Destiny

di PoisonKiss94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strani incontri. ***
Capitolo 2: *** Brutta Sorpresa. ***
Capitolo 3: *** Lenta ripresa. ***
Capitolo 4: *** La resa dei conti ***
Capitolo 5: *** POV Damien ***
Capitolo 6: *** Ultimo Esame. ***
Capitolo 7: *** POV Damien ***



Capitolo 1
*** Strani incontri. ***


"Ci sono momenti della propria vita in cui ci troviamo a scalare montagne di difficoltà e ostacoli e la meta sembra allontanarsi sempre più. A quel punto siamo presi dallo sconforto, non sappiamo cosa fare o come agire: iniziamo a pensare a tante cose, ci si affollano diverse idee e poi il vuoto. Nessuna soluzione. O forse esiste un piccolo spiraglio? ". Dopo aver concluso il capitolo, stavo pensando realmente alla mia vita e non come un qualcosa di astratto. Ho 21 anni, mi trovo da poco nell'età adulta e sostanzialmente, penso di aver fatto qualcosa di utile. Da quando sono nata, non ho avuto le cose facili: ho un carattere abbastanza forte e il più delle volte , mi sono quotata alla solitudine dei miei pensieri perché non sopporto le chiacchiere superflue della gente. Non sto snobbando nessuno, semplicemente siamo troppo concentrati sulla superficialità delle cose. Questo mi fa pensare di essere anormale, o forse no? La cosa mi fa sorridere e mi rilasso, mentre accarezzo il mio gattino accanto a me. E' una di quelle sere estive, dove il cielo è limpido e si vede davvero l'infinito. Ripenso a tante cose della mia adolescenza: quando vinsi la gara di nuoto, mi sembrava di aver vinto le olimpiadi, ero davvero al settimo cielo. Sorrido. Ho avuto le mie piccole soddisfazioni. Basta ozio, mi sto annoiando parecchio. Decido di vestirmi comoda per andare in moto. Si, una moto e non un liberty ma una bellissima Yamaha fiammante che mi aspetta. Recupero il casco con su disegnato Iron Man, e salgo. Il rombo del motore mi tranquillizza e parto. La velocità mi ha sempre dato quel motivo per spingermi oltre i limiti, per capire davvero dove posso arrivare. Certo è una metafora, non ho mica voglia di morire! Tra il caldo e l'ora tarda, non c'è davvero nessuno. Colgo l'occasione di trovare un parcheggio vicino il lungomare e scendo. Quelle poche persone mi guardano meravigliate per via della moto, ma non ci faccio caso. Sono abituata a queste occhiate di sarcasmo. Mi avvicino al muretto e noto un ragazzo appena buttato in mare. Lo osservo, notando da quanto tempo sta sotto. Scendo sulla spiaggia, metto il telefono e le chiavi dentro il casco e mi butto in acqua. Nella penombra notturna lo intravedo appena e cerco di avvicinarmi. Sembra svenuto. Mi sale il panico, ma resisto e cerco di avvicinarmi a riva nonostante la stanchezza e i primi crampi alle gambe. Sembrava un eternità quando finalmente tocco le pietre del fondale, quindi lo avvicino a riva. Il panico arriva letteralmente in quanto non mostra nessun segno di vita, cerco di ricordare qualche nozione del massaggio e ci provo. Mi avvicino lentamente e penso alla sua pelle così liscia del torace, e inizio a praticare il massaggio. Dopo un pò tossisce e si riprende. Che sollievo! Quando riprese conoscenza, borbottò un grazie. Restavo a fissarlo: era davvero, un bel ragazzo. Da tanto non pensavo a me stessa, dopo l'ultima relazione avevo deciso di chiudere il mio cuore a tutti quanti, troppe sofferenze e troppe delusioni. Il filo dei miei pensieri fu interrotto dall'azzurro così intenso dei suoi occhi e dal vago sorriso che aleggiava sulle sue labbra. Chissà da quanto mi fissava. Si mise a sedere, un pò imbarazzato -
- Grazie. E' la prima volta che mi succede. - Io rimango imbambolata, non so cosa rispondere.
Mi sento disarmata dal suo sguardo insistente. Balbetto un prego e mi alzo per andarmene. Sono confusa. Riesco a gestire bene le mie emozioni ma questo sconosciuto mi sta trasmettendo qualcosa e non voglio saperlo. Mi allontano senza sembrare maleducata. D'un tratto, qualcosa mi ferma: era la sua mano sul mio braccio e lui mi fissava.
- Ehy! Aspetta! Come posso ringraziarti? - mi sorride.
- Non lo so - cerco di sorridere ma mi sento turbata - magari la prossima cerca di stare più attento. -
- Se dovesse succedere, avrei la mia salvezza.-
- dico, sorridendo. Riusciva a farmi perdere la ragione.
- Non ti preoccupare. Posso sapere come ti chiami? -
- Aurora e tu? -
<< Damien. E' un piacere conoscerti.> - Stringo la mano che mi porge per non sembrare maleducata e cerco di borbottare qualcosa per andarmene.
<< Scusami tanto, ma adesso devo andare. >> - Afferro il casco come se fosse uno scudo.
<< Aspetta come posso ritrovarti? Magari facciamo quattro chiacchiere!>>
<< Non lo so, scusami devo andare. >> - stronco la conversazione e me ne vado senza voltarmi. Con un passo veloce, quasi correndo, arrivo alla moto, metto il casco e parto. Ero troppo turbata e non ne capivo la ragione. Certo, il mio ultimo ragazzo mi aveva lasciato diverse ferite, alcune più profonde mentre altre si stavano rimarginando. Ma nei suoi occhi, avevo letto qualcosa di indecifrabile. Non capivo proprio. Circa 15 min dopo, ero a casa. Finalmente! Arrivo in camera mia, mi sdraio, seguita dal mio gatto che si accoccola vicino, ronfando. Mi addormento, ma il mio sonno è disturbato da quegli occhi azzurri che mi perseguitano.

