The way of things

di Sakura Hikari
(/viewuser.php?uid=250328)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incomprensibile ***
Capitolo 2: *** Di come Misaki divenne una ladra e salvò Usui da un’eternità di prigionia ***
Capitolo 3: *** Metodi per combattere la noia ***
Capitolo 4: *** Regalo di compleanno ***



Capitolo 1
*** Incomprensibile ***


Incomprensibile
 
 
Prompt di Rem_Lupin: Usui vede Misaki parlare con i ragazzi del trio ebete e si ingelosisce, l’aspetta fuori dal negozio la sera (562 parole), scritta in occasione della Drabble Event su faccialibro.
 
 
“Presidente, dobbiamo parlare.”
Misaki s’irrigidì, come ogni volta quando sentiva quella voce irritante. Eppure sembrava che quel giorno Usui avesse deciso di concederle la grazia di non importunarla con la sua presenza, dal momento che, come aveva potuto notare con piacere, non l’aveva seguita né a scuola né al Maid Latte: e invece il ragazzo era lì, appoggiato contro il muretto nel cortile sul retro del locale, con un espressione seria in viso.
Misaki trasse un profondo respiro prima di affrontarlo: “Di che si tratta?”, domandò.
“Stamattina sei stata trattenuta più a lungo del solito durante la riunione con gli altri membri del corpo studentesco.”, cominciò Usui.
“Esatto. E allora?”, chiese Misaki, incrociando le braccia.
“Ho visto che stavi parlando con quei tre ebeti. Di cosa si trattava?”
Misaki aggrottò le sopracciglia. “Perché mai dovrebbe interessarti? Dopotutto, sei solo un alieno pervertito che pensa solo a se stesso.”
“Può darsi.”, disse Usui facendo una smorfia, staccandosi dal muro. “Ma forse avrai notato che a questo alieno pervertito piace tenersi informato su quello che ti accade.”
“Il che è decisamente inquietante.”, rispose disgustata Misaki. “Come ti ho già detto, non ti riguarda. Adesso levati ti torno.”, fece per proseguire, ma il ragazzo le si parò davanti.
“Per favore.”, insisté. “Odio non sapere qualcosa. Forse questo ti convincerà”, e si esibì in una strana espressione, a metà tra il supplichevole e il patetico. Misaki non sapeva bene se arrabbiarsi o scoppiare a ridere; di sicuro voleva liberarsi di quello scocciatore il più presto possibile e tornare a casa.
“Usui, sei impossibile.”, disse, contenendosi a stento. “Mi prometti che se ti dico la verità mi lascerai andare?”
“Lo prometto.”, rispose Usui prontamente.
“D’accordo. Questo è quanto”, cominciò Misaki. “Alcuni studenti erano venuti a conoscenza della passione segreta di Ikuto –se ricordi, è un otaku non dichiarato- e lui e i suoi amici sono venuti da me a frignare chiedendo di mettere a tacere la cosa. In cambio, ho preteso che i loro voti migliorassero prima della verifica di metà semestre, e in più la promessa che, nel caso avessi avuto bisogno di aiuto avrei potuto contare su di loro, e loro naturalmente hanno accettato.”
“Ecco spiegato perché ti stavano abbracciando tutti insieme.”, disse Usui soprappensiero. “Vista dall’esterno la cosa sembrava più seria di quanto non fosse.”, aggiunse a mo’ di spiegazione.
Misaki scrollò le spalle. “In ogni caso, quello che importa è che mi sono guadagnata dei servigi extra da parte di quei tre. Sono sicura che entro la fine dell'anno riuscirò a trasformarli in studenti modello.”, disse, agitando il pugno in segno di trionfo.
“Presidente, quando fai così mi spaventi.”, rise Usui, continuando a camminarle accanto.
“Non avevi detto che, una volta saputo ciò che ti interessava, mi avresti lasciato perdere?”, chiese Misaki, inarcando un sopracciglio.
“Lasciarti perdere? Temo che questo sia impossibile.”, disse Usui, scuotendo la testa con fare grave. “E lasciarti ora e in questo posto sarebbe davvero irresponsabile da parte mia, con tutti questi delinquenti in giro. Non voglio che domani si venga a sapere che sei stata rapita da un maniaco per colpa mia.”
“L’unico maniaco che vedo sei tu.”, sibilò Misaki. Usui fece un sorriso sornione e le diede una pacca sulla spalla. “Andiamo, Presidente.”, la incitò. “Eppure, credevo che ti fossi abituata alla mia presenza.”
“Sarebbe più corretto dire che me ne sono fatta una ragione.”, sospirò Misaki.




