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Il
primo ricordo che ho di me stessa risale ad un pomeriggio di
metà inverno, mentre seduta a terra vicino al camino, con un
cavallo intarsiato di legno bianco in mano osservo il profilo di mio
padre guardare pensieroso e nostalgico fuori dalla finestra del luogo
in cui abitavamo. La prima cosa che pensai
anche se ero
ancora molto piccola fu che sembrasse stanco e mi ricordo perfettamente
che quando espressi quel mio pensiero ad alta voce lui sorridendo mi
prese in braccio stringendomi a sé prima di iniziare a
correre
per casa poggiandomi sulle sue spalle mentre ridevo
all’impazzata. È un ricordo felice. A prova di questo, vedo
sorridere il
mio riflesso sull’acqua, che placidamente scorre sotto di me.
Alzando il viso incontro l’orizzonte, il letto del fiume e le
case che lo costeggiano. Abbandono allora, la
posizione con gli
avambracci appoggiati alla sponda in pietra del ponte e mi ci siedo
direttamente sopra, lasciando che le gambe spenzolino dalla parte
dell’acqua. Sto aspettando e non so
quanto ci vorrà, ma mentre aspetto vorrei raccontarvi la mia
storia. E’ una storia
senza pretese
perché racconta del mio viaggio in compagnia di 15 amici,
delle
mie origini, del mio amore, delle mie battaglie, del mio terrore e
della mia gioia, delle mie ferite e delle mie vittorie: della mia vita
insomma. E se sulle prime vi
potrà sembrare straordinaria in realtà per me
è stata normalissima. Ma vorrei lo stesso
narrarvela. Questa è la
storia della Figlia della Montagna.
Spazio autrice:
Sono 4 anni che non pubblicavo più nulla su Efp e sono
contenta di poterlo rifare!
Questo è un piccolo prologo che spero vi abbia almeno un
pò incuriosito e, se possibile, domani in giornata
pubblicherò il primo capitolo.
Ci sto davvero mettendo l'anima per renderla al meglio e vorrei davvero
sapere se riuscirà ad emozionarvi ed a farvi appassionare,
per cui attenderò con ansia i responsi qualsiasi essi siano.
Era
notte inoltrata quando giunsi alla Contea, non ero mai stata in quel
luogo a sud dell’Ered Luin, ma arrivarci non fu complicato. Stavo
camminando lungo la strada principale che costeggiava le grandi
colline. Nell’aria,
c’era un vento leggero che profumava di erba e di campi
coltivati; da quello, potei intendere che l’impiego
principale di
questi “Hobbit” fosse l’agricoltura.
Non c’era
infatti, quel caratteristico odore pungente di ferro e di fuoco, che
alimentava le fornaci delle fucine in cui ero cresciuta;
l’aria
sembrava incredibilmente… aria.
Su ogni versante delle colline,
poi, si aprivano delle piccole porte perfettamente rotonde, ciascuna
preceduta da un giardino ben curato;
per il
momento però, nessuna di esse risultava essere quella da me
cercata.
Mentre proseguivo e osservavo
l’ennesimo uscio, vidi alla finestra della stessa casa, una
figura che mi
osservava; ma questa, non appena mi fermai per guardare meglio,
sparì, quasi non ci fosse mai stata. Sorrisi
divertita; di sicuro gli Hobbit non erano un popolo temerario, curioso
sì, ma non temerario. Finalmente,
alla casa
successiva, vidi ciò che stavo cercando; su di una porta
verde
smeraldo, notai incisa una runa che
risplendeva leggermente alla luce
della luna.
Incamminandomi verso di essa, sorrisi, pregustando già la
scena che si sarebbe
svolta di lì a poco. Aprii
il cancelletto in
legno, che delimitava un piccolo giardino arredato da una panca, e mi
avvicinai alla porta; stavo giusto per bussare, quando questa si
aprì da sola, spalancandosi su un lungo corridoio,
caldamente
illuminato dalla luce di alcune candele. Il
viso che mi accolse era molto anziano; di una grande saggezza e
dolcezza assieme. Gandalf,
chinatosi in modo da
non battere la testa contro il basso soffitto
dell’abitazione, mi
sorrise a metà tra il divertito e l’esasperato.
-
Entra
mia cara, gli altri sono tutti di là intenti a discutere -
esordì invitandomi - perdonami se abbiamo già
iniziato, ma in tutta onestà non
ti aspettavamo.- aggiunse subito dopo, spostandosi in modo che potessi
entrare.
Io
varcai l’uscio, sorridendo divertita, e sfilandomi i morbidi
guanti di pelle dalle mani.
-
Lo so
bene che non ero attesa Mithrandir* –
commentai, seguendolo lungo il
corridoio, mentre dall’ultima stanza in fondo, si sentiva un
gran
vociare.
Lo stregone mi rivolse un'occhiata curiosa da sopra la spalla,
inarcando le folte sopracciglia; occhiata, alla quale io risposi con
uno smagliante e innocente sorriso.
Vidi Gandalf scuotere divertito la testa, prima di fermarsi sull'uscio
di una lunga camera.
-
Amici miei, scusate l’attesa, ma è arrivato un
ospite inatteso... - disse, precedendomi e occultandomi dietro di lui
con la sua alta figura. -
Gandalf, giorni celesti!! Ancora!? Non bastavano tredici nani??-
esclamò una voce esasperata.
Mentre
la risata profonda dello stregone riempiva l’aria, io entrai
in quella che scoprii essere una perfetta e accogliente cucina.
-
Mi
dispiace mastro Hobbit per la mia intrusione; spero di non
disturbare troppo - dicendo questo, avanzai, abbassando il cappuccio
del mantello
color pervinca che avevo addosso, e fissando il padrone di casa e tutta
la schiera di nani seduti attorno alla tavola.
Come
previsto, le reazioni non si fecero
attendere, e prima che l’Hobbit potesse aprire bocca, ben tre
persone diverse, nello stesso identico momento, esclamarono (sebbene
con
tono diverso) la stessa frase.
-
Harerin! Che diamine ci fai qui??-
Ad
avermi posto la domanda, furono rispettivamente: Thorin
Scudodiquercia, il
quale, aveva un’espressione così furente, da farmi
momentaneamente pentire di essere lì in quel preciso istante; Fili,
nipote di Thorin,
visibilmente scioccato; e Kíli, suo fratello di cinque anni
più giovane,
che non si capiva bene se fosse felice, o arrabbiato quanto lo zio.
-
Vi ho raggiunti mi sembra ovvio!- risposi con noncuranza - Balin ti
prego, aiuta Bofur, pare che stia soffocando- aggiunsi subito dopo.
Il
nano in questione, difatti, stava tossendo convulsamente, dopo che il
fumo gli era andato di traverso alla mia apparizione.
-
Harerin non cambiare discorso! Cosa ci fai tu qui?-
Tornai
a guardare Thorin.
-
Mi avete lasciata a casa da sola!!- esclamai piccata. -
Ti ho lasciata alle cure di Dís!- replicò lui. -
Ve ne siete andati senza neppure avvertirmi!- -
Perché dovevi restare sui monti Azzurri, e se ci avessi
visti non
lo avresti mai fatto!- esclamò furente Thorin, battendo il
pugno
sul tavolo; il boccale di birra che stava bevendo, cadde sul fianco,
spargendo il suo liquido su tutta la superficie di noce. Sentii il
padrone
di casa emettere un basso lamento.
- Ma a quanto pare non è
servito - aggiunse poi, con disappunto, il nano. -
Non
è giusto e tu lo sai bene! Per quale motivo mi avete voluto
escludere?- chiesi ai presenti con sguardo accusatorio. -
Perché è pericoloso-
Mi
voltai verso il giovane principe castano che aveva parlato, e scossi la
testa.
-
Per
fortuna… pensavo mi dicessi che ero troppo giovane Kee -
dissi fissando esasperata lui e suo fratello; il quale sembrava essere
d’accordo con il minore – per quale motivo allora,
mi hai addestrata alle armi, se
poi quando ho l’occasione di mettere in pratica
ciò che ho
imparato, mi lasci in disparte?- mi rivolsi nuovamente a Thorin, con le
mani sui fianchi.
Lui
chiuse gli occhi, passando su di essi l’indice e il
pollice con fare stanco.
-
Thorin
ormai la ragazza è qui; inutile cacciarla, sarebbe capace di
venirci dietro fino nelle Terre Selvagge.- disse Dwalin, nascondendo
una
nota divertita al suo amico.
Ne
seguì un momento di silenzio, mentre tutti aspettavamo che
Thorin si pronunciasse.
-
E sia!- assentì alla fine, rassegnato e con un sospiro -
Gandalf prosegui per piacere.- tornò a rivolgersi infine
allo stregone.
Io
feci un sorriso fugace e
ringrazia l’Hobbit, che nel frattempo, era andato a
recuperare
un’ulteriore sedia, per farmi accomodare vicino a Bofur.
-
La ringrazio signor…- esordii, rendendomi conto solo in quel
momento, di non sapere il nome di chi mi stava ospitando. -
Baggins! Bilbo Baggins milady- mi venne lui in soccorso, facendo un
leggero inchino e nello stesso tempo, gettando un’ennesima
occhiata
disperata alla sua cucina invasa. -
Bilbo, Hererin figlia di Harael al tuo servizio - mi presentai. -
Già, lo immaginavo...- disse sconsolato;
dopodiché si
voltò, porgendo a Gandalf una lampada schermata di rosso.
Lo
stregone intanto, aveva tirato fuori una grossa pergamena, la quale,
una volta aperta, si rivelò essere una mappa.
-
Questa
– disse indicandola – fu fatta da Thror, tuo nonno
Thorin
– spiegò, mentre i nani si protendevano per vedere
meglio. -
Non mi
sembra che ci sarà di molto aiuto- commentò il re
osservandola
scettico – Mi ricordo perfettamente la posizione della
montagna e
di ciò che ci sta attorno; così come la strada
per
arrivarci - aggiunse. -
Anche
il drago segnato in rosso… ho come la sensazione, che
riusciremmo
a trovarlo anche da soli- ridacchiò Fili, il quale,
ricevette
un’occhiata non proprio amichevole da parte di Gandalf. -
Mithrandir cos’è quella runa vicino al fianco
orientale
della montagna?- domandai io, indicando il punto sulla carta con il
dito
indice. -
Oh
siano ringraziati i Valar! Una giovane con spirito di osservazione!-
esclamò lo stregone portando le braccia in alto. -
Ehi!- protestarono Kíli e Fili. -
Quella
runa, assieme a quelle scritte a lato della mappa, indica
un’entrata segreta; un passaggio che conduce alle sale
inferiori-
spiegò soddisfatto Gandalf. -
Ma sarà rimasta segreta?- domandò Balin
– il drago potrebbe averla scoperta- fece notare.
Sorrisi
al nano e al suo acume, Balin, invero, mi era molto caro. Come
Thorin era stato mio
mentore nel combattimento, così Balin lo era stato nella
cultura
dei libri e della storia antica.
Persa nei miei ricordi, intanto, non mi
ero accorta che Gandalf aveva ripreso a parlare.
-
È troppo piccola – stava dicendo –
inoltre, da quanto
dice la mappa stessa, è stata sigillata in modo da apparire
in
tutto e per tutto parte del fianco della montagna;
com’è di
uso nella tradizione nanica- spiegò. -
Gandalf
da ciò che stai dicendo, c’è una buona
possibilità di riuscire ad entrare senza essere visti dal
drago;
dico bene?- chiese Kíli con gli occhi
che brillavano all'idea. -
Sì, direi di sì- assentì il mago,
bevendo un sorso di vino scuro dal suo bicchiere. -
E allora cosa stiamo aspettando??- esclamò Kili, battendo
una manata sul tavolo. -
Calmati figliolo; anche trovassimo la porta, come facciamo ad
entrarvi?- domandò Dwalin.
A
quella obiezione, lo sguardo entusiasta di Kíli si
affievolì.
-
Giusta osservazione, e a proposito di modi per entrare, ho da darti
questa Thorin -
Detto
questo, lo stregone porse al nano una grande chiave di metallo brunito;
vidi Thorin prenderla con grande sorpresa.
-
Dove l’hai presa?- chiese, puntando il suo sguardo azzurro
dalla chiave a Gandalf. -
Me la
diede tuo padre, assieme alla mappa, l’ultima volta che lo
vidi… Gli fu data da tuo nonno Thror, prima che morisse a
Moria.
Tuo padre, da ciò che ho capito, in seguito se ne
andò a tentare
la sorte con la mappa; ed ebbe un gran numero di avventure del tipo
più spiacevole, ma non arrivò mai vicino alla
Montagna- rispose il mago con tristezza. -
Dove lo hai visto?- esclamò allora Thorin, che da molto
tempo aveva perso le tracce del padre. -
Beh... Come fosse arrivato lì non lo so, ma lo trovai
prigioniero del Negromante. Cercai di salvarlo, ma era troppo
tardi. Inebetito e brancolante, si era ormai dimenticato quasi di
tutto, tranne che della mappa e della chiave –
spiegò il
grigio.
Vidi
Thorin rimirare, con un velo di tristezza negli occhi, la chiave.
-
Custodiscila con cura.- lo ammonì allora Gandalf.
Thorin
annuì, facendola poi scomparire all’interno della
sua veste.
-
Emh
Gandalf.. capisco il piano per entrare ad Erebor ma… per
quale
motivo avresti scelto il Signor Baggins?-
Gli
sguardi di tutti, si
spostarono da Bofur, che aveva posto la questione, a Bilbo, che a
disagio, fece qualche passo indietro, per poi riscuotersi
d’un
colpo e fissare sbalordito Gandalf.
Spazio
Autrice:
Per prima cosa, ringrazio chi è arrivato fin
qui, perchè
vuol dire che il prologo ha svolto alla perfezione la sua funzione! La
storia vera
e propria è cominciata, il capitolo è breve, lo
so, ma ho
dovuto spezzarlo in due altrimenti sarebbe risultato eccessivo.
La mia intenzione, sarà quella di seguire il filone della
trama
cinematografica, accompagnandola e modificandola con parti tratte dal
libro di Tolkien e ovviamente, parti aggiunte da me. Spero
con tutto
il cuore che Harerin vi piaccia, si è creata nella mia mente
a
poco a poco, e spero di renderla al meglio; ma come si dice "ogni
guaglione è bello a mamma sua", per cui potrò
saperlo
solo tramite voi.
-
Già Gandalf! Per quale motivo avresti di grazia bisogno di
me? - squittì lo Hobbit
- Ma mio caro Bilbo, perché tu sei il nostro scassinatore!
Sei l’unico in questa stanza, che può entrare
all’interno della montagna senza destare il drago! Voi Hobbit
siete rinomati per il passo leggero e la vostra capacità di
passare inosservati ad occhi indiscreti - spiegò con estrema
semplicità lo stregone.
Al
che, dopo quella brillante delucidazione, mi parve proprio che invece
di essere risollevato dalla motivazione fornitagli da Gandalf, il
povero mastro Baggins fosse ancora più allibito e confuso di
prima; i suoi occhi si erano spalancati man mano che lo stregone
parlava, e ora lo fissavano scioccati.
- No!
Oh no no! Io non sono uno scassinatore, non ho mai rubato nulla in vita
mia! - protestò con veemenza, sventolando le mani davanti
alla faccia.
-
Temo di dover essere d’accordo con il Signor Baggins -
commentò Balin con un sospiro, guadagnandosi un'occhiata
soddisfatta da parte dello Hobbit.
- Le Terre Selvagge non sono per gente che non sa combattere, o badare
a sé - rincarò Dwalin serio.
A
quel punto, iniziò un ampio battibecco in cui ognuno cercava
di dire la sua.
Kili sembrava propendere per dare una chance a Bilbo, così
come Bombur e Ori; i quali, annuivano all’arringa lanciata
dal giovane sulle capacità dello scassinatore scelto, e sul
fatto di non giudicare un libro dalla copertina.
Gli altri invece, sembravano pensare esattamente l’opposto,
articolando le loro ragioni sia con le parole che con i gesti; in
sostanza, non si capiva più nulla! Io, non avendo intenzione
di entrare nel merito di quella scelta, appoggiai il mento sul palmo
della mano, mettendomi comoda e guardando divertita la scena;
divertimento, che durò fino al momento in cui, non mi
accorsi dello sguardo che Gandalf stava lanciando alla tavolata.
- Emh
ragazzi!- esclamai, cercando di attirare la loro attenzione in modo da
congiurare il pericolo, ma con scarso successo – ragazzi!-
ripetei più forte, ottenendo però, la stessa
identica attenzione che avrebbe avuto una formica sul selciato -
rag… - troppo tardi.
- BASTA!- tuonò a quel punto Gandalf.
Guardai
atterrita l’ombra dello stregone ampliarsi lungo tutta la
stanza, mentre lui si alzava in piedi torreggiando su di noi.
- Se
dico che Bilbo Baggins è uno scassinatore, lui lo
è! - asserì con voce tonante.
Poi,
visto che il clamore sembrava essere cessato, così come le
proteste, abbassò il tono, e con mia somma riconoscenza
anche l’ombra si ridusse, fino a tornare delle sue dimensioni
originali.
- Mi
avete chiesto di trovare il sedicesimo membro della compagnia, e io ho
scelto il Signor Baggins – proseguì Gandalf,
lanciando una breve occhiata al soggetto in questione, che era rimasto
per tutto il tempo in un silenzio attonito
– in lui, c’è molto più di
quanto le apparenze possano suggerire, e ha da offrire molto
più di quanto voi sappiate... – disse guardando la
tavolata – ...o di quanto sappia lui - aggiunse guardando
nuovamente lo Hobbit.
Io
non dubitavo, nel modo più totale, delle parole di Gandalf,
la sua saggezza era rinomata in tutto l'Ered Luin; ma, considerato lo
sguardo scioccato che stava rivolgendo all’amico, Bilbo non
pareva proprio essere del mio stesso avviso. Thorin invece, osservava
Gandalf con malcelato scetticismo, e solo dopo un lungo istante
sospirò.
-
Molto bene - assentì, più rassegnato che
convinto.
- No!- protestò ancora Gloin, il quale ricevette,
repentinamente, il mio sacchetto di erba pipa in faccia.
- Dagli il contratto - proseguì Thorin
rivolto a Balin, senza dar credito ad
eventuali altri dissensi.
- Ci siamo! Partiamo! - esclamò Bofur contento, stringendomi
per le spalle con fare affettuoso; io risi,
evitando deliberatamente lo sguardo arrabbiato che mi rivolse Thorin.
Non aveva propriamente ancora accettato la mia presenza.
Balin
a quel punto, tirò fuori dalla sua tunica un rettangolo di
spessa pergamena che porse allo Hobbit.
- Le
solite cose - annunciò con un gesto vago della mano -
compendio delle spese, tempo richiesto, remunerazione, organizzazione
dei funerali e così via - spiegò con tono
leggero.
- Cominciamo bene... - sospirai io, alzandomi e passando il contratto a
Bilbo; il quale lo prese con mani tremanti, e se possibile con uno
sguardo ancora più allibito di prima.
Girò
le spalle alla sala e aprì il documento, che si
srotolò fin quasi a toccare terra, cominciando a sciorinare
tutto quello che c’era scritto; io alle sue spalle ascoltavo
interessata. Dal verso indistinto che fece, sembrò essere
soddisfatto della parte riguardante il compenso; ma lo fu molto meno,
quando arrivò alla parte di “non
responsabilità sulle lesioni riportate durante il
viaggio”.
-
Incenerimento??- domandò, voltandosi verso di me con gli
occhi sgranati.
Stavo
per rispondergli, quando Bofur mi anticipò con la sua voce
gioviale.
- Ohh
sì! Ti squaglierà la carne in un batter
d’occhio! - disse il nano con tono allegro.
L’Hobbit
rimase a guardarlo con la bocca spalancata, e io scoccai a Bofur uno
sguardo di rimprovero, che però non venne minimamente preso
in considerazione.
- Mi
gira la testa..- mormorò Bilbo dopo aver razionalizzato la
frase - credo di stare per svenire- aggiunse, e io guardai preoccupata
il suo incarnato farsi pallido come la neve sull’Alto Passo
delle Montagne Nebbiose.
-
Pensa ad una fornace con le ali! - proseguì imperterrito
Bofur - Lampo di luce, dolore cocente e poi.... Puf! Sei un mucchietto
di cenere! - esclamò infine in modo teatrale.
- Bofur!- esclamai io scandalizzata; se voleva spaventare il povero
Hobbit, quello era il modo giusto - ti sembra il cas....-
Un
tonfo morbido dietro di me, mi fece morire il resto della frase sulle
labbra.
- Grandioso
è svenuto…- sospirai girandomi, e vedendo Bilbo
steso a terra sull'elegante tappeto del corridoio.
- Sei di grande aiuto Bofur... - disse
Gandalf, scuotendo sconsolato la testa - di grazia,
aiutami a portarlo alla poltrona - aggiunse poi lo stregone, cercando
di far alzare il malcapitato.
Io a
quel punto, non potendo fare null'altro, rientrai nella cucina; mi
avvicinai al focolare (sul quale stava bollendo un provvidenziale
pentolino d’acqua) e aprii l’anta sopra il
lavandino, trovandoci una bella tazza di ceramica.
-
Dico davvero non saresti dovuta venire -
Chiusi
lo sportello e incrociai gli occhi azzurri e seri di Thorin.
- E
invece sì! Posso esserti utile, e tu lo sai... - gli
risposi, mentre versavo l’acqua calda attraverso un colino
riempito di spezie.
- Sei troppo giovane - ribattè.
- Ho solo un anno in meno di Kili! - protestai io voltandomi verso di
lui, e reggendo in mano la tazza, dalla quale ora si levava un
delizioso profumo - stai solo cercando una scusa!- aggiunsi.
Vidi
Thorin scuotere la testa; la preoccupazione era evidente sul suo viso,
e a quel punto gli appoggiai la mano libera sull’avambraccio.
-
Padre, lo sai bene che posso aiutarvi, la profezia lo è
stata no? Ci riprenderemo Erebor, voglio che il tuo animo si plachi -
dissi con dolcezza stringendo appena la presa.
Lui
mi guardò per un attimo ancora tormentato, poi si sporse a
lasciarmi un bacio leggero sulla fronte, e io sorridendo lo superai.
- Ehi
posso baciarti anche io Harin?- scherzò Fili ancora seduto a
tavola.
- No mio caro!- risposi, passandogli accanto e chinandomi a
lasciargliene uno io sulla testa bionda. - Ori! I tuoi disegni sono
sempre bellissimi!- aggiunsi, rivolgendomi al nano seduto a fianco del
principe, intento a far lavorare il suo carboncino; questi mi fece un
enorme sorriso imbarazzato.
Una
volta uscita dalla cucina, mi diressi verso la stanza dove avevano
deposto il povero Bilbo; con lui, era rimasto solo Gandalf.
Mi avvicinai allo Hobbit seduto sulla poltrona a fiori, e gli porsi la
tazza di tisana fumante.
- Ti
ringrazio cara - mi disse lui grato, prendendola tra le mani, che notai
tremare ancora leggermente.
- Di nulla- risposi con un sorriso, che sperai essere rassicurante.
Poi ,
fatto un cenno di commiato allo stregone, li lasciai tranquilli a
parlare, fermandomi davanti alla porta circolare che dava
sul giardino; sventolando una mano, richiamai l’attenzione di
Bofur, che stava passando di lì per raggiungere gli altri
nella sala.
-
Bofur mi lasceresti la tua pipa? Uscirei a fumare un pò!-
gli chiesi.
- Certo!- il nano mi sorrise, porgendomi prontamente il suo strumento.
Nello
stesso momento, alzai di scatto la mano, afferrando al volo un
sacchetto di pelle morbida, appena un secondo prima che questi mi
arrivasse dritto sul naso.
-Non
ci provare Gloin!- lo avvertii, vedendolo scomparire nella stanza
adiacente - a Galenas sono a posto, grazie - dissi poi a Bofur,
mostrandogli il sacchetto; il nano con un ghigno divertito prese
congedo.
Rimasta
sola, aprii la porta verde e uscii all’aria aperta;
fuori c'era un bel venticello, che profumava l'aria di terra ed erba;
l'ideale per godersi una tranquilla fumata rilassante. Mi sedetti sulla
panchina nel giardino dalla casa di Bilbo, accesi la lunga pipa, e
rimasi immobile ad osservare il panorama. Buttando fuori una lunga
boccata di fumo sospirai; ora che mi soffermavo a guardare la Contea,
non mi stupivo che lo Hobbit fosse così restio a partire.
Chi sarebbe stato così pazzo, da lasciare una bella casa e
quelle verdi colline, per intraprendere un viaggio verso
l’ignoto, e con ottime possibilità di essere, come
aveva detto Bofur, ridotto ad un mucchietto di cenere?
Non ne aveva motivo... D'altro canto io, invece, ne avevo uno ben
preciso e alcuni accessori.
Mentre espiravo l’ennesima boccata di fumo, che
andò perdendosi nel vento della notte, uno dei miei motivi
fece la sua comparsa.
-
Posso sedermi? -
Mi
volsi verso la figura i cui tratti erano delicatamente illuminati dalla
luna di fine Gwirith*.
-
Certamente! - risposi, facendogli spazio sulla panca.
- Dovevo immaginare che ci saresti corsa dietro, lo avevo detto allo
zio che non era una buona idea partire senza dirti nulla.-
Io
risi - Da come hai reagito quando sono comparsa in casa di Bilbo, non
avrei mai detto che avessi cercato di dissuadere Thorin dal lasciarmi a
casa! Comunque sì; è stata una pessima idea Kee
– risposi guardandolo divertita.
Kili
mi sorrise di rimando, come a scusarsi, e poi accese a sua volta la
pipa.
- Un
po’, credo l'abbia fatto apposta... in modo che tu potessi
raggiungerci – disse ad un certo punto.
Io mi
voltai a guardarlo sbalordita, quasi soffocandomi con il fumo - E come
fai a dirlo!? Era furioso prima!- gli feci notare con un brivido
al ricordo degli occhi irati di Thorin.
Kili scosse la testa con un mezzo sorriso stampato sul volto - Ho
osservato la sua espressione... tu forse non l’hai notato, ma
è apparso molto più rilassato quando sei
arrivata; la tua presenza lo calma molto - mi spiegò con
calma.
Rimasi
meditabonda per qualche istante, ragionando su quanto mi aveva detto,
mentre battevo la pipa sul legno della panchina, per togliere il
tabacco bruciato rimasto dentro il fornello.
Thorin, anche nei miei ricordi più lontani, era sempre stato
un nano fiero e orgoglioso; bruciato nell’anima da un fuoco
antico, uscito da fauci di drago; ma allo stesso tempo, era un nano che
amava in modo incondizionato il suo popolo, e soprattutto la sua
famiglia.
Alla fine, a ben pensarci, forse sì; in realtà mi
aveva voluto con sé, così come Kili e Fili, solo
che aveva tentato di mettere in prima linea la mia sicurezza.
- A
quanto pare adesso sei d’accordo con me - commentò
Kili tirando un’ultima boccata di Galenas, e dopo aver notato
il sorriso che mi era spuntato sul volto - e a proposito... anche io
sono contento che tu sia qui; ma come lo zio, ho paura che possa
succederti qualcosa – aggiunse guardandomi serio.
- Lo so che siete preoccupati Kee, ma non potevo stare a casa a farmi
corrodere dall’ansia. Voglio accompagnarvi - replicai
sincera.
Lui
mi guardò per un istante; poi con un sospiro, mi
passò un braccio attorno alle spalle, lasciando che io gli
appoggiassi il capo sulla spalla.
- Ti
prego però, non esagerare.. Ti conosco! E ci siamo io e Fee
con te, vorrei che lo ricordassi questo. Siamo sempre qui per te - mi
disse, stringendomi un poco contro di lui.
- Certo lo so! Se avrò bisogno verrò da voi, non
dubitarne - lo rassicurai - ma credo che in questo viaggio,
sarà il povero Bilbo ad avere più bisogno di
sostegno - ridacchiai sinceramente dispiaciuta per l’Hobbit.
- Oh non credo che verrà… si è
ritirato nella sua stanza scusandosi con Gandalf, e dicendo che non era
la persona adatta.- mi informò con una nota di rammarico
nella voce.
- È un peccato, mi sembrava un tipetto nervoso, ma una brava
persona.- sospirai rattristata.
- Già... - concordò Kili - io
raggiungo gli altri; vieni con me?- mi chiese, dandomi un
bacio sulla testa e lasciandomi andare.
- No, resto ancora un po’ qui fuori - risposi, guardando il
vento spazzare le cime degli alberi illuminati d’argento.
- Tu e il tuo amore per gli spazi aperti! Non cambierai mai - rise Kili
rientrando in casa, e lasciandomi nuovamente sola.
Io
rimasi seduta lì fuori ancora per un bel po’;
finché non sentii i miei compagni intonare il vecchio canto
delle Montagne Nebbiose; ricordandomi che quello, alla fine, non era un
viaggio di piacere.
A quel punto, mi decisi a tornare dentro; era tardi, e l'indomani
saremmo dovuti partire freschi e riposati.
* Aprile
Spazio
Autrice:
Ed ecco qui il restante pezzo del primo
capitolo!
Secondo me potrebbe farvi sorgere qualche dubbio, ma vediamo chi lo
coglie! Bilbo starebbe
già saltellando per dare la risposta!
Per quanto riguarda Harerin il mio obbiettivo principale è
non
farla diventare una Mary Sue, quindi, se vedete che sta
tentendo
in quel verso fatemelo pure notare.
Passo a ringraziare i miei lettori, i miei recensori e chi ha aggiunto
la storia tra le preferite, seguite e ricordate (mi si sono illuminati
gli occhi a vedere quanti siate dopo un capitolo). Grazie di
cuore!
Se non ci sono intoppi penso che prenderò a pubblicare con
cadenza settimanale, nel weekend molto probabilmente (dove sono
più tranquilla).
Il giorno dopo, trovammo Gandalf ad attenderci
appena fuori da casa di Bilbo; aveva un pony per ciascuno di noi,
più un paio su cui poter caricare le vettovaglie. I
preparativi vennero sbrigati in fretta, e una volta che fummo tutti pronti,
e riuscimmo a far salire Bombur sul suo destriero, ci mettemmo in
marcia.
La giornata era splendida, e il sole di inizio
primavera dava una piacevole sensazione di calore sulla pelle; inoltre,
finalmente riuscii a vedere alla luce, gli altri abitanti della
Contea.
Scoprii che gli Hobbit si assomigliavano molto tra
di loro; avevano capigliature folte e riccie, dal biondo al castano
ramato; erano ben in carne e sembravano tutti pacifici quando il Signor
Baggins. In effetti, tutti perlomeno, sembravano avere lo stesso suo
sguardo esterrefatto nel vederci passare.
- Si vede che non sono un popolo di guerrieri -
Mi voltai verso Fili, il quale mi aveva raggiunto e
ora trottava al mio passo.
- No… - concordaii - però, ho
come la sensazione che Gandalf avesse ragione su Bilbo;
c’è più di quello che possiamo vedere
in lui - risposi, osservando un bimbo Hobbit guardarci con occhi grandi
come padelle. Quando gli feci un cenno di saluto con la
mano, scappò verso casa sua nascondendosi tra le lenzuola
stese ad asciugare.
- Perché non scommettiamo allora?- mi
disse Fili divertito; i suoi occhi brillavano come quelli di un bambino
quando c'era di mezzo una competizione.
- Perché no - risposi io, alzando le
spalle e facendogli l'occhiolino.
- Ehi! Chi ha parlato di scommesse?-
esclamò Oin un pony avanti a noi, puntando il suo cornetto
acustico nella
nostra direzione; quando voleva il furbastro ci sentiva benissimo!
- Io e Harin
stiamo scommettendo sul fatto che Mastro Baggins decida di raggiungerci
o meno - spiegò Fili mentre soppesava il suo sacchetto delle
monete, valutandone il contenuto.
- 5 monete d’argento che rimane nella sua
bella casa! - esclamò allora Nori, seguito a ruota da Gloin.
- E io dico 5 monete d’argento che invece
arriverà - replicai sorridendo; Fili scosse la testa con un'espressione
da “povera lei”.
- Credo che seguirò la saggia puntata
della mia amica - intervenne Gandalf, sorridendo al mio indirizzo.
- Non vedo l’ora di mettere le mani sulla
mia vincita! - rise allora FIli, dando un colpo di speroni al pony e
lasciando il posto al mio fianco, che venne
occupato dallo stregone.
Osservai il profilo appuntito dell’uomo,
il quale dopo un attimo, mi rivolse uno sguardo divertito.
- Pensavo, che la presenza di una donzella
all'interno della compagnia avrebbe frenato certi vizi...
- mi disse, alzando le sopracciglia perplesso.
- Gandalf... sono una donzella solo sotto la
supervisione di Dìs; ma ho passato troppo tempo nelle fucine
con i suoi figli e con Thorin, per
esserlo del tutto. - risposi, facendo scoppiare il mago in una sonora
risata.
- E dimmi... Per quale motivo hai deciso di
seguirci?- mi domandò, una volta cessato il momento di
ilarità.
Io lo guardai stupita - Per essere uno dei cinque
Istari mi deludi Gandalf! Mi sembra abbastanza chiaro, che non volessi
essere lasciata a casa, mentre voi ve ne andavate tranquillamente ad
uccidere un drago! E poi, non posso lasciare quei tre da soli... -
risposi, osservando con affetto i tre nani della mia vita che
procedevano qualche metro più avanti.
- Infatti questo lo sapevo, cara la mia
giudicatrice di stregoni! Io volevo sapere, l'altro
motivo che ti ha spinto ad essere qui -
Puntai di nuovo il mio sguardo sul Grigio; dovevo
immaginarlo che avrebbe intuito qualcosa, ma sul suo viso non
c’era disapprovazione, soltanto una genuina
curiosità. Così, prendendo fiato, e guardando le
cime degli alberi che avevano preso il posto dei campi coltivati, gli
diedi la risposta che voleva.
- Voglio delle risposte… - ammisi - so
che potremmo incontrare qualcuno, più avanti nel viaggio,
che potrebbe darmele; voglio sapere chi sono...- spiegai, e
Gandalf sospirò.
- Tu lo sai chi sei Harerin... - mi disse con
sguardo intenerito.
- So chi sono diventata negli anni,
certo… ma voglio capire le mie origini! Dopo tutto, io
assomi...-
- Aspettatemiiiiii!!!-
L’urlo inaspettato interruppe il mio
discorso.
Tirai subito le redini facendo così
fermare il pony, poi guardai soddisfatta il nostro caro Signor Baggins
correre verso di noi; zaino in spalla e contratto svolazzante alla
mano. Superò me e Gandalf di gran carriera, puntando dritto
verso Balin.
- Ho firmato! - annunciò con il fiato
corto – Ecco!- disse con un sorriso, porgendo la pergamena al
nano.
Balin la prese, tirò fuori dalla casacca
la sua lente monocolare, e si mise a studiare la firma per essere certo
che fosse autentica.
- Sembra tutto a posto - affermò dopo un
istante, soddisfatto dalla perizia – benvenuto Mastro
Baggins... – aggiunse, ritirando il
suo strumento e ripiegando il documento – ...nella compagnia
di Thorin Scudodiquercia - concluse.
Io applaudii all’evento e nel mentre,
notai Thorin osservare la scena; solo dal suo sguardo, potei intuire
che non fosse per niente convinto di quel nuovo acquisto.
- Dategli un pony. - si limitò a dire,
prima di girare il suo destriero e riprendere la marcia.
- Sarai soddisfatto Gandalf.- dissi allo stregone,
che guardava con occhi scintillanti Bilbo, mentre declinava con panico
l’offerta della cavalcatura.
- Sì... alquanto soddisfatto mia cara,
in effetti.- rispose con una mezza risata.
Nel frattempo, lo Hobbit era stato caricato,
praticamente di peso, su uno dei cavalli disponibili, dove ora sedeva
tutto rigido.
Sembava temere che la sua cavalcatura, potesse
trasformarsi di punto in bianco in un Warg sotto al suo sedere.
- Avanti Nori paga!- esclamò d'un tratto
Oin, e fra le teste mie e di Gandalf volò un piccolo
sacchetto di pelle tintinnate.
- Ancora uno!- gli fece eco la voce di Kili.
Io a quel punto ghignai sadica –
Feeeeeee!! - cantilenai, spronando il mio cavallo per raggiungere il
mio amico, e fermandomi così al suo fianco.
Lui con sguardo stoico, stava frugando nelle tasche
alla ricerca del denaro dovuto; che mi passò, dopo averlo
contato, con ben visibile disappunto.
Fili odiava letteralmente perdere.
- Guarda un po’! Avevo ragione io! - lo
punzecchiai - Se mai ci fermeremo ad una locanda durante il nostro viaggio, mi
farò una bevuta alla tua salute! - risi, nascondendo le
monete all’interno della mia sacca.
- Ma piantala! Se non fossi sempre la solita
bastian contraria, non avresti mai scommesso su di lui! -
borbottò lui, con le sopracciglia agrottate e senza degnarmi
di uno sguardo.
Io mi sporsi verso di lui, intrappolandogli il
collo nella piega del gomito e stampadogli un bacio sulla barba
morbida.
- Ma intanto i tuoi soldi li ho io!! - lo canzonai
ancora; e ridendo, prima che lui potesse augurarmi di finire tra le
grinfie di Morgoth, spronai nuovamente il pony.
Mentre trottavo verso la testa della fila, gettai
un’occhiata divertita a Kili, il quale però non me
la restituì, girandosi invece a parlare con Dori.
Io stupita raggiunsi il fianco di Thorin; il re mi
guardò prendere la sua andatura, per poi tornare a seguire
con lo sguardo, il sentiero che si stendeva davanti a noi.
- Non sei contento che Bilbo ci abbia raggiunti,
vero?- gli dissi osservandolo di sottecchi.
- Se sarò contento lo scopriremo
proseguendo nel viaggio... - commentò saggiamente - ma di
sicuro sono scettico; non penso sia un’impresa adatta a lui.
Non è mai uscito da casa sua, non sa
com’è fuori.- rispose, esponendo la sua opinione.
Io fissai l’orizzonte illuminato dai
raggi del sole - Se è per questo nemmeno io, o Kili, o Fili,
ci siamo mai spinti così lontano. - replicai meditabonda.
Thorin mi guardò - ma voi siete stati
addestrati, sapete difendervi.- rispose, e avvertii una punta di
orgoglio nelle sue parole.
Io feci spallucce - Sì, questo
è vero; ma credo che Bilbo se la caverà.
Dopotutto mi fido delle scelte di Mitrandhir... tu no? - commentai
osservando i suoi occhi azzurri.
- Vedremo se avrai ragione. - mi concesse Thorin
prima di abbandonare il mio sguardo.
Io, finita la chiacchierata, rallentai il passo e
mi fermai vicino allo Hobbit, che parlava concitato con Gandalf.
Fissai l'ampia schiena di Thorin davanti a noi,
senza saper dire con certezza, quando avesse smesso di avere fiducia e
di sperare negli altri.
Fortunatamente,
la prima parte del viaggio andò bene; durante le lunghe
cavalcate ci si intratteneva con canti, barzellette e qualche
indovinello, che quasi tutte le volte era Bilbo a risolvere prima degli
altri.
E poi venne la pioggia... ma non quella bella
pioggerellina, che scende in primavera; così fine, che ti si
ferma sulla punta delle ciglia, creando cristalli di acqua
scintillante. No, assolutamente no!
Venne giù a catini, aiutata da un vento
sferzante che creava veri e propri muri d’acqua.
Quando finalmente ci fermammo al riparo (anche se
scarno) di una sporgenza di roccia, ringraziando Mahal, si era placata
almeno un pò; ma il vento continuava imperterrito come
prima, rendendo l’attività di accendere il fuoco
ancora più ostica.
- Signor Gandalf,
ma non si può fare niente per questa pioggia?-
domandò Dori con tono infastidito.
- Sta piovendo mastro nano, e continuerà
finchè la pioggia non avrà finito! –
rispose lo stregone, scrollandosi l’acqua dalla falda del
cappello grigio azzurro - se vuoi cambiare il clima del mondo, trovati
un altro stregone! - aggiunse rimettendoselo sulla
testa.
Io ridacchiai; stavo sistemando le provviste vicino
alla catasta di legno, dove Oin e Gloin si stavano facendo in quattro
per poter accendere un fuoco (visto e considerato che loro erano i
più abili in questo).
Dopo di che, raggiunsi Kili che stava legando i
cavalli tra loro aiutato da Ori.
- Ehi Kee! - lo salutai.
Lui mi rivolse un sorriso, mentre stringeva con uno
strappo secco il nodo appena fatto.
- Tutto bene? Hai freddo?- mi domandò
una volta finito, concentrandosi su di me.
- Un po’, ma appena riusciranno ad
accendere quel benedetto fuoco starò meglio. - risposi ,
mentre strizzavo la parte inferiore del mio mantello totalmente zuppo.
- Tieni -
Alzai di nuovo lo sguardo verso Kili, che ora mi
stava porgendo una coperta di lana.
- Grazie Kee - dissi con un sorriso, accettandola e
sostituendola al mio mantello. - se non ci fossi tu, non saprei
proprio come fare! Sei il mio eroe!- aggiunsi grata di quel
gesto.
Lui rise divertito – beh, il tuo eroe in
questo istante, mi sa tanto che ha più l’aria di
un pulcino bagnato! - replicò, cercando di sistemarsi i
capelli che gli si erano appiccicati ai lati del viso.
Io mi sporsi verso di lui togliendogli una ciocca
dalla guancia umida.
- Mi piace l’aria da pulcino bagnato in
realtà... - dissi, lasciando la mia mano sospesa sulla sua
pelle fredda.
- Hai dei gusti strani allora... - rispose Kili
quasi sussurrando, mentre la sua mano andava a coprire la mia.
Mi accorsi, che improvvisamente il freddo era del
tutto sparito; sostituito da un calore che si irradiava dal palmo della
mano di Kili, fino in tutto il mio corpo. Sperai di non essere
arrossita; la sua vicinanza mi faceva sempre uno strano effetto.
- Vieni qui!- esclamò d’un
tratto lui, stringendosi a me e bagnandomi ancora di più; al
che, mentre lui rideva di gusto,
io comincia a dibattermi per liberarmi.
- KILI! Mi stai bagnando ancora di più,
stupido nano!- esclamai rabbrividendo.
Nella mia mente, quell’istante poteva
diventare molto più romantico di così; ma Kili se
ne usciva sempre con qualche battuta, o scherzo, e io mi domandavo
sempre come mai.
Ad un certo punto, un nitrito selvaggio interruppe
il nostro gioco; mi voltai in tempo, per vedere uno dei nostri pony
correre via sotto la pioggia, mentre Ori steso a terra, veniva soccorso
da Dori.
- Cos’è successo? -
Thorin corse vicino al giovane nano.
- Sì è imbizzarrito- rispose
Ori - l’ululato del vento deve averlo allarmato.. mi spiace,
non sono riuscito a trattenerlo.- aggiunse
con voce sottile.
Thorin gli appoggiò una mano sulla
spalla - non fa niente, lo recupereremo. - lo confortò -
Harerin dove vai??- esclamò subito dopo, rivolto verso di
me.
Io ero appena salita in groppa al mio cavallo, -
vado a riprenderlo!- risposi.
E prima che potesse aggiungere altro, mi
lanciai sotto la pioggia all’inseguimento dell'animale.
Spazio
Autrice:
Ed ecco la bomba che scoppia e rimbomba! Ah ah! Harerin
vuole
risposte... ma che risposte vuole? Da chi? E a chi assomiglia?? Boh!
=D
Suspance modalità on!
La quale durerà fino al capitolo cinque, quindi
come si dice
Hang on people e se volete fare congetture io non aspetto altro! ;)
Cosa dire invece, a proposito del rapporto tra Harin,Kili e Fili, che
è stato accennato in questo capitolo?
Beh ovviamente sono amici per la pelle e ovviamente Kili
è
geloso di Harin... spero che le scene non siano troppo scontate, ma non
è di certo una sorpresa che tra loro due c'è
attrazione.
Tengo particolarmente ai dei due fratelli e al loro
rapporto; non solo
perchè sono parte integrante, e pilastro della storia, ma
ancora
prima di questo ci tengo come personaggi originali.
Ho anche io una sorella maggiore e quindi mi sento
particolarmente toccata da questo rapporto.
Spendo, per ultima cosa, un paio di righe sul nome che ho scelto per la
protagonista.
Harerin è uscito dalla combinazione di un nome
generato
casualmente su un sito internet (Haren), dalla mia necessità
di
avere un nome più lungo e più femminile (Harerin)
e per
ultimo, dal mio desiderio di trovare un'abbreviazione tenera, da usare
come nomignolo (Harin).
Ma perchè non Erin? Risposta: Troppo usato xD
Il prossimo capitolo è interamente partorito
dalla mia mente; cosa succederà durante la caccia al Pony
fuggiasco?
Stay Tune!
Cavalcare
sotto la pioggia, credetemi, non è per nulla bello;
soprattutto se è quasi notte, e le ombre che iniziano ad
infittirsi rendono difficile seguire le tracce. Così, dopo
aver ripercorso a ritroso un pezzo di strada, che avevamo battuto per
arrivare al riparo, le orme si erano confuse nel fango prodotto dalla
terra bagnata.
Mi guardai intorno,
passandomi una mano sul viso per togliere l’acqua in eccesso.
Il mio pony nitrì spaventato per un improvvisa folata di
vento, e io mi chinai sussurrandogli parole di conforto
all’orecchio; quando sembrò più calmo
ritornai a guardare intorno a me.
- Maledizione!-
imprecai, vedendo sul lato destro del sentiero una serie di rami di
pino spezzati.
Il pony aveva
abbandonato la strada, presumibilmente per trovare riparo
all’interno del fitto degli alberi. L’unica cosa
che potevo sperare, era che le briglie, o qualche altro finimento,
fossero rimaste aggrovigliate in un basso cespuglio, fermando la sua
marcia.
Ma così non fu.
Inoltrandomi nel
bosco, continuai a seguire le tracce; fortunatamente, le fronde mi
riparavano almeno in parte dalla pioggia, e le impronte degli zoccoli
risultavano ben visibili nel sottobosco. Dopo poco mi ritrovai
nuovamente all’aperto, più precisamente in riva ad
un fiume ingrossato per la pioggia. Doveva essere lo stesso, che
avevamo visto scorrere sotto il lungo ponte di pietra, che avevamo
percorso più a valle qualche ora prima.
Misi due dita in bocca, piegando la lingua, in modo tale da emettere un
lungo fischio modulato; nel frattempo facevo scorrere lo
sguardo lungo tutto il letto del fiume, ma del pony non c’era
traccia.
Spinsi il mio cavallo lungo l’ansa del torrente, attenta a
non avvicinarmi troppo, vista la corrente molto forte. Rinunciai a
fischiare per richiamare l’animale perduto; era inutile, il
rumore prodotto dall’acqua era troppo forte.
Stavo quasi per rinunciare, convinta che il cavallo fosse finito in
acqua e trascinato via, quando mi giunse un nitrito terrorizzato alle
orecchie; il vento, che tanto avevo odiato nella sua irruenza, adesso
mi stava aiutando, portando suoni attraverso l’aria, che
altrimenti non avrei udito.
Così mi diressi a sud; e lì, fra le rocce, con la
sella incastrata in mezzo ad un groviglio di tronchi, c’era
il pony scappato; nonostante fosse caduto nel fiume, come
malauguratamente avevo pensato, la fortuna era stata dalla sua.
Legai il mio cavallo all’albero più vicino, presi
la spessa corda appesa al bagaglio e mi avvicinai al fiume; mentre
stavo cercando un appiglio adeguato per legare la cima, dal folto del
bosco arrivarono Fili, Kili, Thorin e Dwalin.
- Harerin!-
esclamò Thorin, scendendo dal destriero e raggiungendomi
assieme agli altri.
- Aiutatemi ad assicurare questa cima, devo entrare nel fiume
e raggiungerlo- dissi, alzando la voce per farmi sentire sopra
l’ululato del vento e della pioggia.
- Harin sei impazzita?? Verrai trascinata via! -
esclamò Fili, guardando poi suo fratello, il quale
rincarò la dose
- Ha ragione, il torrente è in piena, la corrente
ti spazzerà via! Vado io! - affermò il nano
allungando una mano perché gli dessi la corda.
Io fissai Thorin
– Padre, siete tutti molto più pesanti di me; la
corrente, è sì forte, ma io ho più
chance di rimanere a galla dovessi cadere in acqua. Con un balzo, posso
arrivare alla roccia più vicina e raggiungere il pony senza
nemmeno bagnarmi. Voi non ci riuscireste mai, nessun nano ha la mia
agilità - replicai ignorando le proteste di Kili, mentre
Thorin mi osservava.
- Dwalin,
aiutala a prendere lo slancio. Kili prendi un’altra fune per
poter legare l’animale una volta liberato- disse
semplicemente il re
Io annuii decisa,
poi fissai i due fratelli che avevano entrambi la stessa espressione di
disappunto.
- Ragazzi
andrà bene – dissi, e porsi a Fee la mia cima.
Quando questa fu
assicurata per bene, feci alcuni passi indietro, allontanandomi dalla
riva; poi corsi verso Dwalin più veloce che potei, e
appoggiando il piede sulle sue mani intrecciate, mi feci lanciare.
Ebbi un attimo di
ripensamento sulla mia spavalderia, quando vidi sotto di me la corrente
infuriare; ma grazie a Mahal atterrai sulla porzione di roccia non
ancora sommersa, laddove si era creata la piccola diga che tratteneva
il pony.
Mi girai facendo un segno di vittoria ai nani rimasti a riva, e poi mi
voltai verso il cavallo.
La bestia ormai non aveva più forze, vedevo quasi tutto il
bianco delle pupille, mentre dalla bocca, usciva una densa schiuma
bianca.
Mormorando parole per tranquillizzarlo mi misi all’opera,
districando le briglie e i lacci della sella rimasti intrappolati tra i
tronchi; il lavoro era reso difficile dai continui spruzzi
d’acqua ghiacciata, che mi rendevano la presa rigida e le
dita intirizzite. Lavorando alacremente riuscii a sbrogliare quasi
tutta la matassa, poi mi girai verso la riva, facendo cenno che mi
tirassero la corda con cui legare il cavallo; il lancio
riuscì al primo tentativo.
Creai un cappio che feci passare dalla testa dell’animale,
assicurandoglielo poi al sottogola, in modo che non si strozzasse; dopo
di che tagliai l’ultimo impedimento, e mentre da una
parte i miei compagni rimasti a terra tiravano verso di loro, io
cercavo di spingere il pony terrorizzato nella giusta direzione. Dopo
qualche momento di stallo, il puledro prese ad avanzare verso riva
senza intoppi, e senza scivolare sul fondale.
Per il cavallo fu quindi praticamente una passeggiata.. per me si
trasformò in un incubo.
Appena qualche istante dopo che il pony era stato liberato, la diga che
si era creata, si disfò sotto una nuova ondata di piena
arrivata da monte; lo schianto dei tronchi fu assordante, e un ramo di
betulla mi colpì sulle caviglie, facendomi perdere
l’appiglio sulla roccia e finire dritta in acqua.
Il gelo mi colpì come un pugno, e presa alla sprovvista
ingoiai una generosa quantità d’acqua
torbida; la forte corrente mi spinse ancora più a
fondo, e io, ne approfittai per darmi un’energica spinta
verso l’alto, non appena sentii sotto i piedi qualcosa di
duro.
Tossendo e respirando, cercai di capire dove fossi finita e dove fosse
la riva, ma venni nuovamente sbalzata sott’acqua,
ritrovandomi quasi a testa in giù; allora cercai di muovere
le braccia per tornare in superficie, con scarso esito.
L’aria stava quasi per finire nuovamente, quando qualcosa mi
afferrò per la vita, facendomi riacquistare
l’esterno; annaspando, mi girai verso quello che scoprii
essere Kili.
La situazione mi fu chiara solo una volta guadagnata la riva.
Quando gli altri mi avevano vista cadere in acqua, e faticare per non
affogare, Kili aveva legato un'altra corda ad una delle sue frecce,
scoccandola, e piantandola nel tronco di un grosso pino; dopo di che si
era subito tuffato per soccorrermi. Chi era rimasto a riva, non avevano
poi fatto altro che trascinarci all’asciutto, come avevano
fatto per il pony, che ora riposava vicino ai suoi compagni.
- Senza
toccare l’acqua eh?- mi rimproverò Thorin,
guardandomi dall’alto, mentre ero stesa a terra.
Io ero talmente
senza fiato, che non ebbi l’ardire di controbattere.
- Mi
spiace…- fiatai solamente, lui scosse la testa
allontanandosi e lasciando lo spazio libero a Fili, il quale mi tese
una mano per aiutarmi a mettermi in piedi. Una volta che mi fui tirata
su, mi strinse in un abbraccio stritolatore.
- Fee sono
già senza fiato ti prego.- lo supplicai e lui con un sorriso
mi lasciò andare.
- Sono sicuro che se ti aprissero la testa, ci troverebbero
del Mithril tanto hai la testa dura! Ringrazia che il mio fratellino
non ha fatto passare nemmeno mezzo secondo, prima di tuffarsi a
recuperarti.- mi disse
- Hai ragione- risposi, e mi voltai a ringraziare il diretto
interessato
Kili
però, era già vicino al suo cavallo che parlava
con Dwalin; mi voltai di nuovo verso Fili, che scuotendo la testa
sconsolato mi fece un’alzata di spalle.
Non ero l’unica a pensare che Kee ogni tanto avesse un
comportamento strano.
- Forza
sbrigatevi!- ci apostrofò Thorin già sul suo
cavallo, reggendo le redini del pony recuperato.
- Sì!- rispondemmo in coro io e Fee salendo sui
nostri rispettivi destrieri.
Quando tornammo
all’accampamento, ad attenderci, c’era il resto
della compagnia in evidente stato di agitazione.
- Per
Mahal ma dove eravate finiti?? – esclamò Bofur
venendoci incontro.
- Il pony era fuggito più lontano del previsto
– rispose Thorin, porgendo al nano le briglie
dell’animale in questione.
- Giorni celesti Harerin! Sembra che tu abbia fatto un bagno
nel fiume!- disse Bilbo quando scesi a terra, in effetti ero bagnata
fradicia.
- Fin dove si era spinto?- domandò Gandalf, venendo
verso di noi
- Fino al torrente; ci è caduto dentro, ma per
fortuna è rimasto intrappolato in una diga formata da
detriti- spiegai allo stregone – grazie - aggiunsi poi
rivolta a Nori, che si era offerto di badare al mio pony.
- Sì, e Harerin ci ha convinti che potesse salvarlo
senza cadere in acqua.- disse Dwalin sorridendo ironico.
- E ci sarei riuscita, se non mi fosse arrivato un ramo
addosso!- sbottai io, reprimendo un violento brivido di freddo.
- Sei finita nel fiume per davvero?- Bilbo mi
guardò terrorizzato.
- Sì , ma fortunatamente il mio fratellino si
è prontamente tuffato a salvarla! È stato
grandioso!- esclamò Fili, circondando le spalle di Kili.
Kili
sbuffò sorridendo – non è stato nulla
di che, ho agito istintivamente- disse con noncuranza.
Il che mi fece
rimanere male. Chissà
perché, avevo pensato a chissà quale gesto
cavalleresco; invece probabilmente gli avevo creato solo noie.
- Vieni
mia cara –
Balin nel
frattempo, mi fece accomodare su un tronco davanti al fuoco, in modo
che mi potessi asciugare, mentre Bombur mi diede una ciotola di zuppa
calda; ringraziai entrambi con un sorriso e uno starnuto.
- Istintivo?
Ma se eri fuori di te dall’ansia? Il terrore che potesse
affogare ti ha fatto buttare in acqua come un salmone! Non ho mai visto
una tale rapidità!- replicò nel frattempo Dwalin
divertito
- Ma taci! Avessimo aspettato che ti tuffassi tu, di certo
l’avremmo ripescata direttamente nel Belegaer*!- lo
rimbeccò Kili arrossendo.
- Ora basta- disse con tono fermo Thorin – quel che
è stato, è stato; l’importante
è che stiamo tutti bene. Forza Kili vai a scaldarti e a
mangiare qualcosa. Dori fai tu per piacere il primo turno di guardia.-
ordinò poi
Mentre tutti si
sistemavano nei rispettivi giacigli, Kili si sedette sulla parte di
tronco vicino a me, con una ciotola fumante in mano.
- Kili, ti
ringrazio davvero per avermi salvata oggi. Mi spiace averti creato
problemi.- gli dissi, appoggiando la mia scodella ormai vuota per
terra.
Lui scosse il capo
dopo aver preso una cucchiaiata di brodo.
- Non ti
scusare, avevi ragione, chiunque di noi sarebbe stato ancora di
più in difficoltà rispetto a te.- mi
consolò, e finalmente mi regalò uno di quei caldi
sorrisi che mettevano in pace il mio animo, da qualsiasi tormento fosse
afflitto.
- Già, ma non fosse stato per te, probabilmente
domani sarei stata il bottino di qualche peschereccio a Tharbad**-
Kili rise – beh, penserebbero di aver pescato una sirena che
finalmente esaudirà i loro desideri- scherzò,
ingollando un boccone di pane intinto nella zuppa.
- Kee seriamente, grazie. Non scherzavo quando ho detto che
sei un eroe - gli dissi guardandolo seria, lui sorrise.
- È un piacere- rispose solamente, tornando poi a
fissare le fiamme del falò – sono sempre qui per
te lo sai - aggiunse.
Io sospirai
annuendo, e poggiata la testa sulla sua spalla, mentre lui finiva il
pasto, mi concessi di chiudere gli occhi e di vedere il brillio del
fuoco da dietro le mie palpebre
* Il Grande Mare
a ovest della Terra di mezzo
**
Città mercantile in prossimità dell'Inondagrigio
Spazio
Autrice:
Odio
i film demenziali e mal sopporto quelli per adolescenti con
protagonisti animali, ma non pensavo dover essere additata come fossi
l'anticristo per questo! Manco avessi detto che odio Dragonball o che
vorrei che Carl Grimes morisse tra le più atroci sofferenze!
Ah no... aspettate, questo in effetti lo penso =D Sono iniziati gli
episodi nuovi di The Walking Dead, non so se si nota :) assieme a
Grey's anatomy, The Originals e The vampire diaries (odio i libri, ma
adoro il telefilm). Mi mancano solo la nuova stagione di Hannibal e di
Games of Thrones e potrei esplodere dalla felicità!
Anyway, passando alla
storia; questo simpatico capitolo è nato da una singola
frase: “Poi uno dei pony si spaventò per un
nonnulla e si imbizzarrì. Corse fin dentro al fiume prima
che riuscissero a catturarlo”. Quindi, grazie mille Mr.
Tolkien! Non è nulla di che in realtà, ma volevo
arricchire la trama principale con qualcosa di diverso e di partorito
dalla mia mente, e così eccoci qui. Quando scrivo capitoli
d'azione sono sempre dubbiosa se le descrizioni che uso si capiscano,
quindi, se qualcosa non è chiaro fatemelo presente, visto
che non sarà l’ultimo che devo scrivere.
Vi sto anche
farcendo, come un piccolo tacchino, di dubbi sulla nostra Harerin; cosa
abbastanza sadica, ma necessaria. Comunque, placate gli animi,
perché nel prossimo capitolo vi saranno svelate molte cose;
non tutte, sia chiaro, ma abbastanza per non farmi lapidare prima che
io abbia il colloquio di lavoro (fatemi l'imbocca al Warg)
Passiamo ai
ringraziamenti… Gente, vedere le recensioni salire a 13, e
il contatore delle letture schizzare alle stelle, cosa può
fare, se non riempirti di gioia immensa? Riempirti di gioia
incommensurabile! Quindi grazie, cento volte grazie, perché
in realtà, siete voi a trainare questa storia!
Il
giorno seguente, ringraziando Vána*,
la pioggia era cessata del tutto; al suo posto c’erano delle
nuvole basse, che coprivano tutto l’orizzonte; nuvole che si
alzarono solo al calar della sera, quando decidemmo di fermarci su
un’altura nel regno di Rhudaur**. Fu lì, che
per la prima volta
dopo giorni, ebbi l’occasione di intrattenere una
conversazione
con il nostro scassinatore. Ero seduta vicino al
fuoco, intenta a
gettarvi piccoli ramoscelli per tenerlo vivo; Kili di fianco a me,
puliva il fornelletto della pipa con il suo coltellino, Fili invece,
seduto alle mie spalle, fumava, così come Gandalf appoggiato
ad
una roccia conca. Thorin dormiva, seduto
con la schiena
appoggiata alla parete della rupe, che ci faceva da riparo, mentre
Balin, in piedi, aveva lo sguardo perso nei suoi pensieri. Bilbo invece osservava
l’orizzonte scuro stagliarsi sotto di noi, mentre dava una
mela
di nascosto (pensando di non essere visto) al suo pony. Una volta che
l’animale consumò soddisfatto il suo spuntino, ci
raggiunse anche lui intorno al focolare; si sedette davanti a me e
sospirò.
-
Qualcosa non va Bilbo?- chiese Fili -
No nulla di che,
se non contiamo Bombur che russa come un Troll di montagna –
disse, gettando uno sguardo al nano che se la dormiva della grossa
– stavo guardando il paesaggio in realtà; lo
trovo…
desolante.- spiegò con un vago cenno della mano come a
minimizzare ciò che aveva detto. -
Non ci sei solo abituato, il paesaggio della Contea
è ben diverso –commentai ,osservandolo attraverso i guizzi
delle fiamme. -
Già
è decisamente diverso – sospirò
nuovamente
malinconico, poi mi guardò imbarazzato.
Io sorrisi – Non ti devi vergognare di essere nostalgico di
casa
tua. Ho potuto ammirare la bellezza della Contea, quando
l’abbiamo attraversata, e ti posso dire, che ha profondamente
toccato il mio cuore. I colori sono talmente intensi, da rendere grigio
qualsiasi altro posto.- gli dissi e lui mi guardò con
gratitudine. -
Sì la Contea è stupenda-
affermò, con una ben udibile nota d’orgoglio.
Poi per un pò rimanemmo tutti nuovamente in silenzio, Bilbo
guardava il fuoco, ma ogni tanto mi gettava uno sguardo di sottecchi.
Sembrava voler dire qualcosa, ma non trovare il coraggio per farlo; io
feci finta di niente, anche quando lo vidi aprire e chiudere la bocca
più volte, finchè finalmente non trovò
le parole
giuste, o meglio... il giro di parole.
-
È… è strano per un nano
amare così
tanto gli spazi aperti; sapevo che preferissero la caverne delle
montagne, e i luoghi sotterranei con poca luce. È veramente
particolare, sìsì - disse con una noncuranza
tale, che
non potei trattenermi dal ridere. -
Ho detto qualcosa
di buffo?- chiese allarmato guardando prima me e poi i due fratelli,
che sghignazzavano anch'essi. -
Bilbo, sono
giorni che vedo spuntare nei tuoi occhi, quando mi guardi, la domanda
che non osi farmi! Ti prego, non ho segreti per i miei compagni, chiedi
pure.- lo incoraggiai
Lo vidi pensare, fare
per parlare e
poi fermarsi di nuovo; guardò verso Gandalf in cerca di
conferma, il quale gliela diede con un lieve cenno del capo. Solo
allora, finalmente, si decise a trasformare i suoi pensieri in parole.
-
Mi stavo
chiedendo… il.. ecco vedi sei diversa dai nani.
Cioè,
ovviamente sei diversa dai nani maschi, perché sei una
femmina-
iniziò a dire, provocando nuovamente, uno scoppio di risa
sommesse sia di Kili che di Fili – ma credo che tu sia
diversa in
generale; senza contare poi, che il giorno in cui ti ho conosciuta, ti
sei presentata come Harerin figlia di Harael; eppure, ti ho sentita
distintamente più volte, chiamare Thorin padre e per
cui…- si interruppe leggermente imbarazzato
dall’interrogatorio che stava compiendo. -
È logico che tu ti sia posto delle domande, e hai
ragione. Non rientro di sicuro nei normalicanonidella
razza nanica - dissi con tranquillità, poi presi
fiato e
aggiunsi – il fatto è, che io sono per
metà nano e
per metà elfo-
A quel punto,
l’Hobbit
sgranò talmente tanto gli occhi, che fui pronta a prenderli
al
volo, nel qual caso gli fossero schizzati via dalle orbite. Quando si
ricompose mi disse – non ne ero, per nulla certo, ma in
effetti
lo avevo pensato; visto il tuo…- si fermò di
nuovo alla
ricerca delle parole adatte.
-
Aspetto?- gli suggerii io sorridendo, e lui annuì.
Mi voltai verso lo scudo
di ferro
lucido, che era appoggiato in verticale ai piedi di Thorin, osservando
il mio riflesso deformato.
Come dargli torto infondo? I miei capelli erano
quasi del tutto
lisci, se non si considerava quella leggera ondulatura sulle punte, e
soprattutto, erano talmente biondi da apparire bianchi; li tenevo
costantemente legati in una lunga treccia, che partiva dalla
sommità del capo fino alle scapole. Nessun nano, o nana,
aveva
capelli del genere, e nemmeno la mia struttura esile e flessuosa, o la
mia agilità. Gli unici tratti, che avevo ereditato dal gene
nanico erano stati: l’altezza (anche se ero solo 5 cm
più
bassa di Kili, il quale era già molto alto per la
categoria), la
pelle abbronzata dal sole e gli occhi verde bosco di mia
madre.
Tornai a guardare
l’Hobbit che mi osservava aldilà del fuoco.
-
Permettimi di
raccontarti le mie origini, e credo che così,
avrò
risposto a tutte le tue domande.- gli dissi.
A quel punto, Bilbo si rilassò in attesa di ascoltare e Kili
mise via la sua pipa, appoggiandosi comodamente al masso dietro di lui;
mentre Thorin continuava a dormire e Fili, Gandalf e Balin stavano ad
ascoltare anch’essi.
-
Mia madre,
Thaneryn, partecipò alla grande fuga del nostro popolo da
Erebor, e fu durante il viaggio che ci portò sull'Ered Luin***
che conobbe mio padre, e rimase incinta di me. Non conosco nulla di
più su di lui; so che era un elfo, questo è
certo,
proveniente da ovest, oltre le Terre Selvagge;
non rimase assieme a lei, e probabilmente non seppe mai della mia
esistenza. Così mia madre si ritrovò da sola, ad
aspettare un figlio; ma Mahal volle essere generoso con lei e con me.
Harael, il capo delle guardie del defunto Re sotto la Montagna,
che da sempre era innamorato di lei; nel momento del
bisogno, e nonostante il figlio non fosse il suo, decise di prendersi
cura di entrambi - sospirai appoggiando il mento sul palmo aperto della
mano. -
Divenne il tuo
padre adottivo in sostanza.- disse Bilbo, sedendosi un po’
più verso sinistra, per evitare il fumo che aveva
cambiato
direzione e ora soffiava verso di lui. -
Sì, gli
devo molto se non tutto; quando mia madre mi diede alla luce, non
sopportò il lungo parto, che sfiancandola, la uccise poco
dopo;
quindi, non fosse stato per Harael, sarei rimasta orfana.- spiegai
– lui mi crebbe e non fu affatto facile. Per quando fosse un
nano
rispettato e amato da tutti, la comunità faceva fatica ad
accettare me- -
E per quale motivo?- esclamò Bilbo incredulo
Io sorrisi mesta,
girandomi
nuovamente verso lo scudo – per via del mio aspetto. Chi
ancora
non conosceva la storia di mia madre, facilmente riusciva ad intuirla.
I nani e gli elfi non sono mai andati d’accordo; in modo
particolare, dopo che ci abbandonarono nel momento del bisogno. Harael
però, non diede mai peso alle maldicenze altru,i e
continuò per la sua strada. Mi amò molto, come se
davvero
fossi stata figlia sua.- raccontai
Kili al mio fianco si
mosse,
appoggiando gli avambracci sulle cosce e intrecciando le dita;
dall’odore di erba pipa, capii che Fili aveva ripreso di
nuovo a
fumare.
-
Soffrii
enormemente per la mia diversità, soprattutto nei miei primi
anni, e il mio desiderio di essere accettata, provocò la
morte
di mio padre- ammisi con sincerità - Un giorno, durante un
forte
temporale, uno dei giovani nani del villaggio dove abitavano, promise
di diventare mio amico se fossi entrata nella vecchia casa diroccata di
Uriul –
Mi interruppi sorridendo amaramente, al ricordo dell’aria
falsamente sincera di quel ragazzo e della sua promessa
– quando fui dentro, un fulmine colpì la grande
quercia
davanti l’abitazione, facendola schiantare sopra di essa;
l’albero e la casa presero fuoco e io vi rimasi intrappolata.
Mio
padre venuto a sapere della cosa, venne a salvarmi e mentre mi portava
al sicuro, un grosso ramo consumato dalle
fiamme gli cadde addosso;
morì una settimana dopo - -
Harerin basta
così! Non avrei mai dovuto farti quella domanda!- mi
interruppe
Bilbo con aria affranta e addolorata, ma io scossi la testa. -
No, va bene
tranquillo; sono passati tanti anni e io ho superato la cosa - lo
rassicurai prima di riprendere - In punto di morte, Thorin
venne
a far visita al suo vecchio commilitone; fu lì, che mio
padre
gli chiese di prendersi cura di me. Così da allora ho
abitato
con lui, sua sorella Dis, Fili e Kili. Mio padre mi ha amato, ma temo
di non aver ricambiato abbastanza il suo affetto.- conclusi con un
sospiro tremolante. -
Tuo padre era
orgoglioso di te. Non ti ha mai ritenuta responsabile per
quell’incidente, e anzi, era affranto per non aver saputo
aiutarti contro la stupidità del villaggio -
Io mi voltai verso
Thorin che mi osservava con occhi vigili; evidentemente era sveglio da
un bel po’.
-
Sapeva quanto lo
amavi. Sei rimasta accanto a lui giorno e notte prima che morisse, e
passò un’intera settimana, prima che tu ti
decidessi a
mangiare qualcosa dai funerali; Dis era disperata. –
ricordò il nano con un sorriso - Harael sarebbe fiero, di
vedere
la nana che sei diventata. Così come lo sono io.- disse,
guardandomi con una scintilla dietro ai suoi occhi azzurri.
Io incapace di parlare
annuii, mordendomi il labbro inferiore che aveva preso a tremare.
-
Anche noi lo
siamo, tutti noi.- rincarò Kili, mentre lui e Fili mi
stringevano in un abbraccio affettuoso.
Bilbo, Balin e Gandalf
mi guardarono sorridenti. In quel momento fui
sicura, che sia mio padre, che mia madre, dalle grandi aule di Mandos****, erano
sereni e felici nel vedermi finalmente così amata.
*
Vàna la Sempregiovane, una delle regine dei Valar e Signora
della Primavera ** Il regno più
orientale dell'Eriador, lì si trova anche la foresta dei tre
Troll *** Altro nome
dei Monti Azzurri **** Luogo
di attesa presieduto dal Valar Nàmo,
dove le anime si attardano prima di reincarnarsi nel loro discendenti
Spazio
Autrice:
Ora,
mezza comunità Elfica, mi sta cercando per gettarmi
direttamente
nel Monte Fato, e mezza comunità Nanica, vorrebbe usarmi
come
incudine su cui battere il ferro.
Ad entrambe le fazioni, vorrei chiedere scusa, per
aver osato mischiare le due razze e dire anche che ormai è
ora di superare le divergenze! Così,
dopo avervela menata per cinque capitoli, vi ho svelato parte di
ciò che Harerin è. Non so quanto tutta la
faccenda stia
in piedi, ma ho messo tutto il mio impegno per renderla conforme
all'universo Tolkeniano; credetemi. Vi piace il suo aspetto e la sua
storia comunque? Ditemi! Ditemi!
Alla vostra sinistra trovate una cassetta di petali di rosa, alla
vostra destra dei pomodori marci... scegliete cosa scagliarmi dunque! Vi
chiedo scusa
poi, se ho deliberatamente preso una scena del Film e l'ho girata a mio
favore (tanto la storia di Thorin la sa perfino il mio gatto). Quindi,
per chi si faceva mille fisime mentali, ora sa, che Harerin e i due
fratelli non hanno nessuno tipo di parentela; per chi tifava una incest
mi spiace ma non era nei programmi. In
realtà, come ha detto Bilbo, nel primo capitolo ve l'avevo
gettato lì il dubbio, nel momento in cui Harerin si era
presentata come figlia di Harael; ma a ben pensarci, poteva essere
anche il nome della madre (questi nomi nanici sono difficili da
"sessizzare"). Vorrei
annoiarvi ancora con un episodio che mi è successo un paio
di
mattina fa, ma è più pertinente raccontarvelo al
prossimo
capitolo. Non
mi resta
che ringraziarvi di cuore e mente, per ogni vostra lettura, ogni vostra
recensione e ad ogni aggiunta tra i preferiti,ricordati e seguiti. A
voi va tutto il mio affetto e la mia più sincera
gratitudine; ad
ogni aumento del contatore il mio cuore si riempie un pò di
più di felicità! Quindi continuate ad
alimentarlo, che se
scoppia non fa nulla!
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. Temo che il prossimo capitolo sarà accompagnato da un
mio
disegno, chiedo venia ai vostri occhi già da adesso.
Con
il trascorrere dei giorni, e l’avvicinarsi del confine con le
Terre Selvagge, iniziavo a chiedermi sempre più spesso,
quando i giorni tranquilli sarebbero finiti, e cominciati invece quelli
turbolenti. Ovviamente, nel momento
in cui il mio quesito ebbe risposta, rimpiansi amaramente di essermelo
posto, e ciò, successe più precisamente, quando
ci fermammo per la notte vicino ad una isolata casa fatiscente. La decisione sul luogo
dove accamparci, presa da Thorin, non piacque a Gandalf, che stufo
marcio della compagnia dei nani (così disse lui mentre a
grandi falcate si allontanava), se ne andò per conto suo,
gettando Bilbo nel panico. Ma se la serata era partita male, poi
andò anche peggio. Ero intenta a guardare
interessata Ori mentre disegnava sul suo taccuino, quando mi si
avvicinò Bofur.
-
Harerin per cortesia, andresti a vedere cosa cavolo stanno
combinano Kili e Fili? Ho mandato Bilbo a portargli la cena, ma
è da allora che non lo vedo; non vorrei che gli
avessero fatto qualche scherzo - disse il nano con un sospiro. -
Mi sto chiedendo da quanto tempo, io sia diventata la loro
balia- replicai affranta alzandomi da terra. -
Probabilmente dal momento in cui hai messo piede a casa
loro!- disse divertito Balin, passandomi accanto. -
Probabilmente hai ragione - convenni con lui ridendo.
Così mi
diressi verso il luogo dove avevamo allestito un recinto per i nostri
pony; i due fratelli infatti, erano stati incaricati di badare ad essi.
Appena il luogo fu a
portata della mia vista, capii che qualcosa non andava; innanzitutto i
pony erano la metà rispetto a prima, e poi, molti degli
alberi che si perdevano lungo il bosco erano stati sradicati con
violenza.
-
Ma che diamine…?- dissi ad alta voce,
avvicinandomi ad un grande tronco abbattuto.
In quel momento qualcosa
sbucò dal folto, centrandomi in pieno; finii a terra e
rapida, estratto un pugnale dal fianco, mi girai, schiacciando a terra
l’assalitore e puntandoglielo alla gola; solo allora mi
accorsi che non era un assalitore.
-
Fee!- esclamai stupita.
Il nano sotto di me
sospirò sollevato, e io mi sentii sollevare mentre il suo
torace si gonfiava – Grazie a Mahal, Harerin!-
-
Ehi voi due! Non mi sembra il luogo, né
il momento adatto per questo!-
Alzando lo sguardo vidi
Kili, che offertami una mano, mi tirò in piedi.
-
Ragazzi mi spiegate cosa succede?- domandai confusa
– e Bilbo dov’è?- -
Beh vedi, c’è stato un piccolo
inconveniente..- mi disse Fili una volta rimessosi in piedi anche lui. -
Che genere d’inconveniente?- indagai io, seguendoli
dirigersi verso l’accampamento. -
Nulla di che eh! Lo abbiamo solo mandato in avanscoperta;
sono stati rubati due pony e ci siamo messi sulle tracce del ladro-
spiegò Kili con tono affrettato. -
Bilbo ha il passo molto leggere come tu sai –
aggiunse Fili, stando dietro al fratello. -
Non tiratela per le lunghe! - sbottai io impaziente
– su quali tracce lo avete messo?- chiesi mentre entravamo
nell'accampamento.
Vidi i due fratelli scambiarsi una rapida occhiata. Ok, non era nulla di buono...
-
Deitroll - disse rapido Kili, in un'unica parola e senza
guardarmi.
Io mi fermai di botto
– Troll???? Avete mandato Bilbo, da solo, contro dei Troll??-
esclamai sconcertata fermandomi di botto.
-
Shhhh!!- mi zittì Kili, mulinando le braccia
davanti a sé; ma ormai gli altri si erano già
girati verso di noi. -
Cos’è questa storia?-
Thorin si avvicinò, il profilo aquilino illuminato dal fuoco.
- Zio, alcuni Troll hanno sottratto dei
pony dal recinto; Bilbo sta presumibilmente cercando di recuperarli.
Siamo tornati indietro per avvisarvi, credo che potrebbe avere bisogno
di rinforzi tra non molto - spiegò Fili, cercando di
mantenere un tono….. non colpevole. -
Per la barba di Durin.. nemmeno i cavalli vi possono essere
affidati!- esclamò Thorin esasperato – Recuperate
le armi, andiamo ad occuparci di questi Troll - ordinò.
E così,
strisciando nel folto del bosco, la nostra compagnia, guidata da Kili e
Fili, si avvicinò sempre di più
all’intensa luce dell’accampamento Troll;
finchè, a qualche metro da esso, si iniziarono a sentire
delle voci alterate.
-
Mente!- esclamò una voce acuta e stridula
– tienigli le dita dei piedi sul fuoco, finchè non
parlerà!-
Finalmente ci appostammo nei bassi cespugli attorno allo spiazzo; i
Troll erano tre, brutti e stupidi come si conveniva alla loro razza.
Uno di essi in quel momento, teneva Bilbo per i piedi, e lo stava
pericolosamente avvicinando, alle fiamme del grande falò che
avevano acceso; dal canto suo, l'Hobbit, poteva fare ben poco, se non
agitarsi inutilmente nella stretta. Fu in quel
momento, quando i capelli di Bilbo erano quasi a contatto con il fuoco,
che Kili, ad un cenno di Thorin, corse allo scoperto e con due fendenti
ai polpacci fece crollare a terra il Troll che aveva parlato poco prima.
-
Lascialo andare!- intimò poi, a quello che stava
tenendo Bilbo e io ammetto, che nel vedere lo sguardo di Kili,
così sicuro e determinato, il mio cuore perse un battito.
- Cosa?- rispose quello
- Ho detto...- ripetè Kili roteando la sua spada - lascialo
andare- concluse con un sorriso feroce.
Il Troll emise un
ringhio e lanciò letteralmente il povero Hobbit contro Kili,
il quale, cadde all'indietro sotto il suo peso. Dopo di che, Thorin ci
fece cenno di uscire tutti allo scoperto, e così ci
lanciammo. Io scattai
verso quello più vicino, spada e pugnale alle mani; con una
veloce torsione del busto, per prendere più potenza, lo
colpii alla mano; il Troll gridò, calando un pugno con
l’altro braccio, che venne però prontamente bloccato da Bombur, che
brandiva un’enorme martello.
Lasciato il nemico alle sue cure, e a quelle di altri quattro dei miei
amici, gli passai sotto le gambe, dirigendomi verso Thorin e Balin, che
combattevano come leoni fianco a fianco.
Fermai un calcio diretto al più anziano, infilzando il
pugnale nella pianta del piede del Troll; il quale, saltellando
dolorante, perse l’equilibrio cadendo di schiena e venendo
subito preso d’assalto.
-
Così mi farai sentire di peso bambina mia - disse
Balin, io risi dandogli una pacca affettuosa sul braccio.
-
Harin dammi una mano!- gridò Kili alla mia destra.
Mi diressi veloce verso di lui, aggirando l’enorme
falò; lo vidi alle prese, assieme a Fili, Gloin e Bifur, con
uno dei tre Troll che aveva catturato Ori.
-
Dwalin l’ascia!- gridai al nano che stava
martellando di colpi un altro avversario; mezzo secondo dopo, vidi
volare verso di me l’arma in questione.
Poi, presa la rincorsa, saltai su una roccia e da lì sulla
testa di Gloin; ignorando le sue proteste mi diedi la spinta e arrivai
sulla capoccia del Troll.
- Scendi di lì!-
strillò quello, alzando la mano libera per afferrarmi; io,
brandendo l’ascia, saltai sull’avambraccio
dell’altra mano stretta a pugno, e calai l'arma.
Il Troll per il colpo, abbassò il braccio fino a terra, poi
con un fendente di spada, Fili fece in modo che aprisse la mano e
lasciasse andare Ori. Sfortunatamente la
creatura, per il dolore, scrollò violentemente la mano; io,
ancora in bilico su di essa, persi l’equilibrio cadendo a
terra; a momenti non finii schiacciata dal suo enorme piede, e
rotolando su me stessa per evitarlo, mi fermai a pochi centimetri dalle
braci ardenti, fissandole spaventata.
Non mi ero accorta di essere così vicina.
-
Harin tutto bene?-
Una mano mi
afferrò sotto l’ascella tirandomi in piedi, io
guardai ancora confusa il fuoco prima di voltarmi verso Kili e annuire.
-
Sì Kee- ansimai sorridendo. -
Ottimo lavoro!- esclamò allora lui allegro, poi lo
vidi cambiare espressione di colpo – Bilbo!!-
gridò scattando. -
Kili no!- gli ordinò Thorin e il nano si
bloccò.
Io giratami vidi Bilbo,
tenuto per gambe e braccia, da due dei tre Troll; sembravano
pronti a tirargliele via.
-
Giù le armi - ci intimò uno dei tre
– o gliele stacchiamo!- minacciò.
Io guardai la faccia
terrorizzata dell’Hobbit e poi quella di Thorin, il quale, un
istante dopo, piantò la sua lama a terra; seguito poi dal
resto di noi. Fu così, che
poco dopo, ci ritrovammo per metà, ad arrostire su un grande
spiedo sopra al fuoco e per metà, chiusi in sacchi, da cui
ci spuntava solo la testa; nel frattempo, i Troll stavano discutendo
amabilmente su come cucinarci.
-
Grandioso.. e adesso come ce ne tiriamo fuori??- chiesi io,
dimenandomi nel mio sacco, con il risultato di dare un calcio sul naso
a Bombur che gemette di dolore – oh scusami!- dissi,
smettendo di agitarmi all’istante – Kee
è il mio sedere quello che stai toccando..- sibilai subito
dopo al nano, che trasalì di colpo e inveì,
facendo finta di niente, contro Oin.
Io lasciai andare la
testa all’indietro seccata, accorgendomi che dietro di me
c’era Thorin.
-
Padre hai qualche idea?- gli chiesi speranzosa. -
No Harerin...- rispose lui – ci sto pensando
però - aggiunse.
Con un sospiro guardai
il cielo sopra di me.
-
Si sta rischiarando.. tra un po’
albeggerà- commentai distratta. -
Cosa?-
Mi voltai verso Bilbo,
chiuso nel sacco vicino al mio, e con un cenno del capo gli indicai il
cielo – sta diventando azzurro, l’alba è
vicina - ripetei, e vidi i suoi occhi illuminarsi.
-
Aspettate!- gridò rivolto ai Troll, guadagnandosi
così la loro attenzione – state commettendo un
grave errore!- aggiunse. -
È inutile parlare con loro! Sono del tutto
idioti!- esclamò Dori. -
E allora noi cosa siamo?- chiese ironico Bofur mentre girava
sullo spiedo. -
Io stavo parlando del condimento- spiegò Bilbo
saltellando con il suo sacco.
Io lo guardai
stralunata, e adesso cosa centrava la cucina??
-
Li avete annusati? Ci vuole qualcosa di più forte
della salvia per cucinarli!- continuò l'Hobbit.
Iniziavo seriamente a pensare , che il
nostro caro Signor Baggins, fosse andato fuori di testa;
senonchè la sua veemenza sembrava avere scopo ben preciso. Ma, al momento, dovevo
essere sincera, non sembrava che stesse affatto portando a grandi
risultati... qualsiasi fosse il fine.
Infatti dopo aver suggerito ai tre di spellarci prima di cucinarci, uno
di essi, per nulla convinto di quello che diceva l’Hobbit,
prese Bombur per i piedi con l’intento di mangiarselo crudo.
-
Ehi mettilo giù!- gridai io -
No quello no! È infetto!- si precipitò
a dire Bilbo – ha dei vermi nelle sue…. Tubature!-
aggiunse, perplesso egli stesso per quello che aveva detto.
No ok… Bilbo
aveva sicuramente in mente qualcosa, e centrava con quello che avevo
detto io prima.
Mentre lui esclamava, per l’ennesima volta, che erano del
tutto pieni di parassiti da fare schifo, e gli altri controbattevano a
gran voce, difendendo la loro perfetta salute, finalmente capii. L’Hobbit stava
prendendo tempo! Gli avevo detto che era quasi l’alba! E i
Troll all’alba si trasformano in pietra. Quindi, quasi nello
stesso momento, sia io che Thorin, prendemmo a calci i nani che
continuavano a dar contro a Bilbo; a quel punto, quando anche loro
capirono il gioco, ci fu una gara a chi aveva i vermi più
grossi.
Però, con somma sfortuna, quello che sembrava essere il capo
non se la bevve.
-
E cosa ne dovremmo fare secondo te di questi?-
domandò ironico all’Hobbit – lasciarli
andare?- disse piantandoglisi davanti. -
Beh sì- affermò il mezz’uomo
con semplicità. -
Ho capito a che gioco stai giocando sai? –
esclamò il Troll – questo ci ha presi per
stupidi!- disse arrabbiato. -
Beh lo siete di certo, razza di troglodita!- esclamai io
arrabbiata che iniziavo ad averne abbastanza. -
Ah sì?- disse quello rivolto a me, facendo per
chinarsi ed afferrarmi.
In
quell’istante, mentre la mano si faceva sempre più
vicina, la voce di Gandalf risuonò nell’aria.
-
Che l’alba vi colga tutti!- sentii urlare e dopo di
che, vidi la luce del sole inondarci tutti.
La mano
continuò ad avanzare verso di me e temetti seriamente di
rimanere schiacciata sotto di essa, ma per fortuna, si
trasformò in pietra a pochi centimetri dalla mia faccia. Così, fra le
risate generali venimmo liberati; Kili e Fili mi tirarono fuori da
sotto l’enorme mano, e sciolsero il nodo del mio sacco.
-
Ce la siamo vista brutta eh?- dissi io con un sorriso. -
Come sempre!- esclamò Fili, circondando con un
braccio le mie spalle, e con l’altro quelle di suo fratello. -
Ehi non voglio beccarmi i vostri parassiti - dissi con finto
disgusto. -
Ma senti questa- mi canzonò Kee, colpendomi il
fianco con il dorso della mano.
Io ridendo mi voltai a
guardare l’Hobbit.
-
Ottima mossa Bilbo! Ti giuro che all’inizio pensavo
fossi impazzito! Sulle prime, non avevo proprio capito che stessi
prendendo tempo - gli dissi, sinceramente colpita dalla sua astuzia. -
Oh beh.. sei stata tu a darmi il suggerimento in
realtà- rispose imbarazzato, però con un mezzo
sorriso di compiacimento. -
Deve esserci una grotta, dove si rifugiavano i Troll di
giorno, da queste parti - esclamò a quel punto Thorin
interrompendoci – seguitemi! - ordinò facendo
strada.
"Grotta di Troll? Bleah" pensai prima di seguire gli altri nella
foresta.
Spazio Autrice:
Pessimo
inizio di settimana se volete saperlo, quindi, se il capitolo ne
risente chiedo perdono!
Seguendo la trama del Film, non ho avuto gran modo di mettere mano a
questa scena, che quindi, è praticamente uguale a quella del
grande schermo; ho cercato in ogni caso, di abbellirla con qualche
dialogo e qualche scena di pura fantasia, ma il succo della storia
rimane quello.
Spero abbiate apprezzato lo sforzo ^^" (ho ribattuto questo capitolo
più volte, ve lo assicuro).
Harerin sa combattere bene, ma cerco sempre di metterla in
difficoltà, in modo che non risulti troppo perfetta; tenendo
presente poi, che è una nana e che quindi la sua potenza
è comunque minore rispetto a quella dei suoi compagni.
Per queste scene movimentate, ringrazio Assassin's Creed, per avermi
dato una mano ad ampliare le mosse disponibili conosciute dal mio
cervello! Per ultimo, qui sotto, vi lascio il disegno che ho
fatto; è tutta fantasia, anche se la posa di Harerin l'ho
rubata a Tite Kubo (Bleach).
I ringraziamenti, sono come sempre d'obbligo, a tutti voi che avete la
pazienza di seguire la mia Fic e di recensirla perfino! Lot of love!
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. Ho fatto un errore madornale nel disegno, abbiate pazienza, non ho
mai studiato arte.
Come
aveva detto Thorin, il
rifugio dei Troll non era lontano, solo a una cinquantina di metri da
dove ci avevano catturati. Mentre gli altri si addentravano nel covo,
per vedere quali tesori erano stati accomulati all'interno, io rimasi
all’esterno; sedendomi su di un tronco coperto di muschio,
dove
si era già seduto Fili, intento ad affilare le sue spade.
-
Sei diventata
brava nel combattimento- commentò, mentre io osservavo la
pietra
passare sul filo della lama sprigionando scintille. -
Mai quanto te e Kee. Invidio la vostra coordinazione- gli
risposi
Lo vidi sorridere senza
alzare lo sguardo dal suo lavoro.
-
Siamo fratelli,
ci viene naturale; siamo cresciuti assieme, allenandoci fianco a fianco
dopotutto- spiegò con semplicità. -
Già...- assentii sommessamente, guardando una
scintilla spegnersi sul mio stivale. -
Ehi che c’è?- domandò Fili,
fermandosi, e dandomi un buffetto sul ginocchio. Io sorrisi –
mi sarebbe piaciuto avere dei fratelli, o delle sorelle - ammisi con
una scrollata di spalle. -
Scusa e noi chi
siamo? - replicò lui, inarcando le sopracciglia bionde - Tu
sei
la mia sorellina! Da quando sei arrivata con Thorin, sei una di famiglia!- esclamò fingendosi
offeso, ma sorridendo apertamente. -
Perdonami, hai
ragione. Ho due fratelli meravigliosi- replicai, arricciando il naso
con una smorfia divertita. -
Ah, dubito che i
tuoi sentimenti per Kee si fermino a quel livello però...-
replicò con leggerezza. -
Cosa!?- lo guardai scandalizzata sentendo le guance andarmi a
fuoco. -
Guarda che li ho
notati i tuoi occhi quando lo guardi, prendono una lucentezza diversa;
e poi, secondo me, qualche pensiero sconcio te lo sei già
fatto
- rispose ammiccando malizioso. -
Fee!- esclamai,
mollandogli un pugno sullo spallaccio di cuoio, mentre il nano si
metteva a ridere di gusto. -
Sono contento; per lui intendo.- aggiunse poi con
un dolce sorriso. -
Ma figurati...-
brontolai io, abbassando lo sguardo sulle foglie secche a terra, e
prendendo a pestarle con la punta del piede. -
Ahhh la mia
Harin- disse attirandomi a sé divertito, e stampandomi un
bacio
tutto barba sulla tempia.
In quel momento, mentre
ancora
fissavo il suolo, mi resi conto che le foglie avevano preso a tremare
leggermente; mi raddrizzai allerta.
-
Che c’è?- domandò Fili,
allarmato dal mio improvviso cambiamento. -
Shhh - lo zittii io mettendomi in ascolto, avvertivo un
rumore in lontananza.
Scattai in piedi
voltandomi verso
l’ingresso della grotta, davanti al quale, gli altri, stavano
facendo la conta di quello che avevano trovato all’interno.
-
Sta arrivando qualcosa!- urlai.
Thorin mi
guardò – da dove?- chiese.
-
Est, è vicino!- risposi pronta, sfoderando la
spada e passandone al contempo una a Gloin. -
Presto! State uniti e brandite le armi!- esclamò
Gandalf, che stava conversando con Bilbo.
Formammo subito un
cerchio unito, le
armi pronte, quando dal folto della foresta sbucò
un’enorme slitta trainata da conigli; la quale, si
fermò
proprio in mezzo a noi.
-
Armi! Fuoco! Assassini!- esclamò il guidatore.
Il primo pensiero, che
elaborai quando guardai l’uomo in questione, fu…
Bizzarro. La faccia era ricoperta
in parte da
licheni e muffa, aveva uno strano cappello calato sulla testa, e un
naso tutto bitorzoluto sormontato da un paio di occhietti azzurri
elettrici.
-
Radagast!- disse
Gandalf sollevato andandogli incontro – questo è
Radagast
il bruno, uno dei Cinque grandi stregoni- ci informò.
L’interessato
lo guardò quasi sorpreso di trovarlo lì.
-
Cosa diamine ci fai qui?- gli chiese lo stregone grigio. -
Gandalf! Ti stavo
cercando!- rispose concitato quello –
c’è qualcosa
di sbagliato! Di incredibilmente sbagliato- lo avvisò.
Gandalf, lo
guardò incuriosito facendogli cenno di proseguire, ma quello
sembrava aver scordato cosa avesse da dirgli.
-
Oh cavolo, me lo
sono dimenticato; avevo un pensiero proprio qui sulla punta della
lingua!- disse aggrottando le sopracciglia.
Io e Fili ci guardammo
con due identiche espressioni preoccupate.
-
Oh no, non
è un pensiero. E' solo un vecchio, stupido –
sbiascicò, mentre il grigio gli tirava fuori dalla bocca
qualcosa – insetto stecco – concluse, prendendo in
mano
ciò che Gandalf gli porgeva.
A quel punto, il nostro
stregone
prese il suo amico per le spalle, conducendolo lontano, e chiedendoci
di avere un attimo pazienza mentre gli parlava. Io mi avvicinai a
Thorin, notando, che sul fianco, portava una spada nuova.
-
E quella?- gli chiesi incuriosita.
Lui si guardò
la cintola – era nella caverna dei Troll- rispose laconico.
Io la guardai
più da vicino
– ma questo non è Sindarin? – dissi,
indicando le
iscrizioni elfiche sul fodero e sull’elsa, e guardando il
nano
con le sopracciglia inarcate.
Thorin assunse un’aria di sommo disappunto, dandomi ragione,
e a quel punto gli sorrisi.
-
Perché ridi?- mi chiese burbero. -
Nulla. Pensavo che ogni tanto metti da parte la tua
testardaggine- risposi trattenendo a stento una risata. -
E’ solo una spada… la mia testardaggine
non centra nulla- mi rimbeccò lui piccato. -
Certo, certo- risi io.
Thorin mi
scoccò un'altra occhiataccia.
-
Ma anche se sei
un gran testardo, ti voglio bene lo stesso padre - aggiunsi e vidi sul
suo volto distendersi un sorriso; uno di quelli rari, che amavo con
tutto il cuore, perché lo facevano sembrare meno tormentato.
-
Chissà di cosa staranno parlando- mi disse poi,
accennando ad un punto oltre le mie spalle.
Io mi voltai a guardare
in direzione
dei due stregoni; in quel momento, Radagast, stava passando un involto
a Gandalf, con mani tremanti. Quando mi soffermai a guardare
l’oggetto avvolto nel drappo, il mondo sparì per
un
attimo, e un secondo dopo, mi ritrovai sorretta dalle braccia di
Thorin.
-
Harerin! Che cosa è successo?- mi chiese
preoccupato.
Io lo guardai confusa
– niente... – soffiai – nulla
davvero… sto bene..- replicai con più voce.
Thorin mi
fissò, sapevo
che non mi credeva, e mi avrebbe sicuramente chiesto ulteriori
spiegazioni, se nella foresta non fosse riecheggiato un ululato.
Guardai Thorin, il quale ebbe solo il tempo di formulare
un’unica
parola, prima che questa si materializzasse in carne ed ossa in mezzo a
noi…
Warg. Il grosso animale
balzò
dall’alto, ringhiando e aprendo le fauci; Thorin mi spinse di
lato, mentre estraeva la sua spada, che calò sulla testa del
lupo, fracassandogli il cranio.
-
Kili, usa l’arco!- urlò poi rivolto al
giovane nano.
Con rapidità Kili fece come gli era stato detto, scoccando
una
freccia, che si incassò proprio in mezzo agli occhi del
bersaglio, facendolo rovinare a terra dove Dwalin lo finì
con un
colpo d’ascia.
-
Un mannaro
ricognitore… - grugnì Thorin, estraendo la spada
dal
cadavere del nemico ucciso – un gruppo di Orchi non
è
lontano- disse guardandomi per avere conferma.
Io annuii, avvertendo un
cupo rimbombo provenire dalla direzione da cui erano arrivati i Warg.
-
A chi hai detto della tua impresa oltre che a noi?-
esclamò Gandalf. -
A nessuno- rispose Thorin. -
A chi lo hai detto?!- disse nuovamente lo stregone
incollerito. -
A nessuno, lo giuro sul mio onore!- replicò il re
con occhi che fiammeggiavano.
Io guardai la scena
spaventata.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo e perchè
Gandalf
fosse tanto agitato; mi voltai di scatto sentendo una mano
calda
afferrare la mia. Kili era al mio fianco; mi guardò annuendo
appena, stringendomela.
Quel gesto bastò a calmarmi; con Kee era sempre stato
così, sapeva ogni volta, esattamente, quando io avevo
bisogno di
conforto.
-
Vi stanno dando la caccia-
Gandalf rispose al quesito che io mi ero posta mentalmente, e
Thorin ad alta voce.
- Ce ne dobbiamo andare – dissi
guardando il mago. -
Non possiamo!-
Tutti ci girammo verso
Ori e Bifur, spuntati da dietro la salita boscosa.
-
I pony non ci sono più! Sono scappati!- ci
avvisò il più giovane spaventato.
Senza quasi accorgermene
strinsi di più la stretta sulla mano di Kili.
-
Ehi andrà bene- mi disse lui, con uno dei suoi
soliti caldi sorrisi. -
Li depisto io!- intervenne a quel punto Radagast. -
Questi sono mannari di Gundabad*!-
replicò Gandalf, girandosi verso l’amico
– ti raggiungeranno!- gli disse. -
E questi sono conigli di Rhosgobel**! Vorrei che
ci provassero!- disse fiero lo stregone bruno.
- Io i conigli me li mangio di solito -
commentò
scettico Gloin, osservando gli animali, che rimasero del tutto
indifferenti all'appetito del nano.
- Speriamo in bene...- sospirò
sconsolato Fili, guardando con le sopracciglia incarcate l'uomo.
- Coraggio! Un pò di fiducia insomma!- dissi io.
Anche se dovevo ammettere che non ero per nulla convinta del piano, ma
non era il momento di fare gli schizzinosi sull'aiuto offerto.
Così, una volta che Radagast fu partito, ci mettemmo tutti a
correre più velocemente che potemmo, verso il limitare del
bosco. * Montagna all'estremo Nord
dell'Ered Luin, principale roccaforte degli Orchi durante la terza era.
**Limitare occidentale di Bosco
Atro, sul fiume Anduin
Spazio
autrice:
Non vi
interesserà sapere che la settimana è finita
bene, ho trovato lavoro :) *fine spazio vita privata*
Quindi.... cosa fare della scena della caverna dei Troll? Nulla!
Convertirla in un lungo dialogo tra la nostra protagonista e due dei
tredici nani!
E' chissà cosa sarà successo ad Harerin quando ha
guardato il pugnale che Radagast ha trovato a Dolguldur... mah! Avete
idee?
Purtroppo non saprei cos'altro dirvi di questo scarno capitolo,
scusate...
Vi avevo promesso,
che vi avrei raccontato una piccola vicessitudine che mi era capitata
una mattina; beh, in sintesi, il mio amato gatto ha morsicato il tubo
di scarico della lavastoviglie (ferma da mesi perchè rotta)
durante la notte; ergo, tutto il liquidume marcio che c'era dentro si
è sparso sul pavimento; ergo la mattina dopo, entrando in
cucina, ho capito perfettamente cosa si provi ad entrare in una caverna
di Troll =D
Detta questa inutilità, vi ringrazio per il sostegno che mi
state dando, leggendo e recensendo, siete la mia piccola riserva di
felicitudine! <3
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. Il prossimo capitolo sarà migliore, promise!
p.p.s. Se avete tempo da perdere, dal mio profilo tramite il bottone
"sito web dell'utente", potete accedere alla mia libreria online su
Anobii; se qualcuno di voi è iscritto al sito e vuole,
può aggiungermi come vicino o amico :) Se non lo conoscete,
e
siete amanti dei libri, fateci un salto, è molto bello.
-Gandalf che strada vuoi
prendere? Ci sono solo le lande
oltre questa foresta! –
Stavamo
correndo
lungo un pendio verso il limitare del bosco; Radagast, alla fine, era
riuscito nell’intento
di depistare gli Orchi, le cui grida però, risuonavano non
molto lontano dal
luogo in cui ci trovavamo.
-Beh… avrei una mezza idea a tal
proposito… ma a tuo
padre non piacerà granchè- mi rispose lui,
superando con un balzo molto
giovanile un tronco abbattuto.
-Questa idea.. può salvarci la
vita?- gli domandai, mentre
raggiunto Balin, lo aiutavo ad andare avanti.
-Sì direi proprio di sì
- assentì
-Allora che gli piaccia o meno, io ti seguo-
dissi seria e lo stregone rise.
Come
già sapevo, una
volta superata la foresta, finimmo in un’ampia distesa, la
quale offriva riparo
solo dietro alle rocce disseminate qua e là. Continuammo
a correre cercando di non farci vedere dal branco di Orchi che stava
inseguendo Radagast; costretti a nasconderci,
a più riprese,
dietro le rocce quando questi ci tagliavano la strada.
Gandalf
mi aveva
detto che sapeva dove condurci, ma al momento mi sembrava che stesse
solo
zigzagando senza meta; mentalmente mi ripetei che dovevo avere fiducia,
non era
uno stupito, né un avventato.
-
Incomincia a stancarmi tutto ciò... - sbottò
Gloin, quando partimmo nuovamente di gran carriera.
Dovete
sapere, che il
nascondino, non è proprio il gioco preferito dai nani; siamo
gente che affronta
a muso duro i nemici; ovviamente, ciò non vuol dire che non
sappiamo quando è
il caso di evitare uno scontro; solo che correre a destra e a manca,
per far sì
di non essere visti, può risultare decisamente frustrante;
se poi contiamo pure
che la lunghezza delle nostre gambe non facilita le cose.
-Ma dove stiamo andando per la barba di
Durin???-
esclamò Dwalin mentre ci fermavamo per l’ennesima
volta.
-Shh!- lo zittì Thorin.
Appiattiti
contro il
fianco di una roccia a spiovente, sentimmo balzare sopra di noi un
mannaro.
La
puzza del suo
cavaliere arrivò dritta alle mie narici e strinsi meglio la
presa intorno
all’elsa della spada.
Vidi
Thorin fare un cenno
col capo a Kili, il quale, incoccata silenziosamente una freccia,
uscì allo scoperto, colpendo
il Warg al petto. Un secondo più
tardi anche io mi staccai dalla parete, lanciando un
pugnale, e fracassando così il corno da caccia, che l'Orco
si stava apprestando a suonare per chiamare rinforzi.
Quello,
colpito poi da
un’altra freccia di Kili, rovinò a terra
direttamente davanti a noi; Dwalin e
Bifur lo assalirono subito, ma non riuscirono ad impedire a lui, e a
quella
dannata bestiaccia, di urlare come maiali scuoiati.
-Hanno cambiato direzione, ci hanno sentititi
- dissi
allarmata, guardando il branco cambiare repentinamente direzione
– Gandalf!- lo esortai.
Lo
stregone si
guardò attorno per un attimo, come per cercare un sentiero
invisibile.
-Correte!- urlò successivamente,
dirigendosi alla nostra destra.
Ripresi
a correre in
mezzo agli altri; Fili al mio fianco e Kili appena dietro di me, con
l’ululato
dei Warg sempre più vicino, e intorno a noi
nient’altro che erba secca, pini e
rocce.
Ma
la nostra fuga durò ben poco; ovvero, fino a quando non ci
risultò chiaro
che eravamo stati circondati.
-Kili abbattili!- urlò Thorin al
nano, che era l’unico
in grado di usare un'arma a lunga gitatta.
Anche
se c’era ben poco da fare,
vidi mio padre, guardarsi intorno
febbrilmente per valutare la situazione; ed io,
che stavo facendo lo stesso, notai subito l’assenza di
Gandalf.
-Dov’è Gandalf?- esclamai
voltandomi a destra e sinistra di scatto.
-Ci ha abbandonati!- disse Dwalin.
“No,
non può essere”
pensai io nel panico, mentre un ringhio sommesso mi faceva voltare e
lanciare
un pugnale.
Questo,
colpì alla giugulare un Orco che si era avvicinato troppo;
l'essere cadde dalla sella e venne schiacciato dal corpo del suo
mannaro, ucciso nel frattempo da Bifur.
Mentre
il nostro
cerchio diventava sempre più piccolo, e i nemici sempre
più vicini, udimmo di nuovo la voce di Gandalf.
-Presto per di qua stolti!- ci
intimò sbucando, non si sa
bene come, da dietro un gruppo di rocce, situate proprio alle nostre
spalle.
Passato
un momento di incertezza, iniziammo a correre verso lo stregone.
-Forza sbrigatevi!- ci esortò
Thorin.
Quando
fui abbastanza vicina, vidi
che fra i massi, c’era un’apertura grande
abbastanza, da consentirci di passare
tutti senza problemi; la parete liscia, che declinava verso il fondo di
quella
che sembrava una grotta, assicurava poi un atterraggio senza
conseguenze.
Quando
arrivai
vicino a Thorin, che presidiava l’ingresso controllando che
tutti ci entrassimo,
mi voltai;
Fili
stava arrivando, ma non vedevo ancora Kili, rimasto
indietro a coprirci le spalle.
I
warg ormai erano
vicinissimi e un sottile senso di panico iniziò ad
avvolgermi.
-Kee!- urlai
-Vieni via!- mi fece coro Thorin –
Harerin entra!- ordinò poi rivolgendosi a me.
-No! – dissi guardando Kili correre
verso di noi.
In quel momento vidi comparire un’ombra alle sue spalle, e prima che Thorin
potesse
urlargli un qualsiasi avvertimento, io mi ero già mossa.
Gli
corsi incontro,
ed estratta una daga da dietro la schiena, la lanciai con tutta la mia
forza;
la lama superò il nano e centrò in pieno petto
l’orco, che, anche se vivo,
rallentò la corsa.
Kili
guardò indietro
per una frazione di secondo, poi
afferrandomi per un braccio, mi portò via con sé
e ci buttammo dentro il
passaggio seguiti da Thorin.
Una
volta arrivati
sul fondo lo guardai.
-Kee stai bene?- gli domandai mentre lo
aiutavo ad
alzarsi.
-Sì, grazie per prima- rispose lui
fermando la presa sul
mio braccio.
-Ben fatto Harerin. A volte fai bene ad
ignorare i miei
ordini; ma che non diventi un’abitudine.- mi disse Thorin.
Io
feci segno di sì
con la testa cercando di riprendere fiato e in quell’istante,
il suono potente
di un corno da cavalleria, riecheggiò all’esterno.
Cosa stesse accadendo fuori
non lo sapevamo; ma dopo poco iniziammo a sentire urla di orchi,
clangore di spade e sibilii di frecce.
Ad
un certo punto, un nemico cadde dentro la grotta e Thorin,
avvicinatosi, gli cavò dal collo il resto di una
freccia spezzata; ne guardò la punta e alzò lo
sguardo.
-Elfi!- abbaiò gettandola a terra.
Ogni
qual volta gli
sentivo pronunciare con tale disprezzo quella parola, provavo una fitta
al
cuore, e maledicevo nuovamente la mia metà non nanica.
Mi
sentivo frustrata, soprattutto perché
non riuscivo ad odiare così tanto quella razza; saranno
stati i geni, o sarà
stato il fatto, che gli unici a potermi dare delle risposte erano
proprio loro.
Accantonati
quei
pensieri, mi voltai verso il cunicolo che proseguiva verso
l’interno, proprio mentre
Dwalin tornava verso di noi.
-Non vedo dove finisce, lo seguiamo?-
domandò incerto
sul da farsi, e a rispondergli fu Bofur, che non ebbe bisogno di
pensarci nemmeno un momento.
-È certo che lo seguiamo!- disse
incamminandosi.
Io
mi avvicinai allo
stregone – Gandalf dove conduce questo tunnel?- chiesi.
Lui
mi fece un caldo
sorriso – immagino, alle tue risposte.- disse ammiccando.
Sgranai
gli occhi e
corsi verso la testa della fila, superando tutti e senza dar peso ai
richiami di
mio padre e di Fili. Agilmente sgusciai rapida tra le rocce,
finchè non uscii in uno
slargo; scesi qualche rudimentale gradino di pietra e fu allora, che la
visione
più bella che avessi mai visto mi si parò
davanti.
In
mezzo ad un
burrone, attorniato dainnumerevoli
cascate e pini lussureggianti, c’era la città che
in Sindarin rispondeva al
nome di Imladris; l’ultima dimora accogliente prima delle
Terre Selvagge.
Gli
occhi mi si
fecero lucidi.
Non
avevo parole per descrivere ciò che provavo,
l’odore dei
pini era così intenso da stordire, e il vento caldo e
asciutto accarezzava
gentilmente la pelle.
Ero
talmente tanto
assorta, che quasi non mi accorsi di essere stata raggiunta anche dagli
altri; che
ora mi attorniavano, guardando il paesaggio come me.
-Harin-
Mi
voltai verso Kili
con il viso acceso dall’entusiasmo – Kee non
è meraviglioso?- gli chiesi,
sorridendo felice.
Lui,
mi fissò per un attimo stupito, poi il suo viso si
distese e l’espressione divenne dolce.
-Sì, bellissimo.- convenne lui
guardandomi.
In
altri casi sarei arrossita davanti a quel volto, ma ero talmente
emozionata, che non ci feci caso.
Solo
quando incrociai lo sguardo di Thorin, sussultai, rendendomi conto che
forse stavo esagerando.
Vergognandomi,
iniziai a seguire il gruppo, che ora stava scendendo lungo il sentiero,
verso la casa di Elrond. Continuai però, a gettare occhiate
furtive al paesaggio; cercando di tenere a mente ogni singolo
particolare di quel magico luogo.
Spazio
Autrice:
Per
la barba di Durin che capitolo obbbbbrobrioso!!! Odio scrivere capitoli
di
transizione! Ma a volte lo devo fare per forza e così eccoci
qui... -.-
Visto
che non trovo niente di interessante da dire su questo capitolo, vi
spoilero che a Imladris, Harerin avrà modo di fare quelle
tanto
sospirate domande e non solo ;) quindi, spero così, di farmi
perdonare questo paio di capitoli del menga! Se volete tirare a
indovinare cosa vuole sapere, siate liberi di tentarci (un pupazzetto
del vostro elfo
o nano preferito in premio!)
Nel
frattempo, ho iniziato a vedere la serie della BBC "Sherlock" e ok,
ammetto di aver visto la prima puntata dopo tutto il fangirlizzare che
ho letto in giro, a ben vedere comunque; mi ha drogata! Anche se, non
me ne voglia nessuno, ma Benedict Cumberbatch non mi fa per nulla
impazzire ^^" in quanto a Martin Freeman me lo sposerei (love the
Hobbit)! =D Quando per caso, facendo zapping, mia mamma è
passata su un episodio a caso, che stavano trasmettendo mesi fa, o
praticamente urlato "ma è Bilbo Baggins!" (mia mamma ha
girato
canale).
Ho
solo qualche problema col doppiaggio... visto che Watson ha la stessa
voce di Richard Armitage, non come Thorin, ma come Sir Guy di "Robin
Hood", nella serie omonima della BBC (viva la BBC) che guardavo anni
fa; giuro che quando mi sono accorta che era lui l'attore mi
è
caduta la mascella! E visto che Sherlock ha la stessa voce di Daryl in
The Walking Dead, o di Inuyasha! Ah, e di nuovo, Watson ha la voce di
Rick Grames sempre in TWD... insomma il mio cervello ha faticato un
pò ad adeguarsi!
Spero
solo che Aidan Turner abbia la stessa voce di Kili anche in Begin Human
quando lo guarderò... C'è qualche
affezionato delle
serie?
Passo ai
ringraziamenti così smetto di vaneggiare...
Quindi
ringrazio i fedelissimi, i nuovissimi e i futuri lettori, inseguitori e
ricordatari della mia storia! Harerin e io vi ringraziamo
immensamente!
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. la
storia del pupazzetto è uno scherzo... davvero eh!
Continuavo
a guardarmi intorno, e non potevo farne a meno.
Avevamo appena finito di attraversare uno strettissimo ponte, che
ci aveva condotto ad una piccola piazza in lastre di pietra bianca,
dalla quale, partivano da ciascun lato, una coppia di gradinate, che
conducevano ad alcuni edifici dal tetto a spiovente e dalle grandi
arcate. Al centro invece, c'era una grande scalinata che si ergeva,
fino a raggiungere quello che doveva essere il palazzo di Re Elrond.
Il tutto, era circondato dalle alte pareti rocciose del burrone, da cui
scendevano immense cascate, che creavano splendidi giochi di luci con i
raggi del sole. L’odore di
acqua fresca e
alberi impregnava l’aria, il vento caldo portava una leggera
musica, accompagnata da candide voci elfiche.
-
Dovrebbero
mettere delle sponde a quel ponte! Per poco non finisco di sotto!-
borbottò Oin del tutto indifferente a ciò che lo
circondava. -
Tu riusciresti ad inciampare anche sui tuoi stessi piedi Oin
- lo prese in giro Fili. -
Bambina mia ti brillano gli occhi lo sai? -
Balin mi
affiancò con un sorriso paterno, appoggiandomi una mano sulla
schiena e distraendo la mia attenzione da
Oin, che inveiva in Khudzul sull'irrispettosità
di Fili per i più anziani.
-
Davvero?! -
esclamai allarmata cercando con la coda dell’occhio Thorin,
il
quale, per fortuna, era impegnato a guardare in cagnesco
l’elfo
che ci si stava facendo incontro. -
Non preoccuparti
di ciò che pensa; lo sai che è diffidente oltre
misura
nei loro confronti. - mi rassicurò Balin seguendo il mio
sguardo - Ma ciò non
toglie - riprese, prendendo ad osservarsi intorno - che questo posto
sia
degno di tutte le meraviglie che sono state raccontate sul suo conto -
concluse il vecchio nano con un sorriso.
Io gli annuii grata, mentre Gandalf veniva a conoscenza del fatto che
Re Elrond, non fosse a Gran Burrone;
dove fosse, lo scoprimmo ben presto. Infatti, uno scalpiccio
di zoccoli
risuonò nell'aria, facendosi sempre più vicino.
Feci
appena in tempo, a vedere un drappello di cavalieri elfici farcisi
incontro dallo stesso ponte che avevamo attraversato prima, che Thorin
ordinò di serrare i ranghi, e io mi ritrovai schiacciata tra
le
schiene di Fili e Kili, mentre i cavalli ci si fermavano attorno
accerchiandoci.
-
Oh ma dai... - mormorai sconsolata; la diffidenza di quei nani non
aveva fine!
Cercai con lo sguardo Gandalf per avere sostegno, ma i suoi occhi erano
puntati sul cavaliere davanti a lui; aveva lunghi capelli castani, e
una sottile corona d’argento gli cingeva la fronte.
-
Gandalf!- esclamò l'elfo. -
Re Elrond - lo salutò Gandalf - Mellonnen! Mo
evìnedh?*
- gli domandò. -
Farannem
'lamhoth i udul o charad. Dagannem rim na Iant Vedui** -
rispose
l'elfo, smontando dalla sua cavalcatura
- Strano per gli Orchi avvicinarsi tanto ai nostri confini- aggiunse
subito dopo in lingua corrente – qualcosa, o qualcuno deve
averli
attirati- concluse, avvicinandosi allo stregone e salutandolo.
Gandalf si
armò di un sorriso colpevole – forse siamo stati
noi - ammise guardandoci.
Gli occhi di Lord Elrond
passarono su di noi, e a quel punto Thorin si fece avanti.
Quello che seguì, probabilmente, sia io che Gandalf avremmo
preferito evitarlo; in quanto il nano, rispose al benvenuto
dell’elfo, rasentando di poco l’aperta
ostilità.
-
Nartho i noer,
toltho i viruvor Boe i annam vann a nethail vin*** - disse
Elrond dopo
un attimo di silenziosa tensione. -
Cosa sta
dicendo??- domandò subito dopo Gloin, brandendo la sua ascia
– quello
ci sta offrendo insulti!- esclamò infervorato, scatenando la
rappresaglia
dell’intero gruppo. -
Oh per
l’amor di Mahal, Gloin! Ci ha solo offerto del cibo!- sbottai
io
esasperata dalla situazione; tutti si voltarono verso di me e poi si
misero a confabulare tra di loro, come a valutare, se potessero
ucciderci, mettendo del veleno in ciò che avremmo mangiato.
Io scossi la testa
affranta, poi,
sentendo uno sguardo su di me, alzai gli occhi e incrociai quelli
profondi di Elrond; il Re mi osservava con interesse.
-
Lei mio Signore,
è Harerin, figlia di Harael, nonché figlia
adottiva di
Thorin; credo che desideri conversare con voi più tardi -
disse
Gandalf - E’ molto.. come dire.. interessata agli elfi-
spiegò lo stregone, con tono tale da far sì, che
potessi
udirlo solo io e il suo interlocutore. -
Ne sarò ben lieto Lady Harerin- rispose
l’elfo con un sorriso. -
Le hannon hîr Elrond****-
replicai con il cuore che batteva a mille, poi mi voltai verso Gandalf,
che dal sorriso che fece, doveva aver intuito già dal mio
sguardo quanto gli fossi grata.
Finalmente, quando i
nani finirono di parlottare tra loro, accettammo
l’ospitalità del Re e la cena che seguì, fu
più o meno… un disastro.
Prima di tutto, partendo dal fatto, che gli elfi sono vegetariani, e
che noi nani, siamo
decisamente più amanti della carne; sentii distintamente
Ori,
mormorare sconsolato, che le cose verdi proprio non riusciva a
mangiarle, e un pò dovetti dargli ragione. Si poteva
proseguire poi, con
la musica elfica, la quale, non rientra di certo nelle ballate
più suonate dalla nostra razza... ma fin lì, per
me
poteva ancora andare.
Fu quando Kili rimase imbambolato a fissare l’elfa che
suonava
l’arpa, che iniziai a desiderare di essere ancora accampata
nella
foresta dei Troll. Il
culmine poi, lo raggiunsi quando Kili si difese contro Dwalin, che lo
stava fissando con espressione eloquente davanti a lui.
-
No, non potrei mai
stare con un’elfa! Visi e corpi troppo delicati -
commentò,
storcendo il naso e scuotendo disgustato la testa.
A quel punto ne ebbi
abbastanza; appoggiai sul tavolo il calice di vino, che avevo appena
portato alle labbra, e mi alzai.
-
Ehi Harerin! Ma dove vai? - mi chiese Ori, che aveva trovato
in me conforto sulle pietanze servite. -
A fare un giro - risposi laconica.
Quando superai Kili, lui mi fermò prendendomi per un braccio.
- Aspetta Harin, ti accompagno- mi disse
facendo per alzarsi anche lui. -
No, non c’è bisogno. Preferisco stare
per conto mio -
Il mio tono fu talmente tagliente, che più di uno dei
commensali
mi guardò stupito, compreso Kili, che aggrottò le
sopracciglia mollando la presa.
-
Va bene... - rispose incerto.
Prima di abbandonare il
terrazzo dov'eravamo, vidi Fili guardarmi.
Lessi nei suoi occhi, la volontà di seguirmi per parlarmi,
ma io
scossi impercettibilmente la testa prima di andarmene. Così
rimasi sola, o almeno, fu quello che pensai; ma in realtà
non
ero stata l’unica ad abbandonare la cena.
-
Padre!- chiamai,
vedendo Thorin davanti a me perso nei suoi pensieri, scrutare oltre le
arcate in pietra del corridoio. -
Harerin- disse
lui sorpreso voltandosi – come mai non sei a cena?-
domandò mentre mi avvicinavo. -
Tuo nipote...-
borbottai, ma alla sua occhiata interrogativa, risposi con un vago
gesto
della mano, che stava a significare “nulla di che”.
–
Piuttosto..- ripresi – tu invece? Perché non sei
con
Galdalf ed Elrond?- gli chiesi.
Thorin
sospirò pesantemente
– Non riesco a capire cosa passi per la mente di questo
popolo
– rispose, tornando a guardare il susseguirsi di edifici e
colonnati intorno a noi.
-
Non pensi di essere eccessivamente rigido con loro?
– gli feci notare. Lui mi scoccò
un’occhiata di sbieco – La prudenza non
è mai troppa; non
intendo lasciare che un elfo metta le mani sulla mappa Thror - disse
con decisione. -
Padre, lo sai che non hai scelta, Re Elrond..- cominciai -
Gli elfi sono
tutti fatti della stessa pasta! Si rifugiano in questi luoghi fuori dal
mondo, incuranti dei bisogni degli altri popoli! Freddi e calcolatori,
tutti loro! – m’interruppe adirato; rendendosi
conto solo
dopo, di aver esagerato. Difatti, non mi ero girata abbastanza
velocemente, per celargli la mia espressione.
Dandogli la schiena,
feci qualche passo lontano da lui.
Anche se non avrei dovuto, mi sentivo ferita.
-
Harerin mi
spiace, sono stato indelicato; non intendevo urtarti - mi chiese scusa
lui con tono dolce; io sospirai, tornando a voltarmi verso di lui e
sorridendogli mesta. -
Lo so... il fatto
è, che io non riesco a provare lo stesso odio nei loro
confronti, che provi tu – dissi quasi vergognandomi e
abbassando
lo sguardo.
La mano di Thorin raggiunse il mio mento e mi fece sollevare il viso
verso di lui.
- Non desidero che tu provi
quest’odio, e se te
lo stai chiedendo, nei tuoi confronti non lo sento, e mai l'ho sentito
-
mi disse serio e a quel punto lo abbracciai sollevata.
-
Grazie… -
gli dissi dopo un attimo, allentando la stretta – ti
consiglio
però, di tornare di là; a quanto pare Bofur sta
dando
spettacolo - ghignai, sentendo arrivare la voce del nano, che cantava
una canzone da osteria, accompagnato da un coro di stoviglie e piedi.
-
Tu non vieni?- mi chiese Thorin, dirigendosi di nuovo verso
la terrazza. -
No, vorrei andare
a fare un giro..- risposi con un mezzo sorriso - ma padre... per quella
mappa, pensaci se ne vale la pena o meno- gli consigliai.
Thorin mi
fissò per un momento, poi annuendo sparì lungo il
corridoio. Io ripresi
così, a girovagare
per Imladris.
I pochi elfi che incrociai, fecero tutti un leggero inchino
(seppur molto rigido) nella mia direzione, gesto, a cui io rispondevo
allo stesso modo.
Nessuno di loro mi chiese dove stessi andando, né mi
fermò, e solo quando il sole fu scomparso oltre la linea
dell’orizzonte, mi fermai.
Ero arrivata ad un'ennesima terrazza, circondata da archi di pietra
intagliata, che riproducevano le fronde degli alberi; un piccolo
ruscello, la attraversava per lungo, scorrendo all'interno di un
canaletto, per gettarsi poi
giù dalla rupe.
Mi avvicinai all’unica panchina presente e mi ci sedetti,
contemplando il cielo imbrunito, e il panorama che mi circondava. Rimasi lì,
ferma, in assoluto
silenzio, respirando l'aria profumata, assorta nei miei pensieri, fin
quando questi non furono
interrotti da una voce; dico voce perché non saprei definire
ciò che mi arrivò dritto alla mente.
*
Amico mio! Dove sei stato? **
Stavamo inseguendo Orchi, che venivano da Sud. Ne abbiamo
abbattuti diversi presso l'Ultimo Ponte ***
Siano accesi i forni, preparato il miruvor. Dobbiamo rifocillare i nostri
ospiti(Ilmiruvorè
un cordialeprodotto dagli
elfi, che compare ne
Il Signore degli Anelli.
Il miruvor rinnova la forza e la vitalità di chi lo beve e
viene usato
dagli elfi anche per le feste. Non si conosce la sua composizione, ma
si pensa sia fatto con il
miele dei fiori eterni
del giardino di Yavanna.
Fonte: Wikipedia) ****
Grazie Lord Elrond
Spazio Autrice:
Parbleu!
Chi sarà mai il misterioso iterlocutore di Harin?! Idee? Non
credo di essere stata molto originale -.-"
Vi prego, ditemi che mi sono fatta perdonare almeno un pò i
capitoli precendenti!
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, è
bello poter
sviare dalla trama principale e metterci del mio, soprattutto nei
dialoghi.
Sto cercando di trovare, un qualche modo per dare spazio anche ai
personaggi
considerati minori... però è arduo, in quanto
alla fine,
il tutto verte sui principali.
Giuro che Bilbo non è sparito, avrò modo di
reinserirlo più avanti!
Cosa ne pensate della scena con Kili? A quanto pare non è
l'unico ad essere geloso! ;) E in realtà ero gelosa anche io
quando
ho guardato quella scena!!
Ah a proposito, la scena del banchetto, se per qualcuno di voi
risultasse nuova,
è tratta dall'Extended Edition de "Lo Hobbit - Un viaggio
inaspettato", uscita qualche mese fa. Se vi capita, compratela,
perchè le scene aggiuntive, oltre ad
essere divertenti, secondo me danno quel tocco in più alla
storia.
And now, qualche nota sulle traduzioni. Non so parlare nè il
Khudzul,
nè il Sindarin e menchè meno il Quenya; tutto
ciò
che leggete l'ho trovato online, ma sono frasi corrette e vi confido
che per trovare la traduzione di Elrond sull'invito a cena ho trigato
non poco -.-
Perchè Harerin parla e capisce l'elfico? Vi darò
spiegazioni anche su questo.. ma è di una
banalità estrema vi avviso! ^^"
Per ultima cosa, ma più importante di tutto il resto, devo
fare un ringraziamento speciale a WriteForLove,
la quale, con mia somma sorpresa, ha pubblicizzato la mia
storia
all'interno della sua; quindi mi scuserete se uso qualche riga per
spammare anche io.
Write, già dal suo Nickname, esprime un amore per la
scrittura, che
dico serimente, traspare dalla sua storia e dal suo modo di scrivere.
Si intitola "La
Bambina Dagli Occhi Selvaggi" (per
visualizzarla cliccate sul nome).
E' una raccolta di Flashfics brevi, ma incedibilmente ben scritte e
incisive, per cui passate a darci un'occhiata se potete.
Non sto semplicemente ricambiando un favore, ma sto cercando di
sostenerla, come lei ha fatto e sta facendo con me. Per
cui grazie Write!
Ovviamente
ringrazio tutti i miei recensori e lettori; siete una gioia per gli
occhi, come la pioggia estiva illuminata dal sole.
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. Questa
settimana mi sono fatta un regalo che è in arrivo dagli
States, non
vedo l'ora di averlo tra le mani! Poi vi svelerò di che si
tratta,
ovviamente centra Tolkien ;)
-
Posso farti compagnia Harerin, figlia di Harael? –
Alzai gli occhi stupita.
Di fianco a me, senza nemmeno che me ne accorgessi, era comparsa
un’alta figura ammantata di bianco.
La pelle, perfettamente liscia, color avorio; fini capelli biondi,
ondulati e lunghissimi, che rifulgevano al chiarore della luna; per
viso un ovale perfetto, disteso in un’espressione dolce e
saggia
e infine, due occhi color zaffiro che mi fissavano sereni. Sapevo a chi apparteneva
quella figura; Gandalf me ne aveva parlato, ma mai avrei pensato di
trovarla lì.
Davanti a me, avevo Lady Galadriel, Dama di Lorien e sposa di Celeborn.
Rimasi talmente
scioccata, da non riuscire a darle subito una risposta appropriata.
-
Certo... mia signora - riuscii finalmente ad articolare.
La dama si
accomodò sulla
parte di panca che non occupavo; i suoi gesti erano talmente perfetti,
da non sembrare nemmeno reali.
Aveva un buon profumo d'aria fresca e Iris, e la
sua pelle vista da vicino, sembrava quasi luminosa.
Calò il silenzio, mentre le domande si affollavano nella mia
mente in un turbinio caotico.
-
Porti molte questioni con te; non avere timore, chiedi- mi
invitò l’elfa. -
Lei.. lei conosce
la mia storia?- chiesi, e con un sorriso ella mi disse di sì
– Conosce mio padre? Il mio padre elfico intendo - domandai
allora
speranzosa.
Il suo viso
s’intristì
– Purtroppo non conosco l’elfo da cui discendi; da
molto,
il suo cammino lo ha portato oltre le grandi foreste, a est dalle
Montagne
Nebbiose - spiegò con tono leggiadro.
Io fissai il pavimento
di lastre
illuminate dalla luna con amarezza; una delle mie domande non aveva
avuto risposta, nemmeno dalla Signora di Lorien.
-
Non ti crucciare
Lady Harerin; ci sono altri sulla Terra di Mezzo, che conoscono molte
più cose e molti più nomi di me. Il tuo viaggio
è
lungo, avrai modo di discorrere con persone che potranno aiutarti - mi
consolò, e davvero a quelle parole, il mio cuore si
sentì
più leggero.
Così, mi
preparai a fare la mia seconda domanda.
-
Credo che lei sappia anche di questo… io...
– esitai. -
Tu hai il dono di Lorien. Vedi al di là dello
spazio e del tempo- concluse lei la frase per me.
Strinsi le mani in
grembo –
sì… a volte mi capita di sognare eventi futuri, e
molti
di essi non riesco nemmeno a comprenderli... la profezia che ha spinto
Thorin a partire per questo viaggio, l’ho formulata io
–
dissi con rammarico.
-
Non fartene una
colpa di questo; nel cuore di Thorin Scudodiquercia la Montagna
Solitaria non se n’è mai andata. Questo cammino
era
già deciso nel suo destino- rispose l’elfa,
capendo quello
che stavo pensando - Stai molto attenta però, giovane Figlia
della Montagna, perché conoscere gli eventi che accadranno,
può portarti a doverne pagare il prezzo, e alle volte,
questo,
può essere molto alto e non sempre positivo - mi
avvisò
con voce eterea.
Guardai confusa i suoi
occhi luminosi.
-
Mia signora c’è un modo per imparare a
controllare questo dono? -
Si trattava di una
domanda che mi tormentava da anni.
Era terribile avere visioni incontrollate in qualsiasi momento; solo
negli ultimi anni si erano ridotte, e si proponevano più
sovente, solo durante il sonno, ma da bambina mi capitavano anche di
giorno e spessissimo per giunta.
Veri e propri blackout; frammenti di immagini incoerenti, che
baluginavano nella mia mente, come lampi durante un temporale; visi di
persone a me sconosciute e delle quali, non avevo idea, di quando o
come avrei incontrato. Con gli anni, ebbi la certezza che alcune di
esse, non le avrei mai viste; non sognavo solo il futuro, ma alle volte anche il passato.
-
Un modo
c’è - rispose Galadriel - ma questo vorrebbe dire,
spendere anni della tua vita ad allenarti perché
ciò sia
possibile - aggiunse, mandando in frantumi le mie speranze.
Sospirai –
allora temo di non avere altre domande da porvi, Lady Lorien- dissi
infine.
- Se
mi permetti, figlia di Thorin, vorrei porne io una a te –
Ammetto che quella frase
mi sorprese non poco e i miei occhi saettarono stupiti sul viso candido
dell’elfa.
-
Chiedete mia signora, se posso, vi risponderò.-
risposi intimorita. -
Dimmi allora...
cos’hai visto quando i tuoi occhi si sono posati
sull’oggetto che è stato dato a Mithrandir?-
Spalancai gli occhi e
tremai impercettibilmente, mentre il mio cuore perdeva un battito.
Le mani della dama si posarono delicate sulle mie, stringendole; a quel
contatto mi calmai, sentendo un calore benefico irradiarsi dentro di
me, simile a quello del sole ai primi di maggio.
-
Fuoco..- mormorai
allora – un occhio sibilante fatto interamente di fuoco, e
tanta
devastazione attorno ad esso – conclusi, chiudendo gli occhi
al
ricordo; era quasi doloroso fisicamente.
Quando li riaprii,
Galadriel mi guardava sorridente.
-
Ti ringrazio
Harerin, quello che hai visto è molto utile; anche se
conferma
ciò che già temevo - mi disse, con sguardo
improvvisamente distante. -
No mia signora,
grazie a voi per avermi ascoltata. Non avrei mai pensato di poter avere
tanta fortuna.- dissi concitata.
L’elfa allora
si alzò e io la imitai.
Si fermò esattamente davanti a me, e notai che la sua
altezza, era notevole perfino per un elfo.
-
Harerin
dell’Ered Luin, lunga è la strada che ancora devi
percorrere, e molti i pericoli che ti aspettano; ma il tuo
cuore
è forte, sostenuto dalle persone che ami, e che a loro volta
ti
amano. Quindi, non temere ciò che accadrà, sarai
pronta,
e non nascondere più la luminosa persona che sei.- mi disse,
sempre con il suo bellissimo sorriso a irradiarne il volto.
Sentii le lacrime
pungermi gli angoli degli occhi a quelle parole.
La Dama si chinò verso di me, e io chiusi gli occhi. Sentii
le
sue labbra fresche posarsi sulla mia fronte, quando li riaprii,
l’elfa era sparita, senza nemmeno un fruscio della veste,
come se
non fosse mai stata lì. Mi guardai intorno,
cercando un qualche segno, che mi dicesse che non era stato solo un
sogno.
-
Credo che ora, tu non abbia più bisogno di
conversare con me Lady Harerin -
Mi voltai verso Re
Elrond, in piedi vicino ad uno dei grandi archi, con le mani conserte in
grembo,
-
No mio
signore… A meno che non mi sia immaginata tutto; e se
così non fosse, che tu possa darmi risposte, che la Signora
di
Lorien non ha potuto darmi - risposi avvicinandomi
all’elfo. -
Temo di non averne- replicò con tono dispiaciuto. -
Ti ringrazio per
la disponibilità allora – dissi, facendo un
leggero
inchino con il capo – immagino che la cena sia finita-
aggiunsi
con un sorriso.
L’elfo mi
guardò tra il
divertito e l’esasperato – sì,
fortunatamente
è finita da più di un’ora; la mia corte
iniziava a
preoccuparsi seriamente per l’esuberanza dei tuoi amici -
A quella frase io risi
di cuore.
-
Allora prendo congedo- dissi inchinandomi nuovamente. -
Vi abbiamo
riservato una stanza per riposarvi. Si trova lungo il corridoio
adiacente alla terrazza dove si è tenuto il pasto
– mi
informò – Che la tua notte possa ristorarti e le
stelle di
Elentari vegliare su di te- mi augurò chinando il capo. -
Le hannon
hîr Elrond a Berio ven Eru*- risposi
chinando il capo a mia volta. -
Chi è stato a insegnarti l’elfico, se
posso permettermi?- mi chiese con un sorriso divertito. -
Il mio maestro,
è strano a dirsi, ma è un nano- dissi divertita e
detto
questo m’incamminai, facendo a ritroso la strada, che mi
aveva
condotta fino a lì.
* Grazie Lord
Elrond e possa Eru
proteggerci Spazio
Autrice:
Per
Mahal Marta quanto sei sorprendente!
Galadriel!!! Viva la scontatezza!! Era palesemente chiaro che fosse lei
l'interlocutrice di Harerin... se mi dite che vi ho colti di sorpresa,
siete degli ottimi attori (e mi fate felice!!).
La dama di Lorien mi piace molto come personaggio (parlo seriamente),
ma trovo che abbia la pessima abitudine di: prima cosa, sapere
già tutto quello che vuoi dirle, prima ancora di aprir bocca
e
secondo, di buttare lì, delle frasi, che per lei sono chiare
come il sole a giugno, e per gli altri invece sono di dubbia
interpretazione.
E così Harerin da buona mezz'elfa, o mezza nana che dir si
voglia, ha ereditato il dono di prevedere il futuro! Almeno vi ho dato
una spiegazione plausibile alla scena del suo svenimento (Marta in che guai ti sei
andata a cacciare
porcamiserialadrachelefiammedelMonteFatotiinghiottissero! E ora come
fai?!);
ciò non vuol dire che è onnipotente, anzi,
tutt'altro;
come ha detto lei stessa, le visioni vanno e vengono a piacimento,
quindi nessuna risoluzione miracolosa degli eventi, ma è
comunque una cosa che può tornarmi utile.
Ho inserito nel testo, finalmente, il titolo della mia Fic;
è
semplicemente, l'appellativo che gli elfi usano per Harerin; ho voluto
mischiare così, ancora una volta, nani ed elfi. Harerin sa
l'elfico, e per chi se lo era chiesto, è stato il suo
maestro
nanico ad insegnarglielo; avrò modo di dar spazio ad una
scenetta su tutto ciò, più avanti... non so
assolutamente
quando! =D
Il mio regalo è fermo a Los Angeles (non frega a nessuno
cit.),
spero che si sbrighi ad arrivare! Nel frattempo ho sognato di baciare
Martin Freeman in ascensore; colpa del fatto che mi sono sparata tutte
le puntate di Sherlock e che, ripeto, lo sposerei volentieri (bacia
mooolto bene! Ffff mi sta venendo caldo).
Ho sognato anche Kili, non l'ho baciato (troppa roba in un sogno solo),
ma ho avuto l'onore di combattere al suo fianco... nel condominio di
casa mia... contro dei presunti nani malvagi... mi chiamava Harerin,
quindi figuriamoci come può stare la mia povera mente! Senza
contare, che ho interrotto io il sogno, dicendogli che non si poteva
proseguire perchè se no il capitolo diventava troppo
lungo....??? Mahal aiutami tu!
Miei adorati lettori grazie, miei adorati recensori idem, non mi avete
abbandonata, anzi, siete pure aumentati, e sopportare questi miei
piccoli scleri post capitolo; se non esisteste Eru dovrebbe
inventarvi!
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. Martin Freeman Marta!! Potrebbe essere tuo zio!!! *ç*
...... Marta!!!
Non avrei mai pensato di raggiungere una simile stanchezza mentale;
l'incontro con la Dama di Lorien mi aveva letteralmente svuotata, e
nonostante alla fine, le sue parole fossero state di
conforto, ciò non era riuscito ad appagarmi del tutto.
Che cosa aveva significato la visione di quell'occhio?
Lady Galadriel era stata soddisfatta di ciò che le avevo
raccontato, ma la sua espressionepreoccupata non era passata inosservata, e
io non potevo dimenticare, il senso di pericolo che la visione mi aveva
provocato.
Ero sicura non riguardasse me o i miei amici, ma peggio ancora,
qualcosa di più grande, che avrebbe coinvolto l'intera Terra
di
Mezzo.
Quanto avrei voluto che ci fosse stato davvero un modo per
imparare a controllare le mie premonizioni; sarebbe tornato molto
utile, e mi sarei evitata tante volte, di svegliarmi con il cuore a
mille e più stanca di prima, mentre provavo a rievocare
ciò che avevo visto, prima che si perdesse tra gli altri
pensieri. Oin, in passato, aveva provato a farmi qualche infuso per
cercare di canalizzare questo dono, ma senza successo.
Così,
alla fine, capii che solitamente riuscivo a ricordare solo le
premonizioni davvero importanti, come quella su Erebor; ma
chissà quante altre cose sognavo che potevano tornare utili
a
noi, o ad altri su Arda.
Sospirai pesantemente svoltando l'ennesimo angolo, e trovai vuoto anche
quel corridoio; sembrava che a quell'ora, tutti gli elfi
fossero spariti.
I canti, che fino a poco tempo prima riecheggiavano nell'aria,
si
erano spenti, e ad accompagnare i miei passi, c'era solo il rumore del
vento e lo scrosciare dell'acqua dalle cascate.
Affrettai il passo; tutto quel silenzio era magnifico, ma in quel
momento, non faceva altro che acutizzare la mia mente, e lasciarla
focalizzare su pensieri che in quell'istante avrei preferito di gran
lunga lasciar scivolare via.
Nonostante ciò, ero ben consapevole di star rimandando
l'inevitabile; d'altro canto, per una giornata sola, ne avevo davvero
avuto
abbastanza, e la sola cosa che desideravo in quel momento, era rivedere
i miei allegri compagni e abbandonarmi ad un sonno ristoratore.
Girando nell'ennesimo corridoio, finalmente li vidi.
Si erano
letteralmente accampati lungo il passaggio, e al centro di esso
scoppiettava allegro un falò, probabilmente acceso
con i
mobili della camera; quando mi accorsi, con sconforto, della gamba intarsiata di un
tavolino, posata lì vicino, non ebbi più dubbi a
tal proposito.
Sopraggiunsi alle spalle di Bofur, notando che era intento ad
arrostire delle salsicce di contrabbando sulle braci.
-
Sicuramente
prenderanno un buon aroma di pino, vista la legna utilizzata
–
dissi divertita inarcando le sopracciglia. -
Harerin!- esclamarono un po’ tutti.
Notai, con infinita gratitudine, che la mia mente solamente al vederli,
si era già placata.
Non avrei potutto desiderare amici e compagni di viaggio migliori di
loro.
-
Dov’eri
finita piccola meraviglia? Eri scomparsa da un bel pò! - mi
disse Bofur, tendendomi una salsiccia unta e sfrigolante che aveva
sullo spiedo. -
A fare un giro – risposi, declinando con un cenno
del capo e un sorriso l’offerta.
- Ti sei persa una delle mie migliori esibizioni -
replicò Bofur addentando compiaciuto la carne. -
Migliore di quella della festa di matrimonio di Bombur?-
domandai sorridendo divertita al ricordo.
- Impossibile! Meglio di quella non ne ho
più
viste!- esclamò Nori ridendo - Perfino Thorin si era
lasciato
prendere. Anzi, credo proprio che sia
stata
indimenticabile proprio per quello!- aggiunse.
- Oh puoi dirlo forte! Ha quasi perso ogni
rispettabilità quella sera, e me ne assumo tutto il merito!-
assentì Bofur, pulendosi la bocca con la
manica
della camicia, e facendomi l'occhiolino mentre io scoppiavo a ridere.
- Mio padre?- domandai quando smisi di ridere,
notando la sua assenza. -
È con
Galdalf, Bilbo, Balin e quel Re elfo- mi informò Dwalin,
seduto
per terra a fumare la pipa. -
Capisco...-
sospirai, augurandomi mentalmente che Thorin mettesse da parte per
una volta, la sua proverbiale testardaggine nanica – la
gioventù?- chiesi in seguito, riferendomi a Fili, Kili e
Ori, assenti anche loro. -
Nella stanza che
gli elfi ci hanno preparato... comodi sui letti - disse quasi
contrariato Gloin, mentre puliva la suola degli stivali con un
coltellino.
- Allora credo che mi unirò a loro- affermai sbadigliando e
stiracchiando la schiena.
Augurai quindi un buon
riposo a tutti, e
dopo aver assistito allo schianto dell’ennesimo mobile
elfico,
sotto il peso di Bombur, entrai anche io nella camera. Ori alzò
subito la testa. Come
al solito, era intento a disegnare seduto sul letto e con il taccuino
appoggiato sulle gambe incrociate.
Stavo per salutarlo, ma lui con un dito mi fece
segno di fare silenzio, indicandomi poi il giaciglio a fianco, sul
quale
Fili stava beatamente dormendo; la bocca semi chiusa e le braccia
appoggiate scompostamente sulle coperte. Io vedendo cotanta
beatitudine, a quel punto, sorrisi perfida.
Senza far rumore mi tolsi gli stivali, salii sul letto di Ori che mi
stava osservando
confuso, e gli feci l'occhiolino. Poi mettendomi in piedi,
e prendendo
bene la mira, spiccai un salto urlando a squarciagola, e piombando
leggiadra come un Olifante sul nano che dormiva. Fili si
svegliò di soprassalto, gridando e rigirandosi in mezzo alle
coperte, mentre cercava alla cieca, con una mano, il suo pugnale.
La scenetta durò il tempo necessario per farmi scoppiare a
ridere, mentre Fili realizzava chi lo aveva realmente attaccato.
-
Per Mahal,
Harin!!! Ma sei uscita di senno??- esclamò, lasciandosi
ricadere
sui cuscini e portandosi una mano sulla faccia; Ori dal suo letto
rideva
come un matto. -
Ti sta bene
principe dei miei calzari! Addormentarti senza nemmeno sapere dove
fossi!- dissi con finto sdegno, arricciando il naso. -
Hai 76 anni
Harin... sai perfettamente cavartela da sola! O sbaglio?-
replicò
lui, alzando gli occhi al cielo, mentre io realizzavo che mancava
ancora una persona nella camera.
Stavo per chiedergli
quindi, dove fosse suo
fratello, quando Fili si tirò a sedere di scatto,
ribaltandomi
sul materasso di lana, e iniziando a farmi il solletivo ovunque
riuscisse ad arrivare.
-
Per tutti i Valar! Fee
fermati!! - rantolai senza fiato dopo un momento.
Lui sorridendo sornione obbedì,
sedendosi sulle mie caviglie ed aiutandomi a tirarmi su.
