Racconti Dalle Donne Del Mito Greco

di Elrien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elena ***
Capitolo 2: *** Clitennestra ***



Capitolo 1
*** Elena ***


 

RACCONTO 1:

ELENA

 

Centinaia di uomini cadono sotto di me. Vedo la paura negli occhi di alcuni, la fede in quelli di altri. Il rumore di scudi infranti insieme a sogni di gloria rimbomba nell'aria impregnata dall'odore del sangue. Sangue troiano e sangue acheo. Dall'alto delle porte Scee io assisto alla più grande guerra che l'uomo abbia conosciuto. Un'interminabile scontro che non sembra avere fine. Molti mi considerano la causa di tanta morte e tanto dolore, ma non capiscono. Non avevo scelta. Sono solamente stata l'oggetto di un capriccio di una dea, ero solo il premio in una gara senza senso. Amore si è impossessato di me e mi ha legata a un altro. Ma tutto questo è successo nel momento e nel luogo sbagliato: alla corte di mio marito a Sparta. Quando scoprì che Paride mi aveva portata via, Menelao non poté evitare di reagire, ne andava del suo orgoglio, della sua stessa credibilità come sovrano. Così trascinò il fratello Agamennone e il resto della Grecia in questa guerra folle e priva di risoluzione pacifica. Sono dieci anni che lo scontro continua e i Greci hanno già rifiutato le condizioni troiane per una pace: innumerabili ricchezze. Perché non è per questo che sono venuti. Le corti spartane sono straboccanti d'oro e gioielli preziosi e nulla potrà comprare la loro partenza e tantomeno la loro resa. Ciò che Menelao vuole è ben diverso: deve dimostrare alle genti che abitano queste terre che non si oltraggia il grande sovrano impunemente. Lui vuole me, una donna, un'oggetto, l'ennesima rivendicazione di potere. Se solo sapessero cosa significa amare con tutti se stessi ma comunque amare contro se stessi. Non fu per mia scelta che mi innamorai di Paride. E non fui io a far innamorare Paride di me. Furono gli dei, gli stessi dei che adesso pesano freddamente i nostri destini sui piatti della bilancia, gli stessi dei che irrompono in questa guerra e contribuiscono così abilmente allo spargimento di sangue.

Questi pensieri abbandonano la mia mente e si dissolvono nell'aria, un'aria diversa, un'aria pesante, tersa di disperazione. Un'aria che preannuncia cambiamento. Finalmente... anche la morte è preferibile a questa sospensione: quando sei sul ciglio del baratro troppo a lungo, tutto quello che desideri fare è saltare giù...o essere buttato. Entrambi i casi sembrano più rosei dello stato in cui ti trovi e sembra impossibile poter allontanarsi dal ciglio verso un destino felice.

Voglio cadere.

L'unica opportunità che mi rimane per farlo è che qualcuno mi butti giù, perché gli dei mi hanno privato anche di questo: il coraggio di togliermi la vita. Ma non ho la forza di usare le stesse mani che hanno toccato il volto di Paride, che ne hanno accarezzato le forme e tracciato il sorriso, per compiere un tale atto di dispregio verso se stessi e verso la natura.

Voglio cadere.

Il sole bacia con un ultimo raggio il campo di battaglia. È la fine di un altro giorno, ma sarà seguito da altri tutti uguali, succede da tanto tempo che pochi ricordano le ore trascorse in tranquillità che hanno preceduto la guerra. Eppure sento che non ce ne saranno poi così tanti: gli uomini continuano a farsi guerra ma non sanno che i loro destini sono ormai segnati. Se solo sapessero...

La notte sta calando e i soldati rientrano nelle porte trascinandosi dietro i corpi esanime di amici, fratelli, compagni. Un silenzio rotto solo dal singhiozzo soffocato da pudore avvolge la città. Sento su di me migliaia di sguardi. Sono sguardi d'odio che dichiarano l'accusata colpevole senza aver sentito la sua difesa. Sono gli sguardi delle stesse madri che piangono la prole strappata a loro in tenera età. Ma tra non molto avremo tutti ciò che imploriamo da anni: la spinta.

Finalmente...






NOTA: grazie infinite a tutti per il tempo impiegato nella lettura. Si tratta di un progetto a cui sono molto affezionata e vorrei conoscere le vostre opinioni per migliorare. In questo caso l'intento era di dimostrare come Elena fosse stata privata del libero arbitrio e al tempo stesso di far capire quanto fosse forte l'amore per Paride indotto dagli dei. Grazie ancora, alla prossima.

