The Origin

di Charlie1961
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


~~Il mio nome è Nuralanya sono un'elfa....un'elfa Dalish. Il mio clan è accampato ormai da più di due stagioni nei boschi a sud del Ferelden a non più di quattro giorni di cammino dalla foresta di Brecilian. Siamo un gruppo non eccessivamente numeroso dedito alla caccia e alla conservazione delle nostre tradizioni. Gli umani, gli sh'amlen, come noi elfi li chiamiamo ci hanno perseguitato per secoli, costringendo i nostri antenati ad una vita di schiavitù, soggiogandoci ai loro voleri riducendo i nostri nobili guerrieri ad una mesta esistenza al loro servizio. Molti del mio popolo alla fine accettarono questa supremazia ritrovandosi  a vivere nelle loro città, all'intero di enclavi sudice e maleodoranti con poco cibo per sopravvivere e ancora meno speranze di riuscire a farlo.
Gli uomini per lo più lavoravano i campi per i loro padroni, in cambio ottenevano una lurida baracca entro cui vivere e riprodursi; erano piccole, fatiscenti spesso a ridosso di untuosi corsi d'acqua che lentamente correvano verso le pianure ai margini delle città portando con se l'odore e il putridume degli scarichi dei ricchi dalle orecchie piatte.
Le femmine era solito trovarle nelle cucine dei palazzi o a carponi su qualche pavimento intente a strofinare i marmi finemente lavorati o a servire le vecchie donne umane senza mai alzare gli occhi dalla punta dei loro piedi. Non era consentito loro nemmeno parlare in presenza dei padroni, un breve cenno del capo bastava per accettare l'ordine impartito e niente più. Tutto questo se la femmina era fortunata, in caso contrario la sua unica mansione era aprire le gambe ad ogni richiesta dei ricchi umani. Una prostituta elfa è buona per due motivi: non parla e non ti chiede corone in cambio di una notte nel suo letto. Era così da più di trecento anni, niente sarebbe mutato nessuna ribellione avrebbe posto fine a tutto questo, nemmeno un nuovo flagello sarebbe riuscito a cambiare le cose.
I racconti della Guardiana riportavano con meticolosa precisione la lunga guerra che portò gli sh’amlen scontrarsi con gli elfi per il dominio dei territori a nord di Denerim; si combatteva e si moriva per la propria libertà ed indipendenza, il sangue di migliaia di elfi fu versato per l'onore del mio popolo e l'odio cresceva impetuoso, irruento, senza freno alcuno come se alla fine di tutto fosse bastato un solo uomo rimasto in piedi, umano o elfo, a decretare la mesta vittoria. Ma non fu sempre così, all'epoca dell'ultimo flagello, quattro secoli prima, quando un'orda famelica di darkspawn risalì dal ventre della terra con l'intento di annientare ogni forma di vita di superficie elfi, sh’amlen e nani, si unirono compatti per affrontare il male e sconfiggerlo. Le leggende raccontano di un'esercito imponente schierato sul campo di battaglia, deciso a non permettere che il male li travolgesse. E il mio onorato popolo, la mia gente, era li fianco a
 fianco degli umani, i nostri archi tesi a difendere gli attacchi furiosi dei nani, a prenderci cura dei feriti, abbiamo dato tanto come tutti del resto, abbiamo lottato per la vita del Ferelden e del Thidas tutto. Il flagello era stato respinto la vita ha continuato il suo ciclo costante.
Ma questa è storia del passato, ora le cose stavano così, da una parte i nostri oppressori dall'altra gli elfi di città. Ma esiste un'ulteriore risvolto, centinaia forse migliaia di elfi che si opposero a questa sudditanza e fuggirono sparpagliandosi in numerosi clan e trovando rifugio fra i boschi a sud del continente, determinati ad alimentare il fuoco delle nostre tradizioni che ci vogliono liberi e figli della natura. Questi clan, questi elfi orgogliosi del loro retaggio sono conosciuti come Dalish....e tutt'ora ve ne sono a migliaia.
Le nostre regole i nostri ruoli all'intero dei clan sono ferrèi dettati più dal conscio sapere di essere un popolo libero; nel nostro dna è scritto cosa siamo e per nulla al mondo siamo disposti a rinunciarvi. Gli Spiriti ci guidano attraverso le rigogliose foreste alla ricerca di cibo, siamo cacciatori abili e abili guerrieri, ogni membro del clan è fratello ogni anima che lo compone, è rispettosa del volere dei Guardiani gli unici in grado di decidere il destino dei clan. Si dice che una volta gli elfi fossero immortali, che nelle nostre vene scorresse lo stesso sangue degli Dei, e da immortali vivevamo ai confini della vita. Forse questo nostro dono era alla base dell'odio o dell'invidia degli sh’amlen, ci volevamo cancellare dal mondo di superficie, per un'umano tutto ciò che andava oltre il loro sapere e il loro comprendere era il male, non importa se giudicavano gli elfi e le darkspawn allo stesso modo, il male non ha un volto preciso: è male e basta.
I lunghi secoli vissuti al fianco degli umani ci hanno cambiato, ci siamo adattati alle loro brevi vite e nei racconti dei bardi si dice che alla fine la nostra immortalità svanì piano piano, diventammo come loro, mortali e rassegnati. Eppure i Guardiani alimentano tutt'ora questa verità, vivono una lunga vita piena di saggezza e di amore per i propri simili, loro sono le mani e gli occhi degli Dei, il loro respiro è lo stesso degli Dei....non dissimile la loro magia.
Io sono un'elfa Dalish, sono fiera di essere e di vivere questa condizione, lavoro giorno per giorno per il mio clan, ogni mio pensiero ogni mia azione è tesa verso questo puro e semplice status quo: io sono Nuralanya e sono una Dalish! 
Nella rugginosa e spigolosa lingua degli umani il mio nome potrebbe essere tradotto come "freccia degli Spiriti" o una cosa simile. Sentendo parlare quei pochi umani che ho avuto la sfortuna di incontrare mi sono chiesta come potessero riuscire ad esprimere i loro pensieri, i loro sentimenti il loro essere creatura voluta dagli Dei utilizzando quei suoni strani, usavano rumori non parole, non c'era armonia nella loro voce, un lungo seguito di frasi monocorde avrebbe dovuto descrivere i loro pensieri.
Se solo tutto fosse stato diverso, se l'amore ed il rispetto reciproco avesse preso il posto dell'odio cieco e sordo, allora ci sarebbe stata l'opportunità di un incontro fra i nostri popoli, avremmo portato in dono la nostra salda considerazione reciproca ricevendo in cambio il loro sapere, le nostre culture si sarebbero incontrate lungo il cammino e la fratellanza avrebbe vinto su tutto. Elfi e umani su di un'unico grande pascolo di felicità e gioia, dove mancava l'uno era presente l'altro ed invece le nostre frecce e le loro spade sono gli unici argomenti di discussione.
Re Cailan sovrano dell'impero di istanza a Denerim, la capitale del Ferelden è un uomo di valore e giusto di intenti; un umano certo, ma la sua sincera passione per l'unità dei popoli è fuori discussione. Le sue idee sono ragionevoli, riconosce il valore di noi elfi nella storia e a modo suo lotta per una uguaglianza senza alcun vincolo. Giovane sposo di Anoira figlia di Theryn Loghain luogotenente  di suo padre il vecchio Re Maric morto si dice sul campo di battaglia, è accecato da sogni di gloria; si ritiene un Re guerriero più che uno statico amministratore del popolo e la politica, quella contorta, viziata, insulsa gioca un ruolo determinante nel futuro del Ferelden.
I ricchi e potenti Bann decidono per lui. Dategli una spada e una corazza e lasciatelo combattere se proprio vuole, ma all'amministrazione dello stato ci pensiamo noi. La politica ha questo potere: uccide di più un ciarlatano umano che un nobile guerriero elfo.
Se fossi una sh'amlen potrei in egual misura vantare nobili tradizioni; ma nella vita di un elfo il passato è solo un volere degli Spiriti, non c'è spazio per rivendicare nulla e nulla si tramanda oltre il dovuto.
Mio padre era un rispettato Guardiano, ha guidato per lunghi anni il nostro clan ha affrontato e superato numerose battaglie e il suo giudizio era ascoltato da tutti. Ho sbiaditi ricordi di lui, nemmeno più il suono della sua voce è nella mia memoria, però so per certo che fu un buon Guardiano e seppe guidare i suoi fratelli con saggezza e amore. Sposò mia madre all'inizio della Decade del Falco e il loro amore fu d'orgoglio e felicità per tutti. Lei era una forte e abile guerriera, si dice che potesse uccidere un orso con una sola freccia scoccata con precisione a più di duecento passi di distanza. Si racconta di lei che riusciva a stordire un uomo con il solo colpo del suo scudo per poi finirlo con un deciso e armonioso taglio della sua spada di ossidiana.
Nelle mie vene scorre il loro sangue, per metà intriso di equilibrio e amore il resto la caparbietà guerriera e sfacciata.
Mi piace la caccia, sentire l'odore della preda, scrutare attenta ogni suo movimento, mi piace occultare la mia presenza nei folti cespugli che costeggiano il piccolo fiume e aspettare paziente che il suo movimento incroci il mio sguardo,  sentire lo stridio del legno del mio arco mentre si flette minaccioso, lasciarsi invadere dal sibilo della freccia e gioire per l'ottimo risultato.
In questo sono identica a mia madre, tutto il mio clan riconosce in me questa preziosa eredità, ma lo sconforto e la malinconia che per giornate intere accompagna la mia vita senza apparente motivo, è un mio retaggio unico nato da chissà quale disegno celestiale non certo tramandato da mio padre e mia madre.
Rimasi orfana cinque anni fa, allora avevo vent'anni e per un Dalish vent'anni significa l'ingresso nell'età adulta. Sono le mani dell'anziano Avarel a dipingere sul volto dei nuovi adulti l'elaborato tatuaggio che con leggeri tratti descrive il tuo ruolo nel clan; sono le sapienti dita di Jashoua a costruire l'arco in ciliegio che porterai a tracolla per il resto della tua vita, è la destrezza di Lalaith a confezionare la tua veste da caccia in morbido cuoio borchiato con eleganti spallacci e sopraffini intrecci lungo i fianchi, infine è la Guardiana a sancire il tuo arrivo fra gli adulti del gruppo.
A quei tempi eravamo accampati più a nord, a pochi chilometri dal Picco del Drago, si racconta che su quelle vette gelide oltre la linea delle nubi riposi un'enorme drago rosso, da lì il nome della montagna. Per secoli potenti guerrieri si incamminavano lungo i ripidi sentieri armati di tutto punto con la stupida illusione di sconfiggere la bestia e godere degli immensi tesori sepolti all'interno della sua tana, nel profondo di una grotta. File di carovane si inerpicavano lente come una laconica processione, sparivano oltre le nubi e nessuno lì vedeva più fare ritorno.
Giungevano da ogni dove, umani da Redcliff guerrieri dalla lontana Orzammar la capitale del mondo sotterraneo impero dei piccoli e aggressivi guerrieri nanici, ognuno con una speranza e una decisione forte come l'acciaio, ognuno di loro scomparso lassù fra la neve e il freddo vento del nord.
I miei genitori stavano rientrando da un pacifico incontro con elfi di un vicino clan quando un gruppo di quei meschini guerrieri umani li attaccò. Mio padre non era avvezzo all'arte della guerra, i suoi talenti si palesavano nell'oratoria divina, lui sapeva dove trovare il cuore di un uomo per poterlo scaldare con parole sagge e non per trafiggerlo con lame appuntite. Fu il primo a cadere sotto gli occhi terrorizzati di mia madre. La vidi rientrare al campo sconvolta, sporca di sangue umano con ancora la spada fra le mani e lo scudo ciondoloni sul fianco. Non mi riuscì di proferir parola e quando realizzai cosa fosse successo seppi solo correre disperata e tremante lungo i sentieri che conducono alla Fonte del Ristoro rimanendo accovacciata sul greto del fiume come inebetita. Mi raccontarono che subito partirono i nostri guerrieri più forti alla ricerca del corpo del loro Guardiano, e lo spettacolo che li attese fu terribile. Il corpo di mio padre senza vita adagiato contro una roccia come seduto a riposare dopo un lungo cammino, attorno a lui i resti di sei sh'amlen straziati come se un grosso orco inferocito avesse teso loro una trappola. Chi con il capo mozzato, chi impalato con la sua stessa picca, un terzo con il viso squarciato a metà, una piccola nana dal corpo rigonfio e il petto aperto come un frutto di stagione....la furia di mia madre alla vista del suo uomo ucciso si scatenò su di loro come una maledizione divina. 
L'odio insulso per noi elfi li aveva spinti ad attaccare, la lama della spada di mia madre li aveva condotti dinnanzi al loro Creatore.
Trascorsero due mesi e alla fine il dolore e la disperazione di mia madre ebbero il sopravvento. Si allontanò di buon mattino dirigendosi verso i vicini boschi dove era solita cacciare e non fece più ritorno al campo. La Guardiana ancora oggi ripete mestamente la sua versione dei fatti, così come chiunque nel clan interrogato mi ripete instancabile: un grosso lupo ha assalito tua madre riportando la sua anima al cospetto degli Spiriti. Ma non mi lascio ingannare da queste pietose false verità, Lei non avrebbe mai potuto soccombere davanti alla forza di nessun lupo; io credo e sono certa che ha voluto raggiungere il suo amore perduto. Per un Dalish togliersi la vita è quanto di più sacrilego ci possa essere, siamo un dono degli Dei su questa terra, e solo Loro o il nemico possono toglierci questa vita. Il sacrilegio del suicidio si ritorce sui figli dei figli del suicida; in poche parole l'intero clan conscio del mio dolore straziante ha voluto cambiare la verità per scongiurare quel sacrilegio. Sono passati cinque anni non saprei dire a tutt'oggi  se fu un bene questa loro decisione.
A dirla tutta, vent'anni è l'età giusta per un Dalish per iniziare le fasi del corteggiamento, è in quegli anni che gli amori tenuti segreti agli occhi dei più si manifestano improvvisi; si celebrano matrimoni, in genere sfarzosi e festaioli, nuove tende si aggiungono all'accampamento e ben presto il numero del clan cresce a vista d'occhio.
Per poter sancire le loro unioni il maschio deve dimostrarsi un'abile cacciatore così da poter assicurare alla sua nuova famiglia la sicurezza del cibo. Ho aiutato molti dei miei fratelli elfi a portare a termine la loro caccia restando nell'ombra, all'insaputa della Guardiana li accompagnavo lungo il loro sentiero rimediando ai loro goffi tentativi di uccidere le loro prede.
Ti sono debitore Nuralanya, ti prometto che quando sarà il tuo momento sarò pronto ad aiutarti, mi ripetevano con il viso solare e raggiante, mi limitavo ad un sorriso invitandoli a tornare al campo trionfanti.
A tutt'oggi nessun giovane elfo è uscito dal campo per dimostrarsi abile nella caccia tanto da poter reclamare il mio amore.
Le occasioni non mi sono certo mancate, a sentir loro sono un'elfa "ben riuscita" com'erano solito ripetere; odiavo quella frase così come a volte odio il mio corpo agile e snello, la mia pelle ambrata i miei occhi color del cielo.
Io amavo passare le mie giornate fra i boschi con l'arco fra le mani, non mi stancavo mai era una forza divina a spingermi a farlo e ho trovato in Tamlen un giovano elfo della mia età un fedele compagno di avventure. Ci vedevano rientrare all'accampamento con i sacchi rigonfi di selvaggina sporchi di fango e sangue animale, stanchi ma felici e orgogliosi delle nostre giornate.
I più maliziosi sorridevano credendo di intuire in quella nostra granitica amicizia e intesa un amore nascosto, ma per lui provo un' amore fraterno e sono certa che sia così anche per il mio compare.
Dopo la morte dei miei genitori l'anziana Guardiana si è presa cura di me come una figlia. Ha voluto che la mia tenda fosse posizionata accanto alla sua, aveva e ha tutt'ora sempre un' occhio di riguardo nei miei confronti, ritiene che queste dure prove alle quali gli Spiriti hanno deciso di mettermi davanti sono un segno del fato, un giorno sarò una Dalish rispettata ed importante è solita ripetermi, il mio nome sarà ricordato per secoli, i bardi del Ferelden assoceranno la mia figura a grandi avventure ma tutto questo a me non importava, datemi il mio arco e la compagnia di Tamlen e mi vedrete davvero felice.



 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


~~Mi svegliai presto quel giorno, il sole era ancora nascosto oltre le alte vette delle montagne ma dovevo sbrigarmi se non volevo perdere l'appuntamento che mi ero prefissata.
Mi infilai lesta la mia armatura da caccia, i miei sensi furono avvolti dal profumo inebriante e dolce del cuoio lavorato a caldo, era una sensazione gratificante feci un lungo respiro lasciando che quel soave profumo mi pervadesse l'anima, ma dovevo sbrigarmi non c'era tempo per quei piaceri sensoriali. Mi infilai l'arco a tracolla e la faretra colma di frecce sulla spalla e cautamente uscì dalla tenda.
Era estate inoltrata, seppure quella stagione solitamente ricca di colori e profumi quest'anno tardava a decollare. Una sensazione di freddo e umido mi accolse una volta che fui all'esterno; la pelle sulle braccia e sulle gambe lasciate scoperte dalla corta armatura si contrasse percorrendo la schiena in un fremito fastidioso. La luce era tutt'attorno sfumata di color rosa, le lunghe ombre della notte lentamente andavano ritirandosi e la vicina boscaglia prendeva nuovamente vita. I primi timidi canti degli uccelli migratori davano il benvenuto al nuovo giorno; nel piccolo recinto alle spalle della mia tenda i grossi halla erano in fermento, si avvicinava per loro la stagione degli amori e le femmine in calore creavano scompiglio nel branco. Erano simili a cervi, con loro condividevano il corpo lungo e affusolato, il cranio corto e ben modellato, la coda tozza in continuo movimento frenetico. A differenza dei primi, il manto degli halla era completamente bianco, arruffato e soffice al tatto, la sommità della testa era ornata con ampie e nodose corna che le mani esperte degli intagliatori elfi decoravano con disegni ispirati agli Dei. Si sarebbe potuto paragonarli ai cavalli degli umani, il loro ruolo nel clan era il medesimo, ma la nostra cultura riservava loro un posto d'onore all'interno della gerarchia elfica, erano parte integrante della comunità e come tali rispettati ed amati.
Mi guardai attorno circospetta attenta a non fare nessun rumore. Al centro dell'accampamento il grosso falò ormai da ore spento produceva un lento fumo bianco, tutt'attorno piccoli tronchi deposti a mò di panche e gli avanzi induriti del pranzo precedente.
Scivolai silenziosa verso sinistra, fermandomi più volte sicura di aver udito dei rumori provenire dalle tende lì vicino, ma nulla si muoveva tutti ancora immersi nel sonno ristoratore.
Raggiunsi la tenda di Tamlen e mi appostai sul retro in attesa di veder uscire il mio compagno.
Dopo un attimo sentì lo strusciare del tessuto della tenda tradire i movimenti del mio amico.
Veloce scattai verso di lui sopragiungedogli alle spalle. Si voltò stupito verso di me e dopo un' attimo di sorpresa sgranò gli occhi ed esclamò:
"....che ci fai tu qui? Sei impazzita?"
Tamlen era un giovane elfo della mia età; magro la carnagione color del latte, e gli scuri capelli raccolti a coda di cavallo. Il colorato tatuaggio sul volto ne identificava il ruolo nel clan, Tamlen era un guerriero esploratore. La sua storia è costellata di dolore e rabbia, il carro sul quale viaggiava con la famiglia insieme al suo clan precedente fu attaccato in una radura a est del lago Calenshad da un gruppo di assassini mercenari di Antiva una rigogliosa città all'estremità meridionale di Val Royaux. Furono sterminati tutti, senza pietà alcuna, senza che le loro spade assassine si fermassero davanti alle donne e ai bambini. Fu rapido a nascondersi sotto ad un carro sfuggendo alla vista di quei predoni. Era poco più di un bimbo allora, terrorizzato e affamato restò la sotto nascosto per giorni interi, finché un cacciatore del mio clan lo trovò allo stremo delle forze, portandolo al nostro campo. Mio padre lo adottò nel gruppo dandogli una nuova famiglia ed un nome nuovo, dato che non riusciva a farsi dire il suo. Divenne per tutti Tamlen e da allora la nostra amicizia crebbe forte e sincera.
Con un gesto veloce tappai la sua bocca con il palmo della mano, sprofondando il mio sguardo nel suo.
"taci!" lo rimproverai sotto voce
"vuoi svegliare tutti quanti?"
Mugolò qualcosa da sotto la mia mano e ancora lo ripresi con un filo di voce
"taci ti ho detto"
Mi guardai circospetta attorno, aspettandomi da un momento all'altro che il nostro incontro venisse scoperto da qualcuno, ancora peggio temevo l'arrivo della Guardiana, ma la fortuna si era schierata dalla nostra parte.
Tirai Tamlen per un braccio verso l'esterno del campo, per riuscire a raggiungere l'estremità opposta laddove iniziava il bosco principale. Camminavo veloce acquattata e silenziosa come un felino, sempre tirandomi appresso il povero ragazzo che più di una volta inciampò goffamente in qualche radice.
Mi lasciai sfuggire una breve risata sommessa sentendolo arrancare alle mie spalle, nel silenzio del campo si udiva solo il metallico sfrigolio della  spada agganciata alla mia vita e il battere sommesso degli archi sulle nostre spalle.
Quando finalmente oltrepassammo il basso promontorio che delimitava l'accampamento rallentai il ritmo del nostro procedere, fermandomi poco più in là.
Mi si parò davanti con aria arcigna, sollevando il labbro come in un minaccioso ringhio.
"dove credi di andare? Ti sei forse già dimenticata gli ordini della Guardiana?"
Non riuscivo a capire dal tono della sua voce se davvero si stava alterando nei miei confronti, nel dubbio alzai le spalle con aria innocente.
"tu non dovresti essere qui adesso"
Mi rimproverò battendomi sul petto il suo dito smilzo
"ti è stato ordinato di occuparti degli halla quest'oggi, non puoi fare sempre di testa tua, la Guardiana ti scuoierà viva al tuo ritorno"
"gli halla sopravvivranno perfettamente anche senza la mia presenza Tamlen, finiscila di fare la parte dell'anziano brontolone e diamoci una mossa"
"tu sei pazza Nuralanya, te l'ho mai detto?" ribatté arcigno
"un milione di volte e alla fine mi concedi sempre ciò che voglio"
Mi guardava fisso negli occhi, il colore dell'iride rifletteva la luce dell'alba il candore della sua pelle pareva contrastare con il blu del cielo e forse per la prima volta in tanti anni vissuti in sua compagnia mi resi conto che era davvero un magnifico elfo.