- Ti
odio - sibilai mentre cercavo di avvisare i miei polmoni, che ora
potevano fare di nuovo il pieno d'aria. -
No tu mi ami!-
replicò lui allegro, puntellandosi con le mani dietro la
schiena, mentre io, ansante, gli appoggiavo la testa contro il petto. -
Sì certo.. ti amo com... - -
Kee! Hai visto? La dispersa è tornata!- mi
interruppe lui e io mi voltai.
Kili era fermo sulla
soglia, con ancora la mano sulla maniglia della porta e una faccia
scurissima.
-
Ho visto... -
disse, avvicinandosi e togliendosi la casacca di pelle, che
gettò sul letto vuoto di fronte a noi. - Congratulazione
ragazzi
- aggiunse poi, con tono funereo, superando il letto e
uscendo sul balcone nascosto da tende leggere. -
Congratulazioni?!
- chiesi confusa guardando suo fratello, che con un sorriso di
compatimento scosse la testa. -
È
incredibile... - affermò sconsolato, mentre io continuavo a
non
afferrare – comunque… vai a parlargli. Era
leggermente
preoccupato nel non vederti tornare, sai? Credo che fosse uscito a
cercarti - mi spiegò.
Io, a quel punto, con un
sospiro districai le mie gambe da quelle di Fili e scesi dal letto,
seguendo il fratello minore. Kili era appoggiato alla ringhiera di ferro
finemente lavorata, con la pipa accesa in mano; il fumo si alzava in
leggere volute, velando il cielo e la miriade di stelle che erano
comparse nella notte. Mi accostai a lui
assumendo la sua
stessa posizione; lui non si girò, continuando a contemplare
la
vista davanti a sé.
-
Fee mi ha detto
che eri preoccupato per me. Eri in giro a cercarmi?- gli domandai,
soffiando
via una striscia di fumo venuta verso di me; Kili grugnì
infastidito dalla domanda. -
Cenavamo, e te ne sei andata
così, di punto in bianco! E dopo sei sparita per
quasi due ore! - rispose con tono seccato, la pipa appesa a lato della
bocca. -
Basterebbe a
farmi perdonare, se ti chiedessi scusa per entrambe le cose?- gli
chiesi con un sorriso timido che lui non ricambiò; se
è
per quello, nemmeno mi guardò.
Sospirai.
Kili era un nano estremamente gioviale; lo era sempre stato da che lo
conoscevo, lo era
perfino più di Bofur (che di giovialità ne poteva
regalare a pacchi assieme ai suoi giocattoli), ma quando si incupiva
per qualche motivo, a volte era difficile farlo ritornare del suo
solito umore solare.
-
Ho incontrato Lady Galadriel... per questo ho fatto
così tardi- mi giustificai d'un tratto.
A quel punto, Kili si
voltò
verso di me con gli occhi sgranati e la pipa in bocca.
La tenne
così a lungo, che di punto in bianco, a forza di non
espirare, ebbe un eccesso di tosse
da cui lo dovetti salvare, battendogli energicamente sulla schiena.
-
Cos.. cosa?-
chiese stupefatto quando riuscì a smettere, con gli occhi
rossi che lacrimavano e la voce arrochita - la
signora di Lorien di cui parlano i racconti?- -
Sì...- assentii - Ma Kee, ti
prego, non dirlo a nessuno! Non so se gli altri
capirebbero...- lo scongiurai guardandolo
negli occhi scuri. -
Puoi stare tranquilla - mi rispose subito serio –
ma che cosa ti ha detto?- proseguì.
La conversazione e il
suo tono, erano tornati perfettamente normali, come se non fosse mai
stato arrabbiato con me.
-
In realtà
ero io che volevo parlarle... cioè, in realtà era
mia
intenzione farlo con Lord Elrond; ma dama Galadriel mi ha sorpresa
seduta da
sola in una delle terrazze- spiegai -
Di cosa volevi
discutere?- domandò Kili, riponendo la pipa nella saccoccia
che
aveva appesa al fianco. -
Di me...- dissi,
abbandonando il suo sguardo e volgendolo all’orizzonte
–
volevo sapere se conoscesse mio padre; quello vero intendo - -
Quindi?- mi incalzò Kili
Io scossi la testa
– Nulla. Non
conosceva il suo nome, né chi fosse; ma mi ha detto che
potrei
incontrare altri che lo conoscono. - risposi, tormentandomi con le mani
la punta della treccia - E poi le ho chiesto se c’era un
modo per controllare le mie visioni - proseguii.
Con la coda
dell’occhio vidi
Kili fissarmi in attesa.
Lui, assieme ovviamente al resto della famiglia, erano gli unici a
sapere di questo mio dono (compreso Gandalf ben
s’intenda).
-
Non
c’è modo; a meno di non spendere alcuni anni
presso gli
elfi, ad essere addestrata per questo.- risposi con voce leziosa - In
sostanza, ciò che
volevo sapere è rimasto un mistero- risi sconsolata. -
Troverai le
risposte che cerchi, ne sono convinto!- esclamò invece Kili,
poggiandomi una mano sul braccio.
Io mi girai verso di lui
sorridendo, la sua positività era sempre stata un toccasana
per me.
-
Ne deduco che hai accettato le mie scuse- gli dissi sorniona.
Lui parve ricordarsi
d'un tratto, che poco prima era arrabbiato con me; agrottò
le sopracciglia per un attimo, ma poi fece spallucce.
-
Le circostanze lo richiedono- rispose molto diplomaticamente.
-
Ehi!- lo
rimbeccai io, tirandogli un pugno scherzoso sul braccio e facendolo
ridere.
Ebbi come al solito, mentre lo guardavo, la sensazione che ogni cosa
andasse al suo posto, e che non ci fosse nulla di sbagliato o
spaventoso all'orizzonte. In quel momento, c'era solo un cielo trapunto
di stelle, un delizioso profumo di bosco ed erba pipa, e la risata di
Kili a riempire l'aria calda di fine estate.
– Beh io rientro- dissi a malincuore dopo un
attimo, abbandonando la ringhiera e scostando la tenda che
separava il balcone dalla camera. -
Harin?- mi richiamò Kili. -
Sì Kee?- risposi tornando a guardarlo in viso. -
Perché lo
hai detto a me?- domandò riferendosi all’incontro
con
Galadriel, e il mio volto si aprì in un sorriso. -
Perché tu mi comprendi come nessuno al mondo sa
fare - replicai senza esitare un istante.
Lui mi guardò
con le gote imporporite, sbattendo le palpebre per un
secondo; poi gli angoli della sua bocca si alzarono e l'espressione si
addolcì.
-
Ho capito- disse
Sorridendogli ancora una
volta, varcai infine la soglia, e lasciai ricadere la tenda dietro di
me.
-
Fili! Lascia
giù, immediatamente, quel calice d’argento!-
esclamai non appena feci un passo all'interno della stanza,
vedendo il nano cercare di infilarsi l'oggetto in questione nella
sacca.
Quella fu l’ultima frase che dissi, prima di vedere Thorin irrompere nella
camera, intimandoci di raccogliere la nostra roba il più in
fretta possibile.
Dovevamo andarcene
subito da Gran Burrone. Il
mio riposo avrebbe dovuto aspettare.
Spazio
Autrice:
Ho
riscritto questo capitolo più e più volte; mi
sono
accorta infatti di non essere soddisfatta del metodo di scrittura che
avevo utilizzato recentemente, e mi pare vada un pò meglio
sto
giro!
Per chi desiderava finalmente un pò di solitudine tra i
nostri protagonisti è stato accontentato!
Sto cercando di marcare il fatto che Harin nutre un profondo affetto e
una profonda amicizia per Fili ma nulla di più, mentre per
il
fratello minore.... :)
Il povero Kili lo sto facendo impazzire, l'ammetto! Spero con il
prossimo capitolo di risollevargli un pò l'umore!
Non so bene se ho spiegato bene la storia delle premonizioni, secondo
la mia mente bacata, Harin ha sognato la famosa profezia sul ritorno
del Re sotto la montagna, profezia che poi Oin ha interpretato
osservando i segni della natura nel corso degli anni. Quindi Harin non
è un'indovina o nulla di simile! Il fatto che sia per
metà elfo le fa avere delle visioni, di contro la sua
metà nanica le impedisce di sviluppare appieno questo potere
che
quindi rimane latente e sporadico.
Nello scorso capitolo vi ho detto che il titolo della mia Fic
è
tratto dal modo elfico di chiamare Harin, non vi ho aggiunto
però che io stessa mi ritendo una figlia della montagna,
ovviamente non di Erebor ma di quella che sovrasta la mia
città,
quindi c'è anche una motivazione affettiva.
Siete stati molto fortunati
perchè ho fatto un altro meraviglioso sogno! Nel quale, non
so
bene perchè, ero scappata di casa con degli amici, i quali
però mi avevano trattata malissimo durante la "fuga"; alla
fine
quindi, ero tornata a casa da mio padre....... Bilbo Baggins! Siete mai
stati abbracciati da un Hobbit? E' molto tenero credetemi!
Vi confesso che inizio ad essere molto confusa sulla mia presunta
identità....
Ringrazio gli ultimi aggiunti al ramo delle Preferite e Seguite, mi fa
sempre un enorme piacere vedere che rientro nei vostri pensieri,
così come in quelli dei miei stupendi lettori e
recensori che accompagnano il mio cammino su per questa impervia storia
che ho creato! Grazie a tutti di cuore!
Stavo
ferma immobile, sulla
stessa identica roccia sulla quale mi ero fermata il giorno prima, dopo
essere sbucata dallo stretto passaggio roccioso che ci aveva
salvati dall'attacco degli Orchi.
Ora, fissavo di nuovo Imladris da lontano, ma con un sentimento ben
diverso a scuotermi l'animo.
-
Harin?-
Mi voltai verso Fili,
zaino e borracce in spalla, che si era attardato assieme a Kili per
aspettarmi.
-
Vi prego datemi un secondo- risposi rapidamente in un
sussurro, per girarmi poi nuovamente verso la valle.
Ero così
combattuta.... e non avrei dovuto esserlo; non avrei dovuto avvertire
quel senso di perdita
che invece mi stava avvolgendo, al pari del mantello che mi ricadeva
sulle spalle. Ripercorsi con lo
sguardo gli edifici
in pietra e legno, gli alberi lussureggianti e gli intricati sentieri
lastricati, interrotti solo casualmente, da piccoli ponti e ruscelli.
Qualcosa, dentro di me, mi stava dicendo di memorizzare ogni singolo
particolare, ogni
minima sfaccettatura e di farne memoria; ed era sicuramente il mio
cuore elfico a parlare, e a struggersi per il repentino abbandono di
quei luoghi, cantando tramite battiti irregolari il suo disagio.
Portai una mano al petto, stringendo nel pugno serrato la stoffa dei
miei abiti, provando a far tacere tutta quell'agitazione; come se,
semplicemente premendo su quel piccolo organo, potessi metterlo a
tacere, e cercando al contempo, di trarre conforto da quella sensazione
ruvida e reale sotto la pelle. La mia vita
era sempre stata
divisa a metà; mi pareva di essere dotata di due
personalità
distinte, in perenne conflitto tra di loro su quasi tutto; e ancora
provavo a
seppellire tutto ciò, senza riuscire ad accettarlo.
"Non nascondere più la luminosa persona che sei"
La frase che
Galadriel mi aveva rivolto, sembrò riecheggiare nell'aria
intorno
a me; tanto, da farmi pensare che da qualche parte, fosse ella stessa a
ripetermela.
Tirai un lungo sospiro, chiudendo gli occhi.
-
Harin... resteremo indietro – avvertii la mano calda di Kili
sul mio braccio, mentre mi diceva quelle parole.
Riaprii allora le palpabre, e voltandomi, incontrai i suoi occhi scuri,
che indagavano i miei, preoccupati.
-
Scusatemi, avete ragione. Andiamo. - dissi, dando a
malincuore le spalle all'avamposto elfico, e
prendendo un'ultima boccata d'aria silvestre.
Presi così a
salire, dietro i miei compagni, il sentiero di roccia brunita che si
inerpicava fuori dalla valle.
-
State in guardia,
stiamo per varcare i confini delle Terre Selvagge - ci
avvertì
Thorin mentre cedeva il passo a Balin, in modo che fosse lui a
guidarci.
Camminando sorpassai
Bilbo, fermo, con lo sguardo rivolto verso Gran Burrone, e non potei
fare a meno di notare la sua espressione; in quel momento,
mi sentii vicino all’Hobbit come non mai, e mi chiesi per
quale
motivo fosse venuto via con noi.
Avevo intuito, la profonda ammirazione
e il profondo amore che erano nati in lui per quei luoghi, e lui
stesso, mi aveva
detto, che Lord Elrond gli aveva proposto di restare con loro;
affermando, che sarebbero
stati felici di averlo lì, ad Imladris, se quello era il suo
desiderio.
Per cui, non capivo cosa lo avesse spinto a declinare
l'offerta; proprio lui, che non aveva alcun tipo di legame con
quell’impresa.
-
Gli elfi non ci
impiegheranno molto a scoprire che ce ne siamo andati-
commentò
Dwalin, camminandomi davanti e distraendomi dai miei
pensieri. -
Credete che ci seguiranno?- domandò la voce di
Fili alle mie spalle. -
Non lo so, ma
è meglio mettere più distanza possibile tra noi e
loro-
rispose Thorin superandomi, e prendendo così il posto di
Dwalin davanti a
me. -
Non penso che sarà loro intenzione farlo; dopo
tutto non eravamo loro prigionieri- dissi io, rallentando appena un
pò l'andatura, per mettermi meglio la sacca in spalla. -
No, non lo siamo;
ma non vedevano di buon occhio la nostra impresa, e di questo ne sono
certo - replicò Thorin, gettandomi una rapida occhiata da
sopra
una spalla - fossimo rimasti ancora, probabilmente avremmo avuto
più
difficoltà a riprendere il cammino in seguito - aggiunse,
tornando a
voltarsi in avanti. -
Qual'è il nostro itinerario quindi?- chiese la
voce di Kili. -
Superato questo
sentiero, arriveremo alla brughiera; da lì, in pochi giorni,
dovremmo arrivare al valico tra le Montagne Nebbiose, che di
conseguenza
ci condurrà alle Terre Selvagge.- rispose Balin dalla testa
del
gruppo.
E così fu.
Una volta arrivati in
cima al
sentiero, non so se fu perché eravamo usciti dalla barriera
magica di Imladris, o per altro, ma alla vista delle montagne che
circondavano la brughiera, il mio cuore si riempì nuovamente
di
tranquillità. Il paesaggio che ci
circondava era
veramente magnifico, e l’aria frizzante, si portava dietro
l’odore delle rocce scaldate dal sole, e del terreno umido.
Il cielo era sereno, coperto solo all’orizzonte da nuvole
grigio
pallido, le quali creavano giochi di luci e colori in netto contrasto
con
l’azzurro che ci sovrastava.
Proseguimmo poi per le colline,
attraverso sentieri appena visibili, passando sotto gli archi creati
da
cascate che si gettavano da alte sporgenze, le
quali, lasciavano
abiti e
pelle cosparsi di minuscole goccioline d’acqua fredda, e ci
davano
l’opportunità di riempire le borracce e alleviare
la
fatica. Continuammo a salire e
salire, fino a
raggiungere i più alti declivi delle montagne, coperti di
erba
paglierina, ginestre e cespugli di erika.
Notai che le giornate si stavano
facendo brevi, a prova che l'estate stava volgendo al termine; il
sole quindi, calò in fretta, lasciando dietro di
sè, strisce dorate nel cielo e tra i
capelli. Infine, quando all’orizzonte il paesaggio
iniziò a
mutare, lasciando il
posto a grandi rocce e pietraie cosparse di neve, ci fermammo;
decidendo di accamparci dove ancora
c’era la possibilità di trovare un riparo asciutto
e
caldo.
In poco tempo allestimmo
il
campo, e ben presto, la notte fu rischiarata dal fuoco, e
l’aria impregnata dall’odore di
braci ardenti e di stufato di carne speziate.
-
Ecco a te Harin - mi disse Bombur, porgendomi una ciotola di
legno e un cucchiaio. -
Grazie- gli risposi
con un sorriso, mentre l’afferravo, e lasciavo il posto a
Bifur, che
gesticolando e grugnendo in Khudzul, si premurava di dire a suo cugino,
di non dargli di nuovo una porzione ridotta, solo per averne di
più per sé dopo.
Lasciai il cerchio del
fuoco dove si
erano radunati la maggior parte dei miei amici, addentrandomi di
più nell’oscurità, finchè
non trovai una
comoda roccia su cui sedermi.
Una volta sistematami, tenni la ciotola tra le mani, beandomi del
calore
che emanava; poi, chiusi brevemente gli occhi, in modo che si
abituassero
più in fretta al buio che mi circondava.
Le risate e le chiacchiere dei miei compagni, intanto, si perdevano
nello
spazio circostante, creando un sottofondo piacevole e
allegro. Quando riaprii le
palpabre, come mi aspettavo, mi venne la pelle d’oca. Davanti a me, si ergeva
il fianco
della lunga catena montuosa che correva sull'altro lato della valle;
era
rischiarato nella notte, da un bagliore opalescente,
dovuto alla
superficie ammantata di neve, la quale, rifletteva la luce di una
bianca
luna crescente, e di una miriade di stelle che adornavano il cielo.
Era in momenti come quello, che avvertivo con prepotenza dirompente, la
regalità della montagna in tutta la sua magnificenza; e
più i miei occhi osservavano quello spettacolo,
più il mio
cuore si riempiva di un sentimento così struggente, da farmi
venire le lacrime agli occhi.
Era un sentimento che sapeva di giornate
passate all'ombra dell'Ered Luin, sapeva di conosciuto, sapeva di me,
sapeva di casa.
-
Posso farti compagnia?-
Mi voltai verso la
figura comparsa
silenziosamente al mio fianco, mandando giù il groppo che
nel
frattempo mi si era formato nella gola.
-
C...erto- risposi schiarendomi la voce.
La figura
tentennò per un attimo agitandosi sui talloni.
-
Se ti disturbo
posso sedermi da un’altra parte... davvero eh!-
replicò,
talmente in fretta, da mangiarsi un paio di sillabe.
Io sorrisi nel buio
– Bilbo,
non essere sciocco! Siediti! – dissi, facendogli spazio sulla
roccia piatta che mi faceva da seggiola.
Vidi il profilo in ombra
dell’Hobbit, guardarsi ancora intorno mentre decideva il da
farsi.
-
Dovresti
smetterla di essere così insicuro! Mi fa piacere se mi fai
compagnia - dissi, cominciando a mangiare la zuppa, che nel
frattempo aveva riscaldato a dovere le mie mani. -
E' che avevi una voce strana, per questo pensavo di averti
disturbato- rispose Bilbo, finalmente seduto, mentre appoggiava sulle ginocchia la sua ciotola, e ci soffiava
sopra delicatamente. -
Scusami, stavo ammirando il panorama- spiegai, indicando
davanti a me con la punta del cucchiaio di legno.
Bilbo smise di mangiare
per dedicarsi a guardare ciò che gli avevo accennato. Rimase per un bel pò zitto in contemplazione, tanto
che nel frattempo, io finii la cena, posando poi le stoviglie a terra
vicino alla roccia.
-
E' una visione che toglie il fiato vero?- domandai alla fine.
Vidi l’Hobbit
trasalire, affrettandosi poi a riprendere il suo pasto, ma sempre senza
distogliere lo sguardo dal paesaggio.
-
Sì…
Anche la Contea ha le sue montagne, ma... non sono
così…
così…- commentò l’Hobbit
senza trovare le
parole adatte. -
Potenti?- suggerii io con un sorriso. -
Sì,
esatto,grazie! - assentì Bilbo convinto, accompagnando le
parole
con un ripetuto cenno del capo. -
Se non potessi più vedere simili paesaggi, penso
che ne morirei – dissi
sospirando e stringendomi di più nel mantello di lana. -
Sei nata sulle Montagne Azzurre vero?- mi domandò
Bilbo -
Sì, ho
sempre vissuto lì. Sono la mia casa – risposi con
onestà – abito in un piccolo villaggio alle
pendici
dell’Ered Luin, con un bel lago a valle, e tanti pascoli
coperti di
fiori in primavera e di neve candida in inverno – spiegai con
nostalgia, guardando in alto verso il cielo stellato. -
Sembra un bel posto per viverci –
commentò Bilbo, e dal tono fui certa che stesse sorridendo. -
Oh lo è…
ed è anche per questo, che non sono mai stata molto favorevole
a questa impresa - commentai, tornando ad abbassare lo sguardo sulle
cime davanti
a me. -
E per quale motivo?- chiese Bilbo, e avvertii il suo sguardo
curioso puntarsi sul mio viso. -
Erebor non
è la mia casa… non l’ho mai vista, e
non ho mai avvertito la necessità di vederla - risposi
agrottando le sopracciglia.
- Non vale lo stesso per Kili e Fili? Loro
sembrano entusiasti di tutto ciò - osservò Bilbo.
- Per Kili e Fili è diverso... -
replicai, appoggiando
il mento sul palmo della mano - pur non avendola mai vista nemmeno
loro, sono comunque discendenti di Durin; c’è
qualcosa nel
loro animo che li spinge a volerla riavere. Per me, invece, "casa"
è dove ho sempre abitato assieme a loro - dissi con
malinconia e
sincerità, forte del fatto che nessuno dei miei amici
potesse
udire ciò che stavo dicendo. -
Perché allora sei partira per questo viaggio?-
Mi girai verso
l’Hobbit, e vidi
nei suoi occhi, la stessa incertezza di quando si era voltato a
guardare
Imladris per l’ultima volta; quell’incertezza di
non sapere
che strada prendere, di cosa lasciarsi alle spalle; di non sapere se
ciò che lo stava aspettando, valesse alla fine, la pena di
essere
lì. Sperava probabilmente, in una risposta da parte mia, che
lo
aiutasse a placare quel dubbio.
-
Perché
è la mia famiglia. Perché per loro è
importante, e
di conseguenza, lo è anche per me. Perché ho
visto le loro
espressioni al ricordo della Montagna Solitaria, e il tormento per
averla persa e per non avere più una casa - risposi.
Bilbo mi
fissò per un momento, prima di chinare il capo, con ancora
il dubbio a velargli gli occhi nocciola.
-
Bilbo mi
dispiace… ma sono certa che troverai anche tu una valida
motivazione che giustifichi questo viaggio – aggiunsi
stringendogli una mano fredda tra le mie. -
Harerin! Ma io! Non…- balbettò, preso
alla sprovvista dal fatto che avessi
interpretato così bene i suoi pensieri. -
Hai nostalgia di
casa; ed è giusto che sia così,
checché ne dica
Thorin - replicai con un sorriso mesto – io sono spinta
dall’amore per i miei famigliari, tu no… sei
più
forte di me Bilbo Baggins, perché sei qui anche senza una
valida
motivazione per esserci – aggiunsi.
Bilbo aprì la
bocca un paio di
volte senza sapere come esprimersi, poi l’altra sua mano
andò a coprire le mie.
-
Grazie Harerin- disse semplicemente, e sentii una nota umida
nel fondo delle sue parole. -
Mi spiace che tu sia stato coinvolto in tutto questo-
replicai allora con tono sommesso.
L’Hobbit
sembrò volermi
dire qualcosa, ma non ne ebbe l’occasione; la voce di Thorin
risuonò nell'aria richiamandoci.
-
Avanti, è ora di riposare! Domani riprendiamo il
cammino alle prime luci - esclamò.
A quel punto lasciai le
mani di Bilbo,
afferrando nuovamente la ciotola posata ai miei piedi, e con un ultimo
sguardo alle montagne, tornai vicino al fuoco.
Spazio
Autrice:
Questo
capitolo non era minimamente contemplato, tantè che ne avevo
pronto un altro, il quale diventerà a questo punto
il
n° 13.
E' un capitolo che è uscito spontaneamente ed è
dedicato a due persone in particolare.
La prima è WriteForLove,
a cui lo dedico come regalo anticipato (credo) di compleanno; e la
seconda è G21,
che ha espresso il mio stesso amore per le montagne.
In
realtà, entrambe le amano da quel che ho capito... ma
comunque, in tutti i
casi, è per
voi; ed è anche per me, perchè
scriverlo mi ha fatto bene al cuore.
Passando a commentarlo, ho poco da dirvi in realtà,
è
solo un capitolo di transizione; spero che abbiate apprezzato le
descrizioni (io e i periodi lunghi abbiamo qualche conflitto) e il
piccolo angolo Harin-Bilbo, un pochetto introspettivo e molto I love
our Hobbit <3
A breve però, ci sarà qualche svolta un
pò più marcata, quindi abbiate fede ;)
Il mio pacco è arrivato yeeeeeeh!! Si tratta di questo
meraviglioso ciondolo:
La scritta è in Quenya e c'è scritto "Possano i
Valar proteggerti, lungo il tuo cammino sotto al cielo", l'ho visto e
non ho saputo resistere!
Altre novità e/o sogni non ne ho da raccontarvi (fiuuuu
n.d.tutti)!
Per cui passo subito a ringraziare tutti i lettori. Se nel giro di un
giorno il contatore del capitolo appena postato è
già a
100 per me significa moltissimo, se non tutto!
Grazie anche a tutti voi,
recensori fedeli,occasionali e nuovi, mi piace tantissimo rispondervi!
Avete mai pensato, nella vostra vita "morirò di sicuro"?
Perchè è esattamente quello che ho pensato io,
realizzando
di essere finita sulla gamba di un gigante di pietra; che di per
sè, era del tutto incurante del fatto di avere una manciata
di
nani, e un hobbit aggrappati addosso, ma difatto, risultava essere lo
stesso potenzialmente letale.
Lo stesso mio pensiero doveva aver sfiorato anche Bilbo, visto l'urlo
che giunse alle mie orecchie, nel momento in cui venimmo sbalzati
all'indietro. Io mi ressi a Fili per non cadere, mentre con lo sguardo
vedevo gli altri nostri compagni allontanarsi sempre di più.
-
Dobbiamo raggiungerli!- esclamò il mio amico,
stringendomi a sè.
Il suo tono di voce,
solitamente
sicuro e deciso, suonò agitato; talmente tanto, che
nonostante la
situazione, alzai il viso per guardarlo in faccia.
Quella, fu la prima volta che vidi
il mio amico spaventato.
Scrutava con ansia davanti a sè, gli
occhi azzurri spalancati e l'aria smarrita; l’essere stato
separato da suo fratello
doveva essere terribile.
A voi potrà sembrare esagerato, ma vi posso assicurare, che
non ho mai
visto una tale devozioni come tra loro due.
Fili e Kili erano due
entità distinte, ma che al contempo non potevano esistere
separate; c'era tra
loro un legame, che era pari a pochi altri.
Dove c'era uno, c'era anche
l'altro, ed era cosa risaputa da tutti; la domanda di rito, che sorgeva
spontanea quelle poche volte che si presentavano da soli, risultava
essere sempre la stessa: "E tuo
fratello? Dov'è?".
Al villaggio, vederli costantemente assieme era normale, un
pò
come osservare il sorgere del sole la mattina, o lo schiudersi delle
gemme in primavera; qualcosa di assolutamente banale, ma che allo
stesso
tempo scaldava in qualche modo il cuore.
Quando arrivai nelle loro vite, mi ricordo che Thorin fosse leggermente
preoccupato da questo; difatti, aveva il timore che i suoi nipoti,
estremamente
giovani all'epoca, facendo amicizia con me, potessero diventare gelosi
l'uno dell'altro.
Ovviamente, questa paura fu spazzata via nel giro di
pochi istanti, perchè, una volta saputo il mio trascorso
poco
felice, loro
avevano fatto di tutto per farmi sentire a mio agio, accantonando ogni
possibile rivalità, e prendendosi cura di me insieme.
Per cui, quando hai un legame di quel tipo con tuo fratello,
è
del tutto comprensibile essere terrorizzato dalla lontananza; ero
terrorizzata io, di essere distante da Kili,
figuriamoci Fili.
-
Come possiamo raggiungerli?- gli chiesi allora, tornando a
guardare davanti a me.
Fili non
ebbe tempo di
rispondermi, perchè in quell’istante, un terzo
gigante impegnato nella lotta, scagliò un masso contro
quello che ci
stava trasportando; con orrore, vidi la testa della creatura in
questione, staccarsi di
netto e precipitare nel vuoto.
L’essere, reso instabile da quell'improvvisa mutilazione,
iniziò a barcollare avanti e indietro come ubriaco;
avvicinandosi ad un certo punto, al versante su cui gli altri
erano nel frattempo riusciti a mettersi in salvo.
-
Saltate!- ci gridò Thorin quando gli passammo
davanti.
Ma non ci riuscimmo.
I movimenti del
gigante erano talmente imprevedibili, che a fatica fummo anche solo in grado di restare aggrappati
alla roccia. Così,
li
guardai allontanarsi nuovamente assieme alle mie speranza, e al loro
posto, vidi la parete di fronte a noi farsi pericolosamente
vicina.
-
Fili!- gridai terrorizzata al nano di fianco a me. -
Dobbiamo saltare!- esclamò lui.
- Ma sei pazzo?! Dove?!- gridai di rimando,
reggendomi
saldamente ad una sporgenza nella roccia a fianco a me, e osservando la
distanza accorciarsi sempre più rapidamente.
- Là!- mi indicò Fili.
Presa com'ero dall'agitazione, non mi ero accorta della presenza di un
piccolo
slargo lungo la parete di fronte, il quale invece, non era passato
inosservato al mio amico. Mi voltai verso di lui
spaventata, e Fili mi prese
la mano libera stringendola con forza.
La costa si avvicinava sempre di
più, e mentre la mia mente giocava a rimpiattino tra, "ci
sfracelliamo" e, "ci salviamo"; Fili, gridò e
saltò in
contemporanea, trascinandomi con lui.
Cozzai contro la parete rocciosa, aprendomi un taglio sul palmo, che
avevo proteso per non battere la faccia; nel frattempo, le braccia di
Fili mi avvolsero da dietro, per proteggermi, mentre gli altri ci
arrivavano addosso, facendoci finire a terra. Con un rumore
assordante, che non saprei descrivervi, il gigante si
fracassò contro
la montagna, spaccandosi in una miriade di massi, e rovinando
giù lungo il burrone.
Mentre l'eco delle pietre che precipitavano, si perdeva nell'aria, io
rimasi
ferma, con gli occhi chiusi e stretta nell'abbraccio di Fili; certa di
essere viva, ma spaventata all’idea di muovermi.
Sentivo il respiro spezzato e pesante di Fili tra i miei capelli, e le
sue braccia contratte attorno al mio busto.
-
Harin?- mi chiamò con voce roca, spezzando il
silenzio.
Aprendo gli occhi, mi
girai sul fianco e alzai il viso verso quello di Fili; stava
sorridendo... stavamo bene, per davvero. Mi lasciai abbracciare
da lui, mentre
intorno a noi, gli altri si lamentavano in un groviglio di braccia e
gambe.
Dopo un momento, da dietro la curva del
sentiero che si congiungeva con lo
slargo, vidi sbucare Thorin; quando ci scorse, la sua
espressione di sollievo fu
palpabile. Mi venne incontro rapido allungandomi una mano, e quando mi
fui rimessa in piedi, mi
abbracciò.
-
Sia ringraziato Mahal- sussurrò al mio orecchio.
Mentre ricambiavo la
stretta, da sopra la sua spalla, incrociai lo sguardo di Kili appena
sopraggiunto. Lo vidi portarsi una
mano a coprire
gli occhi e sorridere, mentre con l'altra mano, si appoggiava alla
roccia per sostenersi.
Stavo per andare da lui, quando Bofur domandò dove fosse
Bilbo;
l’Hobbit, che era dalla nostra parte di roccia quando fummo
separati, non si vedeva da nessuna parte.
-
Là!!- gridò Bofur indicando in basso.
Vidi Bilbo tenersi
aggrappato al
bordo del sentiero con entrambe le mani, cercando invano di risalire.
Ci
mancò poco che cadesse quando la sua presa venne meno; ma
grazie
all'intervento di mio padre, riuscimmo a farlo risalire prima
che precipitasse, con il rischio però, che fosse Thorin a
cadere
di sotto. Quando
finalmente anche mio padre fu in salvo, mi concessi di pensare, che di
emozioni, per un giorno solo, ne avevo avute fin troppe.
-
Pensavo che lo
avessimo perso- disse gioviale Dwalin, guardando Bilbo, che ansante,
cercava di riprendersi dallo spavento.
Vidi allora Thorin,
voltarsi verso l'Hobbit con un luccichio irato negli occhi.
-
Lui si è
perso da quando ha lasciato casa sua! Non abbiamo bisogno di pesi
inutili; non c’è posto per lui nella compagnia! -
disse
sprezzante.
Rimasi interdetta dalle
parole di
Thorin, e trovai che fosse stato eccessivamente duro con
Bilbo, il
quale, a ben vedere, aveva assunto un’aria ferita.
Bilbo non sarà stato il più coraggioso tra gli
abitanti
di Arda, nè il più abile nel combattimento, ma
era venuto
con noi; si era imbarcato in questa impresa e si stava impegnando con
tutto sè stesso per essere d'aiuto.
Guardai verso l'Hobbit dispiaciuta, ma lui non alzò mai lo
sguardo da
terra, limitandosi a seguire Dori, mentre procedevamo verso la grotta
trovata da Kili e Fili.
E così, finalmente,
raggiungemmo la tanto sospirata caverna.
A dirla tutta non era il massimo, e c'era un odore sgradevole che
impregnava l'aria, ma eravamo al coperto e all'asciutto; ed
era abbastanza grande e calda, per
contenerci tutti comodamente durante la notte.
Appena ci misi
piede, mi feci dare una torcia da Dwalin e mi diressi verso il fondo
con la spada in mano; difatti, non era strano che le grotte di montagna
fossero abitate; quindi, era caldamente consigliato controllare per
bene
ogni angolo.
-
Vado a dare un’occhiata- avvisai, avanzando e
girando l’angolo.
Fortunatamente, scoprii
che la
grotta finiva pochi metri più avanti della curva a gomito, e
che
sembrava del tutto disabitata.
-
Libera!-
esclamai sollevata, rinfoderando l’arma e girandomi per
tornare
indietro; cosa che non feci, perchè ad aspettarmi
c’era
Kili.
Mi bloccai guardandolo
in viso, e,
non appena i miei occhi incontrarono i suoi, scuri e caldi,
l’angoscia e la paura per i momenti
appena trascorsi, vennero di nuovo a galla.
Fu come se un'onda di proporzioni gigantesche, si abbattesse contro una
diga già messa a dura prova; abbattendola definitivamente. Non appena la mia mano
lasciò
andare la torcia, che cadde a terra con un sonoro rintocco, e i miei
piedi si mossero verso di lui, come attratti da una forza
sconosciuta;
Kili spalancò le braccia e io vi ci affondai.
Restammo così, in silenzio, stretti, cercando in quel
contatto
la prova che tutto fosse andato per il meglio, e che non ci fosse
più niente di cui avere paura.
-
Harin, sono quasi
morto di paura - sussurrò Kili ad un certo punto,
accarezzandomi i capelli ancora umidi, mentre io gli
premevo il viso contro il collo caldo – quando ci siamo
separati...- proseguì, fermandosi però subito,
incapace di continuare. -
Non dirlo a me! Ho temuto di non rivederti più!-
esclamai, rabbrividendo ancora al ricordo. -
E io che pensavo
fossi contenta di non dover vedere più il mio brutto muso!-
sdrammatizzò lui con una risata, che vibrò nel
suo petto.
Io, allora, mi tirai
indietro per
guardarlo.
Kili mi stava osservando con uno sguardo caldo, rassicurante,
e aveva quel suo meraviglioso sorriso sulle labbra.
Labbra verso le quali mi avvicinai,
fino a sentirle sulle mie.
Kili, a quel punto, smise immediatamente di ridere e
divenne rigido come il tronco di quercia usato da Thorin per scudo. Quando mi staccai e
tornai a
guardarlo in viso, era…...
scioccato. Sì, scioccato credo fosse il termine giusto,
visti gli
occhi sgranati e la bocca semi aperta; quindi, devo ammetterlo, non
proprio la reazione
che speravo, per la manifestazione dei miei sentimenti.
Aggrottai le sopracciglia sciogliendomi dalle
sue braccia.
-
Beh, almeno non
mi hai spintonata via... è già qualcosa. -
commentai a
metà tra l’ironico e l’impanicato.
Kili continuava a
fissarmi allucinato, come se davanti, gli fosse apparso Smaug in
persona pronto a incenerirlo.
-
Oh per l’amor dei Valar!! Kee, di qualcosa almeno!
- esclamai io esasperata - qualsiasi cosa!!- -
È che…- riuscì finalmente ad
articolare lui. -
È che?- lo incalzai io.
- No... cioè tu e... -
farfugliò, guardando un pò me, un pò
lo spazio circostante.
- Kee, io cosa?- chiesi, iniziando a preoccuparmi
seriamente per la situazione. -
Tu... tu e Fili.. non
siete...? - ammise alla fine, e a quel punto toccò a me fare
una faccia sconcertata, realizzando ciò che lui voleva dire;
sconcerto che durò il tempo necessario per
trasformarsi in un eccesso di risa irrefrenabili e incrontrollate. -
Ehi tutto bene?-
Dall’angolo
spuntò Bofur, e fortunatamente, io ebbi la
capacità di tornare seria
almeno per un secondo.
-
Certo, arriviamo
subito!- gli dissi con un sorriso, e non appena la testa del nano
scomparve, ricominciai a ridere. -
La vuoi smettere!- sibilò Kili visibilmente
infastidito. -
Tu pensavi... che io
e tuo fratello…?- non riuscii a finire la frase e scoppiai
in un
nuovo moto di ilarità. -
Ma cosa ridi?
Ti... ti ho sentito dirgli che lo amavi! Quella sera nel palazzo degli
elfi! - sbottò lui.
A quel punto smisi di
ridere; non mi
ricordavo assolutamente una cosa del genere.
Dovetti fare uno sforzo
di memoria non da poco, per capire di cosa stesse parlando;
finchè uno scambio
di battute
mi riaffiorò alla mente.
Allora sorrisi dolcemente al nano davanti a
me, che nel frattempo, aveva incrociato le braccia davanti al petto, e
con la fronte
agrottata aspettava una mia risposta.
-
Stavamo
scherzando Kili! Voglio bene a tuo fratello come se fosse il mio, e lui
prova
lo stesso sentimento - gli spiegai, ma lui non parve molto convinto
dalla mia affermazione; al che, scossi la testa sconsolata
– Kee, sai perché me ne sono andata durante la
cena quella sera? E non ho voluto che mi accompagnassi?- gli chiesi
Lui scosse la testa,
sinceramente stupido dal cambio di argomento.
- No, perchè? - domandò
curioso. -
Perché avevi fatto il cascamorto con
quell’elfa, e dopo, hai affermato che
non ti piacevano quelle come lei, perché erano sottili,
avevano gli zigomi alti
e la pelle cremosa. - risposi tutto d'un fiato, abbassando lo sguardo -
Io assomiglio più ad un elfo, per lineamenti, che
ad una nana. E quindi... - spiegai non senza una certa vergogna. -
Davvero?- domandò Kili con tono già
più gioviale e ancora un po’ incredulo. -
Kee... –
dissi a quel punto, prendendolo per mano e guardandolo negli occhi
– Mi sei sempre stato accanto. Perfino
quando sembrava che non avessi bisogno di nessuno, tu capivi
sempre
che non era così, ed eri lì a sostenermi. Quando
ci hanno
separato prima, non ero spaventata per la mia sorte, ma per la tua. La
paura di non rivederti, era tale da paralizzare ogni mio pensiero, e ho
realizzato solo oggi, che non voglio vivere un
solo giorno senza poterti avere vicino - conclusi.
A mano a mano che il mio
discorso
andava avanti, vedevo allargarsi sempre di più, sul viso di
Kili, il sorriso, e i suoi occhi farsi più caldi. Quando finii di parlare,
però, non spiccicò parola, limitandosi a fissarmi
esattamente come prima.
-
Kee ci ris... -
Non feci in tempo a
finire la frase,
che Kili mi baciò con trasporto; intrappolandomi fra le sue
braccia, a cui fui più che felice di arrendermi. Indugiai sulle sue
labbra, che
premevano contro le mie, finchè non le schiusi; a quel
punto, la
sua lingua si insinuò nella mia bocca, e il bacio divenne
più intimo e molto più profondo, accendendomi un
fuoco nel petto. Quando ci separammo,
eravamo entrambi
senza fiato, rossi in volto, e io mi ero ritrovata con le spalle
contro la parete della caverna.
-
Credo… -
dissi riprendendo fiato, e appoggiando i palmi contro il petto di Kili
– ...che sia meglio se torniamo dagli altri
- riuscii alla fine ad articolare. -
Hai ragione
– assentì Kili, senza smettere un secondo di
sorridere con le mani ancora attorno al mio viso;
mi diede un ultimo veloce bacio a stampo, e poi ci riunimmo alla
compagnia. -
Ma che cavolo stavate facendo?- esclamò Dwalin,
mentre sistemava le sue coperte sul pavimento. -
Abbiamo dovuto
risolvere un paio di questioni - risposi io con tono leggero,
dirigendomi
verso i miei bagagli; mi sembrava di camminare ad un metro dal suolo. -
Finalmente! -
Fili mi strizzò l’occhio, già seduto
sul suo
giaciglio, intento a fumare la pipa – guarda che espressione
beata ha il
mio fratellino!- aggiunse a mezza voce quando Kili ci si
affiancò -
Mi sento in paradiso caro Fee! - affermò,
indirizzandogli un sorriso a 32 denti.
Io risi, sistemando la
coperta di
lana grezza in mezzo a loro come sempre, e accingendomi a
fasciarmi il palmo ferito, che alla fine, dopo tutte quelle emozioni si
era fatto sentire. Alla fine, quando tutti
ci fummo sistemati,
nella grotta calò il silenzio, interrotto solo dal rumore
del
coltellino da intaglio di Bofur, mentre faceva il primo turno di
guardia. Distesa nel buio, girata
sul fianco,
ripensai a tutto quello che era successo e mi venne da piangere; un
po’ per la felicità, un po’ ancora per
la tensione e la
preoccupazione accumulata.
-
Ragazzi?- sussurrai. -
Che c’è Harin?- mi chiese Fili. -
Grazie di essere sempre con me- dissi con voce incrinata.
Un’istante
dopo, ero chiusa in un doppio abbraccio. Intrecciai le dita della
mia mano, con
quelle della mano di Fili appoggiata sul mio stomaco, mentre le labbra
di Kili sulla mia fronte, mormoravano un “anche
noi”.
Sprofondai
così avvolta, in un sonno pacifico; sognando i ricordi che
erano sopiti nella mia coscienza.
Spazio Autrice:
Metà
di voi, ora starà cantando l'Hallelujah scoppiando petardi
come
fosse l'ultimo dell'anno, e l'altra metà si
interrogherà,
chiedendosi se non è troppo presto il quattordicesimo
capitolo
per aver fatto sbocciare l'amore. A questo proposito, posso dirvi che
la mia storia è incentrata sull'amore di Harerin per Kili, e
voglio poterne scrivere quanto prima; anche perchè, sapete
tutti,
quali vicessitudini ci saranno, per cui voglio sfruttare tutto il tempo
possibile.
Perchè hai scelto di farli dichiarare dentro una tristissima
grotta?
Perchè... c'è qualcosa che ti apre di
più gli occhi, del credere di aver perso qualcuno?
Io personalmente ritengo di no; per cui mi sono immaginata io al posto
di Harerin, che fino adesso non era mai stata separata così
violentemente da
Kili, e sono certa che avrei agito allo stesso modo.
Per ultimo, nonostante ci sia una coppia centrale, non mi voglio di
certo dimenticare di Fili, che c'è e ci sarà
sempre.
Dal prossimo capitolo, mi staccherò ancora una volta dalla
trama
principale per introdurre i flashback. Non volevo, però,
buttarveli all'interno della narrazione con
un ***Flashback***, quindi ho
deciso di proporveli sotto forma di sogni! Spero che li apprezzerete,
perchè c'è ne saranno diversi :)
Ringrazio tuttissimi i lettori,recensori,seguitori, preferitori e
ricordatari!! Siete la mia gioia virtuale!
Proseguivo
sotto la pioggia battente, tremando per il freddo, e cercando di
trovare una logica a tutto questo. Era allucinante,
sconcertante,
sconvolgente come tutto fosse cambiato. Se solo pensavo che fino a
qualche giorno fa,
ero seduta a contemplare le montagne innevate, stretta nel mio mantello
e con una ciotola di zuppa fumante in mano, non potevo esimermi dal
rimpiangere quei momenti. Lasciati alle spalle i
rassicuranti declivi erbosi, avevamo proseguito verso la zona
più impervia dell'Hithaeglir*, cominciando
ad
inerpicarci (e termine mai è stato più adatto) su
per gli
stretti sentieri montani, alla ricerca dell'Alto Passo che ci avrebbe
condotto così, nel Rhovanion**. Oltre alla fatica del
cammino, che si
presenteva disconnesso e parecchio accidentato, la cosa che
più
ci colpì, rendendo quasi insopportabile la marcia, fu il
freddo; pungente,
tagliente e implacabile, aggrediva ogni millimetro di pelle scoperta
che
riusciva a raggiungere, senza possibilità di scampo. Le
notti
poi, erano tutte
all’addiaccio; nessun riparo infatti ci era offerto da quei
monti, che ci costringevano così, ad accamparci come e dove
potevamo; gli uni vicini agli altri. Solitamente, io mi sdraiavo tra
Fili e Kili, che premurosi come sempre, cercavano di tenermi al
caldo quanto più potevano. Le nottate meno dure, erano
quelle
durante le quali, mi addormentavo guardando il viso di Kili rischiarato
dalla tenue luce del fuoco, e nelle quali, Fili mi stringeva la mano;
perché loro mi davano forza, e allora sapevo che sarebbe
andato tutto
bene. Anche Bilbo soffriva
enormemente il
clima, i suoi piedi Hobbit, per quanto spessi, non potevano evitare di
congelarsi al contatto prolungato con il suolo ghiacciato e spesso
coperto dalla
neve; così, non appena il falò veniva
acceso (finchè ci fu concesso), si
precipitava a mettere le piante ben vicine ad esso, in modo da evitare
geloni. Gandalf non era venuto
con noi, e
Thorin disse, che lo stregone gli aveva promesso, di raggiungerci a
metà
del valico. In cuor mio speravo che tornasse presto; più di
una
volta infatti, si era rivelato un prezioso aiuto, e senza di lui,
onestamente, mi sentivo un pò persa. Più i giorni
passavano, e più le chiacchiere si riducevano,
un po’ per la stanchezza, e un po’ per
l’eco, che
rimbalzando tra le rocce, amplificava le nostre voci, distorcendole, e
dando un senso di disagio a tutti.
Ma come si dice, non c'è mai fine al peggio, e quando ormai
pensavo che avessimo toccato il fondo, mi dovetti repentinamente
ricredere. Iniziò
difatti, improvvisamente e violentemente, una vera e propria battaglia
di fulmini e tuoni, accompagnata da
pioggia e grandine sospinta dal vento, la quale in poco tempo, ci
lasciò fradici da capo a piedi e completamente congelati.
-
Dobbiamo trovare
riparo! Non possiamo andare avanti così!- esclamò
Balin
da sopra l’ululato del vento.
Thorin si
fermò in testa alla fila guardandosi intorno, e poi si
voltò verso di noi. Io mi strinsi
inutilmente il mantello zuppo
addosso, rabbrividendo, e restituii lo
sguardo a mio padre in una muta richiesta di aiuto.
Non ero assolutamente il tipo da lamentarsi; sarò stata
anche
esile per la mia categoria, ma reggevo le interperie e le
condizioni più difficili, con tutto lo spirito che avevo
ereditato dalla razza nanica; però come tutti, avevo anche
io un
limite oltre il quale non potevo andare, e a malincuore, mi resi conto
che quel limite lo avevo superato già da troppo tempo.
Vidi Thorin guardarmi negli occhi agrottando le sopracciglia; ero
sicura che iniziasse ad essere seriamente preoccupato per la
situazione, fosse stato in suo potere, avrebbe scavato con le sue
stesse mani
un riparo per tutti noi, ma nemmeno alla progenie di Durin era concesso
un tale privilegio.
-
Fili, Kili. Siete
quelli con la vista migliore. Andate avanti e diteci se c'è
un posto sicuro dove poterci fermare.- disse Thorin ai due
principi, che svelti, si portarono in testa alla fila proseguendo poi
lungo il sentiero. -
Vado con loro!-
proposi avanzando a mia volta, ma una mano di Thorin mi
fermò,
appoggiandosi leggera ma con fermezza sul mio braccio. -
No, tu rimani
qui. Stai tremando, rischi di finire giù da una scarpata-
replicò lui con occhi seri.
Io lo guardai frustrata
da sotto il
cappuccio, ma solo
perché aveva ragione… Riuscivo a bloccare i
tremiti, solo
stringendomi le braccia intorno alla vita. Se per sbaglio avessi messo
un piede in fallo, da lì fino alle pendici delle Montagne
Nebbiose, non ci sarebbe stato niente a fermare la mia
caduta.
-
Va bene - assentii
sconfitta, ricacciando indietro la visione di me spiaccicata contro una
roccia.
Così seguii Balin, il quale, dopo avermi circondato le
spalle con
un braccio, mi portò a sedere su di un masso, accomodandosi
poi
vicino a me.
-
Bambina mia non
ti preoccupare. Torneranno in men che non si dica - mi
consolò
il nano notando la mia preoccupazione. -
Lo so Balin -
risposi con un sospiro stanco, e lui mi battè gentilmente
una
mano sul ginocchio in segno di comprensione. -
Sai una cosa?-
ripresi poi, guardandolo negli occhi - A volte mi mancano tanto i
tempi in cui tu, quando eravamo piccoli, ci raccontavi le antiche
leggende intorno al fuoco. – gli dissi con un sorriso
nostalgico.
-
Anche a me
mancano Harerin, non immagini quanto- concordò il nano,
facendomi
appoggiare la testa sulla sua spalla. -
Mi hai insegnato
tante di quelle cose Balin; l'amore per le arti, per i libri, per la
storia- dissi con affetto - e non so se potrò mai ricambiare
– aggiunsi mesta. -
Ma lo hai
già fatto! Ogni volta che i tuoi occhi brillavano di
entusiasmo
per qualche nozione che imparavi, quello per me era un bellissimo
regalo - mi disse con dolcezza – e di sicuro mi davi
più
soddisfazioni di quei due scapestrati buoni solo a combattere!-
scherzò il nano facendomi ridere. -
Per fortuna Thorin non ha mai scoperto che mi hai insegnato
l’elfico- replicai sorridendo divertita. -
Credo che in
realtà, al tempo, lo sapesse, ma deve aver chiuso un occhio
su
questo – ammise Balin.
- Non so cosa avrei fatto senza di te Balin; dico
davvero -
aggiunsi ancora, guadagnandomi una carezza sulla guancia fredda da
parte
del nano.
Non so dire, se fosse il
momento
particolarmente brutto a farmi uscire quelle parole di bocca, ma
sentivo il bisogno di dirgliele.
Balin, era stato per me un grande maestro e un grande amico; era stato
lui, in passato, a tirarmi fuori da un periodo particolarmente brutto,
nel
quale ero caduta appena dopo essere arrivata a casa di Thorin. Ed era
stato sempre lui, uno dei primi a insistere affinchè non
sopprimessi la
mia natura elfica; dicendomi di accettarla, perchè sarei
stata
più ricca sia dentro che fuori.
Succedeva, che si fermasse spesso a casa nostra, sedendosi con me, Kili
e Fili intorno
al fuoco, mentre assieme a Thorin, si alternava a raccontarci le grandi
imprese di Durin il Senza-morte, del feroce drago Smaug, e di come la
nostra gente fosse sopravvissuta, grazie al coraggio e al valore dei
suoi condottieri.
E solitamente, quel tipo di serate, finivano sempre con Dis
che doveva praticamente obbligarci ad andare a dormire, e con noi che
puntualmente protestavamo. "Ma non siete mai stanchi di sentire sempre
le solite storie?" ci diceva la
nana, ma noi non lo eravamo mai; la nostra immaginazione era avida di
quei racconti, ed era ben lontana da comprendere la realtà
celata
in quelle parole e in quelle frasi.
Sono certa, che nemmeno Kili e Fili,
quando rievocavano le grandi battaglie, impugnando le spade di legno
regalateci da Bofur, immaginavano che in realtà, i racconti
sono
belli proprio perchè sono racconti, e non invece fatti e
azioni pregni di vivido
sangue e metallo.
-
Mi spiace per
ciò che hai dovuto patire in passato… nella
battaglia di
Moria intendo - ripresi io dopo un attimo di silenzio, nel quale mi ero
persa tra i ricordi.
Sentii Balin sussultare
e alzai la testa, incontrando così i suoi occhi sorpresi.
-
Come fai a saperlo? Sono certo di non avertene mai parlato -
disse confuso osservandomi. -
L’ho
sognata una notte, tanto tempo fa… e ho visto la
disperazione sul
tuo volto, mentre passava in rassegna quel mare di cadaveri;
anche se è stato solo per un momento. - spiegai, osservando
le
gocce di pioggia rotolare giù dalle mie mani conserte
– Anche per
questo sono qui. Non voglio più vedere una simile
disperazione e
una simile nostalgia di casa... in nessuno di voi - ammisi, lanciando
un’occhiata a Thorin, che in quel momento era impegnato a
scrutare
lontano nella tempesta. -
Oh bambina mia... - mormorò Balin con gli occhi
improvvisamente lucidi. -
No Balin ti
prego! Non volevo farti piangere!- esclamai io; dovetti fare una
faccia così buffa, che il nano si mise a ridere di gusto,
asciugandosi con l'indice gli angoli degli occhi, mentre anche io mi
univo a lui. -
Eccoli!-
Alla voce tonante di
Dwalin smisi di
ridere e scattai in piedi, avvicinandomi a Thorin, che sostava un
pò
più avanti lungo il sentiero.
Protesi il collo per vedere oltre la spalla di mio padre, e socchiusi
gli occhi per tenere lontana la pioggia che mi accecava; il primo che
scorsi fu Fili, da solo.
-
Dov'è Kee?- chiesi subito io allarmata. -
Sta arrivando
– mi rispose lui, riprendendo fiato e indicando dietro di
sé; sull’altro
lato del sentiero, suo fratello stava arrivando. -
Attenzione!- gridò a quel punto Gloin.
Dall’alto,
improvvisamente, come se si fosse materializzato dal nulla,
piombò al nostro indirizzo un enorme macigno, il quale si
schiantò sulla
parete sopra di noi; fummo così costretti, ad
appiattirci tutti contro il versante roccioso, mentre
una pioggia di detriti esplosi dallo scontro, passava davanti a noi e
proseguiva la caduta giù nel
buio fitto del burrone.
-
Guardate!- urlò a quel punto Balin, richiamando la
nostra attenzione.
Io seguii con lo sguardo
la direzione,
verso la quale il nano stava puntando il suo indice avvolto dal guanto
di pelle, e rimasi allibita.
Non potevo credere a
quello che si stagliava davanti a noi; dalla costa della montagna
infatti, si era appena
staccata un’enorme figura fatta di roccia.
-
Che mi venga un
colpo! Le leggende sono vere! – esclamò Bofur
–
Giganti! Giganti di pietra!- aggiunse sconcertato.
In quel momento, passato
lo shock iniziale, mi ricordai di Kili.
-
Kee!!- gridai,
guardando il percorso dal quale sarebbe dovuto sbucare, prima che
succedesse tutto quel pandemonio; e dopo un attimo di
terrore, finalmente comparve dall’angolo del sentiero.
In quel momento ringraziai Mahal e tutti i Valar di cui conoscevo il
nome, mentre lui col fiatone ci raggiungeva.
-
Abbiamo trovato
una caverna poco più avanti, sbrighiamoci!- disse concitato,
sistemandosi il cappuccio e gettando una rapida occhiata dietro di
sè.
- Forza andiamo! Su, avanti!- gridò
allora Thorin, riprendendo a guidarci dalla testa della fila.
Così, prima
che ci venisse
lanciato contro un altro macigno, iniziammo ad avanzare il
più
velocemente possibile lungo lo stretto sentiero.
Ma per quanto
potessimo essere rapidi, non ci fu possibile non accorgerci, con
orrore,
del pericolo che incombeva su di noi; la pioggia e il freddo ora, erano
il nostro ultimo problema. Eravamo finiti, nostro malgrado, in mezzo ad
una battaglia tra giganti; i
quali, avevano iniziato a scagliarsi tra di loro enormi massi, nel
tentativo di abbattersi a vicenda. Stavo camminando tra
Fili e Kili, pregando che il rifugio che avevano trovato fosse vicino,
quando, senza preavviso, il sentiero si spaccò dividendosi
sotto ai miei piedi.
Rimasi in bilico con un piede da una parte e uno dall'altra, prima di
sentirmi tirare da dietro; sbattei con la schiena contro il petto di
Fili, mentre i miei occhi rimasero puntati sulla figura
che davanti a me si allontanava sempre di più.
-
Kili!!! Afferra
la mia mano!- sentii urlare da Fili; il suo braccio si protese oltre il
mio
fianco, la mano tesa che si allungava verso il fratello.
Ma Kili non potè fare
altro che guardarci impotente; la
distanza era ormai troppa.
Vidi la sua espressione sgomenta, un
attimo prima di venire tutti sbalzati all’indietro; a quanto
pareva, eravamo finiti sulla gamba di uno dei giganti di pietra.
* Altro
nome delle Montagne Nebbiose ** Altro
nome delle Terre Selvagge
Spazio
Autrice:
Si
è capito che il capitolo è dedicato a
Balin?
La voglia, o meglio, il desiderio di spendere parte dello scritto su di
lui, nasce da una scena specifica del film; più precisamente
dal
flashback sulla battaglia di Moria.
Quando ho visto Balin piangere sul campo di battaglia, circondato da
tutti quei morti, mi si è stretto il cuore, e da allora ho
deciso di farlo diventare parte integrante del mio racconto; difatti,
non sarà l'ultimo capitolo esclusivamente dedicato al nostro
lungimirante nano!
Spero, inoltre, di essere riuscita a rendere bene il disagio e la
preoccupazione di Harin per la situazione che si è venuta a
creare, e allo stesso tempo, la speranza che nutre nonostante le
avversità.
Prossimo capitolo, giurin giuretto, novità a palate! Di che
tipo? E che pensate che io sia? Un Troll rimbambito che ve le dico?!
Ora, visto che non ho una mazza di altro da dirvi, passo a ringraziare
per una volta, decentemente, tutti quanti.
I miei lettori: Non conosco i vostri nomi, e onestamente
ne sono
felice, perchè dovessi ringraziarvi tutti uno per uno, non
mi
basterebbero tutte e quattro le ere delle Terra di Mezzo xD Quindi vi
faccio un unico immenso ringraziamento;
avete il mio più totale impegno nel proseguire questa storia
fino alla fine, cercando di mantenere la qualità invariata e
impegnandomi a renderla sempre migliore. I miei recensori (in
ordine cronologico): WriteForLove, Yavannah, Idrilcelebrindal, Tamora
Felix, LadyGinger,G21,Anaire.
Sarete poche, ma potenti, mi date la carica ad ogni recensione! Le persone che mi seguono:
Anaire, Anto27, Bluenocturne93, Chiaretta_6, Elfosnape, Fede95,
Floyder, G21, Hayley_chan, Idrilcelebrindal, Jess chan, Lady of the
sea, LadyGinger, Lady_Daffodil, Lauretta_03, Liz91, Verushka_G,
WikiJoe, _Prophecy_.
A volte mi viene naturale guardarmi dietro per vedere se c'è
la fila! Le persona che mi
ricordano: AnnetteRosavskij e Ramona37
Grazie ad entrambe, essere ricordata fa sempre piacere! Le persone che mi
preferiscono:
BackyRrJ1999, Fredfredina, Giuliettfrost, Hphgtwisdalh,
Little_Marty, Liyen, Mikysax, Tamora Felix, ValeJRRT3, WriteForLove.
Le vostre preferenze mi onorano!
Spero di avervi onorati tutti!
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. se qualcun altro volesse unirsi alle recensioni, mi
farebbe
molto piacere; non tanto per veder salire il contatore, ma
perchè mi piace discorrere con voi e capire cosa vi piace e
cosa
no, in modo da poter modificare la storia l'addove ce ne sia
necessità. Grazie a tutti!
Mi svegliai di soprassalto guardandomi confusa attorno.
-
Mahal no.... ti prego! - sussurrai nel buio.
E invece sì,
contro ogni mia
possibile speranza, e ogni mio accorato appello al Signore delle
montagne; l’ambiente fu improvvisamente rischiarato da una
forte
luce. Vidi
perfettamente il
profilo di tutti i mobili che arredavano la mia stanza, e
l’arco
intarsiato del mio piccolo letto a baldacchino, prima che tutto
tornasse nell’oscurità.
Rimasi ferma immobile, in quel momento di stallo, che ti coglie quando
la paura sta montando e non sai bene qual'è la mossa
migliore
per farle fronte.
Quando
finalmente decisi quello che dovevo fare, ormai era troppo tardi;
infatti, non feci in tempo a mettermi le mani sulle orecchie, che un
tuono tremendo scosse l’aria, e il vento che ululava
all'esterno,
con una sferzata poderosa, spalancò la finestra facendola
sbattere. A quel punto, accantonai
l'idea ormai
insufficiente di tapparmi le orecchie, e scesi dal letto,
fiondandomi nel posto che in quel momento mi sembrava più
sicuro… l’angolo della camera dietro alla
poltrona. Avevo
l’età che per gli
umani, corrisponderebbe sì e no tra i dieci e i tredici
anni;
ed ero terrorizzata. Vivevo con la mia nuova
famiglia
ormai da sei mesi, e nonostante tutto, ad ogni temporale, ancora non
riuscivo ad abituarmi e a restare calma; ogni tuono mi entrava nel
cervello, come un colpo d’ascia inferto su di un ciocco di
legno,
e risvegliava in me una paura antica, radicata nel mio animo. La
mia stanza, da famigliare qual'era finalmente diventata, tornava ad
essere aliena ed estranea; i muri che mi circondavano non bastavano a
rassicurarmi, e nemmeno la consapevolezza di essere al riparo dalle
interperie che imperversavano di fuori.
Il tutto, risultava ancora peggiore, quando come in quel caso Thorin
era
via dal villaggio, in qualche città vicina alle Montagne
Azzurre, per vendere i prodotti che realizzava nella fucina. Ci fu un altro lampo; mi
rannicchiai con le gambe strette al petto e le mani a coprirmi le
orecchie, nel vano tentativo di contenere il panico. La finestra mossa dal
vento, intanto,
continuava a sbattere implacabile ad ogni nuova folata, e ad un certo
punto, oltre che la finestra, sbattè anche la porta.
-
Harin che diamine!! Vuoi chiudere quella finestra??-
Riconobbi la voce di
Fili; nipote di Thorin, di sei anni più grande di me.
-
Non riusciamo a
dor… Harerin?- mi chiamò di nuovo, probabilmente
non
vedendomi nel letto. -
Ehi ma che fine
ha fatto?- sentii domandare Kili; che come sempre aveva seguito suo
fratello. – Harin!- chiamò anche lui.
Mi vergognavo da morire
per quella situazione; avere paura dei temporali alla mia
età!
Ero certa, che non ci fosse nano in tutto l'Ered Luin, che si
nascondesse
dietro una poltrona per un banale evento atmosferico. Quindi, oltre che
spaventata, ero persino mortificata dalla situazione. Mentre ero
assorta ad auto
darmi della stupida, e a causa del chiarore prodotto dalle candele, che
i due giovani avevano con sé; non feci caso al lampo di luce
che
balenò fuori dalla finestra, e così, il rombo del
tuono mi
colse del tutto impreparata, facendomi scappare un urlo terrorizzato,
che l'ululato del vento non riuscì a coprire. Dopo circa mezzo secondo
da quando
ero riuscita a chiudere la bocca, la poltrona che mi faceva da riparo
venne scostata.
-
Che ci fai qui?-
A quel punto, non mi
rimase altra
scelta che alzare lo sguardo sui due fratelli; entrambi mi guardavano
stupiti, e di certo ne avevano ogni ragione.
-
Ehi cosa
succede?- Kili s’inginocchiò vicino a
me; i capelli
che gli sfioravano appena le spalle e le sopracciglia castane,
agrottate in un
espressione confusa sul giovane volto sbarbato.
Io, che tenevo
ancora le mani
sulle orecchie, e tremavo sia dalla paura che dal freddo, scossi la
testa decisa, non volendo assolutamente ammettere il motivo di
quello strano comportamento; ma il tuono successivo mi
tradì.
Trasalii senza poterne fare a meno, e il mio sguardo corse di riflesso
alla finestra ora chiusa, dietro la quale la pioggia scrosciava
insistente.
-
Hai paura dei temporali Harin?- chiese Fili, imitando il
fratello e accucciandosi davanti a me.
Mettendoli a confronto in quel momento, uno di fianco all'altro, non
potevano essere più diversi. Il più grande,
biondo, con
grandi occhi chiari e già un accenno di treccine fra i
capelli
lunghi e lisci; e il secondo, scuro e mosso, con occhi caldi e castani;
eppure, anche allora, sembravano due facce della stessa medaglia.
Mi aspettavo, a quel punto, almeno una risata, o un qualche segno che
la
mia paura fosse considerata del tutto ridicola; invece,
entrambi non
sembravano divertiti dalla cosa, solo sorpresi e semplicemente in
attesa di una mia parola.
Guardai prima uno e poi l'altro, indecisa sul da farsi; da quando ero
arrivata da loro, Kili e FIli erano sempre stati estremamente gentili
con me, cercando
in tutti i modi di farmi sentire a mio agio, coinvolgendomi in ogni
loro
attività; e dovevo ammettere, che era gran parte per merito
loro,
se il mio cuore iniziava pian piano a guarire, beandosi nuovamente
della sensazione di essere amata e protetta.
Mi morsi un labbro
– E' che... -
iniziai, bloccandomi subito e sentendo la voglia di piangere montarmi
dentro.
Spostai lo sguardo sul pavimento di pietra perfettamente
liscio, cercando di non far uscire le lacrime, che si erano accomulate
agli angoli degli occhi.
- Pioveva e tuonava quando sono stata salvata
dall’incendio! E' stato un fulmine a far spezzare il ramo che
ha
colpito mio padre!- ammisi singhiozzando alla fine, non riuscendo
più a
trattenermi, e nascondendo il viso tra le ginocchia flesse.
Chiamatelo shock post traumatico o come volete, ma quelle immagini non
mi si sono mai cancellate dalla mente.
Il rombo del tuono, che a intervalli copriva il crepitio dell'incendio,
e dei
nani che urlavano cercando di spegnerlo; lo scoppiò del ramo
colpito dal fulmine, e il fragore che ne seguì mentre cadeva
a terra; il volto
sofferente di mio padre rimastovi incastrato al di sotto; le mie grida
mentre cercavano di tratternermi dal precipitarmi verso di lui.
Nulla di tutto ciò l'ho mai dimenticato, e spesso rivisitavo
quei
momenti in sogno, senza che però il mio dono, in quel caso,
centrasse
alcunchè.
Mi raggomitolai ancora di più su me stessa,
stringendo gli occhi il più possibile, e ricacciando
indietro i
singulti che cercavano di scuotermi.
-
Harin…- sentii la mano di Fili posarsi sulla mia
testa accarezzandola dolcemente. -
Fee vieni, dammi
una mano! Harin coraggio, seguici! - disse invece Kee, con uno strano
tono perentorio che non gli avevo mai sentito.
Spinta più
dalla
curiosità di capire il motivo di tanto fervore, che non
dalla
reale voglia di abbandonare il mio angolo; alzai la testa e vidi Kili
tendermi una mano. Il suo viso era serio, ma non del tipo di
serietà di chi è scocciato dalla
situazione, bensì, quella di chi è
determinato e ha
in mente qualcosa. Spostai allora lo sguardo dal suo volto alla sua
mano, e dopo essermi asciugata le lacrime con la manica della mia
camicia da notte, l'afferrai. La mano di Kili era calda, e trovai al
contatto con essa, un immediato giovamento.
Quando fui finalmente in piedi, tirai su con il naso
guardandoli; entrambi i fratelli mi fecero un sorriso a 32 denti, e il
più giovane, sempre tenendomi saldamente per mano, mi
guidò fuori dalla stanza, dirigendosi a passo sicuro verso
la
loro, adiacente alla mia.
Giunti sulla soglia, Kili mi lasciò andare, entrando nella
camera
seguito da Fili; io rimasi sull'uscio, guardando con
curiosità
l'ambiente.
A riempire lo spazio, c’erano due letti con le
lenzuola stropicciate e buttate alla rinfusa, e un sommario caos
generazionale del tutto normale per i due; confusione, per altro, di
cui Dis ne
sapeva qualcosa fin troppo bene…
-
Spingi il tuo
letto verso di me- disse Kili a Fili, mentre teneva ferma con le
ginocchia una delle sponde laterali del suo letto.
Il maggiore fece come
gli era stato detto, spingendo il proprio letto contro quello del
fratello. Una volta che i due
giacigli furono accostati, vidi Fili prendere un altro lenzuolo
dall’armadio e stenderlo per orizzontale sui due letti, dove
venne poi fermato, da entrambe la parti, sotto al materasso; in quel
modo, la fessura che
rimaneva nel mezzo era stata coperta, e i letti uniti tra di
loro. A quel punto, Kili
m’invitò con un gesto della mano, mentre
risistemava le
coperte e le lenzuola sopra la struttura appena creata.
- Coraggio, stanotte dormi con noi. - disse senza battere
ciglio.
Sulle prime, rimasi un
attimo interdetta e
leggermente stupita, da tutto quel prodigarsi per me, ma le espressioni
dei due fratelli erano delle più serie e convinte;
così
mi avvicinai timidamente, e quando li raggiunsi, mi sistemai in mezzo a
loro. Una volta che le candele
furono spente, e le coperte tirate su a coprirci, i due fratelli mi
circondarono con le loro braccia.
-
Harin, la
prossima volta che hai paura, non restare da sola, vieni subito da noi.
Siamo qui per te! - mi disse Fili, con tono accorato e gentile, di chi
si è seriamente preoccupato. -
Sembriamo degli
scapestrati, e un po’ lo siamo, ma ti proteggeremo sempre.
L'abbiamo promesso a Thorin e a mamma. Ci saremo sempre per te. -
rincarò Kili allegramente; riuscivo quasi vedere il suo
sorriso
sincero,
brillare al buio. -
Grazie... Kee,
Fee...- risposi già assonnata, rannicchiandomi di
più in
quell’alcova di calore e amore, mentre mi rendevo conto al tempo stesso, che i
tuoni, non riuscivano più a raggiungermi lì, dove
mi trovavo.
Già allora,
ero fermamente
convinta che avrebbero mantenuto la loro parola; non ne avevo il minimo
dubbio, e negli anni che seguirono, non mi diedero mai motivo per
averne.
Mi
stavo ancora godendo quelle sensazioni benevoli, quando
iniziai a sentire qualcosa sotto di me.
Era come... come se la fessura tra
i due letti si stesse allargando, e per dirla tutta, in
realtà, non
mi sembrava nemmeno più di essere sdraiata su di un letto,
se era per quello.
Un secondo dopo aver realizzato quel particolare, la mia mente
allineò i pezzi e capii di
stare sognando.
Nel momento in cui lo realizzai, e aprii gli occhi di
scatto, mi sentii precipitare.
Spazio Autrice:
Benvenuta
Primavera, benvenuto caldo, benvenute rondini!!! Ah no.... -.-
però posso ringraziare il tempo, che non mi ha concesso di
mettere il naso fuori di casa e di conseguenza costretta a scrivere!
Ed eccoci al Flashback, piccolo stralcio della vita di Harin assieme ai
due principi di Durin. :) E' del tutto ininfluente sulla trama, ma
l'idea mi era venuta così, spontanea, e ho pensato che
potesse essere carino raccontarvi alcuni episodi avuti luogo
sull'Ered Luin.
Può piacervi come idea quindi?
Avrei in mente di metterne uno ogni tanto, a sopresa, durante la trama
principale, e se riesco, di collegare questi sogni, con qualche
avvenimento successo durante il viaggio che riaccenda la memoria di
Harin (come per esempio, in questo caso, il temporale sulle Montagne
Nebbiose).
Ringrazio come di consueto tutti i miei magnifici lettori; tutti
coloro che mi seguono, in particolare Laura20, Laucace e Gilraen12
unitesi in questi giorni; tutti coloro che mi hanno aggiunta tra i
preferiti, Laucace e _Son hikaru che lo hanno fatto questa settimana; e
infine le fantastiche ragazze che commentano
sempre, comprese le tre new entry Hphgtwisdalh, Liyen e
Gilraen! Vi adoro tutti!
A volte, non hai il tempo di
razionalizzare cosa ti stia succedendo; un pò
perchè le
cose accadono troppo in fretta, e un pò perchè il
cervello certe situazioni non vuole saperne di razionalizzarle.
Sono fermamente convinta di ciò, ed il motivo è
semplice.
Come puoi accettare il fatto, che fino a pochi istanti prima
stavi tranquillamente dormendo, abbracciata a due delle persone che ami
di più al mondo, e ora invece, stai precipitando nel vuoto;
inghiottita da un, all'apparenza solido, pavimento di roccia?
Sfortunatamente, nonostante il mio raziocinio non volesse accettare
l'avvenimento, era proprio ciò che ci stava accadendo.
Dopo essermi svegliata di soprassalto, la terra sotto di me era
sparita, facendo cadere me e tutti i miei amici in un buco oscuro; da
lì, era seguito un breve e iniziale momento di caduta
libera;
alla fine del quale, avevo colpito con la schiena la superficie liscia
di una
parete scoscesa, iniziando a scivolarvi inesorabilmente sopra. Era come
essere su di un grande scivolo, senza però il caratteristico
divertimento.
Intorno a me, c'era una cacofonia di urla ed
esclamazioni, mentre i miei compagni, venivano sballottati a destra e sinistra, senza poter controllare la
direzione della loro caduta. Una volta finito il
lungo e tortuoso
scivolo, il pavimento mi mancò nuovamente da sotto i piedi;
precipitai nel vuoto per alcuni secondi, e quando il mio corpo
trovò di nuovo un appoggio solido, avvertii
distintamente, anche tra tutte le imprecazioni e i grugniti dei miei
amici, un sonoro crack.
Una fitta lancinante di dolore, partì dal mio polso
irradiandosi
fino alla spalla; un male così acuto, da togliermi quel poco
di
fiato che mi era rimasto.
Mi rannicchiai su me stessa, gemendo sommessamente, senza trovare la
forza di urlare ancora.
Passò qualche istante, e ancora stordita dalla caduta e dal
polso rotto, quasi non mi resi conto che
chi ci aveva teso, quella che risultò essere una trappola,
ora ci
stava dando il benvenuto. Un
branco di Orchetti, infatti, ci fu addosso; era una massa brulicante
di orride creature, con denti sporgenti e aguzzi, e un fetore tale da
colpire anche il naso più allenato. Uno di essi si
avvicinò a me,
caracollando in mezzo ad un groviglio indistinto di arti e
artigli sudici; mi tirò su di peso con malagrazia,
prendendo poi a spingermi perchè camminassi. Io, nonostante
avessi
ancora i sensi ovattati dal dolore, cercai di spintonarlo via con la
spalla, tentando di liberarmi; ma, quando ricevetti un colpo
accidentale
sul polso, le mie forze vennero meno, mentre un'altra sferzata di
malessere mi invadeva; così, mi lasciai trascinare via senza
altro cenno di ribellione.
Una volta che fummo tutti in fila indiana, le creature iniziarono a
guidarci lungo le passerelle in legno che fungevano da strade, in
quello che risultò ormai chiaro, essere un insediamento
degli
Orchi; a quanto pareva, avevano trovato nel ventre oscuro delle
Montagne Nebbiose un luogo ideale per sistemarsi.
Mentre camminavo, tenendomi il polso stretto al petto per cercare di
muoverlo il meno possibile, Balin, che marciava davanti a me, si
voltò a guardarmi.
-
Tutto bene bambina mia? Sei pallida. - commentò
preoccupato, agrottando le sue sopracciglia bianche. -
Il... - ansimai,
incespicando su di una tavola sconnessa - il mio polso
è
rotto - risposi, serrandolo di più nel pugno chiuso.
Balin, che per guardarmi aveva
rallentato, fu spinto bruscamente in avanti; un Orchetto mi si
parò
davanti afferrandomi per il braccio sano e iniziò a tirarmi.
-
So camminare schifoso - lo apostrofai divincolandomi.
Continuammo a camminare,
passando di passerella in passerella, mentre intorno a noi
tutta la comunità che infestava la montagna, si raccoglieva
per
osservare e (per quel poco che potei capire) per gioire della carne
fresca
che gli era capitata così facilmente.
Dopo aver attraversato l'ennesimo ponte sospeso, lo stretto passaggio
si aprì all'improvviso, allargandosi in un'immensa caverna
illuminata a giorno dalle torce, e brulicante di Orchi; ci condussero
fino ad uno spiazzo
circolare sospeso esattamente nel mezzo, e lì il nostro
"tour"
ebbe termine. Una volta che ci fermammo, gli Orchi ci accerchiarono,
iniziando a toglierci tutte le armi che riuscivano a vedere; mentre le
creature erano intente in quella ricerca, Fili e
Kili riuscirono ad avvicinarsi a me.
-
Harin che
succede? - domandò Fili, osservando il sudore freddo
imperlarmi la
fronte e scendere lungo le tempie.
Io, incapace di parlare
per il dolore che la lunga camminata aveva accresciuto,
e per conservare quel poco di fiato che avevo, mi limitai ad abbassare
lo sguardo sul braccio; il polso era già raddoppiato di
dimensione, e da lì fin sopra il gomito la mia pelle stava
iniziando a diventare violacea. Quando tornai a guardare in viso
i due
principi davanti a me, loro mi stavano osservando preoccupati; il primo
a muoversi fu Fili, che strappato un
lungo lembo della veste, da sotto la corazza di cuoio, ne
ricavò una garza improvvisata.
-
Kee tienila
ferma, devo fasciarglielo in modo che non si muova - disse al fratello,
il quale si portò dietro di
me, posizionandomi il braccio ferito contro il costato; trattenendo un
urlo,
mi lasciai bendare alla belle e meglio da Fili. -
Grazie... - ansimai, mentre Kili mi sorreggeva cingendomi la
vita.
- Speriamo di cavarcela... - commentò
Fili, preoseguendo nel
suo lavoro e voltandosi a guardare con la coda dell'occhio il nuovo
personaggio entrato in scena.
Non appena gli Orchetti avevano ammassato tutte le nostre spade a
terra, si era fatto avanti il
più grande, grosso e grasso Orco che io avessi mai visto; la
sua
pappagorgia gli arrivava fino alla pancia, gonfia e protesa sulle corte
e bitorzolute gambe. In testa portava una
rudimentale
corona fatta di ossa e in mano, teneva un bastone sormontato da un
teschio, appartenente ad un qualche essere non ben definito; quelle
sublimi ed eleganti
caratteristiche, lo decretavano senza alcun dubbio a capo del clan
intorno a noi, e quando dico intorno, intendo ovunque... Su ogni lato, ogni anfratto e
ogni sporgenza, c’era un goblin urlante che si dimenava nella
nostra direzione.
-
Chi è
stato così sciocco da entrare armato nel mio regno?-
tuonò con voce possente l'Orco, sovrastando il caos di
grugniti, squittii
e urla - Spie? Ladri? Assassini?- seguitò a
domandare.
Io lo guardai disgustata
con il braccio ora fasciato, e finalmente non più inerte
lungo il fianco.
-
Nani vostra malevolenza - rispose uno degli Orchetti, quello
più vicino a me per essere precisi. -
Nani?!- esclamò stupito il re con
teatralità, come se non lo avesse notato da solo. -
Trovati nel portico anteriore - si affrettò ad
aggiungere il nostro ambasciatore. -
Beh! Allora non state lì impalati! Perquisiteli!-
tuonò il capo.
Strinsi di nuovo i
denti, mentre
venivo percorsa dalle mani di un Orchetto alla ricerca di
chissà
quale tesoro, che in quel caso, si rivelarono essere un paio di
pugnali, una daga e uno
stiletto legato alla gamba. Una volta che
l'approfondita perquisizione ebbe fine, il re si rivolse di nuovo al
nostro indirizzo.
-
Che cosa ci fate da queste parti?- domandò
squadrandoci.
Io mi guardai intorno e notai di non essere la sola del nostro gruppo a
farlo.
Il problema che ora ci si poneva, era di trovare una scusa
sufficientemente verosimile della nostra presenza su quelle montagne;
ma che allo stesso tempo, si allontanasse quanto più
possibile
dalla verità. Non era infatti il caso, di informare quello
stupido ammasso di carne putrida della nostra missione.
Mentre cercavo di farmi venire in mente un'idea, vidi Oin farsi avanti
fermando Thorin che si ero mosso per prendere la
parola.
- Tranquillo ragazzi, ci penso io -
affermò sicuro; io lo ero un pò meno ad essere
sincera.
- Niente trucchi, voglio la verità!
Cose serie e
non nulla - replicò allora il re, retrocedendo goffamente
per
sedersi sul suo trono.
- Sarai costretto ad alzare la voce; i tuoi mi
hanno
appiattito la tromba - rispose Oin, facendo sfoggio del suo apparecchio
acustico, ridotto alle dimensioni di un foglio di pergamena.
- Appiattirò ben altro che la tua
tromba!!!-
esclamò irritato l'Orco gigante, balzando in avanti e
distruggendo con lo scettro una delle strutture di ossa che reggevano
le torce accese.
- Se sono più informazioni che vuoi, io
sono quello con
cui parlare!- s'intromise lesto Bofur, distraendo il re dal suo intento
di appiattire Oin.
- mh mh - lo assecondò allora l'Orco,
guardandolo con curiosità.
- Eravamo lungo la strada; beh, neanche una
strada, un sentiero in
effetti. Neanche un sentiero ora che ci penso, più un
viottolo -
raccontò il nano, mentre io facevo passare lo sguardo da lui
al re; il
quale, sembrava sempre più spazientito... cosa che mi mise
abbastanza ansia.
- Comunque... - riprese Bofur - ...eravamo su
questa strada, tipo sentiero,
tipo viottolo e poi non c'eravamo! E questo è un problema,
perchè dovevamo trovarci a Dunland*
martedì scorso... - a quel punto Bofur interruppe la sua
arringa, probabilmente a corto di idee, rivolgendo a noi un'occhiata di
aiuto per poter proseguire.
- A far visita a dei lontani parenti! - lo
soccorse Dori.
- Endogamici**
da parte di mia madre- aggiunse Bofur, e a quel punto, l'Orco perse del
tutto la pazienza.
- Zitto!! Basta!!- urlò, facendo
squittire di paura tutti i suoi sudditi e zittire il nano. - Molto
bene…- riprese poi con tranquillità, avendo
ottenuto l'effetto desiderato - se non
vorranno parlare, allora saremo costretti a farli... strillare! Portate
qui il maciullatore, portate qui lo spezza ossa- esclamò, ed
a
ogni strumento di tortura citato, la folla esultava eccitata
– cominciate
con i più giovani! – concluse guardando Ori, che
sgranò
gli occhi spaventato. -
Aspettate!- lo fermò a quel punto la voce di
Thorin.
Lo guardai con
apprensione farsi avanti, uscendo dal cerchio che avevamo creato
attorno a lui per nasconderlo.
-
Bene, bene, bene
– commentò il signore degli Orchi soddisfatto
– guardate chi
c’è! Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror; Re
Sotto
la montagna... - aggiunse mellifluo e con un inchino del tutto ironico.
– Oh ma
dimenticavo....! Tu non hai una montagna e non sei un re! Il che, fa di
te
un nessuno in realtà... - disse malevolo, gettando
un'occhiata sprezzante carica di derisione. -
Bada a come parli Orco, o dentro la montagna finirai per
esserci seppellito! - sibilai io
al suo indirizzo, ignorando i sussurri di stare zitta da parte di
metà compagnia; gli occhi dell’essere si puntarono
su di
me. -
E tu, bada a non
farmi arrabbiare..... nana; o sarò io personalmente a
spezzarti
l’altra estremità!- replicò lui.
Con un braccio Fili mi
portò dietro di sé, venendo affiancato
prontamente da Kili.
- Conosco
qualcuno... - proseguì il re, tornando a ignorarci e
rivolgendosi nuovamente a
Thorin – ...che pagherebbe un bel prezzo per la tua testa;
solo la
testa, nient’altro attaccato!- sghignazzò
compiaciuto.
Io guardai confusa mio
padre, che con sguardo truce, ascoltava le parole del suo interlocutore
cercando di interpretarle.
-
Forse tu sai di
chi parlo.... un vecchio nemico tuo - spiegò, puntando
l’indice
contro Thorin – un orco pallido, a cavallo di un bianco
mannaro -
aggiunse allusivo, mentre i suoi occhietti acquosi si riducevano a
fessura. -
Azog il
profanatore è stato distrutto; trucidato in battaglia molto
tempo fa!- replicò Thorin con sicurezza; sicurezza che non
impiegò molto a vacillare. -
Così,
credi
che i suoi giorni da profanatore siano finiti non è vero?-
domandò l'Orco mettendosi a ridere; poi voltatosi alla sua
destra, si rivolse ad un suo sottoposto,
ordinandogli di mandare un messaggio ad Azog.
Io ne approffitai,
avvicinandomi con apprensione a Thorin.
-
Padre
com’è possibile? - gli chiesi, ancora incredula
dopo la
rivelazione - come può essere ancora vivo?-
Lui scosse la testa
amaramente; lo sguardo rivolto a ricordi lontani
– non ne ho idea; lo credevo morto da anni ormai... -
rispose, poi riscossosi,
guardò il mio bendaggio – come stai? -
domandò,
sfiorando delicatamente con la punta delle dita, la stoffa che mi
avvolgeva.
-
Me la cavo stai tranquillo – risposi sorridendo e
stringendogli brevemente la mano.
In realtà, mentivo per buona parte.
Certo, ora il polso era
immobilizzato, ma non era una soluzione... il dolore si stava
espandendo sempre di più, raggiungendo a volte, dei picchi
che
mi annebbiavano la vista, e che rischiavano di compromettere la mia
lucidità; cosa che in quella situazione, mi sarebbe potuta
costare la vita e avrebbe potuto mettere in pericolo i mei compagni.
Ma dirlo a Thorin, sarebbe servito solo a farlo preoccupare di
più; ed avevamo ben altro a cui pensare.
-
Che la festa abbia inizio!- esclamò d'un tratto il
re degli Orchi, strappandomi ai miei ragionamenti.
Intorno a noi, i suoi
sudditi si
animarono, mentre quelli che potevo immaginare essere gli strumenti di
tortura citati pocanzi, procedevano verso di noi trainati su ruote. Il re faceva festa, cantando e
pregustando il momento che si sarebbe svolto di lì a poco. Schiacciata
com’ero in mezzo ai
miei compagni, e lottando contro il dolore in rapida espansione; subito non
capii cosa fosse successo, ma improvvisamente, tutti i canti
si
erano
interrotti, sostituiti da urla acute e penetranti. Vidi re degli Orchi
saltare (per
quanto glielo consentisse la sua mole) all’indietro, puntando
il
dito contro qualcosa che si trovava per terra davanti a lui.
-
Conosco quella
spada!- gridò sconvolto, mentre gli occhi gli si facevano
grandi
dalla paura – è la fendi orchi!-
esclamò,
riferendosi all'arma di Thorin.
Mi stupii non poco del
terrore che quella
spada elfica aveva prodotto tra gli Orchi, e con orrore, ascoltai il
loro re urlargli di ucciderci tutti.
Cos', ogni Orchetto che fosse riucito a farsi spazio sul piccolo
spiazzo, si lanciò contro di
noi, brandendo fruste e catene e cominciando a colpirci con furia
inaudita.
Thorin, rapido, si voltò verso di me circondandomi con le
braccia, e ricevendo sulla schiena il colpo indirizzato a me.
-
Padre!- gridai io,
mentre lui gemeva.
Un paio di creature lo strapparono via da me, gettandomi a terra; un
Orcco mi pestò violentemente sulla
ferita e io ululai dal dolore, vedendo una raggera di stelle balenarmi
davanti agli occhi.
-
Squarciateli!
Picchiateli! Uccideteli! Uccideteli tutti!- latrò il re in
preda
ad una follia omicida – tagliategli la testa! -
Quando iniziavo a
credere che non avessimo
più via di scampo, un’intensa luce proruppe nella
caverna,
mandando a gambe all’aria e incenerendo una gran
quantità
di Orchi, tutti in una volta sola.
Aprii a fatica gli
occhi, focalizzando una figura alta e indistinta ergersi davanti a noi;
figura, che dopo un momento risultò appartenere a Gandalf, e
che riaccese le mie speranze come un colpo di mantice nella
fornace.
-
Imbracciate le
armi! - ci esortò con voce tonante brandendo Glamdring
– combattete!- esclamò, e si
lanciò contro le creature.
* Regione a sud dell'Eregion,
delimitata ad est dalle Montagne Nebbiose.
** Per
endogamia si intende il matrimonio all'interno di uno stesso clan;
credo che in questo caso voglia essere sinonimo di consanguinei.
Spazio
Autrice:
E siamo
ritornati in carreggiata!
Quando ho visto la scena dei nani che cadevano nella trappola degli
Orchi, mi sono chiesta... ma come hanno fatto a non farsi male?
Sostanza, ho pensato che poteva farsi male Harerin! Poveraccia xD
La parte dell'interrogatorio, è un'altra delle scene estese
presenti nell'Extended Edition del film; se potete, guardatela; fa
scassare! E se avete una mappa della Terra di Mezzo sotto mano, date
un'occhiata al tragitto descritto da Bofur.... ahahahah!!!
Come al solito, spero di essere riuscita a fare "mio" il capitolo,
nonostante sia tratto interamente dal film! Nel frattempo, mi sono
messa ad aggiustare i primi capitoli (1 e 2 per ora), rileggendoli e
modificandoli
l'addove necessario; mi sono accorta infatti, forse presa
dall'entusiasmo di pubblicare, che alcuni periodi non erano molto
scorrevoli, e così ho provveduto a metterli a posto,
aggiungendo
qua e là qualcosina.
Ora passo a ringraziare tutti i miei lettori e chiunque mi segua;
ringrazio le mie affezionate recensiste e Leila91 che si è
unita a loro; e ringrazio Emouel e Halfblood_Slytherin per avermi
aggiunta tra le storie
seguite :)
Crescete come le gemme sugli alberi a primavera e mi date la stessa
sensazione di felicità! Grazie.
Ancora
distesa a terra,
guardavo con stupore Gandalf esortarci a combattere.
Era possibile che
quello stregone avesse l'abilità di apparire sempre nel
momento
del bisogno? A quanto pareva sì!
Sia allora che in seguito, non conobbi persona più scaltra e
saggia di Gandalf; sembrava essere dotato di tutte le
qualità
migliori di ogni razza della Terra di Mezzo: agguerrito come un Nano,
lungimirante come un Elfo, gentile come uno Hobbit e Umano; in entrambi
i sensi del termine.
Mentre il nostro salvatore iniziava a mulinare Glamdring, io mi rimisi
in piedi a fatica; la mia ferita continuava a non
darmi tregua, e sembrava peggiorare ogni istante che passava; in quel
momento però, non avevo il tempo di curarmene.
Se non fossimo
scappati al più presto, un polso rotto sarebbe stato il
minore
dei miei/nostri problemi.
- Gloin!- chiamai, indicando allo stesso tempo le mie armi, che stavano
in mezzo al mucchio ai suoi piedi.
Rapido il nano iniziò a passarmi i pugnali, lo
stiletto a la daga sottrattemi poco prima; dall’alto
arrivò anche
la mia spada, che presi al volo con la mano sana, abbattendola
istantaneamente contro l'Orchetto più vicino a me.
La battaglia ora, risuonava del clangore di spade, asce e martelli;
ognuno
mieteva più nemici che potesse, nel tentativo di aprire un
varco,
che ci consentisse di fuggire da lì. Gli Orchi, presi in
contropiede e ancora frastornati dall'apparizione di Gandalf, ben
presto
persero terreno, e quando Thorin, impugnando Orcrist,
contrattaccò
il loro re, facendolo precipitare dalla piazza sospesa, riuscimmo
finalmente a scappare.
-
Seguitemi,
presto! - esclamò Gandalf, prendendo a guidarci lungo il
ponte
sospeso che si dipanava alla nostra sinistra.
Mentre arrancavo
più veloce
che potevo dietro allo stregone; Kili mi passò accanto,
superandomi; si girò verso di me, e senza smettere di
correre
mi allungò una
mano, che io presi quasi fosse un’ancora di salvezza. Trainata dalla sua
stretta e dalla
sua presenza, aumentai la
velocità, cercando di mantenermi il più lucida
possibile; sentivo il
volto e la parte destra del torace in fiamme, come se fossi rimasta
troppo vicino al fuoco, e il dolore era diventato quasi insopportabile.
Gli Orchi intanto, continuavano ad inseguirci,
lanciando stridii e urla, mentre noi passavano lungo i robusti ponteggi
che avevano costruito per collegare le varie gallerie dentro la
montagna.
Un Orco si fece incontro a me e Kili, e io rapida, lasciata la sua
mano, estrassi uno dei miei pugnali; lo lanciai, conficcandolo
esattamente in mezzo agli occhi della creatura. Kili a sua volta, ne
abbattè un altro con la
spada, mentre un terzo lo spingemmo insieme giù dal ponte.
- Siamo una gran bella coppia! -
esclamò lui guardandomi e sorridendo soddisfatto.
Io gli sorrisi di rimando, cercando di celare il più
possibile il
mio peggioramento; ero comunque fermamente covinta anche io, che
fossimo una
bella coppia; una splendida coppia.
-
Kili attento! -
urlai d'un tratto, vedendo alle spalle del nano un gruppo di Orchi
correrci incontro; questi,
una volta tesi gli archi, scoccarono una serie di frecce al nostro
indirizzo.
Kili ne parò
abilmente
alcune con il piatto della spada; dopo di che, afferrò una
scala
a pioli lì vicina e con quella, si fece scudo avanzando
verso di loro. Bofur,Bifur e Bombur furono subito pronti a dargli una
mano, e usando la scala come un
ariete, li fecero precipitare nel vuoto. Nel frattempo io, tirata fuori
la daga, abbattei un paio di
nemici che erano sopraggiunti alle nostre spalle, ma un quarto
arrivò improvvisamente a
dar loro manforte.
Riuscii a parare il colpo della sua rudimentale
ascia, con la mia lama, ma
per farlo, dovetti appoggiarla contro il braccio rotto...
Il dolore
salì alle stelle e mi si
offuscò la vista, tirai un paio di fendenti alla ceca, che
per
fortuna
andarono a segno; al che, mi voltai e corsi verso il varco libero
che i miei compagni erano riusciti a creare.
Proseguimmo aumentando la velocitò, ma i nemici sembravano
continuare a crescere di numero, anzichè diminuire; forse
avevamo
sottovalutato la moltitudine che si era espansa sotto quelle montagne. Ad un certo punto,
raggiungemmo una passerella senza uscita; a quel punto Thorin,
non
appena gli fummo passati tutti davanti, tagliò la cima che
ancorava la struttura. Questa prese a dondolare verso la parte opposta,
e quando fu di nuovo vicina ai
ponteggi, Gandalf ci urlò di saltare. Fili davanti a me, mi
tese
una mano, aiutandomi a prendere lo slancio per arrivare a terra.
Quando i miei piedi toccarono nuovamente le assi di legno, il
contraccolpo si ripercosse sulla ferita; se non ci fosse stato Bofur ad
afferrarmi e a tenermi in piedi, sicuramente sarei rovinata a terra.
-
Forza Harerin! -
mi incoraggiò il nano, ma io, nonostasse ci provassi con
determinazione, non riuscivo più a
stare in piedi - Kili! - chiamò prontamente Bofur,
vedendomi barcollare –
prendi Harin!- gli disse.
Cercai una qualche argomentazione per protestare, ma Kili mi
aveva già preso in braccio.
- Mi dispiace Kee...- mormorai con la testa abbandonata sul
suo
petto, mentre lui continuava a correre seguendo gli altri.
- Smettila, non è colpa tua!- mi
rimproverò - sono qui per te, quante volte devo
riperterelo?- aggiunse.
Sentii il sorriso nella sua affermazione, ancora prima di vederlo.
Nonostante il sudore che
gli colava dalla fronte, e la striscia di sangue di Orco sulla guancia,
Kili era fiero e bellissimo ai miei occhi; e cosa ancora più
importante, era lì per me; era mio e io gli appartenevo.
Questa
considerazione, accese in me la consapevolezza che sarebbe andato tutto
bene, e che saremmo usciti di lì tutti assieme come sempre. Nonostante il mio ben
sperare però, la nostra fuga si interruppe improvvisamente
sopra l’ennesimo ponte
sospeso; quando dal nulla, rispuntò il re degli Orchi, che
ci sbarrò la strada intrappolandoci.
-
Pensavi di
potermi sfuggire?! – esclamò
all’indirizzo di Gandalf, menando
un fendente che il grigio schivò - che intendi
fare ora stregone?- gli domandò con tono saccente e
divertito.
A quel quesito, Gandalf
per prima cosa, rispose accecando l'Orco con la punta del suo bastone,
e subito dopo gli
aprì uno squarcio nell'enorme addome, cosa che lo fece
crollare in
ginocchio con un urlo.
Il re osservò esterrefatto la ferita e poi ci
guardò con gli occhi sgranati.
-
Sarò sconfitto! - decretò con pacata
arrendevolezza.
Gandalf allora, con un
ulteriore
fendente
lo uccise definitivamente; l'immensa mole dell'Orco, si
abbattè
con tutto il suo peso sul ponte già messo a dura prova; il
quale, scricchiolando,
iniziò a sfaldarsi.
-
Sta cedendo!- urlò Gloin.
Kili mi
lasciò andare facendomi voltare verso di lui.
-
Reggiti a me, intesi?- mi disse guardandomi negli occhi.
Io annuii; di sicuro non
avevo più un
briciolo di forza per oppormi, per cui gli passai il braccio sano
attorno al collo, mentre lui me ne passava uno attorno alla vita
stringendomi. Non passarono che pochi
istanti e
poi, come potete ben intuire, il ponte si
staccò di netto dal suo ancoraggio, precipitando di sotto;
ancora
adesso mi chiedo come riuscimmo ad uscirne tutti vivi e illesi. Per
tutto l'arco di tempo in cui precipitammo tenni gli occhi serrati,
aggrappandomi quanto più potevo a Kili. L'atterraggio fu
comunque tremendo; mi ritrovai sdraiata sulla schiena, mentre Kili
teneva sollevata sopra di me, una spessa tavola di legno
perchè
non mi schiacciasse. Nonostante fossi stata
protetta e non
avessi riportato un graffio dalla caduta, non trovavo lo stesso la
forza di alzarmi; nemmeno
quando, dal pendio della caverna, vidi arrivare un’orda di
Orchi
verso di noi.
-
Harin! -
Il mio campo visivo fu
riempito dal
viso scarmigliato di Fili; i suoi bei capelli dorati erano offuscati da
uno strato di polvere e schegge di legno.
-
Riesci ad
alzarti? - mi domandò, inginocchiandosi e spostando la
tavola che
suo fratello stava ancora reggendo.
Io scossi piano la testa
e
così lui, passatomi un braccio sotto le ginocchia e uno
intorno
alle spalle, mi prese in braccio.
-
Ehi andrà
tutto bene! - mi confortò, notando probabilmente la mia
espressione preoccupata; dopo di che, guardò
l’esercito che
ci si
stava facendo incontro e aggrottò le sopracciglia - o forse
no -
commentò sospirando; io
rantolai una risata. -
Sono troppi, non riusciremo a batterli - disse Dwalin, mentre
aiutava Nori ad uscire dalle macerie. -
Solo una cosa ci può salvare adesso... la luce del
giorno- rispose Gandalf.
Per farvela breve, dopo
un’altra estenuante corsa, riuscimmo a riguadagnare
l’esterno, e non vi
dico quanto fu bello sentire l’aria fresca accarezzarmi la
pelle. Finalmente,
eravamo sbucati alle pendici delle Montagne Nebbiose; non esattamente
nel punto preventivato, ma almeno eravamo arrivati fin lì
sani e
salvi.
-
Fili ti prego,
mettimi giù adesso - dissi al nano una volta che ci fummo
allontanati abbastanza dall'ingresso della caverna.
Tutto quel correre
e
quell’ondeggiare mi aveva fatto salire una tremenda nausea;
così, accolsi con gratitudine il suolo e l’odore
della
terra e degli aghi di pino.
-
Harin come stai? - -
Vorrei che il
braccio destro si staccasse in questo preciso momento, in modo da non
sentire più male.... ma sto bene - risposi a Kili, che si
era
inginocchiato vicino a me.
Lui mi sorrise in risposta, e io allungai una mano,
posandogliela sulla guancia appena coperta dalla barba;
lui, prima la racchiuse nel suo palmo, e poi la
baciò chiudendo brevemente gli occhi. Il bel
momento però, fu rovinato da una nuova
fitta di dolore che mi colse all'improvviso; questa volta gridai senza
trattenermi, rannicchiandomi in posizione
fetale, con il braccio sano stretto attorno a quello rotto.
-
Gandalf! -
chiamò Kili spaventato, facendo accorrere il mago - non puoi
fare niente per lei? - gli chiese con tono disperato.
Lo stregone si
chinò,
facendomi rimettere gentilmente supina e slacciandomi il bendaggio; il
polso era gonfio e teso, con un colorito che variava dal nero al
violaceo.
-
Sì posso;
ma ti converrà tenere quel braccio il più fermo
possibile
almeno
per un po’- mi disse, mentre racchiudeva il polso nel palmo
della
mano, e cominciava a mormorare parole indistinte a bocca socchiusa.
Guardai con stupore crescente la pelle tornare di un tenue color ambra,
mentre il dolore si affievoliva, fino a divenire solo più un
fastidio latente.
La magia mi aveva sempre affascinato, e avrebbe continuato a farlo per
molto tempo; almeno finchè non ne vidi i lati peggiori.
E così, nel giro di qualche istante, il mio polso era
tornato praticamente come nuovo.
-
Gandalf, sei di sicuro il
più grande stregone dal cappello a punta che esista su Arda!
Parola mia! -
esclamai entusiasta mettendomi a sedere; quando provai però
a
far ruotare la giuntura, mi scappò ancora una smorfia e un
basso
lamento. -
Ti ringrazio per
i complimenti mia cara; ma col tenerlo fermo per un po’,
intendevo
dire di evitare gesti come quello... o come l’impugnare una
spada... - mi
disse, alzando le sopracciglia cespugliose con sguardo eloquente. -
Capito! - confermai io sorridendogli. -
Oh bene! -
assentì allora soddisfatto – ora
vediamo... - aggiunse poi, girandosi e prendendo a
contare i presenti.
- Tutto bene?-
Il mio sguardo corse a Kili, che si era nuovamente inginocchiato al mio
fianco; aveva ancora quella piccola ruga di preoccupazione in mezzo
agli occhi castani.
- Certo Kee, tutto bene. Devo solo non sforzarlo come ha detto Gandalf
- lo rassicurai mostrandogli il polso.
Kili lo prese tra le mani accarezzandolo, e quando il suo pollice
passò sopra la pelle morbida dell'interno, un brivido
percorse la mia
schiena e provai l'irrefrenabile impulso di baciarlo. Anche lui doveva
aver pensato lo stesso, perchè le sue labbra si erano
schiuse,
lasciandomi intravedere i denti bianchi, e i suoi occhi si erano fatti
improvvisamente più liquidi e caldi.
- Fili, Kili e Harin! -
In quell'istante, ringraziai mentalmente
Gandalf della provvidenziale interruzione; non
che il momento mi fosse dispiaciuto, ma non era quello il luogo per
scambiarci effusioni. Kili allora, mi lasciò andare il polso
con
un
sorriso sghembo; che non aiutò affatto a calmare l'ondata di
calore
che mi era montata dentro. Solo con un immenso sforzo di
volontà, mi
voltai finalmente verso Gandalf; lo stregone si era fermato a
guardarmi,
e la sua espressione si era fatta d'un tratto preoccupata; io presi a
guardarmi rapidamente intorno, cogliendo al volo il problema.
- Dov'è Bilbo?- chiesi,
alzandomi in piedi.
Vidi gli altri guardarsi
intorno spaesati.
-
Dove il nostro Hobbit?- mi fece eco Gandalf, visto che
nessuno aveva risposto. -
Maledizione al
mezzuomo! Adesso si è perso?- esclamò esasperato
Dwalin,
guadagnandosi una mia occhiataccia. -
Credevo fosse con Dori - disse Gloin guardando
l’interessato, che scosse deciso la testa. -
Dobbiamo andare a cercarlo!- dissi, stringendomi meglio sul fianco la cintura con il fodero della
spada. -
Vuoi tornare là dentro!? - mi chiese allibito
Gloin, guardandomi come se fossi uscita di senno. -
Ma certo! Avreste il coraggio di lasciarlo agli Orchi?-
chiesi incredula di rimando. -
Dove
l’avete visto l’ultima volta?- domandò
Gandalf,
sedando all'istante il nostro battibecco. -
Mi sa che
è sgattaiolato via quando ci hanno catturati... - gli
rispose Nori;
lo sguardo dello stregone si puntò su di lui. -
E che è successo esattamente? Dimmelo!-
esclamò il grigio con apprensione evidente. -
Te lo dico io cosa
è successo - lo interruppe Thorin, e tutti ci voltammo verso
di lui - Mastro Baggins ha visto
la sua occasione e l’ha colta!- affermò con
decisione; lo sguardo che non ammetteva repliche. -
Non puoi dire sul serio avanti... - provai a convincerlo io. -
Pensava solo al
suo soffice letto e al suo caldo focolare da quando ha messo piede
fuori dalla porta! Non rivedremo mai più il nostro Hobbit.
E’ ormai lontano. - replicò Thorin, senza
alcun'ombra di dubbio sul viso.
Io scossi la testa
affranta e guardai
Fili e Kili che avevano la stessa espressione delusa.
Bilbo aveva
qualcosa in più, non ci avrebbe mai abbandonato!
Sì, gli
mancava casa, e sì, non aveva alcun motivo di aiutarci; ma
non
era il tipo da mollarci a questo modo. Ripensai alla nostra
chiacchierata al buio, davanti alle montagne illuminate dalla luna;
allora aveva dei dubbi è vero, ma mi era parso deciso a
trovare
una motivazione per il suo viaggio, e non si sarebbe arreso di certo in
questo modo!
Ad un tratto, come a dar
ragione ai miei pensieri, la sua voce squillante vibrò
nell’aria
-
Eh invece no! -
Il piccolo Hobbit era
comparso, come
per magia, vicino a noi; io sorrisi sollevata, mentre i nani
ridevano e Thorin lo guardava sorpreso.
-
Bilbo Baggins!
Non sono mai stato così felice di vedere qualcuno in vita
mia!-
esclamò Gandalf quasi commosso. -
Bilbo ti davano per scomparso!- disse Kili. -
Ma come hai fatto
a superare gli Orchi?- domandò Fili, a fianco del fratello,
aggrottando le sopracciglia. -
Già… come?- rincarò Dwalin,
appoggiandosi
all’ascia con gli avambracci, in attesa.
Bilbo non rispose
subito, limitandosi a dondolarsi sui talloni; sembrava vagamente a
disagio.
-
Ma che importanza ha? È tornato!- disse Gandalf
venendogli in soccorso. -
Ha importanza.. -
disse invece Thorin, guardando fisso lo Hobbit – ...voglio
saperlo. Perché sei tornato indietro?- gli chiese.
Stavo per intervenire a
favore di Bilbo, quando fu lui a prendere la parola con voce
incredibilmente sicura.
-
Vedi, so che
dubiti di me. Lo so, lo so, lo hai sempre fatto! - rispose al nano
– e hai ragione, penso sempre a casa Baggins. –
continuò con un’alzata di spalle – Mi
mancano i miei
libri; e la mia poltrona; e il mio giardino.... Vedi, quello
è il
mio posto! E' casa mia... - ammise, e io avvertii la nostalgia nella
sua voce, assieme a qualcos’altro –
perciò sono
tornato; perché… voi non ce l’avete.
Una casa.-
disse guardandoci – vi è stata portata via, e
voglio
aiutarvi a riprenderla se posso.- concluse tornando a voltarsi verso
Thorin.
Vidi negli occhi di mio
padre,
cambiare qualcosa mentre fissava a sua volta lo Hobbit; così
come vidi
le espressioni commosse di molti altri.
Bilbo alla fine ce l'aveva fatta; aveva trovato un suo personale motivo
per accompagnarci in quel viaggio, per rischiare la vita; e le sue
ragioni non potevano essere più belle. Gandalf non aveva
sbagliato; mai scelta era stata più saggia, e da quel
momento, mi
ripromisi di far sì che a Bilbo non succedesse nulla, e che
potesse tornare a casa sua, fra le sue colline al più
presto. Mentre pensavo a queste
cose, strinsi un braccio attorno alle
spalle di Ori, che fissava un punto imprecisato del terreno con gli
occhi umidi; poi, la mia attenzione venne catturata da altro. Alle narici mi
arrivò un odore famigliare, già sentito, ma di
cui non riuscivo a ricordarne la fonte. Mi voltai verso il folto
della
foresta, facendo saettare gli occhi da una parte all’altra;
ero
sicura di avere già avvertito prima quell’aroma, e
quando
il vento soffiò nella mia direzione mi immobilizzai.
-
No! - esclamai. -
Harin cosa c’è?- Gandalf fu il primo ad
allarmarsi.
Mi voltai verso lo
stregone, e so che lui lesse la paura nei miei occhi.
-
Dobbiamo andarcene! - dissi, vedendo ben più
d’uno sguardo confuso puntarsi su di me. -
Harerin cosa succede?- chiese Thorin afferrandomi per un
braccio. -
Mannari… -
sussurrai.
Thorin sgranò gli occhi, nello stesso istante in cui
nell’aria vibrò un possente ululato.
- Mannari! -
gridai rivolta agli altri. -
Siamo finiti dalla padella… - -
...nella brace! - concluse Gandalf per mio padre - correte!-
esclamò poi guardandoci.
Mentre mi rimettevo a correre, mi chiesi per quanto ancora avremmo
dovuto scappare e se ad Erebor, ci saremmo mai arrivati tutti assieme
per davvero.
Spazio
Autrice:
Ed eccoci
qui, finalmente fuori dal dominio degli Orchi e in attesa di finire
sotto le grinfie di Azog! Che meraviglia!!
(~ ̄▽ ̄)~ Mamma che
capitolo longo che è saltato fuori! Mi auguro di essere
stata il più fluente possibile descrivendo
la vicenda, ho riletto e midificato il resto più e
più
volte ma ogni volta che lo ripasso al setaccio vengono fuori cose nuove
e ad un certo punto ho dovuto dire basta (⊙_◎).
Poi, ho solo un paio di note
da esporvi, la prima è che non ho idea se Gandalf possa
effettivamente guarire un polso rotto, ma visto che fa miracoli
concedetemi questa piccola libertà! Secondo, nel testo tendo
a
scrivere con l'iniziale maiuscola i vari suffissi (Re,Lord,Dama etc...)
nel caso del re degli Orchi ho volutamente mantenuto il minuscolo; non
mi sembrava infatti il caso di elevarlo al nostro Re sotto la Montagna
o a Lord Elrond per spiegarvela in breve.
Passo a ringraziare tutti coloro che si attardano a leggere questa
storia! Le mie recensiste, in particolare Emouel che si è
unita
a loro :) Tutti colore che hanno aggiunto la Fic tra le
preferite,ricordate,seguite!
Ora vado a finire la mia banana con gelato e Nutella; io e gli Hobbit
in quanto a cibo andremmo moooolto d'accordo! o(≧o≦)o
Avevo
ormai perso il
conto, delle volte in cui i nostri piedi avevano dovuto viaggiare
più rapidi del vento. Sembrava che
il nostro viaggio si fosse strasformato in un’infinita fuga.
Stavano correndo a rotta di collo, giù per il pendio che ci aveva accolti una volta
usciti dal dominio degli Orchi; mentre dietro di noi, gli ululati dei
nostri
inseguitori si facevano
più forti e vicini.
Vi avevo già accennato, del fatto che
noi nani non siamo esattamente predisposti per la corsa, vero?
Beh, oltre a
questo naturale ostacolo, ora ci si poneva anche il problema di un
terreno accidentato
e disconesso.
Intorno a noi, c'erano per lo più alti e
robusti pini, e un pavimento coperto di radi ciuffi di erba secca e
massi di
varie dimensioni. Risultava quindi fondamentale, nella nostra fretta,
fare un'estrema attenzione nell'evitare le zone più
dissestate, dove la terra era smossa e i ciottoli più
numerosi;
sarebbe stato facile difatti, provocare una frana, che avrebbe potuto
condannarci tutti... prima del tempo.
Mentre caracollavo lungo la
discesa, facendo attenzione a tutte queste cose, con la coda dell’occhio
vidi un movimento improvviso.
-
Sono qui!- gridai
all’indirizzo dei miei compagni.
Appena un secondo dopo, che il mio urlo si fu spento nell'aria, un paio
di Warg ci raggiunsero. Massicci e ringhianti, ci si fecero incontro a
fauci spalancate; mettendo in mostra, una chiostra di denti gialli e
ricoperti di saliva; pronti a chiudersi sul primo malcapitato che fosse
stato loro a tiro. Il fatto però, che fossero senza
cavalieri in sella, ci diede l'opportunità
di
abbatterli piuttosto in fretta.
- Avanti, correte!!- ci esortò Thorin,
estraendo la sua spada dal petto di uno dei mannari appena uccisi.
Ripresi a correre più veloce di prima; ignorando i muscoli
che mi bruciavano per lo sforzo, e sperando
in una miracolosa via di fuga da quel luogo. Ma sfortunatamente, fu il
fato a decidere per me; e la nostra corsa, si interruppe bruscamente
sul ciglio di un altissimo precipizio; preceduto solamente da una
manciata di rigogliosi pini.
-
Salite sugli
alberi! Tutti! Forza salite!- esclamò Gandalf, mentre noi ci
guardavamo intorno presi alla sprovvista.
Ascoltando il consiglio
dello stregone, corsi immediatamente verso il pino più
vicino a me; dove Kili, stava già aspettando per aiutarmi a
salire. Misi un
piede sulle sue dita intrecciate, e dandomi la spinta, riuscii ad
arrivare al ramo
più basso. Mi issai sopra di esso; proseguendo poi verso
quello più alto, e poi ancora
più su; mentre Kili e Fili si affrettavano a salire rapidi
dopo di me. Avrei potuto continuare
a salire ancora, fino alla cima perfino. Ero
abbastanza leggera, perchè anche i rami più alti
e sottili
mi reggessero; ma il polso che Gandalf mi aveva consigliato di tenere a
riposo, stava già facendo sentire le sue rimostranze, per lo
sforzo a cui lo avevo sottoposto.
Così mi fermai e mi voltai
verso il limitare della
foresta, osservando i mannari farsi sempre più vicini; i
loro occhi erano
puntati su di noi; sulle loro prede... e solo in seguito vidi
Bilbo.
Lo Hobbit stava tentado, con strattoni frenetici, di estrarre la spada,
che gli era rimasta incastrata nel
cranio di uno dei Warg uccisi.
Quando finalmente ci riuscì, lo vidi voltarsi, e assumere
un'aria
confusa non trovandoci più; poi, un
ululato lo distrasse. I mannari
ormai gli erano praticamente addosso.
-
Bilbo! Sali!- gridai a quel punto.
Lui alzò lo
sguardo di scatto,
distogliendolo dal branco in avvicinamento; corse verso l'albero sul
quale ci eravamo arrampicati, e
saltò per raggiungere il ramo più basso senza
però
riuscirvi; il ramo era troppo alto e lui troppo piccolo.
Bilbo mi rivolse un'occhiata carica di paura, senza sapere cosa fare, e
io ebbi solo pochi istanti per decidere. Scesi
il più rapidamente possibile da dov'ero, facendo la strada a
ritroso, e sorpassando Fili e Kili
appoggiati al tronco del pino.
-
Harin! - esclamò Fili con apprensione, ma io non gli badai.
Raggiunsi il
ramo sopra la testa Bilbo, che nel frattempo, si era appiattito contro
l'albero, sperando probabilmente di mimetizzarsi con la
corteccia dietro di sè. Tra noi e i mannari in corsa,
c'erano ormai solo poche braccia;
riuscivo ad avvertire il loro tanfo selvatico, come se li avessi avuti
accanto. Mi sedetti sul
tronco, e strigendo le ginocchia attorno ad esso, mi lasciai scivolare
a
testa in
giù, protendendo le mani verso lo Hobbit.
-
Bilbo!- lo esortai.
Lui si riscosse
immediatamente e mi afferrò le mani. Con
un colpo di reni, riuscii a spingerlo in su, facendogli guadagnare il
tanto agognato riparo; il mio polso però,
protestò con
più forza, colpendomi con una stilettata di dolore che mi
lasciò senza fiato. A fatica mi tirai di
nuovo a sedere,
e questa volta, per salire, mi feci aiutare da Kili. Raggiunsi il suo
fianco giusto in tempo; appena prima, che il ramo sopra il quale
stavo, fosse spezzato con violenza dalle fauci di un Mannaro.
-
Mi ucciderai un giorno - mi disse Kee con tono ansioso,
accostando la bocca al mio orecchio. -
Mi spiace - risposi, mentre mi stringevo il braccio al petto
ansante - Bilbo tutto bene?-
domandai poi allo Hobbit sopra di me. -
Sì
Harerin! Grazie per avermi salvato! - esclamò lui
incredibilmente
sollevato, cercando di riprendere fiato.
Io gli feci un sorriso
affaticato,
stringendomi un po’ di più al fianco di Kili per
farmi
forza. Lo guardai in viso, lui mi stava osservando con occhi colmi di
rassicurazioni; occhi, che d'un tratto si spalancarono per
lo
stupore...
Kili però, non stava più osservando me; il suo
sguardo mi aveva
superata, e io lo seguii fino a puntarlo su una figura, che non
avrei mai
pensato di vedere. Nonostante fosse la prima volta per me, riconobbi
immediatamente Azog il profanatore. Il corpo bianco era
ricoperto di
numerose cicatrici rosee, e gli occhi
azzurri, quasi bianchi, riflettevano il bagliore dell'artiglio
metallico, che sostituiva la mano amputatatagli da Thorin molti anni
prima,
sul campo di battaglia di Moria.
-
Dimmi che non è vero… - sussurrai, non
so bene se a me stessa o a Kee vicino a me. -
E’ uno scherzo! - sentii esclamare Fili, che invece
espresse ad alta voce il mio pensiero.
Voltai di scatto la
testa cercando di
scorgere Thorin, ma non
riuscii ad individuarlo; le fronde, e i rami carichi di pigne, me lo
impedivano; potevo benissimo immaginare però, che cosa
stesse
provando in quel momento.
Il nemico che credeva ormai sconfitto da anni; colui che
aveva
trucidato in battaglia suo nonno Thror, e molti altri suoi commilitoni,
si ripresentava in via del tutto inaspettata davanti a lui.
Scoprendosi, per di più, l'artefice di quell'inseguimento
estenuante; iniziato nelle lande ai confini di Imladris.
Doveva essere
scioccato, angosciato, confuso; ma soprattutto, furioso... e di
ciò, ne ero
spaventata. Azog nel frattempo,
aveva cominciato
a
parlare; la sua voce
rimbombava intorno a noi, resa ancora più minacciosa
dall'uso
del linguaggio nero. Non capivo assolutamente cosa stesse dicendo; in
passato,
avevo provato a convincere Balin, ad insegnarmi qualche
vocabolo di quella lingua; ma lui si era sempre opposto fermamente.
Diceva che c'era sempre un limite, a ciò che si voleva o
poteva
insegnare, e quello era il suo.
Così, riuscii a comprendere soltanto un comando; quello che
scatenò nuovamente i Warg contro di noi.... Uccideteli tutti.
- Più su! Più su!!-
gridò Kili spingendomi.
Ripresi ad arrampicarmi
verso la cima,
seguita dagli altri; mentre le fauci dei mannari, si chiudevano sui
rami
più bassi; spezzandoli di netto, in un'esplosione di schegge
di
legno intrise di resina. Quando però, il peso degli animali
iniziò a far
inclinare i pini, l’unica nostra chance, rimase quella di
saltare da
albero in albero; finchè non ci trovammo tutti
sull’ultimo pino.
Oltre di esso, non c’era altro che il
vuoto e nessuna speranza di fuga. Mentre gli Orchi
ridevano di noi,
pregustando la loro vittoria, fu ancora una volta Gandalf, a
guidare il contrattacco. Incendiate con
il suo bastone alcune pigne, si apprestò a lanciarle contro
i
Warg sotto di noi,
incendiando il terreno e le loro pellicce.
I lupi iniziarono ad indietreggiare,
spaventati dal fuoco improvviso, e l'urlo di frustrazione di Azog,
ormai
sicuro di averci in pugno, si librò nell'aria; mescolandosi
alle
nostre grida di esultanza.
Ma l'improvvisa gioia, ben presto si
trasformò in terrore. Le radici dell’albero che ci
stava dando riparo, cedettero di schianto; facendolo inclinare
pericolosamente verso
l’esterno, e lasciandoci spenzolanti sopra al burrone. Io mi aggrappai
disperatamente ad
un ramo; potevo contare praticamente su di un braccio solo, visto che
quello rotto, mi doleva di nuovo in modo terribile.
-
Harin stai bene? - sentii gridare tra i fitti aghi del pino. -
Kili? Sì
sto bene - risposi; omettendo però, che quello, sarebbe
dipeso da quanto a lungo avrei
resistito così appesa.
Il fumo dell'incendio che si era scatenato mi avvolgeva, inondandomi i
polmoni, e il calore prodotto dalle fiamme, si stava facendo sempre
più intenso, sospinto dalle folate di vento, che soffiavano
nella
nostra direzione.
-
Gandalf, dimmi che hai una soluzione!- esclamai tossendo,
rivolta al mago.
Gandalf mi
guardò, mentre cercava di tenere salda, la presa sul bastone
che sorreggeva Ori e Dori.
-
Lo spero
Harerin... Ma per la soluzione che ho in mente, non so ancora quanto
tempo servirà - mi rispose affaticato.
Stavo per chiedergli di
che soluzione
si trattasse, quando di punto in bianco, l’albero al quale
eravamo aggrappati cedette ancora un
po’. Sentii la presa sul tronco ruvido, farsi
più debole, e cercai in tutti i modi, di issarmi di
più
sopra di esso; senza però riuscirvi...
Di punto in bianco la corteccia si spezzò; sgretolandosi e
facendomi perdere completamente
l'appiglio. Se una mano non mi avesse afferrato all'ultimo, facendomi
recuperare la presa, sarei certamente caduta di sotto.
Alzai lo sguardo sul mio salvatore e incrociai quello di Thorin, che,
steso a pancia
in giù sul tronco, mi guardava di rimando.
I suoi occhi, sembravano volermi chiedere scusa per la situazione in
cui
ci trovavamo; per non aver ucciso il nemico a suo tempo; per tutto il
dolore che stavamo patendo, e io avrei voluto rispondergli, che non
c'era
niente da perdonare; che aveva fatto tutto il possibile per tenerci al
sicuro; che lo avrei seguito anche contro Morgoth in persona!
Ma non ebbi il tempo di dirgli nulla.
Thorin, spostò lo sguardo davanti a sè, e il viso
gli si contrasse in una smorfia
di odio e furia;
si rimise in piedi, e spada alla
mano, iniziò ad avanzare lungo il tronco; diretto verso un
sorridente Azog.
-
Khagam!*
- urlai in
Khudzul.
Cercai di issarmi sul tronco; ma senza un appoggio sotto ai piedi, non
ce la
feci - Khagam no! - gridai di nuovo, mentre i muscoli mi tremavano per
lo
sforzo e per la paura.
Ma i miei richiami furono vani. Thorin non li ascoltò,
così come non ascoltò quelli degli altri.
Lo vidi lanciarsi verso Azog in sella al suo Warg; brandendo Orcrist e
urlando tutta la sua furia contro il nemico. Lo vidi cadere
a terra, colpito dal Mannaro; lo vidi rialzarsi e ricevere un
colpo di mazza, che lo gettò nuovamente al suolo, tra le
fiamme.
-
No!! - esclamai
al colmo dell'orrore, mentre il lupo albino lo schiacciava tra le
fauci, facendolo urlare in agonia.
In
quel momento desiderai di essere sorda, per poter non udire
l’urlo di sofferenza di Thorin. Ogni grido mi
provocava una fitta al cuore, come se dentro di esso sbocciasse un
fiore di ghiaccio affilato. “Mahal ti
prego aiutalo”
pensai, guardando un Orco avvicinarsi a lui, con in mano un
pugnale ritorto.
Maledissi Azog, sorridente in groppa al suo Mannaro;
maledissi la sorte che ci aveva condotto ad una situazione tanto
orribile; e maledissi me, la mia impotenza, e le lacrime di
disperazione
che sentivo pungermi agli angoli degli occhi.
Ero
talmente presa da quel turbinio di emozioni, che subito non capii che
cosa si fossi gettato
contro l’Orco, impedendogli all'ultimo di affondare la lama
nella carne di Thorin. Quando la creatura cadde al suolo morta, fu con
enorme sorpresa, che riconobbi in quella coraggiosa figura, il nostro
Bilbo.
Lo Hobbit si parò davanti al corpo immobile di mio padre,
puntando la spada tremante
all’indirizzo di Azog.
-
Harin! -
Al sentire il mio nome,
alzai sorpresa lo sguardo e vidi Kili tendermi
una mano; la afferrai subito e mi feci issare sul tronco. Dopo aver scambiato un
breve cenno di
intesa con Kili, volsi di nuovo lo sguardo al nemico, e
iniziai a
correre assieme ai miei amici, urlando grida di battaglia. La mia mente
era permeata da un unico pensiero; trucidare chiunque mi si fosse
parato innanzi, ostacolandomi, e impedendomi di raggiungere Thorin.
Arrivai come una furia alle spalle di uno degli Orchi, e gli affondai
il
pugnale nel collo grinzoso. Un fiotto di sangue nero e denso, mi
imbrattò l'avambraccio e qualcosa dentro di me,
gioì del
rantolo che uscì dalla gola squarciata dell'Orco.
Con la rabbia che mi ribolliva nelle vene; ceca ad ogni altra cosa; mi
diressi verso Azog, che si stava muovendo contro Bilbo; lo Hobbit era
steso a terra e guardava avvicinarsi il nemico.
Quello che mi
stupì d più, fu lo sguardo del mezzuomo; era
fermo, solido, determinato,
e ciò mi rese ancora più risoluta nel mio
intento; non
avrei permesso ad Azog di fargli del male, non gli avrei permesso di
fare del male a nessuno.
Iniziai a correre; l'Orco pallido notò il movimento e il suo
sguardo si spostò lentamente su di me. Continuammo a
fissarci
mentre io mi facevo sempre più vicina, poi, un grido rapace
mi
distrasse, ed entrambi guardammo in su.
Per la prima volta, ebbi l'occasione di vedere da vicino i Signori
delle
Vette; le aquile di Manwë** erano venute
in nostro soccorso. Gandalf
come sempre, aveva dimostrato di avere risorse pressochè
inesauribili.
Lo stormo si gettò in picchiata; artigliando e sparpagliando
gli
Orchi, lanciandoli dal dirupo e abbattendo i pini sui loro mannari; ma
ciò che mi fece tirare un lungo sospiro di sollievo, fu
vedere
Thorin, tratto in salvo dalla gentile presa di una delle
aquile.
-
Buttatevi!- esclamai agli altri, quando fui certa che mio
padre fosse al sicuro. -
Cosa??- disse stupefatto Kili, voltandosi verso di
me. -
Salta! - gli
ripetei quasi ridendo, e voltatami, corsi fino all’orlo del
precipizio; spiccando un salto nel vuoto.
Sentii dietro di me,
l'urlo scioccato
dei miei amici, e poi il sibilo del vento mentre cadevo nel vuoto, ma
la mia caduta fu breve; in pochi istanti venni raggiunta da una delle
aquile, che, portandosi sotto di me, mi accolse sul suo dorso.
Il rapace virò
verso l’alto, tornando sul campo di battaglia;
afferrò con
gli artigli un paio di Warg e li gettò nel vuoto.
Mentre guardavo quelle due orribili bestie precipitare uggiolando,
sentii un tonfo morbido dietro di me, e voltatami, vidi Fili e Kili.
Loro mi
guardarono, e mezzo secondo dopo ci stavamo
già abbracciando.
-
Fee, Kee!!- singhiozzai.
La tensione era scesa e l’adrenalina sparita, lasciando
spazio a
tutti quei sentimenti, che fino ad un momento prima erano rimasti
accantonati in un angolo della mia mente.
Staccatami da loro, baciai Fili sulla
guancia barbuta, lasciando su di essa un paio di lacrime, e poi baciai
Kili sulle labbra. Erano screpolate e il suo viso sapeva di fumo e
resina; ma a me non importava. Mi strinse a sé, tanto forte
da
farmi
quasi male, e io desiderai di potermi fondere con lui, in modo da poter
continuare a provare quella sensazione, di conforto e protezione, che
solo lui sapeva darmi. Nonostante
tutto questo però, un pensiero non abbandonò mai
la mia
mente, e slacciatami dal suo abbraccio, mi voltai verso
l’aquila
che trasportava Thorin. La vista del suo corpo inerte, mi
serrò
nuovamente il cuore in una morsa di ghiaccio.
-
Ce la farà vero?- domandai ai ragazzi con voce
tremante. -
Certo... - sentii rispondermi da sopra il fruscio del vento.
Così, con gli
occhi fissi sul
profilo di
mio padre, illuminato dai raggi della luna che faceva capolino da
dietro le nubi; mi
appoggiai
al petto di Kili, facendomi circondare dalle sue braccia. Subito, un
forte
torpore mi avvolse, e desiderai di poter dormire, cullata dal movimento
delle ali dell'aquila e dal calore del corpo di
Kili dietro di me; ma rimasi ferma; senza distogliere lo sguardo,
in attesa; come se il solo guardare Thorin, potesse farlo
improvvisamente risvegliare.
* Padre
in Khudzul ** Signore
dei Valar, Re di Arda e di tutti i venti; le grandi Aquile obbediscono
al suo volere.
Spazio
autrice:
Sono
letteralmente impazzita per scrivere questo capitolo e peggio, non sono
ancora del tutto soddisfatta del risultato... nonostante lo abbia
modificato ben più di una volta! Non so cosa ci sia che non
vada, so cosa voglio scrivere ma non riesco a renderlo come lo
vorrei... vi chiederei quindi di essere sincere nelle recensioni, in
modo da poterlo aventualmente riprendere in mano e modificare con
qualche suggerimento.
Passo subito ai ringraziamenti quindi.
Grazie ai miei lettori che mi hanno fatto raggiungere le 1000
visualizzazioni! Grazie ai miei recensori, in particolare a ThisDick_
new entry dallo scorso capitolo! Grazie a chi mi ha aggiunto la Fic tra
le seguite,preferite e ricordate!
Mi auguro che il prossimo capitolo riesca a renderlo migliore (anche
perchè rovinare la scena sarebbe imperdonabile)!
Per
quanto fossero veloci
le grandi Aquile per me non lo erano abbastanza. Non gliene facevo una
colpa è ovvio; ma ad ogni placido battere delle loro ali,
ero
sempre più tentata dall'urlargli di andare più
forte, più
rapide. Solo la presenza di Fili e Kili, e le braccia che mi
stringevano di
quest'ultimo, mi impedivano di perdere per l'ansia, quel poco di
raziocinio e compostezza che mi erano rimasti.
Dal mio punto di vista, ci sono due tipi di agonia: la prima
è fisica, dovuta alle
ferite, alla pelle lacerata, al lento e tangibile scorrere del sangue
fuori
dal tuo corpo. La seconda è mentale, quando sei costretto ad
aspettare, a lasciare che il tempo scorra nel suo naturale corso,
mentre l'unica cosa che vorresti fare, e arrivare al dunque, allo
scadere del ticchettio, al fermarsi delle lancette.
Kili e Fili ogni tanto parlavano tra di loro, ma di cosa lo ignoro. Un
pò, perchè ero totalmente disconessa dalla
realtà
al di fuori di Thorin, stretto negli artigli dell'aquila davanti a noi,
e
un pò, perchè il sibilare acuto del vento, si
portava via
interi pezzi di frasi, rendendo perciò inutile ascoltarne il
resto.
Dopo quello, che a me parve un lasso di tempo paragonabile
all'eternità, lo stormo prese una direzione specifica,
iniziando
a planare dolcemente verso un picco solitario, che si ergeva in mezzo
ad
una valle attraversata da un lungo fiume.
Quando raggiungemmo la cima dello sperone di roccia, quasi non
feci atterrare l'Aquila che ci stava trasportando; e, non
appena la
distanza tra me e il suolo, mi sembrò sufficiente per
saltare,
senza rischiare (del tutto) la vita; mi lanciai verso di esso.
Non feci
assolutamente caso, al contraccolpo che si
ripercosse lungo la mia colonna vertebrale, e mi precipitai,
barcollando
leggermente, verso la figura stesa a terra. Thorin aveva gli occhi
serrati; un lungo taglio gli attraversava il dorso del naso finendo
sulla guancia; la bocca, leggermente schiusa, pareva non far passare un
alito di vento.
Mi apparve forte come la roccia e allo stesso tempo,
fragile come le vene di gesso.
-
Khagam - lo
chiamai, inginocchiandomi vicino a lui e sorreggendogli la testa inerme
con un braccio.
Non ottenni alcuna risposta.
Non un tremito delle palpebre, o un qualsiasi altro segno di ripresa;
sembrava... morto.
- Gandalf!- urlai in preda al panico,
chiamando lo stregone che era appena sceso dalla sua Aquila.
Il grigio si diresse
immediatamente verso di noi, e imitandomi, si inginocchiò
vicino a Thorin.
- Thorin - lo chiamò a sua volta; senza
avere però, maggiore successo di me.
Ero così tanto stordita dalla situazione, che per un
istante, mi
chiesi cosa fosse quel martellare frenetico che sentivo, per poi capire
che proveniva dal mio cuore; batteva così forte, da
coprire qualsiasi altro suono.
Gandalf nel frattempo, aveva posato una mano sugli occhi di Thorin, e
aveva iniziato a mormorare parole per me incomprensibili, ma che
assomigliavano molto, a quelle che aveva usato per guarire il mio
polso.
Quando il palmo dello stregone ebbe percorso tutto il viso di Thorin,
questi aprì gli occhi, battendo le palpebre velocemente.
Non posso descrivervi a parole, il sollievo che provai, nel vedere di
nuovo lo sguardo azzuro e limpido di Thorin posarsi su di me.
-
Harin?- disse con voce roca, agrottando le sopracciglia in un
espressione confusa e mettendosi a sedere. -
Sia ringraziato Mahal... - singhiozzai, buttandogli le
braccia al collo e stringendolo in un abbraccio.
- Sto bene, non piangere - mi consolò
lui
teneramente, posandomi una mano sulla nuca e facendomi affondare di
più il viso nella sua chioma. -
Il mezzuomo?- chiese rivolto a Gandalf, mentre lo lasciavo
andare. -
Sta bene- rispose
lo stregone con un sorriso sollevato – Bilbo è
qui;
è salvo. - aggiunse spostandosi, in modo che Dwalin e Kili
aiutassero Thorin a rimettersi in piedi.
Il Re
barcollò per un attimo e poi ritrovò
l'equilibrio, quasi infastidito dalla cosa.
Io mi affiancai ai due principi osservandolo preoccupata, non tanto
dalle sue condizioni fisiche, quanto più dello sguardo che
aveva.
-
Tu! -
esclamò rivolto a Bilbo, il quale passò
dall'avere
un'espressione sollevata, ad una sinceramente preoccupata - Cosa
credevi
di fare? Ti sei quasi fatto uccidere!- proseguì alzando la
voce.
Lo Hobbit
continuò a guardarlo spaesato, mentre Thorin gli si
avvicinava con il dito accusatorio puntato verso di lui.
-
Non ti avevo
detto che saresti stato un peso? Che non saresti sopravvissuto alle
Terre Selvagge? Che non c’è posto per te tra noi?-
gli
chiese, sputando ogni singola frase con rabbia.
Io ero del tutto
attonita; non mi
capacitavo del
comportamento che stava assumendo, nei confronti di chi gli aveva
salvato
la vita.
Bilbo non solo era stato coraggioso, ma anche altruista!
Perchè, nonostante Thorin non lo avesse mai trattato molto
bene,
non ci aveva riflettuto due volte, nel lanciarsi (letteralmente
parlando) contro
chi lo stava aggredendo.
D'istinto, pensai che probabilmente Gandalf, con tutto
quel suo mormorare in lingue sconosciute, avesse fatto un pò
di
confusione fra gli incantesimi; un'altra spiegazione logica del suo
atteggiamento, altrimenti, non riuscivo proprio a trovarla.
Il mio disappunto doveva essere evidente, perché Balin
mi mise una mano sulla spalla sorridendomi; il vecchio nano conosceva
bene Thorin, e lui a differenza mia, aveva già capito dove
voleva andare a parare il Re.
- Non mi sono mai
sbagliato tanto... in vita mia! - aggiunse infatti
Thorin, abbracciando Bilbo.
Lo Hobbit rimase
evidentemente
perplesso per un momento, prima di sciogliersi anche lui, in un sorriso
commosso,
incorniciato dalle grida di esultanza partite dall'intera
compagnia.
Fili mi fece un gran sorriso mentre abbracciavo suo
fratello; ero distrutta, ma incredibilmente contenta.
-
Scusa se ho dubitato di te - proseguì Thorin, una
volta lasciato andare un imbarazzato Bilbo. -
No, anche io
avrei dubitato di me! - balbettò l’altro in
risposta, sincero come sempre -
non sono un eroe; ne un guerriero; e neanche uno scassinatore...
–
aggiunse guardando Gandalf, che rise sotto i baffi.
Poi, il momento, fu
interrotto
improvvisamente dalle grandi Aquile, che passate sopra di noi, se ne
andarono, dirigendosi probabilmente verso casa. E infine, un'altra
forte emozione ci colse. In lontananza
infatti, oltre i confini di una vasta
distesa costellata di boschi, laghi e terre desolate; si ergeva la
nostra meta; un singolo picco solitario, di cui se ne potevano scorgere solo i maestosi contorni.
-
Erebor! -
esclamò Gandalf – la Montagna Solitaria;
l’ultimo
dei grandi regni dei nani nella Terra di Mezzo - spiegò a
Bilbo,
il quale si era domandato, se fosse proprio ciò che stava
pensando. -
Casa nostra – aggiunse Thorin con un sorriso,
che dopo tanti affanni mi scaldò il cuore.
In quel momento, un
uccellino passò cinguettando puntando proprio in quella
direzione.
-
Un corvo!- esclamò Oin eccitato – gli
uccelli stanno ritornando alla Montagna!- aggiunse. -
Oin... quello è un tordo - gli feci notare io,
posandogli una mano sulla spalla.
- Pensavano fossi solo sordo! Non cieco!- lo prese
in giro Fili, ridendo con suo fratello. -
Lo prenderemo come un segno... – disse Thorin
– ...un buon auspicio - -
Hai ragione -
confermò Bilbo – credo proprio che il peggio sia
passato-
aggiunse con un allegro sorriso. -
Peggio o non
peggio- intervenni io – da qui, fino a domattina, io non mi
muovo. -
sospirai, lasciandomi cadere per terra con il viso rivolto al cielo. -
Ma come! Sei già stanca?- scherzò Kili,
punzecchiandomi la gamba con la punta del suo stivale. -
Per stanotte
dormiremo qui; domattina scenderemo dalla rupe e riprenderemo il
cammino- annunciò allora Thorin.
Una volta impartito
l'ordine, ci
mettemmo tutti in moto per preparare un piccolo falò, e
qualcosa
da mangiare con quello che ci restava delle provviste. Quella
consuetudine mi risultava vagamente strana, se consideravo gli ultimi
giorni che ci avevano visti protagonisti; ma fu con piacere, che tornai
alle vecchie abitudini, di sentire Oin e Gloin, litigare per chi fosse
più bravo nel far avvampare meglio le fiamme.
-
Harerin, potresti suonarci qualcosa?-
Alzai lo sguardo dal
fuoco che era stato appena acceso, e guardai leggermente stupita Balin.
Se preparare la cena mi era sembrato strano; suonare, mi
sembrava addirittura
una cosa appartenente ad un altro mondo, privo di Orchi; vecchi nemici
in cerca di vendetta; draghi avidi e strani occhi fiammeggianti.
Guardai le espressioni felici dei miei
amici, e fui ancora più dispiaciuta nel dover rispondere al
nano.
-
Mi spiace Balin,
lo farei volentieri, ma la mia arpa è andata persa nella
caverna
dei Goblin sulle Montagne Nebbiose. La tenevo nella sacca...- risposi a
mezza voce, abbassando lo sguardo. -
Puoi usare la mia. -
Mi voltai stupita verso
Thorin; il nano mi stava porgendo la sua piccola arpa d’oro;
non sapevo nemmeno che
l’avesse presa con sé!
Ancora sorpresa, la presi tra le mani.
- La tenevo appesa alla cintura, dentro al cappotto - mi
spiegò, dando risposta al mio muto interrogativo.
Gli feci un ampio sorriso e andai
a sedermi su una pietra larga e piatta, tenendo lo strumento fermo in
mezzo alle ginocchia. Riflettei un momento su
cosa potessi suonare, e poi presi a pizzicare le corde. La
melodia si diffuse nell’aria intorno a noi, come il profumo
del pane davanti ad un fornaio; i miei compagni si misero a
sedere in ascolto, mentre la zuppa gorgogliava piano, bollendo sul
fuoco. Avevo scelto un canto
famoso, che era
solito suonarsi durante le feste d’inverno, al caldo e con
una
buona birra
in mano. Bofur lo conosceva bene, e difatti, quando prese un
ritmo
più incalzante, il nano scattò in piedi,
mettendosi a
saltellare e a battere le mani fra le risate di tutti. Mentre suonavo e
sorridevo all'esibizione di Bofur, pensai che non avrei
mai creduto possibile, di nuovo, un simile clima tra di noi; con tutto
quello che era capitato, sembrava impossibile.
In quel preciso istante, ero serena e felice; ma un'ombra aleggiava su
di me, posandosi sul mio cuore... il timore di non sapere, quanto
sarebbe durata
questa allegria, prima che fosse di nuovo oscurata.
Rimuginavo ancora su
questo, quando, molto più tardi, una volta finita la cena,
sedevo sul bordo della rupe, guardando in lontananza la Montagna
Solitaria svettare.
-
A cosa pensi? -
Il filo dei miei
pensieri venne
interrotto da Kili, che si sedette di fianco a me. Io, gli presi subito
una mano stringendola tra le mie.
-
Mi chiedevo se
riusciremo mai ad arrivare vivi fin là - risposi, facendo un
cenno
col capo in direzione della vetta. -
Hai avuto delle visioni a tal proposito? - si
informò lui. -
No, e spero di non averne - dissi, scuotendo la testa e
reprimendo un brivido all’idea.
- Sicura? Un paio di notti fa, ti sei svegliata di
soprassalto come fai spesso... - commentò Kili guardandomi
serio.
Io mi morsi l'interno delle labbra, prima di rispondergli.
- Sì, sicura! Era il solito incubo:
fiamme, rami che
cadono, tuoni... solito... - risposi facendo spallucce e senza
abbassare gli occhi.
Fortunatamente lo sguardo di Kili si rasserenò; mi aveva
creduto.
- E allora non ti
devi preoccupare. Concentrati sulla profezia che hai predetto prima di
partire; andrà tutto bene - replicò lui. -
Le mie predizioni sono incostanti però; lo sai...
- gli feci notare, mentre segnavo distrattamente con un dito, il tendite della sua mano. -
Sì, ma non
ne hai avute altre no? – ribattè lui allegro.
L'ottimismo
di Kili era radicato in lui, più di quanto lo fosse una vena
di Mithril nel fianco della montagna.
Io sospirai - non c’è verso di spuntarla con te,
eh?- dissi ridendo.
-
Comincio a
credere...- disse Kili osservandomi - ...che la mia ragione di vita,
sia quella di farti ridere. Diventi
più luminosa delle stelle di Elbereth*
– proseguì,
causandomi un
immediato imporporimento delle guance.
Mentre lo guardavo
sorridere felice,
con il viso stanco e pieno di graffi, e i capelli arruffati, mi sentii
stranamente leggera ed euforica.
-
Non vedo
l’ora di poter stare da sola con te... possibilmente in
presenza
di
un comodo letto - commentai, sentendo al solo pensiero,
ribollirmi lo stomaco; questa volta fu il turno di Kili di
arrossire. -
Intendi…- disse deglutendo a fatica, senza
chiudere del tutto la bocca. -
Intendo…-
gli feci eco eloquentemente, sporgendomi, e facendo scorrere le mie
labbra sulla sua mascella, per infine baciarla. -
Dico a
Gandalf di richiamare le aquile e di farci lasciare nella
città
più vicina! Non mi importa se verranno usate come bersagli
dagli
arcieri del paese!!**-
esclamò, con voce fattasi improvvisamente roca e facendomi
ridere di nuovo. -
Ehi Kili! Non
sciupare la nostra Harerin, o Thorin ti staccherà la testa
personalmente! - esclamò Bofur alle nostre spalle, tra le
risate
generali.
Beh, se eravamo
convinti, che il nostro legame non fosse di dominio pubblico, quella
era la prova evidente che ci sbagliavamo.
