Break Free

di Silvi_MeiTerumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Break Free

 
 
 

Prologo.
 
Se pochi giorni prima mi avessero chiesto quale sarebbe stata la mia scelta, non avrei esitato a rispondere ‘Pacifici’, ma ora è tutto cambiato.
Infondo, è da quando sono in fasce che vivo tra i campi e le case fatte di legno, da sempre vivo immersa nella tranquillità assoluta, dove gli unici rumori che si possono sentire sono lo scorrere dell’acqua e i grilli la notte.
Già, non avrei esitato, in passato.
Ma ora mi ritrovo a fuggire dagli sguardi sorpresi della mia famiglia, avanzando verso la mia nuova fazione.
Gli urli e i fischi di accoglienza sono troppo chiassosi e mi ritrovo immersa in tutto quel nero.
Un ragazzo mi cede il suo posto a sedere e non faccio a meno di guardare alla mia destra, dove il suo sguardo sembra deluso a non vedermi più accanto a lei.
Cerco di non darci peso, la scelta che ho fatto è per un buon motivo.
Provare qualcosa di nuovo non è da condannare, provare l’ebrezza del rischio è nella natura umana, aver scelto gli Intrepidi è una scelta coraggiosa.
 
“Sophie, aspetta un attimo” la sua voce mi raggela sul posto.
“Johanna” riesco solo a sussurrare il suo nome, i suoi occhi fissi nei miei mi fanno sentire in colpa, e molto.
“E così ora diventerai un’ Intrepida” afferma sorridendomi facendo qualche passo verso di me. Ora sembra più tranquilla.
“Spero che tu e gli altri accetterete la mia decisione” dico abbassando il viso, da un lato mi vergogno ad averli abbandonati così.
“Non devi preoccuparti per noi, cara. Però tu stai attenta. Il mondo degli Intrepidi non è come il nostro. Li la violenza è all’ordine del giorno. Ma sappi che sarai sempre la benvenuta” mormora stringendomi a sé.
Sento gli occhi inumidirsi, Johanna è stata come una mamma per me.
Mi ha insegnato tante cose e mi ripeteva che ero fatta di materiale fragile, come il vetro, e dovevo essere protetta, aveva fatto una promessa.
E fino ad allora aveva dato azione alle sue parole.
“Ora va, e sii coraggiosa” dice con il suo tono comprensivo incitandomi a raggiungere la mia nuova famiglia.
 
Corro a perdifiato per raggiungere il treno in corsa, devo farcela, non posso arrendermi già adesso.
Con uno slancio afferro il manico dello sportello e mi trascino dentro il vagone oramai già affollato.
Posso sentire il cuore esplodere nel petto e cerco di prendere ossigeno, non sono abituata a correre così veloce.
“Wow, una Pacifica negli Intrepidi?” una voce alla mia sinistra mi fa voltare incuriosita.
A parlare è una ragazza dalla carnagione scura e i capelli neri fino alle spalle. Dall’abbigliamento riconosco che è una Candida. Mi fissa con un sorriso e allunga la sua mano verso di me.
“Christina, piacere” si presenta “Sophie” dico solo osservandola.
“Io invece sono Beatrice” la ragazza accanto a lei mi guarda imbarazzata, portandosi la mano nei capelli.
“Bhe, eccoci qua” prende parola Christina “ Speriamo di sopravvivere almeno per un giorno” ridacchia guardandoci.
Non posso fare a meno di scuotere la testa, forse riuscirò a farmi delle nuove amiche.
 
“Stanno saltando!” ci avverte Beatrice preoccupata.
Saltando? Dal treno in corsa? Mi sporgo ed effettivamente è così.
I più coraggiosi sono già atterrati sul tetto in sassi di un edificio che troppo velocemente mi sta scorrendo sotto gli occhi.
“Saltiamo insieme” decide Christina indietreggiando per la rincorsa, io e Beatrice la seguiamo a in tre secondi siamo sospese nel vuoto.
Il tutto dura un battito di ciglia e lo capisco quando mi ritrovo a terra, bellamente sdraiata al suolo.
Bell’atterraggio Sophie, penso ironicamente alzandomi e pulendo i vestiti dalla polvere.
Anche Christina e Beatrice non hanno eseguito un bell’atterraggio, stavo pensando che gli Intrepidi volevano già sbarazzarsi di qualcuno non alla loro altezza.
Mi avvicino a loro e dopo esserci guardato tutte e tre negli occhi cominciamo a ridere. In effetti è stato divertente, l’adrenalina provata è stata pazzesca.
“Venite tutti qui!” tuona una voce profonda.
Eseguiamo l’ordine e solo quando mi avvicino capisco a chi mi appartiene.
Alto e muscoloso, i capelli biondi in una piccola cresca e gli occhi color del ghiaccio si muovono sprezzanti su di noi.
“Io sono Eric e sarò il vostro Capofazione” spiega dall’alto del cornicione.
Non aveva bisogno di presentazioni, infondo era conosciuto dalla maggior parte delle persone per la sua brutalità.
L’avevo già visto una volta, nella residenza di Johanna.
Ero probabilmente venuto a fare un controllo, ma so per certo che quel giorno l’aria era improvvisamente diventata fredda e pesante.
Ricordo come era impassibile e gelido nei suoi modi di fare.
Rabbrividii al ricordo e cercai di distogliere lo sguardo dalla sua figura.
“Per entrare dagli Intrepidi questo è l’ingresso” cominciò alzando il mento con fare superiore “ E se non avete il fegato di saltare il vostro posto non è tra di noi” concluse ghignando.
“Cosa c’è sul fondo? Acqua per caso?”
“Lo scoprirete. . . O forse no” non potei fare a meno di deglutire. Ora dovevo pure buttarmi a capofitto?
“Qualcuno deve cominciare, chi va per primo?” domandò scrutandoci uno a uno. Tremai quando posò il suo sguardo su di me, ma fortunatamente lo distolse subito. Per un attimo temetti che mi avrebbe ghiacciato sul posto.
“Vado io” la voce di Beatrice accanto a me mi sorprese, aveva davvero il coraggio di essere la prima?
Si diresse verso il cornicione e dopo una piccola esitazione si lasciò cadere.
Presi un respiro profondo quando Christina mi avvertii che tra poco sarebbe toccato anche a noi andare, sempre che non volessimo finire tra gli Esclusi.
“Allora era vero che c’era una Pacifica ribelle” mi fermai di scatto e cercai di non farmi intimorire.
“S-si” balbettai timorosa di averlo così vicino.
E con solo pochi centimetri che ci distanziavano potevo notare quanto Eric fosse possente.
“Ora salta, muoviti” mi ordinò mettendosi dietro, aspettando il mio salto.
Contai fino a tre e leggera mi lasciai cadere nel vuoto.
Il primo passo verso gli Intrepidi.
 
 
 

CIAO :)

Finalmente mi sono decisa a postare questa mia nuova storia, che come avrete capito ha come protagonisti la dolce Sophie e il nostro amato Capofazione Eric.
Non c’è molto da dire su questo Prologo, è solo l’inizio, e so che è abbastanza noioso perché non succede niente di interessante.
Ma era fondamentale per iniziare ahaha
Che dire, spero apprezziate la storia e che possiate aiutarmi recensendo le cose che non vi piacciono :)
Un’ultima cosa, deciderò se aggiornare o no in base a come va… Perché se non la legge nessuno non ha molto senso continuare..
Al più presto (spero) <3

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Break Free

 

Capitolo 1
 
Avevo provato cosa volesse dire cadere nel vuoto, senza sapere cosa ci fosse sul fondo.
E per un millesimo di secondo avevo pensato che la morte si stesse avvicinando, l’aria si comprimeva sulla mia pelle, facendomi chiudere gli occhi.
Potevo sentire i muscoli tendersi per prepararsi  all’immediato impatto al suolo, ma atterrai su qualcosa di morbido che mi fece rimbalzare per tre volte, prima che un ragazzo dalla carnagione scura mi aiutasse a scendere.
Ancora scossa mi avvicinai a Beatrice e poco dopo ci raggiunse anche Christina.
Nessuna delle tre  disse niente, forse per il momento appena provato, non capita tutti i giorni di lanciarsi da un cornicione.
“Di solito lavoro al centro di controllo ma durante l’addestramento starò con voi, per prepararvi” a prendere parola fu il ragazzo di poco prima “Mi chiamo Quattro” si presentò, facendo ridacchiare Christina, e non capì il perché. Se non quando con la schiettezza che solo un Candido può avere lo sfidò.
“Quattro come il numero?”
“Esatto, come il numero”.
“Uno, due, tre erano già presi?”
Non potevo crederci, l’aveva detto veramente. Sgranai gli occhi quando Quattro a passo lento si avvicino alla mora, proprio di fianco a me.
“La prima cosa che imparerete qui è che se volete sopravvivere, dovete tenere la bocca chiusa” detto questo si allontanò e con un cenno della mano ci invitò a seguirlo.
Mi guardai un intorno e con delusione vidi che il grigio e il nero erano i colori che predominavano in quella fazione.
Dai Pacifici i colori erano di certo più allegri, lì la brillantezza e il calore dei sentimenti si poteva toccare nell’aria.
Qui, invece si toccava solo la tristezza, l’oppressione di quel posto mi fece sentire così fuori luogo.
Percorremmo una rampa di scale e dopo aver attraversato un lungo corridoio arrivammo ci fermammo davanti a un’enorme portone.
“Dormirete qui per dieci settimane” sobbalzai sentendo quella voce.
Eric raggiunse Quattro con passo deciso, spinse con facilità la porta fatta di metallo ed entrò, con a seguito noi.
“Le femmine o i maschi?” domandò ingenuamente un ragazzo, anche lui sul mio stesso vagone.
“Tutti insieme” ghignò il Capofazione “ E la ci sono i bagni, se così li vogliamo chiamare” il suo tono strafottente mi fece un pochino arrabbiare, insolito per una Pacifica. Ma lui e la sua sicurezza scatenavano qualcosa in me che non sapevo spiegare.
Arricciai il naso quando scorsi il ‘bagno’, mai ne avevo visto uno così poco accogliente. Piccolo e di certo non lucidato da cima a fondo.
“Cos’è? Non è di tuo gradimento?” drizzai la schiena e mi mordicchiai il labbro dal nervosismo.
“No” risposi solo, sperando che si allontanasse.
Il mio desiderio non fu esaudito, dato che riprese a parlare proprio di fronte a me.
“Ora cambiatevi e buttate tutto quello che non appartiene agli Intrepidi nell’Inceneritore”
Stava per andarsene quando mi si avvicinò troppo per i miei gusti e “Soprattutto questi vestiti colorati, troppo colorati” e mi lanciò un ultimo sguardo prima di scomparire nel buio del corridoio.
 
Neri. Ecco come erano i vestiti. Solo un po’ di rosso attenuava quel colore.
Sospirai e mi rammaricai quando vidi i miei bruciare nel fuoco, le fiamme non mi avrebbero lasciato nessun ricordo del passato, almeno materialmente.
“Almeno non sono scomodi, vediamola da questo punto di vista” disse ironicamente Chris allacciandosi le scarpe.
Ben presto raggiungemmo la mensa, già affollata e con i tavoli già quasi tutti occupati.
“Venite, la c’è posto” disse probabilmente Al, anche lui trasfazione.
Cercai di non farmi schiacciare da tutti quei corpi che si muovevano in continuazione da un tavolo all’altro. Erano tutti così agitati?
Mi accomodai vicino a Tris, ora voleva farsi chiamare così, voleva trovare se stessa.
A mia sfortuna il posto da noi preso era vicino a quello dei Capofazione, dato che Eric si accomodò proprio di fronte a noi.
Possibile che mi sentissi così a disagio quando lo vedevo? Non mi aveva fatto ancora niente, per ora.
“Uhm, devo dire che qua gli Intrepidi vogliono tenersi un forma!” decretò l’atro ragazzo con noi.
“Io sono Will, comunque” si presentò poi sorridendo.
Noi facemmo lo stesso e cominciammo a mangiare scambiando qualche parola, ma  masticavo tutto a fatica. Non avevo molta fame ed essere osservata dai suoi occhi non aiutava di certo.
“Conosci Eric?” mi domandò Will con sospetto.
“No, cioè, so la sua reputazione, ma non ci ho mai avuto a che fare” mi difesi deglutendo.
“Lui pare voglia conoscerti” ridacchiò ormai la ex-Candida “E’ da quando siamo qui che non fa altro che fissati”.
Feci finta di niente, infondo non significava nulla.
 
Un rumore metallico mi fece aprire di scatto gli occhi, mi portai una mano nei capelli biondi cercando poi di capire che ore erano.
“Vestitevi, inizia l’allenamento” nemmeno Quattro è così gentile come sembra.
In due minuti fummo tutti pronti e a passo svelto raggiungemmo il Pozzo dove c’era anche lui, seduto con le braccia incrociate e il solito sorrisetto su viso.
Ora che le sue braccia erano scoperte vidi che oltre al collo, anche gli avambracci erano ricoperti di tatuaggi.
“Ci sono due moduli di addestramento, il primo è fisico. Spingerete il corpo fino al punto di rottura e imparerete a combattere. Il secondo è mentale, affronterete le vostre paure e le vincerete, se loro non vinceranno su voi” spiegò con calma.
“Verrete divisi dai figli degli Intrepidi, ma verrete valutati con loro. Dopo la classifica potrete scegliere il lavoro che farà per voi” concluse annuendo appena.
“E determinerà anche chi verrà eliminato” si intromise Eric, lasciando la sua postazione.
“Che cosa?” osò domandare Chris, incredula.
“Alla fine di ogni modulo gli iniziati più deboli” e potei giurare che mi guardò “ ci abbandoneranno”.
“E che faranno?” domandò poi ancora più scioccata.
“Non potete tornare dalle vostre famiglie, quindi vivrete da Esclusi” dichiarò impassibile.
Un leggero mormorio si sollevò in segno di disapprovazione.
Non potevo crederci, potevo finire tra gli Esclusi. E io non potevo permettermelo.
“E’ una regola nuova, ma non capisco il perché vi lamentiate” sogghignò “ Perché non avreste scelto noi Intrepidi? Per paura? Se è cos’ tanto vale che ve ne andiate subito. Se siete davvero degli Intrepidi non vi importerà di poter fallire. Voi avete scelto noi, ora noi scegliamo voi” concluse serrando le labbra e con sguardo di sfida.
Respirai a fondo, io dovevo farcela.
Non mi avrebbero esclusa. Non ora.
 