http://it.tinypic.com?ref=2s7jmo2" target="_blank">http://i62.tinypic.com/2s7jmo2.jpg" border="0" alt="Image and video hosting by TinyPic">
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Di come Misaki divenne una ladra e salvò Usui da un’eternità di prigionia ***


Di come Misaki divenne una ladra e salvò Usui da un’eternità di prigionia
 

Prompt di Kuruccha: Misaki/Usui, una AU ambientata in una qualsiasi favola (ossia: prendi una favola a tua scelta e falli diventare gli improbabili protagonisti
Note: Jack!Misaki e Harpist!Usui dalla favola "Jack e i fagioli magici" (perché le AU "Alice in Wonderland" e "Il mago di Oz" hanno stufato)
Parole: 858


Misaki si sentiva girare la testa da tutte le emozioni della giornata: solo quella mattina aveva trovato una pianta di fagioli, la cui sommità si perdeva tra le nubi, esattamente dove ricordava di aver gettato i tre fagioli ottenuti da sua sorella in cambio della loro mucca; incuriosita, si era quindi arrampicata su per il fusto della mastodontica pianta, finché era sbucata oltre le nubi, dove vi sorgeva un castello, inspiegabilmente. Al suo interno era quasi svenuta dalla paura quando era aveva visto il padrone di casa, un Gigante con la passione per la carne umana, a giudicare dalle sue frasi. Aveva trovato rifugio dentro il cassetto di una credenza, da dove aveva osservato il Gigante mangiare, contare monete d'oro ed infine lasciarsi cullare dalle dolci note di un'arpa, suonata da un ragazzo all'incirca della sua età. Quando il Gigante si era finalmente addormentato e il ragazzo era sparito, Misaki raccolse il coraggio necessario per uscire dalla credenza e mettere in atto il suo piano: il Gigante aveva lasciato lì il sacchetto con le monete d'oro; Misaki avrebbe potuto prenderne qualcuna con cui sfamare la sua famiglia per quell'inverno e magari anche l'anno seguente. Si sentì terribilmente in colpa per ciò cha stava per fare, ma il pensiero della sorella e della madre le diedero vigore. Si disse che non sarebbe ritornata mai più, e per non cedere alla tentazione avrebbe tagliato l'albero.
Non aveva però tenuto in considerazione il ragazzo: questi ritornò mentre stava per sgattaiolare via, la bisaccia che tintinnava del suono delle monete. Misaki strinse i pugni e si pose in una posizione di semi difesa, pronta a tappargli la bocca se avesse tentato di gridare o di proteggersi nel caso lui avesse tentato qualcosa - poteva anche essere più alto di lei, ma la ragazza era molto forte.
Il ragazzo, nel vedere la sua reazione, scoppiò a ridere: "Una ladra! Questa sì che è bella! E io che credevo che sarei morto senza vedere più qualcuno della mia taglia."
Misaki aggrottò la fronte a queste parole, ma non abbandonò la propria posizione. Il ragazzo, dal canto suo, si limitò a mettersi comodo e a pizzicare distrattamente le corde dell'arpa.
"Se hai intenzione di andartene, ti conviene fare in fretta: se il Gigante ti trova ti ficca in pentola."
Lentamente, Misaki si rilassò e chiese: "Chi sei? Come sei finito quassù?" 
"Mi chiamo Takumi Usui, sono un arpista. Giravo per il regno guadagnandomi vitto e alloggio con la mia musica, allietando addirittura la corte del re... finché il Gigante non mi sentì suonare e decise che fosse un vero peccato che non potessi suonare ogni giorno per lui, e così eccomi qua."
Misaki corrugò le sopracciglia, confusa. "Il re è morto da anni, ormai." Questo lo sapevano tutti. Il trono era vacante, imperversava la guerra di successione tra tre pretendenti e a farne le conseguenze era sempre la gente del popolino. 
Usui le rivolse un'occhiata interrogativa per poi scuotere la testa. "Non mi stupisce. Qui il tempo scorre in modo diverso rispetto al mondo di sotto."
A queste parole un brivido freddo corse lungo la schiena di Misaki: se il tempo tra i due posti scorreva in modo diverso, quanto tempo era stata lontana da casa? Giorni, mesi, anni? Non poteva restare lì un secondo di più. 
"Andiamo via di qui.", lo incitò, tirandolo per una manica.
Lui scoppiò di nuovo a ridere, ma questa volta si trattava di una risata priva di allegria. "Come se potessi. Credi che non ci abbia già provato? Non appena metto fuori dal castello il Gigante lo verrà a sapere, mi ha fatto un incantesimo. E ritengo sia superfluo descriverti com'è da arrabbiato."
"Incantesimo o no, tu vieni con me.", insistette Misaki. Usui le rivolse un'occhiata penetrante: "Perché t'importa?"
Bella domanda. Non sapeva dirlo nemmeno lei. Probabilmente era per via della sua tendenza ad aiutare chi si trovava in difficoltà, anche se di solito erano le ragazze quelle in difficoltà. Misaki scosse la testa e lo strattonò con più forza, costringendolo a mettersi in piedi.
Usui rise e si lasciò trasportare. "Tosta, la ragazzina."
"Non sono una ragazzina. Mi chiamo Misaki.", ribatté, dirigendosi verso la porta metà trascinandolo. Usui ridacchiò, ma accelerò l'andatura. 
Non avevano fatto neanche dieci passi che udirono alle loro spalle la voce rabbiosa del Gigante. "Te l'avevo detto.", cantilenò Usui e Misaki gli avrebbe gridato di chiudere il becco se non fosse troppo impegnata a raggiungere di corsa la base della pianta, terrorizzata all'idea di ciò che li sarebbe successo se fossero stati acciuffati. Usui lanciò un fischio di ammirazione alla vista della pianta e insieme iniziarono la discesa. A quel punto le cose si fecero confuse e Misaki dimenticò tutto, persino della paura di cadere che l'aveva assalita all'andata, conscia solo del cuore che le martellava nel petto e dell'ondeggiare della piante, segno che un altro peso si era aggiunto.
Toccarono terra più in fretta di quanto si fosse aspettata, e già si trovava a tagliare la base della pianta, Usui vicino a lei ad aiutarla. Finalmente, la pianta venne tagliata definitivamente e cadde con un tonfo che venne udito a chilometri di distanza.