Mi tirai in piedi, chinandomi per lasciare ancora un
bacio sulla testa di Kili (che intanto stava borbottando qualcosa a
proposito di nani impiccioni) e mi avvicinai a Bilbo.
-
Bilbo vorrei ringraziarti - esordii inginocchiandomi vicino a
lui. -
No Harerin non devi!- replicò lui all'istante, ma
io lo fermai con un gesto della mano. -
No devo; dico
davvero… sono in debito con te così come lo
è mio padre.
E’ solo merito tuo se non sono orfana una seconda volta, e
questo
non lo dimenticherò. Se posso
fare qualcosa per aiutarti, o per farti avvertire di meno la nostalgia
di
casa, non hai che da chiedere - gli dissi, e vidi nei suoi occhi un
lampo di gratitudine mista a tristezza. -
Beh... se
potessi... - incespicò in risposta Bilbo - cioè,
mi piacerebbe molto se potessi suonare ancora
qualcosa - disse, sorridendo impacciato come suo solito. -
Molto volentieri - gli risposi, senza pensarci un attimo. -
Harerin... - mi
fermò nuovamente lo Hobbit; io mi voltai a guardarlo
curiosa, mentre riprendevo in mano l'arpa - ma
è stato Thorin a…- disse incerto, spostando lo
sguardo da me allo strumento che reggevo.
Io risi - Sì,
mi ha insegnato lui a suonarla.- risposi, risvegliando nella mia mente
un sacco di ricordi.
-
Non vedo
perché non dovrei saper suonare un arpa- sbottò
Thorin
seduto qualche metro più in là, riaprendo gli
occhi che
fino a poco prima aveva tenuto chiusi. -
No beh.. certo..- balbettò Bilbo preso in
contropiede, facendoci ridere tutti.
Mi accomodai, e iniziai
a
suonare una melodia, che potesse accompagnare i miei amici verso un
sonno
tranquillo e privo di pensieri.
E non ci volle molto ad essere sincera; quando Bombur iniziò
a russare,
smisi di suonare, dirigendomi verso il giaciglio tra Fili e Kili.
Prima di coricarmi però, feci una tappa; gli occhi di Thorin
infatti, erano
ancora aperti.
-
Sono contento che
tu sia qui.- disse, mentre mi chinavo su di lui.
Mi stupii non poco di quelle parole, che suonavano quasi come una
confessione; ma anche
il fiero Thorin Scudodiquercia, aveva bisogno di qualcuno accanto a lui
ogni tanto.
- E io di essere
con voi... Buona notte Khagam – gli dissi, posandogli un
bacio a
fior di labbra come solevo fare da bambina. -
Ai-menu, men kurdu*** -
rispose lui, con un sorriso disteso.
A quel punto, raggiunsi
Fili e Kili, tutti e due già
profondamente addormentati. Quando mi sdraiai tra di loro,
Kee, avvertendo la mia presenza, mi avvolse subito con il suo braccio,
sussurrando qualcosa nel
dormiveglia; io sorrisi, accarezzandogli la guancia ispida di barba.
-
È follemente innamorato di te -
Mi voltai verso Fili,
che a quanto
pareva, in realtà non si era ancora addormentato; i suoi
occhi
azzurri brillavano sotto la luce della luna.
-
E io di lui -
risposi, e Fili sorrise dolcemente - ma tutti e due abbiamo
un assoluto bisogno di te. Lui perché sei suo fratello, e
io,
perché sei il mio migliore amico. Siamo persi
senza di te Fee... - aggiunsi sincera. -
Smettila di farmi
commuovere! - sogghignò lui, strigendomi una mano nella sua,
ampia
e calda; io la strinsi, portandomela al petto e baciandone una nocca
ruvida. -
Gamut nanun****
Fee - dissi chiudendo gli occhi. -
Hurun Ganat*****
Harin- mi sentii rispondere, e poi mi addormentai.
FINE
PARTE I
* Nome Sindarin di Varda
Elentàri, Signora delle Stelle ** Nel
libro viene spiegato che le Aquile non portano i nani oltre la rupe,
perchè se si fossero avvicinate troppo ai villaggi,
sarebbero
state scacciate dagli arceri di guardia. *** Anche a te cuore mio **** Buona notte ***** Riposa bene
Spazio
Autrice:
Rispetto
al precendente capitolo, parto più convinta di
ciò che ho
scritto; probabilmente i capitoli introspettivi mi riescono meglio di
quelli di azione... Leila91
spero che ti sia piaciuto ;)
Et voilà dopo tanto fuggire, ed essere martoriati da Orchi e
Goblin, beccatevi sto capitoletto di tenerezza a palate! (~❤‿❤)
~ Ansia per le condizioni di Thorin a parte (Emouel, l'ho
trattato bene! Visto?)!
Da questo capitolo, ho introdotto un elemento che a mio avviso iniziava
a mancare; la musica.
Non c'è un singolo racconto di Tolkien che non contenga un
canto
o una ballata; per cui ho deciso di seguire le sue orme, mettendoci, se
non le parole, almeno la melodia.
Le due canzoni suonate da Harin sono ( in ordine di
"apparizione"): Fairy
Tail - Celtic Song e Arrietty's
Song - Cecile Corbel
Spero vi piacciano, e se ve lo state domandando, Thorin suona veramente
l'arpa! O almeno nel libro lo fa; si esibisce infatti, in casa di Bilbo
assieme a tutti gli altri.
Ancora oggi mi chiedo come Dwalin possa suonare la viola... boh!
Ora vi prego, ditemi che Thorin non risulta OOC... ogni tanto ho
bisogno
di far uscire il suo lato tenero, se no sembra un pezzo di ghiaccio e
basta! No?
E prima che me lo facciate notare voi; Harin sì, bacia
Thorin,
ma No, è un gesto di amore che non supera il mero affetto
padre
figlia. Avete mai visto "Vi presento Joe Black"? C'è una
scena
nel film, in cui Susan Parrish bacia a stampo il padre Bill per
salutarlo; io l'ho sempe trovata una scena dolcissima, che esprimeva in
quel piccolo gesto, il profondo sentimento che la legava al padre; ed
è così che deve essere visto quello di Harin.
Per (quasi) finire, ammetto che, una delle scene che mi è
piaciuto di più scrivere, è il micro dialogo tra
Harin e
Fili; cosa posso dire? Li adoro!
Vi chiedo ancora un attimo di attenzione;
mi è stato chiesto da Isdalh
(hphgtwisdalh), se ho intenzione di
fermarmi alla fine della seconda parte, o, se quando uscirà
a
dicembre l'ultimo film, includerò anche quello. Ebbene, io
ad
oggi, ho già abbozzato praticamente tutta la storia; la mia
intenzione quindi, è quella di proseguire oltre il secondo
film
senza aspettare che esca il terzo. Per cui, da quando la compagnia
arriverà ad Esgaroth in avanti, proseguirò con la
mia
fantasia e la traccia del libro; non è detto
però, che
una volta visto il film, io non decida di creare uno spin-off parallelo
seguendo la trama di Peter Jackson.
Cosa ne pensate quindi? E
già che ci siamo, che ne pensate di questa (per ora)
duologia di
PJ?
Chiunque voglia commentare è il benvenuto!
Bom, vi ho tediati abbastanza, passiamo ai ringraziamenti!
I miei lettori sempre e (si spera) per sempre con me! Le mie amate
recensiste, che mi fanno sorridere ogni volta che le leggo! Tutti i
buoni di cuore che mi hanno aggiunta tra i preferiti (PoisonIvy1992
che mi ha aggiunta di recente),seguiti (in particolare LadyW e DoYouKnowEllie
che si sono aggiunte da poco) e
i ricordati; grazie! Grazie a tutti!
Nonostante
la mia
metà nanica, non ho mai provato quell'ammirazione e
quell'amore,
a volte viscerale, per le cose che luccicano; per i gioielli; per
l'oro. Mi emozionavano
di più le cose vive, quelle che crescono; come i fiori che
sbocciano, o il sole che
sorge. Altro problema ereditario degli Elfi...
Ma quello strano oggetto mi attirava; esercitava un fascino, su di me,
quasi ipnotizzante.
Aveva una forma, che ritenevo oltremodo bizzarra,
unito da sottili corde dorate, ed ero fermamente convinta, che se le
avessi anche solo
sfiorate, mi si sarebbe aperto un nuovo mondo. Lo osservavo ogni volta
che ci passavo davanti; ma non era mio, non potevo prenderlo senza
chiedere il permesso, e per qualche strana ragione, non avevo mai avuto
il coraggio di farlo.
Però ora... ora il sole ricadeva pigro sopra di
esso, inondandolo di luce, che si proiettava di riflesso sulle pareti
intorno.
"Devo assolutamente sapere cos'è!" pensai, mentre mi
allungavo il
più possibile.
"Anche solo toccare quelle corde" mi incitai, con le dita a pochi
centimetri dalla superficie liscia
che tanto stavo bramando.
- Harerin! -
Ritrassi la mano di
scatto e mi
voltai; sulla soglia della stanza c’era Thorin.
Mi stava guardando
con cipiglio severo, senza però riuscire a nascondere, nel
suo
sguardo, una punta di
curiosità nell'avermi trovata lì; nella sua
camera. Io
non
avevo proprio calcolato, che potesse ritornare prima dal lavoro alla
fucina; solitamente rincasava quando il sole, ormai, era stato
inghiottito dai picchi più alti delle Montagne Nebbiose; in
sostanza, quando la luce diveniva troppo scarsa, perchè si
potesse battere con assoluta precisione, il martello sul ferro
incandescente.
-
Cosa stavi facendo? - mi chiese, entrando completamente nella
camera.
Aveva ancora il viso sporco di fuliggine, così come le
braccia
muscolose, che ora, teneva incrociate sul petto; era la tipica posa,
che
assumeva quando coglieva in fallo Kili, o Fili, a farne qualcuna delle
loro.
Con orgoglio, posso vantarmi nel dire, che raramente l'aveva dovuta
usare con
me... per i primi tempi sia chiaro.
Così, dopo aver valutato ogni
possibile via di fuga (compreso salto dalla finestra e finto
malessere), e conscia della mia colpevolezza; abbassai lo sguardo a
terra, lasciando cadere le
braccia lungo ai fianchi (posa di pentimento imparata da Kili).
-
Allora? - mi incalzò lui senza cambiare posizione,
e scrutandomi da sotto le sopracciglia arcuate.
A quel punto, non avendo
nulla da perdere, mi girai verso la mensola che stavo cercando di
raggiungere
poco prima.
L'oggetto delle mie brame era ritornato nell'ombra, ma non aveva di
sicuro perso il suo fascino.
-
Che cos’è? - domandai, puntandolo con
l'indice.
Thorin mi
guardò sinceramente
stupito, corrugando la fronte; si soffermò per un attimo su
di me,
e poi tornò a fissare la mensola.
- Non hai mai visto un’arpa?- chiese
Io scossi la testa in
segno di
diniego, un po’ imbarazzata; evidentemente, per gli altri non
era un oggetto così sorprendente.
Thorin, sorridendo impercettibilmente, mi superò, afferrando
con
facilità l’oggetto dorato da sopra il ripiano.
-
È uno
strumento musicale - mi spiegò, tenendolo con una mano e
passando il pollice sulle corde.
Non appena il suo dito le sfiorò, rimasi incantata dal suono
che
produssero. Era
etereo; si spargeva nell'aria, come il profumo dei Gelsomini in fiore.
Avevo visto giusto, il mio mondo si era appena arricchito.
Thorin nel
frattempo, aveva smesso di pizzicare le corde per guardarmi, sorridendo
della mia
espressione completamente rapita.
- Sai suonare qualcosa Harerin?- domandò.
Thorin, nonostante
dovesse occuparsi anche di sua sorella, dei
suoi nipoti, e ovviamente di tutta la popolazione migrata da Erebor, era sempre stato un padre
molto presente; ma
allora vivevamo assieme da poco tempo, e sia io che lui, non ci
conoscevamo ancora molto bene.
Così, quando mi fece quella
domanda, mi rabbuiai.
-
No... Harael non
amava la musica... diceva che gli ricordava mia madre. Non so se lui
sapesse suonare qualche strumento, ma immagino di sì -
replicai
meditabonda.
Da quello che mi era stato raccontato, mia mamma, era bravissima sia a
cantare, che a suonare; e la sua prematura scomparsa, aveva instaurato
in
Harael una profonda avversità per la musica. Io invece
(forse
ereditato da mia madre), covavo un profondo amore per essa; amore, che
veniva
appagato, solo durante la festa d'estate; quando i canti si propagavano
per tutto il villaggio sospinti dal vento.
Non me la presi mai con mio
padre per quella mancanza; il suo dolore, gli dava un'ottima
motivazione,
per risultarne restio a canti e ballate.
- Tu la sai usare?- chiesi d'un tratto a Thorin, illuminandomi.
Lui rise alla domanda
quanto meno bizzarra - Certo!- rispose.
-
Thorin ti prego, mi suoneresti qualcosa allora?- lo
supplicai.
Mio padre, senza rispondere, era
andato a sedersi
sullo sgabello che si trovava lì vicino, e dopo un iniziale
momento di riflessione, aveva iniziato a pizzicare le corde dell'arpa,
intonando il vecchio canto delle Montagne Nebbiose. Devo ammettere, che anch'io
all'inizio,
al pari del nostro caro Bilbo, avevo l'impressione che Thorin non fosse
un tipo molto adatto alla musica...
ma mai mi sarei potuta sbagliare
tanto. Ah! Non saprei descrivervi, le
emozioni che mi colsero quel giorno,
all'imbrunire del cielo! Se non fossi stata già abbastanza
grande, da distinguere la magia dal resto, avrei senza dubbio
esclamato che Thorin stava compiendo un incantesimo.
Le sue dita, per quando abituate a maneggiare spade in combattimento, e
martelli su incudini, scivolavano delicate sulle corde, sfiorandole e
producendo note chiare e nitide, che andavano ad intrecciarsi
nell'aria, formando un piccolo miracolo, intangibile ed etereo.
Avrei voluto che non smettesse mai, perchè quella music era
capace di alleviare ogni dolore, e cancellare qualsiasi ricordo ancora
vivido e annidato come un cespuglio di rovi, nella mia mente.
-
Che succede? -
La testa fulva di Kili,
fece
improvvisamente capolino dalla porta.
Quando vide Thorin suonare,
per prima cosa, strabuzzò gli occhi castani, e poi si
girò di nuovo indietro, prendendo ad urlare tutto concitato.
-
Fratellone! Lo
zio sta suonando l’arpa!- gridò lungo il corridoio
- Feeeee!!
Hai sentitoo?!!- rincarò. -
Shhh!!!- lo
zittii io infastidita, mentre ascoltavo incantata Thorin, seduta sul
tappeto
davanti a lui, dove poco dopo venni raggiunta dai due fratelli.
Quando
l’esecuzione volse al
termine, ero letteralmente stravolta; avevo la pelle d'oca e una
strana voglia di piangere mista ad euforia.
-
È meravigliosa!- esclamai scattando in piedi.
Thorin si mise a ridere, gli occhi azzurri scintillanti; a quel tempo
rideva ancora spesso.
-
Grazie Harerin,
ma
ci sono nani che sanno suonare l'arpa molto meglio di me - rispose,
lasciandomi una leggera carezza sulla testa, e riappoggiando lo
strumento sulla mensola da dove l'aveva preso.
Non credetti assolutamente alle sue parole; quando ero bambina, per me
infatti,
tutto ciò che faceva Thorin non aveva eguali, e quel
pensiero
non mi abbandonò mai del tutto nemmeno da adulta.
-
Mi insegneresti a suonarla?- gli chiesi allora, incapace di
trattenermi oltre.
Thorin mi fissò aggrottando leggermente le sopracciglia, in
un'espressione indecifrabile, che poteva voler dire: "assolutamente
no",
come anche, "certo che sì".
-
Harin... è
una battaglia persa - si intromise Fili, il viso ancora liscio data la
giovane età - glielo abbiamo chiesto anche noi un sacco
volte, e
ci ha sempre
detto di no - aggiunse con un sospiro, guardando contrariato lo
zio.
Thorin continuava a fissarci; sembrava vagamente divertito dalle parole
di suo nipote.
-
Domani devo
scendere in città. Vedrò di procurarti
un’arpa, e quando
avrò tempo, ti insegnerò volentieri- disse alla
fine,
contrariamente a quanto Fili mi avesse appena detto. Inutile
spiegarvi le facce che assunsero i due principini, non appena ebbe
finito la frase. -
Ma come? Non
è giusto zio!- esclamò all'istante Kili,
arrabbiato -
perché lei sì e noi no?- chiese, piantando le mani sui fianchi,
in una posa che aveva ereditato tutta da sua madre -
Perché voi
due sapete già suonare il violino, e vostra madre ci teneva
troppo,
perché io le togliessi il piacere di insegnarvi a suonarlo -
replicò, non senza essere accompagnato, in sottofondo, da un
buon quantitativo di sbuffi e lamentele da parte dei due. -
Ragazzi!! Ma dove siete? Ho bisogno di una mano!- sentimmo
urlare, da qualche altra parte della casa. -
Sì mamma!- urlò Fili, caracollando
fuori dalla stanza accompagnato dal fratello. -
Vado anche io ad aiutare -
dissi, incamminandomi verso la porta.
Arrivata sulla soglia mi voltai; Thorin, adesso, aveva lo sguardo perso
nel
vuoto.
Ogni tanto gli capitava; si perdeva in chissà quali
pensieri e a volte, senza un perchè, restava taciturno per
molto
tempo anche dopo.
- Grazie Thorin per insegnarmi;
non vedo l’ora che sia domani! - esordii, interrompendo
qualsiasi cosa stesse pensando.
- Forza vai - rispose lui sorridendomi, proprio
mentre da fuori, veniva pronunciato il mio nome. -
Harerin!-
qualcuno mi chiamò; solo che... non sembrava la voce di Dis
- Harerin!-
si ripetè, distante come l'eco lungo una valle.
Improvvisamente, mi
accorsi che c’era troppa
luce, perché io fossi in casa e soprattutto,
perchè fosse il tramonto.
Così, pian piano, ripresi consapevolezza
di non essere più bambina, e nemmeno sull’Ered
Luin.
Spazio Autrice:
E
così, io provo lo stesso a pubblicare, nonostante sia
conscia
del fatto, che oggi sarete tutti pieni di cioccolata e che domani, con
tutta probabilità, di carne grigliata e vino; mal che vada
se fa
brutto come da me, di cibo in generale (ma il vino resta).
Come avevo promesso eccovi un altro capitolo di flashback; lo so
è un pò scarno, ma mi serviva come intermezzo, e
onestamente, questa settimana ho avuto poco tempo per scrivere...
E' così bello però, fare un tuffo nell'infanzia
di questi
tre, e di dare uno sguardo a come sono stati cresciuti da Thorin e Dis,
che anche se brevi questi capitolo, ci tengo molto a inseririli!
Le frasi della piccola Harerin e dei due fratelli sono consapevolmente
scritte in un modo semplicistico e un pò scorretto, ma fa
parte
dell'essere piccoli ;)
Ora beh, non mi rimane che augurarvi una felicissima Pasquae una satolla Pasquetta!!
Io vado a prepararmi psicologicamente per il pranzo nanico che mi
aspetterà domani...
Un saluto a tutti i miei lettori,recensori,seguiti,preferiti e
ricordati e un ringraziamento carico di affetto per ciascuno di voi.
Quando l'eco della voce
che mi
chiamava si spense e aprii gli occhi, scoprii che a chiamarmi era stato
Bilbo; il quale, vedendomi sveglia, mi accolse con uno dei suoi vispi
sorrisi.
-
Buongiorno!- disse gioviale, mentre io mi tiravo a sedere
sgranchendomi la schiena. -
Se sarà un
buon giorno lo vedremo...- sbadigliai, sentendo gli occhi inumidirsi,
nel
tentativo di far cadere l'ultimo velo di sonno. -
Ma
cos’avete tutti contro i buongiorno?!- esclamò
lo Hobbit, e io guardai confusa Gandalf mettersi a ridere. -
Come ci
muoviamo?- chiesi, mentre imitando gli altri, iniziavo raccogliere i
pochi
averi, che mi erano rimasti come bagaglio. -
Iniziamo con lo
scendere da questa rupe, e poi penseremo a cosa fare- rispose Thorin,
già pronto alla discesa e con lo sguardo rivolto alla nostra
meta finale.
Discesa, che per altro, non fu affatto
semplice.
Nonostante infatti, ci fosse una scalinata abilmente scavata
nella roccia; questa, era talmente in pendenza, che ben più
di una
volta, Bombur fu sul punto di ruzzolare giù e investirci
tutti.
Alla fine, il problema fu risolto da suo fratello Bifur, che decise di
mettersi alle sue spalle e di
tenerlo per la cintura, in modo da non farlo sbilanciare troppo in
avanti.
- Questi gradini sono stati ricavati con grande
maestria; ma non
riconosco l'impronta dei nani nella loro forgiatura-
commentò Gloin, mentre si aggrappava a Nori, nel
tentativo di mantenersi in equilibrio.
- Perchè infatti non sono stati creati
da un nano! -
rispose Gandalf, che grazie alle sue lunghe gambe, faceva molta meno
fatica di noi nell'affrontare gli impervi scalini.
- E chi è stato?- domandò
Ori, mentre da
seduto, cercava di raggiungere un gradino particolarmente basso.
- Un discendente dei primi Uomini che vivevano in
questa
parte del mondo, prima che vi arrivassero Samug e gli altri draghi, e
prima che gli Orchi arrivassero dal Nord sulle
colline -
spiegò Gandalf.
- Se sono stati creati da questo "discendente" di
cui
parli, immagino che abbiano anche un nome - s'intromise Bofur, che con
una mano cercava di tenere il cappello sollevato dal vento.
- Hai detto bene mastro Giocattolaio! La scalinata
in
sè non ha un nome, ma lo ha la rupe dalla quale sono stati
scavati.
Carrock è il suo nome, o almeno così è
come la
chiama lui- disse lo
stregone.
- Poteva costruire uno scivolo già che
c'era;
questa discesa è infinita!! - sbuffò Kili,
gettando uno
sguardo sconsolato a ciò che ancora ci aspettava.
- Giuro Kee, che sei il nano più
lamentevole che conosca! - esclamai io dal gradino precedente il suo.
- Vedremo cosa dirai tra altri 100 gradini...- mi
rimbeccò lui.
E dopo quasi un’ora, dovetti ammettere mio malgrado, che Kee
aveva ragione; la discesa era stata davvero estenuante.
La base del Carrock si ergeva a fianco di un fiume, interrotto
solamente da
un corto guado, costituito da grosse pietre piatte; il quale conduceva
verso il
limitare di una piccola foresta, preceduta da grandi pascoli di erba
verde. Ora che l'ûrzud*
era più alto
nel cielo, l'aria era pervasa dall'estate. L'odore frizzante dell'acqua
fresca del torrente, mescolato a quello intenso delle pietre scaldate
dal sole e dell'erba seccata, ci diceva, che la natura stava compiendo
il suo regolare corso, incurante di guerre, riconquiste e Orchi
assetati di vendetta.
-
Quanto mi
piacerebbe fare un bagno…- sospirò Bilbo
guardando
trasognato il fiume scorrere placido. -
E perché
no?- esclamò Gandalf – dopo tanto correre, non
vedo perché
non fermarci per un bagno - continuò rivolto a Thorin.
Mio padre ci guardò, valutando le nostre condizioni.
-
Non mi pare una
cattiva idea in effetti... non so dire quando ci ricapiterà
-
concordò il re.
Evidentemente, ci aveva giudicati abbastanza
indecorosi e sudici, da non poter proseguire il viaggio in quello
stato. Thorin, comunque, non
aveva quasi avuto il tempo
di pronunciare l'ultima sillaba della frase, che c’erano
già scarponi e casacche che volavano in aria; alcuni come
Ori,
si fiondarono in acqua, senza nemmeno aspettare di essersi slegati le
armi dalla cinta.
-
Oh per
l’amor dei Valar!! - esclamai, voltando le spalle alla
svergognata
combriccola, e avviandomi più giù lungo il fiume;
a quanto
pareva, si erano dimenticati tutti, che io restavo pur sempre una
nana...
femmina. -
Ehi Harin dove
vai?- mi chiese Kili; si era appena tolto la camicia, e dovetti fare
uno
sforzo immane, per puntare il mio sguardo sui suoi occhi
anziché
sui suoi pettorali. -
Dietro quelle
rocce... mi sembra più opportuno e un pò
più
appartato - dissi con sguardo eloquente; nel frattempo, dietro di lui,
vidi Bofur completamente nudo, tuffarsi assieme a suo cugino.
Mentre Kili si metteva a
ridere di
gusto assieme a tutti gli altri, roteai gli occhi, e girandomi ripresi
la mia marcia. Fortunatamente, non
molto distante e dietro un ampio masso, c’era una piccola
polla, dove l’acqua scorreva lenta. Ammetto, che non fui
certamente
più
lenta dei ragazzi, a togliermi i vestiti, e non appena anche l'ultimo
indumento cadde al suolo, mi buttai in acqua, sollevando spruzzi
freschi,
che crearono piccoli arcobaleni nell'aria. La sensazione fu
semplicemente celestiale, e ringraziai Mahal più volte per
quel
bagno. Con delicatezza, a causa dei molti nodi, mi slegai la treccia,
lasciando che i capelli si diramassero sulla superficie dell'acqua; in
alcuni punti, avevano assunto un colore tendente al nero, e vedendoli
così storsi il naso, prendendo quindi a strofinarli
accuratamente.
Una volta che la mia chioma fu tornata del suo colore albino, mi
dedicai
al resto del corpo, e, aiutandomi con una pezza, iniziai a sfregarmi la
pelle bronzea. La placida corrente che alimentava la polla, poco alla
volta si portava
via lo sporco, che si accomulava sulla superficie; dandomi una vaga
idea,
di quanto dovevo essere ricoperta di polvere,sangue,sudore e sporcizia
varia.
Quando fui soddisfatta della pulizia, e mi sentii nuovamente adatta
alla
società (per quanto questa si riferisse poi solamente ai
miei
compagni), mi immersi sott'acqua, dando un paio di bracciate verso il
fondo.
Il fiume pullulava di vita; alcuni
pesciolini argentei sparirono tra i sassi, spaventati
dall’improvviso turbinio creato; mentre un paio di grosse
trote,
sgusciarono via, verso fondo sabbioso reso scintillante dal sole che
batteva dall'esterno. Dopo alcuni istanti riemersi a prendere
aria; mi
appoggiai con la schiena contro il masso, reso piacevolmente caldo dal
sole; chiusi gli
occhi, e mi lasciai cullare dal moto ondoso, provocato dalla corrente,
mentre ascoltavo le voci allegre della compagnia in lontananza.
Risi,
quando sentii la voce acuta di Bilbo gridare aiuto, prima che fosse
molto probabilmente gettato di peso nel fiume; credo che la sua idea di
farsi un bagno, fosse in origine molto diversa... perlomeno molto
più tranquilla! Mi stavo dunque godendo
quel momento di
celestiale pace,
quando sentii qualcosa sfiorarmi la punta dei piedi. Scattai
immediatamente, tirandomi
le ginocchia al petto, e guardando spaventata l’acqua;
qualche
metro
più in là, cominciai a vedere alcune bollicine
d’aria, salire dal
fondale. Pian piano, cercando di evitare movimenti bruschi, mi protesi
verso i vestiti a riva; allungando la mano, alla
ricerca del pugnale nascosto tra di essi. Le bollicine intanto, si
avvicinavano sempre di più,
finchè qualcosa non emerse all'improvviso
dall’acqua.
L’urlo, che stavo per far fuoriuscire con tutto il fiato che
avevo, fu bloccato da una mano che mi
si chiuse a coppa intorno alla bocca.
Mi ritrovai a fissare scioccata Kili, che mi fece cenno di stare zitta,
prima di ritrarre la mano.
-
Kee ma sei
impazzito? Volevi farmi prendere un infarto?!- esclamai, togliendomi
l’acqua in accesso dal viso e cercando di calmarmi.
Lui rise, i capelli
bagnati ad incorniciargli il volto - scusami, scusami!-
Io mi guardai intorno - ma da dove sei passato?- domandai
confusa. -
Da sotto! So tenere il fiato molto a lungo. - disse
orgoglioso, con un sorriso smagliante. -
Sì lo so;
ho giusto un paio di ricordi a riguardo di un fiume... - dissi ironica,
alzando un sopracciglio. -
Credo che io e
Fili non ci scuseremo mai abbastanza per quella volta... - ammise lui
con
una punta di rammarico. -
Non dovete...
è meglio che sia andata così; dico davvero! - lo
rassicurai
io, addolcendo lo sguardo.
Kili mi sorrise, e io
indugiai sulle
sue labbra.
Erano incorniciate dal solito spruzzo di barba scura, costellata al
momento, da
microscopiche gocce d'acqua, che rilucevano alla luce intensa di quel
pomeriggio estivo.
-
A cosa pensi?- mi chiese con voce improvvisamente roca -
Che vorrei che mi baciassi... - risposi, avvertendo la
secchezza della gola e il cuore scoppiettare.
Kili allora si fece
più
vicino, sempre di più, fino a quando le nostre bocche e i
nostri
corpi non si incontrarono. L’acqua
intorno a me, smise
improvvisamente di essere fresca; la pelle nuda
di Kili a contatto con la mia, era
bollente.
Mentre il bacio veniva approfondito, la mano di Kili si
fermò
incerta sul mio fianco, e io, sempre senza smettere di baciarlo,
gliela presi e delicatamente la appoggiai sul mio seno. Kili si
allontanò di un poco, guardandomi in
viso con il fiato corto; sentii la sua mano stringermi, e il suo
pollice
accarezzarmi, strappandomi un gemito che gli fece infiammare
lo sguardo. Quando riprese a
baciarmi, il
suo bacino premette contro il mio e la sua bocca iniziò a
scendere lentamente lungo il collo. Mentre il suo
fiato caldo mi riscaldava la pelle, io feci vagare una mano
sulla sua schiena, sentendo sotto i polpastrelli, i fasci di muscoli
tendersi e alcune piccole cicatrici distendersi. Le mie gambe, come
guidate da propria volontà, si avvolsero intorno alla sua
vita,
alla ricerca di maggior contatto; maggior appagamento. Kili, si era appena
spostato con la
bocca, dal collo, all’inizio del seno sinistro, quando
venimmo
bruscamente interrotti.
-
Fratellino, ti
conviene battere in ritirata. Bofur ha chiesto dove fossi, e ho dovuto
dirgli che eri andato un attimo nel bosco per... emh…
bisogni
fisiologici ecco. -
Sia io che Kili, alzammo
di scatto la
testa; sopra di noi, il viso di Fili ci sorrideva per nulla
imbarazzato.
Io invece, avessi potuto, sarei volentieri andata a far compagnia a
quella coppia di trote viste poco prima.
-
Maledetto nano
impiccione...- borbottò Kili, che al pari del fratello,
sembrava anche lui
tranquillamente a suo agio in quella situazione - Ah ma vedrete! Prima
o poi una gliela
combino! Gli riempirò quel suo amato flauto di terra!! -
esclamò agguerrito come non mai. -
Certo Kee... -
dissi con tono accondiscendente - ...ma ti
conviene andare come ha detto tuo fratello; o mio padre, la terra, la
butterà sopra alla tua tomba quando ti avrà
ucciso -
aggiunsi serafica.
Kili mi guardò sbiancando improvvisamente, e sconvolto,
si
affrettò ad uscire dalla polla, dirigendosi quatto, quatto
verso la foresta,
cercando di non farsi vedere.
-
Mi spiace avervi interrotto Harin - disse Fili, con
un’espressione tutt’altro che dispiaciuta.
Io per ripicca lo
schizzai con l’acqua fredda, facendolo scattare in piedi di
botto.
-
Fili ma sei nudo!!- esclamai, affrettandomi a distogliere lo
sguardo. -
Certo! Mica vorrai
che faccia il bagno vestito?! E poi non è la prima volta che
mi
vedi così - si giustificò lui. -
Sì, ma
eravamo bambini! Vattene via prima che i tuoi poveri antenati, dalle
aule di
Mandos, si chiedano che razza di discendente abbiano!- lo esortai. -
Credo, che siano
più imbarazzati dalle effusioni che vi scambiate
tu e Kee- replicò lui, e vedendomi
afferrare un ciottolo, pronta a scagliarglielo dietro, con una risata corse via.
Io, ridendo a mia volta,
uscii
dall’acqua; lasciando che il sole mi asciugassi
la pelle,
prima di rimettermi i vestiti. Quando tornai dagli
altri, Kili era
seduto per terra, intento a rimettersi gli stivali, e a scoccare
occhiate assassine al
povero Bofur, che sembrava particolarmente preoccupato da
ciò.
-
Contento del
bagno Bilbo?- chiesi allo Hobbit, che cercava di mettersi in piega
i suoi riccioli castani con l'ausilio delle dita. -
Oh sì! Un po’ movimentato, ma almeno
adesso sono pulito! - rispose lui sollevato. -
Conviene
incamminarci... – ci interruppe Thorin – ...se
vogliamo
raggiungere quella foresta prima che il sole cali; meglio non passare
la notte allo scoperto. - ragionò.
Così, ci
mettemmo nuovamente in marcia; e
come predetto da Thorin, non arrivammo al bosco, se non prima che il
sole fosse già calato ad Ovest. La notte nelle Terre
Selvagge era diversa;
più cupa; più carica di minacce e di promesse
nefaste; o
forse, a farmela vedere in questo modo, fu l'ululato che ci
raggiunse a solo qualche centinaio di metri, da quando avevamo valicato
il limitare della foresta.
-
Sono già qui!- esclamò Balin,
riferendosi ovviamente agli Orchi che ci davano la caccia. -
Bilbo, prova a
dare un'occhiata da più in alto. Tu dovresti riuscirci
passando
inosservato - gli disse Gandalf, e
lo Hobbit, dopo aver annuito, sparì nel folto, mentre noi ci
fermavamo per aspettarlo. -
Com’è possibile che ci abbiano
già
raggiunto?- chiese Gloin, non senza una punta di irritazione nella
voce.
-
Devono aver usato
un sentiero a noi sconosiucto - disse Thorin con la fronte aggrottata -
ora come ora,
l’importante è mettere quanta più
strada possibile
tra noi e loro - aggiunse serio. -
È
possibile... - concordò Gandalf – in
realtà ci
troviamo molto più a Est, di quanto avessi mai voluto
accompagnarvi; siamo alcune miglia più a Nord, del sentiero
che
avremmo dovuto percorrere se non avessimo lasciato il valico
così in fretta - spiegò, per poi rivolgere
l’attenzione a
Bilbo, già di ritorno, che correva verso di noi. -
Quanto è vicino il branco?- gli domandò
Thorin. -
Troppo vicino; un
paio di leghe non di più - disse con il fiatone - ma questa
non è la parte peggiore - aggiunse. -
I mannari ci hanno fiutato?- si informò Dwalin. -
Non ancora, ma lo faranno; abbiamo un altro problema -
rispose lo Hobbit. -
Ti hanno visto? - si rivolse a lui Gandalf preoccupato. -
No non è questo! - -
Che vi avevo
detto? Silenzioso come un topo! - affermò lo stregone
orgoglioso,
suscitando un mormorio di consenso da parte di tutti.
A me invece preoccupava
l’ansia
di Bilbo; non mi sembrava particolarmente rallegrato dalla distanza che
c'era tra noi e i nostri inseguitori.
-
Volete darmi
ascolto?- ripetè più volte, finchè non
ebbe
l’attenzione di tutti – Sto cercando di dirvi che
c’è qualcos’altro là fuori! -
disse, puntando
il dito nella direzione da cui era tornato.
Sul gruppo calò un immediato silenzio.
Io guardai interrogativa, prima Kili vicino a me, e poi Bilbo.
-
Quale forma ha assunto? Quella di un orso? -
domandò all'improvviso Gandalf. -
Sì, ma
più grosso, molto più grosso - assentì
lo Hobbit
guardandolo confuso, come il resto di noi d'altronde. -
Tu sapevi di
questa bestia?? - esclamò Bofur incredulo rivolto al mago -
io dico di fare dietrofront!- aggiunse concitato. -
E farci catturare da un branco di orchi? - lo
rimbeccò Thorin. -
Non possiamo aggirarlo in qualche modo? - chiesi io,
rivolgendomi al nostro scassinatore. -
Temo proprio che ci fiuterebbe con facilità - mi
rispose Bilbo con aria sconsolata. -
C’è
una casa... - accennò Gandalf - ...non è lontana
da
qui, dove potremmo trovare… rifugio- spiegò,
soppesando attentamente le
parole; il che non mi fece ben sperare. -
Di chi è la casa? - chiese Thorin - amico o
nemico? - -
Nessuno dei
due... - gli rispose sommessamente il Grigio - lui ci
aiuterà, o ci
ucciderà - concluse, con un sospiro tremante. -
Che scelta abbiamo - la frase di Thorin, era più
una constatazione, che una vera e propria domanda.
In quel preciso momento,
un ruggito possente e feroce, riempì l’aria,
facendoci fare un balzo di sorpresa.
-
Nessuna - ammise Gandalf.
*
Sole in Khudzul
Spazio
Autrice:
Se
siete
arrivati a leggere anche il capitolo 21, complimenti!! Vuol dire che
siete riusciti a sopravvivere alla Pasqua e ai suoi pranzi/grigliate! E
così,
la nostra Harin si è svegliata, ha iniziato la discesa del
Carrock con i suoi amici, si è fatta Kil... emh il bagno...
Ahahahaha! Scusate non ho resistito =) Assumendo
toni
più seri, ho trovato giusto nei confronti di quei due
poverini
(e di voi fan della coppia) creargli un momento di privacy; durato il
tempo necessario perchè venissero rotte loro le uova nel
paniere
dal caro Fili! Quanto mi sono divertita a scrivere questo capitolo!!
Spero che abbiate apprezzato! La
scena del
"bagno" è tratta dal libro, e vi sembrerà
assurdo, ma
posso giurarvi che l'ho scritta ben prima di vedere però la
scena inedita nel primo film nella quale i nostri cari amici si fanno
allegramente un tuffo nella grande fontana di Imladris (sotto gli occhi
abbastanza increduli di Elrond e Lindir). Quando l'ho vista ho pensato:
"io e Peter Jackson abbiamo pensato la scena quasi allo stesso modo,
anche se in momenti diversi" xD Attendo i vostri commenti quindi! ;) Passo
a
ringraziare i miei fedelissimi lettori, sempre e costantemente con me;
i recensori, che hanno ritagliato un pò del loro tempo
libero
per dedicarlo a me, in modo particolare le due new entry Halfblood_Slytherin
e Knight_7!
Ringrazio chi mi ha aggiunta tra i preferiti (gli ultimi aggiunti Knight_7,CheccaWeasley e _Helen_),
seguiti (Knight_7)
e ricordati!
Ah! E ringrazio Writeforlove
che ha nuovamente pubblicizzato la mia storia all'interno della sua
che vi consiglio caldamente di leggere ("La Bambina dagli occhi selvaggi").
Amo
parlare con voi, spero di averne sempre l'occasione!
La
foresta sull'altra sponda del fiume, consisteva in poche miglia di
fitti alberi e di aspra
boscaglia; che ben presto, lasciava il posto a rigogliosi pascoli, che
si estendevano finchè occhio riusciva
a scorgere.
Non appena i miei piedi superarono anche l'ultimo tratto di
bosco; gli occhi si posarono su immensi prati di soffice erba verde,
costellati da sinuosi
fiumi di fiori, dai colori e profumi intensi; quasi stordenti.
Ad un'attento osservatore, si rivelavano per lo
più Garofani di ogni genere e dimensione:
garofani
selvatici, purpurei e carnosi; blu cobalto, costellati di spine
così
sottili, da risultare quasi invisibili; e altri ancora, più
piccoli
e di un bianco abbaccinante, che sprigionavano un incredibile profumo
di
miele appena colto dal favo. Il prato era così soffice, che,
nonostante il nostro passo fosse affrettato e pesante, quasi non si
udiva il
nostro procedere.
Il cielo poi, era dei più limpidi; le nuvole color
panna, venivano portate via rapidamente dal vento, che a quell'altezza,
doveva
essere particolamente irruento; mentre al suolo, risultava gradevole e
carico di tepore estivo. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto molto
fermarmi lì, in modo da
rimirare con più calma il paesaggio, e di bearmi di ogni
nota e sfumatura di colore; ma
noi di tempo proprio non ne avevamo.
Per quanto distanti, fossero ancora
Azog e i suoi, prima o poi ci avrebbero raggiunti, e inoltre, la
misteriosa bestia che Bilbo aveva detto di aver visto sulle colline,
aveva aumentato il nostro desiderio di trovare un riparo al
più
presto. La prateria era sì, a dir poco meravigliosa, e
sarebbe stato
piacevole fermarvisi per
la notte; ma nella nostra situazione, sarebbe stata tanto bella, quanto
letale. Quando finalmente, davanti a noi, si delineò il
profilo
del bosco rado che precedeva la nostra meta, era ormai pomeriggio inoltrato.
Stavo procedendo rapida al fianco di Thorin, quando istintivamente,
alzai gli occhi oltre le cime degli alberi, verso il
cielo dorato, e rallentai il
passo. Sopra di me c'era un corvo; nero come la pece e dal profilo
inconfondibile, che girava in lenti e ampi cerchi...
Fissandolo interdetta e spaventata, arrestai del tutto il mio passo;
restando con il naso all'aria e gli occhi puntati su di esso.
Quell'uccello era da tempo impresso nella mia mente; eppure, allo
stesso modo, non era uguale; non era quello... Non poteva esserlo.
- Cosa c'è Harerin? - la voce di
Thorin, ferma a qualche metro da me, mi raggiunse simile ad un eco.
- Il corvo... - risposi semplicemente.
- Quale corvo? -
A quel punto il mio sguardo si posò su mio padre, e
Thorin, contemporaneamente, spostò il suo dal cielo a me,
agrottando confuso le sopracciglia. Quando io alzai nuovamente gli
occhi,
del corvo non c'era alcuna traccia.
- No... - mormorai - niente, mi sono sbagliata.. - aggiunsi
con un sorriso tirato.
Thorin, aveva appena aperto la bocca per domandarmi qualcosa, quanto
all'improvviso, un terribile bramito scosse l'aria e gli alberi attorno
a
noi. Rimanemmo tutti fermi immobili, nessuno osava fiatare; gli occhi
si spostavano da una parte all'altra, alla ricerca di un segno
rivelatore del nostro nemico.
-
Non fa ben sperare... - mormorò Kili guardando
dietro di sé. -
Per nulla... - gli fece eco suo fratello, con la mano
sull'elsa della daga appesa dietro la schiena. -
Ecco
perché la caccia non è mai stata il mio forte -
risi
nervosamente io, cercando di sdrammatizzare.
Il ruggito allora, si
ripetè ancora più forte e ancora più
vicino.
-
Via! Via! Correte!!- urlò Dwalin.
Non ce lo dovette
ripetere due volte,
e fregandocene di essere sentiti o meno, riprendemmo a
correre a rotta di collo nella boscaglia.
Sassi, foglie, funghi, rami,
larghi pezzi di corteccia; i miei piedi
passavano implacabili su qualsiasi superficie. A quel punto, non mi
occorreva nemmeno più guardare cosa calpestavo; riconoscevo
ogni
superficie, semplicemente dal rumore che produceva sotto la suola, o
dalla sua durezza; i calli che mi erano venuti potevano tranquillamente
dimostrarlo.
-
Bombur che fai? -
lo apostrofai, vedendolo fermarsi a guardarsi indietro imbambolato,
mentre sorpassavo con un salto un tronco caduto. -
Bombur vieni! -
Passandogli accanto,
Thorin lo
tirò per la lunga barba intrecciata, e lui riscossosi, si
affrettò a caracollare giù dal pendio dietro a
noi.
-
La casa! - gridò ad un certo punto Gandalf, quando
sbucammo fuori dalla macchia di alberi.
Davanti a noi, in mezzo
ad un grande
pascolo di erba color dell’oro, c’era una casa;
circondata da
una fitta cintura di querce alte e molto antiche e, al di là
di
queste, un’alta siepe spinosa; attraverso la quale, non si
poteva
vedere, ne ci si poteva arrampicare. La distanza che ci separava da
essa,
la facemmo senza quasi toccare suolo tra un passo e l'altro.
Io, di solito in testa al gruppo, quando si
trattava di correre (altro regalo della parte elfica), avevo rallentato
per aiutare Balin, e mentre lo cingevo per le spalle con un braccio,
con
la coda dell’occhio vidi farcisi incontro di gran carriera,
un’enorme figura
nera a quattro zampe.
Avertii distintamente, un lungo brivido pervadermi la schiena.
-
Per Durin! -
esclamai, sospingendo Balin oltre il grande portone di legno, che si
apriva sulla siepe; il quale, a sua volta, ci condusse ad un ampio
giardino ricco di vegetazione.
Fu l'unica cosa che registrai, considerando che in quel
momento, vedevo ben poco di ciò che mi stava
attorno.
Il mio sguardo infatti,
era concentrato sulla porta chiusa della casa, che ci si parava
davanti. Kili
e Fili la raggiunsero per primi, iniziando a prenderla a spallate;
raggiunti e aiutati da tutti gli altri.
-
Aprite la porta!- gridò Gandalf. -
Presto! - gli fece eco Thorin. -
Oh Mahal! - esclamai io, facendomi avanti e aprendo il
chiavistello che nessuno aveva visto.
Istantaneamente la porta
di
spalancò e noi ci fiondammo all’interno.
Per il troppo
impeto e la troppa fretta,
caddi a terra battendo le ginocchia sul pavimento; leggermente stordita
dall'impatto, mi voltai mettendomi seduta, e quando sollevai lo sguardo
davanti a me, rimasi paralizzata.
Un enorme orso, dagli occhi
scuri come la notte di luna nuova, stava correndo inferocito nella
nostra direzione.
-
Chiudete!
Chiudete!- strepitai, rimettendomi istantaneamente in piedi a fianco di
Gandalf, ed estraendo la spada dal fodero.
Tenni la lama puntata
davanti a
me, finchè i miei amici, non riuscirono a chiudere fuori
anche il
muso della bestia; riuscito a infilarsi tra le fessura delle
porte in chiusura.
Solo a quel punto, tirai un lungo sospiro di sollievo, appoggiandomi
all’elsa della spada ora piantata a terra.
-
Quello cos’era?- domandò Ori, con due
occhi fatti grandi dalla paura. -
Quello, era il nostro anfitrione - spiegò Gandalf,
con tono ancora leggermente teso. -
Oh ti prego... Dimmi che stai scherzando! - esclamai io,
scrutandolo da sotto le sopracciglia inarcate. -
Si chiama Beorn, ed è un mutatore di pelle... -
continuò lo stregone. -
Cosa? Un
pellicciaio?- chiese confuso Bilbo mentre ritirava il suo
spadino. -
No! No no! - rise
Gandalf, divertito dall'incomprensione - E’ un mutatore di
pelle. Muta la sua pelle:
talvolta è un grosso orso nero, talvolta è un
uomo forte,
dai capelli neri, con due grosse braccia e una gran barba.
L’orso
è imprevedibile, ma con l’uomo ci si
può ragionare.
- spiegò - Tuttavia, non è che faccia salti di
gioia per
i
nani... - ci avvertì con un'occhiata. -
Ottimo! - brontolò Dwalin scuotendo la sua testa
tatuata. -
E' lui l'autore
dei gradini nel Carrock, giusto?- domandò invece
Bofur,
guardandosi intorno interessato, più che spaventato. -
Esatto. Li ha
costruiti perchè gli piace stare seduto lassù a
contemplare l'orizzonte; soprattutto la notte -
rispose Gandalf. -
E vive qui da
solo?- mi informai io, osservando l’enormità e il
senso di
calore che emanava quella casa.
Tutto era infatti
rifinito nei minimi
particolari.
Sul lato sinistro della porta da cui eravamo
entrati, c’era la cucina, dove un focolare incassato nella
parte di pietra, riscaldava l'ambiente e impregnava l'aria del profumo
di
pino e fuoco. Un grande tavolo occupava il centro della stanza, sopra
di esso, candele di cera d'api, boccali di legno e ciotole con pane
nero
riempivano lo spazio; una finestra, vicino alla porta che
dava sul retro, inondava di luce crepuscolare l’ambiente.
Il lato
destro invece,
era adibito a stalla; c’erano quattro grandi bufali, una
serie di
caprette e il terreno era cosparso di morbido fieno. Infine, ogni
singola
colonna di
legno della casa, arco o trave, era intarsiata a mano con motivi
arzigogolati e
rappresentazioni di foglie, fiori e frutta. Tutti questi dettagli messi
assieme, davano l'idea di quanta cura e quanta dedizione, fossero state
messe nella costruzione; un pò la stessa
sensazione, che mi aveva trasmesso la scalinata del Carrock.
-
Sì... - si limitò a rispondere Gandalf,
con una nota di amarezza che non compresi. -
E’ ovvio!-
esclamò allora Dori, in tono concitato - E' sotto un qualche
incantesimo! Per questo vive in solitudine! - affermò,
convinto e spaventato. -
Non essere
sciocco! - lo riprese lo stregone - è sotto un solo
incantesimo.... il suo. - disse, senza ammissione di repliche -
Harerin, Dwalin aiutatemi a controllare che le finestre siano
ben chiuse- ci interruppe Thorin.
Io, che nel frattempo mi
ero
avvicinata alla zona cucina, gli feci un cenno di assenso, dirigendomi
di conseguenza, verso
la finestra che
dava sul retro. Una volta sotto di essa, appoggiando le mani sull'ampio
davanzale, mi issai salendoci sopra.
Tutto in quella casa era alto e
gigantesco e quindi, decisamente non a favore di Nano o
Hobbit. Poggiate le mani
sull'intelaiatura in
legno chiaro della finestra, provai a spingerla, senza però
riuscire a muoverla di un millimetro; per cui decretai che fosse
decisamente
ben sigillata. Mi apprestai quindi a scendere, ma l'occhio mi cadde sul
paesaggio esterno; scoprii così, che dietro la
casa
c’era una veranda, e da quel poco che riuscivo a vedere,
oltre di
essa, si estendeva un meraviglioso giardino pieno di fiori, che
arrivava
fino sotto ai gradini di roccia levigata della loggia.
-
Cosa guardi Harin? -
Abbassando lo sguardo
oltre il davanzale, vi trovai Fili e Kili, fermi uno di fianco
all'altro.
-
Osservavo il
giardino;
è bellissimo! Mi piacerebbe poter uscire a vederlo... -
risposi,
saltando giù e atterrando agilmente davanti a loro. -
Non credo ti
convenga, con il padrone di casa che gira lì fuori -
replicò Kili, per poi mettersi a imitare il ringhio
dell’orso, facendo sfoggio dei suoi canini candidi. -
Piantala scemo! - risi io, tirandogli un pugno scherzoso sul
braccio. -
Sarà
meglio andare a dormire, o i posti migliori finiranno - ci
interruppe Fili, prendendoci entrambi per un braccio, come dei bambini,
e trascinandoci
verso la stalla; ora adibita ad accampamento.
Decidemmo
così, di metterci a ridosso di un
paio di alti barili (lì come ho già detto tutto
era enorme, ben inteso), dove la
paglia era meno umida e molto più soffice. Come di consueto, stesi il mio mantello, sul fieno in
mezzo ai due fratelli; sistemando la spada appoggiata ai
barili, in modo da avercela sempre pronta a portata di mano. Dopo di
che,
mi sedetti sul giaciglio, tirando fuori la pipa e accendendomela.
-
Finalmente un
tetto che non sia fatto di roccia - sospirai rilassata, con
l’aroma di Galenas a riempirmi la bocca. -
Detto da una nana
appare molto strano, fattelo dire - mi prese in giro Fili, sedendosi
vicino a me sul suo mantello. -
Oh per piacere! Dimmi che ti piaceva stare al freddo e
all’umido! - lo rimbeccai io,
sventolandogli sotto il naso il bocchino della pipa. -
No hai ragione,
anch'io preferisco il caldo; possibilmente di un corpo femminile.. -
ammiccò lui, e io alzai gli occhi al cielo. -
Sai cosa ho
ricordato quando facevo il bagno nel fiume?- cambiai discorso, mentre
osservavo le volute di fumo, disfarsi nell'aria sopra la mia testa. -
Oltre a
strusciarti contro mio fratello?-
A quel punto, la pipa gliela tirai
direttamente sulla testa, trasformando la sua risata in un guaito di
dolore.
- Ben ti sta... - lo
apostrofai - Ho ricordato quando mi avete gettato nel fiume, anni fa,
rivelando
il mio piccolo segreto a tutto il villaggio - ripresi. -
Ma se non sbaglio
ci hai perdonato - replicò lui un po’ sulla
difensiva,
mentre si massaggiava il punto colpito dalla mia vendetta. -
Certo - risposi,
con un sorriso carico di affetto - vostra madre un po’ meno
però - aggiunsi con un ghigno, e Fili
scoppiò a ridere. -
Di che parlate? -
Kili sopraggiunse, sedendosi al mio fianco, mentre io svuotavo e
ritiravo la pipa.
-
Rammentavo la
ramanzina che Dís vi fece quando mi buttaste nel fiume -
spiegai, e vidi
Kili sorridere nervosamente. -
Oh sì... me la ricordo... - commentò,
facendo finta di rabbrividire. -
Chissà come sta... -
Entrambi ci voltammo
verso Fili.
-
Sono sicura che sta bene - affermai io, poggiandogli una
mano sulla spalla. -
Starà
morendo dall’ansia conoscendola, ma farà di tutto
per non darlo a vedere - disse Kili con affetto.
- Durin fino al midollo - aggiunse Fili, senza
riuscire a
nascondere, nel suo sguardo azzurro, una certa nostalgia.
- Come
l’ha presa quando hai deciso di seguirci?- mi chiese Kili. -
L’ha presa,
che la mattina della mia partenza, era ad aspettarmi
sull’uscio con un
fagotto pieno di cibo in mano - risposi con un sorriso - non ha nemmeno
cercato di dissuadermi. Mi ha solo pregata di
stare attenta e di tenervi al sicuro- aggiunsi coricandomi, e cercando
di celare il mio sguardo ai due fratelli; temevo che vi
leggessero ciò che in realtà non volevo
rivelargli. -
Spero che possa raggiungerci ad Erebor - disse Fili,
stendendosi anche lui, e imitato poi da Kili. -
Farò di
tutto perché ciò accada... - mormorai per ultima,
chiudendo gli occhi.
Spazio
Autrice:
Non ho mai visto tanta pioggia concentrata in 4 giorni.... Ebbene
sì, sono io!
Visto e considerato che nel mio ufficio si è deciso di fare
ponte, dandomi così la possibilità di rifinire il
capitolo, ve lo lascio per il weekend!
In questo capitolo vi ho (credo) lasciato un paio di cose misteriose su
cui riflettere, o forse anche qualcuna in più. Lascio a voi
i
commenti e le domande relative =)
Per il resto è una mera pausa di transizione, dove non
succede
granchè. Ho mescolato un pò di film e libro
assieme, la
descrizione della casa di Beorn vista da lontano per esempio non
è altro che quella usata da Tolkien all'interno del libro.
Credo
invece, che a differenza del film, darò un pò
più di
spazio alla figura del mutatore di pelle; come, ancora non lo so, ma mi
farò venire un'idea.
Questa volta ho avuto non poche difficoltà a rendere il
discorso
fluido, per cui siete caldamente invitati a farmi notare se qualcosa
non va; sia con la punteggiatura, che con i periodi o la sintassi.
Questo, aiuta me a capire dove migliorare, e voi a leggere un testo
bello e soprattutto
corretto,
e non vi rende assolutamente antipatici ai miei occhi xD
Ora passo a scusarmi con voi; non so come, ma la scorsa settimana non
ho ringraziato in modo adeguato i miei recensori....
Ragazze mi avete fatto raggiungere le 100 (e rotte ormai) recensioni!!! Quali
splendide creature siete, per avermi fatto così felice? E
per apprezzare così tanto la mia storia? Grazie quindi
(in ordine cronologico) a: WriteForLove, Yavannah,
Idrilcelebrindal, Tamora Felix, LadyGinger, G21, Anaire, Hphgtwisdalh
diventata Kili_FiliTogether, Liyen, Gilraen12, Leila91, Emouel,
ThisDick_, Knight_7 e Halblood_Slytherin! Non
smetterò mai di apprezzarvi e di divertirmi nel rispondervi!
Grazie anche ai miei lettori, che anche loro, tacitamente, continuano
ad aumentare.
A chi mi ha aggiunta tra le storie preferite, ricordate e seguite (in
particolare Giuli
Snow aggiuntasi recentemente).
Rinnovo il nostro incontro al prossimo capitolo!
- Harin smettila! Vorrai mica stare
chiusa qui dentro tutto il giorno??-
Lentamente alzai lo
sguardo sui due
fratelli che mi stavano di fronte, soffermandomi in particolare su
Kili.
-
Per dirla in
tutta onestà,
è esattamente ciò che avevo programmato di fare -
risposi pacatamente, mettendo il pollice in
mezzo alle pagine del libro che stavo leggendo.
Kili in risposta,
grugnì esasperato, abbandonando le braccia (che fino a
qualche
istante prima aveva usato per enfatizzare la sua frase) lungo i
fianchi.
- Ma dai Harin,
perché non vuoi venire con noi e gli altri? -
domandò Fili,
barba e capelli solo un po’ più corti e lisci del
presente. -
Ve l’ho
già detto, ho paura dell’acqua, non so nuotare. -
rispiegai
per l’ennesima volta con un sospiro, guardando negli occhi il
mio amico e cercando di imprimergli la mia volontà. -
Ti insegniamo
noi! - esclamò allora Kili speranzoso, facendo un passo
verso di me e
passando il braccio intorno alle spalle di suo fratello.
Io scossi la testa - E'
un'offerta molto gentile, e soprattutto molto disinteressanta... -
replicai con un sorriso divertito - ...ma sto bene sulla terra ferma. -
affermai convinta.
Kili fece un'espressione così buffa e delusa, che mi
trattenni a stento dallo scoppiare a ridere.
-
Senti, portati il
libro allora! Puoi stare sulla riva a leggere, ma almeno ci fai
compagnia. -
propose il maggiore, cogliendo al volo quell'attimo di
ilarità
che aveva visto passarmi in viso. -
Ma se ci sono
tutti i giovani del villaggio al fiume! Più compagnia di
così!! - gli feci notare io, inarcando le sopracciglia.
E poi eccola! Quell’espressione, identica per entrambi,da cuccioli di Kirinki* appena usciti dall'uovo.
Il problema con i due giovani Durin,infatti, stava nel fatto che
girando
sempre in coppia: se ti facevano arrabbiare, ti facevano arrabbiare il
doppio e se ti facevano intenerire, ti facevano intenerire il doppio.
In sostanza, un mix letale!
-
Ti prego! - mi
scongiurò Kili, con una leggera velatura di barba solo sul
mento
e gli occhi innocenti e spalancati.
A quel punto mi portai
una mano sulla fronte,
scuotendo la testa sconsolata.
- E va bene! - gliela diedi vinta,
provocando all'istante una sequenza di grida di giubilo e di pacche
sulle spalle da parte di tutti e due.
E così, alla
fine, contro ogni
mia previsione, mi ritrovai seduta sopra una grande roccia piatta e
scaldata dai raggi estivi; mentre
da sopra il libro aperto sulle mie ginocchia, guardavo la
gioventù nanica buttarsi allegramente in acqua ridendo e
scherzando.
La voglia di raggiungerli era tale, che quasi non riuscivo a
concentrarmi su ciò che stavo leggendo. Avevo sempre
desiderato di
integrarmi nella comunità, di poter condividere la mia
adolescenza
con gli altri nani, di ricominciare una nuova vita insomma; lontana dai
pregiudizi e dall'isolamento a cui ero stata sottoposta in passato. Ed
era buffo, perchè nonostante questo, se avessi deciso di
seguire l'istinto e di
tuffarmi anch'io nelle acque cristalline del torrente; molto
probabilmente, tutti gli sforzi per far sì che
ciò che
avevo desiderato si avverasse, sarebbero risultati vani. Assorta in quei
ragionamenti, non mi ero
accorta che nel frattempo, avevo avvolto distrattamente tra le
dita una lunga ciocca di capelli color ebano. Rimasi a fissarla
per un attimo,
rimirando i riflessi che la luce vi creava; poi, sospirando la lasciai
ricadere
sulla spalla assieme alle altre.
Fu in quel momento che mi sentii chiamare.
-
Harin! -
Mi alzai in piedi,
sporgendomi oltre
il bordo della roccia che mi stava ospitando.
Sotto di me c'era Kili; l'acqua gli lambiva le spalle tornite, e i
capelli bagnati, resi luccicanti dai raggi del sole, gli facevano
risaltare gli occhi scuri. Stava del tutto immobile, limitando a
fissarmi e a
sorridermi.
-
Cosa c'è Kee? - gli
chiesi, ma lui continuò semplicemente a guardarmi, mentre
piccole gocce d'acqua gli scorrevano sulla pelle del viso e del collo.
Se in un primo momento il suo comportamento mi sembrò
particolarmente strano, poco dopo tutto fu chiaro.
Complici le urla che riecheggiavano nell’aria, e lo
scrosciare dell’acqua, non sentii Fili che si
avvicinava alla mie spalle,
finchè questi non mi sollevò di peso
prendendomi in braccio.
-
Fee!- urlai
spaventata, e lo fui ancora maggiormente quando capii le loro
intenzioni - no ti prego mettimi giù!! - esclamai, cercando
di
divincolarmi dalla sua presa.
Inutile dire che non ebbi assolutamente fortuna. Fili sarà
pur
stato giovane, ma i muscoli delle sue
braccia, allenati dalla pratica con la spada e dal lavoro alla fucina,
superavano in grandezza i miei di almeno il doppio.
- Dai Harin! L’acqua
è bassa, Kili ti recupera - replicò lui ridendo e
avvicinandosi al bordo della roccia. -
No Fee, davvero,
lasciami andare! - lo scongiurai io, cercando di aggrapparmi alla sua
pelle bagnata e fresca. -
Uno!-
iniziò a contare; la barba bionda a solleticarmi la nuca -
due! -
continuò, prendendo lo slancio per buttarmi in acqua.
- Fee no!!-
Avrei voluto gridare, ma la voce mi uscì smorzata,
più simile ad un rantolo che ad un urlo.
Intorno a noi, nel frattempo, si erano radunati tutti i nostri amici,
che divertiti dalla
scena facevano il tifo per il giovane nano. Arresa ormai a quello
che stava per
succedere, tornai a guardare verso Kili. In quel momento, l'espressione
del nano mutò dall’allegro al preoccupato; aveva
sicuramente letto nei miei occhi, che non stavo affatto scherzando, che
ciò che stava per accadere mi terrorizzava per davvero.
-
Fee aspetta!- gridò troppo tardi. -
Tre! - esclamò infatti suo fratello nello stesso
identico istante, lasciandomi di conseguenza andare.
Caddi in acqua
trattenendo il fiato e
finendo sotto la superficie. La pelle venne avvolta dal gelo frizzante
del torrente e la leggera veste che avevo addosso, si
gonfiò,
imprigionando l'aria estiva tra le sue pieghe. Quando sotto ai piedi,
avvertii il tappeto di ciottoli che ricopriva il fondale, mi diedi una
spinta. Fili aveva ragione, la polla era poco profonda e
difatti, quando riemersi, l'acqua mi arrivava di poco oltre le spalle.
Il mio cervello però, nonostante questo, era del tutto
bloccato; ormai il danno era stato fatto... Intorno a me,
scoppiarono le risate gioiose per lo scherzo riuscito; risate,
che non ci impiegarono molto ad affievolirsi, fino a tacere del tutto.
Non ebbi
bisogno di chiederne il motivo, vedevo da sola l’acqua
intorno a me, colorarsi di
marrone. Una ciocca dei miei capelli galleggiava davanti al mio viso,
bianca
come la neve, mentre le altre, a poco a poco, perdevano anch'esse quel
poco colore che gli era rimasto. Guardai Kili di fronte a
me. Era stupito, esattamente come tutti gli altri.
-
Harin ma cosa? - mi domandò con tono incerto. -
Mi dispiace - mormorai.
Non diedi il tempo a Kili di chiedermi altro; distolto subito lo
sguardo, mi voltai e riguadagnai più in fretta che potei la
riva.
-
Harerin!- mi sentii chiamare, questa volta però da
Fili.
Ma io non mi girai, e con i vestiti
fradici e la mente in subbuglio, mi misi a correre verso il bosco che
costeggiava il fiume, scomparendo nel fitto dei suoi alberi, mentre
dietro di me si levava un coro di voci contitate. Continuai a correre
senza meta, con i vestiti bagnati incollati addosso;
nutrendo l'impossibile speranza, che così, mi sarei lasciata
alle
spalle quello che era appena successo; che sarei tornata indietro e
nessuno
si sarebbe ricordato di niente.
Corsi, corsi fin quando le gambe mi
ressero
e poi mi lasciai cadere alla base di un grande larice, scoppiando in
lacrime. Sulla
mia pelle, scorrevano rivoli di acqua colorata, alimentati
dalle punte gocciolanti dei capelli. E così il mio
segreto era
stato scoperto. La maschera che mi rendeva come tutti gli altri era
caduta, si era sciolta, ed era stata portata via dal torrente degli
eventi che non si possono controllare, quelli che succedono e basta.
Alcuni mesi dopo il mio arrivo a casa
di Thorin, quando finalmente uscii dall’isolamento nel quale
mi
ero chiusa, la prima cosa che
chiesi a Dis fu quella di tingermi i capelli; sulle prime, sia
lei che
Thorin rimasero
stupiti dalla mia richiesta, ma poi capirono.
Volevo ricominciare da capo e il colore dei miei capelli era
come un faro puntato sulla mia diversità, sull'altra
metà
di me stessa che aveva causato tanto dolore. A quel tempo, davo
ancora la colpa al mio sangue elfico, oltre che a me stessa, per tutte
le
perdite che avevo subito; per tutto il male fatto a me e alla mia
famiglia.
Così, capendo il mio
malessere come solo una madre sa fare; Dis acconsentì
volentieri alla mia richiesta, e per molti anni fu complice e fautrice
di quel mio piccolo segreto. Ed era per questo che non andavo mai al
fiume;
non era vero che non sapessi nuotare, lo ero e mi piaceva
anche!
Ma la tintura non avrebbe
retto all’acqua, che l'avrebbe lavata via come poi si era
dimostrato.
A ripensarci col senno di poi, tutto questo risultava alquanto
stupido e molto poco coerente.
Io, che volevo vivere come una qualsiasi
nana della mia età, mi costringevo a rinunciare ad alcune
delle
attività che proprio caratterizzavano la spensieratezza
dell'adolescenza; perdendo così, l'occasione di condividere
quelle esperienze comuni. Eppure, il desiderio di uniformarmi alla
collettività, di proteggere la mia nuova famiglia era tale,
da
farmi vedere quel piano come l'unico possibile e attuabile. Rimasi seduta sotto il
larice,
cullata dal rumore delle sue fronde mosse dal vento, per non
so quanto tempo. Incapace di muovermi, e di trovare il coraggio di
tornare indietro, non potevo fare altro che lasciarmi sommergere dai
pensieri che si affollavano nella mia testa.
Cosa stavano pensando, Kili e Fili, ora?
Loro, che tanto si erano prodigati negli
anni per farmi sentire parte della famiglia, e io invece, gli avevo
mentito su chi ero davvero. Nonostante ciò, strano a dirsi,
ma lo avevo fatto
anche per loro.
Non fraintendetemi, ero sicura, certa, del loro buon cuore. Non mettevo
in dubbio che la loro amicizia, sarebbe rimasta immutata pur sapendo le
mie reali origini.
Ma non potevo essere altrettanto sicura del
buon cuore delle altre persone....
Se non mi avessero accettato, allora, mi sarei resa
colpevole di gettare sull'intera famiglia, l'astio
e le maldicenze degli abitanti del villaggio... di nuovo, un'altra
volta. E in nome di quell'amore, con il quale mi avevano ricoperta
negli
anni, non lo
avrei permesso. Non avrei lasciato che venissero rovinati da me, da
quello che ero.
Ma ora non aveva più importanza...
Quando mi trovarono, la notte era ormai calata e gli
abiti mi si erano asciugati addosso,
lasciandomi spossata e infreddolita.
-
Zio è qui! -
La voce di Kili
spezzò il
silenzio della notte e il lontano frinire delle cicale nei campi;
sapevo che era a pochi metri da me, ma non alzai la testa dalle
ginocchia che avevo serrate al petto. Sentii altri passi che si
avvicinavano per poi fermarsi vicino a me.
-
Harerin - il mio nome fu accompagnato da una mano sulla
spalla.
Riconobbi il tocco, il
calore e
l'ampiezza del palmo di Thorin e mi scappò un unico
singhiozzo,
riuscito a fuggire dalla morsa dei denti stretti intorno al labbro
inferiore.
-
Harerin ti prego,
guardami. – ripetè con voce dolce e autorevole al
tempo stesso.
Obbedendo, alzai la testa finchè non
incontrai lo sguardo azzurro del nano inginocchiato davanti a me.
Thorin non sembrava arrabbiato, ma solo infinitamente sollevato
nell'avermi
trovata.
Dietro di lui, Kili e Fili stavano fermi in silenzio, ma non
volendo sapere cosa pensassero di me, non mi soffermai sul
loro viso.
-
Torniamo a casa, avanti. E' da ore che ti cerchiamo, eravamo
tutti in pensiero. - mi disse
Thorin.
Ma io scossi la testa -
Mi dispiace.. - singhiozzai, le lacrime a rigarmi il volto - io non
volevo,
non volevo che si venisse a sapere! - proseguii tra i singulti - non
volevo
addossarvi anche questo peso... non volevo che la gente
iniziasse a vedere anche voi così! -
A quelle parole, lo
sguardo di Thorin si accese di una consapevolezza nuova.
- E' per noi che facevi questo? - mi chiese. -
Sì... - risposi, trattenendo un singhiozzo. -
Perché? - mi domandò ancora. -
Perché
vedevo quanta fatica facesse mio padre a combattere
l’opinione
degli altri. Per poter vendere i
suoi prodotti,
era costretto a spostarsi molto più lontano del dovuto; dove
la
gente non avesse idea di chi fosse. Gli è costata tante
tribolazioni, e lui
l’ha sempre fatto con il sorriso sulle labbra.
Per me! Non volevo più... -
altre lacrime fermarono la mia arringa, costringendomi ad abbassare il
viso, fin quasi a far toccare il mento con lo sterno. -
Harerin guardami.
-
mi ripetè Thorin deciso, e io tornai a guardarlo
- Non devi preoccuparti del
giudizio degli altri. Non sei da sola. Adesso sei mia figlia, una
Durin, e non ho
intenzione di lasciare che le malelingue facciano del male alla mia
famiglia. E'
stata una mia decisione quella di adottarti, e non tornerei mai
indietro su quanto ho
fatto.
E se qualcuno avrà mai qualcosa da ridire, che venga pure e
me lo
dica in faccia! Saprò cosa rispondergli! - disse con
fervore,
stringendo la presa sulla mia spalla.
Io, incapace di
proferire la mia gratitudine per quelle parole, mi limitai ad annuire
stropicciandomi gli occhi con una mano.
-
Forza torniamo a
casa. Dís starà dando di matto - disse allora con
un
sorriso, per poi prendermi in braccio.
Stremata com'ero, non mi opposi, e lasciai che la mia testa si
posasse nell'incavo del suo collo, chiudendo gli occhi gonfi di
pianto.
- Harin... -
Sollevai le palpabre,
per guardare i due fratelli che nel frattempo si erano avvicinati.
-
Ci spiace per
quello che è successo, non potevamo immaginare... - disse
Fili impacciato, con
un’espressione contrita sul volto. -
Non vi scusate per favore… sono io che vi chiedo
scusa. Non avrei dovuto mentirvi, e credo di dovervi delle spiegazioni.
- mormorai con
voce roca. -
Stai tranquilla,
non ci importa! Come ha detto lo zio, sei della famiglia, e noi ti
difenderemo
sempre! - replicò Kili con sguardo serio.
Io sorrisi e
improvvisamente mi resi
conto di quanto fossi stata stupida, di quanti problemi mi fossi creata
invece di essere me stessa. Non ero sola, e me lo ero dimenticata.
Qualsiasi ostacolo avessi dovuto superare, potevo contare sulla mia
nuova famiglia, sul loro appoggio e sostegno. Grazie a Kili e Fili e a
quel piccolo incidente, potevo davvero ricominciare senza
più
nascondermi e scrivere la mia storia senza alcuna interferenza.
- Grazie... vi voglio bene... - risposi, mentre
Thorin si
incamminava verso casa.
Cullata dalle sue braccia e con l'eco delle
preoccupazioni di Fee e Kee, sulla ramanzina che gli aspettava da parte
di Dís, mi addormentai stremata e serena. Fu la prima luce del crepuscolo
a svegliarmi di nuovo, nel presente, e tiratami a sedere mi
guardai intorno.
Erano ancora tutti addormentati. Mi soffermai ad osservare Kili e Fili
accanto a
me respirare lievemente, avvolti da un sonno pacifico; sorrisi al
ricordo del sogno appena vissuto e mi chinai a lasciar loro un leggero
bacio sulla guancia
prima di alzarmi. Senza fare rumore,
dunque, superai gli altri
miei compagni disseminati un po’ ovunque, arrivando fino alla
penombra della cucina.
Fu lì, che venni fermata da una voce.
-
Chi sei?-
* I
Kirinki sono uccellini estremamente piccoli e dal piumaggio scarlatto
Spazio
Autrice:
In questo momento ho solo un pensiero in mente.... ovvero che ho di
fronte a me, non meno di 12 ore di sonno! Yuppi, amo il weekend!
<3
Ma prima di cadere in letargo ho ritenuto giusto aggiornare u.u
Per chi si è tormentato questa settimana, chiedendosi cosa
si
nascondesse dietro l'accaduto del torrente, ora è stato
accontentato!
Harin non è mai stata
sicura di sè stessa ed
è sempre stata titubante sulle sue origini; volevo quindi
ritagliare un momento, in cui si potesse vedere l'importanza che la sua
famiglia ha avuto (e ha tutt'ora) per la sua "metamorfosi".
Thorin,Kili,Fili,Dís etc. sono una vera e
propria riabilitazione per lei, e non smetterò mai di
sottolineare la loro importanza e il grande affetto li lega.
Sì, lo so, non si è ancora visto Beorn, ma giuro
che arriva!!
Infine un piccolo angolo spam:
RecentementeLeila91 ha pubblicato
la sua prima storia; vi consiglio di
darci un'occhiata, è brava e la storia è molto
originale.
Si intitolaIl
mio posto è con Te . E ora ringraziamo =)
I miei super lettori,
che seguono Harin passo dopo passo; le mie recensiste, che mi
sostengono e la sostengono, in particolare Cassandrastyleslove
e _Helen_
entrate da poco a far parte di questa meravigliosa compagnia; chi mi ha
inserita tra le preferite (Angelina
Black
aggiuntasi di recente); chi mi ha aggiunta tra le seguite e
tra
le ricordate. Credo di aver dimenticato di citare qualcuno... per cui
chiedo scusa; in qualche modo farò ammenda!
Che i Valar vi guidino sempre e che Mahal faccia ardere le vostre
fucine.
Spaventata mi voltai di scatto verso
l’angolo della cucina, rimasto al riparo dalla luce del
fuoco. Da esso, lentamente, si delineò la figura di
un uomo
enorme, con
molti peli su viso, gambe e braccia, vestito di una tunica leggera che
gli arrivava appena sopra le ginocchia.
Quando dico enorme, lo dico
perchè non ho altre parole che possano descriverne la mole.
Era
così grande, che sembrava riempire ogni singolo spazio;
persino i
mobili, costruiti su misura per lui, sembravano rimpicciolire al suo
cospetto.
Nonostante fosse nascosto nell'ombra, mi chiesi quanto fossi stata
sovrappensiero, per non accorgermi all'istante della sua presenza.
Fatto sta, che di fronte a me non c’era altri che il
padrone della casa, colui che Mithrandir aveva citato come il nostro
anfitrione: Beorn il mutapelle.
-
Il mio nome
è Harerin, figlia di Harael - dissi dopo un attimo di
incertezza.
Gandalf aveva detto che con l'uomo si poteva ragionare, ma il ricordo
del muso feroce dell'orso a denti sguainati faceva fatica a sbiadire.
- Il tuo è un nome nanico giusto?-
seguitò a chiedermi.
Io lo guardai confusa. Mi trovavo in casa sua senza essere stata
invitata ad entrarci, dopo che luici
aveva rincorsi per chilometri, cercando, peraltro, di
sbranarci e la prima spiegazione che mi chiedeva era sull'origine del
mio nome?! Dove voleva andare
a parare?
- Sì, è... è
stata mia madre a
sceglierlo - risposi cauta.
Non c'era che una manciata di metri a
separarmi da Beorn; metri, che lui avrebbe potuto azzerare con un solo
passo.
- Però non sei una
nana… o sì?- si limitò a constatare
lui con voce
profonda, osservandomi.
Quella domanda
inaspettata mi fece
abbassare lo sguardo per un istante - Non sei del tutto in torto...
sono una mezza nana infatti. Mio padre era un elfo - spiegai tornando a
fissarlo.
Per quandoBeorn a vedersi fosse spaventoso, con la sua
mole e i peli
che lo ricoprivano e che lo facevano assomigliare ad un animale, i suoi
occhi
invece, dicevano tutt'altro. Erano grandi, caldi e ferini al tempo
stesso, di
un color nocciola tendente al dorato, e per quanto essi non
lasciassero trapelare molto, di ciò che stesse pensando,
guardarli mi fece capire che non aveva cattive intenzioni verso di
me.
-
Non avevo mai visto qualcuno della tua razza - disse lui con
tono curioso e per nulla offensivo. -
Sono
l’unica della mia specie in effetti... che io sappia almeno -
risposi e vidi un lampo di dolore
passare, per qualche ragione a me ignota, sul volto del mutapelle. -
Dove andavi a
quest’ora comunque? Il sole non è ancora sorto e i
tuoi
compagni dormono tutti - mi disse; il viso tornato neutro. -
Volevo…-
cominciai, cercando le parole per non sembrare losca o malintenzionata
- ...volevo vedere il giardino. L’ho osservato ieri
sera dalla finestra e sembra bellissimo - ammisi, accompagnando le
parole,
con una fugace occhiata alla porta che dava sull'esterno.
Beorn rimase
perfettamente immobile
mentre mi scrutava da sotto le folte sopracciglia. Il bagliore
proveniente dal camino gli accentuava gli zigomi,
gettandogli ombre scure sul lato destro del viso e rendendomi difficile, in questo
modo, interpretare l'espressione che aveva assunto.
Poi improvvisamente, con una rapidità che non pensavo
potesse appartenergli, si mosse, facendo un paio di falcate
nella mia direzione.
Io mi ritrassi spaventata, mettendo mano allo
stiletto nascosto nella cintura, pronta ad ogni evenienza. Beorn
però, semplicemente, si limitò ad appoggiare una
mano
grossa quanto una padella sulla porta,
spingendola delicatamente e facendo così, aprire l'uscio.
Una ventata fresca e aromatica invase la cucina, scompigliandomi i
ciuffi di capelli sfuggiti dalla mia consueta treccia.
-
Vai pure - mi disse, facendosi da parte perchè
potessi passare. -
Grazie Beorn -
risposi distrattamente e con un sorriso fugace.
Non vidi con che occhi mi stesse guardando, perchè i miei,
ormai, erano già stati catturati da tutt'altro.
La veranda, che faceva
da riparo al
patio, era sostenuta da pali di
legno grezzi; addossate alla parete della casa, c'erano una serie di
panche in pino mugo e una serie di gradini in pietra, scendeva nel
giardino. L’odore
di rugiada e di fiori impregnava l’aria, e mi circondava come
un'aurea.
Oltre gli scalini, si
estendeva un verde prato lussureggiante, interrotto solamente da un
percorso fatto di terra e corteggia, il quale si snodava tra la flora
che decorava il vasto terreno erboso.
C'erano alberi da frutta
carichi di ogni ben dei Valar:
mele, pere, pesche, albicocche, fichi, cachi e ciliegie adornavano i
rami come
gemme preziose.
C'erano alberi in fiore: camelie, magnolie, tigli, pruni e querce
rosse spargevano le loro delicate note nell'aria.
In aiuole ordinate,
ed estremamente curate, c'era poi una vasta gamma di piante e fiori:
lillà, genziane, ranuncoli, narcisi, azalee, cespugli di
peonie
e
ortensie grandi quanto una mano aperta. Timo, rosmarino, basilico,
salvia, caprifoglio e tante altre erbe
aromatiche aggiungevano alla fragranza dei fiori una nota
più
speziata. Infine, aggrappate a sostegni di legno, correvano rigogliose
piante di gelsomino, clematis, vite, edera e glicine che creavano archi
d'ombra e di colori. Qua è la lungo
i sentieri delimitati da bassi paletti in betulla vi erano favi ronzanti ricchi di
miele. Per ultimo, al centro esatto del giardino,
svettava un imponente castagno, che per la sua grandezza e per la
ricchezza delle
sue fronde, non poteva che essere centenario.
Tutta questa miriade di
colori, era in netto contrasto con il colore del cielo, a
metà tra il
celeste, l'azzurro plumbeo e la striscia rossa che preannunciava il
sorgere imminente del sole. Era uno spettacolo che, nella sua magnificenza, toglieva il fiato,
stordiva, lasciava con il cuore colmo di ogni sorta di
emozione e che per un istante, mi fece
tornare nel mezzo dei grandi prati alle pendici dell’Ered
Luin.
-
Ti piace? -
Mi voltai verso Beorn
che si
era fermato appena oltre la soglia; ero talmente frastornata da tutto
quello che mi stava innanzi, che mi ero letteralmente scordata della
sua presenza.
-
Sì...
tantissimo - risposi io, con la voce arrochita e gli occhi umidi
dall'emozione.
- Vai pure a fare un giro se lo desideri, ma non
spaventare le api - replicò il mutapelle, e senza darmi il
tempo di ringraziarlo, fece un cenno col capo lasciando
la porta socchiusa e sparì dalla mia vista.
Rimasta sola, mi immersi
in quel
piccolo paradiso nel bel mezzo del Rhovanion, riempiendomi gli
occhi di ogni colore, le narici di ogni profumo e il cuore di
serenità. Sfiorai delicatamente i petali dei fiori,
sentendone la
liscezza e la morbidità sotto i polpastrelli; accarezzai la
corteccia ruvida degli alberi; lasciai che le api si avvicinassero a
me,
senza disturbarle nel loro impiego di raccogliere il polline; feci di
ogni istante un tesoro.
Una volta completato il giro, e nell'attesa che gli altri si alzassero,
mi sedetti su una delle panchine a ridosso della casa.
Rimasi così, in silenzio, a guardare il sole sorgere e
tingere
tutt’intorno di un caldo color amaranto, accendendo le cime
degli
alberi di puro oro fuso.
Fu solo quando l’astro era ormai del tutto levato nel cielo,
che
iniziai a sentire dei movimenti all’interno della casa;
qualche
esclamazione
di sorpresa e una risata profonda appartenente a Gandalf.
-
Ah sei qui! -
Il silenzio del giardino
venne
interrotto da Kili, che facendo capolino dalla porta della cucina, mi
raggiunse sulla panca. Aveva ancora i
capelli arruffati e gli occhi un po’ cisposi,
cercavano di adattarsi alla luce dopo il buio della casa. Sbadigliando
se li sfregò energicamente.
-
Mi sono alzata quando il sole non era ancora sorto - gli
spiegai, abbandonandogli il capo
sulla spalla mentre lui, stiracchiandosi, mi cingeva le spalle. -
Hai visto Beorn!?
È enorme! - esclamò entusiasta e per nulla
spaventato dalla mole del mutapelle. -
Sì l'ho
visto, o meglio, è lui ad aver visto me. Comunque
è stato lui a farmi
uscire in giardino - gli risposi divertita - non
trovi che sia bellissimo?- aggiunsi poi con un sospiro trasognato. -
Beorn? - domandò Kili con lo sconcerto
nella voce arrochita. -
Parlo del giardino scemo!! - esclamai ridendo e dandogli un
buffetto sul ginocchio. -
Ah meno male... -
commentò sollevato - sul giardino hai ragione, è
meraviglioso.- rispose, e sentii un sorriso affiorargli sulle labbra.
- E' il mio solito lato elfico vero? - gli chiesi
storcendo il naso.
Ero conscia del fatto che molte delle cose che a me apparivano
bellissime, ad un nano normale sarebbero probabilmente apparse di
scarsa importanza.
- Harin, noi nani siamo amanti delle montagne
è
vero, però di fronte ad un simile spettacolo, solo uno
stupido e un
povero di spirito potrebbe non apprezzarne la bellezza -
replicò
lui.
A quella frase alzai la testa per guardarlo.
Kili aveva uno sguardo serio mentre osservava
il giardino davanti e noi, ma allo stesso tempo, sereno e in pace.
A
volte accadeva, di stupirmi di ciò che diceva, poi
però mi ricordavo
che era un Durin e che nonostante fosse Fili quello più
simile a
Thorin, anche in lui c'era quel lato saggio e fiero, che
contraddistingueva la loro stirpe.
Quella mattina mi scoprii ad amarlo ancora di
più.
- Ti piacerebbe una casa simile? - chiese ad un
tratto,
interrompendo il flusso dei miei pensieri e abbassando lo sguardo sul
mio viso. -
Dici per me e per te? - domandai inarcando un sopracciglio,
presa in contropiede dalla domanda. -
Sì beh...
sai... una volta riconquistata Erebor potremmo... ecco...-
farfugliò lui improvvisamente imbarazzato. -
Mi stai chiedendo
di sposarti Kili figlio di Dís? - chiesi, al limite
dell’incredulità per come eravamo finiti in quel
discorso,
ma lo sguardo di Kili si era di nuovo fatto serissimo. -
Sì -
rispose allora con calma assoluta, mentre il sole gli illuminava i
capelli,
accendendoli di riflessi color del miele, e rendeva i suoi occhi
più chiari e infinitamente belli.
Rimasi sconcertata.
Lo fissai in viso alla ricerca di qualche crepa di ilarità,
ma la sua espressione non mutò di una
virgola.
E non cambiò nemmeno quando, dal taschino della casacca,
tirò fuori un
sacchetto di stoffa; facendosi poi cadere sul palmo calloso della mano,
un anello.
- Ma quello? - domandai, con la voce che
per l'emozione faticava ad uscire.
In mano, teneva un anello con una montatura a castone in Mithril, finemente
elaborata; al centro della quale, c'era una liscia pietra ovale, bianca
ma dai riflessi azzurrini.
-
L’ho
trovato nella caverna dei Troll... avrei voluto forgiartene uno io, ma
credo che dovrò rimandare
quest’attività a quando
Smaug sarà morto. - spiegò con un sorriso
imbarazzato - La gemma
incastonata è Selenite arcobaleno. Si dice che questa pietra
derivi dalla Luna stessa. Ti... piace? - disse come per
giustificarsi. -
Mi piacerebbe anche se fosse un anello in ferro arrugginito!-
esclamai io al colmo della commozione. -
Quindi è un sì?- chiese lui quasi
stupito dalla mia reazione. -
Certo che è un sì!- risposi, mentre mi
lasciavo mettere al dito la verga.
Kili si mise a ridere
felice, di una
felicità impossibile da descrivere o definire, che traspare
dagli occhi, dalle labbra e da ogni singolo gesto.
Mi baciò
poi con trasporto, abbracciandomi.
Restammo
immobili, stretti l'uno all'altra, incapaci di esprimere a parole
ciò che stavamo provando; solo dopo alcuni minuti ci
allontanammo e Kili saltò giù dalla panca.
-
Meglio se vado a
dirlo
allo zio, perché in realtà non lo avevo avvisato
delle
mie intenzioni... Ma non ho saputo resistere! Dovevo chiedertelo
adesso!- disse tutto allegro dirigendosi verso la porta, con un sorriso che gli andava
da un
orecchio all'altro - Ah! E' quasi pronta la colazione. Beorn ce
l’ha gentilmente
offerta - aggiunse sempre con lo stesso sorriso estasiato, per poi
sparire oltre la soglia.
- Ha detto
sì! - lo sentii esclamare da dentro. La sua affermazione fu
seguita da un applauso; segno,
che forse le sue intenzioni, non erano proprio così poco
palesi come
pensava.
Rimasta sola, tornai a
guardare il giardino ormai completamente sveglio e il mio sorriso si
affievolì poco alla volta.
Non glielo avrei dovuto fare...
Ma preferii non soffermarmi oltre su
quei pensieri e scesa dalla seduta, entrai anche io in casa.
Spazio
Autrice:
E finalmente Beorn ha fatto la sua comparsa! Che ve ne pare?
Lo so ha parlato ben poco ed è scomparso quasi subito... ma
la
descrizione di ciò che lui è, di ciò
che lui ha
dentro di sè, ho voluto trasmetterlo tramite il suo
giardino. A
volte si capisce molto meglio una persona dalle cose che fa, piuttosto
che da ciò che dice. Per me Beorn è quel giardino
e per
questo, ho voluto dedicarmi seriamente a scriverlo.
Sto
pensando però, di inserire ancora un altro momento tra
Harerin e il nostro
mutapelle, quindi non è finita qui!
E poi.. mah niente... Kili ha chiesto ad Harin di sposarlo........
COSA?!
Scherzi a parte, ho pensato molto a questa scena, se fosse il caso di
inserirla adesso o
aspettare ancora, ma per il mio bene e per quello della storia ho
deciso che era meglio inserirlo adesso. Come
al solito l'evento
è a metà tra il romantico e il comico, ma
perchè
io Kili lo vedo così, serio al momento opportuno ed
estremamente
spensierato per il resto; così come vedo in generale il
rapporto
tra qualsiasi giovane nano... troppa romanticherai a
quell'età
mi sembrava fuoriluogo. Con molta
fantasia la
descrizione dell'anello di fidanzamento è quella di un
anello
che posseggo io stessa, e che è uno dei miei preferiti
assieme
"all'unico anello", che ho addosso praticamente da quando facevo
seconda
media (sono tipo 11 anni che lo porto xD).
Infine vi ho buttato lì un'altra frase misteriosa....
Sì, amo tenervi sulle spine e farvi fare
congetture!!
And now ringraziamo:
I miei lettori, le mie fedeli recensiste, chi mi ha aggiunta tra i
preferiti ( la new entry Peppya_Pig), ricordati e seguiti! Grazie a
tutti!!
Non
feci quasi
in tempo ad
entrare in casa, che mi ritrovai stretta nella morsa di un abbraccio.
L'odore di sole e terra, mi fece capire che le braccia che mi
avvolgevano appartenevano a Fili. Ne seguirono presto molte altre,
rendendomi
praticamente impossibile, distinguere a chi appartenessero. La gioia
collettiva per la notizia, era palpabile. I cori di felicitazioni
piombavano da tutte le parti, creando una cacofonia di voci spensierate
e,
per un momento, sollevate dal fardello dell'impresa di cui eravamo
partecipi.
-
Congratulazioni!!
- esclamò Fili nel mio orecchio, lasciandomi andare - chi
avrebbe
mai detto che Kee mi avrebbe battuto sul tempo! - aggiunse scherzando.
I suoi occhi azzurri brillavano di entusiasmo, e di una sincera
felicità per me e per il suo amato fratellino. Capii, forse
per
la prima volta, mentre lo guardavo in viso, che Fili, ci
aveva sostenuti ancor prima che noi stessi capissimo il legame che ci
univa. Gliene sarei sempre stata grata; aveva contribuito a farmi
trovare il tesoro più prezioso: una persona da amare, e con
cui
condividere la mia vita e me stessa.
Guardandomi intorno, vidi che ero circondata da grandi sorrisi, perfino
da parte
di Dwalin; da alcuni occhi lucidi (Balin soprattutto); da
occhiate
maliziose e divertite (Bofur) e da uno sguardo colmo del più
sentito affetto.
Districatami dal groviglio di braccia che mi stringevano, mi avvicinai
leggermente imbarazzata, ma con un sorriso
radioso, a Thorin, che sostava vicino al mio neo fidanzato, con le mani accavallate in grembo.
-
Te lo saresti mai
aspettato un fidanzamento in questo viaggio? - gli chiesi, provocando
alcune risate da parte degli astanti. -
In realtà
no, ma non posso che esserne lieto. Ho una motivazione in
più per concludere positivamente questa impresa, e ridarvi
una casa in cui vivere. - rispose
sorridendo - hai la mia benedizione figlia mia; e sono sicuro, che
dalle grandi Aule di Mandos, hai
anche quella dei tuoi genitori. -
aggiunse, mettendomi le mani sulle spalle e sporgendosi a lasciarmi un
bacio sulla fronte.
Sentii gli occhi velarsi
con lacrime
di commozione, e non resistessi dall'abbracciarlo. Thorin non
disdegnò il comportamento, se vogliamo, un pò
infantile, e
mi strinse a sè; trasmettendomi per l'ennesima volta, con il
suo
calore e la sua presenza, il profondo amore che ci legava.
Da
sopra la sua spalla, vidi Kili guardarmi sorridendo; sembrava
più
luminoso, acceso di un fuoco nuovo, che bruciava con
l'intensità della più maestosa fucina. Lo vedevo,
era
pronto a forgiare una vita con me, e per me.
-
Felicitazioni mia
cara! Spero di essere invitato al matrimonio - si congratulò
Gandalf con un
occhiolino, non appena sciolsi l'abbraccio. -
Certo Mithrandir! E ovviamente lo sarà anche il
caro Bilbo! - risposi, ma qualcosa
nella mia espressione, fece assumere allo stregone un cipiglio
perplesso - a proposito dov’è? - domandai poi, non
vedendolo in mezzo ai miei compagni. -
Dorme ancora - rispose Nori, indicando con un cenno del capo
il fondo della stalla.
Una figura rannicchiata in un angolo, stava immobile tutta infagottata,
ignara delle
ultime novità e della grande bufala che lo sovrastava
osservandola incuriosita.
-
Peggio per lui,
troverà meno da mangiare al suo risveglio! -
esclamò allegro Fili,
dirigendosi verso la tavola che Beorn aveva preparato.
E come predetto da Fili,
lo Hobbit arrivò quando ormai la colazione era
già a buon punto.
-
Così tu
sei quello che chiamano Scudodiquercia - esordì proprio in
quel momento Beorn, rivolto a
Thorin seduto in disparte - dimmi. Perché Azog il
profanatore ti sta dando la caccia? - domandò, dopo aver
finito di
versare un boccale di latte a Fili, seduto davanti a me. -
Tu sai di Azog, come mai? - gli chiese Thorin, stupito
dall’informazione in possesso del mutapelle. -
La mia gente
è stata la prima a vivere sulle montagne; prima che gli
orchi
scendessero dal Nord. Il profanatore ha ucciso quasi tutta la mia
famiglia - spiegò mentre io addentavo una larga fetta di
pane, burro e zucchero - ma alcuni li ha resi schiavi. Non per lavorare
capisci? Ma per sport - continuò, girando attorno al tavolo
-
ingabbiare mutatori di pelle e torturarli pareva lo divertisse molto. -
concluse, fermandosi a versare del latte a Ori.
Io lo osservai sentendo
la fame affievolirsi.
-
Ce ne sono altri come te? - domandò Bilbo
L’uomo lo
fissò per un istante prima di rispondere, come sorpreso di
vederlo lì.
-
Una volta ce n’erano molti - disse -
E ora? - -
Ora ce ne solo uno - rispose secco.
I miei occhi si
incontrarono con
quelli di Beorn e lo stomaco si chiuse del tutto; posai la seconda
fetta che stavo mangiando, sul tavolo, quasi disgustata. Lui capiva
cosa volesse dire
essere diversi da tutti; essere gli unici. Solo che non gli era rimasto
nessuno che potesse
aiutarlo a sentirsi meno solo.
-
Dovete raggiungere la Montagna prima degli ultimi giorni di
autunno. - proseguì il mutapelle. -
Prima che il dì di Durin arrivi, sì-
affermò Gandalf con la pipa accesa in mano. -
Non avete molto tempo - ci fece notare l’uomo. -
Perciò dobbiamo attraversare Bosco Atro -
replicò lo stregone. -
Un’oscurità grava su quella foresta.
Cose malvagie
strisciano sotto quegli alberi - ci avvertì, e io a quelle parole reprimetti un
incontrollato brivido - c’è
un’alleanza tra gli Orchi di Moria e il Negromante a
Dolguldur.
Io non mi ci avventurerei,
se non per grande necessità. - spiegò.
Quando Beorn concluse la
frase, alla
mente mi tornò un’immagine che non riuscii a
focalizzare; qualcosa che avevo visto e che riguardava quel luogo, ma
che non mi si era impresso abbastanza chiaramente nella memoria.
-
Prenderemo la Strada Elfica - replicò Gandalf,
riguadagnando la mia più completa attenzione.
Aveva detto Elfi....
Dentro di me divampò nuovamente il fuoco della speranza; di
poter trovare delle informazioni su mio padre. Dama Galadriel, dopo
tutto, me lo aveva detto: "Il tuo viaggio è lungo, avrai
modo di
discorrere con persone che potranno aiutarti". Iniziai a pensare che la
sua,
fosse stata qualcosa di più, che una semplice predizione.
Però, nonostante la mia mente stesse febbrilmente
congetturando
su quella
possibilità, mi costrinsi a tornare ad ascoltare
ciò che
si stava dicendo.
-
Quella zona
è ancora sicura - affermò Gandalf, in replica
alle
rimostranze avanzate da Beorn, riguardo la nostra traversate del
Men-i-Naugrim*.
-
Sicura? Gli Elfi Silvani di Bosco Atro non sono come i loro
parenti, sono meno saggi e
più pericolosi. Ma non ha importanza... - decretò
alla fine il mutapelle, con tono noncurante. -
Che vuoi dire? - domandò Thorin voltandosi verso
di lui. -
Quelle terre
brulicano di Orchi, e il loro numero è in aumento. Voi siete
a
piedi, non raggiungerete mai la foresta vivi - spiegò
pacatamente, per poi alzarsi dall'ampio scranno intagliato
sul
quale era seduto. -
Non mi piacciono
i Nani. Sono avidi... - riprese d'un tratto, cambiando improvvisamente
tono e fissando Thorin dritto negli occhi - ...e
cechi; cechi verso la vita di quelli che loro ritengono più
miseri di loro - proseguì, recuperando dal tavolo un piccolo
topolino bianco, che stava passeggiando tranquillo a caccia di
briciole.
Io mi agitai sulla
sedia,
improvvisamente preoccupata dalla piega che il discorso aveva preso.
Beorn spostò il suo sguardo su di me e vidi rabbia,
tristezza e
solitudine nei suoi
occhi; sormontati però, da un incredibile forza.
Per quanto quegli occhi, in quel momento, mi stessero incutendo un
certo timore,
non abbassai lo sguardo, e dopo quello che mi sembrò un
interminabile istante, Beorn tornò a fissare Thorin.
-
Ma gli orchi li odio di più. - concluse - Che cosa
ti serve? - domandò.
Così, Beorn si offrì di rifornirci di provviste
per la
traversata e di prestarci anche alcuni dei suoi pony, che
però, avremmo dovuto liberare una volta raggiunto Bosco Atro.
Thorin promise di rispettare la
condizione posta dal mutapelle, decidendo che saremmo partiti il
mattino seguente, alle prime luci dell'alba.
La giornata passò in fretta, senza il tempo di
riposarsi; dopo tutto, avremmo impiegato giorni per arrivare al di
là
dell'Eryn Galen**,e
i preparativi per quell'impresa, erano molti.
Fu solo dopo cena, che ebbi
l'occasione per l'ultima volta, di passeggiare nel meraviglioso
giardino
di Beorn.
La serata era incantevole; la luna piena faceva risaltare le rade
nuvole,
che occupavano un cielo altrimenti trapunto da una miriade di stelle.
Il giardino era silenzioso e assolutamente tranquillo. Anche di notte
riusciva a trasmettere un senso di pace, e l'unica cosa che
stonava, era l'assoluta mancanza di montagne all'orizzonte; un
dettaglio
che mi faceva capire che, nonostante la bellezza del luogo, a lungo
andare, non mi sarei
sentita a mio agio. Per me il profilo possente dei monti
era assolutamente insostituibile, ed era una cosa a cui non avrei mai
rinunciato.
- Non ho mai conosciuto un nano che amasse
così tanto le cose che crescono -
La voce di Beorn mi sorprese per la seconda volta, mentre seduta sui
gradini del patio, contemplavo il paesaggio davanti a me.
Continuavo a
stupirmi di quanto fosse silenzioso nonostante la sua mole.
- Fa parte del mio lato elfico - risposi, mentre
il
mutapelle si accostava ad un ciliegio e ne accarezzava le fronde.
- Ma nonostante questo non è casa tua.
E' un
altro l'orizzonte che brami - replicò Beorn guardandomi; i
suoi
occhi castani, come quelli di un animale notturno, riflettevano la
luce.
- Hai ragione... Sono nata sulle montagne ed
è lì che voglio tornare - risposi con
semplicità.
E per un momento, la nostalgia dell'Ered Luin mi invase come una marea
troppo invadente. Le immagini delle sue valli, delle sue creste e della
sua gente, si riversarono nella mia mente, costringendomi ad abbassare
lo
sguardo sul prato erboso davanti a me, e ad appoggiare gli avambracci
sulle ginocchia flesse; china sotto il peso dei ricordi.
- Capisco cosa significa -
La frase sussurrata da Beorn, ma portata chiara alle mie orecchie dalla
brezza estiva, mi fece rialzare gli occhi sulla sua figura, che si
stagliava nitida al fianco del grande ciliegio.
- Anche tu hai intenzione di tornare sulle
Montagne Nebbiose - dissi, interpretando il suo sguardo bruciante.
- Verrà il giorno in cui essi periranno
e io
tornerò - replicò con ira e orgoglio impregnati
nella
voce e negli occhi.
- E' per questo che hai scolpito il Carrock? -
chiesi, capendo solo in quel momento il significato del picco.
- Mi siedo là sopra di notte e guardo
ciò
che mi è stato portato via, consapevole che, prima o poi, me
lo
riprenderò - rispose secco, con un tono così
gutturale, da
assomigliare più al bramito di un orso.
La rabbia che impregnava le sue frasi non era rivolta a me,
bensì a chi si era macchiato della colpa di averlo ridotto
in
schiavitù e di avergli portato via ogni cosa. Era tutta
rivolta
contro Azog e il suo popolo.
- Allora c'è una cosa che ci accomuna
in tutto questo.... la
nostalgia di casa - commentai io, con un sorriso mesto sulle labbra.
Beorn si limitò ad osservarmi, rientrando nel cono di luce
proiettato dalla finestra della cucina.
Ci fissammo per
qualche istante, prima che il mutapelle ricominciasse a parlare.
- La tua gente conosce il Canto dell'Esilio***? - mi
domandò.
Nel momento in cui citò il titolo della canzone, le parole
avevano già preso forma nella mia mente. Il Canto
dell'Esilio
era conosciuto in tutta la Terra di Mezzo, potevano cambiare le parole
e la musica, ma il suo significato era sempre lo stesso.
- Sì, abbiamo la nostra versione... -
risposi,
lasciando in sospeso la frase, curiosa di sapere cosa avrebbe detto.
- Mi piacerebbe ascoltarla allora - disse Beorn,
cogliendo quasi, ma non del tutto, di sorpresa.
Io gli sorrisi, e alzatami, rientrai in casa dirigendomi subito verso
Thorin, che il quel momento era intento a parlare con Balin.
- Padre mi presteresti la tua arpa? - gli domandai
quando mi fui avvicinata.
Lui mi guardò perplesso per un momento, prima di scostare la
casacca in cuoio e porgermi lo strumento dorato.
- Ti ringrazio - gli dissi, e senza dargli il
tempo di
chiedermi spiegazioni, mi diressi nuovamente verso l'esterno.
- Harin! Che fai? - mi chiese Bofur, quando gli
passai davanti a passo sostenuto.
- Canto - risposi io, voltandomi appena per
guardarlo, prima di varcare la soglia del giardino.
- Hei ragazzi! Harerin canta!- lo sentii esclamare
mezzo secondo dopo.
Così, mentre io riprendevo posto sui gradini, mettendomi
l'arpa
in mezzo alle ginocchia, tutta la compagnia si radunò fuori.
Beorn si sedette su una delle panche lungo la parete della casa, e
quando finalmente, Gloin smise di battibeccare con Bifur per il posto a
sedere, e calò il silenzio, intonai quel vecchio e sempre
amato
canto.
Land of bear and land of eagle Land that gave us birth and
blessing Land that called us ever
homewards We will go home across the
mountains We will go home, we will go
home Land of freedom land of heroes Land that gave us hope and
memories Hear our singing hear our
longing We will go home across the
mountains We will go home, we will go
home Land of sun and land of
moonlight Land that gave us joy and
sorrow Land that gave us love and
laughter We will go home across the
mountains When the land is there before
us We have gone home across the
mountains We will go home, we will go
home We will go home across the
mountains
Era
un canto che provocava dentro di me un moto di orgoglio, che andava
sfumando in
un'acuta nostalgia. Faceva tornare in mente casa, e la voglia di
tornarci e di proteggere quelle terre che mi avevano cresciuta. Ed ero
sicura, guardando il viso di Thorin, che provocava anche lui la stessa
sensazione; solo che la sua era diretta verso la Montagna Solitaria e a
tutto ciò che aveva donato a lui e al nostro popolo.
In quell'istante, mentre la mia voce riecheggiava nella notte, mi
venne naturale chiedermi se anche io in un futuro, sentendo queste
parole, avrei pensato ad Erebor, invece che all'Ered Luin.
La canzone volse placidamente al termine e le ultime
note dell'arpa veleggiarono nell'aria, prima di essere inghiottite nel
silenzio notturno che ne
seguì. Nessuno dei miei compagni parlò, ognuno
aveva lo
sguardo perso in ricordi lontani. In valli e monti molto distanti dal
luogo in cui ci trovavamo.
Il primo a muoversi, fu proprio colui che aveva gli occhi
più
velati degli altri. Thorin rientrando in casa, diede il muto ordine che
era arrivato il momento di
andare a riposare. Così, ad uno ad uno, tutti i
miei compagni abbandonarono la veranda, lasciando me, Beorn e Kili per
ultimi.
Il mio fidanzato si fermò sulla soglia della grande porta in
attesa, e io, presa in mano l'arpa, mi alzai. Quando passai davanti a
Beorn, mi fermai per un istante, ma sapevo che tutto ciò che
dovevamo dirci era stato detto; quindi, mi limitai a guardarlo negli
occhi, e con un cenno del capo a cui lui rispose in egual modo, lo
salutai.
Raggiunto Kili, lasciai che avvolgesse la sua mano attorno alla
mia, facendomi ritrovare istantaneamente, l'equilibrio
momentaneamente
perso a causa della nostalgia. Osservai le nostre dita intrecciate e la
pietra dell'anello rifulgere come la luna di cui portava il nome.
Mi
sentii pronta per andare avanti, per proseguire nel mio viaggio.
Qualsiasi cosa mi stesse aspettando, non sarei stata sola.
* Nome
nanico per la strada elfica ** Nome
elfico per Bosco Atro *** Titolo
tradotto del brano "Song of Exile"
Spazio Autrice:
Vi avevo promesso ancora un dialogo tra Beorn e Harerin e ho mantenuto
la parola, spero vi sia piaciuto =)
Così come spero di aver reso la sensazione di
felicità
che ha percorso tutto il gruppo alla notizia del fidanzamento!
Ma tornando a Beorn, ho trovato che potesse essere un personaggio molto
vicino ad Harin; visto e considerato che anche lei, come lui, non ha
altri "simili", restando il fatto però, che le due
situazioni
sono molto diverse. L'idea del motivo per il quale Beorn abbia
costruito il Carrock è puramente frutto della mia
immaginazione;
ho trovato che potesse starci, visto che la volontà espressa
dal
mutapelle, nel voler tornare sulle Montagne Nebbiose invece,
è
ben citata nel libro. La canzone a cui mi sono ispirata per l'ultima
scena, invece è questa: Song of
Exile.
E' un pò lunghetta, ma merita =) è tratta dalla
colonna
sonora del film "King Arthur" del 2004. L'ho ascoltata per caso e l'ho
trovata così adatta alla situazione, che ho dovuto
infilarcela a
forza in qualche modo!
Finisco con il ringraziare tutti i miei lettori,recensori, chi mi ha
aggiunta tra i preferiti,seguiti e ricordati! Grazie a tutti, sempre!
Alla prossima quindi!
All'alba,
una volta raccolta la nostra roba e con le provviste offerteci da
Beorn, raggiungemmo il cortile antecedente la casa.
Lì si
trovavano, sellati e pronti, i pony che ci
avrebbero accompagnato fino al limitare di Bosco Atro.
Mentre uscivo assieme ai miei compagni, gettai una rapida occhiata al
di fuori di una delle finestre che davano sul retro. Vidi di sfuggita e
per
l'ultima volta il giardino di Beorn, ma non mi soffermai più
del necessario, voltando
subito la testa verso l'uscita.
Come molti
altri paesaggi, anche quello doveva diventare un ricordo. La via
era avanti, ora. Così, una
volta all'esterno, raggiunsi Kili già in sella ad un pony e
con una spinta salii dietro di lui.
-
Kee potresti
avvicinarti a Beorn? - chiesi quando mi fui sistemata.
Kili, con la testa appena voltata verso di me, annuì e come
gli
avevo chiesto, fece trottare il pony verso Beorn.
Il mutapelle sostava nei pressi del portone di ingresso, incassato
nell'alta siepe che circondava la sua casa. Ci osservava ostentando
indifferenza, ma senza perderci di vista nemmeno un secondo; ero certa
che si stesse accertando che i suoi pony non venissero bistrattati da
qualcuno.
Anche io in effetti, mi sarei preoccupata vedendo Bombur salirci
sopra...
Quando ci fermammo davanti a lui, Beorn posò gli occhi su di
me.
Nonostante fossi a cavallo, dovetti comunque alzare il viso per
potergli restituire lo sguardo e a quell'ora del mattino, notai che le
sue iridi erano decisamente del color miele di
acacia.
- Cosa vuoi piccola donna? -
esordì col suo solito tono gutturale. -
Vorrei ringraziarti - dissi, venendo quasi istantaneamente
interrotta. -
Non ho bisogno
dei tuoi ringraziamenti. Lo faccio solo perché gli orchi
sono miei
nemici, più di quanto lo siano i nani - replicò. -
I miei
ringraziamenti sono per tutt'altro motivo, anche se non nego di esserti
riconoscente dell'aiuto che ci stai dando - risposi.
Beorn assunse
un’espressione curiosa, inarcando le spesse sopracciglia che
andarono a confondersi con il resto della folta capigliatura leonina.
Kili invece, girò la testa verso di me, interessato anche
lui di sapere cosa avessi da dire.
- Ti sto ringraziando per avermi lasciato vedere il
tuo giardino. E' stato come se fossi tornata a casa, a vedere
sorgere il sole nei grandi prati dell’Ered Luin - spiegai.
Kili, davanti a me,
tornò a voltarsi, ma riuscii comunque a vedere un sorriso
nostalgico increspargli le labbra. Beorn,
invece, mi fissò senza proferire parola; la sua espressione
era tornata neutra e non lasciava spazio ad interpretazioni.
-
Stai attenta
piccola donna. Gli "unici" sono i più preziosi. Una volta
spariti, non rimarrà nessuno a ricordare le loro origini -
disse alla fine.
Capii subito che si stava riferendo a chi, come noi, era rimasto
l'unico della sua specie. Con un sorriso appena
accennato,
annuii accettando il consiglio; poi toccai la spalla a Kili, dandogli
il tacito consenso ad andare.
Non appena ci riunimmo al resto del
gruppo, Thorin diede l'ordine di mettersi in marcia, facendo partire al
trotto il suo pony fuori dalla cinta di siepi. Ci accolse nuovamente lo
sterminato pascolo che ci aveva condotti fin
lì. Il sole baluginava appena all'orizzonte, lasciando tutto
in
uno stato di sospensione, caratteristico solo delle prime ore
dell'alba.
Ogni cosa era addormentata, in attesa di risveglio. Osservando quel
paesaggio, mi ritrovai a pensare che, se solo
il tempo si fosse fermato in un'alba perenne, forse tutta
l'oscurità che si preparava a emergere allo scoperto,
sarebbe
rimasta per sempre assopita.
Ma tant'è che così non era. Il tempo
continuava a scorrere, e noi a marciare verso un destino che non
conoscevamo; sperando solo di poter vedere, alla fine, l'alba della
nostra
vittoria.
Quando ormai la proprietà di
Beorn iniziò ad essere di parecchio alle nostre spalle, mi
girai
a guardare indietro.
Al posto dell’uomo, fermo e ritto sulle
zampe posteriori, vidi un enorme orso bruno, che con il muso rivolto
nella nostra direzione, ci guardava con lo stesso sguardo
fiero dell'ultimo mutatore di pelle esistente su Arda.
- Ti dispiace essere venuta via, non è
vero? - la
voce di Kili mi arrivò da davanti, trasportata dal vento che
viaggiava al nostro fianco.
- Un pò... Ma non è quello
il mio posto... -
risposi con un sospiro, appoggiando la guancia sulla schiena di Kee.
- Ma era un bel posto... dopo tutto ciò
che è
successo - replicò lui, con parole che si trasmisero dalla
sua pelle al mio orecchio.
- Sì.... - mormorai - era un bel
posto.... - dissi
chiudendo gli occhi, e lasciandomi avvolgere dalla sensazione di
calore che la schiena di Kili riusciva a darmi.
Riaprii le palpebre solo
molto tempo
dopo. Una strana e sgradevole sensazione aveva infatti interrotto la
mia quiete,
facendomi ridestare dal sonno leggero nel quale ero caduta.
E così, Bosco Atro
si preannunciò a noi ancora prima di comparirci davanti. A poco, a poco,
più ci
avvicinavamo all’inizio della foresta e meno lepri, quaglie e
volpi
vedevamo, finchè perfino gli uccelli smisero di cantare e
l'aria
perse la sua freschezza, diventando in qualche modo pesante e carica di
tensione. Non appena il
bosco apparve
all’orizzonte, pensai che assomigliasse più ad una
barriera di grigia roccia, che non ad un gruppo di alberi.
Davanti a noi c'erano miglia e miglia di vegetazione fitta e di un
colore spento, che si allargava a destra e sinistra finchè
occhio poteva
vedere. Quando finalmente ci fermammo
sotto ai primi alberi che decretavano l'inizio della foresta, il mio
primo pensiero fu quello di fuggire... e il
più lontano possibile anche! Sentivo l'irresistibile impulso
di
mettere quante più leghe fossero possibili tra me e quel
luogo,
e dalle
facce che mi circondavano, capii che
non ero la sola a pensarlo.
Fili fermò il suo cavallo di fianco al nostro, e io gli
rivolsi
lo stesso sguardo preoccupato, che in quel momento gli stava facendo
corrugare la fronte.
Non appena misi i piedi a terra, mi
voltai verso il folto avvicinandomi di qualche passo. Ero disgustata a
attratta al tempo stesso, una sensazione difficile da descrivere. Come
quando hai una spina che punge sotto la pelle e non puoi fare a meno di
toccarla, pur sapendo che fa male. Mi sentivo allo stesso modo, mentre
avanzavo con gli occhi puntati su quel luogo.
Gli alberi erano
alti, robusti e nodosi, con foglie larghe e così scure da
sembrare
malate; i tronchi erano coperti di edera e da macchie informi di un
colore
più chiaro rispetto alla corteccia.
Continuando ad avvicinarmi, vidi che tra un paio di colonne in
pietra, c'era una specie di varco d’ingresso, dal quale si
dipanava uno
stretto sentiero lastricato che poco più avanti si
allargava, creando una piccola piazza con
un’alzata in pietra nel centro.
Nell'istante in cui passai sotto l’arco, mi arrivò
addosso una folata di vento umido. Mi fermai subito, avvertendo
qualcosa di
malevolo celarsi in quella brezza e mentre
scrutavo nel folto, cercando di scorgervi un qualsiasi indizio, notai
una
statua coperta da un rampicante.
Avvertivo qualcosa provenire da essa, e
spinta dalla curiosità mi avvicinai, afferrando i tralci
della pianta e tirandoli via per riportarla alla luce.
Le radici cedettero quasi all'istante, staccandosi dalla superficie in
pietra e rivelando ciò che stava al di sotto. Quel che vidi
mi
fece fare immediatamente un balzò
indietro. Atterrita mi portai entrambe le mani
sulla bocca.
Davanti a
me, sulla statua, segnato in rosso, c’era il disegno
stilizzato di
un occhio dalla pupilla verticale.
-
Non è la prima volta che lo vedi, dico bene? -
Ero talmente sorpresa
per ciò
che avevo vista, che la voce improvvisa di Gandalf, sopraggiunto nel
mentre dietro di me, non mi spaventò.
Voltandomi verso di lui
scossi la testa, abbassando finalmente le mani - no... - risposi in un
sussurro.
-
Lady Galadriel mi
ha raccontato ciò che hai sognato... - commentò,
mentre usava la punta del
suo bastone per celare nuovamente quel segno. -
Mithrandir cosa
significa? - gli domandai; vidi i suoi occhi azzurri, per un
istante, divenire grigi. -
Che qualcosa di
oscuro è all’opera... Ma non siete voi a dovervene
occupare.
- rispose con tono grave - Credo che sia giunto il momento che io
vada... - aggiunse, girandosi repentinamente per uscire dallo spiazzo. -
Cosa? - esclamai io frastornata, andandogli dietro - Gandalf!
Te ne vai? - chiesi agitata. -
Devo purtroppo… - disse - Non
il mio cavallo, mi occorre! - urlò poi rivolto a Nori, che
stava
togliendo i finimenti al suo destriero. -
Non vorrai lasciarci? - disse Bilbo con espressione affranta.
-
Non lo farei se non fosse necessario - rispose lo stregone
con un espressione non meno triste.
Nonostante lo sconcerto
generale, nessuno seppe cosa dire o cosa replicare. Un senso di
sconforto ci avvolse, mentre sopra di noi un cielo plumbeo e pregno di
umidità iniziava a far cadere sottili gocce di pioggia.
-
Vi
aspetterò allo spiazzo prima delle pendici di Erebor. Tenete
la
mappa e la chiave al sicuro... -
disse avanzando svelto verso il cavallo - ...e non entrate in quella
montagna senza di me eh! - aggiunse guardando Thorin da sotto le folte
sopracciglia. -
Non
c’è alcun modo di aggirarla? - chiese ancora
Bilbo, con gli
occhi puntati su Bosco Atro e una nota di panico nella voce. -
No, a meno che
non
vogliate fare circa duecento miglia in più andando a nord, o
il
doppio della distanza andando a sud. Ma quelle strade non sono sicure.
Come ha detto Beorn, ora brulicano di orchi - rispose lo stregone,
afferrando le briglie che Nori gli stava porgendo.
Io tenni dietro a
Gandalf senza riuscire a scacciare quella sensazione di preoccupazione.
Fino a quel momento era sempre stato lui a tirarci fuori
dai pasticci più impensabili, e la sua dipartita mi metteva
non
poca ansia. Non che non avessi fiducia nei miei compagni, anzi,
riponevo in loro una fede cieca; ma avevo il brutto presentimento che
la nostra missione
stesse per arrivare ad un livello di pericolo ben maggiore, e ogni
aiuto in meno sarebbe stato a nostro svantaggio.
-
Se sarete accorti andrà bene. -
Gandalf si girò verso di me come se mi avesse letto nel
pensiero.
-
Ricordatevi
ciò che Beorn vi ha detto. Non allontanatevi dal sentiero o
non
lo ritroverete mai più, e non entrate nel fiume nero per
nessuna
ragione! Le provviste dovrebbero bastarvi per alcune settimane. Siate
prudenti. - disse rivolgendosi poi a tutti quanti.
E così,
urlato un ultimo
avvertimento, lo stregone partì al galoppo sul suo
destriero, scomparendo ben
presto dietro la cortina creata dalla pioggia, che nel
frattempo si era fatta sempre più intensa.
-
Forza, dobbiamo
raggiungere la Montagna prima che il sole cali sul Dì di
Durin.
C’è solo una possibilità di trovare la
porta - disse dopo un momento
Thorin, mettendosi in marcia.
I miei amici si misero
subito in cammino
dietro di lui, ma io rimasi ferma a guardare la parete di alberi
davanti a noi con il cappuccio del mantello calato sulla testa.
-
Harin tutto bene? -
Abbassai lo sguardo
incontrando così gli occhi di Kili.
-
C’è
qualcosa di strano in questa foresta…... l’aria sa
di morte -
risposi reprimendo un brivido. -
Allora speriamo di uscirvene in fretta - commentò
Dwalin passandoci accanto.
Con un sospiro quindi,
non mi rimase
altro che mettermi in cammino anche io, passando nuovamente sotto
l'arco di pietra dell'ingresso.
Il sentiero che doveva
farci da guida,
risultò da subito stretto e
per niente facile da seguire. Le pietre che lo componevano, in molti
punti erano quasi invisibili, coperte dalle foglie
autunnali accomulatesi nel corso dei decenni. In altri punti invece,
erano addirittura rotte e lasciavano larghe interruzioni di sola terra.
Ma non era
questo il peggio...
A mano a mano
che l’entrata si allontanava, la luce si
affievoliva sempre di più, lasciandoci in una perenne
penombra, tinta di un verde malato che traspariva dalle foglie degli
alberi; non
appena poi, il sole calava del tutto eravamo costretti a fermarci.
Ogni notte trascorsa sotto i suoi
alberi, per me era un incubo.
Thorin ci aveva ordinato di non accendere il fuoco, onde evitare di
attirare su di noi qualsiasi cosa si aggirasse in quella foresta.
Così il buio risultava talmente fitto, da essere quasi
tangibile;
oscurava ogni cosa, perfino gli animi della compagnia, che
iniziò ben presto, ad essere logorata da quella situazione.
Il clima passava dal caldo umido che occupava gran parte del giorno, ad
un freddo glaciale che ci accompagnava fino a mattina, costringendoci
a dormire il più
vicino possibile gli uni agli altri.
Fu durante una di queste notti, quando sentii Kili sdraiarsi vicino a
me, una volta
terminato di fare il suo turno di guardia, che mi aggrappai a lui,
nascondendo il viso nella parte
aperta della sua casacca alla ricerca del caldo pulsante del suo collo.
-
Cosa succede? - sussurrò, passandomi le braccia
attorno alla schiena. -
Mi manca
l’aria fresca, il vento sulla pelle, il sole... - dissi io
respirando
pesantemente sulla sua pelle. -
Anche a me... - rispose lui con una nota amara nella voce. -
Vengo tormentata
dai sogni tutte le notti! Ma al mio risveglio non ricordo mai nulla e
al mattino sono
sempre più stanca -
ammisi, stringendo nel pugno la stoffa della sua tenuta. -
Non va bene Harin! Se
non riposi, con le razioni ridotte di cibo che ci possiamo concedere,
non reggerai ancora a lungo - replicò lui preoccupato. -
Ne sono consapevole... ma non so come fare! E' questa
foresta... - replicai io, sconfortata e frustrata.
Kili in risposta si
mosse, e prendendomi il mento tra le dita mi fece sollevare il viso
verso di lui, baciandomi morbidamente.
-
Meglio? - chiese quando si staccò.
Anche se non riuscivo a vederlo, sapevo che stava sorridendo.
-
Sì - risposi, accoccolandomi di nuovo sul suo
petto.
Ed era vero. Kili era magico per me.
Ciò non toglieva il fatto, però, che fossimo da
giorni
all'ombra di una foresta che ero quasi certa stesse cercando di
ucciderci.
E se non fossimo riusciti ad uscirne al più
presto.... probabilmente ci sarebbe anche
riuscita.
Spazio
Autrice:
Prima
di tutto o meglio, prima che mi dimentichi, devo ringraziare G21
perchè nella sua recensione mi ha fatto notare che, nel
capitolo
precedente, mi sono totalmente dimenticata di Bilbo nella scena del
Canto dell'esilio xD Ora, a mia discolpa devo dire che il capitolo
doveva andare in tutt'altro modo, e tra un cambiamento e un altro me lo
sono dimenticata... chiedo venia a voi e al povero Bilbo ^^"
Passando all'attualità, devo dire di aver riletto
ciò che
ho scritto diverse volte e trovo ancora che qualcosa non quadri... ma
più lo rileggo e meno ci capisco, quindi meglio se lo lascio
com'è!
So che i primi giorni a Bosco Atro possono essere stati descritti un
pò velocemente, ma seguendo in questo caso la trama del
libro,
la compagnia di Thorin è rimasta al suo interno per parecchi
giorni, quindi vi rassicuro sul fatto che non arriveranno subito ad
Eryn Galen ;)
Spero solo di aver reso bene l'idea di malessere collettivo, oltre
all'inquietudine della foresta stessa... mhhhh..... Almeno il pezzo
finale con Kili mi sembra scritto bene.... uff!
Passo a ringraziare voi, fedelissimi lettori, irriducibili e sempre con
me. Voi, mie recensiste, motivatrici e sostenitrici della mia fantasia,
con un grazie particolare a BlackSwan
Hawthorn che si è aggiunta lo scorso capitolo!
Voi, seguitori (la new entry EEstel) ,
ricordatari (Strawberryfield_JI
aggiuntasi da poco) e preferitori!
Le
giornate si susseguivano
sempre allo stesso modo: sveglia appena c'era abbastanza luce per
camminare e poi una lunga e interminabile marcia che durava tutta la
giornata, con pochissime pause e altrettanto poco cibo. Combinate
insieme, la fame e il poco riposo,
erano nemici ben peggiori di qualunque Orco o Troll dovessimo
affrontare.
L'aria stantia e la luce malata che traspariva dalle fronde poi, non
facevano altro che peggiorare l'umore collettivo.
Si parlava lo stretto
necessario e anche quel poco che veniva detto, era asciutto e scarno.
Il
desiderio di sopravvivere e la costante presenza dei miei compagni,
erano
l'unica cosa che mi impediva di gettarmi a terra maledicendo quella
foresta e tutto ciò che essa conteneva. Così
proseguivo,
arrancando anche io come i miei amici, rinfrancandomi solo alle
occhiate piene di amore che Kili mi rivolgeva; un tacito segnale che
placava un pò la mia preoccupazione. Il settimo giorno mi
svegliai con il
capo appoggiato contro la spalla di Fili. Aveva dato il cambio a suo
fratello assegnato all’ultimo turno di guardia, e quando si
era
sdraiato vicino a me, come di consueto, mi aveva preso per mano.
Sentendomi sveglia mi diede un bacio sulla fronte prima
di alzarsi; quella era
un'altra di quelle cose che riusciva a calmarmi.
Fili era per me un
amico e un fratello maggiore insostituibile. Ero a metà di
uno sbadiglio
accompagnato dal brontolio del mio stomaco, quando l'urlo di Dori mi
fece alzare di scatto accantonando tutti i preamboli.
Notai i cerchi neri sotto i suoi occhi e una ruga in mezzo alla fronte,
che sembrava scavargli sul viso una perenne espressione di ansia.
Se non fossi stata presa da Dori, probabilmente mi sarei premurata di
andare a parlargli. Sapevo bene quali erano i suoi pensieri, erano gli
stessi che facevo io ogni notte prima di addormentarmi.
-
Il suo giaciglio è vuoto - rispose Dori,
indicandolo e cercando con gli occhi suo fratello Nori.
Balin si
avvicinò, inginocchiandosi e appoggiando una mano sopra il
mantello che fungeva da letto improvvisato.
-
È tiepido.
Deve essersi allontanato da non più di mezz'ora -
commentò
rialzandosi e spazzolandosi il terriccio dalle ginocchia. -
Qui ci sono delle
orme! - esclamò Bombur, indicando un punto a lato del
sentiero che
si perdeva fra gli alberi. -
Dobbiamo andare a cercarlo!! - mi animai allora io,
affiancandomi a Thorin. -
Ma se lasciamo il sentiero c'è il rischio di
perderci e non ritrovare la strada - fece notare Bofur. -
E cosa facciamo allora?
Lo abbandoniamo qui secondo te? - replicai io stizzita.
Bofur mi guardò da sotto il suo capello, con un espressione
a metà tra il sorpreso e il dispiaciuto.
Io scossi la testa portandomi una mano sulla fronte - Scusa
Bofur... è questa maledetta foresta! - gli dissi sconsolata.
Il giocattolaio, con un sorriso comprensivo, mi cinse le
spalle e mi strinse rapidamente a sè.
- Non fa niente Harin, e comunque hai
ragione tu - rispose lui, mentre ricambiavo la stretta sul suo fianco. -
Dobbiamo trovare
un modo per andare a cercarlo senza perderci - disse Thorin, mentre
Kili e Fili urlavano il nome
di Ori in tutte le direzioni.
Iniziai a pensare
febbrilmente.
Beorn
e Gandalf ci avevano detto entrambi, chiaro e tondo, di non lasciare
per
nessun motivo il sentiero.
Bosco Atro era sconfinato oltre che infido, e
una volta persa la strada principale, c'erano ottime
possibilità
di non riuscire più a tornarci.
Se solo ci fosse stato un modo
per inoltransi tra gli alberi senza perdere di vista il punto di
partenza...
Mentre ragionavo posai gli occhi su una corda appesa al bagaglio di
Dwalin. Era robusta e piuttosto lunga, fornitaci da Beorn assieme ad
altre cose che potevano tornarci utili per quel che rimaneva del nostro
viaggio.
L'idea mi balenò in testa all'improvviso; presi la
fune e me la strinsi intorno alla vita.
-
Che fai? - mi chiese Dori con espressione confusa.
Io in risposta mi
avvicinai a lui, dandogli in mano l'altro capo.
-
Tenete questa. Se
mi inoltro fuori dal sentiero con questa legata in vita,
sarà un
gioco da ragazzi tornare indietro senza perdermi - spiegai, indicando
il robusto nodo che avevo fatto. -
Sei un genio
ragazza! - esclamò Dwalin, dandomi una pacca sulla spalla
che mi
sbilanciò in avanti. -
Sì,
è un'ottima idea. Ma è escluso che tu vada da
sola - si
intromise Thorin con cipiglio severo - potresti avere bisogno di
una mano - aggiunse subito dopo, notando che ero in procinto di dare
battaglia.
Ragionando sulle sue
parole, dovetti ammettere che aveva ragione. Per quanto io potessi
essere abile nel combattimento, mancava in me la potenza di un nano
maschio, e onestamente, l'idea di ritrovarmi davanti a qualsiasi cosa
si
agitasse in quella foresta, non mi allettava per nulla.
-
Ti accompagno io - dissero quasi all’unisono Kili e
Fili. -
Potrei andare io - fece loro eco Bilbo, con tono
sorprendentemente determinato.
Thorin lo
guardò, accogliendo
la sua offerta con un gesto del capo - bene
mastro Baggins. Tu e Harerin avete il passo più leggero di
tutti
noi, se c'è qualcosa là in mezzo, voi siete
quelli con
più probabilità di passare inosservati -
spiegò.
- E' deciso allora - dissi, rivolgendo un sorriso
al mio compagno di ricerca che lo restituì prontamente.
Mentre anche Bilbo veniva assicurato ad una cima, Kili mi si
avvicinò.
- Ti prego di stare attenta - mi disse in tono
sommesso, scostandomi un ciuffo di capelli dalla fronte.
- Stai tranquillo Kee. Troveremo Ori in men che
non si
dica, sono in gamba a seguire le tracce - risposi, stringendogli la
mano
e baciandone le dita.
- Lo so - replicò lui con un sorriso
divertito.
- Bene sono pronto! - ci interruppe Bilbo
affiancandomi.
Così, io e il
nostro Hobbit, ci addentrammo nel folto, lasciandoci dietro gli sguardi
preoccupati dei nostri amici.
-
Grazie per
esserti offerto di accompagnarmi - gli dissi, mentre seguivo le tracce
degli stivali di Ori sul terriccio umido di notte. -
Oh figurati!
Forse avresti preferito Fili o Kili però... -
replicò lui con la mano
stretta sull'impugnatura del suo spadino. -
Mi fido di te in
egual modo - lo rassicurai, rallentando il passo per poterlo guardare
in viso - ho visto di cosa sei capace, e posso dirti in tutta
sicurezza che sei più riflessivo di quelle due teste calde -
aggiunsi con una risata a cui lo Hobbit si unì
volentieri.
Mentre la risata si spegneva, mi accorsi che erano diversi giorni che
non mi fermavo un momento a
parlare con lui.
Eravamo così di fretta, e talmente demotivati,
che ognuno se ne stava per la maggior parte del tempo per conto suo.
Solo in quell'istante, quindi, mi accorsi che i tratti del viso di
Bilbo avevano perso la loro morbidezza; il volto era più
scarno
e velato da un'ombra di stanchezza. Quel viaggio stava provocando anche
in lui radicali cambiamenti, che ero certa, non si fermassero solo
all'aspetto esteriore; ma fortunatamente potevo ancora scorgere nei
suoi occhi, quel brillio di curiosità ed eccitazione per
l'avventura.
-
Sbaglio o tu e Kili vi siete fidanzati? - domandò
d'un tratto, interrompendo la mia valutazione. -
Oh! - esclamai,
arrestandomi di botto e guardandolo dispiaciuta - Scusami Bilbo! Tu
dormivi quando lo abbiamo detto, e dopo ci sono state talmente tante
cose che mi è totalmente passato di mente - spiegai io
sinceramente rammaricata della dimenticanza. Ma Bilbo mi sorrise per
nulla offeso
- Non ti preoccupare Harerin, sono molto felice per voi -
disse,
afferrandomi il braccio appena sopra al gomito e stringendolo
affettuosamente. -
Sei invitato al
matrimonio ovviamente - replicai io, coprendogli la mano con il palmo
della mano.
- Sarebbe un onore parteciparvi! Grazie! - rispose
lo Hobbit con un entusiasmo che mi strinse il cuore.
- Ora sarà meglio
concentrarci sulle ricerche però... - ripresi, tornando a
camminare
e ad osservare le orme sul suolo - la corda purtroppo non è
infinita
-
aggiunsi guardando dietro di me - se non trovia...- -
Harerin aspetta! Lo senti anche tu?
Cos’è
questo suono? - mi bloccò Bilbo, afferrandomi nuovamente il
braccio perchè io mi fermassi.
Quando il silenzio ci
avvolse, udii in
lontananza un suono indistinto; un suono che assomigliava
incredibilmente alla voce di Ori.
-
Ori!! - gridai, imitata istantaneamente anche da Bilbo. -
Harin?! Harin sono qui!!- mi sentii urlare in
risposta.
La voce proveniva dalla
mia sinistra,
e quindi, presi senza pensarci due volte quella direzione, facendomi
largo tra le basse fronde e i cespugli spinati, che a quanto pareva
avevano fatto di Bosco Atro il loro habitat preferito.
Quando superai il tronco di un grosso
albero rugoso, vidi finalmente il mio compagno. Ori si
dibatteva in una larga pozza di fango scuro screziato di verde, il
quale, lo aveva sommerso fin quasi alle spalle ormai.
Non appena ci vide, il sollievo sul suo viso fu evidente, e questo
però lo fece agitare ancora di più, con
scarsissimi
risultati a suo favore per altro.
- Ori! - esclamò Bilbo, affrettandosi per
raggiungerlo, ma io, tendendo un braccio all'esterno lo fermai subito.
- Aspetta Bilbo, non ti muovere! - gli dissi.
Lo Hobbit mi
guardò leggermente stupito, ma fece come gli avevo detto.
Io mi avvicinai cauta, tastando il terreno con la punta dello stivale e
quando sentii il terreno cedere sotto alla mia pressione, non proseguii
oltre. Mi rivolsi a Ori che intanto continuava a dibattersi cercando di
uscire fuori da lì.
-
Ori non devi
muoverti, più fai così e più sprofondi
- gli
intimai - sono come sabbie mobili... più ti agiti e
più
peggiori la situazione. Stai calmo - spiegai con il tono più
pacato che riuscissi ad avere. -
Harerin scusa! Mi
sono svegliato all'improvviso e mi è parso di vedere una
luce,
così mi sono allontanato e... - -
Stai tranquillo. Ci siamo noi adesso - lo interruppi io, poi
mi volsi verso Bilbo - presto
torna indietro e chiama gli altri. Dì che portino un'altra
corda con
loro - dissi, e lo Hobbit corse subito indietro seguendo a ritroso la fune a cui era legato. -
Thorin
sarà arrabbiato - mormorò Ori, osservando con
timore una
grossa bolla vischiosa esplodere non lontano dal suo viso. -
No non lo
sarà. Avrei seguito anche io una luce se l’avessi
vista.
Non vedo l’ora di rivedere la luce del sole, esattamente come
te - gli dissi con un
sorriso.
Fortunatamente,
passarono solo un paio di minuti prima che Bilbo ricomparisse seguito
da Fili, Kili, Thorin e Dwalin.
-
Sbrigatevi,
lanciategli la corda! - dissi, spostandomi da davanti la pozza di fango
dove mi ero accucciata per parlare con Ori.
Fili, rapido, fece un
cappio alla cima della
fune e dopo di che, la lanciò a Ori abbastanza vicino
perchè lui potesse afferrarla senza sforzi.
Una volta che fummo sicuri che si fosse assicurato per bene, ci
mettemmo
a tirate piantando i piedi sul terreno e facendo leva con quanta forza
potevamo. Nonostante dovessi immaginarlo, mi stupii lo
stesso di quanto quella semplice operazione richiedesse più
forze del necessario. Le energie iniziavano seriamente a scarseggiare,
e
non solo a me...
Per grazie di Mahal, dopo qualche interminabile
istante, con un risucchio umido, Ori sgusciò via
riguadagnando
sano e salvo la riva.
Non appena fu a portata di mano, Thorin e Dwalin lo aiutarono a
rimettersi in piedi.
-
Tutto bene? - gli domandò Thorin, afferrandolo
saldamente per una spalla. -
S... sì.
Mi spiace... Pensavo di aver visto un’uscita e non ho
più
pensato ad altro - rispose Ori, sgocciolando fango dagli abiti intrisi
e
guardando di sottecchi mio padre. -
La prossima volta
non allontanarti senza dirlo prima a qualcuno, intesi? - gli disse, Ori
annuì tirando appena un pò su con il naso.
- Forza allora, torniamo
indietro. Gli altri sono tutti molto preoccupati; Dori e Nori in modo
particolare - aggiunse infine Thorin, accompagnandolo verso il punto
dal quale erano arrivati.
- Tu stai bene? - Fili e Kili mi si avvicinarono,
entrambi con il fiatone.
- Certo... - risposi - ma inizio a pensare, che se
questo
fosse successo domani o dopodomani, non sarebbe andata così
bene... - commentai.
Entrambi i fratelli si
guardarono, non trovando un motivo valido per replicare.
Sapevano che avevo ragione...
-
Oh no! -
L'esclamazione acuta di Ori, ci fece voltare tutti di scatto verso di
lui. Il nano si era fermato di colpo,
tastandosi l’esterno e poi l’interno della sua
casacca.
-
Cosa c’è? - gli chiese Fili
affiancandolo. -
Il mio taccuino!
Deve essermi caduto mentre ero intrappolato! - esclamò e sul
volto gli calò
l’espressione più triste del mondo.
La cosa a cui Ori teneva
di più
dopo i suoi fratelli, era sicuramente quell’album, sul quale
annotava e disegnava tutto quello che vedeva. Proprio la sera prima lo
avevo visto
intento col carboncino a lavorarci, ed ero stata felice che almeno lui
riuscisse a distrarsi in qualche modo da quello che ci stava capitando.
Perderlo significava perdere una parte di sè stesso, e
già
tanto ci stava togliendo quel viaggio... Così tanto, che
trovai
quell'accaduto intollerabile. Non avrei permesso che finisse
così! Guardai prima la pozza
di fango e poi,
involontariamente, anche Thorin; era un gesto che facevo ogni qual
volta
sapevo che avrebbe disapprovato le mie scelte. Lui
infatti, capì al volo cosa stessi per fare, ma non fece in
tempo a
emettere un suono, che io avevo
già spiccato un salto raggiungendo l'esatto punto dove prima
c’era Ori.
Subito il fango mi avvolse fino alla cinta, mentre
intorno a me, diverse bolle d'aria si gonfiavano, cercando sfogo dalla
loro prigionia.
-
Harin sei
impazzita? - esclamò Kili, afferrando immediatamente la
corda che
avevo legato in vita e facendo per tirarmi fuori. -
Aspetta! - lo fermai, sbilanciandomi su di un fianco e
affondando il braccio nella melma.
Lo mossi in mezzo al fango, tastando in ogni direzioni, ma senza
riuscire a trovare nulla; allora mi chinai maggiormente, tendendo il
braccio
più che potevo sotto la superficie. Il mio mento ormai
lambiva
la terra liquida.
-
Adesso basta,
tiratela fuori! - abbaiò Thorin, mettendosi davanti a Kili e
impugnando lui stesso la corda.
Fu proprio in quel
momento che le mie
dita sfiorarono qualcosa di duro. Feci appena in tempo ad afferrarlo
con due dita, che con uno strattone venni estratta dalla pozza e
trascinata fino a riva.
-
Ma cosa pensavi
di fare?! - mi rimproverò Bilbo con una mano sul cuore,
mentre
io mi scrollavo di dosso il fango. -
Scusatemi...- risposi prendendo fiato - Tieni. Credo che
le pagine interne si siano salvate - mi rivolsi poi con un sorriso a
Ori,
porgendogli il suo taccuino tutto sporco.
Gli occhi del nano si
illuminarono mentre lo prendeva tra le mani tremanti.
-
Harerin! - esclamò con gli occhi lucidi
dall'emozione. -
So quant'è importante per te - risposi
semplicemente, e a quel punto Ori mi
serrò in un abbraccio che mi fece stupire di quanto fosse
forte
nonostante l’aspetto. -
Grazie! - disse commosso. -
La prossima volta,
per Mahal, avvertimi almeno! - sospirò Kili con un sorriso
quando mi staccai da Ori. -
Scusatemi - dissi di nuovo, facendo un timido sorriso a
Thorin che scosse sconsolato la testa.
- A volte penso che in qualche modo, tu abbia
davvero
ereditato la testardaggine dei Durin... - disse Thorin - ora torniamo
indietro, ci siamo fatti attendere fin troppo - aggiunse, riprendendo
la marcia a ritroso.
- Lo dice come se non fosse un pregio, ma in
realtà
ne è orgoglioso - mi strizzò l'occhio Fili,
togliendomi
con il pollice una strisciata di fango dalla guancia.
- Avrò il mio bel d'affare quando saremo sposati!
- sghignazzò Kili, facendomi ridere di gusto.
Così tornammo
sani e salvi dove avevamo lasciato gli altri.
Dori e Nori, al limite
della gioia e con una buona sfilza di rimproveri, poterono finalmente
riabbracciare il loro adorato fratellino.
-
Harerin! Sembra
che tu ti sia rotolata in un porcile! - mi accolse Bofur, indicando me
e la treccia di capelli ormai del tutto marroni. -
Lo prenderò come un complimento - replicai al
giocattolaio con finto sdegno e facendolo ridere.
Vi siete mai fermati a pensare all'importanza di una risata? Ai
benefici che quel suono riesce a portare?
Io sì, l'ho fatto molte volte nei giorni che seguirono,
mentre
le risate sparivano piano piano, sostituite da una cupa tristezza e da
una pesante cappa di sconforto.
Spazio
autrice:
Per
chi di voi non avesse letto il libro e se lo stesse chiedendo, non
c'è alcuna scena che riguarda le sabbie mobili. Ho pensato
che
c'erano già tante schifezze a Bosco Atro che una in
più non guastava xD
E così, ho avuto modo di inserire per
una volta la figura di Ori e di far tornare alla ribalta la figura di
Bilbo che era passata leggermente inosservata ultimamente.
Lo so che voi aspettate con orrida ansia i ragni e tutto ciò
che
ne consegue, ma vi chiedo di avere ancora un poco di pazienza ;)
Spero nel frattempo di essere riuscita ad intrattenervi e a tenervi ben
caldi per il proseguo!
Grazie mille ai miei lettori, ai recensori, a chi mi ha messa tra i
preferiti,ricordati e seguiti! Thanks to all of you <3
Scintillanti
cascate di
pura acqua cristallina, che si riversano da muraglie rocciose e che
creano una cortina di colori iridescenti. Nell'aria il profumo
frizzante delle gocce, che si mescola a quello muschiato della
foresta... Risate e canti tra gli spruzzi.
Dovetti scuotere vigorosamente la testa e stropicciarmi gli occhi,
quando li riaprii tornai a vedere la tetraggine di Bosco Atro.
Non era
la prima volta che la mia mente cercava di dissociarsi dalla
realtà, facendomi tornare involontariamente sulle Montagne
Azzurre.
Era il nono giorno di marcia e non c'era alcun segno che la foresta
stesse
finendo.
Osservai davanti a me, con sconforto, lo zaino sulle spalle di
Gloin; pendeva molle dalle cinghie di cuoio con la borraccia che
tintinnava
quasi del tutto vuota. Stava peggiorando ogni giorno di più
e di questo passo...
Come se avessi materializzato quei pensieri, rendendoli visibili a
tutti, una mano mi si posò sulla spalla.
- Non perdere la speranza Harin - mi disse Bofur,
con un sorriso che voleva essere rassicurante.
I suoi occhi però lo tradirono, vidi un barlume di
incertezza passare dietro di essi, troppo evidente per essere celato.
Cercai con lo sguardo Thorin; aveva gli occhi fissi sul sentiero
che si snodava davanti a noi mentre si passava una mano sulla fronte,
non so bene se per tergersi dal sudore o per scacciare via i pensieri.