Correre non mi era mai sembrato così difficile, le gambe non le sentivo più e il respiro stava venendo a mancare. Non ero abituata a tutto quello sforzo fisico.
“Fermiamoci un attimo!” urlò Quattro facendoci riprendere fiato.
Riempì i polmoni di ossigeno, se avessi corso ancora per un po’ probabilmente sarei caduta a terra come un sacco di patate.
Mi sedetti a terra per sgranchirmi quando udii delle grida strazianti provenienti dal uno dei piccoli ring improvvisati.
Tramai quando vidi il pugno di Eric infrangersi con forza sul naso del suo avversario.
Lo colpì ripetutamente con dei calci sullo stomaco e con facilità lo sollevò poi da terra prendendolo per il collo.
“Se quest’anno siete tutti dei pappamolle non è divertente!” urlò stringendo ancora si più la presa, le suo nocche erano oramai bianche.
Lo avrebbe ucciso se Quattro non fosse intervenuto.
“Eric, sono ancora all’inizio” lo rimproverò con sguardo severo.
“E i tuoi sono pronti per combattere?” disse quando mollò la presa sull’avversario che si accasciò a terra, forse privo di sensi.
“Assolutamente no” disse sinceramente il nostro istruttore.
“Prima a saltare, sul ring! Ultima a saltare anche tu!” guardai Tris spaventata, doveva battersi con Molly. Un metro e ottanta di muscoli.
Mi preoccupai per lei, non avrebbe avuto speranza. L’allenamento era appena iniziato e già ci voleva distruggere.
Eric scese dal ring per lasciare spazio alle due, pronte per combattere.
“Fino a quando combattiamo?” anche Molly era tesa, si vedeva di come spostava lo sguardo da Tris al Capofazione.
“Finchè riuscite ad andare avanti” non sarebbe durato molto, lo sapevo.
“O finchè una delle due si arrende” la voce di Quattro mi fece tirare un sospiro di sollievo, almeno non mi avrebbero massacrata.
“Secondo le vecchie regole” specificò poi il biondo “ Con le nuove regole nessuno si arrende!” e li le mie speranze si infransero.
Con la coda dell’occhio vidi Quattro bisbigliare qualcosa ad Eric, qualcosa che probabilmente l’aveva irritato dato che il suo “ Vi verrà dato un punteggio, impegnatevi!” aveva risuonato così forte tra le mura della palestra.
Dopo un attimo di esitazione Molly caricò contro Tris, che fortunatamente era veloce e riuscì a schivare il colpo. Ma i colpi della mora erano troppi forti affinchè Tris potesse stare in piedi. Con un colpo secco e il consenso del Capofazione, Molly sferrò un calcio dritto in faccia alla mia amica, che si lasciò andare al suolo.
“Tris” sussurrai spaventata, un dannato sussurro che solo Eric captò.
Mi guardava con sguardo di sfida e dopo essersi messo al centro del ring, facendolo sgombrare si tolse la giacca nera.
“Siete così noiosi” ci schernì sogghignando.
“Chi vuole sfidarmi?” alzò il tono di voce per farsi sentire e ci squadrò uno a uno.
“Nessuno?” domandò ancora. Ma il silenzio regnava, solo uno stupido si sarebbe scontrato con Eric.
“Mh, allora sceglierò io” si portò una mano sul mento e con fare pensieroso si voltò verso la mia direzione.
Inclinò il capo leggermente a destra prima di puntarmi un dito contro.
“Sarà la Pacifica a sfidarmi” lo disse con una calma tale da uccidermi.
 
 

Ciao! :)

Come promesso ecco il primo capitolo, spero vi piaccia.
Ovviamente cerco di rimanere fedele alla storia all’inizio, ma poi tutto si stravolgerà.
Quindi, come avrete capito Eric è sempre lo stesso Eric, spietato.
E la povera Sophie sembra essere stata presa di mira dai suoi occhi di ghiaccio.
Ho voluto lasciare il loro combattimento per il prossimo capitolo, un po’ di suspence ci vuole ahahah.
Che dire, alla prossima! E grazie a chi recensirà o anche solo leggera <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Break Free
 

Capitolo 3
 
Inclinò il capo leggermente a destra prima di puntarmi un dito contro.
“Sarà la Pacifica a sfidarmi” lo disse con una calma tale da uccidermi.
Potei sentire le gambe venire meno mentre avanzavo a piccoli passi verso il ring.
Lo sguardo preoccupato di Chris non faceva altro che farmi sentire spacciata.
Il cuore cominciava a battere troppo forte, la paura si impossessò di me quando riuscì a posizionarmi di fronte a lui.
La sua figura torreggiava su di me e con il suo solito ghigno fece scricchiolare le sue grandi mani. Lo stava facendo apposta. Sapeva di terrorizzarmi. Sapeva che con un solo colpo mi avrebbe potuto togliere la vita.
“Impegnati, se non vuoi finire dritta tra gli Esclusi!” il suo tono freddo mi fece stringere ancora di più nelle spalle, non avevo speranze. Mi sentivo così piccola.
In un secondo mi fu alle spalle e sentì il mio braccio stringersi in una morsa dolorosa, tremai quando sentii il suo respiro sul collo.
Mi spinse in avanti e per poco non persi l’equilibrio. Dovevo reagire, non potevo rimanere inerme.
Mi mossi velocemente contro di lui, ma a mia sfortuna era lui l’esperto nel combattimento, e in men che non si dica si mi schivò e con una mano sulla mia schiena mi fece cadere sul duro pavimento.
Tossii per l’impatto e capii che ero finita quando incontrai i suoi occhi azzurri scrutarmi dall’alto.
Oramai era sopra di me e capì cosa volesse dire Johanna quando mi raccontava che nel mondo degli Intrepidi la sensazione di essere in pericolo era ricorrente.
Chiusi gli occhi, pronta a una botta che sarebbe stata talmente forte da farmi perdere i sensi.
Strinsi le mani in due pugni, come a voler scaricare la rabbia di essermi umiliata nel giro di poche ore.
“Alzati” ordinò Eric, sorpresa ripuntai i miei occhi verdi nei suoi, vi potevo leggere soddisfazione ma qualcosa stonava, sembrava quasi deluso.
“Per oggi abbiamo finito! Dopo vi farò vedere la classifica!” e fu così che se ne andò.
 
“Sinceramente pensavo che ti avrei dovuto raccogliere con un cucchiaino” confessò Chris seduta su una delle tante brandine per gli iniziati.
“L’ho temuto anche io. .” sospirai pensando all’episodio avvenuto poche ore prima.
“Però non ti ha colpito, è finito tutto per il meglio” Al aveva ragione, non mi aveva ‘colpito’, e io non mi capacitavo di questo. Infondo i suoi occhi gridavano violenza, lui era assetato di questa. Credo fosse una caratteristica degli Intrepidi.
Osservai Tris massaggiarsi la guancia ormai violacea, andando di questo passo non ci avrebbero nemmeno permesso di continuare il primo modulo.
“E’ quasi ora di cena, cominciamo ad avviarci?” proposi alzandomi, mettere qualcosa sotto i denti ci avrebbe fatto bene. 
Tutti d’accordo annuirono e in silenzio ci inoltrammo nei corridoio lugubri, passammo per il Pozzo un piccolo urletto da parte di Chris mi fece sobbalzare.
“Che c’è?” chiesi allarmata.
“Dopo andiamo a farci un tatuaggio, e non accetto un no!” decretò senza lasciarci il tempo di replicare.
Scossi la testa e decisi che forse era il primo passo per cambiare.
 
La cena era trascorsa in fretta, o meglio, Christina aveva insistito che la finissimo in men che non si dica.
‘Non vorrete che si faccia la fila per il tatuaggio spero’ questa era la sua motivazione per il poco tempo che siamo stati seduti a tavola.
Ed ora mi ritrovavo davanti a tantissimi disegni per i tatuaggi, indecisa sul cosa farmi incidere sulla pelle.
A differenza di Chris e Tris io avevo delle idee confuse, non mi piacevano gli aghi e l’idea del bucarmi non mi andava.
“Domani ritornerò per l’altro pezzo” mi bloccai tutto d’un tratto, anche lui qui?
Sbirciai all’interno della stanzetta e lo vidi in piedi, dandomi le spalle.
Ammirai i suoi tatuaggi alla base della schiena, uno come lui non poteva non cospargersi il corpo di inchiostro. L’aria da duro era attribuita in buona parte anche da questi.
Si rimise la maglietta e per poco non mi vide, cercai di volatizzarmi il più presto possibile.
Raggiunsi Will e Al all’ingresso, loro per ora non avevano intenzione di farsi un tatuaggio, volevano aspettare il secondo modulo.
“Ma dove era sparita?” mi chiese Al appena mi vide “ ti stavamo cercando”
“Mi stavo guardando in giro” dissi solamente, infondo era vero.
“Sta arrivando Eric” sussurrò Will.
“Andiamocene” dissi agitata, non volevo avere altri inconvenienti con lui.
Ci voltammo per andarcene, ma la sfortuna sembrava esserci oramai amica.
“Sophie, fermati” allora si ricordava pure il mio nome?
Deglutii a fondo prima di aspettarlo, con Al e Will al mio fianco ero più sicura.
Lo fissai avvicinarsi a passo deciso e con la sua solita espressione impassibile.
“Sai vero, che posizione hai in classifica?” domandò schiudendo appena le labbra.
“Si, ne sono consapevole, mi impegnerò di più” dichiarai convincendo forse più me stessa.
“Domani, dopo l’allenamento ti fermerai in palestra, starai con me” sussultai, io da sola con lui.
Con occhi sbarrati lo guardai e flebilmente riuscì solo a sussurrare un leggero “va bene”.
 
“Ti sei per caso bevuta il cervello?!” la voce di Christina mi stava tormentando da ormai inizio mattina.
Avevo raccontato a lei e Tris del piccolo incontro avuto con il Capofazione e decisamente l’dea di poter trascorrere del tempo con lui non mi entusiasmava. Poteva benissimo togliermi la vita e far sparire il mio corpo.
Infondo lui ne sarebbe stato capace.
“Non aveva scelta, se avesse risposto di no, Eric sarebbe andato su tutte le furie” per fortuna Tris prese le mie difese. Non mi era nemmeno passata per l’anticamera del cervello di poter dire di no, se avessi rifiutato probabilmente mi sarei ritrovata attaccata alla parete.
“Magari vuole solo aiutarla” intervenne Al, “ o magari la vuole solo morta” replicò la ex-Candida “ con Eric nessuno è al sicuro!”
Il battibecco fra i due stava cominciando a prendere una brutta piega, quindi decisi di intervenire.
“Me la saprò cavare, infondo se avesse voluto togliermi di mezzo l’avrebbe potuto fare nel nostro incontro”.
E lì nessuno replicò.
 
“Ancora dieci flessioni e poi potrete riposare” Quattro almeno aveva il buonsenso di non farci scoppiare subito, ci concedeva di tanto in tanto piccole pause per prendere fiato. E di questo gli ero grata.
“Hai visto Chris?” domandai  raggiungendo Tris dopo aver finito l’esercizio.
“Io. . No. . Pensavo fosse a sollevare i pesi” disse guardandomi.
“La vostra amica sta combattendo con Molly” e subito dopo una risata.
Peter era davvero irritante. Credeva di essere il migliore, e io questo non lo sopportavo. Si atteggiava già come se fosse un Intrepido.
Mi chiedo come poteva essere un Candido, non c’era purezza in lui.
Percorsi velocemente la palestra arrivando ai ring, e con rimasi spiazzata vedendo la mia amica a terra essere presa a pugni da quella specie di macchina da guerra.
La stava riducendo male, molto male.
Tris mi raggiunse poco dopo.
“Mi arrendo, basta!” la voce spezzata della mora a terra mi strinse il cuore, come era possibile che Molly non si fosse fermata? Alla fine erano della stessa fazione, poteva fermarsi.
Ma la mia domanda ebbe risposta in poco tempo, nella penombra i suoi occhi sembravano luccicare.
“Vuoi fermarti?” chiese avvicinandosi alle due.
Molly voleva solo farsi notare.
Un piccolo cenno di capo fece finire il loro incontro e a mia sorpresa Eric allungò la mano per aiutare Chris ad alzarsi.
“Un’attimo di pausa, venite!” ci richiamò tutti invitandolo a seguirlo.
Sospettosa mi affiancai a Tris, cosa voleva combinare? Da quando era così gentile?
Aggettivo poco indicato per uno come lui. Gentili sono i Pacifici, gli Abneganti, non gli Intrepidi.
Ci avvicinavamo sempre di più al Pozzo e la sua mano posata sulla base della schiena di Chris scatenò qualcosa in me. Il campanello di pericolò scatto in me.
Ed ebbi ragione, in un secondo le mani della ex-Candida si trovarono a stringere con forza l’impalcatura di ferro.
“Aggrappati forte. . Se vuoi” ero incredula.
“Hai tre possibilità” si appoggiò comodamente alla ringhiera, fissando Chris  “Resti appesa e dimenticherò la tua vigliaccheria, cadi e muori o ti arrendi. Se ti arrendi sei fuori” la durezza delle sue parole mi fecero rabbrividire. L’ avrebbe veramente lasciata cedere?
Piccole goccioline d’acqua si infrangevano sulle sua mani, facendogli sempre più scivolare la presa.
“Forza Chris” prendemmo parola io e Tris, la nostra amica era determinata, non poteva arrendersi, doveva dimostrare ad Eric chi era.
Quest’ultimo ci zittii con lo sguardo.
Continuava a guardarla indifferente, come se lei non stesse rischiando la vita.
“Tempo” basto questo a farci correre verso di lei ed aiutarla a rimettere i piedi per terra.
Si sfogò in un pianto liberatorio, serrai i pugni e guardai verso il biondo, non poteva essere così crudele.
Un vero intrepido non si arrende mai!” tuonò digrignando i denti.
Sarei riuscita a sopravvivere con lui?
 
 
 

Rieccomi! :)
Ma quanto è cattivo Eric? Proprio senza cuore. . O quasi.
Devo dire che vedendo il film la scena del nostro Capofazione e Christina mi è rimasta impressa. Per un attimo temevo che l’avrebbe lasciata cadere :(
Detto questo, cosa ve ne pare?
Vi aspettavate che lo scontro tra Eric e Sophie andasse così?
E cosa vi aspettate dal loro addestramento? Cosa avrà in mente Eric?
Grazie a chi ha recensito e al prossimo capitolo <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Break Free

 

Capitolo 4
 
 
L’allenamento pomeridiano del primo modulo stava giungendo al termine, e da li a poco sarei rimasta sola con Eric.
Non avevo fatto altro che pensarci tutta la notte, non avevo chiuso occhio per potermi capacitare di questa sua proposta.
Non ero l’unica con un punteggio alquanto scarso, ma degli altri in fondo alla classifica nessuno aveva ricevuto tale offerta di potersi esercitare di più.
Finii di eseguire la serie di addominali e cautamente mi avvicinai al Capofazione, mentre gli altri iniziati si apprestarono a uscire dalla palestra.
Guardai in direzione dei miei amici e scorsi preoccupazione nei loro occhi, ma di risposta sorrisi. Non mi avrebbe fatto del male, almeno speravo.
“Cominciamo subito con il combattimento” spalancai gli occhi, voleva già umiliarmi sin dall’inizio? Sapeva che ero una frana. Si ricordava di certo del nostro primo incontro.
Si tolse la giacca nera e si posizionò al centro del ring, con la sua solita aria impassibile.
“Se ti domandi il perché iniziamo da qua, ti risponderò subito. Il combattimento è fondamentale per gli Intrepidi. Il corpo a corpo è il miglior mezzo per decretare chi è il più forte” cominciò a spiegare avanzando verso di me.
“Quindi cerca di colpirmi almeno una volta oggi” mi derise incrociando le braccia muscolose al petto.
Probabilmente si aspettava una mia reazione, ma questa non arrivò. Nella mia vecchia fazione la capacità di saper contenersi era di vitale importanza.
“Facciamo così, io non ti colpirò per il momento, sarai tu a dovermi attaccare, vediamo che sai fare” già, voglio proprio vedere cosa sarò in grado di combinare.
Sferrai un pugno che facilmente schivò, così come gli altri che si susseguirono.
Dopo tre minuti buoni cercai ancora di poterlo sfiorare come minimo ma il suo spostamento mi fece perdere l’equilibrio.
“Cambiamo un attimo, ti colpirò io e tu dovrai schivare, per ora è meglio” sbuffò infastidito. Di sicuro avrebbe perso le staffe.
Sentì tirarmi della maglietta e poi la sua grande mano si posò sulla mia spalla aiutandomi ad alzarmi.
“Sei troppo leggera, mangiavi tra i Pacifici?” chiese con la sua solita arroganza, mostrando quel suo sorrisetto irritante.
“Si e anche bene!” ebbi la forza di rispondere. Voleva solo provocarmi, ma non potevo dagliela vinta.
“Non sembra, ma comunque qui dovrai mettere su un po’ di peso. Un colpo di vento potrebbe portarti via” mi derise allontanandosi di poco.
In men che non si dica mi trovai un suo pugno fin troppo vicino al viso. Si era fermato. Sbiancai e il respiro cominciava ad accelerare.
“Ti devi spostare o almeno bloccare il tuo avversario!” mi sgridò alzando la voce “ Cosa fari quando sarai in pericolo?! Ti lascerai uccidere?” gridò fissandomi di traverso.
“I-io non sono fisicamente forte” blaterai in cerca di giustificazioni, guardando in basso. Mi avrebbe potuto far perdere i sensi se non si fosse fermato.
“E allora cosa diamine sei venuta a fare tra gli Intrepidi se sapevi di non riuscire a sopravvivere?!” stavo cominciando a tremare, vederlo arrabbiato mi spaventava a morte.
Tese i muscoli e con una mano mi prese il viso facendomi voltare verso di lui “perché non sei rimasta tra i Pacifici sotto l’ala di Johanna?” o era una mia impressione o Eric stava cercando di suonare dolce.
“Ho i miei motivi” sussurrai flebilmente. Sentivo gli occhi inumidirsi ma una domanda mi sorse spontanea.
“Come fai a sapere che io ero sotto Johanna?” bastò questo per sorprenderlo.
Boccheggiò un paio di volte prima di scuotere debolmente la testa “ Io so tutto, Sophie”.
 
