarmi?» Ivan mi sorride complice. «Ovvio che lo so. Però non aspettarti che te lo dica. È una sorpresa.» Appena finisce la frase mi fa un occhiolino. Sbuffo e, dopo averlo salutato, esco dalla stanza per avviarmi verso l'uscita. Cavolo, sono proprio curiosa di scoprire dove ha intenzione di portarmi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3185739