Si stava impegnando. Stava mettendoci tutto sè stesso per
farci
uscire di lì, ma credo fosse consapevole del fatto, che la
sola
determinazione non basta, a volte, per risolvere i problemi. Eppure non
si sarebbe arreso, mai, davanti a niente; avrebbe fatto qualsiasi cosa,
prosciugato ogni energia per salvare chi amava, e quello era un
pensiero
sufficientemente rassicurante, almeno per me.
Fu solo in quel momento che feci caso al rumore di acqua che si udiva
in
lontananza; a quanto pareva alla fine non era del tutto frutto della
mia
immaginazione.
- Ci deve essere un fiume più avanti! -
dissi ad
alta voce, così che potesse sentirmi tutta la colonna.
- Quanto può essere distante? - chiese
Nori,
aggrottando la fronte e concentrandosi per udire anche lui il rumore.
- Non molto... - replicai fissando il sentiero
proseguire diritto.
Come predetto, non passò che mezz'ora prima di arrivare al
greto.
La terra lasciava ben presto il passo ad un acciottolato di pietre,
grandi e piccole; la vegetazione si era fatta quasi del tutto assente
con radi cespugli dai colori marcenti; la luce era aumentata e il cielo
sopra di noi era cosparso da un denso strato di nubi di un grigio
uniforme; infine il fiume vero e proprio portava fieramente il suo
nome. Le sue acque erano scure, torbide, placide, che presagivano tutto
tranne che buoni propositi; non c'erano animali ad abbeverarsi e
niente ad incresparne la superficie, che assumeva l'aspetto di una
immensa lastra di
spento metallo. L'altra sponda non si vedeva, nascosta da una fitta
nebbiolina fredda e
umida, ma potevo essere sicura che non sarebbe bastata una buona
rincorsa
e un rapido salto, per potervi arrivare.
-
Deve essere il
fiume di cui parlava Beorn. Ricordatevi di non bagnarvi e né
di
bere - disse Thorin scrutando l’acqua nera scorrere davanti a
sé.
Aveva un'espressione eloquente
sul volto, ed ero certa che pensasse anche lui, che non fossero
di sicuro necessari degli avvertimenti, per evitare di toccarla....
nessuno sano di mente avrebbe mai
assaggiato anche solo una goccia di quell'acqua, sapeva di morte solo a
guardarla.
-
Sembra una presa
in giro… - commentò Bofur - stiamo finendo
l’acqua e qui davanti a noi c’è un fiume
da cui non
possiamo fare rifornimento! - disse togliendosi il cappello con fare
nervoso.
Non potei che dargli
ragione e
mentre gli altri si mettevano a discutere su come poterlo attraversare,
io mi sedetti su di un tronco abbattuto
a qualche metro di distanza dalla riva, fissando torva un ammasso di
sassi impilati sul greto.
-
Non ti scoraggiare bambina mia -
Balin si sedette vicino
a me e sorridendo, mi diede una pacca affettuosa sul braccio.
-
Incomincio a
trovarlo difficile sai? Questa foresta mi sta prosciugando di ogni
energia e i viveri
sono praticamente finiti - risposi guardando sconsolata il mio bagaglio.
- Posso capirti Harerin, ma tieni presente che
giorni
tristi passano come tutti gli altri. Tramontano la sera per lasciare
il posto all'alba di una mattina migliore. Devi solo saper attendere -
replicò.
- La nostra alba si sta facendo attendere da ben
nove
giorni ormai... - commentai, dando un calcio al sasso più
vicino
che rotolò fin quasi all'acqua. -
Usciremo da qui e
lo sai anche tu. Sbaglio o hai visto giorni più oscuri di
questo? - domandò ammiccando con espressione furba. -
Sì hai
ragione e sei stato tu a tirarmene fuori tra l'altro - risposi,
stringendogli una mano solcata da leggere cicatrici e vene azzurre. -
Ti ho solo dato
una piccola spinta. Sei forte ora, Harerin, non hai più
bisogno di
questo vecchio nano dai capelli bianchi - replicò Balin con
tono
dolce e una scintilla di nostalgia negli occhi stanchi. -
Io avrò
sempre bisogno del mio vecchio nano dai capelli bianchi - replicai
aumentando la presa sulle sue dita.
In risposta ricevetti un
bacio sul capo, che significava molto più di qualsiasi
risposta.
-
C’è una barca attraccata
all’altra riva! -
Sia io che Balin ci
voltammo
di scatto nella direzione da cui proveniva la voce acuta, che aveva
esclamato quell'incredibile notizia.
Bilbo inginocchiato vicino alla sponda, a distanza di
sicurezza
dalle acque nere, scrutava davanti a sé con una mano a farsi
ombra.
-
Sul serio? -
chiese Oin, avvicinandosi al punto dove sostava lo Hobbit e riducendo
gli occhi a fessura per vedere meglio. -
Sì! -
confermò Bilbo convinto, tirandosi in piedi e sistemandosi
alla
belle e meglio il suo prezioso gilè ora un pò
consunto. -
Possiamo raggiungerla? - si informò subito Thorin
guardando Bilbo, ma quest'ultimo scosse la testa. -
No, è
troppo lontana, persino per le gambe di Harerin - rispose lo Hobbit
rammaricato, girandosi verso di me.
Io mi avvicinai di
più alla
sponda e fissando dall'altra parte, notai anche io in lontananza,
un'ombra scura ondeggiare nell'acqua.
-
Potremmo
lanciare una corda - propose Kili con fare meditabondo a fianco del
fratello - potrei legarla ad una freccia e
conficcarla nel legno. In questo modo sarebbe un gioco da ragazzi
tirarla verso di noi - spiegò. -
E a che servirebbe?
La barca sarà senz’altro legata anche se riusciamo
ad
agganciarla - replicò Gloin, lasciandosi ricadere nuovamente
a terra frustrato. -
No, non penso sia
legata - lo smentì Bilbo, accovacciandosi e fissando
intensamente dall’altro
lato - anche se, ovviamente, non posso esserne sicuro con questa luce;
ma mi pare che sia solo tirata a riva, che proprio lì dove
il
sentiero scende in acqua, è bassa - aggiunse, dondolandosi
sui talloni. -
Kili, facciamo un tentativo - disse allora Thorin,
rivolgendosi al mio fidanzato.
Kili rispose con un
cenno di assenso del capo, prendendo in mano l’arco e tirando
fuori dalla
faretra una freccia dal piumaggio marrone.
Io mi prodigai per passargli rapidamente la stessa fune, usata qualche
giorno
prima per tirare fuori Ori dalla pozza di fango; corda che lui
legò
stretta al fondo della freccia.
-
Bilbo aiutami, vedi molto meglio di noi - disse Kili allo
Hobbit.
Bilbo, senza farselo
ripetere due volte, si mise al suo fianco.
-
Ok alzala un
po’ di più. No così è
troppo. Ok. Un
po’ più in qua... - lo corresse e dopo qualche
altra
indicazione annuì soddisfatto - lancia pure - disse,
scostandosi per non intralciarlo.
Kili tese
l’arco più che
potè, la corda e i bracci si arcuarono in tensione,
poi lo lasciò di colpo. Con un sibilo la freccia
volò sul
fiume, sparendo dalla vista in mezzo alla fine nebbiolina,
finchè
non si sentì il classico
rumore della punta di metallo che perforava il legno dello scafo. Dalla compagnia, che
aveva atteso in religioso silenzio l'esito del tiro, si levò
un urlo di gioia.
-
Bravissimo! - esclamai a Kili, lasciandogli un bacio a fior
di labbra. -
La prossima volta
la scocco io - mi fece l’occhiolino Fili mentre suo
fratello lo colpiva con l’arco sulla coscia. -
Iniziamo a
tirare, forza! - gridò Dwalin, che si era già
avvolto la
fune intorno all'avambraccio e aspettava.
Mettendoci tutti in fila
iniziammo a
tirare la fune.
Per un momento la barca fece resistenza, facendomi
seriamente temere che, contrariamente a quanto detto da Bilbo, fosse
davvero ancorata, ma per fortuna risultò solo incagliata e
dopo
l'ennesimo
strattone, finalmente iniziò a scivolare placida verso di
noi. Quando
fu abbastanza vicina a noi, potemmo constatare che si trattava di una
piccola imbarcazione incapace di contenere
più di 3 o 4 di noi per volta.
-
Dobbiamo
attraversare a gruppi o rischiamo di ribaltarci - disse Thorin,
saggiando con il piede la resistenza della barca. -
E per rimandarla indietro come facciamo?- domandò
Dwalin -
Datemi
un’altra corda e un uncino se lo abbiamo - rispose
prontamente
Fili accarezzandosi le treccine nella barba bionda;
era il segno che gli era venuta un'idea.
Guardai quindi con
interesse il mio amico
fabbricare una specie di rampino, che, una volta pronto,
lanciò
dall’altra parte del fiume, prendendo poi a tirare piano la
corda verso di sè, finchè non
avvertì l'uncino ancorarsi perfettamente a qualcosa.
-
Salite sulla
barca e issatevi verso la riva. Quando sarete scesi, potremo tirare di
nuovo la barca verso di noi con la corda legata alla
freccia. - spiegò Fili mentre i primi di noi si accingevano
a salirci.
Alla fine rimanemmo solo io, Ori e
Bombur.
Considerato il peso di quest’ultimo, era meglio che con lui
salisse qualcuno di molto leggero; tra l'altro, fu un'impresa anche
solo farlo
salire senza che cadesse, ma alla fine ce la facemmo e anche la nostra
traversata ebbe inizio.
-
Sicuri che non cadremo in acqua? - domandò Bombur,
sporgendosi di un poco oltre il bordo della barca. -
Sì se stai fermo - replicai io, aggrappandomi
saldamente alla corda che io e Ori stavamo tirando. -
Ci siamo! -
esclamò d'un tratto il più giovane, salutando con
una mano il resto
del gruppo che ci attendeva.
Così
attraccammo, e fin qui tutto bene... fu subito dopo che le cose
andarono male.
Successe tutto molto velocemente: eravamo appena riusciti, spingendo da
dietro e tirando da davanti, a far mettere un
piede a Bombur sulla riva, quando dal bosco,
improvvisamente, saltò fuori un grande cervo.
Quello ci guardò con occhi grandi e neri dalla paura di
trovare
tanta gente dove di solito non ce n'era, e spaventato,
caricò
verso di noi, spiccando infine un balzo, e atterrando
sulla testa di Bombur.
Il mio compagno cercò di darsi lo slancio per
saltare a terra e non finire in acqua, con l’effetto
però, di spingere
violentemente la barca di nuovo verso il centro del fiume. L'ultima
cosa che vidi fu il cielo grigio sopra di me; caddi
all’indietro picchiando violentemente la testa contro il
bordo
dell’imbarcazione e quel che successe dopo, lo scoprii solo
una
volta che mi ripresi.
Spazio Autrice:
Vi
sto scrivendo dopo
essere tornata dalla torrida Torino per lavoro, from my
camera, nella quale al momento ci sono, a stima,
su per giù 30 gradi; prima sono passati Frodo e Sam a
gettarci
l'Unico, quindi non penso che mi tratterrò molto...
perdonatemi!
Chi si aspettava una scena ambientata nel Fiume Magico (presente nel
libro e non considerato nel film) è stato accontentato, ho
cambiato poco o niente rispetto all'originale, praticamente
c'è
solo Harerin in più xD
Vi lascio per cui con l'ansia per le sorti della nostra piccola amica
delle montagne ;)
Passo immediatasubito a ringraziare:
Tutti i lettori di questo lungo scarabocchio; tutte le mie recensiste
con un saluto di riguardo a Daenerys
21 aggiuntasi da poco! Chi mi ha messa tra i preferiti,
seguiti e ricordati (Jodie_always
e LautnerSmile_HarryDimples
inseritesi da poco).
Ora abbiate pietà di me, ma vado a collassare sulla prima
superficie piana che trovo davanti al ventilatore!!
Mi voltai verso Thorin.
Lo vedevo a
malapena nella penombra che le persiane della mia finestra creavano, ma
sapevo che era preoccupato.
-
Non me la sento ancora... - mormorai - per piacere - aggiunsi
fissandolo convinta. -
Non puoi restare nel lutto per sempre... - replicò
lui.
Io per tutta risposta tornai a guardare fuori, tra le fessure delle
listelle in legno che mi separavano dal resto di un mondo, che fino a
quel momento mi aveva distrutto la vita; dietro di me, Thorin
esalò un lungo sospiro.
-
Dis è
molto preoccupata per te - commentò e lo sentii sedersi sul
materasso del mio letto, che cigolò sotto al suo peso.
La casa dove Thorin mi
aveva portata subito dopo i funerali di mio padre, era incassata in una lunga parete
rocciosa alle pendici delle Montagne Azzurre ed era divisa in due. Da una
parte ci viveva
lui e dall’altra sua sorella e i suoi figli. Da quando ero arrivata,
tre settimane
prima, era l'unica cosa che avessi notato, da allora non ero
più
uscita da quella casa e l’unica
persona che avevo visto, oltre a Thorin, era stata Dis.
Era una nana con
un carattere fiero come quello del fratello ed estremamente premuroso
al
contempo, per cui non mi stupivo che fosse preoccupata. Io, d’altro canto, non
me la
sentivo ancora di affrontare il mondo. Poteva essere un comportamento
egoista nei confronti di chi mi aveva accolto, ma ero ancora molto
giovane e l’unica cosa che permeava la mia mente a quel
tempo,
era il dolore per la perdita di Harael. Ferma alla finestra, non
mi ero accorta
che Thorin, nel frattempo, si era alzato e mi aveva posato una mano
sulla
spalla; la avvertii solo quando la tolse e l’aria fresca
tornò a
pungermi la pelle. Non mi voltai mentre si
richiudeva la porta alle spalle lasciandomi
nuovamente sola nella penombra, non ci facevo nemmeno più
caso. Passavo le mie giornate chiusa lì
dentro, rifiutando qualsiasi contatto esterno. Avevo sentito
più
volte, i due nipoti di Thorin, chiedere di me e lamentarsi
perché
non uscivo mai, ma non avevo voluto vederli. Dis mi portava qualcosa da
mangiare a pranzo e a cena e per il resto, le mie attività
finivano lì: mangiavo, piangevo e guardavo con occhi spenti
i
tentativi di Thorin di farmi riprendere.
Osavo uscire dalla mia camera
solo la notte tardi quando sapevo che tutti erano addormentati, e fu
proprio durante una di quelle notti, che le cose iniziarono a cambiare.
Come al solito, facendo il meno rumore possibile, uscii, dirigendomi
verso la cucina dove solitamente mi fermavo a fissare le braci ardenti
del camino che si stava spegnendo. Mi sedetti per terra davanti al
focolare, godendo del tenue
calore provenire da esso e immergendomi nei miei pensieri; fu
lì che
una voce sconosciuta mi sorprese.
-
Ah! E così
eccoti qui, Harerin figlia di Harael. Iniziavo a pensare che Thorin ti
avesse immaginata! -
Balzai in piedi in un
mezzo secondo; non mi ero assolutamente accorta di non
essere sola. Seduto al tavolo della cucina, a pochi metri da me,
c’era un nano
piuttosto anziano con barba e capelli già completamente
bianchi,
una ragnatela di rughe sul viso e un paio di occhi vispi e curiosi.
Lui mi
sorrise, perfettamente padrone
della situazione, come se fosse sempre stato parte integrante di quella
cucina. Io invece rimasi immobile, con entrambi i piedi su una
delle larghe mattonelle di marmo, quasi mi avessero paralizzata con un
incantesimo.
-
Il mio nome è Balin, figlio di Fundin. Al tuo
servizio - si presentò,
alzandosi e facendomi un inchino - sono un vecchio amico di Thorin
- spiegò subito dopo.
Io continuai a non
proferire parola,
incapace di fare alcunchè. Così, dopo un momento,
il nano si
risedette e riprese a parlare.
-
Beh piacere di
averti conosciuto, non ti recherò disturbo, continua pure a
fare
ciò che stavi facendo - disse gentilmente e si rimise a
sfogliare il libro che aveva posato davanti a lui.
Io lo fissai interdetta.
Era un
comportamento ben strano... ma forse il mio lo era di più. A
ben
pensarci, ero l'ultima che poteva giudicare in quella situazione.
Quindi senza
saper bene cosa fare, guardai di nuovo il nano e poi
il volume che stava leggendo; era un grande tomo, con una copertina di
pelle riportante il
disegno di una serie di figure longilinee e dai lineamenti delicati.
-
Cosa leggi? - chiesi, senza realizzare di star praticamente
parlando con un semi sconosciuto.
Il nano alzò
gli occhi dalle pagine e mi guardò sorpreso, come di
trovarmi ancora lì.
-
Questo? - domandò
alzando un po’ il libro - è una vecchia raccolta
di
leggende elfiche - rispose con noncuranza e un'alzata di spalle.
Allora non feci caso al fatto che il tono fosse volutamente incurante
e facente parte di un piano ben preciso.
-
Elfi? - esclamai, guadagnandomi un'occhiata dalle
sopracciglia inarcate.
Balin figlio di Fundin
trattenne una risata.
-
Ma i nani non
odiano gli elfi? - chiesi, facendomi un po’ più
vicina e
fissando ipnotizzata la copertina illustrata. -
Nelle arti, che siano esse scrittura, musica o pittura,
non ci sono distinzioni. La mente e il cuore vengono nutrite allo
stesso modo -
rispose il nano con tranquillità, accarezzando il dorso del
libro come se fosse stato un essere vivente.
Io alzai gli occhi su di
lui, colpita da quelle parole. Esisteva davvero qualcosa che non avesse
distinzioni?
-
Vuoi leggerlo? -
mi chiese d'un tratto, tornando a guardarmi e porgendomi al contempo il
volume.
Io mi ritrassi con uno scatto, come se fossi rinsavita di
colpo, ma a parte mettere un paio di metri tra me e il nuovo arrivato,
non me ne andai.
- Avanti, non temere. Sono a conoscenza del fatto che tu stia molto
tempo
chiusa in camera, se lo prendi avrai qualcosa con cui poter ingannare
il tempo perlomeno - continuò il
nano.
Balin non
aspettò una mia risposta, si alzò lasciando
semplicemente il libro sul tavolo.
Lo fissai mentre usciva dalla cucina, con una candela in mano per farsi
luce, senza aggiungere altro. A quel punto tornai a
guardare il
volume appoggiato sulla superficie di legno graffiato dall'uso, mi
sentivo in una situazione di stallo;
prenderlo o non prenderlo? Era un tranello quello di Balin? O
semplicemente voleva essere gentile con me?
Tentennai ancora per un attimo, mentre le braci si consumavano sempre
di più facendo allungare le ombre e confondere i disegni
sulla
copertina, poi d'impeto lo afferrai e veloce come una lepre corsi di
nuovo in camera.
Quello, fu
l’inizio di un intenso
scambio di libri. Tutte le volte che ne finivo uno, Balin me ne portava
un altro ancora più bello.
All'inizio ci limitavamo a star seduti in silenzio al tavolo della
cucina ognuno intento nella propria lettura, fino a quando il nano si
congedava dandomi la buona notte, ma pian piano iniziai a chiedere e
informarmi sui libri che stavo leggendo e dei quali Balin ne sapeva di
gran lunga più di me. Il nano sembrava avere una conoscenza
infinita su qualsiasi campo, dalle arti, alle religioni, alle scienze e
io non mi stancavo mai di ascoltarlo e interrogarlo. Senza che me ne
rendessi conto, il lutto
stava pian piano lasciando spazio a qualcosa di nuovo.
Pur continuando a rifiutarmi di uscire di
casa e di avere contatti con altri all'infuori di chi già
conoscessi, presi a parlare molto di
più sia con Dis che con Thorin, il quale passava molto
tempo, la
sera, a raccontarmi gli avvenimenti della giornata, descrivendomi la
vita del villaggio fin nei minimi dettagli. Tutte le volte poi, che
vedevo arrivare Balin ero eccitatissima; non vedevo l’ora di
sapere quale altro libro avesse in serbo per me.
Ci fu un giorno però, in cui lo vidi arrivare a mani
vuote, e la mia delusione fu bruciante.
-
Balin come mai
non mi hai portato nessun libro? - gli chiesi sconfortata,
raggiungendolo
ai piedi delle scale di pietra che portavano alle stanze superiori e
accompagnandolo mentre saliva. -
Ti ho portato
tutti quelli potevo bambina mia - rispose entrando nella mia camera -
gli altri che ho nella libreria sono troppo
pesanti perché possa portarli fin qui. - spiegò,
sedendosi sulla
sedia del mio scrittoio e appoggiando le mani sulle ginocchia. -
Non puoi farti aiutare da Thorin? - domandai io, cercando
disperatamente una soluzione al problema. -
Thorin è
molto occupato alla fucina, lo sai... - rispose lui e io
abbassai lo
sguardo sconsolata - ma potresti venire tu a casa mia. Potresti
leggere quello che vuoi, e potrei insegnarti nuove poesie, e, senza
dirlo
a Thorin, potrei insegnarti perfino un po’ di elfico! - mi
propose con un sorriso affettuoso.
Io lo guardai, stupita e
felice, prima di ricordarmi che questo significava dover uscire.
-
Non posso... -
dissi accostandomi alla finestra da cui entravano i caldi raggi di
inizio primavera. -
Perché bambina mia? - chiese il nano. -
Ho paura degli altri - risposi in un sussurro. -
E per quale motivo? -
Io mi voltai a guardarlo
con gli occhi lucidi.
-
Perché non sono uguale a voi - ammisi mentre una
lacrima mi scappava lungo la guancia.
Balin mi fissò per un momento, la sua espressione era
tranquilla, come quando sul lago in fondo alla valle non c'era vento e
il cielo vi si
rifletteva senza increspature.
- Vieni qui - Balin tese le mani
verso di me, racchiudendovi le mie quando mi avvicinai.
-
Non devi avere
paura degli altri. A volte i pregiudizi possono ferire più
di quanto possa mai farlo una spada sul campo di battaglia, ma non
tutti sono pronti ad usarli. A
Thorin, Dis e a me piaci
esattamente così come sei e scommetto che piacerai anche a
Kili
e Fili. - disse, con talmente tanta intensità, che sembrava
impossibile che così non fosse - Non
lasciare che il passato ti impedisca di vivere! Ci sono ancora tante
cose fuori da queste mura che attendono solo di venire scoperte; tante
cose che
tuo padre avrebbe voluto che tu vedessi e
imparassi a conoscere. E anche le altre persone ne fanno parte. - mi
disse con delicatezza, sorridendomi - Te la senti? Te la senti di
uscire
ad arricchire la tua anima con tutto ciò che il mondo ha da
offrirti? Bello e brutto che sia? -
domandò infine.
Io guardai i suoi occhi
scuri,
riflettendo. Avevo veramente così paura?
Avevo vissuto nel terrore e nella vergogna per così tanto
tempo... Mi era stata tolta la libertà di essere me stessa,
assieme alla persona che amavo di più. Avrei lasciato che
ancora
una volta mi
fosse portato via qualcosa? Potevo davvero rinunciare ad un mondo fatto
anche di cose meravigliose? Se ci pensavo forse no,
in effetti non ne avevo più così tanta.
Balin aveva
ragione, bene e male sono identiche facce della stessa medaglia;
sarebbe
stato stupido precludermi ogni possibilità, solo
perchè
fino ad adesso avevo solo visto il lato peggiore.
Un timido sorriso
mi spuntò allora sul viso.
-
Balin.. credo di dover parlare con Dis... prima di uscire
vorrei che mi facesse un favore - dissi
Il nano rise contento,
abbracciandomi.
-
Brava Harerin!
Sii libera bambina mia, sii libera! - esclamò mentre il mio
viso
sprofondava nella sua chioma candida e la sua voce nel mio orecchio si
faceva sempre più distante.
Improvvisamente,
avvertii un dondolio del tutto estraneo a quel momento e sotto la mia
guancia, qualcosa di caldo, ma
meno morbido dei capelli di Balin.
Aprii gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per
abituarmi
alla luce e vidi il profilo di una mascella punteggiata da una barba
rada. Kili sentendosi osservato
abbassò gli occhi, fermandosi e facendo così
cessare il
dondolio. Mi stava portando in braccio.
-
Si è svegliata! - esclamò.
Io strinsi di riflesso
gli occhi,
infastidita da quel tono troppo forte; la testa mi faceva un male cane.
Quando il dolore si fece più lieve, presi a guardarmi
intorno
confusa e notai con sorpresa che eravamo di nuovo sul sentiero.
-
Cosa è successo?- chiesi, richiudendo gli occhi
per un improvviso capogiro. -
Hai battuto la
testa sulla barca e sei svenuta, devi stare ancora a riposo per un
pò - rispose una voce che non apparteneva nè a
Kili
nè al Balin del mio sogno.
Riaprii le palpebre
trovando il volto Thorin e
quasi mi spaventai.
Aveva il viso
più scarno e ombre scure sotto, che gli rendevano
gli occhi
di un colore molto più simile, in quel momento, al mare in
burrasca. Si era logorato oltre ogni dire e
ad essere sincera, guardando anche tutti gli altri, non era
l’unico; quella traversata ci stava
uccidendo. Thorin mi
stava guardando con un velo di preoccupazione a coprirgli i
tratti e ad accentuarne le rughe, sembrava che avesse quasi paura delle
mie parole. Gli
posai una mano sul viso.
-
Padre sto bene. Riprendi il cammino, guidaci - lo rassicurai,
accarezzandogli lo zigomo
sporgente con il pollice.
Lui annuì e
riprese la testa della fila facendo riprendere la marcia.
-
Dov’è Bombur? - chiesi a Kili mentre si
rimetteva a camminare - e Ori?- -
Bombur è
caduto nel fiume, si è addormentato ed è da
allora che
non si sveglia. Ori sta bene - mi informò, cercando di
mantenere un tono che mi tranquillizzasse, ma io mi agitai lo stesso. -
Oh no! E Bofur, Bifur? - domandai allarmata, provocandomi
un’altra fitta alla testa. -
Tranquilla Harin
stiamo bene. Bombur è solo addormentato, Oin non ha
riscontrato
alcun problema in lui -
Bofur si
affiancò a noi,
rispondendo alla domanda che avevo espresso al mio fidanzato;
sorrideva, ma non con la solita allegria.
-
Mi dispiace... - mormorai, ma Bofur scosse convinto la testa.
-
Devi riposarti
ancora un po’. Cerca di dormire - intervenne allora Kili,
attirando la mia attenzione, come se avesse potuto sentire lui il mal
di testa che aumentava di nuovo d'intensità.
Seguendo il consiglio mi
riappoggiai contro il suo petto, e ascoltando il battito calmo del suo
cuore mi assopii nuovamente. Quando mi svegliai tempo
dopo avevo
cambiato portantino; questo faceva intendere quanto spossata fossi,
non mi ero accorta di nulla.
-
Ehilà dolcezza -
Sorrisi a Fili e mi
grattai una guancia solleticata dalla sua barba bionda.
-
Lo so che preferisci gli sbarbati - commentò lui
ironico con un occhiolino.
A quella battuta mi
voltai per vedere dove fosse Kili.
-
Non ti
preoccupare, sta aiutando Dwalin a trasportare Bombur. Ci dobbiamo dare
il cambio dopo un pò... - spiegò lui,
rispondendo così alla mia richiesta inespressa. -
Sto diventando paranoica... - sospirai io, lasciando ricadere
il capo sulla sua spalla. -
No Harin... Hai paura... Come tutti noi. -
Guardai in viso Fili,
che però tenne lo sguardo fisso davanti a sé.
-
Siamo messi male vero? - domandai. -
Abbiamo praticamente esaurito tutte le scorte -
replicò senza provare ad addolcirmi la pillola.
Mi rannicchiai di
più contro
di lui, sentendo le sue braccia avvolgermi come a volermi proteggere da
tutto ciò che ci circondava.
Sì, eravamo messi davvero male.
Il quarto giorno da quando avevamo attraversato il fiume nero, finimmo
il cibo che
ci era rimasto.
L’unica nota positiva fu che Bombur riprese
conoscenza.
Spazio
Autrice:
Evviva i
flashback!!! XD Va
beh scherzi a parte ci tenevo in modo oltremodo particolare a questo
sprazzo del passato, perchè fa capire l'importanza che ha il
buon vecchio Balin nella vita di Harerin. Chi meglio di lui l'avrebbe
potuta aiutare in un periodo così nero? Secondo,
io amo visceralmente i libri, ne divoro a bizzeffe, per cui ho voluto
inserire anche loro in questo capitolo. Lettura e scrittura, a volte,
possono salvarti veramente la vita. Dalla
prossima volta si torna in carreggiata comunque, quindi... stay tuned!!
;)
Passiamo a ringraziare:
Tutti i miei strameravigliosi lettori, le mie bellissime recensiste con
una nota particolare per _Veronica
95_ aggiuntasi da poco, coloro i quali mi hanno aggiunta
tra i preferiti (Julie_Julia
new entry), tra i ricordati (Knight_7 )
e tra i seguiti (Sothisisthefangirl_,
LautnerSmile_HarryDimples,
_Veronica95_
e Anuen).
Grazie di cuore a tutti voi <3
Thak kaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s. scusate se a rispondere nelle recensioni
sarà un pò spiccia, ma ho pochissimo tempo!
Ero avvolta nel torpore, quello caratteristico del primo risveglio,
dove tutto è
indistinto: suoni, odori, luci.
Era assolutamente piacevole, eppure...
avevo qualcosa che mi ronzava in testa.
Sarà
successo, almeno una volta, a tutti voi di trovarsi nel dormiveglia, di
stare bene, ma di essere lambiti dalla consapevolezza che ci sia
qualcosa d'importante da ricordare e di solito, questo qualcosa
è molto
spiacevole; le cose belle si ricordano all’istante. Facendo uno sforzo mi
ricordai di essermi coricata con
le fitte della fame a farmi compagnia, e di essermi addormentata
cercando di reprimere le lacrime, mentre Kili e Fili mi tenevano
stretta
in un abbraccio caldo. Ma c’era
qualcos’altro...
ne ero sicura! Che era accaduto dopo, durante la notte.
Qualcosa che la
mia mente stava cercando di allontanare per mantenere quel momento di
pace
fittizia. Mossi una mano con gli
occhi ancora
chiusi e sentii sotto le dita un materiale molto diverso dalla lana del
mio mantello, vischioso, che appiccicava e al contempo grattava la
pelle sensibile dei polpastrelli... sembrava quasi... una ragnatela. Il ricordo proruppe
violento nella
mia mente. Immagini frammentate si fecero strada nella mia testa,
spalancando la via dei
ricordi e l’adrenalina salì di colpo facendomi
spalancare
gli occhi.
Mi trovai parzialmente a testa in giù, avvolta nel bozzolo
di uno dei ragni giganti che ci avevano assalito nel sonno.
Era stato un attacco che ci aveva colti del tutto alla sprovvista. I
ragni si erano calati silenziosi dai rami sopra di noi, catturandoci
con
i loro fili vischiosi e con la minaccia di chele grandi quanto un
braccio e potenti come delle presse. Iniziai a
divincolarmi, cercando di aprire un varco in quel velo che mi avvolgeva
e rendeva il mondo attorno a me indistinto.
Quando improvvisamente mi sentii scivolare verso il basso, pensai di
essere riuscita a staccarmi, ma non appena riuscii a squarciare il
bozzolo, il volto che mi accolse fu quella trafelato di Fili. Mi alzai di scatto malferma
sulle gambe e lui mi sorresse.
-
Cosa....? - chiesi confusa, guardando gli altri uscire come
me dai bozzoli. -
Bilbo ci ha tirati fuori - spiegò lui in fretta. -
E dov’è? - domandai io non vedendolo -
Bilbo!! - gridai. -
Sono qui! - mi sentii rispondere dall’alto, ma
quando alzai lo sguardo non vidi nulla. -
Muoversi! Muoversi! - esclamò qualcuno.
Dovetti a forza staccare
gli occhi
dai rami sopra di me, in quanto Kili mi aveva afferrato per un
braccio e trascinata via. All'inizio feci resistenza, non volevo
interrompere le ricerche dello Hobbit, ma quando con orrore vidi una
nidiata di ragni farcisi incontro, mio malgrado, Bilbo sparì
dalla mia mente. Con
la mano destra impugnai la spada e con la sinistra la daga... poi ci
scontrammo. Abbattei subito il primo
nemico piantandogli
la spada direttamente nella bocca uncinata, ma non avevo ancora
estratto
l'arma che il ragno subito dietro passò letteralmente sopra
il
corpo del compagno, con le chele schioccanti verso di me.
-
Harin! - esclamò Kili alle mie spalle.
Io mi chinai appena in
tempo, sentendo
il sibilo di una freccia passarmi sopra la testa; rotolai di lato,
mentre Fili menava un fendente al ragno rantolante e lo finiva.
-
Me la cavo da sola aiutate Bombur! - dissi, vedendo che il
nano a qualche metro da noi era stato attaccato.
Lasciati i due fratelli
a dargli man
forte, corsi verso la creatura contro cui stava lottando Thorin; era
riuscito, con Orcrist, a ferirlo agli occhi e con un altro colpo gli
aveva amputato una della zampe anteriori. Una volta che lo ebbi
raggiunto,
afferrai un arto del ragno usandolo come appiglio per salire sopra la
sua schiena e lì, lo pugnalai all'attaccatura tra il collo e
il
corpo. Quello lanciò un grido penetrante e orribile,
stramazzando
poi al suolo con le zampe strette sotto il ventre. Guardai Thorin che mi
fece un cenno d’intesa con il capo.
-
Harerin! -
gridò un istante dopo, mentre venivo colpita violentemente
sul
fianco e andavo a sbattere contro l’albero irto di spine
più vicino.
Stordita e dolorante mi
rimisi in
piedi a fatica, aggrappandomi alla corteccia coperta di spuntoni del
tronco. Vidi la
bestia farmisi incontro, finchè la mia visuale non fu
interrotta da Thorin,
che con due fendenti la fece retrocedere. Thorin, voltatosi poi verso
di
me, mi afferrò per un braccio per essere certo che riuscissi
a
stare in piedi da sola, mentre Nori e Bifur si occupavano di finirla.
-
Grazie! - dissi e lui mi strinse l’avambraccio che
ancora teneva. -
Harin! -
Mi voltai verso Fili e
Kili, i quali
stavano trattenendo per le zampe posteriori un ragno che incombeva su
Ori. Il nano steso sulla schiena, scalciava cercando di allontanarlo.
Presi la ricorsa, e, superato il nano a
terra, mi lasciai cadere in ginocchio piegandomi
all’indietro.
Scivolai sul terriccio umido, arrivando così sotto il ventre
molle della creatura e gli piantai la daga nel ventre;
rotolai infine di lato, sfuggendo alle sferzate delle zampe rese
ingovernabili dagli
spasmi. Rialzandomi in piedi, mi
portai una
mano sul fianco che aveva sbattuto sul tronco dell'albero; un
bell’ematoma non me lo toglieva nessuno, e probabilmente,
avevo anche un
taglio da ricucire sulla spalla, lì dove le spine mi avevano
ferito. Mentre mi guardavo
intorno per capire
dove dirigermi, il mio sguardo venne attratto da
un movimento tra le fronde esattamente sopra di noi; assottigliando lo
sguardo, vidi
calare dall’alto un gruppo di figure slanciate ed
estremamente
agili. I volti erano assurdamente belli e i capelli lunghi e lisci....
erano senza dubbio Elfi.
Quando lo realizzai, ci stavano già circondando e in quel
momento mi ricordai improvvisamente
delle parole di Beorn.
“Gli Elfi Silvani di Bosco Atro non sono
come i loro parenti; sono meno saggi e più
pericolosi”
d’istinto quindi, mi calai il cappuccio del mantello sul
volto.
Non riuscivo nemmeno a contare il numero di frecce che ci stavano
puntando contro, ma era certo che non fossimo esattamente i benvenuti;
a ulteriore prova di ciò, bastava osservare le espressioni
che
avevano sui volti. Dai ranghi che ci serravano in un cerchio difensivo,
si staccò un un elfo
dai capelli lisci e biondissimi, con un paio di occhi glaciali, che in
quel momento si fermarono a guardare con evidente disprezzo Thorin. Dal
portamento intuii che doveva essere il comandante di quel drappello,
c'era qualcosa in lui di potente e minaccioso, ma anche di posato e
aggraziato.
-
Non credere che non ti uccida nano - sibilò
l’elfo - lo farei con piacere- aggiunse.
Ok... forse non era
proprio posato come pensavo...
Mi era già venuta voglia di rispondergli per le rime, quando
un
urlò squarciò il silenzio carico di tensione che
si era
venuto a creare.
Il sangue mi si gelò nelle vene... era la voce di Kili. Fili al mio fianco
urlò il
nome del fratello mentre io mi voltavo verso il punto da cui era
partito il grido.
Uno dei ragni che ci
aveva assalito, e sfuggito all'arrivo degli Elfi, lo aveva afferrato
per
un piede e ora lo stava trascinando
via, mentre lui cercava invano un appiglio o qualcosa da usare
per
difendersi. Mi
mossi
subito d'istinto per andare ad aiutarlo, ma venni bloccata da uno degli
Elfi,
che mi puntò il suo arco contro. La punta della freccia a
pochi centimetri dal mio volto.
Lo guardai furente da sotto l'ombra del cappuccio e le parole mi
uscirono di getto, incontrollate.
-
Leithio nin Pe-channas! * - sbottai in
elfico.
Quello rimase talmente
scioccato che abbassò l'arma e io, non appena lo fece, lo
superai di corsa.
-
Kili! - gridai, avventandomi contro la creatura che lo stava
trascinando via.
Con una spallata le feci
lasciare la
presa sul piede del nano e al contempo, lanciai la mia spada a Kili,
che
prendendola, infilzò il ragno facendolo ricadere
pesantemente su se
stesso così come avevano fatto i suoi compagni. Guardai Kili cercare di
districarsi da sotto le zampe e feci per andare ad aiutarlo.
-
Attenta! - urlò lui
Quando mi girai, il
ragno che si era
calato dall’alto era ormai ad una spanna da me, vidi
perfettamente la sua bocca bavosa aprirsi e le chele luccicare
minacciose, ma vidi anche
benissimo, la punta della freccia trapassargli il cranio uccidendolo
all’istante. Ancora paralizzata dallo shock venni
tirata indietro per un braccio, il che, mi evitò di
rimanere schiacciata dalla mole della bestia.
Ansante al fianco di Kili, guardai prima l’aracnide morto ai
nostri piedi e poi l’elfo biondo che lo aveva ucciso.
-
Avrei dovuto
lasciarvi al vostro fato... Ora muovetevi, abbiamo già perso
abbastanza tempo! - ci apostrofò e allungò una
mano per
afferrarmi il braccio, ma Kili si parò tra me e lui. -
Non. La. Toccare. - scandì minaccioso.
L’elfo fece un
sorriso divertito, poi si girò mentre un altro soldato
dietro di noi ci teneva sotto tiro.
-
State bene? - ci domandò Fili quando ci
ricongiungemmo al gruppo. -
Sì - affermò suo fratello. -
Ma che diamine
gli hai detto? - chiese poi il maggiore, facendo un cenno con il capo
verso l’elfo che aveva cercato di fermarmi. -
Penso di avergli
dato dell’idiota - dissi io con un'alzata di spalle,
rivolgendo un sorriso sornione
all’interessato, il quale mi guardò in cagnesco. -
Perquisiteli! -
ordinò l'elfo biondo, confermando definitivamente di essere
lui
il comandante in carica.
Io, prendendo esempio da
Fili, consegnai
spontaneamente tutte le mie armi, reprimendo però una
risata, quando vidi la faccia
delusa del mio amico dopo che avevano scoperto il pugnale nascosto
dietro la schiena. Risata
che si spense di botto quando il comandante mi si fece incontro.
-
E tu? Cosa nascondi sotto quel cappuccio? - mi disse, facendo
per scostarmelo.
Io scattai indietro,
bloccandogli il polso e lasciandoglielo subito dopo.
-
Nulla che ti possa interessare. O ci tieni a vedere con i
tuoi occhi la barba delle nane? - lo sfidai. -
E' l'ultimo dei
miei interessi se vuoi saperlo - replicò lui, con
un’espressione disgustata che ne deformò per un
istante i
tratti oltremodo perfetti, anche se lessi nei suoi occhi una certa
curiosità. -
Nikerym**
Legolas -
L’attenzione
di Legolas fu distolta da un elfo bruno, che gli porse la spada di
Thorin; quello la prese rimirandola. Disse un paio di frasi
in elfico e poi si rivolse a Thorin.
-
Dove l’hai presa questa? - gli chiese. -
Quella mi è stata data - replicò Thorin
minaccioso.
Quando vidi
l’elfo puntargliela
alla gola, ci volle la mano di Kili sul mio braccio, a farmi capire che
non sarebbe stata una buona idea attaccarlo disarmata o insultarlo, in
Sindarin o Khudzul che fosse.
Legolas d’altro canto non fece
altro che ordinare ai suoi compagni di portarci via e io sperai solo che ci aspettasse
qualcosa su cui mettere i denti.
*
Lasciami idiota! ** Capitano
Legolas
Spazio Autrice:
Eh
finalmente!!! Direte voi... Sì in effetti non avete tutti i
torti, con sto Bosco Atro ve l'ho menata per un bel pò xD E
quindi, dopo innumerevoli congetture e domande su "Tauriel ci
sarà?!" avete la vostra tanto sospirata risposta: No. E
qui spendo un paio di parole per spiegarvi il perchè... Prima
di tutto
non è stata una scelta spinta dalla simpatia, faccio ben
presente che l'unica cosa che odio visceralmente in Tauriel
è la
voce della doppiatrice Italiana che mi fa accapponare la pelle -.- ma
per il resto come personaggio mi piace; ho apprezzato la scelta seppur
ardita di PJ d'inserire un personaggio femminile dove in origine non
c'è n'era nemmeno l'ombra. Quindi
ho
vagliato la più ampia gamma di modi per incastrare la sua
figura
con la trama della mia storia ma con scarsi risultati... Tauriel
diventava superflua. Inserirla per far ingelosire Harerin mi pareva
scontato e anche infelice conoscendo l'amore che i nani nutrono per le
proprie compagne, così come lo sarebbe stato farle dapprima
essere diffidenti e poi farle diventare amiche (scontatissimo!). Nella
mia storia c'è già un elemento di unione tra elfi
e nani
ed è proprio la stessa Harin, motivo in più
perchè
Tauriel divenisse superflua e di puro contorno.
Così ho deciso di omettere il suo personaggio, almeno qui.
Chi sperava nella sua comparsa mi spiace sia rimasto deluso ma spero
che avendo argomentato la mia scelta abbia almeno un'idea del
perchè sia andata così. Passato
il quesito Tauriel, vi dirò che mi sono divertita da matti a
scrivere la scena con Legolas e Co xD
Ringrazio come di consueto tutti i lettori, le mie amate recensiste e
in particolare la new entry Anuen,
chi mi ha aggiunta tra i ricordati, seguiti (zaynlove2999
aggiuntasi da poco) e preferiti!!
Il
tragitto che ci separava
dalla dimora degli Elfi lo feci con ansia crescente, un pò
perchè non sapevo cosa ci avrebbe aspettato una volta
arrivati e
un pò perchè, pur fingendo di non notarle,
continuavo ad
essere oggetto di occhiate curiose da parte della nostra scorta elfica.
Non sapevo dire se era curiosità per la storia della
fantomatica
"barba", o per il semplice fatto che una nana incappucciata sapesse
parlare in Sindarin; fatto stava, che di sicuro mi preoccupava di
più la seconda
ipotesi.
Kili davanti a me, non lasciava un istante la mia mano,
irrigidendosi ogni volta che passavamo sotto lo sguardo di ghiaccio del
capitano. In una situazione diversa avrei apprezzato molto questo segno
di protezione, ma il quel particolare momento, nulla gli impediva di
guadagnarsi una freccia dritta negli occhi e questo non faceva che
aumentare la mia agitazione.
Dopo un breve tragitto, su uno stretto sentiero nel cuore
della foresta,
arrivammo ad un lungo e sottile ponte, che una volta attraversato, ci
fece guadagnare l'ingresso della nostra meta forzata.
Ora... devo essere
sincera; quando entrai nel palazzo del Reame Boscoso, rimasi talmente
impressionata, che la morsa dell'ansia si attenuò venendo
sostituita da muto stupore. L’interno era
ricavato da
un’enorme grotta di pietra, la quale era stata intagliata e
levigata in ogni anfratto,
trasformandola in magnifici ponti sospesi su fiumi sotterranei;
maestose colonne,
lavorate per apparire come radici di albero, e archi riccamente
decorati da scritte e simboli antichi quanto il mondo stesso. I
raggi del sole filtravano
dall’alto soffitto a volta, illuminando l’ambiente
aiutati da lampade a forma di rami, le quali si protendevano dagli
angoli. Le
scalinate si diramavano in ogni direzione, creando un labirinto
difficile da districare, se non si era abituati a girarvici. Gli Elfi,
ignorando qualsiasi diramazione che incontrammo, ci condussero senza
indugio
verso quelle che risultarono essere le prigioni sotterranee del
palazzo. Lì mi venne naturale chiedermi, come anche le
segrete
potessero sembrare belle....
-
Tu sei atteso da
mio padre - disse Legolas a Thorin, bloccandolo prima che varcasse la
soglia delle carceri assieme a tutti noi.
Io guardai preoccupata,
ma Thorin fece un
cenno di diniego con la testa dicendomi tacitamente di stare
tranquilla; così, non mi rimase altro da fare che proseguire
dietro a Kili. Per ora era andato tutto
bene, ma non
avrei potuto tenere segreto il mio volto ancora a lungo; prima o poi,
in
qualche modo, avrei dovuto abbandonare le mie reticenze e svelargli
tutto... solo che non
pensavo che quel momento arrivasse tanto presto.
-
Entra qui -
Mi voltai verso Legolas
che stava
tenendo aperta la porta di una delle celle che corredavano le segrete;
ovviamente tutte in pietra e ferro battuto e ovviamente tutte a
distanza di sicurezza le une dalle altre.
Ubbidiente feci per entrare, e Kili subito dietro di me mi
imitò, venendo però bloccato sulla soglia della
cella dal braccio dell’elfo.
-
Tu no. Più avanti - gli intimò,
facendogli cenno, con il capo, di proseguire. -
Noi non ci separiamo. - replicò Kili facendo per
scostare il braccio di Legolas e passare.
L'elfo però,
prima che potesse toccarlo, lo
spintonò indietro. Kili reagì immediatamente
cercando di
colpirlo, ma il capitano fu più
rapido e afferratolo per la gola, lo inchiodò contro la
parete estraendo al contempo un sottile pugnale.
-
No! - gridai io facendo un passo verso di loro, ma senza
avere il coraggio di osare di più.
Lo sguardo che mi
rivolse allora l’elfo, non mi piacque per nulla.
-
Abbassati il cappuccio - mi ordinò. -
No - replicai,
facendo scivolare involontariamente il mio sguardo da lui alla lama.
Avevo capito il suo
gioco e lui aveva perfettamente capito che non mi sarei opposta oltre
un certo limite. Legolas
difatti mi sorrise, spingendo il coltello contro la gola di Kili; un
piccolo rivoletto
di sangue scese lungo la lama.
-
Daro!
- esclamai arrendendomi.
(fermati)
Lui alzò le
sopracciglia in
modo eloquente e io guardai Kili fissare a sua volta l’elfo,
con
il respiro pesante e un barlume di rabbia mista a impotenza negli
occhi. Poi
con un sospiro abbassai il cappuccio e l’espressione di
Legolas si fece sorpresa.
-
Credo... - disse lentamente squadrandomi - ...che mio
padre vorrà vedere anche te - aggiunse, lasciando andare
Kili e
affidandolo ad un altro elfo che lo sospinse in una delle celle poco
più in là della mia.
Dopodichè
Legolas chiuse la porta, lasciandomi pane, acqua e frutta fresca da
mangiare. Non appena se ne fu
andato, mi
avventai sul cibo finendo tutto in pochi bocconi. Con sorpresa,
nonostante avessi
mangiato molto meno del dovuto, mi sentii stranamente piena... doveva
essere merito del famoso Pane Elfico e a quanto pareva, ciò
che
si diceva sulle sue proprietà corrispondeva al vero. Anche
se
niente poteva sostituire un bell'arrosto di prosciutto con patate...
-
Harin, che cosa ti ha detto l’elfo? -
Appoggiando le stoviglie
in un
angolo, mi avvicinai alle sbarre, guardando la
cella davanti a me. Fili teneva le mani sbucciate, strette attorno alle
sbarre, vestito solo della sua casacca; come tutti noi era stato
spogliato delle armi e della corazza.
-
Mi ha detto che devo incontrare il Re - risposi,
appoggiandomi con una spalla al muro. -
Perché? - esclamò Bofur da qualche
altra parte non ben identificata. -
Perché assomiglio ad un Elfo probabilmente... -
replicai sospirando. -
E cosa diamine
gliene può importare? - domandò la voce di Dwalin
piuttosto seccata dalla notizia a quanto pareva. -
Non lo so proprio… - dissi, pinzandomi la radice
del naso con il pollice e l'indice. -
Ragazzi.... ma Bilbo?- chiese allora Dori.
Un coro di "Shhh" lo
zittì
all’istante.
Lo Hobbit era sparito da prima ancora che gli Elfi ci
trovassero, per cui nessuno di loro sapeva della sua esistenza e
ciò significava che per ora era la nostra unica speranza di
poter uscire di lì. Desiderai
con tutto il cuore che non fosse molto lontano e che, in qualche modo,
riuscisse a farsi venire una delle sue solite idee geniali. Per cui,
nel frattempo, non mi restò altro da fare che sedermi vicino
alle sbarre, giocando
con Fili a passarci una pietruzza
facendola scivolare sul pavimento liscio.
Stavo facendo l'ennesimo lancio, di cui ormai avevo perso il conto,
quando una suola appartenente ad un morbido e curato stivale di pelle
non bloccò il sassolino, interrompendo così il
nostro
passatempo.
Ovviamente la calzatura apparteneva a Legolas, che aprendo
la mia cella, mi esortò a seguirlo.
-
Aphado Nin -
mi ordinò, tenendo aperta la porta e fissandomi.
(vieni con me)
Io mi alzai da terra
spazzolandomi la polvere e la paglia dai pantaloni di tela e lo seguii.
-
Attento a quello
che fai. - lo minacciò Fili quando passammo davanti a lui;
io
grata gli feci un sorriso.
Legolas invece lo
ignorò,
proseguendo a condurmi su per le scale, fino a
raggiungere il grande atrio dal quale eravamo arrivati.
-
Lle quena i'lambe tel' Eldalie -
esordì mentre camminavamo, ma io non capii se ne fosse
colpito o meno.
(tu parli in elfico) -
Ú-chenion -
risposi sarcastica con un ghigno.
(non capisco) -
Mio padre si
saprà spiegare meglio allora - replicò lui con un
sorriso
beffardo, scendendo alcuni gradini che ci condussero su una lunga
passerella di roccia che sovrastava un ampio fiume. E così,
il
bellimbusto, oltre ad essere il capitano era pure il principe in
carica... ottimo! -
Harerin! -
Risollevai di scatto lo
sguardo che avevo
abbassato per guardare l'acqua turbinosa sotto di me, e guardai
sorpresa
Thorin venire verso di noi scortato da una guardia.
-
Dove ti stanno portando? - domandò rallentando il
passo mentre ci affiancavamo. -
A conversare con il Re a quanto pare - risposi. -
Stai attenta - mi avvertì, prima che
l’elfo lo spingesse ad andare avanti.
Io annuii, riprendendo
poi a seguire la chioma bionda di Legolas. Salimmo altre scale e
passammo altri
ponti,
finchè non arrivammo ad una piattaforma sopraelevata in
quello
che sembrava essere il cuore del Palazzo. Lì,
in posizione rialzata rispetto alla piazzetta, seduto sopra un trono
intagliato nel legno,
c’era Thranduil, Re di Eryn Galan. Al pari del figlio aveva
gli
stessi capelli lunghi e lisci, ma ancora più biondi, quasi
bianchi ad essere sincera...
Quel particolare mi risultò
stranamente famigliare mentre mi guardava con i suoi occhi color
ghiaccio, fatti risaltare dalla veste grigia e dalla corona di bacche
rosse che gli cingeva il capo. Il suo sguardo era pacato, ma mi sentivo
minacciata, come se fossi stata circondata da un branco di Warg
affamati.
-
Man i eneth
lín? - esordì con voce leggera, mentre
Legolas mi
faceva fermare al centro della pedana e si metteva in disparte.
(qual
è il tuo nome) -
Harerin i eneth
nín ion he Harael - risposi sostenendo
il suo sguardo indagatore.
(Harerin è il mio nome, figlia di Harael) -
Iston i nîf
gîn - asserì allora - qual è
il nome di tua madre? -
continuò il Re, alzandosi dal trono e
iniziando a scendere i gradini con un unico
(conosco il tuo viso) movimento fluido.
Avevo già visto egli Elfi muoversi... ma mai così.
-
Thenyrin - risposi, non capendo però dove volesse
andare a parare.
Thranduil si
fermò con un
piede sull’ultimo scalino, mi fissò e poi
scoppiò a
ridere. Anche se la sua risata sembrava priva di ogni gioia.
-
Cosa c’è di tanto divertente? - domandai
io piccata. -
Nulla, in
realtà proprio nulla - replicò il Re tornando
serio - non
c'è niente di divertente in te, non quando davanti ho solo
ciò che mio fratello ha messo al mondo - disse con una punta
di collera.
-
Man pennich? - chiesi sconvolta, guardandolo torreggiare
davanti a me.
(cosa hai detto?) -
La figlia di mio
fratello. Colui che ha abbandonato volontariamente la sua famiglia per
vagare nella
Terra di Mezzo migliaia di anni fa. -
rispose - quando Legolas
mi ha riferito della strana nana che viaggiava con Scudodiquercia non riuscivo a credere fossi
davvero tu -
aggiunse alla fine quasi svogliato.
Se Thranduil non
sembrava per nulla
scioccato dalla cosa io lo ero eccome. Senza nemmeno accorgermene i
miei occhi avevano smesso di vedere, guardavo avanti a me senza
scorgere nulla, mentre il cuore mi batteva furioso nel petto.
In meno di
due minuti avevo avuto la risposta che per anni mi aveva tormentata;
avevo scoperto
chi era mio padre, e a dirmelo era stato suo fratello, mio zio, il Re
degli Elfi Silvani che ci stava tenendo prigionieri nelle sue segrete.
-
Man i eneth hún? - domandai con un
sussurro.
(qual è il suo nome) -
Thaviel - rispose -
Manke naa ro? - tornai a fissare il volto del Re,
che però parve sfocato rispetto a prima.
(dov’è?) -
Ú-iston-
(non lo so)
rispose, accompagnando la frase con un gesto noncurante della mano
anellata - dalla morte di nostro padre non l’ho
più
rivisto. Ho avuto notizie dei suoi spostamenti per un certo
periodo, ma è ormai da molto tempo che ne ho perso le
tracce - continuò, mentre mi girava lentamente attorno - e
nemmeno mi interessa
saperne più nulla - concluse tagliente. -
Come puoi dire questo?! È tuo fratello! - esclamai
sconcertata voltandomi verso di lui. -
Mio fratello ha
preferito andarsene anziché rimanere assieme a me a tenere
vivo
il nostro regno; a continuare ciò che nostro padre aveva
creato!
E non solo... Proprio mio fratello, il mio amico più fidato,
ha
osato mischiare il suo lignaggio con quello dei nani! -
esclamò
con profondo risentimento; i suoi occhi mandavano bagliori, sembrava
che dietro di essi vi si stesse alimentando un temporale. -
Tu gli volevi bene -
Il Re mi
guardò con le
sopracciglia arcuate, leggermente stupito dalla mia affermazione.
La mia non era una domanda infatti, ma una semplice
constatazione. Lo avevo capito dalle sue parole: la rabbia che provava
derivava
dall’abbandono di una persona che aveva molto amato.
-
È vero gli
volevo bene.... ma resta il fatto che l’onta versata sulla
nostra
famiglia è stata troppa - replicò, tornando
perfettamente
padrone di sè, e fu proprio il suo tono non curante a
mandarmi
in bestia. Sembrava veramente che non gliene importasse nulla, solo
perchè probabilmente aveva amato una nana anzichè
una
meravigliosa e leggiadra Elfa.
-
Forse, invece di
meritare disprezzo, dovrebbe meritare elogi. Forse ha visto
più
in là delle differenze tra razze e dei vecchi rancori,
lontani
ormai secoli da noi e da chi li compì! - sbottai fissandolo
furente. -
Elogi?! -
esclamò il Re, fintamente meravigliato - elogi per aver
preferito il vagabondaggio e i nani
alla sua famiglia? A me? - domandò. -
La vostra
immortalità vi ha reso aridi e ciechi ai sentimenti, sia
ringraziato Mahal per avermene risparmiato! - replicai io con un sibilo.
Thranduil allora mi
osservò, sorridendo mellifluo.
-
Risparmiata? Tu credi che l'immortalità, quindi,
non sia un tuo fardello? - chiese. -
Che intendi? - replicai io con voce malferma, mentre uno
strano peso mi si formava sullo stomaco. -
Come puoi esserne
certa?
In te scorre parte del sangue di mio fratello, e da quel che posso
vedere, i
tratti elfici sono predominanti su quelli nanici… -
spiegò, avvicinando il suo volto al mio, tanto che vidi
riflessi
nei
suoi occhi azzurri i miei, ingranditi dalla paura - come fai ad essere
certa di non essere immortale? - concluse. -
Non è così... - risposi con voce
incerta, appena udibile, mentre lui si ritraeva. -
Certo.. Potresti
anche avere
ragione - concordò con un leggero movimento del polso, che
gli
fece alzare la manica della veste scoprendo la pelle diafana
- potresti
semplicemente vivere
meno di noi, ma più di un nano normale. In ogni caso... -
replicò tranquillo - ringrazia tuo padre per "aver visto
più in là". Finirai per veder
morire tutti coloro che ti stanno accanto... - aggiunse.
Il suo tono però,
contrastava con i suoi occhi.
Le parole furono taglienti, lo sguardo invece era
colmo di tristezza e di pietà.
Io lo guardai di rimando
- ho
già visto la morte... - dissi e poi abbassai lo sguardo
a terra, incapace di reggere quello limpido di Thranduil un istante di
più.
-
Riportala alle
prigioni.. - ordinò allora il Re, salendo nuovamente i
gradini
verso
il suo trono - Navaer Ango - si congedò, mentre
io venivo sospinta via.
(addio nipote)
Guardai per un momento la sua schiena, cercando di spazzare per un
attimo via tutto
ciò che mi era stato svelato durante la conversazione e
cercando
di ricordarmi che eravamo ancora suoi prigionieri.
Mi era chiaro
infatti, che non sarebbe arrivato alcun aiuto da parte sua.
-
Non rimanere
sordo al mondo! Forse ciò che tuo fratello voleva farti
capire
era proprio questo. - esclamai.
Vidi Thranduil fermarsi, ma il Re non si girò.
Forse era troppo tardi perchè si tornasse indietro...
Spazio Autrice:
Per prima
cosa che posso
dire? Il conteggio delle letture ha superato i 2.000 e
l'ultimo capitolo ha ottenuto ben 13 recensioni, un record!! Sono
davvero
commossa... per questo ho deciso di unire due capitoli inizialmente
separati in uno solo,
svelandovi finalmente le origini della nostra Harin. Spero
che mi
passerete l'inserimento del presunto fratello di Thranduil ^^" Ho
cercato di aggiustare la sua storia in modo che non sconvolgesse troppo
la trama originale. Per il resto siete sorpresi? Ve lo aspettavate o
sono riuscita nel mio intento di stupirvi? =D Qualcuno di voi mi aveva
esposto la sua idea sul padre di Harin e ci era andata quasi vicina ;)
Beh che altro dire? E' tutto qui xD Ho
solo una
piccola nota grafica: vista la quantità di battute in
elfico, ho
evitato di mettere i riferimenti a fine capitolo, altrimenti sarebbe
stato un continuo su e giù; preferendo quindi mettere la
traduzione direttamente sotto le battute. Per
finire, in molti di
voi all'interno delle recensioni, mi avete citato il vostro capitolo
preferito e ciò mi ha suggerito un'idea. Mi piacerebbe, una
volta
conclusa la fic, che ognuno di voi mi dicesse qual'è stato
il suo
preferito e perchè; so che a voi non viene niente in tasca,
ma
io potrei prenderne spunto per il futuro ;) And
now ringraziamenti: I
miei lettori,
che sono stati fautori di un altro giro di boa del contatore ;) Le
mie recensiste,
fautrici di quasi 200 recensioni in totale e di ben 13 in un solo
capitolo, con un ringraziamento speciale a _Son Hikaru, Jodie_always e Zaynlove2999, ultime
new entry. Chi
mi ha aggiunta tra i preferiti,
ricordati
e seguiti
(e chi fa la spolina tra l'una e l'altra categoria xD).
A voi, tutto il mio più sentito affetto e la mia
più sincera ammirazione.
Ero stordita, non avevo altri aggettivi per descrivere il mio stato
d'animo in quel momento, mentre una delle guardie Elfiche mi scortava
lungo il ponte che collegava la piattaforma del trono, al corridoio
principale del palazzo.
O meglio, non ne avevo perchè erano fin
troppi da poterli elencare tutti. Nella mia testa, rimbombava chiara e
limpida
tutta la discussione avuta con Thranduil, ma nonostante questo c'era
una parte di me che non riusciva a realizzare la cosa e non voleva
assolutamente farlo. Prenderne atto avrebbe portato a conseguenze che
non ero certa potessi affrontare al momento.
Ero nipote del Re in carica di Bosco Atro e
nonostante lui considerasse nulla la parentela con il fratello la
verità era quella, inoppugnabile e sconcertante, senza via
di
uscita. In aggiunta quel sovrano era lo stesso che 171 anni
prima
aveva rifiutato il suo aiuto ai fuggitivi di Erebor e forse l'essere
vivente più odiato da Thorin dopo Azog.. e io ne ero
parente.
A quel punto veniva da chiedermi: mia madre lo sapeva? Mescolarsi con
l'unica razza sulla Terra
di Mezzo che ci detestava quasi quanto gli Orchi. Purtroppo era inutile
domandarselo come adesso era inutile cercare di impedire al proprio
passato di
rivoltare tutto ciò che pensavi di sapere. Quanto poteva
essere
ancora aggrovigliata la mia esistenza? Non bastava tutto il resto?
E poi, che fine aveva fatto Thaviel? Forse non era nemmeno a conoscenza
della mia esistenza, o forse lo sapeva ma si era ben guardato dal
cercarmi... era quasi certamente ancora vivo, dopo tutto gli Elfi sono
immortali.
Immortali già... se le parole di Thranduil non
erano
dettate solo dalla vendetta e aveva detto il vero lo ero anche io, per
buona parte almeno.
Alla fine volente e nolente la mia vita era già stata
scritta.
Troppo, era decisamente troppo, sentivo la mia mente sull'orlo del
baratro; un passo falso e sarei caduta.
Persa nelle mie elucubrazioni, ci misi un attimo a mettere a fuoco la
figura di Legolas, che, a
braccia conserte, stava aspettando
alla fine del ponte; non mi ero nemmeno accorta che se ne fosse andato
durante il colloquio con il padre. Di una cosa
però ero sicura, aveva di certo sentito tutto quello che
c'era
da sentire. Mentre mi avvicinavo, il suo sguardo rimase indecifrabile,
impedendomi
così di capire cosa stesse pensando. In tutti i casi
comunque,
non mi
sembrava
particolarmente entusiasta di avere una cugina.
La guardia che mi aveva
scortato fino a quel momento mi consegnò a lui, tornando poi
da dov'era
venuta.
Legolas non proferì parola, dandomi le spalle e iniziando
a camminare; io iniziai a seguirlo, troppo stanca per qualsiasi
pensiero che
contemplasse la fuga.
-
Amman? -
chiesi, quando iniziammo a scendere la gradinata che portava alle
segrete; per tutto il tragitto, infatti, nessuno dei due aveva parlato. (perché) -
Man? - rispose lui sibillino.
(cosa) -
Perché ci odiate così tanto? -
Legolas si
fermò
sull’ultimo gradino della scalinata e si voltò
verso di
me, i suoi occhi azzurri mi sondarono per un momento.
-
Gli anni ci hanno
fatto diventare sospettosi e diffidenti nei confronti degli altri,
cerchiamo di proteggere la nostra gente - rispose lui con tono pacato. -
Lo capisco... ma a quale prezzo? - mormorai io abbassando gli
occhi a terra.
Lui non rispose, forse
perchè
non sapeva cosa dire o forse perchè sapeva che non avrei
gradito la risposta, riprendendo a camminare.
-
Harerin tutto bene? -
La voce di Thorin mi
colse del tutto di
sorpresa; non mi ero accorta che stavamo passando davanti alla cella
nella quale era stato rinchiuso.
Quando voltandomi incontrai i suoi occhi preoccupati,
sfuggii al suo sguardo, facendogli solo
un breve cenno per rassicurarlo sulle mie condizioni. In
realtà non stavo bene per nulla.
-
Harerin! -
esclamò lui cogliendo la mia esitazione, o più
probabilmente vedendo il mio viso.
Afferrò le sbarre cercando di
sporgersi di
più verso di me, ma io lo superai aprire bocca. Il mio stato catatonico
sparì una volta arrivata davanti alla mia cella, sostituito
da un profondo panico
che si impadronì di me, irradiandosi nelle mie vene come
l'acqua
nei ruscelli durante la stagione delle piogge.
-
Ti prego non voglio stare da sola - dissi a Legolas,
afferrandolo istintivamente per il braccio.
Lui si girò
fissando la mia
mano e io intensificai ancora di più la stretta.
Potevo
sentire i fasci di nervi e muscoli contratti e duri come pietra
granitica.
-
Lesten - supplicai in un sussurro
disperato.
(per favore)
Lui alzò il
suo sguardo neutro
sul mio viso, poi senza dire una parola, richiuse la cella e mi
accompagnò verso quella di
Kili; non appena questa fu aperta il suo occupante scattò in
piedi. A quanto pareva, era un dei pochi rimasti ancora svegli.
-
Harin cosa succede? - chiese immediatamente,
intuendo che c'era qualcosa che non andava.
Non era la prima volta che cercavo rifugio da lui quando avevo paura, e
ormai sapeva riconoscere subito quando c'era un problema ad affliggermi.
-
Kee.. io… -
ma le parole mi morirono in gola.
Mi portai una mano alla bocca per trattenere un singhiozzo, mentre un
paio di grosse lacrime prendevano a scendere sulla mia guancia.
"Mahal, sono figlia del
fratello del Re di Eryn Galen, potrei essere immortale, potrei vedervi
morire tutti prima di me." Kili mi
guardò confuso, mentre altre gocce alimentavano le righe
umide sul mio viso e poi
spalancò le braccia, ma non fece in tempo a fare nemmeno un
passo
verso di me, che io ero già volata nella sua stretta. Non riuscivo
più a contenere l’argine di emozioni che
l’incontro con il Re aveva scatenato nel mio animo.
Il mio destino era segnato, non avevo più altra
alternativa. Scossa dai singulti non
sentii Legolas richiudere la cella e andarsene, avvertivo solo le
braccia di Kili strette
attorno alla mia schiena, il suo collo premuto contro la mia
guancia e la sua bocca che mi sfiorava la testa. Dopo un istante mi prese in
braccio, come si fa quando
i bambini piccoli si addormentano nei posti più improbabili,
e si
sedette per terra, lasciando che io mi accucciassi contro il suo petto.
Rispose per me agli
altri che
svegliatisi, continuavano a chiedere cosa fosse successo, e mi
cullò fin
quando i singhiozzi si ridussero lasciandomi esausta e con la gola
dolorante.
-
Harin - mi chiamò dolcemente quando nella cella fu
tornato il silenzio.
Alzai il viso verso di
lui, Kili mi sorrideva.
Con il pollice asciugò
una lacrima ancora ferma all’angolo del mio occhio e
continuò ad
accarezzarmi lo zigomo, lasciandomi un leggere bacio sulle labbra. Lasciai che mi
baciasse morbidamente mentre con le dita segnava i contorni del
mio volto.
Kili era il mio appiglio nella burrasca degli eventi. Quando si
staccò, io emisi un sospiro tremante sulla sua bocca.
-
Vuoi dirmi cosa è successo? - domandò,
appoggiando la sua fronte alla mia. -
Kee - mormorai, beandomi di quella sensazione di calore e
amore che mi avvolgeva quando ero con lui. -
Ti hanno fatto del male? - mi chiese con tono improvvisamente
duro. -
No Kee, no! - mi affrettai a rispondergli, accarezzandogli la
mascella. -
E allora cosa? - mi incalzò, afferrando la mia
mano e tenendola stretta nella sua.
Lo guardai negli occhi, e dentro di essi vidi una preoccupazione che
superava i limiti del possibile; il desiderio di sapere, e al contempo
il rispetto di non forzarmi a parlare. Kili per farmi stare bene, se io
non avessi voluto dirgli nulla, avrebbe nascosto la sua ansia e non mi
avrebbe chiesto più niente. Ed era questo che faceva di lui
la
persona più adatta a stare al mio fianco; Kili mi rispettava
e
io rispettavo e mi fidavo di lui più di qualsiasi altro.
-
Ho scoperto chi era mio padre - ammisi.
I suoi occhi si fecero
appena più grandi, rivelando la sua profonda sorpresa.
-
Sanno chi è il tuo padre elfico?! -
domandò -
Sì... - io
annuii – il Re; Thranduil. E' stato lui a rivelarmelo -
risposi
stringendo la presa sulle sue dita.
Poi rimasi un attimo in
silenzio, non
riuscivo a trovare le parole per dirgli il resto.
-
Si chiamava
Thaviel - pronunciando quel nome, una lacrima sfuggì ancora
al mio controllo - ed
era il fratello del Re - aggiunsi.
Un’altra lacrima raggiunse la
prima, costringendola a cadere dal mio mento dove si era fermata in
bilico. Kili
mi guardò prima sgomento, poi il suo sguardo si
intenerì e mi strinse di nuovo a sé.
-
Oh Harin - disse sospirando. -
Kee, ho paura che
Thorin mi odierà - sussurrai contro il suo collo, stringendo
la
presa sulla sua camicia color ottanio. -
Non lo farà stai tranquilla. Adesso non ci
pensare, riposati - replicò dolcemente. -
Non ci riesco - mormorai con voce rotta.
E come avrei potuto riposare in un momento simile?
Avevo talmente tanti
pensieri, talmente tanti dubbi... Avevo taciuto a Kili il dilemma sulla
mia presunta immortalità; non ero riuscita a sobbarcarlo di
un
tale fardello. Quello era un problema mio e tale doveva rimanere. Gli
stavo facendo già abbastanza male...
-
Ti ho mai
raccontato della luna di fuoco che ho visto anni fa?-
domandò
lui, interrompendo il flusso dei miei pensieri; io mi scostai per
guardarlo in viso - Si era levata sul passo vicino a
Dulland, enorme! Rossa e dorata, riempiva il cielo -
continuò lui,
guardandomi con entusiasmo - scortavamo alcuni mercanti dall'Ered Luin.
Loro scambiavano
lavori d’argento con pellicce.. - spiegò e io, capendo le sue intenzioni, riappoggiai la
testa nell’incavo della sua spalla.
Stava cercando di distrarmi e ci stava riuscendo. -
...Prendemmo il Verde Cammino a Sud tenendo la montagna a
sinistra -
proseguì - e poi è apparsa! Un’enorme
luna di fuoco
illuminava il sentiero! Magari fossi stata lì con me! Il
fiume scorreva lungo... -
La sua voce divenne
indistinta mentre
gli occhi mi si chiudevano e il vibrare del suo petto mi cullava fino a
farmi perdere del tutta coscienza di me e di ciò
che mi stava intorno.
Per una volta lasciai gli incubi alla luce del giorno.
Spazio Autrice:
Ohilalà,
ohibobò! Stupiti vi ho! Questo
è il mio commento ai vostri commenti a proposito dello
scorso capitolo xD temo di avervi leggermente scioccati...
In molti mi hanno detto di non aspettarsi assolutamente un legame di
parentela con Thranduil e a vostro favore dico che: avendo inventato io
un presunto altro figlio di Oropher nessuno avrebbe potuto in effetti
^^" Altri hanno esclamato "oh mamma ma Harin è di sangue
reale"
al che io ho fatto tipo questa faccia: O____O .... non ci avevo
minimamente pensato xD Forse perchè Harin resta una Durin e
quindi, tranne quel sottile legame di sangue con il Re degli Elfi, non
la considero tale.
Questo invece è un capitolo puramente introspettivo; ci
tengo
sempre a precisare il fatto che Harin è una nana
"adolescente"
come tutti gli altri, dopo una notizia del genere per quanto il suo
carattere sia forte c'è un limite... E intanto aspettiamo
che
torni Bilbo =D Infine l'ultima frase detta da Kili, l'ho trascritta
pari pari dal film, mi era piaciuta così tanto che ho dovuto
trovare un modo per inserirla anche qui. Sorprendentemente
ho scoperto che in base alle statistiche rilasciate dalla Webmistress
Erika, il 55% degli utenti legge le fic tramite smartphone, e quindi vi
chiedo: avete problemi a visualizzare la mia storia? Io
ho preparato
l'impaginazione basandomi sullo schermo del pc, per cui non mi
è
mai passato per la testa che con il cellulare potesse essere diverso!
Al che, dovessero esserci dei problemi, vi prego di segnalarmeli. Ora
passiamo ai ringraziamenti. Un
grazie ai miei lettori,
a chi mi ha aggiunta tra i preferiti
(Ile223),
seguiti (Kimera77) e
ricordati; siete silenziosi e preziosi come la luce di Elendil.
Visto che ho raggiunto l'esorbitante (almeno per me) cifra di 204
recensioni, credo sia giusto ringraziare tutti i miei meravigliosi
recensori che dal primo al trentaduesimo capitolo, si sono fermati a
lasciarmi un loro pensiero e il loro sostegno. Grazie
quindi a (in ordine di apparizione): WriteForLove,
Yavannah, Idrilcelebrindal, Tamora Felix, Lady Ginger, G21, Anaire,
Kili_filiTogheter, Liyen, Gilraen12, Leila91, Emouel, ThisDick_,
Knight_7, Halfblood_Slytherin, Cassandrastyleslove, _Helen_, BlackSwan
Hawthorne, Cersei_Lannister, _Veronica_95, Daenerys21, Anuen, _Son
Hikaru, Jodie_always, Zaynlove2999. A voi che avete creato
questo piccolo miracolo un grazie di cuore.
Fu
la stessa voce che mi aveva accompagnato nel regno di Estë*, a svegliarmi
solo poche ore più tardi.
-
Harin! Harin svegliati! Bilbo ci ha liberati -
Intontita aprii gli
occhi, cercando di connettere le parole di Kili. Lasciai il rifugio
accogliente delle sue braccia, facendo così rientrare nel
mio campo visivo un
sorridente
e leggermente agitato Bilbo, il quale mi sorrideva dalla porta
spalancata
della cella.
-
Bilbo! - esclamai,
alzandomi in piedi e soffocandolo istantaneamente in un
abbraccio
pieno di gratitudine. -
Harerin cara,
sono
contento anche io di vederti, ma abbiamo fretta - mi disse lo Hobbit,
dandomi
alcune pacche affettuose sulla spalla - Oh giorni celesti!! Fili ho
detto che non è il momento! - aggiunse esasperato Bilbo,
quando il suddetto nano mi abbracciò subito dopo che io lo
avevo
lasciato andare. -
Per Mahal Harin!
Cosa ti è successo? - domandò Fili, ignorando il
mezzuomo
e stringendomi le spalle per trattenermi. -
Vi spiegherò tutto, ma adesso ha ragione Bilbo;
non abbiamo tempo - risposi.
Vidi una ruga di preoccupazione solcare il viso del mio amico, che
rispettando il mio volere mi
lasciò andare.
-
Oh ecco, bravi. Andiamo! - disse l’interessato
facendoci strada.
Voltandomi per seguire
lo Hobbit,
incrociai involontariamente lo sguardo di Thorin, mi affrettai subito
ad abbassare gli occhi iniziando
a scendere rapida le scale ricavate nel pavimento di pietra delle
prigioni. Sapevo che il mio comportamento non era giusto, ma non appena
avevo visto quello sguardo azzurro mi era tornato in mente di essere
imparentate con colui che Thorin detestava maggiormente.
-
Ora mi raccomando
fate assoluto silenzio - ci sussurrò Bilbo prima di arrivare
in fondo alla gradinata.
Se in un primo momento
non mi fu chiaro il motivo di tale suggerimento, lo capii al volo
quando vidi
(e sentii) un paio di elfi, ubriachi fradici, dormire con la testa su
di
un tavolo pieno di avanzi di cibo e soprattutto di bottiglie vuote.
-
Venite - ci esortò lo Hobbit facendoci cenno con
una mano di seguirlo. -
Non ci credo!
Siamo nelle cantine! - sentii sibilare Kili alle mie spalle, non appena
si rese conto del luogo in cui ci trovavamo. -
Dovevi portarci fuori, non ancora più
all’interno! - rincarò Bofur.
Ma Bilbo
zittì entrambi.
-
Bilbo, ti prego, dimmi che
hai un piano sensato - lo supplicai, affiancandolo mentre seguivo gli
altri davanti ad una serie di botti vuote e impilate. -
Tra poco lo
sapremo - si limitò a rispondermi lui - adesso entrate
tutti nei barili! - ordinò poi in generale a mezza voce. -
Cosa? Sei impazzito?! - lo apostrofò Dwalin - ci
troveranno! - -
No, no, no, non
è così te lo assicuro! - replicò
agitato Bilbo
cercando di convincerci - Vi prego! Vi prego, dovete fidarvi di me! -
esclamò con
sguardo implorante.
Ci fu un confabulare
generale di sì e no, prima che Thorin riuscisse a mettere
tutti d’accordo.
-
Fate come vi dice - ordinò, azzerando
istantaneamente il chiacchiericcio.
Seguendo il suo comando,
mi voltai, afferrai il bordo del
barile in seconda fila e ci entrai con una piccola spinta da parte di
Fili.
-
Adesso che facciamo? - sussurrò Bofur.
Tutti quanti sporgemmo
la testa dai
rispettivi nascondigli. Io, non senza una certa apprensione, guardai lo
Hobbit avvicinarsi ad una leva di legno alla quale mise mano.
-
Trattenete il fiato - ci consigliò appena prima di
abbassare la suddetta leva con uno strattone.
Non me lo feci ripetere
due volte e
presi fiato. Il gelo mi pervase non appena il barile,
dopo essere rotolato giù da una botola nel pavimento della
cantina, finì nell’acqua di un canale sotterraneo,
tanto da stringermi il petto in una morsa dolorosa. Quando la botte riemerse
e si
stabilizzò, ero bagnata fradicia, con i piedi a mollo
nell’acqua entrata all’interno della mia nuova
imbarcazione e i vestiti che mi si gonfiavano per l'aria ancora
intrappolata al loro interno.
-
È pazzo! -
esclamò Dwalin un paio di fusti più in
là,
sputando un generosa quantità di acqua. -
È un genio - replicai io sorridendo. -
Sarà pure un genio ma è
rimasto di sopra - mi fece notare Kili mentre la corrente ci trascinava
via.
Guardai dietro di me
imprecando in
Khudzul e il cielo volle, che un secondo dopo la botola si aprisse
nuovamente e un urlante Bilbo cadesse in acqua venendo ripescato poi da
Nori, ultimo della fila galleggiante.
- Bilbo tutto bene?! - urlò Ori mentre aiutava
suo fratello Dori a far andare il barile nella direzione giusta.
- Sì, all'incirca direi di
sì - rispose il mezzuomo ansante. -
Ti prego non
un’altra cascata! - esclamò Bofur, sovrastando
tutti con la sua voce e sistemandosi meglio il
cappello in testa. -
Tenetevi forte! - gridò Thorin.
Io mi aggrappai, per
quando mi fu possibile, al
bordo della botte, pregando solo che non si riempisse troppo di acqua e
poi caddi;
fortunatamente quando riemersi, galleggiavo ancora
senza problemi.
Così ci ritrovammo finalmente fuori dal palazzo,
lungo un fiume costeggiato su entrambi i lati dalla foresta; se si
tralasciava la nostra condizione di fuggiaschi, il momento poteva anche
risultare divertente.
-
Dobbiamo pensare
di rifarlo una volta o l'altra! - esclamò in quel momento
Fili, dando
voce ai miei pensieri. -
Sì! E
potremmo indire una gara annuale tra clan di corsa con le botti! - gli
fece eco Kili sorridendo, con i capelli scuri appiccicati al volto.
Non potei non ridere; li
adoravo anche per quello, non perdevano mai il loro buon umore.
-
Ci siamo quasi! - gridò Thorin dalla testa della
fila.
Rivolsi l'attenzione
verso di lui,
stavamo infatti raggiungendo la chiusa, che una volta passata ci
avrebbe fatto
uscire definitivamente dal dominio di Thranduil. A pochi metri
però dalla nostra via di fuga, sentimmo risuonare
potentemente
l'eco di un corno. La
chiusa si animò improvvisamente iniziando a serrarsi;
evidentemente c'erano delle guardie a presidiarla, e noi non fummo abbastanza veloci.
Quando la raggiungemmo, questa era ormai del tutto chiusa, facendoci
finire tutti l'uno addosso
all’altro in totale balia degli Elfi.
-
Dobbiamo uscire di qui o ci faranno a pezzi! - esclamai
guardando indietro tra le teste dei miei amici.
Ero rimasta incastrata
sotto l'arco
di pietra tra Thorin e Oin.
Guardai mio padre scuotere inutilmente la
grata che ci sbarrava il passo e poi gridare di frustrazione. Eravamo
così vicini...
All'improvviso alle nostre spalle cadde qualcosa in acqua, che
levò alti spruzzi e fece agitare ancora di più la
corrente. Quando mi voltai, mi accorsi con orrore che quello che ora
galleggiava nel fiume, era
il cadavere di uno degli Elfi di guardia.
-
Cosa sta
succedendo? - chiese Dori allarmato, la punta dei suoi capelli castani
afflosciata su sè stessa. -
Orchi! -
urlò Kili, che si trovava più indietro rispetto a
noi e quindi
fuori dal piccolo tunnel che ci impediva di vedere cosa stesse
succedendo. -
Cosa?! -
esclamò Bofur, mentre in quel momento, un paio di essi si
gettavano nell’acqua per raggiungerci. -
Dobbiamo aprire
quel cancello! - esclamò Dwalin, mollando un pugno
all’orco
che stava cercando di ucciderlo e rubandogli la spada.
Pressata com'ero tra i
miei compagni, non avevo modo di muovermi. Se fossi riuscita a uscire
dalla mia botte, avrei
potuto raggiungere facilmente la leva e riaprire la chiusa. Mentre
ero distratta a pensare a come risolvere la situazione, davanti a me
spuntò la testa urlante di un Orco. Nella frazione di tempo
che
impiegò ad alzare un braccio per colpirmi, la lama di una
spada gli trapassò la
gola e il nemico, gorgogliando, finì di nuovo in acqua.
Ringraziai
Gloin con
lo sguardo, prima che si girasse a fronteggiare un altro. A quel punto, notai con orrore
che gli orchi
stavano aumentando, sia quelli che ci arrivavano addosso sia quelli che
si scontravano con gli Elfi.
-
Devo raggiungere la leva! - esclamai rivolta a Thorin. -
Kili! -
Quel gridò
improvviso mi fece girare di scatto verso Fili. Il mio amico stava
guardando con paura evidente qualcosa sopra di sé, appena
oltre il basso soffitto
di pietra che ci sovrastava; notai solo in quel momento che il barile
di Kili era vuoto.
Qualcuno aveva già provveduto a fare quello che era nelle
mie
intenzioni. Per un attimo i suoni attorno a me si fecero ovattati,
mentre dentro di me cresceva la paura e il battito del mio cuore mi
riempiva le orecchie...
-
Cos’è successo?! Kili!!! - gridai,
cercando di farmi strada per tornare indietro.
Mentre mi dibattevo
contro la
corrente e le altre botti che mi impedivano il passaggio, la grata alle
nostre spalle iniziò lentamente ad aprirsi e i barili a
scivolare giù uno alla volta. Cercai di aggrapparmi
alla
parete di pietra del tunnel come meglio potevo, non volevo essere
trascinata via, non senza sapere che fine avesse fatto Kili. Purtroppo la presa sulla
roccia, resa scivolosa dall'acqua, si
allentò finchè non riuscii più a
trattenere la
botte. Mentre questa, incominciava ad inclinarsi pronta a cadere, vidi
Kili
scivolare nel suo barile. Scorsi la freccia piantata nella sua coscia
spezzarsi contro il bordo,
e l’ultima cosa che vidi, fu la sua smorfia
di dolore mentre si accasciava all'interno.
L’acqua
mi avvolse per la terza
volta e per la terza volta riuscii a riguadagnare la superficie senza
che il barile affondasse. Mi accorsi che la corrente si era fatta
più forte, facendoci di conseguenza aumentare la
velocità, ma nonostante questo, alle nostre spalle,
i nemici continuavano a inseguirci dalla terra ferma.
A causa del turbinio dell'acqua e delle continue cascate, riuscii a
guardarmi indietro solo quando raggiungemmo un tratto del fiume
più
tranquillo, e solo quando scorsi
tutti, compresi Fili e Kili, mi permisi di tirare un sospiro di
sollievo. Il quale venne interrotto
quasi immediatamente, da una freccia di fattura orchica infilzatasi nel
fianco della mia botte. Ruotando
su me stessa, totalmente in
balia dei flutti, notai la presenza di un nemico appollaiato su di una
sporgenza di roccia, che, arco alla mano, ci scagliava contro una
pioggia di dardi.
-
Fili! - gridai,
rivolgendomi a lui che era il più vicino a me - dammi una
spinta! -
dissi, indicandogli il punto sull'argine che volevo raggiungere.
Il mio amico
conficcò la spada, che gli aveva passato Dwalin,
nel bordo del mio barile. Utilizzando la forza delle rapide e girando
su
sè stesso, riuscì a darmi così lo
slancio verso la sponda. Quando
cozzai contro la parete di fango e roccia, mi sporsi, allungando le
braccia giusto in tempo per afferrare
saldamente una radiche che spuntava dalla terra e tirarmi fuori dal
barile. Una volta issatami, mi misi in piedi e corsi
all’indirizzo dell’orco che
continuava a scoccare frecce verso i miei compagni. Con
un urlo gli arrivai addosso, strinsi le gambe attorno alla sua vita e
gli passai un braccio attorno al collo, iniziando a tirare. L'orco
cominciò a dimenarsi come un forsennato, menando colpi alla
cieca dietro di sè nel tentativo di scrollarmi di dosso. Con
molta fatica e una buona dose di forza bruta, riuscii ad afferrarlo per
la mandibola e
con una rapida torsione sentii soddisfatta, il rumore secco dell'osso
del collo rompersi.
La creatura barcollò all’indietro, poi le gambe le
cedettero e tutte e due finimmo nel fiume. Per un interminabile istante non
capii più
dove fosse il cielo e dove il fondo del torrente, nelle orecchie avevo
solo il rombo della corrente. Iniziai a mulinare le braccia in
qualsiasi
direzione cercando di raggiungere la superficie, e fui davvero
fortunata
quando una mano sconosciuta riuscì ad afferrarmi
l'avambraccio.
Quando riemersi mi aggrappai al barile del mio salvatore, che
risultò essere Bofur.
-
Per la barba di Durin ragazza! Ci
farai venire un infarto! - esclamò, mentre con un tiro da
perfetto
cecchino centrava in testa un Orco con un sasso facendolo rotolare nel
fiume. -
Harerin! -
Mi voltai in tempo per
afferrare le
daga
lanciatami da Nori, che scagliai a mia volta conficcandola nella
schiena del nemico che aveva assalito Balin qualche metro
più in
là. Mentre incrociavo lo sguardo grato del mio mentore,
venimmo
superati da un urlante Bilbo che stava
letteralmente cavalcando un barile vuoto; mi girai a guardare Bofur
che,
per tutta risposta, alzò le spalle senza sapere cosa dire. Improvvisamente, un
salto tra le
rapide mi fece
perdere la presa sulla botte del nano e finire di nuovo
sott’acqua. Per mia fortuna riuscii a colpire con i piedi il
fondo sassoso, riguadagnando in tempi brevi la superficie e per la
seconda volta, un paio di
braccia mi sollevarono, portandomi addirittura sopra il pelo dell'acqua. Guardai sopra di me,
stupita nel
vedere
Legolas in perfetto equilibrio su di un tronco galleggiante. Stavo per
aprire bocca, quando un Orco lo assalì lanciandosi verso di
lui
dalla sponda del fiume. Quello che riempì il mio campo
visivo
subito dopo, fu il
cielo sopra di me, mentre venivo scagliata in aria per poi ricadere
all’interno del mio barile che ormai credevo perduto. Mentre mi rimettevo in
piedi, mi voltai a
guardare furente l’elfo
e fui quasi sicura di vedere, sulle sue labbra, un accenno di sorriso
divertito mentre scoccava una freccia e uccideva l’ennesimo
nemico. Da
lì in avanti, la nostra discesa durò ancora
il tempo necessario per far perdere le nostre tracce agli Orchi ed
arrivare finalmente ad un tratto tranquillo del torrente.
-
Niente dietro di noi? - ci chiese Thorin, mentre usava le
braccia come remi per raggiungere la sponda. -
Niente che io veda! - gli rispose Balin. Io mi sentivo stremata e
il mio cuore
faticava a tornare a battere normalmente. Accolsi quindi con gioia il
rumore della mia botte che si arenava sull'acqua
bassa e con un salto mi tirai fuori dal barile; bagnata come un
pulcino, ma viva.
Guardandomi intorno cercai con gli occhi Kili, e lo vidi mentre con
l'aiuto dei suo fratello, cercava di scendere dalla sua botte.
Mi incamminai nella loro direzione, mettendomi poi a correre quando
lo vidi cadere pesantemente al suolo, accompagnato dall'urlo
spaventato di Fili. Quella volta, forse, non ci era andata poi
così bene...
* Sposa
di Lorien signora del riposo
Spazio
Autrice:
Vi
chiedo scusa fin da ora se questo capitolo dovesse non essere scritto
al meglio, ma oltre ad avermi dato parecchi problemi mi resta tempo per
scrivere solo la sera e a volte son talmente stanca che faccio il
doppio della fatica. Ora, dopo la paraculaggine, credo sia
pressochè inutile dirvi che il capitolo non porta grandi
novità; notare come intelligentemente ho impedito a Harin di
correre in soccorso di Kili, primo perchè c'è
sempre il
pericolo della Marysueaggine e secondo perchè mi sono
evitata di
dover farlo fare da Legolas xD Quindi
chiudo
tutto lasciandovi in "ansia" per le condizioni di Kili. Come
reagirà Harin?! Boh (non lo so manco io per ora)! Ringrazio
come di consueto i lettori, i recensori in particolar modo Laucace ultima new
entry, i preferiti, seguiti e ricordati =D Ora
credo proprio che andrò a dorzzzzzzzzzz zzzzz
ZZzzzzzZZZzzzzzzzzzz.
L'ansia
è una nemica
sottile, quasi invisibile, come la nebbia, non ti ricordi della sua
esistenza finchè non appare, e basta un niente
perchè
ciò accada. All'improvviso ne sei circondato senza che tu
te ne accorga, arriva a banchi, che ti avvolgono lasciandoti
disorientato e incapace di uscirne. Il respiro si fa più
corto,
il cuore fa a gara per uscire dal petto, il cervello ingigantisce le
emozioni, tutto appare peggiore.
Alla fine dimentichi di pensare in modo razionale, c'è solo
la tua ansia e
ciò che la provoca, e non ti resta altro che impedirti di
trasformarla
in paura, perchè la paura è peggio, non riesci a
liberartene così facilmente.
Quando arrivai vicino a Kili, mi lasciai cadere in ginocchio davanti a
lui; si stava tamponando la ferita con un lembo di
stoffa, sul viso un’espressione sofferente gli alterava i
tratti.
-
Fammi dare un’occhiata - dissi, mentre Fili al
nostro fianco osservava con apprensione. -
No, non è
niente - mi fermò Kee, afferrando la mano che avevo proteso
per
scostare il lembo di stoffa premuto contro la coscia; io lo guardai
preoccupata - davvero
sto bene - rincarò con convinzione. -
Lascia almeno che ci metta una fasciatura - dissi
- Forza alzatevi! -
Thorin arrivò con passo svelto nella nostra direzione,
corrugando leggermente la fronte nel vedere il sangue imbrattare i
pantaloni di Kili.
- Zio, Kili è stato ferito, dobbiamo
fasciargli la
gamba - disse Fili in risposta alla muta richiesta di mio padre.
Lui si guardò intorno, fissando intensamente la sponda del
fiume che si perdeva in lontananza.
-
Abbiamo un branco
di Orchi alle calcagna, continuiamo a muoverci - disse alla fine.
Io nel frattempo feci distendere la gamba a Kili, cosa che gli fece
sfuggire un
gemito di dolore. Non mi interessava se c'era Azog in persona alle
nostre calcagna, senza almeno ricevere una cura
pagliativa Kili non avrebbe proseguito in
quelle condizioni.
-
Verso dove? - lo interrogò Balin, accostandosi a
noi con la lunga barba bianca gocciolante. -
La Montagna, ci siamo quasi - suggerì Bilbo mentre
strizzava con foga il suo gilè. -
Fili, dammi qualcosa per fasciarlo - dissi io mentre
ascoltavo la conversazione. -
Un lago si trova
tra noi e quella Montagna, non c’è modo di
attraversarlo -
replicò allora Balin. -
Ci gireremo
intorno! - provò a proporre lo Hobbit, che venne
però
quasi subito interrotto da Dwalin. -
Gli Orchi ci
piomberanno addosso, sicuro come la luce del sole! - in due secondi il
nano smontò il piano di Bilbo - non abbiamo armi
per
difenderci - aggiunse poi rivolgendosi a Thorin.
Fili nel frattempo, mi
aveva passato un drappo di cotone macchiato e malconcio, ma abbastanza lungo e robusto per
darmi modo di improvvisare una benda che tenesse.
-
Fasciategli la gamba, presto. Avete due minuti -
Io guardai di sfuggita
Thorin mentre
ci passava accanto,
facendogli un cenno di assenso con la testa.
Quindi, con l'aiuto di Fili che teneva ferma la
gamba del fratello, iniziai a girare con cura la stoffa tutt'attorno
alla ferita. Kili respirava
pesantemente, trattenendo il fiato ad ogni giro e ogni qual volta la
mia mano premeva su di essa per bloccare meglio il flusso di sangue.
-
Sono morto di paura quando sei scomparsa sott’acqua
- rantolò d'un tratto tra i denti stretti. -
Tu sei morto di
paura?! Io non sapevo nemmeno cosa ti fosse successo sopra la chiusa! -
ribattei senza staccare gli occhi dal lavoro quasi concluso. -
Questa volta vince lei fratellino, ho avuto paura anche io -
concordò con me Fili. -
Quasi fatto... - annunciai. -
Harin, dopo
però devi farmi un favore - mugugnò Kili e io
alzai lo
sguardo verso di lui, incuriosita. -
E cioè? - domandai. -
Copriti in
qualche modo. Si vede tutto e rischio di dovermi ributtare in acqua se
continui così - rispose con un sorriso tirato, accennando
alla mia camicia color terra bruciata che, bagnata
fradicia, si era appiccicata al torace. -
Potresti non essere il solo! - asserì Fili,
facendo balenare i denti bianchi da sotto i baffi umidi. -
Oh piantatela! - dissi irritata arrossendo.
Mentre i due fratelli
continuavano
imperterriti con la loro arringa di battute, e io finivo di
stringere il nodo della fasciatura chiedendo a Mahal di fornirgli un
pò di cervello, con la coda dell’occhio scorsi
un’ombra proiettata sulle rocce.
Un'ombra troppo alta per essere di uno di
noi e soprattutto, troppo armata per essere di un nano a cui avevano
portato via tutto. Mi voltai di scatto.
Dietro di noi
vidi un uomo che, dall'alto di un masso, ci puntava contro un arco
teso.
La prima freccia incoccata si
piantò sul bastone che Dwalin aveva preso in mano per
difendere
Ori e la seconda, rapidissima, fece volare via di mano la pietra che
Kili stava accingendosi a lanciare.
-
Fatelo di nuovo e siete morti - ci apostrofò lo
sconosciuto, con voce chiara e ferma.
Il nostro forse nuovo nemico era un uomo, con una chioma di capelli
castani e ricci e occhi scuri e penetranti.
C'era qualcosa nel suo sguardo e nel suo modo di tenere l'arco, una
certa fierezza, che mi fece pensare a qualcuno di nobili origini;
pensiero che scivolò subito via vedendo il suo abbigliamento
e,
soprattutto, gli stivali logori e sporchi.
Restammo tutti immobili; la sua comparsa ci aveva colti del tutto alla
sprovvista, senza contare che eravamo appena scappati da Orchi ed Elfi
e che ci trovavamo non si sa bene dove, con solo le vesti di tela e
senza nemmeno un pugnale.
In pratica tutto giocava a suo favore.
-
Scusami, ma sei
di Pontelagolungo se non vado errato - disse Balin, spezzando il
silenzio che si era venuto a creare e guadagnandosi
l’attenzione dell’arciere e della sua arma - quella
tua chiatta... - proseguì con le mani alzate in segno di
resa -
non sarebbe
possibile affittarla? -
L’uomo fu
così preso
alla sprovvista da quella richiesta che abbassò lentamente
l’arco, ci guardò ancora una volta tutti uno per
uno, e poi sorrise con scherno.
-
Questa è
bella! - asserì, appendendo però l’arco
sulla
schiena - facciamo così: voi datemi una mano a tirare fuori
dall’acqua quei barili, e io
vedrò di ascoltare cosa avete da dire - ci propose,
indicando
con un cenno della testa ciò che ci eravamo lasciati dietro.
Onestamente di entrare
di nuovo nel
fiume da cui eravamo appena usciti, proprio non ne avevo voglia... ma
lo
feci comunque e, aiutai i miei compagni, trascinai le botti fin dove
era
ormeggiata la barca dell’uomo.
-
Cosa ti fa
pensare che vi aiuterò? - domandò
l’uomo a Balin,
mentre faceva rotolare le botti sulla sua chiatta. -
Quegli stivali hanno visto giorni migliori! Come quel
cappotto - replicò Balin con arguzia.
Mentre il nano
proseguiva a chiedergli dei suoi
figli, io abbassai il viso verso Kili che, seduto su una sporgenza di
roccia,
aveva appoggiato la fronte sul mio braccio.
-
Kili? - lo chiamai titubante. -
Sono solo stanco tranquilla - rispose lui e io scambiai
un’occhiata preoccupata con suo fratello. -
Oh avanti basta, bando alle ciance! -
L'esclamazione seccata e
spazientita di Dwalin, riportò la mia attenzione sulla
discussione con il chiattaiolo.
-
Perché tanta fretta? - domandò
l’uomo incuriosito dal tono perentorio usato dal nano. -
Perché ti interessa? - replicò Dwalin
con cipiglio minaccioso. -
Oh vorrei sapere chi
siete e che cosa ci fate in queste terre - rispose l’altro,
appoggiandosi all’ultimo barile che doveva caricare. -
Ah siamo dei
semplici mercanti delle Montagne Blu, in viaggio per incontrare dei
nostri parenti sui Colli Ferrosi - inventò lì per
lì Balin con voce e sguardo altrettanto innocente. -
Semplici mercanti
tu dici? - replicò allora l’uomo, per nulla
convinto e con un sorriso
divertito sulle labbra incorniciate da una rada barba e baffi scuri. -
Ci occorrono cibo, provviste, armi. Puoi aiutarci? - si
intromise a quel punto Thorin.
Il barcaiolo lo
fissò per un momento prima di spostare lo sguardo sul carico
di botti.
-
So da dove sono arrivati questi barili... - disse,
accarezzando i solchi lasciati dalle frecce degli Orchi. -
Perciò? - chiese di rimando Thorin. -
Non so che affari avevate con gli Elfi, ma non credo sia
finita bene -
replicò, intuendo perfettamente che c'era qualcosa che non
andava. -
Non ti
arrecheremo alcun danno - provai a dire e lo sguardo
dell’uomo, per un momento, si
soffermò su di me prima di scuotere la testa. -
Si entra a
Pontelagolungo solo con il permesso del Governatore -
spiegò salendo sulla sua barca e sciogliendo il nodo della
corda
che la ancorava al molo - Tutte le sue ricchezze provengono dagli
scambi
con il Reame
Boscoso. Ti metterebbe ai ferri, prima di rischiare l'ira di Re
Thranduil - decretò, lanciando tra le braccia di Balin la
fune
ormai slegata. -
Scommetto che ci sono altri modi per entrare non visti - si
affrettò a dire l'anziano nano incalzato da Thorin. -
Certo! -
assentì l’uomo - ma per quello, vi ci
vorrebbe un
contrabbandiere - disse quasi ridendo. -
Per il quale... pagheremmo il doppio - buttò
lì Balin in un ultimo tentativo di coercizione.
L'uomo lo
fissò con rinnovato interesse e capii dal suo sguardo, che
stava iniziando a valutare l'offerta.
-
Come posso essere
sicuro che mi paghiate? Corro un grande rischio se decido di aiutarvi -
disse, abbracciandoci tutti con uno sguardo dubbioso - conosco
l’attaccamento dei Nani per il loro denaro - aggiunse. -
Non tutto ciò che è prezioso per i
Nani, è fatto d'oro e di Mithril - dissi
io senza riuscire a trattenermi, vidi Thorin lanciarmi
un’occhiata ammonitrice
seguita poi da molte altre.
Non ce l'avevo fatta a stare zitta. Ero stufa dello stereotipo che si
era venuto a creare su di noi Nani; gente che sapeva solo asserire
quanto fossimo avidi, quasi non fossimo capaci di altri sentimenti o di
compassione. Se solo avessero saputo, e visto, i sacrifici che Thorin
aveva fatto per il suo popolo! Aveva sacrificato tutto per poterci
ridare un futuro e una casa, ed era ingiusto essere giudicati
così, sempre.
-
E cosa sarebbe? - domandò il chiattaiolo,
inarcando un sopracciglio incuriosito. -
La propria casa e la propria famiglia, fidati di questo -
risposi restituendogli l’occhiata.
L’uomo stette
in silenzio per un’interminabile minuto.
- Non siamo ladri, nè Nani che non
sanno onorare le
proprie promesse - rincarò Balin con serietà.
Il misterioso chiattaiolo sospirò, scuotendo solo
leggermente la testa.
-
E sia. Salite - disse, dirigendosi verso il timone. -
Ottimo! - esclamò Balin, riacquistando tutto il
suo buon umore e salendo sulla barca dietro di lui. -
Ben fatto Harin! - mi disse Bilbo sorridendo, mentre aiutavo
Fili a sorreggere suo fratello. -
Sì
davvero - concordò Thorin, stringendomi affettuosamente la
spalla.
Io gli riservai un sorriso fugace senza però guardarlo negli
occhi. Non mi ero
dimenticata di ciò
che avevo scoperto al Reame Boscoso, e non mancava molto
perché
glielo dovessi dire.
Spazio Autrice:
Oggi sono
come i nostri meravigliosi nani...... di fretta!! Quindi niente
commenti! Anche perchè per una volta non ne avrei xD Vi
ringrazio come di consueto tutti quanti per l'affezione che state
dimostrando a questa storia, siete meravigliosi <3
Non ero mai stata su una barca (non di quelle dimensioni almeno) e
onestamente avrei volentieri continuato a restare nella mia ignoranza.
Le barche degli
uomini erano fatte per gli uomini. Ciò significava che i
bordi
erano molto più alti di me e, senza un adeguato rialzo, mi
impedivano di vedere verso dove
o cosa ci dirigevamo. Non sapere cosa ci fosse intorno mi dava un
senso di panico, mi sentivo persa nel nulla, vulnerabile. Senza contare
che ero
fatta per stare sulla terra ferma; non amavo la consapevolezza di avere
sotto di me null'altro che acqua e Mahal solo sapeva cosa!
Nel frattempo, incurante del mio disagio, il nostro provvidenziale
chiattaiolo guidava con sicurezza la barra
della barca con lo sguardo fisso avanti a sè, spostandolo
solo ogni tanto per dare
una sbirciata ai suoi bizzarri passeggeri.
Dal canto mio, visto che ero del tutto consapevole di dovere delle
spiegazioni ai miei compagni e sapendo benissimo di voler ritardare
quel momento il più a lungo possibile,
mentre tutti si sistemavano a prua (ovvero il più lontano
possibile dal proprietario della barca) io mi andai a sedere di
proposito vicino a lui. La mia scelta fu dettata anche dal desiderio di
ottenere una posizione più elevata, in modo da potermi
osservare
attorno. Desiderio che fu prontamente infranto dalla fitta coltre di
nebbia che si stendeva fin dove occhio poteva scorgere. Così
non
mi rimase altro che guardarmi pigramente in giro senza in
realtà
vedere nulla.
-
Sei strana per
essere una nana - disse d'un tratto l’uomo, spezzando lo
sciabordio silenzioso del lago. -
E tu sei normale
come tutti gli uomini... ma un ottimo arciere devo ammettere - replicai
e con la coda dell'occhio lo vidi sorridere. -
Bard - si presentò senza tanti convenevoli. -
Harerin dai Monti Azzurri - dissi a mia volta. -
È un lungo viaggio fino a qui - osservò
lui. -
Sì, lo
è... - sospirai, cercando di scacciare l'improvvisa fitta di
nostalgia e l'immagine di come sarebbe
stato adesso l'Ered Luin in pieno inverno - per cui non ti
ringrazierò mai abbastanza per il favore che ci stai facendo
-
aggiunsi spostando il mio sguardo su di lui. -
Dietro pagamento... - mi fece notare, dandomi
un’occhiata fugace prima di tornare a scrutare la rotta. -
Vero, ma
avresti potuto comunque rifiutare o scoccare subito quella freccia
contro di
noi. Il beneficio del dubbio è raro quando si incontrano
degli sconosciuti - risposi io con un'alzata di spalle.
Dopo di che tra di noi
calò
nuovamente il silenzio, rotto solo dalla voce di Balin che faceva la
conta delle monete in nostro possesso.
-
Sai tirare con l’arco? - mi domandò Bard
riprendendo così la conversazione. -
Sì, ma non
amo molto le armi a gittata. Preferisco stringere un’elsa nel
palmo, che una freccia tra due dita - risposi con un sorriso - E' Kili
l'arciere del gruppo, è di sicuro il più bravo
fra di noi - aggiunsi con un cenno del
capo in direzione dei miei compagni ammassati sulla punta della
chiatta. -
E quale sarebbe?
Spero non quello con un’ascia in testa - disse
l’uomo
corrugando la fronte in un'espressione perplessa. -
No, no - risi io
- è quel giovane nano castano seduto per terra - spiegai,
omettendo un "meraviglioso" tra gli aggettivi.
Kili sentendo il mio sguardo su di sé, mi guardò,
facendomi un mezzo sorriso che ricambiai.
-
Ah quello
ferito. Non sembra avere una bella cera... - commentò Bard -
...perdonami! Non era mia intenzione farti agitare - aggiunse subito
dopo,
vedendo che mi ero voltata di scatto verso di lui. -
Starà bene
- replicai mentre stringevo tra le dita, senza nemmeno accorgermene,
l'anello che mi aveva regalato da Beorn. -
È il tuo fidanzato? - domandò allora
Bard ammiccando verso la vera. -
Sì... -
risposi senza riuscire a nascondere un sorriso preoccupato - invece tu
hai perso
tua moglie se ho capito bene - dissi tornando seria.
L’uomo mi
guardò con un velo di remota tristezza ad offuscargli gli
occhi altrimenti brillanti e acuti.
-
Sì, alcuni
anni fa - rispose con un lungo sospiro, quasi a voler offuscare il
ricordo
con la condensa prodotta dal fiato. -
Deve essere stato difficile. Ti capisco... - gli dissi. -
Anche tu…
- l’uomo lasciò la frase in sospeso, tirando nel
frattempo
la barra verso di sé e facendo di conseguenza virare la
barca. -
Ho perso mia madre e mio padre quando ero una bambina - gli
spiegai. -
Mi dispiace - rispose e i suoi occhi scuri erano sinceri.
C'era qualcosa di confortante e triste assieme, nell'essere accomunati
dalla morte di qualcuno a cui si teneva.
Il dolore era il medesimo per tutti.
-
Ma fortunatamente non si è mai da soli - gli
sorrisi, pensando alla mia famiglia adottiva.
Bard stava per rispondere qualcosa, quando la voce di Thorin ci
interruppe.
-
Harerin!
Vieni – mi chiamò e per un attimo fu come tornare
bambina;
il tono imperioso era lo stesso di quando mi attardavo troppo fuori a
giocare con Fee e Kee.
Io saltai giù
dalla sponda
della chiatta dove mi ero seduta e feci un cenno col capo a Bard prima
di raggiungere gli altri. Balin seduto sul fondo
della barca,
aveva improvvisato un piccolo banchetto per le riscossioni su una cassa
presa in prestito e lì, aveva ammucchiato in piccole pile
alcune
monete di svariate dimensioni.
-
Avremmo bisogno
che ci dessi anche il tuo denaro - mi disse il nano mentre io mettevo
già mano al borsellino appeso sul fianco. -
E che ci dicessi cosa è successo nel Reame Boscoso
- aggiunse Thorin.
Io mi bloccai con ancora le dita sul
laccio che stavo snodando, guardai Kili seduto ai miei piedi il quale
mi fece un cenno della serie “avresti dovuto dare delle
spiegazioni prima o poi”.
Con lentezza finii di slacciare il nodo, porgendo poi il sacchetto a
Balin, che lo prese con sguardo dispiaciuto mentre io puntavo
finalmente
i miei occhi su Thorin.
Ci lessi preoccupazione, la stessa di quando ero stata riaccompagnata
nelle celle. Mi accorsi che lo stavo tormentando senza motivo...
-
Thranduil
conosceva mio padre - mi decisi quindi a dire e vidi il suo sguardo
farsi stupefatto; gli occhi azzurri appena un pò
più
grandi. -
Dici sul serio? - esclamò Fili, seguito da molte
altre frasi simili. -
Sì - risposi -
Ebbene chi era?
Qual’era il suo nome? - mi incalzò Bilbo gli occhi
accesi
dalla curiosità.
Dovetti far un respiro
profondo e guardare ancora una volta gli occhi scuri di Kili per
trovare il coraggio di andare avanti.
-
Thaviel…
era il.. fratello di Re Thranduil - ammisi, mordendomi il labbro e
senza
avere il coraggio di guardare nuovamente Thorin in faccia. -
Il fratello del
Re?! - esclamò così forte Gloin, che la sua voce
rimbombò nello spazio circostante. -
Fate silenzio per Eru! - ci rimproverò Bard
venendo però bellamente ignorato. -
Così.. no
aspetta... tu saresti la nipote del sovrano di Bosco Atro?! -
ragionò
Bofur - Oh per la barba dei Durin!- esalò sconvolto. -
Ehi ehi! Nipote
oppure no di orecchie lunghe, resta sempre la nostra Harerin! -
commentò Fili e io lo guardai riconoscente. -
Ti ha detto altro? - si informò Thorin.
Proseguivo a non guardarlo in faccia, per cui dal suo tono non riuscii
a capire cosa pensasse.
-
Non molto. Non lo vede da secoli ormai... Non ha preso bene
il fatto che si sia
imparentato con i nani - risposi con voce piatta. -
Per tutti i Valar!! - esclamò Ori attonito. -
Suvvia, non è il caso di essere così
drastici per questa storia... - lo ammonì Balin.
Ma il giovane scosse la
testa e, incapace di proferire parola, si limitò a puntare
un dito alle nostre spalle. Confusi
ci girammo tutti verso la direzione indicata, chi era seduto si
alzò, e rimanemmo tutti attoniti allo stesso modo. In mezzo alla foschia era
apparsa improvvisamente, in tutta la sua maestosità, la
sagoma
della Montagna Solitaria: Erebor svettava sul lago, torreggiando e
allungando
le sue ombre verso di noi.
-
Per la mia barba - disse Dwalin scioccato.
In quel momento non
riuscivo a
immaginare da quali sentimenti fossero travolti i miei amici. Io
stessa, pur non avendola mai vista prima, ero rimasta impressionata e
intimorita da quella presenza. Per questo motivo non riuscivo a pensare
a cosa stessero provando loro che ci avevano vissuto e che erano
decenni che non la vedevano. Eravamo ancora tutti intenti ad ammirarla
in un religioso silenzio, quando Bard ci si fece incontro a passo
spedito; la suola in cuoio degli stivali che risuonava secca sulle assi
del ponticciolo.
-
Presto il denaro,
datemelo subito! - disse affettato, allungando senza tanti complimenti
una mano verso Balin. -
Ti pagheremo quando avremo le nostre provviste, non prima -
replicò Thorin duro come la pietra. -
Se apprezzate la
libertà farete come vi dico, ci sono guardie più
avanti -
si limitò a rispondere lui guardando avanti.
Quando mi girai in
quella direzione,
vidi che all’orizzonte iniziavano ad intravedersi delle case
e
qualche pennacchio di fumo di camino.
-
Ecco a te ragazzo - esclamò allora Balin
porgendogli prontamente il denaro.
Bard lo prese
infilandoselo in tasca.
-
Ora vi conviene
entrare in quei barili vuoti e per grazia, non uscite fuori
finchè non ve lo dico e soprattutto non fate il minimo
rumore! -
ci avvertì tornando alla barra.
Fu così che,
per la seconda
volta, mi trovai all'interno di una delle botti, sperando ardentemente
che quella fosse l'ultima.
Spazio
Autrice:
Arriveranno
a sta benedetta dai Valar di Esgaroth?! Sì sì ci
stiamo arrivando pazientate ^^" Considerando
che gradualmente mi staccherò dalla trama del film, i
capitoli di
transizione non posso evitarli... e già adesso mi sto
prendendo
più libertà rispetto a prima, cosa che in
parecchi avete
già notato. In
questo
capitolo in particolare ho rimodernato la barca di Bard. Nel film avevo
trovato un pò strano come si adattasse all'altezza dei nani
e
onestamente io me la ero immaginata ben diversa. La conversazione
avvenuta
fra Harin e Bard l'ho pensata sostituendola a quella probabilmente
avvenuta tra quest'ultimo e Bilbo, con opportune modifiche ovviamente
xD Per
quanto
riguarda finalmente la confessione di Harin su ciò che aveva
scoperto a Bosco Atro, non ho voluto stare tanto a menar il can per
l'aia, preferendo inserirla qui, dove c'era una motivazione logica per
interrompere la questione e non prolungarla più del
necessario.
Verrà ripresa, ma più avanti ;)
Ultima postilla: dalla prossima settimana vado in ferie, ciò
significa che posterò ancora un capitolo e poi mi
dileguerò per qualche settimana di vacanza far away from
here =D
Non vogliatemene..... Ringrazio
tutti
i lettori assidui, nuovi e saltuari, le recensiste andate, e non, in
vacanza <3, chi mi ha aggiunta tra i: preferiti,seguiti: in
paricolare Javaneh_97
e xX__Eli_Sev__Xx
(che si è anche fermata a recensire) aggiuntesi da poco e
ricordati: Azazel_
in special modo!
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
Avete visto il trailer dell'ultimo film? Cosa ne pensate?
Appena dopo l'essere stata
costretta (di nuovo) ad aserragliarmi all'interno di una botte, la cosa
più frustrante risultò essere il non sapere cosa
stesse succedendo fuori.
Eravamo ormeggiati, e di questo ne ero certa, vista l'improvvisa
immobilità della chiatta e l'inconfondibile tonfo
dell'attracco,
ma a parte ciò sapevo poco altro. Bard non aveva ritenuto
necessario
darci ulteriore dettagli, tranne l' "entrate nelle botti" e
il
"non fate rumore". Dall’esterno, in compenso, proveniva in
gran vociare. Gente
che urlava nella lingua corrente e trattava su prezzi e baratti, il
tutto accompagnato da suono concitato di passi, alcuni
frettolosi
altri strascicati, sulle assi del pontile e da un distante rintocco di
campane. Quindi le uniche cose su cui al momento potevo fare affidamento, erano
il mio udito e le indicazioni sussurrate di Bilbo. Aveva, infatti, avuto il grande
onore del barile con il foro per la
spillatura non otturato dallo Zipolo*.
-
Parla con qualcuno - ci informò a voce bassa
riferendosi a Bard. -
Non sento cosa dice! - si lamentò Oin dalla botte
vicina alla mia.
- Non è una novità quella...
- replicò la voce di Fili mezza divertita.
- Cosa vorresti dire?! - rispose piccato l'altro. -
Zitti per Durin!! - li ammonii io. -
Cosa succede? - sentii chiedere da Kili. -
Sta puntando il
dito verso di noi - rispose lo Hobbit lievemente agitato - e ora si
stringono la mano! - aggiunse con una punta di panico. -
Che canaglia! Ci ha belli che traditi! - grugnò
Dwalin già sul piede di guerra.
Un’ombra
improvvisa sopra di me
catturò la mia attenzione. Alzando lo sguardo, vidi sulle
nostre
teste una grande rete da pescatore piena di pesci di medie dimensioni.
Fu
in quell'istante che mi ricordai del consiglio quanto meno bizzarro,
che
Bard mi aveva sussurrato prima di scendere dalla barca:
“meglio
se ti metti il cappuccio”. In quel momento non lo avevo
affatto
capito. Ma ora sì!
Mi affrettai a seguirlo appena in tempo, prima di essere letteralmente
sommersa da una cascata di viscidi e sguscianti pesci di lago.
Poco dopo aver imbarcato il suo carico, la chiatta riprese nuovamente
la navigazione e dovetti
ammettere che Bard aveva avuto un’ottima idea; nessuno ci
avrebbe
visti lì sotto.... anche se come copertura non era proprio
il massimo
del profumo. Pensai con rammarico a
quanto tempo
fosse passato dall'ultimo bagno fatto, che ormai risaliva a quando
eravamo scesi dal Carrock, o che avevo avuto un attimo di
intimità
con Kili. Il pensiero del mio futuro sposo mi diede una stilettata di
inquietudine. Avevo la netta sensazione che non stesse così
bene
come continuava invece a sostenere... avrei dovuto parlarne con Fee, di
sicuro lo aveva notato anche lui e magari in due saremmo riusciti a
capirci qualcosa... o magari... Persa nei miei vari ed
eventuali
ragionamenti, quasi non udii Bard che ci avvertiva di essere arrivati
alla barriera per il pedaggio. La chiatta rallentò
progressivamente per poi fermarsi del tutto; il
vociare era sparito, ma l'eco delle campane si era fatto più
forte.
-
Alt ispezione
merci! Documenti per favore! - sentii esclamare all’esterno -
ah
sei tu Bard! - aggiunse lo sconosciuto, riconoscendo il nostro
contrabbandiere di fortuna. -
Giorno Percy - salutò lui. -
Niente da dichiarare? - domandò l'altro. -
Niente - disse
Bard e lo sentii saltare sul ponte della barca - se non che sono
intirizzito e stanco e ho voglia di casa - -
Io uguale a te -
replicò solidale il suo interlocutore - ecco fatto, tutto in
ordine! -
esclamò dopo un attimo la stessa voce.
Io dentro di me esultai
per l'ottimo
piano di Bard.
Solo un pò troppo presto però...
Perchè si sa,
l'imprevisto e sempre dietro l'angolo, e difatti venni smentita due
secondi più tardi.
-
Non così in fretta - disse una voce nuova che io
trovai immediatamente untuosa e fastidiosa. -
Consegna di
barili vuoti, dal Reame Boscoso! - sentii leggere, probabilmente la
lettera di imbarco - solo che non sono vuoti, non è vero
Bard?-
domandò l’individuo per poi proseguire
senza
attendere risposta - se mi rammento bene, tu hai la licenza di
chiattaiolo… non, di pescatore! - gli fece notare con una
certa soddisfazione. -
Non sono affari tuoi - replicò Bard. -
Sbagliato! Sono affari del Governatore, pertanto sono affari
miei - lo rimbeccò lo voce untuosa. -
Oh avanti Alfrid abbi cuore, la gente deve mangiare! -
provò a convincerlo Bard. -
Questo pesce
è illegale - sentenziò l’altro senza
tante
cerimonie e sentii un rumore di qualcosa che veniva gettato in acqua,
sicuramente uno dei pesci.
Poi disse quello che non
avrei mai voluto sentir dire.
-
Svuotate i barili fuori dalla barca - ordinò
Alfrid. -
Avete sentito? Nel canale! - gli fece eco qualcun'altro
subito dopo.
Avvertii dei passi
pesanti che
salivano sulla barca e dopo poco il mio barile cominciò ad
essere trascinato lungo il ponte della chiatta.
Bard continuava a parlare con Alfrid, ma le voci mi arrivavano
indistinte,
coperte dal rumore delle botti trascinate e dall'ansimare per lo sforzo
di chi stava cercando di buttarle fuori bordo.
Nel frattempo, la botte dove ero nascosta venne inclinata
pericolosamente. Mi feci quanto più piccola riuscii,
appiattendomi sul fondo e puntellandomi con le mani sulle pareti mentre
sopra di me lo strato più
superficiale dei pesci cominciava a scivolare nel canale. Quando pensavo che sarei di
sicuro
stata scoperta, il barile di raddrizzò di colpo e io mi
appoggiai
contro la parete interna con il cuore a mille.
-
Alza la chiusa! - sentii gridare e la barca si rimise in
movimento.
Non sapevo cosa fosse
successo, ma a
quanto pareva, Bard era riuscito in qualche modo a convincere Alfrid a
lasciarlo entrare in città con il suo carico. Passarono
altri
interminabili minuti
prima che ci fermassimo di nuovo; in un silenzio teso avvertivo solo i
pezzi di ghiaccio
rotto, cozzare contro lo scafo. Poi sentii Bard trafficare
all’esterno e alla fine un colpo sul fianco del barile. A quel punto, mi alzai a fatica
facendo cadere sul ponte i pesci che ancora mi coprivano.
-
Tutto ok? - mi
domandò l’uomo, mentre con malagrazia rovesciava
la botte
vicina alla mia da cui rotolò fuori Nori. -
Sì, ma
come carico potevi scegliere qualcosa di più profumato -
risposi,
scuotendo le braccia per togliermi di dosso la salamoia.
Bard mi rivolse un mezzo
sorriso accingendosi a rovesciare un altro fusto, dal quale
però,
spuntò la testa pelata di Dwalin.
-
Non t’azzardare a toccarmi! - lo
apostrofò liberandosi da solo.
Quando fummo tutti
saltati giù
dalla chiatta e lui ebbe pagato l'uomo che ci aveva visti uscire,
iniziammo a seguirlo per i pontili della città. Io mi affiancai subito a
Kili.
-
Stai bene? - gli chiesi.
Lui mi sorrise
prendendomi per mano -
quando ci sei tu, sempre - rispose e io aumentai la stretta, scaldata
da
quella frase ma al contempo senza riuscire a reprime dentro di me la
preoccupazione. Passammo furtivi tra le
bancarelle
disseminate nella città cercando di farci notare il meno
possibile. Fatto che era palesemente ostico già di per
sè: 14 nani e uno Hobbit in fila indiana! Figuriamoci!! Mentre correvamo dietro
a Bard, questi
venne improvvisamente fermato da un ragazzino di circa 13 anni, con una
zazzera di capelli scuri e arruffati, un viso affilato e occhi, in quel
momento, agitati.
-
Pa! La nostra casa è sorvegliata - disse,
guardando stupito più noi che suo padre.
Bard si
guardò frettolosamente intorno.
-
Voi proseguite
per di lì - disse, indicandoci un pontile che scendeva e che
continuava al di sotto delle case - prima di girare il secondo angolo
che troverete, tuffatevi in acqua. La mia casa è esattamente
lì di fronte. Dovrete passare sotto la palafitta fino a
raggiungere lo scarico - spiegò senza mezzi termini.
Io, che stavo
restituendo lo sguardo
a suo figlio con le sopracciglia inarcate per tutta quella
curiosità nei miei riguardi, mi girai di scatto verso Bard.
-
Scarico?! - esclamai con un sibilo - vuoi farci entrare dallo
scarico? - chiesi allibita. -
Non ho altra
scelta, è l’unico modo perché possiate
entrare
senza essere visti - spiegò impaziente l’uomo.
Non fui
l’unica senza parole a
girarmi per guardare Thorin, ma il suo sguardo, in risposta alle nostre
mute rimostranze, era più che eloquente.
-
Ah dannazione! -
sbottò Dwalin, seguendo Thorin che si era incamminato verso
il
pontile indicato da Bard.
Per quanto mezz'ora
prima avessi
meditato sulla necessità di farmi un bagno, sicuramente
quello
non era ciò che intendevo. Il peggio fu dover
restare a mollo aspettando che Bain, il figlio di Bard, ci desse il
segnale per poter salire.
-
Sarà
divertente da raccontare a mamma - disse Fili, i baffi biondi che
galleggiavano
sul pelo dell’acqua. -
Divertentissimo… - sibilammo io e Kili un
po’ meno convinti.
Finalmente, quando ormai
iniziavo a
sentire le estremità intorpidite, un sonoro toc toc ci fece
capire che
era giunto il momento. Il primo ad andare fu
Dwalin, che da
quando ci eravamo tuffati in acqua aveva iniziato a sciorinare
improperi in Khudzul, il secondo fu Bilbo e poi toccò a me. Vi chiedo scusa se non
mi
dilungherò nel dirvi come ci si può sentire ad
uscire dal
gabinetto di una casa, bagnata fradicia e completamente congelata, ma
vorrei continuare a tenere lontano il ricordo dalla mia mente. All’
”uscita” ad
aspettarmi c'era Bain. Il ragazzo sembrò piuttosto sollevato
dal fatto che io
accettassi con gratitudine la sua mano protesa,
Dwalin non doveva essere stato molto gentile... Presa quindi la scala che
portava al piano di sopra, venni accolta dalle altre due figlie di
Bard.
-
Pa... come mai
dei Nani stanno uscendo dal nostro gabinetto? - domandò una
ragazza sui sedici anni dai capelli mossi e dorati. -
Ci porteranno
fortuna? - chiese felice la sorella minore, una bimba di non
più
di otto anni, con una massa di capelli biondi come quelli della
maggiore,
ordinati in una pettinatura raccolta ma in qualche modo ribelle. -
Meglio non
saperlo… - replicò suo padre - Sigrid prendi
delle
coperte e dei vestiti asciutti - ordinò alla ragazza - Tilda
dalle una mano - aggiunse rivolto alla bambina che continuava a
guardare quella processione con stupore.
Quando Kili comparve
dalla scala, notando la sua fatica nel salire
i gradini, mi
avvicinai per aiutarlo, ma
lui mi fece cenno di stare tranquilla. Non ci restò
altro, quindi, che
metterci comodi mentre le due ragazze ci distribuivano coperte, vestiti
asciutti e qualcosa di caldo da bere. Accettai con un sorriso
il drappo che Tilda mi stava porgendo e lei me lo restituì
per nulla imbarazzata.
-
Tieni, dovrebbero
andarti bene. Sono miei di qualche anno fa - mi disse subito dopo
Sigrid, allungando nella mia direzione un involto di vestiti. -
Ti ringrazio - le risposi riconoscente. -
Puoi andarti a cambiare in camera nostra se vuoi - aggiunse
con tono neutro.
Non sembrava cattiva, solo un po’ guardinga a
quell’improvvisa invasione di Nani. Accettando, mi alzai e
la seguii fuori dalla cucina fino ad un stanza affacciata su di un
corto corridoio. La camera era molto
essenziale: due
letti divisi da un comodino, una scrivania, una cassapanca leggermente
aperta da cui uscivano lembi di stoffa e alcuni scaffali contenenti
libri e barattoli di vetro usati come porta candele.
-
Fai pure con comodo - mi disse la ragazza lasciandomi sola. Io cominciai a
cambiarmi, indossando i vestiti asciutti che risultarono non molto
diversi da quelli precedenti.
Un paio di calzoni di cotone e una blusa che mi arrivava quasi alle
ginocchia e che dovetti stringere con la mia cintura in cuoio.
Agganciata ad essa c'era l’arpa dorata di Thorin,
praticamente
l’unico bagaglio rimastomi assieme alla pipa di legno. Una
volta pronta tornai dagli altri.
-
Hai preso il
nostro denaro, dove sono le armi? - stava dicendo Thorin nel momento in
cui rientrai in cucina. -
Non potrò darvele prima di domattina - rispose
Bard. -
Ragazzo non so se
ti è chiaro che non abbiamo molto tempo - replicò
Dwalin
scocciato, facendosi avanti verso l'uomo. -
La mia casa è sorvegliata e io non
metterò a
repentaglio la vita della mia famiglia per la vostra fretta -
ribattè Bard per nulla intimorito dal tono del Nano. -
C’è
tempo fino a dopodomani, dico bene? - mi intromisi io, abbandonando la
soglia della porta sulla quale mi ero fermata.
Si voltarono tutti
contemporaneamente verso di me.
-
Immagino di
sì, non abbiamo molta scelta - rispose stancamente Thorin,
passandosi la mano con il grosso anello sul viso.
Con quella frase, sedata ogni possibile protesta, i miei amici si
rilassarono riunendosi in gruppi: chi intorno al tavolo, chi vicino al
camino e chi per terra sotto le finestre. Io mi avvicinai di nuovo a
Sigrid.
-
Scusami - esordii,
attirando così il suo sguardo su di me - ma non è
che
avresti… una spazzola da prestarmi? - le chiesi un
po’ imbarazzata.
Lei guardò la
mia treccia aggrovigliata e arruffata, e sulle labbra le nacque un
sorriso spontaneo e solidale.
-
Certo, aspetta un secondo - rispose e dopo aver cercato in un
cassetto mi porse un pettine. -
Sia lodato Mahal, ti ringrazio! - dissi incredibilmente
felice per quel semplice oggetto. -
Non deve essere
facile essere l’unica ragazza tra tutti questi uomini...
Nani...
- si corresse, guardando quell'accozzaglia di figure tarchiate. -
Oh non puoi nemmeno immaginare quanto! - le risposi facendola
ridere.
Dopo di che presi un
basso sgabello
di legno, e posizionatolo sotto la finestra, mi ci sedetti sopra.
Sciolsi i capelli, che ormai erano diventati
talmente lunghi da superare abbondantemente la metà schiena.
Mentre cominciavo a spazzolarli, non senza una certa fatica a causa dei
molteplici nodi, iniziai a sentirmi osservata e alzando lo sguardo
incrociai quello di Bain, il quale, imbarazzato, si affrettò a
distoglierlo subito.
-
Posso fare qualcosa per te? - chiesi con tono tranquillo. -
No.. no.. - rispose lui nervoso.
Io risi sotto ai baffi -
ti stai
chiedendo perché ho questi capelli? - tirai a indovinare,
afferrandomi una ciocca candida tra le dita.
Dallo sguardo
che mi lanciò capii di aver fatto centro.
- Sei un Elfo?! -
squittì allora Tilda comparendo al fianco del fratello; le
guance accese in contrasto con il verde degli occhi. -
Tilda! Che
domande sono? E poi non vedi che è una Nana? È
troppo
bassa per essere un Elfo - la rimbeccò suo fratello. -
In realtà
più o meno. Tua sorella non ha tutti i torti... - replicai
io,
guadagnandomi un’occhiata basita dal ragazzo e uno entusiasta
dalla bambina - sono mezza Elfo - dissi arricciando il naso. -
Mezza Nana e mezza Elfo femmina, non ve la consiglio -
scherzò Kili seduto poco distante da me. -
Ma sentitelo! - sospirai io, mentre Bain e Tilda si mettevano
a ridere. -
Hai dei
bellissimi capelli - esclamò d'un tratto la bambina - posso
acconciarteli? - mi chiese poi speranzosa. -
Stai attenta,
calca un po’ la mano - mi avvertì la sorella
maggiore,
passando di lì con una bacinella di legno. -
Non è vero! - protestò la bambina
mettendole il broncio. -
Non importa
Tilda, fai pure - e dicendo questo mi girai di spalle in modo che lei
potesse arrivare agevolmente ai miei capelli. -
La città
è tutta sull’acqua?- domandai dopo un momento,
mentre Tilda
armeggiava con la mia chioma e io osservavo incuriosita il paesaggio
fuori dalla finestra. -
Sì,
è interamente costruita su palafitte in legno. Abbiamo fatto
fortuna con il commercio, anche se negli anni è molto calato
-
Mi voltai di un poco per
guardare Bard che mi aveva risposto.
-
Il vostro Governatore non fa nulla per questa situazione? -
mi informai allora. -
L’unica
situazione che interessa a quell’uomo è di avere
le sue
cantine piene di Brandy e i suoi piedi bene al caldo - rispose Bard con
evidente sprezzo nel tono di voce. -
Temo di aver capito il soggetto... - replicai io con un
sospiro tornando a guardare fuori. -
Fatto! - annunciò in quel momento la voce di Tilda.
Mi alzai, voltandomi
verso la bambina che mi stava porgendo uno specchio dalla cornice
sbeccata. Lo presi tra le mani e
fissai il mio riflesso, chiedendomi da quando tempo non mi specchiassi.
Ero dimagrita: i tratti più affilati, le guance si
erano fatto meno rotonde e gli zigomi spuntavano più
pronunciati, ombre sottili si allungavano sotto i miei occhi, i quali
mi
apparivano molto più grandi e incavati di come li ricordassi.
-
Non ti piacciono? -
Spostai lo sguardo oltre
lo specchio, vedendo Tilda con una faccia più che
preoccupata.
-
Oh no! - mi
affrettai a dire - scusami, mi ero persa nei miei pensieri. Mi
piacciono davvero molto, ti ringrazio Tilda - le dissi con un sorriso,
ed ero sincera.
Mi aveva intrecciato i capelli solo sul lato sinistro, lasciando tutti
gli altri sciolti sulla spalla. La vidi sospirare
sollevata prima di sorridermi felice.
-
Ora aiutiamo tua
sorella a preparare la cena - le proposi, vedendo Sigrid intenta a
mettere su pentole e tagliare verdure.
Mi sembrava quasi di essere tornata ad una strana normalità.
* Lo
zipolo (o zaffo
o "zeppiolo") è un bastoncino di legno con
un'estremità
leggermente appuntita. È usato specialmente per otturare il
foro
di spillatura delle botti - Wikipedia
Spazio
autrice:
Mi
auguro vivamente che la parte dei pesci vi abbia divertito quanto mi
sono divertita io a scriverla (Harin mi odia, lo so). All'inizio volevo
farli riempire di qualcos'altro, ma era troppo divertente
così =) I
nostri amici
sono arrivati a Esgaroth halleluja!! Prendendomi una certa
libertà poetica, ho allungato un pò i tempi di
permanenza
in casa di Bard; mi servirà ;) Per ora l'ho utilizzato per
mettere
in relazione Harin con le fanciulle della casa, dopo tutti quei mesi
passati con soli uomini c'era bisogno di un tocco femminile... poi non
so, Sigrid e Tilda mi sono sempre piaciute e ci tenevo a inserirle un
pò più attivamente! Ora
arriviamo
alle note dolenti (forse) parto domani per due settimane quindi se
tutto va come previsto il prossimo capitolo (che ho già
iniziato
a mettere giù) dovrebbe essere postato verso l'ultima
settimana
di agosto. Non abbiatemene, chissà che tra le montagne dove
sarò non mi venga in mente qualche idea per il futuro della
mia
storia. Passando
ai ringraziamenti come sempre ci sono i miei lettori, le mie recensiste
con la new entry Dollyvally,
chi ha aggiunto la storia tra i preferiti,ricordati e seguiti (grazie a
Sabry_Ace_Will_Never_Die
per essersi aggiunta). Con
tutto il mio affetto vi auguro un buon Ferragosto per la prossima
settimana e buone vacanze in generale!
-
Tilda, passami quel mestolo per favore -
- Questo dici? -
- No quello con i fori, lì, esatto -
La mia mano sul coltello, rallentò il suo movimento
nell'atto di affettare le
carote che avevo davanti. Guardavo e ascoltavo rapita le due sorelle.
Non sapevo da quanto... da quanto tempo non mi mettevo a cucinare in
una
vera cucina con il chiacchiericcio di fondo. Quel ricordo sembrava
così lontano, appartenente ad un'altra vita, ad un'altra me;
Dis
che si lamentava dei suoi figli mentre io, ridendo, tagliavo cavoli e
affettavo carne. Quasi non mi ricordavo più la sua voce, il
suo
modo di disquisire agitando la mano libera dal cesto della biancheria
da stendere, le paternali che faceva al fratello quando rientrando dalla fucina
lasciava orme
di carbone sul pavimento.
Casa mia era così lontana... come mai
lo era stata prima d'ora.
Senza accorgermene il mio sguardo era
scivolato in basso, sulla lama del coltello che impugnavo. Osservai il
riflesso sulla superficie lucida e lì, dove avrei dovuto
vedere
il mio sguardo, vidi invece un becco appuntito e un occhio nero
fissarmi di rimando. Freddata
da quella visione, restai
impietrita a guardare l'occhio del corvo che ovunque poteva essere
tranne che lì, finchè la voce di Tilda non mi
interruppe.
Lasciati i suoi fratelli a vedersela con il battibecco nato tra
loro su quante patate ci volessero nella zuppa, mi stava chiedendo se
sapessi suonare.
-
Cosa? - le chiesi confusa alzando lo sguardo su di lei. -
Quella la sai suonare? - mi ridomandò la minore.
Senza riuscire ad
articolare una
frase di senso compiuto, con la coda dell'occhio tornai alla lama del
coltello, che però risultò pulita da ogni traccia
della
visione di poco prima. Parzialmente
rincuorata mi concessi allora di guardare cosa il dito della bambina
stesse indicando sul mio fianco e solo vedendola, mi ricordai
dell’arpa di Thorin appesa alla cintura.
-
Ehi Harin che ne dici se suonassimo qualcosa? -
Mi voltai a guardare
Bofur, che dopo
aver lasciato asciugare il suo cappello davanti al camino, se lo era di
nuovo calato sulla testa.
-
Oh sì vi
prego! - esclamò inaspettatamente Sigrid, che
arrossì
imbarazzata quando la guardammo sorpresi - adoro ascoltare musica - si
giustificò, affrettandosi a concentrarsi di nuovo sulla
pentola
messa a scaldare. -
Per me va… - -
No, potrebbero sentirci da fuori - mi interruppe
immediatamente Bard, riemergendo dal corridoio buio. -
Pa le spie del
Governatore si sono spostate per la notte. Non
sentiranno niente, che male può farci? - gli fece notare Bain.
Bard ci
guardò con la stessa espressione severa di prima, ma poi si
arrese nel vedere l'espressione implorante di Tilda.
-
Una sola canzone! - gli concesse prima di
allontanarsi. -
Scusalo... Non ha
niente contro la musica - mi disse Sigrid - ma la mamma era sempre
solita suonare il liuto - spiegò con occhi velati di
tristezza e
bei ricordi.
Io guardai
l’uomo mentre ravvivava il fuoco del camino con un ferro. Bard era un uomo severo nel
portamento e nel carattere, ma ci era stato costretto... Infondo non
cercava altro che di proteggere ciò che rimaneva della sua
famiglia.
-
Ohi Harin e allora?-
La voce di Bofur mi
riscosse, era
già pronto con il suo flauto e aspettava solo me. Io allora
mi
sedetti e tirata fuori l'arpa, gli feci un gesto con la mano per dargli
segno di attaccare. Com'era
prevedibile ne venne fuori una ballata, la quale diede modo a
Bofur di darsi ad un agile danza in mezzo al pubblico ridente, che ben
presto iniziò a partecipare battendo mani e piedi per terra
per
tenere il ritmo. Tilda seduta vicino a
Balin rideva e
ci accompagnava, Bain invitò sua sorella maggiore a ballare
e
questa accettò con piacere, divertita; il bisticcio di poco
prima già dimenticato. Gli
unici a non partecipare attivamente al momento erano Bard e Thorin, che
però avevano entrambi sul volto un identico sorriso velato
e,
probabilmente, volontariamente trattenuto. Stavo
fissando Thorin, chiedendomi cose stesse pensando e se avrebbe mai
detto
qualcosa sulla mia parentela con Thranduil, quando di colpo davanti a
me comparve Fili.
-
Su vieni, balliamo! - mi disse porgendomi una mano, ma io
scossi la testa. -
Ma se devo suonare! - risposi ridendo. -
Ahh Bofur continua benissimo da solo, lo sai! -
replicò il mio amico non accettando la mia scusa.
Quindi, senza aspettare
che gli dessi
il consenso, mi tirò in piedi. Oin mi prese l’arpa
dalle
mani che vennero saldamente afferrate da Fili. Dovevo ammettere
però, che
ballare mi era mancato davvero tanto, e così, dopo un attimo
di resistenza, mi
lasciai andare iniziando a seguire la musica e i vecchi passi delle
ballate naniche.
Mentre
Fili mi faceva
girare su me stessa per passarmi a Bain e proseguire il ballo, vidi
Kili; sul viso aveva un’espressione nostalgica mentre
batteva le mani e ci guardava ballare, mi chiesi a cosa stesse
pensando. Dopo un altro paio di
giravolte, finalmente Bofur concluse la canzone tra le risate generali.
-
Ok, direi che
avete festeggiato abbastanza! Meglio cenare e poi andare a dormire -
disse Bard con tono che non ammetteva repliche.
Ci sedemmo quindi tutti
a tavola, un po’ rinfrancati dopo le disavventure degli
ultimi giorni. La cena fu piacevole, le
chiacchiere
non entravano mai nello specifico lambendo temi e curiosità
generiche; dopo tutto eravamo ancora sotto copertura! Finito il pasto
aiutai le due ragazze a pulire e lavare i piatti, e dopo di che, la
maggior parte di noi andò a distendersi piombando ben presto
in
un sonno profondo. Io,
che al
contrario non avevo ancora sonno, mi avvicinai alla finestra.
Fuori di essa
Esgaroth era addormentata. La luna e le stelle si riflettevano sulla
superficie scintillante dell'acqua, venendo interrotte qua e
là
da sottili strati di ghiaccio opalescente. Qualche finestra era ancora
illuminata,
lasciando intravedere sagome tremolanti mentre nell'aria vagava qualche
canzone da bettola. Era una città che aveva scordato, o che
stava
cercando di scordare, l'orrore visto in passato; aveva ricominciato a
vivere, ma non aveva mai smesso di sopravvivere. Lasciai volare lo
sguardo oltre i tetti, fermandomi ad osservare l'alta torre che
sembrava
ergersi dal centro del villaggio; Bain mi aveva detto che quello era il
palazzo del Governatore. Da quel poco che avevo inteso, non era affatto
un uomo con i requisiti adatti a prendersi cura di una
città,
soprattutto se spalleggiati da gente come quell'odioso Alfrid.
Sospirai afflitta. Tanta bellezza trattata
così malamente....
Un frullo d'ali mi riportò
improvvisamente sull'attenti e i miei occhi vagarono frenetici cercando
di scorgere
qualcosa nel buio della notte.
-
Era da tanto che non ti vedevo così spensierata
-
Mi voltai di scatto, di
fianco a me
era comparso silenziosamente Thorin, che, appoggiate le mani sul bordo
del davanzale, si mise a guardare lo stesso paesaggio che stavo
osservando io.
-
I tempi non sono molto clementi... - risposi io con amarezza,
affrettandomi a distogliere
lo sguardo quando lo vidi girarsi verso di me.
La sua voce però mi raggiunse lo stesso.
-
Harerin
guardami... - disse a voce bassa, ma con intensità -
è da quando hai saputo di tuo
padre che hai smesso di farlo - aggiunse.
Io mi morsi il labbro
combattuta.
Ero
terrorizzata di guardarlo negli occhi, perchè ero
terrorizzata da
ciò che avrei potuto scorgervi.
Rabbia? Delusione? Pietà?
Compatimento? Non lo sapevo.. ma nessuno di essi era quello che
desideravo vederci.
Volevo continuare ad essere vista come sua figlia e nulla di
più. Ma sarebbe ancora stato possibile? O in me avrebbe
sempre
visto l'ombra dell'elfo? L'ombra del sangue di Thranduil?
Ostentai il mio turbamento con un lungo silenzio e senza staccare gli
occhi dalla superficie ondeggiante della luna nel canale; la fissavo da
così a lungo che i contorni iniziavano a farsi indistinti.
- Un padre non merita più di poter osservare gli
occhi della propria figlia? -
Quella frase mi lasciò talmente scioccata, da farmi voltare
immediatamente verso Thorin.
Non era tanto la frase in sè ad avermi stupita,
quanto piuttosto il tono usato nel pronunciarla e che celava un
profondo turbamento,
che rare volte avevo sentito in lui. Turbamento che mi accolse nelle
iridi azzurre di Thorin.
Nulla di quello che avevo pensato o immaginato
di vedere trovò fondamento nel suo sguardo, se non un
profondo
tormento per me.
- Non ho forse ragione? -
domandò lui e io fui tentata di abbassare nuovamente gli
occhi. -
Non è
così padre, te lo assicuro... è che... -
cominciai,
mangiandomi metà delle parole che avrei voluto dire - avevo
paura di leggere nel tuo sguardo disapprovazione o odio per... - il
resto della frase mi morì in gola, soffocato dal nodo che mi
si
era venuto a creare. -
Odiarti? Come potrei
farlo?! - replicò a sorpresa Thorin con sguardo
improvvisamente
afflitto - Così poca stima hai di me? - domandò.