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Capitolo 2
*** Brutta Sorpresa. ***


Avete presente la sensazione opprimente dopo esservi svegliati da un incubo? Mi è successo dopo l’incontro con quel ragazzo: stavo scivolando così lentamente dentro il baratro e non riuscivo più a respirare e non vedevo nessuna mano allungata pronta a tirarmi su. Ripresi coscienza lentamente: mi trovavo in uno stato di  completo subbuglio,ero sudatissima e il cuore mi batteva così velocemente che sembrava avessi corso. L’ultima cosa che ricordo di questo incubo fu alla fine il sorrisetto su un volto maschile e una frase bisbigliata.Mi accorsi che era l’alba e dalla finestra, entrava una deliziosa brezza. Presi il telefono dal comò e vidi un messaggio di un numero sconosciuto. Subito rizzai gli occhi perché non credevo al suo contenuto: l’ammiratore segreto ( non aveva intenzione di svelarmi la sua identità) voleva incontrarmi e successivamente mi avrebbe dato tutte le informazioni a riguardo. Sono una persona molto razionale e la cosa mi ha fatto sorridere ma non mi illudevo. Scesi dal letto con disapprovazione dei miei due gatti e andai a preparare il caffè. Era tutto così quieto in cucina: i miei erano partiti e mio fratello ormai era prossimo al matrimonio,quindi non stava più con noi e mia sorella preferiva continuare la sua vita da cosmopolita. Per fortuna avevo la compagnia dei vicini e della mia migliore amica che ormai si era stabilita da me per non lasciarmi sola. Versai il caffè nella tazza e mi sedetti sul balcone. La quiete dell’ambiente è una cosa che mi ha sempre affascinato: la vegetazione iniziava a prendere vita, le prime rondini spiccare il volo e colorare il cielo, che iniziava a tingersi di varie sfumature calde. Mi cadde l’occhio su una persona che si trovava al di fuori del cancello quindi subito posai il caffè e mi avvicinai. La persona in questione era un fioraio. Non ci credevo, la giornata iniziava nel modo più strano possibile.
- Buongiorno signorina, questo mazzo è per lei da parte di un ammiratore segreto.- mi strizza l’occhio e mi sorride. Un po’ infastidita, entrai in casa e cercai un vaso per quelle bellissime rose rosse, al cui interno, nascosto con cura, ci stava un cartoncino.
Spero che il pensiero sia gradito. Sono rimasto tutta la notte a guardarti dormire. Sembravi un angelo e vorrei che tu scivolassi tra le mie braccia per essere al sicuro.
Niente firma. Nessun messaggio subliminare. Chi poteva essere? Anzi chi si è appollaiato sulla mia finestra tutta la notte! Non ci credevo. Speravo che Alex si alzasse: avevo un disperato bisogno di parlare con lei. Le alternative erano scarse: per prima le lasciai un bigliettino,poi decisi di farmi velocemente una doccia e mettermi abiti comodi per andare a cavallo. Avviandomi verso le stalle, continuavo a riflettere su questa storia. Velocemente sellai il mio cavallo e ci avviamo verso il bosco. Il sole iniziava a salire e la luce iniziava ad infiltrarsi tra i rami, proiettando strani giochi di ombre. Quando non riesco a capire le cose inizio ad innervosirmi e tutto perché ho avuto dei rapporto burrascosi con la maggior parte delle persone. Ed ecco che i pensieri iniziano a scivolare nell’oblio più remoto perché le ferite iniziavano a riaprirsi e sentivo un lieve bruciore tra le palpebre, sensazione quasi familiare. Avevo intuito vagamente chi potesse essere ma ero combattuta: da un lato volevo sapere che intenzioni avesse o a che gioco stesse giocando, dall’altro volevo allontanarlo in tutti i modi. Il turbine dei miei pensieri fu scosso da un rumore lontano e non ci feci caso ma da dietro il cespuglio, uscì una sorta di ombra che andava crescendo. Volevo avvicinarmi, ma la paura iniziò a fermarmi, sentivo il sudore scendere lungo la schiena come un brivido e il dolore alle mani perché stringevo forte le redini del cavallo. Cercai una via di fuga, orientandomi un poco: puntai il cavallo a sinistra, facendolo trottare lentamente: quando avvistai il riflesso del mare, lo incitai a farlo andare sempre più veloce. Dopo aver messo una certa distanza, mi fermai e mi voltai ma non vidi nulla. L’ultima cosa che ricordo prima fu un qualcosa che mi punse e svenni.