Mi avvicinai ulteriormente poggiando entrambe le mani aperte sul suo petto, lasciando che le mie labbra si increspassero in un dolce sorriso e con garbo lo spinsi indietro, avvolgendo il suo viso con uno sguardo.
"io voglio cacciare con te, non c'è nulla al mondo che mi possa far cambiare idea, e poi sai oggi cosa succede oltre la Distesa del Diluvio? Centinaia, ma che dico? Migliaia di cervi dal mantello striato migrano verso nord e tu pretendi che mi possa perdere un simile spettacolo della natura?"
Avevo fatto un passo indietro girando su me stessa  con le braccia allargate e il viso proteso all'insù come a voler pregustare quello spettacolo, mi sentivo leggera e felice, avvertivo il profumo frizzante del muschio salire attraverso le mie narici e inondare il mio cervello, mi sembrava di volare.
"so bene cosa vuoi dire, ma la Guardiana...."
Lo interruppi bruscamente, tornando a un palmo dal suo viso
"la Guardiana....la Guardiana....la Guardiana! Non sai dire altro oggi? Coraggio Tamlen al mio ritorno lascia pure che si inalberi quanto vuole, ma ci penseremo al ritorno, ora muoviamoci o arriveremo tardi; dai su....che aspetti?....sei
un' esploratore no? Allora esplora, portami in quella distesa, ma fallo veloce"
Sconsolato si voltò dandomi di spalle e iniziando a camminare lentamente.
Aspettai qualche attimo poi presi a seguirlo, in fondo ci voleva poco per ottenere da lui ciò che volevo, bastava solo sapere come fare.
Lo stretto sentiero battuto accompagnò il nostro cammino per una buona mezz'ora, più che un sentiero vero e proprio si trattava di un camminamento fra gli alti arbusti che ne delimitavano i confini. Tutt'attorno la fitta boscaglia impediva allo sguardo di arrivare oltre un paio di metri. La luce del sole appena sorto faticava ad oltrepassare quel muro di foglie e rami lasciando l'aria fresca e umida habitat ideale per grossi funghi e muschio tipico del sottobosco.
Oltrepassammo un paio di bivi, Tamlen si bloccò pochi passi avanti restando immobile, come a voler ascoltare chissà quale voce dentro di se che gli indicasse il cammino. Poi deciso sceglieva una direzione puntando deciso sempre verso ovest. Da lontano ci raggiunse il rombo assordante di una grossa cascata, dapprima se ne percepiva il  rumore sommesso ma più ci inoltravamo nella foresta più si amplificava forte e maestoso.
Giungemmo sui bordi di un dirupo, le rocce color smeraldo correvano a perdita d'occhio tuffandosi nel piccolo lago formato dalla cascata stessa. Uno stretto passaggio correva dietro la spumeggiante caduta d'acqua rimanendo come per magia perfettamente asciutto.
Era davvero impervio e stretto quel punto camminavamo uno in coda all'altro e gli spruzzi dell'acqua ci piovevano addosso procurandoci un senso di freddo lungo tutto il corpo.
"manca ancora molto!"
Gli urlai da dietro con la mia voce coperta dal fragore dell'acqua.
"come dici!?"
gridò voltandosi verso di me accostando il palmo della mano all'orecchio.
"ti ho chiesto quanto manca ancora!"
Insistetti pur sapendo di sprecare il mio fiato.
Allargò le braccia in un gesto sconsolato, rimasi interdetta, non capivo se era riferito al fatto che non aveva la minima idea di dove ci portasse quella strada o davvero non riusciva a capire cosa gli stavo dicendo.
Poco oltre il sentiero tornò ad ampliarsi, la fitta vegetazione per alcuni metri lasciò spazio a piccoli  e bassi cespugli di felce e more, l'erba soffice prese il posto della terra brulla e finalmente i caldi raggi del sole ci investirono riscaldando i nostri corpi.
Seguitava con passo deciso qualche metro avanti a me, potevo osservare da dietro la sua andatura veloce, si muoveva rapido fra quei cespugli scostando con la mano i rami bassi dei piccoli pini aprendosi un varco con fare risoluto. Eravamo in marcia ormai da un'ora buona, quella zona della foresta mi era in parte sconosciuta, le mie battute di caccia solitamente mi portavano più a nord rispetto alla nostra attuale posizione, ma Tamlen sembrava conoscere perfettamente l'area si muoveva sicuro di se, da buon esploratore lasciava dietro di se dei piccoli segnali del nostro passaggio, insignificanti messaggi agli occhi dei meno esperti ma di vitale importanza per lui.
La foresta tornò a coprire soffocante il nostro cammino, creando sopra le nostre teste un tetto naturale fatto di grossi rami e lunghe foglie grigioverde.
Avevo rallentato il mio passo distratta da una coppia di scoiattoli che veloci percorsero lo stretto ramo sul quale si trovavano fermandosi ad osservarmi curiosi e attenti. Distolsi lo sguardo dai due graziosi animali e notai una piccola rientranza ai piedi di un grosso albero. C'era qualcosa di strano li a terra, dei piccoli sassi raccolti in cerchio in modo ordinato. Deviai dal sentiero avvicinandomi a quelle pietre, c’era un bivacco e i resti di un fuoco ormai spento, probabilmente usato la notte prima. Feci un passo in quella direzione volevo vedere da vicino se le mie supposizioni fossero fondate. Senza distogliere lo sguardo mi rivolsi al mio compagno
"fermati guarda cosa ho trovato"
Non ricevendo risposta voltai gli occhi nella sua direzione ma lui senza accorgersi della mia fermata aveva proseguito oltre scomparendo dietro una leggera curva del sentiero.
Osservai i resti di quel fuoco, non era stato preparato da un Dalish, la disposizione delle pietre, la scelta del luogo il metodo usato per alimentare le fiamme non corrispondeva alle nostre usanze.
Con cautela mi guardai attorno, notai delle orme lungo tutto il perimetro della piccola rientranza, erano marcate profonde grosse.
Un uomo, uno solo....umano
Fu questa la mia conclusione alla fine rialzandomi e girando su me stessa alla ricerca di ulteriori indizi.
Lentamente muovendomi all'indietro tornai sui miei passi avrei voluto chiamare Tamlen ma sapevo che la mia voce avrebbe potuto attirare l'attenzione. Portai la mano sinistra lungo la schiena afferrando l'impugnatura del mio arco pronta a qualsiasi evenienza.
Voltai a sinistra dirigendomi lungo il percorso seguito dal mio amico ma un grosso cespuglio di rovi proprio sul culminare della piccola curva mi ostruiva la visuale. Accelerai il passo per recupera il  terreno perduto, giunsi vicino al cespuglio e vidi Tamlen fermo a non più di una decina di metri da me, l'arco puntato verso qualcosa che dalla mia infelice posizione non potevo scorgere.
Era immobile, in piedi una gamba avanti all'altra per darsi un appoggio più stabile, la corda della sua arma tesa faceva flettere le punte dell'arco all'indietro. Stava prendendo di mira qualcosa, ma cosa proprio non riuscivo a vedere.
Silenziosa mi acquattai vicino ai rami spinosi del cespuglio, mi sfilai l'arco dalla tracolla, con la mano cercai veloce nella faretra sfilando una freccia e puntandola contro la corda liscia dell'arco. Dalla mia posizione potevo vedere il profilo del suo corpo, ne intuivo il disegno dei muscoli tesi sotto gli spallacci dell'armatura in cuoio, restai in ascolto senza respirare.
"ma....è un Dalish!"
La voce era di un'uomo il tono esitante tradiva i suoi timori, il fiato affannoso come dopo una lunga corsa. Riconobbi dal timbro di voce la sua razza....un umano.
"che ci fa da queste parte un'elfo....un elfo Dalish"
Gli fece eco una seconda voce umana anch'essa.
"cosa ci fate voi in questa foresta....umani!!"
La voce di Tamlen tuonò in tutta risposta.
Odiava quella razza, portava dentro di se un rancore sfrenato, sarebbe stato capace di uccidere un'essere vivente se solo quell'essere fosse stato un'umano.
Senza dubbio la sua esperienza traumatica vissuta da bambino avevano inciso nel suo cuore quell'odio, anch'io sono rimasta sola per mano di alcuni umani ma forse il mio dolore era stato assorbito quasi completamente a differenza di lui.
Fatto stà che la sua risposta fu brutale nel tono e feroce nel timbro. Lo conoscevo da molti anni ormai e con quel tono di voce significava guai in vista per chiunque si fosse messo davanti.
Con gli occhi cercai di trovare un passaggio secondario per oltrepassare quel maledetto cespuglio, nel frattempo una terza voce si unì alla discussione.
"ehi....parli come se la foresta ti appartenesse, noi non cerchiamo guai siamo solo contadini"
"la foresta non mi appartiene di certo idiota, ma vi state avvicinando un pò troppo al nostro campo"
Strisciai verso destra rimanendo china su me stessa, ero quasi piegata in due, avevo intravisto fra i rami un passaggio e mi ci infilai decisa. Quando riuscì a superare il fitto intreccio di rami mi ritrovai al fianco dei tre uomini, i quali dallo spavento fecero all'unisono un passo indietro iniziando con gli occhi a saltellare dal mio viso a quello di Tamlen e viceversa cercando nello stesso tempo di osservare attorno aspettandosi forse l'arrivo di altri elfi.
Tesi con forza la corda del mio arco, lo sentii vibrare fra le mani, avvertivo i muscoli del mio braccio tendersi quasi allo spasmo, il mio sguardo filava dritto lungo il sottile corpo della freccia oltrepassando la punta per arrivare dritto nel petto del mio bersaglio.
In tutta la mia vita non avevo mai puntato la mia arma contro un essere umano, avevo ucciso centinaia di prede ma quelle erano animali e costituivano il nostro cibo quotidiano, ma trovarsi a tu per tu con un'altro uomo vedere i suoi occhi brillare dalla paura sentire quasi il suo odore così vicino mi stava annebbiando la vista; ma dovevo restare concentrata comunque, non dovevo lasciarmi prendere dal panico.
I tre, circondati si strinsero fra loro impauriti, erano vestiti con semplici abiti di stoffa, non portavano armi ne armature forse erano per davvero contadini.
Tamlen restò immobile muovendo piano il suo arco a destra e a manca come se fosse indeciso su chi colpire per primo.
Non fu sorpreso nel vedermi arrivare ai lati bloccando un'ipotetica via di fuga ai tre, sapeva come mi muovevo sul terreno di caccia e dava per scontato che sarei riuscita a sorprenderli ai fianchi.
"che state facendo qui, perchè stavate correndo come inseguiti dal diavolo, che cosa credete di trovare da queste parti?"
Chiese il mio compagno con lo stesso tono di voce
Parlò quello che dei tre mi parve il più anziano, lo fece dopo aver scambiato una rapida occhiata d'intesa con i suoi complici.
"stavamo cercando del cibo per noi e le nostre famiglie, veniamo da un piccolo villaggio oltre il fiume sapevamo che in questa foresta avremmo trovato qualche piccolo animale da cacciare, i nostri figli hanno fame, abbiamo bisogno di cibo, per vivere proprio come voi elfi."
"continua...."
Lo pungolò Tamlen
"laggiù oltre quel dirupo il sentiero devia verso destra e ci siamo imbattuti in una vecchia grotta che conduce all'interno di antiche rovine elfiche"
"conosco questi boschi come le mie tasche non ci sono grotte ne tanto meno antiche rovine. Stai mentendo umano, e la mia pazienza si stà esaurendo in  fretta"
Sentivo la fronte bagnarsi di sudore, iniziava a farmi male il braccio per la continua tensione cui era sottoposto, rimasi ancora ferma in silenzio sentendomi addosso lo sguardo impaurito di uno dei tre umani.
"è la verità vi dico!"
Prese a ripetere l'uomo giungendo le mani davanti a se come in una preghiera disperata, continuando a lanciarci brevi occhiate supplichevoli con voce tremante.
"si è così!"
Intervenne il più giovane
"quelle rovine esistono e noi ci siamo entrati più per curiosità che per altro, ma dopo un paio di corridoi un demone ci ha assaliti e siamo corsi più veloci del vento....è così elfo devi crederci ti prego!"
Tamlen scoppiò in una fragorosa risata di scherno, lanciandomi una fugace occhiata di traverso
"un demone?! Probabilmente era solo un grosso orso infastidito dalla vostra curiosità! Siete patetici!"
Poi tornando serio si rivolse a me con voce rude
"allora Lethallan ci credi alle parole degli shaml'em?"
"aarhan-mase Lethallan, jotha haasta"
Gli risposi piano usando volutamente il linguaggio tribale del nostro clan.
I tre stavano letteralmente tremando davanti ai nostri occhi, si sentivano perduti ma le loro parole forse nascondevano un fondo di verità, non mi sentivo di negare loro una possibilità.
"showa-aar Nuralanya showa-aar"
Mi rispose continuando a fissare i tre attraverso il suo arco.
"c'è un piccolo bivacco poco più in là siete certi di essere qui solo per cacciare? Forse ci avete passato la notte, sperando di trovare il nostro campo e svelarne la presenza agli umani armati di spade"
Mi uscirono con forza dal petto quelle parole, non riuscì a darmi una spiegazione di tale forza ma il mio tono di voce dovette sembrare convincente quanto bastò per sbloccare la situazione.
Tamlen ancora all'oscuro della mia recente scoperta mi osservò perplesso, mi sentivo addosso i loro occhi inquisitori, e intanto le forze iniziarono a venirmi meno, restare tutto quel tempo con un'arco teso pronto a colpire mi stava prosciugando rapidamente le energie.
"vi prego dovete credere alle nostre parole, non siamo altro che poveri contadini finiti nel posto sbagliato al momento sbagliato"
Riprese il più anziano con impeto.
"forse dovremmo uccidere uno di loro, così da convincere gli altri a dirci la verità"
Disse Tamlen con fare truce osservando quelle tre povere anime, pregustando il momento.
"se davvero hanno scoperto delle antiche rovine, avranno sicuramente trovato qualcosa che confermi le loro parole"
Dissi cercando di guadagnare tempo intuendo le macabre intenzioni di Tamlen, lo vedevo dal suo sguardo ora divenuto freddo e arcigno. Il mio compagno si stava preparando a colpire.
A rispondere fu ancora il più vecchio dei tre, si frugò in una tasca dei logori calzoni e ne estrasse qualcosa, era una piccola pietra di forma sferica, sembrava brillare di luce propria o forse era solo il riflesso dei raggi del sole da come la teneva stretta fra le mani sembrava comunque qualcosa di valore
"l'elfa ha ragione amico, ecco prendete ora è vostra l'abbiamo trovata all'interno di quel tempio in rovina....coraggio prendila è vostra ti dico....è la prova che cercavi....tieni...."
Fece un passo incerto verso il mio compagno, con la mano aperta il piccolo tesoro brillava di una luce viola, sembrava attirare su di se il bagliore circostante per poi risplendere, i nostri archi all'unisono puntarono verso di lui, ancora disse questa volta voltandosi verso la mia direzione
"....avanti prendetela non abbiate paura"
Allentai la tensione del braccio sulla corda dell'arco con un gesto lento, sentivo una forza indomabile guidarmi verso quella cosa lucente ero decisa a prenderla dalle mani dell'uomo ma subito la voce di Tamlen tuonò
"dai qua shaml'em fammi vedere di che parli."
Tornai a tendere l'arco una fitta di dolore invase il mio corpo le dita umide di sudore stavano scivolando dalla corda sentivo che non avrei potuto resistere oltre, mi stava mancando la presa sulla freccia la sentivo quasi sfuggire via.
Il mio amico si fece consegnare quella cosa strana la osservò perplesso senza dire nulla
"jaalhe-far Lethallan, neesjoh?"
Gli chiesi osservandolo curiosa
"....è una runa magica, ma le incisioni che vedo non sono elfiche, sembrano scritture umane."
Mi rispose facendo roteare la pietra fra le dita.
"ne sei certo? Umane?"
Gli chiesi quasi dimenticandomi della presenza dei tre uomini al nostro fianco.
"si....ho già visto queste scritture, non appartengono agli elfi"
"umane, elfiche, nane che importa volevate una prova dell'esistenza di quel maledetto posto....eccola la prova è tutta vostra ora ci farete tornare dalle nostre famiglie?"
"lasciamoli andare Tamlen non ci daranno più fastidio in futuro, credo che li abbiamo spaventati a sufficienza"
Con riluttanza fece un gesto col capo indicando ai tre di sparire dalla sua vista.
Non se lo fecero ripetere una seconda volta iniziando a correre veloci come lepri, inciampando quasi sui loro stessi passi oltrepassando un piccolo dirupo e scomparendo alla nostra vista.
Tamlen restò fermo nella sua posizione, l'arco abbassato nella mano sinistra, con l'altra faceva saltellare la piccola pietra nel palmo aperto, il viso rivolto verso i tre in fuga.
Mi avvicinai sfiorandogli la spalla cercando di attirare la sua attenzione.
"lascia che vadano Tamlen che male vuoi che ci possano fare? Sono solo tre anime abbandonate dagli Dei, non fartene un cruccio"
La mia voce era calda e amichevole, l'osservai più volte aspettando paziente che mi volgesse la sua attenzione, sentivo sotto le mie dita i suoi muscoli del braccio gonfi e duri, accarezzai la sua pelle liscia risalendo fino alla spalla, puntai il mio sguardo sul suo volto vedevo le mascelle ancora serrate in uno spasmo finale
Lo chiamai più volte quasi sottovoce, era immerso in chissà quali pensieri, avrei voluto stringermi a lui con forza ero ancora scioccata da quell'incontro imprevisto mi sentivo come indifesa e stanca, avrei voluto un solo caldo e confortante abbraccio per dissipare le mie paure; feci un lungo respiro profondo sentendo il profumo della sua pelle inebriarmi i sensi, desideravo la sua attenzione per un solo istante.
"sono sh'amlen!! Sono tutti assassini!"
Disse tenendo i denti serrati come in uno sforzo sovraumano.
"sono solo quello che sono Tamlen, ucciderli sarebbe stata una soluzione? Loro sono assassini noi no."
Si voltò di scatto verso di me chiudendo a forza il pugno interrompendo il saltellare monotono della pietra.
"il bivacco! Di che bivacco parlavi?"
Mi chiese come riprendendo il filo del discorso di pochi attimi prima. Gli spiegai la mia scoperta e gli illustrai le mie conclusioni, alla fine del mio racconto si sfiorò il mento nervoso poggiando la sua mano sulla mia fermando deciso il movimento sulla sua pelle.
"c'è un'altro umano qui intorno, non siamo soli"
Si guardò attorno cercando di scrutare oltre la fitta vegetazione.
Non era quello che volevo, non un'altro incontro ravvicinato con un umano, non adesso.
"andiamo a vedere queste rovine" disse in un fiato, come seguendo un suo pensiero più che chiedendo una mia approvazione.
"non sarebbe meglio tornare al campo e parlarne alla Guardiana?"
"e cosa dovremmo dirle? Che forse c'è un'antica grotta? Che forse questa grotta conduce a delle rovine? Che forse queste rovine sono appartenute alla nostra gente? Che forse...."
"abbiamo la pietra...."
Lo interruppi decisa
"non basta Lethallan dobbiamo portarle qualcosa di più concreto"
Mi interruppe a sua volta finalmente degnandomi di uno sguardo.
Feci ancora un profondo respiro sapevo di lottare contro un muro insormontabile e alla fine fui io a cedere.
"d'accordo sono con te, ora muoviamoci"
Ci dirigemmo verso nord seguendo le indicazioni dei tre uomini, camminavamo uno fianco all'altro con passo veloce; il sentiero prese a salire dolcemente continuando per una decina di metri circondato da bassi pini e cespugli di rovi.
"cos'è una runa?" gli chiesi cercando a fatica di mantenere il ritmo del suo incedere
"una runa? Bè una runa è una....Runa!"
"oh tante grazie! È sempre istruttivo parlare con te"
Risposi con un sorriso sarcastico.
"voglio dire....non è una pietra comune, non un diamante o un quarzo e neppure uno smeraldo....è una pietra magica, rarissima e gli umani la usano per incantare le loro armi"
Una fila di grossi alberi divideva a metà il sentiero lungo il quale camminavamo, dividendosi in altri due sentieri paralleli più piccoli.
Continuando a parlare ci dividemmo ognuno sul proprio stretto passaggio divisi da alte querce a cadenza regolare
"ma per poter incantare le armi gli umani si rivolgono agli unici fabbri in grado di farlo"
L'osservavo attraverso quel susseguirsi di piante, spariva alla mia vista per un breve attimo per riapparire subito dopo.
"solo i fabbri nani sanno come trattare quelle pietre, non esiste nessuno in grado di lavorarle meglio di loro"
"tutte queste cose tu come le sai?"
I due sentieri tornarono ad unirsi, ora eravamo nuovamente spalla a spalla.
"le so....non ti basta?"
No non mi bastava, avrei voluto sapere di più avrei voluto sommergerlo di domande; mi piaceva quando seduti uno fronte all'altro al campo lui mi parlava con quel suo fare sapiente; mi raccontava di luoghi fantastici e di personaggi leggendari, rimanevo ad ascoltarlo per intere giornate con la bocca socchiusa dallo stupore ero come una piccola Lethallan con il suo genitore ero curiosa, mai sazia di sapere; erano leggende che diceva di aver ascoltato da vecchi bardi incontrati durante le sue esplorazioni nella foresta. Sapevo che era tutto frutto della sua fantasia, o almeno buona parte ma non m'importava, la sua voce melodiosa mi incantava ogni volta e ogni volta sognavo ad occhi aperti inseguendo i suoi racconti.
"i nani sono buffi esseri alti come un bambino, dicono che sono persino più bassi di noi"
Esclamai in tono divertito
Mi lanciò un'occhiata traversa, continuando a camminare al mio fianco
"hai mai visto un nano infuriato con la sua ascia a mezz'aria e la sete di sangue negli occhi?"
Mi chiese in risposta alle mie parole, continuando
"bè saranno anche bassi e tozzi come dici ma ti aprono a metà prima ancora che tu possa capire da dove stia arrivando quel buffo essere"
"non ne ho mai incontrato uno, non saprei dirti che effetto mi farebbe la sua vista, e poi....."
Mi bloccai di colpo, seguendo i miei pensieri non mi ero nemmeno accorta che si era fermato qualche passo indietro; mi voltai con un'espressione stupita dipinta sul volto, era tornato serio immobile, come in ascolto circospetto, attento.
D'istinto con la mano sfiorai l'arco sulla mia schiena guardandomi attorno alla ricerca di qualcosa che.... nemmeno io sapevo cosa.
"che succede?"
Gli chiesi sottovoce, con l'orecchio teso come a voler cercare di udire un suono o un rumore in quel silenzio profondo.
"non senti? Shhhh....ascolta....non lo senti?"