- Ho stima di te tanto quanto ne ho avuto in Harael! Ti
prego, non dubitare mai di questo! - risposi accalorandomi.
- E allora tu non dubitare di me
- mi disse con sguardo serio -
non sarà la tua parentela con il Re di Bosco Atro a
sminuire ciò che sei ai miei occhi. Nulla potrebbe farlo. Ti
ho
cresciuta come se fossi mia figlia ed
è questo che sei e sarai
sempre per me - mi disse appoggiando dolcemente la sua grande mano
sulla
mia guancia; la lacrima che era sfuggita ai miei occhi si infranse
contro il suo pollice - l'amore di un padre verso il figlio non
può essere intaccato da cose simili. Nemmeno se in gioco ci
sono
rancori vecchi di millenni - concluse accarezzandomi la pelle con fare
amorevole.
Mi stupivo sempre di come quelle mani, capaci di brandire una spada e
di fare a pezzi i nemici e di tenere l'impugnatura di un maglio e
abbatterlo sul ferro rovente, potessero essere così delicate.
-
G...razie - mormorai con un sospiro spezzato, sentendo
l'incudine che mi opprimeva il cuore sparire.
Mi concessi di appoggiarmi contro il suo petto e di farmi
stringere forte dalle sue braccia, così come faceva quando
riappariva sulla soglia di casa dopo uno dei suoi
viaggi; stanco, ma con il sorriso e la felicità di chi
rivede la
sua famiglia dopo lungo tempo.
- Ora vai a
dormire. Domani ci aspetta una giornata faticosa temo - mi disse
sciogliendomi dall’abbraccio.
Io annuii e datogli un
rapido bacio
sulla guancia morbida di barba, lo lascia alla finestra avvicinandomi
alla figura sdraiata di Kili.
Quando mi coricai al suo fianco,
trovai subito il suo braccio teso per accogliere il mio capo
nell'incavo della sua spalla.
-
Tutto bene? -
sussurrò voltando il viso verso di me, i suoi occhi
scintillavano al buio della poca luce che filtrava
dall’esterno. -
Sì, ho parlato con Thorin. E' tutto a posto - gli
risposi leggera. -
Meno male - sospirò contento lui, con un sorriso a
baluginare nella penombra.
Io allungai una mano e
con la punta
delle dita gli segnai il contorno delle labbra sottili e poi quello
della
mascella volitiva. Kili chiuse gli occhi e respirò
pesantemente.
-
Quanto vorrei
poter avere un momento solo per noi due - mormorò girandosi
a
guardare il soffitto e stringendo la mano che adesso avevo
lasciato abbandonata all’altezza del suo cuore. -
Arriverà
prima o poi.. - gli risposi - piuttosto, a cosa pensavi quando prima ho
ballato con Fee? Avevi un’aria così nostalgica -
gli chiesi curiosa.
Kili tornò a
girarsi verso di me, nuovamente quel suo sorriso scanzonato sul viso.
-
Pensavo a quando
ti ho vista ballare alla festa di mezza estate - rispose con dolcezza -
sembrano passati secoli! - sospirò poi. -
E invece è
passato solo un anno da allora - replicai io, avvicinandomi di
più
al suo collo fino a sfiorarlo con la punta del naso. -
La tua
espressione quando ti girasti verso me e Fee dopo aver lasciato andare
la
lanterna nel lago, è stato un colpo al cuore! Mi hai
conquistato e distrutto completamente allo stesso tempo. Eri talmente
felice... - raccontò, mentre
anche nella mia mente si riformavano i ricordi. -
Io mi ricordo
molto bene del tonfo che ho fatto quando sono svenuta appena un istante
dopo - dissi, soffocando una mezza risata. -
Ne è valsa la pena però -
replicò lui.
A quel punto alzai il
viso incontrando le sue labbra, quasi fossero apposta lì ad
aspettarmi.
-
Men lananubukhs menu*
- gli mormorai quando ci staccammo. -
Men lananubukhs menu - rispose lui stringendomi a
sé.
E, chiusi gli occhi,
sognai.
*
Ti amo in Khudzul
Spazio Autrice:
Ed
eccomi qui, fresca, riposata e assolutamente non pronta per tornare al
lavoro lunedì! Yeah!! E
con me
è tornata anche la nostra Harin. Quello che mi premeva di
più in questo capitolo era di rendere al meglio il dialogo
con
Thorin. Che tutti (credo) si aspettavano e che forse alcuni se lo
immaginavano diverso.. però io a vedere Thorin che si
inasprisce
così con la figlia adottiva che ha cresciuto solo
perchè
è parente di Thranduil proprio non riesco. Credetemi che
fare di
un personaggio come lui un padre non è semplice...
perchè
non è stato contemplato minimamente! Se vado OOC tiratemi
pure
dietro un martello! Passando
al
finale immagino che nel prossimo capitolo vi aspettiate un flashback e
fate bene! XD Queste vacanze in alta quota mi hanno ispirata ;) Che
dire? Passiamo ai ringraziamenti! I
lettori che,
con vacanze o meno, hanno continuato a leggermi. I fedelissimi
recensori che dal meterassino in mezzo al mare sono riusciti comunque a
lasciarmi due righe. I seguiti in particolare: Mareea, Felpata91, Tauriel93, Chia_retta94
e Mik92
aggiuntesi ultimamente, i preferiti: Miriam villa e _Windurin_ ad
honorem e i ricordati! Grazie a tutti!
-
...Faresti meglio a rimanere a casa. Solo Mahal sa cosa
direbbe Thorin se fosse qui! -
Smisi di cercare un modo
per sistemarmi il
ciuffo ribelle sulla fronte e guardai Dis che aveva appena parlato. Era
ferma nella sua tipica posa
da battaglia, a cui io cercai di rispondere facendo i miei
migliori occhioni dolci. Il mio
tentativo valse soltanto una più marcata alzata del
sopracciglio
sinistro, che significava "mia cara non mi convinci".
-
Oh Dis ti prego!
- esclamai allora, aggiungendo alla mia espressione un tono di voce
implorante - è la festa di mezza estate! Non posso restare a
casa per un po’ di raffreddore! - le spiegai
accorata. -
Cosa!? Chi è che non viene alla festa? -
In due secondi netti
Kili e Fili si
erano materializzati nell'ampia cucina, entrambi vestiti e pettinati al
meglio. Il che consisteva in una capigliatura perfettamente curata per
il maggiore
e in una un pò più arruffata per il
minore, entrambi avevano comunque un fascino irresistibile.
-
Vostra madre
vorrebbe che io stessi a casa per un po’ di raffreddore -
spiegai
starnutendo in quel preciso istante. -
Assolutamente no!
Lei deve venire! - esclamò Kili con un tale fervore da
stupire
più d'uno. -
E perché
di grazia dovrebbe per forza? - gli domandò infatti sua
madre
decisamente incuriosita.
Kili arrossì
aprendo la bocca per risponderle, ma senza emettere alcun suono.
-
Perché
è la nostra damigella per le danze - rispose per lui Fili
dandogli
al contempo una gomitata. -
Esatto! - esclamò allora l’altro. -
Ma tu non ti
vedevi con la figlia del vecchio Rhul? - si informò Dis
squadrando il maggiore dei suoi figli. -
Sì, ma
nessuna nana può battere Harin - rispose lui con la sua
solita
faccia da schiaffi e un sorriso a 32 denti. -
Eddai ma! - gli fece eco il minore.
In quel momento dovetti ammettere che a Kili la faccia da cucciolo
veniva molto meglio che a me.
-
D’accordo... - acconsentì Dis scuotendo
la testa -
tanto appena ti lasciassi sola ti caleresti dalla finestra -
sospirò, ben ricordando le mie fughe passate. -
Grazie! - esclamai scoccandole un bacio sulla guancia prima
di correre fuori con i suoi figli. -
Mi raccomando! - ci urlò dietro.
Così,
prendemmo il cammino che
portava alla valle. La festa d’estate si teneva ogni anno
lungo il
piccolo lago situato ai piedi delle montagne e che veniva alimentato dal
torrente
che scorreva in mezzo al nostro villaggio.
-
Oh aspettate! -
esclamai fermandomi di botto, tanto che Kili dietro di me quasi
ruzzolò a terra per non investirmi. -
Per Mahal cosa c’è? - chiese,
rimettendosi in equilibrio. -
Questi! - risposi, tirando fuori dalla tasca due nastrini
colorati. -
E' vero! Ce n'eravamo dimenticati! - disse Fili, tirandosi
una leggera manata sulla fronte. -
Venite che ve li sistemo - dissi io facendogli cenno di
avvicinarsi.
La tradizione voleva
infatti, che
nei giorni di festa dei solstizi e degli equinozi, ai capelli si
intrecciasse un nastro del colore della stagione.
Rosso per l’autunno, bianco per l’inverno, verde
per la
primavera e giallo per l’estate. Era un modo per colorare
l'ambiente e le persone che partecipavano all'evento. Tutto in quel
giorno, sarebbe stato tinto
del colore del sole.
Così, presa una ciocca dei capelli di Fili, iniziai a
intrecciargliela, per poi fare la stessa cosa con Kili. Una volta
finito
guardai soddisfatta il risultato.
-
Ottimo! - dissi annuendo convinta. -
E tu? - mi domandò Fili.
Per risposta io feci
spallucce - li avevo solo per voi - dissi semplicemente.
-
Guarda il caso,
fortunatamente, noi invece ne abbiamo un paio - disse Kili sorridendo e
affiancandosi al fratello; entrambi tirarono fuori dalle tasche un
nastrino ciascuno. -
Siete i migliori
- risi io mentre uno da una parte e l’altro
dall’altra mi
intrecciavano i capelli.
Quando finalmente tutti
e tre fummo pronti, proseguimmo lungo la strada già piena di
gente. Appena vidi il
lungolago, l’euforia si fece strada in me. Era bellissimo! C’erano
bancarelle ovunque, che
vendevano ogni sorta di prelibatezza culinaria, mentre altre offrivano
oggetti in legno, ferro e pietra, e poi ancora banchi di gioielli
e di giocattoli. I tavernieri avevano
chiuso i loro
locali per spostare tavoli e banconi sui prati tutt’intorno.
Un
palo altissimo, da cui partivano a raggi drappi colorati, delimitava lo
spazio sotto il quale i musicisti suonavano accompagnando i balli.
Risate, canti, grida e un costante chiacchiericcio ci accompagnavano
ovunque, regalando all'aria ancora più frizzantezza.
L'eccitazione era palpabile e la felicità anche. I bambini
correvano qua e là osservando tutto con meraviglia e
accogliendo
con gioia gli assaggi offerti dai vari venditori di leccornie.
-
Vieni Harin andiamo! - esclamò Kili con la mia
stessa luce euforica negli occhi.
Li seguii giù
per la discesa che ci avrebbe portato in riva al lago.
-
Andiamo a fare un giro per le bancarelle! - esclamai io
tirando Kili e Fili per le braccia. -
Voi nane... - ribattè esasperato il maggiore,
accompagnato dalle risate del fratello.
Quindi, per un
po’ mi dedicai a
guardare tutti i meravigliosi oggetti che i mercanti proponevano,
mentre i miei accompagnatori erano più attratti dal cibo e
dai
boccali di birra fresca che venivano venduti lungo la strada da
avvenenti ostesse.
-
Tieni Harin -
Girandomi, e dando
così le spalle ad una
bancarella che vendeva calici di vetro colorati, trovai Fili che mi
porgeva un’enorme dolce di mele.
-
Grazie! - esclamai io addentandolo contenta mentre ci
sedevamo sul limitare della strada.
Kili arrivò
poco dopo con tre
boccali: due di birra chiara e uno di sidro per me.
Girare per la festa
era bello, ma lo era altrettanto poter godere della compagnia dei miei
due amici. Kili e Fili erano una forza della natura. Quando entrambi ci
si mettevano, potevano andare avanti a parlare per delle ore,
intrattenendomi come nient'altro poteva fare. Rimanemmo quindi seduti
lì a guardare il via vai di gente mangiando, bevendo e
soprattutto ridendo come matti. Ascoltavo i loro commenti sui passanti,
che mi divetivano così tanto da
rimanere senza fiato e con i muscoli dell'addome doloranti.
-
Non vedo
l’ora che arrivi il momento del lago argentato - dissi io
trattenendo a stento la gioia. -
Eh già - concordò Fili e lo vidi
scambiare un’occhiata ammiccante con suo fratello. -
Ehi che cosa avete in mente voi due? - domandai sospettosa
puntandogli contro l'indice. -
Nulla! - si affrettò a negare Kili.
Stavo per ripartire con
l’interrogatorio quando Fili mi interruppe.
-
Ehi guardate chi
c’è! - ci disse, indicando un banco poco
più
giù di dove eravamo seduti noi.
Un nano stava
gesticolando nella
nostra direzione. Quando lo riconobbi saltai in piedi, procurandomi una
leggera sensazione di vertigine a cui però non badai. Corsi
nella sua
direzione seguita dai due fratelli e appena la distanza me lo
consentì buttai le braccia al collo del nano.
-
Bofur! - esclamai felice. -
Harin, che
piacere vederti! - disse lui gioviale stringendomi - Principi -
aggiunse in modo ossequioso e con un ghigno divertito abbracciando i
due nani dopo di me. -
Dovevamo immaginarlo che saresti venuto - gli disse Kili
stringendogli una spalla con affetto. -
Non potevo certo mancare! - rispose il nano toccandosi la
falda del cappello e strizzandoci un occhio. -
E non potevano mancare i tuoi meravigliosi giocattoli - dissi
io rimirando la sua merce. -
Troppo gentile mia cara - replicò lui con un
sorriso. -
E Bombur? Tuo cugino Bifur? - si informò Fili. -
Mio fratello
è sempre più grasso, ma di far smettere sua
moglie di
rimpinzarlo non c’è stato verso. Bifur sta bene e
la sua
ascia è ancora ben salda - rise lui riferendosi alla lama
che il
nano aveva incastrata sulla testa - vi siete già uniti alle
danze? - ci chiese, ammiccando verso il palo al centro del grande prato. -
No non ancora,
per ora ci siamo fatti bistrattare da Harin e ci siamo rifocillati -
ripose Kili facendo l’occhiolino a Bofur. -
Non è vero! - esclamai io gonfiando le
guance. -
Non cambiate
mai... - commentò con dolcezza il giocattolaio mentre Kili
mi
prendeva per le spalle ridendo - meglio che vi sbrighiate allora se
volete sfruttare il tempo, o rischiate di non averne prima di
mezzanotte! - ci consigliò il nano. -
Bofur resti in città per qualche giorno? - gli
domandai. -
Certo! Voglio salutare Dis, e Thorin? È a casa? -
si informò. -
No, ma dovrebbe tornare tra domani e il giorno dopo - lo
informò Fili. -
Bene, se non lo
vedrò me lo saluterete voi. Meglio che torni ai miei affari
adesso! - ci disse, osservando un paio di signore che stavano guardando
la sua mercanzia con vivo interesse.
Così
salutammo il nostro amico dirigendosi verso il grande palo.
Spazio
Autrice:
Contando
che da
lunedì non riesco più ad avere una vita mia, mi
stupisco e
complimento da sola per essere riuscita ad aggiornare! Questo
capitolo
risponde alle curiosità che mi sono state mostrate nelle
recensioni, o almeno lo fa in parte ^^" C'era troppo da scrivere e io
ho il brutto vizio di peferire capitoli di media lunghezza... ma se
avete pazienza fino alla prossima settimana potrete leggere come
andrà a finire la festa =D Dunque
mi
auguro che questo piccolo salto temporale, nonchè stacco
dalla
trama principale vi sia piaciuto, anche perchè finito il
flashback si entra nella fase clou di tutta la storia (a mio avviso).
Ovviamente la festa è del tutto inventata di sana pianta dal
mio
cervellino! In
ogni caso, piaciuto o meno ringrazio: I
lettori silenziosi, i lettori comunicativi, chi mi ha aggiunta tra le
ricordate Lady_Daffodil,
preferite Undomiel e
Yule_directioner e seguite Giada1999.
Solo
il viaggio che
mi stava attualmente vedendo protagonista, mi aveva fatto capire quanto
in realtà quello che mi circondava sull'Ered Luin fosse
piccolo.
Per esempio: l'enorme palo addobbato che sovrastava la zona delle danze
a me sembrava enorme, tanto da farmi chiedere come fosse stato
possibile tirarlo su. In realtà per gli standard delle altre
razze (Hobbit esclusi) doveva essere invece ben piccolo...
Come cambia il modo di vedere il mondo quando lo scopri e lo esplori!
Il mio palo della festa in realtà così minuto! Mai lo
avrei pensato.
Ma, basso o meno, sotto di esso quella sera c’erano
moltissimi
Nani, tutti intenti a saltellare di qua e di là ballando a
ritmo
della musica che si perdeva tutt’intorno fin sulle cime delle
Montagne Azzurre.
C'era chi, ballerino provetto, piroettava come se non avesse fatto
nient'altro nella vita e c'era chi, completamente ubriaco, si limitava
a
fare strani e buffi gesti che però venivano accolti
ugualmente
con applausi e risate. C'era aria di spensieratezza in sostanza. Ogni
tanto anche il popolo di Durin, pur nel suo esilio, trovava il modo di
godersi un pò di meritato riposo dal passato che li aveva
visti
protagonisti.
Per questo, nonostante tutta l'euforia generale, mi mancava la presenza
di Thorin, perchè si sarebbe (per una sera) concesso anche
lui il
lusso di non preoccuparsi della sua gente...
- Io per primo! - si prenotò
Fili non appena
raggiungemmo la folla danzante, agguantandomi una mano e trascinandomi
in mezzo alla pista ignorando le proteste del fratello.
Io ridendo mi lasciai
trascinare, e quello fu solo l'inizio di bellissime nonchè
estenuanti ore.
Ballai, ballai in continuazione, facendo la dama prima di uno e poi
dell'altro; ci fermavamo giusto il tempo necessario per riprendere
fiato, far riposare i piedi e bere qualcosa, per poi ripartire subito. Durante
quelle danze sfrenate, dove veniva messa a dura prova la propria
resistenza, inizia a sentirmi strana; spesso mi girava la testa e gli
occhi mi bruciavano, ma volli dare la colpa al sidro e alle giravolte,
nulla mi avrebbe rovinato quella serata.
-
Stai bene? Hai gli occhi lucidi -
Kili si sedette vicino a
me, puntando
anche lui lo sguardo sul fratello intento in un ballo dal ritmo
sostenuto, in compagnia di una giovane nana che dall’espressione sembrava aver appena vinto alla
cuccagna.
-
Tutto bene -
confermai io - temo sia colpa dell’idromele - aggiunsi
ridendo e
lasciando scivolare la testa sulla spalla di Kili.
Quasi nello stesso momento, sentii le sue dita intrecciarsi alle mie. E come tutte le volte,
le farfalle sopite nel mio stomaco si ridestarono, solleticandomi
piacevolmente l'anima. Avrei voluto che quella
sera fosse
per sempre, che quella mano restasse nella mia per tutta la vita, ma
non era ancora giunto il momento. Sospirai.
-
Cosa c’è? - chiese Kili muovendo le dita
che stringevano le mie. -
Sono felice - risposi semplicemente. -
E la serata non è ancora finita -
replicò lui e dal suo tono capii che stava sorridendo. -
Che vuoi dire? - gli domandai, sollevando la testa per
guardarlo. -
Vedrai - ammiccò lui con una strizzatina d'occhio. -
Ehi! Guardate che è quasi ora, forza! -
Fili arrivò
trafelato e
sorridente mentre alle sue spalle la nana con cui aveva ballato, lo
guardava ancora come se fosse un enorme bignè di panna
fresca. Kili
allora si alzò trascinandomi con sé e io dovetti
limitarmi a seguirlo mentre lui e suo fratello facevano strada.
-
Ragazzi ma dove
stiamo andando? - domandai dopo un attimo, vedendo che ci allontanavamo
sempre di più dalla folla per addentrarci in un piccolo
boschetto ai margini del lago. -
Un attimo di pazienza - rispose Kili procedendo a passo
sicuro tra i tronchi. -
Abbiamo trovato
questo posto qualche giorno fa e abbiamo pensato che fosse bello per
questa occasione - spiegò Fili, abbassandosi per passare al
di
sotto di un ramo particolarmente basso - ecco di qua - aggiunse poi,
sollevando la fronda di un salice e facendomici passare sotto.
Quando sbucai
dall’altra parte
mi ritrovai a ridosso del lago; l’acqua lambiva il terreno
che
declinava dolcemente verso di essa. Ma quello che mi
sconvolse, furono le
stelle che si riflettevano sullo specchio d’acqua. Lontano
dalle luci della festa e con l’eco della musica e dei canti,
mi
parve di essere in un altro mondo. Cielo e terra si confondevano,
rendendo così tanto labile il loro confine, da risultare
sconcertanti.
-
Oh Mahal... - sussurrai impressionata, avvicinandomi alla
riva finchè la punta dei
miei piedi non sfiorò la risacca.
Stavo per girarmi a
ringraziare i due fratelli quando le luci sull'altra sponda iniziarono
a spegnersi poco
alla volta.
La musica cessò, così come i canti, lasciando a
permeare l'atmosfera solo il
rumore delle onde e del vento nella notte.
Nel buio assoluto comparve improvvisamente una piccola luce argentata,
seguita poi da un'altra e da un'altra ancora, finchè anche
la
spiaggia non fu cosparsa da una miriade di stelle.
- Harin prendi -
Mi voltai verso Kili
appena dietro
di me: mi stava porgendo una lanterna argentata poggiata sopra una base
di legno,
questa rifulgeva splendente nel buio illuminandogli delicatamente i
tratti.
-
Esprimi un
desiderio e lasciala andare - mi esortò Fili al suo fianco,
i capelli
biondi accesi di riflessi lunari.
Io afferrai la lanterna
e mi voltai di nuovo verso il lago. Il desiderio che volevo
esprimere
brillava dentro di me intenso come quella luce che tenevo tra le mani,
non avevo bisogno di pensarci ulteriormente. Aspettai quindi in
silenzio i tre rintocchi che annunciavano il momento di
mettere in acqua le lanterne e quando li sentii, mi chinai lasciandola
scivolare sulla superficie. La guardai allontanarsi solitaria sempre
di
più, finchè non raggiunse le altre centinaia di
lanterne che andavano formando una
lunga striscia argentea sull'acqua. Quello era il fiume della montagna,
una fila
di lanterne argentate impregnate con i desideri di tutti quanti e che
ricordavano le magnificenti vene di Mithril nascoste nel cuore dei
monti.
-
Ti piace? - domandò Kili dietro di me.
Io mi voltai con una
mano premuta a coppa sulla bocca mentre cercavo di trattenere le
lacrime di felicità.
-
È
stupendo.. grazie - risposi con un filo di voce mentre mi lanciavo a
stringerli entrambi in un abbraccio.
Fu in quel momento che
tutto d'un tratto un'ondata di malessere mi
colse. La testa mi girò e le
gambe si fecero molli.
Non fosse stato per le braccia dei due fratelli
strette attorno alla vita sarei andata giù di peso.
-
Ehi Harin cosa succede?! - esclamò Kili allarmato. -
Non mi sento
benissimo… - risposi e sentii una mano farsi strada sulla
mia
fronte seguita da un’imprecazione in Khudzul. -
Harin scotti! - esclamò Fili - hai la febbre alta!
- aggiunse. -
Lo so - mugugnai io -
E sei venuta lo stesso? Dovevi dircelo!! - mi
rimproverò Kili. -
Non volevo
perdere la festa e adesso ne sono ancora più convinta. Mi
avete
fatta così... felice... - dissi con la voce che si
affievoliva.
L’ultima cosa
che sentii prima
di svenire, fu la schiena di Fili mentre mi caricava a spalle e la sua
voce che diceva che Dis li avrebbe di sicuro ammazzati. Quando riaprii gli occhi era
ancora
buio e mi trovavo nel mio letto. Nel momento in cui voltai la testa
dalla fronte mi cadde un panno bagnato. Il rumore ridestò
sia
Fili che Kili, addormentati uno sulla sedia della mia scrivania e
l’altro appoggiato con la testa al lato del mio letto. Non
erano ancora defunti fortunatamente.
-
Ohi Harin, come stai? - chiese il minore stropicciandosi gli
occhi con una mano. -
Un po’ meglio, ma mi sento stanchissima... -
risposi con voce impastata. -
Che sollievo!
C’è mancato poco che mamma ci decapitasse seduta
stante
sai? - commentò sollevato Fili, seguitando a sbadigliare,
segno
che il pericolo era già stato scampato. -
Ci siamo offerti
volontari per assisterti, per questa ci è andata bene -
aggiunse Kili. -
Restereste a
dormire qui? - chiesi io ad entrambi - come quando eravamo
bambini? E' da tanto che non lo facciamo - spiegai vergognandomi un
pò per quella richiesta infantile.
Ma i loro sorrisi
dicevano l'esatto contrario di ciò che pensavo,
così gli feci spazio per permettere
anche a loro di infilarsi nel letto.
-
Fee vedi di non spingere o rischio di ritrovarmi per terra -
lo ammonì Kili dal mio fianco sinistro. -
Ma se sei tu quello che si agita sempre nel sonno - lo
rimbeccò l’altro. -
Se vi dico che vi
voglio bene la smettete di fare cane e gatto? - domandai già
più di
là che di qua.
Loro ovviamente
continuarono senza nemmeno
avermi sentita.
Scivolai nel sonno con le loro voci a cullarmi e quando terminarono il
battibecco, anche i due principi si unirono a me.
Dis la
mattina dopo ci trovò tutti e tre stretti sotto le lenzuola,
la
vedemmo sorridere un po’ commossa perché, come ci
spiegò, aveva
rivisto tre piccoli nanetti in un unico letto, ma ormai cresciuti. Tre
nanetti che il giorno dopo avevano tutti l’influenza...
Stavo ancora sognando quel bellissimo ricordo, quando un fastidioso
luccichio mi balenò
davanti agli occhi più di una volta.
Infastidita li aprii. In casa di Bard
c’era un silenzio assoluto, tutti dormivano ancora. Guardai Kili vicino a me
profondamente addormentato, finchè non si
ripresentò quel luccichio che mi fece voltare verso la
finestra.
Era un bagliore rossastro, appartenente a qualcosa che si muoveva
appena fuori
dalla finestra, come se una luce stesse colpendo uno scudo appena
lucidato. Cercando
allora di non fare rumore mi alzai,
e a piedi nudi mi avvicinai alla finestra parzialmente coperta
da una spessa tenda. Al di fuori il bagliore stava crescendo,
diventando sempre più
forte; non più rosso, ma di un giallo intenso.
Con mano incerta scostai la tenda e rimasi sconvolta. Davanti a me
c’erano una paio
di immense fauci irte di denti e totalmente spalancate; vedevo le
fiamme
crescere al fondo della gola e prepararsi ad uscirne; un occhio giallo
dalla pupilla verticale mi fissava compiaciuto. Mi stavo per voltare
indietro ad urlare a tutti di scappare, quando venni investita in pieno
dalla fiammata.
Tutto
intorno a me fu fuoco, fiamme e morte.
Spazio Autrice:
Parto con una piccola rettifica, nel capitolo precedente ho chiamato
l'evento "lago dorato" in realtà volevo scrivere "lago
argentato" visto il richiamo al Mithril quindi chiedo scusa per questa
svista! Poveri
Kili e
Fili accusati in recensione di aver drogato Harin xD Molto
più
banalmente la nostra nana s'è buscata un'influenza con i
fiocchi! Che
però
non è riuscita a rovinarle la serata =) Mi auguro di essere
riuscita a descrivervi la scena delle lanterne come l'ho immaginata
nella mia testa; ci tengo molto a questo! Per il resto vi lascio un
pò con il fiato sospeso. Come al solito direte voi!
Già,
ma non sarei io se no ;) Un
caro grazie ai miei lettori, ai miei recensori e a tutti colore che
hanno aggiunto la storia nelle preferite, ricodate (AxelKyo) e seguite (Trafalgar Revy)!
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
scusate se posto così tardi ma sono rientrata alle sette e
mezza....
Aprii
gli occhi di scatto, tirandomi a sedere, se possibile, ancora più
velocemente. Ci vollero alcuni
istanti perchè io capissi di
essere ancora nella casa di Bard, che le fiamme erano solo nel mio
sogno e che
era mattina, quasi mezzogiorno a dirla tutta. Con una mano sul cuore che
batteva
all’impazzata e la fronte imperlata di sudore freddo, vidi
che i miei compagni erano già tutti in
piedi e circondavano il tavolo della cucina.
-
Ti abbiamo pagato per delle armi! Spade e asce forgiate in
ferro - sentii esclamare Gloin. -
È uno scherzo! - gli fece eco Bofur stizzito.
Io mi alzai
avvicinandomi al tavolo.
-
Cosa sta succedendo? - domandai, guadagnandomi
così l'attenzione generale.
Nori davanti a me si
scostò
quel tanto perché io riuscissi a vedere la ferraglia che
c’era sul tavolo.
Quelle dovevano essere le armi procurateci da
Bard e vedendo da cosa fossero composte, potei capire facilmente le
proteste che si
erano levate.
-
Guarda che razza
di armi ci sono state date! - sbottò infatti Dwalin, facendo
un
cenno nervoso con il pugno in direzione degli oggetti. -
Di migliori ne
troverete solo nell’armeria della città. Tutte le
armi forgiate in
ferro sono lì sotto chiave - replicò Bard in tono
asciutto. -
Thorin... -
intervenne allora Balin con calma - ...prendiamo quanto ci viene
offerto e andiamo. Mi sono
arrangiato con meno e anche tu... - gli fece notare - ...io dico di
andarcene ora - aggiunse. -
Non andrete da nessuna parte - si intromise Bard mentre
ritirava in un involto gli utensili. -
Che cosa hai detto? - sibilò Dwalin con fare
minaccioso. -
Spie sorvegliano
questa casa e forse ogni molo e banchina della città.
Attenderete il calare della notte - replicò. -
Non ha tutti i torti, rifletteteci - intervenni io vedendo
gli sguardi dubbiosi dei più.
Nessuno
replicò e a quel punto Bard uscì di casa
piuttosto di fretta.
Mentre seguivo con lo sguardo l’uomo sparire dietro la porta
in
legno, vidi Kili che, sorreggendosi ad un bastone, si sedeva con
un’evidente smorfia di dolore. Notai che era pallido e la sua
fronte velata da un sottile strato di sudore.
- ….rin ma mi stai ascoltando?
-
Io mi girai, mettendo
solo in quel momento a fuoco l’immagine di Fili.
-
Ehi ma dove sei con la testa? - mi domandò
corrugando la fronte.
Io, in risposta, mi
limitai a puntare di nuovo lo sguardo su suo fratello per poi tornare a
guardarlo.
-
Fee sono preoccupata per lui, e molto anche... - ammisi.
Fili chiuse brevemente
gli occhi e sospirò.
-
Ce la fa.. se non fosse così lo direbbe - rispose
stancamente.
Non credetti neppure per
un attimo alle sue parole e dal suo sguardo, in realtà,
sapevo che non ci credeva nemmeno lui.
-
Harerin, Fili,
venite qui - ci chiamò improvvisamente Thorin, facendo
terminare
lì la nostra conversazione.
Lo raggiungemmo
nell’angolo dove si trovava assieme a Dwalin e Balin.
-
Domani comincia l’ultimo giorno d’autunno
- ci disse senza tanti preamboli. -
Il dì di
Durin inizia dopo domani. Dobbiamo raggiungere la Montagna prima di
allora - spiegò Balin. -
E se non ci
riusciamo? Se falliamo a trovare la porta prima di quel momento?
Allora... - disse Kili avvicinatosi a noi anche lui. -
L’impresa sarà stata inutile -
completò per lui suo fratello. -
E cosa pensate di
fare? Avete rifiutato le armi che Bard vi ha offerto - gli feci
notare e mi pentii immediatamente di aver posto quella domanda;
l’occhiata che si
scambiarono tra di loro non mi piacque affatto. -
Non sono le uniche armi che possiamo avere... - disse cauto
Thorin.
Non mi ci volle nemmeno
mezzo secondo per realizzare ciò che voleva far intendere.
-
Volete rubare quelle contenute nell’armeria della
città?? - sibilai
scioccata da tanta avventatezza. -
Sei sveglia ragazza! - ironizzò Dwalin, il quale
ricevette un’occhiata assassina da parte mia. -
E voi siete pazzi! - ribattei, trattenendomi a stento
dall'urlarlo. -
Bambina mia, non abbiamo molta scelta... - mi disse Balin
poggiandomi una mano sul braccio. -
C’è
sempre una scelta! Mi chiedo quando siete diventati tutti
così
sconsiderati! - replicai furiosa allontanandomi.
Avevo reagito in modo
eccessivo, ne
ero perfettamente consapevole; Balin aveva ragione, non avevamo altra
scelta.
Ed era proprio per questo che ne ero spaventata. La visione che
avevo avuto quella mattina continuava a balenarmi nella mente, tanto
che a volte mi giravo involontariamente verso la finestra per
controllare che non ci fosse niente. Proprio mentre ero
voltata verso di essa, sentii una mano sulla spalla.
-
Cosa ti è preso? -
Sospirai pesantemente
osservando Kili.
-
Scusami..
è che ho avu… - mi interruppi, non ero sicura di
voler
parlare della visione - è che ho avuto paura... -
dissi alla
fine e guardandolo così pallido quella sensazione
aumentò.
Vidi lo sguardo di Kili
intenerirsi e la sua mano prese la mia.
-
Ti capisco. Se dicessi di non averne anche io mentirei - mi
disse -
però siamo tutti assieme e affronteremo qualsiasi cosa ci si
parerà davanti. Ce la caveremo - aggiunse con un sorriso
tirato.
Io lo guardai negli
occhi e poi
abbassai il viso incontrando le nostre mani intrecciate,
l’anello
di fidanzamento brillava tenue.
Tornai a fissarlo in viso e sospirai nuovamente.
-
Quando vogliono andare? - chiesi -
Appena il sole
è basso sull’orizzonte. Nori è
sgattaiolato fuori
per trovare l’armeria - rispose lui. -
Mukhuh Mahal bakhuz murukhzu* - mormorai
affranta
Così, come
Thorin aveva deciso,
non appena le ombre si allungarono sulla città, noi ci
preparammo
per andarcene; con la fortuna che Bard non fosse ancora tornato.
-
Non potete andarvene, dovete restare qui! -
Bain ci si
parò davanti sulla porta di casa con tutta
l’intenzione di fermarci.
-
Voglio proprio
vedere come farai ad impedircelo! - disse divertito Dwalin scostando il
ragazzo dalla porta piuttosto rudemente. -
Mi dispiace... -
Bain mi
guardò negli occhi
senza sapere cosa dire o cosa fare, io mi voltai un’ultima
volta
verso Sigrid e Tilda ferme sulla porta del corridoio.
La più
grande ci guardava preoccupata, la più piccola quasi con le
lacrime agli occhi; feci un sorriso mesto ad entrambe e poi seguii
anche io i miei compagni all'esterno. Nori prese a guidarci senza
indugio,
passando sotto i lunghi pontili e fermandoci quando una pattuglia
passava
di lì. L’armeria fortunatamente non era molto
lontana e così in poco tempo la
raggiungemmo.
-
Dwalin, Bifur, Bombur, Gloin, Dori mettetevi sotto la
finestra, avremo bisogno di un
appoggio per salire fin là - sussurrò Thorin
indicando
l’apertura sul retro dell’edificio. I nani si
mossero
subito, sgattaiolando verso di essa - Nori, Bofur, Bilbo, Kili e
Harerin - noi entriamo dentro e prendiamo quante più armi
riusciamo - disse poi rivolto a noi - Balin, Ori,Oin e Fili
restate di guardia e nel caso arrivasse qualcuno avvertiteci - concluse
parlando con i restanti.
Mentre uno per volta i
miei amici prendevano la rincorsa per raggiungere la finestra io
afferrai Kili per un braccio.
-
Kili non stai
bene - gli dissi, incapace di trattenermi oltre, vedendo che
l’incarnato
pallido e sudato gli si era accentuato. -
Non dire
sciocchezze, sto benissimo - replicò lui sfuggendo al mio
sguardo e alla mia presa,
poi senza aggiungere altro, andò anche lui e io lo seguii.
Una volta all'interno,
facendo molta attenzione e muovendoci
con cautela, iniziammo a fare razzia di daghe, spade, pugnali, mazze,
martelli e di quanto riuscivamo a tenere in braccio.
-
Quest’idea
non mi piace per nulla… - sussurrò Bilbo mentre
tirava
giù dalla parete una pesante ascia. -
Non sei l’unico a pensarla così... -
mormorai io e lo Hobbit mi guardò. -
E' da questa mattina che sei strana - mi disse dopo un
momento. -
Sono solo preoccupata. Dopo tutto stiamo svaligiando
illegalmente l’armeria della
città - replicai io passando a Bofur una lancia. -
No, dico, quando
ti sei svegliata avevi un’espressione terrorizzata. Oin mi ha
raccontato che sei stata tu a sognare la profezia del ritorno del Re
sotto la Montagna -
spiegò lui - hai sognato qualcosa stanotte? -
domandò.
Guardai spaventata
Bilbo.
Aveva uno sguardo serio e sapeva che quello che aveva detto
corrispondeva al vero.
-
Kili! -
Al richiamo
l’attenzione di entrambi si
rivolse al giovane nano, che con un gemito sommesso cadde
giù per
le scale assieme a tutte la armi che aveva in mano. Ci fu un fracasso
infernale e io scambiai uno sguardo terrorizzato con Thorin. Senza pensarci un
attimo, corsi verso la scale e raggiunsi
Kili che mi guardò colpevole e spaventato insieme. Ero
talmente
presa a capire cosa fosse successo, che reagii troppo lentamente alla
mano che mi afferrò la spalla tirandomi via. Caddi sulla schiena e mi
ritrovai una
lama puntata alla gola; sopra di me una guardia mi guardava con astio,
mentre un suo collega afferrava Kili e lo inchiodava contro la scala
sotto la minaccia di un coltello.
-
Capitano, abbiamo
catturato gli altri nani che si trovavano all’esterno - disse
l’ennesimo soldato.
Il comandante era un
uomo dai baffi e dai capelli rossicci, il quale si soffermò
a squadrarci uno per uno.
-
Volete dirmi per
quale motivo siete venuti qui in questo posto a rubare le nostre armi?
-
domandò e ci ripassò in rassegna - come
immaginavo... portiamoli dal Governatore, saprà lui come
dovremo comportarci - aggiunse in risposta al nostro silenzio.
Le guardie, tirandoci e
spingendoci, ci
accompagnarono per le strade di Pontelagolungo fino a raggiungere la
piccola piazza comunale davanti il palazzo del Governatore. Nel
frattempo dietro di noi si era formato un capannello di abitanti che,
con torce alla mano, illuminavano la città seguendoci
curiosi. Ci
fermammo esattamente al centro della piazza e non passò
molto
perché il portone della dimora si aprisse, facendo apparire
il suo occupante
in abiti da camera.
-
Che cosa
significa questo? - esclamò al nostro indirizzo mentre
scendeva i gradini del portico allacciandosi un logoro cappotto in
pelliccia. -
Li abbiamo sorpresi a rubare le armi Signore - rispose il
comandante. -
Ah, nemici dello stato eh! - disse l’uomo
guardandoci con un sorriso sardonico.
Aveva una brutta dentatura, gli occhi piccoli e porcini e una larga
stempiatura sulla cima del capo.
-
Un disperato
mucchio di mercenari come mai nella vita signore - disse un uomo al suo
fianco.
Dal suono della voce riconobbi all’istante colui che ci aveva
quasi fatto
scoprire il giorno prima alla dogana.
In tutti i casi il suo aspetto fugò ogni qualsivoglia dubbio
rimastomi.
- Frena quella
lingua - lo ammonì Dwalin facendosi avanti - tu non sai
con chi parli, lui non è un criminale qualunque! -
annunciò
Io osservai l'espressione del Governatore farsi dapprima stupita e poi
interessata.
-
Lui è
Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror - gridò Dwalin in
modo
che tutti lo sentissero.
A quel punto Thorin lo
raggiunse in
mezzo allo spiazzo, posandogli una mano sulla spalla per dire che era
sufficiente così.
-
Noi siamo i nani
di Erebor - spiegò, dando il via a mormorii diffusi tra la
gente - e siamo venuti a reclamare la nostra terra natia -
aggiunse rivolgendosi direttamente al Governatore che lo guardava
allibito.
Io mi guardavo intorno
cercando di
interpretare le espressione della popolazione, ma vedevo ben poco
accerchiati come eravamo dalle guardie; quei pochi che riuscivo a
vedere avevano anch'essi delle facce sgomente.
-
Ricordo questa
città al tempo della sua grandezza - riprese Thorin
camminando
lentamente - flotte di navi attraccate al porto colme di sete e gemme
preziose - disse girando in tondo e parlando a tutti i presenti -
questa
non era una città abbandonata sul lago, questo era il centro
di
tutto il commercio del nord!! - esclamò e un gran clamore si
levò dalla piazza, Thorin si voltò di nuovo verso
il
Governatore - io garantirei il ritorno di quei giorni,
riaccenderei le grandi fornaci dei nani e farei fluire benessere e
ricchezza di nuovo dalle sale di Erebor!! - annunciò con
impeto.
- Morte! Ecco che cosa ci porterai! -
Io, che ero rimasta
incantata quasi
quanto gli altri dalle parole di Thorin, mi voltai per vedere Bard
raggiungerci dal mezzo della folla.
-
Fuoco di Drago e
rovina! Se risveglierai quella bestia, distruggerà tutti
noi! -
continuò l’uomo guardando fisso Thorin davanti a
sé.
A quelle parole mi
irrigidii e sentii
nuovamente, nella mia testa, il crepitio rovente delle fiamme: quelle
dell’incendio di quando ero piccola e quelle della visione
avuta
alla mattina.
Rabbrividii, guadagnandomi un’occhiata preoccupata da Kili
che stava al mio fianco. Io scossi la testa
impercettibilmente tornando ad ascoltare il discorso che si stava
svolgendo.
-
Potete dare
ascolto a questo oppositore, ma io vi prometto una cosa -
ribattè
Thorin serio - se riusciremo, tutti condivideranno le ricchezze
della Montagna - giurò riaccendendo il clamore del popolo
che si
era spento dopo l’apparizione di Bard - avrete abbastanza
oro per ricostruire Esgaroth per dieci volte almeno! -
Ma Bard non si diede per
vinto e cercò di riottenere l’attenzione.
-
Tutti voi,
ascoltatemi! Dovete ascoltarmi! - esclamò, facendo tacere di
nuovo la folla - avete dimenticato quello che è successo a
Dale?
-
domandò - dimenticato quelli che sono morti nella tempesta
di fuoco?! - proseguì.
Voltandosi
incrociò i miei
occhi e vidi che era fermamente convinto di ciò che stava
dicendo,
vidi la paura per le conseguenze che una tale catastrofe avrebbe potuto
avere sulla sua famiglia.
-
E per quale
motivo? - proseguì girandosi a guardare Thorin - la cieca
ambizione di un Re della Montagna. Così preso
dall’avidità da non riuscire a vedere oltre il
proprio
desiderio!! - urlò.
Nori, alla mia destra,
si tuffò ad acciuffare Dwalin che inveendo contro Bard
cercava di avventarglisi contro.
-
Suvvia, non
dobbiamo, nessuno di noi, essere troppo frettolosi a dare la colpa -
disse a quel punto il Governatore riprendendo la parola.
Calò di nuovo
il silenzio e
per un folle momento, sperai con tutto il cuore che vietasse a Thorin
di
partire per quella Montagna.
-
Non
dimentichiamo che è stato Girion, signore di Dale, tuo
antenato, che fallì nell’uccidere la bestia -
disse
invece all’indirizzo di Bard.
Io fissai sbalordita
l’uomo
abbassare lo sguardo.
Bard era l’antenato di colui che aveva
cercato di difendere Dale e che purtroppo non ci era riuscito.
-
È vero..
tutti conosciamo la storia Signore - prese parola il leccapiedi che
rispondeva al nome di
Alfrid - freccia dopo freccia ha scoccato, ognuna ha mancato il
bersaglio - disse con malcelata contentezza.
Io gridai un improperio
al suo indirizzo, che però si perse nella confusione
venutasi a creare. Ma chi si credeva
quell’orrido essere per farsi beffe a questo modo di
qualcuno?! Bard se
accusò il colpo, non lo
diede a vedere, avvicinandosi invece a Thorin per mormorandogli
qualcosa, a
cui il nano rispose con occhi fiammanti prima di girarsi a fronteggiare
il Governatore.
-
Mi rivolgo al
Governatore degli uomini del lago. Vuoi vedere la profezia realizzata?
Vuoi condividere la grande ricchezza del nostro popolo? - gli chiese.
L’uomo
sembrò pensarci un attimo, mentre la tensione delle
aspettative cresceva.
-
Cosa rispondi? - lo incalzò Thorin dopo un
istante. -
Che io dico a te....
benvenuto! Benvenuto! Tre volte benvenuto, Re sotto la montagna! -
esclamò alzando le braccia la cielo.
Scoppiò un
putiferio di grida di giubilo e di risate contente. Incrociai di nuovo lo
sguardo di
Bard,
che si limitò a scuotere la testa affranto prima di
disperdersi
in mezzo alla folla.
Io, dal mio canto, abbassai gli occhi al suolo
fissando il sottile strato di neve
che si era formato. Non riuscivo proprio a
mettere il
cuore in pace e soprattutto, non riuscivo a mettere da parte
l’immagine delle fiamme che avvolgevano ogni cosa.
* Che
lo scudo di Mahal ci protegga
Spazio Autrice:
Ebbene
sì, ci avete azzeccato! Era solo un sogno (per fortuna). Abbiate
pazienza, in questo capitolo ho ribaltato un pò le scene del
film inserendole in sequenza in modo diverso dall'originale, ma avevo
bisogno che fossero così! Dal prossimo capitolo
inizierò
a staccarmi quasi del tutto dalla trama "originale", spero che la mia
invettiva appaghi le vostre aspettative! Lascio a voi la parola quindi.
Un
grazie a voi miei lettori, alle mie recensiste a chi mi segue (Adelasia__),
mi preferisce e mi ricorda <3 Chiunque voglia scrivermi due
righe di
commento è sempre ben accetto, anche perchè
rispondervi
è una cosa che amo molto fare!
Mi
era capitata di rado una
tale accoglienza tra gli uomini, la gioia che era esplosa al benvenuto
del Governatore aveva faticato a scemare anche quando le guardie
avevano consigliato a tutti di rientrare nelle loro case. Avevo ancora
cercato di scorgere Bard in mezzo a quella calca, ma dell'uomo non
c'era più alcuna traccia. Era tornato a casa portando con
sè la maggior parte di quell'amarezza che aveva contagiato
anche
me. Dopo tutto non m'illudevo di certo che gli abitanti di Esgaroth
fossero solamente felici della nostra presenza. In ballo c'era molto di
più. La rinascita della loro città, ormai ridotta
ad
essere solo l'ombra di ciò che era stata in passato.
Trascinandosi dietro un passato minaccioso quanto la monumentale
presenza della Montagna. Riguarda a quest'ultima dovevo essere
diventata paranoica, ma avevo la
costante impressione che Erebor ci stesse aspettando... il mio timore
riguardava però cosa ci avrebbe accolto al suo interno...
Così mentre seguivo i miei compagni scortati dal Governatore
il
mio sguardo era fisso sul profilo appena accennato nel chiarore
notturno dell'antica dimora dei nani. "Fuoco
di Drago e
rovina! Se risveglierai quella bestia, distruggerà tutti
noi!".
Le parole di Bard si mischiarono ancora una volta al sogno che avevo
fatto e mi accompagnarono fino al nostro ingresso nel palazzo del
Governatore. Quando vidi, infatti, la
sfarzosità di
quel luogo messo a confronto con la casa di Bard e con la fatica che
faceva per tirare su i suoi figli non potei fare a meno di storcere il
naso emettendo un gemito di disapprovazione.
-
Qualcosa non va mia signora? - si rivolse a me Alfrid, non mi
ero nemmeno accorta che si fosse avvicinato. -
No, nulla - risposi con tono piatto.
Più guardavo
quell’uomo e più mi faceva venire i brividi con la
sua untuosità.
-
Procurate degli
abiti adatti ai nostri ospiti e apparecchiate il salone grande, devono
rifocillarsi e fare festa prima della grande impresa!-
esclamò il Governatore alla
servitù che era assiepata lungo le pareti drappeggiate di
arazzi. -
Vi ringrazio per l’ospitalità - disse
Thorin mentre le governanti iniziavano a darsi da fare.
L’uomo fece un
gesto di non
curanza - E' un onore. Un onore avere il Re sotto la
Montagna nel mio umile palazzo! - replicò con un sorriso e
con occhi
che pregustavano già le ricchezze promesse. Quell'uomo
vedeva mio padre come un enorme statua d'oro.
-
Mia signora vogliate seguirmi, vi accompagno nelle vostre
stanze -
Io distolsi l'attenzione
dalla conversazione in corso e guardai il paggio che mi aveva rivolto
la parola.
-
Ci vediamo a
cena - dissi a Kili.
Fece un leggero cenno con la testa per dirmi che aveva capito e dalla
sua espressione capii che era ancora scosso per quello che era
successo nell'armeria.
- Non fartene un cruccio, è andato
tutto bene
quindi non pensarci più - aggiunsi per rincuorarlo, sperando
nel frattempo che quelle parole aiutassero anche me.
Kili mi fece un sorriso
mesto e io gli lasciai un bacio a fior di labbra prima di seguire il
paggio verso i miei alloggi. Nella camera assegnatami
era
già stato acceso un bel fuoco scoppiettante all'interno del
grande camino addossato alla
parete. Davanti ad esso una vasca da bagno con piedi di fiera mi
aspettava colma di acqua che rilasciava una leggera fumina a contatto
con la temperatura della stanza.
-
Mi sono permesso
di prepararle un bagno caldo. Le ho anche lasciato degli abiti puliti
sul letto. Per qualsiasi
necessità non esiti a chiamarmi, le basterà
suonare il
campanello -
mi disse indicando una piccola campana d’ottone poggiata su
di un
tavolino, dopo di che si congedò chiudendosi la porta alle
spalle.
Ritrovarmi sola mi fece
sentire
strana, fuori posto. Era da mesi che non rimanevo in una stanza senza
nessuno
intorno.
Mi tolsi la camicia e i pantaloni, ripiegandoli e
appoggiandoli sul letto vicino agli abiti nuovi e mi sciolsi la
treccia. Poi mi diressi verso la vasca, lasciando per strada, scarpe,
calze e sottoveste. Quando l’acqua calda mi avvolse nel suo
abbraccio provai un immediato sollievo, sentii i muscoli rilassarsi e
la
pelle distendersi. Afferrai il sapone appoggiato lì vicino e
mi
lavai con cura, togliendo la sporcizia accumulatasi e frizionandomi i
capelli dalla radice fino alle punte. Per un meraviglioso momento,
mentre mi lavavo, non pensai a niente e a nessuno, dedicando ogni
attenzione solo a me stessa. Così focalizzata scoprii di
avere
molte nuove cicatrici: sottili e frastagliate, alcune lunghe e
altre che non superavano l’unghia del
mignolo, alcune rosa, altre bianche. Fuori continuava a
nevischiare e il fatto di essere al caldo era una benedizione, avevo
patito così tanto freddo che non mi sarei stupita se il mio
sangue si fosse tramutato in ghiaccio.
Quando finii di pulirmi
rimasi accovacciata nella vasca a fissare il fuoco, con gli avambracci
appoggiati per lungo sul bordo
e la testa su di essi. Il fuoco...
così bello e
così
letale. Avevo ancora vivido il ricordo del calore delle fiamme che mi
avvolgevano, della la luce così forte da farmi male agli
occhi
e del fumo che mi riempiva i polmoni facendomi tossire
convulsamente.
Pensai a cosa dovevano aver provato gli abitanti rimasti intrappolati
ad Erebor mentre scappavano, cercando di barricarsi nelle sale della
Montagna e aspettando solo che il Drago li trovasse. In quel preciso momento
il fuoco ebbe
un
guizzo e io scattai involontariamente in piedi facendo strabordare un
pò di acqua sul pavimento in legno. Tra le fiamme mi
sembrava di
aver visto un enorme occhio giallo e verde che mi fissava. Rimasi ferma immobile
finchè il freddo non divenne pungente. Poi scossi
violentemente la testa
coprendomi la faccia con le mani. Mi riadagia nella vasca lasciandomi
scivolare finchè non finii
completamente sommersa dall’acqua e lì rimasi
trattenendo
il fiato e guardando sopra di me il soffitto tremolare. "Vorrei vivere
sott’acqua. Il
fuoco non potrebbe mai più bruciarmi" pensai chiudendo gli
occhi
e rilasciando qualche bollicina dalla bocca. Poi il mio udito
captò qualcosa, come un richiamo; mi sembrava di sentire
chiamare il mio nome.
-
Harerin! -
Aprii gli occhi di
scatto e vedendo sopra di me il volto distorto di Fili mi
tirai a sedere di scatto.
-
Fee! - esclamai tossendo e passandomi una mano sulla
faccia per togliere i capelli
bagnati rimasti appiccicati. -
Scusami ma ho
bussato e non hai risposto, così sono entrato. Pensavo
stessi
affogando! - rispose lui agitato, poi mi lanciò una lunga
occhiata
sollevando un sopracciglio - però! - commentò
sorridendo.
Finalmente realizzai che
l’acqua era trasparente e che io stavo facendo il bagno,
ovviamente nuda.
-
Fili! - gridai - esci di qui! - lo apostrofai mentre cercavo
qualcosa di solito da tirargli addosso. -
Ehi guarda che
è colpa tua se sono entrato! - si schermò lui
affrettandosi ad allontanarsi - il mio fratellino è
davvero fortunato - aggiunse ancora una volta, raggiunta la porta, con
un ghigno.
Fortunatamente per lui,
la saponetta
che gli avevo lanciato dietro si schiantò sulla porta,
proprio
mentre ci scompariva dietro con una risata. Con un sospiro uscii
dalla vasca
prendendo un asciugamano di cotone, che per le mie dimensioni era
praticamente una coperta.
Mi avvicinai al letto e infilai la
sottoveste pulita, i pantaloni di lana morbida che mi erano stati
portati, i calzettoni e un paio di stivali di cuoio di poco
più
grandi del mio piede. Disdegnai invece la camicia finemente decorata
con motivi d’oro e mi rimisi la blusa datami da Sigrid. La
strinsi in vita con la mia solita cintura e sopra ci allacciai una
casacca verdone senza maniche, che mi arrivava alle ginocchia. Per
ultimo presi con gratitudine un paio di guanti di pelle senza dita,
ruvidi sul palmo e adatti quindi a maneggiare le spade senza perderne
la presa. Poi mi soffermai per un
istante davanti allo
specchio.
Sì, avevo ragione. Ora che mi guardavo a figura intera,
dovevo ammettere che i miei capelli erano incredibilmente cresciuti; le
ultime ciocche mi lambivano senza sforzo i fianchi. Rifeci esattamente
le stessa pettinatura
che mi aveva fatto Tilda, intrecciando però tutti i
capelli e sistemando poi la treccia in modo che mi ricadesse sul petto
da
sopra la spalla sinistra.
Una volta pronta raggiunsi gli altri.
Il salone, ovviamente,
risultò riccamente
decorato e illuminato da grandi candelabri poggiati sul tavolo e che
scendevano dal soffitto. Il Governatore sedeva a
capotavola
con Thorin, al fianco di uno e dell'altro c’erano
rispettivamente: Alfrid
(con mia somma irritazione), e Balin. Gli altri erano sistemati lungo
il tavolo senza un ordine ben preciso. Si erano tutti cambiati e
dall’espressione di Bilbo potei capire che era contento di
poter
indossare finalmente degli abiti puliti, anche se continuava a
indossare il suo gilè verde. Occupai la sedia rimasta
vuota tra Fili e Kili; quest’ultimo, nonostante si fosse
sistemato
al meglio, continuava ad apparire con un’aria vagamente
sofferente
e malaticcia.
-
Bene, che si inizi pure il banchetto! - esclamò
gioviale il Governatore.
Era, dovetti ammetterlo
mio malgrado, tutto squisito. Dal pesce di lago al forno, fino alla
carne cotta su brace di pino. Anche senza guardarlo
sapevo che Bombur si stava trattenendo di sicuro dal piangere
dalla gioia. La cena fu lunga e
accompagnata da
molti boccali di birra e molti (anche se meno) calici di vino. Il
Governatore si informò sul nostro viaggio e sui pericoli che
avevamo incontrato, Balin e Thorin gli risposero dosando bene le
parole, attenti a non rivelare troppo. Alfrid ascoltava ogni
parola, ridendo eccessivamente alle battute scadenti del suo padrone. Io chiacchieravo e
ridevo assieme
agli altri, ma più di una volta i miei pensieri mi
distrassero,
facendomi riprendere da chi mi stava parlando.
-
Harin sei proprio da un’altra parte stasera! -
disse Bofur ridacchiando un po’ brillo. -
Scusatemi, deve
essere la stanchezza - mentii prontamente, anche se non mi
sfuggì
l’occhiata di Bilbo.
Sapevo che lui stava ancora pensando a ciò che ci eravamo
detti all'armeria, o meglio, a ciò che non avevo detto.
- Potresti cantarci
qualcosa! - esclamò all'improvviso Gloin seduto vicino al
giocattolaio, mentre brandiva un boccale schiumante appena rabboccato. -
Non credo sia il caso... - replicai io, che di cantare non
avevo molta voglia ad essere sincera. -
Dai Harin ti prego! - disse accorato Ori. -
Canta! Canta! Canta! -
Un gruppo di nani
ubriachi, chi più chi meno, credetemi.... è
impossibile da dissuadere.
-
Portatele
un’arpa - disse il Governatore, dopo essersi informato da
Thorin
di quale strumento sapessi suonare (la mia era rimasta in camera).
Al che non potei
più tirarmi
indietro, quindi accettai lo strumento che l'ennesimo paggio mi porgeva
e mi
sedetti su di un piccolo sgabello imbottito tenendo l’arpa
tra le
ginocchia.
Appoggiai le dita sulle corde, fissando senza realmente vederla la
trama del tappeto che ricopriva la sala. Non riuscivo a farmi venire in
mente una canzone adatta. Il mio animo inquieto non mi permetteva di
pescare tra i miei ricordi una ballata.. per cui non ne intonai nessuna. Iniziai invece a suonare
una
melodia dal ritmo incalzante accompagnandola con poche strofe.
In
realtà fu una canzone molto veloce e diceva più o
meno
questo:
Hey brother There’s
an endless road to be discovered Hey
sister Know
the water’s sweet but blood is thicker
Oh,
if the sky comes falling down, on you There’s
nothing in this world I wouldn’t do
Hey
brother Do
you still believe in one and other? Hey
sister Do
you still believe in love, I wonder?
Oh,
if the sky comes falling down, on you There’s
nothing in this world I wouldn’t do
What
if I’m far from home? Oh
brother I will hear you call What
if I lose it all? Oh
sister I will help you back home
Oh,
if the sky comes falling down, on you There’s
nothing in this world I wouldn’t do
Hey
brother There’s
an endless road to be discovered Hey
sister Do
you still believe in love, I wonder?
Oh,
if the sky is falling down, on you There’s
nothing in this world I wouldn’t do
E forse non è
stata la canzone
più adatta ad un banchetto o ad un festeggiamento, ma fu
quella
che mi sgorgò spontaneamente dalla gola.
In realtà era esattamente ciò che pensavo... non
ci sarebbe stato niente al mondo che non avrei fatto per loro.
Spazio Autrice:
Eh bom...
dite addio alla trama originale e dite benvenuto a ciò che
il mio cervello partorirà! Spero
si sia
capito quando io odi il personaggio di Alfrid e spero che questo
piccolo angolo di introspezione da parte di Harin non vi abbia
annoiato. La canzone inutile starvelo a dire è molto
banalmente
"Hey Brother"... ma quando ho letto il testo e ho sentito questa
versione: Hey
Brother - Avicii (OFFICIAL Bethan Horton Cover) ho
pensato che ci stesse bene.. chissà che non siate
d'accordo con me! Ehhh
niente, al prossimo capitolo!! Tra
i miei
più sentiti ringraziamenti ci sono tutti i lettori ancora
con
me, le recensiste e chi mi ha aggiunta tra i
preferiti (Yukiko_Kitamura),
seguiti e ricordati. Che
Mahal sia con voi.
"La musica viene dal
cuore"
Una frase
scontata, detta e ridetta, ma mai tanto vera. Non importa se tu stia
intonando una tua canzone o la più famosa al
mondo, perchè sarà sempre diversa.
Perchè metterai
in ogni nota
tutte le emozioni che in quel momento sono dentro di te e alla fine
quell'esecuzione sarà solo e soltanto tua. Ed è
proprio
ciò che era successo a me, quella sera, in casa del
Governatore.
Avevo
cantato ciò che avevo dentro, non ciò che sarebbe
stato
più adatto ad una serata di festa.
Quando terminai l’ultima strofa i miei occhi dovevano essersi
fatti lucidi, li avvertivo ad ogni battito di palpebre; per cui non mi
stupii più di tanto delle espressioni sorprese dei
commensali che mi circondavano. Thorin, più degli altri, mi
guardava cercando di capire cosa mi fosse successo. Ignorando il silenzio attonito
che si era venuto a creare, mi alzai dalla seggiola con calma,
prendendo la parola.
-
Padre, potremmo parlare un attimo? - gli domandai.
Thorin si alzò immediatamente da tavola chiedendo scusa al
Governatore, che però non sembrava particolarmente attento.
Fece
un vago cenno con la mano grassoccia; gli occhi arrossati dal vino
ridotti a fessura. Mentre mi giravo per andarmene,
vidi Kili e Fili guardarmi entrambi con espressione interrogativa. In quel momento
però non mi
soffermai a rassicurarli, preferendo uscire a passo spedito dal salone.
Imboccato il corridoio principale, mi fermai davanti ad una finestra con il
vetro smerigliato a qualche metro di distanza
dalla porta che mi ero lasciata alle spalle.
-
Cosa succede
Harerin? Cosa ti turba? - esordì Thorin non appena mi
raggiunse. -
Vorrei che rinunciassi a riconquistare Erebor - dissi senza
mezzi termini piantando i miei occhi nei suoi.
Thorin mi
guardò come se fossi uscita di senno. Probabilmente lo
ero...
-
Ma cosa stai dicendo?! - esclamò allibito. -
Padre, ti prego... ho una sensazione orribile a riguardo! -
spiegai accalorandomi.
Vidi Thorin aggrottare le sopracciglia mentre una scintilla di
confusione mista a rabbia passava dietro ai suoi occhi.
-
E cosa
dovrei fare secondo te? Rinunciare all’impresa ora che siamo
arrivati fin qui?! - replicò lui con tono duro. -
Non lo so… sì forse... - dissi incapace
di trovare parole più adatte. -
Harerin non posso
- rispose con tono più dolce appoggiando una mano sulla mia
spalla - capisco che tu possa
avere paura, ma non posso. E’ la casa del nostro popolo. Sono
anni e anni che
con il pensiero ritorno a quel giorno! Ho promesso alla mia, alla
nostra gente, che gli avrei restituito la patria dove sono nati e
cresciuti, e non posso tirarmi indietro ora. - spiegò
scuotendo la
testa.
Volevo bloccarlo a
metà
del discorso per confidargli ciò che avevo visto in
sogno, quando vidi la sua espressione supplicante; questo mi
costrinse a ricacciare le parole in fondo alla gola.
Non poteva. Un concetto chiaro e semplice. Non poteva...
Per ciò che era, ma soprattutto per i morti e per i
sopravvissuti di quel giorno: lui non poteva tirarsi indietro.
Rimasi sconfitta, le
braccia lungo i fianchi senza sapere cosa dire. Thorin, vista la mia evidente
frustrazione, mi appoggiò una mano sulla guancia con fare
affettuoso.
-
Torniamo di là, avanti - mi disse.
Io scossi la testa -
Credo che andrò in camera mia... sono stanca... - risposi.
Lui non cercò
di convincermi,
annuì e mi augurò un buon riposo girandomi le
spalle e
tornando verso la sala.
Quando la porta si richiuse alle sue spalle io mi diressi verso la mia
stanza, sedendomi sul davanzale della finestra e puntando lo sguardo
verso la Montagna Solitaria, che in quel momento era completamente
avvolta dalle tenebre. Nonostante fossi
distrutta e non poco stanca, l’ansia per l’arrivo
della
mattina mi divorava, impedendomi di raggiungere il mio letto, coricarmi
e chiudere gli occhi varcando così le terre di Lorien. Sospirai, gettando
un’ultima
occhiata al paesaggio invernale e cupo che c'era fuori, e mi diressi
fuori dalla camera. Appena misi piede nel corridoio mi maledissi.
-
Mia signora avete bisogno? -
Oh per tutti i Valar....
Alfrid no!
-
No grazie, è mia intenzione fare solo due passi -
risposi con noncuranza incamminandomi. -
Molti dei suoi amici sono ancora nel salone, desidera
raggiungerli? - chiese l'uomo venendomi dietro. -
No, sto solo
sgranchendomi le gambe - replicai, cercando di tenere a freno il
desiderio di intimargli con molta poca grazia di sparire. -
Allora permettetemi
di farvi compagnia, non è saggio che una... - si interruppe
cercando probabilmente le parole giuste - ...dama si aggiri da sola in
un posto pieno di uomini - concluse con un sorriso tutto denti... e che
orribili denti aggiungerei!
A quel punto mi fermai
di botto facendolo quasi scontrare contro di me e mi voltai verso di
lui.
-
La ringrazio
Mastro Alfrid, ma ad essere circondata solo da uomini sono abituata e
poi... - replicai scostando un poco la mia casacca in modo da scoprire
il
fianco - so benissimo difendermi da sola, nel quale caso qualche poco
di
buono voglia farmi del male o… importunarmi - conclusi
candidamente mentre la luce delle torce sul mio pugnale si
rifletteva negli occhi dell’uomo. -
Ben.. benissimo
Milady come.. come desidera - replicò Alfrid deglutendo a
vuoto e
scomparendo nel giro di 5 secondi netti.
Io lo guardai girare
l’angolo di gran carriera sorridendo soddisfatta del terrore
che gli aveva letto in faccia. Proseguii quindi per il
corridoio, raggiungendo finalmente la camera che stavo cercando. Con molta delicatezza aprii la
porta quel tanto che bastava per poter mettere la testa dentro.
-
Kili? Fili? - mormorai.
La stanza era
pressoché uguale
alla mia, solo che (e vi giuro di non sapere in quale modo) i due nani
erano riusciti a creavi già un discreto caos di vestiti,
armi,
tabacco e frutta, che risultavano sparpagliati un pò per
tutto il mobilio Stavo per tornarmene
indietro, non
vedendo nessuno nella penombra creata dalle braci sfrigolanti del
camino, quando sentii un fruscio di coperte. Senza fare rumore mi
avvicinai al
grande letto matrimoniale. Aggrovigliato tra le lenzuola con una gamba
che spenzolava giù dalla sponda, c’era Kili
profondamente
addormentato. La vista mi strinse il
cuore: aveva
la bocca semichiusa da cui usciva un respiro veloce e spezzato, le
palpebre si muovevano a scatti e sulla fronte c'era ormai
l’inseparabile velo di
sudore freddo. Ogni traccia del nano
gioviale in
quel momento era scomparsa, sembrava solo una figura tormentata.
Inginocchiatami vicino alla sua testa, gli presi delicatamente la mano
che aveva appoggiato davanti al viso, quella si strinse chiudendosi
sulla mia.
-
Kili... - sussurrai baciandogli le nocche ruvide.
Il suo volto di distese
e il respiro
tornò leggermente regolare, con la mano libera gli scostai
un
ciuffo di capelli umidicci dalla guancia.
-
E’ salito un’oretta fa, era stanco -
La voce alle mie spalle
mi sorprese e voltandomi vidi Fili, fermo ad osservarmi con il profilo
acceso dalla luce del fuoco.
-
Fee non sta
bene... è evidente, non possiamo ignorarlo - dissi con tono
quasi supplicante all’indirizzo del fratello.
Fili mi fissò
ancora per un
momento, poi si avviò verso il camino dove si
fermò, appoggiando la
mano sopra lo stipite e mettendosi a fissare le fiamme. Io lasciai delicatamente la mano
di
Kili e mi avvicinai a lui, mettendogli una mano sulla spalla e
sentendola tesa sotto al mio tocco.
-
Harin pensi che
non lo abbia capito? È mio fratello dannazione! -
sbottò
lui, improvvisamente arrabbiato. -
E allora cosa? - lo incalzai io non capendo la sue restie.
Lui spostò
gli occhi su di me e solo allora notai il tormento che aveva dentro.
-
Non
rinuncerà mai ad andare ad Erebor! A lottare contro Smaug!
Vuole
riconquistare quella Montagna, per lo zio, per nostra madre,
affinchè possa rivedere casa sua - disse con impeto - lo
vuole
per te, perché vi possiate sposare senza l’ombra
di questo
male sopra di voi - aggiunse guardandomi, poi scostò lo
sguardo
con occhi lucidi.
Quelle parole mi colpirono come un maglio. Presa com'ero a trovare un
modo per far desistere mio padre, non avevo pensato che poteva non
essere l'unico da convincere. Mi sentii incredibilmente stupida,
nessuno di loro, nemmeno il più giovane avrebbe rinunciato.
Ora
capivo davvero l'assurdità della mia pretesa.
-
Non mi ero mai
fermata a riflettere su questo… - mormorai a Fili - scusami
Fee, ti ho
attaccato per nulla... - dissi stringendo le mani in grembo.
Lui scosse la testa.
-
No non ti
scusare, ne avevi tutte le ragioni. Piuttosto vorrei sapere cosa vi
siete detti tu e lo zio - disse, tornando a guardarmi mentre io
abbassavo gli occhi a terra - non sei più rientrata in
sala...
ci siamo preoccupati, ma Thorin ha detto che eri solo stanca -
continuò - ma sei ancora in piedi a quest’ora...
cos’è successo per davvero Harin? -
domandò infine.
Incrociai il suo sguardo
preoccupato.
Fili era un pezzo fondamentale della mia vita, era il fratello che non
avevo mai avuto e il migliore amico che avevo sempre desiderato. E
amavo suo fratello più della mia stessa vita.
-
Ho chiesto a Thorin di rinunciare a riconquistare Erebor -
dissi in un sussurro.
Per un istante pensai
che a Fili
fosse venuto un attacco apoplettico mentre mi guardava con la bocca
aperta e gli occhi sgranati.
-
Perché? - chiese quando riuscì a
ricomporsi. -
Ieri... ieri
mattina ho avuto una visione in sogno - ammisi finalmente a qualcuno, e
vidi Fili chiudere brevemente gli occhi a quella confessione
- Non sono riuscita a dirlo a Thorin, per lo
stesso motivo per il
quale tu non hai parlato con tuo fratello… - aggiunsi
mordendomi
poi il labbro. -
Ci tiene troppo per rinunciarvi - disse al posto mio. -
Esatto… - -
Cos'hai visto? -
domandò, lanciando una fugace occhiata al fratello che aveva
mormorato qualcosa nel sonno. -
Fauci di drago che sputavano fiamme rosse e oro, distruggendo
completamente la casa di Bard - sintetizzai.
Fili rimase in silenzio.
Non riuscii a capire cosa pensasse, il suo sguardo era distante.
-
Sei sicura che
non fosse solo un sogno? - si informò con un
barlume di
speranza negli occhi, ma quando io scossi la testa lo vidi spegnersi -
allora speriamo che per una volta tu ti sia sbagliata... –
disse
alla fine con un lungo sospiro. -
Spero di sì... - risposi -
Resti qui a dormire - aggiunse con un sorriso.
La sua non era una
domanda ma una semplice constatazione, così risposi al suo
sorriso con un altro. Mentre Fili si preparava
per dormire,
io tolsi gli stivali e mi infilai sotto le coperte. Non appena
raggiunsi il fianco di Kili, questi si girò con gli occhi
chiusi
verso di me.
-
Harin? - mugugnò nel sonno. -
Sì Kee, sono io - risposi con dolcezza. -
Bene - replicò lui con un sorriso appena accennato
sull’incarnato pallido. -
Gamut nanun*
Kee - -
Gamut nanun... lananubukhs** - rispose lui
in un soffio.
Il suo braccio si mosse,
allungandosi
sul mio stomaco e la sua mano si appoggiò senza alcuna
malizia
sopra al mio seno; un attimo dopo era già di nuovo tra le
braccia di Lorien.
Fili si distese vicino a me, circondandomi la vita allo stesso modo del
fratello.
-
Harin? - mi chiamò Fili -
Dimmi Fee - -
Qualsiasi cosa
accada domani, noi staremo assieme - disse, e sentii la forza di quelle
parole come un barlume di speranza. -
Certo... sempre insieme - risposi io.
E i miei sogni quella
notte furono nostalgici.
*
Buona notte ** Buona
notte... ti amo
Spazio
Autrice:
Ve la
sareste mai aspettati una richiesta del genere da parte di Harin? Non
so se ho gestito bene questo piccolo colloquio tra padre e figlia,
più per "colpa" di Thorin in realtà. E' talmente
introverso che mi riesce difficile capire come possa reagire a certe
cose... spero di non aver sfociato nel temibilissimo OOC! L'intermezzo
con Alfrid era solo per alleggerire un pò, non mi piace far
i capitoli troppo cupi ;) ed era da tanto che volevo creare un faccia a
faccia con Fili... che per la gioia delle sue fans credo
proseguirà anche nel prossimo! Sperando
di continuare a farvi appassionare a questa fic vi rimando alla
prossima settimana =) Grazie
di cuore a: I lettori vari ed eventuali, le recensiste e la new entry Pescemagico, i
seguiti (Adelasia__),
preferiti (Electra pascal),e
ricordati (_Rondine_).
-
Non ci posso credere! Sei ancora lì con
quell’arpa?! -
Le mie dita si fermarono
improvvisamente sulle corde tese, la mia melodia si interruppe a
metà lasciando vagare una nota solitaria.
-
Fee! - esclamai sorpresa, balzando in piedi e gettando le
braccia al collo del mio più caro amico. -
Ahh la mia piccola Harerin! - rise lui allegro stringendomi
con forza. -
Quando siete arrivati? - domandai felice quando ci lasciammo.
-
Poco fa, ma... - -
E Kili? Thorin?- lo interruppi alzandomi sulle punte per
vedere oltre le sue spalle ormai ben massicce.
Fili era cresciuto tanto negli ultimi anni, poteva quasi competere con
mio padre; quasi però.
-
Non ci sono - rispose lui, grattandosi il mento sotto la
folta barba bionda. -
Come non ci sono? - chiesi io allarmata da quella notizia. -
Abbiamo
incontrato un gruppo di mercanti diretti a valle. Kili e Thorin li
stanno scortando e visto che erano in pochi, mi hanno detto di
precederli - spiegò - qualcosa non va?- aggiunse poi,
vedendo la mia espressione delusa. -
No... ma per domani saranno a casa? - mi informai io
speranzosa. -
Non lo so... ma
non penso… perché? Non sembri molto contenta del
mio
ritorno - disse con un tono tra il dispiaciuto e il noncurante, mentre
io
andavo a sedermi sul letto dove avevo lasciato il mio strumento. -
No Fee, non
fraintendermi! Sono
contentissima che tu sia qui, dico davvero, solo che speravo foste
arrivati tutti insieme - lo rassicurai, prendendo in mano
l’arpa e
osservando i riflessi della luce sulla sua superficie lucida. -
Ohi ohi che succede? -
Fili
s'inginocchiò davanti a me fissandomi dabbasso.
-
Una sciocchezza
in realtà… domani al tramonto
c’è il
matrimonio di Okel e Mianda - spiegai. -
Oh cavolo! E tu
devi esibirti vero? Okel ti ha chiesto di comporre per Mianda la
canzone da regalarle come dono di nozze - esclamò
improvvisamente
Fili, capendo il mio dilemma.
Dovete sapere che fosse
tradizione, tra la nostra
gente, che lo sposo regalasse una composizione unica nel suo genere
alla
sua sposa durante il banchetto per i festeggiamenti delle nozze. E per
la prima volta era stato chiesto a me. -
Già.. -
dissi storcendo il naso - E’ la prima volta che mi esibisco
in pubblico... quindi ci tenevo tantissimo che ci foste... soprattutto
Thorin, mi ha insegnato lui come ben sai - dissi con un sospiro.
Fili mi fece un sorriso
di comprensione stringendomi una mano con dolcezza.
-
Mi spiace Harin, magari arriveranno in tempo... se
c’è qualcosa che posso fare... - mi
consolò. -
Tranquillo Fee,
non importa... - gli risposi, non riuscendo però a
nascondere del tutto la delusione - ma ora raccontami!
Com’è andato il viaggio? - aggiunsi poi,
facendogli spazio
sul letto in modo che lui potesse sedersi.
Così mi
raccontò tutto
per filo e
per segno, dilungandosi a descrivermi i paesaggi visti e le
persone incontrate finchè, ormai tardi, mi diede la
buona
notte,
ritirandosi in camera sua e lasciandomi così sola a
rimuginare su quanto fossi stata sfortunata. La mattina successiva,
quando i primi
raggi del sole stavano spuntando a rischiarare il nuovo giorno e io ero
ancora profondamente addormentata, qualcosa balzò sul mio
letto
facendomi svegliare di colpo.
-
Svegliati Harin! - -
Fee, per Durin!! Ma che cavolo
fai?! - domandai contrariata sbattendo gli occhi confusa e accecata dal
chiarore - e cosa ci fai con quello? - aggiunsi, vedendolo con il
suo violino in mano. -
Ti
accompagnerò nell’esibizione di questa sera, mi
sembra
chiaro! - rispose lui tutto sorridente. -
Come scusa? - chiesi ancora leggermente confusa mettendomi a
sedere. -
Ho studiato il
tuo spartito tutta la notte! Possiamo arrangiare la melodia inserendoci
un violino! Nessuno se lo aspetta e tu farai un figurone.
Così
quando Kili e Thorin torneranno a casa, tutti gli diranno quanto fosse
bella la tua canzone! - spiegò eccitato
all’inverosimile dall’idea. -
Tu, hai studiato
il mio spartito tutta la notte? - domandai allibita, scacciandomi un
lungo ciuffo da davanti agli occhi. -
S.. sì.. perché? - balbettò
lui, improvvisamente nervoso di aver sbagliato qualcosa. -
Oh Fee, ti
adoro!! - esclamai, buttandomi a braccia spalancate verso di lui e
facendolo cadere di schiena sul letto in un intrico di lenzuola sfatte. -
Oh Mahal... se
adesso ci vedesse Kili mi staccherebbe la testa! - mormorò
lui
dopo essere scoppiato a ridere. -
Come? - domandai io confusa. -
No nulla! - si
affrettò a rispondere - dai cominciamo a provare! - disse,
alzandosi e imbracciando il violino mentre io, ancora in pigiama,
correvo a
prendere la mia arpa.
Provammo tutto il
pomeriggio,
fermandoci solo per il pranzo; Dis ad un certo punto dovette uscire di
casa perché
non ne poteva più, poveretta lei! Quando fu quasi l’ora
di
raggiungere il banchetto mi andai a sistemare, abbandonando per un
attimo gli abiti sgualciti che usavo tutti i giorni, per un vestito un
po’ più da festa. Non ero un'amante di pizzi e
merletti, ma stavo andando ad un matrimonio dopo tutto!
-
Fee, Dis, che ve
ne pare? - chiesi comparendo in cucina, finalmente pronta, dove loro mi
aspettavano per uscire. -
Mi pare che
dovresti vestirti come una nana femmina un po’ più
spesso! - rispose Dis con un sorriso materno. -
Nonostante
vestita così diventerebbe difficile andare a caccia, sono
d’accordo con mia mamma - disse Fili con un sorriso caloroso. -
Era di mia madre
- ammisi alla fine, lisciando con un palmo il velluto blu dell'abito,
in
netto contrasto con i miei capelli bianchi. -
Sarebbe estasiata nel vederti - mi disse dolcemente Dis
abbracciandomi. -
Forza è
ora di andare! - esclamai, con voce un pò rotta
dall'emozione,
dopo essermi sciolta dalle sue braccia.
La festa era stata
organizzata
all’interno di un'ampia grotta, grande abbastanza da
contenere tutto il
villaggio e tutti i parenti degli sposi. C’erano lanterne e
candele dorate su ogni sporgenza, e la roccia luccicava di riflesso,
mandando bagliori tenui per tutta la sala e accendendola di toni
brillanti. Immensi
tavoli si estendevano per
gran parte dello spazio libero, mentre il restante, era occupato dalla
pista
per le danze e dai fuochi accesi per preparare il sontuoso banchetto.
L'aria era pregna dell'odore di carne alla griglia, spezie e braci
roventi: un caratteristico odore da Nani, che sapeva di allegria e di
casa. Quando
arrivammo alla cerimonia, Okel mi corse incontro trafelato, vestito al
meglio e con le treccine ricche di ornamenti.
-
Harerin! Sei
arrivata finalmente! - esclamò con un sorriso che partiva
da un orecchio e arrivava all’altro - Dis, Fili è
un
piacere avervi qui. Mi dispiace che Kili e Thorin non siano presenti -
salutò, inchinandosi alla nana e stringendo in un abbraccio
rude
il principe. -
Hanno avuto un contrattempo, ma ti farebbero entrambi le
più vive felicitazioni - rispose Dis. -
Okel, spero non
sia un problema se Fili mi da una mano ed eseguire il pezzo con il suo
violino - dissi io al nano. -
Cosa? No per nulla! Anzi, Mianda sarà ancora
più contenta! - disse lui gioviale. -
Allora noi andiamo a prepararci - disse Fili.
E lasciata Dis alle cure
dello sposo
ci avviammo verso il palchetto, dove una piccola orchestra intratteneva
gli ospiti con allegre melodie. Io agguantai uno
sgabello portandolo al centro del gruppo, nel frattempo in cui Okel
richiamava al silenzio.
-
Nervosa? - mi chiese Fili mettendosi al mio fianco e
imbracciando il suo strumento. -
Un
po’… guarda quanta gente c’è!
Questa grotta
è stracolma nemmeno fosse l’incoronazione di
Thorin -
risposi in un sussurro terrorizzato guardandomi intorno, il mio amico
si
mise a ridere e
poi Okel prese parola. -
Men Kurdu*
-
disse, rivolgendosi alla sua neo moglie - ti dono questa canzone,
che il tuo animo possa serbarla per sempre e che essa ci possa
accompagnare nei momenti e nei sogni più belli prima di
addormentarci assieme per l’eternità -
esclamò,
tenendo la mano di Mianda che aveva gli occhi lucidi e
un’espressione a dir poco radiosa.
Poi il nano si
girò verso di noi facendoci cenno di iniziare.
-
Auguri! Che Mahal
possa con il suo scudo proteggere sempre la vostra unione e che Durin
il Senzamorte guidi su rocce salde la vostra futura
discendenza - dissi prima di mettere mano alle corde; entrambi gli
sposi
fecero un cenno di ringraziamento col capo accompagnato da un sorriso
felice.
Guardai per un istante
Fili e poi cominciai. Le note si dispersero
nell’aria, rimbombando sulle alte pareti della grotta fino a
riempire ogni spazio. Fili di fianco a me
suonava senza alcuna esitazione e io guardai verso i due coniugi. Mianda teneva strette le
mani del
marito mentre sorrideva e cercava di non scoppiare a piangere, anche se
di lì a poco ci avrebbe rinunciato. Feci vagare lo sguardo
su tutti gli
invitati: vidi Dis chiudere gli occhi per ascoltare meglio,
così
come tanti altri commensali. Ma fu quando eravamo
quasi alla fine del brano, che
puntando gli occhi verso l’ingresso, li vidi e il mio cuore
si
gonfiò di gioia, andando ad alimentare le note che
risuonarono
forse più potenti di prima.
Kili e Thorin, sporchi e in abiti da
viaggio, stavano fermi al limitare della caverna guardando nella nostra
direzione. Thorin sorrise al nostro indirizzo mentre Kili ci
salutò con la mano. Quando guardai Fili vicino a
me, lui mi strizzò l’occhio. Una volta conclusa la
canzone
scoppiò un fragoroso applauso, io e Fili ci inchinammo prima
di
scendere a raggiungere Okel e Mianda. La nana mi corse quasi
incontro e mi abbracciò di slancio.
-
Harerin grazie! E' stata meravigliosa! - esclamò,
asciugandosi poi le ultime
lacrime mentre Okel si complimentava anch’esso, stringendo
l’avambraccio di Fili. -
Sono felice che
ti sia piaciuta e ancora congratulazioni - le risposi mentre mi
lasciava libera dalla stretta.
Una volta che gli sposi
si furono allontanati, dalla folla di persone spuntarono Kili e Thorin. Io volai fra le braccia
di mio padre che mi strinse a sè.
-
Sei stata
bravissima! Sono stupito di quando tu abbia imparato in questi anni -
mi disse
orgoglioso, mentre io mi dedicavo ad un abbraccio stritolatore da parte
di Kili. -
E poi Harin, sei
magnifica stasera - mi disse quest’ultimo, sorridendo dalla
zazzera di capelli scompigliati che si ritrovava. -
Motivo in
più per invitarti a ballare! - esclamò Fili, e
mentre
lanciavo uno sguardo esasperato a Thorin che se la rideva raggiunto da
Dis, venni trascinata in pista dai due fratelli.
E il resto fu festa,
festa grande, ma che pian piano si
trasformò in qualcos’altro...
Un vecchio sogno, molto meno
piacevole, che si ripresentava periodicamente, ormai quasi ogni notte e
che al mio risveglio mi
lasciava sempre più stanca di quando ero andata a dormire e
sempre più determinata.
* Cuore
mio in Khudzul
Spazio Autrice:
E rieccoci
con un altro breve scorcio del passato di Harin! Volevo
puntare
sul rapporto con Fili e sulla loro amicizia ed è venuta
fuori
quest'idea =) Premetto che la tradizione della canzone come regalo di
nozze è di pura fantasia, non andate a cercarla nelle
appendici
del Sda xD La
canzone che mi sono immaginata per l'evento è questa Carolan's
Dream - Harp
; sfortunatamente avevo trovato il video di una cover fatta da violino
e
arpa ma è stata tolta da youtube -.- il fatto è
che la canzone mi piaceva
così tanto, che l'ho comunque mantenuta. Che
dire? Spero che vi sia piaciuto =) e di aver ancora alimentato la
vostra curiosità ;) Passo
a
ringraziare tutti i lettori, i recensori e chi mi ha aggiunta tra i
preferiti, seguiti e ricordati!! Tutte le benedizioni che posso
conoscere sono per voi.
Mi
pareva di essermi appena
coricata, quando la voce distante di Kili iniziò
a chiamarmi. Per un istante, nel momento in cui aprii gli
occhi,
stentai a riconoscere il suo volto: dovevo essere ancora addormentata,
speravo di esserlo... Kili era cinereo; a
contrasto, le
labbra rosse spiccavano nette fra la barba corta, gli occhi erano
lucidi, febbricitanti e sotto di essi due occhiaie marcate gli davano
l'aria di qualcuno che non dormiva da giorni.
Non c'era più nulla di
quel nano forte che era cresciuto con me; era l'ombra di sè
stesso. Stavo per intimargli di
smetterla con
quella sceneggiata, dicendogli che non sarebbe mai arrivato alla
Montagna in quelle condizioni, sennonchè il discorso che
Fili mi
aveva fatto la sera prima tornò alla luce. Le parole
accorate che
volevo rivolgergli mi morirono in gola, creando un nodo così
doloroso, che non riuscii nemmeno a salutarlo. Senza aprire bocca
quindi,
cercai di fargli un bel sorriso sporgendomi per baciarlo. Le sue labbra
erano aride e arse, ma finsi di non accorgermi nemmeno di quello.
-
Tra poco
albeggerà, dobbiamo trovarci qui fuori -
m'informò mentre mi
alzavo scostando le pesanti coperte che mi avevano protetto dal gelo
notturno.
Fili, a qualche metro da
noi, si stava
allacciando le varie armi che il Governatore ci aveva messo
gentilmente a disposizione; Kili invece era già pronto.
-
Sei in piedi da
molto? Non mi hai svegliata - gli feci notare mentre indossavo la
casacca e mi rimettevo gli stivali. -
Volevo guardarti
mentre dormivi; sei così bella - mi disse, con un tono
così struggente su quel viso emaciato, che dovetti
appellarmi a
Mahal per trovare la forza di non mettermi a piangere. -
Kee… -
riuscii solamente a dire, cercando di nascondere il tono tremolante
della mia voce e affondando il volto nei suoi capelli.
Da sopra la sua spalla
guardai Fili;
i suoi occhi erano fissi nei miei e vi leggevo lo stesso tormento e la
stessa preoccupazione. Kili, dopo avermi
stretto brevemente, mi lasciò andare dandomi un bacio sulla
fronte.
- Meglio se finisci di prepararti - mi
consigliò.
Così,
lasciati i due fratelli, tornai nella mia stanza. Lì finii di vestirmi
e mi riappropriai di tutte le armi che mi erano state sottratte dagli
Elfi di Bosco Atro.
Due daghe sulla schiena, una spada
lunga al fianco, una fila di pugnali da lancio sul petto, uno stiletto
stretto sulla coscia e uno negli stivali. Per ultimo mi misi un
mantello con cappuccio sulle spalle; quello vecchio era rimasto nel
palazzo di
Thranduil e al pensiero provai una fitta di rammarico per averlo
perduto. Alla
fine, armata di tutto punto, mi diressi ai piani inferiori e poi fuori
nella piazza.
Doveva esserci tutta Pontelagolungo lì fuori,
perché non c’era più spazio per nessuno. La
popolazione era stipata in ogni angolo e via; c'era gente che si
sbracciava dalle finestre, mamme con i loro figli e con in mano
fazzoletti sventolanti; chi poi non aveva trovato posto sulla terra
ferma,
si era
attrezzato con le proprie barche a largo dei canali, dalle quali
gridavano frasi di buon viaggio e di buona fortuna per
l'impresa.
-
Mai vista tanta
gente in vita mia - commentò Gloin, sorridendo fiero ad un
gruppo
di ragazze esultanti. -
Gloin ricordati la tua signora - gli rammentò Nori
e il nano smise subito di ammiccare.
Io mi guardavo intorno,
superando le
facce entusiaste e cercando invece tracce di Bard, ma né lui
né i suoi figli sembravano essere presenti. Ebbi una fitta di
rimorso
nell’essermene andata così da casa loro,
soprattutto dopo
l’accoglienza famigliare che ci avevano offerto. Era per
quello
che avevo voluto tenere sia la pettinatura che la camicia delle due
ragazze, non avevo dimenticato il momento di serenità che mi
avevano fatto vivere. Era stata una parentesi di calma in tutto quel
turbinio di eventi che ci stavano avvolgendo, così come lo
era
stata la breve permanenza a casa di Beorn. Momenti a cui mi appellavo
quando sembrava che divenisse tutto troppo grande e troppo spaventoso
per me. Di lì a poco
fummo scortati
dalle guardie in mezzo al pubblico, fino ad arrivare alla barca che ci
avrebbe lasciato sulla costa appena sotto la Montagna
Solitaria. Accettai
la mano di Fili in aiuto per
salire sulla barca, voltandomi subito dopo per essere pronta a fare lo
stesso con Kili nel caso fosse stato in difficoltà, ma in
quel
momento vidi Thorin fermarlo con un braccio teso.
-
Tu no - gli disse
- dobbiamo andare veloci, ci rallenteresti - gli sentii dire mentre
caricava le armi che gli venivano passate. -
Ma di che parli? Io vengo con voi - rispose Kili con un
sorriso confuso. -
Non ora - replicò Thorin.
Vidi lo sguardo smarrito
che il principe rivolse a suo zio.
Io richiamai l’attenzione di Fili battendogli sul braccio;
quando il nano mi guardò, gli indicai la scena. Vidi Kili dire qualcosa
di accorato a
Thorin, ma in quel momento Dwalin aveva rumorosamente caricato una
cassa di provviste, impedendomi così di sentire. Thorin si
avvicinò a Kili poggiandogli una mano sui capelli. Poi
lo vidi voltarsi e lasciarlo sul molto con lo sguardo più
vacuo
che si potesse immaginare. Kili, incredulo, si voltò
tornando sui
propri passi e io rimasi
in un
momento di stallo interiore.
Era quello che volevo... che lui non
venisse perché stava male, ma mi sentivo lo stesso
distruggere
dentro a quella scena. In 76 anni di vita, mai avevo visto Kili
così disperato, ed era qualcosa di sbagliato, come se il
giorno
e la notte di fossero improvvisamente invertiti; quell'espressione non
ci sarebbe mai dovuta essere sul suo viso, mai. Feci per scendere immediatamente
dalla barca, ma Thorin mi bloccò.
-
Harerin... - -
No! - lo
interruppi subito capendo cosa voleva dirmi - non posso - dissi,
spostando lo sguardo da lui a Kili - non chiedermelo - aggiunsi
superandolo.
E per un momento,
dovetti combattere
contro il senso di nausea crescente che mi assalì al vedere
gli
occhi di Thorin velarsi di tristezza.
C'è sempre qualcuno che
soffre per le scelte che facciamo ed era una cosa che dovevo imparare a
mie spese.
In pochi passi raggiunsi Kili che si era seduto affranto sopra una
grande cassa in legno. Quando mi inginocchiai davanti a lui
prendendogli le mani che aveva lasciato cadere in grembo,
sollevò lo sguardo e mi fissò con occhi spersi,
quasi io
fossi un fantasma.
-
Cosa fai qui Harin? Devi salire sulla barca - mi disse. -
No - sussurrai,
sentendo il nodo alla gola crescere nel vedere il suo viso attraversato
da un simile tormento - io resto Kee, il mio posto è dove ci
sei
tu e lo sarà sempre - gli dissi.
Kili mi
guardò, raccogliendo
una lacrima che mi era sfuggita lungo la guancia; se quell'unica
goccia avesse avuto voce, avrebbe gridato tutta la rabbia e la
tristezza che non potevo esprimere a parole. Nel frattempo venimmo
raggiunti da Oin.
-
Fatti dare
un’occhiata ragazzo - disse in tono gentile ma fermo, lo
stesso
che aveva con ogni suo paziente.
Nello stesso momento la
voce di Fili si levò sopra al clamore, dura e accorata.
-
Siamo cresciuti
con le storie della Montagna, storie che tu ci hai raccontato! - stava
dicendo - Non gli puoi togliere questo! - esclamò.
-
Fili - cercò di chiamarlo Kili, scostando la mano
di Oin che cercava di alzargli il viso. -
Lo porterò in braccio se devo! -
continuò il maggiore.
Io guardavo la scena
impotente, non era così che mi sarei aspettata quel momento.
Era tutto profondamente sbagliato... Un gemito di Kili mi
fece perdere l’attenzione per ciò che Thorin stava
dicendo a suo nipote.
-
Ragazzo devo vedere la ferita alla gamba - disse Oin tentando
di scoprire la coscia di Kili. -
No - mormorò il ragazzo cercando di allontanarlo
di nuovo. -
Kili lascia che la veda - cercai di convincerlo io
stringendogli le mani. -
Come sta? -
Fili sopraggiunse in
quel momento
alle mie spalle. Anche lui, come me, piuttosto che abbandonare Kili
aveva rinunciato ad andare.
-
Fee, anche tu
no.. devi... - si affannò a dire suo fratello, ma venne
messo a
tacere da un gesto del maggiore. -
Non devo proprio
niente, non vado senza di te! - affermò senza
possibilità
di repliche, mentre con possenti squilli di tromba il Governatore
saliva sul podio improvvisato per salutare la partenza. -
Salutiamo i
nostri cari amici, i valorosi guerrieri della Montagna! -
esclamò il primo cittadino - e nell’attesa del
loro
trionfale ritorno auguriamogli, buona fortuna! - disse, mentre la barca
si staccava dal molto iniziando a navigare sul canale.
Io con un braccio
attorno alle spalle
di Kili, li guardai allontanarsi; incrociai ancora una volta lo sguardo
di Thorin e vedendoci una profonda tristezza, mi affrettai a volgere
gli occhi altrove. Probabilmente anche lui si era immaginato tutto
diversamente. La sua famiglia non
sarebbe stata con
lui durante la riconquista della Montagna che aveva agognato per anni.
Il peso delle decisioni di un Re, aveva gravato su di lui ancora una
volta.
Fu Bofur a distogliermi da quel pensiero, comparendo dal mezzo della
folla e imprecando perché arrivato tardi..
-
Anche voi avere
perso la barca? - disse sorridendo una volta che ci ebbe visti e
risollevato dal fatto di non essere l'unico.
Sorriso che
sparì in fretta
quando vide le nostre espressioni.
Nessuno ebbe però il tempo di
rispondergli, perché in quel momento con un altro gemito
Kili si
accasciò su sè stesso.
-
Kili! - esclamò suo fratello sorreggendolo. -
Che gli succede? - chiesi io spaventata.
Mentre Bofur ci raggiungeva, Oin gli mise una mano sulla
fronte e spalancò gli occhi.
-
Ha la febbre molto alta: troppo - asserì
preoccupato. -
Mahal... - mormorai io, guardando Kili continuare a gemere
sommessamente. -
Aiutateci!
Aiutateci, il nostro amico sta male! Qualcuno ci può
aiutare? -
gridò Bofur cercando di attirare l’attenzione, ma
nessuno
gli diede retta. -
Vi prego! - mi
misi ad urlare anche io senza maggior successo - vi prego! - ripetei,
afferrando il braccio di una donna che mi guardò spaventata
e se
ne andò in fretta. -
Non ci considererà nessuno - disse Fili con tono
grave. -
E allora cosa facciamo? - chiese Bofur agitato. -
Bard… -
Tutti si voltarono verso
di me - dobbiamo andare da Bard - ripetei.
Spazio
Autrice:
Babba bia
che tristezza, ho veramente scritto un capitolo emotivamente (?)
pesante per i personaggi ^^" E
Kili ha
definitivamente ceduto all'avvelenamento, ma meno male che
c'è
Bard e meno male che poi lo salverà.....!
Cervello: ecco, ottima questione Marta, vorrei ricordarti che hai
eliminato Tauriel dalla tua storia e vorrei ricordarti anche che
è stata lei a salvare uno dei tuoi protagonisti =) Alla
luce di ciò miei cari vi saluto e vado a pensare ad un modo
per levarmi dai casini nei quali mi sono messa =D
*Momento serietà* Questa
volta c'è un triplo ringraziamento speciale: Ai
miei lettori
perchè il contatore delle letture ha superato i 3000, cosa
che mi ha fatto emozionare non poco, quindi grazie. Alle
mie recensiste
perchè le loro meravigliose recensioni hanno raggiunto quota
300; Eru e tutti i Valar vi benedicano amiche mie. Di
nuovo ai miei lettori
e a tutti coloro che mi hanno aggiunta tra i preferiti, seguiti e ricordati,
perchè questo mi è valso un posto tra le 40
storie
più popolari.
Nuovamente grazie a tutti voi per la dedizione a
me e alla mia piccola Harerin.
Esgaroth,
la città
che fino a dieci minuti prima era il ritratto
dell'ospitalità e
della cortesia, ora era diventata fredda. Il gelo del ghiaccio e
dell'inverno che l'attorniava aveva ripreso possesso dei cuori dei suoi
abitanti; o forse non se n'era mai andato. Restava il fatto che nessuno
sembrava volerci dare una mano, perfino il Governatore era sparito con
una certa solerzia per la mole che si portava dietro.
Eravamo soli in una terra che, nonostante avesse visto crescere la
nostra stirpe, non poteva essere più distante. L'unica
speranza
era l'uomo che aveva a cuore il solo valore che a quel punto mi
sembrasse importate: la famiglia. Una volta
arrivati davanti la
casa di Bard, Bofur corse su per i gradini iniziando a battere
furiosamente contro la sua porta; dopo un istante che per me fu
interminabile, l'uscio si dischiuse e l’uomo comparve. Non appena ci vide la
sua faccia si rabbuiò.
-
No! Ho chiuso con
i Nani! Andate via - ci intimò facendo per richiudere la
porta,
ma Bofur la bloccò buttandocisi praticamente sopra. -
No! No,no aspetta! - esclamò - nessuno ci
darà una mano - proseguì. -
Kili sta male -
intervenni io quando Bofur si scostò lasciando libera la
visuale
- ti prego… aiutaci! - gli dissi disperata.
Bard ci
osservò ancora per un attimo, poi si scostò dalla
porta.
-
Forza, entrate e mettetelo sul letto - ci invitò.
Lo guardai un momento
senza essere
certa di aver capito bene, poi quando capii che stava dicendo sul serio
mi spostai facendo entrare Fili che sorreggeva il fratello; non appena
fummo tutti entrati Bard chiuse la porta.
-
Harerin! Sei
tornata! - esclamò Tilda con un gran sorriso apparendo nella
cucina, poi vide la mia espressione - cosa succede? - chiese
preoccupata. -
Tilda va a
chiamare tua sorella, c’è bisogno di una mano - le
disse
suo padre e la bambina corse subito di là.
Intanto i ragazzi
avevano fatto
sedere Kili sul letto. Continuava a gemere sommessamente e faticava a
stare dritto anche da seduto, più lo guardavo e
più mi
sentivo venir meno le forze dalla paura.
-
Grazie - dissi
afferrando di impeto la mano di Bard che sostava al mio fianco -
grazie, davvero - ripetei guardandolo negli occhi, poi senza aspettare
risposta raggiunsi Kili. -
Tienilo su per un
attimo, devo sfilargli tutta questa roba - dissi a Fili che
annuì passando una mano intorno alla schiena del fratello in
modo da sostenerlo. -
Che cosa gli
è successo? - ci chiese Bard mentre Tilda e Sigrid facevano
di
nuovo la loro comparsa nel cucinino. -
È stato ferito da una freccia alla coscia, giorni
fa - gli spiegò sommariamente Bofur. -
Oin cosa ne pensi? -
chiesi io mentre buttavo per terra gli usberghi liberandolo dal peso di
tutta quella ferraglia. -
Non lo so... Dalla febbre potrebbe essersi infettata... -
disse il nano corrugando le folte sopracciglia. -
Cosa posso fare? - chiese allora Sigrid facendosi avanti. -
Per ora ho solo
bisogno di una bacinella di acqua calda, una di acqua fredda e tanti
stracci - rispose Oin - prima di capire come curarlo, devo vedere in
che
condizioni è la ferita - spiegò.
Mentre Sigrid andava a
prendere
ciò che aveva richiesto, io mi rivolsi a Tilda che sembrava
ansiosa di poter dare una mano e anche un po’ spaventata
dalla
situazione.
-
Tilda, prendimi
un paio di forbici per favore - le dissi, intanto che Bofur e Fili
aiutavano Kili a distendersi sul letto.
Quando la bambina
tornò, presi le forbici che mi tendeva.
-
Grazie piccola,
ora vai da tuo padre se ho bisogno ti chiamo, d'accordo? - le dissi con
un sorriso e lei un po’ rincuorata fece come le avevo detto.
Appena si fu
allontanata, con le
forbici iniziai a tagliare la stoffa del pantalone in modo da scoprire
la ferita; dopo di che, iniziai a sciogliere le bende che
l'avvolgevano. Quando
cercai di scostare l’ultimo lembo, Kili gridò di
dolore; la stoffa si era appiccicata alla pelle viva.
-
Sigrid, passami
uno straccio bagnato con acqua calda - dissi alla ragazza,
che immediatamente
mi passò la pezza - Fili tienilo fermo -
aggiunsi.
Il maggiore si
posizionò al mio fianco tenendolo fermo per le spalle,
mentre Bofur si occupava di mettere sulla fronte di Kili altri stracci
freddi per cercare di tenere a bada la febbre. Io prendendo fiato appoggiai la
pezza bagnata sulla benda rimasta e immediatamente Kili
cercò di ritrarsi.
-
Kili, devi stare
fermo fratellino - gli disse Fili - la fasciatura si è
incollata,
dobbiamo ammorbidirla per poterla togliere - spiegò
aumentando la
presa sulle sue spalle.
Fortunatamente, dopo un
paio di altri
impacchi imbibiti, il tessuto sembrò cedere e venire via con
più facilità. Ma quello che risultò
esserci sotto fu un duro colpo.
A vederla, la ferita era infetta;
tutt’intorno al foro di entrata della freccia la pelle
passava
dal giallo pus al nero intenso, i tessuti era gonfi e tesi, vene blu
dall'aspetto poco rassicurante si diramavano per tutta la coscia. Io, finito quello che potevo
fare, lasciai il posto a Oin
e mi avvicinai al viso di Kili, poggiandogli una mano sul
viso bollente. Lui mi guardò con occhi velati e sembrava
volermi
dire qualcosa.
-
Sono qui Kee,
resisti, andrà tutto bene - gli sussurrai, continuando a
parlargli
mentre lui si dibatteva gemendo di dolore.
Alla fine dopo aver
accuratamente osservato e tastato la pelle Oin si tirò
indietro.
-
Allora? - domandò Fili ansioso.
Il nano sembrava molto
preoccupato.
-
La punta della freccia è ancora all'interno e la
pelle ci si
è cicatrizzata sopra. Devo riaprire per estrarla e
disinfettare -
spiegò - ma la situazione non mi fa ben sperare -
ammise con voce tremante.
In quel momento il mio
cervello rifiutò di recepire quell’ultima frase.
-
Dimmi cosa posso fare - dissi invece.
Oin mi guardò
per un istante e poi si rivolse a Sigrid.
-
Per favore
bambina, portami un coltello ben affilato e sterilizzato sulla fiamma,
altra
acqua calda, una pinza, ago e filo. Dovreste avere del filo da pesca,
portami quello se puoi - le disse il nano. -
Va bene - rispose la ragazza attivandosi subito. -
Fili, Bofur
dovete tenerlo fermo il più possibile. Harerin tu aiutami
con
l’operazione, dovrai tenere la ferita più pulita
che puoi,
uscirà parecchia roba - aggiunse poi rivolto a noi.
Non appena Sigrid
tornò con gli strumenti ci mettemmo all’opera. Oin prese in mano un
coltello da pesca e prima di accostarlo alla ferita si fermò
a guardarmi.
-
Andrai benissimo -
mi incoraggiò, notando probabilmente il mio sguardo
spaventato nonostante la
sicurezza della frase detta poco prima.
Io annuii senza riuscire
a parlare. Nei momenti successivi
mi
sembrò di essere finita all’inferno. Da quando Oin
iniziò ad incidere la ferita a quando, a fatica,
riuscì
ad estrarre la punta della freccia, Kili non smise un attimo di urlare.
Fili fu
costretto a mettergli una cinghia tra i denti perché non si
mordesse la lingua. In un momento
particolarmente
violento, ovvero quando Oin con le pinze iniziò a sfilare la
freccia, perfino Bard si avvicinò per tenere fermo il nano
tanto si dibatteva. Bain portò
fuori Tilda con la
scusa di andare a comprare i viveri per la cena, in modo che non
dovesse
sentire tutto quello che stava accadendo. Quando finalmente Oin
finì di
suturare la ferita, dopo averla pulita e disinfettata al meglio che
riuscì, era già pomeriggio inoltrato. Kili per
allora era
caduto
in un sonno agitato, fatto di sussulti e gemiti, che terminò
solo quando
ormai era sera. Purtroppo anche se la
freccia era stata
estratta, la febbre non era calata e lui continuava ad essere
tormentato
da un male crescente. Io per altro mi sentivo esausta, svuotata da
tutta quella
sofferenza.
-
Bevi questo,
dovrebbe aiutarti ad essere un po’ più rilassata e
darti
un po’ più di energie -
Bard si
accostò al letto porgendomi una tazza.
-
Ti ringrazio - gli dissi facendo per prendere la bevanda
fumante. -
Ahh! -
Kili gemette ancora
più forte dimenandosi nel letto e io mi girai di scatto.
-
Kili siamo qui, stai calmo - gli disse Fili. -
Oin perché
non migliora? Perché sembra stare sempre peggio? - chiesi,
ma il
nano scosse la testa. -
Non puoi proprio fare niente? - domandò disperato
Fili. -
Mi servono erbe, qualcosa per fargli calare la febbre -
rispose Oin. -
Io ho erba
Mirella, Matricale - disse Bard, cominciando a cercare tra i vari
contenitori posti sul tavolo mentre io accarezzavo la testa di
Kili cercando di farlo calmare. -
Non mi servono a nulla! Non hai qualche foglia di Re? -
replicò Oin. -
No, è un’erbaccia - rispose Bard stupito
- la diamo ai maiali - affermò. -
Bene - esclamò d’un tratto Bofur - non
ti muovere - intimò a Kili. -
Bofur! - lo chiamai io vedendo che si stava dirigendo verso
l'uscita. -
Tornerò
più in fretta che posso - rispose lui senza nemmeno voltarsi
indietro e imboccando la porta di casa.
Appena qualche istante
dopo che il giocattolaio fu
uscito, una scossa di terremoto fece tremare la casa; polvere e
segatura caddero dal basso soffitto. Tutti rimanemmo immobili.
-
Pà! - esclamò Sigrid agitata. -
Viene dalla Montagna? - domandò Bain che stava
aiutando le sorelle a preparare la cena.
Kili gemette
più forte e io gli strinsi una mano. Guardai Fili con gli
occhi spalancati, pensavamo entrambi la stessa cosa…. Smaug. Il mio amico si
girò verso Bard.
-
Dovreste andarvene, prendi i tuoi figli e vattene via - gli
disse con tono grave.
Bard lo
guardò con occhi
resi lucidi dall'impotenza - e andare dove? - gli chiese - non
c’è un posto dove andare - disse affranto.
Fu però la
frase di Tilda a spezzarmi il cuore.
-
Stiamo per morire pà? - domandò
guardando suo padre. -
No tesoro - le rispose lui. -
Il drago ci ucciderà - affermò invece
la bambina.
L'uomo stette per un
istante in silenzio senza replicare, poi alzò il braccio per
afferrare l’asta appesa al soffitto che sorreggeva gli
utensili
della cucina. Solo che quando la tirò via scoprii che non
era
un’asta.
Ma una freccia nera.
Thorin me ne
aveva parlato, erano le uniche frecce che potevano penetrare la corazza
di un drago, ed erano state forgiate proprio dai nani di Erebor. Bard doveva averla ereditata
dal suo antenato Girion, signore di Dale ai tempi di Thror.
-
Non se lo uccido
io prima - affermò improvvisamente risoluto e con uno
scintillio
negli occhi scuri - Bain vieni con me! - disse al ragazzo. -
Bard dove vai?! - esclamai io. -
Devo raggiungere
la Lancia del Vento Nanica, devo essere pronto. - rispose -
Perché il drago
arriverà, non è vero? - mi chiese guardandomi
serio. -
Sì, e tutto sarà fuoco e fiamme -
risposi io altrettanto compita.
L’uomo mi
guardò ancora per un secondo, poi prese la porta con Bain e
uscì.
-
Vi affido Sigrid e Tilda! - riuscì ancora a dire
prima che la porta si richiudesse alle sue spalle. -
Harin... cosa...? Come fai a sapere che arriverà?
- mi chiese Oin stupito. -
Perché l’ho visto… - risposi
io senza sollevare lo sguardo dal viso contratto di Kili.
Spazio
Autrice:
Non
so voi, ma c'è qualcosa in questo capitolo che non mi
convince... Non ne sono pienamente soddisfatta. Sarà
che
ho un sacco di idee per la testa difficili da incastrare l'una con
l'altra. Ahhh il mio cervello sta andando in overflow!! Ma teniamo duro
non vi preoccupate u.u Visto
che non ho molto da commentare, faccio un piccolo promo per una storia
che sto leggendo. Si intitola Sole
di Primavera
ed è una fic della mia amica Leila91. Ha come protagonista
dama
Eowyn ed è.... beh bellissima =) Quindi vi consiglio di
darle
una lettura! Concludo
come al solito ringraziando tutti coloro che mi seguono: lettori,
recensisti, seguiti, ricordati e preferiti! Un
abbraccio a tutti voi!
I
minuti trascorsero
veloci, ma né Bofur né Bard davano segni di
essere di
ritorno. La mia ansia raggiunse picchi che non pensavo potesse toccare
e la situazione non migliorò di certo quando Bain
tornò da solo. Il ragazzo ci raccontò, ancora con
il
fiato corto, di aver perso di vista il padre dopo essersi separati per
sfuggire alle
guardie cittadine che si erano messe a inseguirli. Ascoltammo con muta
rassegnazione, asserendo infine (in realtà per nulla
convinti)
che Bard sarebbe di sicuro tornato di lì a breve.
Impossibilitati quindi di fare alcunchè, non ci era rimasto
altro da fare che attendere. Il silenzio gravava su di noi
come la consapevolezza del Drago e l’unico suono
era il respiro spezzato di Kili, frammentato dai lamenti che gli
sfuggivano a più riprese dalle labbra contratte. Gli tenevo
una mano tra le mie, sperando, forse
vanamente, che questo gli concedesse un pò di sollievo dal
male
sconosciuto che lo affliggeva.
C’è qualcosa di più terribile che
assistere impotenti alle sofferenze altrui? In quel momento pensai
certamente di no.
Ogni singolo gemito, ogni singola stretta disperata delle sue dita,
ogni singola volta che mormorava il mio nome o quello del fratello o di
Dis, mi portava via un pezzo di anima. La sentivo distintamente
sgretolarsi dentro di me come il greto di un fiume in piena. E
nonostante tutto, non potevo
fare niente... Il
corpo attraversato da spasmi era
sudato e tremante, e la gamba sana scivolava in mezzo alle coperte
cercando una pace che poteva trovare.
-
Avete sentito? - disse all'improvviso Sigrid rompendo il
silenzio. -
No, cosa? - domandò Fili girandosi verso di lei
con le orecchie tese.
La ragazza scosse la
testa confusa e
scusandosi, uscì fuori per controllare lasciando la porta
socchiusa. Un istante dopo la sentimmo lanciare un urlo penetrante,
vedendola poi rientrare
precipitosamente in casa affrettandosi a richiudere la porta dietro
di sè; ma qualcosa glielo impedì.
Come se fossimo capitati in un incubo ancora peggiore, la casa fu
attaccata da un gruppo di Orchi che si riversò da ogni
entrata. Saltai giù
dal letto
restando al fianco di Kili e guardandomi intorno spaventata, mentre
Fili si
gettava contro quello che era in procinto di attaccare Sigrid.
-
Giù,
giù! - gridai alle ragazze mentre Oin le faceva nascondere
sotto
l’ampio tavolo di legno.
Un Orco nel frattempo mi
si era fatto
incontro. Tirai fuori lo stiletto dallo stivale (l’unica arma
che avevo al momento sotto mano) e provai un affondo, ma quello mi
respinse indietro facendomi barcollare fino al letto. Poggiando una
mano sul materasso per mantenere l'equilibrio e non rovinare su Kili,
afferrai allora il bordo di una coperta e gliela lanciai addosso.
Quello iniziò a dimenarsi per liberarsi e io colsi
l'occasione
per affondargli la lama più e più volte nel
ventre,
finchè non cadde morto. Ma altri lo stavano
già
rimpiazzando, tanti, troppi perchè potessimo respingerli da
soli. Realizzai che non avremmo avuto scampo. Un forte rumore alle mie
spalle mi
fece voltare di scatto strappandomi dai miei pensieri. Un Orco aveva
spaccato il fragile tetto e si era calato dentro la casa, atterrando ai
piedi del letto. Lo vidi afferrare Kili per la gamba ferita, il quale
lanciò un urlo cercando di divincolarsi. Mi mossi per
soccorrerlo,
ma venni afferrata per una spalla da dietro, chinandomi appena in tempo
per
evitare di essere decapitata. Giratami su me stessa colpii il nemico
affondandogli lo stiletto nel polpaccio e quando quello si
abbassò urlando, io gli conficcai la lama sotto la gola
uccidendolo. Ma
nonostante la mia azione fosse
stata rapida, l’Orco che aveva assalito Kili stava
già per
calare la lama su di lui.
-
Kili! - gridai
nello stesso momento in cui una freccia colpiva il mostro alla tempia
facendolo cadere al suolo morto.
Mi voltai verso la
direzione da cui
era arrivata e vidi la figura alta e slanciata di Legolas, saltare
giù dal tavolo sul quale era apparso come per magia. Ero talmente sorpresa da quella
apparizione che non vidi il nemico fattomisi incontro dal lato, lo
notai solo quando lo sentii schioccare i denti aguzzi e marci. Quando
mi girai verso di lui per fronteggiarlo, Kili lo pugnalò
al fianco trascinandolo a terra con lui e urlando di dolore. Mi
affrettai ad finirlo e poi mi inginocchiai vicino a Kili che si
contorceva tenendosi
la gamba. Nel frattempo Fili e
Legolas
continuavano ad abbattere nemici su nemici, finchè quelli
rimasti
non scapparono via e sembrò tornare apparentemente la calma.
-
Li avete uccisi
tutti - mormorò Bain colpito, riemergendo da dietro al
tavolo
rovesciato dove aveva trovato riparo assieme alle sorelle. -
Ce ne sono altri - replicò l’Elfo.
Oin nel mentre mi aveva
raggiunto per aiutarmi con Kili che si dimenava incessantemente.
-
Lo stiamo perdendo!! - esclamò spaventato.
No... non poteva aver detto quella frase!
Spalancando gli occhi mi voltai
per trovare aiuto, i figli maggiori di Bard mi guardavano sgomenti
mentre Tilda si aggrappava alla gonna della sorella; Fili, ansante
dalla
lotta, era sconvolto quanto me, mentre Legolas, guardandosi intorno
circospetto,
si stava dirigendo a grandi falcate verso la porta.
-
Aspetta! - gli urlai alzandomi in piedi. -
Devo inseguire gli Orchi rimasti - disse dopo avermi rivolto
una breve occhiata e senza peraltro fermasi. -
Dharto!*
- esclamai di nuovo afferrandolo per un braccio e lui si
voltò a fissare la mia mano - Tua ro!** - strinsi la
presa e lui mi guardò in volto dove le
lacrime avevano preso a scendere copiose - Tua ro, An ngell
nîn***-
mormorai con voce rotta mentre Kili lanciava un altro grido di dolore -
An ngell nîn... - ripetei. -
Eccomi! -
Dalla porta comparve
Bofur con in mano un mazzo di erba riccia e di un bel verde bosco. Legolas
continuò a fissarmi, poi si voltò e con
malagrazia strappò di mano l’Athelas al nano.
- Mettetelo sul tavolo -
ordinò a Fili e Bain.
Io, ancora incredula, mi
diressi verso il banco per raddrizzarlo con l’aiuto di Sigrid
e Tilda. Vidi l’Elfo
spezzettare l’erba in un contenitore mentre sussurrava parole
in elfico. Kili nel frattempo fu messo
sul tavolo e io mi misi al suo fianco tenendolo per le spalle aiutato
da
suo fratello. Era pallido come un morto, gli occhi aperti di un
colorito azzurro slavato saettavano da una parte all’altra.
Fu una vista che mi
terrorizzò.
- Vi avverto, non sono un medico, non pratico le
arti di guarigione
della mia gente - disse senza staccare gli occhi dalla ciotola dove ora
stava pestando la Foglia di Re.
- E allora che senso ha?! - gridò Fili
guardando
furente Legolas, ma quello non alzò nemmeno lo sguardo su di
lui.
- Sarai tu a guarirlo - affermò,
puntando i suoi occhi azzurri nei miei.
- Cosa? Ma come... - esclamai incredula.
- Sai parlare il Sindarin, ti dirò io
le parole da usare - fu la sua breve risposta.
- Ma nemmeno io ho mai praticato le arti mediche
degli Elfi! Sono per metà Nano! Come credi che.. -
- Hai tutto quello che serve: la ferrea
volontà di salvare la sua vita, non serve altro - mi
interruppe lui - Tenetelo
fermo e tu vieni qui - aggiunse subito dopo mentre scostava la stoffa
da sopra la ferita.
Io, intimorita, lasciai a Fili il compito di trattenere il fratello e
mi
misi a fianco dell'Elfo. Legolas mi mise in
mano l’impasto
che aveva ottenuto dall’Athelas.
- Mettilo sopra la ferita - mi ordinò.
Con la mano che mi
tremava feci
come mi aveva detto. Non appena la poltiglia toccò
la
ferita, Kili gridò, cercando di inarcare la schiena per
liberarsi. A quel punta sia
Sigrid che Tilda accorsero per dare una mano a tenerlo fermo.
- Ora ripeti queste esatte parole: Menno o nin na
hon i eliad annen annin, hon leitho o ngurth**** -
- Menno
o nin na hon i eliad annen annin, hon leitho o ngurth - ripetei con
voce
tremante mentre Kili si dibatteva come in preda ad un'allucinazione.
- Continua a ripeterlo con tono fermo e ad alta
voce.
Altrimenti non servirà a nulla! - mi rimproverò
Legolas.
Feci un bel respiro profondo e ripetei la frase mentre guardavo il viso
di Kili.
Ero la sua unica possibilità. Non potevo sbagliare e la
cosa mi terrorizzava. Fili chino su di lui gli parlava, dicendogli
che avremmo riconquistato Erebor e che saremmo vissuti tutti sotto la
Montagna come facevamo sui Monti Azzurri.
Mentre continuavo a recitare quel canto, mi vennero in mente una
miriade di ricordi
di noi tre assieme: di tutte le volte che ci eravamo cacciati nei guai
facendo arrabbiare Dis, di tutte le volte che avevamo fatto festa
assieme e progettato grandi cose per il futuro, di tutti i bei momenti
che avevamo trascorso. Mi aggrappai con tutta
me stessa a quei ricordi e alla volontà di preservare quella
bellissima vita che aveva ancora tanto da offrire. E fu in quel momento
che il miracolo si compì. Kili smise gradatamente di
dibattersi,
i suoi
occhi tornarono scuri e lucenti mentre con un’espressione
stupita, si voltava a guardarmi prima che le sue palpebre con un
leggero
tremolio si chiudessero.
Tutti si bloccarono, stupiti ed attoniti; io
per prima.
-
Fasciategli la gamba, starà bene - disse Legolas
lasciando il mio fianco.
Io lo guardai incredula.
Kili era fuori pericolo. Ci ero riuscita.
L'Elfo mi restituì brevemente lo sguardo e poi
uscì fuori sul pontile.
-
Vai a parlargli. E' anche merito suo se mio fratello
è vivo, ci pensiamo
noi adesso - mi disse Fili, facendomi un cenno verso la porta e
interpretando come al solito i miei pensieri.
Ringraziandolo con un sorriso tremulo, uscii anche io di casa e
raggiunsi mio cugino. Legolas
era perfettamente immobile, con le mani appoggiate sulla balaustra di
legno intento a scrutare l’oscurità.
-
Gli Orchi stanno lasciando al città -
affermò senza guardarmi.
Io mi avvicinai a lui;
ancora non mi
ero calmata per quanto era successo.
Ero ancora terrorizzata dal fatto
di aver quasi perso il nano che amavo e allibita per ciò che
ero
riuscita a fare.
-
Perché mi hai aiutata? Perchè sei
venuto in città? - gli chiesi in un sussurro.
Lo sguardo insondabile
dell’Elfo incontrò il mio, stanco e spaventato.
-
“Non
rimanere sordo alle grida di aiuto del mondo” non
è
così che hai detto a mio padre? - rispose - Il tuo era un
grido
d’aiuto, non per te, ma per la Terra di Mezzo. - aggiunse.
-
Ma… - ripresi io e lui mi bloccò. -
Ho fatto una
scelta, ma non sono obbligato a spiegarti le mie ragioni. Sii grata del
fatto che lui non sia morto - disse in tono sbrigativo. -
Le hannon*****
Legolas - dissi allora semplicemente e l’Elfo
tornò a guardare davanti a sé. -
Boe i 'waen*****
- disse dopo un momento - devo inseguire gli Orchi rimasti, non posso
lasciarli a piede libero nei dintorni della città.
Potrebbero
chiamare rinforzi - spiegò. -
Non andare -
replicai io di getto guadagnandomi da parte sua un’occhiata
stupita - il
Drago… arriverà a breve - dissi, aumentando
ancora di più
il suo stupore. -
Tu... vedi
aldilà del tempo - sussurrò con le sottili
sopracciglia
inarcate e la sua non era una domanda. -
Sì, ma se
non vorrai aiutarci ulteriormente potrò capirlo…
noi non
abbiamo voluto vedere la portata di ciò che avremmo
scatenato -
dissi stancamente e poi senza aspettare risposta entrai in casa.
Kili era sempre sul
tavolo, con una
fasciatura nuova e pulita sulla ferita, e un cuscino di noci a
sostenergli il capo mentre dormiva placido. Mi avvicinai al suo
capezzale e,
presagli una mano, lo guardai per un’infinità di
tempo. Ero
talmente tanto assorta, che quasi non mi accorsi che lui mi stava
guardando di
rimando.
-
Harin? -
Il suo sussurro mi
ridestò dalla trance.
-
Kee, sono qui! - mi affrettai a dirgli, avvicinandomi di
più al suo viso.
Lui mi guardò
con gli occhi socchiusi, più addormentato che sveglio.
-
No lei non può essere qui... - mormorò.
-
Sono qui invece, senti
il mio tocco? - risposi, portando la mia mano sulla sua guancia e
sentendola finalmente fresca e asciutta.
Lo vidi sorridere mentre
abbassava le palpebre.
-
Lei è
sulle rive del lago, con occhi splendenti di lacrime di gioia,
mentre dietro di lei, una scia d’argento le illumina i
capelli
come raggi di luna - sussurrò. -
E tu sei davanti
a me, mentre mi guardi e i tuoi occhi riflettono i miei, colmi di
affetto e di tenerezza; con quello splendido sorriso che mi risolleva
da ogni oscurità nella quale cado - gli risposi abbassandomi
e
baciandolo morbidamente - Men lananubukhs menu Kili – gli
sussurrai a
fior di labbra quando mi staccai. -
Men lananubukhs
menu - replicò lui, addormentandosi di
nuovo sempre sorridendo.
Con un sospiro
tremolante mi tirai
indietro passandomi una mano sugli occhi, poi mi voltai sentendo
posarsi una mano sulla spalla. Era Bofur.
-
Vai di là, riposati un po’- mi disse con
un sorriso mesto. -
No Bofur, il Drago.. Devo st.. - -
Ci sarò io
di guardia. I miei occhi vedono per molte leghe anche al buio; vi
chiamerò non
appena scorgerò le sue scaglie - mi interruppe Legolas,
rientrato silenziosamente all’interno della casa.
Lo guardai per un
attimo, chiusi gli occhi e poi gli riaprii.
-
Grazie… - dissi in un sussurro appena udibile e
l’Elfo mi rispose con un cenno del capo.
Mi avvicinai quindi a
quel che restava del letto semi distrutto dopo l’attacco
degli Orchi. Fili era lì,
sdraiato sul lato
non occupato da pezzi di legno scheggiati; la schiena appoggiata alla
sponda del letto e lo sguardo perso in lontananza. Sguardo che
alzò su di me quando mi avvicinai. Nei suoi occhi lessi
ancora tutto
l’orrore per le condizioni di Kili. Rividi suo fratello
dibattersi e urlare, riprovai la sensazione di vederlo scivolare via
senza poterlo trattenere, lo rividi con un piede nelle grandi aule di
Mandos mentre le porte si richiudevano dietro di lui e oscuravano il
suo sorriso sempre allegro.
-
Ho avuto paura
Fee… - mormorai con voce incrinata - ho avuto
così tanta
paura... - ripetei mentre la mia voce si spezzava. -
Vieni qui - sussurrò lui con voce roca mentre
anche i suoi occhi si facevano lucidi.
Un istante dopo piangevo
senza
ritegno tutta la mia angoscia contro il suo petto, mentre le sue
braccia mi stringevano in una morsa calda e famigliare. Continuai così per un
tempo che mi sembrò infinito finchè, ancora
singhiozzando, non caddi addormentata.
* Fermo! **
Aiutalo! ***
Aiutalo, ti prego ****
Possa la benedizione che fu data a me essere mandata a lui, possa egli
essere dispensato dalla morte. *****
Grazie Legolas ******
Devo andare
Spazio Autrice:
Maledetti
capitoli di azione! Siete la mia nemesi!! >=( Cmq... A
voi tutti
sono lieta di presentare l'ultimissimo capitolo con scene tratte dal
film! Spero di essere riuscita a renderlo come si deve. Ma
ora concentriamoci sulla parte fondamentale: la guarigione di Kili. Ho
riscritto da
capo il capitolo; all'inizio infatti lo avevo fatto guarire da Legolas
direttamente, poi ci ho ripensato e mi sono detta: perchè
non
usare la parte elfica di Harin? Ed è così che
è
nato tutto. Mi sono fatta forte del fatto che l'arte degli Elfi non
deriva da nessuna "magia" o "potere divino" ma semplicemente dal potere
delle parole. La razza Elfica ha infatti capito il senso più
profondo delle parole, quello è il loro vero potere (oltre
ad
una naturale predisposizione). O almeno io l'ho sempre teorizzata
così, venendo poi confermata durante un convegno su Tolkien,
durante il quale alla domanda "Ma gli Elfi usano la magia?" era stato
risposto (con parole un pò più forbite)
all'incirca
quello che vi ho detto io. La
volontà di Harin di poter guarire Kili è stata
sufficiente, mescolata al suo sangue elfico, per salvarlo. E
così mi sono tolta dall'impaccio =D Del
perchè Legolas pur senza Tauriel sia finito ad Esgaroth
lascio a
voi di decidere se lo ha fatto per scrupolo di coscienza o per altro...
Io però ho voluto un pò riabilitare la sua figura
=P Perdonatemi
se
ho mantenuto, seppur modificandola, la frase che Kili rivolge a Tauriel
dopo la sua guarigione; ma mi ha commosso talmente tanto durante il
film che ho voluto mantenerla. Il resto lo lascio a voi da commentare ;) Ringrazio
i
lettori, i recensori e tutti coloro che mi hanno aggiunta tra le
seguite (Lucian Blackwolf
e Strix),
preferite e ricordate (Valepassion95); a tutti
voi il mio più sincero
affetto.
-
Harerin, noi andiamo con lo zio ad aiutare la vecchia Dhui.
E'
rimasta bloccata in casa per la neve, e io sto pensando ad un modo
per seppellirci Fee sotto! Vieni? -
Io appoggiai la carota
che stavo
tagliando nel paiolo per la minestra e feci un sorriso mesto al mio
amico, che mi stava guardando con occhi accesi di divertimento all'idea
di
seppellire vivo suo fratello.
-
Non ho molta
voglia Kee... credo che vi aspetterò qui - risposi, versando
un
mestolo d’acqua nella padella e afferrandola dai manici per
metterla sul fuoco. -
È dopo domani vero? - gli sentii chiedere alle mie
spalle dopo un momento di silenzio.
Sistemai il paiolo con
cura sul fuoco
del camino e poi mi voltai verso di lui. Kili si era seduto sulla panca
del tavolo e mi guardava serio.
-
Sì… - risposi.
Era ormai prossimo,
infatti, il giorno
della ricorrenza della morte di mio padre ed era un periodo in cui il
mio dolore tornava a farsi sentire, sebbene molto meno acuto di allora.
Un pò come quando in certi periodi più freddi
dell'anno
si fanno di nuovo vive le vecchie fratture.
-
È incredibile che siano passati tutti questi anni
- ripresi con un sospiro. -
Uscire ti farebbe
bene. Mi fa male vederti così - replicò lui con
una nota
di disappunto nella voce. -
Lo so e mi
dispiace Kee - gli risposi - ma passerà in fretta; passa
sempre
- lo rassicurai passandogli accanto diretta alla finestra e dandogli un
bacio sulla testa castana. -
Vorrei poter fare
qualcosa.. Quest’anno mi sembri ancora più
giù del
solito - commentò lui, girando su se stesso per non darmi le
spalle.
Io distolsi gli occhi
dalla neve che scendeva lenta fuori nel giardino per guardarlo.
-
Hai la vista più acuta di Thorondor* tu - osservai
con un sospiro divertito. -
No, è che ti conosco meglio delle mie tasche -
rispose lui con un sorriso. -
È una
sciocchezza in realtà... - ammisi - Ieri sono scesa al lago
per comprare i fiori
da portare sulla sua tomba ma non ne ho trovati - spiegai. -
Come può essere che non ci fossero fiori? -
esclamò Kili incredulo. -
Ah la colpa
è mia - sospirai - cercavo dei Crocus Lilla e purtroppo la
gelata che c’è stata qualche giorno fa li
ha fatti morire
tutti - spiegai. -
Perché proprio i Crocus? - mi chiese incuriosito
Kili. Io feci un mezzo sorriso
al ricordo -
Perché quando ero piccola, mio padre mi portava sempre a
vederli
quando sbocciavano da sotto la neve. Allora pensavo che fosse una magia
che faceva apposta per me - raccontai - e anche quando capii
che
non c’era niente di magico, quella rimase una nostra piccola
tradizione - conclusi.
Quando terminai il
racconto, Kili
rimase meditabondo per un attimo guardando un punto fisso davanti a
sé; perso in chissà quali pensieri.
-
Non
c’è proprio modo di farti venire con noi? -
domandò
poi, riscuotendosi e guardandomi speranzoso mentre si alzava. -
No Kee, ma apprezzo tanto il tuo tentativo - gli dissi
sincera.
Lui arrendendosi sorrise
e mi strinse
in un breve abbraccio prima di uscire di casa.
Ci sono volte in cui alcune questioni
e alcuni ricordi devono essere affrontati da soli. Non per mancanza di
stima o fiducia in chi ti sta accanto, ma perchè sono
così profonde che è difficile mostrarlo; a volte
perfino a sè stessi.
-
Vedi di
prepararci qualcosa di molto caldo e di molto abbondante per quando
torneremo allora! -
urlò Kili mentre correva via lungo il cortile.
Io mi misi a ridere
prendendo in parola
quello che aveva detto, e cercando di preparare la cena più
buona
di sempre.
Qualche ora più tardi, quando la tavola era apparecchiata e
la
cena in procinto di essere servita, finalmente rincasarono.
-
Per Mahal che freddo! - esclamò Fili,
rabbrividendo e spargendo neve ovunque. -
Fili! Stai
gocciolando dappertutto!! - esclamò subito Dis con le mani
sui
fianchi - e anche tu Thorin! - disse poi rivolta al fratello
entrato dopo il nipote. -
Tenete - dissi io,
porgendo ad entrambi uno straccio per potersi asciugare e baciandoli
sulle guance gelate - e
Kee? - domandai poi non vedendolo.
Fili si
guardò intorno mentre si staccava pezzetti di ghiaccio dalla
barba.
-
Non è
già qui? È venuto via di gran carriera appena
abbiamo
finito il lavoro - mi rispose. -
No... - dissi guardando Dis, che però scosse la
testa non sapendone nulla nemmeno lei. -
Sarà
passato alla locanda - disse Thorin avvicinandosi al camino per
scaldarsi - tornerà a breve - aggiunse poi rivolto a me,
notando la mia espressione preoccupata.
Solo, che
l’attesa da breve divenne lunga; troppo lunga.
-
Non sono
tranquilla - ammise Dis, scostandosi dalla finestra oltre la quale
ormai
non si vedeva più nulla. -
Proviamo ad andare a cercarlo? - propose Fili allo zio.
Thorin annuì,
alzandosi dalla sedia sopra la quale era seduto e rimettendosi il
mantello sulle spalle.
-
Vengo con voi - dissi afferrando un paio di lanterne. -
Io resto qui nel caso rientrasse - affermò Dis
porgendomi la cappa.
Così io, Fili
e Thorin, uscimmo e iniziammo a chiamare a gran voce il nome di Kili. In giro regnava un
silenzio assoluto; il tipico silenzio che solo la neve può
produrre, quando cade abbondante e
soffice sopra ogni superficie. Per il villaggio, nonostante fosse
appena
l’ora di cena, non c’era già
più nessuno e
l’oscurità era rischiarata solo dalle lanterne
poste sugli usci delle case.
-
Abbiamo girato il
paese in lungo e in largo - disse Fili producendo una serie di
nuvolette mentre parlava. -
Dite che può essere andato giù al lago?
- domandai nervosamente. -
Non penso. Il mercato si è ritirato stamattina per
la troppa neve - rispose Thorin. -
Ma dove diamine
si è cacciato?! - esclamò Fili frustrato,
battendo un pugno
sul tronco del malcapitato albero che gli stava accanto.
Ogni volta che si
separava dal
fratello, Fili risultava nervoso e intrattabile, e questo a riprova di
quando il legame tra i due fosse profondo. In quel momento
però non badai al suo eccesso d'ira, ero rimasta incantata
infatti, a fissare i
fiori ai piedi dell’albero; rimasti parzialmente coperti
dalla neve caduta per via del pugno del mio amico. A quel punto imprecai in
Khudzul.
-
Harerin! - mi riprese Thorin guardandomi contrariato da sotto
il suo cappuccio. -
So dov’è andato Kili! O almeno spero...
- dissi io. -
E dove? - domandò Fili stupito. -
Gli ho raccontato che
ieri al mercato non ho trovato i Crocus che volevo portare sulla tomba
di papà - spiegai e vidi negli occhi di
Thorin farsi strada un barlume di comprensione. -
È andato a cercarli… - disse Fili dando
voce al nostro pensiero. -
Dove crescono i Crocus? - chiesi a quel punto io. -
Nelle prateria intorno al lago - rispose subito Fili, ma io
scossi la testa. -
Le gelate li
hanno fatti morire tutti, quindi sicuramente non è andato
lì.. - replicai, facendo ricadere il silenzio tra di noi. -
No, infatti. Ha preso il cammino per le alture - disse
d’un tratto Thorin. -
Cosa? Con questo tempo?! - esclamò Fili stupito -
e perché? - -
Perché
gliel’ho detto io... - ammise Thorin, guadagnandosi una
nostra
occhiata allibita - oggi pomeriggio mi ha chiesto dove poteva
trovare dei Crocus - spiegò semplicemente. -
Sbrighiamoci! - esclamai angosciata.
Il sentiero che portava
alle alture
risultò quasi del
tutto invisibile in mezzo a tutta quella neve, ma noi riuscimmo a
percorrerlo comunque, facendo luce con le lanterne e chiamando Kili con
tutta
la voce che avevamo.
Ma per il momento, l’unica cosa che ci rispose fu qualche
gufo infastidito dalle nostre grida. Le orme di Kili si fermavano al
limitare della strada, per poi perdersi in mezzo al bosco.
-
Dobbiamo dividerci - disse Fili. -
È notte,
non sarebbe saggio - replicò Thorin, gli occhi chiari
illuminati dal baluginio della candela. -
Ma è anche
vero che riusciremmo a coprire più spazio - gli feci notare
appoggiando l'idea di Fili.
Thorin rimase
meditabondo qualche istante prima di prendere una decisione.
-
Harerin tu prendi
a sinistra. Fili tu vai a destra e io proseguirò dritto.
Contate
una distanza di 100 passi, non di più. Se non vedete nulla
tornate indietro - ordinò prendendo in mano la situazione -
se non dovessimo trovarlo tornerò in paese e
chiederò
aiuto anche agli altri - disse. -
Certo -
annuì Fili sistemandosi meglio il mantello sulle spalle; la
sua
barba era di nuovo piena di spessa brina. -
100 passi, intesi? - ripetè, guardando soprattutto
nella mia direzione. -
Sì - risposi io sicura e poi ci dividemmo.
* Re
delle Aquile di Manwe
Crocus Lilla
Spazio
Autrice:
Flaaaaaaashbaaaaack!!!
Oh, ma cosa lo dico a fare? Tanto dovreste essere già
ampiamente abituati =D Lo
so, lo so,
voi aspettavate Smaug. Fuoco, devastazione, etc etc... Ma concedetemi
ancora un pò di spazio per qualcosa di tranquillo dai
>.<
L'idea, da dove mi sia venuta non lo so. Sarà
perchè
inizia a fare davvero freddo e l'inverno e il Natale incalzano, ma sono
stata ispirata! Prima
o poi arriva anche il drago, giuro!!
Ho visto ieri il trailer de "La battaglia delle cinque armate" mi
è già venuto il magone... posso immaginare al
cinema come andrà ^^" Girano voci su un possibile finale
diverso dal libro.. secondo voi come andrà? Ringrazio
con tutto il cuore i miei lettori, le mie recensiste, chi mi ha
aggiunta tra le preferite, seguite e ricordate.
Se
vi hanno raccontato che la foresta di notte, quando nevica, ha qualcosa
di magico, beh è vero.
Ma sappiate che è anche silenziosa e buia, e che da un senso
di
vastità tale da provocare le vertigini, rendendo
incredibilmente
facile perdersi in mezzo a tutto quel bianco. Proprio
per questo procedevo a passi misurati, voltandomi spesso indietro per
assicurarmi che le impronte alle mie spalle fossero sempre dritte e non
deviassero troppo.
-
Kili! - gridai e la mia voce si perse per l'ennesima volta
tra gli alberi.
Maledizione a quel nano!
Ma si può essere più sconsiderati di
così?! In realtà,
frustrazione a
parte, un po’ mi sentivo in colpa. Dopo tutto era a causa mia
se
si era addentrato nel bosco; per me e per i miei stupidi fiori. Volevo
solo onorare e rendere felice mio padre nelle aule di Mandos, ma non al
prezzo di perdere qualcun altro per il un mio capriccio. Avrei dovuto
immaginare che confidandogli le mie ragioni, sarebbe partito alla
ricerca
di un modo per accontentarmi; anche con la neve, anche di notte. Kili
era sempre stato così, fin da bambini, con un'irresistibile
voglia di rendere
felici gli altri e in modo particolare i suoi famigliari. Dovevo capire
le sue intenzioni immediatamente! Appena sul suo viso era comparsa
quell'espressione concentrata a seguito del mio racconto.
"Mi fa male vederti
così" Non ci voleva molto per immaginare cosa
avrebbe fatto.
Maledicendo ancora una
volta la mia
superficialità e continuando a procedere in mezzo alla
coltre,
finalmente notai un particolare che stonava in quel paesaggio
immacolato.
A pochi metri
dalla mia sinistra, c’era infatti una striscia di neve
smossa, la
quale creava un piccolo sentiero che si perdeva nel nulla, come se
qualcuno si fosse incamminato da quella parte e poi fosse sparito
improvvisamente. Avvicinandomi, scoprii che dietro quel muro di
neve c’era un
avvallamento con diverse rocce appena imbiancate e in fondo
all’avvallamento c’era qualcuno.
-
Kili! - esclamai, riconoscendo la figura del nano.
Mi affrettai a fare il
giro scendendo dove la neve era più alta e il dislivello
minore. Una volta raggiuntolo mi
chinai sulla figura di Kili prendendolo per le spalle.
-
Kee! -
Il nano aveva gli occhi chiusi e non accennava a dar segni di avermi
sentita. Continuai a chiamarlo con veemenza finchè con un
tremolio le sue palpebre si dischiusero.
- Harin sei tu? - domandò
mezzo addormentato e con
un sorriso - guarda, li ho trovati! - mormorò poi,
sollevando la
mano e facendo così cadere la neve accomulatasi sopra il
palmo serrato.
Nel pugno stringeva un
bel mazzo di Crocus gialli e lilla, ma non era di certo quello il
momento di pensare ai fiori.
-
Kili cos’è successo? - gli chiesi. -
Sono… sono
caduto da lassù - sussurrò con voce impastata - e
mi sono
storto una caviglia - spiegò.
Io guardai sopra di noi,
era l'esatto punto dove
avevo visto la neve smossa. Gli era andata bene; poteva picchiare la
testa, anziché la caviglia, su quelle rocce. Poi, improvvisamente la testa di
Kili ciondolò.
-
Kee! Kee guardami! Devi restare sveglio! - dissi scuotendolo
e lui mugugnò di lasciarlo in pace.
Senza smettere di
scrollarlo, misi
l’indice e il pollice sulla lingua ed emisi un lungo fischio
modulato che risuonò nel bosco.
-
Harin mi fai male
ai timpani quando fischi così vicino, te l’ho
già
detto!! - borbottò Kili richiudendo gli occhi infastidito. -
Maledizione Kee! Vuoi stare sveglio?! - lo rimproverai, ma le
mie parole non ebbero effetto.
Ripetei il fischio
un’altra volta e poi presi il viso di Kili tra le mani.
-
Kee, forza, svegliati! - ripetei e lui socchiuse gli occhi. -
Sei così bella Harin. Sembri la regina
dell'inverno - mormorò.
Senza alcun preavviso le
sue labbra
si poggiarono delicate sulle mie e io mi sentii andare a fuoco. Poi la
testa di Kili cadde all’indietro interrompendo il
contatto.
-
Harerin! -
Alzai la testa di scatto
vedendo Thorin e poi Fili, comparire sopra di noi.
-
Kili! - esclamò suo fratello affrettandosi a
scendere. -
È caduto e
si è storto la caviglia. Non riesco a tenerlo sveglio,
dobbiamo
portarlo via prima che congeli - spiegai scostandomi da lui e lasciando
che Thorin se lo caricasse sulle spalle.
In poco tempo fummo di
ritorno.
Dis
ci corse incontro non appena ci vide varcare la soglia del giardino,
poi, piangendo e lamentandosi del figlio più giovane, ci
aiutò a togliergli i vestiti fradici e a metterlo a letto al
caldo. Infine gli fasciammo la caviglia che per fortuna, grazie alla
neve caduta sopra di essa, non si era gonfiata troppo.
-
Questi sono tuoi -
Chiusi l’anta
dell’armadietto dove avevo riposto le bende e mi voltai verso
Thorin, il quale mi porgeva il mazzo di Crocus. Io li presi abbassando
lo sguardo.