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Capitolo 3
*** Lenta ripresa. ***


Quando ripresi coscienza, fui circondata da un dolcissimo aroma di vaniglia e spezie varie. Il loro intreccio fu un balsamo per la mia discesa psichica in pessimi pensieri. La ripresa non potevo dirla fisicamente: sebbene mi trovassi su un baldacchino, circondata da colonne con vari intrecci in legno e da una serie di cuscini morbidissimi , non mi sentivo nella mia forma migliore. Avevo alcune contusioni e sentivo un fortissimo mal di schiena. La cosa che mi sorpresa fu la bendatura sotto la mia maglietta: chi poteva essere stato? Perché mi trovavo in quel luogo da mille e una notte? Di certo chi mi aveva portato lì, conosceva i miei gusti, tanto è vero che la stanza rispecchiava le mie preferenze sia in fatti di colori ( tinte blu su tutte le sfumature), sia per i tessuti che per i piccoli dettagli. Mi misi a sedere sul letto e provai ad orientarmi. L’unica cosa che riuscivo a percepire era l’aroma iniziale quindi mi alzai e segui quella traccia. Dopo un lungo corridoio che collegava una serie di camere con bagno adiacente, arrivai in una sorta di soggiorno: il termine non rendeva giustizia a quello che mi trovai di fronte. Mi sentivo fuori luogo in quella stanza così sfarzosa, circondata da pareti che riprendevano motivi damascati su un rosso scuro, da mobili di un legno scuro e pregiato al cui interno ci stavano tantissimi libri di ogni genere e a giudicare da qualche copertina, per alcuni si trattava di prime edizioni. Di certo, il proprietario della casa non badava a spese in fatto di opere, vista la moltitudine di quadri appesi che riprendevano il movimento barocco. La mia attenzione fu catturata dal caminetto posto ad un lato della sala, di un colore particolare, forse onice e al di sopra era appeso un quadro molto bello e particolare. Mentre ero intenta ad osservarlo, fui interrotta dal rumore di una voce profonda che proveniva dal balcone, prima era lieve poi si fece così intensa che mi spaventai quando di fronte vidi il ragazzo da cui stavo scappando continuamente: Damien. Mi fissò con un sorrisetto sardonico e disse -
<< Finalmente ci incontriamo nuovamente. >>
Ero paralizzata: per la prima volta mi resi conto dell’intensità del suo sguardo e della luce che brillava nei suoi occhi azzurri, tendenti al blu inteso come la notte. Cercai di balbettare qualcosa di circostanza. -
<< Posso sapere come sono arrivata qui?>>
<< Non ricordi? – disse, avvicinandosi – sei caduta da cavallo ieri. Sei rimasta svenuta per quasi 24 ore. Menomale che mi trovavo nelle vicinanze e sono riuscito a salvarti.>>
La cosa mi suonava strana, in base ai miei ricordi sbiaditi, stavo scappando da qualcuno che era anche a cavallo.
<< In realtà – dissi, trovando il coraggio di rafforzare la mia tesi – io ricordo che stavo scappando da qualcuno che era a cavallo. Nel momento in cui lo seminai  e mi fermai, qualcosa mi colpi alle spalle e svenni. Visto che mi hai portato qui, vorrei sapere dov’è il mio cavallo.>> .  Ormai era così vicino che percepivo il suo leggero aroma muschiato e virile, e la paura iniziava a salirmi. Volevo fuggire, ma per andare dove? Quella casa era un mausoleo! Cercai di mantenere la calma nel modo più normale possibile.
<< Stai tranquilla, non ho intenzione di farti male. Se vuoi sapere la verità, ti ho colpito io stesso. Avevo bisogno di parlarti. Ho provato nei modi più strani possibili ma tu non davi alcun segno. Sono stato io a mandarti le rose ed ero sempre io ad guardarti ogni notte mentre dormivi. Sembravi davvero un angelo, ma ho capito dalle espressioni che fai durante il sonno, che hai sofferto ed è per questo che voglio aiutarti. Quando mi salvasti, sentì una strana sensazione, come un legame che si accese quando mi aiutasti a riprendere vita.  Non capivo cosa fosse. È per questo che sei qui : voglio capire qualcosa anche io come te – concluse, sorridendomi – ma prima, voglio farti cenare. Non voglio essere accusato di barbarie!>>. Subito chiamo una domestica a cui diede delle istruzioni e si rivolse nuovamente a me -
<< Ti aspetto nuovamente qui tra mezz’ora e la cena sarà servita sul balcone. >>
La domestica aveva un viso così dolce che mi ispiro quasi fiducia, quindi mi feci guidare da lei. Ripercorrendo il lungo corridoio, tornammo nella mia stanza. Si accinse a prepararmi un bagno mentre io restavo lì, al centro, immobile, ad ammirare tutta quella bellezza: era la camera perfetta in tutti i sensi, toni scuri sull’azzurro scuro e poi sfumati verso un tono più chiaro, il baldacchino era circondato da tendine deliziose e ricamate, una serie di mobili in noce scuro si affacciavano da alcuni lati della stanza. Il balcone piuttosto ampio, era una cosa favolosa : riuscivo a vedere il tramonto all’orizzonte e il cielo che sfumava verso quell’oblio infinito della notte mentre il sole lasciava posto alla bianca luna e alle sue stelle. Il filo dei miei pensieri fu interrotto dalla ragazza che mi avverti del bagno. Le chiesi di poter rimanere da sola, così chiusi la porta del bagno, mi spogliai e mi immersi nell’acqua bollente. Era proprio divino : ci voleva dopo tutto quel scalpore. Cercai di non farmi avvolgere dal torpore caldo anzi mi sbrigai velocemente e mi avvolsi in un enorme asciugamano. La domestica, con cui cercai di instaurare un rapporto meno formale, mi si presentò con il nome di Lucy quindi mi aiuto a vestirmi, con un bellissimo abito scuro, tutto in pizzo e merletti che scendeva lungo i piedi in un sorta di pozza. Mi lasciò e terminai la preparazione quindi mi avviai nuovamente verso il soggiorno. Questa volta mi sembrava tutto così diverso, forse il cambio d’abito mi aveva fatto sentire a mio agio di fronte a quello sfarzo. Arrivai sul balcone che era molto spazioso e circondato da un muretto in pietra ma con delle forme astratte con intorno edera verdissima; il pavimento era di un linoleum grigio anch’esso e accanto a una serie di divanetti dello stesso tono, ci stava un tavolo apparecchiato. Finalmente la resa dei conti: ero confusa, turbata ma al tempo stesso sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene per l’incontro. Sentii il suo profumo familiare, era dietro le mie spalle e mi poggiò le sue mani sulle mie spalle scoperte. Subito un brivido scivolò lungo la schiena mentre lui  mi sussurrò all’orecchio di avvicinarci al tavolo perché la cena sarebbe stata servita tra poco e nel frattempo mi avrebbe servito champagne nei calici, accompagnati da piccole stuzzicherie.