Ripeté più volte continuando a girare attorno a se stesso lentamente
Non udivo nulla, attorno a noi c'era solo silenzio era come se la foresta avesse smesso di parlare il suo linguaggio fatto di suoni della natura, non udivo proprio nulla.
"allora....?"
Chiese ancora lentamente
"c'è silenzio, troppo silenzio è innaturale....è strano"
Risposi alzando lo sguardo verso le cime degli alberi, poi attorno a me di nuovo verso il cielo
"esatto....la foresta è muta, il suo silenzio ci stà parlando"
Disse spaziando con lo sguardo oltre la mia persona.
Cosa strana, avvertivo sulla pelle un vento gelido come se avessimo raggiunto la vetta di qualche montagna innevata mi strinsi fra le spalle quasi tremante, non ero tranquilla per niente, nemmeno Tamlen lo era lo capivo da come si muoveva circospetto.
Lo vidi dirigersi spedito verso di me, gli occhi puntati oltre le mie spalle, lo vidi sopraggiungere senza nemmeno capire cosa stesse guardando sentì l'ansia comprimere il mio corpo verso il basso, la fronte tornò a inumidirsi di sudore gelido; quando fu a un passo da me il suo volto si illuminò si limitò a dire
"eccola.....la grotta!!"
Passandomi accanto urtandomi con la spalla così forte da farmi girare su me stessa.
Una decina di metri più avanti, leggermente defilata dal sentiero principale, l'entrata di una piccola grotta era semicoperta dagli arbusti di un grosso cespuglio.
Pareva un buco nero in mezzo al verde smeraldo che lo circondava....si, ricordo che l'espressione 'buco nero' fu la prima che mi venne alla mente vedendolo.
Quindi gli sh’amlem avevano ragione, esisteva per davvero quella grotta e se oltre ci fossero state per davvero anche le rovine?
Non ebbi il tempo di terminare i miei pensieri, Tamlen si era avvicinato all'ingresso spostando con foga i rami duri e nodosi che gli intralciavano il passaggio....per gli Spiriti era davvero intenzionato ad entrare là dentro
"aspetta!"
Gridai muovendomi verso di lui
"ehi! aspettami ti ho detto!!"
La grotta in realtà altro non era che un breve passaggio fra le rocce, più una galleria naturale che altro; infatti dopo pochi passi ci trovammo nuovamente all'aperto.
L'aria era gelida e pungente, un forte odore di muffa ci invase le narici, l'erba ai nostri piedi era come bruciata, molliccia quasi fastidiosa. Davanti ai nostri occhi si stagliava imponente una grossa porta in pietra, ricoperta di muschio incorniciata nella roccia di un colore azzurro intenso con ai lati una coppia di colonne intagliate nel marmo, con incisi numerosi disegni che a prima vista parevano in rilievo ma presto mi resi conto che si trattava di un'effetto ottico prodotto dalla luce soffusa ma allo stesso tempo intensa e cristallina.
Il mio compagno si fermò come estasiato da quella scoperta, respirava forte lo sentivo fremere eccitato al mio fianco.
Gli toccai il braccio senza distogliere lo sguardo da quell'immenso portone semichiuso, mi sentivo inaspettatamente piena di vigore e stavo bene, era assurdo quel mio stato d'animo la tensione, la paura, la fatica di un'attimo prima erano svanite all'improvviso come dopo un lungo sonno ristoratore.
Nessuno dei due aprì bocca entrambi conoscevamo il desiderio dell'altro  una misteriosa telepatia ci guidava verso quell'entrata.
"andiamo...."
Disse con un filo di voce, muovendo verso l'entrata
"andiamo?....cosa credi di fare? Andiamo dove?"
Non mi stava a sentire, aveva già poggiato entrambe le mani sulla metà semiaperta del portone, e puntando i piedi dietro di se lo spinse in avanti lasciandosi sfuggire un sommesso grido di fatica.
All'interno i nostri occhi faticarono ad adattarsi all'oscurità che ci accolse ci vollero alcuni minuti prima che le pupille dilatate tornarono a mettere a fuoco la nostra vista.
Un forte odore di muschio ci travolse i sensi, oltre a quello un olezzo di marcio e putrido aleggiava nell'aria mi tappai il naso temendo di dare di stomaco.
Eravamo in uno stretto corridoio lungo e basso, sulle pareti ricoperte di polvere e rampicanti si intravvedevano altri rilievi raffiguranti guerrieri intenti a combattere fra loro, forme di animali a me sconosciuti paesaggi appena abbozzati scene di guerra e di morte.
Tamlen in preda a un'agitazione incontrollabile osservava tutto con stupore soffermandosi più volte davanti alle pareti scostando con energia i centimetri di polvere che le ricopriva con il palmo della mano ripetendo senza sosta
"Nuralanya guarda! Guarda qui! E qui!"
Erano senza ombra di dubbio stati scolpiti da umani, non c'era nessun nesso con la cultura elfica in tutto quello che osservavo ma allora perchè gli sh'amlen incontrati sostenevano che si trattassero di rovine un tempo possedute da elfi. Non sapevo darmi risposte eloquenti non capivo, ma sentivo distintamente una forza misteriosa costringermi a proseguire.
Camminavo avanti di qualche passo a lui, sentivo il tonfo sordo dei suoi stivali sul pavimento alle spalle; il lungo corridoio terminò contro una spessa parete in granito. Davanti a noi un muro impenetrabile.
Mi voltai indecisa sul da farsi aspettando fiduciosa che mi indicasse la direzione da seguire.
"quei tre si sono fermati qui, non hanno proseguito oltre le tracce a terra sono sparite, da qui sono tornati indietro"
Mi disse con voce forte e decisa
Il muro davanti a noi era rivestito dello stesso materiale delle pareti del corridoio, era massiccio, impenetrabile sembrava che fosse stato messo lì col solo scopo di chiudere quel breve percorso alle nostre spalle.
Tamlen l'osservava attento come a studiarne la composizione, mi girai un paio di volte su me stessa con gli occhi curiosi ero perplessa.
"sembra che le misteriose rovine terminino qui....saranno pure antiche  ma alla fine sono solo un lungo tratto insignificante di polvere e schifezze varie"
Dissi cercando di celare un tono sarcastico nella voce.
Il mio tentativo non riuscì Tamlen grugnì qualcosa e prese a tastare la fredda parete come a volerne svelare i segreti. Si chinò sulle ginocchia spostando delicatamente la terra scura alla base della stessa eseguiva lenti gesti con la mano attento ad ogni centimetro di terreno.
Si rialzò poggiando le mani contro il muro, l'osservavo curiosa cercando di vedere quello che probabilmente vedeva lui ma altro che strati di polvere non riuscivo a scorgere.
"no, non finisce qui questo corridoio, ne sono certo"
Ero al suo fianco con una mano mi scostò deciso attirato dalla parete alle mie spalle
"ehi! Mi fai male...."
Protestai risentita ma non mi ascoltava nemmeno, prese a studiare il muro del corridoio proprio nel punto in cui andava a ricongiungersi con la parete che ci ostruiva il passaggio.
Centimetro per centimetro, fece scorrere le dita alla ricerca di chissà cosa le dita veloci tastavano la pietra sollevando piccoli sbuffi di polvere.
All'improvviso un sordo suono metallico risuonò per tutto il corridoio correndo lungo le pareti rimbalzando veloce sospinto dall'eco dei muri.
Un piccolo tassello della pietra scattò indietro provocando un'altro grugnito nel mio compagno, questa volta però era di soddisfazione.
Restammo immobili aspettando che succedesse qualcosa, ma quando l'eco si spense tutto tornò silenzioso come prima.
Feci un lungo e rumoroso sospiro di delusione, chissà che mi credevo di trovare laggiù mi toccai nervosa la punta del naso sentivo quel puzzo nauseabondo raggiungermi i polmoni lo stomaco mi si rivoltava dallo schifo, mi sentivo sporca, probabilmente avevo addosso tonnellate di polvere pensai fra me.
Tamlen non si diede per vinto tornando a studiare il muro davanti a se.
Mi spostai di lato lasciandomi andare con la schiena contro la parete opposta incrociando le braccia sul petto.
Un'altro scatto metallico risuonò improvviso sentivo muoversi qualcosa sotto il peso della mia spalla, inavvertitamente avevo toccato qualcosa.
Mi risollevai di scatto incrociando lo sguardo sorpreso di lui, la parete davanti a noi prese a muoversi lentamente scivolando di lato
"giuro che non ho toccato niente"
Esclamai cercando di giustificarmi senza distogliere gli occhi dal suo viso.
Il massiccio muro scivolò verso destra sollevando un grosso polverone il forte rumore di pietra su pietra quasi ci stordì, avevamo scoperto l'entrata di una cripta nascosta.
"per i Numi...."
Esclamai meravigliata, portandomi una mano davanti alle labbra per la meraviglia.
"Nuralanya sei grande....ti adoro"
Disse in preda alla sorpresa e alla gioia
Feci un dolce sorriso compiaciuto ma tornai subito seria, quelle parole erano rivolte al nulla, le disse forse in preda alla meraviglia. Altro sospiro di delusione.
Oltrepassammo la soglia della cripta, come per magia le pareti ora erano linde quasi lucide, a intervalli regolari grosse statue scolpite nel marmo roseo raffiguravano figure umane vestite con ampie vesti corruciate in piedi con aria imponente le mani appoggiate a grossi scudi che ne coprivano le gambe.
Poco sopra le nostre teste alcune torce ardevano vivaci crepitando rumorose alimentate da chissà quale strano combustibile.
I nostri passi riecheggiavano in quel silenzio magico gli stretti corridoi avevano lasciato spazio ad ampi passaggi luminosi lunghi a perdita d'occhio.
Avevamo fatto una ventina di metri quando un sordo rumore di pietra strisciata ci fece sobbalzare.
Il grosso muro alle nostre spalle si stava lentamente richiudendo tagliandoci l'unica via conosciuta.
Ci scambiammo un'occhiata sorpresa poi veloci iniziammo a correre tornando sui nostri passi, sentivo la disperazione invadere il mio corpo, gli occhi puntati su quell' enorme ammasso di pietra che inesorabilmente ci stava sotterrando in quel maledetto posto.
"no....no....nooo!!"
Gridai disperata rendendomi conto che non saremmo mai arrivati in tempo, con un tonfo cupo il muro terminò la sua corsa un'attimo prima del nostro arrivo.
Entrambi fermi con le mani su quella parete senza saper cosa dire limitandoci a guardarci disperati.
Mi voltai lasciandomi andare con la schiena contro il muro di pietra, lo sguardo correva lungo le pareti ai lati mi sentivo perduta.
Tamlen diede un forte pugno contro il muro sfogando la propria rabbia.
"perchè ho la strana sensazione che tutto questo non finirà nei migliore dei modi?"
Dissi appoggiando il capo all'indietro.
Lui non si perse d'animo, si voltò verso il lungo corridoio che avevamo davanti e prendendomi per un braccio mi staccò dalla parete.
"coraggio, procediamo troverò un'altra uscita....c'è sempre un'altra uscita"
"spero che chi ha costruito tutto questo si sia ricordato di quel   'c'è sempre un'altra uscita'   " 
Gli risposi mettendomi nuovamente in marcia.
Raggiungemmo una grossa sala ricavata nella roccia, un'enorme albero troneggiava giusto nel mezzo, era solo una frazione del grosso fusto, il resto spariva verso l'alto inghiottito dal largo soffitto a volte; come poteva sopravvivere un'albero in quel posto mi chiesi osservando le grosse radici uscire dal terreno sfondando in più punti il pavimento.
Ai lati della sala grosse nicchie ricavate nelle pareti custodivano piccoli ninnoli intagliati nel legno con maestria illuminati dal fuoco perenne di grosse torce ai lati delle nicchie stesse.
L'aria tornò a farsi pesante, umida quasi irrespirabile.
Voltai verso sinistra precedendo il mio compagno quando in un angolo buio della sala qualcosa mi fece trasalire un breve urlo di spavento mi sfuggì dalle labbra socchiuse.
Arretrai impaurita ritrovandomi con la schiena contro il corpo di Tamlen.
"cos'è stato!"
Esclamò appoggiando le mani sulle mie spalle nel tentativo di placare lo spavento
Restai immobile con gli  occhi fissi in quell'angolo buio, lui mi scivolò di fianco avvicinandosi lentamente verso quell'ammasso scuro poco più avanti.
Adagiato al suolo lo scheletro di un uomo....credo....perfettamente conservato come ricomposto meticolosamente e con pazienza.
Il teschio lucido rifletteva la fioca luce di una torcia poco distante, vedevo le fosse oculari invase da piccoli fili d'erba color grigio, le braccia distese lungo il corpo le gambe allungate parallele l'una all'altra.
"che cos'è quella roba?"
Gli chiesi restando a distanza di sicurezza
"uno scheletro, di un umano a giudicare dalle dimensioni delle ossa probabilmente un guerriero qui vicino ci sono ancora la sua spada e il suo scudo"
Rispose osservando quell'affare attentamente e parlando piano.
"Andiamo via ti prego, andiamocene da questo posto"
Lo esortai facendo un ulteriore passo indietro, mi si stava accapponando la pelle dal terrore; non mi riconoscevo più la mia agilità era svanita ero pesante come un macigno, la mia curiosità si era spenta ero cieca e sorda, la mia fermezza si era dissolta, ero tremante ed incerta come un bambino.
"non prima però di aver preso questo"
Esclamò voltandosi nella mia direzione mostrando lo scudo  appartenuto alla vittima.
"coraggio prendilo più tornarci utile"
Era un piccolo scudo tondo di metallo non più grande di un braccio al centro un disegno ormai sbiadito riproduceva la testa di un drago grosse ammaccature lungo tutto il bordo superiore a testimonianza di intense battaglie vissute dal suo precedente proprietario, sul retro due robuste strisce di cuoio servivano ad assicurare lo scudo stesso al braccio del guerriero.
"avanti....prendilo, non credo che lui possa reclamarne la proprietà ormai"
Ci allontanammo da quell'angolo con mia somma gioia, lui tornò ad osservare ogni più piccolo particolare della sala, questa volta però non era invaso dallo stesso entusiasmo di prima, era pensieroso inarcava più volte le sopraciglia seguendo i suoi pensieri.
"quei tre sh'am ci hanno mentito, qui di elfico a parte noi non c'è proprio un bel niente"
Esclamò allontanandosi da una parete dopo un breve studio.
"perchè l'avrebbero fatto? Che ci guadagnavano?"
Gli chiesi infilandomi lo scudo a tracolla.
"siamo elfi no? Cosa c'è di meglio che incuriosirci con la storia di antiche rovine del nostro popolo se questo gli avrebbe salvato la vita?
Maledetti umani!"
Mi avvicinai per cercare di tranquillizzare il mio compagno era inutile farsi il sangue amaro ora quando ben altri problemi richiedevano la nostra attenzione.
Proposi di incamminarci seguendo il lungo passaggio che alla nostra sinistra voltava ad angolo retto era il più illuminato e per questo quello che mi trasmetteva un senso di tranquillità.
Lo toccai sul braccio invitandolo a seguirmi.
Ci infilammo spediti in quel passaggio quando un tonfo sinistro ci fece bloccare di colpo. Era un rumore sordo profondo come se un'enorme macigno fosse caduto su quel pavimento rimbalzando più volte.
L'eco iniziò a trasmettere quel rumore facendolo rimbalzare ovunque, a quel punto non riuscivamo a capire se giungesse alle nostre spalle, davanti o ai fianchi.
Dopo un breve attimo un'altro rumore più forte del primo si accavallò all"eco precedente producendo un frastuono d'inferno, la mia testa sembrava dovesse scoppiare da un momento all'altro, credetti per un attimo d'impazzire.
Non ne conoscevamo la natura ne la direzione ma Tamlen alle mie spalle urlò deciso
"stai attenta Lethallan guai in arrivo, preparati a qualunque cosa, armati ma non fermarti, in questo corridoio stretto siamo in trappola!"
Iniziai a correre senza sapere bene dove ci stavamo dirigendo, con la mano strinsi l'elsa ruvida della piccola spada corta che portavo alla vita sentivo dietro di me il tonfo sordo della corsa di Tamlen il suo respiro affannoso mi perforava i timpani con lo sguardo impaurito cercavo di osservare ogni rientranza dei muri aspettandomi chissà cosa in agguato li dietro. Svoltammo a destra seguendo il corridoio ora i soffitti erano più passi disegnati ad arco i bracieri alle pareti ardevano violenti le mura tornarono a farsi polverose e sporche, dalle volte del soffitto grosse ragnatele brillavano alla luce incerta del fuoco, erano ovunque sui muri per terra sempre più grosse e insidiose.
Non fermai la mia corsa anzi ne aumentai il ritmo, seguita dal mio compagno a pochi metri di distanza.
Quei macabri filamenti appiccicosi me li sentivo addosso dappertutto, sulle gambe attorno ai polsi sul viso, con un urlo di disprezzo me ne strappai una porzione da vicino le labbra....provavo un senso di disgusto terribile che mi raggelò il sangue nelle vene.
Il frastuono non accennava a diminuire anzi più passava il tempo più cresceva d'intensità; era tutt'attorno a noi come se all'improvviso l'intera cripta avesse deciso di frantumarsi ripiegandosi su se stessa avvertivo il tremito del pavimento sotto i miei piedi, ne intuivo quasi l'ondeggiare delle pareti. Fermai la mia corsa dopo un breve tratto eravamo di fronte ad un grosso bivio, altre due direzioni si aprivano davanti ai nostri occhi.
"dove si va?"
Chiesi concitata a Tamlen
Non ottenni risposta e di nuovo domandai
"dove si va!? Dove andiamo? Dimmelo!"
Scrollò più volte il capo con aria di sconfitta
"non lo so....io proprio non lo so...."
"majamy-aah!"
Imprecai girando lo sguardo in ogni direzione.
La nostra posizione era spostata verso ovest rispetto al punto d'ingresso della cripta, avevamo disegnato un ampio semicerchio in pratica tornando in linea d'aria vicino al punto di partenza.
Lo presi per un braccio tirandolo con forza, avevo deciso che il corridoio di destra avesse fatto al caso nostro
"si va di qua!"
Esclamai con forza tornando a correre lungo le strette e umide pareti.
Il budello dentro il quale ci infilammo correva ripido con una leggera pendenza in discesa, grosse ragnatele scendevano dal soffitto pieno di crepe i raggi del sole penetravano da quelle aperture proiettando un fitto fascio di luce nel quale miliardi di particelle di polvere sembravano danzare macabre.
Lo stretto passaggio sbucò in un'altra sala simile alla procedente solo un pò più stretta e male illuminata.
Un fruscio sinistro attirò la mia attenzione facendomi fermare all'imbocco della stanza, al mio fianco sopraggiunse Tamlen. Restammo in ascolto, sopra le nostre teste il rumore di movimenti rapidi e leggeri, come se sopra di noi qualcosa o qualcuno camminasse veloce.
Erano suoni ripetuti e frenetici come il rumore che fanno....le zampe....di mille.....orribili....."
"ragni! Dritti davanti a noi!!"
Urlò all'improvviso il mio partner scattando prontamente all'indietro sfilandosi rapido l'arco da dietro la schiena.
Due enormi ragni grossi quanto noi sfilarono veloci dal soffitto appesi ai loro filamenti appiccicosi proprio al centro della sala, appena le loro zampe si posarono al suolo emisero un sibilo acuto puntando nella nostra direzione. Lo stridere metallico della mia spada sguainata fece da eco a quei versi sinistri, rapida infilai il braccio dietro lo scudo cercando di proteggermi i fianchi. In un batter di ciglio ci trovammo nel bel mezzo di un disperato combattimento.
Li vidi arrancare verso di me, aprendosi in due fronti tentando di aggirare la mia guardia. Erano enormi, di un grigio intenso quasi perlaceo del liquame scuro prese a scorrere dalle piccole bocche al centro della testa o almeno così credetti di distinguere. Da dietro Tamlen iniziò a far piovere frecce ad un ritmo frenetico, sfiorandomi quasi il capo, alcune si persero lontane altre si andarono a conficcare nel corpo duro di uno dei due animali che con uno sbuffo assordante si bloccò di colpo
Con agilità scartai verso destra alzando lo scudo a difesa del fianco portandomi a tiro dell'altro ragno che prontamente si puntò minaccioso sulle quattro zampe posteriori alzando il pesante corpo verso di me.
Piegandomi appena sulle ginocchia lasciai partire un poderoso fendente dal basso verso l'alto, cozzando con violenza contro la mandibola dell'animale che in un tentativo disperato di immobilizzare il mio corpo accusò il colpo tornando rapido a poggiare le zampe a terra sibilando furioso.
"alla tua sinistra!!"
Mi urlò da dietro Tamlen attirando la mia attenzione sul primo ragno che con una decina di frecce conficcate nella schiena tornò alla carica.
Il sudore mi colava lungo il viso sentivo gli occhi bruciare offuscandomi la vista; raccogliendo tutte le forze che avevo mi scagliai contro la bestia tenendo lo scudo all'altezza del volto, un sordo tonfo metallico accompagnò l'impatto contro il muso proteso in avanti lo scontro violento mi spinse indietro quasi facendomi perdere l'equilibrio. Puntai il piede sul corpo rigido del secondo ragno dandomi una spinta verso l'alto girando veloce la spada a mezz'aria l'afferrai con entrambe le mani piombando con furia sul mio nemico, un urlò feroce mi uscì dalla gola accompagnando quel mio movimento, quasi chiudendo gli occhi infilzai in pieno muso la bestia; un getto di liquido scuro e puzzolente mi investì il viso, sentì lo stomaco rivoltarsi dentro di me, d'istinto voltai la testa di lato aumentando la pressione sull'elsa della spada conficcata nella carne morbida.
L'animale cedette di schianto a terra restando immobile nella polvere; sentivo il sibilo delle frecce passarmi a un niente dal mio corpo ma non era ancora finita; sfilai l'arma dal corpo senza vita del primo ragno puntando il piede sul suo cranio, girai su me stessa con un'agilità a me sconosciuta e mi assestai sulle gambe leggermente divaricate e piegate in posizione di difesa.
Il ragno scattò verso di me incurante delle frecce che gli straziavano il corpo e con un rapido movimento della testa mi urtò con violenza facendomi scivolare di mano la spada. Un tonfo metallico si propagò per la sala, iniziai ad arretrate impaurita, alzando lo scudo a difesa mi trovai con le spalle al muro; dietro Tamlen urlava qualcosa che non capivo con la coda dell'occhio lo vedevo lanciare e caricare lanciare e caricare ancora.
Il freddo muro dietro di me mi raggelò la schiena bagnata di sudore  non avevo vie di fuga, restai immobile puntando gli occhi sul muso orribile di quel mostro. Si alzò agitando le zampe anteriori pronto ad immobilizzarmi con la sua ragnatela udì un sibilo sfiorarmi l'orecchio e una lunga freccia piantarsi nel ventre rosso dell'animale che con un soffio minaccioso ricadde sulla schiena agitando le zampe in un ultimo rantolo di vita.