-
Non è
colpa tua - mi consolò vedendo la mia espressione - Kili
è fatto così, lo sai: sconsiderato e con un gran
cuore -
aggiunse aprendosi in un sorriso affettuoso all’idea del
nipote. -
Già...
Meglio se li metto in un vaso allora, non vorrei che tutti i suoi
sforzi fossero vani - risposi dando un bacio sulla barba umida di
Thorin.
Una volta che ebbi
sistemato i fiori,
raggiunsi la camera dei due fratelli. Ci trovai solo Kili, sveglio e
seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
-
Kee! - esclamai avvicinandomi al letto. -
Ehi Harin, mi sa
che l’ho combinata grossa vero? - disse con un sorriso
sghembo
mentre si guardava intorno. -
Puoi dirlo forte!
Ma cosa ti è saltato in testa? - esclamai - Avventurarti
così, su per la strada delle alture con questa neve! - dissi
e
Kili mi guardò costernato. -
Ti sei spaventata -
Non mi aveva posto una
domanda, aveva semplicemente guardato il mio viso e i miei occhi lucidi.
-
Sì - risposi con voce che tremava.
Kili corrugò
la fronte facendomi cenno di sdraiarmi vicino a lui.
Io salii sul letto appoggiando la testa sulla sua spalla e lasciandomi
attirare sul suo petto.
-
Mi dispiace. Davvero! - disse - ma ci tenevo così
tanto a vederti felice - rispose - Mi...-
- ...fa male vederti così. Lo so... -
completai la frase io per lui, poi
sospirai - Ma se vuoi vedermi davvero felice, Kee, non mettere mai
più in pericolo la tua vita a quel modo - gli dissi e lo
sentii
annuire con la testa.
-
I fiori? - domandò dopo un attimo lui. -
Sono bellissimi -
risposi, sollevando il viso per guardarlo negli occhi - grazie -
aggiunsi,
dandogli un leggero bacio sulla mascella, e in quel momento mi venne in
mente il
mezzo bacio che ci eravamo dati nell’avvallamento. -
Ehi tutto bene? - mi chiese sentendomi irrigidire. -
S.. sì -
dissi - senti Kee... ma.. cosa ti ricordi per ultimo, prima
che ti
addormentassi? - gli domandai cercando di avere un tono noncurante. -
Eh? -
esclamò stupido e restando un attimo in silenzio prima di
rispondere - tu che mi insulti dicendo che devo stare sveglio -
asserì alla fine e io sospirai sollevata - come mai? -
indagò curioso. -
No, niente - replicai io.
Stava per chiedermi
qualcos'altro quando nella stanza irruppe Fili.
-
Eh no! Così
non vale! - esclamò contrariato - non puoi averla tutta per
te
fratellino! - disse imbronciato cercando di salire sul letto, ma
venendo
respinto dalla gamba sana di Kili. -
Sono ferito, è giusto così! -
replicò il minore. -
Sei ferito
perché sei uno stupido! Quindi non è
giusto così -
ribattè Fili tornando alla carica.
Io mi misi a ridere e
improvvisamente
mi accorsi di non aspettare più, con tristezza, il giorno
della
morte di mio padre, ma con rinnovata speranza.
-
Mi accompagnereste domani a portare i fiori a
papà? - domandai interrompendo la loro lite.
Tutti e due mi
guardarono con due identici sorrisi stampati in faccia. Più
fratelli di così!!
-
Certo! - esclamarono all’unisono.
Io allora mi rilassai,
chiudendo gli occhi mentre loro riprendevano a darsi addosso a vicenda.
Poi venne il silenzio:
improvviso, totale, seguito da una voce possente.
-
Io sono fuoco… io… sono morte! -
Aprii gli occhi di
scatto tirandomi a
sedere altrettanto rapidamente, davanti a me comparve Legolas
che mi guardò con gli occhi chiari pieni di sgomento.
-
Sta arrivando - sussurrai.
E lui annuì.
Spazio
Autrice:
Sono
talmente di corsa che ho giusto il tempo materiale di fare
i ringraziamenti e di sperare che l'altra metà del flashback
vi
sia piaciuta, e basta! Scusatemi =/
Mille milioni di grazie a tutti coloro che leggono, alle mie
fantameravigliose recensiste e a tutti i bei personaggi che mi hanno
aggiunta tra le preferite (A
dreamer e Shaon
Nimphadora), ricordate e seguite (Moon_26).
Non ebbi nemmeno il
tempo di pensare,
anzi, non dovetti nemmeno prendermi il lusso di farlo. La cosa era una
sola: grandi fauci irte di denti e fuoco. Stava arrivando
ciò
che noi avevamo provocato; era nostra responsabilità e non
ci
era concesso di averne paura.
Mi alzai il più in fretta possibile dal relitto che una
volta si
chiamava letto e Fili, che dormiva piuttosto pesantemente, si riscosse
con un mezzo grido. Non appena però vide la tensione sul
volto
mio e di Legolas la sua espressione da confusa si fece seria e si
affrettò a seguirci.
-
Oin, sveglia Kili
dobbiamo andarcene - annunciai entrando nella cucina di gran carriera
diretta verso la finestra più vicina.
Sigrid e Bain si
alzarono immediatamente mentre Tilda dormiva ancora con la testa sul
tavolo.
-
Cosa succede? - domando la più grande fissandomi
impaurita ma del tutto padrona di sè. -
Il drago - rispose senza tante infiocchettature Fili. -
Cosa? - esclamò Bain incredulo sgranando gli occhi
un pò arrossati dalla stanchezza. -
Quanto è
vicino? - chiese Bofur guardandosi agitato intorno come se Smaug
dovesse apparire sopra di noi da un momento all’altro. -
Qualche miglia,
raggiungerà molto presto la città. La sua
velocità
è spaventosa - rispose Legolas scrutando
l’orizzonte.
Nonostante guardasse lo stesso paesaggio che stavo osservando io i miei
occhi non avevano ancora scorto nemmeno un bagliore. Come sempre mezza
Elfa dopo tutto.
-
Bain
dov’è tuo padre? E dov’è la
freccia? -
domandai allora, avvicinandomi a Kili che svegliatosi si guardava
intorno confuso. -
Non so dove sia,
l’ultima volta che l’ho visto stava scappando dalle
guardie. La freccia l’ho nascosta - rispose prontamente il
ragazzo. -
Cosa sta succedendo? - chiese Kili mentre io e Fili lo
aiutavamo a scendere dal tavolo. -
Smaug sta arrivando - gli rispose suo fratello e Kili
passò con lo sguardo da lui a me. -
Maledizione! - imprecò zoppicando reggendosi a
noi. -
Dobbiamo trovare tuo padre - dissi a Bain il quale
annuì convinto.
Proprio mentre
raggiungevamo la porta
pronti per uscire l’eco di un ruggito lontano ma in
avvicinamento
ci giunse nitido alle orecchie.
Non credo proprio che voi abbiate mai avuto occasione di sentire un
simile suono.. vi basti pensare che può gelare il sangue
nelle
vene, è qualcosa di talmente primordiale e ferino da
lasciare
chiunque spiazzato.
-
Ho paura! - esclamò Tilda aggrappandosi a sua
sorella. -
Dobbiamo
prepararci al suo arrivo. Non c'è modo di evitare lo
scontro, in
qualche modo lo dobbiamo contrastare - disse Legolas.
A quel punto, Fili prese
in mano la
situazione e davanti ai miei occhi rividi lo stesso portamento di
Thorin, lo stesso portamento di un re.
-
Harerin tu vai
con Bain, recuperate la freccia nera e cercate Bard, non abbiamo
più molto tempo - disse mentre si infilava la cotta di
maglia
facente parte del corredo datogli dal Governatore - ho bisogno di te -
disse poi rivolto a Legolas il quale lo squadrò con
malcelato
disgusto. -
Non
c’è tempo per le differenze e le vecchie questioni
adesso.
C’è un’intera città che molto
probabilmente
verrà ridotta in cenere - esclamai io prevenendo ogni tipo
di
litigio. -
Cosa ti serve - disse allora l’elfo. -
Dobbiamo
organizzare una resistenza, cercare ogni uomo che sappia scoccare una
freccia o gettare una lancia - rispose Fili e Legolas annuì.
-
Dobbiamo anche
fare evacuare la città, ma come possiamo fare?- disse Bofur
mentre con Oin sorreggeva Kili mentre uscivamo di casa. -
Le barche...-
Ci fermammo per girarci a guardare Kili che aveva parlato.
-
Sarebbe
una pazzia fuggire in mezzo al lago con le barche! Smaug le
incenerirebbe in un istante - replicò Bain. -
Non se le usiamo capovolte come scudo e nuotando al di sotto
di esse - replicò Kili.
Ci fu un momento di puro
silenzio mentre i nostri cervelli elaboravano la cosa. Eravamo tutti
basiti. Era un’idea geniale!
-
Fratellino sei un
genio! - esultò per l'appunto Fili - voi radunate gli
abitanti,
tutti quelli che hanno una barca; create dei gruppi e spiegategli come
muoversi - disse a Oin,Bofur,Kili, Sigrid e Tilda. -
Voglio combattere nella resistenza - protestò
però Kili. -
Non puoi in quelle condizioni, sei ancora troppo debole -
replicai io e Kili mi guardò affranto. -
Proteggi gli
abitanti e portali al sicuro - gli disse suo fratello mettendogli una
mano sul braccio a quel punto Kili annuì. -
Forza, non
abbiamo molto tempo; basta convenevoli inutili - disse Legolas con gli
occhi puntati probabilmente sul drago in avvicinamento.
Fu così che
ci separammo. Mentre assieme a Bain ci allontanavamo, guardai
un’ultima volta verso Kili, il quale stava
anch’esso
guardando verso di me. Non potevamo attardarci a salutarci ma i
nostri occhi parlarono per noi; in entrambi c’era la promessa
di
ritrovarci tutti insieme vivi. Poi distolsi lo sguardo
e iniziai a
correre dietro Bain. Parecchia gente iniziava a uscire dalle proprie
case guardando vero la Montagna. Non avevano ancora capito cosa stava
per succedere e in giro regnava solo un attonito mormorio di vicini che
chiedevano ad altri vicini cosa fosse stato quel cupo grido che si era
sentito poco prima. La calma apparente durò
finchè
un altro ruggito arrivò nitido alla città e fu a
quel
punto che
scoppiò il caos. Gli abitanti iniziarono ad urlare in preda
al
terrore più cieco che il drago
stava arrivando e a correre verso le proprie imbarcazioni in
quell'incurante fretta che prende il sopravvento quanto è la
paura a farci da padroni.
-
Dove l’hai
nascosta? - chiesi a Bain mentre mi facevo largo tra la gente
augurandomi
che gli altri riuscissero ad organizzare l’evacuazione. -
Al molo vicino la statua del Governatore - rispose lui,
tagliando per un pontile stretto e meno frequentato. -
Spero che tu
l’abbia nascosta per bene - commentai e Bain si
fermò di
botto voltandosi verso di me - cosa succede?- gli chiesi
preoccupata. -
La freccia… l’ho lasciata a bordo di una
barca - rispose. -
Corri! - esclamai
io con rinnovata urgenza.
Se il proprietario di quella barca fosse arrivato prima di noi non so
davvero come avremmo fatto a recuperarla. Nonostante le mie
più
ferdite preghiere rivolte in generale a tutta la costellazione di Dei
che sorvegliavano Arda quando arrivammo nel punto in
cui doveva trovarsi la freccia l’imbarcazione non
c’era già più.
-
Maledizione! - imprecai guardandomi intorno nel caos di
persone e barche. -
Là! -
urlò Bain indicandomene una che stava procedendo lentamente
per
il canale.
Il sollievo provato nel ritrovare l'imbarcazione sfumò con
rapidità sorprendente quando vidi che gli occupanti a bordo
erano il
Governatore e Alfrid, e con altrettanta rapidità mi
salì
la rabbia. Quel
brutto vigliacco stava
abbandonando la città lasciandola a sé stessa! Il
suo
popolo era sotto attacco e lui fuggiva, incurante di ciò che
si
stava lasciando alle spalle, delle urla e delle grida della gente.
Io e Bain partimmo all'inseguimento, saltando tra le barche ancora
ormeggiate e
raggiungendo una lunga passerella di legno che si estendeva a fianco
del naviglio.
-
Aspettate! - gridai in direzione dei due, i quali si girarono
verso di me. -
Vi consiglierei
di andarvene - disse il Governatore che in braccio reggeva un
involto da cui cadevano delle monete d’oro.
Vecchio, schifoso, avido essere!
- C’è una cosa sulla
barca, dovete
darcela - urlò di rimando Bain, camminando a passo spedito
davanti a me. -
Oh, intendi questa? - replicò Alfrid sollevando
quella che era inequivocabilmente la freccia nera. -
Daccela! - esclamai io continuando ad andargli dietro. -
Per cosa farne?
Darla a Bard? Così da farlo diventare un eroe semmai
riuscisse
ad uccidere il drago? - disse il Governatore irato - giammai! -
tuonò. -
Siete pazzi? -
dissi io incredula - è l’unica salvezza di questa
città e dei suoi abitanti! - urlai sconcertata. -
La salvezza che
cercate non perverrà da questa freccia e men che mano per
mano
di un chiattaiolo piantagrane! - replicò Alfrid.
Capendo che non avevano
la minima
intenzione di restituircela feci per saltare nella loro direzione ma
Alfrid, intuendo quello che volevo fare, allungò un braccio
verso
l’esterno della barca e lasciò andare la freccia.
-
No! - gridai io nel panico. -
Salutatemi Bard dalla sua cella! - esclamò allora
il Governatore allontanadosi.
Mentre ancora scioccata
da quel gesto
osservavo il ghigno di Alfrid venni superata di corsa da qualcosa che
si tuffo in acqua.
-
Bain! - esclamai dietro, ormai, ad una scia di spruzzi.
Mi lasciai cadere in
ginocchio sul
pontile, protendendomi per vedere dove fosse finito, ma
l’acqua
era talmente scura che non riuscivo a vedere nulla. In
quello stesso momento uno strano rumore,
come di una tormenta in avvicinamento, mi fece alzare gli occhi. Nel
cielo vidi stagliarsi un bagliore rosso. Se anche i miei occhi ora
riuscivamo a
scorgere Smaug, voleva dire che non mancava molto.
-
Bain! - gridai tornando a guardare l’acqua scura
– Ba... - -
Sono qui!-
Mi voltai; a qualche
metro da dove mi
ero fermata c’era il ragazzo che teneva saldamente in mano la
freccia, io mi alzai in piedi e lo raggiunsi.
-
Sei stato
incredibile - gli dissi, afferrando una mantella che
spenzolava da
una finestra e mettendogliela intorno alle spalle.
Bain tremando dal freddo
mi fece un mezzo sorriso imbarazzato e poi tornò serio.
-
Dobbiamo ancora trovare mio padre - disse. -
Credo di sapere
dove sia, almeno in una cosa il Governatore è stato utile...
Portami alle prigioni. - gli dissi e lui senza aspettare altro
partì di corsa con me alle sue calcagna.
Spazio
Autrice:
Evviva
la licenza poetica, che mi ha gentilmente concesso di far apparire il
Governatore e Alfrid per quello che sono: dei grandissimi
menefreghisti! E
che mi ha
dato modo di far risaltare la splendida intelligenza di Kili e portare
un pò alla luce Bain; perchè diciamocelo, tutti
tifiamo
per Sigrid e Tilda a discapito dell'unico maschio xD A
parte tutto,
sono davvero elettrizzata di potermi "staccare" dalla trama. Ho un
sacco di idee che mi frullano in testa e non vedo l'ora di mettere
giù (tempo, non atmosferico, permettendo). Chissà
se
sarà ciò che voi vi aspettate.... mah! Ringraziando
tutti i lettori, le recensiste, chi mi segue (Cry_Stal17),
preferisce (Anna_93)
e ricorda, vi
auguro un buon weekend e vi do appuntamento alla prossima settimana!
Fortunatamente,
se di
fortuna si poteva parlare in quel momento, le carceri non erano molto
distanti e ci arrivammo nel giro di pochi minuti. Le guardie in turno
quella notte,
erano tutte raccolte attorno al loro capitano; lo stesso uomo dai
capelli rossi che ci aveva sorpresi all'interno dell'armeria appena due
giorni prima. Nell'incredulità più assoluta mi
avvicinai
con Bain al gruppo intento a bere e a ridere. Davvero non si erano
accorti che un drago si stava avvicinando alla loro città e
che
l'intera popolazione era nel caos più assoluto?!
Visto però, il nobile uomo che li governava, forse non c'era
da stupirsi di quella situazione.
Ad una distanza di tre metri scarsi, finalmente uno dei commilitoni ci
notò.
-
Voi due, chi
siete? Cosa ci fate qui? - ci apostrofò, venendoci incontro
con
la lancia puntata al nostro indirizzo. -
Mio padre!
Dov’è mio padre?! - domandò subito
Bain, in agitazione
nonostante la mia mano sulla sua spalla per invitarlo a calmarsi. -
Cosa succede? -
Il capitano smise di
confabulare con i suoi uomini allungando il collo per vedere cosa li
stesse disturbando.
-
Sono il figlio di
Bard e una dei nani di Scudodiquercia. Chiedono del prigioniero -
rispose il soldato che ci aveva bloccati. -
Dobbiamo vedere
mio padre! - incalzò Bain - dovete lasciarlo andare subito!
-
aggiunse e gli uomini si guardarono tra loro perplessi e anche un
pò divertiti. -
E per quale
motivo dovremmo farlo, ragazzino? - domandò il capitano
facendosi
più vicino e con aria di sfida. -
Per Mahal! Siete
veramente così stupidi?! Non vi siete accorti che Smaug si
sta
dirigendo da questa parte?! - esclamai io esasperata indicando il cielo
dietro di
me - per quale dannato motivo state qui senza far nulla? L'intera
città è in fuga! - sbottai frustrata da tanta
inettitudine. -
Bada a come
parli, nana. Stiamo decidendo il da farsi, ma prima di ogni cosa
dobbiamo confrontarci con il Governatore - replicò quello,
palesemente
infastidito. -
Il vostro "caro" Governatore è bello che andato -
replicai io con stizza. -
Cosa vuoi dire? - domandò uno dei soldati confuso.
-
È scappato
con il suo lacchè e tutto l’oro che è
riuscito a
portarsi appresso! Già da tempo, per essere precisi -
spiegai
quasi
dispiaciuta per loro. -
Non è possibile... - disse il capitano. -
Dov’è mio padre? - ripetè
Bain spazientito -
Papà!! - urlò poi oltre il muro di guardie. -
Bain! Bain! - sentimmo gridare da una delle celle dietro i
soldati. -
Oh per l’amor dei Valar! - dissi io facendo per
superarli e venendo nuovamente fermata. -
Dove credi di andare? -
Io fulminai la guardia
davanti a me
con lo sguardo - Vi sia ben chiaro che, la "nana", non starà
qui
ad aspettare che voi vi decidiate a fare qualcosa mentre
c’è un drago che punta sulla città. Se
volete
combattere sarò ben lieta di accontentarvi, se invece sarete
saggi mi farete liberare quell’uomo - sbottai con la mano
sull’elsa della spada e la speranza di non doverla estrarre.
-
Allora dimmi, perché volete Bard? - mi
domandò il capitano. -
Perché è l’unico che
può uccidere il drago - risposi seria. -
E come? - replicò l’uomo con un sorriso
ironico. -
Con questa -
Bain tirò fuori da sotto la mantella la lunga freccia nera.
Tutto il corpo di guardia, a quella vista, sgranò gli occhi
e allo
stesso tempo uno di essi, con la bocca molto poco elegantemente aperta,
mi allungò
un mazzo di chiavi. Io
le afferrai di malagrazia, superandoli e arrivando alla cella dove era
rinchiuso Bard.
-
Harerin! - esclamò lui sollevato uscendo non
appena che io ebbi aperto la cella. -
Bard non c’è tempo il dr… - cominciai, senza però
poter finire la frase.
Un enorme boato risuonò nell'aria, il cielo si
rischiarò improvvisamente e fu
allora che lo vidi: Smaug planava sulla città con le fauci
spalancate. Vidi il suo petto coperto da scaglie rosse e oro,
luccicante di monete e gemme rimaste ancorate al suo corpo, illuminarsi
come una fornace e sputare fiamme sopra la città. Rimanemmo
tutti spiazzati e immobili a guardare il cielo, finchè le
urla
che si levarono alte e terribili non ci riscossero.
-
Devi andare alla lancia del vento - dissi a Bard. -
La freccia? - domandò lui. -
Eccola pà - rispose Bain porgendogliela. -
Cosa dobbiamo fare noi? -
Mi voltai verso il
capitano che aveva
messo da parte ogni scetticismo e ora ci guardava serio e con una punta
di panico nella voce.
-
Correte al molo
principale. Alcuni dei miei amici stanno aiutando la popolazione a
scappare e a creare una linea di difesa; avranno bisogno di
più
uomini possibili - dissi. -
È vero
signore. Molti dei nostri sono già lì a
combattere. La
difesa è supportata da un Nano e da un Elfo -
confermò
uno dei soldati.
Io sorrisi orgogliosa
dei miei amici e di Fili, che si stava comportando come uno dei
migliori re.
-
Bene, andiamo! - esclamò allora il capitano
affrettandosi a guidare i suoi uomini. -
Tilda? Sigrid? - domandò Bard preoccupato. -
Sono al sicuro
con gli altri e lo saranno ancora di più quando quella
bestia
sarà morta; ma ora andiamo, verrò con te - gli
dissi
mettendomi in marcia. -
Vengo con voi! - esclamò Bain
seguendoci., ma suo
padre lo fermò mettendogli una mano sulla spalla. -
No Bain, tu devi raggiungere le tue sorelle - disse e
bloccò il ragazzo prima che
potesse ribattere - devi fare in modo che scappino e che siano al
sicuro; intesi? Puoi farlo per me? - gli chiese. -
Sì padre - rispose Bain serio.
Bard e suo figlio si
abbracciarono velocemente e poi l’uomo mi fece cenno di
andare.
Così mi tuffai in mezzo al
caos generale, con lo sguardo puntato sulla torre che ospitava l'unica
lancia del vento nanica sopravvissuta.
Intorno a noi sembrava
essersi
scatenato l’inferno. La gente correva disperata cercando di
scappare al drago e agli incendi sempre più numerosi.
L’aria era pregna dell'odore di legna bruciata e di cenere, e
stava
diventando così calda, da risultare impossibile respirarla.
Ovunque, l'eco di pianti, lamenti e grida, veniva
brevemente
sopraffatto dal rumore di Smaug, che planando a più riprese
verso la città
sputava maree di fuoco. Il rumore prodotto dalle sue fiamme era
qualcosa di
indescrivibile; creava un rombo possente che rimbalzando per tutta la
città risultava assordante e stordente. Sulle prime fui io a
guidare Bard, ma poi fu evidente che l'arciere conoscesse molto meglio
le
strade
da prendere di me e alla fine fui io a seguirlo. Sforzandoci di
ignorare tutto
ciò che ci circondava continuavamo a procedere. Fu solo
quando passammo
sopra ad un pontile, situato ad un livello inferiore rispetto a quelli
principali, che mi bloccai incapace di proseguire. Le fiamme che
attorniavano una delle case lì vicino, illuminavano il
canale come se fosse stata mattina e lì,
nell’acqua, vidi qualcosa che mi scioccò.
Galleggiante a
pelo d’acqua, c’era una donna rivolta a faccia in
giù,
con il braccio intorno alla vita di una bambina di circa otto anni, la
quale, con occhi vitrei,
guardava il cielo senza in realtà vederlo. I capelli
delle due andavano ad intrecciarsi mossi dalla risacca e le gonne
dei loro vestiti si gonfiavano per l’aria rimasta
imprigionata in
essi. Guardai con orrore
quelle vite
spezzate, con la consapevolezza di non dover andare lontano per trovare
i colpevoli: non eravamo altri che noi.
Per riavere la nostra casa la stavamo portando via ad altra gente,
gente che ci aveva acclamati come salvatori, gente che si era fidata di
noi e che nonostante si fosse tirata indietro quando eravamo in
difficoltà non doveva essere punita a quel modo. Un senso di nausea
crescente mi
salì alla gola e dovetti impiegare un notevole sforzo per
non
rigettare seduta stante.
La terribile consapevolezza che la nostra impresa sarebbe stata
costellata di cadaveri era qualcosa di umanamente inconcepibile.
Non era ciò che mi ero immaginata, non lo era
neppure minimamente e mi maledissi per la mia ingenuità. Come avevo potuto
sperare che nessuno ci andasse di mezzo? Certo, avevo cercato di fermare
Thorin...
ma perché?
Perché ero preoccupata per noi, per
l’incolumità dei miei amici, per quella di Fili,
per
quella del nano che amavo. Non mi ero minimamente fermata a pensare che
potesse finire così, nemmeno quando Bard lo aveva predetto
in
mezzo alla piazza, cercando di dissuadere la sua gente a darci ascolto.
Ero sì, sempre stata preoccupata, ma per me stessa e per i
miei cari!
In
quel momento rividi il volto di Tilda mentre sorrideva
contenta che
la sua acconciatura mi fosse piaciuta.
-
Harerin cosa fai? Dobbiamo sbrigarci! -
La voce di Bard mi
riscosse dalla mia riflessione e senza staccare gli occhi dalle due
figure nell’acqua parlai.
-
Mi dispiace... - dissi - mi dispiace enormemente per tutto
questo -
Bard mi
afferrò per le spalle
facendomi voltare verso di lui e interrompendo il contatto visivo con
quello scenario orribile.
-
Lo so Harerin e ti credo quando dici così -
disse - ma non è il momento per fermarsi a pensare agli
errori commessi. Dobbiamo salvare il salvabile e questo è
già
un buon modo per riparare a ciò che è stato -
concluse
guardandomi negli occhi.
Io lanciai ancora
un’occhiata nell’acqua e poi tornando ad osservarlo
feci cenno di sì con la testa.
-
Hai ragione, andiamo - risposi nuovamente padrona di me.
Senza attardarci oltre
riprendemmo a correre per le vie
della città, finchè non sbucammo in una piccola
piazza
antecedente la torre che stavamo cercando di raggiungere.
-
Forza, ci siamo quasi! - esclamò Bard.
Mentre lo seguivo colsi
un movimento
con la coda dell'occhio che mi mise in allerta. Voltandomi vidi
qualcosa all’ombra di un portico e la punta di una
freccia brillare riflettendo le fiamme.
-
Bard! - urlai in
tempo perché l’uomo deviasse la traiettoria del
colpo con la freccia nera. -
Chi sei? Fatti vedere! - urlò
all’indirizzo del'assalitore nell'ombra.
D'altronde, mi sarei stupita se fosse filato tutto liscio....
Spazio Autrice:
Potrei
intitolare questo capitolo l'ignoranza... Mi chiedo perchè
ci
siano sempre i soldati stupidi! Resterà un mistero
immagino... Mi
spiace
avervi intristito con la scena dei cadaveri nel canale, ma ci tengo a
descrivere il paesaggio a 360°, nel bene e nel male e la morte
fa
parte del pacchetto. E poi, perdonatemi ancora per avervi lasciato per
l'ennesima volta sulle spine; per lo meno potete sbizzarrirvi nei
commenti ad indovinare chi sia il misterioso assalitore! Un
ringraziamento a chi mi legge, a chi mi recensisce, a chi mi ricorda,
mi segue (Didi_95)
e mi preferisce. Vi ricordo che siete voi il motore di tutto questo,
grazie.
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
-19 giorni a "The Hobbit - Battle of five armies"
La mia mente dovette
impiegare un
notevole sforzo per convincersi che, no, quello non era frutto
dell'immaginazione, ma la realtà; così com'era
reale
Smaug e la strage che stava compiendo. Bard, a qualche passo da me, con
ancora saldamente in mano la freccia nera, aveva un'espressione stupita
e probabilmente si domandava anche lui quale spirito decaduto ci avesse
preso di mira.
Dall’ombra di una delle poche abitazioni ancora in piedi
uscì una sagoma gigantesca. Quella di un Orco possente,
armato
di un solido arco e di una mazza ferrata irta di chiodi. La
parte sinistra del viso era piena di cicatrici e una grossa placca di
metallo gli occupava gran parte del cranio, laddove gli era
stata probabilmente richiusa un’ampia ferita. L'armatura era
scarna e terrificante al tempo stesso. Il pettorale, in artigli di
metallo, gli arpionava la carne stessa che si era cicatrizzata intorno
ad essa. Per un solo
istante pensai che fosse Azog, richiamatomi alla mente dal pallore
della pelle dell'Orco, ma le similitudini finivano lì. Se
non
escludevamo lo stesso sguardo carico di disprezzo e di sete di sangue.
-
Che cosa vuoi da noi, Orco? - lo apostrofai estraendo al
spada dal fodero. -
Cerco le mie
prede - rispose quello con voce gutturale - La feccia nanica di
Scudodiquercia. Cerco la preda scampata alla morte della mia freccia -
disse.
Gli eventi si collegarono da soli, rividi il volto esangue di Kili e
risentii le grida uscite fuori dalle sue labbra contratte dal dolore e
in quel momento il mio sangue prese fuoco, quasi fosse stato Smaug ad
accendelo.
-
Tu... -
sibilai a denti stretti, cercando di frenare l'ira - tu hai ferito
Kili! - esclamai stringendo l'elsa della spada e sentendone la
filigrana graffiarmi la pele.
Sul viso dell’Orco si dipinse uno sguardo divertito, gli
occhi
gli scintillarono al ricordo del dolore che aveva inflitto. Sorridendo
piegò appena la testa di lato, vidi il suo pugno contrarsi sull'impugnatura
della mazza. Avevo visto abbastanza nemici da capire che quello era un
chiaro segno del fermento della battaglia. Nella sua mente immaginava
già le nostre teste fracassate dalla sua arma; non vedeva
l'ora
di far scorrere del sangue. Meglio ancora se nanico.
-
Bard devi proseguire - dissi all’uomo a qualche
metro da me. -
Vorresti affrontarlo da sola?! - esclamò lui
allibito. -
Non "vorrei", lo farò. - replicai tornando ad
osservare l'Orco.
- Harerin è una fol...-
- Non c’è più
tempo! - lo interruppi -
Devi arrivare a quella lancia e colpire Smaug! Nessun altro
potrà farlo, sei l'unica speranza per questa gente - spiegai
senza staccare gli occhi dal nuovo nemico - vai! - urlai voltandomi
dopo un momento e vedendolo tentennare.
Bard mi
lanciò un'ultima
occhiata con cui espresse tacitamente la sua speranza di rivedermi
viva, poi si voltò riprendendo a correre.
L’orco si mosse per inseguirlo ma si bloccò per
deviare uno dei pugnali che gli avevo lanciato.
-
Sono io il tuo avversario - esclamai portando in posizione
d'attacco la spada e partendo alla carica.
Il primo colpo venne
respinto con
facilità dalla grande mazza ferrata dell’Orco e
già
da subito capii che in potenza mi superava di mille volte, avrei quindi
dovuto puntare sulla rapidità, era la mia sola speranza. Tornai immediatamente
alla carica con
la spada sguainata, puntando in alto, ma un attimo prima di calare il
colpo mi abbassai cercando di colpirlo alle ginocchia, sfortunatamente,
l’Orco ruotò la gamba e il mio colpo
finì contro
uno dei suoi gambali che non riuscii quasi a scalfire. Rotolai di lato appena
in tempo prima
che la mazza si schiantasse su di me, mentre ero ancora a terra gli
lanciai contro un pugnale e mi rialzai di scatto. Il colpo fu parato
senza problemi, ma a me serviva distrarre la sua attenzione per poter
calare la mia lama sul suo braccio scoperto. L'affondo andò
a
segno e la spada si conficcò nel suo avambraccio... ma non
quanto avrei sperato.
I muscoli dell’Orco erano più forti e
più solidi
del normale, notai i suoi tendini contrarsi appena mentre il ferro si
piantava in essi. Il mio avversario ridendo mi diede un pugno sul
fianco rimasto momentaneamente scoperto.
Persi la presa sull’elsa mentre venivo sbalzata via e
atterravo
dolorosamente di schiena sul duro legno di cui era fatta la piazza. L’Orco, con
totale empasse, si
tolse la spada dal braccio gettandola lontano e leccandosi il sangue
nero che gli colava lungo l'arto. Poi partì alla carica
sollevando la mazza. Io, a tentoni, afferrai una cassa di legno vuota
che si trovava dietro di me e gliela lanciai contro. Quella esplode in
una miriade di schegge mentre veniva colpita dall’arma del
mio
nemico. Quel breve diversivo mi diede l'occasione di rimettermi in
piedi saltando al di là di un cumulo di sacchi di farina
mentre
il colpo si abbatteva su di essi creando una nuvola bianca. Scattai di lato cercando
di colpire
nuovamente l’orco questa volta con una daga, ma questi lo
parò afferrandomi poi per il braccio e scaraventandomi a
terra
una seconda volta. Di riflesso mi girai su un fianco piantandogli lo
stiletto, con entrambe le mani, nel piede.
Fui finalmente soddisfatta dal sentirlo gridare di dolore;
soddisfazione che scomparì quando quello stesso piede mi
centrò in pieno stomaco facendomi rotolare indietro di
parecchi
metri. Il colpo mi
lasciò senza
fiato, stordita e con un dolore acuto che partiva dal ventre
irradiandosi fino alla gola. Rantolai chiudendomi a riccio e portandomi
le braccia attorno allo stomaco. Quando sentii i passi pesanti
dell’Orco dirigersi verso di me cercai di rimettermi in
piedi, ma
quello mi pestò una gamba inchiodandomela a terra fra le mie
urla di dolore.
-
Presuntuosa,
colei che pensava di sconfiggere Bolg figlio di Azog il profanatore -
tuonò chinandosi e afferrandomi per la gola - figlia
bastarda di
Thorin, la tua vita finisce qui. - sibilò sollevandomi in
aria e
stringendo la presa sul mio collo.
Iniziai a dimenarmi
cercando di
sfuggire alla sua presa, ma le mie gambe corte non riuscivano nemmeno a
sfiorare il suo petto, ne le mie mani erano abbastanza forte per
allentare la stretta delle sue dita. Cercai febbrilmente di farmi
venire in mente un'idea che funzionasse
mentre una miriade di puntini neri iniziavano a formarsi nel mio campo
visivo oscurandomi parzialmente la vista.
In un ultimo tentativo disprato a tentoni cercai e trovai, sul fianco,
l'ultimo dei miei
pugnali. Così feci l'unica cosa che mi rimanesse da fare: lo
presi in mano, lo sollevai e lo piantai esattamente
nell’occhio
sinistro dell’Orco. Uno schizzo si sangue nero e bollente mi
colpì in faccia. Bolg urlò come un ossesso
lasciandomi cadere pesantamene al suolo, mentre io, tossendo, mi
rimettevo in piedi allontanandomi il più possibile da lui.
Lo vidi estrarsi la lama dalla cavità oculare portandosi una
mano a tamponare la ferita, dopo di chi il suo sguardo furente si
posò su di me.
Ormai io non avevo più modo di difendermi ma nonostante
tutto,
mentre il nemico ripartiva alla carica, impugnai la daga che mi era
rimasta aspettando lo scontro. Scontro che non avvenne.
Improvvisamente, sopra di noi, comparve Smaug che con una possente
fiammata incendiò la piazza separando me e il mio nemico ai
lati
opposti. Guardai l’Orco
tra le fiamme gridare la sua frustrazione in lingua nera e poi
voltatami corsi via.
Arrancando
più veloce che
potevo verso il molo principale, speravo con tutto il cuore che Bard
fosse riuscito ad arrivare alla torre, visto e considerato che la zona
circostante era ormai completamente invasa dalle fiamme. Vidi che non
c’era
quasi più nessuno per le vie della città, a
quanto pareva il piano di evaquazione aveva funzionato come sperato.
Mi voltai a guardare indietro, le fiamme provenienti dalla piazza
crescevano con una intensità sempre maggiore; mi ritrovai a
sperare che Bolg fosse rimasto vittima del fuoco, ma dubitavo
seriamente che fosse così. Ripensai alla fortuna che mi
aveva
sorriso poco
prima. Se Smaug non avesse incendiato la piazza in quel preciso
istante, dividendoci, con ogni probabilità sarei morta
quella
notte.
Invece me l’ero cavata con un fianco e una gamba
doloranti, qualche escoriazione e un taglio sul viso; l’unica
cosa che iniziava seriamente a scarseggiare era l’energia. Mi
sembrava di essere in piedi da giornate intere ed ero sicura che
l'unica cosa che mi stesse tenendo attiva fosse l'urgenza di ritrovare
i miei amici. Finchè hai uno scopo puoi andare avanti,
è
solo quando non ne hai più uno che finisci per abbracciare
il
caldo oblio della morte. Con il mio obiettivo bene in
mente arrivai dunque al molo con il fiatone e la testa che girava. Lì la
situazione era ancora
caotica. In lontananza vidi Legolas, Fili e gli uomini della guardia
tenere lontano
il drago con piogge di frecce al suo indirizzo. Poco distante da loro
Kili,
Bofur, Oin e Bain aiutavano la gente a calarsi in acqua e a proteggersi
con le barche. Vederli tutti ancora in piedi e in salute mi
riempì il cuore di gioia.
Per fortuna gli abitanti da mettere in salvo erano
rimasti in pochi e da lì a qualche istante anche la guardia
avrebbe
dovuto ripiegare.
Ora era tutto nelle mani di Bard e nella sua mira. Mi ero appena decisa
a raggiungerli
quando un urlò straziante mi fermò.
-
Roran! -
Spazio Autrice:
Dai, non
ditemi che ci eravate arrivati da soli! Ditemi che questa volta vi ho
presi in castagna =D Se
sì, o
se no, pazienza, spero solo che l'idea di buttare alla belle e meglio
Bolg in mezzo a tutto sto caos vi sia piaciuta! Piccola
nota
che lo riguarda: Bolg è già cieco da un'occhio...
per mie
personali ragioni di trama finchè non ha incontrato Harin
non lo
era xD Vi
lascio
ancora un pò con il fiato sospeso (credo) per la prossima
avventura e vi prego di farmi sapere se ho reso l'idea della battaglia
come volevo che fosse (o almeno che si capisse). Passando
ai dovuti/doverosi ringraziamenti, mi appello ai:
Lettori, voi popolo silenzioso e meraviglioso; Recensiste, mie compagne
di avventura parlanti (con un benvenuto speciale a Didi_95); Seguiti,
ricordati (Valerie)
e preferiti che fate parte di questo meraviglioso mondo. Se non dovessi
riuscire stasera a rispondere a tutte le vostre recensioni, domani
finirò sicuramente; non vi ho
dimenticate xD Thanks
to all of you!
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
- 12 giorni a: "The Hobbit - Battle of five armies" p.p.s.
Sì, se ve lo state chiedendo.... da malata quale che sono,
ho
seguito in diretta streaming la World Premiere di Lunedì da
Londra <3
p.p.s. E poi sì, mi sono fatta regalare in
anticipo sul
calendario La Terra di Mezzo - L'ombra di Mordor (la mia vita sociale
si sta riducendo)
Non sono un eroina; o
almeno non mi
sono mai reputata tale.
Ogni coraggiosa scelta che facciamo, anche se
agli occhi del mondo può apparire ricca di buoni sentimenti,
provoca delle conseguenze, che a volte, dal nostro punto di vista, non
sono quelle sperate.
Per questo non mi reputo una eroina.. perchè soffro e
perchè faccio soffrire. Sono solo una persona che se sente
delle
grida disperate accorre.
Per questo mi diressi verso la fonte dell'urlo
angosciato che avevo appena sentito. Trovai una donna, ferma davanti ad
una casa in fiamme, che continuava a ripetere disperata quel nome.
-
Cos’è successo? - domandai quando le fui
accanto. La
donna si girò a guardarmi, ma i suoi occhi restarono vacui
come
se non mi avesse messa a fuoco - cosa, è, successo? -
dovetti ripetere perche lei riscuotendosi mi rispondesse. -
Mio figlio. E' rimasto intrappolato dentro... - disse,
tornando ad osservare
spaventata l’entrata di quella che doveva essere stata la sua
casa fino a qualche ora prima.
Una sicura e accogliente casa... Mi guardai febbrilmente
intorno fino a che non individuai un secchio d’acqua;
probabilmente abbandonato da
chi si era reso conto che non sarebbe bastato per spegnere
quell'inferno di fuoco che avvolgeva l'intera città.
Così
lo presi versandomelo
addosso e poi mi gettai in mezzo alle fiamme. Ancora oggi non sono
capace di dire se lo feci per altruismo o per senso di colpa.
La casa si era trasformata in una fornace. L’aria era satura
di
fumo e la temperatura, nonostante fossi bagnata fradicia, era quasi
insopportabile.
-
Roran! - gridai tra i colpi di tosse proteggendomi il viso
con l'avambraccio.
Non ebbi bisogno di
ripetere il nome
una seconda volta, perché qualcosa alla mia sinistra si
mosse e un bambino di circa
sette anni uscì dal riparo improvvisato che aveva trovato
dietro
un mobile. Aveva il viso sporco di fuliggine tranne che per due
identici solchi pallidi lasciati dalle lacrime.
-
Forza vieni con
me. Usciamo di qui! - gli dissi e allungai verso di lui una mano che
venne saldamente afferrata.
Proprio mentre mi giravo
nuovamente
verso la porta da cui ero appena entrata, una grossa trave si
staccò dal soffitto eroso dalle fiamme, cadendo davanti
all'uscita e sprizzando scintille tutt'intorno. Imprecai, stringendo il
bambino vicino
a me per poi puntare subito verso la piccola finestra a lato della
porta.
Facendo attenzione a non rimanere scottata mi avvicinai ad essa e con
l'impugnatura della mia daga spaccai il vetro, cercando di rompere
quanti più pezzi
potevo dalla cornice.
Una ventata di aria gelida mi colpì il viso facendomi
recuperare un pò di prezioso ossigeno.
-
Di qui! - gridai
all’esterno. Grazie a Mahal, dopo un istante, comparve il
viso barbuto di un uomo -
aiutami a portarlo fuori - gli dissi.
Feci cenno a Roran di
mettere il
piede sulle mie dita intrecciate e quando lo issai, l'uomo lo
afferrò da fuori portandolo in salvo; questi poi
tornò
indietro aspettando che io facessi altrettanto.
Il problema è che io non potevo... l’apertura era
troppo
in alto e troppo piccola perché io riuscissi a passarvi. Mi girai in cerca di altre via
di fuga e vidi il fuoco
divorare implacabile ogni singola cosa con ferocità
inaudita. Mi era scordata della sua potenza.. Quella
vista mi proiettò
nuovamente in un passato che pensavo dimenticato, mentre un
terrore cieco mi immobilizzava bloccando ogni mio pensiero. Tornai a quel giorno, in quella
casa
abbandonata, mentre fuori infuriava il temporale.
Mi rividi bambina,
schiacciata contro una parete mentre il mondo attorno a me andava a
fuoco; mentre gridavo con tutto il fiato che avevo di aiutarmi a
chiunque potesse
sentirmi. Solo che non era più quella bambina e non
c'era più mio padre a trarmi in salvo. Arretrai il
più possibile, fino
a sbattere contro la parete e senza quasi sentire un vetro appuntito
lacerarmi la carne della spalla. Perchè io non ero
più lì:
ero lontana, ero di nuovo nel mio incubo, quello che mi aveva tenuta
sveglia notte dopo notte e che mi aveva fatto gridare nel sonno per un
tempo
che mi era apparso lunghissimo.
In mezzo a quel turbinio di pensieri e di ricordi una voce distante
iniziò ad insinuarsi: insistente, urgente, pressante; che
riuscì a risvegliarmi
dalla mia trance quel poco che bastava per riconoscerla.
-
Harin! -
Mi voltai di nuovo verso
la finestra. Fuori da essa c’era il viso di Kili.
-
Kee!! - esclamai boccheggiando dalla paura e dalla sorpresa
nel vederlo lì a pochi passi da me. -
Harin sono qui,
va tutto bene - mi rassicurò con tono pacato nonostante la
situazione - amore mi senti? Devi trovare un modo per andartene
di lì - mi esortò. -
C’è
fuoco ovunque - replicai io nel panico - non c’è
modo di
andare via - balbettai - io non... - -
HARERIN! -
urlò Kili interrompendo il mio farneticare - C’è
un modo! Piantala di fare la bambina! - esclamò
arrabbiato.
Io lo guardai con occhi
sgranati, sentendomi però un po’ più
padrona di me stessa.
-
Riesci a scendere
le scale e ad arrivare al piano inferiore? La padrona di casa ha detto
che
deve esserci uno sbocco sull’acqua - mi spiegò.
Mi voltai indietro
dandomi
contemporaneamente della
stupida per non averci pensato subito. Le scale erano sì,
lambite dalle
fiamme, ma sarei potuta passarci senza troppi problemi. Come a
ricordarmi che forse non c'era più quel gran tempo per
attardarsi a ragionare, sopra di me si sentì un sinistro
scricchiolio.
-
Sì - risposi allora a Kili con tono fermo. -
Harin - mi
chiamò ancora una volta lui e io mi girai a guardarlo - puoi
farcela, io sono qui ad aspettarti. - mi disse dolcemente con un lampo
di denti bianchi messi ancora di più in risalto dalla
fuliggine che gli oscurava il viso.
Io annuii sorridendo a
mia volta e mi gettai tra le fiamme. Raggiunsi la scala e scesi al
piano inferiore prendendo a guardarmi
velocemente intorno, mentre sopra di me gli scricchiolii del legno
aumentavano, segno che il tetto stava per cedere.
Finalmente vidi la
botola, usata come da Bard per gli scarichi domestici. La raggiunsi,
la aprii e mi tuffai in acqua, prendendo a nuotare sotto le fondamenta
della casa fino a che non sbucai all’aria aperta.
Quando misi la testa
fuori dall’acqua, la casa che mi ero lasciata alle spalle si
accartocciò su sè
stessa erosa dall’incendio, mentre le voci dei miei amici
gridavano angosciati il mio nome. Con quel briciolo di forza che
ancora mi restava raggiunsi il pontile issandomi sopra di esso.
-
Sono qui! - gridai
con voce roca sdraiata sul legno del pavimento e respirando
il più possibile per ri-ossigenare i polmoni.
Quando aprii gli occhi
la mia visuale fu riempita dal viso di Kili che mi sorrise sollevato.
-
Hai visto?
C’era un modo - mi disse e io annuii, troppo stanca
per
dirgli che per una volta aveva ragione. -
Ce la fai a camminare? - domandò dopo un attimo.
Scossi la testa. Non ce
la facevo più; la testa mi girava così tanto, che
se mi fossi
alzata ero sicura al 90% che sarei crollata a terra come un sacco di
patate.
-
Kili, la tua gamba... - protestai quando fu lui a sollevarmi
da terra prendendomi in braccio. -
La medicina elfica fa miracoli - replicò lui con
la sua solita spavalderia. -
Harerin! Ci vuoi
uccidere? Guarda che Oin ha già la sua età eh! -
esclamò Bofur quando lo raggiungemmo. -
No! Io non devo
partecipare a nessun galà! - disse contrariato
l'interessato,
protendendo il suo cornetto acustico tutto schiacciato.
Io risi e poi gemetti
per il dolore che il gesto mi aveva provocato al fianco.
-
Ehi tutto bene? - mi chiese Kili preoccupato. -
Sì, poi ti spiego - dissi tagliando corto; non era
il momento di pensare a me o a Bolg.
Ci incamminammo verso il
limitare del
pontile. Le ultime barche rovesciate stavano attraversando il lago.
-
Dov’è mio padre? - domandò
agitato Bain facendocisi incontro. -
L’ho perso
di vista in piazza, ma credo che sia riuscito ad arrivare alla torre...
- risposi affaticata. -
Fili!
Ripieghiamo! - urlò Kili all'indirizzo del fratello, mentre
mi appoggiava a terra sorretta da Oin.
Vidi Fili, Legolas e gli
ultimi
uomini della guardia lanciarsi in acqua appena in tempo per
evitare una lunga fiammata di Smaug.
-
Andiamo Harin - mi disse Bofur e assieme a loro mi calai in
acqua.
Da sotto il riparo della
barca
iniziammo a nuotare lentamente verso la riva. Dietro di noi i ruggiti
del drago riempivano l’aria e giurai, spesso e volentieri, di
averlo sentito ridere con voce gutturale. Eravamo circa a metà
strada, quando la bestia lanciò un ruggito diverso; quasi un
grido di dolore.
-
Spostiamo la barca! - esclamò Kili.
Quando questa fu tolta,
lasciandoci scoperti sulla superficie dell'acqua, restammo tutti
sbalorditi.
Smaug stava planando.... anzi no! Stava cadendo sopra la
città!
Lo vedemmo scontrarsi contro le case in fiamme,
abbattendole ad una ad una prima che l’intera struttura della
città
cedesse sotto il suo peso. Con un grido di dolore e
di
incredulità, il possente Drago Smaug, colui che aveva
regnato
sotto la Montagna per tutti quegli anni, si inabissò nel
lago portando
con sé Pontelagolungo e innalzando nel cielo talmente tanto
vapore, che la luna e le stelle scomparvero dietro di esso.
Smaug era
morto.
Bard lo aveva sconfitto.
-
Papà! -
Bain cercò di
nuotare verso le macerie venendo però trattenuto da Kili. Io restai immobile a
guardare l’acqua ribollire e
il fumo levarsi nel cielo, sperando vivamente che colui che ci aveva
salvato tutti
dalla furia del drago, non fosse perito nel tentativo.
Spazio
Autrice:
Laaaaaaaaaaaaaaaa
renna al polo Noooooooooooooord!! Il Natale si sta impossessando di
me... così tanto che ho dovuto sforzarmi per non travestire
Smaug da renna =D Pazzia
a parte,
continua la mia personale versione degli eventi. Spero che non steste
aspettando una gloriosa battaglia contro il drago e Harin.. Quello
è compito di Bard e suo soltanto. Mi auguro invece che
l'idea
della casa in fiamme vi sia piaciuta e che la distruzione di Esgaroth
non sia stata troppo veloce =/ Fatemi
sapere
come al solito ;) E visto che la prossima volta che ci sentiremo
sarà già uscito il film, buona visione a tutti.
Sono
solidale con il vostro dolore e la vostra gioia per l'avento.
Ringrazio: I lettori, le recensiste e chi mi ha aggiunta tra i
preferiti, ricordati e seguiti <3
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
-5 giorni all'uscita di: "The Hobbit - Battle of five armies"
Quando
raggiungemmo la
riva, l’intera popolazione di Esgaroth, o ciò che
ne
rimaneva, era rivolta con lo sguardo alla città affondata.
Nei loro occhi c'era l'esatta rappresentazione della frase "avere la
morte negli
occhi".
Tutti quanti avevano la stessa espressione di dolorosa
rassegnazione, di incredulità e di profonda spossatezza.
Capannelli di uomini, donne e bambini si facevano forza del dolor
comune, facendo i conti con ciò che si era trasformato in
cenere.
Arrancando sulla riva mi lasciai cadere a terra distrutta e dolorante.
Ogni respiro si trasformava in una fitta lancinante alla gola, laddove
le mani di Bolg si erano strette, la spalla mi bruciava da morire e il
fianco pulsava dolorosamente ad ogni battito troppo veloce del cuore.
Bain, non appena le individuò, mi superò correndo
verso le sorelle, che lo abbracciarono rischiando quasi di
cadere per terra tutti e tre nell'impeto del momento.
Io presi a guardarmi intorno. Mi sentivo leggermente stralunata, come
se fossi uscita da un giro di troppe danze.
Vidi persone gridare di giubilo per
essere riuscite a scampare alla furia del drago e persone gridare il
loro
dolore per gli amici e i famigliari persi o per le case distrutte.
C’erano molti feriti, alcuni di essi gravi; c’erano
donne
con il viso striato di fuliggine e i capelli bruciati, bambini con il
viso rosso di pianto e uomini scuri in volto con i riflessi delle
fiamme di Smaug ancora negli occhi. Fra quegli occhi ne
incontrai un paio
azzurri che mi si fecero subito incontro, incredibilmente sollevati nel
vedermi lì.
Ebbi giusto il tempo necessario per alzarmi e fare
alcuni passi zoppicanti, che mi ritrovai stretta
nell’abbraccio
da orso di Fili.
-
Sia lodato Mahal, sei tutta intera - sospirò
stremato contro i miei capelli. -
Lo stesso vale per te, fortunatamente - replicai con lo
stesso tono. -
Ehi è la
mia futura sposa quella che stai cercando di soffocare! -
esclamò Kili alle nostre spalle con tono divertito. -
Hai impiegato
tantissimo tempo per tornare! Cos’è successo? - mi
domandò allora il fratello maggiore lasciandomi andare. -
Ho incontrato un ostacolo... - risposi - un orco per la
precisione - dissi con disgusto. -
Un orco? -
Guardai Legolas,
sopraggiunto nel frattempo, da sopra le spalle di Fili e annuii.
-
Uno di quelli che
ci stava dando la caccia da Bosco Atro e probabilmente che ci ha
attaccati da Bard - spiegai - mi ha detto di chiamarsi Bolg - aggiunsi. -
Bolg? Il figlio di Azog il profanatore? - domandò
scioccato Oin. -
Non sapevo fosse
figlio di Azog... - dissi stupita, capendo quanto fossi stata
effettivamente in
pericolo - è lo stesso che ha cercato di uccidere Kili e
purtroppo non sono riuscita ad ucciderlo - resi
noto lanciando un’occhiata all’interessato. -
E scommetto che
è stato quello a spingerti ad affrontarlo da sola e quasi
sguarnita - osservò Fili con evidente tono di rimprovero. -
In realtà
è stata la necessità di dare a Bard il tempo di
fuggire
prima che il drago ci incenerisse - replicai - e poi sì
anche
per quello... - ammisi con un’alzata di spalle. -
Il mio papà ha ucciso il drago? -
Una voce flebile alle
mie spalle mi fece voltare la testa di scatto, i tre figli di Bard ci
avevano raggiunto.
-
Sì tesoro - risposi io con un sorriso mesto. -
E dov’è? - domandò Sigrid.
Io non sapevo davvero
cosa risponderle; non avevo idea di che fine avesse fatto il loro
coraggioso padre.
-
Sarà morto -
Una terza voce,
appartenente ad uno degli abitanti di Esgaroth, si intromise nel
discorso.
Senza che me ne
accorgessi intorno a noi si era formato un gruppo di persone
piuttosto forbito.
-
Questo non si può sapere - replicò a
sorpresa Legolas. -
Beh, se è morto non mi stupisco, è
sempre stato un sovversivo. Il Governa.. - -
Il Governatore
è stato il primo ad abbandonare la nostra città -
esclamò Bain furente, zittendo all’istante chi
aveva
parlato. -
Ha ragione il
ragazzo. Quell’uomo avrà anche un certo talento
per gli
affari, ma non è di alcuna utilità quando succede
qualcosa di grave! - concordò un altro. -
Se dobbiamo dare
la colpa a qualcuno, qui, diamola a loro! - sbottò una donna
dai
capelli neri indicando me e i miei amici.
Con panico mi accorsi
che i mormorii di assenso erano piuttosto numerosi.
-
E’ vero! E'
colpa vostra se la nostra città è stata distrutta
e
abbiamo perso i nostri cari!! - urlò un altro. -
Imprigioniamoli e processiamoli! - gridò un terzo. -
Qui si mette
male... - mormorò Bofur, mettendosi una mano sul capello
come
per prepararsi a correre via di gran carriera. -
Idiozie! Chi ci
ha aiutato a fuggire? Chi ha organizzato una difesa? Chi ha protetto i
nostri figli? - controbattè una voce femminile - e voi
avreste
il coraggio di processarli?! -
Mi accorsi che la
persona che aveva
parlato in nostra difesa era la madre di Roran, che
ora,
stretto al suo fianco, sembrava stare bene ed essersi ripreso. La donna mi sorrise riconoscente
e io di rimando a lei.
-
Se solo Bard non
fosse morto... - sospirò un uomo con una folta barba - lo
faremmo Re! Bard l’uccisore del Drago! Aimhè
l’abbiamo perduto-
Io osservai gli occhi di
Tilda
riempirsi di lacrime. Stavo quindi per dire di smettere di affermare
certe
scempiaggini, quando una voce a noi nota si levò tra la
folla.
-
Bard non è perduto! -
La gente si fece subito
da parte e
nel cerchio libero apparve proprio Bard, sgocciolante e appesantito
dagli abiti fradici e striati dal fuoco, ma in perfetta salute.
-
Papà! - esclamarono praticamente in coro i suoi
figli correndo ad abbracciarlo.
L’uomo si
lasciò cadere
in ginocchio stanco a felice di rivederli, mentre li stringeva a
sè e la
popolazione iniziava ad esultare acclamandolo Re.
-
Girion era Signore di Dale, non Re di Esgaroth -
Una voce alquanto stizzita si fece largo tra le urla, finchè
anche l'enorme e flaccida mole del Governatore non comparì
in
mezzo a noi assieme ad Alfrid, che aveva l'aria di un (brutto) pulcino
fradicio.
- A Pontelagolungo abbiamo sempre eletto i
Governatori in
mezzo ai vecchi o ai saggi, e non abbiamo tollerato
l’autorità di uomini capaci solo di combattere.
Che
“Re Bard” torni al suo regno. Dale ormai
è libera
grazie al suo valore, e niente gli impedisce di ritornarci. E chiunque
voglia può andare con lui, se preferisce le fredde pietre
nell’ombra della Montagna alle verdi sponde del lago. I saggi
rimarranno qui nella speranza di ricostruire la nostra
città, e
di godere ancora, tra non molto, la sua pace e le sue ricchezze - disse
con tutta la baldanza di cui era capace mentre tremava dal freddo
stretto in una coperta che aveva visto giorni migliori. -
Abbiamo problemi
più urgenti di questo - replicò Bard con tono
duro,
mettendosi al centro del cerchio e sedando le urla contraddittorie che
venivano dalla folla - dobbiamo organizzarci - disse.
E finalmente, almeno su
un punto, tutti sembrarono d’accordo.
-
Io tornerò
immediatamente al Reame Boscoso. Devo informare mio padre di
ciò
che è accaduto. Intendo tornare domani, al più
presto,
portandovi tutto l’aiuto che il mio popolo
riuscirà ad
offrirvi - annunciò Legolas.
Bard annuì e
lo
ringraziò. Anche io guardai l'Elfo e gli feci un sorriso, al
quale lui rispose con un gesto vago del capo prima di correre via nella
foresta. A quanto pareva, a parte un accenno di altruismo, non riusciva
ad
esprimere molto altro.
-
In attesa che
l'Elfo torni, io mi occuperò di radunare tutte le provviste
che
sono state portate in salvo. Mettendole assieme e dividendole
equamente, dovremmo riuscire a sfamare tutti senza problemi - disse
Fili guardando Bard, il quale si trovò d’accordo
con lui. -
Ti do una mano - disse subito suo fratello avvicinandosi,
seguito da alcuni volontari tra il popolo. -
Io posso
occuparmi dei feriti. Bofur, avrò bisogno che tu vada a
cercarmi
qualche erba utile - disse Oin. -
Certo! - esclamò l'interessato sorridendo e
mettendosi sull'attenti. -
Ti do una mano
anche io - mi proposi, ma lo speziale mi guardò alzando
eloquentemente le sopracciglia ingrigite. -
Oh ci puoi
giurare! Infatti sarai la mia prima paziente. Prima ti ricucio e prima
potrai aiutarmi - disse, mentre io alzavo lo sguardo al cielo
spazientita.
A vederci sembravamo
tutti in piena
forma e per niente stanchi, ma in realtà eravamo distrutti,
ed
ero sicura che non fossi solo io a domandarmi che fine avessero fatto
Thorin e gli altri, su alla Montagna Solitaria. Ma in quel momento non
c’era tempo per farsi tali domande; avevamo un obbligo verso
la
città che ci aveva ospitati e che era stata distrutta.
-
Non ti ho ancora
ringraziato per quanto hai fatto per noi - mi distrasse Bard mentre Oin
iniziava a visitarmi. -
Non ho fatto
nulla in realtà e non avrei dovuto farlo se non fossimo
arrivati
fin qui - replicai io mesta, facendo una smorfia quando il nano mi
toccò la spalla. -
Non ti crucciare
oltre, il vostro aiuto in questo momento è prezioso. Io ho
ucciso il drago, è vero, ma è stato grazie a voi
se in
così tanti sono sopravvissuti. Questo non dimenticarlo -
replicò l’uomo prima di andarsene assieme al
Governatore
per discutere del piano di emergenza.
Quando Oin
finì di ricucirmi e
fasciarmi, fui libera di aggirarmi tra la gente, aiutandolo assieme a
Tilda e Sigrid a curare i feriti. Per lo più si
trattava di
ferite dovute al fuoco e alle fiamme. Bofur andava avanti e indietro
portando catini di limo del fiume: adattissimo a placare le ustioni.
Avemmo il nostro bel d’affare e quando il grosso fu finito,
le
prime luci dell’alba superarono la cresta dei monti bagnando
il
lago d’oro. Mentre
la
popolazione si metteva a dormire e il silenzio calava pian piano sulla
sponda di Lungo Lago, io mi sedetti sulla riva, guardando il sole
illuminare le macerie ancora fumanti di Esgaroth. Se sforzavo gli occhi mi
sembrava
perfino di vedere un’ala, o una zampa di Smaug, spuntare da
sotto
il pelo dell’acqua. Poi il mio sguardo fu attratto
inesorabilmente dalla cima di Erebor.
-
Dite che sono ancora vivi? - chiesi.
Mentre contemplavo il
panorama, Kili e Fili si erano seduti rispettivamente alla mia destra e
alla mia sinistra.
-
Non lo so…
- rispose stancamente e sinceramente Fili, con la chioma color del
grano accesa di riflessi incandescenti laddove non era stata scurita
dal fuoco. -
Tu cosa credi? -
domandò invece suo fratello i cui capelli avevano assunto la
sfumatura rossa del legno di Ciliegio. -
Che siano ancora vivi - risposi, sorprendendomi ad essere
così sicura di quell’affermazione. -
E allora lo sono - replicò lui con
semplicità. -
Siete stati
meravigliosi oggi: due degni discendenti di Durin - li elogiai con un
sorriso, mentre mi lasciavo andare di schiena sul terreno soffice. -
Ah nulla di che, potrei rifarlo anche domani -
scherzò Fili. -
Per Mahal come
sono stanco... - mormorò Kili appoggiandomi il capo sul
grembo,
la mia mano corse subito tra i suoi capelli prendendo ad accarezzarli. -
Sono
d’accordo con te fratellino... - assentì Fili,
coricandosi
al mio fianco e intrecciando le sue dita alle mie. -
Siamo ancora tutti qui... - sussurrai più a me
stessa che a loro.
E lì per
lì, nonostante tutta la tragedia appena trascorsa, mi
sembrò un regalo splendido.
Spazio
Autrice:
Sono
reduce dalla visione dell'ultimo film della trilogia quindi scusatemi
se sono un pò mesta. Non scriverò le mie
impressioni perchè so che molti di voi non lo hanno ancora
visto. L'unica cosa che posso dirvi è che adesso mi sembra
incredibilmente strano scrivere questi capitoli... Nonostante
tutto non mi accosterò a ciò che ho visto
perchè ormai ho deciso di prendere la mia strada e quella
manterrò. Mi
sono rimasti tre buchi nel cuore... ma ancora tanta voglia di scrivere
la mia! Ringrazio
tutti i lettori, le recensiste, chi mi ha aggiunta nei preferiti,
seguiti e ricordati. Visto
che ci vedremo solo venerdì prossimo (spero di riuscire ad
aggiornare) vi auguro di cuore di passare uno splendido Natale
con le persone a voi più care.
Non
mi accorsi di essermi addormentata, ma quando riaprii gli occhi
qualcuno doveva avermi spostata, portandomi
più verso l'interno per evitare che mi bagnassi con
l’aumento del livello del lago. Mettendomi
seduta sull'erba soffice e rigogliosa che degradava dolcemente verso
l'acqua, osservai sbalordita l'ordinato via vai prodotto da una miriade
di Elfi Silvani affaccendati lungo tutto il litorale. Ad uno studio
più attento vidi che erano
state montate diverse centinaia tende dai colori delicati, che ora orlavano il limitare
del bosco per diverse miglia. Il fumo
che si
levava verso le cime degli alberi ad intervalli regolari, in mezzo
all'accampamento, mi avvisò che
dovevano essere state create delle cucine all’aperto e che
esse stavano
lavorando a pieno regime. La facce degli abitanti di Esgaroth che
riuscii ad incrociare erano tornate distese, la speranza e la gioia per
quel
benedetto aiuto avevano parzialmente cancellato il dolore; che
nonostante tutto, era però ancora ben visibile. Passato lo spaesamento iniziale
per quel cambio di atmosfera, mi
alzai in piedi scrollandomi la terra di dosso, esattamente nell'istante
in cui mi si
faceva incontro Bofur con una enorme pila di coperte tra le mani.
-
Ehi Harin, buongiorno! - esordì ammiccando e
facendo oscillare pericolosamente la torre di stoffe. -
Buongiorno a te
Bofur - risposi affrettandomi a raddrizzarla - e questo? - aggiunsi
facendo un cenno eloquente alla
prolifica attività tutt'intorno. -
Oh, già! -
esclamò lui con un sorriso gioviale - Gli Elfi sono arrivati
all'alba portando medicine, tende, cibo e acqua. Sono stati
provvidenziali... anche se non sono molto contenti di vederci -
spiegò
aggrottando le sopracciglia. -
Lo immagino... -
replicai senza stupirmi - Fili e Kili? - domandai mettendomi a seguirlo
mentre distribuiva le coperte a chi ne aveva bisogno. -
A fare un giro di ispezione dei dintorni - mi disse. -
E Bard? - mi informai. -
Non saprei dirti. L’ho visto parlare con Legolas un
pò di tempo fa - disse -
adesso credo si trovi nella tenda rossa; quella che hanno predisposto
per il consiglio - aggiunse, facendo un cenno col capo nella direzione
di una tenda che svettava in mezzo a tutte le altre sia per il colore
che per le dimensioni. -
Ho capito, grazie. Vado a darmi una ripulita e poi vedo di
raggiungerlo - dissi allontanandomi. -
Se ti interessa da quella parte c'è un piccolo
ruscello! A dopo! - mi salutò il nano.
Mi diressi quindi verso
il punto
indicatomi da Bofur trovando, come aveva annunciato, un piccolo
ruscello
che dal bosco si gettava direttamente nel lago. Non era abbastanza
ampio da poterci fare un bagno, ma almeno mi dava la
possibilità
di sciacquarmi la faccia; a lavarmi come si deve ci
avrei pensato più avanti, Bard non se ne sarebbe
dispiaciuto. Quando raggiunsi il
rivolo
d’acqua mi inginocchiai vicino ad esso, sporgendomi in avanti
per
pescarne un po’ con le mani messe a coppa e inondarmi il
viso;
poi tirate su le maniche, mi sciacquai polsi e braccia fin dove
riuscivo. Quando la
corrente
portò via l'acqua resa torbida dalla sporcizia, mi
specchiai sulla superficie per vedere se fossi riuscita a rendermi
più presentabile. Fu solo in quel momento che notai i
miei capelli. Le estremità erano per gran parte bruciate e
in alcuni punti
intere ciocche erano state striate dal fuoco. Sospirando presi un
ciuffo
tra le dita: li avrei dovuti tagliare.
-
Ricresceranno più forti di prima -
La voce improvvisa alle
mie spalle mi fece sobbalzare
e girare in contemporanea.
I miei occhi si sgranarono nel posarsi sulla figura elegantemente
vestita di Thranduil. Il Re di Eryn Galen indossava un lungo abito
argentato e impreziosito da sottilissimi fili di Mithril, che con la
luce
filtrata dalle fronde degli alberi sembrava dotata di vita propria. Sul
fianco portava una lunga spada in un fodero di cuoio lavorato e il capo
era cinto da un delicato diadema iridescente.
- Re Thranduil - lo salutai quando
riuscii a ricompormi dall'inaspettato incontro. -
Ci rivediamo a
quanto sembra. L’ultima volta ti sapevo al sicuro nelle
nostri
prigioni - commentò l’Elfo, anche se non sembrava
particolarmente scocciato dalla cosa. -
Essere al sicuro
è uno strano termine da usare quando si parla dei propri
prigionieri - replicai tranquillamente e sul suo viso si dipinse un
sorriso divertito. -
Non lo sareste
stati se tuo padre mi avesse dato retta e avesse accettato il mio
accordo - mi informò e io aggrottai la fronte: non ero a
conoscenza di nessun accordo. -
Mani marte?*
- domandai. -
Avevo offerto la
mia amicizia e il mio aiuto a Thorin in cambio della restituzione delle
gemme
appartenenti al mio popolo e che si
trovano tra i tesori di Thror, ma lui ha rifiutato - spiegò
-
non sono l’unico ancorato a vecchi rancori - aggiunse.
Era andata così dunque... Con quello che avevo scoperto sul
mio
passato durante la permanenza nel Palazzo di Bosco Atro, non mi ero
premurata di chiedere a mio padre cosa fosse successo durante il
colloquio che era intercorso tra lui e Thranduil. Una mancanza che mi
fece ulteriormente dubitare di tutto ciò che era accaduto.
Forse
si stava avverando proprio il peggio...
- Temo che non siano solo i vecchi
rancori - mormorai
afflitta, dando voce ai miei pensieri prima di riuscire a fermarmi. -
Ti riferisci alla
maledizione che affligge la mente dei suoi antenati? - chiese il Re,
centrando mio malgrado il punto. -
Ho visto dei cambiamenti in lui... che non mi sono piaciuti -
ammisi abbassando lo sguardo a terra.
Ora vi starete chiedendo
per quale motivo avessi risposto così sinceramente a
Thranduil, beh semplicemente
perché la sua domanda non era stata nè ironica e
né saccente,
ma in un modo strano quasi comprensiva.
-
L’avidità della tua gente in tutti i
casi non
è una novità - replicò alla
fine come se
fosse la cosa
più ovvia di questo mondo e non me ne dovessi curare. -
E la saccenza degli Elfi anche - ribattei io storcendo la
bocca, il Re sorrise di nuovo. -
Quella lingua pungente... sembra di udirlo parlare di nuovo -
sospirò lui con uno strano tono. -
Deve essere un
tratto di famiglia ereditario allora - replicai, mascherando il tuffo
al cuore per il
riferimento implicito al mio padre elfico.
- Comunque sia, non sono
convinta che la tua scelta di lasciarci morire nelle tue prigioni sia
stata mossa dal desiderio di proteggerci - dissi.
Thranduil mi
fissò per un
istante senza tradire alcuna emozione. Ora che lo osservavo bene,
benché io non lo avessi visto muoversi, mi accorsi che si
trovava
di diversi centimetri più a sinistra di dove fosse prima
-
Se ti fermassi a
pensare, lady Harerin - riprese d'un tratto - capiresti che sareste
stati
davvero al sicuro… tutti voi - disse con tono eloquente.
A quel punto non riuscii
a ribattere
e abbassai nuovamente lo sguardo.
Le due figure che galleggiavano
nell'acqua, illuminate dal fuoco di Smaug, si riproposero nella mia
mente riaccendendo in me il senso di colpa e l’inquietudine.
-
Tu hai visto la
morte... - mormorò Thranduil riguadagnandosi la mia
più completa attenzione.
Per un folle istante pensai che avesse capito tutto, ma nei suoi occhi c’era
un profondo cordoglio di cui mi stupii e che mi fece capire che si
stava riferendo alla scena di Pontelagolungo.
-
L’ho vista... - ammisi.
Thranduil
sospirò prima di
riprendere a parlare - tutti facciamo scelte errate... e più
è
lungo il tempo della nostra permanenza qui, più è
facile
che esse ci colgano in fallo. Perfino gli Elfi non vengono risparmiati
da questo fardello - raccontò e sembrò quasi che
volesse in
qualche modo consolarmi.
-
Per questo sei venuto qui? - chiesi fissandolo negli occhi
color del ghiaccio. -
Forse... - rispose
laconico lui, voltandosi e prendendo a camminare verso l'accampamento -
o forse perché ho sentito un grido d’aiuto -
aggiunse e io
sorrisi - Il signore di Dale ti cerca - concluse sparendo quindi tra la
gente che affollava l'intrico di tende.
A quel punto, mediamente
soddisfatta della pulizia e della conversazione, mi diressi verso la
tenda rossa. Quando la raggiunsi
Thranduil
era già lì, come se non si mosse mai mosso. Di
fianco a
lui c’era Legolas, poi c’era Bard con Bain e infine
Fili e Kili ai quali mi affiancai.
-
Ti chiedo scusa per il ritardo, Bard - dissi prendendo posto
vicino a Kili, che mi diede un bacio
sulla guancia a mò di buon giorno. -
Nessun problema -
rispose l’uomo - in tua assenza abbiamo concluso che
è nostra
intenzione raggiungere la Montagna, per... - -
Sapere se Thorin
sia ancora vivo... - conclusi io per lui vedendolo in
difficoltà
- ma sono sicura che stiano tutti bene - aggiunsi convinta
e vidi Thranduil osservarmi interessato. -
Ce lo auguriamo tutti - replicò l’uomo.
Io scoccai a Legolas
un’occhiata assassina vedendolo inarcare le sopracciglia
perplesso da quell’affermazione.
-
Quando intendete partire? - chiesi. -
Domani in
mattinata. Vorremmo arrivare alla Montagna con il favore del giorno -
rispose Fili e io annuii trovandomi d’accordo - immagino che
vorrete
avanzare delle richieste a mio zio - aggiunse poi l'erede al trono
guardando Bard. -
Vorrei chiedergli
un risarcimento, questo è certo; niente di più di
ciò che ci ha promesso comunque - rispose cautamente
l’uomo -
Esgaroth non si ricostruirà da sola, nonostante per nostra
fortuna i
pascoli e le colture si siano salvate da Smaug - aggiunse. -
Mi sembra una
richiesta ragionevole - assentì Kili guardando il fratello,
il quale annuì con un cenno del capo. -
Bene, direi quindi che la
decisione è presa - assentì Thranduil e detto
questo lasciò
la tenda seguito dal figlio. -
Sia ringraziato Mahal, Harerin, che non hai preso da lui -
sospirò Kili con un mezzo ghigno. -
Sei parente del Re? - mi domandò scioccato Bain.
Io gli feci un sorriso
di scuse - sì, lunga storia… è mio zio
- risposi.
-
Voi nani riuscite a creare scompiglio ovunque -
commentò Bard scuotendo la testa divertito.
Quando uscimmo anche
noi,
portai le braccia al cielo stiracchiandomi la schiena; brutta cosa...
visto che il fianco mi diede ancora un fitta di dolore, giusto per
ricordarsi che era ancora lì.
-
Ti sei già fatta vedere da uno dei guaritori
elfici? - si informò Kili notando la mia smorfia.
Io lo guardai stupita -
no! -
risposi - perché ce ne sono? - domandai guardandomi intorno
e Kili si mise a ridere. -
Se non fossi stata così impegnata a russare, li
avresti visti arrivare - mi canzonò Fili. -
Fee!! Io non russo! - esclamai contrariata
scatenando altre risa da parte dei due. -
Forza - disse
Kili prendendomi gentilmente per la vita - vai verso quelle tende
bianche, lì c’è l’infermeria.
Ti rimetteranno in sesto
in un baleno - spiegò. -
Ottimo! Così poi potrò dare una mano
per preparare la cena - replicai io
allegra, dandogli un bacio sulle labbra che si piegarono in un sorriso
sotto al mio tocco. -
Ma dopo cena ti voglio per me - mi disse trattenendomi
ancora. -
Perché? - gli chiesi incuriosita. -
Perché ho una sorpresa per te - rispose dandomi un
bacio sul naso.
Io sorrisi e con il
pensiero di ciò che poteva aspettarmi quella sera mi
incamminai per farmi rimettere in sesto.
* cos'è
accaduto?
Spazio
Autrice:
Buon
giorno dopo Natale e buona digestione se come me state ancora cercando
di smaltire il pranzo di ieri! Dopo
Smaug siamo entrati in una parentesi di stallo che ci
introdurrà pian piano a ben meno lieti eventi... ma per ora
godetevi questi momenti di serenità. Spero
che il dialogo con Thranduil vi sia piaciuto. Ammetto di essere stata
sempre un pò clemente con lui e con gli Elfi in generale,
nonostante all'interno del film siano decisamente irritanti ^^" e vi
dirò anzi che con l'ultima pellicola ho rivalutato un
pò la personalità del Re.. mi sono fermata a
pensare a cosa lo abbia reso così freddo, a quali dolori sia
stato sottoposto nel corso dei secoli.. Sperando
di avervi incuriosito con la sorpresa di Kili non mi resta che darvi
appuntamento alla prossima e augurarvi Felice anno nuovo! Che
il vostro 2015 possa essere incredibile e bendetto dai Valar come lo
è stato per me l'anno appena trascorso.
Grazie a tutti di avermi accompagnata fin qui <3
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
se qualcuno di voi conoscesse un esperto in lingue elfiche e mi potesse
indirizzare a lui mi farebbe un gigantesco favore! Grazie!
Mentre passavo a Sigrid
la pentola che avevo appena finito di lavare nel lago, alzai gli occhi verso Tilda.
La bambina aveva uno sguardo ansioso.
-
Sì tesoro,
ma non ti devi preoccupare, andiamo solo a trovare mio padre - risposi
con un sorriso rassicurante. -
Scusami, ma sei
certa che.. insomma.. - intervenne Bain - siano vivi? - concluse,
strizzando gli occhi quando la sorella maggiore lo
rimproverò per l'indelicatezza. -
Sigrid
tranquilla, è una domanda lecita - la sedai io, senza
riuscire
ad impedire, però, che i suoi occhi fiammeggiassero ancora
una
volta verso il fratello - sì, ne
sono certa - risposi, rivolgendomi quindi all'interessato. -
Ma come fai ad
esserne sicura? - replicò lui scettico, ignorando Sigrid
brandire minacciosamente un forchettone. -
Quando avete
visto crollare la città, cosa avete pensato di vostro padre?
-
domandai allora io mettendomi a lavare un'altra stoviglia. -
Che sarebbe
tornato. Lui torna sempre! - esclamò Tilda senza lasciar
passare
nemmeno mezzo secondo da quando avevo concluso la frase. -
Esatto! A volte
si ha quell’incrollabile sicurezza che non ci si spiega da
dove
arrivi - replicai, sciacquando il tegame e girandomi per passarlo alle
ragazze; ma chi me lo prese dalle mani fu invece Kili.
-
Kee! - esclamai sorpresa. -
Pensate di
potermela lasciare per il resto della serata? -
domandò ai
ragazzi dopo avermi fatto un enorme sorriso. -
Certo, andate pure! - rispose pronta Sigrid con una faccia da
chi la sapeva lunga. -
Grazie! Dai andiamo - disse porgendomi una mano.
Kili mi condusse lungo
tutto l’accampamento fino a superarlo.
-
Kee ma dove mi stai portando? - domandai curiosa. -
Abbi pazienza, è una sorpresa - rispose laconico,
con un tono da chi si stava divertendo un mondo. -
Ma dici che
è il caso in una situazione del genere…? -
mormorai pensierosa e
Kili si fermò girandosi verso di me con
un’espressione
terribilmente seria. -
Harin, abbiamo
marciato per mesi, affrontato situazioni che solo Mahal potrebbe dirci
come abbiamo fatto a superare. Ieri abbiamo combattuto contro un Drago
e... - -
Tu sei quasi morto - aggiunsi io con un nodo in gola. -
Sì, e io
ho rischiato la vita - mi concesse poggiandomi una mano sulla guancia -
per cui una sola sera per stare assieme possiamo averla.. -
replicò e mi lasciai stringere in un breve abbraccio.
- Forza proseguiamo! - esclamò allegro quando mi
lasciò.
La nostra passeggiata
continuò
ancora per un breve tratto, fino a che non arrivammo ad una parte di
costa rocciosa che sorgeva sul lago.
-
Attenta a dove metti i piedi, le pietre sono umide - mi
avvisò Kili mentre mi aiutava a salire. -
Come lo hai trovato questo posto? - chiesi curiosa mentre mi
arrampicavo. -
Stamattina,
mentre con Fili facevano un giro di ricognizione - spiegò
lui
prendendo a scendere per una stretta apertura tra le rocce - eccoci -
disse e io mi
affrettai a raggiungerlo.
Superai un voluminoso
masso e restai di stucco.
Davanti a me c’era una piccola insenatura scavata,
probabilmente,
dall’acqua nel corso degli anni. Le pietre lisce e levigate
formavamo una pavimentazione naturale mentre declinavano dolcemente
fino ad arrivare all'acqua. C’era una bellissima vista del
lago
illuminato dalle stelle e dalla luna, che si perdeva
nell'oscurità della notte; sembrava non avere fine.
-
Kee.. ma è
meraviglioso - sussurrai avvicinandomi all’acqua - ma sbaglio
o
fa caldo? - domandai sorpresa, sentendo il mantello di pelliccia che mi
era stato prestato diventare superfluo. Kili mi fece un gran sorriso. -
Tocca l’acqua, lì, vicino a quella
sporgenza - mi indicò.
Misi la mano in acqua
come mi aveva
detto e rimasi meravigliata. Era calda! Non calda da fonte termale, ma
era sufficientemente calda da risultare piacevole in mezzo a quel gelo
invernale.
-
Ma come? - domandai stupita fissando il sottile velo di
vapore che scivolava sulla superficie. -
Non ne ho la
minima idea, ma quella non è la parte migliore - mi disse
con
tono acceso dall'entusiasmo. -
E cosa ci sarebbe di meglio? - chiesi girandomi verso di lui,
curiosa di capire a cosa si riferisse.
Spontaneamente mi
portai una mano a coppa sulla bocca, il viso di Kili era tenuemente
illuminato dalla luce di una lanterna che teneva tra le mani.
-
Non è
esattamente come quella della festa d’estate... l'ho fatta
io, ma
sono più che certo che galleggerà -
spiegò,
sollevando com'era solito fare l'angolo della bocca in un sorriso di
scuse.
Mi avvicinai a lui e
all'oggetto che mi stava porgendo prendendolo con mani tremanti.
-
Avanti, esprimi
un desiderio e lasciala andare - mi disse dolcemente, esattamente con
lo
stesso tono usato l'anno prima.
Annuendo mi avvicinai
all’acqua
e chiusi gli occhi.
Ero di nuovo sull'Ered Luin... ero di nuovo a casa.
Se mi concentravo bene potevo sentire gli
schiamazzi della festa in lontananza, la musica
dell’orchestra
suonare una ballata, il vento soffiare, le onde delicate infrangersi
sulla riva e poi quel
silenzio carico di attesa accompagnato dai rintocchi della campana. Quando anche
l’ultimo dei tre
si spense nella mia memoria, lasciai andare la lanterna che
iniziò subito a navigare allontanandosi dalla riva, unica
stella
vera tra quelle riflesse. Sentii
le braccia di Kili avvolgermi
la vita e il suo mento appoggiarsi alla mia spalla, dal canto mio ero
così
emozionata che non riuscivo a fare altro che tremare. Era come
se l'unica cosa che mi impedisse di andare in pezzi fossero proprio
quelle braccia.
-
Che cosa hai desiderato? - mi chiese lui rompendo il silenzio
con la bocca sul mio orecchio. -
Lo stesso
desiderio che ho espresso quella volta - risposi emozionata guardando
la luce
allontanarsi sempre di più. -
Non me lo dirai nemmeno questa volta? - incalzò
lui curioso. -
No, è un segreto! - esclamai io rigirandomi fra le
sue braccia e stampandogli un bacio. -
Harerin -
protestò lui deluso, aggrottando le sopracciglia e assumendo
la
stessa aria di quando Dis gli negava un altro giro di torta alla zucca.
Io scossi la testa -
No,no,
rimane segreto! - replicai con aria saccente mentre mi lasciava andare
- ora avrei proprio voglia di farmi un bel bagno - aggiunsi decisa.
-
Sì, mi pare u... -
Lo voce di Kili si
troncò sul
nascere, sapevo bene il motivo, ma non me ne curai proseguendo invece
nel mio intento.
Mi tolsi gli stivali e le calze, mentre il mantello
erano già per terra davanti a me; casacca, blusa e pantaloni
li
raggiunsero ben presto. Con un brivido di freddo
e facendo un
timido sorriso a Kili, che ora sembrava una statua di marmo, mi voltai
facendo scivolare ai miei piedi anche la sottoveste. Poi con calma
entrai in acqua. Era piacevolmente calda, sentii subito i muscoli
acquistare vigore e la pelle distendersi. Feci ancora qualche passo
fermandomi solo quando fui immersa anche con il busto. Sorrisi sentendo dietro
di me il
suono di vestiti tolti in tutta fretta e poi il rumore
dell’acqua
smossa mentre Kili entrava nella pozza. Rimasi ferma ad
aspettare che mi raggiungesse, ma improvvisamente si era fatto
silenzio, sembrava che
dietro di me non ci fosse più nessuno.
-
Kee? - domandai.
Nessuna risposta. A quel punto mi voltai
per vedere
dove fosse finito. Non feci in tempo a completare la rotazione che
venni
investita da un getto di acqua che mi bagnò da capo a piedi,
il
tutto costellato da una sonora risata di Kili.
-
Tu... - sibilai - razza di stupido Troll di montagna!! -
esclamai lanciandomi verso di lui.
Cercai di prenderlo, ma
Kili si
abbassò caricandomi su una spalla e rilanciandomi in acqua.
Stava ancora ridendo quando lo agguantai per una caviglia facendogli
perdere l’equilibrio.
-
Ora siamo pari! - affermai vittoriosa torreggiando su di lui. -
Ah sì? - rispose con un ghigno e fece per
agguantarmi.
Io svicolai dalla sua
presa e ridendo
corsi via. Ero quasi arrivata a riva quando il suo braccio si
avvolse intorno alla mia vita facendomi scivolare sulle pietre lisce.
Finimmo per fare entrambi un capitombolo non da poco iniziando a ridere
come
matti.
-
Per la barba di Durin! -
esclamai cercando di riprendere fiato. Fiato che somparve totalmente
quando sentii la mano di Kili sul mio collo.
Lo guardai sdraiato
sotto di me, mentre mi teneva stretta.
-
Posso? - domandò lui prendendo in mano la mia
treccia. -
Sì - gli
risposi in un sussurro, stupendomi di trovare la voce per parlare in
mezzo a quel turbinio di emozioni.
Kili si tirò
a sedere
tenendomi a cavalcioni, si avvicinò per sporgersi
oltre la
mia spalla e slegarmi i capelli, interrompendosi però quasi
immediatamente. Ero certa che stesse
avvertendo la
stessa sensazione che avvertivo io, mentre il mio petto si appoggiava
sul suo in una carezza delicata. Lo sentii sospirare e il
suo fiato sul collo mi fece venire i brividi. Slegò il
nastro
che mi teneva fermi i capelli, lasciando che si spargessero sulla mia
schiena. Sentii la mano di
Kili accarezzare la pelle lungo la colonna vertebrale mentre li
accompagnava.
Quando si tirò indietro mi guardò, mantenendo il
suo viso a pochi centimetri dal mio.
-
Sei bellissima -
soffiò con lo sguardo più adorante che si potesse
immaginare e con un desiderio talmente profondo negli occhi neri, che
mi sentii malleabile come il ferro arroventato dal fuoco e allo stesso
tempo
forte come l’acciaio delle asce.
Tutti questi sentimenti
li tramutai in fatti. Sfiorai le sue labbra
con le mie,
seguendo con le dita il profilo della mascella e poi quello del labbro
inferiore. Fu in quel momento
che con un gemito di frustrazione Kili azzerò la distanza,
baciandomi con impeto. La
sua mano corse dietro la mia nuca
e l’altra, poggiata sull’incavo della mia schiena,
mi
spinse
di più contro il suo bacino mandandomi in estasi. La mia
lingua
cercò la sua, le mie mani trovarono il suo petto e poi
risalirono alle sue spalle iniziando ad esplorarle. Avvertii sotto i
polpastrelli ogni singolo muscolo teso, ogni
singolo osso, ogni cicatrice e ogni singolo lembo di pelle che in
quel momento mi pareva bollente. Quando dovetti
forzatamente
riprendere fiato, Kili si spostò lungo il collo, facendosi
strada
verso la parte morbida della gola mentre io tenendomi alle sue braccia
mi piegavo
all’indietro guidandolo.
Con le mani scese ad
accarezzarmi la schiena mentre con la bocca mi baciava le
spalle e
il seno. Gemetti ritrovandomi
distesa supina, avvertendo il corpo solido di Kili premere contro il mio,
scivolare su di esso, mentre arrivava all’addome, alla
pancia,
alle cosce.
Con un pugno stretto sulle labbra contratte e
una mano che artigliava la roccia, vidi i suoi occhi scintillare nella
penombra mentre
mi guardava dabbasso. Le sensazioni crebbero finchè non
esplosero,
mandandomi la testa fra le nuvole come un fuoco artificiale.
-
Kee baciami - mormorai con voce roca.
Lui obbedì
prontamente e le sue labbra furono di nuovo sulle mie: dolci,
fameliche, gonfie d’amore. Ora lo sentivo premere
contro di me, eccitato, solido come la roccia che ci ha dato la vita. Quando si
sollevò il suo
sguardo era serio, desideroso, ma risoluto nel volere prima il mio
consenso. Quest'ultimo arrivò nel momento in cui gli sorrisi
estasiata, mentre
guardavo quel profilo a me tanto famigliare, luccicante di sudore e con
i capelli scarmigliati dall’impeto del nostro amore. Mi
spinsi di
più contro di lui, vedendolo chiudere gli occhi e gemere
sommessamente finchè non entrò in me mentre la
sua bocca ritrovava la mia. Rimase fermo lasciando al mio
corpo il tempo necessario per adattarsi, trasformando il bruciore
iniziale in un caldo
piacere, che iniziò a crescere di pari in passo con le sue
spinte. Mentre
il ritmo
aumentava, Kili nascose il viso nell’incavo della mia spalla,
intrecciando le
dita con le mie mentre i nostri corpi si allontanavano per poi
scontrarsi nuovamente; come le onde sugli scogli. Quando sentii
quell’esplosione,
che avevo già provato prima, tornare diecimila volta
più
intensa, strinsi la presa sulle sue dita.
Chiamai il suo nome mentre anche lui mi seguiva inabissandosi nel
piacere più
profondo, il quale ci lasciò stremati e ansanti, mentre
l’acqua lambiva delicatamente i nostri piedi e riprendevamo
coscienza del
mondo che avevamo intorno. Quando Kili si
scostò da me, io
mi girai su di un fianco. Appoggiai la guancia in fiamme sulla pietra
fresca e un istante dopo sentii il suo petto appoggiarsi alla mia
schiena, mentre le nostre gambe si trovarono naturalmente attorcigliate
e il suo braccio circondava la mia vita. Intrecciai le dita della
mia mano
alle sue portandomele più vicino al petto, aumentando la
stretta del suo abbraccio.
-
È stato.. non.. - farfugliai con voce roca non
riuscendo a formulare una frase di senso compiuto.
Kili si sciolse in una
risata che sentii vibrare contro
la mia schiena.
Una cosa ancor più bella di sentire una risata e
avvertirla su di sé.
-
Non ti ho mai
sentito così disarticolata, sembra che ti abbiano portato
via le
parole - replicò divertito.
Io mi girai verso di
lui, trovandolo
con la testa appoggiata sul palmo della mano aperta mentre si teneva
sollevato
puntellandosi sul gomito.
-
Mi sono state
portate via molto più delle parole - sussurrai - mi
è stato portato via ogni pensiero, ogni ricordo. Mi
è
stato portato via il fiato, il respiro, il cuore, l’anima. Mi
è stata portata via l’identità stessa.
Ti sei
portato via tutto di me - gli dissi e lo vidi ascoltarmi rapito,
con la bocca socchiusa - e sai una cosa? Questo mi fa sentire di
appartenerti come mai prima d'ora. Sto scoppiando dalla
felicità
- conclusi prima di mettermi a piangere dall'emozione.
Kili chiuse gli occhi
lucidi e la bocca con un tremolio mentre mi sporgevo per baciarlo.
-
Menu tessu*,
Menu zirup men ra**
Men lananubukhs menu***
- rispose lui a un soffio dalle mie labbra. -
Men lananubukhs menu - replicai ebbra di contentezza. -
Che ne dici se
adesso torniamo indietro? Vorrei addormentarmi e risvegliarmi assieme a
te, ma su qualcosa di
più soffice - sorrise e io mi trovai d’accordo.
* tu sei tutto ** tu mi completi *** ti amo
Spazio
Autrice:
Volevo
stupirvi con effetti speciali e penso di esserci riuscita... il 2015
inizia così! xD Ma
bando agli
scherzi. Sono perfettamente consapevole di aver osato un pò
più del lecito... magari questo capitolo stona con tutto
quello
che sta accadendo; però miei cari lettori ho voluto provare!
Dopo sarebbe stato troppo tardi... L'idea voleva essere qualcosa di
semplice, qualcosa che mettesse completamente in risalto il rapporto
tra Harin e Kili. Spero che sia rimasto nei toni del racconto, era
infatti mio
desiderio che la scena fosse sì romantica, ma adatta alla
personalità della nostra coppia. Il momento clou
è descritto
(spero) in modo nè troppo diretto nè preso troppo
alla
lontana. Credetemi
che
ho riscritto questo capitolo più e più volte
prima di
essere soddisfatta... quindi spero tanto lo siate anche voi ^^" Un
ringraziamento speciale a tutti i miei lettori, alle mie care
recensiste con menzione particolare a: Lady_Daffodil e Carmaux_95.
Grazie a chi mi ha aggiunta tra i preferiti, seguiti (S_a_o_i_r_s_e, marilu2011,
Lothluin,Alexander_Supertramp, CandyJ) e ricordati.
Probabilmente non vi ringrazierò mai abbastanza per il
vostro immenso supporto.
Mentre
recuperavo i vestiti
e li indossavo, guardai verso il largo.
La mia lanterna era ormai poco
più che una capocchia di spillo luminosa sulla superficie
del
lago, ma era ancora accesa.
Chissà dove si sarebbe arenata e se
mai qualcuno ne avrebbe trovato i resti in un futuro. Sicuramente
nessuno ne avrebbe mai compreso l'importanza. Nessuno
avrebbe mai saputo come quella piccola e rudimentale lanterna, fosse
riuscita a trasportarmi così lontano, in termini di spazio e
tempo, dal luogo in cui mi trovavo ora. Per un breve e meraviglioso
momento non ero più stata Harerin della compagnia di Thorin
Scudodiquercia, ma ero ritornata Harerin dei Monti Azzurri. Di nuovo
alle pendici delle montagne che mi avevano vista crescere.
Sopprimendo una fitta di nostalgia al ricordo del loro profilo, mi
affrettai a seguire Kili, che nel frattempo si era rivestito ed ora
stava riprendendo la strada del ritorno. Tornammo
all’accampamento
raggiungendo la tenda che condividevamo con Fili, il quale per
qualche mistero, o meglio, per una seria raccomandazione del
più
giovane, non era lì e non sarebbe tornato fino a mattina.
Per la seconda volta mi ritrovai di nuovo sdraiata con Kili al mio
fianco, ma in
questo caso, sopra un soffice strato di coperte e pelli e
sotto un morbido drappo di lana.
-
Avresti mai
immaginato tutto questo? - gli chiesi mentre accoccolata sul suo petto
giocavo con una ciocca di capelli corvini. -
Ti riferisce a quando prima....? - domandò lui di
rimando e sorridendo come un beota. -
No! Intendo in generale. Tutto quello che ci è
capitato fin'ora - lo rimbeccai. -
Forse sì,
cioè... sapevo che non sarebbe stato facile - disse
- ma lo devo ammettere... non mi aspettavo che sarebbe stato
così
tanto ostico - aggiunse con una scrollata di spalle. -
Più ostico
di dover recuperare il martello da fabbro di Thorin in mezzo al
porcile? - domandai mentre il ricordo mi tornava alla mente. -
Giuro che avrei
affogato Fili nel lago quel giorno! - borbottò lui - e ti
ricordi quando io invece gli ho messo il grasso d'oca sul
pettine?
- domandò divertito. -
Oh sì, me
lo ricordo eccome! Ti ha rincorso per tutta casa! - risi io - E prima
che
riuscisse a sgrassarsi i capelli ci vollero dei giorni! E ti ricordi
qu... -
Andammo avanti a parlare
dei nostri
ricordi molto a lungo. Ogni episodio ne richiamava un altro altrettanto
bello e divertente.
Probabilmente fui io ad addormentarmi per prima,
perchè l'ultima cosa che vidi quella notte, fu la
mano di Kili che stringeva la mia appoggiata mollemente sopra al suo
sterno mentre la sua voce mi augurava buona notte. Quando il mattino
successivo aprii gli occhi, sospirai sollevata nel
vedere un petto che si alzava e abbassava placido, anzichè
un cielo plumbeo e un corvo volare in
circolo sotto di esso.
Rimasi distesa, stretta al suo corpo, mentre ripensavo al sogno fatto.
Acquistava sempre più consistenza, solidità e man
mano
cambiava... Quando dalla mia mente scivolò via
anche l’ultimo fotogramma, mi sollevai quel che bastava per
osservare il viso del nano che dormiva vicino a me. I capelli erano
disordinati, la frangia sparpagliata sulla fronte;
l’espressione
rilassata e le labbra rosse trattenevano ancora la memoria
della notte appena
trascorsa. Con
un sorriso
nato spontaneamente mi avvicinai e lo baciai, prima delicatamente poi
con più forza mentre lo sentivo reagire seppur ancora
assonnato.
Quando mi
staccai, i suoi occhi
non erano nulla di più che una sottile fessura,
però i
denti bianchi e perfetti scintillavano nella penombra della tenda
mentre la bocca si tendeva in un largo sorriso soddisfatto.
-
Devo ringraziare Mahal per questo risveglio -
sospirò. -
No, devi
ringraziare me! - replicai io, riappoggiando la testa sul suo petto e
sentendo la sua mano accarezzarmi la curva della schiena.
Rimasi immobile,
ascoltando il battito regolare del cuore di Kili sotto al mio orecchio,
potente, preciso, sicuro.
-
A cosa pensi? - domandò lui dopo un attimo di
silenzio. -
Che il battito del tuo cuore mi rassicura* - risposi
mentre la sua mano si spostava sul mio capo -
e che dobbiamo alzarci, altrimenti tuo fratello piomberà
qui.
È mattino inoltrato ormai, non so per quanto tempo tu gli
abbia detto
di stare alla larga - aggiunsi scostandomi da lui e lasciandogli un
bacio sulla fronte in quel momento aggrottata dal disappunto. -
Ma che
diamine… quando finirà tutto questo!? -
borbottò
tirandosi la coperta fin sulla faccia. -
Mi auguro presto - replicai sospirando divertita e
recuperando da terra la sottoveste.
L’avevo appena
infilata quando come un fungo, dal nulla, o meglio da fuori,
sbucò Fili.
-
Per l’amor
dei Valar! Pensavo aveste finito ormai!! - esclamò, mentre
faceva
scattare lo sguardo da me, al letto dove suo fratello era ancora
sommerso dalle coperte. Coperte dalle quali si affrettò ad
uscire non poco indignato. -
Se tu imparassi
ad avvisare quando arrivi.. - replicò Kili scendendo dal
letto
senza nulla addosso e cercando di risistemarsi il cespuglio che aveva
in testa. -
E cosa avrei
dovuto fare? Farmi annunciare da uno squillo di tromba? -
replicò suo fratello divertito mentre io mi rivestivo
tranquillamente e assistevo al siparietto. -
Non lo so! - sbottò Kili -
Ti prego non
dirmi che dovevate ancora cominciare! - esclamò Fili
sconcertato
- vi ho lasciato tutta la notte! -
Ora voi immaginatevi
questo: Fili con
gli occhi spalancati dall’incredulità, vestito di
tutto
punto e pronto a partire; di contro, Kili, nudo come Dis lo aveva
fatto, che a metà tra l’allibito e
l’infuriato
sembrava dover avere un attacco apoplettico.
-
Beh, io vi aspetto
fuori eh… - dissi io finendo di allacciarmi la cintura sopra
il
cappotto di pelle: i miei vestiti laceri erano stati fortunatamente
sostituiti (gentile concessione degli abitanti e degli Elfi).
A quel punto uscii dalla
tenda, lasciando i due a contendersi il premio per la discussione
più scema.
-
Harin di qui! -
Vidi Bofur sventolare
una mano nel tentativo di richiamare la mia attenzione. Quando lo
raggiunsi vidi che era intento a
scegliere da una rastrelliera alcune armi.
-
E queste? - domandai, stupida dal vasto assortimento. -
Sono a vostra disposizione e a disposizione della guardia di
Bard -
Mi voltai verso Legolas
che era appena sopraggiunto.
-
Sicuro di volere
dei nani armati al fianco? - gli domandai sarcastica accarezzando la
lama scintillante di un grosso spadone. -
Lo preferisco al
dovergli salvare la vita perchè altrimenti disarmati -
replicò lui con un sorriso.
Gli sorrisi di rimando e
mi avvicinai alle armi cominciando a scegliere il solito corredo che mi
portavo sempre appresso.
-
Scegliete in
fretta e mangiate qualcosa, tra poco partiamo - disse l’elfo
congedandosi mentre io mi allacciavo sul fianco una spada adatta alle
mie dimensioni.
Come previsto, partimmo
poco prima di mezzogiorno.
Vennero con noi tutti gli uomini di Esgaroth ancora in grado di
combattere e la maggior parte dei soldati di Thranduil. Ai miei occhi, per
essere sincera,
quel fiume umano somigliava più un esercito, che non ad un
semplice contingente esplorativo, ma non ero nella posizione di dare
voce a
quel pensiero.
All’accampamento rimasero le donne, i bambini, gli
anziani e i malati; tutti assistiti da un numero ancora considerevole
di Elfi. Per
impedire a Bain di seguirci, Bard dovette lottare non poco, ma alla fine, dicendogli che
sarebbe dovuto
restare lui a badare alle sorelle in sua assenza, si arrese. Il
cammino fu lungo. Nonostante, infatti, ad una prima apparenza la
Montagna potesse
apparire vicina, in realtà era molto più lontana.
Man mano
che ci avvicinammo a Dale gli uomini del lago si fecero più
silenziosi.... e potevo capirli.
Alcuni di essi erano abbastanza vecchi da
potersi ricordare con chiarezza della prima furia di Drago che si era
abbattuta su di loro. Sarò sincera nel dire che quando la
lasciammo alle spalle il mio cuore ne giovò,
perchè era
come guardare una vecchia Esgaroth; il fato sembrava giocare ancora con
i miei sensi di colpa.
Quella che invece era stata ribattezzata 171 anni prima "La Desolazione
di Smaug" si scoprì essere un'immensa piana di
terra brulla, tronchi anneriti dalle
antiche fiamme e di un silenzio che raccontava di terrore ed antiche
grida. Cavalcavo senza fiatare, così come il resto
della compagnia. Quel luogo suscitava un timore reverenziale. Quasi ti
aspettavi che da qualche anfratto potesse sbucare ancora il
Drago.
Dopo aver superato una curva a gomito creata dal fiume Ruente nei
secoli, improvvisamente, senza che fossimo preparati, la porta
di Erebor comparve all’orizzonte. Già da quella
distanza
ne si poteva intendere la maestosità: le porte dovevano
essere
talmente alte, che per vederne la cima l'unica soluzione sarebbe stata
quella di
sdraiarsi a terra. Rimasi a guardarla, ammirata e intimorita
assieme ai miei compagni. Oin non riuscì a trattenere le
lacrime, ma anche Bofur, Kili e Fili avevano gli occhi lucidi.
Nel vederli così provati, come d'altronde lo ero io, sperai
solo
che ad attenderci ci fosse qualcuno. Aver riconquistato casa nostra al
prezzo delle vite dei nostri cari, oltre a quelli di buona parte di
Esgaroth, sarebbe stato troppo; insopportabile. Il
nostro arrivo venne accolto dai primi raggi dell'alba e
all'unanimità decidemmo di accamparci ad est del fiume,
proprio
in mezzo alle due pendici della Montagna a circa mezzora di cavalcata
dalle porte della città
nanica. Nel primo pomeriggio un drappello sarebbe andato in
avanscoperta.
-
Ti vedo preoccupata -
Mi voltai verso Oin
mentre terminavo di picconare il fermo di una tenda e, prima di
rispondere, sospirai mordendomi il labbro.
-
Ti confesso di
avere una brutta sensazione... per quanto io sia rimasta estasiata nel
vedere Erebor nel mio cuore si è instillata
l’angoscia -
ammisi - tu non hai sentito nulla? - domandai al nano, che era
famoso per la sua sensitività. -
No Harerin, mi dispiace -
replicò lui scuotendo desolato il capo - ma non ho nemmeno
la metà delle tue capacità, quindi non posso
dirti per
certo che tu sia in errore - spiegò.
Dopo aver riposato per
qualche ora, di
nuovo in sella ai pony assieme a Bard, Legolas, Thranduil e una
manciata tra uomini ed Elfi, ci dirigemmo verso le porte. Più mi avvicinavo e
più
il mio cuore batteva forte e l’ansia e
l’aspettativa
crescevano. Quando fummo praticamente sotto le grandi porte di pietra
ne
ero quasi assordata.
-
Ma cosa...?! - esclamò Fili vicino a me scrutando
l’ingresso.
Guardando attentamente
anche io verso
di esso, rimasi stupita quanto lui. Le porte semidistrutte
(probabilmente da Smaug) erano
state infatti riparate alle belle e meglio. Sembrava una specie di
barricata,
fatta di
pietre e legna, che ostruiva completamente l’ingresso alla
Montagna. Per un momento
sembrò che non
ci fosse nessuno. Oltre a qualche uccellino posato sulle rocce e al
vento che ululava, si mantenne il più completo silenzio...
finchè una voce lo ruppe.
-
Sono tornati! - esclamò - sono tornati!! -
In un attimo, dai
parapetti anteriori,
si schierarono i nostri amici e tutti, tranne Thorin, presero ad urlare
un nome diverso.
Mi sbracciai per salutarli
mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime di sollievo e una risata
prorompeva dalla mia bocca. Bilbo saltellava come un pazzo, con gioia
incontenibile, pari a quella di chi ritrova i vecchi amici
creduti persi da tempo. Quando
l’entusiasmo si
affievolì, ma non la commozione, Bard e Thranduil si fecero
avanti e l’uomo prese la parola.
-
Salute a voi!
Sono felice di vedere che siete sani e salvi. Vorrei poter parlare con
Thorin Scudodiquercia nuovo Re sotto la Montagna - esclamò e
la
sua voce rimbombò nella conca. -
Prima desideriamo
che i nostri amici ci raggiungano. Siamo stati molto in pensiero per
loro! - gridò qualcuno che riconobbi per Balin. -
A voi sta bene? - domandò Fili in modo molto
diplomatico.
Bard si voltò
a guardarlo -
Non siete nostri prigionieri. Siete liberi di andare per quanto mi
concerne - rispose - Re Thranduil? - interpellò poi
l’elfo, che con un
cenno del capo ci diede il suo assenso.
Nessuno di noi
riuscì a
mantenere un’espressione del tutto seria come richiedeva
forse
l’occasione, ma anzi, lasciati i pony alle cure degli uomini
di Bard
e recuperato il poco bagaglio che avevamo, ci dirigemmo quasi correndo
verso le grandi porte. Dal parapetto venne calata una lunga scala a
pioli e Bifur ci fece cenno di salire.
-
Perché
secondo voi hanno eretto una barricata davanti alla porta? -
domandò Bofur mentre ci avvicinavamo e salutavamo suo
cugino. -
Per paura che
Smaug tornasse, forse... - rispose Kili, ma non sembrava molto convinto
della sua stessa affermazione.
Oin mi guardò
con una strana
espressione sul volto, probabilmente ricordandosi del mio
presentimento, ma quella volta ero fermamente decisa ad ignorare i miei
sensi. Ne avevo avuto abbastanza per una vita intera.
-
L’importante è che siamo ancora tutti
assieme -
replicò Fili senza nascondere un sorriso.
Non potevo che essere d'accordo con lui.
* Citazione
tratta dall'anime Diebuster
Spazio
Autrice:
Siamo
finalmente giunti alle porte di Erebor. Una
parte di me avrebbe preferito non raggiungerle mai, ma d'altra parte
dovevo ^^" Sarà difficile scrivere i prossimi capitoli,
niente è più come prima. Mi
auguro di rendere questa difficoltà attraverso gli occhi di
Harin. Quindi godetevi ancora questo capitolo di intermezzo e
perdonatemi per i misteri che ancora ogni tanto vi propongo! Ringrazio
tutti i cari lettori, le recensiste, chi mi ha aggiunta tra i seguiti (CrisBo), preferiti (nce e hally evans) e
ricordati.
Per merito vostro ho raggiunto un nuovo traguardo... siete..
meravigliose ecco! <3
Fui
la prima ad arrampicarmi su per la scala e la prima a ricevere il
caloroso benvenuto da parte dei nostri amici.
Bilbo cogliendomi di sorpresa, essendo stata abituata ai suoi modi
dimessi, mi
abbracciò stretta dicendo che gli ero mancata terribilmente,
così come gli erano mancati gli altri. Balin non nascose la
commozione mentre mi si faceva incontro e io gli baciai le guance umide
di lacrime, stringendolo delicatamente. Ori mi disse che era sempre
stato convinto che fossimo vivi, anche se mentre lo diceva la voce
tremante lo tradì.
Per ultimo, mentre gli altri si salutavano a vicenda tra
fragorose risa, mi venne incontro Thorin.
Sembrava in splendida forma ed era vestito di tutto
punto.
Un sontuoso mantello di
pelliccia gli proteggeva le spalle; sotto di esso vestiva di una tunica
color blu notte e una brillante cotta di maglia gli proteggeva l'ampio
petto. Una corona di ferro e oro gli
cingeva il capo mentre le trecce erano state rifatte e chiuse con
fermagli in Mithril. Un paio di guanti in cuoio gli ricoprivano le mani
e ai piedi indossava robusti stivali dalla punta di acciaio. Sembrava
veramente un Re, il che mi fece salire le lacrime agli occhi. Aveva
finalmente coronato il suo sogno.
- Harerin - disse con tono dolce,
facendomisi incontro
con le braccia spalancate dalle quali mi affrettai a farmi stringere.
- Padre, ero così in pensiero
per voi - dissi,
non riuscendo a trattenere un singhiozzo mentre premevo il viso contro
la sua barba morbida.
- E io lo ero per voi, ma sapevo che ce
l’avreste fatta - mi disse cullandomi.
Mi sentii a casa, in quel momento, dentro Erebor riconquistata con
tutti i miei cari, mi sentii a casa.
Dopo aver salutato me si concentrò sui suoi nipoti,
stringendo
entrambi in un abbraccio rude tipicamente maschile e lasciando entrambi
i
fratelli con gli occhi lucidi. Ci disse che più tardi ci
sarebbe stato tempo per i racconti e alla fine tornammo tutti fuori sul
parapetto, a guardare il drappello di uomini ed Elfi d'abbasso.
- Sei pronto ad ascoltare ciò
che ho da dire? - disse Bard vedendoci riapparire.
- E di cosa vorresti parlarmi Bard
discendente di
Girion? Con una schiera armata non lontano e accompagnato
dagli Elfi
per giunta? -
Il tono che usò mi mise subito in allarme, anche
perché
mi stupiva il fatto che fosse a conoscenza dello schieramento.
- Il discendente di Girion come tu dici
ha trionfato
contro il Drago. Smaug è morto, due notti fa. - rispose Bard
Thorin non commentò, così come nessuno degli
altri. Quindi sapevano già della morte di Smaug?
Non ricevendo risposta Bard continuò.
- Sono qui per conto e in rappresentanza
degli
abitanti di Esgaroth, i quali hanno perso case, amici e parenti in
quella tragica notte. L’intera città è
stata
distrutta a causa del Drago e molti di loro vi ritengono responsabili.
Chiedono quindi di essere risarciti di tale catastrofe. Reclamano parte
del tesoro di Thror. E un’altra parte di esso si compone di
ciò che il Drago ha saccheggiato a Dale e vorrei che venisse
restituito anche quello - spiegò senza tanti giri di parole
l’uomo.
Guardai con la coda dell’occhio Thorin che sembrò
valutare
le parole appena udite con cipiglio meditabondo. Gettai poi uno sguardo
a Thranduil, sperando ardentemente che non avanzasse proprio in quel
momento la sua richiesta a proposito delle gemme. Per fortuna si
limitò a fissare il nano senza proferire parola e con
un'espressione indecifrabile.
Il più impaziente sembrava essere Legolas, che guardava con
aria
arcigna nella nostra direzione mentre il suo cavallo batteva nervoso
gli zoccoli sul selciato. L'aria era carica di tensione, ma io
non vedevo alcuna ragione per la quale Thorin non dovesse acconsentire
a dare via parte del tesoro. Primo perché era ciò
che
aveva assicurato lui stesso prima di partire, e secondo,
perché
un risarcimento mi sembrava più che giusto in una situazione
del
genere e dopo aver visto con i miei occhi tutto quell’orrore.
Guardai Bilbo che sembrava sinceramente preoccupato, più
di me perfino. Purtroppo ebbi modo di constatare, alcuni secondi dopo,
che le mie sensazioni ancora una volta si rivelarono esatte... al
contrario delle mie speranze.
- Presenti la parte peggiore della tua
causa per
ultima, e nella posizione di maggior rilievo - rispose Thorin con voce
grave - Sul tesoro del mio popolo nessun uomo può vantare
dei
diritti, solo per il fatto che sia stato privato della vita o
della casa dallo stesso Drago che ha privato noi
dell’oro. Il tesoro non era di Smaug, e le sue azioni
malvagie non
debbono quindi essere indennizzate con una parte del tesoro stesso. -
dichiarò.
Il mio cervello elaborò quella frase molto lentamente,
cercando,
senza però trovarla, una spiegazione a tali parole.
Pensai che
Thorin fosse impazzito: non poteva veramente aver detto una cosa del
genere. Non poteva.
Mi girai a guardare Kili e Fili, sperando di
trovare un qualche segno di ilarità che mi facesse capire
che
Thorin stesse scherzando, ma sulle loro facce potei leggere lo stesso
sgomento che era nato in me. Nessuno scherzo, era davvero quella la
realtà dei fatti.
- Quella gente ti ha soccorso quando eri
in pericolo,
ha dato fiducia alle parole che le hai rivolto, e tu finora in cambio
le hai portato solo rovina! - ribattè Bard con una scintilla
d’ira negli occhi scuri e altrimenti pacifici.
- Il prezzo delle merci e
dell’assistenza che
abbiamo ricevuto dagli Uomini del Lago verrà generosamente
ripagato, a tempo debito. Ma non daremo niente, neanche il valore di
una pagnotta, sotto la minaccia della forza. Fin tanto che una schiera
armata sta davanti alle nostre porte, noi vi considereremo come ladri e
nemici - replicò duro Thorin.
Ero attonita, non avevo altre parole per descrivere il mio stato
d'animo in quel momento. Incrociai gli occhi azzurri di Thraduil, il
suo sguardo la diceva lunga anche se il suo viso rimase perfettamente
immobile.
- Vorrei inoltre chiedere quale parte
della loro
eredità avreste pagato ai nostri consanguinei, se aveste
trovato
il tesoro incustodito e noi uccisi - continuò Thorin con un
accenno di ironia.
- Una domanda appropriata -
replicò
Bard cercando di non scomporsi - Ma voi non siete morti e noi non siamo
banditi. Inoltre, i ricchi possono provare una pietà
maggiore
del loro senso di giustizia, verso i bisognosi che li hanno trattati da
amici quando essi erano in miseria. E le altre mie richieste non hanno
ancora avuto risposta - spiegò in quella che capii essere
l'ultima speranza di una risposta positiva.
Thorin aveva uno sguardo stoico, sembrava fatto di granito,
c’era
una luce strana nei suoi occhi, quasi febbrile, che non riconoscevo.
- Non parlamenterò, come ho
detto, con uomini
armati alla mia porta. E non parlamenterò affatto con il
popolo
del Re Elfico, di cui conservo un ricordo spiacevole. In questa
discussione loro non c’entrano affatto. Vattene ora, prima
che
fischino le nostre frecce! E se vorrai parlarmi di nuovo, rimanda la
schiera degli elfi nei boschi, dov’è il loro
posto, e poi
ritorna, ma deponendo le armi prima di avvicinarti alla mia soglia -
declamò Thorin e la sua voce rimbombò caustica
tra le
rocce della valle.
Vidi Bard scuotere la testa affranto.
- Il re degli Elfi è un mio
amico, e ha
soccorso gli Uomini del Lago nel momento del bisogno, sebbene essi non
avessero nessun diritto su di lui, tranne quelli che dà
l’amicizia - rispose Bard guardando Thranduil al suo fianco
che
continuò a non proferire parola - Ti daremo tempo per
pentirti
delle tue parole. Fa’ appello al tuo buonsenso prima del
nostro
ritorno! - concluse con amarezza.
Io non riuscivo a realizzare che le cose stessero prendendo una piega
tanto assurda.
Ma quando feci per parlare Bard, Thranduil e il suo seguito, fecero
dietrofront e partirono al galoppo. Thorin rimase fermo
finchè
non li vide sparire oltre la collina, dopo di che si girò
rientrando nel palazzo. Io rimasi ferma, guardando scioccata i nani che
mi stavano intorno; alcuni evitarono il mio sguardo, altri me lo
restituirono e lessi che erano d’accordo con Thorin, altri
ancora,
per lo più di coloro che erano ad Esgaroth quando il drago
la
attaccò, erano esterrefatti quanto me. Non appena mi
riscossi
corsi dietro a Thorin, ignorando Balin che mi diceva di lasciar
perdere.
Non potevo di certo lasciar perdere una cosa simile!!
- Padre! - esclamai
- Non ora Harerin - rispose asciutto.
Tutta
l'amorevolezza esibita poco prima sparita completamente - Dwalin - si
rivolse poi al suo vecchio amico - da questo momento voglio che ci sia
sempre qualcuno di vedetta fuori, organizzate dei turni che possano
coprire l’intera giornata. Io torno di sotto -
ordinò
prima di sparire lungo una profonda rampa di scale che lo
celò
ben presto alla mia vista.
Rimasi ferma al centro dell’ingresso del palazzo, senza
curarmi
minimamente del fatto di esserci dentro dopo tanta strada e tanti
pericoli corsi; non sapevo cosa pensare. Quando Bilbo mi raggiunse
insieme a Balin, Bofur, Oin, Kili e Fili mi rivolsi a lui.
- Cos’è successo? -
domandai con voce
flebile - per Mahal, cos’è successo a quello che
era il nano che mi ha cresciuta?! Cosa?! - l’eco, di quello
che all'inizio era un sussurro e che poi si era trasformato in
grida, si
spense negli altissimi soffitti incorniciati da volte riccamente
decorate.
Balin mi guardò con gli occhi più malinconici che
gli avessi mai visto.
- L’Arkengemma, non si
trova… - rispose
lui - abbiamo molte cose da raccontarci, venite... - aggiunse
dirigendosi lungo un corridoio.
- Forza Harin vieni - mi disse Kili
prendendomi delicatamente per mano.
E non mi restò altro che aspettare spiegazioni per poter
capire come mai stesse andando tutto a rotoli.
Spazio
Autrice:
Dopo
averli citati e ricitati i tempi bui sono arrivati! (Giuro la rima non
era voluta) Il
cambiamento
di Thorin è quello che mi preoccupa di più
scrivere,
perchè lo coinvolge in maniera talmente profonda che
renderlo
sul testo è davvero una sfida. Sarei curiosa di sapere cosa
vi
aspettate voi da Harin in questo particolare momento =) Molti di voi si
saranno accorti che il dialogo tra Bard e Thorin è
esattamente
quello del libro, non potevo non metterlo! Ringrazio
tuttissimi per il supporto che continuare a darmi costantemente!
Lettori, recensori, seguiti, preferiti e ricordati!
Eravamo
seduti in uno dei tanti saloni di Erebor, nella parte più
superficiale della struttura. Lì i miei amici, dopo aver liberato la stanza
dalle macerie e dagli oggetti inutili, avevano
creato un accampamento provvisorio. C'era voluta tutta la
persuasione di cui Kili era stato capace per farmi desistere dal
correre dietro a Thorin, ma alla fine era riuscito a farmi
sedere
su una delle panche ancora integre mentre Bilbo ci passava delle tazze
di brodo fumanti. Quando lo hobbit mi porse la mia la
accompagnò con un
sorriso rassicurante, che però vacillò una volta
arrivato ai suoi occhi
castani. Non ero l'unica turbata nel profondo da quella storia.
-
Balin ti prego, dimmi cos’è successo -
scongiurai il nano più anziano.
Balin sospirò
passandosi una mano sugli occhi con fare stanco, lo vidi più vecchio
del dovuto e ciò mi strinse il cuore ancora maggiormente.
-
Arrivammo
alla porta della Montagna mentre gli ultimi raggi del sole stavano
calando - iniziò - ma nonostante i nostri sforzi non
riuscimmo a
trovare la serratura. Quando il sole fu sparito dietro gli alberi
desistemmo, eravamo convinti che il momento fosse ormai passato. E'
tutto merito
di Bilbo se siamo entrati in quella Montagna - spiegò il
nano
guardando il diretto interessato che il quel momento sembrava tutto
meno che contento dell’accaduto -
Se il sole era
calato... come avete fatto ad entrare allora? - chiesi io confusa
rivolgendomi allo hobbit, che sorriso mesto. -
Non serviva il sole... il risolutivo raggio del di di Durin
era... - -
Un raggio di luna - lo interruppe Kili e Bilbo
annuì. -
Quindi siete
riusciti ad entrare nella Montagna e poi? - domandò Bofur
che si
era tolto il cappello, il quale riposava al suo fianco sulla panca. -
In realtà
solo Bilbo si è addentrato mentre noi l'abbiamo aspettato
fuori -
rispose Bombur al fratello mentre sbocconcellava un pezzo di pane. -
Doveva cercare
l’Arkengemma e lui era il più indicato per questo
scopo.
Smaug conosceva l'odore dei Nani, si sarebbe subito accorto della
nostra presenza -
si affrettò ad aggiungere Balin per far scomparire i nostri
sguardi increduli. -
E poi? - li incalzai. -
E poi… - prese parola Bilbo - e poi il Drago si
è svegliato! Ho cercato
di circuirlo con le parole mentre cercavo la gemma e lui mi
è
stato a sentire… o almeno finchè non si
è
spazientito e ha cercato di uccidermi! A quel punto sono corso via -
spiegò lo hobbit ancora scosso dal ricordo. -
Noi abbiamo
raggiunto Bilbo e cercato di respingere Smaug, ma con scarso successo..
poi a Thorin è venuta un’idea -
continuò Nori. -
Abbiamo riacceso
le fornaci e riempito il grande calco della statua di Thror,
che si
trovava nel salone degli artigiani, d’oro liquido. Dopo di
che
abbiamo attirato il Drago in quella sala... - raccontò Balin
riprendendo la parola - e una volta in trappola abbiamo aperto le
chiusure del calco - disse.
Io ascoltavo con gli
occhi spalancati. Era stato un piano geniale, anche se era chiaro che
non avesse funzionato.
-
Cos'è andato storto? - domandò Bofur
confuso.
Sembrò che Balin volesse dire “ogni
cosa” ma le sue parole furono altre.
- Il Drago è rimasto sommerso
da capo a coda
dall’oro fuso, ma non gli ha arrecato alcun danno. A quel
punto
si è infuriato e… - disse il nano. -
Ed è colpa mia - esclamò Bilbo
prendendosi la testa tra le mani con fare disperato. -
Bilbo cosa dici? - chiese stupefatto Kili. -
Non è colpa tua - intervenne Balin con voce ferma.
-
Sì che lo
è! - replicò lo hobbit guardandolo stravolto - se
non mi
fossi definito Cavalcabarili mentre parlavo con il Drago non avrebbe
mai capito che arrivavamo da Pontelagolungo! - spiegò
affranto. -
Ma perché? - chiese Fili che non afferrava il
nesso. -
Smaug era fuori
di sé dalla rabbia, sapeva che gli abitanti di Esgaroth ci
avevano aiutato ad arrivare fin lì e si è voluto
vendicare - spiegò Balin.
Vidi Bilbo scuotere la
testa senza
riuscire a darsi pace, così mi alzai e mi inginocchiai di
fronte
a lui prendendogli le mani.
-
Bilbo, hai fatto
molto più di ciò che probabilmente chiunque di
noi
avrebbe potuto fare in una situazione del genere - dissi mentre i suoi
occhi lucidi mi guardavano - non te ne fare una colpa, non sei tu che
hai deciso di risvegliare un Drago assopito da decenni - -
Se è per
questo nemmeno nostra! - sbottò Gloin, che venne prontamente
zittito da Fili e Kili in modo poco garbato. -
Molta della
popolazione di Esgaroth è viva, e anche se le case sono
andate
distrutte restano ancora i pascoli e le mandrie da poter sfruttare. Il
lago
è immenso, il loro popolo forte. Si rimetteranno in sesto e
stai pure certo che nessuno
ti ritiene responsabile di ciò che è accaduto -
lo
consolai mentre gli asciugavo una lacrima che era riuscita ad eludere
la barriera degli occhi. -
E chi per grazia dovrebbe immolarsi e assumersi la colpa
allora? - domandò Dori agitato. -
Io se fosse
necessario! - replicai alzandomi in piedi e guardandolo
furente,
il nano non replicò. -
Prosegui Balin per favore - disse Fili a quel punto. -
C’è
poco da dire ragazzo... noi eravamo troppo lontani per poter tornare
indietro, così ci siamo barricati qui dentro in attesa che
Smaug
tornasse, ma così non è stato. Uno degli antichi
Corvi
imperiali che vivevano qui ai tempi di Thror, ci ha avvisato della
morte
del Drago e anche che sareste arrivati a breve - spiegò il
nano.
-
Balin ma
cos’è successo a mio padre? - domandai io,
senza ancora riuscire a capire cosa fosse successo di così
grave da farlo parlare a quel modo.
Lui sollevò lo sguardo su di me e vi lessi una
preoccupazione profonda.
- Da quando abbiamo saputo che Smaug era
morto
è rimasto nella sala del tesoro notte e giorno. Vuole
trovare
l’Arkengemma e non vede altro - spiegò il nano con
voce
addolorata e occhi lucidi.
Alla fine del racconto
nessuno sapeva
cosa dire. Kili guardava un punto imprecisato davanti a sé,
lontano anni luce da quella sala. Fili sedeva con le mani tra i capelli
e la testa china, mentre Bofur e Oin fissavano il pavimento. C’era un
silenzio assoluto, di quelli che pesano sulle spalle come un macigno,
che
però fu interrotto in breve tempo da alcune urla indistinte
provenienti molto
probabilmente dall’ingresso. Dopo esserci guardati tra di
noi, ci
alzammo e andammo a vedere che cosa stesse succedendo.
Quando arrivammo il mantello di Thorin stava scomparendo nuovamente
oltre le scale che portavano alla sala del tesoro, mentre Dwalin teneva
stretto tra le mani un grande arco e sospirava.
-
Cos’è successo? - gli chiese suo
fratello. -
È tornata
una delegazione degli Uomini del Lago a chiedere risposte in merito
alle
richieste avanzate da Bard - spiegò il nano. -
E? - domandò Fili in apprensione.
Per tutta risposta
Dwalin fece una
smorfia alzando l’arco davanti a sé - centro
perfetto
nello scudo del primo cavaliere - rispose.
-
Cos’ha fatto?! - esclamai io sconvolta. -
Già... -
replicò Dwalin - Adesso siamo sotto assedio. Hanno detto che
non
muoveranno le armi contro di noi, ma che non potremo andarcene fintanto
che non chiederemo di parlamentare e concederemo loro ciò
che
gli spetta di diritto - spiegò allontanandosi. -
Per carità… Harin dove vai? -
esclamò Kili mentre io scendevo quasi correndo le scale. -
A far ragionare mio padre! - replicai ignorando le proteste
di Balin.
Avrebbe dovuto
ascoltarmi, in un modo o nell’altro!
Spazio
Autrice:
Capitolo
corto... lo so.. ed è pure di transizione. In sostanza, un
disastro XD
Abbiate pazienza ma ho tenuto tutto il meglio per il prossimo ;) o il
peggio.. non so dirvi ^^"
Il confronto tra Harin e Thorin è prossimo... secondo voi
come andrà a finire?
Per concludere so che ultimamente faccio più spesso errori
di
ortografia et simili, ma spesso scrivo la sera dopo una giornata di
lavoro e dopo 8 ore passate a guardare numeri faccio fatica a
concentrarmi come si deve ^^" Abbiate pazienza e vogliatemi bene lo
stesso xD
Ringrazio tutti i lettori, le recensiste con una menzione particolare
all'ultima arrivata Fiddler,
chi mi segue (Iwillloveyou),
preferisce (Syb81)
o ricorda <3
Ogni
gradino che facevo,
spingendomi di più nelle viscere di Erebor, mi rendeva
sempre
più determinata. I miei amici mi seguivano cercando di farmi
desistere e tornare indietro. Tornare indietro? Non sarei fuggita da
Thorin! Non sarei fuggita dal nano che mi aveva cresciuta! Lo avrei
affrontato a muso duro, esattamente come lui avrebbe voluto.
Drago o non drago, tesoro o non tesoro, io ero sua figlia, e se nessuno
voleva prendersi la briga di far ragionare quella testa duralo
avrei fatto io!
I pensieri si rincorrevano veloci nella mia mente
fomentando sempre di più il desiderio di risolvere quella
spiacevole situazione, ma quando arrivai in fondo alla scalinata mi
fermai di botto incapace di proseguire.
La sala del tesoro era.... non si poteva descrivere
l'immensità
di quello spazio completamente ricoperto di montagne d'oro e gemme che
arrivavano fin quasi al soffitto. Ero
incredula. Non riuscivo a comprendere come fosse stato possibile
raggiungere un tale quantitativo di preziosi; era allucinante, e se non
lo avessi avuto davanti agli occhi probabilmente non ci avrebbe mai
creduto.
Con una punta d'orgoglio e una di amarezza, notai che per me tutto
quello sbarluccicare era assolutamente indifferente: altro regalo di
Thaviel. Appena misi piede sopra
le monete,
che costituivano la pavimentazione della sala, queste tintinnarono e
scricchiolarono sotto ai miei stivali. Io non vi badai, dirigendomi
invece con passo spedito verso la figura che si guardava febbrilmente
intorno in mezzo a tutto quell'oro.
-
Padre! - lo
chiamai, ma lui sembrò non sentirmi - Padre! - ripetei con
tono
più alto, ascoltando l'eco della mia voce disperdersi tra le
mura di marmo.
Thorin a quel punto mi concesse un’occhiata veloce per poi
perdere subito l'interesse e tornare a volgersi altrove. Mi aveva sentita
subito.... semplicemente mi stava ignorando.
-
Padre dobbiamo parlare - dissi quando fui abbastanza vicina. -
Non ora Harerin
ho altro da fare - rispose lui scostando con la punta dello stivale un
grosso scudo tempestato di rubini. -
No, adesso! -
esclamai io guadagnandomi un’occhiata esterrefatta e
infastidita
- hai appena scagliato una freccia contro una delegazione venuta in
pace! - dissi. -
Una delegazione
pacifica non ha oltre la collina un esercito pronto a marciare in
battaglia contro di noi - replicò Thorin asciutto. -
Bard e Thranduil
non hanno la minima intenzione ostile nei tuoi confronti! Vogliono solo
quello che è giusto! - risposi e Thorin mi guardò
sorridendo scettico. -
Quello che
è giusto? Vantare diritti inesistenti sul mio
tesoro
è giusto? - domandò sarcastico con una voce
caustica che non
gli apparteneva. -
Diritti
inesistenti?! Esgaroth è andata distrutta e molte persone
hanno
perso la vita per colpa nostra! Mia, tua, di tutti! - esclamai
incredula - chi ha risvegliato il Drago? Bard? I suoi figli forse? -
chiesi
con rabbia. -
La condizione di
quegli uomini non è affar mio. Non
possono minacciarmi alle
porte del mio regno e credere che io gli dia
ascolto o li tratti da
amici! - replicò Thorin con sguardo irato - ma questo
è
irrilevante.. tra pochi giorni arriverà Dain con un esercito
di
nani dai Colli Ferrosi a darci man forte e allora vedremo - aggiunse,
facendo un cenno
vago con la mano e riprendendo la sua caccia. -
Dain? Hai
chiamato tuo cugino?! Vuoi muovere guerra contro Bard quindi? E' questa
la tua idea per risolvere la questione? - domandai allibita. -
Ho fatto quel che
è giusto per tenere tutti noi al sicuro - replicò
Thorin
tranquillamente e io raggiunsi il punto di non ritorno. -
Guarda a
cosa ti ha ridotto questo! Ti sei rimangiato la parola data! - gridai
spalancando le braccia e a quel punto gli occhi di Thorin si fecero
gelidi. -
Harerin torna di
sopra ad aiutare gli altri, non voglio più sentire una sola
parola uscire dalla tua bocca in proposito. Ho preso una decisione e
questo è quanto, ma se continui su questa linea non so quali
saranno le conseguenze in merito - disse concludendo
così
la conversazione.
Non pensavo di poter
rimanere ancora
sconvolta arrivata a questo punto del viaggio, dopo tutto quello che
avevo visto, sentito e provato. Ma a quanto pareva, invece, potevo
benissimo. Il nodo in gola che mi si era stretto durante lo
conversazione, si serrò ancora di più mentre gli
occhi pizzicavano di lacrime pronte ad uscire. Voltai le
spalle a
Thorin e mi incamminai senza far caso al resto della compagnia che si
era radunata e che ci stava guardando con apprensione. Arrivata di nuovo al primo
gradino della scalinata mi fermai girandomi verso Thorin.
Aveva
ripreso la sua ricerca aiutandosi con una grossa pala. C'era una luce
febbricitante nei suoi occhi. Un'aria gelida che non gli era mai
appartenuta lo attorniava, rendendolo distante e, per la prima volta in
vita mia, un estraneo ai miei occhi. Non mi era mai capitato, nemmeno
la prima volta
che mi portò via con sè. Allora nei suoi modi
c'era
gentilezza, amore e quella forza caratteristica della sua stirpe, che
lo
aveva sempre coronato come un Re pur non avendo alcuna corona
in testa. Ora tutto questo era sparito, sostituito dall'ambizione e da
una spietata sete di oro. La rabbia mi mescolò alla
tristezza e allo sconforto facendomi tremare sul posto.
-
Ma vi sentite quando parlate?! Sapete a chi assomigliate?! -
gli urlai contro.
Se mi aspettavo una
qualche reazione,
e lo speravo, rimasi delusa. Thorin si fermò solo per un
attimo,
per poi riprendere il suo lavoro come se nulla fosse. Come se sua
figlia non gli avesse mai gridato contro la sua delusione.
-
Harin -
La mano gentile di Kili
si posò sul mio braccio, io lo guardai e scossi la testa.
-
No... - sussurrai e corsi via più veloce che potei. Risalii le scale e una
volta arrivata all’ingresso mi guardai intorno con il fiatone. Erebor era immensa,
bellissima,
magnifica.... e vuota.
All’improvviso tutta quella pietra finemente
lavorata, tutto quel marmo e quegli archi intarsiati d’oro mi
apparvero alieni. La mia futura casa e quella del popolo delle Montagne
Azzurre mi spaventò. Senza riflettere su
ciò che stavo facendo ripresi a correre imboccando, a caso,
uno dei corridoi. I miei passi risuonavano secchi nell'aria, producendo
infiniti echi che rimbalzavano da una parete all'altra e creando una
cacofonia distorta. Mentre
proseguivo alla cieca mi imbattei in una piccola sala. Non mi sarei dovuta fermare, una
voce nella mia testa mi diceva di proseguire la mia corsa, di non
badare a ciò che avrei trovato, ma si sa, le voci poche
volte
vengono ascoltate. Quando varcai la soglia,
la stanza
era
così poco illuminata che ci impiegai un attimo per mettere a
fuoco quello che mi circondava, e quando lo feci arretrai
così
in fretta da inciampare e ritrovarmi a terra. Ovunque, ammassati lungo
le pareti, o dietro a barricate improvvisate con tavoli e panche,
soli o stretti ad altri, c’erano un numero impressionante di
nani. Adulti, maschi e
femmine, bambini; coperti di ragnatele e con i volti raggrinziti dal
tempo. Molte bocche erano aperte in un urlo silenzioso, alcuni erano
adorni di gioielli che nulla avevano potuto fare contro Smaug o contro
la fame che li aveva probabilmente uccisi uno a uno. Rimettendomi in piedi,
dolorante, uscii dalla sala solo per fermarmi nuovamente.
Boccheggiai: il corridoio era pieno di nani che urlavano.
-
Di qua presto!!! Rifugiamoci qui! - esclamò uno di
essi conducendo gli altri.
Vidi una fiammata in
fondo al
corridoio e altre urla. La porta di fronte a me venne chiusa con un
cupo rimbombo, dopo che
anche l’ultimo nano si fu messo in salvo. Poi, una voce
ferina
rimbombò nello spazio circostante.
-
Fuggite! Fuggite
pure! Io starò qui ad aspettare che usciate, ho molto tempo
a
mia disposizione - disse in tono divertito Smaug.
Poi lentamente tutto
svanì e ripiombai nel silenzio, che mi sembrò
ancora più assordante delle urla. Ripresi a correre. Stavo
avendo
un attacco di panico, ne ero consapevole, ma il mio cervello voleva
solo
fuggire il più lontano possibile e le mie gambe, quiete,
ubbidivano. Svoltai
più volte in corridoi
minori e mi scoprii solo più tardi a seguire in
realtà un
percorso ben preciso, dettato da una leggere brezza che mi arrivava in
viso. Alla
fine fui attratta da un chiarore
che spezzava la penombra dell'ambiente. Lo raggiunsi quando ormai il
mio cuore
rischiava di implodere. Passai tra le due porte socchiuse e mi ritrovai
in una stanza piccola, molto piccola rispetto a tutte quelle che avevo
visto. Parte del soffitto era crollato, ma il cielo lo sostituiva
egregiamente. Il pavimento era cosparso di erba, cresciuta
grazie all’aria fresca e pulita dal tanfo mefitico di
Smaug. La cosa più straordinaria però, si trovava
verso
il lato dove il soffitto non c’era più. In quel
piccolo
angolino era
cresciuto un grande albero. Anche se era inverno io sapevo che si
trattava di un ciliegio, perché lo vedevo coperto di una
coltre
di fiori rosa pallido. Mi ci avvicinai posando
il palmo sul
tronco. Tremavo visibilmente e avevo ancora la mente in subbuglio; non
avevo mai avuto una visione che riguardasse eventi passati e men che
meno ne avevo avute da sveglia, ma quel
luogo era così impregnato dalla sofferenza di quella notte
che
aveva trovato un tramite per esprimersi. In cuor mio sperai vivamente
che non
succedesse mai più. Era stato semplicemente atroce.
Mi lasciai scivolare lungo il tronco, fino a finire
accovacciata per terra e lì rimasi.
Quando mi trovarono era
ormai notte inoltrata.
-
Harin! -
Dalla fessura tra le
porte si materializzò Fili che mi si avvicinò
rapidamente.
-
Harin! Sono ore che ti cerchiamo! - esclamò con la
preoccupazione che gli increspava il viso. -
Scusami Fee... non pensavo che vi avrei
fatto preoccupare così tanto una seconda volta - risposi,
riferendomi all’episodio
del torrente di decenni prima - e temo che non sarà
l’ultima - aggiunsi con un sussurro.
Fili scosse la testa e
tornò verso la porta.
-
L’ho
trovata! - gridò e neppure dieci secondi dopo anche Kili
entrò nella sala, correndomi praticamente incontro per
stringermi in un abbraccio.
-
Per Mahal Harin... - esclamò sollevato - tutto
bene? - domandò poi, lasciandomi andare. -
No non sto bene… - replicai guardandoli affranta. -
Se è per lo zio, vedrai che in qualche modo... - -
Non è solo per Thorin... - risposi guadagnandomi
un'occhiata confusa da Kili e Fili.
Mentre ero da sola avevo riflettuto a lungo e un pensiero ancora
più angosciante si era fatto strada nella mia mente.
-
È per questo posto. Io non posso abitare qui... -
dissi con un filo di voce. -
Perché Harin? - domandò Fili.
Io mi morsi il labbro
inferiore che aveva ripreso a tremare.
-
Perché mi
fa paura... non posso abitare sotto terra, non ce la faccio.
C’è troppa sofferenza racchiusa qui dentro -
risposi con voce strozzata. -
Harin adesso
questo posto è deserto e in rovina, ma quando torneranno i
nani esiliati
risorgerà! - mi disse Kili. -
No Kee, non capisci... tu non li hai visti! - replicai
sconsolata. -
Chi? - domandò allora il minore. -
I nani che sono morti nella sala - spiegai. -
Intendi quelli della porta ovest? - chiese Fee con sguardo
serio. -
Sì, li ho
visti, ho visto i loro fantasmi. Sono rimasti chiusi lì
dentro
finchè non sono morti di stenti, con la consapevolezza del
drago appostato fuori che li aspettava - spiegai rabbrividendo
a
quella scena - Kee io non… non posso.. - ripetei con voce
spezzata.
A quel punto lui mi
abbracciò - stai tranquilla - mi disse. -
Ora non
preoccupartene, avremo tempo per decidere il da farsi - mi
rassicurò Fili mentre lo guardavo da sopra la spalla del
fratello - possiamo sempre crearti una stanza all'aperto come questa -
aggiunse con un sorriso. -
E se no, andremo ad abitare da un’altra parte -
disse risoluto Kili. -
Grazie... -
mormorai a quel punto calmandomi - Per Durin, sembro una bambina
capricciosa! - aggiunsi mentre Kili
mi stringeva di più a sé. -
Siamo tutti bambini quando siamo spaventati -
affermò Fili dolcemente.
Ancora stretta a suo
fratello allungai un
braccio verso di lui perché si avvicinasse e quando lo fece,
lo
circondai coinvolgendolo in quell’abbraccio.
-
Siete la mia forza, non sarei nulla se voi non ci foste -
dissi.
Restammo perfettamente
in
silenzio.
Ero sicura che riuscissi a vederli solo io.
Quei meravigliosi petali
che scendevano davanti ai miei occhi.... e quel corvo che mi guardava
quasi
con umanità.
Spazio Autrice:
Tempus
fugit... per usare una frase di latino che non ho mai studiato. Questo
per dirvi che sarò breve, scusatemi! Il
temuto
confronto tra Harin e Thorin è arrivato.. e non solo questo.
E'
una scena che tengo tantissimo a farvi leggere, per cui incrocio tutte
le dita di mani e piedi nella speranza di aver fatto un buon lavoro.
Così come spero che vi abbia incuriosito tutto il pezzo
finale. Credo che parecchi di voi abbiano colto la citazione tratta da
Lotr =) Perchè Harin è un pò come Sam
in questo momento... la frustrazione e il dolore sono gli stessi di non
riconoscere più una persona amata. Vi
prego, fatemi sapere cosa ne pensate ç_ç Ringrazio
tutti i miei meravigliosi lettori, le recensiste sempre al mio fianco,
i seguitori (Thorinduil__),
preferitori (Thranduil_heat,
Weaslucy, AllisonHermioneEverdeen, LilyLilian) e
ricordatori che continuano ad aggiungersi incessanti!
Il
giorno dopo, alle porte
di Erebor, non si presentò nessun’altra
delegazione,
sebbene però, gli Uomini del Lago e
gli Elfi di Bosco Atro non si fossero mossi dal fianco del fiume lungo
il
quale era stato disposto
il loro accampamento. Il fumo dei fuochi
accesi si levava
alto oltre il pendio che li celava alla vista. Come se a quel modo
volessero farci
ben presente che fossero presenti. Come ordinato da Thorin
c’era sempre qualcuno di vedetta sui parapetti. Il Re non si
allontanava mai dalla sala del tesoro, la gemma infatti non era ancora
stata trovata. Dal
canto mio evitavo di scendere
ancora dabbasso, limitandomi a stare in compagnia degli altri nani, che
sembravano sopportare meglio di me quella condizione. Quello con l’umore
più
simile al mio era Bilbo. Dovevo ammettere che aveva assunto un
atteggiamento strano, era quasi sempre seduto sul suo giaciglio e,
nonostante i pericoli ben maggiori che aveva affrontato, sembrava
riluttante ad allontanarsi dalla sala per il suo turno di guardia.
-
Bilbo, qualcosa
non va? - gli chiesi una sera, sedendomi vicino a lui mentre fumavo la
pipa in
attesa di iniziare il mio turno. -
No Harerin non
preoccuparti, è solo un po’ di nostalgia di casa -
rispose
lui con un sorriso mesto. -
Sicuro? Mi sembri
sempre inquieto e preoccupato - affermai io e non mi sfuggì
la
sua occhiata nervosa. -
È che... -
incominciò per poi fermarsi subito - mi stavo chiedendo
che fine avesse fatto Gandalf, sicuramente lui saprebbe cosa fare in
una situazione come questa. Lui forse potrebbe far ragionare Thorin -
spiegò con un sospiro. -
Non credo che
riuscirebbe a farlo desistere dal suo intento, credimi, ma magari
troverebbe un modo per sbloccare la situazione - ammisi io
tirando una
boccata - se solo trovasse quella dannata pietra! -
esclamai frustrata lasciando uscire il fumo dal naso. -
Per quale motivo
ne è tanto ossessionato? - domandò Bilbo,
sventolandosi
una mano davanti alla faccia per snebbiare il fumo.