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Capitolo 4
*** La resa dei conti ***


Damien era un tipo strano. Anzi tutto questo era strano e io non riuscivo a capire come venirne fuori.
La cena fu meravigliosa. Ci servirono antipasti di pesce, accompagnati con diverse verdure e varie decorazioni, seguendo dei primi piuttosto elaborati .Il tono della conversazione cambiò nel momento in cui ci vennero serviti i secondi. Da conversazione quasi banale, divenne più accesa.
-Allora, cosa fai nella vita? Tuo fratello mi ha raccontato delle tue passioni per la moto e la medicina.-
Bene, mio fratello aveva fatto la spia. Se non altro, so a chi chiedere ulteriori spiegazioni più tardi.
-Sicuramente la mia vita è banale rispetto alla tua – dissi sardonica – considerando che adesso iniziano i corsi all’università, probabilmente dovrò trasferirmi e nel frattempo mi diletto tra moto e cavalli. E tu? Cosa fai? A parte spiarmi, intendo. - conclusi con un sorrisetto.
La situazione stava prendendo una strana piega.
-Come vedi, sono riuscito a costruirmi da solo. Tutto ciò che ti circonda è frutto del mio lavoro. Un tempo io e tuo fratello eravamo grandi amici, avevamo grandi ambizioni e progetti futuri. Eravamo affiatati, con le idee chiare e sapevamo cosa fare. Poi arrivasti tu. Le cose cambiarono, sebbene abbiamo passioni che ancora ci legano. So che adesso è fidanzato con una ragazza in gamba e che ci tieni molto a te e alla tua approvazione, ma il fatto è un altro e io dovrei raccontarti perché cerco te.-
Fece una pausa e bevve un sorso di vino. In lontananza sentivo le onde del mare e il rumore di qualche uccello notturno; la luna abbagliava il mare con i suoi riflessi argentei e noi eravamo circondati dalla luce delle fioche candele e dall’immensità della notte.
- Infatti, dici giusto – dissi, prendendo coraggio – vorrei sapere tante cose e soprattutto perché, ogni qualvolta mi succede qualcosa, vengo salvata da te e se non sbaglio, dicesti un qualcosa riguardo al fatto che ti salvai. -
-Quando nascesti, visto che sei la più piccola dei tuoi fratelli, fu un evento straordinario e nessuno si aspettava tutto ciò. Io e tuo fratello eravamo partiti per l’università e tua sorella continuava la sua vita mondana. Eravamo quasi tutti separati e non avevamo contatti tra di noi. Con la tua nascita, riuscimmo ad avvicinarci e a riallacciare i rapporti. Le cose tra me e tuo fratello erano cambiate: lui aveva deciso di seguire la carriera medica e io volevo seguire quella finanziaria, ma ciò non ci ha diviso, anzi ci ha unito più di prima. Tua sorella è tornata a casa e ha provato a cambiare vita. La cosa più strana è che sentivo una sorta di legame con te, anche se eri appena nata. Forse per via dell’amicizia che mi lega a tuo fratello, non saprei dirti. Un tempo riuscivo a venire sempre, per visitarvi, raccontarvi la mia vita e mi piaceva passare del tempo con la tua famiglia e anche con te: ti ho vista crescere ogni giorno, prendendo in mano la tua vita con decisione. Anche io ero un grande appassionato di moto, ma la vita mi ha tirato un brutto tiro: ebbi un incidente e per motivi di salute, dovetti allontanarmi da tutti quanti e persi i contatti. Quando ti vidi sulla spiaggia, un paio di giorni fa, avevo timore nel parlarti e non riuscivo a credere di quanto diventasti grande. Allora chiesi notizie a tuo fratello e riuscii a trovare questa casa. E poi gli ultimi avvenimenti sono quelli che tu sai già e che ti hanno portato a me.-