I pensieri profondi di Sakura Hikari
Ennesima one-shot trasformatasi in raccolta grazie alle belle persone che mi promptano Misaki/Usui durante i Drabble Event. Chissà, potrei anche scrivere qualcosa senza commissione. Si vedrà.
Spero che questa AU vi sia piaciuta. Misaki in versione principessa la aborrisco, dunque la scelta delle favole da usare si è ridotta drasticamente. Il paese dove abitano Misaki e Usui non è esattamente il Giappone, consideratelo un regno di fantasia.
Kisses


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Metodi per combattere la noia ***


Metodi per combattere la noia
 

Prompt di Livia: Misaki/Usui, AU in cui Usui è davvero un alieno
Parole: 441
 

Quando Misaki aveva urlato ad Usui le parole: “Sei proprio un alieno pervertito!”, non si era certo aspettata di vederlo sgranare gli occhi e chiederle: “Come hai fatto a capirlo?”
E dopo una manciata di spiegazioni confuse, esclamazioni di sorpresa ed una buona dose di pazienza da parte del biondo per convincerla che non si trattava di uno scherzo di cattivo gusto, Misaki aveva dovuto arrendersi alla verità, e la verità era che Takumi Usui era una creatura di un’altra galassia. Il ragazzo aveva dichiarato che gli era proibito mostrarsi nella sua vera forma, e Misaki gli ne era stata immensamente grata: non era impaziente di scoprire quale delle dozzine di assurde immagini su una sua probabile vera forma corrispondesse a verità.
Piuttosto, le interessava di più capire cosa ci facesse lì una creatura extraterrestre lontana anni luce da casa. La risposta di lui l’aveva spiazzata nella sua semplicità: “Mi annoiavo.”
E, guarda un po’, anche il suo soggiorno sulla Terra non gli aveva provocato la minima scintilla di emozione. “Questo, finché non mi sono accorto di te.”, aveva aggiunto infine, con un sorriso sghembo.
Al che Misaki gli aveva mollato un bel destro e aveva provveduto a porre quanta più distanza tra sé e quel pervertito. Ma nei giorni seguenti il ragazzo aveva continuato a seguirla ovunque andasse, sfidando la pazienza di Misaki con innumerevoli domande, una più stupida dell’altra. Chiedeva in continuazione spiegazioni e chiarimenti su ogni aspetto della vita quotidiana, come se fosse arrivato solo la sera prima. E come spiegazione, diceva che: “Ogni cosa diventa più interessante quando ci sei tu.” Detta da un altro avrebbe potuto essere un complimento, ma dalla bocca di Usui quella frase assumeva una sfumatura sessuale non proprio velata, che metteva a dura prova i nervi di Misaki.
In quel momento, ad esempio, voleva che Misaki gli mostrasse come preparare un perfetto parfait, nonostante Misaki fosse certa di averlo visto preparare uno solo la settimana scorsa al Maid Latte.
“Mi servi per un parere. Il mio senso del gusto è diverso dal vostro, come faccio a sapere che sto facendo le cose nel modo giusto?”, chiese Usui innocentemente, tagliando la frutta in cubetti perfetti.