 
“Che ne dite se ce ne andiamo al Pozzo a farci un giro?” Chris non aveva tutti i torti, stare nel dormitorio non mi entusiasmava più.
Avevo voglia di non pensare a quello successo prima, Eric mi aveva voltato le spalle e se ne era andato.
Quel suo ‘io so tutto’ mi suonava insolito. A lui come poteva interessare chi eravamo prima di arrivare qui?
Non riuscirò mai a capirlo. Il suo comportamento è indecifrabile.
Slegai i capelli e dopo essermi stiracchiata mi incamminai con gli altri verso il Pozzo, ma un tocco leggero sulla spalla richiamò la mia attenzione.
“Edward, ciao!” lo salutai sorridendogli “Vuoi venire con noi?” gli proposi amichevolmente.
“Certo, se non disturbo volentieri, se sto qui ancora un po’ mi annoierò!” confessò passandosi una mano tra i capelli biondi.
Al suo fianco raggiungemmo gli altri e poco dopo ci trovammo nel centro vita degli Intrepidi.
Era incredibile come si poteva percepire la vivacità, i ragazzi qui non si stancavano mai. C’era chi correva e chi si arrampicava con facilità sulla parete rocciosa.
“Allora” cominciò Edward “ come è andato l’allenamento con Eric?” chiese cingendomi le spalle con il braccio.
“Bene, è stato buono” dichiarai imbarazzata per la sua improvvisa vicinanza.
“Che ne dite di berci qualcosa?” propose Tris guardando però con insistenza un punto fuori dal piccolo locale.
Decisi di scoprire cosa attirasse cosi tanto la sua attenzione e le mie ipotesi che tra lei e Quattro c’era qualcosa ebbero conferma quando lo vidi in piedi appoggiato al muro.
Con lui c’erano diversi ragazzi. . Tra cui Eric. . Che in quel momento sembrò notarci e voltarsi verso di noi. Lasciai Edward e mi avvicinai alla mia amica.
Il Capofazione ci lanciò una rapida occhiata prima di portarsi la bottiglia di birra alle labbra e ritornare ai suoi compagni.
“Così lo consumerai” ridacchiò Tris spingendomi leggermente.
“Cosa?!” dissi con voce acuta sentendo le guancia andarmi in fiamme.
“Hai capito e devo dire che come ragazzo non è affatto male. Se non fosse così… Si insomma, è Eric” sospirò scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
“In tutti c’è del buono, Tris” sussurrai, era questo che insegnavano ai bambini Pacifici sin da piccoli. Bisognava saper osservare bene una persona e saper scorgere il lato buono.
“Anche in Quattro” la punzecchiai apposta, e vederla sbarrare gli occhi mi fece solo ridere.
 
Era da più di due ore che eravamo seduti a chiacchierare all’interno del piccolo locale e la stanchezza si faceva sentire.
Oggi la giornata era stata parecchio dura e domani forse sarebbe stata peggio, non si poteva sapere.
“Io vado al dormitorio” sbadigliai alzandomi dalla sedia e lanciando un’occhiata agli altri.
Inutile dire che Al e Will, così come Edward avevano leggermente esagerato con la dose di birra. Per mezz’ora non avevano fatto altro che ridere tra di loro senza motivo. Bastava si guardassero e cominciavano a trattenere le risate per poi non resistere più e scoppiare a ridere rumorosamente.
“Sei sicura? Non vuoi stare qui ancora un po’?”
“No Chris, sono stanca. Ci vediamo dopo massimo, magari non riesco nemmeno a dormire” confessai. Addormentarsi in quel dormitorio era alquanto impossibile.
Prima di tutto i letti erano scomodissimi e i rumori provenienti dai corridoio non erano un bel sottofondo. Per non parlare del fastidioso gocciolare delle doccie.
Era come se si dovesse sempre stare sull’attenti.
“Buonanotte!” li salutai uscendo e cominciando a incamminarmi.
Percorsi il primo corridoio e avanzai sul piccolo ponte dove non tanto tempo Christina si era ritrovata appesa.
“Ti stavo cercando, Sophie” quella voce pareva seguirmi da tutte le parti, ma realizzai che non era una mia impressione.
Eric era lì, appoggiato alla barriera e mi fissava intensamente, mi stava aspettando.
“Domani continueremo ad allenarci” decretò sollevandosi e mettendosi al mio fianco. Annuì soltanto per timore.
“Ma piuttosto, perché non sei nel dormitorio?”
“Perché io e gli altri abbiamo pensato di distrarci” risposi cercando di mantenere la calma, stavamo solo parlando, non c’era bisogno che mi agitassi così.
“Si, vi ho visto prima. Pure Edward è tuo amico?” quella domanda mi spiazzò.
“Si, insomma, passeremo un bel po’ di tempo insieme” ed era vero, in pratica noi iniziati eravamo ‘costretti’ a vederci quasi tutto il giorno, dato che condividevamo tutto.
“Meno amici hai qui dentro, meglio è” affermò fermandosi nel bel mezzo del corridoio.
“Gli amici sono fondamentali nella vita” replicai infastidita.
“Qui dentro nessuno ti sarà veramente amico. Soprattutto tra voi iniziati che combattete per non finire tra gli Esclusi” tuonò piccato ghignando appena.
“L’amicizia esiste e io ci credo. Quindi credo anche che qui, avrò dei veri amici” sentì il sangue salirmi fino alle guance quando mi sporsi un po’ troppo per rispondergli.
“Non devi più ragionare come una Pacifica se vuoi diventare un’ Intrepida” ancora quel suo tono di superiorità.
“Non capisco cosa possa interessare a te che amici io abbia, non sono affari tuoi” bloccai subito il flusso di parole quando mi accorsi di quello che avevo appena detto.
Mi pentì amaramente del mio tono e pregai che lui non se la prendesse, vederlo arrabbiato non era affatto rassicurante.
Mi tranquillizzai quando lo vidi  fissarmi soltanto, nessuna vena sul collo, questo era positivo.
“Ci vediamo domani” così, con passo lento si allontanò da me, per la terza volta.
 
Il giorno seguente avevamo l’esercitazione coi coltelli e dovevo ammettere che me la cavavo abbastanza bene. Di certo non come Tris che aveva fatto sempre centro, ma ero soddisfatta di me stessa.
Non si poteva certo dire lo stesso di Will, il suo bersaglio era vuoto e i coltelli da lui scagliati giacevano a terra. E questo Eric lo notò.
“Patetico” disse infatti guardandolo con disgusto.
“Mi p scivolato” cercò di giustificarsi, ma senza successo.
“Raccogli il coltello” gli ordinò infatti con l’indifferenza sul volto.
“Tieni i miei intanto” gli sussurrai porgendogliene tre, ma la mia proposta venne subito bloccata dal Capofazione che si intromise ancora più gelido di prima.
“Sei sordo? Raccogli il coltello!” tuonò avanzando ancora di più.
Sentii le risate da parte di Peter di fianco a me e non potei fare a meno di lanciargli un’occhiataccia, la doveva smettere di gioire delle disgrazie altrui.
“Mentre stanno lanciando?” chiese Will titubante.
“Hai paura?” in quel momento l’avevo io, la paura. Paura che sarebbe finita male, perché qualcuno di noi avrebbe potuto colpirlo.
Decisi di intervenire in soccorso del mio amico, richiamando l’attenzione di Eric.
“Io ho qua coltelli in più, può usare questi” sussurrai.
“Fermi tutti. Subito!” sussultai quando diede l’ordine. Guardai Will impaurita, avevo messo nei guai entrambi.
“Va davanti al bersaglio” quell’affermazione non era per l’ex-Erudito, ma per me.
Chiusi gli occhi per un breve secondo prima di avanzare a passo insicuro verso il bersaglio.
“Quattro, passami i coltelli” sbuffò quasi annoiato.
“Tu resterai lì mentre lancio i coltelli e se ti vedo battere ciglio sei fuori” eccolo il vero Eric. Quello che dopo due colpi vicino al mio corpo lanciò il terzo proprio vicino alla mia gola.
Mentre lanciava aveva le labbra serrate e gli occhi concentrati su di me. Se avesse sbagliato mi avrebbe ucciso. Sperai che quell’angoscia si spegnesse subito, non volevo andarmene così. Solo perché volevo essere gentile con un mio amico.
“Una delle cose che imparerete qui è che nessun ordine è facoltativo!” tuonò guardandoci uno a uno.
 

Ma Salveee :)

Ecco qui come promesso il quarto capitolo! E che dire, Eric sa qualcosa e non esita a mettere paura a Sophie. Soprattutto nell’ultima scena, dove ho voluto cambiare qualcosa. Voleva solo metterla alla prova? Voi che dite? Perché secondo voi Eric si comporta cosi?
Grazie a che leggera e recensirà! Alla prossima <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Break Free

 
 
Capitolo 5
 
I giorni passavano lenti e ogni passa che muovevo potevo percepire le ossa scricchiolare sotto il mio peso.
Stare qui mi stava distruggendo.
La notte mi serviva solo a pensare.
Pensavo alla mia fazione. A come sarebbe stata la mia vita ancora tra i Pacifici.
Mi sentivo amata e accettata per quello che ero, mi trattavano con estrema dolcezza.
Già, dolcezza che tra gli Intrepidi pareva non esserci.
Ogni azione che si compieva qua dentro sembrava dover essere meccanica, non spontanea.
Ma rimuginare sul mio felice passato non sarebbe servito a niente.
Era stata fin troppo chiaro, Eric.
Lui, che mi stava facendo sudare e lavorare ore su ore. Non mi aveva rivolto più parola se non per darmi ordini.
Probabilmente se l’era legata al dito la nostra piccola discussione avvenuta nel corridoio.
Devo ricordarmi di aggiungere pure rancoroso nella mia lista per descriverlo.
“Sei pronta?” la voce di Al mi riscosse dai miei pensieri, facendomi sobbalzare appena.
“Non volevo spaventarti, ma il treno partirà a breve” ridacchio leggermente porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
L’afferrai volentieri e insieme ci incamminammo verso le rotaie, gli altri erano già là.
Sorrisi vedendo Christina abbracciata a Will, quei due continuavano a  negare che ci fosse solo semplice amicizia.
“Guardali, si vede lontano un miglio che si piacciono” mi sussurrò Al, facendomi annuire vistosamente.
“Caspita, si!” esclamai. Ma il mio sguardo venne catturato dall’immagine di Tris che si mordicchiava il labbro in disparte, sembrava in imbarazzo.
“Gli Abneganti non sono abituati a questi gesti d’affetto” mi spiegò il bruno accanto a me, storcendo appena le labbra.
E li pensai a come potesse essere cresciuta Tris, ma ero sicura di una cosa, i suoi l’aveva di certo amata.
Anche se tra fazioni non si andava tanto d’accordo, Johanna mi aveva sempre spiegato che in ogni famiglia ci doveva essere l’amore, ma che a causa di questi conflitti molti tendevano a incolpare gli Abneganti di molestare i proprio figli.
Scacciai quell’orribile pensiero mi concentrai sul fischi del treno in arrivo, presi la rincorsa e a mia sorpresa riuscì a salire.
“Wow Sophie, stai facendo dei progressi” si complimentò Chris raggiungendomi con gli altri.
“Ascoltatemi bene” sempre quel tono di voce “oggi io e Quattro vi porteremo a vedere come si lavora nel corpo di guardie della recinzione” spiegò incrociando le braccia e mettendo in risalto i muscoli definiti degli avambracci.
“Tanto la Rigida non arriverà fino a qui” sentì Peter ridacchiare con Molly per quello appena detto.
“Magari non ci arriverai nemmeno tu” dichiarai sporgendomi verso di lui, ero stufa delle sue battutine.
“Lascia stare Sophie, non ne vale la pena” la voce sottile di Tris mi fece solo che innervosire, doveva difendersi.
“No che non lascio stare!” alzai di più la voce “lui non è nessuno per continuare a prendersi gioco di te, di noi tutti!” sbuffai serrando i pugni.
“Pensa per te, biondina” sputò acido Peter avvicinandosi troppo sovrastandomi con la sua altezza.
Vidi Al venirmi in contro e poggiare una mano sulla spalla di dell’ ex-Candido per spintonarlo.
“Ora basta! Mi sono stancato di assistere a queste continue discussioni tra adolescenti” sbraitò Eric separandoci, rischiando quasi di farmi cadere.
Afferrò Peter per la giacca sollevandolo da terra e spingendolo contro la superficie in metallo.
“Vedi di abbassare la cresta, non sei ancora un Intrepido” sussurrò tra i denti lasciandolo poi andare.
“E tu” puntò il dito su di me “fatti gli affari tuoi” mi sgridò fulminandomi con lo sguardo di ghiaccio.
 
Finalmente scendiamo e le recinzioni non mi sorprendono più di tanto, ero già abituata a vederle quando venivo a lavorare nei campi.
A volte mi perdevo a guardarle e rabbrividivo a vedere gli sguardi freddi degli Intrepidi che si appostavano su questa.
Le guardie presenti non prestavano molta attenzione al nostro passaggio, troppo intente ad aprire il pesante cancello per far passare dei camion.
Rimasi indietro e ruppi la fila quando da uno dei mezzi scese Sanny, la mia amica Pacifica.
“Sophie?” domandò incredula appena i suoi occhi incontrarono i miei.
Non dissi una parola, ma mi avvicinai a lei e la strinsi a me.
“Sono cosi felice di vederti sana e salva” disse tra le lacrime che le bagnavano le guance scure.
“Anche io Sanny” ricacciai indietro le lacrime. Non potevo piangere.
“Come va la tua nuova vita? Sono gentili con te?” chiede innocentemente asciugandosi gli occhi con la manica.
“La parola gentilezza non rientra nel loro vocabolario” sussurro amareggiata.
“E dimmi, c’è qualcuno di interessante?” ridacchia nella sua innocenza.
Non rispondo, ma boccheggio. Ma la cosa preoccupante è che non penso ad Al o ad Edward, che in quei giorni sono stati premurosi nei miei confronti. Ma penso a qualcuno in cui la cattiveria scorre nelle vene.
“Ora devo andare, devo portare queste dentro” indicò le casse piene di frutta alle sue spalle.
“Oh… Ok” mi rabbuiai al pensiero che forse non l’avrei mai più rivista.
“Abbi cura di te” un ultimo abbraccio e sparì tra le casse di legno.
Sospirai rassegnata cercando i miei compagni guardando verso le scale.
Sgranai gli occhi quando notai la figura possente di Eric puntare verso di me un secondo prima di dileguarsi.
Aveva visto tutto?
 