Io osservai Gloin
ravvivare il fuoco. La sala venne rischiarata dalla fiammata improvvisa
illuminando
così il resto dei nani intenti a riposare. Osservai Kili
chiacchierare con Fili
e provai una fitta di rimpianto per quel breve momento di
spensieratezza che avevamo avuto appena due notti prima.
-
Non penso di
poterti dare una risposta soddisfacente. Non l'ho mai visto
così... - risposi alla fine
allo hobbit ancora in attesa. -
Pensi.. pensi che
possa essere come Thror? – chiese titubante e io lo guardai
stupita - scusami! Ma ho sentito per caso Re Elrond parlarne a
Gandalf quando eravamo a Gran Burrone e così… -
si
affrettò ad aggiungere. -
Non te ne devi
preoccupare, è una domanda legittima e non è un
segreto
soprattutto - risposi sorridendo per rassicurarlo.
“Vi ascoltate
quando parlate? Sapete a chi assomigliate?” L’urlo che
avevo rivolto a Thorin il giorno prima echeggiò nella mia
mente.
-
Dopo tutto
è lo stesso dubbio che ho avuto io… - continuai,
sfregando
via con la punta dello stivale il tabacco che avevo tolto dalla pipa
ormai spenta - non so dirtelo Bilbo... Thror era ossessionato dal
tesoro e dall’accumularne una quantità sempre
maggiore... Thorin sembra
volere solo la pietra, forse perchè senza non riesce a
considerarsi il legittimo Re sotto
la Montagna - dissi. -
Capisco... - disse Bilbo -
Ma sono tutte congetture, non darci peso - replicai io con un
gesto non curante della mano.
Tra di noi ricadde il silenzio. Quando Thror impazzì io non
ero
nemmeno nata, erano stati i racconti di Balin a rievocare nella mia
mente le vicissitudini del nonno di Thorin. Quando avevo visto il suo
sguardo febbricitante e il suo viso illuminato dall'oro del tesoro, non
avevo potuto esimermi dal fare dei paragoni.... e quando avevo visto
l'espressione profondamente addolorata di Balin non avevo avuto
più dubbi. Era uno spettacolo che il mio mentore aveva
già visto e a cui stava di nuovo assistendo impotente.
-
Harerin, canteresti qualcosa? -
Riscossa dai miei
pensieri fissai Bilbo interdetta e lo vidi assumere un'espressione
imbarazzata.
-
Solo
se ti aggrada ovviamente! Il silenzio è così
opprimente
qui... - spiegò quasi a scusarsi. -
No, lo faccio
volentieri.. - risposi prontamente io intenerita dalle sue parole -
ma... non so che canzone verrà
fuori.. - dissi mentre mi alzavo per andare a prendere l’arpa.
Bofur ne aveva scovata
una assieme a
molti altri strumenti e pensando che mi potesse risollevare
l’umore l’aveva portata fin lì.
-
Non importa, andrà benissimo - replicò
Bilbo sorridendo comprensivo. -
Oh Harin, suoni?
- domandò Ori improvvisamente ridestato alzando al testa dal
suo
inseparabile taccuino.
L'attenzione di chi era ancora sveglio si rivolse a me e io rimasi con
lo strumento in mano tentennando. Sapevo che cosa cantare,
ma non
sapevo se fosse adatta al momento. Durante il viaggio, infatti, avevo
più volte pensato di comporre
una canzone da dedicare alla conquista di Erebor e
in tutta onestà, alla fine,
l’avevo realizzata. Era però molto diversa da
quella che
avevo fantasticato all'inizio della nostra missione. All'inizio era
piena di gloria e di gioia, di
immagini eroiche. Ma tutta la gloria e la gioia era bruciata una notte,
assieme
ad un'intera città e ad una bambina immersa
nell’acqua
con il viso rivolto verso il cielo. Tutto ciò che in
realtà era rimasto di quella gloriosa impresa erano i miei
amici. Quindi, invece di dedicare la canzone alla casa
dei loro padri finalmente riconquistata, la stavo per dedicare a loro.
Quello che cantai fu all’incirca questo:
Oh, misty eye of the mountain
below Keep
careful watch of my brothers' souls And
should the sky be filled with fire and smoke Keep
watching over Durin's son
If
this is to end in fire Then
we shall all burn together Watch
the flames climb high into the night Calling
out father, stand by and we will Watch
the flames burn auburn on the mountain side
And
if we should die tonight Then
we should all die together Raise
a glass of wine for the last time Calling
out father, prepare as we will Watch
the flames burn auburn on the mountain side Desolation
comes upon the sky
Now
I see fire, inside the mountain I
see fire, burning the trees And
I see fire, hollowing souls I
see fire, blood in the breeze And
I hope that you'll remember me
Oh,
should my people fall Then
surely I'll do the same Confined
in mountain halls We
got too close to the flame Calling
out father hold fast and we will Watch
the flames burn auburn on the mountain side Desolation
comes upon the sky
Now
I see fire, inside the mountain I
see fire, burning the trees I
see fire, hollowing souls I
see fire, blood in the breeze And
I hope that you'll remember me
And
if the night is burning I
will cover my eyes For
if the dark returns then My
brothers will die And
as the sky's falling down It
crashed into this lonely town And
with that shadow upon the ground I
hear my people screaming out
Now
I see fire, inside the mountain I
see fire, burning the trees I
see fire, hollowing souls I
see fire, blood in the breeze
I
see fire, oh you know I saw a city burning (fire) I
see fire, feel the heat upon my skin (fire) And
I see fire (fire) And
I see fire burn auburn on the mountain side
Avevo volutamente tenuto
gli occhi
chiusi durante tutta l’esecuzione e quando li riaprii, fissai
per un istante il
soffitto ricacciando indietro le lacrime e riprendendo a respirare con
più calma.
Il silenzio intorno a me era totale...
Quando mi
arrischiai ad abbassare di nuovo lo sguardo, ovviamente tutti mi
stavano
fissando. Ori si stava asciugando il naso con una manica, mentre
Bilbo gli
occhi con un fazzoletto di fortuna, Fili e Kili mi osservavano,
probabilmente aspettandosi una mia fuga in lacrime.
Perfino Dwalin
aveva gli occhi lucidi.
-
Scusatemi, non
avrei dovuto... - dissi appoggiando repentinamente lo strumento e
voltandomi per andare a chiamare Nori e iniziare il mio turno di
guardia.
Ma Nori nel frattempo
era già tornato e a bloccarmi, dietro di me, c’era
Balin.
-
Bambina mia...
è una delle più belle canzoni che io abbia
sentito. Ti
ringrazio, a nome di tutti e a nome mio. Il mio vecchio cuore
si
è sentito così alleggerito che adesso sembra
quello di un
pettirosso - mi disse spalancando le braccia a stringendomi in un
abbraccio.
Io ricambiai la stretta,
sentendo la
barba candida del nano accarezzarmi la pelle, una sensazione che mi
faceva tornare piccola. In quel preciso momento, pensai che se fossimo
rimasti tutti assieme
allora avrei potuto anche pensare che Erebor potesse diventare la mia
casa:
perché dove c’erano loro io ero a casa.
-
Meglio che vada a fare il mio turno - dissi con un sorriso
una volta lasciato Balin.
Feci un cenno agli altri
che
sembravano aver riacquistato la serenità e uscii dirigendomi
verso il posto di guardia. Quando passai dall’ingresso mi
sembrò di vedere una figura scendere i gradini con uno
svolazzo
di mantello. Ma forse me lo ero soltanto immaginato.
Spazio
Autrice:
Sono,
non stanca, di più! Questa settimana... e credo che il
capitolo
ne risenta ^^" Ho davvero faticato un mondo per scriverlo! Mi rendo
conto della brevità e vi prometto di rifarmi con il
prossimo! Nel
frattempo
vi lascio il link alla cover della celeberrima "I see Fire" di Ed
Sheeran. La voce di Harin l'ho pensata così. I See
Fire - Ed Sheeran - Cover by Kennedy Fitzsimmons & Matt
Letchworth Concludo
con il rigraziare tutti i lettori, le recensiste, chi mi ha aggiunto
nei preferiti (Andalusia), seguiti (crazyapple_) e
ricordati =)
I
giorni seguenti furono lenti e faticosi a trascorrere. La nostra occupazione
principale
era di ordinare e passare in rassegna tutto il tesoro di
Thror. Lo
scopo era, ovviamente, quello di trovare l’Arkengemma, o
almeno
questo era quello che facevano i miei amici. Io mi rifiutai
categoricamente di rimettere anche solo la punta dello stivale nella
sala, facendo piuttosto doppi turni di guardia. Preferivo
di gran
lunga stare all’aria aperta, che non chiusa dentro una grotta
il
cui colore dominante era l’oro. Oro, oro, solo e soltanto
oro. Le
occasioni di svago erano rare, anche quando ci ritrovavamo a cenare
assieme le chiacchiere erano sempre sovrastate da una cappa di
preoccupazione e di attesa. Attesa che la situazione si evolvesse con
l'imminente arrivo di Dain. I momenti che aspettavo con maggiore ansia
erano i turni di Kili e Fili, durante i quali avevo l'occasione di
fermarmi con loro a parlare del più e del meno. Fu
proprio una di quelle sere, che finalmente vidi un barlume di speranza
in quella situazione assurda che si era venuta a creare.
-
Harin non pensi che... - -
Fee, ti prego, ne
abbiamo già parlato. Tuo fratello ha fatto di tutto per
convincermi e non ci
è riuscito; non cambio idea - interruppi il mio amico prima
che
potesse terminare la frase.
Fili si strinse di più nel mantello che lo proteggeva dal
gelo
invernale, trasformando un lungo sospiro in una fiammata di vapore.
-
Gli
manchi! Potrà anche essere soggiogato dalla gemma, ma gli
manchi. È solo troppo fiero per ammetterlo - riprese
imperterrito lui senza darmi retta. -
Non intendo
scendere in quella sala Fee, non… - mi interruppi incapace
di
dare sfogo a ciò che provavo - E' tutto sbagliato! - sbottai
frustrata affondando il viso nelle ginocchia strette al petto. -
Non muoverà guerra contro Bard o contro gli Elfi
di Bosco Atro - affermò Fili con decisione. -
Come puoi esserne certo? - gli chiesi, voltando la testa in
modo da poter guardare il suo profilo. -
Primo,
perchè non glielo permetteremo, e secondo, perché
quando arriverà Dain si accorgerà egli stesso che
non
è una mossa saggia - rispose sicuro di
sé. -
Spero tanto che tu abbia ragione... - mormorai funerea. -
E tu? Hai ancora avuto visioni dopo quel giorno? -
domandò guardandomi di sghimbescio. -
No,
fortunatamente no. Però Fee, onestamente, non stavi bene
sugli
Ered Luin? - risposi fissando l’orizzonte e il fioco bagliore
dell’accampamento oltre il crinale. -
C’eravate tu, Kili, lo zio e mia madre. Certo che
stavo bene per Durin! - esclamò lui quasi indignato dalla
mia domanda. -
Però? - lo
incalzai sapendo bene che c’era dell’altro dietro
quella
massa fulva di capelli biondi. -
Però sono
anche cresciuto con i racconti di questo posto e mi sono sentito in
dovere di riprendermelo. Queste sono le nostre origini Harin! E' la
terra che ha visto crescere e prosperare il nostro popolo! - disse
accorato e io sospirai. -
Devo essere
sincera... Riflettendo ho raggiunto la conclusione che alla fine, per
me, non è il luogo a fare da casa, ma le persone che ci
abitano.
Credo che mi abituerò a stare qui se ci siete anche voi... -
ammisi ricevendo un sorriso smagliante da parte del mio amico. -
Brava! -
esclamò battendomi una mano sulla spalla con fare gioviale -
ma
dimmi… che armi avrebbe utilizzato il mio fratellino per
convincerti? - aggiunse subito dopo ammiccando. -
Idiota! - risi io dandogli una spallata amichevole. -
Ti lascio ora; vado a
dormire. Fai buona guardia mi raccomando! - disse alzandosi e
sgranchendosi le gambe prima di lasciarmi sola con la brezza notturna.
Avevo due ore da passare
di guardia prima di lasciare il posto a Ori alla mezzanotte, e fu
più o meno
alle undici che la nottata si animò.
-
Bilbo... lo so che
sei lì - dissi portando le braccia in alto e stiracchiando
la
schiena rimasta troppo tempo nella stessa posizione.
Come avevo avvertito,
dall’ombra
delle grandi colonne si fece avanti lo hobbit, il quale mi rivolse
un’occhiata incerta e un sorriso nervoso.
-
Cosa ci fai qui? -
gli chiesi mentre si avvicinava, vidi che in mano portava un involto e
una spessa corda - vuoi andartene?! - esclamai improvvisamente
allarmata. -
No! Oh cielo no! - si agitò lui - cioè,
l'idea era quella di andarmene e tornare
in effetti... - aggiunse guardandosi intorno per vedere che non ci
fosse nessun altro. -
Bilbo che succede? - gli domandai incuriosita. -
Harerin, ti prego,
quanto sto per dirti deve rimanere fra di noi... immagino che tu
capirai
il perché - rispose, lanciandosi l'ennesima occhiata alle
spalle. -
Certo - risposi prontamente - hai la mia parola - giurai
seria. -
L’Arkengemma non si trova… -
cominciò,
aprendo l’involto che si era portato dietro -
...perché ce l’ho io - concluse scostando
l’ultimo lembo.
Improvvisamente, il
parapetto fu
rischiarato da un’intensa luce. Quello che teneva in mano lo
hobbit sembrava un globo dalle mille
facce. Esso splendeva come argento alla luce del fuoco, brillava come
acqua al sole,
come neve sotto le stelle e come la luna attraverso la pioggia.
Davanti ai
miei occhi increduli, l’Arkengemma ardeva. Quando riuscii a
sollevare lo sguardo
dalla pietra lo puntai su Bilbo, assumendo un’espressione che
valeva più di mille parole.
-
Ti posso
spiegare... beh, in realtà all’inizio non posso -
disse
incoerentemente lo hobbit, fermandosi per picchiettarsi in
testa cercando la concentrazione. -
Bilbo stai calmo, non sono Dwalin - gli dissi con un sorriso
divertito e lui sembrò stare meglio. -
Ho trovato la
gemma mentre fuggivo da Smaug e me la sono messa in tasca. Giuro che
volevo darla a Thorin! Ma all’ultimo mi
sono fermato -
spiegò - e penso di avere in mente un piano per
far sì che Thorin riconosca il diritto di Esgaroth ad avere
ciò che chiede - disse guardandomi serio e con una punta di
ansia negli occhi castani. -
E cioè? - chiesi io sinceramente speranzosa delle
sue parole. -
Ho intenzione di
raggiungere l’accampamento oltre l’altura per
parlare con
Bard e Re Thranduil. Voglio consegnargli la gemma in modo che possano
usarla per le trattative - rispose e io rimasi senza parole - Ha..
Harerin dici che faccio bene? Bard mi pare un uomo dai solidi principi,
credo che
saprà cosa fare - mi interpellò vedendo che non
accennavo a dire
nulla. -
Bilbo Baggins... tu
sei un genio! - esclamai facendolo sobbalzare - è
un’ottima idea! - aggiunsi e lo vidi sorridere grato. -
Sapevo che tu
avresti capito ed è per questo che mi ero deciso a venire
quando
fosse stato il tuo turno di guardia. - disse sollevato, srotolando la
corda con cui aveva
intenzione di calarsi fino a terra. -
Dammi, ci penso io ad assicurarla - mi offrii e lui mi
passò la cima. -
Bene, io vado allora. Tornerò prima di mezzanotte!
- affermò legandosi la fune in vita. -
Bilbo! - lo fermai
e lui rimase in attesa con la corda stretta tra le mani -
faresti meglio a non tornare indietro. Quando Bard si
presenterà
per le
trattative, Thorin verrà a sapere di ciò che hai
fatto -
gli dissi preoccupata, ma lo hobbit mi fece un gran
sorriso. -
No,
tornerò. Non me la sento di abbandonarvi qui, dopo tutto
sono il
vostro scassinatore! - affermò.
Toccata dalle sue parole
mi avvicinai a lui, e per la seconda volta strinsi quel piccolo uomo
tra le braccia.
-
Ancora una volta
ci stai salvando da una situazione spinosa. Sei molto più di
un semplice scassinatore Bilbo,
credimi.. - dissi mentre lo sentivo ricambiare l'abbraccio. -
Sì, sono
uno hobbit che vuole rivedere la sua poltrona infatti! -
replicò
e io mi misi a ridere.
Dopo di che, il mezzuomo
si
calò giù dal parapetto e ben presto (o
praticamente
subito) lo vidi sparire nell’oscurità. Mi rimisi
così a sedere sotto la torcia accesa sperando con tutto il
cuore che il suo piano andasse a buon fine.
Spazio Autrice:
Con questo
capitolo credo di aver accontentato sia le fan di Bilbo che quelle di
Fili; in sostanta due piccioni con una fava xD Finalmente
riposata (ma quando mai?!) sono riuscita a mettere giù
qualcosina di più. Non so se avete notato come sono stata
brava
a "non" descrivere l'Arkengemma, che è praticamente tutto e
niente ahahah! Quando avevo letto il libro me l'ero immaginata come un
globo più che con la forma che gli ha dato PJ, e
così
eccola qui. Ora, visto che ho l'ispirazione giusta per il prossimo
capitolo vado di volata a buttarlo giù! Nel
frattempo ringrazio ancora chi mi legge, recensisce, preferisce, segue
e ricorda <3
-
Dai Bilbo - sussurrai nervosa all'oscurità intorno
a me.
Era quasi mezzanotte, ma
dello hobbit non c’era traccia e io iniziavo seriamente a
preoccuparmi.
Non tanto perché tra poco sarebbe arrivato Ori a
darmi il cambio, quanto più, perché avevo paura
che gli
fosse successo qualcosa.
Se lo avesse sorpreso qualche bestia feroce lungo il cammino? Se fosse
stato scambiato per un orchetto dalle guardie di vedetta? Se nonostante le sue ottime
ragioni, per qualche motivo, lo avessero messo ai ceppi?
"Ma piantala Harin! Bard e
Thranduil non gli farebbero nulla; soprattutto quando si presenta al
loro cospetto per
risolvere la situazione in cui ci siamo allegramente cacciati tutti
assieme."
Nonostante
il tentativo di
auto convincermi, però, non riuscivo a tranquillizzarmi...
- Oh basta! Gli vado incontro! - borbottai, alzandomi da terra con fare
deciso.
Mi stavo accingendo a scavalcare il parapetto con un rampino alla mano,
quando l'oggetto delle mie preoccupazioni comparve praticamente dal
nulla.
-
Per Mahal, Bilbo!
Vuoi farmi raggiungere le aule di Mandos prima del tempo? - sibilai
portandomi una mano sul
cuore - da dove spunti?! - chiesi, mentre lui riavvolgeva la corda che
aveva usato per risalire. -
Da sotto le mura ovviamente! - rispose lui con aria candida. -
Ahhh non importa! - lasciai perdere io - Allora?
Com’è andata? - domandai quindi ansiosa.
Il sorriso che mi
rivolse lo hobbit, bastò a farmi intendere che tutto era
andato secondo i piani.
-
Sei il migliore Bilbo! -
esclamai, forte abbastanza da far agitare lo hobbit che si mise un
dito sulle labbra saltellando sul posto. -
Sì,sì, è andato tutto bene.
Domani Bard e
Thranduil torneranno qui con la gemma per proporre a Thorin un accordo
-
mi spiegò sempre leggermente trafelato. -
Temo che per allora avremo il nostro
bel d’affare... - sospirai sconsolata, Thorin non
l’avrebbe
presa per niente bene. -
Sì, ma la
fortuna è dalla nostra questa volta! Abbiamo un asso nella
manica. E neppure di poco valore! - replicò Bilbo con aria
furba. -
E cioè? - lo incalzai io. -
Gandalf! È tornato - mi annunciò con un
sorriso che partiva da un orecchio e finiva all'altro. -
Cosa?! - esclamai, sentendo la speranza crescere ancora di
più. -
Sì, era
all’accampamento. Sarà con noi domani assieme a
Bard e Re
Thranduil - spiegò. -
Sia ringraziato Durin... - mormorai rincuorata dalla notizia
- ma ora va! Tra poco dovrebbe arrivare Ori a
darmi il cambio - aggiunsi dopo aver dato una rapida occhiata alla
posizione della luna nel cielo. -
Oh sì, giusto! - esclamò Bilbo,
nuovamente agitato, affrettandosi ad entrare. -
Bilbo? Grazie - aggiunsi con il cuore.
Lo hobbit mi rivolse un ampio sorriso (appena velato da qualcos'altro)
e poi sparì. Come previsto, di
lì a poco,
arrivò Ori a prendere il mio posto con gli occhi ancora
pregni
di sonno. Sbadigliando sonoramente il nano mi augurò la
buona
notte, sedendosi esattamente nello stesso punto in cui ero io un attimo
prima e prendendo a scribacchiare sul suo taccuino.
Vidi che sulla pagina era abbozzato un ritratto di un profilo a me
molto famigliare. Ero sicura che a Bilbo sarebbe piaciuto molto.
Sorridendo, mi diressi quindi nella sala dove ci eravamo accampati,
fermandomi solo un
istante nel salone d'ingresso per tendere l'orecchio.
Ogni volta, mi
auguravo di sentire i passi di Thorin farmisi incontro per dirmi che
tutto era risolto, ma come al solito mi rispose solo un lugubre
silenzio. Quando alla fine entrai nel dormitorio, diedi una rapida
occhiata verso
il
giaciglio di Bilbo; vidi il rigonfiamento del suo corpo sotto le
coperte alzarsi e abbassarsi lentamente: era un ottimo attore non
c’era da dire! Sentendo
la stanchezza farsi improvvisamente più pressante, come se
vedere
tutti dormire mi avesse ricordato che anche io avevo bisogno di riposo,
mi avvicinai alla mia branda e mi stesi fra Kili e Fili
com’ero
solita fare.
-
Andato bene il turno? - domandò Kili con voce
impastata non appena mi coricai. -
Sì, tutto
bene - risposi, mentre lui mi prendeva una mano baciandone le
dita.
Kili era ricco di gesti simili, che fosse un bacio o una
carezza, provava la stessa mia necessità di avvertire un
contatto.
- Fili mi ha detto che hai delle
novità riguardo Erebor - disse sulla pelle della mia mano. -
Penso di potermi
abituare a stare qui... se ci siete voi sono a casa, non importa dove -
risposi e vidi i suoi occhi illuminarsi di sollievo alla fievole luce
delle braci ardenti.
Sapevo che Kili
desiderava restare
ad abitare nella patria che avevamo duramente riconquistato; lo aveva
sempre immaginato e
desiderato al pari di Fili. Ed ero sicura che non vedesse
l’ora
che Dis potesse raggiungerli.
-
È una
bellissima cosa - disse attirandomi verso di lui - non vedo
l’ora di poterti sposare! - aggiunse con un sorriso a 32
denti.
Io di riflesso mi
guardai la mano che portava l’anello.
-
Anche io. Ti amo
così tanto Kee... - risposi quansi con le lacrime agli
occhi. -
Ti amo anche io- replicò candidamente lui.
Negli istanti che
seguirono le nostre
bocche furono piuttosto occupate, finchè la
necessità di
riprendere fiato non fu più forte.
-
Non so cosa ti
farei in questo momento - mi bisbigliò
all’orecchio,
risvegliando in me un piccolo fuoco che partiva dal basso ventre. -
Io lo so che cosa
ti farei… - replicai e accostata la bocca al suo orecchio,
gli
sussurrai un paio di frasi che si riferivano per lo più ai
molteplici modi in cui lo avrei voluto portare oltre al limite del
piacere.
Quando mi scostai, Kili
aveva gli occhi spalancati e sembrava impossibilitato a proferire
parola. Poi
fece un verso di frustrazione e si alzò
dall’alcova.
-
Dove vai? - gli chiesi confusa sollevandomi parzialmente su
di un gomito. -
A far abbassare il ponte levatoio che hai sollevato!
- mi sibilò lui uscendo di gran carriera.
A momenti non rimasi
soffocata dalle
risate che dovetti trattenere per non svegliare metà
compagnia e
quando Kili tornò, ancora faticavo a restare seria.
-
Non è
divertente, soprattutto quando non puoi mettere in pratica
ciò
che dici! - sbuffò lui sdraiandosi di nuovo vicino a me. -
Ti giuro che alla
prima occasione sarai ricompensato, con tutto ciò che ti ho
detto - risposi a metà tra lo scherzo e la
verità. -
Lo spero... - borbottò piccato.
Poi Kili mi strinse a
sé e di lì a poco mi addormentai.
Spazio
Autrice:
Breve
il
capitolo e breve il mio spazio... sarà la quindicesima volta
che
vi chiedo scusa, ma ho davvero avuto due settimane piene di scadenze a
lavoro e non ho potuto dedicarmi come al solito alla mia storia. Dalla
prossima settimana dovrei essere più tranquilla, quindi vi
prometto un bel capitolo lungo e con qualche svolta finalmente! Per
questa volta abbiate ancora pazienza... Ringrazio
i lettori, le recensiste in modo particolare Niike e Inuiascia aggiuntesi
da poco e chi mi ha aggiunta tra i preferiti, ricordati e seguiti!
Per
il giorno seguente mi
aspettavo una lunga e snervante attesa, di dover restare con le
orecchie tese e gli occhi fissi sull'orizzonte per un tempo che mi
avrebbe logorato lentamente i nervi; ma così non fu. Ancora
oggi non so dire se per fortuna o meno...
In tutti i casi, a
metà mattina, una staffetta raggiunse le porte di Erebor
chiedendo se Thorin fosse disposto ad incontrare una nuova ambasciata;
c'erano infatti novità urgenti che dovevano essergli
riportate
quanto prima. Thorin,
dopo aver ascoltato molto attentamente,
acconsentì, a patto che venissero in pochi e disarmati. Non
intendeva tollerare armi puntate contro di lui in nessun frangente.
-
Probabilmente
sono venuti a sapere dell’arrivo di Dain e vorranno
ritrattare le
loro richieste... Ciò non toglie che dobbiate stare con gli
occhi aperti - ci avvertì meditabondo mentre tornava alla
sala del tesoro.
A quelle parole io e Bilbo ci eravamo scambiati una rapida occhiata.
Ero
sicura che anche lo hobbit si fosse augurato che tutto proseguisse
senza intoppi e soprattutto per il meglio di entrambe le parti. L’ambasciata
arrivò
verso mezzogiorno composta da una ventina di persone, che,
lasciate le proprie armi all’inizio del sentiero,
procedettero a
passo sicuro verso le nostre porte. Tra loro c’erano Bard,
Thranduil con Legolas e un uomo avvolto da un mantello con cappuccio,
il quale teneva in mano uno scrigno in ferro e legno. Il cielo era
plumbeo e radi fiocchi di neve iniziavano a discendere dall'alto
sospinti da un venticello tanto freddo quanto leggero. Rabbrividendo e
seguendo con lo sguardo il gruppo avvicinarsi, strinsi il
collo
del mantello di lana che avevo indosso. Speravo che la mia posa rigida
non insospettisse nessuno, ma mi sentivo un fascio di nervi. Come
succede spesso, l'idea che la notte precedente sembrava
essere la sola speranza di rompere lo stallo venitosi a creare,
ora appariva un azzardo. Ma forse tutta quell'ansia era solo dovuta al
fatto che sia Kili che Fili non fossero presenti. Difatti, erano stati
mandati da Thorin al vecchio
posto di guardia all’angolo sud-ovest della Montagna, per
controllare che l'accampamento fosse tranquillo e che non ci fossero
i presagi di un possibile attacco a sorpresa. Così,
quando il drappello si fermò esattamente sotto il parapetto
da
dove noi osservavamo, loro erano lontani da me e dalle preoccupazioni
che affollavano i miei pensieri.
-
Salve Thorin! -
lo salutò Bard - sei sempre dello stesso parere? -
domandò andando dritto al punto.
Notai che, nonostante
fosse stato ormai riconosciuto
come legittimo successore dell’ultimo re di Dale, Bard oltre
ad
un’armatura leggera non portava nessun orpello che attestasse
la sua posizione, al
contrario Thranduil trasudava (come sempre)
regalità, con la sua
corona di rami ora spruzzata di brina invernale e l'ampia veste color
del vino.
-
Non sono tipo da
cambiare idea
dall’oggi al domani, soprattutto quando il vostro esercito
è ancora accampato alle mie porte. È inutile
trattare con
me sotto
minaccia, mi pareva di essere stato chiaro con voi, Bard
l’arciere -
rispose Thorin senza perdere nemmeno un centimetro della sua posizione.
-
E non
c’è nulla per cui cederesti un
po’ del tuo oro? -
chiese allora l’uomo. -
Nulla che voi possiate offrirmi - replicò secco il
nano.
A quel punto giurai di
vedere un accenno di sorriso sulle labbra di Bard prima che questi
parlasse nuovamente.
-
E se fosse l’Arkengemma di Thrain? - aggiunse
allora.
Il vecchio, che fino a
quel momento si era solamente limitato a tenere in mano lo
scrigno, lo aprì con un movimento fluido, afferrando la
gemma dal
suo alloggio e tenendola ben in vista sul palmo della mano. Thorin, con gli occhi
spalancati
dallo stupore, si avvicinò al parapetto poggiando le mani
sulla
pietra, in un gesto che non seppi interpretare se per reggersi o per
avere una prova concreta di non
stare sognando. Stessa
reazione ebbero tutti gli altri: un muto stupore percorse
l’intera compagnia… o quasi. Bilbo si manteneva
scostato
tenendo un certo contegno, ma probabilmente aveva il cuore in
tumulto tanto quanto lo era il mio.
-
Quella pietra
apparteneva a mio padre! - tuonò Thorin quando
ritrovò la
voce e facendo trapelare da essa una rabbia incontenibile - Ladri!! -
li additò - Per quale motivo dovrei
comprare ciò che è mio di diritto!? Come avete
fatto ad
impadronirvene? - domandò furioso. -
Non siamo ladri
Scudodiquercia. - replicò Bard senza scomporsi minimamente -
ciò che è tuo ti verrà restituito in
cambio di ciò che è nostro,
com’è equo che
sia - spiegò. -
Voglio sapere
come avete fatto ad averla!! - urlò Thorin senza minimamente
prestare attenzione a ciò che gli era stato detto.
Non lo avevo mai visto
così arrabbiato e ciò mi fece correre un brivido
di paura lungo la schiena.
-
Gliel’ho data io! -
Mi voltai di scatto
verso Bilbo che
comparve da dietro la schiena di Ori e Dori quando questi si scostarono
da
lui. Il mio sguardo corse rapido dallo hobbit, con un'espressione a
metà tra il terrorizzato e il risoluto, a Thorin che stava
richiudendo lentamente la bocca dopo lo stupore iniziale; i suoi occhi
si ridussero a fessura e il viso gli si contorse in una smorfia di pura
ira.
-
Tu! -
esclamò facendo un balzo in avanti e afferrando Bilbo per le
braccia - come hai potuto?! Miserabile creatura che non sei
altro! - sbraitò scuotendolo.
Dwalin, Nori e Bofur si
lanciarono
per separare i due. Io non riuscivo a fare altro che osservare la scena
allibita, senza sapere cosa fare. La prontezza di spirito che mi aveva
aiutato in molte situazioni pericolose sembrava essersi volatilizzata,
lasciandomi incapace di pensare o agire.
-
Quanto vorrei che
Gandalf fosse qui! È tutta colpa sua se ci ritroviamo con un
traditore in mezzo a noi! - esclamò Thorin trattenuto dai
suoi compagni mentre Bilbo lo guardava con occhi sgranati - e
per quando ti riguarda sarò io personalmente a buttarti di
sotto! - disse, cercando di raggiungerlo nuovamente. -
Fermo! Il tuo desiderio è stato esaudito! -
esclamò all'improvviso una voce dabbasso.
Gandalf, togliendosi il
mantello che
lo aveva tenuto celato ai nostri occhi, ora con il cappello a punta di nuovo
calato sulla testa teneva alto il suo bastone.
-
Potresti smettere
di maltrattare il mio scassinatore e ascoltare prima cosa ha da dire? -
propose il vecchio mago.
Thorin parve calmarsi
quando bastava per smettere di dimenarsi e rivolgere uno sguardo carico
di rancore allo hobbit.
-
Tu miserabile, che hai da dire? - sibilò a denti
stretti. -
Povero me…
- mormorò Bilbo afflitto - mi avevi detto che avrei potuto
prendere
ciò che volevo per il mio quattordicesimo, e temo di averti
preso troppo alla lettera. - spiegò - miserabile? Se non
sbaglio c’è stato un tempo in cui mi hai ritenuto
di una
certa utilità! - aggiunse poi con tono improvvisamente
alterato.
Thorin ascoltava ma non
pareva molto coinvolto da ciò che lo hobbit diceva.
-
Sono questi i
servizi che mi avevi promesso a nome tuo e della tua famiglia? Sto
cercando di far sì che questa assurda situazione si risolva,
se
non te ne sei accordo! Quindi vedilo come un tentativo ulteriore di
aiutarvi e lascia perdere - concluse Bilbo con un sospiro stanco, come
se tutta la rabbia fosse evaporata al pari della neve in primavera. -
Oh lo
farò - rispose a quel punto Thorin aspramente - e
lascerò perdere anche te! Che Mahal voglia che non ci
incontriamo mai più! - sentenziò prima di girarsi
a
parlare oltre le mura.
Aveva appena cacciato
Bilbo...
La
persona che ci aveva tirato fuori da guai più di una volta,
che
aveva fatto di tutto perché il sogno di Thorin si
realizzasse,
veniva trattato come un traditore della peggior specie. Guardai con
occhi spenti mio padre annunciare a Bard che avrebbe dato la
quattordicesima parte dell’oro e dell’argento, ma
come
parte di ciò che era stato promesso a Bilbo e che quindi se
la
sarebbero dovuta spartire.
-
Prendetevelo, se
volete che rimanga vivo; la mia amicizia non lo accompagna
più -
esclamò girandosi poi verso lo hobbit - e adesso vai
dai tuoi amici, prima che cambi idea e ti butti davvero di sotto - gli
disse superandolo senza degnarlo di uno sguardo.
Vidi il viso di Bilbo afflosciarsi come se avesse appena ricevuto una
terribile condanna, vidi la tristezza di chi ha appena perso un amico
pur avendolo davanti ai propri occhi, una sofferenza dell'animo ben
peggiore di una ferita di guerra prodotta dal ferro nemico.
-
Stai davvero facendo questo?! - esclamai senza più
riuscire a contenermi.
Era la prima volta dopo
giorni che
rivolgevo la parola a Thorin e sicuramente tutti e due speravamo in
qualcosa di meglio. Il nano si fermò girandosi verso di me.
Mi
trapassò letteralmente con lo sguardo prima di rispondermi.
-
Vuoi mettere in discussione anche questa decisione? -
domandò secco. -
Lo voglio
eccome! - replicai ad alta voce - ti rendi conto che stai mandando via,
come se
fosse un criminale qualsiasi, colui che ci ha salvato più
di una volta in modo che potessimo arrivare alla Montagna? Se non fosse
stato per Bilbo non avremmo mai raggiunto Erebor! -
dissi con tono grave. -
Colui che tu dici
averci permesso di arrivare qui, ci ha appena venduti al nemico! E' un
traditore, nulla di più e nulla di meno. Non c'è
posto
per lui in mezzo a noi. - rispose Thorin con occhi fiammeggianti. -
Non ci sta vendendo al nemico! Ci sta aiutando! - replicai a
mia volta esasperata. -
Ha sottratto
ciò che era mio di diritto e me lo ha portato via! Come un
infimo ladro quale alla fine si è rivelato essere per
davvero! - sbottò alzando il tono.
Mentre aprivo la bocca
per rispondere
vidi Bilbo, nel panico, farmi segno di no con la testa, come se avesse
già capito cosa stessi per dire.
-
Ho aiutato io
Bilbo a raggiungere Bard. Non è un traditore, ne ha parlato
prima con me, perché sapeva che io avrei ragionato a
differenza tua! - esclamai.
Vidi la confusione
passare dietro gli
occhi di Thorin, prima che divenissero due pezzi di ghiaccio.
L'ultima immagine del padre affettuoso che era stato si infranse,
sostituita da quella di un Re sotto la montagna che non vedeva oltre il
proprio
desiderio.
-
Lo hai aiutato? - sussurrò con un tono che avrei
attribuito ai venti di Bora. -
Sì e lo rifarei - replicai senza timore. -
Vattene -
Per un attimo credetti
di non aver
capito bene, ma il suo sguardo non poteva essere frainteso.
Vacillai,
facendo involontariamente un passo indietro. L'aria scomparve dai miei
polmoni mentre assimilavo la durezza di quella parola.
-
Thorin! - intervenne Balin, ma venne zittito da un gesto
rapido del nano. -
Non
c’è posto tra di noi per chi con tanta
facilità
decide di voltarci le spalle. Neppure se è una di famiglia -
disse con tono tagliente - vattene, raggiungi i tuoi amici uomini e la
tua discendenza elfica - aggiunse di nuovo rivolgendosi a me.
Restai bloccata per un
istante, come
se la freddezza delle sue parole e del suo sguardo mi avessero
congelata sul posto, poi, senza
emettere un fiato mi diressi verso al scala che avevano preparato per
far scendere Bilbo.
-
Harerin.. -
Fermai con un gesto
della mano Bofur
che mi si stava avvicinando e salita sul parapetto, prima di scendere,
mi rivolsi un’ultima volta a Thorin.
-
Potresti ancora essere
un grande Re... lo stesso che pur senza corona, ha portato la sua
famiglia
e il suo popolo al sicuro ridandogli una casa e una vita
dignitosa. Ma se continui di questo passo finirai esattamente come tuo
nonno… cieco e lontano da chi lo amava. - dissi e mi
sorpresi del tono fermo che avevo, molto diverso dal caos interiore che
stavo provando - per quando riguarda me,
Thorin… non avrei potuto desiderare un padre migliore dopo
Harael, il mio amore ti accompagnerà sempre e mi rammarico
soltanto di
non essere riuscita a fare di più per te. - conclusi e senza
guardare più nessuno scesi la scala.
-
Harerin
cos’è successo? Cosa fai qui? - mi
domandò Bard non
appena misi piede di fronte a loro.
-
Sono stata
cacciata, ma non ho voglia di scendere nei particolari - risposi con
tono incolore, evitando apposta di incrociare lo sguardo di Thranduil o
Legolas; non volevo sapere cosa ci avrei letto.
Gandalf invece mi
guardò, e i suoi occhi dicevano che avevamo molto di cui
discutere, ma che non era quello il momento. Quando anche Bilbo
arrivò, Bard si rivolse un'ultima volta a Thorin.
-
Ti diamo tempo
fino a domani. A mezzogiorno torneremo a vedere se hai prelevato dal
tesoro la porzione che deve essere barattata con la pietra. Se questo
sarà fatto, allora ce ne andremo e l’esercito
degli Elfi
ritornerà nella foresta - disse.
Quando raggiungemmo
l'inizio del sentiero dove erano state lasciate le armi, io mi voltai
ancora una volta a guardare
indietro. Vidi distintamente alcuni dei miei amici ancora sul parapetto
e con una fitta di dolore improvvisa mi vennero in mente Kili e Fili.
Quanto avrei voluto averli al mio fianco, forse sarebbero riusciti a
fare qualcosa in più di quel che avevo fatto io.
-
Avanti sali. -
La voce di Legolas mi
strappò
da quei pensieri. L’elfo, seduto sul suo cavallo, mi stava
porgendo
una mano per aiutarmi a salire dietro di lui. Incrociai il suo sguardo
di
malavoglia, ma non ci vidi quello scherno che mi sarei aspettata, anzi,
Legolas sembrava sinceramente dispiaciuto per me. Accettai
l’aiuto e un istante dopo mi ritrovai seduta dietro la sua
ampia
schiena mentre il drappello partiva al galoppo.
Il senso di perdita iniziò a farsi strada nel mio cuore,
dandomi
la sensazione di avere le vene piene di ghiaccio e il cuore gonfio di
dolore.
-
Tuo padre dovrebbe essere fiero di te - -
Eh? - domandai confusa all’elfo che aveva appena
parlato. -
Non tutti hanno
la fortuna di avere una figlia così saggia e
così affezionata - disse, mentre sentivo la sua schiena
vibrare sotto le dita. -
Grazie... Legolas - risposi dopo un attimo di silenzio.
Cacciata da mio padre,
sull’orlo di una crisi politica, lontana dal mio fidanzato e
dal
mio migliore amico e consolata da un Elfo che chiaramente odia i nani. In quel momento dovevo essere al
massimo della pateticità, ma accolsi con
gratitudine quelle semplici parole.
Spazio
Autrice:
Ebbene
sì, accompagnati da Thorin abbiamo toccato il fondo... chi
si
aspettava la cacciata di Harin alzi la mano! Vi prego non fatelo tutti
assieme XD Ho
giocato nel
ribaltare un pochetto le situazioni e mi spiace molto aver dovuto usare
Thorin per farlo. Ma credo che in questo capitolo si sia veramente
capito quanto profondo è il suo mutamento a causa del
tesoro. Mi
rendo conto di avergli fatto compiere un'azione terribile... ma
più in fondo si cade e più in alto si riemerge. Come
mio solito
ho combinato libro e fantasia, perdonatemi se ho allontanato Fili e
Kili, ma in caso contrario ci sarebbero stati ancora più
problemi e poi avevo bisogno che se la vedessero padre e figlia da
"soli". Lasciandovi
a rimuginare sugli sviluppi da qui in avanti vi abbraccio tutti e
ringrazio: I
miei lettori, le mie recensiste GreekComedy
in particolare, chi mi ha aggiunta tra i preferiti, ricordati e seguiti
(Martinaueue,
Il_mio_tesssssoro, Inuiascia, AnnaCris e SarettaSnidget91).
Grazie di essere ancora tutti con me.
Arrivati
all’accampamento mi fu
assegnata una tenda soltanto per me. Non tanto perchè
meritassi
un trattamento di favore, quando più perchè ero
l'unica
donna presente al campo. Con sollievo venni a sapere che la popolazione
rimasta a
Lagolungo
era riuscita a sistemarsi più che bene; l’umore
era migliorato e neppure il freddo riusciva
a
scalfirlo: la vita stava ricominciando.
Bain, Tilda e Sigrid stavano bene, saperlo mi scaldò non poco il
cuore e Bard mi confessò
che gli mancavamo molto.
Nonostante i racconti dell'arciere, mentre
mi inoltravo tra le innumerevoli tende, non potei non notare di essere
oggetto di ben più di
un’occhiata ostile da parte dell'esercito degli uomini e non
fui
la sola a farci caso. Bard ritenne opportuno mettere ben in chiaro,
pubblicamente, che sia io che Bilbo godevamo della
sua protezione e di quella del Reame Boscoso e a quel punto gli uditori
sembrarono accantonare
perlomeno l’idea di trucidarci durante il sonno. Di sicuro non mi aspettavo
niente di
meglio... Il comportamento
di Thorin aveva inasprito il giudizio verso di
noi e a ragion veduta, quindi non potevo non capire le loro reazioni
seppure con una nota di amarezza. La
situazione mi ricordava vagamente quando da giovane
abitavo ancora con Harael, guardata male dalla gente del mio villaggio,
ma in
questo caso a nessuno importava della mia diversità, le
motivazioni erano completamente diverse.
Bilbo, camminando al mio fianco, aveva un’aria
così colpevole che,
intenerita, dovetti rincuorarlo più di una volta sul fatto
che
non lo ritenevo, nel modo più assoluto, responsabile del
fatto che
Thorin mi avesse cacciata da Erebor.
-
Ma se non ti
avessi messa in mezzo non si sarebbe arrivati a tanto! -
esclamò
lo hobbit contrito al mio ennesimo tentativo di rassicurarlo. -
Bilbo, se tu non
mi avessi messo in mezzo probabilmente non saresti riuscito ad
andartene da Erebor e a raggiungere questo posto - replicai. -
Kili e Fili
impazziranno! Soprattutto Kili! Oh giorni celesti!! Ho appena fatto
esiliare la sua futura sposa... - mormorò affranto senza
darmi ascolto.
Io a quel punto mi
avvicinai prendendolo per le
spalle - Bilbo, è tutto a posto! E non sarà certo
questo ad impedirmi di sposarmi con Kee - gli dissi
convinta, ma la sua espressione rimase abbattuta e tetra - oh per
Mahal!
Avanti, smettila di avere quella faccia o sarò
costretta a raccontarti una barzelletta e sappi che non sono affatto
brava! Potresti pentirtene! - esclamai alla fine esasperata,
sorridendogli.
Finalmente gli angoli
della bocca di Bilbo si sollevarono.
-
E' una gioia vederti sorridere di nuovo, amico mio -
Ci voltammo entrambi
verso la possente voce di Gandalf
che si stava avvicinando a grandi falcate, lo stregone
appoggiò una mano
sulla spalla del mezzuomo che gli sorrise grattandosi il capo.
-
La nostra Harerin
trova sempre le parole giuste - disse in seguito, girandosi verso di me
con uno
sguardo affettuoso - E speravo che mi concedesse il tempo di una
chiacchierata - aggiunse.
Ricambiai il suo sguardo
divenuto
serio. Ero certa che se in quel momento mi fossi negata, non avrebbe
insistito.
Ma perché rimandare? Per restare in balia delle
immagini degli eventi appena trascorsi e di pensieri funesti?
Non era di sicuro quello il mio
intento, per cui acconsentii con un cenno del capo.
-
Allora io vi lascio, ci vediamo più tardi - disse
Bilbo salutandoci e lasciando la mia tenda. -
Quindi.. - esordì Gandalf prendendo
l’unica sedia di cui ero munita
e sedendocisi sopra - prima che tu mi riempia di lecite domande su dove
io sia stato per tutto questo tempo, vorrei
sapere cosa è successo a voi da quando vi ho lasciati
all’ingresso di Bosco Atro - disse tirando fuori dalla tunica
la
sua pipa.
Io mi misi a sedere
sulla brandina
con le gambe incrociate e gli avambracci appoggiati alle ginocchia: una
posizione che assumevo da bambina e mai abbandonata.
-
Spero allora, che tu non
finisca la tua scorta di Galenas prima che io abbia concluso - gli
risposi
con un sorriso tirato. -
Sarò parsimonioso - replicò lui
ammiccando.
E così
iniziai a raccontargli tutto ciò che ci era accaduto: la lunga marcia nella foresta,
il fiume nero, la trappola dei ragni e l’incontro con Re
Thranduil.
-
E così,
finalmente hai ottenuto le risposte che volevi - commentò
quando
gli riportai la discussione avuta con il Re degli Elfi. -
Sì, se mi
fossi ricordata le parole di Lady Galadriel forse ne sarei stata meno
sorpresa, ma per allora i miei pensieri erano occupati da ben altre
questioni - risposi con un sospiro. -
E sei soddisfatta
di ciò che hai scoperto? - mi chiese il mago con sguardo
limpido mentre lanciava un anello di fumo sopra la mia testa. -
Sì e no -
dissi sincera osservando le ombre esterne degli
uomini affaccendati tra le tende. -
Il tuo "no" riguarda per caso la tua
presunta longevità? - s'informò lui, centrando
perfettamente e come al solito il punto. -
In parte sì.. ma in realtà, a ben
pensarci, è una preoccupazione sciocca... - risposi e
all’occhiata incuriosita dello stregone minimizzai
con un gesto della mano riprendendo poi il racconto.
Gli spiegai di come
Bilbo ci aveva
fatti scappare con le botti vuote destinate ad Esgaroth, della ferita
di Kili a causa dell'attacco degli orchi e del nostro
incontrò con Bard. Gli raccontai del sogno che avevo fatto
sul
Drago e della decisione di restare accanto a Kili e di non partire per
Erebor. Quando arrivò il momento di parlare del suo
peggioramento e della provvidenziale apparizione di Legolas,
più
di una volta il mio tono si arrochì, costringendomi a
schiarirmi la voce e riprendere fiato.
-
Doveva essere una
freccia Morgul... gli sarebbe toccata una sorte assai peggiore
della morte se non l’aveste curato in tempo - disse con tono
grave
Gandalf. -
In questo caso
non ci voglio minimamente pensare. Da quello che dici sono in debito
con Legolas molto
più di quanto immaginassi - risposi senza riuscire a
trattenere una smorfia al pensiero.
Conclusi quindi il
racconto parlandogli dell’attacco di Smaug e della nostra
fuga fino alle sponde di LagoLungo.
-
E così hai
incontrato Bolg... - mormorò lo stregone una volta che smisi
di
parlare - Sei stata fortunata ad uscirne viva. Ho avuto modo di
incontrarlo anche io sul mio cammino e ho potuto appurare che
è
perfino più veloce e più potente di suo
padre, ed estremamente più cattivo - spiegò con
gli occhi
che si facevano distanti al ricordo. -
Dove lo hai incontrato? - gli domandai incuriosita da quelle
affermazioni.
Il sole nel frattempo
stava calando e la tenda incominciava ad illuminarsi di rosso e oro.
-
A Dolguldur - rispose. -
Dolguldur?!
È lì che sei andato dopo che hai visto quel segno
sulla
statua? - esclamai sorpresa abbandonando la posizione con le gambe
incrociate e mettendomi in ginocchio sulla branda. -
Sì e
lì sono stato tenuto prigioniero finchè, grazie
all’intervento del Re delle Aquile, non sono scappato.. ma
prima di poter tornare da voi
mi sono dovuto recare in un altro posto, per avere la conferma di cosa
si stesse muovendo nell'ombra - disse con sguardo serio. -
Gandalf…
ciò che ho visto quel giorno... - dissi cercando le parole
adatte - ha a che fare con tutta questa storia, vero? - domandai.
Lo sguardo che mi
rivolse il mago era
carico di apprensione e di un’infinita stanchezza. Per la
prima
volta mi apparve antico per com'era realmente. Nei suoi occhi vidi i
millenni che solo uno degli Istari poteva aver vissuto.
-
C’è qualcosa all’opera... di
oscuro. Sta cercando di
tornare al potere e si sta servendo degli Orchi per farlo -
rispose. -
Chi è
colui che ti ha spinto così lontano e in un pericolo
così
profondo? - lo interrogai, ma il grigio
fece un cenno di diniego con la testa. -
Di questo se ne sta
occupando il bianco consiglio… non è il caso di
gravare
la tua anima con ulteriori fardelli. Per ora, questa battaglia, non
è di vostra
competenza - replicò. -
Gandalf, io sto bene - dissi sperando di avere un tono
abbastanza convincente.
Lui mi guardò
con espressione comprensiva e malinconica.
-
Harerin, non
voltare le spalle al tuo riflesso... Sei preoccupata per Thorin e per
la
situazione che si è venuta a creare. Hai sempre
voluto aiutare il prossimo, soprattutto la tua famiglia,
qualsiasi fosse il prezzo da dover pagare - disse.
Mentre lo ascoltavo sentii il tumulto del mio
cuore che avevo forzatamente messo a tacere, ripresentarsi.
- Penserai che dimostrarsi tristi o piangere sia
da
deboli. In
realtà ci rende molto più forti e umani di quel
che
pensiamo - aggiunse tirandosi in piedi e riprendendo in mano
il bastone che aveva lasciato a lato dell’entrata
della
tenda. -
Io vorrei tanto
trovare una soluzione a tutto questo, mi sento inutile... - ammisi con
un filo di voce.
Gandalf si
voltò a guardarmi intenerito.
-
Ed è per
questo che probabilmente lui saprà darti conforto -
commentò scostando il drappo che chiudeva la tenda. -
Lui chi? - chiesi facendo per scendere dalla branda, ma mi
bloccai immediatamente.
Sulla soglia
c’era Kili, il
volto trafelato di chi ha corso da Erebor fino
all’accampamento di volata e mentre il nano entrava, Gandalf
uscì con un sorriso sulle labbra.
Spazio
Autrice:
Buonsalve
a
tutti voi! Per la prima volta penso di essere in ritardo nel postare,
ma sfortunatamente sono di corsa (ma pensa un pò!)
quindi sarò breve anche qui... anche perchè non
ho molti commenti
da fare xD Spero,
come al
solito, che il capitolo vi sia piaciuto. Sentivo la
necessità di
far avere questo piccolo colloquio con Gandalf ad Harin,
perchè
secondo me il solo parlare con lo stregone riesce a fare un
pò
di ordine tra i pensieri. Forse vi aspettavate la comparsa di Kili un
pò più tardi, ma onestamente, pensavate davvero
che uno
come lui non si precipitasse da Harin non appena saputo l'accaduto? No
vero? Nemmeno io =) Ringrazio
come di consueto tutti i miei affezionati lettori, le mie amate
recensiste in paritcolare a Thranduil_heat
che si è appena aggiunta , chi mi ha messa tra i seguiti (Sara_3210),
preferiti e ricordati!
Kili avanzò a
passo rapido verso di me con gli occhi velati da una profonda
preoccupazione.
- Cielo.. Har.. -
Esordì,
bloccandosi però quasi subito, probabilmente
scosso dalle lacrime che scendevano copiose sul mio viso senza che io
facessi il
minimo sforzo per trattenerle.
-
K…ee - la voce mi uscì con un rantolo
dalla gola, un urlo spezzato.
Lui rimase fermo
dov’era guardandomi con la bocca leggermente aperta.
-
Kili - ripetei stavolta più chiaramente e a tono
più alto.
Stavo alzando le braccia
verso di lui,
quando con un paio di passi fu davanti a me lasciandosi poi cadere in
ginocchio. Le sue braccia mi strinsero così forte da farmi
quasi
male. Io
appoggiai la fronte sul suo capo circondandogli la testa con le braccia
e premendo il suo viso contro il mio petto.
-
Kili… - singhiozzai.
Lui si scostò
da me alzando il
volto, baciandomi le guance, gli zigomi, le labbra, gli occhi,
la fronte; cercando di arginare le lacrime che mi scorrevano sulla
pelle. Poi, abbracciandomi, mi fece
sdraiare con lui sulla branda iniziando a cullarmi dolcemente
e prendendo a sussurrare al mio orecchio parole di conforto, che
attenuarono i
singhiozzi fino a farli cessare del tutto. Era
così bello riaverlo con me: sentire di nuovo il suo calore,
il
suo profumo, la sua barba corta pizzicarmi il viso. Pian piano, però,
realizzai che se lui era lì, probabilmente era successo
qualcosa.
-
Kee, che diavolo ci fai qui?! - domandai
all’improvviso tirandomi su e puntellandomi con il gomito.
Lui mi guardò
stralunato per un attimo e poi scoppiò a ridere.
-
Ma con cosa te ne esci adesso? - chiese ilare. -
Beh, mi è
venuto in mente all’improvviso... - mi giustificai
imbarazzata - è successo qualcosa? - aggiunsi in ansia. -
Intendi oltre il
fatto che, quando siamo tornati ad Erebor, tu e Bilbo eravate spariti,
cacciati da Thorin? - replicò lui con sguardo eloquente. -
Sì,
intendevo a parte quello - risposi storcendo il naso al ricordo - Non
dirmi che Thorin ha mandato via anche voi! - esclamai allarmata. -
Shh, no, no -
disse Kili accarezzandomi una guancia - ce ne siamo andati noi. In
verità lo abbiamo fatto di nascosto ed entro notte dobbiamo
essere di ritorno. Balin ci sta coprendo - spiegò con un
sorriso
furbo.
La sua spiegazioni mi portò quindi a fare la seconda domanda.
-
Dov’è Fee? - -
Probabilmente a discutere con Bard e Thranduil -
rispose. -
Allora sarà meglio raggiungerli - mi affrettai a
dire mettendomi a sedere. -
Di già!? - esclamò Kili per niente
felice, mettendo il broncio.
Con un sorriso mi chinai
di nuovo su
di lui baciandolo con ardore, la mano di Kili corse alla mia coscia
facendomi spostare finchè non fui a cavalcioni su di lui.
-
Potrebbe essere interessante... - commentò sulle
mie labbra senza smettere di baciarmi. -
Già, potrebbe, ma dobbiamo andare... - replicai
con il fiato corto e le mani sul suo petto. -
Possono
aspettare… Fili doveva solo dirgli che probabilmente, tra
un paio di giorni, arriveranno Dain e le sue truppe in soccorso di
Thorin - soffiò sul mio collo.
"Cosa?!" Mi alzai di scatto piantandogli
le mani sulle spalle e lui mi guardò confuso.
-
Sbrigati! - gli
intimai solamente, prima di smontare e afferrare il mio mantello
appoggiato lì vicino. -
Ahhh!! - esclamò lui frustrato scendendo a sua
volta dalla branda.
Io uscii fuori dalla
tenda e mi diressi a passo spedito verso quella di Bard, Kili mi si
affiancò poco dopo.
-
Possono aspettare eh? - commentai sarcastica. -
Ce la saremmo sbrigata in 10 minuti... - commentò
lui con una punta di delusione. -
Per quello che ho
in mente di farti non basta nemmeno mezzora - replicai io mentre
entravo
nella tenda di Bard. -
Cos.. - mormorò Kili strozzandosi.
Ma io non gli davo
più retta.
-
È
così. Non penso che accetterà... - stava dicendo
Fili prima
di girarsi e di vedermi - Harerin! - esclamò.
Venne verso di me con le
braccia spalancate, tra le quali mi tuffai lasciandomi stringere.
-
Fee, che bello! -
gli dissi ricambiando la stretta, mentre sentivo Kili borbottare in
sottofondo qualcosa a proposito del rapirmi - cosa
succede? - domandai poi ai presenti mentre ci lasciavamo andare. -
Dain sta giungendo dal versante orientale - disse Gandalf. -
E lo Zio non ha alcuna intenzione di pagare quanto richiesto
- aggiunse Fili cupo. -
Scherzi?! - esclamai io. -
Sono dei pazzi -
commentò Bard - venire così, sotto le pendici
della
Montagna! Non capiscono niente di guerre all’aria aperta,
anche
se sono esperti di battaglie nelle miniere. Ci sono molti dei nostri
arcieri e soldati nascosti tra le rocce sul loro fianco destro. Le
armature nanesche saranno anche buone, ma tra poco saranno messe
duramente alla prova. Dovremmo attaccarli da entrambi i lati non appena
giungeranno qui - disse l’arciere seccato. -
Aspetterò
a lungo, prima di incominciare questa guerra per l’oro. I
nani
non possono passare di qui, se noi non lo vogliamo o se non succede
qualcosa che non possiamo prevedere. Speriamo ancora che qualcosa porti
alla riconciliazione. La nostra superiorità numerica
sarà
sufficiente, se alla fine sarà proprio inevitabile venire
alle
mani - commentò Thranduil senza alcuna inflessione
particolare nel tono di voce. -
Dal canto nostro,
invece, vorremmo evitare di entrare in guerra se possibile - disse Kili
al fianco del fratello. -
E come pensate di fare? - domandò Bilbo
sinceramente curioso. -
Parlare con Dain
di persona - rispose pronto Fili - prima di provare a sfondare le
vostre linee, manderà sicuramente qualcuno a
chiedere il permesso di
raggiungere Erebor. In quel frangente ho intenzione di chiedergli
udienza - spiegò
Fili. -
E credete che vi darà retta? - domandò
Legolas non molto convinto. -
È cugino
di nostro Zio, e io e Fili lo precediamo nella linea di successione.
Confido nella sua lungimiranza. - replicò Kili. -
Sicuramente siete molto più accorti di Thorin -
gli concesse Bard. -
Nostro Zio
è un grande Nano. Ha salvato il suo popolo senza
l’aiuto
di nessuno - affermò Fili prendendo le parti dello zio -
è a lui che dobbiamo la nostra
accortezza, in realtà. Ci ha cresciuto come figli - aggiunse
serio.
-
Vi chiedo scusa
se ho usato parole sconvenienti. Non metto in dubbio quello che avete
detto, ma
per ora la situazione rimane questa - disse Bard. -
Non ci resta che sperare... - commentai io non avendo altre
idee da proporre. -
Raggiunto ciò, è meglio per noi se
rientriamo - disse Fili. -
Ve ne andate di già? - dissi improvvisamente
rattristata. -
Dobbiamo. Balin
non può coprire la nostra assenza per molto - rispose Kili,
mentre dopo aver
salutato gli altri li seguivo fuori dalla tenda. -
Vi accompagno fino al guado allora - dissi.
Mentre camminavamo mi
chiesero di ciò che era successo con Thorin e
così glielo raccontai.
-
Non avrei mai immaginato arrivasse a tanto -
commentò Fili scuotendo la testa. -
Lo riconosciamo a stento - concordò Kili. -
Non ditelo a
me… è quella malefica pietra! Maledetto sia il
giorno in
cui è stata trovata! - esclamai con rabbia. -
Beh ormai quel
che è fatto è fatto, e nella nostra famiglia ce
la
caviamo sempre, quindi si risolverà anche questa - disse
Fili -
Mi strazia il
cuore dovervi salutare - dissi, abbracciando stretto il maggiore una
volta che raggiungemmo il limitare dell'accampamento. -
Vale lo stesso -
mi rispose lui, dandomi poi un bacio affettuoso sulla fronte - Figurati
che all'inizio Kili voleva essere disconosciuto da Thorin -
aggiunse con un ghigno. -
Ha spedito in
esilio la mia futura sposa! Vorrei ben vedere! - esclamò
indignato l’interessato facendomi ridere. -
Chissà
quando riusciremo a celebrare questo matrimonio. Sembra che tutta Arda
sia contro di noi! - dissi amareggiata. -
Riusciremo a fare
anche questo, non dubitare - rispose Kili con un sorriso fiducioso a
cui non potei che crederci. -
Ora andate. Vi
sto facendo perdere anche troppo tempo - commentai, abbracciando anche
Kili e baciandolo morbidamente sulle labbra. -
A presto Harin - mi salutò Fili precedendo il
fratello lungo il guado. -
Quando tornerete? - domandai un attimo prima di lasciare
andare Kili. -
Per quando Dain sarà arrivato, un paio di giorni,
tre al massimo - replicò lui. -
Speriamo passino presto - sospirai, ricevendo un altro bacio
dal nano. -
Ti amo - mi disse. -
Anche io - risposi con un sorriso e poi lo lasciai andare.
Rimasi a guardarli
finchè,
giunti sul declino, entrambi si girarono a salutarmi per poi sparire
dietro di esso.
Stetti ancora qualche minuto a fissare il punto in cui
si trovavano pochi istanti prima e poi mi voltai per tornare alla
tenda.
Improvvisamente mi sentii sola.
Spazio
Autrice:
Dovrete avere pazienza per qualche capitolo,
perchè
saranno più che altro momenti di transizione e/o confronto
fra i
vari personaggi. Sto approfittando del pre battaglia per aggiustare un
pò alcune cose ^^" e per architettare un colpo di scena =D
Quindi so che avrete pazienza xD
Grazie di cuore a tutti coloro che mi leggono incessantemente capitolo
dopo capitolo, a tutti coloro che si fermano a scambiare quattro parole
con me e con Harin (Elanor
Hermione in particolare) e a tutti coloro che mi
aggiungono tra le storie preferite, seguite e ricordate. A voi, tutto
il mio affetto!
Alzo
lo sguardo. Il cielo è plumbeo, pesante, come se dovesse
mettersi a nevicare da un momento
all’altro.
Sopra di me c’è un corvo, è stranamente
chiaro,
vedo le sue penne lucide e i suoi occhi neri scintillare nella mia
direzione. Vola
in cerchio un paio di volte e poi si dirige verso le porte di
Erebor. Sorrido.
So già cosa devo fare, ho memorizzato ogni
singolo particolare, ogni singolo istante e ormai sono pronta.
-
…erin -
Sento una voce fuori
campo... strano, non c’è mai stata nel sogno.
-
Harerin! -
Mi giro abbassando lo
sguardo, in piedi vicino a me c'è Bilbo.
-
Harerin svegliati! -
Aprii gli occhi mettendo
a fuoco la
realtà e in effetti Bilbo era proprio lì, non nel
sogno. Ancora un
po’ stordita dall’improvviso risveglio, mi misi a
sedere
sulla branda stropicciandomi gli occhi.
-
Bilbo cosa
succede? - domandai, fissandolo con lo sguardo un po’
appannato per la troppa energia con cui mi ero sfregata le
palpebre. -
Dain! - esclamò lui con qualche ottava di troppo. -
Dain? - ripetei io confusa. -
Sta arrivando! - mi disse quasi saltellando sul posto
dall'agitazione. -
Sì lo so,
deve arrivare tra un paio di giorni - replicai, non capendo dove il mio
amico volesse andare a parare. -
No! Sta arrivando ora! -
Mezzo secondo dopo ero
già in piedi, intenta a infilarmi una casacca pesante sopra
gli abiti.
-
Come sarebbe a dire che sta
arrivando ora?! - esclamai sconcertata indossando gli stivali e
recuperando da terra la cinta con la spada. -
Non lo so, Bard mi
ha detto di venirti subito a chiamare - rispose lo hobbit
trotterellandomi dietro mentre camminavo spedita
verso la tenda dell’arciere. -
Ma ci sarà
mai qualcosa che va secondo i piani stabiliti?! - dissi frustrata
sentendo Bilbo darmi ragione.
Quando la tenda di Bard
fu in vista, notai che fuori da essa si
era formato un capannello di uomini ed elfi e la cosa non mi fece
presagire per il meglio. Non senza una certa
fatica, io e Bilbo, riuscimmo a
passare tra i ranghi serrati guadagnando finalmente l’entrata
della tenda. Appena fummo dentro Bard, Gandalf, Thranduil e Legolas si
girarono
verso di noi.
-
Vi scongiuro, ditemi che non si tratta di altri guai! -
esclamai guardandoli uno per uno. -
Non so dirti
ancora se siano guai o meno... - replicò Bard sospirando,
ogni
giorno che passava lontano dai suoi figli sembrava invecchiarlo sempre
di più. -
Bilbo ha detto che Dain sta arrivando.. adesso - dissi
marcando bene l'ultima parola. -
E' così difatti. Li ho
avvistati questa mattina al crepuscolo - mi rispose Legolas - non
si tratta dell’esercito dei Colli Ferrosi però, ma
di un drappello di una decina di nani - aggiunse l’elfo. -
Quindi Dain avrebbe inviato una squadra di nani in
avanscoperta lasciando dietro di giorni
l’esercito? - chiesi confusa. -
A quanto pare
sì, ma sono portato a pensare che questo gruppo non abbia
interessa per la nostra
situazione con Thorin - replicò Thranduil con lo sguardo
fisso su
di un punto davanti a sé. -
Tra quanto saranno qui? - chiesi rivolgendomi direttamente a
Legolas. -
A breve - rispose senza esitazione. -
Abbiamo tempo di
mandare qualcuno ad avvisare i nipoti di Thorin? - intervenne Bard con
i
palmi delle mani appoggiati al tavolo di legno su cui erano sparse
diverse carte. -
Non penso... - disse l’elfo. -
E io penso anche che
non sarebbe una mossa saggia - commentò Gandalf - Fili e
Kili
stavano agendo di nascosto, meglio non provocare Thorin mandandoli a
chiamare - aggiunse
adombrandosi. -
Ha
ragione… - affermai io riflettendo sul da farsi - non
avrò legami di
discendenza con Thorin, ma sono comunque parte della compagnia che
è arrivata fin qui. Posso riceverli io al posto loro - mi
proposi
guardando l’arciere. -
È una
buona idea, sei una nana, si fideranno più di te che non di
noi
tutti messi assieme - rispose guardando Thranduil che diede
l’assenso con un leggero cenno del capo. -
È deciso quindi - assentii io.
Così, come
aveva predetto Legolas, il
contingente non tardò ad arrivare e prima di mezzogiorno
furono
ai confini del nostro accampamento.
-
Pronta Harerin? - mi domandò Bard mentre
camminavamo verso il limitare sud. -
Sì... Non
che abbia molta scelta in realtà - replicai io con un
sorriso
affrettato, che l’uomo ricambiò divertito dalle
mie
parole.
Bard mi piaceva, era un
uomo giusto, corretto e forte. Forte non tanto perchè avesse
ucciso un drago
millenario, quanto perchè era riuscito egregiamente a
provvedere ai suoi figli pur essendo rimasto
vedovo. Solo per quel motivo, ai miei occhi, era meritevole di un
grande rispetto, che non
poteva che crescere nel vedere la calma con la quale stava
gestendo tutta la situazione.
-
Ci siamo - disse Gandalf mentre sopraggiungevamo nel punto in
cui i nani si erano fermati.
Ad attenderci, in testa
al gruppo,
c’era un nano
particolarmente tarchiato, con capelli e folta barba grigi e una sola
ciocca bianca al centro del capo. La cosa che mi colpì
furono le
elaborate
treccine con cui era adorna la sua barba, chiuse con fermagli di
Mithril e oro. Non volevo dare giudizi affrettati... ma avevo il netto
presentimento che davanti a
noi ci fosse Dain in persona.
-
Ben arrivati -
disse Bard facendosi avanti - io sono Bard, discendente di Girion,
sovrano di quella che fu un tempo Dale - si presentò. -
Ho sentito
parlare di te, Bard l’arciere, tua è
l’impresa di
aver sconfitto Smaug dico bene? - domandò il nano.
Aveva una voce baritona, vibrante, che aggrediva l'aria anche se il
tono non risultava minaccioso.
-
Confermo le voci - rispose l’uomo con cautela. -
In quanto a te
non ho bisogno di presentazioni, nè tantomeno ne voglio -
aggiunse guardando
torvo Thranduil, che ricambiò lo sguardo altrettanto
freddamente. -
Io sono Ha... - -
Conosco anche te, sei la figlia adottiva di mio cugino Thorin
- mi interruppe il nano. -
Quindi non mi
sono sbagliata, voi siete Dain figlio di Nain, signore dei Colli
Ferrosi - replicai chinando rispettosamente la testa. -
Esatto - rispose Dain. -
Cosa porta qui il
re dei Colli Ferrosi? Addirittura in anticipo rispetto al suo esercito?
- domandò Thranduil parlando per la prima volta.
Dain sembrava voler non
rispondere all’elfo, ma dopo un attimo lo fece, rivolgendosi
però a Bard.
-
Una guerra mi porta qui - rispose. -
Se la causa delle
tue parole è da ricercarsi nelle divergenze che al momento
abbiamo con Thorin Scudodiquercia, forse
dovremmo parlarne con più calma e spiegarti la situazione -
replicò Bard in modo diplomatico. -
Non è quella la guerra a cui mi riferisco - disse
lasciandoci tutti decisamente sorpresi. -
E di quale per grazia? - sussurrò Gandalf con un
leggero tremore nella voce. -
Un esercito di
orchi e mannari si sta dirigendo qui da Gundabad.. - rispose Dain -
Azog il profanatore e suo figlio Bolg li capeggiano, sono in cerca di
sangue e vendetta - concluse con tono grave.
Il silenzio che ne
seguì era pregno di orrore e stupore messo assieme.
-
Non può essere... - mormorai.
Il mio mondo era stato
appena capovolto, mandando in rovina ogni mio progetto.
-
Ne sei certo? - -
E' certo come il sole che sorge ad est. Avevamo
già visto alcuni giorni fa un improvviso movimento di
uccelli che non ci aveva fatto presagire per il meglio - disse Dain -
ho mandato alcune sentinelle verso occidente e mi hanno
confermato che da quella parte, o più precisamente dal monte
Gundabad, si stava snodando una fila di soldati neri -
spiegò il
nano. -
Quindi il pericolo sta arrivando da est - commentò
Legolas. -
Non necessariamente... - replicò Gandalf -
Harerin… - -
Sì lo so - lo interruppi io lasciando la tenda.
Spazio
Autrice:
Amici miei, non me ne vogliate ma ho giusto il tempo di
ringraziare i lettori, le recensiste, chi mi ha aggiunta tra i
preferiti (TayaKyle),
ricordati e seguiti (Eriz
e Superdiario1). Spero di avere più tempo la
prossima settimana sia per scrivere che per lasciarvi un paio di righe
in più!
Avevo capito
immediatamente cosa
Gandalf volesse dirmi. Le questioni avevano preso una piega del tutto
nuova, seppur non completamente inaspettata e il tempo delle attese era
finito. Non si poteva più indugiare in trattative studiate a
tavolino, era arrivata l'ora di scendere in campo perchè
c'era bisogno di tutto l'aiuto possibile.
Per questo motivo stavo spronando il mio pony, e un altro senza
cavaliere, più veloce che potevo all’indirizzo di
Erebor: era
giunto il momento di avvisare Thorin. Mentre
cavalcavo sferzata dal vento, cercavo di riprendermi dalla notizia,
sforzandomi di ricacciare le fitte di panico che salivano a ondate. Era
troppo presto! Ero pronta, ma non ero preparata per tutto il
resto. Sentivo la trama della mia esistenza scivolarmi tra le mani;
come acqua tra le dita si perdeva, inarrestabile, inesorabile. La comparsa
all’orizzonte delle
porte della Montagna Solitaria spazzarono via quei pensieri. Non era il
momento, avevo faccende più urgenti di cui occuparmi, come,
per citare un esempio, farmi
dar retta dal mio padre adottivo che era del tutto soggiogato da una
pietra. Cercando di farmi venire
un'idea che
potesse renderlo più disponibile al dialogo, imboccai il
sentiero principale senza curarmi né di rallentare,
né di
deporre le armi come sarebbe stato consono. Ero a una decina di metri
dalla barricata di detriti, quando una freccia mi fischiò
vicino
all’orecchio costringendomi a tirare bruscamente le redini e
a far
fermare il mio cavallo di colpo. Dapprima guardai
allibita la freccia che si era conficcata nel terreno dietro di me, poi
il punto dal quale era stata scoccata.
-
Per Mahal,
Gloin!! Ma sei del tutto uscito di senno?! - gridai
all’indirizzo
del nano fulvo e tarchiato. -
Harerin sei tu? Non ti avevo riconosciuta, perdonami! Ho
l’ordine di colpire chiunque si avvicini armato alle mura! - rispose lui, scusandosi con
un certo imbarazzo. -
Allora mi
conforta il fatto che la tua mira non sia migliorata con gli anni! -
esclamai,
scendendo dal pony e ignorando le sue proteste da offeso - Gloin non ho
molto tempo - tagliai corto io. -
Come mai sei qui? Se Thorin lo vi... - -
È con lui che ho bisogno di parlare - lo
interruppi io.
Perfino da
quella distanza lo
vidi strabuzzare gli occhi e dire qualcosa con voce troppo bassa
perché io da lì potessi sentirlo.
-
Gloin porta qui Thorin, subito! E' urgente! - sbottai
spazientita troncando ogni possibile protesta.
Il nano
tentennò ancora un attimo per poi sparire oltre al muro, al
quale fece ritorno poco dopo e senza Thorin.
-
Dice... dice che non
c’è niente di cui dovete discutere allo stato
attuale
delle cose - Gloin riportò ciò che gli
era stato detto con voce incerta. -
Oh ma per… - esclamai lasciandomi andare in
improperi non proprio candidi in Khudzul. -
Harin? -
Alzai di nuovo gli occhi
per vedere finalmente qualcuno di assennato sporgersi dal parapetto in
pietra.
-
Fili sia ringraziato Eru! - esclamai sollevata. -
Che ci fai qui?? - domandò lui. -
Dain ha raggiunto il nostro accampamento - risposi senza
tanti giri di parole. -
Dain?! - gridò Gloin. -
Co..me? - chiese Fili incredulo. -
Ha camminato a
tappe forzate per arrivare prima. Lui e soltanto una guardia di dieci
guerrieri, il resto dell’esercito li seguirà a
breve -
spiegai, mentre anche altri dei miei amici si sporgevano dalle mura
richiamati dalla nostra conversazione. -
Ehi Harin! - mi salutò Bofur e io a malincuore gli
risposi soltanto con un cenno affrettato. -
Cosa succede? -
Il mio cuore fece una capriola quando anche Kili comparve, facendo
volare lo sguardo da me al fratello
- Statemi a sentire vi supplico! Non ho
tempo! Nessuno di noi ne ha! - li
interruppi, senza però riuscire a placare il brusio che si
era
scatenato alla mia comparsa - Azog e Bolg stanno marciando verso
Erebor in cerca di vendetta! - dissi e per la seconda volta sentii
propagarsi rapido un silenzio attonito tra coloro che avevano udito la
notizia - dobbiamo istituire un consiglio di guerra, è
questo
sono venuta a dirvi - conclusi.
Fili mi
guardò per qualche
istante, poi senza aggiungere altro si voltò tornando dentro
al
palazzo, Kili mi gettò un’occhiata veloce poi lo
seguì. Dieci
minuti dopo scesero a terra accompagnati da Balin.
-
Thorin non vuole
abbandonare Erebor - disse il vecchio nano stancamente dopo che lo ebbi
stretto in un abbraccio nostalgico. -
Verremo noi in sua vece - aggiunse Fili mentre gli passavo le
redini di uno dei pony. -
Fa lo stesso...
anzi, mi duole ammetterlo, ma forse è meglio così
-
replicai, afferrando la mano che Kili mi stava porgendo e montando
dietro di lui. -
Quanto tempo abbiamo prima che arrivino qui? -
domandò Balin mentre partivamo al galoppo. -
Non ne ho idea -
esclamai a voce alta per farmi sentire sopra il fischio del vento -
abbiamo rimandato ogni discussione finchè non ci aveste
raggiunti - spiegai. -
Allora sbrighiamoci - commentò Kili spronando
ancora di più il cavallo.
Non molto tempo dopo,
eravamo tutti seduti attorno ad un grande tavolo in quercia. Sopra di
esso era stata spiegata una grande cartina dettagliata della Terra di
Mezzo, dove, con
l’inchiostro rosso, erano state tracciate alcune direzioni
possibili che gli orchi potevano prendere.
-
Gandalf, ora che
ci siamo tutti, potresti dirci cosa intendevi quando hai detto che non
necessariamente gli Orchi arriveranno da est? - domandò Bard
facendo così iniziare l'incontro. -
Ho ragione di pensare, e di temere, che arriveranno rinforzi
anche
da sud - rispose il mago senza mezzi termini e con una
gravità
nella voce che mi rese subito inquieta. -
Come da sud? - replicò Balin corrugando le folte
sopracciglia bianche.
Lo stregone per tutta
risposta si
protese lungo il tavolo, allungando il dito indice e picchiettandolo su
di un punto ben preciso della mappa.
-
Da qui... - indicò. -
L'antica Amon Lanc...*
- mormorò Re Thranduil.
Negli occhi algidi del sovrano si era accesa una sorta di nostalgia che
non seppi a cosa attribuire
- La fortezza non è abbandonata... non
è
vero? - disse, contraendo appena le dita sottili sul legno scuro del
tavolo e la sua, più che una domanda, mi sembrò
un'affermazione. -
No purtroppo. Mio
malgrado ho avuto l'onore di vederla con i miei occhi, ed era abitata
da orchi... molti e feroci - rispose
Gandalf amareggiato mentre un lampo di dolore passava dietro i suoi
occhi - e da qualcosa di assai peggiore di ciò che tu
possa aver pensato in passato... - aggiunse
guardando direttamente il Re elfico. -
Quindi dobbiamo
aspettarci un attacco di massa su più fronti? - intervenne
Kili,
sviando la conversazione e la mia curiosità su quella
presenza
che tanto angosciava Gandalf. -
Le porte di
Erebor sono circondate da pareti scoscese su entrambe le direzioni... -
ragionò Dain prendendo parola - è quindi
possibile che il
nemico le usi a proprio vantaggio - spiegò Dain indicando
sulla
carta la conca di roccia sul cui fondo scorreva il fiume Fluente.
-
Ragion per cui dovremo proteggerle e sfruttarle invece a
nostro vantaggio - disse Bard. -
Allora
sarebbe il caso che ci dividessimo il terreno - propose Fili, tirandosi
la
treccina dei baffi com'era solito fare quando pensava. -
Spiegati meglio - lo invitò l’arciere
dirigendo l'attenzione generale su di lui. -
Dobbiamo
posizionarci su fronti diversi - spiegò allora il principe,
tirando
verso di sé la cartina - abbiamo tre armate in tutto. I nani
dei
Colli Ferrosi, gli Elfi di Bosco Atro e gli uomini del Lago -
contò fissando ciascun capitano. -
Sono stati
mandati messaggeri all’accampamento ai margini della foresta,
presto arriveranno altri
rinforzi - ci informò Legolas in piedi dietro suo padre. -
Ottimo - assentì Fili - se riusciamo a posizionare
un gruppo qui, uno qui e
un altro qui, copriremo un’area più vasta e saremo
pronti
ad accoglierli da ogni fronte - spiegò, indicando
rispettivamente
il pianoro davanti Erebor e i due fianchi della valle. -
Possiamo piazzare
degli arcieri qui sopra - aggiunse Bard tracciando il contorno
più alto delle pareti di roccia. -
E alcuni sui parapetti di Erebor - suggerì Kili
studiando attentamente la cartina. -
C’è un posto dove poter allestire un
punto sicuro? - domandò Thranduil.
Ci fu un momento di silenzio generale. La domanda del Re elfico era
legittima, era sicuramente necessario pianificare nei minimi dettagli
le posizioni di attacco e di difesa, ma lo era altrettanto avere una
zona dove poter ripiegare in caso di estrema necessità.
-
Si potrebbe creare all’interno della montagna -
propose Bilbo spezzando il silenzio meditabondo. -
Potrebbe essere
una buona idea... ne parlerò con Thorin non appena
rientreremo -
disse Fili appoggiando le parole dello hobbit. -
A questo punto suggerirei di attendere
l’arrivo dei rinforzi e di ritrovarci di nuovo domattina per
definire i dettagli - disse Bard con voce stanca pizzicandosi la radice
del naso. -
Mio signore! -
Un elfo silvano
entrò nella tenda inchinandosi rispettivamente al suo Re e
ai presenti.
-
Quali notizie ti
rendono così agitato Iriel? - domandò Thranduil
osservando il soldato che tradiva un certo nervosismo. -
Gli orchi stanno
marciando senza sosta... Saranno in vista non più tardi del
sorgere del secondo giorno a partire da oggi - rispose. -
Dain, i tuoi guerrieri tra quanto saranno qui? - Balin si
rivolse subito al re nanico. -
Domani notte - rispose pronto. -
Che i Valar ci accompagnino quindi - concluse per tutti
Gandalf.
-
Harin sei stata molto silenziosa... -
Kili mi si
affiancò assieme a suo fratello non appena fummo usciti
dalla tenda di Bard.
-
Scusate ho la
testa altrove, ma vi ho ascoltati e non avrei saputo fare di meglio -
risposi con un sorriso - siete i due degni eredi di Durin
l’Immortale! - aggiunsi. -
Sicuramente i tuoi complimenti ci fanno piacere, ma
vorremmo comunque sapere dove la tua testa si trovi in questo istante.
Sembri preoccupata oltre il
lecito - replicò Fili senza lasciarmi scampo.
Io mi fermai di botto e
loro si girarono verso di me.
-
Non sono
preoccupata, sono arrabbiata!! Non è così che
pensavo sarebbe
andata... - sbottai senza più trattenermi - avevamo di nuovo
Erebor, dovevamo ricostruirla, far tornare la
nostra gente, aiutare Esgaroth a risorgere e Dale! - spiegai sentendo
la
frustrazione montare in me - dovevamo sposarci... - aggiunsi con un
leggero tremore nella voce
guardando Kili, il quale assunse un’aria dispiaciuta - e io
me la sto prendendo con voi - conclusi, scuotendo la testa e passandomi
stancamente una mano sugli occhi. -
Ehi ehi frena - mi bloccò Fili - queste cose
arriveranno! - disse. -
Dai Fee sii onesto…
quando mai succederà? C’è un intero
esercito di Orchi che sta
marciando su di noi! - replicai affranta. -
E noi abbiamo tre eserciti a difendere queste terre -
ribadì Kili prendendomi per le spalle. -
Moriranno in tanti - mormorai. -
Sì -
rispose serio Kili - e poi la guerra finirà e tutto quello
che hai detto si realizzerà, e noi ci sposeremo - aggiunse
prendendomi
la mano con il suo anello e portandomela davanti al viso. -
Il mio fratellino ha ragione, abbi un po’ di
fiducia in noi! - esclamò Fili gioviale. -
Ne ho più di quanta immaginate - risposi aprendomi
in un sorriso mesto. -
E allora vedrai
che andrà tutto bene! Domani torneremo qui, e dopo aver
deciso
quello che rimane da decidere, ci godremo insieme la giornata -
intervenne Kili. -
E sia - assentii.
Volevo trascorrere
più tempo possibile assieme a loro, glielo dovevo.
*
l'antico nome di Dol Guldur
Spazio
Autrice:
Finisco
sempre per scrivere e corregere i capitoli all'ultimo.. spero
ardentemente che questo non si noti ^^" Anyway per il
prossimo
venerdì vi prometto un capitolo un pò
più lungo! Spero
che la
scenetta con Gloin vi sia piaciuta, perchè io mi sono
divertita
davvero molto a scriverla hihi. Spero, anche, che la riunione per la
battaglia non sia stata troppo noiosa.. ho cercato di intervallarla
descrivendo un pò i volti e i gesti dei partecipanti in modo
da
renderla un pò più "visibile". Mi sono soffermata
in
particolare su Thranduil richiamando un pò i pensieri del
sovrano sul vecchio possedimento di Amon Lanc prima che Sauron vi si
insediasse e la trasformasse in quella che è oggi Dol
Guldur.
Volevo rispolverare un pò di storia ecco! Mi
scuso per la
mia inettitudine nel parlare di disposizioni di eserciti e di strategie
militari, ma ahimè, non ho mai amato i romanzi di guerra e
ho
sempre odiato Risiko ^^" Concludo
dicendovi che più avanti (non tanto) vi aspetterà
una sorpresa... spero che sarà gradita =) Grazie
mille di
cuore a tutti coloro che leggono la mia storia, mai avrei immaginato
che arrivaste ad essere tanti così! Grazie anche alle mie
recensiste che spendono un pò del loro tempo per farmi
capire
che non sto scrivendo delle emerite idiozie e infine (ma non meno
importanti) grazie a chi mi ha aggiunta tra i preferiti, ricordati e
seguiti (Miky3_93,
Ilaria_andrea); aumentate ad ogni capitolo e
ciò mi riempie di gioia e di un pò di orgoglio. Con
tutto il mio affetto.
Il
giorno successivo, come
Legolas ci aveva annunciato, arrivarono i rinforzi
dall’accampamento di
Lago Lungo. Erano per lo più composti da guaritori e
guerrieri elfici, e da qualche
altro uomo che, ripresosi dalla ferite provocate dall'attacco di Smaug,
ora era in grado di combattere. Con mio sommo stupore
assieme ai
rinforzi vidi arrivare anche Bain, Tilda e Sigrid, e non
starò a dirvi quanto
Bard fosse furioso della cosa.
-
E alla fine come
lo avete convinto a non rispedirvi indietro? - chiesi io, seduta su una
seggiola improvvisata con una cassa. -
Gli abbiamo detto
che c’era bisogno di tutto l’aiuto possibile e che
avremmo
dato una mano ai guaritori elfici nelle retrovie, lontano dai pericoli
della battaglia - spiegò Sigrid scrollando i lunghi capelli
biondi ora trattenuti da una coda di cavallo. -
Scommetto che non ne è rimasto per nulla contento
- replicai alzando un sopracciglio scettica. -
No infatti, per nulla - rispose Bain alzando le spalle nel
gesto tipico dei ragazzi testardi. -
Nonostante non mi
possa dire del tutto in disaccordo con vostro padre, sono contenta di
vedervi - dissi con un sorriso. -
Anche noi! - esclamò Tilda gioviale come al
solito. -
E poi ci saremmo persi la festa! - disse Bain.
Io lo guardai confusa -
quale festa? - chiesi. -
Stasera gli Uomini del Lago
vogliono festeggiare, è nostra tradizione quando una guerra
è imminente - intervenne Sigrid rubando la risposta al
fratello.
Io ci meditai su: l'idea dei festeggiamenti strideva talmente tanto con
quello che ci aspettava, che ero molto più che titubante
della
decisione.
-
Non so quanto sia saggio... - replicai.
- E' solo una serata per scacciare la paura in
realtà... si tratta unicamente di stare tutti assieme a
consumare la cena. Niente vino o bagordi, solo la volontà di
tenere per qualche ora ancora lontana la guerra - proseguì
Sigrid.
- Forse non avete tutti i torti... - assentii io. -
Quindi stasera dovrai metterti un bellissimo vestito! - disse
Tilda, cogliendo al volo il mio cedimento. -
Che!? - esclamai
stralunata - non ne ho nemmeno uno con me! - replicai, quasi mettendomi
a ridere alla sola idea di aver portato in quel viaggio un simile capo
d'abbigliamento.. -
A quello possiamo
pensarci noi - propose Sigrid e io mi voltai verso di lei certa
che stesse scherzando. -
Perché dovrei mettermi un vestito? - ribattei
capendo che la ragazza era seria. -
Perché vuoi fare contento qualcuno -
Un paio di mani
accompagnarono
l'ultima frase posandomisi sulle spalle. Quando tirai indietro la testa
per vedere chi fosse, incontrati il volto di Fili. Doveva
essere appena arrivato da Erebor.
-
Eddai Fee… - mi lagnai capendo che stava parlando
di Kili. -
Avanti, fallo per noi! - mi pregò, sorridendo e
facendomi l'occhiolino. -
Vedremo... - gli concessi abbassando la testa. -
Bene! - approvò
stringendomi appena le spalle - stiamo per riunirci da Bard,
è
ora di andare - aggiunse con tono più teso.
Io mi alzai
spazzolandomi il dietro
del mantello dalle schegge di legno della cassa, salutai con un 'a
più tardi' i tre ragazzi e seguii Fili fino alla tenda
dell’arciere; la raggiungemmo in concomitanza di Galdalf e
Bilbo.
-
Ora non ci resta che sperare per il meglio... - dissi allo
hobbit che mi lanciò uno sguardo a
metà tra lo sconforto e la speranza. -
Bene, ora possiamo iniziare - esordì Bard non
appena raggiungemmo il tavolo e ci sedemmo. -
Che cosa ha risposto Thorin? - prese la parola Dain senza
perdere tempo. -
Concorda con la disposizione degli eserciti - rispose Fili. -
E a proposito del punto sicuro? - domandò
Thranduil. -
Dice che non è possibile allestirlo dentro
Erebor... - disse Kili. -
Come sarebbe a dire che non è possibile? - lo
interruppe Bard sinceramente stupito. -
Non è
possibile perché non abbiamo tempo di riparare le porte
principali, e il rischio che gli orchi approfittino
dell’apertura
così a buon mercato è troppo alta - rispose Kili
riprendendo da dove era stato interrotto - metteremmo a rischio
chiunque si trovi lì - aggiunse. -
E non
c’è nessun altro posto? - domandò Bilbo
seduto su
di una pila di cuscini per poter arrivare al tavolo. -
C’è
un anfratto, non molto distante dalle porte principali, sul lato est -
intervenne Fili - può essere allestito lì. Al suo
interno
c’è una porta che comunica direttamente con il
secondo
livello del palazzo - continuò guardando a turno i presenti
- in
caso di attacco si può fuggire facilmente - concluse e un
mormorio di
consenso accolse le sue parole. -
Dobbiamo comunque proteggere l’ingresso.. -
ragionai io -
Posso lasciare un
gruppo di cavalieri a presidiarlo, siamo i più vicini -
rispose
Thranduil, guardando poi brevemente suo figlio in cerca di ulteriore
conferma. -
Ci penserò
io, ma c’è modo di occultarne
l’ingresso? Sarebbe
più facile in questo modo - replicò
l’elfo. -
Questo lasciatelo
fare a me, sarà un trucchetto banale ma può
assicurarci
un po’ di vantaggio - disse Gandalf accarezzandosi la lunga
barba
grigia con fare pensieroso ma con una punta di malizia negli occhi. -
I miei guerrieri
arriveranno domattina all’alba. L’arrivo degli
Orchi
è sempre confermato per il pomeriggio? - domandò
Dain. -
Sì, poche
ore dopo che il sole raggiungerà lo zenit saranno alle
nostre
porte - rispose Thranduil - come ulteriore assicurazione ho mandato
alcune sentinelle sul fianco ovest della Montagna, le quali mi hanno
confermato i tempi - spiegò. -
Allora è
deciso. Ci sposteremo domani a mezzogiorno. Io e gli Uomini del Lago
occuperemo il lato ovest della conca, Re Thranduil e gli elfi silvani
il lato est, Re Dain e Thorin si sistemeranno davanti alle porte di
Erebor - spiegò Bard guardando tutti i presenti - e che i
Valar
ci proteggano - concluse con un sospiro.
Mentre uscivo, dopo aver
salutato
Kili e Fili in procinto di tornare brevemente a Erebor, ero talmente
sovrappensiero che a momenti non andai a sbattere contro Bilbo fermo
davanti alla tenda. Nonostante però, gli fossi quasi finita
addosso, lo hobbit non diede segni di essersene accorto, mantenendo uno
sguardo lontano e distaccato dalla realtà.
-
Bilbo, stai bene? - domandai appoggiandogli una mano
sulla spalla.
Lui trasalì
di colpo mettendomi finalmente a fuoco.
-
Oh Harerin! Sì mia cara tutto bene -
rispose - ero solo... da
un’altra parte - aggiunse con un sorriso di scuse. -
A casa? - gli domandai. -
A casa - confermò con aria stanca che
andò ad offuscargli nuovamente lo sguardo. -
Anche io vorrei
essere a casa - risposi con sincerità mentre mi dirigevo
assieme a lui verso la mia tenda. -
Ti riferisci agli Ered Luin? - -
Sì... mi
manca il mio villaggio e i suoi abitanti, mi manca Dis la sorella di
Thorin e mi mancano le giornate spese tra la casa e la fucina con Kili
e Fili - spiegai, fermandomi per lasciar passare una piccola pattuglia
di Uomini del Lago. -
Credo che nessuno ti capisca meglio di me in questo - mi
confortò Bilbo. -
Lo so, ed è anche per questo che mi sei molto caro
- gli dissi e lui mi guardò sorridente. -
E credo di sapere anche che hai paura - continuò.
Io annuii con un sospiro. Non sapeva quando avesse ragione...
- Sì, è vero...
Nonostante io sappia
combattere, non ho mai affrontato un esercito e ho paura di
non
saper proteggere le
persone a cui tengo - dissi con la voce ridotta ad un
mormorio. -
Se mai avrai
bisogno di me, sappi che non esiterò a correre in tuo aiuto!
-
esclamò all'improvviso Bilbo.
Io mi fermai stupita da
quella sicurezza e poi sorrisi al mezzuomo.
-
Meriti quella
cotta di maglia molto più di tanti guerrieri che hanno
camminato su queste terre - risposi, indicando il regalo che gli era
stato fatto da Thorin - l’unico mio desiderio in questo
momento
sarebbe di poter far pace con lui - aggiunsi più a me stessa
che
non allo hobbit, guardando gli anelli di Mithril luccicanti.
Quando Bilbo mi prese
entrambe le mani lo guardai in viso.
-
Accadrà
anche questo, ne sono sicuro - disse con serietà - e nel
frattempo, fai tesoro del tempo che rimane prima della battaglia -
aggiunse con una
strizzatina d’occhio. -
Grazie Bilbo - gli dissi un pò rincuorata dalle
sue parole. -
Ora sarà meglio che vada, devo... devo aiutare! -
commentò accomiatandosi.
Lo guardai sparire in mezzo a quel caos di uomini ed elfi e poi ripresi
il mio cammino. Quando finalmente
raggiunsi la tenda, mi stupii non poco di trovarci Legolas, in
piedi, perfettamente immobile e con lo sguardo puntato alla tela verde
davanti a sé.
-
Legolas! - esclamai aggrottando le sopracciglia. -
La mia presenza non ti è gradita? -
domandò con un leggero sorriso alla mia reazione. -
Perdonami se sono
parsa sorpresa, ma conoscendo la tua reticenza alla compagnia dei
nani… - dissi, lasciando eloquentemente in sospeso la frase. -
Non hai tutti i
torti, ma permettimi di affermare che tu non sei proprio ciò
che dici di essere - mi
concesse lui alzando un sopracciglio. -
Già, dopo
tutto siamo cugini... - aggiunsi io arricciando il naso - sì
lo
so, è ancora strano anche per me - commentai alla sua
espressione allibita.
Mi avvicinai al catino
d’acqua
e mi sciacquai le braccia poi, visto che l’elfo sembrava non
voler procedere a parlare, lo feci io.
-
Comunque, cosa ti porta
qui? Non penso sia il fascino magnetico della mia tenda - dissi
scrollando l'acqua in eccesso dalla pelle. -
Vorrei sapere se hai avuto qualche visione
dell’imminente scontro - si decise finalmente a dire.
Io lo guardai con la
coda dell'occhio mentre mi asciugavo le mani.
-
Perché lo
vuoi sapere? O meglio, perché Thranduil lo vuole sapere? -
replicai io. -
Perché potrebbe aiutarci a vincere - rispose in
tono calmo l'elfo. -
Le mie visioni
vengono da sole. Sono certa che tuo zio sapesse richiamarle a comando,
ma io non ci riesco - dissi abbassandomi le maniche del
camiciotto - mezzo sangue, mezzi poteri - commentai con un'alzata di
spalle. -
Con ciò
non hai risposto alla mia domanda però - mi fece notare e a
quel punto lo
guardai dritto negli occhi chiari. -
No nulla che
possa aiutarvi… - risposi sospirando -
così come non ci
hanno aiutato ad Esgaroth per altro - aggiunsi con una punta di dolore
al
ricordo. -
Tu non sei come gli altri nani - commentò di nuovo
Legolas. -
Beh, ottimo
intuito! Ma vorrei farti notare che su questo punto ci siamo
già
passati - ironizzai io, felice però del cambio di discorso. -
Non è
un'affermazione basata sul tuo aspetto - replicò lui serio e
io
lo fissai interdetta - è per il dolore che provi ancora per
i
morti, anche se non appartengono al tuo popolo - spiegò.
Io rimasi zitta
continuando a guardarlo. Quell’elfo mi spiazzata ogni volta.
-
Legolas devo dire che sei particolarmente contorto in certi
tuoi ragionamenti - dissi ad un certo punto.
Lui mi guardò
e poi
scoppiò a ridere, seguito poco dopo da me. Quando
l’ilarità scemò mi sentii meglio.
-
Per quanto alla
fine debba ammettere di non trovare particolarmente fastidiosa la tua
presenza, vorrei sistemarmi per questa quanto mai chiacchierata festa.
- dissi con un sorriso - c’è altro che posso fare
per te?
- chiesi mentre mi chinavo su una sacca contenente qualche cambio
d’abiti. -
Tanya* -
rispose
Io rialzandomi mi girai
verso di lui.
Legolas teneva in mano una lama lucente, indiscutibilmente di fattura
elfica.
Lo guardai confusa mentre me la porgeva.
-
Si chiama Ruthian
la protettrice, ed era di Thaviel - spiegò mentre ancora
allibita la prendevo tra le mani - è un dono da parte di mio
padre - aggiunse.
Io rimirai la spada
girandola da ogni
angolazione, era incredibilmente leggera e quando passai il pollice
sulla lama su di esso si aprì un piccolo taglio.
-
È
bellissima... - mormorai tornando a guardare l’elfo - Diola
lle** -
aggiunsi con un inchino. -
Spero che possa servirti al meglio - replicò
Legolas. -
Vorrei poter ringraziare tuo padre - dissi facendo scivolare
Ruthian nel suo alloggio. -
Avrai modo di
farlo più tardi, ne sono certo - rispose l’elfo in
modo enigmatico - ora devo
andare - aggiunse e con un cenno del capo uscì dalla tenda
lasciandomi sola.
Ancora frastornata mi
chinai nuovamente sul sacco di abiti ricominciando a frugarci dentro.
-
Non
c’è nulla di adatto ad una festa! Lo sapevo io! -
esclamai
lasciando ricadere il fagotto a terra con un sospiro. -
A questo ci abbiamo pensato noi -
Mi voltai verso
l’entrata della
tenda: Sigrid e Tilda avevano appena fatto capolino entrambe con un
gran sorriso stampato in volto.
* Questo
** Ti
ringrazio
Spazio
Autrice:
Ultimo
capitolo di transizione e meno (a stima) due capitoli all'inizio della
battaglia. Questa
volta
credo di aver azzardato alcune cose... prima di tutto la presenza dei
figli di Bard al campo, ma avendo in serbo per loro una parte nel
futuro scontro ho dovuto metterli. Seconda cosa: l'idea della festa, ma
anche quella mi serviva xD In sostanza, lo so che forse sono andata
leggermente fuori dai canoni, ma mi serviva! (Non so se si è
afferrato il concetto ahahahah). Terza
cosa, il
regalo di Thranduil... per il quale c'è un motivo ben
preciso e
che vi sarà svelato, se avrete pazienza, nel prossimo
capitolo
=) Ah, il nome della spada è del tutto inventato ^^" Ordunque
non mi
resta che lasciarvi ancora un pò a friggere (chiedo perdono)
e
augurarvi una buona Pasqua (si spera soleggiata). Con
affetto ringrazio tutti coloro che mi leggono, le mie recensiste e chi
mi ha aggiunta tra i preferiti, ricordati (8_SlowMotion_8) e
seguiti (camilla9815)!!
Capitolo 69 Questo
capitolo è dedicato a Benni.
Che questi sei mesi possano essere magnifici.
-
E questo dove lo avete preso? - -
Harin ti prego stai ferma! -
Ero seduta sulla mia branda a gambe
incrociate mentre Tilda, dalla quale era partito il rimprovero, mi
acconciava i capelli. Continuavo a
muovere la testa per guardare il vestito di lana pettinata color blu
notte che indossavo. Aveva una bella scollatura rettangolare bordata di
satin avorio e le maniche strette fin sopra al gomito e svasate
sull'avambraccio.
-
Non ti
preoccupare di dove lo abbiamo preso! Ringrazia il fatto di non dover
andare alla festa agghindata come un guerriero pronto alla battaglia! -
mi riprese bonariamente Sigrid prendendo uno specchio rotondo e
reggendolo
davanti a me per farmi specchiare. -
Tilda, come sempre
sei stata incredibilmente brava! - lodai la bambina guardando i capelli
intrecciati ai lati della testa che ricadevano morbidi sulle spalle e
sulla schiena; il contrasto della mia chioma albina sulla stoffa blu
era incredibile. -
Aspetta manca una
cosa! - mi fermò la più piccola, facendomi cenno
di chinarmi verso di lei e appuntandomi un fiore giallo
sull’acconciatura. - Ecco, ora sei
perfetta! - disse soddisfatta
ammirando il risultato. -
Non vi sembra un
po’ troppo? - chiesi titubante mentre stringevo in vita una
sottile cintura di cuoio. -
No, tutt’altro - replicarono le due in coro per poi
mettersi a ridere per la sincronia. -
È permesso? - si intromise una quarta voce.
Ci girammo tutte e tre
verso
l'ingresso della tenda. Fili fece capolino dall’esterno
indossando comodi abiti dalle tonalità chiare tra
il
marrone e il verde e con i capelli pettinati e intrecciati a dovere.
-
Harerin - esordì, fermandosi sulla mia figura e
sbattendo gli occhi sorpreso. -
Fee ma ti stai commuovendo?! - esclamai io avvicinandomi a
lui che aveva chiaramente gli occhi lucidi. -
Vieni qui - rispose solamente dopo essersi passato
velocemente le dita sulle palpebre.
E io mi lasciai
stringere in un abbraccio che sapeva di giornate passate
all’ombra degli Ered Luin.
-
Forza è
ora di andare - intervenne Sigrid gentilmente porgendomi il mantello.
Dopo averlo indossato, e a braccetto di Fili, uscii finalmente fuori
assieme alle due ragazze.
-
Che meraviglia! - mormorai meravigliata non appena mi diedi
un'occhiata intorno.
C’era stato
brutto tempo tutto
il giorno, ma finalmente il cielo si era aperto e le poche nuvole
rimaste erano state accese di un bel color dell'oro dal tramonto. Gil-Orrain*
era già ben visibile in quella fredda serata e una
mezza falce di luna la contornava. Mi accorsi che, nonostante le leghe
che mi separavano dal luogo che mi aveva vista crescere, alla fine il
cielo era sempre lo stesso e mi incantava come ogni volta.
Un gruppo di Uomini del Lago affaccendati negli ultimi preparativi per
l’indomani, mi fece abbassare lo sguardo dalla volta che mi
sovrastava. La realtà in terra era molto meno idilliaca... a
dispetto di qualsiasi panorama celeste.
-
Ma sarà
giusto festeggiare? - domandai per l’ennesima volta
preoccupata. -
Senti, per
stasera devi farmi un favore e non pensare alla guerra che ci aspetta -
replicò Fili
fermandosi davanti alla tenda dove si erano tenuti gli ultimi consigli
- goditi il momento, è per voi - aggiunse con un sorriso a
illuminargli i tratti, mentre scostava il drappo
che la chiudeva dall’esterno e mi spingeva delicatamente
all’interno.
Riuscii a fare solo un
paio di passi
all'interno, prima di fermarmi e portarmi entrambe le mani alla bocca
serrando le palpebre con forza.
Perchè ciò che avevo visto non poteva essere
reale... non in quell'oscuro momento. Come faceva ad esistere ancora
così tanta speranza?
Eppure, quando riaprii gli occhi,
nonostante lo sguardo appannato, la scena che misi a fuoco dopo che con
un
battito di ciglia mi liberai delle lacrime, non era cambiata di una
virgola. Intorno a me, in piedi,
erano
riuniti: Bard con Bain, Sigrid e Tilda; Thranduil
vestito d’argento e Legolas; Dain con una sottile corona
d’oro intorno al capo. E poi, quasi con
incredulità, il
mio sguardo si posò su Oin,Gloin e Bofur (che teneva il suo
immancabile cappello in
mano), su Bombur,Ori,Dori, Balin che sorrideva raggiante al mio
indirizzo e poi c'era Bilbo che mi accolse soffiandosi il naso
in
un fazzoletto di fortuna. Infine, infondo alla tenda, vicino ad un
Gandalf dall’aria
serena, vestito di blu e argento, con le mani conserte e un sorriso
talmente dolce da riempirmi di felicità al solo vederlo,
Kili. Ero talmente travolta
dalle emozioni
del momento che quando sentii una mano sulla spalla e mi voltai verso
Fili, mi sorpresi dall'essermi quasi dimenticata di uno dei pezzi
fondamentali di quell'istante.
-
Stanno aspettando
te, avanti - mi incoraggiò con un sorriso affettuoso
intuendo
il mio momentaneo spaesamento.
Io tornai a guardare
avanti a me e
vidi Kili tendermi una mano, così, quasi come in un sogno,
camminai verso di
lui finchè non la raggiunsi e la strinsi nella mia. Poi
tornai a
guardarmi intorno, ancora non in grado di capacitarmi che stesse per
davvero succedendo tutto quello. Ma non c'era più alcun
dubbio...
sì, stavo per sposarmi.
-
Bene, ora che la
sposa è arrivata, permettetemi di cominciare questa
cerimonia - prese la parola Gandalf - come la tradizione nanica
vuole, per prima cosa dovrete intrecciare le ciocche dei vostri capelli
-
spiegò lo stregone sia a noi che ai presenti.
Prima di iniziare con i
voti e la benedizione, i due sposi devono infatti
prendere una ciocca di capelli ciascuno e intrecciarle tra di loro
assieme ad un nastro del colore della famiglia
di appartenenza. Una volta proclamata l’unione questa
verrà tagliata a metà, lasciando i capelli di uno
e
dell’altra intrecciati tra loro. Quando
Gandalf finì di spiegarlo ai presenti, fu proprio in quel
preciso momento che, nonostante la felicità di vedere il mio
sogno realizzato, ebbi
un’acuta fitta di tristezza... Quel rito era solitamente
celebrato
dal padre della sposa.
Solo che Thorin, ovviamente, non era presente. Al posto suo si fece
invece avanti
Fili, che dalla prima fila si avvicinò a
noi reggendo un nastrino blu. Nei suoi occhi vi lessi delle scuse, come
se fosse stata colpa sua la mancata presenza del nano che mi aveva
cresciuta fino a qualche giorno prima. Io gli sorrisi, cercando di
dissimulare la tristezza di quell'assenza; dopo tutto,
se fosse stato lui a farlo, sarebbe andato bene comunque e non c'era
ragione perchè lui si dovesse sentire in colpa al posto di
Thorin. Così
proseguimmo e io e Kili prendemmo una ciocca di capelli ciascuno, ma
quando Fili fece per incominciare ad intrecciarle una voce ci
interruppe.
-
Lo faccio io -
Mi voltai di scatto,
certa di essermi sbagliata... sulla soglia
della tenda, però, c’era Thorin, il mantello
ancora sulle spalle e il
petto che si alzava e abbassava velocemente. Nessuno dei presenti
disse nulla, Fili con un sorriso si limitò a spostarsi
porgendo allo zio il nastro. Questi si
avvicinò a noi e
iniziò ad intrecciarci i capelli, io non smisi un attimo di
osservarlo
cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire.
Quando
finì alzò lo sguardo azzurro su di me, ci lessi
vergogna e rimpianto, ma anche felicità.
-
Possa la vostra
unione essere lunga e forte. Hai la mia benedizione figlia della
montagna e figlia mia - disse.
Io non resistetti e gli afferrai una mano, riuscendo a malapena a
mormoragli un "grazie" con voce rotta dall'emozione.
- Mi devi perdonare molte
cose, lo so. Ma non voglio che tu debba perdonarmi anche la mancata
presenza al
vostro matrimonio - rispose ricambiando la stretta.
Restammo ancora un
istante a fissarci
l'un l'altra, con la tacita promessa di parlarci quando prima. Dopo di
che, Thorin si fece indietro affiancando Fili e Balin, dando
così modo a Gandalf di riprendere il rito
declamando un’antica preghiera in Khudzul.
-
Ora, su questa
sacra pietra runica fate il vostro giuramento sotto gli occhi di chi
oggi assiste a questa unione, sotto gli occhi della Montagna, sotto gli
occhi di Eru, di tutti i Valar e della gente di Arda - disse
lo
stregone, porgendoci una pietra ovale d’ardesia bianca con
incisi
i
nostri nomi.
Io la presi tra le mani
e Kili chiuse
le sue sopra le mie; erano calde e confortanti come lo erano sempre
state. Mi guardò negli occhi. Era bello e a renderlo
tale era non
tanto il suo aspetto fisico, quanto il profondo e assoluto amore che
potevo leggergli in volto, che potevo leggergli nel sorriso; sicuro e
per nulla spaventato da ciò che stava
per accingersi a dire.
-
Harerin, non ho
parole per esprimerti in questo istante ciò che significhi
per
me. Sei il più grande dono che potessi ricevere: sei una
sorella, un’amica, una consigliera, un rifugio sicuro dai
cattivi
pensieri. Sei il mio primo pensiero quando mi addormento e il primo
quando mi risveglio. Sei colei che in tutti questi anni mi ha sostenuto
e per la quale voglio poter vivere tutti gli anni a venire. Sei
semplicemente l’amore che non potrei mai trovare altrove e
per
questo, giuro solennemente di stare al tuo fianco in qualsiasi
difficoltà e di amarti e rispettarti come parte del mio
stesso
cuore, che da sempre ti appartiene. - disse Kili con voce decisa e
senza alcuna incertezza.
Io, ad ogni parola, mi
sentivo sempre
di
più riempire di gioia e di gratitudine, così
tanto da
temere seriamente che il mio cuore non avrebbe retto. Quando concluse
i suoi voti ricadde il silenzio, e sentii un paio di nasi venire
soffiati; sicuramente uno dei due era quello di Bilbo. Ancora con i nostri
sguardi incatenati iniziai a parlare. -
Kili, il tuo
cuore, che dici appartenermi, l’ho sempre portato con me. Lo
porto nel mio e non me ne divido mai. Dove vado io, vieni anche tu;
qualsiasi cosa sia fatta da me, la fai anche tu. Non temo il fato,
perchè il mio fato sei tu. Non voglio il mondo,
perchè il
mio, il più bello e il più vero sei tu. Ed
è sempre
stato così, in tutti questi anni. Pur essendo diversa tu mi
hai
accettato, tu ci sei stato quando mi sentivo persa, tu hai asciugato le
mie lacrime e le mie pene. Tu mi hai amata. E davanti a tutti, giuro
che
qualsiasi cosa accada, dovunque io possa essere, il tuo cuore lo porto
con me; lo porto nel mio - dissi riuscendo a non incrinare la
voce.
Kili con gli occhi che
scintillavano
mi strinse le mani che ancora tenevano la pietra, quando le
lasciò mi voltai verso Balin.
-
Balin vorrei che fossi tu a lanciare la pietra in acqua -
dissi rivolgendomi al mio vecchio mentore.
Balin che aveva una mano
di Thorin
appoggiata sulla spalla e si stava asciugando gli occhi,
alzò lo
sguardo colto di sorpresa.
-
Io bambina mia? Ma ne siete sicuri? - domandò
guardando prima me e poi Kili in attesa di conferma. -
Certo - rispose Kili.
Il nano allora si fece
avanti prendendo la pietra.
-
Che la vostra unione sia benedetta, siete due bravi nani - ci
disse retrocedendo con un sorriso umido. -
Bene - riprese Gandalf gioviale.
Io e Kili ci girammo
verso di lui e lo stregone ci mise una mano sul capo, tenendola sospesa
di qualche centimetro.
-
Possa la strada
venirvi incontro, possa il vento sospingervi dolcemente, possa il mare
lambire la vostra terra, la montagna recarvi rifugio e il cielo
coprirvi di benedizioni. Possa il sole illuminare il vostro volto e la
pioggia scendere lieve sul vostro campo. Possa il martello di Mahal
proteggervi dalle avversità, possa Estë portarvi la
pace,
possa Eru tenervi sul palmo della Sua mano fino al vostro prossimo
incontro, possa la sua saggezza largamente benedirvi -
recitò con voce profonda.
Dopo di che l'Istari
tolse le mani
dalla nostra testa e fece un cenno a Thorin, che avvicinatosi di nuovo
a noi, estrasse un piccolo pugnale. A quel punto, afferrata la treccia
che aveva
fatto prima, la tagliò esattamente a metà.
Guardai la
ciocca metà bionda e metà castana ricadere sulla
mia spalle trattenuta dal fermaglio
d’argento. In quell'istante mi sentii completa, sentii che un
pezzo della mia
vita era andato definitivamente a posto dov'era giusto che stesse.
-
Come membro dei
cinque e del bianco consiglio, benedico la vostra unione. Da questo
momento in avanti siete uniti dal sacro vincolo del matrimonio -
annunciò lo stregone con un largo sorriso.
Kili non se lo fece
ripetere due volte, e cintami la vita
con le braccia mi attirò verso di lui baciandomi. Il
sorriso che aveva stampato in volto dopo quell'annuncio, non
scemò nemmeno per un secondo, perfino quando le
nostre bocche si incontrarono tra gli applausi e i fischi generali
continuai a sentirlo sulle mie labbra. Una volta che ci staccammo mi
abbracciò talmente tanto da sollevarmi da terra.
-
Sei mia moglie! -
esultò mentre io mi mettevo a ridere e lacrime di
felicità mi rigavano il viso.
Alla vigilia della più grande battaglia mai vista ai piedi
della Montagna Solitaria, io ero la persona più felice del
mondo.
* Venere
Spazio
Autrice:
E
con questa sorpresa ho osato tutto ciò che non avevo osato
fare in precedenza! Probabilmente
neppure nelle fantasie più recondite qualcuno avrebbe deciso
di
organizzare un matrimonio alla vigilia di una battaglia, ma io l'ho
fatto e me ne assumo le conseguenze. Mi
assumo
soprattutto la così improvvisa redenzione di Thorin...
probabilmente è una forzatura bella e buona anche questa.
Però più ci pensavo e più volevo
scrivere adesso
questo momento, volevo cogliere l'attimo. Probabilmente volevo metterlo
su carta da quando Harin ha iniziato a prendere forma nella mia mente. Il
matrimonio,
per come l'ho descritto, è ispirato alle cerimonie celtiche,
con
qualche aggiunta di pura fantasia. E' un capitolo decisamente
sdolcinato, io sono la prima a non amare capitoli del genere, ma
diamine! E' un matrimonio dopo tutto!!! Se
ho fatto il passo più lungo della gamba potete
tranquillamente farmelo sapere, ogni opinione è gradita! Attendendo
il
vostro giudizio vi ringrazio tutti quanti come ogni volta. Dai lettori
alle recensiste e da tutti coloro che mi hanno aggiunta tra i
preferiti, seguiti e ricordati.
Capitolo
70 A
Emouel, che ha sempre creduto ciecamente in Thorin.
Tutta
la felicità di
questo mondo doveva essersi concentrata sotto quella tenda in quel
giorno agrodolce; ne ero certa.
La vedevo chiaramente trasparire dai tratti raggianti
di gioia di Kili, che aveva pronunciato quella semplice frase come se
non avesse aspettato null'altro da tutta la vita. La sentivo dentro di
me mentre rimestava tutto ciò che ero sempre stata fino a
quel
momento, plasmando una creatura nuova, più forte,
più viva
e più determinata. E infine, la sentivo attorno a me.
Non appena
il mio neo sposo mi rimise a terra fu il turno di Fili di abbracciarmi
forte e di baciarmi più
volte sulle guance. Poi si misero in coda tutti i miei
amici: Bilbo
ancora incredibilmente commosso e assolutamente dispiaciuto di non
potermi fare un regalo di nozze adeguato, Gandalf che se la
rideva
di
gusto sia con la bocca che con gli occhi chiari, Bard contento per noi
e allo stesso tempo con un
leggero velo di tristezza negli occhi al ricordo della
moglie, Tilda e Sigrid super entusiaste e un pò invidiose e
Bain un
po’ restio, ma con il viso acceso dall’allegria
contagiosa
dell'evento. Tra
un abbraccio e l'altro i miei
occhi si posarono su due figure perfettamente composte in mezzo a quel
marasma.
Slegandomi quindi, gentilmente, dalla stretta spacca ossa di Gloin, mi
diressi verso Thranduil e suo figlio.
-
Diola lle, Amin
harmuva onalle
- (grazie, farò tesoro del tuo dono) esordii,
inchinandomi probabilmente per
la prima volta davanti a loro. -
Non è
nulla, solo una vecchia spada rimasta sotto la polvere degli
anni - replicò Thranduil con tono stanco. -
Per me non lo
è - ribattei io - È un ricordo del mio
vero padre ed un ricordo di
vostro fratello. Ne farò buon uso - promisi guardando il Re
negli occhi e facendo comparire un leggero sorriso sulle sue labbra
sottili. -
Hortho le huil
vaer a Tego ven i Melain am mand
- (possano venti favorevoli soffiare su di te e possano i
Valar portarci alla salvezza) mi augurò - mi
scuso se
non parteciperò ai festeggiamenti, ma ho delle faccende da
sbrigare prima di domani - aggiunse con tono formale e per nulla
dispiaciuto dell'impedimento. -
Certo, posso
capire - risposi - Pelo nalú i laiss en-Galadh Guil
lín..
zio - (possano le foglie del tuo albero della vita non
appassire mai) conclusi con un sorriso divertito.
Thranduil ormai girato
di spalle
scosse la testa e fui quasi certa che sorridesse nel farlo. Legolas
invece
mi fece un cenno del capo affrettandosi a seguire il padre.
-
Harin andiamo a mangiare? -
Mi voltai verso Kili e,
per un attimo, rimasi a fissarlo con quella nuova consapevolezza dentro
di me, raggiante come il sole appena sorto; sole che venne appena
rabbuiato da un pensiero che mi affrettai a cancellare. Per quella sera
non ci dovevo pensare.
-
Iniziate ad
andare, io vi raggiungo - risposi volgendo il mio sguardo verso la
figura di Thorin fermo ad osservarmi.
Kili capì subito e mi fece un senno d'assenso con il capo
precedendomi verso il banchetto. Io protesi una mano
verso mio padre,
che avvicinatosi mi prese quindi sotto braccio. Ormai il sole era
tramontato e
uno splendido cielo invernale carico di stelle ci faceva da tetto.
-
Ti devo delle scuse… - ruppe il silenzio Thorin
mentre ci incamminavamo. -
No, non me ne devi - lo fermai subito.
Thorin mi
guardò sondando il mio viso con le sopracciglia aggrottate,
evidentemente per nulla convinto della mia frase.
-
Nel momento in
cui sei entrato dentro quella tenda e hai dato la tua benedizione al
nostro
matrimonio, non ho più avuto nulla da scusarti o da
rimproverarti - gli spiegai serena
stringendo la presa attorno al suo braccio. -
Harerin, ti ho cacciata... - proseguì lui
imperterrito e con tono profondamente amareggiato. -
Lo so, ma ero
anche sicura che saresti rinsavito prima o poi - replicai con un mezzo
sorriso appoggiandogli la testa sulla spalla mentre camminavamo.
La zona del
ricevimento consisteva in una fila di lunghi tavoli disposti su di
un’area quadrata. Non c’erano addobbi e nemmeno la
musica, ma
non me ne importava. Il chiacchiericcio della gente che per una sera
evitava di pensare alla guerra imminente, mi bastava, e vedere
uomini, elfi e nani dialogare tutti insieme (con qualche ovvia
eccezione da entrambe le parti) mi faceva stare bene.
-
Non penso di
essere ancora rinsavito del tutto - riprese Thorin e vidi che il suo
sguardo si era fermato su Bilbo intento a parlare animatamente con
Bofur. -
Padre - lo
chiamai
io, facendo volare i suoi occhi sul mio viso - non sei tuo padre e
nemmeno tuo nonno. Hai guidato il tuo popolo alla salvezza da solo! Non
hai bisogno di nessuna gemma,
di nessun riconoscimento, per essere Re. Le tue gesta e il tuo amore
per i
nani, sono questi i valori che fanno di te il
nostro Re - dissi con tono dolce.
Thorin mi
fissò per un
interminabile momento con la bocca serrata e gli occhi azzurri
riscaldati da una luce particolare.
-
E sono la tua lealtà e il tuo amore incondizionato
verso un
vecchio, scorbutico e testardo nano, a fare di te la figlia che amo e
che
non meriterò mai - rispose alla fine.
Quando Thorin
finì la frase mi affrettai ad affondare il viso nella sua
barba morbida, strizzando gli occhi per non mettermi a
piangere e sentendo le sue braccia avvolgermi pronte in una stretta
potente e dolce assieme.
-
Ora vai -
mi disse dopo un momento - i commensali hanno fame e il tuo sposo
non vede l’ora di averti al suo fianco - aggiunse con un
sorriso mentre mi lasciava andare.
Io mi asciugai gli
angoli degli occhi e annuii, girandomi verso Kili che effettivamente mi
stava fissando smanioso. Il banchetto fu
abbondante ma sobrio, la guerra veniva scacciata
dalle menti, ma non bisognava dimenticarsi dei doveri che ci
attendevano. Una massa di guerrieri ubriachi, d'altronde, non
costituiva di sicuro un
punto forte. Un paio di uomini del
Lago si
rivelarono buoni musicisti e con qualche strumento di loro
proprietà e l'accompagnamento di alcuni elfi, improvvisarono
una
piccola orchestra
che si mise a suonare una volta finita la cena. Inutile dire che
essendo io, Tilda e Sigrid le uniche donne presenti
nell’accampamento, fummo costantemente invitate a ballare.
Nel mio caso specifico ballai con tutti, perfino con Gloin
e
con mio padre (che a dirla tutta era un discreto ballerino)!
Senza tralasciare che, a rotazione, venivo sequestrata
da Kili e successivamente da suo fratello. Solo quando le gambe
iniziarono a gridare pietà, mi accasciai su di una panca
vicino a Fili.
-
La prossima volta dobbiamo procurarci qualche donna in
più - osservò divertito. -
In altre
occasioni mi sentirei ferita, ma stasera credo di doverti dare
ragione - dissi sventolandomi una mano davanti alla faccia.
Ero piuttosto sicura che ormai, parte della mia acconciatura fosse
andata a farsi benedire.
- Sono così felice per voi -
esclamò Fili passandomi un braccio attorno alle spalle. -
Lo so... si vede -
risposi, guardandolo osservare suo fratello ridere mentre assieme a
Bilbo
faceva un passo a tre con Tilda - Fee.. grazie - aggiunsi
guadagnandomi di catturare i suoi occhi azzurri nei miei. -
E di che? - chiese stupito. -
Per questo -
risposi, facendo un cenno tutt’intorno con la mano - Kee mi
ha detto che sei stato tu ad avere l’idea e ad aiutarlo a
organizzare la cerimonia - spiegai. -
L’ho fatto per voi... e per me - spiegò
improvvisamente serio.
Io lo guardai senza
capire.
-
Non so che esito
avrà lo scontro, ma rimane pur sempre una guerra... non
è
mai nè bella nè innocente. Dovevo,
vedervi sposati… - spiegò
con un sorriso mesto tornando a fissare suo fratello. -
Fee, guardami - gli intimai e lui obbedì. -
Non vi
accadrà nulla. Non permetterò che vi accada
nulla.
Andrà tutto bene, fidati di me - dissi.
Fili dapprima mi
guardò
sorpreso poi sorrise e in quel momento mi accorsi che assomigliava a
Kili in modo
impressionante.
-
Lo so - rispose
lui - ma adesso… - aggiunse togliendo il braccio dalla mie
spalle - c’è ancora una cosa per te -
affermò
baciandomi su una tempia ed alzandosi. -
Come? Ancora? - esclamai io confusa mentre lui chiamava il
fratello con un cenno. -
Già - rispose allegro con una strizzatina
d'occhio. -
Fee avete già fatto abbastanza! - protestai io
imbarazzata. -
Fratellino, fai
stare buona la tua consorte e falle smettere di lamentarsi - rise lui
quando Kili ci raggiunse. -
Ehi, io non mi sto
lamentando! - replicai piccata mentre Kili seduto al mio fianco mi dava
delle piccole pacche sul braccio. -
Su, su, lascialo fare - mi disse schioccandomi un bacio
veloce sulla guancia.
Io sbuffai guardando
Fili dirigersi verso uno dei musici per prendere il suo strumento. Poi, dopo essere salito su di
una sedia, richiamò al silenzio tutti quanti.
-
Scusatemi! Un
attimo di attenzione! - gridò e a poco a poco il rumore
cessò, così come la musica - è
ricorrenza tra
la nostra gente che lo sposo faccia un dono speciale alla moglie... -
Io guardai stupefatta
prima lui e poi suo fratello che non sembrava per nulla sorpreso.
-
Si tratta di una
melodia creata appositamente per l’evento e unica nel suo
genere,
che viene commissionata ad una persona di fiducia - spiegò
al pubblico mentre si portava al centro del cerchio che si era
naturalmente creato attorno a lui - quindi, questa canzone è
stata scritta appositamente per te, Harin - concluse rivolgendosi a me,
violino
alla mano. -
Ma… come? - riuscii ad articolare. -
Se ti stai
chiedendo quando e dove ho trovato il tempo di scriverla, sappi che
l’ho composta parecchi anni fa. Così, quando il
mio fratellino
mi ha posto il problema, io lo avevo già accontentato -
rispose con un ampio sorriso. -
Non ho parole... - mormorai, senza averne per davvero. -
Bene,
perché devi ascoltare, non parlare - replicò
divertito Fili - e avrò anche un accompagnatore -
aggiunse.
Se prima ero stupefatta,
in quell'istante superai il
limite dell’incredulità. Quando Thorin, sgabello e
arpa alla
mano, si affiancò a Fili fui sicura che fosse decisamente
troppo per il mio cuore. Senza quasi
accorgermene strinsi le mani di Kili nelle mie e lui si
chinò
accostando la bocca al mio orecchio.
-
Auguri - mi disse mentre iniziavano a suonare.
Io non so se vi
è mai capitato
di ascoltare una canzone o una melodia che vi ha fatto riempire gli
occhi di lacrime e far venire la pelle d’oca... Io so solo
che dopo
i primi istanti, le figure di Fili e Thorin divennero tremolanti e
sentii alcune lacrime salate sulla punta della lingua
mentre ascoltavo rapita con la bocca leggermente aperta. L’intera Arda
scomparve,
lasciando me e i miei cari in un mondo a parte, dove non
c’era nè
un’orda di Orchi che stava arrivando, nè una
Montagna Solitaria,
né un’antica gemma. Quando
Fili lasciò che
l’ultima nota si disperdesse nell’aria, mi alzai in
piedi di
scatto e singhiozzando quasi da non riuscire a parlare, lo strinsi in
un abbraccio.
-
Grazie Fee - mormorai - grazie - ripetei guardando Thorin che
mi fece un cenno col capo. -
Questo e altro per la mia sorellina - rispose Fili
dolcemente.
Le note mi risuonarono
in testa per
tutto il resto della serata, finchè le voci non si spensero
e
venne il momento dei saluti.
-
È stata
una gioia avervi qui oggi. Mi piacerebbe che domani fosse una giornata
altrettanto bella, ma so che non potrà esserlo. Per questo
motivo vi sono
ancora più grata per tutto ciò che avete fatto
per me;
per noi - dissi mentre mi scioglievo dall’abbraccio di Bofur. -
Anche gli altri avrebbero voluto esserci, ma non potevamo
lasciare sguarnita Erebor - disse Thorin. -
Dite loro che li ho portati con
me nei miei pensieri - risposi abbracciando Balin - ti prego stai
attento domani - dissi al nano che mi stava stringendo. -
Tu bambina mia,
che dici a me di stare attento! - replicò ridendo - io di
battaglie ne ho già viste, saprò cavarmela stai
tranquilla - aggiunse accarezzandomi con fare paterno la guancia. -
E io sarò
pronto a coprirgli le spalle se servirà - affermò
Thorin
allargando le braccia pronto per il suo turno. -
Stai attento anche tu - dissi stringendolo - ti prego -
aggiunsi seria guardandolo negli occhi. -
Non ti preoccupare - rispose sporgendosi a lasciarmi un bacio
sulla fronte.
Io annuii sorridendo
mesta e infine
mi rivolsi a Fili. Risi nel trovarlo già con le braccia
spalancate
e un’aria corrucciata in faccia.
-
Non vorrai mica dimenticarti di me? - dissi con finto tono
lamentoso. -
Mai - affermai io
sorridendo e affondando il viso nella sua barba bionda, quando mi
ritrassi avevo gli occhi che mi pizzicavano. -
Ehi sorellina - esclamò Fili tenendomi per le
spalle. -
Grazie Fee - dissi
con voce tremante - per tutto. Per tutti questi anni di
amicizia, per quello che hai fatto per me, per questa sera - spiegai
con
le mani appoggiate sul suo petto. -
Ma cosa dici? -
sorrise lui - sei la mia sorellina, ci sarò sempre per te!
E poi sono sicuro che saprai sdebitarti, magari regalandomi un bel
nipotino! - aggiunse facendo ridere tutti. -
Saresti uno zio
meraviglioso - affermai convinta - saprò sdebitarmi, anche
se forse non nel modo migliore... - mormorai. -
Harin? - domandò Fili confuso dalle mie parole.
Io lo strinsi ancora una
volta prima di baciarlo sulla guancia e lasciarlo andare.
-
Forza, dovete tornare ad Erebor! - dissi mentre Kili mi si
affiancava cingendomi la vita con un braccio. -
Domattina vi
aspettiamo alle porte della Montagna. Gli uomini di Dain
arriveranno tra poco, sono stati avvistati a non più di
mezz'ora
di cammino da qui - disse Thorin. -
Ci saremo - confermò Kili. -
A domani allora - salutò Fili. -
A domani - dissi io salutandoli con una mano mentre si
allontanavano. -
E fate i bravi! - esclamò Bofur.
Io e Kili ci mettemmo a
ridere, prima
di voltarci e dirigerci verso la nostra tenda.
Guardai di sbieco il mio
sposo, sembrava sereno, felice e... bellissimo.
Spazio
autrice:
Giuro,
è il penultimo capitolo prima della battaglia, me la sono
presa ancora comoda lo so! Volevo
fortemente un confronto con Thorin e mi sembrava d'obbligo adesso come
adesso. Per non stravolgere la trama più di quanto
già
non abbia fatto non ho inserito il riappacificamento tra lui e Bilbo,
lo lascio al campo di battaglia quel momento. La
canzone suonata da Thorin e Fili è questa qui: River
Flows In You- Lindsey Stirling E'
di un famoso
pianista Coreano (grazie a Eriz per la correzione), Yruma, suonata da una bravissima violinista che ho
scoperto qualche anno fa. Mi ha sempre commosso questa versione e non
avrei potuto scegliere canzone più adatta da regalare ad
Harin.
Spero che gradirete. Un
grazie
infinito ai miei lettori, alle mie recensiste (che hanno molto gradito
il matrimonio ;) ), a chi mi ha aggiunta tra le proprie preferite (Imamiahen), seguite
e ricordate (Moira Riordan).
A voi tutto il mio affetto.
Tak
khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
le risposte alle vostre bellissime recensioni tarderanno fino a domani,
perdonatemi!
Mi
credete se vi dico che
il tragitto che facemmo per arrivare alla tenda mi sembrò
eterno
e che morivo di vergogna ogni qual volta incrociavamo i soldati di
pattuglia? Morivo
di vergogna perché
oltre agli auguri, che fossi sicura essere sinceri, vedevo quello
sguardo malizioso di chi sa già come finirà la
serata.
-
Ma dai, non
c’è niente di cui vergognarsi - rise Kili una
volta raggiunto il mio alloggio, mentre si
toglieva il mantello bordato d’oro che aveva indossato per la
cerimonia
Io fissai la sua schiena
inarcando un sopracciglio.
-
Quindi non ti da fastidio? - mi informai con tono pacato. -
Cosa mi dovrebbe dar fastidio? - chiese intanto che si levava
gli stivali sempre dandomi le spalle. -
Che tutti quegli uomini mi abbiano immaginata così
- risposi candidamente. -
Così com… -
Il resto della frase gli
morì
in gola.
Quando Kili
si
girò verso di me con ancora in mano uno dei suoi stivali, i
miei
vestiti erano già ammucchiati ai miei piedi, in una massa di
blu
e avorio. Ero sempre stata incredibilmente brava a vestirmi e svestirmi
rapidamente.
-
Si… adesso
mi dà enormemente fastidio - concordò Kili
aggrottando le
sopracciglia infastidito - dovrei uscire e picchiarli tutti... -
aggiunse.
Io risi avvicinandomi a
lui.
- Oppure... - proposi - potresti fare l’amore con
tua moglie - mormorai ad un centimetro dalla sua bocca.
Quel minuscolo spazio
che ancora ci separava venne fatto sparire rapidamente da Kili. Mentre le nostre labbra
erano
impegnate a diventare roventi, le mie dita corsero
ai bottoni della sua casacca facendoli scivolare fuori dalle asole uno
alla volta. Non c'era fretta nei nostri movimenti, solo la
consapevolezza di essere insieme e di volerci restare tutto il tempo
possibile.
Quando anche l’ultimo bottone fu libero, Kili fece
cadere a
terra l'abito con un scrollata di spalle, togliendosi subito dopo la
flanella
che teneva sotto di essa. Era inverno; fuori la
temperatura richiedeva pesanti pellicce per essere sopportata, eppure,
quando mi
riavvicinai a lui e la nostra pelle venne a contatto, mi
sembrò
che fosse estate, una delle più torride mai sentite
per giunta. Ogni sensazione era
amplificata,
sentivo la sua mano accarezzarmi la
base del collo e scivolare lungo la mia schiena premendomi contro di
lui, nel frattempo in cui l’altra, slacciava la cintura dei
pantaloni facendoli cadere a terra mentre ci avvicinavamo alla branda.
Le mie dita saggiarono delicatamente i suoi addominali, tastandone la
durezza e scendendo
ad abbassare l’ultimo strato di lana che si frapponeva tra di
noi. Quando
Kili urtò con le gambe la
sponda del giaciglio, lo spinsi un po’ più forte,
facendolo
cadere di schiena su di essa e mettendomi a cavalcioni su di lui. Lo vidi spalancare gli occhi
sorpreso e accingersi a formulare una frase, ma non
gliene lasciai il tempo.
Lo baciai di nuovo con impeto, inchiodandolo sul posto, avvertendo la
sua presa farsi salda sui miei fianchi. Quando mi allontanai vidi i suoi
occhi bruciare, liquidi come onice, i tendini del collo tesi.
-
Harin.. che? -
mormorò con voce roca, con il risultato di farmi riabbassare
a
mordergli il labbro inferiore, per poi baciarlo di nuovo con passione.
Solo dopo un altro lungo
istante, ci staccammo.
-
Per Mahal! Mi
vuoi morto? - esalò mentre io
spostavo i miei baci lungo la mascella, sul collo, sullo sterno, sui
primi addominali, andando sempre più giù...
-
Harerin! - gemette nuovamente bloccandomi a pochi centimetri
dalla carne tesa.
Io alzai lo sguardo,
riallacciandolo con il suo, vedendo una sottile goccia di sudore
solcargli la tempia.
-
Ti ho promesso di
farmi perdonare, tempo fa… e ho tutta l’intenzione
di
tener fede al giuramento - spiegai.
Così, dopo
molti sospiri, molte promesse d’amore e molti limiti del
piacere
raggiunti ed egregiamente superati, mi ritrovai sdraiata sulla
schiena,
i capelli appiccicati sulla fronte e il corpo di Kili appoggiato
delicatamente sopra il mio che si sollevava ad ogni respiro pesante che
faceva.
-
Credo di non
avere più parole, oltre che fiato - disse Kili con voce
rauca e
appagata, il viso premuto nell’incavo della mia spalla. -
Non avrei saputo
esprimermi meglio - replicai io in un sussurro intenta ad accarezzargli
i
dorsali, che ora erano perfettamente rilassati e appena umidi. -
Non pensavo.. sapessi fare certe… cose.. -
commentò sorpreso. -
Fee mi ha dato qualche dritta - risposi.
Kili si tirò
su immediatamente, puntellandosi con gli avambracci ai lati delle mie
spalle.
-
Cosa?! - esclamò allibito, i capelli arruffati a
formargli una strana e adorabile pettinatura. -
Scemo, scherzavo!
- risi accarezzando con un dito il fermaglio con inciso il mio nome che
pendeva dalla sua treccia. -
Ripeto quello che ho detto qualche ora fa.. tu vuoi uccidermi
- sospirò sorridendo. -
È stato
frutto di qualche chiacchierata con le altre nane del villaggio -
ammisi
un po’ imbarazzata. -
Allora le
dovrò ringraziare - replicò Kili dandomi un bacio
leggero
sulla labbra ancora gonfie. -
Stavo pensando
una cosa… - iniziai mentre Kili si stendeva al mio fianco e
io
gli appoggiavo la testa sulla spalla. -
Mh? - mi incoraggiò lui a continuare. -
Il fatto che Dis
non sia stata presente alla cerimonia mi fa sentire come se mancasse un
pezzo... - spiegai osservando la ciocca dei miei capelli
con cui Kili stava giocando. -
E' lo stesso
pensiero che mi ha colto quando ho parlato con Fee del matrimonio... in
realtà, sarebbe mia intenzione fare
un’altra piccola cerimonia
quando verrà qui, sono sicuro che anche gli abitanti del
villaggio saranno contenti di assistervi - rispose perdendosi a
guardare il soffitto di tela della tenda. -
Credo sia una buona idea... - convenni - Sai che Thranduil
mi ha regalato una spada appartenuta a suo fratello? - ripresi
all'improvviso
ricordandomi dell’arma poggiata non lontana da noi. -
Davvero? - domandò stupito Kili. -
Già… Ruthia la protettrice,
così ha detto
che si chiama - risposi mentre con un dito disegnavo arabeschi
invisibili sul suo petto. -
Già che c’era poteva ridare Orcrist a
Thorin - commentò con leggero disappunto. -
Credo che
Thranduil ritenga di aver già fatto fin troppi regali ai
nani -
replicai storcendo il naso mentre lui si metteva a ridere e quel suono
mi vibrava sulla pelle - Kili tu odi gli elfi? - aggiunsi quando smise
di ridere,
alzando il viso per guardarlo negli occhi. -
Non mi piacciono...
ma non penso di odiarli. Trovo che sia stupido restare ancorati a
vecchi rancori - rispose dopo che ci ebbe pensato un attimo. -
Ora so perché ti ho sposato - replicai allora io
sorridendo. -
Perché
sono incredibilmente bello e alto per la nostra razza? -
scherzò
lui con un sorriso smagliante. -
No! - esclamai io
esasperata - perché non ti fermi alle prime impressioni -
dissi - e perché ti amo alla follia - aggiunsi. -
Mi sembrano delle
ottime motivazioni - assentì lui con espressione dolce -
ora sarà meglio dormire - disse un attimo dopo
oscurandosi
appena.
Sapevamo entrambi cosa
sarebbe successo di lì a qualche ora.
Chiusi gli occhi e mi
lasciai
avvolgere dalle sue braccia. Quando li riaprii mi sembrò
passato
un secondo, in realtà il tempo doveva essere trascorso molto
più in fretta di come io, lo avevo percepito.
Mi tirai su di scatto, tremante, fradicia di sudore e con il
respiro pesante. Ero certa di essermi appena
addormentata, quando invece doveva essere passata quasi tutta la
notte. Passai una mano tra i capelli,
tirandomeli via dalla faccia, poi piegai le ginocchia al busto. La
coperta mi
ricadde delicatamente intorno alla vita mentre premevo la fronte
contro le cosce. La
mia mente voleva sia trattenere che allontanare, quelle così
familiari immagini che avevano popolato tante mie notti.
-
Harin cosa succede? -
Tirai su il capo e mi
voltai verso Kili, aveva lo sguardo assonnato e preoccupato assieme.
-
Nulla, ho fatto un incubo... - mormorai mentre un brivido mi
percorreva la colonna vertebrale. -
Hai voglia di raccontarmelo? - domandò lui
dolcemente appoggiandomi una mano calda sulla schiena. -
È un vecchio sogno che faccio fin da piccola, ma
non voglio ricordarlo ancora - lo rassicurai.
Tornai a guardare di
fronte a me: le
pareti della tenda si stavano rischiarando, il blu notte stava
diventando azzurro e fuori udivo già i soldati sferragliare
in
giro per l’accampamento. Mancava poco… troppo
poco.
Improvvisamente mi sembrò di non poter più
respirare e
ripresi a tremare.
Ero pronta, ero dannatamente pronta! Ma allora
perché?
Perché mi veniva da piangere?
-
Harerin dimmi cos’hai -
Fu quella semplice
richiesta da parte di Kili,
che mi spalancò il mondo davanti agli occhi. Portai una mano
sulla bocca, premendola su di essa.
-
Ho paura -
sussurrai.
Abbassai la mano e mi girai nuovamente verso Kili che ora si
era messo seduto.
- Ho paura Kee.. tanta paura! - ripetei
lasciandomi scappare un singhiozzo alla fine della frase.
Lui corrugò
la fronte in
un’espressione addolorata. La mano, che ancora teneva sul mio
fianco, mi spinse verso il suo petto.
Mi raggomitolai così contro di esso,
portandogli le braccia attorno al collo e lasciando libero sfogo a quel
terrore che avevo represso per tutto quel tempo. Kili, in silenzio, mi strinse a
sé con tanta intensità, da farmi pensare che
stesse
cercando di fondere i nostri corpi.
Dal canto mio, cercavo tutto il
contatto che potesse darmi, conscia che di meno in quel momento, non
sarebbe bastato.
Pensai a quanto non fosse giusta tutta quella situazione: nessuno di
noi se l’era meritata.
Avremmo dovuto riconquistare Erebor e
festeggiare il ritorno della nostra gente sotto la Montagna! Mi sarei
dovuta sposare in uno dei grandi saloni con tutti i miei amici e alla
presenza di Dis, che era stata per me come la madre che non avevo mai
avuto. Desiderai di voltarmi e
di ritrovarmi
nella mia camera, mentre Thorin mi salutava dirigendosi alla fucina e
mentre Dis mi chiedeva di correre dietro ai suoi figli e di portar loro
quello che avevano scordato a casa. Lungo il tragitto, poi, mi sarei
fermata
dal fornaio a comprare un paio di focacce e portandogliele, mi
avrebbero
abbracciato in sincrono, stampandomi un bacio ciascuno sulla guancia. Avrei voluto partecipare
di nuovo
alla festa di mezza estate: avrei ballato e cantato sotto i festoni e
avremmo lasciato nel lago i nostri desideri. Mi sarei addormentata al
fianco di Kili in una notte di primavera, in un prato pieno di
lillà sotto un cielo trapunto di stelle.
- Men lananubukhs menu - mormorai alzando
il viso e baciando Kili sulle labbra. -
Ti amo anche io - rispose lui spazzando via con i pollici le
ultime lacrime.
Ci sdraiammo ancora per
un ultimo istante,
fianco a fianco, le mani intrecciate.
Restammo in silenzio a guardarci,
finchè il sole non illuminò la cima della tenda.
A quel punto
ero pronta. Dovevo esserlo.
Spazio
Autrice:
Vi
chiedo perdono ma sono veramente, veramente tanto di fretta... non ero
nemmeno sicura di riuscire ad aggiornare oggi! Come potete ben
immaginare, le risposte alle vostre recensioni saranno posticipate.
Scusatemi tantissimo! Dal
prossimo capitolo comunque, vi posso assicurare che entreremo appieno
nella battaglia. Spero
vi sia piaciuto questo capitolo diviso a metà tra ancora
quel che resta della spensieratezza del matrimonio e la consapevolezza
della guerra imminente. Mi auguro non ci siano errori ^^" Un
grazie di cuore a tutti i lettori, le recensiste con particolare
menzione a Eriz,
e chi mi ha aggiunta tra preferite, ricordate e seguite.
Ero
ferma, immobile; l’aria intorno a me sembrava congelata, e
perfino l’esercito dei
Colli Ferrosi era perfettamente fermo.