Chiusi gli occhi lasciando che l'aria fuoriuscisse dai miei polmoni con un respiro sordo e prolungato. Lentamente mi lasciai scivolare con la schiena lungo la parete ritrovandomi seduta a terra, mi mancavano le forze anche solo per tenere gli occhi aperti ero esausta; con un gesto di stizza mi liberai dello scudo ancora saldo al mio braccio, prese a rotolare per la sala disegnando un ampio cerchio sempre più stretto cadendo alla fine sul retro con un clangore metallico.
Il mio salvatore mi raggiunse da lì a pochi attimi, mi parlò con voce stridula ancora eccitato per la battaglia appena conclusa.
"va tutto bene Lethallan, va tutto bene è tutto finito"
Mi accarezzò i capelli sporchi e unti di sudore e gli Dei solo sapevano di che altro; la voce pacata mi rincuorò calmando il mio respiro affannoso, presi a tossire più volte mi sentivo in gola quel putridume fuoriuscito da quel maledetto ragno, avevo voglia di respirare aria fresca sentire il profumo dell'erba e dell'acqua, avevo voglia di essere lontana da quel posto.
"come stai?"
Gli chiesi sempre tenendo gli occhi serrati
"stò bene, io stò bene....ce l'abbiamo fatta, non so come ma li abbiamo sconfitti"
Mi aiutò a rialzarmi mi riconsegnò l'arma e mi sorrise con calore.
"dobbiamo procedere"
Gli dissi con un filo di voce, iniziando a muovermi lentamente.
"dove hai imparato a farlo?"
Mi chiese all'improvviso camminando al mio fianco. Non capivo il senso di quella domanda e curiosa l'osservai di sbieco
"dove ho imparato a fare....cosa?"
Gli chiesi a mia volta
"a combattere in quel modo? Sembravi una furia scatenata....dove hai imparato a farlo?"
Ci fermammo uno fianco all'altro senza che nessuno girasse lo sguardo
"così combatteva mia madre e così combatto io. Se vuoi sapere dove ho imparato ti dico che non lo so, forse il suo sangue scorre nelle mie vene, forse il suo spirito mi guida le mani in combattimento, forse è un mio istinto naturale ma non chiedermi mai più dove ho imparato a combattere, perchè così non farai altro che allontanarmi da te. Per favore Tamlen, non me lo chiedere  mai più"
Non disse nulla in risposta alle mie suppliche ma capivo che si sentiva in qualche modo ferito nell'orgoglio ci eravamo sempre confidati tutto eravamo amici e gelosi proteggevamo questa nostra amicizia dagli occhi dei curiosi ma questa volta proprio non capiva questo mio ostinato negare la verità.
Fece un cenno col capo accogliendo a malincuore i miei desideri, gli sfiorai il viso con le dita regalandogli un caldo sorriso
"grazie....ti voglio bene"
Gli dissi con voce roca
Il frastuono che ci aveva sorpreso poco prima della battaglia era svanito, il silenzio era tornato a ricoprire ogni cosa, solo il sibilo del vento lungo gli stretti passaggi accompagnava i nostri passi.
Superammo un'altro paio di grosse sale tutte più o meno simili fra loro e percorremmo lunghi corridoi senza soluzione di continuità. Stavo perdendo ogni speranza di riuscire a rivedere la luce del sole l'angoscia si stava impossessando della mia anima ero tornata taciturna e pensierosa.
Sfilammo vicino ad una rientranza abbastanza larga al centro di questa rientranza capeggiava una porta in pietra ricoperta di muschio e fuliggine
Tamlen si bloccò invitandomi a fermarmi.
"c'è qualcosa qui, lo sento dietro questa porta"
Si avvicinò cauto io mi portai al suo fianco, cercando di osservare ogni piccolo dettaglio.
"c'è qualcosa....lo avverti anche tu?"
Mi chiese sottovoce. A parte un leggero soffio d'aria gelida che filtrava dalle crepe della porta non sentivo assolutamente nulla. Lo feci notare al mio compagno che non nascose la sua delusione.
Appoggiò una mano contro la parete dell'uscio che con un cigolìo sommesso si spalancò lentamente.
La piccola stanza era lunga e stretta, un fascio di luce gialla filtrava dall'alto soffitto illuminando ogni angolo, le pareti color dello smeraldo correvano parallele lungo i lati erano ricoperte di lisce mattonelle intarsiate l'una nell'altra come in un'immenso mosaico, ai quattro angoli della stanza grosse statue in pietra raffiguravano altrettante figure femminili con le braccia protese verso l'alto sostenendo con sacro ardore delle ciotole in terracotta dentro le quali ardeva un fuoco color del cielo.
Contro la parete opposta all'entrata due immense riproduzioni di guerrieri in armatura con al centro un grosso specchio ornato con una fine cornice dorata.
La nostra attenzione fu attirata da quello strano oggetto, la superficie non rifletteva le nostre immagini e osservandolo con più attenzione mi domandai del perchè lo paragonai proprio ad uno specchio, probabilmente era lì da secoli ma era perfettamente lindo e lucente, tre piccoli gradini rialzavano di qualche centimetro quell'affare come se si trattasse di una sorta di altare
attorno a noi, nella stanza tutta si udiva uno strano suono come un....un....celestiale canto liturgico, era sommesso dolce quasi suadente.
Scambiai una rapida occhiata con il mio compagno e mi accorsi che i suoi occhi il suo viso il suo corpo erano attratti da quella misteriosa reliquia.
Fece un passo in quella direzione togliendomi la mano che avevo posato sul suo braccio nel tentativo vano di farlo desistere. 
"Tamlen no! Non lo toccare! Fermati!"
Esclamai
"non sappiamo cosa sia, non toccarlo vieni via ti prego"
Non mi sentiva prese a salire i corti gradini come ipnotizzato dallo specchio, temendo il peggio mio malgrado lo seguì lentamente tenendo gli occhi puntati sul mio amico.
Eravamo ad un passo da quella strana lastra lucida, sentivo come delle leggere vibrazioni sotto i miei piedi come se quell'oggetto fosse sul punto di muoversi;
"che cosa sarà mai?"
Mi chiese con un filo di voce senza distogliere lo sguardo
"non....so....non ho mai visto nulla del genere prima d'ora"
Risposi un'attimo prima che il suo dito si allungò incerto verso la misteriosa superficie.
"no! Non farlo"
Gli gridai incerta su cosa fare, non sapevo se bloccargli il braccio oppure prenderlo di peso e allontanarlo da lì.
Quando toccò la superficie il suo dito quasi vi affondò dentro producendo un piccolo cerchio che veloce si allargò verso l'esterno, era simile ai cerchi concentrici prodotti da un sasso gettato in uno stagno. Lo ritrasse di scatto osservandosi la mano.
"hai visto?"
Mi chiese tornando eccitato e quasi tremante
"hai visto? Lì dentro....vedo delle cose, è una città....è in fiamme....c'è una battaglia lì dentro....la vedo! La posso vedere!!"
"Tamlen ma che dici? Cosa vedi esattamente? Che città? Che battaglia?"
Non mi rispose nuovamente allungò la mano poi all'improvviso lo vidi come sospinto verso lo specchio, cercò di puntare i piedi in avanti come a voler resistere, non riuscivo a muovermi era come se fossi stata pietrificata sul posto volevo fermarlo ma il mio corpo non rispondeva ai miei comandi
"aiuto!"
Gridò Tamlen in preda al panico
"aiutami Nuralanya qualcosa mi stà tirando dentro! Aiuto!!"
Non riuscivo nemmeno ad urlare ero terrorizzata ma impotente e la voce di Tamlen urlante mi riempiva d'angoscia
"per gli Dei nooo!"
Urlò ancora sempre più vicino a quell'enorme calamita
All'improvviso una forte onda d'urto mi investì violenta, era come un'esplosione magica mi sentì sollevare da terra e spingere lontano di alcuni metri alle mie spalle.
Feci un lungo volo all'indietro un dolore tremendo mi straziò il cervello quando atterrai violentemente con la schiena al suolo. Ricordo solo di aver chiuso gli occhi lentamente e poi più nulla, probabilmente persi i sensi svendendo dal dolore.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


~~Quando ripresi conoscenza mi trovavo sdraiata su di un morbido giaciglio un profumo dolce e delizioso di fiori mi invase le narici, ispirai profondamente lasciando che quella dolce sensazione mi pervadesse l'anima.
Riaprì gli occhi di scatto come se il ricordo improvviso di quella cripta e di tutto ciò che ne seguì mi spronasse a rialzarmi. Quando riuscì a mettere a fuoco la vista mi resi conto di non essere più laggiù nella polvere e nel puzzo ma nell'accogliente tenda del mio clan. Mi sollevai sui gomiti guardandomi attorno stupefatta....era proprio la mia tenda.
A fatica mi misi in piedi, un forte senso di vertigine mi fece sbandare fui costretta a trovare un appiglio di fortuna per non cadere all'indietro, la mia armatura in cuoio era sparita ora una lunga tunica ricopriva il mio corpo arrivando fino ai piedi; era una veste in leggero cotone profumato finemente ricamata con due lunghi spacchi laterali a scoprire i polpacci. Come fossi giunta lì non riuscivo a spiegarlo ma ne ero contenta ero nuovamente a casa e questo valeva quanto mille spiegazioni.
Il sole doveva essere alto nel cielo a giudicare dalla luce che filtrava dall'esterno un dolce tepore mi prese dai piedi per risalire lungo tutto il corpo in una piacevole sensazione di serenità.
Scostai il pesante tessuto che fungeva da ingresso e a piccoli passi mi portai all'esterno.
Il volto famigliare e sorridente di Sylaise mi accolse appena fui uscita, era un'elfa di mezza età dall'aspetto materno e  bassa di statura leggermente rigonfia ai fianchi e i capelli rosso fuoco; era la custode degli halla da sempre, da quando per la prima volta mi avvicinai ad uno di quegli animali in tenera età, lei era lì a curarsi del loro benessere, parlava agli halla come si parla ad una persona lì amava come si ama una persona, erano la sua vita e null'altro valeva per lei.
Con voce roca mi salutò in preda ad una gioia genuina quasi saltellando sul posto non riusciva a trattenere quell'impeto naturale che esplose dentro di lei.
"Nuralanya, dolce Lethallan siano ringraziati gli Dei, sei viva. Se tu sapessi quanto siamo stati in pena per la tua vita tutto il clan si è raccolto attorno alle preghiere della Guardiana aspettando con ansia questo momento."
"sorella Sylaìse sono felice anch'io di vederti "
Risposi incrociando le braccia aperte sul petto ed accennando ad un leggero inchino.
"la magia curativa della Guardiana ha fatto effetto, gli Dei siano testimoni di questo suo immenso atto d'amore. Sono stati due giorni d'angoscia ma ora sei di nuovo in piedi"
"due giorni?"
Chiesi stupita
"sono stata così per due giorni?"
"si deliravi in preda alla febbre e il tuo corpo era ricoperto di bruciature e da innumerevoli ferite"
"come ho fatto a tornare qui come sono potuta tornare al campo, ricordo che...."
"un'umano ti ha riportata indietro da noi"
Mi interruppe
"lo abbiamo visto arrivare a tarda sera ti portava a spalle credo che gli devi la vita"
Staccai gli occhi dal suo viso guardandomi attorno, il campo era in preda ad un'agitazione febbrile ognuno dei miei fratelli sembrava correre da un  lato all'altro dell'accampamento impegnati in mille mansioni diverse; un gruppo di bambini si rincorrevano ridendo evitando con agilità il vai e vieni degli adulti tutti sembravano eccitati e instancabili
"ma che succede? Che hanno tutti quanti?"
Le chiesi curiosa
“la Guardiana ha ordinato a tutti noi di iniziare a smontare il campo, il clan si prepara a muovere”
“ci dobbiamo spostare? Ma perché?”
Domandai ancora
"credo che faresti meglio a parlare con la Guardiana lei ti spiegherà tutto"
Mi disse facendo stranamente un passo indietro come se quella mia domanda cercasse di violare un segreto e quel suo retrocedere ne sottolineasse la gravità
"prima hai parlato di un‘umano? Chi è questo umano che mi ha riportata al campo?"
Le chiesi ancora tenendo lo sguardo puntato nei suoi occhi
"devi parlare con Lei e ti dirà ogni cosa"
D'accordo, evidentemente ero ad un passo da un enorme segreto di stato e mi arresi, ne convenni con lei che dovevo andare dalla Guardiana
"prima voglio sapere come stà Tamlen non lo vedo sai dove posso trovarlo?"
Sylaise non rispose limitandosi ad abbassare lo sguardo a terra
"è nella sua tenda? Stà male? Che succede....dov'è Tamlen"
Quel suo silenzio improvviso mi fece gelare il sangue nelle vene, sentivo i veloci battiti del cuore pulsare alle tempie, la guardai quasi implorante  volevo che mi dicesse dove fosse il mio amico.
Con gli occhi bassi giunse le mani come in una preghiera lasciandomi per lunghi attimi in attesa prima di rispondere
"lui non qui Lethallan, non è tornato al campo insieme all'umano"
Poi come leggendo nel mio cuore tornò a parlare lenta
"il suo corpo non è stato trovato, l'umano dice che probabilmente è...."
Mi lasciai sopraffare dallo sconforto sentivo una forza sovraumana schiacciarmi al suolo, mi tremarono le gambe facendomi quasi perdere l'equilibrio veloce Sylaise si portò al mio fianco cercando di sorreggere il mio corpo vuoto che come un fantoccio di pezza si lasciava cadere inerte.
Sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime e l'abbraccio caldo e amorevole della donna mi fu di grande aiuto in quel terribile momento.
Mi accarezzò il viso con dolcezza lasciando che il mio pianto fluisse copioso, con parole dolci cercava di calmare il mio cuore non sapevo più dove trovare l'amore per questa mia vita, mi sentivo il cuore scoppiare nel petto e l'odiavo con tutta me stessa, le vene martellarmi i polsi e le detestavo, il respiro farsi affannoso e l'impazienza del momento risalire lungo il corpo.
Attorno a noi il rumore della foresta, dell'accampamento e dei loro rispettivi abitanti si calmò all'improvviso lasciandomi avvolta nel silenzio.
"che gli Spiriti lo accolgano al loro fianco donandogli serenità eterna, possano vegliare sulla sua anima, la terra sarà la sua nuova casa sarà la linfa vitale di una nuova creatura"
Mi sussurrò quelle parole quasi d'un fiato tenendo strette le mie mani nelle sue, aspettando paziente che ritornassi in me; dopo qualche minuto mi sfiorò la spalla dicendomi dolce
"Lethallan vai dalla Guardiana ora, ti stà aspettando"
Entrai nella grande tenda montata sul lato ovest del campo, all'interno vidi la Guardiana parlare in piedi con un uomo alto di statura che dava le spalle all'ingresso; quando si accorse della mia presenza si interruppe bruscamente venendo verso di me con un caldo e luminoso sorriso sul volto. L'umano non si voltò, restando immobile nella sua posizione.
"Nuralanya!"
Esclamò con voce gaia, abbracciandomi con affetto, sentivo un dolce profumo provenire dalle sue vesti larghe e morbide; la Guardiana era un'elfa ormai molto avanti con gli anni aveva corti capelli bianchi intrecciati con filamenti di stoffa colorata a formare piccole trecce che gli coprivano il collo, gli occhi vispi le labbra sottili leggermente arcuate. La sua voce era melodiosa e gentile, sorprendentemente alta di tono nonostante l'età, le corte braccia minute erano l'unica parte del corpo lasciate scoperte dall'ampia vestale color mogano.
Mi lasciò da quell'abbraccio vigoroso restando a pochi centimetri dal mio viso
"che gli Dei mi perdonino ma più di una volta ho temuto per la tua vita, e invece eccoti qui dolce Lethallan mi riempi il cuore di gioia e l'animo d'amore....come ti senti piccola Nuralanya, come ti senti....?"
"meglio Guardiana, grazie.....mi sento meglio"
Risposi con un leggero inchino.
"bene....bene figliola....ne gioisco di cuore"
Voltandosi verso l'umano alle sue spalle mi prese la mano richiamando la sua e la mia attenzione
"vieni figlia mia, vieni a conoscere colui che ti ha salvata da quell'inferno demoniaco"
L'umano si voltò lentamente, era alto e massiccio, le spalle larghe ben disegnate, la pelle ambrata il volto ricoperto da una leggera barba scura che ne disegnava i lineamenti dolci e importanti, i capelli scuri e lisci gli sfioravano le spalle. Portava una lucente corazza di scaglie che gli copriva il busto e le gambe, sul petto era lavorato un complicato disegno raffigurante un blasone in rilievo, sulle spalle da dietro la testa tonda e robusta, facevano capolino due lunghe spade con l'elsa in madreperla e il filo delle lame dentellato.
"questi è Duncan è un Custode Grigio, è il comandante dei Custoditi Grigi di tutto il Ferelden a dirla tutta; è l'umano che ti ha riportata al campo"
La voce di Duncan risuonò profonda mentre mi si avvicinò con fare garbato
"sono lieto di vedere che stai meglio il tuo clan era davvero in pensiero per te"
Alzando il viso verso di lui cercai di mantenere un'espressione neutra in risposta alle sue parole; un umano nel mio accampamento, nella tenda della mia Guardiana, ad un passo da me...sentivo il sangue ribollirmi nelle vene.
Come intuendo questi miei pensieri l'uomo continuò con voce sorprendentemente gentile
"non lasciarti sopraffare dagli Spiriti maligni mia giovane amica, sono qui in pace"
Avrei voluto esplodere con mille parole cattive in risposta a quel suo  'sono qui in pace'  avrei voluto dire tante cose ma mi uscì solo un misero e ridicolo:
"tse....." 
"Duncan ed io abbiamo parlato a lungo in questi due giorni; ci sono cose molto importanti che dovresti conoscere Lethallan, questioni d'importanza vitale che riguardano il Ferelden, il nostro popolo e te stessa"
Disse la Guardiana tornando d'improvviso seria
"ti prego ascolta cosa ha da dire il Custode...."
Si voltò verso l'uomo invitandolo a parlare
"Duncan?...."
L'uomo tornò a voltarsi dandomi nuovamente le spalle mentre parlava teneva il capo rivolto verso un punto imprecisato della  tenda, iniziò tenendo volutamente un tono sommesso nella voce
"quello che avete ritrovato tu e il tuo sfortunato amico all'interno delle rovine, altro non è che un'antico portale inattivo da secoli, da quattrocento anni per l'esattezza, da quando con forza e sacrificio di innumerevoli vite il Ferelden respinse l'ultimo flagello; inattivo certo, ma che grazie alla vostra....curiosità?...."
Usò quella parola con evidente sarcasmo, ero certa che avesse voluto dire: stupidità, idiozia.
"....è tornato in vita. Tu sai cos'è un flagello vero?"
Si voltò di nuovo i suoi occhi verde smeraldo mi si posarono addosso decisi
"dalle viscere della terra un'orda di darkspawn guidate da un'arcidemone risale in superficie per annientare ogni forma di vita"
risposi prontamente con mal celato  fastidio per questa sua domanda
" molto semplicisticamente lo si può descrivere così"
Sorrise divertito da questa mia spiegazione.
"quel portale è uno degli innumerevoli passaggi che collegano i torbidi sotterranei dove vivono le darkspawn e vengono usati  per risalire in superficie. Il tuo corpo è stato infettato da quel male demoniaco, così come stanno le cose non credo tu abbia molto da vivere ancora."
Lanciai uno sguardo disperato in direzione della Guardiana che con occhi tristi ricambiò quello sguardo profondo.
"quando raggiunsi la piccola stanza con lo specchio il tuo corpo sembrava privo di vita, attorno a te alcune darkspawn grugnivano feroci, dopo averle uccise ho distrutto il portale."
"Voi eravate lì?!"
Esclamai trattenendo a fatica l'ira che dal profondo dello stomaco mi risaliva con impeto
"eravate nella cripta?!"
"sapevo dell'esistenza del portale, ero venuto per controllarne l'integrità, poi vi vidi affrontare quei tre contadini e quando decideste di raggiungere le rovine presi a seguirvi incuriosito"
Il bivacco. Ecco chi aveva acceso notte tempo quel fuoco, pensai ricordando quella strana scoperta.
"ho seguito i vostri passi celandomi nell'ombra fino al cuore delle rovine"
"impossibile, state raccontando il falso umano! Dietro il nostro passaggio la grossa parete si è richiusa non potevate averci seguito"
Esclamai avvicinandomi con fare di sfida al mio interlocutore; lo guardavo con odio dal basso verso l'alto la sua imponente corporatura metteva ancor di più in risalto la mia bassa statura da elfa.
"quello non era l'unico passaggio mia dolce amica c'era un'altra uscita....c'è sempre un'altra uscita"
Quelle parole....le stesse usate da Tamlen il dolore tornò prepotente a lacerarmi il cuore, un senso di vertigine mi fece barcollare di lato
"il tuo male ti sta lentamente consumando nemmeno la magia della Guardiana può nulla, al massimo una decina di giorni, poi dopo una lunga agonia il tuo corpo verrà lacerato dall'interno e la morte ti condurrà al cospetto dei tuoi Dei"
Disse d'un fiato incrociando le braccia sul petto.
"Tamlen....perchè lui non è qui? Perchè non avete riportato anche lui al campo. Perchè solo io! Perchè!"
Urlai in preda alla disperazione per le terribili notizie appena udite dall'uomo
Lo vidi avvicinarsi sentì le sue mani grosse e pesanti posarsi sulle mie spalle, non avevo più la forza di allontanarlo da me mi sentivo disperata e impotente
"le darkspawn al mio arrivo lo avevano probabilmente già trascinato attraverso il portale, useranno il suo corpo infetto per creare altre darkspawn in un ciclo senza fine"
La sua voce mi arrivava lontana e fievole i miei sensi si erano interdetti ad ogni stimolo esterno.
"Duncan ti prego...."
Intervenne la Guardiana portandosi al mio fianco e cercando di placare il mio sconforto
"chiedo scusa Venerata Madre, non era mio intenzione...."
Gli rispose l'umano chinando il capo con deferenza.
Aspettò paziente che ritornassi in me, poi con voce calma ma decisa tornò a parlare
"c'è solo un modo per curare la tua malattia prima che ti riduca in una larva senza vita, tu verrai con me diverrài un Custode Grigio solo così potrai sopravvivere, solo così avrai una speranza"
Lo squadrai con furore stringendo i denti con forza
"preferisco morire piuttosto che seguire un'umano!"
"Lethallan, il Custode ha ragione, non c'è altra soluzione è per il tuo bene"
Mi voltai verso di lei incredula a quanto sentivano le mie orecchie, reagì con veemenza
"con tutto il rispetto Guardiana ma da che parte state?! Vi state schierando con gli umani adesso? Mi sono forse persa qualcosa d'importante nei due giorni trascorsi nel mio giaciglio?!"