Eravamo tornati per l’ora di cena ed esausti ci eravamo messi subito a letto.
Ma una luce accecante mi svegliò dai miei sogni facendomi sbattere più volte le palpebre.
“In piedi. Esercitazione” ruggisce qualcuno facendomi drizzare sulla schiena.
Scostai di poco le coperte poggiando i piedi sul freddo pavimento.
Vedo Eric insieme a Quattro ed altri Intrepidi in piedi sulla scala,  ci puntano delle pile contro.
Noto con la coda dell’occhio Molly che con solo una maglietta addosso cerca l’attenzione del Capofazione passando sotto il suo sguardo.
Ma lui sembra non notarlo, difatti mantiene un atteggiamento del tutto impassibile.
Infilo velocemente le scarpe e nel buio sento afferrarmi per una mano. Sorrido. Menomale che c’è Al.
Raggiungiamo per la seconda volta il treno e dopo un po’ di fatica per la stanchezza riesco a salire sul vagone.
Eric butta malamente due sacche nere sotto i nostri occhi, le apre e li vedo. Sono dei fucili, fortunatamente privi di proiettili letali. Sono solo di vernice.
“Ci divideremo in due squadre per giocare a strappabandiera. Io ed Eric saremo al comando. Bisogna nascondere la bandiera e ovviamente cercare di recuperare quella degli avversari” spiega eloquentemente Quattro.
“Comincia tu” suggerisce Quattro all’altro.
“Edward” dice stringendosi nelle spalle.
“Io voglio la Rigida” e la saliva rischia di farmi soffocare. Punto il mio sguardo verso Tris e la vedo arrossire.
Il brusio delle risate si fa sentire nel vagone.
“Io scelgo Peter” e lo vedo esultare quando Eric lo sceglie. Probabilmente anche se lo ha appeso al muro lo considera lo stesso il suo modello da seguire.
“Sophie” dice Quattro stupendomi. Vuole perdere per caso?
“Stai cercando di dimostrare qualcosa?” chiede Eric con il suo tipico sorrisetto. “ O scegli i più deboli così, se perdi sai già a chi dare la colpa?”
“Qualcosa del genere” scrolla le spalle Quattro.
 
Non siamo deboli come sembra, Quattro è un ottimo leader e abbiamo elementi decisamente validi.
Ci muoviamo rapidi nell’oscurità e giungiamo in un parco giochi abbandonato dove una ruota panoramica giace spenta. E’ un peccato.
Raggiungiamo un molo, e vedo desolazione. Gli edifici con le insegne spente e le finestre serrate.
Anche qui si trova un giostra, dove i cavalli sono praticamente rovinati, alcuni mancando perfino della testa.
“Allora, dove la nascondiamo questa bandiera?” chiede Marlene, una figlia di Intrepidi.
“Io dico di attaccarli” dice Uriah con tono aggressivo.
Sono già passati cinque minuti buoni nei quali non si è fatto che litigare per quale strategia adottare.
“Qualcuno deve difenderla, gli altri attaccheranno” suggerisce Tris sorridendo appena.
“Ha ragione lei” gli do manforte.
Interviene Quattro e con tono di superiorità acconsente il piano di Tris.
Che il gioco abbia inizio.
 
Salveee :)
Mi scuso subito per la brevità (?) di questo capitolo e se ci sono degli errori di battitura, ma sono presa da tante cose. Ma per la vostra felicità (spero) sto scrivendo il prossimo.
Come vedete stanno nascendo nuovi rapporti e sembra che Al e Sophie stiano diventando amici.
E poi avete notato Molly? Sembra che provi una certa simpatia per Eric.
Ma detto ciò devo chiudere.
Spero continuerete seguire la storia e un grande grazie per chi la recensisce sempre :)
Alla prossima <3 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Break Free


Capitolo 6
 
La squadra si è divisa in coppie da due. Io e Al. Sento lo scricchiolare dei sassolini sotto le mie scarpe e prego che nessuno della squadra di Eric sia nei paraggi.
Anche se i proiettili sono di vernice, l’idea di sparare a qualcuno non mi entusiasma.
Passiamo in un vicolo stretto tra due edifici grigi e decidiamo di fermarci un attimo, qui siamo al sicuro.
“Però, l’dea di Tris è stata fantastica” cominciò il mio compagno sedendosi di fronte a me, a gambe stese.
Io invece sono rannicchiata su me stessa, come per proteggermi dalla notte.
“Già, è stata grande a pensare di arrampicarsi sulla ruota panoramica” sorrisi rilassandomi un po’.
“Tra poco tocca a noi, entriamo in azione” gioisce facendo leva sui palmi delle mani per alzarsi, si avvicina al muro e spia se c’è qualcuno vicino a noi.
A breve dovremmo uscire allo scoperto e attaccare l’altra squadra da lati diversi, così li sorprenderemo.
Ma non sono sicura di farcela, spero con tutto il cuore che questa esercitazione si concluda presto.
“Io vado a destra e tu a sinistra?” e non posso fare altro che annuire, anche se in disaccordo. Non  voglio stare sola.
Ma prima di andare Al mi richiama e sorridendo mi sussurra qualcosa che mi infonde sicurezza “ andrà tutto bene, io sarò a pochi passi da te”.
Dopo averlo lasciato procedo a grandi passi e mi avvicino sempre più alla base nemica, tremando appena.
Ma mi blocco di colpo quando lo vedo.
Ha gli occhi rivolti al cielo, non c’è traccia di stelle stanotte. Solo della luna che illumina il grande prato dove mi trovo.
E’ rilassato, i suoi muscoli non sono tesi come al solito. Sembra quasi a sua agio con il fucile in spalla.
Il cuore mi batte forte nel petto. Dovrei attaccarlo mentre è assorto nei suoi pensieri. Ma voglio davvero sparargli ora?
Cerco di prendere la mira nascosta tra l’erba alta, devo regolarizzare il respiro o mi sentirà.
Sto per premere il grilletto quando arriva qualcuno e si avvicina ad Eric, riesco solo a sentire l’imprecazione del Capofazione.
I miei compagni staranno attaccando, così decido di raggiungerli, devo essere coraggiosa.
Prendo la direzione opposta da dove ero arrivata, seguendo quella di Al.
Posso sentire il sibilo dei proiettili nell’aria, quasi gattonando raggiungo uno dei tanti container rossi e mi ci riparo subito.
Vedo da lontano Tris con Quattro, Chris li segue proteggendoli alle spalle.
Decido di andare verso l’esterno e correre fino alla torre, dove la bandiera luccica d’oro.
Ma la mia corsa viene interrotta quando Peter si posiziona di fronte a me e comincia a sparare. Agilmente mi riparo e penso a come toglierlo di mezzo, non posso dargliela vinta. Non dopo le sue cattiverie.
Aggirandolo riuscirò a prenderlo alla sprovvista.
Sfortunatamente si volta nel momento esatto in cui gli sono dietro e con tutta la forza si scaraventa contro di me.
Il fucile mi cade e io con lui. Peter comincia a colpirmi dall’alto, ma non mi spara.
Gli afferro un piede facendogli perdere l’equilibrio e mi metto su di lui, cercando di strappargli il fucile dalle mani.
Dopo uno sforzo immane riesco nel mio intento e lo butto lontano da noi, almeno non può eliminarmi dal gioco.
Il dolore allo zigomo dal pugno appena sferratomi mi fa chiudere gli occhi e cadere con la schiena sul pavimento.
“Cosa credevi da fare?” sbraita Peter colpendomi con un calcio sul fianco e facendomi perdere il respiro per un paio di secondi.
Trattengo il lamento di dolore tra i denti , prendo coraggio e afferro il mio fucile a poco distanza di me prima di puntaglielo contro, proprio al centro del petto.
In un secondo premo il grilletto e la vernice blu  gli macchia la divisa.
Lo guardo incredula mentre lui sgrana gli occhi, forse non si aspettava questo da me.
Mi alzo da terra soddisfatta e lo guardo vittoriosa.
Ma il mio attimo dura poco, infatti la qualcosa preme sulla mia schiena, è la canna di un fucile.
Deglutisco e lentamente mi volto. Non avrei mai dovuto farlo. Eric con il suo solito sorrisetto è dietro di me.
“Avresti dovuto spararmi prima, almeno ora non mi avresti visto” sussurra appena puntandomi allo stomaco.
E così prima sapeva di essere osservato e non aveva fatto niente, forse era convinto che non gli avrei mai sparato.
Socchiudo gli occhi e cerco di pensare che questa è solo un’esercitazione e che non può farmi del male, presto tutto finirà.
Poi però ricordo le sue parole durante il nostro primo allenamento.
“Cosa farai quando sarai in pericolo?! Ti lascerai uccidere?” e allora mi muovo velocemente prendendo la sua canna del fucile puntandola verso il basso.
Cercai di fare come con Peter e rubarglielo dalle mani, ma sebbene ci misi tutta la mia forza lui era indubbiamente più potente.
Con una spinta mi stese a terra e per la seconda volta nel giro di cinque minuti mi ritrovai qualcuno addosso.
Mi blocca entrambi i polsi con una mano,  ero davvero spacciata.
Mi dimenai per liberarmi ma non riuscivo nemmeno a muovere le gambe, schiacciate sotto il suo peso.
“Almeno questa volta ti sei voluta difendere” non sapevo se prenderlo come un complimento o una presa in giro, con lui non si poteva sapere.
Mi guardò intensamente negli occhi, tanto che cercai di sfuggirgli con lo sguardo. Se lo guardavo potevo perdermi e non volevo questo.
Delle urla di vittoria si levarono più in là e non potei fare a meno di sorridere.
“Anche se avete vinto, tu sei ancora debole” mi liberò alzandosi e riafferrando il fucile mettendoselo in spalla.
Vidi Al e Chris venire verso di me ed aiutarmi ad alzarmi, entrambi felici, io un po’ di meno.
 
Il mattino seguente entro in palestra dolorante e assonnata. Siamo tornati tardi e avrò dormito si e no cinque ore.
Vedo Eric vicino alla lavagna e sembra arrabbiato, probabilmente per aver perso la scorsa notte contro Quattro.  E’ rigido nei movimenti e quando si volta verso di me sento l’aria diventare pesante, quasi da schiacciarmi.
“Domani sarà l’ultimo giorno del primo modulo” esordisce “ allineatevi!” ordina imperterrito.
“E’ di cattivo umore, oggi” mi sussurra Chris.
“E quando non lo è?” bisbiglio appena per non farmi sentire.
Ora il suo orgoglio da Intrepido sarà a pezzi, non credo sopporti la sconfitta.
“Vi batterete domani, mentre adesso e oggi pomeriggio vi allenerete. Ah e nessuno si arrenderà” è un chiaro richiamo all’episodio tra Christina e Molly. Di certo non mi arrenderò, manca poco. Sono appena sotto la linea, se oggi vinco dovrei passare.
“E’ proprio necessario?” interviene Quattro quando scruta la lavagnetta con i nomi delle coppie. Questa sua domanda non ha fatto altro che far alterare Eric.
Lo fissa in silenzio e “comando io qui, ricordi?” dice infine sostenendo lo sguardo “qui, e da ogni altra parte” lo dice così piano che a stento riesco a sentirlo.
Leggo il mio nome di fianco a quello di Drew, ex-Candido, non sarà facile batterlo, ma nemmeno impossibile.
“Ti va di allenarti con me?” mi chiede dolcemente Al alle mie spalle, sorridendomi appena.
Accetto volentieri e capisco che lui si sta trattenendo durante il combattimento, se avesse voluto mi avrebbe steso a terra in men che non si dica.
Il massimo che mi fa è schiavarmi e ridere in modo amichevole di me, infatti mi solleva sulle spalle e gira su se stesso facendomi ridacchiare. Noi stiamo solo giocando.
“Vado a prendere dell’acqua” gli dico e velocemente lasciando il ring e raggiungendo il tavolino.
“Non siamo qui a oziare” mi stringe una spalla. Ha le dita fredde, e l’occhiata che mi scocca mi fa capire che ci stava osservando sin dall’inizio. “Dovrei tenerti d’occhio” sussurra e sento la paura impossessarsi di me.
Domani è anche il giorno delle visite e sono in ansia per questo.
So per certo che Johanna sarebbe venuta a trovarmi, ma avrei preferito che ci ripensasse, vedermi in questo stato l’avrebbe solo allarmata.
Poi certo, dovevo prima passare il modulo.
 
Dopo pranzo abbiamo circa due orette di pausa e decido di andare al Pozzo per comprare qualche vestito, quelli che ho sono tutto rovinati, la vernice non viene via e tanto meno non ho il tempo per cucire quelli rotti.
Vedo in lontananza Tris ed è in gonna?! Qui qualcosa non va.
Percorro i metri che ci dividono e mi piazzo di fronte a lei, fermando la sua camminata.
“Ehi” sussurro appena, vedo nei suoi occhi un senso di disagio e dolore.
“Che cosa hai?” le domando appena poggiandole una mano sulla spalla, ma la risposta che ricevo è solo una lacrima.
 Così l’ho presa per mano e l’ho costretta a raccontarmi cosa aveva, non per curiosità, ma perché io ci tenevo a lei.
Siamo ritornate al dormitorio, oramai vuoto.
“Avevo appena finito la doccia e quando sono uscita Peter, Molly e Drew hanno cominciato ad importunarmi. Poi Peter mi ha strattonato per l’asciugamano e me l’ha strappato di dosso. E’ durato un secondo, ma quel secondo è stato il peggiore della mia vita” mi confessa con le lacrime agli occhi.
Sento la rabbia montarmi nel petto e cerco di mantenere la calma respirando a fondo. Come si può essere così vili? Non trovo la risposta.
“La pagheranno, fidati di me” una Pacifica non l’avrebbe detto mai.
 