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Capitolo 2
*** Clitennestra ***


RACCONTO 2:

CLITENNESTRA

 

 

La spada insanguinata riflette la luce emanata dalle candele del palazzo. Sento il respiro affannato di mio figlio e vedo la rabbia disegnata sul suo volto mentre si allontana dal corpo ormai inerme di Egisto. Lo ha trafitto con una violenza animale, che non avrei mai attribuito a Oreste. Ma adesso è giunto anche il mio momento: Oreste si gira lentamente verso di me, nei suoi occhi non scorgo nemmeno l'antico affetto che è solito legare madre e figlio.

Non sono giunta fino a questo punto per mio desiderio. Fu una maledizione: Afrodite per punire nostro padre Tindareo, condannò me e Elena, mia sorella, all'adulterio. Il destino di entrambe si è verificato: Elena è fuggita a Troia con Paride ed io ho donato tutto il mio amore a Egisto, lo stesso uomo che adesso giace ai miei piedi esanime. Nessuno crederà alla mia innocenza, sono una donna, una tanto passionale quanto irrazionale donna. Eppure avevo le mie ragioni. In questi ultimi momenti di vita ricordo, le memorie riaffiorano nella mente, e trovo un solo verdetto per giudicare la mia condotta: innocente. Agamennone, l'uomo che ho ucciso provocando l'ira degli dei e di Oreste, prima di prendermi in sposa uccise mio marito e mio figlio, strappandomelo dalle braccia per scagliarlo contro una roccia. Intervenne mio padre per perdonarlo e fermare i miei fratelli Castore e Polideuce dal muovergli guerra e così dal nostro matrimonio nacquero quattro figli: Elettra, Crisotemi, Oreste e Ifigenia. Ifigenia fu la mia sola consolazione ma la stupidità di Agamennone me la portò via: il vento non gonfiava più le vele greche e il desiderio di Menelao di giungere a Troia era sempre più impellente. Artemide promise una brezza favorevole se Agamennone avesse rinunciato a qualcosa di prezioso. Così sacrificò Ifigenia sull'altare dedicato alla dea*. Una seconda volta mi ritrovai costretta a affrontare il dolore della perdita di un figlio. Una seconda volta nel mio cuore si rinnovò la scintilla d'odio nei confronti di quest'uomo.

Negli anni dell'assenza di Agamennone ritrovai con Egisto la pace che avevo da tempo perduto.

Ma la rabbia non mi abbandonò mai.

Così quando tornò dalla guerra, con una concubina e altri figli al suo seguito, decisi di non attendere oltre: uccidemmo Agamennone, riducemmo il suo corpo a pezzi e riservammo lo stesso trattamento per coloro che lo avevano seguito fin qui.

Mio figlio Oreste che era a Delfi ricevette un'oracolo che gli imponeva di vendicare il delitto e lui non si fece fermare dal ruolo che avevo rivestito nella sua vita.**

Questi ricordi mi donano la decisione e la forza di affrontare lo sguardo di mio figlio con occhi fermi e sicuri delle azioni passate.

I suoi passi si fanno sempre più veloci contro di me e il muscoli del braccio si tendono per sferrare un'ultimo colpo di spada. Avverto la lama che taglia la pelle del collo e in pochi istanti il buio mi avvolge.

Mentre il mio animo abbandona la carne esprimo un ultimo desiderio: che ci sia vendetta. Possa mio figlio essere perseguitato dalle dee vendicatrici. Possano le Erinni infestare le sue notti e i suoi giorni, lo spingano lontano dalla patria e dagli affetti e invadano i suoi sogni. Possa lui pentirsi delle sue azioni senza mai trovare ristoro dal dolore che annienta la sua anima.

Con questi pensieri di vendetta, abbandono il mondo degli uomini per dirigermi nella casa di Ade, pronta a ricongiungermi con i miei genitori.

 

 

 

 

*NdA: Secondo alcune versioni del mito, Artemide decise di non lasciare che Ifigenia morisse, portandola quindi all'insaputa generale, in Aulide (“Euripide: Ifigenia in Aulide”)

**NdA: Anche Oreste fu in seguito giudicato per il matricidio, ma il verdetto fu a suo favore perchè “non è la madre la generatrice di quello che è chiamato suo figlio, ma la nutrice del germe in lei seminato, il generatore è colui che ha seminato”.






NOTA: Rinnovo i miei ringraziamenti a chiunque abbia letto. In questo capitolo volevo evidenziare in particolare una grande differenza tra Elena e Clitennestra: sono due sorelle legate dalla stessa maledizione, quella dell'adulterio, ma la prima riveste un ruolo totalmente marginario a partire dall'inizio della guerra (come ho detto nel capitolo 1, è più un oggetto), mentre la seconda, se pur usata e discriminata, è fautrice in parte del proprio destino quando decide di uccidere Agamennonne. Nel prossimo episodio vorrei parlare di Persefone, oppure di Pandora, voi che ne pensate?

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