"conosci il mio Ordine giovane amica?"
Mi chiese ancora con quella voce dolce che iniziavo ad odiare
"sai chi sono i Custodi Grigi?"
Fu la Guardiana a rispondere per me, lo fece senza distogliere i suoi occhi dai miei
"sono un'Ordine di forti e nobili guerrieri comandati a proteggere il Ferelden e tutti i loro abitanti. Grazie ai Custodi l'ultimo flagello fu annientato salvando le vite degli antenati di ogni razza e popolo"
"elfi.....c'erano anche gli elfi al loro fianco, Madre, e i nani e gli umani di superficie....non solo con la loro forza fu respinto quel flagello"
Intervenni con astio più rivolto all'uomo che alla Guardiana
"vero...."
Asserì Duncan
"quello che dici è assolutamente vero ma solo i Custodi Grigi possono avvertire l'arrivo di un flagello; nelle nostre vene scorre una potente forza in grado di farci percepire il loro arrivo dopo che avrai superato il rituale dell'Unione diventando un Custode tutto ti sarà chiaro....l'Unione sarà la tua speranza di sopravvivenza"
Prese fiato e notando la mia indecisione proseguì
"è in arrivo un nuovo flagello, in tutto il Ferelden ci sono stati avvistamenti di darkspawn escono dalle loro tane in piccoli gruppi come a studiare il terreno in attesa di colpire. Dopo quattro secoli di pace i nostri popoli si dovranno unire ancora e combattere il male. Il mio compito, il compito di ogni Custode è preparare gli eserciti di tutto il continente alla futura e inevitabile battaglia"
"mi offrite una possibile salvezza spinto dalla compassione? È questo che mi state dicendo?"
Gli chiesi irritata
"il nostro Ordine ha bisogno di abili guerrieri per poter fronteggiare un nuovo flagello, ti ho vista batterti in quelle rovine e le tue abilità saranno di grande aiuto nella battaglia finale"
Mi sollevai sulle punta dei piedi per meglio fronteggiare il suo sguardo, ero davvero fuori di me.
"voi avete assistito a quello scontro e non siete intervenuto? Vi siete goduto lo spettacolo come in una delle vostre stupide arene umane?! Saremmo potuti morire diventando cibo per ragni e questo magari vi avrebbe divertito!?"
"Nuralanya!"
Tuonò la Guardiana
"stai parlando ad un Custode Grigio io non posso permetterti di continuare con questo tono....."
Non la sentivo nemmeno ero furente e seguitai
"me ne ricorderò quando un giorno vi ritroverete con una lama puntata alla gola Custode, me ne ricorderò e volterò lo sguardo altrove"
"Lethallan! Ora basta!"
"saamesh-aaran!"
Gridai inferocita facendo un passo indietro e voltandomi verso l'uscita della tenda
Duncan rimase in silenzio per un breve attimo poi continuò
"le tue abilità sono davvero sorprendenti sia sul campo di battaglia con la tua spada, sia nell'oratoria con la tua lingua tagliente, sono compiaciuto, sarai un valido Custode Grigio....ah un'ultima cosa....conosco la vostra lingua Nuralanya ed insultarmi non cambierà le cose"
"scordatevelo! Io non vi seguirò mai! Se devo morire lo farò qui fra la mia gente, questo è il mio clan, questa è la mia casa"
Restai nella mia posizione, le spalle voltate all'umano le braccia distese lungo i fianchi. Duncan fece un lungo sospiro prima di parlare
"mi rattrista doverlo fare ma non mi dai altra scelta....in qualità di Custode Grigio invoco il Diritto di Coscrizione. Con l'avvento di un nuovo flagello questo diritto mi da il potere di arruolare giovani guerrieri per fronteggiare il pericolo imminente"
Alzai le spalle con aria di sfida; parla umano, parla pure quanto vuoi pensai ma sarà la Guardiana a toglierti ogni illusione
Contro ogni mia aspettativa, la voce della donna risuonò nel silenzio che calò fra noi, era  risoluta ma mal nascondeva un tono  triste e affranto
"riconosco questo Diritto Custode, in virtù degli antichi trattati stipulati fra il tuo Ordine ed il mio popolo oltre trecento anni fa all'inizio dell'ultimo flagello. Io riconosco te, Duncan dei Custodi Grigi e ti offro questa giovane elfa affinché possa combattere al vostro fianco per la pace e la libertà del Ferelden"
La voce di Duncan seguì quelle parole
"prenditi tutto il tempo che ti occorre per preparare le tue cose, quando sarai pronta a partire mi troverai all'ingresso del campo"
Poi rivolto alla Guardiana
"con il Vostro permesso, Venerata Madre...."
E uscì veloce dalla tenda.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


~~La nostra destinazione era Ostagar, un antica fortezza umana costruita oltre duecento anni prima, che fungeva da roccaforte per fronteggiare gli assalti dell'esercito di Orlains e ne impediva il dilagare verso sud.
L'impero di Ferelden lottò a quei tempi fino allo stremo delle forze, subendo devastanti perdite e capitolando di fronte alla massiccia invasione degli Orlesiani che ne dichiararono la sovranità al termine del conflitto. Ci vollero molti anni di battaglie interne ai confini per ridare al Ferelden la propria autonomia e tutto questo grazie alla caparbietà e abilità strategica dell'allora sovrano Re Maric che riuscì a riportare la pace e la libertà all'interno dello stato.
Il nostro viaggio durò diverse ore, passammo la notte accampati a pochi chilometri dalla fortezza per poi riprendere di buon mattino il nostro viaggio.
Fu una notte abbastanza difficile per me, nella testa mi vorticavano mille pensieri e altrettanti ricordi; in tutta onestà devo ammettere che Duncan per essere un'umano era una persona davvero a modo, attorno alla sua figura c'era come un'aurea di rispettabilità i suoi modi gentili e posati riuscirono ad attirare la mia attenzione anche se mi ostinai a rimanere sulle mie. Più volte nel corso della notte dolori quasi lancinanti mi facevano svegliare di soprassalto, sentivo il mio corpo come trasportato lontano da me, la testa girare senza interruzione e un senso continuo di nausea mi rovesciava lo stomaco.
"so come ti senti, tieni duro ci siamo quasi"
Mi ripeteva per alleviare le mie sofferenze.  
Il male oscuro della corruzione si stava impossessando lentamente del mio corpo, ne avvertivo la presenza dentro di me, le parole di Duncan dette nella tenda della Guardiana avevano davvero un fondo di verità.
Camminava qualche passo avanti, con incedere deciso più volte fui costretta a brevi accelerazioni per mantenere il suo ritmo, mi parlava con tono fermo cercando, con poche parole di descrivere quello che avrei trovato da li a poco.
"ad Ostagar sono riuniti tutti i Custodi Grigi rimasti nel Ferelden. Purtroppo il nostro numero è esiguo per questo la mia continua ricerca di guerrieri abili e forti è ininterrotta; Re Cailan stà radunando un gran numero di soldati nel tentativo di arginare l'invasione imminente delle darkspawn, è convinto che il flagello verrà fermato e annientato grazie alle sue guarnigioni."
"non sembrate condividere le sue convinzioni"
Dissi dopo un breve attimo di silenzio
"Cailan è un sognatore. La sola presenza dei Custodi al suo fianco per lui è sufficiente a vincere questa guerra, ma le cose, ahimè non stanno così"
Stavamo raggiungendo l'apice del largo sentiero in salita che conduceva alla fortezza, l'aria si era fatta più leggera e pungente, quasi fredda e un forte vento di tramontana sibilava lungo le pareti rocciose che costeggiavano le spalle della collina. La flora tutt'attorno si era fatta rada e selvatica la luce accecante del sole filtrava oltre le basse nuvole bianche che sospinte dal forte vento correvano nel cielo verso sud.
La cima di un'antica torre si stagliava all'orizzonte con i suoi contorni decisi, Duncan me la indicò senza dire nulla. La nostra meta si stava inesorabilmente avvicinando.
Raggiungemmo dopo poco un largo e alto arco in pietra circondato da basse mura di mattoni, doveva evidentemente fungere da ingresso, ne dedussi osservando un nutrito drappello di soldati appostati li vicino.
Oltrepassammo l'arco e un'altro gruppo di militari ci venne incontro aprendosi ai lati a pochi passi da noi, lasciando sfilare un'uomo che con un sorriso solare si diresse verso la mia guida, allungando la mano dando e con calore il suo benvenuto
"Duncan....sono contento che tu sia qui, i miei uomini mi avevano avvisato del tuo arrivo....è un'onore averti ad Ostagar"
Duncan ricambiò la vigorosa stretta di mano e con un leggero inchino del capo salutò
"Vostra Maestà....l'onore è mio"
E così quello era il Re, pensai fra me osservando quell'uomo con curiosità, ero ferma qualche passo indietro mi sentivo addosso lo sguardo inquisitore delle guardie, ovunque mi voltassi c'erano solo umani. Desideravo con tutta me stessa poter tornare al mio clan alla mia foresta, alla mia casa.
Re Cailan era più giovane di Duncan e di quanto mi sarei mai aspettata; alto e massiccio indossava una robusta armatura del colore dell'oro che ricopriva l'intero corpo; il viso illuminato da un perenne sorriso di compiacimento era incorniciato da una leggera e curata barba e corti capelli biondi che si agitavano al soffiare continuo del vento. I suoi occhi mal celavano comunque la preoccupazione del momento anche se il tono di voce rimaneva gioviale e cortese. Una grossa spada a due mani faceva capolino da dietro le spalle, la sua lama brillava di una strana luce azzurra come se fosse animata da magia e mi tornarono alla mente le parole di Tamlen riguardo alla piccola runa trovata nelle rovine.
La custodivo gelosamente all'interno della minuta bisaccia legata alla vita, non m'importava il suo presunto valore magico, era il ricordo del mio povero amico non me ne sarei mai allontanata giurai a me stessa.
"stiamo radunando un'imponente esercito qui ad Ostagar, fermeremo una volta per tutte questo flagello, Duncan, siamo pronti per una gloriosa vittoria contro il male"
Stava dicendo nel frattempo il Re con orgoglio allargando le braccia in segno di fatalità e continuando
"sarà come nelle leggende, i Custodi Grigi cavalcheranno al fianco del Re del Ferelden ricacciando nelle viscere della terra queste darkspawn figlie del demonio. Ne canteranno i bardi amico mio, sarà una battaglia indimenticabile e maestosa"   
La sua voce riecheggiava per tutto il largo cortile nel quale ci trovavamo, la sua fiducia era indomabile, la sua voglia di combattere e vincere il male traspariva da ogni sua parola
"anche se al momento non c'è traccia di nessun arcidemone"
Continuò raggelando un poco il suo entusiasmo.
Duncan fu pronto a sfruttare quell'indecisione nella sua sicurezza
"deluso....Vostra Maestà?"
Avevo la sensazione che il Custode Grigio fosse ben conscio del pericolo imminente a differenza del Re che ne sembrava voler sfruttare l'arrivo per dare finalmente un senso ai suoi sogni di gloria.
L'arcidemone....ne avevo sentito parlare nei racconti della Guardiana, allora le sue parole le ritenevo noiose e surreali ma i fatti ai quali, mio malgrado assistevo ne davano conferma. Si narra che gli arcidemone siano Dei del male addormentati nelle profondità della terra; la loro presenza, tuttavia, veniva percepita dalle darkspawn.... come, mi era del tutto sconosciuto. La Guardiana sosteneva che solo gli esseri nelle cui vene scorre sangue di demonio potesse sentire il richiamo di quei mostri dormienti e una volta trovati venivano guidati in superficie dando vita ad un nuovo flagello. L'ultimo avvenuto quattrocento anni fa e sconfitto è da sempre stato considerato definitivo; si ritiene tutt'ora che le darkspawn fossero state annientate per sempre che mai più un flagello avesse travolto questa terra. Ma i Custodi Grigi sostengono, loro malgrado il contrario e la loro convinzione aveva trovato terreno fertile nelle credenze del Re che subito mosse il proprio esercito ai confini delle Selve Oscure, esattamente dove ci trovavamo ora. Ostagar sorgeva proprio su quei confini, e dal profondo di quelle Selve secondo i Custodi sarebbe riemerso un nuovo arcidemone al comando di una potente armata di darkspawn.
I due uomini continuavano a dialogare con ardore, a dire il vero Duncan si limitava a brevi cenni con il capo, le parole di Re Cailan lo preoccupavano seriamente, come se la sua certezza riguardo il pericolo imminente non fosse tenuta in seria considerazione.
Solo dopo alcuni minuti la mia presenza attirò l'attenzione del Sovrano che con un caldo sorriso mi si parò davanti fissandomi compiaciuto.
Sentì un fremito gelido correre lungo la schiena.
"lei deve essere la tua nuova recluta, Duncan, un'elfa....ho sempre avuto una sconfinata simpatia per il tuo popolo, mia nuova amica, ho sempre cercato di tenere in primo piano nelle faccende dello stato, la scomoda posizione che riveste la tua gente nelle nostre città"
Poi allungando una mano verso di me continuò
"sono fortemente impegnato perchè questa situazione si risolva per il meglio....il vostro meglio ovviamente"
Restò con la mano tesa aspettando da parte mia un gesto di saluto; lo squadrai dal basso verso l'alto cercando di trovare le giuste parole per riuscire a cancellare quel suo sorriso ipocrita.
Poteva essere chiunque e dire qualunque cosa ma rimaneva sempre uno sh'amlen
"il mio popolo non riconosce nessun Re ne ora ne mai....Signore degli umani"
"ah ah ah.....vedo che ti sei scelto una tipetta tosta caro Duncan"
Scoppiò garbatamente a ridere osservandomi divertito. Se solo ne avessi avuto la possibilità gli avrei cancellato dalla faccia quel sorriso una volta per tutte.
"confido che la tua scelta sia ricaduta su di lei anche per le abilità in battaglia oltre che per la straordinaria bellezza"
Disse voltandosi verso l'amico
"Maestà....il mio compito è quello di reclutare giovani guerrieri in vista del flagello e non assoldare piacenti cortigiane che possano rallegrare le serate delle Vostre truppe"
Re Cailan accusò il colpo, cercando di celare il suo disappunto; fece un passo indietro poi, dopo un breve attimo di indecisione, riprese con fare gentile
"sei la benvenuta ad Ostagar elfa, sono a conoscenza delle vostre abilità Dalish in battaglia, non era mia intenzione arrecarti offesa ma se in qualche modo l'ho fatto ti chiedo perdono"
Prima che potessi ribattere Duncan intervenne parlando si al Re, ma puntando lo sguardo dritto nei miei occhi
"sono certo che le Vostre scuse siano superflue Sire, Nuralanya ha compreso appieno ciò che volevate intendere"
Decisi di assecondare il Custode e con un leggero movimento del capo accettai il suo invito a tacere.
"bene, molto bene...."
Riprese a dire Re Cailan
"....i doveri di comandante dell'esercito mi costringono a lasciarvi e voi avrete certamente il vostro bel da fare per organizzarvi; ma vi prego di raggiungermi non appena possibile, mi attende un lungo esame della strategia bellica in compagnia di Loghain, farlo attendere sarebbe un grosso errore"
"Terhyn Loghain è ad Ostagar?"
Chiese sorpreso Duncan alzando ad arte le sopraciglia
"ebbene si, il richiamo della gloria è più forte di qualsiasi stimolo, ma in parte la sua presenza mi è di conforto, non potete certo negare la sua capacità strategica e in più la sua presenza ha richiamato un gran numero di uomini da tutto il Ferelden pronti a combattere al suo fianco. Il potere della sua fama è tutt'altro che svanito"
"Sire...ho come l'impressione che tutto questo fermento sia motivato più dalla sete di leggenda che dal vero...."
Cailan non lo fece finire intervenendo deciso
"sia quel che sia, caro Duncan, noi fermeremo questo flagello qui ad Ostagar non sarà necessario coinvolgere l'intero stato, sarà una vittoria schiacciante...."
"certo....Vostra Maestà"
Seguito dal drappello di soldati si allontanò con passo deciso, davanti a noi un lungo e mal ridotto ponte in pietra collegava l'ingresso della fortezza con il cuore pulsante della stessa; a decine di metri sotto un piccolo fiume divideva in due la stretta vallata, le mura maestose del forte troneggiavano fiere un centinaio di metri più avanti.
Il sole per un breve attimo fu oscurato da una grossa nube bianca, dando alla luce tutt'attorno una tonalità più scura, mettendo ancor più in risalto le tetre mura della fortezza.
Duncan mi fece cenno di seguirlo e lentamente iniziammo a superare il ponte. La bassa murata che ne delineava il profilo era in più punti crollata a testimonianza di crudi combattimenti nei tempi passati. Alte statue in granito si intervallavano con strette torrette d'osservazione; la massicciata della montagna correva verso il basso scomparendo nello strapiombo, il vento gelido in quel punto soffiava ancora più forte, ero affamata, nervosa e morivo di freddo.
Camminando al mio fianco, Duncan mi diede istruzioni su come sarebbe proseguita la giornata
"ci dobbiamo incontrare con altre due nuove reclute giunte nei giorni passati e daremo il via al rituale dell'unione. Le tue condizioni fisiche stanno lentamente peggiorando; la cura della Guardiana ha solo rallentato il tuo male ma non abbiamo molto tempo"
"che cos'è questo rituale?"
Gli chiesi curiosa
"ti basti sapere che l'unione farà di te un Custode Grigio e fermerà la corruzione che dilaga nelle tue vene"
"perchè tanto segreto? Perchè non mi dite in cosa consiste?"
Insistetti stizzita
"elfa!....quello che ti ho appena detto ti deve bastare per il momento, capirai fra poco"
Notò il mio disappunto e aggiunse
"i Custodi Grigi vengono scelti per le loro capacità, tu sei qui per questo e non per semplice carità....la tua malattia e la tua bellezza non sono certo opzioni prioritarie. A tal proposito, ti sono grato per non aver ribattuto le parole di Cailan, sono sempre più convinto che ancora nessuno si stia rendendo conto del pericolo imminente"
Ci fermammo a metà del ponte, lo guardai dritto in viso e senza mezzi termini gli feci sapere ciò che pensavo di tutto questo
"forse hanno ragione loro, forse i Custodi si sbagliano, forse il flagello è solo una vostra convinzione; non so bene cosa pensare ne voglio farlo. Sono qui contro la mia volontà, vivere o morire non è per me un'opzione fra cui scegliere, il mio destino è scritto nel libro degli Dei io non ho potere alcuno, diventare un Custode è irrilevante quello che sento è solo rabbia e sconforto, il resto sono solo chiacchiere"
"il tuo clan è la tua unica casa eppure da come parli si direbbe che il suo destino non ti riguardi affatto"
"vi sbagliate!"
Esclamai risentita
Duncan si lisciò i capelli scompigliati dal vento e proseguì
"il flagello non risparmierà nessuno, umani o elfi non fa differenza così condanni a morte certa la tua gente"
"no! Vi sbagliate vi dico! Non potete capire!"
Il sole tornò a brillare in cielo puntando la sua luce negli occhi di Duncan che alzando una mano cercò di allontanare il fastidioso riverbero
"e tu non puoi sapere! Non prima di aver superato l'unione. Le tue parole sono come cenere al vento, se non faremo qualcosa l'intero Ferelden verrà spazzato via. Se ci tieni alla tua gente, così come credo che sia, allora il tuo ruolo è qui, sul campo di battaglia."
Non mi diede il tempo per ulteriori repliche, con un gesto della mano mi invitò a procedere, oramai eravamo a pochi passi dall'alto muro della fortezza.
Una volta all'interno mi resi conto che altro non era che un'ampio campo all'aperto, alcune grosse tende erano state montate sul lato sinistro, erano enormi, di forma conica con pesanti tessuti bicolore che ne rivestivano i lati.
C'erano delle grosse colonne in bianco granito erose dal tempo che sembravano vacillare sotto il soffio del forte vento; erano sparpagliate ai quattro angoli dell'ampio perimetro e così come le vedevo non avevano una ragione d'essere. Sembravano messe li a casaccio, tutto era antico e rovinato; io sentendo parlare di fortezza mi ero immaginata un forte o un piccolo castello, dove alte mura ne difendevano il perimetro. Quello che avevo davanti agli occhi in realtà era un insieme di rovine dimenticate dal tempo. In verità le mura c'erano ma se si esclude quelle all'ingresso tutto il resto era un ammasso di rocce e detriti, che correndo a perdita d'occhio ne delimitavano i confini. Se davvero le darkspawn avessero deciso di risalire in superficie per attaccare mi chiedevo quale tipo di difesa fossimo riusciti ad imbastire.
Proprio al centro del campo un piccolo palco in legno occupava una minuta area di terreno; una donna vestita con una tunica di chiesa recitava con voce roca alcuni passi di una preghiera a me sconosciuta. Le sue parole si ripetevano in un ciclo continuo e senza fine; ai piedi del palco un piccolo gruppo di soldati ascoltavano con il capo chino e ripetevano a bassa voce le parole della sacerdotessa.
C'era un'atmosfera cupa che aleggiava sull'intero campo come se quei momenti fossero gli ultimi di pace prima di una inevitabile guerra.
Duncan si fermò dopo pochi metri e mi rivolse la parola con tono deciso. Aveva tutta l'aria di essere un'ordine perentorio al quale non potevo sottrarmi.
"oltre quella piccola tenda che vedi laggiù troverai un giovane Custode ad attenderti, si chiama Alistair voglio che tu lo raggiunga e che mi aspettiate, mi unirò a voi fra breve e insieme alle altre reclute daremo il via al rituale."
Mi guardò di traverso con uno strano sorriso sul viso e aggiunse
"prima che tu me lo chieda...si, Alistair potrà darti ogni tipo di risposta alle tue domande in fondo lo conosco bene non riuscirebbe a stare comunque zitto."
Restai immobile, avevo udito le sue parole ma era come se non lo avessi fatto; mi guardavo attorno curiosa ogni piccolo particolare attirava la mia attenzione. Non ero mai stata in un posto simile accerchiata praticamente da umani, ogni parola che udivo ogni gesto che vedevo mi lasciava stupefatta; c'erano decine, forse centinaia di soldati che si muovevano per il campo e ognuno di loro era impegnato in qualcosa, ero senza parole e restai impietrita ad osservare.
"coraggio che aspetti!"
Mi riprese Duncan toccandomi la spalla
"nessuno ti farà del male qui, devi imparare a convivere con altre culture e con altre persone, è questo il segreto della nostra forza....fidati per una volta di chi ti sta attorno"
Detto questo si allontanò in direzione di una delle tende che avevo notato all'entrata; piano mi incamminai cercando con lo sguardo di osservare tutto il possibile.