Tutto questo mi sembrava strano: sembrava vivere in un incubo o in un sogno. Pensare che un ragazzo bello, virile e ambizioso come Damien, potesse volere una semplice ragazza, prossima a iscriversi all’università, faceva diventare tutto molto strano. Per fortuna eravamo arrivati al dolce. Non riuscivo più a gestire quella situazione e la tensione stava aumentando, fino a diventare quasi visibile.
Damien sembrava rilassato e a suo agio, come se la sua rivelazione fosse stata poco importante o addirittura una cosa spicciola. Io invece, ero un fascio di nervi, volevo spiegazioni e volevo sapere se il mio futuro era legato a questo affascinante ragazzo.
Volevo fuggire, ma il problema era il come. Avevo un vestito lungo che non mi avrebbe permesso né di andare a cavallo e tanto meno sulla moto. Sicuramente andare a piedi o a correre, avrebbe permesso a Damien di raggiungermi facilmente. L’unica cosa era aspettare per vedere come si sarebbe svolta la serata. Avevamo terminato il dolce e a quel punto Damien prese parola.
-Potremo andare fino in spiaggia e fare una passeggiata. – propose, di punto in bianco.
Sicuramente sa i miei punti deboli e cosa mi piace, altrimenti non mi avrebbe posto nulla del genere. Avrei fatto buon viso a cattivo gioco, quindi  accettai ma senza prende la mano che mi porgeva.
Iniziammo a camminare per un sentiero tortuoso che mi costrinse a levarmi i sandali e a camminare scalza. La sensazione che provai con il terriccio, coperto di aghi di pino e fogliame, gli schiamazzi notturni, l’effetto della cena e la vicinanza virile di Damien, mi avevano dato alla testa. Ero confusa.
Poco dopo arrivammo sulla spiaggia e ci sedemmo su degli scogli. Ero intenta a fissare il riflesso argenteo della luna mentre Damien guardava me. Era tutto strano. Il migliore amico di mio fratello era qui, con me, a dirmi che probabilmente avevamo un chissà quale legame e in merito ad una chissà circostanza che io non sapevo. Cogliendo la mia debolezza, mi prese dal gomito e il mio viso si trovo a pochi centrimeti dal suo. I suoi occhi apparivano scuri e profondi, con qualche punto luminoso dato dal riflesso lunare. Mi fissava intensamente come se volesse capire i miei pensieri ed improvvisamente mi baciò. Non era uno di quei baci da adolescenti , ma un vero e proprio bacio passionale, con le sue mani che mi stringevano e io che mi sentivo piccola.
- Damien – dissi, senza fiato e sconvolta – tutto questo è sbagliato. Fino a poco tempo fa non sapevo neanche della tua esistenza e neanche del fatto che ci fosse un qualcosa di speciale che ci lega e che non vuoi raccontarmi. Io devo sapere tutto, perché potrebbe cambiare tutto la mia vita.-
-Aurora, vorrei dirti tutto quanto e dirti che tutto andrà bene, ma mentirei. Devo proteggerti e guidarti. Sii paziente per il momento. -
Paziente? Scherzava, probabilmente. Di lì a poco, io mi sarei trasferita in un’altra città e lontano da lui e da tutta questa follia.
-Se pensi che io me ne stia qui, inerte a fare finta di tutto ciò, ti sbagli. Tra pochi mesi, probabilmente cambierò città ed inizierò un’altra vita e tu non ne farai parte, perché tutti questi segreti non li sopporto. Quindi adesso se non ti dispiace me ne torno a casa e fin quando non deciderai a parlare, allora non mi cercare.-
Iniziai ad allontanarmi e poi un piede dopo l’altro, iniziai a correre senza aspettare che lui mi seguisse. Quasi per fortuna riuscì ad arrivare a casa di Damien, slegai il cavallo con cui ero arrivata, strappai la gonna per sistemarmi sulla groppa e andai al galoppo nella notte. Una cosa era certa, la resa dei conti non era arrivata e lui non meritava le mie lacrime e i miei pensieri.