Rieccomi! :)
Inizio subito con il ringraziare chi segue e recensisce la mia storia, spero continui a interessarvi. Ho già scritto altri capitoli e non vedo l’ora di pubblicarli.
Mi è piaciuto scrivere la parte dell’esercitazione perché immaginavo Eric, con il fucile in spalla sotto il chiaro di luna. Stupendo.
Comunque non voglio dilungarmi troppo. Alla prossima <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Break Free
 
Capitolo 7
 
Il giorno dell’esito finale arrivò in fretta.
Siamo già tutti radunati nella palestra, pronti a combattere.
I primi incontri sembrano annoiare sia Quattro che Eric che sono intenti a sbadigliare.
Al è contro Christina, e dopo pochi colpi il ragazzo cade a terra e non si rialza più, lo ha fatto apposta, sa che oramai è salvo.
Poi è il turno di Edward e Peter, ovviamente il mio tifo va per il biondo e spero che possa mandare il suo avversario in infermeria per giorni interi, tanto da non farlo più continuare l’allenamento.
Dopo dieci minuti buoni Peter cade a terra e l’incontro lo vince Edward, felice di vederlo sconfitto ridacchio del moro che dolorante si appoggia a una panchina.
E’ il mio turno e sono pronta a lasciar uscire la mia rabbia, guardo Tris ai piedi del ring e le sorrido.
Drew di fronte a me fa la prima mossa e carica con tutto il suo peso nella mia direzione, riesco a schiavarlo e a sferragli un pugno nello stomaco. Prima che riesca ad afferrarmi, gli scivolo vicino, coprendomi con le mani il viso.
Schivo i suoi colpi per un po’ e poi riesco a colpirlo ancora allo stomaco, si piega su se stesso e riprende fiato. Ne approfitto per lanciare un’occhiata a che mi sta intorno, sembrano increduli.
In poco tempo Drew è già su di me, digrigna i denti e con un verso di frustrazione mi colpisce di poco sotto le costole, ma questo gli costa lo sbilanciamento, così ne approfitto per darli una gomitata sul naso.
Barcolla appena e ripunta i piedi in terra, mi guarda in animalesco, ma non ho timore.
Mi ributto su di lui e riesco a farlo cadere a terra, continuo a colpirlo con dei calci sul petto. Gli sto mozzando il respiro, non riesco a fermarmi. Voglio solo fargli capire che non deve più toccare chi mi è caro. Chi se la prende con i più deboli è solo un codardo.
Sono pronta a sferrargliene un altro ma le mani di Eric si stringono intorno alle mie spalle e mi allontana da Drew. Sento la sua presa stringersi sempre di più ogni passo che fa.
Il mio avversario è ricoperto dal sangue e tossisce a fatica.
“Hai vinto” mi dice quasi orgoglioso “ basta così”.
Mi libero dalla sua presa e vado verso i miei amici, Tris è sbigottita e Chris anche. Non dicono niente, guardo Al che sembra deluso, ma mi domanda lo stesso come sto.
“Bene” dico solo, convincendo me stessa.
 
Oggi è il giorno delle visite e sento l’eccitazione invadermi, potrò vedere Johanna e provare quell’affetto che per giorni mi è mancato.
Scosto le coperte e in fretta mi vesto, c’è solo Tris vicino a me, gli altri probabilmente sono già al Pozzo.
“Ascoltate!” esordisce, poggiandosi alla ringhiera “voglio darvi qualche consiglio su oggi. Se per miracolo i vostri parenti dovessero venire a farvi visita” dice sorridendo maligno “cosa di cui dubito, è meglio che non vi mostriate troppo affezionati. Sarà tutto più facile. Qui, prendiamo molto sul serio il motto la fazione prima del sangue. Ci siamo intesi?” conclude con la sua sorta di minaccia.
Mentre esco dal dormitorio, Eric mi ferma.
“Forse ti ho sottovalutata, te la sei cavata bene ieri” lo guardo, se lui mi apprezza per quello che ho fatto, vuol dire che ho fatto la cosa sbagliata.
Non faccio altro che ringraziarlo freddamente prima di lasciarmelo alle spalle e raggiungere il Pozzo, dove già intravedo parecchie famiglie.
Vedo Will con una ragazza poco più grande di lui, forse è sua sorella Cara. Avanzo tra la folla e noto Chris anche lei con la sua famiglia.
Ma il mio pensiero fisso è quello di trovare la mia di famiglia.
Un sorriso si fa spazio sul mio viso quando vedo quegli abiti troppo colorati spiccare nel grigio, quasi corro verso di lei che allarga le braccia, pronta ad accogliermi.
La stringo con tutta la forza che ho in corpo e cerco di non piangere.
“Sophie” sussurra passandomi una mano sulla schiena, profuma di granoturco e arancia, mi manca quell’odore che ero solita a trovare dappertutto.
“Ma guardati, sei ancora più bella di prima” si complimenta allontanandosi di poco e guardandomi.
Forse non sono nelle condizioni migliori, ho visto come guardava il livido sullo zigomo.
“Come ti trovi qui? Ti sei ambientata?” mi domanda premurosa, continuando a mantenere il contatto visivo, solo così capirà se c’è qualcosa che non va.
“E’ stato difficile all’’inizio” ammetto “ma ora va meglio, ho trovato degli amici e me la sto cavando” sono fiera di me, ma ho anche quella sensazione di rimorso per aver picchiato Drew.
“Ed Eric? Si comporta bene?”
Sgranai gli occhi e boccheggiai un paio di volte prima di guardarmi intorno, non sapendo che rispondergli.
Come mai vuole saperlo? E perché mi chiede proprio di Eric?
“Io mi comporto sempre bene, Johanna” quando si parla del diavolo, spuntano le corna.
“Nel tuo modo si” lo schernisce la donna vicino a me.
“Vi conoscete?” oso chiedere con il cuore che non cessa di rallentare, so che non avrei dovuto chiedere.
“Lei è un Capofazione, proprio come me. E’ logico che ci conosciamo” replica saccente Eric inchiodandomi con lo sguardo.
Sapevo che si erano già visti, avevo già notato Eric dai Pacifici per dei controlli, ma non pensavo che si potessero parlare così apertamente.
“E Sophie sta andando bene, anche se non me lo sarei mai aspettato” continua il biondo, sorridendo appena.
Non mi aspettavo che si complimentasse, quindi dire che ero sorpresa era poco.
“Mi fa piacere, l’importante è che tu esca intera. Già quel livido non mi piace” replicò Johanna, era preoccupata. Lo sapevo.
“Tranquilla, starò bene” la rassicurai guardando Eric che ricambiò lo sguardo, ma non disse niente.
Salutò con un cenno la donna e sparì tra la folla.
“Il tempo delle visite è finito, a malincuore devo lasciarti ancora” cercai di essere forte per entrambe.
“Quando sarò Intrepida verrò a trovarti” le promisi abbracciandola.
 
Nel pomeriggio torno al dormitorio e trovo Al seduto sul letto con la testa tra le mani, sta singhiozzando.
Mi avvicino cauta e si asciuga gli occhi di fretta, non vuole farsi vedere piangere.
“Non sei andato a trovare i tuoi?” domando dolcemente prendendogli  una mano e stringerla nella mia, tentando di confortarlo.
“Non volevo che mi chiedessero come stessi andando” ammette con voce roca.
“Non stai andando male” replico sconcertata dalla sua risposta. Non è in cima alla classifica, ma non è nemmeno in fondo.
Non dice più niente e posso solo che appoggiare la testa sulla sua spalla, il silenzio può parlare fin troppo.
Passiamo dieci minuti buoni così, fermi a far niente.
Ma il momento viene interrotto da Will e Christina. Quest’ultima ha un’aria strana, sembra arrabbiata.
“Tris non c’è?” domando appena siedono vicino a noi.
“Ha fatto amicizia con gli Intrepidi” sbotta Chris infuriata.
“Ed è un male?” chiedo indagando. Ma dall’espressione corrucciata della mora capisco che la risposta è un sì. Però non capisco il perché, fare amicizia non è così strano.
Ma non oso porre altre domande, non vorrei litigare, quindi lascio scorrere.
“Dovremmo andare a vedere se hanno esposto la classifica” suggerisce poi Al.
La classifica. Me ne ero scordata.
Arrivati al Pozzo vedo Tris vicino a un tipo abbastanza alto, si stanno parlano e si sorridono.
Poi l’ex-Abnegante mi nota e mi fa cenno di raggiungerla, e così faccio. Mi avvicino e riconosco il ragazzo in questione, Uriah se non sbaglio. Era con me nella sfida a squadre.
Quattro fa la sua comparsa con la lavagna e la poggia sul piedistallo, e in un momento tutti si riversano su questa.
Non essendo particolarmente alta non riesco a vedere nessun nome. Sbuffo infastidita, dovrò aspettare che si spostino, non posso mica passare e spintonare tutti.
Tris è della mia stessa idea, quindi attendiamo che gli altri dopo aver visto il loro risultato ci lasciano passare.
Con il cuore in gola riesco a vedere i primi nomi scritti con il gesso bianco.

1. Edward
2. Peter
3. Will
4. Christina
5. Molly
6. Tris
7. Sophie
8. Al
9. Drew
10. Myra 

 
Sospiro con sollievo nel vedere che ho superato la linea, non sono in pericolo.
“Che cosa?” esclama poi Molly indispettita indicando Christina. “Io l’ho battuta in pochi secondi e lei si ritrova sopra di me?”
“Già” replica piccata la diretta interessata, ma fortunatamente interviene Quattro a placare le acque.
“Se vuoi assicurarti una posizione alta, ti suggerisco di non prendere l’abitudine di perdere contro avversari che hanno punteggi bassi” di certo i riferisce all’incontro suo contro Tris, dove quest’ultima l’ha battuta.
Allora il suo sguardo punta verso la ragazza di fianco a me “Tu me la pagherai!” sibila.
 
Faccio fatica ad addormentarmi, non si sente volare una mosca. E’ appena udibile il leggero roncare di Will.
Cerco di coprirmi il più possibile, tirando le coperte fino al mento, accovacciandomi e portando le ginocchia al petto.
Sento però dei passi leggeri e poi un urlo che mi spaventa, tanto che mi si forma la pelle d’oca.
Scendo dal letto e sento gridare di accendere la luce. E quando questa si accende mi sento come se fossi in trance.
Edward è steso a terra, con le mani sul viso. Attorno alla sua testa c’è del sangue.
Tris gli si avvicina e con orrore vedo un coltello da burro, sicuramente quello della mensa, conficcato nell’occhio del biondo.
Questo urla e si dimena. Vuole che qualcuno gli tolga quel pezzo di metallo dall’occhio, ma è rischioso. Ci vuole un medico.
Gli siamo tutti attorno, ma c’è qualcuno che non osa guardare la scena raccapricciante.
“Calmati, sono andati a chiamare aiuto” gli sussurro carezzandogli  i capelli per rassicurarlo. So che probabilmente non serve a nulla, ma cerco comunque di tranquillizzarlo.
Nel giro di due minuti arrivano Quattro ed Eric con dietro due uomini.  Quest’ultimi  si avvicinano al malcapitato e decidono di portarlo via da lì, lo sollevano senza fatica e lo posano nella barella d’emergenza.
Ho le mani sporche di sangue e tento di reprimere il conato di vomito che si fa spazio nel mio stomaco.
Mi allontano un po’, devo andare in bagno a togliermi la sensazione di terrore di dosso.
Passo vicino a Peter e lo vedo sorridere. So chi è stato, così ora potrà essere in cima alla classifica.
Raggiungo il lavello e tento in tutti i modi possibili di lavarmi le mani, con le unghie mi gratto la pelle e singhiozzo appena.
“Cosa è successo?”  mi chiede Eric che mi ha raggiunto nel bagno.
“Mi sembra logico” rispondo adirata “Peter ha fatto in modo di arrivare primo!” grido fregandomene  di poter essere sentita. Se sfrego ancora un po’ le mani si macchieranno del mio sangue.
Eric mi osserva ogni movimento che faccio con le mani e all’ennesimo sfregamento sembra innervosirsi.
“Ne hai le prove?” mi vuole sfidare, lo so. Lo guardo con la rabbia che mi stringe il cuore.
“Quindi non farete niente, suppongo” mormoro sconsolata, poggiandomi mollemente alle mattonelle fredde.
La sua risposta non arriva, quindi lo prendo come un sì.
“Già, dimenticavo” comincio quando oramai sono sulla soglia del bagno “ un Intrepido farebbe di tutto pur di raggiungere il suo scopo” è questa la triste realtà.
 
Buonasera :)
Sono già qua ahaha e spero non vi dispiaccia che io aggiorni quasi ogni giorno, ma il fatto è che questa  long l’avevo in mente già da un po’ e quindi anche alcuni capitoli erano già stati scritti.
Allora, che ve ne pare?
Da questo capitolo emerge la crudeltà di Peter e non solo. Eric. E’ sempre il solito cattivo :(
Ma anche Sophie non scherza.  Infatti riduce Drew in polvere.
Poi che dire, si vedono i primi momenti di debolezza di Al, poverino.
E vi ricordo che la figura di Johanna ha la sua importanza in questa storia, poi si capirà il perché ;)
A domani (spero) <3
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Break Free


Capitolo 8

La mattina seguente posso ancora sentire il sangue di Edward sulle mani, non ho voglia d’alzarmi dal letto, ma non posso fare altro.
Oggi inizia il secondo modulo. Quello mentale.
Non aspetto gli altri e mi dirigo da sola in mensa, devo pensare in tranquillità.
Prendo una fetta di torta al cioccolato e un bicchiere di succo, fortunatamente non fatico a trovare posto, la mensa è pressoché vuota.
Comincio a mangiare la mia fetta quando un altro piatto si poggia sotto il mio naso.
Storco le labbra quando vedo Eric seduto di fronte a me.
Non mi saluta neanche, comincia a masticare in completo silenzio la sua colazione, non so cosa voglia.
Ma la mia intenzione di starmene zitta va a monte, non riesco a sopportare il suo sguardo addosso.
“Devo sapere qualcosa?” dico prendendo un sorso di succo per dissetarmi.
“No” dice solo, facendo comparire quel suo solito sorrisetto.
“Allora cosa ci fai qui?” sbotto stringendo il vetro che ho tra le mani.
“Sono venuto a far colazione, semplice” il tono con cui lo dice mi fa solo chiudere gli occhi per calmarmi, anche se lo attaccassi non avrei speranza di vincere. Quindi devo stare buona.
“Comunque complimenti, sei riuscita a superare il primo modulo. Vedremo come va il secondo” dice pulendosi le labbra con un tovagliolo e poi incrociando le braccia al petto.
Non gli rispondo neanche, non voglio. Non dopo ieri notte, dove il suo lato menefreghista è emerso.
“Quattro farà i primi dieci, poi tocca a te” una voce si fa sentire e un ragazzo moro si ferma vicino al nostro tavolo.
“Ok, Zeke” sbuffa Eric annoiato “ ma perché devo fare io da balia a questi mocciosi?” grugnisce infastidito dalla notizia appena ricevuta.
“Hai deciso tu di fare il Capofazione, no? Quindi hai degli impegni da rispettare” mi faccio avanti, dicendo quello che penso, come farebbe una Candida “anche quello di stare dietro a dei mocciosi” sibilo a denti stretti prima di lasciare il mio posto.
Sono giunta quasi alla fine della mensa quando sento un colpo riecheggiare tra le mura. Eric ha appena tirato un pugno sul tavolo.
 
E’ da più di un’ora che me ne sto seduta nel bel mezzo di un corridoio insieme agli iniziati trasfazione e interni.
Tris è appena entrata dalla porta dove Quattro l’attendeva per il test, e di fronte a me c’è Uriah.
Lo guardo appena e lui mi sorride, magari gli Intrepidi fossero tutti simpatici come lui.
“So che questo test lo ha approvato Jeanine in persona” sento Will dire a Chris.
Jeanine, la donna a capo degli Eruditi. Colei che da anni complotta contro gli Abneganti, noi Pacifici ne eravamo al corrente.
Lei era da temere, dava la caccia ai Divergenti e io non mi spiegavo il perché, non sapevo nemmeno il motivo per cui a lei dovesse interessare così tanti distruggerli.
Aspetto ancora una mezz’oretta buona finchè Quattro non fa capolinea e mi chiama, ma contro ogni mia aspettativa lui se ne va.
Alzo gli occhi al cielo, non ero nei primi dieci. Questo vuol dire che Eric  mi sottoporrà al test. Peggio di così.
Entro nella stanza e vedo un computer e un lettino, proprio come al test della scelta.
“Ma che coincidenze!” dice sarcastico mettendosi di fronte al monitor e facendo cenno di sedermi.
Mi accomodo e aspetto che la prova inizi, prima comincia prima finisce.
Eric si avvicina con una siringa con un liquido ambrato al suo interno, deglutisco vedendolo così vicino al collo.
“Questo siero ti farà affrontare la tue paure che io potrò vedere attraverso il computer. Affrontale da vera Intrepida” spiega guardandomi appena.
“Ma non è violazione di privacy?” sussurro per smorzare la tensione, ma non funziona.
Non sorride, non il suo usuale ghigno. Solo una linea retta sulle sue labbra.
Sento l’ago bucarmi la pelle e in meno di sessanta secondo il buio mi avvolge.
 