Poco più avanti alcuni soldati con dei grossi archi fra le mani si allenavano a tirare contro dei manichini in stoffa, parlavano fra di loro con tono alto di voce, quasi gridando
"credi che il loro attacco sia imminente?"
Stava chiedendo uno di loro senza distogliere lo sguardo dal suo bersaglio
"il comandante sostiene che sia possibile, i nostri esploratori nelle Selve riportano continui avvistamenti di darkspawn"
Rispose l'altro dopo un tiro sorprendentemente preciso
"ma noi vinceremo non è così? Al nostro fianco combatterà il Re e Loghain e persino i Custodi Grigi, li ricacceremo nelle viscere della terra una volta per tutte"
Passai oltre quasi scivolando via.
Verso di me stavano sopraggiungendo due uomini con grosse armature metalliche che discorrevano animatamente, si avvidero della mia presenza e si scostarono di lato per lasciarmi passare.
Restai stupita, forse dietro di me c'era qualcuno e girando su me stessa il mio stupore aumentò: mi stavano cedendo il passo....a me, ad un'elfa....il più anziano dei due accennò ad un sorriso salutandomi cortese
"salve Custode...."
L'altro gli fece eco
"....my lady...."
Del tutto impreparata a questa incredibile situazione, mi limitai ad un sorriso forzato aumentando l'andatura passando oltre tenendo il capo chino.
Tornarono a dialogare fra loro allontanandosi
"devi imparare a convivere con altre culture...."
Le parole di Duncan mi tornarono alla mente
"nessuno ti farà del male qui...."
Raggiunsi il luogo indicatomi e non trovai nessuno; li vicino c'era un grosso recinto in legno e dentro alcuni cani di una razza mai vista prima. Erano robusti, con le zampe tozze e muscolose, il pelo era corto e di uno strano color grigio perla. Quel grigio era mischiato ad altri colori sembravano più tinture che sfumature naturali, era come se addosso avessero i colori di guerra dei guerrieri. La coda minuta, appena accennata era in continuo movimento anche se il loro atteggiamento sembrava tranquillo. Ce ne erano cinque esemplari in quel recinto e un forte odore di urina e sterco mi invase le narici non appena mi avvicinai curiosa. Aspettai un poco, la fame mi stava strozzando lo stomaco, avrei divorato un cinghiale intero, forse la corruzione nel mio sangue provocava anche questi effetti collaterali.
Notai appoggiato su di un tavolino in legno un piccolo cesto in vimini contenente strane bacche di un color rosso intenso; il profumo era dolce e invitante, chissà che strani frutti erano pensai prendendone uno e avvicinandolo alle labbra.
"non vorrete farmi credere che sareste capace di mangiare uno di quei cosi...."
La voce mi arrivava da dietro, lasciai ricadere nel cesto quella strana sfera rossa e mi voltai di scatto
Davanti a me un giovane alto, muscolo e con un sorriso idiota stampato sul volto mi stava osservando divertito.
"quello è il cibo preferito di quei Mabari, grossi mastini da guerra per nulla intenzionati a dividere il loro pasto con un essere umano. Insomma....quello è cibo per cani"
Non dissi nulla sostenendo il suo sguardo dal basso, furiosa con me stessa per la figura da stupida che stavo facendo.
Lui avanzò di qualche passo, era un giovane umano dall'aria scanzonata, i corti capelli ben curati incorniciavano il viso liscio e abbronzato. Gli occhi azzurri, allegri e vivaci mi stavano osservando incuriositi; a differenza di altri soldati indossava una semplice armatura in acciaio con un grosso scudo in legno sulle spalle, ai fianchi una enorme spada dalla lama leggermente ricurva con un elaborata impugnatura di color verde.
"qualcuno deve aver dimenticato li quel cesto, posso darvi un consiglio? Lasciate perdere quei cosi o passerete il resto della giornata nella latrina"
Il bianco lucente della sua dentatura metteva ancor di più in risalto il suo sorriso, ero proprio una stupida pensai fra me
"voi siete la nuova recluta....Duncan mi aveva avvisato del vostro arrivo, non siete l'unica sapete? Presto conoscerete i vostri nuovi amici"
Restai ancora zitta, con lo sguardo puntato nei suoi occhi
"una donna....non ci sono molte donne nell'Ordine non so spiegarvene il motivo ma è sempre stato così....bè diciamo che tutto sommato è un male....fa sempre piacere avere al proprio fianco in battaglia una gentile signora"
Fece un'altro sorriso divertito incrociando le braccia sul petto
Non dissi nulla.
"bene, immagino che Duncan non abbia detto molto sul rito dell'unione, e credo che siate oltremodo curiosa?"
Non aprii bocca nemmeno questa volta
"oh....potete iniziare magari chiedendo che cos'è questa Unione no?"
Il mio silenzio lo stava mettendo a disagio
Restò pensieroso per alcuni attimi, con lo sguardo spaziava tutt'attorno indeciso, poi con un dolce sorriso mi chiese
"....avete anche il dono della parola?"
"voi siete Alistair giusto?"
Risposi decisa.
Il suono della mia voce lo fece quasi trasalire come se ormai si era fatto una ragione del mio mutismo, la sua attenzione tornò vivida su di me increspando le labbra in un'altro sorriso.
"mi chiamo Alistair, sono un Custode Grigio da soli sei mesi mi era stato detto che una delle nuove reclute fosse un'elfa...."
poi come leggendo nei miei occhi la mia ostilità aggiunse
"...questo non significa che voi non siate la benvenuta è solo che...."
"non sono della vostra razza? Appartengo al popolo che rinnega la vostra Chiesa e il vostro Dio pregando falsi Dei blasfemi?"
Intervenni sostenendo il suo sguardo con fare risoluto
Fece un ampio gesto con le mani come a voler scacciare lontano da se ogni possibile pensiero sbagliato
"no....non intendevo questo, forse non mi sono espresso bene...."
Il suo atteggiamento spavaldo di prima si stava sciogliendo come neve al sole, lo vidi nuovamente piombare nell'imbarazzo più profondo non sapevo bene che idea farmi di lui, ero stupita più io del suo comportamento che lui della mia reazione.
In fondo che male mi aveva fatto quell'umano? Decisi di abbassare la guardia giusto un poco e scacciare lontano quell'aria grave d'imbarazzo reciproco.
"potete chiamarmi Nuralanya....se credete di volerlo fare"  
Il panorama che potevo osservare alle sue spalle era di quelli da mozzare il fiato. Il cielo di un colore blu acceso metteva in risalto le bianche cime delle montagne che racchiudevano la valle entro cui era stata costruita la fortezza.
Erano imponenti, sembravano toccare le basse nuvole bianche che ne incorniciavano le punte; l'aria era frizzante quasi fredda provocandomi un sottile fastidio sulla pelle, attorno a noi un instancabile via vai di soldati con il loro passo deciso e le armature lucenti. Intanto Alistair seguitava a parlare senza interruzioni, stava raccontando del suo recente passato, era un Templare a quanto riuscì a capire, ma il perchè avesse abbandonato la Chiesa per unirsi a Duncan mi era probabilmente sfuggito mentre osservavo quelle splendide montagne alle sue spalle.
"parlate sempre così tanto voi umani?"
Gli chiesi a bruciapelo osservando divertita la sua reazione confusa.
"avete ragione, mi sono lasciato prendere la mano, forse sarebbe gentile da parte mia ascoltare la vostra storia e di come avete conosciuto Duncan"
Non avevo nessuna intenzione di raccontare la mia vita al primo che mi capitasse a tiro, con tatto ma allo stesso tempo con decisione feci scivolare la discussione su altri argomenti, restai quasi sorpresa con quanta facilità portai a termine i miei intenti.
"che cosa mi aspetta da qui a breve?"
Gli chiesi decisa a scoprire qualcosa di più su quanto aveva detto Duncan
"che cos'è questo rituale e perchè è così importante per poter diventare un Custode Grigio?"
Alistair non rispose subito, non so se era una tattica per riuscire a prendere tempo o se davvero non trovava le parole giuste per fare in modo che io capissi; fatto sta che lo vidi divenire serio e la cosa non mi piacque neanche un po.
"I Custodi sono gli unici in grado di uccidere un arcidemone non c'è nessun'altro in grado di poterlo fare, nessun guerriero, nessun arciere tanto meno un mago. Quando le nostre terre sono vittima di un flagello, i generali sono soliti ammassare un numero spropositato di soldati a difesa delle nostre città, dei nostri villaggi o dei nostri boschi, come nel caso della vostra gente"
Si voltò lentamente dandomi di spalle lasciandosi andare contro l'alto recinto dei Mabari, restando appoggiato con i gomiti con lo sguardo lontano mille miglia da lì in un'improvviso silenzio.
Poi con lo stesso tono continuò:
"tuttavia le loro armate per quanto forti e decise che siano, potranno si uccidere centinaia, migliaia di darkspawn, ma l'arcidemone non lo possono nemmeno scalfire, ed è lì in quell'attimo che con aria basita si voltano verso di noi come a voler cercare di capire perchè nulla possono contro il nemico numero uno. Solo un Custode Grigio può trafiggere il cuore del demone ponendo fine a tutto quello strazio di morte, sofferenza e lacrime"
Feci un passo nella sua direzione e quasi senza rendermene conto mi trovai al suo fianco nella stessa posizione.
I grossi mastini si accorsero della nostra presenza e presero a saltellare con foga verso lo steccato, latrando e mugolano senza sosta.
Erano davvero enormi la loro testa era tanto quanto la mia cassa toracica facevano impressione.
“avete mai affrontato una darkspawn?”
Gli chiesi senza voltare lo sguardo verso di lui
“e voi?”
Chiese a sua volta
“no, non so nemmeno com’è fatta una darkspawn, so solo che sono esseri corrotti famelici e brutali o almeno così mi è stato detto”
Alistair voltò il capo nella mia direzione, lo vidi con la coda dell’occhio senza mutare la mia posizione; mi stava osservando con curiosità e la cosa iniziava a darmi sui nervi
“è successo solo una volta”
Prese a dire tornando ad osservare la stretta vallata di fronte a noi
“non sono così impaziente di incontrarne un’altra…dico sul serio”
Giocherellava con le dita sulle grosse assi in legno del recinto, staccandone alcune grosse schegge, osservandole distrattamente per poi gettarle alle sue spalle; i suoi modi gentili mi avevano sorpresa lo ammetto. Per qualche strana ragione sulla quale evitai di indagare, parlare con lui era quasi piacevole.
“successe tre mesi fa o forse più, non ricordo. Eravamo accampati a pochi chilometri da Lothering a nord delle Hinterlands io e Duncan, soli nell’immensità di quelle pianure desolate.
Successe tutto così all’improvviso che nemmeno riuscì a rendermene conto”
Si staccò dal recinto facendo alcuni passi allontanandosi da me, girava in tondo assorto nei suoi ricordi, lo seguivo con lo sguardo sembrava che quelle parole lo devastassero dall’interno; forse la mia non era stata una buona idea.
“ero così frastornato che quasi non riuscì a reagire, un gruppo di darkspawn uscite fuori da un piccolo bosco di betulle ci assalì furioso. Credo che se ora sono qui a parlarvene lo devo a Duncan, senza di lui probabilmente sarei stato spazzato via come un granello di sabbia”
Decisi di cambiare discorso e tornare alla carica, in fin dei conti ne sapevo quanto prima su questa storia del rituale.
"non avete ancora risposto alla mia prima domanda…perché è così importante questo rituale? Perché lo si deve affrontare per diventare un Custode Grigio?”
Parlavo tenendo lo sguardo fisso davanti a noi, era come se in quel momento i miei occhi avessero potuto volare via, oltre quel forte oltre le vette innevate laggiù e ancora oltre fino a raggiungere l'orizzonte.
Non mi sarei mai aspettata una simile reazione ma di scatto Alistair tornò sui suoi passi e con un'agilità sorprendente me lo ritrovai alle spalle. Con un deciso strattone mi prese per l'impugnatura dell'arco che portavo a tracolla e mi tirò lontana dal recinto quasi facendomi perdere l'equilibrio.
"ma che diavolo vi prende....!!"
Non mi fece finire la frase, come per magia era ritornato sul suo viso quello stupido e irritante sorriso di prima e con fare scanzonato esclamò:
"per lo spirito del Creatore che splendido arco! Solo i maestri elfi possono creare  un simile gioiello di precisione e solidità, solo loro possono fare così tanto con un semplice pezzo di legno"
La sorpresa fu tale che riuscì a reagire solo dopo pochi attimi; ma che gli era saltato in testa a quello.
Mi alzai sulle punta dei piedi inferocita, gli puntai decisa un dito contro e stranamente presi a farfugliare cose senza senso alcuno
"voi....voi....io....voi siete impazzito?!"
La mia agitazione in qualche modo mise in allarme il piccolo gruppo di mastini che presero ad abbaiare come in preda al demonio. Nel breve passare di un minuto si era scatenato l'inferno: io che goffamente tentavo di aggredire verbalmente Alistair, lui che se la rideva allegramente e quei diavoli pelosi là dentro che urlavano senza sosta.
"non vi ci provate a farlo un'altra volta o giuro che saprò saziare la vostra curiosità riguardo la precisione del mio arco...."
Gli stavo praticamente urlando addosso la mia rabbia. Risultato?
Lui se la rideva di gusto, stupido! idiota totale!! Ed io che mi ero anche persa dietro le sue parole!!
"Alistair! Sarà mai possibile riuscire un giorno fare di te un uomo con il senso del dovere e lasciarci alle spalle l'eterno bambinone che aleggia nel tuo spirito?"
La voce di Duncan tuonò come un corno di battaglia nel parapiglia che si era venuto a creare.
Non mi ero accorta del suo arrivo e a giudicare dallo scatto sorpreso di Alistair nemmeno lui.
Tutt'attorno a noi si erano nel frattempo riuniti una decina di soldati incuriositi da quella baraonda e a quanto riuscivo a vedere dai loro volti se la stavano godendo appieno.
Duncan era imponente e massiccio anche al fianco di Alistair che quanto a stazza non mancava di certo.
La forza ed il potere di un leader si misurava anche nelle piccole cose: il tono della sua voce riuscì a zittire persino i Mabari.
Era in compagnia di altri due giovani uomini, ne dedussi fossero le altre due reclute. Giovane almeno uno dei due. L'altro pareva più un uomo di mezza età, accigliato composto, quasi l'ombra di se stesso. Non era molto robusto pareva più gonfio invece che muscoloso ma la grossa armatura in acciaio che ricopriva il suo corpo poteva trarre in inganno. Aveva corti capelli neri, un'avanzata stempiatura faceva luccicare la pelle del cranio al riverbero del sole. Sembrava spaesato come se qualcuno nel sonno lo avesse sollevato di peso e lo avesse portato li in quella fortezza. Si continuava a guardare attorno stupito come se al risveglio si fosse accorto che inspiegabilmente non era più nel suo letto caldo.
L'altro invece molto più giovane mi trasmetteva un fastidioso senso di pericolo. Non aveva ancora aperto bocca ne fatto nulla che potesse dare ragione di questa mia sensazione, ma tutto il suo corpo emanava un'aurea decisamente negativa. Il mio sesto senso femminile mi urlava a gran voce di stargli alla larga.
Era magro, dai lineamenti marcati e grezzi, la postura spavalda e irriverente quasi; mi lanciò un paio di occhiate fulminee che mi fecero drizzare i peli sulle braccia. La fronte era coperta dalla folta capigliatura scura e legato alla piccola cintura che portava in vita, intravidi una coda pelosa di qualche animale morto probabilmente un trofeo di caccia o chissà che altro. Ai fianchi portava due grossi pugnali dall'impugnatura lavorata finemente e per tutti i Numi non mi toglieva gli occhi da dosso.
"stavamo solo scambiando scherzosamente le nostre opinioni sulla vita, nulla di cui preoccuparsi Duncan....davvero"
La voce di Alistair risuonò falsa come l'esistenza del Creatore degli umani. Duncan non aprì bocca limitandosi a fissarmi con insistenza; avrei potuto finalmente prendermi la mia giusta dose di vendetta e raccontare che razza di idiota fosse ai suoi ordini ma....bè con un leggero cenno del capo tranquillizzai Duncan confermando le parole di Alistair. Non chiedetemi perchè lo feci, ma andò proprio così.
"ti facevo più scaltra elfa!"
Fu la risposta di Duncan di fronte alla mia colpevole complicità e mi resi conto che, per quanto potesse avere i suoi difetti da umano, sapeva stupire sempre e comunque.
Come se tutto quanto fosse stato solo un pensiero immaginario, Duncan prese a parlare con voce pacata per nulla indispettito da quanto successo poc'anzi, si limitò a schioccare le dita in direzione dei curiosi attorno a noi e in un batter di ciglio la vita riprese il suo tranquillo cammino.
"credo non si possa tardare oltre. Dobbiamo procedere, il flagello non aspetterà i nostri comodi"
Duncan si rivolse ad Alistair con tono deciso e senza attendere risposta continuò:
"accompagna le reclute alla vecchia cappella e daremo inizio al rituale dell'unione. Così come il Creatore volle al suo fianco l'anima martoriata della giovane amata Andraste, i Custodi Grigi accoglieranno queste giovani e forti anime nel loro Ordine, affinché le loro spade possano un giorno liberare per sempre Ferelden dal peso oppressivo del Flagello."
Girò sui tacchi e si allontanò con passo deciso, restammo per un breve attimo tutti in silenzio aspettando che la forza dominatrice di quell'uomo allentasse la presa sui nostri corpi.
"credo faremmo bene a muoverci"
Disse Alistair quasi a bassa voce e prese a guidarci in direzione di una piccola e diroccata costruzione in pietra bianca dall'aspetto tutt'altro che importante.
Il giovane dall'aria inquietante camminava al passo con Alistair qualche metro avanti a me, al mio fianco l'altro uomo dall'aspetto spaurito che subito mi rivolse la parola.
"mi chiamo Sir Jory vengo da Redcliff come ti chiami elfa?"
Gli dissi il mio nome senza distogliere lo sguardo dalle spalle degli altri due lì davanti.
Ormai era mattina inoltrata il sole caldo puntava i suoi raggi quasi perpendicolari al terreno, la terra umida e pastosa si era quasi del tutto asciugata diventando più dura e compatta sollevando leggeri sbuffi di polvere ad ogni passo. Avevo lo stomaco vuoto come la testa di un goblin, lo sentivo gorgogliare impietoso ad ogni passo, era dalla sera prima che non mettevo niente sotto i denti e la fame iniziava ad offuscarmi la mente.
"è un grande onore per me essere in questo posto, avere l'opportunità di diventare un Custode Grigio non sentite quest'aria carica di forza e coraggio tutt'attorno a voi?"
Il mio nuovo compagno era alquanto loquace, traspariva tutto il suo orgoglio da quelle parole; quanto a me era come se mi fossi distesa in mezzo ad un grande fiume e mi lasciassi trasportare dalla corrente senza avere la possibilità o la forza di decidere alcunché del mio destino.
"a Redcfiff sono conosciuto per la mia abilità in duello, è proprio al termine di un torneo che si tiene ogni anno all'inizio del raccolto che Duncan mi ha notato e mi ha portato qui. Ha detto che ha bisogno di guerrieri con la mia capacità e forza e mi ha voluto nel suo Ordine."
Voltai lo sguardo verso di lui e mi accorsi che parlava tenendo lo sguardo lontano perso in chissà quale mondo di ricordi.
"Sir....Jory? Siete una specie di Nobile o qualcosa di simile?"
Gli chiesi tornando a guardare davanti a me.
"oh no....no, no! Ah ah capisco cosa volete dire....no, no mi chiamo proprio così Sir Jory. Lo so è buffo ma tant'è ...."
Ad una decina di metri sulla nostra sinistra davanti ad una grossa tenda color dell'onice intravidi Duncan parlare con un uomo in armatura non sapevo chi fosse ma dalla sua bardatura colorata ne dedussi essere un generale dell'esercito umano; al loro fianco il Re stava parlando con fare deciso, il sorriso cordiale di qualche ora prima era sparito dal suo volto. Cercava di richiamare l'attenzione dei due su di un piccolo tavolino in legno massiccio sopra il quale era stato appoggiato qualcosa che, dalla mia posizione defilata, non riuscivo a distinguere.
Era forse una mia impressione sbagliata o il mio senso da elfo mi diceva che qualcosa non andava per il verso giusto? stavano discutendo con fare greve e preoccupato, e se davvero all'improvviso dal fondo di quel grosso portone laggiù fosse apparso l'esercito delle darkspawn? Se migliaia di quelle creature orrende si fossero riversate nella fortezza? Che ne sarebbe stato di tutti noi? Dov'erano gli uomini del Re? L'esercito che avrebbe dovuto difenderci da quell'aggressione dove si trovava? Com'è che per quanto mi sforzassi di guardare tutt'attorno non vedevo altro che una misera manciata di umani chiusi nelle loro robuste armature?!
"ho lasciato una giovane moglie a Redcliff ci siamo sposati soltanto sei mesi fa e da una sua missiva ricevuta in questi giorni, ho saputo che presto diverrò padre"
Sir Jory continuava il suo monologo, parlava a me è vero ma in tutta onestà non lo stavo a sentire, la mia mente era occupata in ben altre considerazioni però quella frase mi colpì profondamente e per un attimo dimenticai ogni cosa
"dite davvero? Un bimbo? Credo sia meraviglioso non trovate?"
"si lo è, sento di amare quella donna con tutto me stesso"
Si torturava nervoso la punta del naso, si vedeva lontano un miglio che in quel momento stava volando via da tutto questo dritto fra le braccia della sua femmina e non esitai a dire ciò che pensavo.
"allora cosa ci fate qui? Non dovreste essere laggiù con lei? Che cosa vi ha spinto ad abbandonare tutto per questo posto dimenticato dagli Dei?!"
"è in arrivo un nuovo flagello ed io non me ne starò in panciolle ad attendere che sfondino la mia porta e ci uccidano come vermi indifesi. Il mio posto è qui a combattere per la mia gente e per il futuro di mio figlio"
Aveva alzato il tono di voce, forse senza rendersene conto, e le sue parole per un attimo riecheggiarono nella fortezza come un inno al sacro valore della vita.
"ehi voi due! Muovetevi!"
A parlare era il tipo magro e spavaldo
Oltrepassammo la stretta entrata della costruzione in pietra e ci guardammo attorno pieni di curiosità.
In vero lì dentro non c'era proprio nulla da vedere se non una larga stanza con pareti levigate più dall'erosione del tempo che dalle mani dell'uomo; il soffitto a volte larghe e un minuscolo altare anch'esso in pietra leggermente scostato rispetto all'entrata.
"allora Alistair che cos'è questa storia del rituale?"
A parlare era il tipo pericoloso, Daveth venni a sapere come si chiamava. La sua voce era perfettamente intonata alla sua persona: grezza e insidiosa!