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Capitolo 5
*** POV Damien ***


Rimasi sulla spiaggia a guardare Aurora correre, spaventata.
Si era tutto strano, ma non per me e per suo fratello Fabio. Per quanto potrebbe sembrare enorme la differenza di età tra me e lei, in realtà è abbastanza contenuta.
Quando mi iscrissi al liceo, avevo appena cambiato città e non conoscevo nessuno, tanto che il primo giorno mi trovai seduto solo, nel mio banchetto. Fin quando, non arrivò un ragazzino di media statura, biondo e con gli occhi chiari che mi si sedette accanto. Tutto sorridente, mi tese la mano e si presentò. Da quel momento iniziò la nostra amicizia, passando giornate intere tra sport estremi e chiacchiere fino a tarda notte di ciò che avremmo voluto fare nella vita.
La svolta arrivò quando ebbi circa vent’anni. Ebbi un incidente in moto grave, ero rimasto in coma circa un mese, con lesioni e fratture ovunque. Nessuno ci credeva che sarei sopravvissuto, ma l’unico pensiero che mi dava forza dal non cadere nel baratro, era proprio Aurora, quella appena nata, che stava stretta tra le braccia della sua mamma. Il mio legame nacque quasi senza rendermene conto. Io e Fabio discutevamo spesso di lei, delle sue ambizioni e delle sue storie d’amore e di come nonostante tutto, lei continuasse ad andare avanti a testa alta: ciò che preoccupava il fratello era proprio il fatto che la sorella trovasse qualcuno che la facesse soffrire, che non la incoraggiasse nelle sue passioni, che non fosse in grado di stare al suo passo. Infatti, un giorno, mentre eravamo seduti sulla scogliera, dopo un’estenuante giro in moto, mi disse
-Sai, se avessi avuto un fratello, avrei voluto che fosse come te. Ma come vedi, non sono stato ascoltato, anzi sono stato letteralmente assediato dalle sorelle.- disse, sorridendo.
-Beh, almeno io sono stato fortunato ad avere un solo fratello. Ma altrettanto lo sono per aver trovato te. - dissi, anche io sorridendo. Era la pura verità. Fabio ed io avevamo un legame particolare, molto profondo.
-Sono preoccupato per Aurora – disse – so che adesso ha iniziato il liceo e non vorrei si trovasse qualche idiota, incapace e che pensa solo al divertimento. Non dico che anche lei non debba divertirsi, ma lei è speciale, lei è una persona meravigliosa, che sa quali sono i limiti e sa fin dove può spingersi.-
-Dovresti darle più fiducia – dissi io, incuriosito dalla sua confessione – anche se sta entrando ora nell’adolescenza, credo che sarà più in gamba di te.-
-Questo è sicuro! Ma è proprio per questo che te ne parlo. Non sono il destino, ma so anche che io non potrò starle sempre vicino quando lei avrà bisogno di me. Lo so, lei è forte, ma mia sorella Chanel, non è in grado di capirla perché vive in un mondo tutto suo, fatto di feste e di moda.-
-Cosa stai cercando di dirmi allora?-
-Vorrei che al momento giusto, tipo dopo il diploma, la conoscessi. Le stessi vicino. Penso che tu e lei potreste formare una bella coppia: siete testardi, ambiziosi, capaci e purtroppo amate le moto. Almeno so che con te, lei è al sicuro.-
Volevo ridere, ma non per chissà quale motivo. Aurora per me, equivaleva ad una sorella, e non riuscivo a vederla come un qualcosa che potesse andare oltre.
-Fabio, stai pensando troppo oltre. Ancora ci vuole tempo e noi siamo iscritti all’università, dovremmo pensare a trascorrere questo tempo nel migliore dei modi, invece di pensare a queste cose.-
Cercai di apparire più sicuro, ma ero abbastanza turbato da quella confessione.
Ormai era quasi sera, ci avvicinammo alle moto e tornammo a casa.

*************
 
Ottobre. L’estate era ormai giunta al termine e tutto iniziava a tornare alla normalità. Io avevo ripreso il comando della mia impresa e adesso avevo un enorme problema. Aurora.
Dopo quella sera, non la incontrai più e non ebbi sue notizie. Neanche Fabio riuscì a dirmi qualcosa, perché lei aveva deciso di chiudersi, aveva perso fiducia in suo fratello per avergli nascosto una cosa del genere e poi in me, perché forse, col mio atteggiamento, l’avevo spaventata.
La verità è che sono rimasto sconvolto, meravigliato, perplesso. Insomma, non ho un aggettivo per definire quella serata magica e strana. Quando la portai nella stanza affinché riposasse, mi era sembrata fragile e giovane, forse troppo rispetto alla mia età. E dopo a cena, con quell’abito, la vidi sotto un’altra luce, ovvero quella di essere una giovane donna, conscia della sua personalità e della sua bellezza. Questo forse, è stata la cosa che mi ha più scosso. Lei non era come le donne che avevo frequentato fino a quel momento. Anzi pensavo fosse quasi una visione. Di solito, nel mio ambiente di ricconi, la maggior parte delle donne pensano alle tintarelle e a come spendere i soldi del proprio compagno, qualcuna cerca di impegnarsi per poter acchiappare quello più succulento: insomma è una gara, un circolo vizioso che non finisce mai. E puntualmente ci stavo per cadere anche io, ma prima che incontrassi Aurora. Adesso le cose sono cambiate ed io non so come riaggiustare le cose.
Verso la fine di settembre, ero andato a casa sua con l’intento di salutare la sua famiglia e di discutere con Fabio. La madre, sempre gentile ed ospitale, mi aveva offerto del caffè e dei pasticcini, a cui poi si aggiunse il padre, che mi chiese notizie circa la mia società. E poi venne Fabio, con la sua ragazza, anch’ella un medico e restammo tutti a cena. La madre mi guardò apprensiva, conscia del fatto che io fossi venuto principalmente per vedere Aurora e infatti, mentre eravamo in cucina, mi disse:
-Damien,  devo dirti che sarei felice di averti come genero, se solo quella testona di Aurora lo capisse. Certo, non sto cercando di importi nulla e nemmeno Fabio. Semplicemente, abbiamo capito che la vostra vita è legata da un filo invisibile e più voi cercate di allontanarvi, più questo vi si ritorcerà contro. Quando venivo a trovarti all’ospedale, dopo il tuo incidente, pregavo ogni giorno per vederti aprire gli occhi, insieme a tua madre e a tuo fratello. Sai cosa ti fece svegliare? Aurora, nel momento in cui lei poggio la sua manina di te e ti guardava triste. In fondo, nel suo cuore, le piaci ma lei ha paura di affrontare qualcosa che potrebbe essere più grande di lei. Se vuoi riconquistarla, devi farti aiutare dalla sua amica Alexia . Può sembrare difficile, ma non ti abbattere, combatti e conquistala perché voi siete destinati a stare insieme.-
Ero rimasto sconvolto da quella confessione, specie del fatto dell’incidente. Adesso lei era andata fuori all’università a studiare mentre io stavo qui, a racimolare i pensieri.
 