Apro gli occhi lentamente, sono distesa in un prato dove l’erba mi solleticai piedi.
Non vedo niente all’orizzonte, ma comincio a correre verso un punto indefinito, ci sarà una fine.
Improvvisamente mi blocco alla vista di qualcosa di nero che sale sopra il mio braccio. Un ragno.
Cerco di scrollarmelo di dosso e calpestarlo. Ma appena cade a terra dal suolo spuntano tanti piccoli ragnetti che si affrettano a salire su di me.
Ricomincio a correre imperterrita fino a quando non vedo un piccolo laghetto dove con un balzo mi ci tuffo. L’acqua gelida mi mozza il respiro, ma il pro è che i ragni si sono dileguati.
Mi afferro con forza alla riva e sento delle voci nelle vicinanze. Le seguo e mi ritrovo vicino alla cupola dei Pacifici, sono i miei amici.
Tento di avvicinarmi ma qualcosa mi sbarra la strada. E’ come se ci fosse una lastra di vetro tra di noi. Batto con forza i pugni su di questa, voglio romperla ma non riesco. E’ troppo spessa.
E poi li sento, i mormorii cattivi che vengono dalle loro bocche.
“Traditrice”
“E noi che l’avevamo accolta”
“E’ figlia di due assassini”
“Ci ucciderà tutti”
No, non è vero. Come possono dire queste cose? Non farei mai del male a nessuno di loro. Io non sono come i miei genitori. Io sono diversa.
Tento di nuovo di rompere la barriera che mi impedisce di arrivare a loro, ma invano.
Alla fine decido di andarmene, a un vero Intrepido non importerà quello che pensano gli altri. E loro non cambieranno idea.
Subito lo scenario cambia e mi trovo avvolta dall’oscurità.
Eric mi guarda sereno e pian piano si avvicina a me, si inginocchia e mi prende per mano.
Mi aiuta ad alzarmi e mi fa uscire da quella stanza buia, vedo la palestra con i bersagli scorrermi di fronte.
Poi d’ un tratto lo sento spingermi nel vuoto, non lotto, mi lascio abbandonare dalle forze.
Ho paura di sfracellarmi al suolo.
 
Mi sveglio di colpo con il sudore che bagna la mia fronte.
Ho il respiro accelerato e il cuore in gola.
“E’ finita” mi rassicura Eric, è preoccupato. Glielo leggo negli occhi.
Abbandono la testa sul lettino e mi guardo intorno, la paura è ancora in circolo.
“Come sono andata?” chiedo incerta se lo voglio sapere o no.
“Dieci minuti, un tempo buono per la prima volta”  mi dice sorridendo appena.
“Era tutto così reale” sussurro  cercando di alzarmi, ma barcollo ancora un po’ e sono costretta a prendere la spalla di Eric come appoggio per non cadere.
Ritraggo subito la mano, come se mi fossi appena scottata. “Scusami” dico flebilmente per il gesto appena compiuto.
“E di cosa?” chiede guardandomi con gli occhi leggermente aperti.
“Non fa niente, io vado” e per la prima volta sono io ad andarmene.
 
Al dormitorio ci sono tutti tranne Tris, ma so che è andata dagli Eruditi per trovare suo fratello Caleb.
Mi sdraio a pancia in su e penso a come è possibile che io abbia quelle paure.
Dei ragni lo sapevo, ma le altre?
Vedo Molly raggomitolata su se stessa, il terrore la circonda.
“Ho fatto letteralmente schifo” esordisce Chris stendendosi vicino a me.
“Non dire così, è la prima volta che lo facciamo” la rassicuro continuando a guardare il soffitto.
“Credi che se queste paure comparissero nella realtà, riusciremmo a superarle?” chiede preoccupata.
“Perché non dovremmo? Diventeremo Intrepide!” affermo decisa.
Ride appena e rimaniamo stese un altro po’.
Non so per quanto siamo state così, ma Will ci richiama per la cena e controvoglia lo seguo.
A mensa il chiasso è diminuito, probabilmente il test del secondo modulo ha scombussolato parecchio gli iniziati.
“Dopo mi accompagnate a fare un tatuaggio?”
“Come? Che ne hai fatto di Sophie?” mi scuote appena Chris, rido con lei perché è vero. Non avrei mai fatto un tatuaggio. Ma ora sono cambiata.
Mangiamo in fretta, ma noto che Al non ci segue.
“Non vieni?” gli chiedo premurosa.
“No, ho mal di testa, andrò a letto” dice continuando a giocare con la forchetta nel piatto.
In questi ultimi giorni è strano, non è più attivo.
E’ anche distaccato, non mi rivolge più i sorrisi di prima. Si sta allontanando. Ma credo sia per il test mentale, quindi decido di lasciargli il suo spazio.
 
Osservo con attenzione i vari disegni appesi al muro, indecisa chiedo consiglio ai miei accompagnatori, che sfortunatamente litigano sul decide cosa è meglio per me.
“Ho deciso” dico interrompendoli e indicando il ricalco del mio tatuaggio.
Una piccola fiamma con la scritta ‘brave’ all’interno.
 
Quella notte gli occhi stanchi non riescono più a stare aperti, Tris non è tornata e nemmeno Al, sono preoccupata per loro.
Ma la stanchezza si fa sentire e io non posso vincerla,  devo riposare. Loro saranno Intrepidi, se la caveranno.
E quando le prime luci del dormitorio si illuminano io sono già seduta e guardo il letto di Tris, è completamente intatto. Non è tornata stanotte.
Infilo velocemente gli stivali e non prendo nemmeno la felpa, devo raggiungere la mensa.
Corro attraverso i corridoi ancora vuoti e quando spalanco le porte cerco Uriah e i suoi amici con lo sguardo, magari loro sanno dove si trova la mia amica.
Poi li vedo, stanno parlando con Zeke, almeno credo. E con loro c’è pure Eric.
Ma non mi importa, ora devo sapere che fine ha fatto Tris. Temo per lei.
Mi avvicino decisa. “Sophie!” mi saluta raggiante Uriah venendomi un po’ incontro e afferrandomi per il braccio.
“Hai visto Tris?” chiedo di getto, non c’è tempo da perdere.
“E’ appena arrivata” ridacchia indicando con un cenno di capo all’entrate della mensa.
Non lo ringrazio neanche, troppo concentrata nel raggiungerla e afferrarla per le spalle.
“Dove eri finita?” strillo scrollandola, ha un occhio nero e un livido viola sullo zigomo destro.
Non parla e il suo corpo trema, cosa gli hanno fatto?
“Ti va di parlarne?” ritento gentilmente senza farmi prendere dall’agitazione.
“Stavano cercando di buttarmi dallo strapiombo, volevano uccidermi” sussurra tenendo gli occhi rivolti al pavimento.
Sento lo sguardo di Eric addosso, non ho bisogno di voltarmi per averne conferma.
“Chi?” chiedo esitando un attimo, non sono sicura di volerlo sapere, ho un brutto presentimento.
“Peter, Drew e. .” comincia scossa dai singhiozzi “e?” la incito a continuare sentendo la delusione crescermi nel petto.
“Al” basta quel nome a farmi sedere sulla panca, le mie gambe sono deboli e le parole non escono.
Vedo Uriah avvicinarsi con Marlene timorosi, forse non sanno se venire o no.
Ma in quel momento Al fa il suo ingresso a mensa e si affretta a raggiungerci, è senza fiato e la sua faccia è gonfia.
“Tris, posso parlarti?” domanda agitando le mani in cerca di appiglio. Si avvicina sempre di più alla mia amica.
“Io non volevo, non ho mai pensato di…” cerca di fare un discorso logico, ma non gli riesce, sa che ha sbagliato.
“Stammi lontano” gli intima calma Tris “non avvicinarti mai più a me” dice piano, quasi sottovoce.
“Se lo fai giuro che ti uccido. Sei solo un vigliacco” urla poi  in preda alla rabbia attirando l’attenzione  dei presenti su di noi.
Al indietreggia un attimo e cerca delle scuse, poi si volta verso di me e mi guarda con la disperazione negli occhi. Vuole aiuto.
Sono troppo scossa per poter dire qualcosa, deglutisco a fatica e muovo qualche passo indietro.
Avrebbe potuto prendere di mira me, chi lo sa.
Scuto la testa quando lui se ne va via correndo.
Mi siedo accanto a Tris e nessuno delle due parla.
 
Ho pianto silenziosamente tutta la notte, non ho parlato con nessuno e mi sono rifugiata nel letto.
Ripenso a Johanna, lei si che avrebbe saputo darmi un consiglio su come affrontare questa situazione.
Perdonare o no? Era questo il mio problema.
Il perdono non è da Intrepidi, mi ripeto affondando la faccia nel cuscino.
In lontananza provengono delle urla, ma non gli do importanza, voglio solo starmene sdraiata per il resto della giornata. Avvero dei passi avvicinarsi.
“Si tratta di Al” Will mi scuto leggermente, sa che sono sveglia.
E’ mattina presto e mi domando cosa potrebbe essere successo, ma decido di non volerlo sapere.
Almeno fino a quando qualcuno non grida un “è morto!”.
Balzo giù dal letto e sorpasso Will, raggiungo velocemente la fonte di rumore e mi blocco quando vedo diversi Intrepidi attorno allo strapiombo.
Due tirano una fune e sembra che la cosa che stanno tirando su sia pesante.
Alcuni invece si parlano sottovoce, lanciando di tanto in tanto uno sguardo al gruppo di iniziati.
Mi avvicino piano  allo strapiombo e quando il suo corpo viene poggiato sul pavimento roccioso sento mancarmi il respiro.
Quattro mi si para davanti impedendomi il passaggio.
Ma riesco comunque a sottrarmi al suo tocco e raggiungo il corpo senza vita di Al.
Gli accarezzo una guancia. E’ freddo e l’acqua lo ha fatto diventare bluastro.
Gli chiudo gli occhi castani con una mano delicatamente. Ho paura che senta male.
“Portatelo via da qua” ordina Eric avvicinandosi e restando come sempre impassibile.
“No!” urlo lasciando il via libera alle lacrime mentre cercano di portarmelo via, lo stringo a me bagnandomi la maglietta.
“Si sveglierà!” mormoro carezzandogli i capelli e sorridendo appena “sta solo facendo finta”.
Sento tirarmi dalle spalle, Uriah ha gli occhi vuoti e mi aiuta ad alzarmi.
Mi giro e vedo Chris in ginocchio con Will che l’abbraccia. Tris è in piedi con gli occhi spalancati, sta provando quello che sto provando io. Rimorso.
Mi aggrappo al braccio di Uriah e lancio un urlo straziante quando portano un sacco nero per Al. Ma il mio amico è troppo grosso, non ci entrerà. E a lui non piacciono gli spazi chiusi.
Lo sollevano e lo poggiano al suo interno, tirano la cerniera come meglio possono. L’avevo detto io che Al non andava bene per quel misero sacchetto.
“Io vado con lui” dico a Uriah cercando di seguire i due Intrepidi.
“Sophie” mi richiama tristemente il moro “non puoi andare con loro”. Mi tira leggermente per la maglia.
“Certo che posso” dico con voce rauca “Vero Eric?” lo interpello guardandolo con le lacrime agli occhi, mi darà il consenso.
Lui non muove ciglio e mi guarda non più con indifferenza, ma con compassione.
“Ha bisogno di me!” strillo liberandomi dalla presa di Uriah.
Mi avvicino al Capofazione e gli urlo contro “Dammi il permesso di andare con lui! E’ mio amico!”.
Non dice niente ma continua a guardarmi, gli afferro le braccia e le stringo appena. Per un attimo lo abbraccio e lo sento irrigidirsi al mio tocco. Ma non ricambia, probabilmente prova solo disgusto.
“Ti prego” lo supplico inginocchiandomi lasciando che i capelli mi ricoprano la faccia.
Ma lo vedo, fa un cenno agli altri due di andare.
Si abbassa alla mia altezza, ‘dammi il consenso’ penso.
“Non puoi fare niente” mi sussurra guardandomi dritto negli occhi lucidi.
 
 
Rieccomi! :)
Allora, in questo capitolo iniziano le prove nelle simulazioni e cominciamo a capire qualcosa di più su Sophie. E capiamo qualcosina anche su Eric.
E mi spiace tanto per Al,  ma ho dovuto farlo morire. . Mi si è stretto il cuore. Mentre scrivevo la parte mi venivano in mente le scene del film. Tristezza.
E spero di non farvi odiare Eric nell’ultima parte ahaha, ma non sarebbe lui se non fosse così malvagio.
Alla prossima <3