"presto lo scoprirete tutti quanti, dovete solo aspettare l'arrivo di Duncan"
Daveth prese a camminare seguendo il lungo perimetro della stanza. Ad ogni suo passo si sentiva un tintinnare metallico provenire dalla sua leggera armatura di cuoio chissà che diavolerie nascondeva li dentro: un armatura di cuoio struscia dolcemente non sfrigola come la fucina di un fabbro.
"ci manderanno nelle Selve ad uccidere qualche darkspawn esploratrice ecco cosa!"
Esclamò quasi sorridendo fra se
"come se non avessimo già dimostrato le nostre capacità in battaglia! Perchè credete che siamo qui eh?! Tu! Sir....qualcosa....perchè credi che Duncan ci abbia scelto?"
Sir Jory rispose a tono con aria di sfida e con decisione
"datti una calmata Daveth! Credo faresti bene a tacere, se ci manderanno a caccia di darkspawn sarà esattamente quello che faremo se ad ordinarcelo sarà Duncan"
"ad Antiva non funziona così!"
Gli rispose Daveth avvicinando quel suo muso minuto all'uomo alla mia destra
"ad Antiva si agisce e dopo se ne discute. Credi che la mia fama di assassino me la sia comprata per qualche lucida corona? No vecchio mio! Io non amo le discussioni quando a parlare possono essere i miei pugnali"
"un Orlesiano!"
Disse l'altro come a seguire ad alta voce i suoi pensieri
"avrei dovuto sospettarlo da come ti muovi e da come ragioni"
Ferelden era stata invasa e conquistata dal principato di Orleans molti anni indietro. Una lunga e sanguinosa guerra che portò più grattacapi che benefici al vincitore indiscusso. Invasero quelle terre col piede del conquistatore ma si ritrovano città e villaggi dilaniati dalla fame, dalle malattie e dalla lunga guerra; persino Denerim la capitale non seguì una sorte differente. La gente moriva per un semplice raffreddore; i giovani crescevano con lo stomaco vuoto e l'odio feroce scorreva loro nelle vene. Fu Re Maric il padre dell'attuale Re Cailan a rimboccarsi le maniche e risollevare il suo popolo tanto da portarlo nel giro di un decennio a riconquistare le loro terre perdute. Gli Orlesiani che ancora vivono nel Ferelden sono visti da tutti come i figli dei loro nemici giurati ma le generazioni cambiano e le guerre si dimenticano troppo in fretta e non di rado si può incontrare un Orlesiano che vive pacificamente nel Ferelden....ma Daveth incarnava l'esatto prototipo di quella gente, irrispettosa, sanguinaria e violenta.
Antiva sorgeva a chilometri di distanza oltre le Vette del Crepuscolo, ancora più in là oltre il Mare del Risveglio. Era una città ricca e altezzosa, viveva di feste mondane e di lussi sfrenati. Non ne sapevo molto di quel posto ma si dice che se la vedevi una volta tutto il resto ti appariva sciatto e insignificante:
-una notte ad Antiva vale mille donne Fereldiane-
diceva un vecchio adagio.
Non sapevo che pensare di quella città e di quella gente, i Dalish vivono per la natura non cercano piaceri futili ed evanescenti, io ero una Dalish e me ne importava ben poco di quei racconti.
"sono un Orlesiano e me ne vanto!"
Stava dicendo Daveth senza che nessuno facesse nulla per metterlo a tacere.
"sono un'assassino di Antiva agile e veloce è per questo che Duncan mi ha scelto, quando ti accorgi dei miei pugnali ce li hai già belli che conficcati nella schiena. Sono fulmineo e capto gli odori della mia vittima"
Si voltò rapido verso di me, una luce sinistra gli illuminava lo sguardo; d'istinto portai la mano dietro la schiena sfiorando con le dita l'impugnatura dell'arco.
Fece un passo rapido in avanti tirando rumorosamente su con il naso battendosi il dito sulla narice a ulteriore dimostrazione di quanto stava dicendo.
"già....l'odore della mia vittima!"
In un attimo davvero impercettibile me lo ritrovai a ridosso con il viso attaccato alla mia guancia e con la mano sinistra a bloccarmi il braccio dietro la schiena per impedirmi di prendere la mia arma; tutto in un batter di ciglio tutto così veloce e improvviso da lasciarmi completamente sguarnita in difesa.
"uhmmm....la tua pelle sa di buono elfa....mi piace il tuo odore, mi eccita! Che ne dici di farti sbattere da un Orlesiano questa notte eh?! "
Alistair e Sir Jory scattarono alle sue spalle prendendolo con forza e facendolo cadere a terra
"adesso hai davvero oltrepassato il limite!"
Urlò Sir Jory con foga.
Lui prese a ridere sbattendosene di quelle parole io ero come impietrita, spaventata e quasi tremante.
Fu Alistair il primo ad avvicinarsi per assicurarsi sulla mia integrità, mi osservava preoccupato continuava a dire cose che non ascoltavo, i miei occhi erano puntati ora su Daveth. Sentivo il mio respiro accelerare il ritmo, il cuore mi batteva quasi volesse schizzarmi fuori dal petto. Quel lurido bastardo doveva essere mio, gli avrei strappato gli occhi con le unghie gli avrei cavato fuori il cervello tirandolo giù dalle narici.
"io lo ammazzo!"
Presi a ripetere dapprima a voce roca e bassa poi sempre più incisiva e forte
"io lo ammazzo!"
Cercai di spingere indietro Alistair con tutta la forza che avevo per saltare addosso a quel verme, ma era come appoggiarsi ad una montagna nel tentativo vano di farla muovere.
"calmati elfa!"
Mi urlò in pieno volto Alistair
"non ti ci mettere anche tu! Non dargli soddisfazione!"
Daveth era ancora a terra con il peso di Sir Jory ad immobilizzarlo e rideva, rideva, rideva
"togliti di mezzo umano!"
Gridai puntando i piedi e cercando di liberarmi dalle braccia di Alistair
"adesso è finita! Dacci un taglio!"
Mi rispose con tono severo.
"Alistair ci risiamo ancora?"
La voce di Duncan ci colse tutti di sorpresa, come per magia si era materializzato all'intero della stanza
Il giovane allentò leggermente la presa sulle mie spalle, ero ad un niente dal suo viso nel silenzio improvviso che calò nella stanza si sentivano solo i miei denti stretti con forza e il mio respiro affannoso.
Alzò lo sguardo incrociando i miei occhi e con un mesto sorriso mi disse a mezza voce
"magnifico....in soli dieci minuti è la seconda volta che mi sorprende a litigare con voi...penserà che ci sia del tenero fra noi"
Si voltò lentamente pronto a dover dare qualche confusa spiegazione ma, prima che lo fece a denti stretti riuscì a sussurrargli
"fottiti! Preferisco morire piuttosto"
Duncan poggiò qualcosa sul piccolo altare con estrema attenzione, così facendo si rivolse ad Alistair senza voltarsi verso di noi
"sei il Custode più anziano qui fra queste giovani reclute eppure il tuo esempio è tutt'altro che rassicurante"
Il tono di voce era pacato ma deciso, sapeva perfettamente cosa passasse per le nostre teste in quel preciso momento e sarei stata pronta a giurare che se avessi mosso un solo dito della mano se ne sarebbe accorto senza nemmeno voltarsi.
Le due grosse spade corte che portava sulla schiena erano le armi più belle e letali che avessi mai visto. Il filo della lama era sottilissimo leggermente ricurvo, terminava assotigliandosi in maniera perfetta e precisa, due splendide spade per davvero.
Alistair non rispose continuando a seguire i lenti movimenti del suo leader.
Solo allora Duncan si voltò verso di noi incrociando i nostri sguardi per un breve attimo; Daveth si era rialzato passandosi velocemente i palmi delle mani sulla sua armatura per liberarla dalla polvere bianca del pavimento. Si piazzò al fianco di Sir Jory che con aria di sfida non staccava gli occhi da lui.
"ognuno di voi potrà diventare un Custode Grigio un difensore di queste terre, della nostra terra, della nostra nazione"
Duncan prese a parlare con un tono di sconforto, probabilmente da noi tutti si sarebbe aspettato un atteggiamento più consono alle circostanze. Era un forte guerriero dominato dall'onore e dalla perseveranza ma sopratutto era un uomo che lottava giorno per giorno con le sue certezze.
"questa terra ci appartiene, è nostra perchè così il Creatore ha voluto. Dalle lande desolate ad ovest alle foreste dei Dalish, passando per l'impero dei Nani. Noi siamo il sangue vitale che scorre nelle vene di questa terra, che alimenta e fa pulsare il cuore del Ferelden. Ognuno di voi rappresenta una goccia di quel sangue e ognuno di voi correrà nella stessa direzione fino a raggiungere quel cuore. Tutti voi avete una storia da raccontare: chi decanterà la Città del lusso, chi il silenzio dei boschi, chi la solidità delle città interne alla costa ma tutti voi siete qui per una ragione; un'imminente pericolo presto travolgerà tutti noi: soldati, generali fino ai più umili contadini e le loro indifese famiglie, se non fermeremo questo flagello Ferelden cadrà e sarà la fine di tutto."
Fece una breve pausa come per assicurarsi che le sue parole fossero state comprese e digerite da tutti, poi riprese con un tono di voce assai più cupo seguitando a scorrere lo sguardo su ognuno di noi.
Con un veloce movimento degli occhi osservai quegli uomini al mio fianco, le loro storie le loro vite mi erano sconosciute e mi provai ad immaginare quale fosse ora il loro pensiero trovai strano e curioso, tuttavia, l'atteggiamento di Alistair; era giovane aveva già superato il rituale dell'unione, qualunque cosa fosse, era pronto a dare la sua vita per questa terra per la nostra libertà e non mi fu difficile indovinare in lui un profondo rispetto nei confronti di Duncan; era sovrastato da quella figura così importante ,lo considerava un esempio da seguire sempre e comunque, era il suo leader e come tale era il custode del suo volere.
La forza di Duncan inesorabilmente mi fece tornare alla mente la figura di mia madre; entrambi forti guerrieri determinati e sicuri di se, sulle spalle di lui gravava il peso della sopravvivenza del Ferelden su quelle di lei la sopravvivenza del nostro popolo nomade.
Sarebbero stati ottimi compagni d'armi probabilmente, io non mi sentivo così speciale da poter calamitare l'attenzione di un uomo così importante, restavo tutt'ora convinta che la scelta di Duncan di portarmi lì, era solo dettata da antiche amicizie e alleanze fra l'ordine dei Custodi ed il mio popolo e per strane ragioni che sfuggivano alla mia comprensione, quell'uomo decise di onorare quelle alleanze strappandomi dal mio clan con la discutibile promessa di poter curare il male che stava infettando il mio corpo.
Erano trascorsi solo pochi giorni dalla mia partenza e la vita al di fuori di quei boschi si preparava a darmi il benvenuto. Ero certa che avrei sbattuto con violenza contro quella vita, la mia non sarebbe stata una prova facile ero pur sempre un'elfo rappresentante di un popolo un tempo forte e dominatore ora schiacciato con forza e relegato ai margini della catena di comando; le mie origini mi avrebbero tradita ovunque andassi, Custode Grigio o no sarei stata indicata da tutti come una blasfema, un'eretica e lungo il mio cammino avrei sempre trovato qualcuno disposto ad offrirmi il peggio di se. Un'esempio? Daveth era l'esempio in carne ed ossa dei miei pensieri, per uomini come lui non ero altro che un'umile serva e all'occorrenza una valida prostituta.
Duncan nel frattempo stava seguitando il suo monologo l'attenzione di tutti era ora puntata su di un grosso calice in argento alle sue spalle. All'esterno della piccola cappella entro cui eravamo si udivano rumori confusi e irrequieti, il suono greve e profondo di un corno mi fece quasi trasalire seguito da un sordo rumore di passi all'unisono. Ci guardammo con aria stupita fra noi indecisi su come interpretare quei suoni.
"l'esercito di Loghain deve essere arrivato"
Disse Alistair rivolto a Duncan
"cinquemila uomini, come promesso"
Rispose restando pensieroso.
"non abbiamo altro tempo, dobbiamo procedere"
Si voltò verso il piccolo e polveroso altare alle sue spalle prendendo con estrema cura il grosso calice fra le mani, un sottile raggio di sole filtrando da una piccola crepa su di un muro lo fece riflettere di una luce quasi sinistra, non immaginavo cosa contenesse e certo nemmeno i miei due compari ma tutti i muscoli del mio corpo presero ad irrigidirsi, avvertivo un immediato pericolo.
"la nostra forza risiede in questa unione"
Aveva preso a decantare Duncan con fare deciso
"è questo che ci distingue da qualunque altro soldato, nel nostro sangue scorre quello delle darkspawn e questo ci rende gli unici in grado di avvertirne la presenza e la presenza dell'arcidemone rendendoci immuni da ogni possibile corruzione"
Sir Jory ruppe quel silenzio innaturale che ci aveva sommerso, lo fece con voce stridula quasi in falsetto
"aspettate un momento....noi dovremmo bere il sangue di quelle orrende creature?"
Parlava deciso guardando alternativamente Daveth e me come a voler chiedere il nostro appoggio alle sue proteste.
Duncan non si scompose limitandosi ad una breve ma eloquente risposta
"così come i nostri antenati fecero prima di noi e noi prima di voi"
L'agitazione dell'uomo in qualche modo contagiò anche Daveth che arretrando di un passo restò con lo sguardo fisso sul calice d'argento. In quanto a me riuscì a metabolizzare velocemente quegli eventi in preda ad una forza misteriosa che mi teneva immobile nella mia posizione.
"chi sopravvivrà all'unione entrerà nel nostro Ordine e potrà mettere le sue abilità in battaglia a disposizione di Ferelden e sconfiggere il male"
Sir Jory per nulla tranquillizzatosi da quelle parole sembrava quasi sul punto di esplodere dalla rabbia, era rosso in viso gli occhi sembravano uscirgli dalle orbite il tono di voce ora era tornato profondo e deciso
"chi....sopravvivrà!! Chi....sopravviv...."
Daveth intervenne deciso sovrapponendo le sue parole a quelle dell'altro
"vi facevo più uomo Sir Jory ma a quanto vedo non siete altro che un codardo"
"non ho mai detto che la morte mi spaventa"
Ribatté con vigore
" non ho mai fatto un passo indietro quando si trattava di usare la mia spada in un combattimento ma così....così....."
Lo spirito irriverente di Daveth non tardò ad uscire allo scoperto infierendo con maggior decisione
"preferireste allora sapere che la vostra bella magliettina sia morta per mano di quelle luride creature?"
A quel punto Sir Jory esplose in tutta la sua rabbia
"certo che no Orlesiano! Certo che no!"
Agitava il corpo come in preda ad una crisi epilettica, gli occhi gli strabuzzarono al di fuori del cranio
"ma se noi moriamo qui, adesso mi spieghi come accidenti potremo fermare questo flagello?!"
Daveth tornò calmo fece alcuni passi attorno al suo compagno tenendo il capo rivolto verso di lui, lasciò correre la sua mano sulla spalla di Sir Jory seguendo leggero il profilo dell'uomo poi tornando davanti al suo volto gli disse
"forse morirai, forse moriremo tutti ma se non facciamo qualcosa per fermare questo male oscuro moriremo di certo"
Non sapevo cosa pensare, tutte quelle parole in qualche modo avevano interdetto il mio cervello impedendomi di ragionare con razionalità. Avevo le labbra asciutte e secche come se avessi passato l'intera giornata in balia del vento. La gola mi bruciava irritata ad ogni mio deglutire, avvertivo una stretta allo stomaco e riconobbi la paura in quei sintomi. Una tremenda sensazione di vuoto attorno, vedevo il mio corpo fra quei uomini lo osservavo da lontano impotente, non c'era una ragione logica nelle parole di Daveth e nemmeno in quelle dell'altro, non c'era una logica plausibile in tutto quanto stava accedendo.
Nessuno si prese la briga di ascoltare il mio pensiero a riguardo e perchè mai avrebbero dovuto ascoltare un'elfo, la mia inferiorità doveva apparir loro così evidente da non sprecare ulteriore fiato per rivolgermi la parola.
Tuttavia riuscì a mettere a fuoco nella mia mente un unico concetto plausibile: se davvero il male scatenato in quella cripta con Tamlen si stava impadronendo del mio corpo e se davvero la mia morte era inevitabile, così come stavano le cose di che paura potevo mai soffrire, che differenza faceva morire adesso o dopo qualche giorno.
A maggior ragione nessuno sapeva con esattezza se davvero fossimo morti per colpa di quel sangue nel nostro stomaco; Alistair era lì a dimostrarlo era un Custode aveva superato il rituale o forse il rituale stesso era davvero tutto un subdolo falso una prova di coraggio per stabilire chi avesse davvero il fegato di scolarsi quella dannata coppa d'argento.
I miei vorticosi pensieri furono interrotti dalla voce di Duncan rimasto stranamente in silenzio fino ad allora.
"questo è il prezzo che deve pagare il nostro Ordine per poter riuscire a fermare il flagello; ricordate che solo un Custode Grigio può uccidere l'arcidemone e questo perchè nelle nostre vene scorre un pò del suo sangue. Non lasciate che falsi timori si impadroniscano del vostro animo, siamo tutti uniti nell'unica vera battaglia per la nostra libertà e quella dei nostri futuri figli."
Ci osservò nuovamente con sguardo gelido, penetrando fino al fondo dei nostri cuori.
Sollevò leggermente il calice verso l'alto e chiese ad Alistair di dare l'inizio al nostro rituale.
Il giovane al mio fianco chinò il capo sul petto lasciando scivolare le braccia lungo il corpo, abbassando lentamente le palpebre. La sua voce era profonda e allo stesso tempo leggera, le sue parole riempirono il silenzio ricaduto nuovamente su tutti noi
"unitevi a noi fratelli e sorelle,
unitevi a noi
così che i vostri cuori possano battere all'unisono
raddoppiando le nostre forze.
Unitevi a noi fratelli e sorelle di oggi
così che i fratelli e le sorelle di domani
potranno farlo a loro volta con orgoglio.
Unitevi a noi per il nostro futuro
abbracciate la nostra potenza
e lottate affinché un domani
possa ancora illuminare il nostro sentiero"
A quel punto Duncan abbassò nuovamente il calice rimanendo quasi immobile con gli occhi puntati oltre le nostre teste
"Daveth...un passo avanti"
L'uomo si mosse verso il centro della piccola stanza, rimanendo leggermente defilato rispetto a noi. Con i suoi modi irriverenti persino in quel momento pareva voler sovrastarci tutti; si sentiva forte si sentiva quasi onnipotente.
Si fece consegnare il calice con sicurezza il suo corpo non tradiva nessuna emozione, avrebbe ingoiato l'intero corpo di una darkspawn in quel momento.
Gli occhi di Sir Jory lo osservavano attenti, quell'uomo un pò grassottello non era completamente domato dagli eventi, ne avvertivo il timore e l'incertezza.
Daveth fece un lungo sorso passandosi il dorso della mano sulle labbra mentre riponeva il calice nelle mani di Duncan.
Quest'ultimo fece un passo indietro e notai Alistair fare lo stesso.
Daveth si voltò verso di me con il capo quasi abbozzando un timido sorriso, trascorsero alcuni attimi di silenzio. Furono attimi infiniti, quasi eterni.
Poi all'improvviso lo vedemmo cadere sulle ginocchia, dalle labbra gli uscivano solo rantoli e strane parole incomprensibili; si teneva serrata a forza la gola con la bocca spalancata come se i suoi polmoni si rifiutassero di continuare a incanalare aria vitale. Si appoggiò in avanti, reggendo il peso del corpo con le braccia, prese a schiumare dalle labbra i palmi delle mani schiacciati con forza contro il pavimento, le unghie conficcate nel terreno sembrava un predatore in procinto di assalire la sua preda.
Sir Jory impallidì improvvisamente stava sudando copioso e si mordeva con forza il labbro inferiore.
Daveth lanciò un urlo straziante, un misto di dolore e rabbia. Di colpo il suo corpo si irrigidì, alzò la testa verso l'alto di scatto e con orrore notai che i suoi occhi erano completamente bianchi, come se con un incantesimo un mago gli avesse cancellato le pupille.
Si lasciò cadere in avanti con un tonfo sordo che sembrò riecheggiare nella piccola cappella. Poi il silenzio tornò a coprire ogni cosa; il corpo non si mosse più, restò immobile a terra la sua anima stava volando via lontano per raggiungere i boschi della tranquillità, la sua vita era giunta al termine.
Sollevai lo sguardo cercando negli occhi degli altri un segno di conforto ma vidi solo capi chini e mesti; mi sentii piccola ed impotente, mi assalii un senso di sconforto oltre ogni misura, avrei voluto scomparire con uno schioccar di dita, non trovai altra forza che quella di richiudere gli occhi lasciando che un lungo respiro mi svuotasse i polmoni.
Duncan volse lo sguardo verso Sir Jory tenendo la coppa all'altezza del cuore.
"Sir Jory...un passo avanti"
L'uomo al mio fianco indietreggiò ancora, scuotendo la testa con vigore sentendosi braccato.
"non è giusto! No! Io ho un moglie e presto avrò un figlio, loro mi aspettano a casa....non è giusto non è così che deve morire un guerriero"
"è troppo tardi per tornare indietro devi affrontare l'unione"
La voce di Duncan risuonò afona teneva gli occhi serrati e le braccia distese verso l'altro in attesa che questi prendesse il calice dalle sue mani.
"non morirò così....non senza onore e senza gloria"
Alle sue parole seguì un rapido movimento del corpo e con decisione estrasse la grossa spada che teneva legata su un fianco.
Uno stridore metallico accompagnò quel suo gesto, la luce giallastra che illuminava la stanza fu riflessa in una moltitudine di colori dalla grossa lama che con vigore puntava verso Duncan.
Alistair con rapido gesto della mano mi spinse indietro afferrando con forza l'elsa della sua spada restando immobile puntando gli occhi su quella lama senza estrarre la sua arma.
Sir Jory prese a mulinare con foga lo spadone facendo sibilare nell'aria la lama, con un movimento repentino tracciò un paio di fendenti avvicinandosi pericolosamente a Duncan che, arretrando di un mezzo passo evitò il colpo.
Sir Jory si sentiva braccato e questo aumentava in lui la foga con cui agitava nell'aria la spada.
"non morirò senza onore!"
Urlò ancora portando un nuovo affondo questa volta però con più decisione e vigore.
Duncan schivò il colpo portando il peso del suo corpo a sinistra poi con rapidità estrasse un lungo pugnale dal fianco della sua armatura, fece un passo verso l'uomo, uno soltanto da oltrepassare le difese dell'avversario e gli puntò la lama sul fianco spingendo con forza il pugnale nella carne.