Sembrava che il tempo stesso avesse deciso di bloccarsi su
quell'istante. Lanciai uno sguardo di
sbieco alla
mia sinistra: Thorin scrutava l’orizzonte davanti a
sé,
vicino a lui Dain e dietro di noi tutti i suoi uomini. Girando appena la testa
verso destra,
incrociai quasi istantaneamente gli occhi di Kili e poi quelli di Fili.
Quando io e Kee, poche ore prima, eravamo arrivati davanti alle porte
di Erebor non c'erano state
parole, io e i miei compagni ci eravamo scambiati solo sguardi decisi,
racchiudendo in pochi gesti i nostri auguri. Avevo abbracciato Balin
e Thorin, ricevendo
la protezione di Mahal da entrambi. Avevo stretto anche Bilbo, che
nella sua
cotta di Mithril ostentava uno sguardo fiero, anche se
sapevo che nel profondo aveva
paura come ne avevo io. Ero sicura, però, che se la
sarebbe cavata egregiamente; Gandalf e noi tutti lo avremmo protetto.
Mi ero concessa solo qualche istante in più con Fili; per
entrambi scioglierci
da quell'abbraccio fu quasi doloroso fisicamente... infine presi posto
tra lui e Kili.
Thranduil e Bard erano già pronti con i
rispettivi eserciti sui fianchi della Montagna, nascosti e in attesa
dell’arrivo di Azog.
L’idea di base sarebbe stata quella di far avanzare il
nemico fino ad una distanza tale da poterli assalire con gli
arcieri. Il primo segno che ci
avvisò del loro arrivo, fu uno stormo di uccelli in fuga
verso Est, accompagnato
dall’eco lontano dell’ululato dei Warg.
Il terreno seguitò a tremare e l’aria a risuonare
del passo pesante e
scomposto di migliaia di piedi, ne seguì il rumore del ferro
e
delle spade che cozzavano sugli scudi e sulle armature. Alla fine,
all’orizzonte, si delineò una fila di figure nere
come la
pece, che avanzava in ranghi serrati. Pian piano, le facce scure irte
di
denti aguzzi e occhi ferini, diventarono sempre più chiare.
L’esercito degli Orchi si fermò
all’inizio del
sentiero.
Schierato in prima fila, Azog il profanatore affiancato dal figlio
Bolg, si
guardò intorno quasi svogliatamente prima che il suo viso si
allargasse in un ghigno sadico.
-
Ifridî bekâr!
- gridò Thorin con
voce possente e perfettamente padrona di sè. (Preparate
le armi!)
Io, con il cuore che
minacciava di
scoppiarmi nel petto, strinsi un'ultima volta le mani dei due fratelli
che avevo afferrato quando ci eravamo messi in
posizione, e poi le lasciai andare. Chiusi il pugno sull’elsa
di Ruthia,
estraendola. La spada elfica rifulse di blu sotto il cielo
plumbeo che si era formato sopra di noi, mentre con l’altra
mano
impugnai una delle daghe che avevo sulla schiena.
Azog, nel frattempo, si
era fatto avanti e sollevando sopra la testa la sua mazza ferrata aveva
preso la parola.
-
Ga(-)ruga!
- urlò al nostro
indirizzo, e il suo grido
riecheggiò denso di promesse di sangue. (Morirete
tutti!) -
Dekâr! - ci intimò Thorin (In
riga, mantenete le posizioni!) -
Guri dum. Rakhs-i
sis romma go sho gad adol! - gridò infine Azog
portando la
mazza davanti a sè. (Inseguiteli. Dilaniateli a
brandelli e
abbeveratevi con il loro sangue!)
E fu così che la battaglia ebbe il suo inizio.
-
Ithrikî! - ci ordinò Thorin. (State
fermi!)
Feci roteare la daga,
lanciando
rapide occhiate verso i fianchi della conca. Quando gli orchi
raggiunsero il punto stabilito il battito del mio cuore quasi mi
assordò, mentre una pioggia
di frecce cadeva su di loro.
I corpi dei primi nemici uccisi caddero ammassandosi in una
linea confusa, mentre i compagni dietro di loro li scavalcavano
proseguendo la corsa. I loro arcieri si misero
subito in riga, rispondendo all’attacco degli elfi con
altrettanta potenza, fu
a quel punto che dall’altro versante uscirono allo scoperto
gli
uomini di Bard con una nuova raffica di frecce che abbattè
altre
file di nemici. Se l’attacco
li avesse colti di
sorpresa, gli orchi non lo diedero a vedere, continuando la loro carica
con implacabile ferocia.
Ormai mancavano poche decina di metri alla
nostra linea di difesa...
-
Udâmai! Du
bekâr! Khayamu! -
esclamò a quel punto Thorin.
(Compagni! Alle armi! Alla vittoria!)
Partimmo di corsa incontro ai
nemici come se condividessimo un solo corpo e una sola mente.
Alzai
Ruthia e la calai sul primo orco che si diresse verso di me e fu in
quel momento che tutto divenne
freddo.
La mia mente si svuotò, il mio corpo divenne una
macchina da guerra e i miei gesti automatici.
Schivavo, roteavo su me
stessa, calavo fendenti trapassando gole, ventri e mozzando teste.
Quando si combatte tutto il resto si annulla, la tua mente viene
permeata da uno strato di fredda lucidità e gli alleati che
vedi
cadere ti fanno lottare con ancora più slancio. Non
c’è nient’altro che il nemico e i tuoi
compagni.
Fili e Kili mi fiancheggiavano, ognuno di noi copriva un lato
abbattendo quanti più nemici possibili. Il tempo
sembrò protrarsi
all’infinito... i muscoli divennero ben presto doloranti, il
sudore iniziò a colare lungo le tempie formando gocce sulla
punta delle
ciglia e sul mento, l’adrenalina spadroneggiava guidando
movimenti e azioni.
Nell’aria si rincorrevano grida di battaglia, di sofferenza e
di morte, rumore di spade che cozzavano sugli scudi e di carne che
veniva lacerata.
Il terreno si cosparse ben presto di cadaveri di
nemici e alleati, il sangue impregnò il suolo e il suo odore
permeò l’ambiente assieme e quello del metallo e
del
sudore. In cima alle pareti della conca, Uomini ed elfi combattevano
sotto il costante sibilo delle frecce. Andammo avanti a ritmo
serrato per
non so quanto tempo. Non appena avevo un attimo di respiro, mi guardavo
intorno per vedere dov’erano i miei compagni che combattevano per lo
più in gruppi.
Vidi Bofur con suo fratello e Bifur,
Balin assieme a Dwalin, Thorin e Dain, Ori, Dori e Nori mentre
assaltavano un
mannaro, Oin e Gloin spalleggiarsi fianco a fianco e la testa grigia di
Gandalf fare capolino sopra tutti quanti.
Allo stesso modo cercavo
segni di Azog e Bolg, ma fino a quel momento non avevo scorto
nè uno nè l'altro. Fu durante una di quelle
brevi pause che Kili gridò il mio nome.
-
Harerin! -
Portai istintivamente
dietro di me le
due spade per bloccare il colpo diretto alle mie spalle, poi mi girai
fermando con il
piatto della lama un altro fendente diretto al fianco e infine affondai
Ruthia nella carne tra la spalla e il collo dell’orco
che mi aveva assalita. Quando il nemico
crollò, ansante, mi voltai verso Kili facendogli un cenno di
riconoscenza.
-
Tua moglie
sarà meglio che tu non la faccia mai arrabbiare -
scherzò
Fili facendo sorridere il minore e anche me.
Li guardai uno di fianco
all’altro. Avevano i capelli impastati di sudore e sangue
nero, su quelli di Fili, poi, spiccava in modo particolare. Le braccia
e
il viso coperti di sporco, interrotto solo qua e là da
qualche ferita e graffio rossi accesi.
Eppure erano lì, due guerrieri,
due fratelli, due amici, due parti della mia vita.
-
Ragazzi io… - mi rivolsi a loro prima di venire interrotta. -
Harerin! Fili, Kili! -
Ci voltammo tutti
insieme verso Gandalf, che pulendo Glamdring con la veste grigia ci si
faceva incontro concitato.
-
Cosa succede? - domandò Fili. -
La copertura del punto sicuro è stata scoperta, gli Orchi lo
stanno assaltando! - -
Dobbiamo andare! - esclamò allora Kili senza perdere tempo. -
Kili! -
Dalla mischia
sbucò Nori.
-
C’è
bisogno di una mano più avanti, gli Orchi stanno cercando di
sfondare la linea di difesa per arrivare alla Montagna -
spiegò,
passandosi una mano sulla fronte per togliere un po’ di
sudore e
di sporco che gli colava negli occhi. -
Maledizione! - imprecò Fili. -
Gandalf quanti sono i nemici? - domandai io allo stregone. -
Poco più di una trentina - rispose l’uomo. -
Bene... - dissi e
mi voltai verso i due principi e Nori - voi andate ad aiutare gli
altri a mantenere la posizione, io vado con Gandalf; mi porto dietro
qualcuno degli uomini di Dain se riesco - decisi.
Vidi entrambi i nani
adombrarsi prima di realizzare che non c’era altra soluzione.
-
D’accordo - assentì Fili a malincuore. -
Stai attenta, ti prego - disse Kili afferrandomi una mano. -
Lo farò e fate lo stesso anche voi, mi raccomando - risposi
stringendogliela. -
Ti amo - replicò Kili mentre mi lasciava andare. -
Anche io -
dissi guardando con affetto sia lui che suo fratello, il quale mi
sorrise - Gandalf fai strada - mi rivolsi poi allo stregone.
L'uomo si
avviò a grandi
falcata nella direzione da cui era venuto e io mi affrettai a seguirlo
correndo alle sue spalle.
Ben presto la guerra ci avvolse nuovamente e
così, quando mi girai, Kili e Fili erano stati sostituiti da
una
parete di Orchi, Nani, Uomini ed Elfi che
combattevano allo stremo delle forze.
Posso assicurarvi che spostarsi in mezzo ad un campo di
battaglia non è affatto semplice... fummo più
volte interrotti nel nostro
cammino, da nemici che cercarono di
fermarci e che trovarono una impietosa morte. Stavo proprio sfilando
la spada dal
cadavere di uno di essi, quando una freccia passò sibilando
vicino al mio orecchio.
Mi voltai di scatto in tempo per vederla centrare in piena fronte
un orco che mi stava per aggredire.
-
Credo di averti
appena salvato la vita - fu il commentò che seguì
l'azione appena intercorsa.
Mi voltai facendo un
ghigno all’indirizzo di Legolas che era provvidenzialmente
comparso vicino a me.
-
Immagino che un
grazie sarebbe d’obbligo... ma purtroppo noi siamo di fretta
- dissi facendo cenno
a Gandalf che ero pronta a proseguire. -
Per questo sono
qui. Mio padre ha saputo dell'attacco e mi ha mandato a darvi manforte
- spiegò accodandosi a noi.
Quando finalmente
giungemmo sul posto, la
grotta era del tutto visibile e davanti ad essa, un gruppo di Elfi e
uomini di Bard cercavano di respingere l’assalto di un
commando di orchi.
Non
indugiai oltre buttandomi
in mezzo alla mischia per tentare di guadagnare l’ingresso.
Sapevo che Tilda e Bain erano rimasti al
campo sul fiume, ma Sigrid non aveva voluto sentire ragioni ed aveva
accompagnato i guaritori elfici al punto sicuro. Da quel poco che
avevo potuto capire, la
madre della ragazza era stata una guaritrice e lei, volendone seguire
le
orme, si era sentita in obbligo di essere presente.
Ero
preoccupata e in ansia... avevo promesso a Bard che l’avrei
tenuta al sicuro e dovevo assolutamente mantenere la parole data a
quell'uomo... aveva già perso fin troppo nella sua vita
perchè dovesse sopportare altri lutti. Per poter vedere la
ragazza non
dovetti aspettare molto. All'improvviso vidi una chioma bionda correre
vero un paio di uomini feriti
appena fuori dall’entrata.
-
Sigrid! - gridai,
ma nel clamore della battaglia lei non mi sentì, e non vide
neppure
il piccolo orchetto che si stava dirigendosi proprio verso di lei.
Mi misi a correre nella
sua
direzione e la vidi accorgersi del pericolo. Guardò
terrorizzata l’essere che le si stava facendo incontro,
mentre
con un braccio teneva alzato il capo dell’uomo che stava
soccorrendo. L’orco alzò in alto la spada pronto a
colpire e fu in quel
momento che gli fui addosso.
Gli saltai al collo passandogli la
lama della spada sotto la gola. Quello iniziò a dimenarsi,
cercando di liberarsi di me mulinando all’indietro il pugnale
nel
tentativo di colpirmi. Io, di riflesso, strinsi ancora di
più la
presa,
affondando la daga nella carne della giugulare. Il pugnale
del nemico arrivò al mio viso, lasciandomi un lungo taglio
sulla
fronte;
sentii bruciare la ferita mentre con un ultimo strattone la
testa
dell’orco si staccò dalle spalle. Un
fiotto di sangue spruzzò dal moncherino macchiandomi i
capelli e
il
viso. Mollai
quindi il corpo di colpo, il quale
cadde a terra alzando una nuvola di polvere. Io, ansante, mi appoggiai
a
Ruthia mentre il sangue dalla fronte, mi colava sulle ciglia e sulla
guancia
mischiandosi a quello del nemico.
-
Harerin! - esclamò Sigrid sollevata. -
Cosa diavolo ci fai qui fuori?! - le chiesi, dandole una mano a
sollevare il ferito per portarlo al sicuro. -
Il mio lavoro: curo i feriti - rispose senza alcuna traccia di
rammarico. -
Dovete scappare,
usare la porta che conduce all’interno di Erebor prima che
gli
orchi riescano a sfondare la fila difensiva! Siamo troppo pochi per
respingerli tutti - le spiegai mentre un paio di Elfi coprivano la
nostra
ritirata. -
Non ce la faremo mai
a portare via tutti prima che questo avvenga - replicò la
ragazza sbuffando sotto al peso morto dell'uomo. -
E perché mai? - domandai confusa mentre entravamo nella
grotta – Ik Mahal*
- sussurrai sgomenta.
La risposta alla mia
domanda era
lì davanti a me.
La caverna sul fianco della montagna era
immensa... ed era piena zeppa di feriti e di guaritori, elfici e non,
affaccendati attorno ad essi.
-
C’è
troppa gente - rispose inutilmente Sigrid mentre consegnava
l’uomo alle cure di un elfo: ormai era perfettamente chiaro
anche a me.
-
Da quant’è che stiamo combattendo? - chiesi
guardandomi attorno allibita. -
Sette ore... all’incirca - rispose la ragazza.
Sette ore, sette ore di
combattimento
che
non pareva minimamente vicino all’alba di una possibile fine.
Se
in sole sette ore c’erano stati così tanti feriti
e
morti... cosa
sarebbe successo fra altrettante?
-
Harin! -
Mi voltai verso Gandalf
che, assieme a Legolas, mi stava raggiungendo.
-
Tutto bene? - domandò guardando il taglio sulla mia fronte
che sanguinava ancora. -
Sì... ma
abbiamo un problema - risposi indicando con un gesto
l’ambiente
attorno a noi - è impossibile far scappare tutti dal
passaggio prima che gli orchi riescano ad entrare qui - dissi
frustrata. -
Se ci riescono avverrà un massacro di gente indifesa -
aggiunse Legolas serio. -
Dobbiamo trovare un modo per prendere tempo - disse Gandalf.
Alle parole dello
stregone iniziai a
pensare febbrilmente.
C’erano centinaia di feriti e la porta per
l’interno non era
molto ampia, soprattutto se si contava che in la maggior parte poteva
postarsi solo in barella. Alzai gli occhi al
cielo, era una cosa che mi aiutava a riflettere meglio, ma ovviamente,
in quel
momento, mi ritrovai a fissare solamente un tetto di roccia, che
sicuramente non giovò
al mio spirito. Abbassai lo sguardo
sbuffando per poi rialzarlo di scatto, dopo di che guardai
l’ingresso della grotta.
-
Ho trovato! -
esclamai.
Tre paia di occhi azzurri, seppur di tonalità differenti, si
puntarono su di me.
- Gandalf, puoi provocare un’esplosione?
-
chiesi allo stregone. -
Certo! Dopo tutto
i miei fuochi d’artificio sono rinomati in tutto
l’ovest -
rispose con una punta di orgoglio. -
Cosa pensi di fare? - mi domandò Legolas. -
Sigrid, fai
spostare tutti verso il fondo della caverna; assicurati che siano
lontani il più possibile dall'ingresso - spiegai alla
ragazza che
mi guardò confusa. -
C.. certo, ma cosa hai in mente? - chiese con aria interrogativa. -
Faremo crollare
il soffitto sopra l’entrata - affermai guardando Gandalf i
cui occhi scintillarono. -
Ma certo! - esclamò entusiasta. -
In questo modo
però, nessuno potrà più ricevere
assistenza -
replicò Sigrid incerta. -
Non ci sono
abbastanza uomini per proteggere questo posto, senza contare che
arriveranno ben presto altri
Orchi. Non siamo nelle condizioni di combattere su due fronti - disse
Legolas alla ragazza, che però sembrò ancora
voler
ribattere. -
Sigrid, se non
facciamo in questo modo, non solo moriranno i feriti sul campo di
battaglia, ma anche quelli che sono qui e che potrebbero farcela -
dissi
seria, la ragazza mi osservò ancora un istante prima di
chinare
la testa e darmi il consenso.
Le raccomandai per
ultimo, di mandare
qualcuno ad avvertirci non appena tutti fossero stati al sicuro, a quel
punto
Gandalf sarebbe stato libero di procedere. Una volta finito di darle
istruzioni, seguii i miei compagni
nuovamente all’esterno.
-
Ascoltatemi! -
urlò Legolas sopra al clamore della battaglia - dobbiamo
respingerli il più lontano
possibile! - ordinò ai suoi uomini mentre sfilava dai foderi
sulla schiena una coppia di daghe
elfiche.
Io mi affiancai a
Gandalf, imitandolo e iniziando a menare fendenti.
Mi parve volerci molto
più tempo di quello che mi ero immaginata, per riuscire a
guadagnare abbastanza terreno in modo che nessuno di noi finisse
sotto la frana. Quando
finalmente valutai che
la distanza poteva bastare, Sigrid apparve sulla soglia della grotta
sbracciandosi
e facendomi segno che dentro era tutto pronto.
-
Gandalf!! - urlai all'indirizzo dell'uomo. -
Sì, ho
bisogno di un momento! - rispose lo stregone abbattendo un nemico per
poi voltarsi verso la caverna. -
Dammi una mano! - mi disse Legolas mettendosi appena dietro lo
stregone in modo che non fosse interrotto mentre recitava il suo
incantesimo.
Subito ci si fecero
incontro un terzetto di orchi. L’elfo
scagliò una
freccia verso uno dei tre il quale però, munito di scudo, la
deviò lasciando così scoperte le gambe; un
mio pugnale lo raggiunse al polpaccio facendogli cedere la gamba.
Legolas a quel punto si fece avanti e con un rapido movimento del polso
lo
decapitò. Nel frattempo io inarcai
indietro la schiena per evitare un fendente diretto alla mia testa.
-
Giù! - esclamò Legolas.
Obbedii al comando,
lasciandomi cadere in ginocchio
anziché rialzarmi com'era mia intenzione. Sentii il sibilo
di
una freccia e l’urlo umido dell’orco che veniva
colpito
alla giugulare.
Mi alzai quindi di scatto, vedendo
sopraggiungere l’ultimo orco che buttò a lato in
cadavere ancora
in piedi del compagno. Con Ruthia alla mano mi feci incontro ad esso e
parai con la sua lama un colpo diretto al mio ventre. Vedendogli le
caviglie senza protezioni, alzai lo stivale e calai un colpo con
l’esterno del piede; soddisfatta sentii un sonoro crack
mentre
l’articolazione di rompeva. L’orco allora
cercò di
gettarmisi addosso per farmi perdere l’equilibrio, ma
balzando di
lato lo schivai e quello cadde davanti a sé. Saltatagli
sulla schiena, gli affondai la spada nel cranio.
-
Quanto caos per uccidere un nemico - commentò Legolas con un
sorriso sghembo. -
Ma tu non taci mai?! - replicai io. -
Ci siamo! - urlò in quell'istante Gandalf troncando la
risposta dell’elfo.
Lo stregone
portò il bastone
davanti a sé. Da quello scaturì una luce
accecante e dopo
un secondo, si sentì una fortissima esplosione.
Guardai le rocce
sopra l’entrata della grotta disintegrarsi e scivolare a
terra,
accumulandosi sempre di più. Portai
l’avambraccio davanti
alla bocca, strizzando gli occhi e tossendo per l’enorme
quantità di polvere che si era sollevata dalla frana. Stavo ancora cercando di
vedere
attraverso la foschia, quando mi sentii strattonare
all’indietro.
Caddi di schiena e un orco mi fu subito addosso, cercai di respingerlo
con i piedi e di riafferrare l’elsa di Ruthia che mi era
sfuggita
dalle dita quando ero caduta.
Colpii l’orco con un calcio in
faccia, ma non ne risentì molto e tornò
all’attacco
più furente di prima. Riuscì ad
inginocchiarsi sopra
di me, bloccandomi le gambe; io, con la mano destra, continuavo a
tastare
il terreno intorno alla ricerca della spada o di qualsiasi altra cosa
utile allo scopo. L’orco bloccò il mio braccio
sinistro
inchiodandomelo a terra e con la mano libera impugnò uno
stiletto facendo per colpirmi. In quel preciso istante, ringraziando
Mahal, ritrovai la spada e con uno sforzo immane la sollevai colpendo
la
tempia dell’orco con l’elsa. Stordito quello si
fermò, e
questo mi diede l’opportunità di trapassarlo con
Ruthia da
parte a parte. L’essere
oscillò un paio
di volte prima di ricadere con un rantolo sul fianco liberandomi dalla
sua presa.
Io rimasi sdraiata dov’ero, cercando di riprendere
fiato: questa volta ci era andato veramente vicino.
-
Harerin stai bene? -
Gandalf sopraggiunse, la
polvere
ormai si era depositata e potei vedere che l’ingresso era
totalmente ostruito.
Ora erano al sicuro.
-
Sì sto
bene - risposi sollevata, riappoggiando la testa al
suolo e guardando in alto.
Non lo vidi subito...
Nel cielo nero
quasi non lo distinsi, ma dopo un attimo focalizzai un corvo reale
volare sopra di noi.
L'uccello fece due cerchi perfetti e poi volò
in direzione delle porte di Erebor. Io mi alzai in piedi
guardandolo
volare via finchè non scomparve all'orizzonte. Il mio cuore,
che prima batteva furioso, rallentò fin
quasi a fermarsi. Mossi un paio di passi nella direzione verso
la quale si era diretto.
-
Harerin dove vai? -
Totalmente scordatami
della presenza
di Gandalf, mi voltai verso di lui e lo guardai.
Vidi lo stregone
fissarmi e poi inarcare le sopracciglia perplesso.
-
Harerin cosa vuoi fare? - domandò. -
Devo realizzare
un sogno... - risposi con un sorriso e poi, senza badare alle urla
dello
stregone, mi voltai e iniziai a correre.
Ero pronta.
*
Per Mahal!
Spazio
Autrice:
E' stato
un parto, questo capitolo è stato davvero un parto, ma
più scrivevo e poi mi venivano in mente scene da inserire.
Ho come la sensazione che sia uno dei più lunghi che abbia
scritto fino ad adesso, se non addirittura l'unico. Molti
di voi aspettavano l'inizio della battaglia e questo mi ha creato non
poca agitazione per il compito ^^" Ho fatto del mio meglio per
descrivere le scene in modo che fossero capibili.. ora tocca a voi
farmi sapere se ci sono riuscita! Inutile
dirvi che il prossimo capitolo sarà lo zenit di tutto. Di
più non posso dirvi e vi devo chiedere di avere pazienza
ancora una settimana. Spero
che la storia del "punto sicuro" abbia un qualche senso.. non penso sia
previsto nelle normali battaglie in realtà, ma poteva essere
un'idea. Sicuramente lo è stata per inserire Sigrid!
Ahahahah! Con
questi vi lascio e vi do appuntamento alla prossima. Ringrazio
tantissimo tutti i miei favolosi lettori, le mie argute recensiste e
chi ha avuto la bontà di inserire la mia storia tra le
proprie seguite (Floffy_95),
ricordate o preferite.
Vi è stato
forse raccontato,
che in
momenti di grande pericolo la mente inizia a rievocare immagini della
propria vita, come una specie di racconto in sintesi... certo, come se
fosse
anche solo possibile riassumere tutta una vita in pochi secondi.
Quindi non credeteci, non
è vero, o almeno non lo fu
per me.
Mentre correvo a perdifiato in mezzo al clangore delle armi,
non avevo in testa nulla. I miei ricordi erano bloccati, la mia anima e
i miei pensieri ancorati saldamente al presente. Perchè non
potevo permettermi errori, in quegli istanti non puoi
permetterti
errori.
Avevo solo un’immagine in
testa, ed era quella che stavo ricercando attorno a me. Non avevo certo tempo di
abbandonarmi
ai ricordi, anche se sarebbero stati sicuramente più
piacevoli della
guerra che stava imperversando ovunque il mio sguardo si posasse. Quando le mie gambe
minacciarono di
non reggermi più, mi fermai ansante, poggiando i palmi sulle
ginocchia. Guardandomi intorno, vidi che le porte ormai erano vicine e
non mancava molto per raggiungerle. Riabbassando lo sguardo,
mentre prendevo un altro profondo respiro, vidi che a terra vicino a me
c’era uno
scudo. Il suo proprietario giaceva sotto di esso, intuii che si
trattasse di
un elfo solo dalle vesti, il resto era stato totalmente sfigurato
da chi lo aveva ucciso e mi augurai con tutto il cuore che chi avesse
fatto ciò, fosse a terra con la testa mozzata. Il mio sguardo venne
infine catturato
dal riflesso del mio viso sullo scudo... stentai a riconoscermi, ero
l’ombra di me stessa.
Il viso, ormai lurido, aveva il lato destro coperto di
sangue rosso e nero, le ferita sulla fronte aveva un colore vivido e la
pelle intorno ad essa stava diventando tesa e gonfia, anche i miei
capelli avevano assunto una tonalità scura, stretti nella
loro
treccia.
L'immagine della giovane nana che si specchiava d'estate nei
torrenti degli Ered Luin era solo un ricordo.
Mi restò però l'orgoglio, di vedere che i miei
occhi brillavano
determinati. Mentre mi fissavo sulla superficie, alzai la mano
sinistra portando l’anulare con la fede alle labbra.
-
Mahal ti prego aiutami, Eru veglia su di me, Kili…
- mormorai la mia preghiera sul metallo freddo.
Poi abbassai la mano e
ricominciai a
correre.
Il pendio si fece più ripido mentre
raggiungevo lo spiazzo davanti alle porte di Erebor; notai che
lì lo scontro sembrava essere volto a nostro sfavore, gli
orchi stavano
prendendo sempre più piede, costringendo
l’alleanza a
retrocedere e a lasciare terreno.
Continuando ad avanzare e tenendo lo sguardo dritto davanti a me, il
mio sogno prese vita a poco, poco. Gli Orchi, disposti in
semicerchio,
erano fermi; sembravano godersi qualche sorta di spettacolo che si
stava svolgendo davanti ai loro occhi.
La
prima cosa che vidi fu Thorin, a terra. Non capivo se fosse sveglio o
meno, sapevo solo che mio padre era a terra inerme. A proteggerlo,
sopra il suo corpo,
c’erano un paio di grandi scudi. Mi ci volle meno di un
battito di ciglia per capire a chi appartenessero. Subito accanto a Thorin
c’era
Fili, anche lui a terra, si teneva la gamba destra con una mano mentre
con l’altra cercava invano di rialzarsi.
Poi c’era Kili, un
ginocchio piegato a terra ed entrambe le mani sull’elsa della
spada, guardava sopra di sè con espressione feroce, il
labbro
sanguinante e
una freccia conficcata nella spalla.
E infine c’era lui…
Bolg sovrastava tutti e tre, mentre avvicinandosi con passo lento,
esibiva un largo sorriso
ferino e soddisfatto al tempo stesso; in mano teneva la mazza ferrata
di
suo padre Azog. Stava dicendo qualcosa che non riuscivo a sentire, ma
pian piano
continuava ad avvicinarsi, alzando sempre di più
l’arma. Lo
vidi fermarsi davanti a Kili, il sorriso si allargò ancora
di più e il suo occhio scintillò mentre
portava la mazza sopra la testa.
Poi, vidi il mio pugnale cozzare
contro il suo rudimentale spallaccio. Bolg, congelandosi in
quella posizione, abbassò con lentezza il capo per guardare
che cosa lo avesse colpito.
-
Bolg!! - gridai con tutto il fiato che mi era rimasto.
L’orco si
girò verso di
me, l’unico occhio rimastogli dopo il nostro
scontro ad Esgaroth, si puntò su di me e io lo fissai di
rimando. Dovetti metterci tutta me stessa per non far scivolare lo
sguardo sui nani a terra che avevano preso ad urlare il mio nome.
-
Bolg, figlio di
Azog il profanatore, mio padre portò via al tuo un braccio
così come io
ho portato via il tuo occhio, sono qui per completare l'opera e cavarti
anche
l’altro! - esclamai sorridendo.
L’orco
grugnì qualcosa in lingua nera ai suoi per poi mettersi a
ridere.
-
Ridi? Dopo che
una nana ti ha portato via un occhio e che ora si accingerà
a portarti
via quello che ti rimane? Saranno le tue truppe, a ridere, sotto il
comando di un inutile pezzo di carne menomata! - replicai.
Bolg smise
immediatamente di ridere,
un’espressione feroce prese il posto di quella ilare e
l’orco si girò completamente verso la mia
direzione con la
mazza stretta sul fianco. Io sorridendo gli feci cenno di
avanzare, mentre gli altri orchi intorno a noi iniziavano a fare versi
striduli, probabilmente un incoraggiamento verso il loro capo. Vidi Kili cercare di
alzarsi senza riuscirci, i suoi occhi terrorizzati mi fecero vacillare
per un
attimo e mi affrettai a distogliere lo sguardo. Bolg prese ad avanzare e
io feci lo
stesso con Ruthia stretta saldamente con entrambe le mani.
Dapprima
camminai, poi mi misi a correre all’indirizzo del mio
avversario.
Fattami carico di tutto l'odio e il risentimento, avanzavo implacabile.
Fu quando mancavano non più di
20 piedi dalla sua figura massiccia, che la prima freccia mi
colpì sotto la scapola
sinistra.
Gemetti, ma continuai a correre: ne contai altre 4 dopo di
quella. Due mi colpirono alla
schiena, la
terza al fianco, trapassandomelo, e la quarta fu quella che mi fece
rovinare a terra dopo avermi colpito l’interno coscia. Caddi in avanti e Ruthia
scivolò dalla mia presa. Battei il mento contro il terreno e
sentii il sapore metallico del sangue invadermi la bocca. Provai a
sollevare la testa e vidi le gambe di Bolg farsi sempre più
vicine; dietro di lui Kili, rimessosi barcollante in piedi, stava
cercando di
raggiungerci, venendo però fermato da alcuni orchi.
Cercai di tirarmi di
nuovo in piedi, ma un calciò alla spalla mi
ribaltò sulla schiena. Urlai di dolore mentre alcune frecce
si
spezzavano penetrando di più nella mia carne. Ebbi un
eccesso di
tosse per il sangue andatomi di traverso e quando smisi, sputai un
denso
grumo rosso scuro mentre il mio corpo sembrava aver appena preso fuoco.
Appoggiato il capo sul suolo devastato dalla battaglia, guardai
sopra di me.
Bolg incombeva con un sorriso trionfalmente
divertito sull’orrido muso.
-
Figlia di Thorin,
sarà per me una gioia ucciderti davanti agli occhi della tua
famiglia prima di scuoiarli vivi - disse con voce gutturale premendomi
un piede sul ventre e facendo roteare la mazza.
Io lo fissai per un
momento con la
testa in confusione, poi mi
misi a ridere.
Questo fece infuriare l’orco ancora di più,
portandolo a premere maggiormente
il piede sul mio torace.
Le fitte lancinanti che mi pervasero non
riuscirono però a spegnere il sorriso che mi era nato sulle
labbra.
-
Ti strapperò
quella bocca ghignante e darò in pasto ai mannari i tuoi
resti! -
esclamò furibondo Bolg sputacchiando saliva nell'impeto. -
Non.. n... non
farai - sbiascicai sentendo il sangue colarmi dalla bocca -
nulla.. d.. tutt..o ciò - affermai. -
Ah no? E perché mai, nano femmina? - chiese
divertito l’orco. -
Perché… - rantolai, ricacciando un
eccesso di tosse - ho vinto io. - conclusi.
L’ultima cosa
che vidi, fu il ghigno divertito di Bolg prima che
un’enorme zampa d’orso gli portasse via la testa di
netto.
“Sono
salvi..” pensai e poi le macchie nere che mi baluginavano
davanti,
invasero tutto il mio campo visivo.
Spazio
Autrice:
Mi
mancavano i capitoli introspettivi e completamente dedicati ad Harin.
Mi auguro con tutto il cuore che questo capitolo vi abbia tenuti con il
fiato sospeso e che alla fine vi abbia suscitato un qualche senso di
trionfo; per il resto vorrei lasciare che sia la vostra fantasia a
pensare a cosa ne sarà di Harerin. Ascoltare i
vostri
pareri mi piacerebbe molto!
C'era forse chi desiderava che fosse la stessa Harin ad uccidere Bolg,
ma ho preferito mantenere la linea del libro. Lo dovevo a Beorn. Ringrazio
i lettori, i recensori in special modo Baris D Lawrence,
chi mi segue, mi ha preferita (Imamiahen)
e mi ricorda. A voi devo il raggiungimento delle 500 recensioni, quindi
grazie dal più profondo del cuore.
Aprii
gli occhi e li richiusi. “E’
un sogno” affermai nella mia mente, per poi alzare nuovamente
le palpebre mettendomi a sedere.
-
Sì, è decisamente un sogno - dissi
questa volta a voce alta.
Mi trovavo a sedere in
un bel prato,
rigoglioso e verde, pieno di gigli in fiore, il loro odore intenso mi
circondava. Il manto erboso degradava dolcemente verso le sponde di un
lago che si perdeva lontano nell’orizzonte.
Era giorno, ma non riuscii ad identificare nemmeno uno degli astri che
vedevo nel cielo limpido; al centro di quello che mi risultò
chiaro essere un isolotto, c’era un imponente albero
argentato. Le
fronde erano ricche di delicate foglie e la cima quasi non si riusciva
a scorgere,
il leggero vento che spirava, produceva un fruscio che assomigliava
incredibilmente a un coro di voci intente a parlare tra di loro.
Per quel poco che, nella mia giovinezza, avevo potuto apprendere dai
libri, e da ciò che mi
si parava innanzi, sembrava essere l’antico albero Telperion,
una
volta situato a Valinor e distrutto secoli orsono. Mi alzai avvicinandomi
al suo tronco
a ci appoggiai la mano, la corteccia era calda come se fosse irradiata
da un intricata rete di vene pulsanti. In quel momento mi
accorsi che, oltre
a non provare dolore come sarebbe stato opportuno, sulla mia pelle non
avevo il minimo graffio. I miei piedi scalzi erano nascosti dalla
gonna di una lunga tunica bianca, che mi lasciava scoperte le spalle
sulle quali i miei capelli, sciolti, risaltavano a contrasto con la
pelle
abbronzata.
-
Cosa faccio qui?
- domandai, guardando verso l’alto e aspettando che quel coro
di
voci prodotte dal vento mi desse una risposta.
Quella arrivò.... ma dalle mie spalle.
- Ti ho condotta io in questo
luogo -
Voltandomi, incrociai
gli occhi di un elfo che solo per un istante scambiai per
Thranduil.
Osservandolo con più attenzioni vidi che i suoi occhi erano
sì azzurri, ma di un azzurro intenso, come quello del cielo
al
crepuscolo prima che il sole tinga tutto di rosso e oro. Indossava
abiti da viaggio delle tonalità del grigio e
dell’argento e non portava armi.
I capelli biondi, quasi bianchi, erano acconciati
con piccole treccine che gli ricadevano ai lati del viso; le labbra
rosse erano distese in un sorriso mesto.
-
Sai chi sono? - domandò l’elfo.
Io chiusi brevemente gli
occhi prima di tornare a guardarlo.
-
Mio padre - risposi con voce tremante.
In qualche modo mi ero subito riconosciuta in quei tratti e se questa
sensazione non fosse bastata, ci avrebbe pensato il mio animo che nello
scorgere la sua figura era stato colto da un sussulto, lo stesso che si
ha quando si incontra una persona perfettamente nota, ma dopo
tantissimo tempo.
-
So
che hai molte domande da farmi, perciò ti prego, vieni e
sediamoci a conversare - mi disse indicando con un gesto
elegante
della mano una panchina di legno lucido che prima non avevo notato.. o
meglio, che ero sicura non esserci stata fino ad un attimo prima.
Senza staccare gli occhi
dai suoi, mi
avvicinai e presi posto. Thaviel si sedette di fianco a me, mantenendo
una rispettosa distanza e appoggiando le mani conserte sul grembo.
-
Non ho idea di dove cominciare... - dissi cercando di
riordinare le idee. -
Fai con calma, non c’è fretta - rispose
con tranquillità.
Partire
dall’inizio sarebbe
stato troppo diretto, avevo bisogno di uno shock alla volta,
così decisi di partire dalle cose più semplici.
-
Dove siamo? -
domandai - sono sicura che sia un sogno, ma sembra essere…
concreto in qualche modo - aggiunsi toccando con le dita la superficie
liscia del legno. -
È opera mia, questo luogo è sito
aldilà del grande mare - spiegò. -
Non sei più sulla Terra di Mezzo? - proseguii.
Thaviel mi guardò con un sorriso che sapeva di scuse e di
antichi rammarichi.
- No, da molto tempo ormai - rispose. -
Non mi stupisco
che le mie ricerche siano state infruttuose - commentai allora
storcendo il naso - perché te ne sei andato? -
Vidi l’elfo
scrutare pensieroso
il lago davanti a noi. La luce che si rifletteva su di esso creava
giochi d’ombra sul suo viso, facendolo apparire
più etereo e simile ad un'ombra.
-
Era il mio destino - disse dopo un momento. -
Ma voi elfi siete
tutti così pragmatici? - replicai esasperata facendo ridere
Thaviel - la amavi? - chiesi d’un tratto.
L’elfo smise
di ridere e sul suo volto sopravvisse un sorriso nostalgico.
-
Sì, amavo molto Thenyrin - rispose. -
È stato
amore a prima vista? - domandai curiosa, Thaviel scoppiò
nuovamente a ridere e io lo guardai confusa. -
Assolutamente no! Ci siamo detestati cordialmente per un bel
po’ - replicò. -
Non credo di capire bene… - dissi aggrottando le
sopracciglia.
Thaviel
appoggiò gli
avambracci sulle ginocchia chinandosi in avanti, i capelli gli
ricaddero sul viso e lui si affrettò a riportarli dietro le
spalle con una mano. In quel momento seppi con certezza da chi avessi
ereditato quel gesto.
-
Tua madre mi
curò da una ferita che mi era stata inflitta. A quei tempi
mi
stavo dirigendo verso Forlindon, per ricevere aiuto da alcuni elfi che
vi abitavano, ma la ferita si era infettata e in preda alla febbre sono
svenuto nei pressi del tuo villaggio - spiegò - la prima
cosa
che mi disse tua madre, fu che era indecisa se lasciarmi morire come
noi avevamo fatto con il suo popolo, o accantonare il risentimento ed
aiutarmi - aggiunse con uno sguardo divertito rivolto verso il lago
davanti a noi. -
Credo che sarebbe
andata molto d’accordo con Thorin - commentai con un sospiro,
spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio - e poi
cos’è cambiato? - lo invitai a proseguire. -
Ci siamo
conosciuti meglio - rispose lui semplicemente guardandomi di sbieco -
la mia degenza fu lunga e nel frattempo iniziammo a parlare;
così, anche dopo che mi fui rimesso rimasi ancora con lei,
nascosto - -
Ti eri innamorato - commentai io con un sorriso. -
Sì, sapevo
che mi sarebbe successo, lo avevo previsto, ma fu lo stesso una
sorpresa per me - disse abbandonando la posizione e rimettendosi seduto
dritto. -
E allora perché te ne sei andato? - domandai
guardandolo - perché era incinta? - -
No…
perché avevo visto cosa sarebbe successo se fossi rimasto..
-
rispose con tono infinitamente triste - ti basti sapere che non sarebbe
stata una vita felice e sarebbe stata incredibilmente breve - aggiunse,
dando risposta alla domanda che era comparsa nella mia testa. -
Le cose non sono andate molto diversamente... - replicai con
disappunto. -
Se fossi rimasto,
non saresti nemmeno nata Harerin. Abbiamo deciso assieme, io e tua
madre, di separarci, per il tuo bene - spiegò
l’elfo
guardandomi serio - fu la cosa più dolorosa che feci in
tutta la
mia vita, per questo sono partito per Valinor - disse con la sofferenza
bel leggibile negli occhi chiari.
Io con il piede nudo
accarezzai la
corolla di un giglio mentre mi tormentavo le mani in grembo e ragionavo
su quanto mi stava svelando.
-
Non hai pensato che avrei voluto conoscerti? Cercarti per
avere delle risposte? - chiesi affranta. -
Sì… ma anche se tu non potevi vedermi
sono sempre stato accanto a te per aiutarti - disse. -
Aiutarmi? - il mio sguardo volò sul suo viso - in
che senso? - domandai confusa. -
Ho visto il tuo
futuro, ho visto la battaglia che si è appena svolta tanti
anni
fa, e ho visto come sarebbe finita e come ne avresti
sofferto… -
spiegò con tono dolce.
Improvvisamente tutto mi
sembrò infinitamente chiaro.
-
Sei stato tu a mandarmi quel sogno per tutti questi
anni… - mormorai stupita. -
Avevi ereditato
da me il dono di Lorien, ma non sapevi controllarlo e io non potevo
insegnartelo.. ti ricordi com’è stata la prima
volta che
hai sognato quell’evento? - mi chiese. -
Sì…
- dissi, guardando a terra il prato verde costellato di bianco - ero
piccola, molto, vivevo ancora con Harael… continuavo a
chiedermi
chi fossero quei nani che vedevo notte dopo notte. Quando Thorin si
presentò a casa, dopo la morte di mio padre, lo riconobbi
subito, anche se non sapevo né chi fosse né come
si
chiamasse - spiegai facendo tornare a galla i ricordi del mio
stupore
nel vedere un mio sogno materializzarsi in carne ed ossa. -
Ed è da lì che il sogno ha iniziato a
cambiare, vero? - si informò Thaviel. -
Ogni volta che lo
rivivevo, una piccola sequenza si modificava, ma non capivo come fosse
possibile... - risposi mordendomi l’interno della guancia con
fare nervoso. -
Sei stata tu a modificarlo - mi disse l’elfo e io
tornai a guardarlo stupida. -
Ma… non è possibile modificare il
futuro! - esclamai. -
No
infatti… per questo ho voluto aiutarti. Ero sparito dalla
tua
vita lasciandoti in balia dei pregiudizi degli altri e quando fosse
giunto il momento per te di trovare la felicità, questa ti
sarebbe stata portata via, tutta in una volta. Volevo fare qualcosa per
te, lasciarti almeno un dono - spiegò sorridendo mesto - ho
continuato a farti sognare in modo che tu potessi pian piano
modificarlo, altrimenti dopo la prima volta non lo avresti
più
fatto e probabilmente crescendo te ne saresti scordata o non te ne
saresti ricordata - aggiunse. -
Lady Galadriel ha
detto che per cambiare gli eventi si paga sempre un prezzo molto
alto... - soppesai le parole guardando un punto fisso davanti a me, poi
mi girai verso Thaviel, lui mi guardava con un sorriso triste. -
Vieni con me - disse d’un tratto, alzandosi e
porgendomi una mano.
Mi alzai a mia volta
afferrandola,
era fresca e liscia e confortante. L’elfo mi condusse lontano
dalla panchina dove eravamo seduti e si fermò sulla sponda
del
lago, l’acqua che mi bagnava i piedi era inconsistente come
se
fosse fatta di vento; lasciava la pelle perfettamente asciutta.
-
Questo è
l’ultimo regalo che posso farti - mi disse - Ma Harerin - mi
chiamò facendomi voltare verso di lui - figlia mia, di
quello
che vedrai non potrai farne parola con nessuno. Si tratta di eventi che
devono ancora accadere, molto in là nel tempo, ma voglio
darti
una speranza.. me lo giuri quindi? - domandò con gli occhi
che
scintillavano.
Dentro, mi sembrò di vederci un’intera
costellazione in una serata estiva.
-
Certo, te lo prometto padre - risposi - ti rivedrò
ancora? - chiesi titubante. -
Questo non so
dirtelo... ma ora guarda bambina mia - rispose, lasciandomi un bacio
sulla fronte per poi girarsi a guardare la superficie del lago davanti
a noi.
E così vidi,
vidi il futuro di
tutta la Terra di Mezzo e piansi: piansi per la gioia e per il dolore
che vidi, e quanto l’ultima visione del futuro si spense,
chiusi
gli occhi felice.
Felice perché ci sarebbe stato un nuovo inizio, e
anche se non capivo bene dove, sapevo che c’era e questo mi
riempiva il cuore di gioia.
Spazio
Autrice:
Svelato
l'arcano mistero (finalmente). Che ne dite? Ho dato una spiegazione che
può starci? O sono stata troppo fantasiosa e un
pò fuori
canone? Spero che Thaviel vi sia piaciuto, soprattutto ai non
simpatizzanti degli elfi ;) In
parecchi si
erano tormentati per la presenza del corvo nei sogni di Harin, ora, non
so se l'ho spiegato come si deve nel capitolo, ma quel corvo
è
lo stesso che ha visto volare sopra di sè durante la
battaglia.
Era l'inizio del suo sogno, ciò che l'avvisava che era
arrivato
il momento. Come
sempre ringrazio di cuore tutti i miei lettori, chi recensisce in
particolare la new entry Jenny
Burton e chi mi ha inserita tra le storie preferite (Halinor_Mira_Black94), seguite
e ricordate.
Alle mie orecchie
l’urlo arrivò distante, ma ben udibile. Mi sentivo confusa, ricordavo
perfettamente
il sogno appena fatto ed ora facevo fatica a legarlo con il
presente. Ero certa di essere in procinto di svegliarmi, ma non ero
sicura di
volerlo... Ancora con gli occhi
chiusi, presi
consapevolezza di essere sdraiata sulla schiena e allo stesso tempo,
presi consapevolezza
del dolore: acuto e pungente, si irradiava da ogni centimetro del mio
corpo, mentre
la gola mi bruciava e la spossatezza rendeva il mio corpo simile ad un
macigno.
-
Voglio sapere chi è stato! - gridò
ancora la voce di prima. -
Per favore calmati - rispose un’altra voce. -
Non suggerirmi di calmarmi! Guardatela! -
Con indicibile fatica mi
costrinsi ad
aprire gli occhi. Mi ci volle qualche secondo per
mettere a fuoco la scena, mentre la mia testa veniva
attraversata da fitte
lancinanti. Davanti
a me Kili mi dava le spalle, a fronteggiarlo invece, c'erano
Bard,
evidentemente provato dalla battaglia, Gandalf con un braccio al collo
e Fili, seduto su di uno sgabello con la testa tra le mani ancora
sporche di sangue rappreso.
-
Kili non è il mome.. - -
Voglio sapere chi
ha deciso di far crollare l’entrata del punto sicuro! Avremmo
potuto salvarla, curarla prima! - sbraitò Kili.
In tanti e lunghi anni non lo avevo mai
sentito così adirato...
- Com'è sta.. - -
Son..o stat..a io -
La mia voce
uscì con un
rantolo spezzato, come se fossi rimasta in mezzo al fumo per troppo
tempo, ma quel poco che riuscii a produrre, bastò a far
smettere immediatamente Kili di gridare.
-
Harin.. -
mormorò, voltandosi verso di me e sgranando gli occhi.
Fili si alzò di scatto provocandosi una smorfia
di dolore; in quel momento mi accorsi che la sua gamba era steccata e
fasciata quasi
interamente.
- Ho sete... - sussurrai.
Mezzo secondo dopo, Kili
mi stava aiutando a bere da un piccolo calice che era stato messo
vicino al mio letto.
-
Sono stata io a
dire di far crollare l’entrata - dissi con il fiato corto
quando mi
riappoggiai sui cuscini. -
Shhh non è importante, ora riposa - disse Kili
accarezzandomi la testa, ma io feci segno di no. -
Abbiamo vinto? - chiesi guardando un po’ tutti in
generale. -
Sì...
quando Beorn ha ucciso Bolg gli orchi hanno ceduto al panico e hanno
cominciato a ripiegare - spiegò Bard. -
Azog? - domandai. -
Morto, lo zio lo ha ucciso... - mi disse Fili con sguardo
triste, il che mi mise immediatamente in allarme. -
Stai tranquilla, lui sta bene. E' ferito gravemente e
dovranno amputargli la gamba sinistra, ma
non è in pericolo di vita al momento. Sono tutti vivi. - si
affrettò a spiegare Kili vedendo il panico venutosi a
creare nei miei occhi.
Ma, nonostante la
vittoria e il fatto che
Thorin stesse bene, sotto quella che scoprii in seguito essere una
tenda
improvvisata non lontano dal campo di battaglia,
l’aria rimaneva greve e densa di tristezza.
Guardai ad uno ad uno
tutti e quattro, soffermandomi sugli sguardi sfuggenti e sulle
espressioni tirate.
-
Sto morendo vero? - domandai alla fine quando il silenzio
divenne insostenibile.
Bard abbassò
lo sguardo, gli
occhi di Gandalf si fecero umidi, Fili si voltò dandomi le
spalle e portandosi una mano a coprirsi il viso.
-
Sì… - rispose Kili mentre una lacrima
solitaria gli
solcava la guancia sporca di polvere, fango e sangue. -
La freccia che ti
ha colpito alla coscia ha reciso un’arteria.. gli elfi sono
riusciti a fermare l’emorragia ma.. - spiegò
Gandalf con
voce sottile. -
Ma ho perso
troppo sangue e immagino di avere lesioni interne ben più
gravi... -
mormorai.
Sopraffatta da quella verità ineluttabile, mi portai una
mano sul viso, affranta.
- Quanto sono
stata egoista - ripresi a denti stretti. -
Egoista? - mi fece eco Fili confuso e con voce rotta. -
Sì, lo
sono enormemente - risposi senza avere il coraggio di guardare nessuno
dei presenti negli occhi. -
Cosa stai dicendo
Harin? Ti sei lanciata contro Bolg per difenderci! Non è
colpa
tua se i suoi arcieri ti hanno teso un agguato! - esclamò
Kili,
mettendosi in ginocchio vicino al basso letto e prendendomi una mano. -
Io sapevo
dell’agguato... - mormorai guardandolo negli occhi castani.
Vidi la confusione addensarsi in
essi come le nuvole di un mare in tempesta.
- Non credo di
comprendere.. - Bard mi fissò, passandosi una mano sulla
fronte per
togliere un po’ di sporco residuo. -
Io avevo
già visto come sarebbe andata a finire... l’ho
sognato..
l’ho sognato per anni - spiegai coprendomi di nuovo gli
occhi con il dorso della mano. -
Non... - cominciò Fili -
Tu Hai cambiato il corso degli eventi -
Scostai la mano e fissai
il mio
sguardo negli occhi di Gandalf, ci trovai un profondo cordoglio ma
nessun rimprovero, così annuii per conferma.
-
È per
questo che vi devo chiedere scusa - dissi - che ti
devo chiedere
scusa - aggiunsi voltandomi verso Kili - alla prima visione avuta di
questo scontro... tu, Fili e perfino Thorin perivate sotto
l’attacco degli Orchi. Ho passato ogni singolo anno della mia
vita a cercare di cambiare quella visione e alla fine ce l’ho
fatta - dissi sorridendo tra le lacrime e poggiando la mano libera
sulla guancia di Kili, che mi guardava con gli occhi spalancati e la
bocca semi aperta. -
Ti sei sacrificata per noi - quella di Fili non fu una
domanda, ma un’affermazione. -
Sì -
risposi con voce rotta - sapevo in anticipo l'esito che
avrebbero avuto le mie azioni,
ma non ho potuto impedirmi di legarmi a voi - spiegai
guardando sia l’uno che l’altro - ti ho sposato, ho
lasciato che ti innamorassi di me nonostante sapessi che non avrei
potuto vivere con te. Sono stata così egoista! Guarda a cosa
ti
ho condannato! - singhiozzai senza riuscire più a
contenermi,
mentre le testa e le ferite prendevano a pulsare più forte.
Iniziai a tossire
faticando a respirare, il cuore batteva furioso minacciando di uscirmi
dal petto.
-
Chiamate un guaritore! Subito! - sentii urlare Bard fuori
dalla tenda. -
Mi dispiace… - rantolai. -
Ti prego non dire
più una parola, non importa, non mi
importa! - esclamò
Kili in preda al panico, cercando di calmarmi e di far cessare la
tosse.
-
Ti amo
così tanto, non sono riuscita a... - proseguii, fermandomi
senza
fiato e chiudendo gli occhi per l’improvviso dolore. -
Harerin ti prego,
non hai niente di cui scusarti - Kili
approfittò del momento per prendermi entrambe le mani in una
stretta ferrea - so come ti
senti, perché ti amo con la stessa intensità,
avrei fatto
esattamente come te. Quindi per favore non scusarti, ti
prego - disse con voce rotta mentre altre lacrime prendevano a scorrere
sul suo viso.
Kili abbassò
la testa fino a
poggiarla sul mio braccio; restammo così finchè
non
giunse uno dei guaritori elfici. Il nuovo arrivato si
fermò ai piedi del mio letto, portandosi un pugno al petto e
inchinandosi brevemente.
-
Il mio nome
è Sivindil. Il mio signore Thranduil ha chiesto che mi
occupassi
di voi. Sono io ad avervi curato e mi rincresce di non poter fare di
più per la vostra vita -
Sivindil era un elfo dai
lunghi
capelli castano dorati e portava in viso, come tutti del resto, gli
effetti dello
scontro appena concluso. E cosa ancora più importante,
sembrava
realmente dispiaciuto del fatto di non potermi salvare.
-
Sono.. - cominciai
cercando di prendere fiato - convinta che tu abbia fatto tutto il
possibile Sivindil… e ti ringrazio per questo - dissi
guardandolo fisso negli occhi scuri - ma credo che tu possa fare
ancora una cosa per me - aggiunsi.
L’elfo parve
leggermente
stupito dall’affermazione, aggrottando leggermente le fini
sopracciglia e osservandomi con sguardo interrogativo in attesa che io
proseguissi.
-
Fai in modo che
mi mantenga in forza fino alla fine. Voglio poter salutare i miei cari
e chiunque ci sia oltre quella soglia - spiegai, sentendo gli occhi
farsi
umidi per l’ennesima volta.
Potreste pensare che io
fossi forte,
pronta, dopo aver speso anni della mia vita in preparazione della mia
dipartita, ma in tutta franchezza... non lo ero. Nessuno è pronto alla
morte, nemmeno se preannunciata.
-
Farò tutto
ciò che è nelle mie conoscenze per onorare il tuo
desiderio - rispose Sivindil serio - tornerò a breve con un
infuso per placare il dolore e darvi più energie - aggiunse
guardando sia me che Kili al mio fianco, prima di girarsi e scomparire
rapidamente all’esterno. -
Harin, non credo che sia il caso.. - si intromise a quel
punto Fili, zoppicando verso di me. -
Fee, riposando
completamente forse potrei resistere qualche giorno, ma a che scopo?
Preferisco avere l’occasione di salutarvi - replicai.
Vedere
l’espressione di dolore sul viso del mio amico fu per me un
tormento.
- Non li
farò entrare tutti assieme Harin - commentò Kili
alla mia
destra - pochi per volta e se ti vedrò troppo stanca ti
farò riposare, su questo non si discute - mi
intimò.
Tutta quella premura mi
fece
sorridere - va bene Kee - risposi e vidi il suo volto
rilassarsi di un poco - Gandalf, che ne è di Bilbo? -
domandai
d’un tratto ricordandomi del nostro Hobbit. -
Ha combattuto
fieramente finchè non l’ho perso di vista -
rispose il
mago - devo ammettere di essermi spaventato, quando a fine battaglia
non l'ho scorto, ma come sua abitudine, è
ricomparso come dal
nulla
e del tutto illeso. Da quello che ho potuto intendere è
svenuto,
passando così inosservato ai nemici. Si è
risvegliato
solo a scontro concluso - spiegò Gandalf.
Tirai un sospiro di
sollievo
ringraziando i Valar di aver risparmiato Bilbo, il quale adesso,
finalmente, sarebbe potuto tornare alla sua amata casa sotto le colline
della Contea. In
quel momento rientrò nella tenda Sivindil tenendo in mano
una grossa coppa.
-
Prendiamo congedo
allora, ci rivediamo più tardi - disse a quel punto Bard,
facendo
un cenno col capo e uscendo. -
Fili, anche tu
devi essere medicato, dovresti venire con me - disse Gandalf fermandosi
sulla soglia e voltandosi verso il nano. -
Sto bene, voglio rimanere qui - replicò Fili
puntellato sulla sua stampella di fortuna. -
Fee, ti prego vai
a farti visitare - gli dissi mentre, aiutata da Kili, cercavo di
mettermi
a sedere per poter bere l’infuso che l’elfo mi
stava
porgendo. -
Harin… - -
Sarebbe per me di
enorme sollievo, sarò qui quando tornerai - lo interruppi con un mezzo sorriso prima
che potesse protestare.
Vidi sentimenti
contrastanti
combattersi dentro i suoi occhi azzurri, finchè con un
sonoro
sospiro assentì con un cenno del capo, dirigendosi verso
Gandalf
che lo aspettava tenendo scostato il drappo che chiudeva la tenda. Lo
stregone, una volta che il nano fu uscito, mi gettò una
veloce
occhiata e poi sparì anch’egli. Io bevvi fino
all’ultima goccia
l’infuso dell’elfo, lasciandomi poi ricadere sui
cuscini
morbidi dietro di me, totalmente esausta. Anche il più
piccolo
movimento aveva il potere di prosciugarmi di ogni energia. Sentii con gratitudine il dolore
attenuarsi, il bruciore placarsi e il mal di testa ridursi ad un
semplice eco, ma nonostante tutto ciò, potevo avvertire
distintamente la vita fluire via da me in ogni secondo che trascorreva.
Mi
voltai verso Kili, che fermo immobile mi osservava, il viso contratto
dall’amore e dal dolore.
-
Falli entrare - gli dissi.
Lui mi fissò
ancora per un momento, prima di sorridere per chinarsi a darmi un bacio
sulla fronte.
-
Come la mia regina desidera - rispose sollevandosi e uscendo
anche lui dalla tenda.
A quel punto mi rivolsi
verso l’elfo che stava in rigoroso silenzio da un parte.
-
Quanto? - gli domandai. -
Non so dirlo con
preciso, fino al tramonto sicuramente.. La bevanda che ti ho dato
cancella il dolore, ma sarai sempre più stanca con il tempo
che
passa finchè cadrai tra le braccia di... e non ti sveglierai
più su questa terra - rispose senza mezzi termini, cosa di
cui
gli fui grata.
“Bene”
pensai.
Avrei avuto tempo sufficiente per dire ciò che sentivo a
ciascuno di loro.
Spazio
Autrice:
Mi sento
esattamente come Harin in questo momento.. ne più ne meno. Non
riuscirei a
spiegarvi a parole il perchè della mia decisione, per cui lo
farò con un'immagine che è alla base della mia
scelta, ed
è stata la matrice a monte della mia decisione... Queste
opere sono di una meravigliosa disegnatrice che potrete trovare a
questo indirizzo: Lanimalu Tumblrdateci
un'occhiata, merita. Quando
le ho
viste ho segnato il destino della mia protagonista, non so se esserne
felice o disperata, ma ora capisco un pò di più
gli
autori che hanno "ucciso" i loro personaggi. Dovevano farlo. Ho
risparmiato
tante vite e, forse condizionata dal famoso scambio equivalente degli
alchimisti, non ho potuto esimermi da darne una in cambio; quella a cui
ero più affezionata. Sarebbe stata una favola troppo bella
se
fosse finita con un "tutti felici e contenti", credo quindi che
l'impronta di Tolkien sia rimasta. Non
so in
quanti di voi se lo aspettassero, a tutti chiedo comunque perdono. Per
me non è più semplice di quanto lo sia per voi..
forse
dovrei chiedere scusa anche a me stessa. Così come Harin,
avrei
dovuto essere pronta ormai da tempo, ma in realtà non lo
sono
stata nemmeno un pò. Ci aspettano ancora un pò di
capitoli prima di dirci davvero addio, spero che li passerete con me
come sempre. Un
grazie di cuore va ai miei lettori, ai miei recensori, a chi mi ha
aggiunta tra le preferite (Khilian), seguite
e ricordate (98iris). Con
tutto il mio affetto.
Nell'attesa del ritorno di
Kili presi la decisione di volermi specchiare, non per mia personale
vanità, ma volevo sapere in che condizioni fossi...
Così avevo chiesto a Sivindil se gli era possibile trovarmi
uno
specchio, e lui aveva prontamente esaudito la mia richiesta
appoggiandone uno a lato del letto. Grazie agli effetti della sua
medicina, avevo visto
pian piano i miei occhi tornare accesi e il colorito farsi
più caldo,
donandomi temporaneamente un aspetto sano. Non me ne sarei andata lasciando
ai miei cari l’immagine di una nana sofferente e
agonizzante. Nonostante
ciò, non mi
illudevo sicuramente che sarebbe stato
facile come fare una chiacchierata davanti al fuoco prima di ripartire
per tornare a casa. La mia mente si soffermò sulla parola
"casa", e provai una fitta di acuta tristezza al pensiero che
non avrei mai più rivisto gli Ered Luin e la sua gente. Le
mie
amate montagne, tutti i visi sorridenti degli abitanti del villaggio,
la mia casa con il suo giardino rustico, la fucina, il sentiero
che scendeva verso il lago, le praterie che lo circondavano... era
tutto andato perduto.
I ricordi mi serrarono la gola, mentre gli occhi tornarono a farsi
umidi. Stavo per scoppiare di nuovo a piangere, ma quando il drappo che
chiudeva la mia tenda venne scostato per chiudersi dietro la figura di
Balin, mi imposi di ricacciare indietro
le lacrime. Il mio vecchio mentore
rimase fermo
per un istante sulla soglia, dal suo viso capii che la miriade di
emozioni provate gli stava impedendo di dire qualsiasi cosa per
spezzare il silenzio.
-
Balin! - esclamai allora io mettendomi seduta più
che potevo.
Il nano, riscossosi, si
affrettò
a venirmi vicino e accostatosi al mio letto mi mise un braccio attorno
alle spalle per sostenermi.
-
Bambina mia non
sforzarti.. devi mantenere le f.. - esordì troncando la
frase a metà.
Dal lampo di dolore nei suoi occhi scuri, capii che doveva essersi
ricordato che probabilmente mi stavo incamminando verso la aule di
Mandos, invece
che verso la guarigione.
-
Mi
è sempre piaciuto tanto questo appellativo, Balin - gli
dissi in modo da
riprendere il discorso - mi ha sempre fatto tornare
all’infanzia - spiegai con un sorriso. -
Mi
mancherà potertelo dire… - mormorò il
vecchio nano,
scuotendo la testa quasi a volersi liberare di qualcosa di opprimente. -
Potrai continuare a farlo, sarò sempre assieme a
voi - gli dissi poggiandogli una mano sul braccio.
Volevo aggiungere altro,
ma le lacrime
che avevano iniziato a sgorgare sul volto anziano di Balin mi
bloccarono e mi diedero una fitta al cuore che non centrava nulla con
le mie ferite.
-
Sembri stare
così bene… e invece.. - singhiozzò
incapace di trattenersi - quanto
vorrei poter essere al posto tuo! - esclamò coprendosi con
una
mano gli occhi. -
Balin, ti chiedo scusa - replicai io in risposta.
Il nano
scostò la mano da davanti agli occhi per guardarmi stupito.
-
Di cosa vorresti
scusarti con me? - domandò confuso, mentre una lacrima si
impigliava nella sua folta barba bianca. -
Avevo asserito di
aver intrapreso questo viaggio per impedire che il dolore provato sul
campo di battaglia a Moria si ripresentasse e invece guarda
cosa ho combinato… - dissi affranta.
Balin mi
fissò per un momento
ancora confuso, poi la sua espressione divenne consapevole e si
affrettò a prendermi le mani tra le sue, dure e callose.
-
No bambina mia,
no! - disse con fervore - mi hai dato più gioie tu che
qualsiasi altra
persona a questa terra. Ho potuto insegnarti ad amare ciò
che ci
circonda e a fare tesoro di ogni momento passato in vita, e non potrei
essere più felice di questo - spiegò -
hai cancellato quel dolore con i tuoi sorrisi e il tuo affetto per me,
per cui non dispiacerti e non chiedermi scusa. Hai fatto ciò
che
ritenevi giusto. Avrei pianto altri al tuo posto… -
aggiunse. -
Ti hanno già raccontato delle visioni quindi... -
dissi e lui annuì. -
Gandalf ha informato tutti noi... - rispose. -
Se fosse esistito un
modo per evitare tutto questo lo avrei colto… - spiegai in
un sussurro - ma non
c’era! - dissi chiudendo gli occhi frustrata e sentii la
stretta
sulle mie mani intensificarsi. -
Lo so Harin, lo so… - mi consolò il
nano. -
Ho tanta paura
Balin... Nonostante io mantenga la speranza di rivedervi tutti un
giorno,
ho tanta paura e sono in pena - gli confessai.
A Balin non ero mai
riuscita a nascondere nulla, ed era inutile cercare di farlo ora. Il nano mi
guardò dolcemente, intanto che l’ennesima lacrima
andava a far compagnia alle altre lungo il suo viso.
-
Cosa posso fare per te bambina mia? - mi chiese
accarezzandomi la testa - per alleviare le tue pene? -
Non avrei saputo cosa
chiedere, ma quell’appellativo che amavo tanto
risvegliò in me un desiderio sopito a lungo.
-
Riportami
all’infanzia Balin. Raccontami ancora di come il nostro
popolo
è sopravvissuto a Smaug, raccontami di come mio padre ci ha
guidati e dato un nuovo futuro - lo pregai allora.
Volevo tornare ad essere
quella
piccola nana, che durante gli inverni, distesa con Fili e Kili sul
tappeto davanti al camino, restava incantata dal tono di voce del
vecchio nano
mentre ci intratteneva con i suoi racconti. Non potendolo fare
fisicamente volevo che almeno la mia memoria fosse riportata a quei
tempi.
-
Ma certo - rispose Balin con tenerezza, per nulla sorpreso da
quella richiesta, mentre di sedeva sopra di un piccolo sgabello di
legno.
Il mio mentore si schiarì la voce mentre ripescava dalla sua
mente i frammenti necessari per intrecciare una storia.
-
Dopo che il drago
ebbe conquistato la Montagna Solitaria, re Thror, nonno di Thorin,
cercò di reclamare l’antico regno dei nani di
Moria.
Sfortunatamente però, il nostro nemico era arrivato prima di
noi. Moria era
stata presa da legioni di Orchi capeggiati dal più vile di
tutta
la loro razza: Azog il profanatore. L’orco gigante di
Gundabad
aveva giurato di sterminare la stirpe di Durin e cominciò
decapitando il re. Restammo così senza una guida.
Sconfitta e morte erano
su di noi, gli Orchi continuavano a reclamare terreno, avanzando
inesorabili senza darci né tregua né respiro. Ma
fu
allora
che lo vidi... un giovane principe dei nani che affrontava
l’Orco
pallido.
Azog, con un possente colpo della sua mazza, riuscì a far
volar
via lo scudo in ferro di Thorin, che cadde con clangore sul campo di
battaglia; seguito pochi istanti dopo dalla sua spada. Nonostante
questo
lui continuò a combattere da solo contro quel terribile
nemico.
Con l’armatura squarciata, brandendo soltanto un ramo di
quercia
come scudo, Thorin riuscì ad afferrare una lama e a tagliare
di
netto l’avambraccio dell’Orco.
E
così Azog, apprese quel giorno che la stirpe di Durin non
sarebbe stata facile da cancellare. Le nostre truppe si rianimarono e
respinsero gli Orchi: il nostro nemico era stato sconfitto. Ma non ci
furono feste, né canti quella notte, perché i
nostri
morti superavano di gran lunga il nostro dolore. Noi pochi eravamo
sopravvissuti e allora, guardando tuo padre pensai tra me e
me: “Ecco uno che potrei
seguire. Ecco uno che potrei chiamare Re” - concluse.
Io mi stupii non poco
della storia
che aveva scelto, perché rievocava proprio la battaglia che
tanti morti e tanto dolore avevano suscitato.
-
Balin, perché hai scelto di raccontarmi questo
avvenimento? - gli chiesi.
Il nano mi
guardò con occhi accesi e mi strinse una mano nella sua.
-
Perché in
quella battaglia, tuo padre, aveva fatto capire che la stirpe di Durin
non sarebbe scomparsa con facilità, e perché tu
hai fatto
sì che tutto quel dolore non andasse perduto - rispose e io
d'un tratto capii.
Balin voleva farmi capire che, se non avessi fatto quello che avevo
fatto, la linea di Durin si
sarebbe estinta per sempre dalla Terra di Mezzo. Balin mi stava
ringraziando...
- Oh Balin… - mormorai, mentre
il nano si protendeva per potermi abbracciare delicatamente. -
Mi mancherai bambina mia - disse con voce rotta slacciandosi
poi dalla stretta. -
Anche tu… - risposi appoggiandogli la mano sulla
guancia barbuta.
Per un solo istante fui
tentata di
avvertirlo di dimenticare Moria per sempre, di lasciar stare gli abissi
di Nanosterro e il suo oscuro abitante... ma non potevo farlo.
Così lo
lasciai uscire dalla tenda, sperando in cuor mio che
ciò che Thaviel mi aveva mostrato riguardo
l’antico regno
dei nani, non si avverasse mai.
Spazio
Autrice: E'
arrivato il momento dei saluti, non da Harin a voi lettori, ma ai suoi
amici. Ho deciso, per quanto possa essere lacerante farlo, di dedicare
a ciascuno di essi un capitolo. Per cui perdonatemi se non saranno
lunghi come gli ultimi che ho postato. Il
mio intento è quello di farvi apprezzare e capire ancora di
più il profondo legame che unisce la nostra amica a tutti i
suoi compagni di vita e di avventura. La "storia" raccontata da Balin
è la stessa che il buon nano raccontò a Bilbo
durante la prima notte di accampamento sulle montagne. Mi è
sempre piaciuta molto quella rievocazione.
Come alcuni di voi avranno già capito, Thaviel alla fine del
suo incontro con la figlia, le aveva concesso di vedere il futuro della
Terra di Mezzo; tra gli avvenimenti c'è anche l'infausto
destino che toccherà a Balin e Ori... e penso sia ancora
più chiaro perchè Harin non possa farne parola
con nessuno.. Ringrazio
tutti i miei lettori, i miei recensori e chi mi ha inserita tra i
preferiti (CandyJ),
seguiti e ricordati, per l'affetto dimostratomi ogni giorno.
Passò
solo qualche istante prima che il successivo visitatore entrasse nella
tenda. Scoprii essere Bard
assieme a Kili,
tornato molto probabilmente per vedere come stavo e tenermi
d’occhio. Dovetti passare l’esame perché
non
cercò di dissuadermi dal proseguire, limitandosi a sedersi
in un
angolo appartato della tenda. Il nuovo signore di
Dale, invece, si
avvicinò al mio letto fermandosi rispettosamente al mio
fianco. Si era cambiato
d’abito, o meglio, era tornato ad indossare i suoi vecchi
abiti
da chiattaiolo e l’unica dimostrazione del suo nuovo ruolo,
era dato dal lungo
mantello cremisi che gli ricopriva le spalle, chiuso da una catena
d'oro scintillante.
-
Dure a morire le vecchie abitudini - osservai con un sorriso.
L’uomo
guardò il suo abbigliamento e mi sorrise di rimando.
-
In tutta franchezza devo ancora farci l’abitudine -
rispose passando distrattamente una mano sul tessuto del
mantello. -
Quante perdite
hanno subito gli uomini del Lago? - gli chiesi, portando il discorso su
ciò che più mi premeva sapere. -
Parecchie... -
disse lui con molta franchezza - ma siamo sopravvissuti in abbastanza
per
ricostruire Dale com'era nei programmi - aggiunse. -
Sono contenta di
sentirlo, anche se mi addolora sapere delle tue perdite - replicai e
Bard scosse la testa - qualcosa non va? - domandai confusa. -
No… - rispose - è che stai morendo,
eppure parli come se.. - si interruppe.
Nonostante non avesse
finito la frase avevo perfettamente inteso cosa volesse dirmi.
-
La realtà,
Bard… è che sono terrorizzata. Sto per lasciare
tutto
ciò che mi è caro, tutto ciò che
conosco, tutto
ciò che amo.. - nel dirlo scoccai una rapida occhiata verso
Kili,
il quale mi fissava senza lasciar trapelare nulla - e parlare in
questo modo, come sto facendo con te adesso, mi da modo di non fermarmi
a.. - mi interruppi anche io,
sicura però che lui avesse capito. -
Trovo che sia giusto - rispose difatti l’arciere. -
Bene.. Ti prego ora, dimmi di Tilda e Bain! E Sigrid? -
chiesi sinceramente in apprensione
per la sorte dei suoi figli. -
Tilda e Bain
stanno bene. Quando l’esercito di Azog ci ha raggiunti, loro,
assieme ai cittadini di Esgaroth, si sono rifugiati
all’interno
di Bosco Atro. Non sono stati raggiunti, la protezione offertaci dagli
Elfi ha sortito il suo effetto - spiegò con evidente
sollievo che trapelava dagli occhi scuri. -
Sia ringraziato
Mahal... - mormorai io, bloccandomi a metà di un sospiro che
mi
stava procurando un certo dolore alle ferite della schiena. -
In quanto a
Sigrid… mi scuso per lei della sua assenza.. - disse
adombrandosi per un
istante - ma non se l’è sentita di venire... -
aggiunse a denti stretti.
Ero sicura che l'arciere fosse profondamente contrariato della
decisione della sua figlia maggiore, ma questo mi diede ancora una
volta la prova che Sigrid sapesse ragionare con la sua testa. Sarebbe
diventata una grande donna un giorno, ne ero certa.
-
Bard.. non
importa, lo capisco - risposi, ed era vero - non risulta semplice
per me e non vedo perché dovrebbe esserlo per gli altri.. -
dissi.
-
In realtà... -
Una voce giovane ci
sorprese entrambi. Quasi in sincrono, puntammo lo sguardo alla soglia
della tenda.
Sigrid
sostava in piedi, con le mani conserte. Indosso aveva una veste pulita,
con le maniche
arrotolate fin sopra i gomiti da dove riuscivo ad intravedere ancora
una
striscia di sangue incrostato, che probabilmente le era passata
inosservata. La ragazza mi
guardò.
-
In realtà
non volevo venire perché mi sentivo in colpa... - disse,
avvicinandosi fino ad affiancarsi al padre. -
Per quale
motivo? - le domandai, stupita dall’affermazione.
I suoi occhi
fuggirono dai miei, andandosi a posare su di un punto imprecisato sotto
di sé.
- Perché non sono stata in
grado di aiutarti - ammise con un filo di voce. -
Sigrid… nemmeno gli Elfi hanno potuto - dissi io,
ma lei scosse la testa. -
Avrei dovuto
trovare un modo! - esclamò sforzandosi di trattenere le
lacrime.
Bard dietro di lei le appoggiò una mano sulla spalla,
abbassando
lo sguardo, ora consapevole di cosa
turbasse sua figlia.
- Sigrid, che cosa vuoi diventare? -
Gli occhi della ragazza
scattarono di nuovo nei miei, confusi da quella domanda improvvisa e
fuori tema.
-
Una guaritrice.. - rispose dopo un istante. -
Tua madre lo era,
vero? - chiesi guardando Bard, che con un lampo di dolore negli occhi
fece un cenno di assenso col capo. -
Sì…
era bravissima e io vorrei diventare come lei - spiegò con
la
voce carica di determinazione - solo che... - proseguì
tornando titubante. -
Hai paura di non essere alla sua altezza - conclusi io per
lei.
Sigrid tornò
a puntare lo sguardo a terra annuendo appena.
-
Sai cosa ho visto
io oggi? E cosa ha visto tua madre vicino ai suoi padri? - domandai -
una ragazza che di fronte
ad un battaglione di Orchi si è lanciata sul campo per
aiutare
un soldato ferito - risposi guardandola seria - il coraggio,
è il primo requisito per diventare brava, e il secondo
è
saper accettare i propri limiti. Salverai tante vite, ne sono certa, ma
ne perderai altrettante... è così che va, e non
per questo sarai
meno brava di tua madre - conclusi sorridendole.
Le lacrime tanto a lungo
trattenute
iniziarono a scorrere sul viso della ragazza che chinandosi mi
abbracciò delicatamente.
-
Mi dispiace Harin! - singhiozzò mentre le
accarezzavo la schiena per confortarla. -
Non esserlo,
quando dovrai dirlo a Bain e soprattutto a Tilda ho bisogno che tu
glielo dica con il sorriso, per cui non essere dispiaciuta - le
risposi.
Sigrid si
staccò da me tirando su con il naso e annuendo con un timido
sorriso sulle labbra.
-
Harin posso fare una cosa? - domandò
d’un tratto. -
Certo, cosa? - -
Posso acconciarti
i capelli? Sono sicura che Tilda non approverebbe di vederli
così arruffati - mi disse.
Io mi voltai verso lo
specchio che
Sivindil mi aveva portato. I miei capelli ricadevano scomposti sul
cuscino in una treccia ormai quasi del tutto disfatta e aggrovigliata.
-
Direi che è un’ottima idea Sigrid, ti
ringrazio - le risposi. -
Io devo tornare sul campo, c’è ancora
molto da fare... - s'intromise a quel punto Bard. -
Vai pure -
dissi, allungandogli una mano che lui strinse fra le sue - sarai
un grande sovrano Bard, ne sono certa - aggiunsi.
L’uomo
chinò il capo in segno di riconoscenza stringendo un
po’ di più la presa.
-
Addio Harerin, che tu sia sempre protetta. Non sarai
dimenticata dalla popolo di Dale - rispose.
Io mi limitai ad annuire
e Bard con
un ultimo gesto rivolto a Kili, lasciò la tenda.
Mi misi seduta
più dritta, permettendo così a Sigrid di potermi
spazzolare i capelli. Mentre il pettine
passava sulla mia
testa, guardai Kili oltre lo specchio che ora stava di fronte a me per
permettermi di vedere il lavoro della ragazza. Sapevo che anche lui era
tornato indietro nel tempo... a quando era Dis ad acconciarmi i capelli
così come faceva per i suoi due figli. Tornai a fissare il mio
riflesso con
sguardo stoico, mi dissi che era inutile piangere sul latte versato.
Dis non lo avrebbe voluto.
Spazio
Autrice:
Capitolo
dedicato, come avete visto, a Sigrid più che a Bard in
sè. Non fraintendetemi, il nostro amico arciere mi piace
molto,
ma ho sempre visto una certa vicinanza tra Harin e i suoi figli. Per
ragioni di trama non ho potuto far comparire anche Bain e Tilda, ma in
tutta sincerità ho preferito così, soprattutto
per la
più piccola. Mi sono inventata tutto un ipotetico passato
sulla
moglie di Bard e sulla sua occupazione perchè Sigrid mi ha
sempre dato l'impressione di una ragazza tosta e in qualche modo la
vedevo molto bene ad assistere malati e feriti di guerra. Una
crocerossina d'altri tempi se mi concede il termine. Sicuramente tra i
personaggi inseriti ex novo da Pj è quello che mi
è
piaciuto di più (molto più di Tauriel lo
ammetto). Grazie
ai miei lettori, ai recensori, a chi mi ha preferita, ricordata e
seguita,
Quando
anche Sigrid mi
lasciò, nella tenda cadde nuovamente il silenzio.
All’esterno potevo udire voci concitate abbaiare
ordini in
più d’una lingua, accompagnate da un costante
sferragliare
di uomini, elfi e nani che si affaccendavano in giro per il campo.
Era il suono di una lenta ricostruzione, che come ogni ricostruzione,
iniziava lentamente dalle ceneri e dai tumuli.
-
Sei bella come quando ti ho sposata, ma devi riposare -
Kili attirò
la mia attenzione
e io lo fissai. I suoi occhi scuri mi scrutavano, sereni in superficie
e sconvolti dalla tempesta in profondità. Il dolore che vi
leggevo, anche se abilmente mascherato, era quasi impossibile da
sopportare, ma non per questo distolsi lo sguardo.
Gli dovevo ogni singolo istante e non l’avrei più
privato di niente, nemmeno di un semplice sguardo.
-
Si tratta solo di pochi giorni fa, Kee - risposi con un mezzo
sorriso al ricordo di quella sera. -
Sembrano passati
secoli… e tuttavia il tempo che rimane non è
sufficiente.. - replicò lui, sorridendo a sua volta in modo
triste.
Volevo rispondergli, ma lui non me ne diede il tempo - E comunque non
sviare la discussione, devi riposare - mi intimò serio
posandomi
una mano sulla guancia. -
Lo farò,
promesso - dissi coprendo la sua mano con la mia - ma tra poco -
aggiunsi spostando lo sguardo oltre le sue spalle.
Kili si
voltò, focalizzando
nel suo campo visivo ciò che l’udito non era
bastato a
fargli notare. A qualche metro di distanza dal mio giaciglio, sostavano
immobili le figure di Re Thranduil e di suo figlio Legolas.
-
Grazie - esordii
rivolta ai due mentre Kili, lanciatami un'ultima occhiata di
ammonimento, si faceva da parte. -
Comprendo che tu
possa avere una visione poco magnanima del nostro popolo, ma porgere
gli ultimi saluti ad una persona morente è... - disse
Legolas
travisando il mio tono commosso. -
No - lo interruppi io - vi sto ringraziando per non averci
lasciati soli - spiegai. -
Per quanto noi
Elfi possiamo apparire superbi… sappiamo riconoscere gli
errori passati e provvedere affinchè non accadano
più -
rispose Thranduil, i cui occhi risultavano più cupi grazie
al
riflesso della sua veste blu notte. -
Lo so, l’ho sempre saputo. Dopo tutto sono una di
famiglia no? - replicai divertita.
Entrambi gli Elfi si
concessero un sorriso che ne ringiovanì ulteriormente i
lineamenti.
-
Chissà che
non fosse nei piani di mio fratello cercare un ricongiungimento delle
due razze tramite la tua nascita - commentò Thranduil quasi
sovrappensiero. -
Io credo che non
fosse nei suoi piani.. ma che nonostante tutto, alla fine, se lo sia
augurato - risposi, incatenando lo sguardo del Re, che alzò
appena un sopracciglio in segno di tacita domanda. -
Immagino che
allora in parte ci sia riuscito... anche se non credo che
avrò
nuovamente occasione di dire una frase del genere.. - si intromise
Legolas affiancandosi al padre.
Poi si portò
il pugno chiuso all’altezza del cuore e mi fissò
negli occhi.
-
È stato un
onore combattere con te, Harerin figlia della Montagna. Harthon
gerithach raid gelin a chwest adel thraw lín - disse inchinandosi
lievemente.
(Spero che il tuo
cammino sia verde e che la brezza ti sospinga) -
Le hannon
Legolas… Ta nae amin saesa. E
grazie anche per tutto ciò che hai fatto… -
aggiunsi
scrutandolo
(Grazie Legolas... è stato un piacere mio) negli occhi azzurri.
Lui mi rispose con un leggero cenno con il capo: aveva capito
ciò a cui mi riferivo.
- Ma non sono del tuo stesso avviso. Ho come la sensazione
che in futuro avrai sicuramente un'altra occasione di relazionarti con
il mio popolo... -
dissi, facendogli inarcare entrambe le fini sopracciglia in
un'espressione confusa.
Thranduil, nel
frattempo, era rimasto
perfettamente immobile al fianco del figlio, senza però mai
smettere di osservarmi. Sapevo che lui aveva inteso qualcosa di
più delle mie parole e onestamente non era mia intenzione
celargli nulla.
-
Non vorrei
risultare scortese… ma desidererei parlare per un attimo da
sola con
il Re - dissi rispostando lo sguardo sul padre - sempre se è
d’accordo - aggiunsi. -
A tal proposito non ho nulla in contrario - rispose Thranduil
in tutta tranquillità. -
Allora prendo
congedo - disse Legolas, e lanciatami un'ultima occhiata cristallina,
con passo leggero e pressoché inudibile se ne
andò.
Osservando la figura del
principe
scomparire oltre la soglia, una parte di me realizzò che si
trattava di un’altra persona che non avrei mai più
rivisto. Il pensiero mi sconvolse e dovetti impiegare un certo sforzo
per concentrarmi sulle parole che stavano nel frattempo uscendo dalla
bocca
di Kili.
-
Harin? Hai sentito? - mi ripetè. -
No Kee scusami, ero sovrappensiero - risposi cercando di
mantenere un’espressione imperturbabile. -
Sarò qui fuori se hai bisogno di me - disse. -
Ti ringrazio -
risposi semplicemente e con un’ultima carezza, e
un’occhiata poco amichevole al Re di Bosco Atro, ci
lasciò
soli.
Per un istante
regnò nuovamente il silenzio.
-
Se potesse, prenderebbe il tuo posto all’istante -
disse d’un tratto Thranduil. -
Lo so… e
una parte di me vorrebbe sollevarlo all’istante da questo
peso..
ma l’altra mi spinge a voler restare finchè mi
è
concessa questa grazia - replicai, gettando via la mia maschera per
assumere un tono stanco e impregnato di dolore. -
Lasciare andare
le persone amiamo non è un compito semplice…
nessuno ti
biasimerebbe per questo tuo desiderio - rispose il Re ed ebbi la
sensazione che parlasse per esperienza.
Mentre Thranduil si
sedeva con
eleganza sul semplice scranno posto vicino al letto, io osservai cadere
la neve della sua corona di rami, che si dissolse prima di raggiungere
il tessuto lucente della sua veste. Ripensai alla prima volta che la
vidi; allora era attorniata da tralci di vite rossa... sembrava
appartenere ad un autunno molto più lontano di
così.
-
Ebbene, di cosa volevi parlarmi - proseguì
guardandomi interessato. -
Quando sono
caduta sul campo di battaglia, ho sognato e ho visto cosa ci
riserverà il... - mi interruppi correggendomi - cosa vi
riserverà il futuro. Un grande male sta crescendo sulla
Terra di
Mezzo... - dissi, ma l’espressione dell’elfo non
mutò minimamente. -
Sono già a
conoscenza di ciò che si sta preparando all'ombra dei tempi
futuri… - si limitò a rispondere e io a quel
punto
sorrisi. -
Lo
immaginavo… difatti la parte interessante per te
è su chi mi ha
concesso di vedere tutto ciò - replicai.
Finalmente lo sguardo di
Thranduil divampò come i fuochi di Amon Dîn.
-
Di chi parli? - chiese con voce appena tremante. -
Tu sai bene di chi
parlo… - replicai - Lui voleva che sapessi che ha dovuto
andarsene, lo aveva
previsto, non ha potuto combattere contro il fato... ma ti ha sempre
serbato nel suo cuore. A tuo fratello manchi molto e spera di poterti
rivedere un giorno, quando l’era degli Elfi sarà
giunta al
termine - spiegai.
L’elfo seduto
vicino a me
chiuse gli occhi con un leggero tremolio delle palpebre e si
lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra sottili.
-
Non portargli rancore, non più... - aggiunsi.
Thranduil tornò a fissarmi e per un istante il suo scudo di
algida compostezza sembrava scomparso.
-
Una volta tu mi
dissi di non rimanere sordo al grido d’aiuto degli altri
popoli,
e adesso mi dici di non portare rancore ad un fratello che mi ha
abbandonato - replicò, ma il suo
tono non era di rimprovero - non pensavo che ci sarebbe mai stato un
nano
tanto… saggio - disse lasciandomi decisamente sorpresa delle
parole appena udite. -
Se può
alleviarti il peso di questa ammissione, ricordati che dopo tutto siamo
parenti - ribattei io, guadagnandomi un’occhiata divertita
dal
Re. -
Harerin figlia di
Thorin... immagino che tu sia stata avvertita di non proferire parola
con alcuno di ciò che hai visto.. mio fratello
avrà di
certo avuto i suoi buoni motivi per farlo, ma ti ha affidato qualcosa
che potrebbe sovvertire il regolare corso del tempo; potrebbe
distruggere ogni cosa - mi avvertì con occhi seri. -
Sono a conoscenza
di questo rischio ed per questo che ho chiesto di restare sola con te
per poterne parlare... - risposi - mi è stato concesso di
sapere
per capire… capire che non è la fine... - spiegai
ritornando con la mente alle immagini che avevo veduto. -
Bene - si
limitò a commentare Thranduil alzandosi - che tu possa
allora
essere accolta nelle sale dei tuoi padri, e poterti ricongiungere con
coloro che hai ingiustamente perso troppo presto. Addio figlia della
Montagna -
Se le sue parole di poco
prima mi avevano lasciato basita, questo superò di gran
lunga ogni mia aspettativa...
In tutta la mia vita non avrei mai pensato di vedere un Re elfico
inchinarsi.
Spazio
Autrice:
Ho
veramente poco da dire, se non che ho fatto fatica a bilanciare la
personalità di Thranduil e Legolas in questa particolare
situazione. Legolas
di per sè non doveva assomigliare troppo all'elfo che
stringerà amicizia con Gimli, nè essere del tutto
indifferente come lo è stato nella pellicola
cinematografica. Ne è uscito un elfo che, pur restando sulle
sue posizioni, riconosce la forza di Harin. In
quanto a Thranduil.. beh, strano a dirsi, ma ho visto più
"umanità" in lui che non nel figlio (sempre parlando di
film), soprattutto nel capitolo finale. Quindi ne è uscito
un pò più morbido del solito... ma non troppo
(spero)! Non
mi resta che darvi appuntamento al prossimo venerdì! Un
infinito grazie a tutti i lettori, a chi recensisce e a chi mi ha
aggiunto tra i preferiti, ricordati e seguiti.
Non
appena Thranduil
sparì dalla mia vista, fuori dalla mia tenda
scoppiò un tafferuglio di voci concitate. Erano voci che
avrei
riconosciuto ovunque. Sentii qualcuno gridare più forte nel
tentativo
di calmare le acque con scarso successo e poco dopo entrò un
Kili sospirante. Il mio sposo mi guardò negli occhi,
anticipandomi già solo con lo sguardo la richiesta che stava
per
pormi.
-
Dovresti riposare... - esordì, ma
il suo tono conteneva già la consapevolezza di quella che
sarebbe stata la mia risposta. -
Kili ancora loro, poi giuro che chiunque ci sia dopo
aspetterà che mi sia riposata - risposi difatti.
Kili tentennò
sul posto,
indeciso se dar ascolto alle mie parole o al pallore che si stava
facendo nuovamente strada sul mio volto.
-
Kee.. - sussurrai
allungando le mani verso di lui, che vennero presto strette nella sua
presa calda - mi dispiace... - Lui scosse la testa
energicamente -
smettila di ripeterlo ti prego.. - disse con tono accorato - li faccio
entrare, d'accordo. Ma dopo riposi - aggiunse.
Io annuii, sorridendogli
grata mentre lui faceva capolino fuori dalla tenda per dare il
benestare.
Una volta messosi da parte, uno per volta apparvero Oin, Gloin, Bifur,
Bofur, Bombur, Ori, Dori, Nori e Dwalin
seguiti dall'alta e composta figura di Gandalf. Rimasero tutti in
religioso
silenzio mentre si assiepavano all'interno della mia tenda. Le facce
erano delle più disparate, ma si vedeva che ognuno di loro
cercava di contenere a modo suo il dolore. Ori, in particolare, aveva
il
labbro inferiore stretto tra i denti e gli occhi che saettavano da una
parte all'altra in cerca di un appiglio. Sicuramente i suoi fratelli lo
aveva redarguito di non piangere in mia presenza.
-
Ori - mi rivolsi direttamente a lui,
dandogli così l'opportunità di posare lo sguardo
su qualcosa:
aveva gli occhi così pieni di lacrime da apparire grandi il
doppio - piangi se vuoi - e così ruppi
l'argine.
La sua
faccia si piegò su sè stessa, mentre le lacrime
iniziavano a scorrere. Un
singulto lo scosse e si precipitò ad abbracciarmi.
Vidi Nori e
Dori cercare di protestare, ma li dissuasi con un cenno del capo. Il
dolore c'è, fa parte di noi, e reprimerlo non fa mai bene.
Anzi, mi
sentivo ancora peggio a sapere quanti sforzi stessero facendo per non
farmi preoccupare ulteriormente.
Bofur si avvicinò a me
tormentando il cappello stretto tra le mani.
-
Harin... - disse.
Doveva essere l'inizio
di una frase,
ma sembrava di più la sua conclusione. Dopo tutto cosa si
poteva
dire in una situazione del genere?
Le espressioni e gli occhi dicevano
tutto e molto di più.
-
Mi dispiace... - non riuscii ad
esimermi dal dirlo ancora una volta - mi spiace
così tanto... - ripetei, appoggiando una mano su quelle di
Bofur e
abbracciando con lo sguardo tutti quanti. -
Ora so per certo che impedirti di
correre via sarebbe stato un errore... Per quando però era
mio desiderio farlo... - disse Gandalf.
Gli occhi dello stregone
erano
così lucidi da sembrare due laghi di montagna in piena
primavera, riflettevano la luce allo stesso modo.
-
Vorrei potervi dire di non essere tristi, ma credo di non
potermi arrogare un tale diritto - dissi. -
No infatti, non puoi -
La parole
inaspettatamente uscite dalla bocca di Dwalin lasciarono tutti basiti.
-
Non ci hai dato
modo di poterti salvare e adesso non puoi dirci di non sentirci
abbattuti - sentenziò. -
Dwalin! - lo rimproverò Oin.
Il nano
guardò le espressioni
scioccate e furenti dei suoi compagni e scosse la testa, passandosi una
mano sui tatuaggi che gli adornavano il capo.
-
Scusami
Harerin… sono talmente frustrato da questa situazione che ho
reagito nel modo sbagliato - spiegò con tale franchezza da
farmi comparire un sorriso sulle labbra. -
È
comprensibile - risposi, allungando una mano verso di lui mentre
Ori, tirato su un paio di volte col naso, mi lasciava andare.
Dwalin si fece avanti
afferrando
saldamente la mia mano. Era la stessa stretta confortante che mi
riservava quando, sconfitta in allenamento, mi aiutava a rialzarmi da
terra. Lui era fatto così.
-
Stai vicino a tuo
fratello… Balin ne avrà bisogno - gli dissi e lui
annuì facendosi nuovamente indietro.
Abbracciai tutti gli
altri uno alla volta, ringraziandoli per ciò che negli anni
avevano fatto per me. Ori compariva ogni due
che ne
salutavo, per tornare ad abbracciarmi. Quando fu il turno di Bofur,
questi insistè nel volermi lasciare il suo cappello,
ricordandomi che
da bambina ne andavo matta e volevo sempre rubarglielo. Con un sorriso
nostalgico mi opposi, affermando che senza la sua berretta non sarebbe
stato
più lui e io volevo ricordarmelo sempre come il giocattolaio
dai
buffi baffi e dallo strano cappello che tanto mi aveva fatta divertire
con il suo flauto. Lui alla fine accettò di buon grado con
gli
occhi pieni di lacrime e il solito sorriso. Quando mi volsi per
salutare lo stregone grigio mi colpì un pensiero che
espressi ad
alta voce.
-
Gandalf, ma Bilbo dov’è? -
Il grigio si
limitò a gettare un rapido sguardo alle sue spalle.
-
Bilbo? - chiamai.
Da dietro Gandalf
spuntò pian
piano la sagoma dello Hobbit. Teneva le mani strette tra loro e si
fissava i piedi con un’insolita concentrazione.
-
Amico mio, per
quale motivo te ne stavi nascosto dietro Gandalf? - gli domandai
sinceramente stupita dal gesto. -
Io.. vedi.. - rispose a voce così bassa da
risultare quasi inudibile ai più. -
Temo che si vergogni - si intromise lo stregone guadagnandosi
un’occhiata supplice dallo Hobbit. -
E di cosa? -
chiesi ancor più stupita di prima.
Vidi le guance di Bilbo farsi
rosse prima che osasse guardarmi.
Notai che ormai i suoi capelli mossi
gli arrivavano agli occhi; era più scarmigliati, ma a ben
pensarci tutto in lui era scarmigliato. Risultava l'esatto
l’opposto di quello che era stato quando eravamo partiti
dalla
Contea. Quel viaggio aveva
prodotto in lui sia cambiamenti nel fisico che nell'animo, e
di
questi ultimi
ancora mi sfuggiva la profondità.
-
Mi vergogno
Harerin… - prese finalmente coraggio lo Hobbit - mi vergogno
perché mentre tu venivi ferita a
morte per proteggere i tuoi cari, io ero svenuto in mezzo alla
battaglia! Indegno di uno Hobbit quale sono! - esclamò, con
tale frustrazione da farmi credere
fermamente del suo stato d’animo. -
Mio caro Bilbo - lo interruppi prima che riprendesse a
mortificarsi - ti
vergogni per essere svenuto in mezzo ad una battaglia di tali
proporzioni? - dissi scuotendo la testa e sorridendo.
Bilbo mi
guardò confuso, dopotutto stavo mettendo in dubbio un
ragionamento che per lui non faceva una piega.
-
Tu che non sei
stato preparato a tutto questo. Tu che non nasci guerriero. Tu che hai
salvato mio padre da Azog, che ci hai evitato di essere mangiati vivi
dai ragni, che ci hai fatto fuggire dalle prigioni degli elfi e che hai
avuto il coraggio di andare contro Thorin quando era chiaro che
l’Arkengemma gli stava ottenebrando la mente. Tu ti vergogni
di
essere svenuto? Gandalf aveva ragione…
c’è molto di
più in te di quello che occhio può vedere. E non
sono mai
stata più felice di avere te al mio fianco, come amico e
come
compagno di viaggio - gli dissi.
Il mio discorso era
stato ascoltato
in un religioso silenzio da tutti quanti, e nonostante nessuno fosse
intervenuto ad avvalorarlo, era chiaro dagli sguardi di ciascuno che
fossero tutti d’accordo. Bilbo aprì la
bocca un paio di
volte, poi si premette i palmi sugli occhi cercando di ricacciare
indietro le lacrime. Quando li scostò mi rivolse uno sguardo
umido e carico di commozione.
-
Avrei voluto fare di più per te - disse con voce
rotta. -
Hai fatto
più di quel che immagini. Tutti voi lo avete fatto... ma un
ultimo favore che puoi farmi c'è, se questo può
sollevarti -
replicai.
- Parla, tutto ciò che vuoi! -
esclamò con fervore e determinazione.
- Torna alla Contea, alla tua poltrona, ai tuoi
libri e
alle tue colline. Torna a casa anche per me - dissi, concedendomi anche
io di versare un paio di lacrime.
A quel punto, Bilbo, con
delicatezza mi cinse in un abbraccio. Non aveva più parole
per
me, ma anche senza una risposta diretta, presi quella stretta dolce e
dolorosa assieme come un impegno e una promessa.
Quando si tirò indietro non mi
sfuggì però di notare che la sua mano destra si
era mossa
involontariamente verso il taschino del panciotto, accarezzandone
l’interno.
-
E’
l’ora dei saluti amica mia - intervenne Gandalf, facendosi
avanti e porgendomi una grande mano che afferrai saldamente con
entrambe le mie. -
Grazie Gandalf,
di tutto - dissi e quando lui si chinò per abbracciarmi
gli sussurrai - sii ancora saldo negli anni a venire. Bilbo e la Terra
di Mezzo avrà bisogno di te come non mai e non rimproverarti
di
aver incrociato volutamente la strada di Thorin... sarebbero accadute
cose ben peggiori se non lo avessi fatto -
Lo stregone si
tirò indietro senza nascondere il profondo stupore che
quelle parole gli avevano suscitato.
-
Tu hai? - domandò lasciando la frase in sospeso. -
Sì.
Arriveranno tempi bui, ma credo che questo tu lo sappia meglio di me -
replicai e con un sorriso mi accomiatai da lui.
Ancora prima che i miei
amici fossero
usciti dalla tenda, Kili fece la sua comparsa, affiancandosi a me e
aiutandomi a prendere un po’ d’acqua.
-
Sono pronta a riposare adesso - sospirai mentre mi
riappoggiavo con cautela ai cuscini. -
Mi troverai qui
al tuo risveglio - disse lui, sedendosi al mio fianco e
prendendomi con delicatezza la mano con il suo anello al dito.
Mi addormentai fissando
le nostre
dita intrecciate e la pietra di luna a ricordarmi di ciò che
non avrei mai avuto in quella vita.
Spazio
Autrice:
Quattro
capitoli alla conclusione... ancora fatico a realizzare... Spero
che intanto questo capitolo vi sia piaciuto. So di aver accorciato i
tempi facendo entrare un intero gruppo, ma più di tanto non
volevo dilungarmi o alla fine sarebbe diventata una cosa infinita, poco
realistica e alla fine noiosa. Mi
auguro di non aver deluso le aspettative, se c'era qualcuno che pensava
che Bilbo avrebbe avuto un capitolo solo per lui, ma credo di avergli
dato ampio spazio. Di altro non saprei proprio cosa aggiungere! Passo
quindi subito a ringraziare i miei veraci lettori, i miei onnipresenti
recensori e tutte le care persone che mi hanno aggiunta tra preferiti,
ricordati e seguiti.
Tak khaz meliku suz yenetu,
Marta
p.s.
le risposte alle vostre recensioni potrebbero ritardare di qualche
giorno, chiedo scusa!!
Mossi
gli occhi da sotto le
palpebre, destata più dalle voci vicino a me che non dal
reale
desiderio di svegliarmi. La stanchezza cominciava a premere con
insistenza la mia coscienza facendomi sprofondare sempre di
più.
-
Ti prego sii
ragionevole, non ti fa bene! Devi tornare a sdraiarti, le tue ferite...
- stava dicendo la voce accorata di Fili.
-
Le mie ferite non contano! Non
quando mia figlia sta morendo per colpa della mia
testardaggine! - sbraitò un'altra voce.
Sapevo che era Thorin,
ma non perchè avessi riconosciuto la sua voce.. no, non era
più la stessa. Era incrinata, spezzata, stanca, spoglia di
ogni
tono fermo e fiero che l'aveva sempre contraddistinta fin da che io ne
avessi memoria.
In questo modo mi costrinsi ad aprire gli occhi e a mettere fuoco
ciò che mi accadeva intorno.
Thorin era inginocchiato
al mio
fianco, gli avambracci appoggiati sul bordo della mia branda e la testa
voltata verso Fili che si sorreggeva ad una stampella
improvvisata. Fu lui il primo ad accorgersi che fossi sveglia.
-
Harin - disse.
Ogni volta che
pronunciava il mio nome pareva che dovesse spezzarglisi la voce da un
momento all’altro... ma la cosa che mi diede lo
schiaffo
più forte fu il volto di Thorin, che non appena udito il mio
nome
si era girato verso di me. Il suo sguardo si posò sui miei
occhi solo per un attimo,
prima di farlo ricadere sulle sue mani strette sulla pelliccia della
coperta che mi era stata data. Ma quel tanto mi bastò lo
stesso. Mio padre era
sfigurato... ma a sfigurarlo
non era il viso macchiato, la pelle tirata, i capelli in disordine, o
il taglio che gli attraversava la fronte suturato con precisi punti di
mano elfica. No... erano gli occhi e l’espressione che davano
al
suo viso. Lo sgomento, la paura, la sofferenza, la perdita, tutto era
mischiato in quelle iridi color del cielo estivo…
Mai, mai nella
mia vita lo avevo visto così e mi procurava un dolore ben
peggiore delle ferite che mi stavano togliendo la vita.
-
Harin digli che torni a stendersi! Non è in
condizioni di stare qui! - esclamò Fili.
Era raro vedere il mio
amico in un simile stato di agitazione; i suoi occhi mi supplicavano. Ancora frastornata per
l’espressione di Thorin, feci fatica a capire il motivo per
il
quale era tanto preoccupato. Poi mi ricordai di ciò che mi
aveva
detto Kili “...E' ferito gravemente, dovranno
amputargli la gamba sinistra ma non è in pericolo di vita al
momento”. Shockata dal primo
impatto, non avevo fatto
caso alle condizioni generali di mio padre. Solo in quel momento notai
che si appoggiava a terra con un solo ginocchio... l’altro
non
c’era più.
-
Padre la tua gamba.. - mormorai razionalizzando solo in quel
momento cosa significasse.
Senza una gamba non
avrebbe
più potuto scendere sul campo di battaglia.
La sua vita da
guerriero si era conclusa, quella era stata la sua ultima guerra.
-
La mia gamba non è importante - replicò
lui continuando a guardare in basso.
Guardai di nuovo il
moncherino
stretto da bende che ormai si stavano nuovamente tingendo di cremisi e
poi il pallore che gli segnava la pelle del viso.
-
La tua vita lo è però - controbattei e
feci per stringergli una mano.
Thorin però
la tirò indietro di scatto, quasi si fosse
ustionato.
-
Padre? -
domandai titubante gettando un’occhiata a Fili, il quale
abbassò gli occhi a terra - padre, guardami. - dissi
incominciando ad intendere quale fosse il problema.
Non ebbi alcun successo
e così tentai un’altra strada.
-
Una figlia non merita
più di poter osservare gli occhi del padre? - chiesi,
ripetendo
esattamente le parole che lui mi aveva rivolto la prima sera passata ad
Esgaroth.
La frase
portò al risultato
sperato, gli occhi di Thorin saettarono nei miei e ci rimasero. Non so
dire
per chi dei due fosse più penoso e lacerante quel momento.
-
Non ho più il diritto di farmi chiamare padre da
te - rispose con voce flebile. -
E’ stata una mia decisione, una mia decisione
a portarmi qui adesso - replicai con fermezza.
Non avevo mai ragionato
sul fatto che Thorin potesse addossarsi la colpa di ciò che
mi era successo.
-
Ed io sono stato
così cieco, così ottenebrato nel mio delirio da
non
accorgermi di questo! - continuò imperterrito. -
Non sei stato tu,
è stata la pietra! Essa ha condotto te, tuo padre e tuo
nonno ad
una simile frenesia non... - -
Non ci sono
giustificazioni. Un padre se ne sarebbe accorto, un padre degno di
questo nome ti avrebbe fermata prima che fosse troppo tardi! - mi
interruppe Thorin preso dalla più cieca disperazione.
Lo guardai tormentarsi interiormente, mentre si portava una mano a
sorreggere la fronte, quasi come se la sua mente non riuscisse a
reggere il peso di tutto quello che stava succedendo.
-
Un padre degno di
essere chiamato tale avrebbe salvato un’orfana onorando il
desiderio di un suo vecchio compagno. Avrebbe cresciuto quella bambina
dandole amore, una famiglia, un tetto sopra la testa e la gioia di un
futuro radioso. L’avrebbe considerata a tutti gli effetti
figlia
propria, senza guardare al sangue che scorre in lei o ai tratti elfici
che la contraddistinguono. Si sarebbe fatto umiliare... pur di
proteggerla
da chi la derideva! L’avrebbe difesa a spada tratta. E tu hai
fatto tutto questo… -
Thorin adesso mi
ascoltava con gli occhi
sgranati e la bocca dischiusa e finalmente riuscii a catturare una
delle sue mani tra le mie. Tremava talmente tanto che faticavo a non
perdere la presa, ed era gelata, segno che stare in quello posizione
doveva costargli più sforzi di quanto non desse a vedere.
-
E quella figlia
non ha potuto lasciare che suo padre morisse sul campo di battaglia -
proseguii - non ha potuto lasciare che la sua intera famiglia
fosse sterminata sotto ai suoi occhi. Mi avete protetta per tutta la
vita e sono felice di aver potuto fare anche io la mia parte -
aggiunsi.
Ora a tremargli non era
solo la mano... le labbra fremevano e la voce uscì da esse
spezzata e frammentata.
-
Bambina mia -
Due parole che aprirono
in me un
argine chiuso da tempo. Così come era successo con Balin, si
ripresentò la sensazione di essere per davvero ancora
bambina
mentre lo accoglievo a casa dopo una giornata di lavoro, felice di
vederlo arrivare stanco e sudato dalla fucina.
Ignorando tutti i buoni
propositi di non muovermi, mi tirai a sedere, allungando le braccia per
cingergli il collo. Lui mi venne incontro per agevolarmi e un istante
dopo, ero stretta in quella presa forte e famigliare che mi aveva
accompagnata per gran parte della vita.
-
Non potrò
mai esprimerti adeguatamente quanto tu abbia riempito la mia vita. Ti
ho cresciuta come figlia adottiva e alla fine sei diventata sangue del
mio sangue. Nulla potrebbe convincermi del contrario. - pianse
sul mio capo mentre io affondavo il viso nella sua barba. -
Vorrei.. vorrei restare così per un
po’.. - sussurrai con voce rotta. -
Tutto ciò che vuoi, tutto… - rispose
Thorin cullandomi.
Fu un momento bello e
terribile al
tempo stesso.
La consapevolezza della vita che c’era ancora in
mio padre, la vita che nel mio sogno gli veniva strappata brutalmente,
era per me la gioia più grande che potesse esserci, ma la
consapevolezza della brevità di quell’ultimo
incontro era
ancora motivo di grande angoscia e profondo terrore per me. Era
l’ultima volta che abbracciavo mio padre. Passarono diversi minuti
prima che io
mi staccassi da lui, e per tutto quel tempo la sua presa rimase salda
attorno alla mia schiena. Quando infine sollevai la testa per
baciarlo in fronte, le mie labbra si posarono su una pelle
inverosimilmente calda.
-
Padre hai la febbre alta! Devi andare a stenderti subito! -
gli dissi prendendogli il volto con le mani.
Lui mi guardò
con occhi lucidi e il viso arrossato.
-
Voglio restare con mia figlia - disse. -
Ti prego, ti farai uccidere da un malore… -
replicai. -
Zio, ha ragione, se resti qui aggraverai le tue condizioni...
finirai per rendere tutto vano… -
Mi ero dimenticata della
presenza di
Fili, o forse, semplicemente, ci aveva lasciati soli per un
po’, ma
ora era ricomparso accompagnato da Kili. Thorin
seguitò a fissarmi per
un lungo istante. Credo che volesse imprimersi il mio viso nella
memoria...
anzi, ne sono sicura, perché era la stessa cosa che facevo
io
con chiunque vedessi per l’ultima volta.
-
Vai… - gli dissi facendo scivolare le mie mani
lontano dalla sua pelle. -
Vieni zio, ti accompagno - disse Kili gentilmente,
avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla. -
Ti voglio bene Harerin -
Lo disse con un tale
trasporto e un tale attaccamento, che rischiai di nuovo di mettermi a
piangere.
-
Anche io papà - risposi con, spero, il
più bel sorriso che potessi lasciargli. -
Ci rivedremo - affermò lui. -
Certo… -
Ci guardammo ancora per
un momento,
poi Thorin si voltò verso Kili e si fece aiutare a
rimettersi in
piedi.
Con lentezza, suo nipote, lo accompagnò fuori e sono sicura
che sarebbe stato d’accordo con me, nel dire che quei momenti
erano stati la più bella delle agonie.
Spazio
Autrice:
Lo
so, sono in anticipo! Domani vado via per il weekend, quindi non avrei
potuto aggiornare e mi spiaceva saltare alla prossima settimana. Finalmente
è arrivato l'ultimo saluto di Thorin. Molti di voi lo
desideravano e temevano allo stesso tempo e posso dirvi in tutta
franchezza che ero nel vostro stesso stato d'animo. E' complicato
scrivere questi capitoli, e lo è ancora di più
quando
sono i personaggi principali ad esservi protagonisti. Avrei preferito
scrivere di un Thorin forte e fiero come lo è sempre stato,
ma
la realtà delle cose è molto diversa.
Ciò che
rimane del Re di Erebor è un nano spezzato nel profondo e in
profondo conflitto con sè stesso. L'unica cosa che non
è
cambiata è il suo legame con Harerin e per me è
questo
l'importante. Restano sempre padre e figlia. Grazie
infinite ai lettori, i recensori e a tutti coloro che mi hanno aggiunta
tra le preferite, ricordate (BetaMayra) e/o
seguite. Con
affetto.
Mi
ritrovai da sola, con
Fili e un
silenzio che per una volta non aveva nessun significato particolare.
Lui stava fermo ad un paio di metri dal mio giaciglio senza guardarmi,
ma non perché non volesse, piuttosto perché era
perso in chissà quali pensieri o ricordi.
Ne approfittai per
osservarlo. Se si tralasciava la gamba steccata e i vari ematomi che
stavano affiorando sulla sua pelle abbronzata, godeva di ottima salute.
Stava bene, esattamente come suo fratello e suo zio. Non giaceva in una
pozza di sangue, non aveva il corpo trafitto da frecce... stava bene.
Era
provato e con i capelli per la prima volta scarmigliati, ma era vivo.
-
Non credo di averti mai visto spettinato - esordii,
strappandolo con un sussulto al suo isolamento. -
Cosa? - chiese, battendo le palpebre senza afferrare subito
il senso della frase.
Io sorridendo gli
indicai lo specchio poggiato lì vicino e lui si
voltò a guardarsi.
-
Per Durin…
credo che tu abbia ragione! - esclamò, prendendo tra le dita
una
ciocca di capelli ispidi e polverosi.
Dopo di che
calò nuovamente il
silenzio e Fili rimase girato di spalle verso lo specchio. Io
sentii un'improvvisa folata di stanchezza inondarmi, la vista mi
si appannò e mi portai una mano sulla fronte stropicciandomi
le
palpebre con l’indice e il pollice.
-
Vorrei tanto poter fare qualcosa… qualsiasi cosa!
-
Tolsi la mano da davanti
gli occhi e
vidi che Fili si era voltato verso di me, i pugni stretti lungo i
fianchi gli facevano tendere i muscoli delle braccia e gonfiare le
vene.
-
Mi sento talmente inutile! - sbottò con
espressione sconfitta. -
Se vuoi essere utile... - replicai io e lui mi
guardò subito attento -
vieni qui - dissi, battendo con il palmo sul letto.
Fili sospirò e con un sorriso, facendo attenzione a non
muovere
troppo nè me nè la sua gamba, si
sistemò al mio
fianco.
Lasciai che la
mia testa gli scivolasse sulla spalla.
-
Continuo a
sentirmi dire quanto sia stato altruista il mio sacrificio.. ma io
continuo a vederlo come un atto di egoismo. Non riesco a capire
Fee… - gli confidai. -
Credo… -
cominciò lui solleticandomi il viso con la barba - che sia
la stessa cosa che sta succedendo a noi. Continuo a pensare che avrei
dovuto impedirti di fare un gesto simile ma... - -
È stata
una mia decisione! Ve l’ho tenuto nascosto apposta, non
avreste
potuto! - lo interruppi io.
Poi rendendomi conto di ciò che avevo appena detto,
sollevai il viso per guardarlo in faccia: Fili, come supponevo, stava
sorridendo.
-
Tu ti vedi
egoista mentre per noi sembra esattamente il contrario. E noi ci
vediamo
ciechi e inutili di fronte ad una cosa che per te è ovvio
che
non potesse andare diversamente. Alla fine le due posizioni si
annullano a vicenda. Siamo in torto da entrambe le parti a pensarla
come la pensiamo. Ma siamo fatti così
ed così che
pensiamo… forse sarebbe più dura arrenderci
all’evidenza che il destino fosse già scritto e
impossibile da cambiare - spiegò.
Mentre parlava Fili
guardava davanti a sé, concentrato su ciò che
diceva, calmo nelle sue parole.
-
Sarai un ottimo re - dissi, dopo un momento che lui ebbe
finito di parlare.
Lui mi guardò
sorpreso sgranando gli occhi azzurri.
-
Non è detto che lo zio… - -
Fee.. ti
capisco.. ma nelle sue condizioni non è possibile che salga
sul trono di Erebor. Lo sai meglio di me - lo bloccai. -
Non so come
andranno le cose in futuro... per ora non ci voglio pensare, almeno non
oggi - replicò con una nota di stanchezza nella voce - non
penso
però di averti fatto un
discorso tale perché tu possa avere la certezza che
sarò
un re impeccabile - aggiunse
con lungo sospiro passandosi una mano sul viso e sulla barba. -
Dico che sarai un
ottimo re perché assomigli incredibilmente a Thorin e senza
nemmeno che tu te ne accorga. Non potrei pensare diversamente -
replicai, battendogli affettuosamente sul braccio a riappoggiando la
testa sulla sua spalla. -
Onestamente ho
sempre pensato che fosse mia madre quella col carattere più
adatto
ad impartire ordini - rispose facendomi ridere e unendosi a me.
- Mi
mancherà la tua risata… - aggiunse quando queste
si
spensero.
La sua frase riaccese in
me i sensi di colpa, ma li scacciai capendo l'inutilità di
continuare a tormentarmi.
-
E a me mancherai
tu… non avrei mai potuto desiderare amico più
sincero e
leale di te, sei stato... - dissi ma ancora una volta le parole furono
sostituite da altre lacrime. -
Shhh.. va tutto bene Harin… - disse lui dolcemente
baciandomi il capo.
Ancora non avevo
compreso quanto
difficile potesse essere dire addio… e proprio per questo
apprezzavo
ancora di più Fili, perché sapevo
l’enorme sforzo
che stava facendo per non mettersi a piangere a sua volta. Cosa che
sicuramente stava facendo più per me che per lui.
-
Non penso di
averti mai ringraziato… - ripresi non appena riuscii a
riprendere
il controllo della mia voce. -
Per cosa? - chiese Fili leggermente stupito nel tono di voce -
Per tutto quello
che hai fatto per me e Kee. Se non ci fossi stato tu in certe occasioni
a spingerci l’uno verso l’altra, forse non saremmo
mai
arrivati a questo punto - spiegai con sincerità.
Sentii Fili scuotere la
testa - Non ho fatto granchè. Eravate già
follemente innamorati
da tempo - replicò con modestia.
-
Hai fatto tutto
invece. Mi hai donato la cosa più bella che potesse esistere
su
questa terra - controbattei io. -
Allora sappi che è stato
per me il più grande dei piaceri. Saperti felice
è
l’unica cosa che conta adesso - rispose, stringendomi
con delicatezza al suo fianco.
Fu in quel momento che
da fuori apparve il suddetto regalo, che non appena ci vide sorrise
apertamente.
-
Mi sembra di
essere tornato bambino a trovarti lì così -
esordì rivolto a suo fratello. -
Già… e mi ricordo quanto fossi geloso
allora! Ti
precipitavi subito ad occupare l’altro lato del letto -
ricordò Fili - con buona pace di Harin, che per quanto
fosse grande il letto restava sempre schiacciata tra noi due - aggiunse
ridendo. -
Erano le serate
più belle. Mi sentivo così al sicuro che nemmeno
un’orda di Orchi avrebbe potuto spaventarmi - dissi.
Kili si fermò
al mio fianco, appoggiando una mano sopra la mia.
-
Siamo sempre
stati i tuoi cavalieri, ti avremmo difeso da qualsiasi cosa -
affermò con decisione. -
Lo so… lo
sarete sempre e lo siete stati fino all’ultimo - risposi
afferrando anche la mano di Fili - grazie - conclusi.
Non c’era
nulla da aggiungere.
Nulla di più si poteva dire in quel momento, bastava il
silenzio
e la loro presenza. Restammo così per alcuni istanti,
finchè non dovetti di nuovo stropicciarmi gli occhi per
tenerli
aperti, a quel punto Fili si alzò.
-
Ti lascio riposare - disse, chinandosi ancora un momento a
lasciarmi un bacio sulla guancia. -
Va bene... -
assentii io guardandolo zoppicare fino al limitare della tenda.
Lì Fili si fermò, tornando a voltarsi verso di
me. -
Harin, posso
farti una domanda? - mi disse un po’ titubante e io annuii -
la notte della festa di mezza estate, quando lasciasti la lanterna nel
lago… cosa hai desiderato? -
Sorrisi.
Fili me lo aveva chiesto un milioni di volte nei giorni successivi
l’evento, ma io non avevo mai voluto dirglielo.
-
Ho chiesto di potervi proteggere - risposi con
tranquillità.
Fili corrugò
la fronte evidentemente confuso - e da cosa? - chiese.
Il mio sorriso si
allargò ancora di più - dal mondo intero - dissi.
Le rughe di
perplessità sparirono dalla sua fronte e un sorriso mesto
apparve sulle sue labbra.
-
Capisco… - replicò.
Senza proferire
più parola,
Fili uscì dalla tenda.
Lo avevo visto nei suoi occhi lucidi però,
che non appena fosse stato abbastanza lontano, le lacrime per tanto
trattenute sarebbero cadute come pioggia ad Aprile.
Spazio
Autrice:
Vorrei
azzardare a dirvi che questo è il capitolo che
più mi ha
rattristata durante la stesura.. non so se sia frutto di esperienze
passate, ma l'idea di separare Harin da Fili mi è quasi
insopportabile. Penso sia perchè riesco ad immedesimarmi
meglio
in questa situazione. Fili è la rappresentazione dell'amico
che
vorrei avere e perderlo attraverso Harin è molto doloroso.
L'idea di un amico (quasi un fratello) che non c'è
più
è davvero devastante... Faccio
per ultimo un piccolo excursus sulla risposta che Harin da riguardo il
desiderio espresso alla lanterna. L'ho
deliberatamente tratta da un film di animazione giapponese intitolato
Hal, non sto a spiegarvi la trama, ma vi lascio un link qui di seguito
se volete leggere di cosa si tratti. Hal -
Trama La
protagonista,
Kurumi, ad un certo punto del film esclama di aver voluto proteggere la
persona che le era cara da tutto il mondo, ovvero da qualsiasi cosa
esistesse
che potesse fargli del male... e beh.. mi è rimasta talmente
impressa che ho voluto inserirla anche qui. Grazie
a tutti coloro che leggono, recensiscono e mi aggiungono tra le
preferite,seguite e ricordate.
Il
buio stava calando e le mie energie anche. Sembrava che il sole,
tramontando, mi stesse trascinando con lui.
Ormai la tenda era avvolta dalle ombre e Kili stava accendendo una
lampada ad olio per illuminare meglio l’ambiente.
Quando ci
riuscì, la sua sagoma venne proiettata sulla parete di tela.
-
Ti ricordi quando
Balin ci intratteneva con le ombre? - gli chiesi, esprimendo
ciò
che mi era venuto in mente nel fissarla. -
Certo, come non
potrei? Tu avevi una paura indicibile del drago e finivi
sempre
per nasconderti dietro Thorin,
se era presente, o a me e Fee in caso contrario - rispose lui
divertito. -
Già hai ragione… -
A quel tempo avevo
ancora paura per me
stessa, per la mia sorte, poi ho dovuto convivere con una paura ben
diversa...
Scoprii che il futuro era il più temibile dei nemici, avrei
affrontato 100 Smaug
al suo posto. Non
fraintendetemi, non denigro il
dono fattomi da Thaviel, però, in certi momenti,
è stata
dura nonostante mi siano stati concessi ancora molti anni da
trascorrere con loro.
Era l’ignoto, il "quando", a farmi andare
spesso a dormire con l’ansia di non sapere se il giorno
seguente
sarebbe stato quello giusto o meno. Di non sapere se avresti proseguito
la tua vita normalmente o se questa sarebbe cambiata drasticamente,
privandoti del "dopo".
-
A cosa pensi? -
Kili mi fece ritornare
al presente prendendo posto al mio fianco e circondandomi
delicatamente le spalle con un braccio.
Io mi rannicchiai al meglio che
potei contro di lui.
-
A quanto avessi paura del futuro.. - risposi. -
Quando hai
iniziato ad avere quella visione? - volle sapere mentre
prendeva ad accarezzarmi il dorso della mano con un dito. -
Abitavo ancora
con Harael.. ma la reputai solo un incubo. Non conoscendo i vostri
volti quelle immagini non avevano alcun significato per me.
All’inizio fu una cosa sporadica,
capitava talmente di rado che ben presto me ne dimenticavo -
dissi. -
Hai iniziato a capire solo quando ti sei trasferita da noi
quindi - ragionò Kili. -
Anche lì
mi ci volle un po’ di tempo, ma la visione iniziò
a
presentarsi sempre più spesso e alla fine non
potè che essermi chiara sia essa che il suo scopo -
spiegai. -
Per quello a volte, di notte, ti svegliavi urlando? - -
Sì, anche - ammisi. -
Avrei voluto saperlo - disse alla fine Kili con una pena
infinita.
Alzai il mio viso verso
il suo: gli
occhi scuri luccicavano, la fronte era corrugata, i capelli gli
incorniciavano scompostamente il volto e per l’ennesima volta
pensai che fosse bellissimo, bello oltre ogni dire.
-
Lo so, ma non
potevo.. non sai quante volte avrei voluto dirtelo... Ma non sarei qui
a
raccontartelo se avessi fatto altrimenti - gli spiegai -
non potevi chiedermi di lasciarti morire se era in mio potere evitarlo
- aggiunsi.
Vidi la disperazione
della verità delle mie parole infrangere i suoi
lineamenti e permeare il bacio che mi diede subito dopo.
Se non avessi avuto
le ferite che invece avevo, sono sicura che mi avrebbe stretto a lui
fino a infrangere il mio intero corpo. Per un po’ non
ci fu altro che
noi. Un momento dolce e intenso, fatto di frasi sussurrate, lacrime
versate e asciugate con la pelle, qualche rimpianto e molti sospiri.
Alternavo
momenti di infinita felicità per essere riuscita nel mio
scopo,
per non dover piangere i tre corpi delle persone che amavo di
più, a momenti di disperazione perché non ero
pronta, non
volevo andarmene, non volevo lasciarlo.
Il suo profumo sapeva di casa,
sapeva di vento fresco dei monti azzurri e di roccia umida.
In quei momenti rividi Dis
a casa, intenta in qualche faccenda domestica, Fili che affilava la sua
spada in giardino sotto al grande Faggio, Thorin che spaccava legna al
sole
cocente, Balin che leggeva davanti al camino.
La mia vita era stata
bella.
Straordinaria nella sua semplicità.
Magnifica nel suo trascorrere.
Lacerante per com'era finita in fretta.
-
Ho avuto una vita
così bella.. - espressi il mio pensiero ad alta voce, che
però risultò essere un sussurro appena accennato.
Kili era tornato ad
abbracciarmi con la fronte appoggiata ai miei capelli.
-
Nonostante le
tragedie e le difficoltà che ne hanno caratterizzato la
prima parte, ho avuto talmente tanto... che se ci penso il mio
cuore scoppia dalla gioia - continuai sorridendo tra le lacrime.
La stanchezza stava
prendendo completamente il sopravvento, la testa iniziava a farsi
leggera e le palpebre più pesanti.
-
Thorin e Fili
avranno bisogno di te, e anche Dis - dissi con improvvisa urgenza
tornando a guardarlo negli occhi. -
Sì, potranno contare su di me -
sussurrò accarezzandomi una guancia. -
Fili
diventerà Re sotto la Montagna, troverà una bella
nana e
avrà molti figli - sorrisi a quelle verità. -
Ne sono sicuro - -
Sarai uno
splendido zio - commentai chiudendo brevemente gli occhi.
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale Kili sembrò
trattenere il fiato, come se avesse paura di portarmi via l'aria, di
farmi scivolare via più in fretta di così.
-
Kee ho lasciato uno scritto…
è nascosto tra le pieghe del
mio vestito di nozze - mormorai flebilmente, cullata dall'ondeggiare
del suo respiro contro di me. -
Più tardi
andrò a prenderlo, ma adesso è meglio se riposi -
replicò Kili con dolcezza. -
Sì…
- accolsi con favore il suo suggerimento aprendo ancora una volta le
palpebre per poterlo mettere a fuoco. -
Ti amo Harerin - disse.
Gli occhi di Kili sembravano contenere una miriade di stelle luminose,
tutto il cielo che mi aveva raccontato nelle segrete di Thranduil era
racchiuso lì in quei preziosi istanti.
- Anche io Kee, da
che ne ho la capacità - risposi tracciandogli con il pollice
il contorno della mascella. -
Non so come farò senza di te - mormorò
lui baciandomi il palmo aperto. -
Noi ci rivedremo, l’ho visto - lo vidi sgranare gli
occhi a quell’affermazione. -
Dove? - domandò ansioso. -
Non so… ma so
che succederà, non so quando o dove, ma accadrà.
Staremo
di nuovo tutti insieme: io, te, Fili, Dis, Thorin e gli altri -
replicai.
Ero davvero troppo
stanca… i
contorni del viso di Kili si stavano facendo sfocati, come se lo stessi
guardando da sotto la superficie increspata di un torrente.
-
Allora io ti cercherò - disse con voce ferma,
quella che usava per le promesse solenni. -
E io sarò lì ad aspettarti, so che mi
troverai. Vi aspetterò tutti - sussurrai.
Riappoggiai la testa sul
suo petto.
Il bagliore della pietra incastonata sull’anello di
fidanzamento
aprì un sorriso sul mio viso e poi i miei occhi si chiusero
per
l’ultima volta.
La sera del 23 novembre
dell’anno 2941 della Terza Era, morii.
Il 24 novembre le mie spoglie furono
portate in processione fin nel luogo dove avevo chiesto di essere
sepolta. Credo che sorprese più di una persona, sapere che
non
avevo scelto di tornare sull’Ered Luin ma, bensì,
di restare
ad Erebor.
Alla fine ero davvero convinta di ciò che avevo detto pochi
giorni prima: casa è dove ci sono le persone che ami e sui
Monti
Azzurri sarei stata lontana da tutti loro.
Al mio funerale parteciparono
Uomini, Elfi, Nani e uno Hobbit; le quattro razze riunite ancora una
volta.
Venni sepolta in quella nicchia a cielo aperto che
avevo scoperto correndo disperata per Erebor, sotto l’albero
di
ciliegio che per dono di Re Thranduil, si adornò di una
miriade
di fiori profumati che rimasero tali in tutte le stagioni. Sempre come da mia
richiesta,
l’Arkengemma venne sepolta con me, lontano dagli occhi dei
più bramosi e dal povero cuore di Thorin, che come
preannunciato
abdicò in favore di Fili. Il mio amico salì al
trono
sotto la Montagna e lì vi rimase per molto tempo, riportando
l’antico regno dei nani al suo splendore originario. Mantenne
un ottimo rapporto con Bard e la sua discendenza, e restò in
rapporti cheti e
ragionevoli con Thranduil e gli altri Elfi. Dopo tutto, la strada per
la
riconciliazione era ancora lunga... non impossibile, ma lunga.
Però
questa è un’altra storia.
Kili rimase vicino a suo
fratello e alla sua famiglia e, come avevo predetto, fu un ottimo zio e
un
abile consigliere. Anche se si sa, certe ferite non guariscono mai del
tutto...
Passò molto del suo tempo vicino a me, seduto sotto al
ciliegio perennemente in fiore, raccontandomi gli avvenimenti che
costellavano la sua vita e accarezzando la semplice iscrizione che
era riportata sulla roccia bianca.
“ Quivi giace Harerin,
amata figlia di Thaviel e Thenyrin, di Harael e di Thorin scudo di
Quercia. La Figlia della Montagna."
Spazio
Autrice:
Ebbene sì, qui si conclude l'arco narrativo
principale
della "Figlia della Montagna". Immagino che qualcuno di voi se lo
aspettasse più lungo, più struggente,
più denso..
all'inizio me lo ero immaginato anche io così, ma poi ho
iniziato a scrivere e quando ho finito, pur rileggendolo più
volte, non ho trovato niente di più da aggiungervi.
Sono stati detti tutti gli adii possibili, si sono versate lacrime, si
ha ricordato, si ha gioito nel dolore... ora si deve solo sperare.
Lascerò all'epilogo i miei ultimi pensieri e ovviamente
tutti i
ringraziamenti del caso; perdonatemi se lo spazio autrice
sarà
più lungo del capitolo (o quasi), ma visto l'amore che avete
dimostrato alla mia storia, saranno tutte parole più che
dovute.
Scrivere l'ultimissima parte mi ha distrutta, alla prima stesura ho
pianto e forse anche alla seconda. Se ho coinvolto anche voi in questi
sentimenti vorrà dire che come autrice non posso chiedere di
più o di meglio, il mio compito è stato svolto
come
volevo che si svolgesse. Ed è tutto merito vostro.
Grazie ai lettori, ai recensori e a chi mi ha aggiunta tra i preferiti,
seguiti e ricordati.
Ancora una volta:
E
così ho finito di
raccontarvi la mia vita e il sole è quasi scomparso
all’orizzonte.
L’acqua che scorre sotto di me, adesso ha assunto
tonalità
dorate. Ho sempre amato questo momento della giornata, lo trovo
così caldo e, nonostante il giorno sia giunto al termine,
così pieno di vita. Mi guardo nuovamente
intorno,
finchè un sonoro rintocco di campane non fa scivolare il mio
sguardo verso la
torre del campanile. Le lancette del grande orologio segnano
esattamente le sette meno cinque. Mentre sospiro e
scendo dal muretto in pietra di nuovo sul ponte, il mio fiato si
condensa in una larga nuvoletta di vapore. Mi guardo ancora in
giro, i negozi
che costeggiano il fiume stanno chiudendo e io chiudo di
più
i lembi del mio cappotto di lana. L'aria gelida invernale a quest'ora
si insinua con troppa facilità sotto gli abiti.
Allo stesso tempo, non riesco a capire come il mio cuore
possa essere così tranquillo, onestamente non riesco a
capire
perché l’intero mio essere sia così
tranquillo.
Controllo il polso, il mio orologio segna le sette meno 2 minuti.
-
Buonasera signorina Kingsley, è qui anche oggi
vedo! -
Il garzone della
panetteria passa
sulla sua bici di ferro e io sorridendo gli faccio un cenno, come tutte
le sere d’altronde.
Probabilmente penserà che sono pazza!
Rido da sola mentre una folata di vento invernale spazza i ciottoli e
le foglie secche accomulatesi durante la giornata. In quel momento il
campanile ricomincia a suonare con maggiore intensità. Guardo di nuovo
l’orologio:
segna le sette, l’ora della mia morte nella stessa data che
oggi
è segnata sul calendario, 23 novembre.. solo
l’anno e il
luogo sono diversi. Mentre abbasso lo
sguardo dall'alta costruzione lo vedo. È
all’inizio del ponte con una mano
appoggiata al muretto, come se stesse cercando di mantenere
l’equilibrio. È un ragazzo con indosso la divisa
tipica
della fanteria inglese, non è da molto che la guerra
è
finita in effetti. Il berretto rigido gli
nasconde i
capelli, ma io so che sono neri e mossi. I suoi occhi scuri mi guardano
sconcertati per qualche istanti, ma, mentre io gli corro
incontro, sono già accesi di pura gioia facendoli sembrare
due gemme
preziose.
Il suo viso mi è famigliare, lo riconoscerei tra mille,
così come riconosco la stretta del suo abbraccio, il suo
profumo, la ruvidità della sua barba appena accennata.
-
Kee - sussurro fra le lacrime di felicità. -
Harin. Amor mio,
vita mia - replicai lui commosso, affondando talmente tanto il
viso nei miei capelli da far cadere a terra il berretto da ufficiale
con lo stemma della casa reale.
I momenti successivi
passano in
silenzio, sono troppe le emozioni del nostro incontro. Non riusciamo a
fare altro che guardarci negli occhi, accarezzarci i tratti da
così tanto tempo non visti e baciarci fino a non avere
più fiato. Quando riesco a
riprendermi quel
tanto che basta da allontanarmi, senza però lasciargli
andare la
mano, vedo Kili guardarmi raggiante.
-
Mi è
mancato così tanto il suo sorriso - gli dico, mentre
ridendo anche io spazzo via una lacrima. -
Non appena mi sono ricordato tutto ho iniziato a cercarti. Ti
ho cercato senza posa..
finchè non ho sognato questo posto - dice. -
Ed io sono sempre rimasta qui in attesa - rispondo
accarezzandogli la guancia -
sediamoci - gli propongo tirandolo verso il muretto del ponte.
Lui annuisce, si china a
raccogliere
il berretto caduto a terra, mi segue e con un gesto di galanteria mi
solleva per la vita appoggiandomi sul rialzo. Non appena si siede
vicino a me gli appoggio la testa sulla spalla mentre lui cerca di
nuovo le mie mani.
-
Ho così
tante cose da raccontarti - esordisce con voce che lascia
trapelare tutta la sua emozione. -
Lo so.. -
rispondo - c’è un pub qui vicino e non appena
saranno
arrivati tutti potremmo spostarci lì - dico, osservando le
sue dita intrecciate alle mie. -
Dici che arriveranno a breve? - chiede. -
Credo proprio di sì - -
Peccato… -
A quell’uscita
sollevo la testa scioccata, ma lo vedo con il suo solito ghigno
canzonatorio.
-
Avrei voluto
averti in esclusiva ancora per un po’ - si giustifica
spostandomi un ciuffo ribelle che era scappato dallo chignon. -
Avrai tutta la vita per avermi per te - rispondo arricciando
il naso quando lui lo bacia sulla punta. -
C’è
una persona che ci attende al pub tra l’altro. Un mio
professore
del college - dico. -
Un professore? - domanda Kili un po’ sorpreso. -
Sì.
È l’unico a cui io abbia mai raccontato la
verità..
quell’uomo ha qualcosa di diverso.. non mi ha creduto pazza,
anzi, è fermamente convinto delle mie parole e desidera
tanto
conoscervi. Penso che voglia scrivere un libro - spiego. -
Se vuole
raccontare tutto quello che è accaduto alla Terra di Mezzo
penso che dovrà scrivere almeno 3 libri, se non 4! - ride
Kili.
Dopo di che ritorna il
silenzio e io riappoggio la testa sulla sua spalla. È cambiato tutto e
non
è cambiato niente.
Ripenso con nostalgia alle vette
dell’Ered Luin che probabilmente non potrò
più
rivedere, a volte mi sembra che la mia vita precedente sia solo una
favola, un bel racconto di una vita meravigliosa, ma so che non
è così. La mia vita non
tornerà
com’era prima, ma ho di nuovo accanto a me l’amore
della mia
vita e presto la mia famiglia sarà di nuovo riunita.
Così,
per l’ennesima volta, posso provare che casa è
dove stanno
le persone che ami. I legami, i volti, gli abbracci, i momenti
trascorsi insieme fanno di un luogo il tuo luogo. Ho sofferto, perduto,
amato, pianto.
Potreste pensare che la mia vita sia stata un travaglio
e che alla fine si sia conclusa in modo atroce, ma non è
così.
Non è stato così, perché avevo la
speranza che tutto si aggiustasse.
Non perdete mai la speranza,
perché vi darà luce anche nei momenti
più bui e vi
guiderà verso un nuovo domani.. e prima o poi sappiate che
tutto andrà come deve andare.
-
Harin? -
Sorrido a sentirmi
chiamare di nuovo così.
-
Dimmi Kee - -
Aspettavi da tanto? - -
No - rispondo - giusto il tempo di raccontare un paio di
anneddoti -
Chiudo gli occhi. Sento dei passi
avvicinarsi a noi. Non ho bisogno di vedere
chi sta arrivando.
Lo so…
È la mia famiglia.
Fine
Spazio
Autrice:
E'
molto, molto strano sedermi qui davanti alla tastiera e pensare che
è l'ultima volta che ho modo di rivolgermi a voi, per quanto
riguarda questa storia almeno.
Harerin è nata in un periodo
piuttosto cupo per me e non mi vergogno a dire che è stata
una
terapia incredibilmente efficace. Ho ritrovato molta della
serenità perduta parlando di lei, devo a questa storia
molto,
così tanto, che qualche mese fa ho deciso di celebrarla con
un
tatuaggio che ne riporta il titolo. Ho riversato in lei le paure, le
ansia,
le gioie e i dolori patiti e soprattutto ogni mia speranza. Vi
sembrerà strano, ma a discapito della morte di
Harin, la mia storia
vuole essere una storia di speranza. Perchè il male passa,
la
giostra ricomincia a girare e voi non siete più spettatori
delle
sue luci, ma siete seduti sul cavallo a ridere. Credetemi,
ve
lo dico per esperienza. Avrete dei brutti, bruttissimi periodi, ma alla
fine passeranno, grazie agli amici e in larga misura grazie alla vostra
famiglia.
Amici, famiglia, speranza, diversità: questi sono
stati i temi fondamentali. Se
con Harin
sono riuscita a farvi sperare, a farvi ridere, a farvi capire che
essere diversi non è un difetto, a farvi commuovere; se
sono anche solo minimamente riuscita a strapparvi un sorriso
leggendo le sue avventure, mentre magari di sorridere per quel giorno
proprio non ne avevate voglia, ho fatto il mio lavoro. L'ho scritta per
me, ma l'ho anche scritta per voi. Spero che la conclusione vi sia
piaciuta, spero che nonostante l'amarezza di ciò che
è andato perdutoi vi abbia
soddisfatto. Passare
ai ringraziamenti adesso sarà dura... per primi voglio
ringraziare tutti i Lettori.
Ad oggi il prologo è stato letto da 5.790 persone ed
è...
pazzesco,incredibile, da lasciarmi senza fiato; senza di voi non
sarebbe stato possibile quindi grazie, davvero grazie.
I miei amati Recensori...
non
posso dilungarmi qui a scrivere un ringraziamento specifico per
ciascuno, ma sarà mia premura farlo quando
risponderò
alle vostre recensioni.
Per ora vi cito in ordine di apparizione: WriteForLove,
Yavannah, Idrilcelebrindal, Tamora Felix, LadyGinger, G21, Anaire,
Nico_Ackerman, Liyen, Gilraen12, Leila91, Emouel, ThisDick_, Knight_7,
Halfblood_Slytherin, Cassandrastyleslove, _Helen_, Blackswan Hawthorne,
Daenerys21, _Veronica95_, Anuen, _Son Hikaru, Jodie_always, Sputafuoco,
Laucace, xX__Eli__Sev__Xx, Dollyvally, Sabry_Ace_Will_Never_Die,
Pascemagico, Didi_95, Lady_Daffodil, Carmaux_95,
WelcometotheBlackParade, CrisBo, Fiddler, Niike, Inuiascia,
GreekComedy, Elanor Hermione, Eriz, Baris D Lawrence, Jenny Burton. Per
merito vostro Harerin ha sconfinato le pagine ed è diventata
davvero reale, grazie di cuore.
A voi, che mi avete aggiunta tra i Preferiti:
A Dreamer, AllisonHermioneEverdeen, Anna_93, BackyRrJ1999, Baris D
Lawrence, CandyJ, Chibi_Hunter, Dollyvally, Elanor Hermione, Emouel,
Fiddler, Fredfredina, Gilraen 12, Giuliettafrost, GreekComedy,
Hailey91, Halinor_Mira_Black94, Hally evans, Ile223, Imamiahen,
Inuiascia, Jenny Burton, Jess Chan, Jodie_always, Khilian, Knight_7,
Laucace, Leila91, LilyLilian, Little_Marty, Liyen, Mikysax, Mivi28,
Nasty_Shadowhunters, Nce, Nico_Ackerman, PoisonIvy1992,
Sabry_Ace_Will_Never_Die, Shaon Nimphadora, Sputafuoco, Syb81, Tamora
Felix, Thranduil_heat, Trafalgar Revy, Undomiel, ValeJRRT3, Weaslucy,
WriteForLove, Yule_directioner, _Helen_, _Windurin_.
A voi, che mi avete aggiunta tra le Ricordate:
98iris, Andalusia, Axelkyo, Azazel_, BetaMayra, Cassandrastyleslove,
Emouel, Knight_7, Lady_Daffodil, Moira Riordan, Shaon Nimphadora,
Strawberryfield95, Valepassion95, Valerie, _rondine_.
E a voi, che mi avete aggiunta tra le Seguite:
98iris, Adelasia__, Alexander_Supertramp, Anaire, AnnaCris, anto2,
Anuen, BlackSwan Hawthorne, bluenocturne93, camilla9815, CandyJ,
Chiaretta_6, chia_retta94, CrisBo, Crystal_Blood, Cry_Stal17,didi_95,
dollyvally, DoYouKnowEllie, EdenAfterAll, EEstel, electra pascal,
Elfosnape, Emouel, Eriz, fede95, felpata91, Floffy_95, g21, giada1999,
Gilraen12, Giuli Snow, Halfblood_Slytherin, idrilcelebrindal,
ilaria_andrea, il_mio_tesssssoro, Inuiascia, Jordan Jordan, kimera77,
Kya00, Lady of the sea,ladyw, Lady_Daffodil, Laucace, laura20,
Lauretta_03, leila91, Lothluin, Lucian Blackwolf, mareea, marilu2011,
martinaueue, mik92, miky3_93, moon_26, Sabry_Ace_Will_Never_Die,
Sara_3210, SarettaSnidget91, Shaon Nimphadora, Sputafuoco,
superdiario1, Syb81, Tauriel93, ThisDick__, Trafalgar Revy,
valepassion95, Verushka_G, WikiJoe,xX__Eli_Sev__Xx, _Prophecy_, _Son
Hikaru,_Veronica95_. Con tutto il mio cuore, grazie per essere
arrivati fin qui assieme a me.
Fino
a quando le nostre strade non si incroceranno di nuovo,
(Thak kaz meliku suz yenetu)
Marta e Harerin