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Capitolo 6
*** Ultimo Esame. ***


-Signorina Conte, prego si accomodi.-
Era arrivato il momento tanto atteso. Era l’ultimo esame universitario ed ero quasi vicina dal realizzare il mio sogno. Dopo mesi estenuanti, divisi tra tirocinio e esami, non riuscivo a crederci di avercela fatta.
Intanto l’assistente mi stava ponendo una serie di domande riguardo il meccanismo di alcuni particolari tumori e io stavo rispondendo adeguatamente, visto che era quello in cui volevo poi specializzarmi. Addirittura, il docente si era fermato dall’interrogare gli altri miei colleghi per ascoltare ciò che dicevo e io mi sentivo in imbarazzo totale.
-Bene signorina, vedo che la materia le è piaciuta e devo dire che anche il modo di esporla è stato ottimo. Ho visto che è il suo ultimo esame, dopo ha qualche idea di cosa fare? -
- Vorrei approfondire l’ambito oncologico pediatrico – dissi imbarazzata. Alcuni mi guardavano straniti, altri meravigliati. Non avevo mica due teste! Semplicemente avevo scelto un qualcosa che mi piacesse e che mi permettesse di aiutare le persone, senza creare false illusioni.
Mi disse il voto, firmai e andai subito fuori dall’aula. Ero al settimo cielo. Tirai un enorme sospiro di sollievo e prontamente fui circondata dalle braccia di Alexia.
- E quindi, adesso sei diventata la cocca del prof eh!- disse sorridente e dandomi una gomitata.
- Spiritosa come sempre. – scoppiai anche io in una risata. Erano mesi che non ridevo così tanto e ciò mi aiutò a scaricare l’ansia, le paure e lo stress accumulati. Ormai eravamo arrivati nel cortile interno dell’università e ci sedemmo all’ombra, circondati da un bellissimo giardino e da qualche studente che passava per andare in biblioteca.
-Auri, sono passati sei anni. Eppure non mi hai voluto dire cosa è successo con Damien. Mi hai solo accennato e basta. Perché non vuoi parlarne? Ti ha fatto qualcosa? -
Ecco come rovinare una bella giornata. Non è che io non voglia parlare di lui, ma cosa dovrei dirle? Che io e lui siamo legati da un qualcosa di misterioso che ancora non mi ha spiegato?
-Ale, io ti voglio bene e tu per me sei una sorella, ma non saprei cosa dirti perché la sua risposta è stata che io e lui siamo legati da un qualcosa di misterioso, che lui non ha voluto spiegarmi. So che è venuto a cenare a casa mia dopo che io me ne ero andata e basta. Non ho sue notizie e nemmeno voglio averne, visto come si è comportato – conclusi, quasi sbottando. Perché ero cosi arrabbiata e frustrata? Mancava una settimana e sarei diventata dottoressa, ma allora perché questa maledetta inquietudine?
-Va bene stai tranquilla, cercheremo una soluzione più tardi. Adesso dobbiamo festeggiare, stasera andiamo ad una bellissima festa così finalmente festeggiamo tutti questi anni di reclusione, esami e serie tv. Che dici? Così lo dico anche alle altre ragazze? – disse, speranzosa.
Sapeva che non ero un tipo da discoteca e bevute, ma accettai. Non avevo niente da perdere.
Intanto ci avevano raggiunto le altre ragazze. Ad un tratto, tirammo fuori tramezzini, patatine e qualche bibita e riuscimmo a fare un piccolo picnic. Finalmente il sole stava uscendo da quella coltre di nuvole.

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Capitolo 7
*** POV Damien ***