“A me sembra che te la stai cavando alla grande. E poi, come faccio a sapere che non è tutta una scusa per avvelenarmi?”, ribatté Misaki, guardando con sospetto il bicchiere mezzo pieno di gelato.
“Ma come, credevo che a questo punto avessi cominciato a fidarti di me, presidente!”, e sfoggiò l’espressione più offesa di cui era capace, e Misaki sentì suo malgrado gli angoli della bocca sollevarsi in un sorriso.
“Avanti, finisci il dolce e vediamo com’è.”



 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Regalo di compleanno ***


Regalo di compleanno
 

Prompt di Kuruccha Kù: Misaki/Usui, quel ragazzo ne sa sempre una più del diavolo
Parole: 372
 

“Allora?”, chiese Usui, camminando all’indietro per poterla guardare in faccia.
“Usui, se cammini così finirai per sbattere contro un palo. Oppure contro qualcuno.”, disse Misaki, tentando di guardare oltre la sua spalla e capire almeno lei dove stavano andando.
“Ehi, presidente, non ignorarmi. Sto ancora aspettando di sapere cosa hai comprato per il mio compleanno”, insisté Usui.
Misaki decise di prendere tempo. “Come fai ad essere certo che ti abbia comprato qualcosa?”
“Oh, ma è molto semplice. Le altre maid oggi continuavano a lanciarmi strane occhiate da lontano e a ridacchiare. A fine giornata poi Satsuki mi ha abbracciato e sembrava particolarmente su di giri.”, cominciò Usui, elencando i fatti sulle dita della manto destra. “Hai ritardato al lavoro dicendo che dovevi ritirare qualcosa. E poi i ragazzi del trio ebete, tutti insieme, sono venuti a farmi i complimenti per qualcosa e darmi amichevoli pacche sulle spalle. Dei complimenti non so che farmene, e delle pacche avrei fatto a meno.”
“Cosa sei, un agente dell’FBI?”, chiese seccata Misaki. E considerando che si trattava di Usui, poteva anche essere vero.
“Nossignora, sono solo un bravo osservatore. Allora? Posso riceverlo adesso?”, e sfoggiò un’espressione che avrebbe mandato in estasi metà delle loro compagne di classe, ma che su Misaki non faceva particolarmente effetto. Seriamente, quel ragazzo ne sapeva sempre una più del diavolo.
“Appena arriviamo a casa mia.”, concesse infine, e Usui alzò i pugni in segno di vittoria.
Una volta che ebbe in mano il pacchetto, Usui lo soppesò e lo tastò metodicamente, come se volesse indovinare cosa ci fosse dentro.
“Potresti semplicemente aprirlo.”, gli fece notare Misaki, cominciando a spazientirsi.
“Pazienza. Ho qui tra le mani un regalo fatto da te, presidente. Anzi”, disse Usui, scandendo bene le parole. “Il tuo primo regalo per me. È un momento solenne.”
Ne era ben cosciente, Misaki, e ciò non faceva che renderla ancora più tesa.
Finalmente Usui si decise a porre fine a quell’agonia e scartò il pacchetto, e proruppe in una risata vedendo il contenuto. “Pazzesco!”, esclamò, rigirando tra le mani la sua nuova copia di Guida galattica per gli Autostoppisti.
“È il regalo perfetto per un alieno come te”, riuscì a dire Misaki, prima che Usui l’attirasse a sé per un bacio.



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2957873