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Break Free
 
Capitolo 9
 
Pettino accuratamente i capelli che ora mi arrivano sotto le spalle, mi sono incantata troppe volte guardandomi allo specchio.
Vedo due occhi verdi contornati da occhiaie profonde, il naso rosso per via dei troppi fazzoletti usati e le labbra screpolate. Non ho la forza di stare in piedi e cerco costantemente un appiglio dove poggiarmi.
Chris mi richiama e a braccetto ci dirigiamo alla base del Pozzo, dove la gente che non molto tempo prima era sparsa confusionariamente ora è vicino alla ringhiera.
L’odore di alcool è presente in grandi quantità nell’aria.
I ragazzi davanti a me si spostano barcollando e alcuni cadono rovinosamente a terra ridendo, ma non dico niente.
Trovo Will, Uriah e Tris in mezzo agli iniziati. Tris è più pallida del solito, Uriah mi offre una bottiglia, ma io scuto la testa.
“Silenzio tutti quanti!” grida Eric.
Il rumore di un gong si espande tra le mura del Pozzo richiamando il silenzio e l’attenzione.
“Grazie” continua Eric. “Come sapete, siamo qui perché la scorsa notte Albert, un iniziato, si è gettato nello strapiombo”.
Il silenzio ora  è padrone, l’unico rumore è lo scorrere dell’acqua sulle rocce.
“Non sappiamo perché” dice Eric “e sarebbe facile piangere la sua perdita, stasera. Ma noi non abbiamo scelto una vita facile quando siamo diventati Intrepidi. E la verità è…” Eric sorride.  Il suo sorriso non è genuino. “La verità è che Albert ora sta esplorando un luogo ignoto, incerto. E’ saltato nell’acqua impetuosa per raggiungerlo. Chi tra noi è così coraggioso da avventurarsi in quella oscurità senza sapere che cosa nasconde? Albert non era ancora un membro effettivo, ma possiamo essere sicuri che sarebbe stato uno dei più coraggiosi!”.
Grida e applausi si levano dalla folla. Le acclamazioni man mano si alzano.
Christina prende la bottiglia di Uriah e beve. Will le cinge le spalle con le braccia e la stringe a sé.
“Noi lo celebriamo ora e lo ricorderemo sempre!” grida Eric. Qualcuno gli passa una bottiglia e lui la solleva.
“Ad Albert il coraggioso!”
“Ad Albert!” strepita la folla. Ripetono il suo nome all’infinito e io sento le orecchi esplodermi.
Mi giro, incapace di sopportare oltre.
“Guardale” squittisce Molly appena mi volto “ piangono come delle pappamolle” grugnisce picchiando dentro a Peter.
“Una Rigida e una Pacifica non possono fare altro” risponde quest’ultimo .
Dovrei ignorarli, dovrei fregarmene di quello che pensano.
Ma le loro risate mi  infastidiscono e fanno aumentare il fuoco dentro di me.
Mi volto e il mio pugno finisce contro la mascella di Molly , le nocche mi bruciano a contatto con la sua pelle.
Ma dopo la sorpasso, me ne vado da quel posto. Afferro la prima bottiglia che trovo su un tavolo e scappo.
Corro tra gli Intrepidi, non so dove andrò ma devo trovare un posto tranquillo.
Le lacrime cominciano a scendere di nuovo, non posso più contenerle.
Mi appoggio a una parete rocciosa e mi lascio scivolare su di essa. I brividi di freddo mi attraversano la spina dorsale facendomi rabbrividire.
“Sophie”.
Mi volto, trasalendo. Eric è di fronte a me.
“Che cosa ci fai qui?” chiedo “ Non dovresti essere nel Pozzo a rendere omaggio?” lo dico in modo cattivo di proposito.
“E tu?” dice lui. Fa pochi passi verso di me e vedo i suoi occhi brillare.
“Al non è stato coraggioso” sussurro portandomi alla bocca l’alcool che scendendo in gola me la brucia.
Eric non dice niente, incrocia solo le braccia al petto, aspettando che io continui.
“E’ ridicolo. Sarebbe stato più coraggioso se avesse riconosciuto la sua debolezza e se ne fosse andato dagli Intrepidi, infischiandosene della vergogna!” quasi urlo e fatico a dirlo senza singhiozzare.
“E’ stato l’orgoglio che ha ucciso il mio amico, è un difetto che hanno tutti gli Intrepidi” dico lasciando che altro alcool venga inghiottito.
“Il coraggio qui è questo” dichiara Eric facendo incontrare i nostri sguardi, e li non resisto più.
Mi alzo di scatto e mi piazzo di fronte a lui. “ Al era depresso e un vigliacco quando ha cercato di buttare Tris nello strapiombo! Sono queste le cose coraggiose?” lo sfido avvicinandomi così tanto che posso sentire il suo respiro addosso.
“Cosa vuoi che faccia? Che lo condanni? E’ già morto” mi provoca facendomi solo sentire piccola.
“Lui non era un eroe, tra i Pacifici questo non sarebbe mai successo!” grido “ niente di tutto questo! Questo posto lo ha stravolto, l’ha rovinato, e non me ne frega niente se mi consideri debole!” ammetto.
Gli occhi di Eric si spostano sopra la mia testa prima di afferrarmi e condurmi in un corridoio a me sconosciuto.
Mi sta facendo male ma non sono abbastanza forte per liberarmi dalla sua presa ferrea.
Mi spinge dentro a una stanza e si richiude la porta alle spalle provocando un tonfo.
“Se l’avessi aiutato ora non sarebbe in una bara” mormoro stancamente nel centro della stanza.
“Non devi nemmeno dirlo né pensarlo!” mi sbraita contro Eric scuotendomi dalle spalle.
“Ho pensato più a me stessa e non ai miei amici! Non sono un’Intrepida e nemmeno una Pacifica!” quasi urlo accasciandomi al suo petto muscoloso.
“Ha fatto la sua scelta e tu non potevi sapere quale sarebbe stata” mi rassicura Eric stringendomi a se, portando le mani sui miei fianchi.
Posso vedere i buchi dei suoi piercing dalla troppa vicinanza.
Rimango incantata a guardarlo mentre mi scosta un ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Avrei dovuto perdonarlo”
“Ora riposa, domani è un nuovo giorno” sussurra conducendomi al letto e facendomi stendere.
L’alcool e la tristezza mi colgono debole e mi fanno cadere in un sonno profondo.
 
La testa mi pulsa ed è come se mi avessero tirato parecchi pugni sul volto.
Apro lentamente gli occhi e mi guardo in giro, non so dove sono, ma ricordo che è stato Eric a portarmi qui la scorsa notte.
Ma di  lui nessuna traccia, decido quindi di andarmene, non voglio finire nei guai.
Percorro velocemente i corridoi e fortunatamente trovo la mensa, dove Will e Christina sono seduti a colazione.
“Ehi” li saluto debolmente. Non fanno domande, sanno che avevo bisogno di stare sola.
Mi giro a destra e sinistra per vedere se trovo Eric, devo per lo meno ringraziarlo.
Non mangio niente e non ha senso stare qui tutta la mattinata.
“Vado a fare un giro” li avverto alzandomi.
Decido di andare alla fontanella di ieri, non passa mai nessuno di li.
Ma mi fermo quando sento delle voci, cerco di capire cosa dicono avvicinandomi di soppiatto.
“Finora non abbiamo riscontrato nessun segno”. La voce di Eric. Di cosa stanno parlando?
“Non potresti averne trovati molti comunque” risponde qualcuno. Una voce femminile, fredda e già sentita.
“Durante l’addestramento ai combattimenti non emerge niente. E’ dalle simulazioni, invece, che si possono identificare i ribelli Divergenti, se ce ne sono. Dobbiamo esaminare le registrazioni più volte per esserne sicuri”.
Stanno cercando di nuovo i Divergenti, mi sporgo ancora un po’. Voglio vedere chi è la donna.
“Non dimenticarti il motivo per cui ho chiesto a Max di nominare te” sta dicendo. “La tua prima priorità è sempre scovarli. Sempre.”
“Non me ne dimenticherò” dice Eric a lei. Jeanine. Dovevo sospettarlo.
“E quando li trovi, uccidili.” Ordina per poi voltarsi.
Allora è lei la responsabile della posizione di Eric, è lei che muove le fila anche qui.
 
Sto ritornando nel dormitorio quando vedo Tris discutere con Quattro, quei due si erano avvicinati parecchio.
Faccio finta di non averli visti per non sembrare una curiosona, ma dalla bocca di Quattro una frase mi blocca nel bel mezzo del corridoio.
“Sei una Divergente! Ti uccideranno” si sta indubbiamente riferendo a Tris.
Poi sembrano accorgersi della mia presenza, sbiancano e si guardano un attimo negli occhi sul da farsi.
“Non dirò niente, ti aiuterò a uscire viva da qui Tris” le prometto avvicinandomi a lei e porgendole la mano.
“Rischieresti la vita?” domanda sbigottita.
“Ho già perso un amico, non ne perderò un altro” dico decisa. Tris non è pericolosa.
Scocco un’occhiata a Quattro e lo vedo annuire.
“Prima Eric ne parlava con Jeanine” continuo poi.
“Dobbiamo scoprire cosa hanno in mente” afferma Quattro guardandoci “ ma non so come” sospira affranto.
“Io sì”
 
Vedo il Capofazione vicino allo strapiombo solo, sta guardando l’acqua battere sulla roccia, ma si volta appena mi sente dietro di lui.
Mi scruta tentando di capire se voglio parlare con lui o se sto solamente passando di li.
“Volevo ringraziarti per ieri” dico sorridendogli.
“Non ho fatto niente” risponde distaccato non togliendomi gli occhi di dosso.
Mi appoggio alla ringhiera guardando il vuoto. 
“Avrà sofferto?” sa a chi mi riferisco.
“Non lo so”
“Quanti corpi ha ospitato questo posto?” continuo sporgendomi sempre più.
“Tanti” dice allungando la mano e prendendomi per il polso “e ora potrebbe ospitarne un altro se ti sporgi ancora un po’” mi schernisce tirandomi indietro.
Rimaniamo in silenzio per diversi minuti, ma devo farmi coraggio e chiederglielo.
“Come faccio a migliorare nel secondo modulo?”
“E secondo te perché dovrei dirtelo?” grugnisce incuriosito voltandosi completamente verso di me.
“Perché non dovresti?” gli rispondo sfacciatamente assottigliando gli occhi e accennando un sorriso.
Scuote impercettibilmente la testa e sospira appena. “Così però goderesti di favoritismo” mi informa ridacchiando.
“Io voglio solo allenarmi con te, come prima” ribatto sincera, lasciandolo sorpreso.
 
 
 
 
Buonaseraaaa :)
Allora che dire, questo capitolo mi è piaciuto davvero tanto scriverlo. Cominciano ad emergere i primi segni di avvicinamento tra i due :) Poi ora si alleneranno insieme di nuovo!
E colpo di scena, Sophie d’ora in poi correrà il rischio di aiutare una Divergente.
Non ho molto da dire, quindi lascio a voi ;)
Spero continui a piacervi, alla prossima <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Break Free

Capitolo 10
 
Sono diversi giorni che ritorno nel mio scenario di paure e queste sono aumentate.
Sto facendo disperare Eric che per non so quale motivo ha deciso di seguirmi in questo percorso, mi da consigli sul come superarle, ma la paura è sempre troppa.
Il mio tempo non migliora di molto e sono parecchio sconsolata.
Oggi andrà come le altre volte, ci posso scommettere.
“Sei pronta?” mi domanda Eric preparando il siero.
“Non lo so, non riesco ad affrontarle” ammetto sospirando di rabbia.
“Per questa volta entro anche io con te, se me lo permetti” propone avvicinandosi.
Mi irrigidisco, Eric dovrà essere ancora più partecipe alla mia debolezza?
Però pensandoci bene, lui può aiutarmi se l’ho vicino.
“Ok, te lo concedo” ridacchio nervosamente mentre lui si avvicina sollevando di poco il labbro per sorridere.
“Alzati, altrimenti ti schiaccio, minuta come sei” mi prende in giro facendomi spostare cosicché si possa sedere sulla poltrona e prendermi sulle ginocchia.
Arrossisco per questo insignificante contatto, mi sento una sciocca.
Poi sento l’ago entrarmi nel collo e il siero percorrere le mie vene.
Mi appoggio con la testa sulla spalla di Eric e lascio che il buoi ci avvolga.
 
Sono di nuovo stesa a terra e so che da li a poco arriveranno quegli stupidi ragni, mi guardo intorno e vedo Eric poco lontano da me.
Mi avvicino e insieme cominciamo a camminare.
“La prima paura l’hai già superata” dice quando vede i soliti puntini neri arrampicarsi sulle gambe.
Ci tuffiamo in acqua ed emergiamo poi vicino al lago dove hanno sede i Pacifici.
Delle note di una chitarra fluttuano nell’aria così come i soliti mormorii.
Ma questa volta non c’è la lastra di vetro che mi impedisce il passaggio, così avanzo con Eric al mio fianco e raggiungiamo il piccolo gruppetto che a cerchio sta spettegolando di  me.
“Ma guardala, l’assassina” mi accusa uno puntandomi il dito contro.
“Non è vero” mi difendo mantenendo la testa alta. Scocco un’ occhiata a Eric, ma rimane impassibile. Forse non ha sentito.
 Ma so che il peggio deve ancora arrivare.
“Avresti dovuto perdonare Albert, solo così ora potrebbe essere vivo!” mi urla un’altra guardandomi furiosa.
Faccio due passi indietro sconcertata da quell’accusa, ma sbatto contro il petto di Eric che con una mano mi incita a non ascoltarli ed avanzare.
“Ora giri pure con lui!” mi gridano arrabbiati, ma li vedo solo sfuocati ora. Mi sto allontanando dalle loro accuse inutili.
D’un tratto ci ritroviamo dagli Intrepidi e su una sedia è legata una ragazza, un Abnegante.
La pistola nella mia mano mi sembra così pesante.  La stringo con forza e la punto vero la fronte della vittima.
“Avanti, sparale” mi ordina Eric affiancandomi e incrociando le mani dietro la schiena. Non ne rimarrà impressionato, è abituato a vedere persone morte.
Tremo e l’indice non ne vuole sapere di premere il grilletto, ma non ho scelta. Lei potrebbe essere una minaccia e io devo superare la mia paura.
Premo e la pallottola colpisce la fronte della ragazza oramai riversa a terra.
Una piccola goccia di sudore bagna la mia fronte. Avevo sparato.
Dalla parte poi si apre un varco dove vengo risucchiata con forza. So dove mi porterà.
Lo studio di Johanna è sempre stato in ordine e ogni cosa era sistemata in modo minuzioso.
Lei è seduta dietro la sua scrivania, sta scrivendo, probabilmente è la lista dei raccolti del mese.
Non sorride ma non sembra nemmeno triste, è in una via di mezzo.
Poi dalla finestra li vedo, arrivano gli Intrepidi e senza il permesso salgono le scale in legno e le mettono in mano un pezzo di carta con le scritte in rosso.
E’ il certificato della mia morte.
Johanna si tiene la testa con una mano e comincia a ribaltare tutto quello che trova sul suo cammino.
“Accetta la tua morte, solo così la supererai” mi dice Eric guardandomi.
“Io l’accetto, c’è una fine per tutti” ripeto ad alta voce, convincendomi.
Lo scenario cambia e so che l’ultima è la paura peggiore.
“Non sono realmente io” sento sussurrare alla mia destra “io non ti farei mai del male” Eric è sparito.
Giro su me stessa ma poi lo vedo, si sta avvicinando, a passo deciso .
Mi prende per mano e lentamente mi carezza una guancia. E’ così dolce nei suoi movimenti, si avvicina poco a poco. Le nostre labbra sono vicinissime.
Ma i suoi occhi dapprima azzurri diventano scuri e con una ferocia inaudita comincia a strattonarmi e a condurmi allo strapiombo.
“Lasciami” urlo dimenandomi e cercando di opporgli resistenza.
Siamo quasi vicini al vuoto e mi ricordo che devo agire come solo un’ Intrepida farebbe.
Gli sferro un calcio al ginocchio facendolo gemere dal dolore. Vicino a me c’è una sbarra di metallo, l’afferro e con tutta la forza colpisco Eric.
Il sangue gli sgorga dal viso e con una spinta lo spingo nello strapiombo.
 
Appena l’effetto della simulazione finisce gli occhi mi si spalancano.
Eric sotto di me non è naturalmente scosso e come lo guardo mi sorride appena.
Mi alzo lentamente e cerco di sistemarmi i capelli sfuggiti alla coda di cavallo. “C’è l’ho fatta?” domando ansiosa di sapere la risposta.
“Si, sette minuti” dichiara Eric guardando il monitor.
Sospiro sollevata, posso farcela. “Grazie, ancora” dico avvicinandomi a lui.
“Non credevo avessi così tanta paura di me” sembra deluso quando pronuncia quella frase.
“Ora non ne ho più” e sono sincera. So che non mi farebbe mai del male.
“Però faresti bene ad averne, qui il cattivo sono io” un tempo sarebbe stato orgoglioso a dirlo, ma adesso non lo è più. Lo vedo come mi guarda dispiaciuto.
Allungo una mano verso il suo braccio per richiamarlo, ma lui si ritrae, come scottato.
“C’è qualcosa che non va?” ha cambiato di nuovo umore.
“Ho da fare, non ti servirà più il mio aiuto dato che hai raggiunto il tuo obbiettivo” sputa cattivo guardandomi altezzoso.
“Ma che stai dicendo?” sbotto arrabbiata.
“Buona fortuna per il test finale” ruggisce inviperito andandosene sbattendo la porta.
 