-Signor Romei, la stanno aspettando in riunione. -
-Grazie Nadia – dissi, secco. Ormai erano passati sei anni da quel giorno e non c’era momento in cui io non pensassi ad Aurora e a quello che faceva. Mi chiedo perché quella sera non le ho detto la verità, del perché la seguivo e volevo conoscerla, mi sono sentito un idiota. Ho affrontato cose ben peggiori in vita mia, ma quando si tratta di relazioni amorose e sentimentali, perdo le parole e specie quando si aggiungono i rapporti di amicizia, che mi mandano il cervello in fumo definitivamente.
Mi alzai dalla sieda in pelle nera. Ormai ero un uomo di successo, all’apice della mia carriera con una strada quasi in discesa, di fronte a me. Allora perché questa inquietudine? Guardai il mio ufficio: era spazioso, con grandi finestre posizionate dietro le mie spalle, di fianco avevo un televisore con dei divanetti in pelle e di fronte una libreria, fornitissima. Qualche quadro posizionato strategicamente insieme a qualche pianta, luci non troppo forti ma ben calibrate ed il tutto dava l’idea di ricchezza e bellezza. Ma io non mi sentivo soddisfatto e continuavo ad essere umile e a non dimenticare ciò che sono stato e ciò che ho fatto per arrivare dove sono. Mi avviai verso la sala dove si teneva la riunione con gli amministratori e presi posto.
-Signori, qual è l’argomento del giorno per cui avete richiesto una riunione? – dissi, curioso.
- Signor Romei, - disse uno degli amministratori, alzandosi – abbiamo pensato che la società ha bisogno di un ulteriore passo in avanti, con la possibilità di vendere azioni ad un prezzo più alto e lanciarle in un mercato azionario differente e più redditizio. Inoltre, vorremmo proporre la possibilità di acquisire ulteriori società, con oggetto affine al nostro: non vi è necessità di acquistarle interamente, ma potremmo dividerle, acquisire ciò che serve e il resto venderle. – concluse velocemente.
-Sicuramente sembra interessante, ma in realtà avrei bisogno di nuove idee, perché sento che in questo settore abbiamo fatto il massimo. Quindi cosa proponete? -
-Potremmo entrare in nuovo mercato, sempre nell’ambito finanziario oppure politiche agricole, edilizia navale o terrestre. Abbiamo diversi spunti, bisogna effettuare un analisi di mercato per capire dove entrare.-
-Bene! – dissi – allora avete tempo una settimana per darmi le analisi di mercato sui settori più forti e redditizi, così dopo potremmo vedere il da farsi. Dichiaro conclusa la seduta. –
Tutti si alzarano per tornare nei loro uffici e nel frattempo  io mi avviai nel mio. Appena entrai, notai una figura e subito il mio cuore iniziò a battere. Dopo che la inquadrai, i miei battiti rallentarono e le mie labbra
si incurvarono in un sorriso.
-Ti lascio per poco tempo da solo e guarda cosa combini! – disse abbracciandomi.
- Fabio che sorpresa! Cosa ci fai qui? Accomodati allora, preferisci qualcosa da bere? -
-Un gin tonic, per favore. Damien, siediti e ascoltami. -
Ne preparai due e presi posto alla mia scrivania.
-Sai che tra una settimana Aurora prenderà la laurea. Non l’hai chiamata più e non hai avuto più notizie. Vorrei sapere il perché. Mi avevi fatto una promessa e non la stai mantenendo.-
-Le cose non stanno così, sono stato impegnato con diverse acquisizioni e fusioni che mi hanno preso tempo e non ho avuto modo di pensare- dissi seccato.
-Il tempo di uscire con le tue modelle, lo hai trovato però, visto che sei su tutte le copertine più famose – dice quasi arrabbiato.
-Senti Fabio, non ho bisogno di una ramanzina che, tra l’altro, non ricevo da quando abbiamo preso i biscotti dalla tua cucina. Cosa posso dirti? La sera in cui mangiammo a casa mia, non abbiamo concluso bene e basta. Era sconvolta dal fatto che tu sapessi e lei no, e che tu non le abbia detto niente. Si è sentita tradita e frustrata ed io cosa dovevo fare? Se lei adesso mi odia, è colpa tua. Ma adesso non voglio accusarti, so cosa fa Aurora, mi informo e cerco di tenerla d’occhio. -
-Lo so, ma mica posso dirle che noi tutti vorremmo vederla felice insieme a te. Sei stato sempre con noi, in tutti i momenti, adesso ti sei costruito un impero ed io ti ho sempre considerato un fratello, forse l’unica persona di cui mi fido e che reputo giusta per lei. -
-Fabio non funziona così. Tu adesso sei un medico affermato e tra poco ti sposerai, ma non puoi imporre le cose a tua sorella, soltanto perché è la più piccola e la vedete indifesa. Tutti abbiamo fatto scelte sbagliate nella vita ma questo non ci ha precluso la possibilità di migliorare. Se lei non mi ha cercato, avrà le sue ragioni ed io sono stufo di sentirmi questa storia continuamente. Deve decidere lei ed io non posso fare diversamente. Sappi che lei sa cosa è meglio per lei e non devi decidere tu. -
- Si ma.. -
- No, niente ma. Devi rispettare il suo pensiero e non calpestarla, soltanto perché ha carattere e sa difendersi da sola. -
Era la verità. Io e Auri siamo cresciuti insieme ed io l’ho vista come una sorella, mai come una potenziale fidanzata. Anzi fino a quel momento non ci avevo pensato proprio alla possibilità di sistemarmi, men che meno in questo modo e con queste condizioni. Lei doveva essere libera di scegliere e non di stare a sentire ciò che sentivano gli altri. Il nostro legame è sempre stato speciale, riuscivamo a parlare di tutto, ci divertivamo, andavamo a cavallo ed in moto, ci divertivamo a stuzzicare i gatti e a prendere i biscotti che cucinava la madre per noi. Ma mai ho pensato a tutta questa eventualità.
-Scusa Damien, hai ragione. Non avrei dovuto fare così. Il mio atteggiamento è stato egoistico e puramente dettato dall’amore per mia sorella. Vorrei che tutto tornasse com’era. -
- Non è cambiato niente, soltanto che questa storia deve finire. -
- Beh – disse – allora adesso vado, ci vediamo più tardi -
- Va bene, allora. -
Nel frattempo era arrivato Jack, tutto sorridente.
- Che ti è successo? Sembra quasi ti abbiano ucciso il gatto. -
- Niente che non si possa risolvere – dissi,  sghignazzando – stasera ti va di andare a bere qualcosa? Ho bisogno di schiarirmi le idee e di discutere con te di alcuni progetti. -
-Grande! Pensavo avessi perso la tua vena divertente. Allora ci vediamo stasera, al solito posto. – disse, sorridente.
Si, avevo bisogno di cambiare aria. 

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