“Le polpette oggi fanno venire solo la nausea” afferma Christina masticandone una.
Guardo Tris di fronte a me, è pensierosa. Ma come non potrebbe esserlo? La stanno cercando e se la trovano farà la stessa fine di Al.
“Ragazze!” Uriah ci si avvicina tutto sorridente, ha sicuramente qualcosa da dirci.
“Allora, che ne dite se stasera andiamo tutti al Pozzo? Ho  sentito da mio fratello Zeke che ci sarà la musica” esclama tutto contento.
Un po’ di musica non mi nuocerà di certo.
E così verso le nove ci ritroviamo nel centro di una massa di Intrepidi che balla e beve.
“Io vado a prendere qualcosa da bere” annuncio a Will vicino a me.
“Vengo con te se non ti dispiace” mi stupisco sentirla parlare con me.
Lynn si fa strada e io dietro cerco di non farmi schiacciare come un moscerino.
Riusciamo a raggiungere il piccolo banchetto dove c’è una quantità illimitata di bevande, ma stasera prenderò della semplice acqua. Mi è bastato quel poco alcool ingerito al funerale di Al per farmi stare male.
“E’ così sexy” sento dire alle mia spalle da una tinta di viola.
“Peccato che sia così concentrato sul suo ruolo da Capofazione” confessa l’altra dai capelli scuri.
Non ci vuole tanto per capire a chi si riferissero. Infatti il loro sguardo è puntato su Eric, a pochi metri da noi.
Faccio finta di non averle sentite e afferro la bottiglietta d’acqua stappandola.
“O magari ha paura dell’amore” ridacchia Lynn facendomi sobbalzare.
“Come?”
“Hai capito no? Eric. Per me non sa cosa voglia dire voler bene a una persona" ripete fermamente.
“E cosa te lo fa pensare?” indago cercando di capirci di più.
“Lo hanno sempre evitato tutti per il suo caratteraccio, non è abituato ad avere un rapporto sano con qualcuno” spiega come se la cosa fosse ovvia.
Non faccio altre domande.  Mi sento solo dispiaciuta per lui e la tristezza mi pervade ancora una volta.
 
Sono ormai le due di notte quando io gli altri ci avviamo per ritornare al dormitorio, abbiamo fatto tardi, dimenticandoci dello scorrere del tempo.
Rimango un attimo indietro solo per poter vedere se Eric è nelle vicinanze.
E guarda caso è in compagnia delle due ragazze di prima, sembra si stia divertendo.
Ride e getta la testa all’indietro, deve perfino aggrapparsi alla ringhiera per stare in piedi. Avrà sicuramente bevuto.
“Sophie!” inaspettatamente mi chiama e non so bene cosa fare, lancio una rapida occhiata agli altri che sembrano non essersi accorti di avermi lasciata indietro.
“Vieni qui!” mi richiama, anzi, mi ordina.
“Che cosa stai facendo?” gli domando incrociando le braccia al petto. Prima sembra su tutte le furie con me e poi mi rivolge ancora la parola.
“Mi diverto un po’ con i miei amici, unisciti a noi” mi propone, e inevitabilmente gli sguardi dei suoi ‘amici’ sono su di me. E a mio parere sono troppo sorpresi.
C’è qualcosa di inquietante vederlo in questo stato. Non sono sicura che mi piaccia.
“Ragazzi” comincia alzando un po’ la voce “ lei è Sophie” mi presenta ridacchiando. Temo sia una presa in giro.
Li saluto con un cenno di mano e dopo che ricambiano mi rivolgo il più calma possibile ad Eric.
“Dovrei parlarti, ma in questo stato non credo sia una buona idea” affermo seria.
Mi volto e mi incammino veloce, ma li sento i suoi passi pesanti che mi seguono.
Svolto l’angolo e lui prontamente mi ferma afferrandomi per un braccio, spingendomi contro la parete.
“Quale è il tuo problema?” cerco di sembrare minacciosa, cosa che mi riesce male dato che il suo sorrisetto mi fa capire che non potrei mai intimorirlo.
Per un attimo i suoi occhi indugiano nei miei, in silenzio, poi mi tocca il viso e si avvicina.
Mi sfiora le labbra con le sue. In quel momento non sento più niente.
Lui sorride e preme la bocca sulla mia. Si muove lentamente risultando dolce.
All’inizio sento l’insicurezza farsi spazio in me, sono tesa e non so come comportarmi. Così quando si scosta temo di aver sbagliato qualcosa.
Ma poi mi circonda il viso con le mani, che sono fredde e grandi, e mi bacia di nuovo, con più fermezza.
Io porto solo le mie mani sulle sue spalle, sfiorandogli di tanto in tanto i capelli corti e il collo.
 
 
Finalmente sono tornataaa :)
Che ve pare di questo capitolo? ;)
Se Eric all’inizio sembrasse spaventato da quello che può provare per la piccola Pacifica, alla fine non resiste.
Sophie supera le sue paure e capisce che Eric è ‘innocuo’. Si, ma solo con lei :’)
Grazie a chi lascerà un commento! Alla prossima <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Break Free



Capitolo 11


La mattina seguente mi sento allegra e leggera. Cerco di mascherare l’enorme sorriso che mi si dipinge in viso ogni secondo, ma inutilmente. Allora smetto di provarci. Lascio che i capelli siano liberi dalla solita coda e indosso una semplice canotta nera.
“Oggi sei più strana del solito” mi punzecchia Tris mentre ci dirigiamo in mensa per la colazione.
“Be’ sai, oggi è una giornata magnifica”
Mi guarda con le sopracciglia corrugate, come per ricordarmi che qui la vita non è il massimo.
“Lascia che si perda un po’ nei suoi pensieri pieni di fiorellini e cuoricini” interviene Chris. “Non credo capiterà più”.
La schiaffeggio leggermente sul braccio e prendo posto a uno dei tanti tavoli. Vicino a me siede già Will e di fronte Uriah.
Afferro un biscotto e comincio a mangiucchiarlo con un po’ troppo entusiasmo. Potrei sembrare una pazza.
Poi lui entra. I suoi piercing brillano sotto la luce al neon, i capelli tirati all’insù e la solita impassibilità sul volto.
Vorrei tanto alzare la mano per salutarlo, magari si siede accanto a me. Sorrido già al pensiero.
Ma lui non mi degna neanche di uno sguardo, continua a camminare dritto fino al tavolo dove siede Max. Gli fa un cenno di saluto e poi si siede.
Ora non riesco più a sorridere.
“Vedi, ora è già triste” ridacchia Chris mordendo il suo toast al burro.
Cosa mi potevo aspettare. Anche se mi ha baciata non significa che cambi qualcosa. Magari si è pentito. O magari ero troppo ubriaco e non si ricorda nemmeno.
“Comunque oggi si esce in ricognizione” esulta Uriah con la bocca piena.
“Che cosa?” domando per saperne di più.
“Ma dove hai la testa?” mi punzecchia. “Andremo dove abbiamo fatto l’esercitazione la prima volta per vedere se c’è qualcosa di sospetto. Anche se mandando noi iniziati vuol dire che il minimo che potremmo trovare è un Escluso” borbotta poi deluso.
 
E’ molto che non esco. Stringo la giacca intorno alle mie spalle, il vento che entra nel vagone mi fa rabbrividire.
Raggiungiamo in poco tempo il Luna Park abbandonato e con un balzo tocco a terra.
“Venite qui” Quattro ci richiama tutti intorno a lui, cominciando a spiegare che si procederà a coppie e si andrà a vedere se c’è qualcosa di insolito.
“Chris e Will” “Uriah e Marlene” “Peter e Molly” continua così per circa due minuti quando mi accorgo che rimaniamo io e Tris. Menomale che non sono capitata con Drew, l’avrei picchiato ancora altrimenti.
“Io andrò con Tris” dice poi Quattro facendomi rimanere di sasso.
“Ma io sono sola!” protesto incrociando le braccia al petto. Non è giusto.
“Perché sola? Sarai in coppia con me” afferma una voce alle mie spalle “Non sei felice?” domanda Eric.
“Buona fortuna” mi sussurra Christina sorpassandomi.
Mi volto ed Eric si è già incamminato, non ha avuto nemmeno la decenza di aspettarmi.
Lo rincorro e una volta al suo fianco decido di non parlargli. E’ lui che dovrebbe dire qualcosa, dopo quello che è accaduto ieri notte.
Arriviamo in una specie di piazzale dove gli edifici che ci circondano stanno cadendo a pezzi. La desolazione regna sovrana.
“Sei più silenziosa del solito” constata volgendo i suoi occhi cristallini su di me.
“Sei più perspicace del solito” ribatto sarcastica sfidandolo.
“Qualcuno qui è di cattivo umore” ridacchia facendomi saltare i nervi.
“Qualcuno fa finta che io non esista!” esplodo piazzandomi di fronte a lui “ e non saluta nemmeno” concludo imbronciandomi.
In meno di un secondo mi ritrovo le sue labbra sulle mie nel giro di poche ore per la seconda volta.
L’arrabbiatura con lui mi passa velocemente, non riesco a resistergli.
“Così va meglio?” domanda poggiando la fronte sulla mia e carezzandomi la guancia con delicatezza.
Arrossisco vistosamente e annuisco impercettibilmente.
Riprende a camminare e si avvicina a una delle casette, aprendo piano la porta e guardandovi all’interno. Fa cosi per le altre tre case, quando mi decido di aiutarlo.
“Cosa stiamo cercando esattamente?” chiedo innocentemente picchiettandogli debolmente il dito sulla spalla.
“I Divergenti” mi ghiaccio sul posto. Non lo ha detto veramente. “Sto scherzando” ride poi circondandomi con il braccio le spalle.
“Perché dovresti cercarli?” indago continuando a mantenere il suo passo deciso.
“Perché rappresentano una minaccia” lo dice sicuro di sé “ ma non preoccuparti, non ti possono fare nulla”.
Non dico niente, devo scoprire di più su questa faccenda. Ma non adesso.
Un urlo dietro di noi ci fa staccare bruscamente, tanto che rischio di cadere.
Un Escluso ci si avvicina minaccioso con un pezzo di legno in mano, ha i capelli grigi e la barba incolta.
I suoi vestiti sono degli stracci e probabilmente soffre la fame data la sua magrezza.
“Sei morto” sibila Eric estraendo dalla fodera la pistola e puntandogliela contro.
L’Escluso sobbalza, non si aspettava che Eric passasse subito all’attacco.
“Non puoi ucciderlo” gli dico cercando di mantenere la calma “intimidiscilo e andiamocene” suggerisco tirandolo per la giacca.
Sembra contrariato alla mia idea, continua a tenere la pistola alta, ho paura di vedere un altro cadavere.
“Vattene o ti sparo” grugnisce parandosi  davanti a me “e io non scherzo mai” aggiunge fiero.
Prego affinchè l’Escluso se ne vada, so per certo che se non lo fa si ritroverà con un foro in piena fronte.
Fortunatamente quest’ultimo gli da retta e si dilegua.
Tiro un sospiro di sollievo. “Bene, ora seguimi” ordina rimettendo la pistola al suo posto.
Ritorniamo sui nostri passi e vorrei tanto sapere qualcosa su di lui, ma ho paura di essere invadente. D’altronde Eric non sembra disposto a spifferare fatti personale, è riservato.
“Come era la vita dei Pacifici prima di arrivare qui?” è lui a iniziare una sorta di dialogo.
“Non era male” ammetto “ la violenza non esiste e ti puoi sentire protetto in ogni momento”.
“Perché negli Intrepidi non ti senti protetta?” indaga alzando un sopracciglio, cosa che mi fa ridacchiare.
“Ma se durante l’iniziazione mi hai quasi colpito con un coltello!” esclamo facendogli sgranare gli occhi, forse non se lo aspettava.
Più volte avevo rischiato di perdere la vita, avevo sentito che anche nelle simulazioni qualcuno era morto per la troppa paura. Il loro cuore non aveva resistito a tanto.
“Fa tutto parte di un piano, è così che possiamo addestrarvi” spiega infastidito, come se cercare ci buttare nello strapiombo qualcuno è solo per allenarci.
“Nei Pacifici è tutto molto più semplice” penso ad alta voce senza rendermene conto.
“Certo, li ripetete sempre ‘la felicità ti accompagni’, ridicolo” si beffeggia di me facendomi storcere il naso.
“E’ un buon augurio, essere felici non è facile” protesto guardandolo imbronciata. Essere infelici è facile, non ci si accontenta mai di niente, è per questo che cadiamo nel baratro dell’infelicità come allocchi.
“E tu sei mai stata felice?” la sua domanda mi spiazza. Lo sono mai stata?
 
I campi vanno a fuoco e il fumo mi oscura la vista. Sto correndo a perdifiato, devo trovare Tris e Quattro.
Le abitazioni degli Abneganti che sono cosi semplici stanno cadendo a pezzi, gli Intrepidi le stanno buttando giù.
Vedo dei bambini venire trascinati lontano dai loro genitori che urlano per riaverli indietro. Ma non posso fare niente.
Continuo a correre per trovare Tris ma non so dove andare, non conosco il quartiere degli Abneganti.
Dei furgoni blindati arrivano e altri soldati scendono e cominciano a puntare i fucili contro degli innocenti, ma non posso fare niente.
Cerco di non farmi vedere e raggiungere le case ancora intatte, magari è li.
“Sophie” sento una voce chiamarmi. Johanna è stesa a terra in una pozza di sangue. Non respira.
Vorrei tanto urlare ma non ci riesco. Ho la gola secca e le corde vocali non vibrano più.
La scarica di adrenalina mi fa avanzare di corsa in cerca di riparo.
Un fucile è nelle mie mani. Non ci sono proiettili di vernice all’interno. Ma dei veri proiettili.
“Ferma!” ruggisce impedendomi di passare. Eric.
I suoi occhi sono scuri e mi punta una pistola contro. “E’ giunta la tua ora” ride sparandomi.
 
Sono sudata e ho bisogno di acqua. Mi guardo attorno e vedo gli altri dormire tranquillamente. Era solo un incubo. Do un’occhiata veloce all’orologio e sono appena le tre di notte.
Cerco di fare il meno rumore possibile, se inciampo sveglierò tutti.
Nel corridoio le luci al neon sono state abbassate, ma riesco comunque a vedere dove cammino.
Sento lo scorrere della fontanella e come se non bevessi da giorni mi chino con la schiena per dissetarmi.
“Sì, non sarà più un problema” sento dire. Alzo di scatto la testa, chi può essere a quest’ora della notte?
“Te l’avevo detto che se lo si minacciava nei giusti modi si sarebbe arreso”. Una risata.
Tento di nascondermi ma è troppo tardi. Le voci sono proprio dietro l’angolo.
Rimango stupita quando vedo Eric e Max spuntare dall’oscurità.
I due Capofazione mi guardano straniti, devo ammettere che Max mi fa meno paura di Eric. Infatti quest’ultimo appena mi vede comincia a ridere. Una risata strana. La stessa di prima.
“Che ci fai in piedi?” domanda Max mantenendo la solita clama che lo caratterizza.
“Avevo sete e…” cerco di spiegargli in preda al panico. Ma perché mi trovo sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?
“Tranquillo, ci penso io e lei” gli suggerisce Eric avvicinandosi e prendendomi per una spalla. Non stringe.
I due si salutano e quando l’altro ci ha lasciati soli rivolgo lo sguardo al ragazzo accanto a me.
“Non riuscivo a dormire” mi giustifico agitandomi.
Ma il Capofazione sembra concentrato a guardarmi da testa a piedi. Sembrerò di certo una pazza con i capelli scompigliati ma mi sembra eccessivo il suo insistere.
Seguo i suoi occhi verso il basso e divento rossa. Indosso solo una semplice maglietta grigia che mi fa da pigiama e vorrei solo sprofondare.
Quando Eric si accorge che ho capito cosa sta fissando distoglie subito lo sguardo.
“Perché non riuscivi a dormire?”
“Un incubo” dico, ma non voglio più pensarci. Lui non mi farà del male.
“Ora ritorna nel tuo dormitorio! E’ contro le regole girare mezzi nudi!” mi ordina cercando di suonare minaccioso, ma capisco che non fa sul serio quando mi bacia dandomi la buonanotte.
 
Rieccomi! :)
Questo capitolo è dedicato a Eric e Sophie <3 Io li adoro **
E per nostra fortuna Eric non sembra pentito di quello che ha fatto e nonostante la sbronza si ricorda tutto :’)
Non ho molto da dire, alla prossima <3

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