La sua vittima lasciò scivolare la spada a terra, contrasse il viso in un'espressione di incredulità, gli occhi sbarrati puntati su Duncan. Le labbra si socchiusero, del liquido denso scivolò lungo il mento contratto e un grido di dolore mi straziò il cuore. Girai la testa di lato chiudendo con forza le palpebre respiravo a fatica sentivo l'odore della morte stravolgermi i sensi.
Il corpo di Sir Jory cadde di schianto al suolo con un ultimo straziante rantolo
"mi dispiace....mi dispiace"
Ripeteva Duncan arretrando di qualche metro dal corpo senza vita dell'uomo. Nella mano teneva ancora il calice d'argento come se quella breve colluttazione non fosse stato altro che una semplice ed innocua discussione.
Stava succedendo tutto così in fretta che perdevo il valore delle cose; la vita e la morte mi sfioravano lasciandomi indifferente; il sottile raggio di luce che attraversava diagonalmente la stanza sembrava tuffarsi nella grossa pozza di sangue che piano piano, andava ad allargarsi sotto il corpo del povero guerriero. L'odore metallico di quel sangue mi arrivò violento alle narici facendomi vibrare impercettibilmente come una foglia al vento.
Che cos'era la vita di una creatura per quelle persone? che valore aveva per loro un respiro, un gemito, un sorriso? Poca cosa a quanto potevo vedere, ma nonostante tutta quella morte alla quale avevo assistito restavo impassibile e gelida. Perchè? Che valore davo io invece alla vita?
Alistair e Duncan si scambiarono una fugace occhiata osservando ai loro piedi i corpi dei due uomini, udivo solo il leggero rumore metallico delle loro armature. All'esterno giungevano voci e grida confuse, qualcuno stava urlando degli ordini con voce ferma; sul muro in pietra alla mia destra vedevo le ombre sfilare di uomini in armatura, i loro profili proiettati dalla luce del sole con contorni vividi passavano veloci uno dietro l'altro, il ritmo cadenzato dei loro passi fece quasi tremare le mal ridotte pareti della cappella, la desolata fortezza come per magia aveva all'improvviso preso vita.
Mi sentì chiamare, Duncan mi stava chiamando con voce ferma
"Nuralanya....avvicinati"
Non provai paura in quel momento ne nessun'altro sentimento negativo; ricevetti dall'uomo il grosso calice in argento e mi sentivo quasi leggera, evanescente.
Che gli Dei possano accogliere la mia anima con gioia pensai accostando le labbra con incertezza.
Un fetore terribile mi riempì i polmoni, vedevo all'interno della coppa l'icore rosso scuro muoversi ondeggiando: era denso, grumoso cercai disperatamente di occupare la mia mente con pensieri positivi per evitare di dare di stomaco.  
Feci un lungo sorso trattenendo il respiro più a lungo che potevo.
Riconsegnai il calice a Duncan, chiusi gli occhi e a forza mi obbligai a deglutire.
Il puzzo aspro mi invase la gola risalendo per le narici, avevo bisogno di vomitare il mio stomaco si rifiutava di accettare quello schifo.
Dalla fronte alcune gocce di sudore scesero veloci correndo lungo gli zigomi carezzandomi le guance, poi non fui più in grado sorreggere il peso del corpo divenuto esageratamente pesante e rigido.
Mi sfuggì un grido di dolore lasciandomi cadere sulle ginocchia.
Faticavo a respirare avevo bisogno d'aria...che qualcuno mi aiutasse a respirare!
Ero completamente madida di sudore, ma tremavo di freddo; sentivo il mio corpo lottare, reagire. Dal basso ventre percepì una fastidiosa sensazione di calore liquido, probabilmente urina, correre lungo le cosce piegate sulle ginocchia.
Chiusi gli occhi e decisi di arrendermi al mio destino, non volevo più lottare che mi lasciassero morire in pace una buona volta.
Sentì pronunciare il mio nome con affetto, era una voce gentile, garbata e mi stava chiamando a se.

"madre...."
Pronunciai sottovoce
"siete qui per me siete tornata per me"
Mi sollevai da terra e cercai di raggiungere quella visione meravigliosa; Lei era immobile a qualche passo da me, montava uno splendido cavallo bianco riconobbi la sua spada sguainata che teneva con orgoglio al suo fianco, quando la raggiunsi posai dolcemente una mano sul muso dell'animale che scalpitò nervoso
"madre....oh madre mia, siano benedetti gli Dei"
Dissi ancora sottovoce, senza staccare gli occhi dal suo volto.
Mi osservava sorridendo fui invasa da un calore dolce che per un attimo riuscì a farmi dimenticare quello strano momento.
"madre...parlatemi...fatemi ascoltare ancora la vostra voce...madre!"
Affondai con forza le unghie nel duro terreno ai miei piedi sentivo la terra umida penetrarmi la carne. Creature orrende vorticavano tutt'attorno, cercando con i loro orribili artigli di toccare la mia pelle, più mi ritraevo più loro si moltiplicavano furiose.
Mi passarono così vicino che qualcuna di loro attraversò il mio corpo da parte a parte come se fosse composto di sola aria, avevo freddo come mai prima d'ora volevo che tutto si fermasse all'improvviso non resistevo più.
Un bagliore accecante mi investì con violenza e invece di ritrarmi impaurita, mi protesi in avanti divorata dalla curiosità.
La luce era limpida pungente ne potevo quasi palpare la consistenza, mi obbligai ad osservare ma sentivo le palpebre chiudersi inesorabilmente.
Ancora qualcuno mi stava chiamando, era un mostro poi diveniva angelo poi si tramutava in drago. 
La collina al sorgere del sole ecco qual era la mia meta! Presi a correre piegandomi in avanti, sentivo l'aria sfilare attorno al mio corpo non potevo reggere a lungo quell'andatura mi sarebbero esplosi i polmoni rovesciandomi all'indietro; il cielo ora si era fatto più tetro, le basse nuvole rosse correvano sparpagliandosi in balia del forte vento che ululava sinistro sopra la mia testa. Raggiunsi a fatica un dirupo, era così fondo e scuro che a malapena ne intuivo i margini; osservai curiosa il baratro ne ero attratta, mi faceva stare bene guardarlo, ancora quelle stupide creature attraversavano il mio corpo e si gettavano nel buio del burrone le vedevo sparire come inghiottite dal nulla.
La terra tremò sotto i miei piedi nudi, dal fondo del burrone qualcosa stava risalendo veloce verso di me; un'ondata di calore mi fece arretrare spaventata, un'enorme drago rosso mi sfilò ad un palmo dal viso, gli occhi enormi roteavano come impazziti, con un veloce battito d'ali piroettò nell'aria sentivo che ero la sua preda. Mi stava cercando.
L'immensa figura della bestia oscurava il cielo carico di sangue e pioggia, restò sospeso a qualche metro da me, spiegava le sue ali maestose, erano immense, seguivano un lento movimento ondulatorio erano leggermente ripiegate in avanti, il grosso cranio ricoperto di scaglie proteso verso di me.
Lo avevo trovato finalmente mi dissi felice a mezza voce....l'ho alfine trovato...l'arcidemone!

Riaprì gli occhi e vidi i volti di Duncan e Alistair ad un palmo dal mio viso, mi stavano osservando attenti in silenzio. Dopo un breve attimo riuscì a mettere a fuoco quell'immagine e riconobbi i due uomini.
Ero sdraiata a terra sentivo il freddo pavimento spingere contro la schiena. Duncan mi sorrise con calore
"è tutto finito! Benvenuta nell'Ordine...Custode Grigio"
"altri due morti....durante la mia Unione ne perdemmo solo uno ma fu terribile, sono contento che sia riuscita a sopravvivere"
Disse Alistair rialzandosi indicando i cadaveri dei due guerrieri.
Cercai di sollevarmi ma era quasi impossibile riuscire a muovere un solo muscolo, avevo la testa che pulsava all'impazzata e un senso di nausea mi tormentava lo stomaco
"come ti senti?"
Chiese ancora Duncan sollevandomi delicatamente le spalle e mettendomi a sedere.
"niente di quello che provai ad immaginare mi aveva preparata a questo"
Risposi osservando i palmi delle mie mani, erano sporchi macchiati di sangue, tremanti
Con la coda dell'occhio intravidi Alistair tornare verso di me, allungò una mano offrendo il suo aiuto per rialzarmi
"ce la faccio da sola!"
Gli risposi con un tono acido
"oh...come preferite"
Si allontanò di un passo restando ad osservarmi
Ci provai ancora, questa volta riuscì a sollevarmi appena di pochi centimetri per poi ricadere a terra
Incrociai il suo sguardo per un breve attimo, mi stava osservando divertito
"ce la faccio da sola..."
Duncan si avvicinò all'uomo e gli diede degli ordini con aria seria, non riuscì a comprendere cosa si stavano dicendo i due ma dopo poco Duncan uscì dalla stanza lasciandoci soli
"avete avuto degli incubi? Io durante la mia Unione si, erano così vividi che credetti di impazzire"
Mi chiese Alistair
"c'era un drago, credo...grosso...enorme"
Risposi tentando ancora di rimettermi in piedi.
Quando finalmente ci riuscì per un attimo mi senti in balia di un vortice che mi fece barcollare, cercai disperatamente un appiglio per non ricadere all'indietro.
Il braccio dell'uomo si posò sulla mia schiena
"ehi...vi sentite bene?"
Rise divertito sorreggendomi con vigore
"vi ho detto che posso farcela da sola! Non toccatemi umano!"
"va bene, va bene arrangiatevi allora!"
Mi rispose incrociando le braccia sul petto e inclinando il capo di lato
"non...toccatemi..."
Non riuscii a finire la frase, come un sacco vuoto piombai nuovamente a terra
"oh prendetevela pure comoda, abbiamo tutto il tempo sapete? Manderemo uno dei nostri migliori esploratori nelle Selve e vedrete che riuscirà a convincere le darkspawn ad aspettare che riusciate a rimettervi in piedi prima di attaccare"
Disse con ironia senza togliermi gli occhi da dosso.
Ma chi si credeva di essere questo, non avevo certo bisogno delle sue stupide battute. Non adesso almeno.
Restai seduta a terra, appoggiata con le braccia distese dietro di me. Non c'era verso di far capire al mio corpo che era tempo di rialzarsi; lo guardai ancora una volta di sottecchi, mi odiai con tutta me stessa in quel momento, ma contro voglia e sbuffando rumorosamente, allungai una mano lasciando che con fare gentile mi rimettesse in piedi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


~~Mi fu consegnata una robusta armatura di metallo, uno scudo tondo in ferro battuto e una grossa spada lunga in acciaio. In qualità di Custode Grigio mi spettava di diritto e a malincuore dovetti accettare l'idea di abbandonare per sempre la mia vecchia armatura di cuoio. La sfilai con cura all'interno della piccola tenda che Alistair mi indicò per potermi preparare, restai a lungo ad osservarla dopo averla adagiata con attenzione su di un piccolo baule dimenticato in un angolo; una parte della mia vita si era appena staccata da me, avrei in qualche modo dovuto affrontare le nuove sfide che mi si sarebbero parate davanti, con gli occhi velati di lacrime feci scorrere le dita su quel morbido cuoio lavorato, soffermandomi ad ogni piega lasciandomi travolgere dal dolce profumo che mi riportava indietro nel tempo.
Ripensai al clan, alla Guardiana ed era come se li potessi vedere. Probabilmente erano in marcia da diversi giorni oramai, una lunga carovana lenta e mesta che attraversava l'impervio passaggio di Brecilian in cerca di un nuovo luogo tranquillo.
Così aveva ordinato la Guardiana senza convocare i più anziani del clan come ogni volta faceva prima di ogni decisione importante per il futuro della sua gente.
L'avvertimento di Duncan poco prima della nostra partenza era stato chiaro e preciso:da sud proveniva l'orda delle darkspawn e da quella radura il clan avrebbe dovuto spostarsi per non trovarsi sulla strada di quelle bestie fameliche; far muovere un gruppo numeroso com'era il nostro ci voleva comunque del tempo; prima, gruppi di esploratori sarebbero dovuto partire per assicurare che nessun pericolo si frapponesse fra il gruppo e la loro futura destinazione; seguiva a breve un piccolo contingente di guerrieri che avrebbero accompagnato la marcia coprendone i fianchi infine, smontate le tende, i recinti degli animali, raccolte le scorte di cibo e di acqua, uomini donne e bambini avrebbero dato il via ad una nuova migrazione. Era il nostro destino di nomadi era il destino dei Dalish. 
Non avrei mai potuto sapere dove fossero diretti, la Guardiana non mi volle svelare quel segreto e per quanto riconoscesse in Duncan un suo fido alleato, lo tenne all’oscuro. Mi resi conto di essere davvero sola ad affrontare la mia vita, non avrei certo paragonato i Custodi o Alistair oppure Duncan ad una nuova famiglia, tuttavia a ben vedere erano le uniche persone che mi erano rimaste che ne fossi entusiasta oppure no, erano i miei attuali punti di riferimento.
La piccola tenda in cui mi trovavo era completamente priva di qual si voglia oggetto che potesse far pensare appartenere a qualcuno. C'erano alcune rastrelliere piene di armi, qualche scudo buttato alla rinfusa e vecchie casse in legno dall'aspetto trasandato; sembrava più che altro una sorta di deposito o di luogo dove abbandonare le cose inservibili.
L'idea che qualcuno potesse entrare all'improvviso e trovarmi lì mezza svestita assorta nei miei pensieri mi fece trasalire e con decisione decisi di indossare la mia nuova armatura.
Il freddo acciaio della robusta maglia tessuta che infilai per prima, a contatto con la mia pelle mi diede i brividi. La sentivo aderire al mio corpo come una seconda cute, il seno sembrava sul punto di esplodere li sotto, feci un lungo respiro come se riuscendo a trattenere il fiato in qualche modo ne agevolassi l'aderenza.
Dopo cinque minuti buoni ero finalmente rivestita di dure e rigide scaglie d'acciaio. Il busto e le braccia erano ricoperti dall'armatura che chiudendosi a cono verso il basso mi lasciava scoperta da metà cosce in giù.
Sul davanti, all’altezza del petto un lavorato disegno in rilievo raffigurava la testa di un grosso drago con le fauci socchiuse, lo stesso che ornava il tondo scudo metallico, probabilmente l’araldo dell’Ordine.
I grossi stivali in duro cuoio lavorato a caldo erano contro ogni previsione estremamente comodi e leggeri, lunghi lacci in strisce sottili risalivano fino oltre il ginocchio; picchiai più volte i piedi a terra dopo averli calzati finché le mie estremità non si assestarono comodamente al loro interno.
Sfoderai lentamente la grossa spada osservandola uscire dallo stretto fodero in metallo con uno stridore sinuoso; la lama, lunga poco più di un braccio era ben bilanciata, la stretta impugnatura in onice verde si lasciò avvolgere dolcemente dal palmo della mano strinsi con forza le dita attorno ad essa mulinando la spada con violenti fendenti.
L’arma sibilò nell’aria disegnando ampi cerchi concentrici, la sentivo vibrare con forza ne avvertivo la potenza ad ogni colpo, feci un rapido giro su me stessa simulando un affondo mortale. Era squisitamente malleabile e leggera, ne restai piacevolmente sorpresa.
Quando finalmente mi decisi ad uscire dalla tenda, Alistair stazionava davanti all’ingresso, mi fece segno di seguirlo
“muovetevi, ci stanno aspettando”
Lo seguì camminando al suo fianco, con andatura sostenuta attraversammo l'intero forte dovevamo raggiungere l'estremo opposto; era un vasto spiazzo dilaniato dal forte vento circondato da basse mura in pietra e marmo, una sorta di terrazza naturale a strapiombo sulla vallata sottostante.
"durante la vostra Unione sono successe alcune cose e credo sia mio dovere aggiornarvi"
Mi disse seguitando a filare veloce verso la nostra destinazione
Già....ora ero un Custode Grigio e oltre all'armatura e allo scudo mi spettava di diritto essere...aggiornata sulla situazione. Ma perchè tutto questo doveva succedere proprio a me?!
"l'esercito di Loghain è arrivato meno di mezz'ora fa, un grosso contingente di cinquemila uomini inviati su sua richiesta dai Bann e dagli Arle di tutto Ferelden"
Bann? Arle? Ma di che stava parlando, non capivo una parola
"a seguire è giunto l'esercito Imperiale, sono gli uomini della guardia di Re Cailan altri duemila soldati"
Raggiungemmo un piccolo gruppo di uomini stretti in circolo a parlare con fare greve fra loro. Alistair con mia sorpresa ci si infilò in mezzo anziché aggirarli aprendosi un varco con decisione; uno di loro, una giovane donna dalla pelle ambrata e i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo stretta in una lucente armatura color ghiaccio, si voltò irritata sentendosi spingere da parte, il suo tono di voce non era per niente rassicurante; con voce roca si lasciò sfuggire un'imprecazione
"ehi idiota! Guarda dove metti i pie..."
Si ritirò di lato prontamente non appena ci vide soffocando la sua ira sul nascere
"oh Custodi....chiedo scusa non vi avevo visti arrivare"
Gli altri la imitarono allargando le loro fila per lasciarci passare accennando ad un saluto militare.
L'armatura di Alistair era simile alla mia, solo che copriva l'intero corpo gambe comprese, sul suo petto e sullo scudo lo stesso disegno araldico del drago e questo tanto bastava ad identificarci per quello che eravamo.
Il fare scanzonato ed irriverente del mio nuovo compagno era sparito, ora procedeva serio e imperturbabile, sembrava tutt'altra persona; quando fummo abbastanza lontani dal piccolo gruppo di soldati gli chiesi spiegazioni riguardo alle sue parole di prima
"temo che non solo mentre affrontavo la mia Unione mi sono persa qualcosa ma anche durante tutta la mia esistenza: chi o cosa sono gli Arle e i Bann?"
Mi voltai al suo fianco osservando il suo incedere deciso
"Ferelden è un vasto stato sovrano..."
Prese a spiegare dopo un attimo di indecisione
"le città più grosse e produttive sparse su tutto questo territorio sono amministrate dagli Arle locali, i quali sovraintendono le aree circostanti compresi i piccoli villaggi di contadini sparsi lungo il continente. Sono una sorta di Vassalli ai quali il Re delega il suo potere per gestire e far rispettare le leggi; col passare dei secoli questo potere delegato loro ha assunto più i contorni di una gerarchia propria. Non di rado la loro presunta autonomia ha dato del filo da torcere a Re Cailan e prima di lui a suo padre Re Maric, istituendo poteri e leggi proprie in ogni Bannorn della regione arrivando al paradosso di poter decidere o meno di applicare gli editti del Sovrano, questo vuol dire che per avere qui ad Ostagar un'esercito Re Cailan ha dovuto chiedere il loro assenso anziché limitarsi ad ordinarlo"
Stavo per commentare queste sue spiegazioni ma non me ne diede il tempo, seguitò a parlare senza smettere di camminare veloce
"i Bann invece, sono un gradino al di sotto degli Arle e delle Arlesse, eseguono i loro ordini occupandosi di tutta quella monotona amministrazione che inesorabilmente va affrontata per la corretta amministrazione locale, sono Signorotti per di più di nobili famiglie che vivono sulla propria pelle i malumori e le gioie dei cittadini, vivono in lussuosi castelli nel cuore delle città e godono a, mio avviso, di mal riposta fiducia e libertà eccessiva d'azione."
"ma allora il vostro Re che ci stà a fare sul trono? Si lucida l'armatura e si gode la sontuosa vita di corte?"
La mia era volutamente una provocazione, non mi sarei mai sognata di mettere in discussione l'intero apparato gerarchico degli umani anche se lo ritenevo assurdo e poco proficuo. Alistair tuttavia non colse il sottile umorismo e si bloccò di colpo posando con forza una mano sulla mia spalla facendomi bruscamente voltare verso di lui di novanta gradi
"voi elfi siete alquanto strani sapete?"
Avevo il suo sguardo penetrante che scavava con forza nei miei occhi
"credete che tutto ciò che non ha a che fare con Dei e boschi sia del tutto futile e lo catalogate come  -affari da umani-"
Ecco...avevo sollevato un vespaio!
"credete di sapere così tante cose su noi elfi, Alistair?"
Mi sforzai di tenere un tono di voce pacato per non alimentare una discussione del tutto inutile in quel momento, osservavo con un leggero sorriso il suo volto illuminato dalla bianca luce del sole perpendicolare sopra di noi, tutto il mio corpo urlava a gran voce: Alistair è solo una battuta! Non avvelenare il tuo sangue inutilmente
"non so granché, è vero ma siete pur sempre abitanti di Ferelden così come i nani e i maghi rinchiusi nella loro torre eppure i vostri capo clan cosa vi insegnano sulla vita? Ferelden è anche la vostra terra e forse un minimo di conoscenza su quanto circonda i vostri boschi sarebbe cosa saggia non trovate?"
Restai in silenzio col mio viso puntato verso di lui, quasi a disagio per questo mio osservare silenzioso si diede una fugace grattata alla nuca inarcando le sopraciglia con un'espressione buffa dipinta a tutto tondo sulla faccia
"dico bene...."
Sussurrò quasi a disagio
"no! Voi di noi elfi non ne sapete un'accidente di niente....e con questo la discussione è chiusa! Vogliamo andare ora?"
Ad attenderci trovammo Re Cailan, insieme ad un uomo che non conoscevo ma che avevo già intravisto prima nel forte, alcuni soldati dall'aria distratta e insofferente e Duncan che con un cenno del capo ci invitò a unirsi a quella che aveva tutta l'aria di essere una riunione strategica.
"Cailan, non credo che le nostre opzioni siano così numerose, non dovremmo neppure perdere del tempo prezioso a discuterne. I miei uomini sono già pronti sul crinale occidentale della vallata i Vostri dubbi sono infondati"
A parlare era quel tipo sconosciuto, sembrava in confidenza con il Sovrano tanto da permettersi di chiamarlo per nome senza usare termini reali; ci avvicinammo a Duncan posizionandoci al suo fianco.
Re Cailan si voltò nella nostra direzione alzando una mano verso l'altro uomo come a volerlo zittire, con un garbato sorriso mi rivolse la parola sostenendo con decisione il mio sguardo
"ecco la nostra giovane elfa, vedo anche che indossate quell'armatura credo che delle congratulazioni siano d'obbligo"
Non sapevo bene cosa rispondere, quelle sue parole mi colsero del tutto impreparata mi limitati ad abbassare lo sguardo fissando la punta dei miei piedi, limitandomi ad un semplice grazie detto quasi a denti stretti.
"Cailan voi vi ostinate a non ascoltarmi!"
Protestò ancora l'altro con tono di voce sgarbato
Il Re si sistemò i corti capelli biondi arruffati dal forte vento che impietoso ululava senza sosta e fece un teatrale passo indietro, allargando il braccio con un lento movimento studiato, indicando l'uomo al suo fianco e tornò a parlarmi con un sorriso
"lasciate che vi presenti Teryn Loghain mia giovane Custode, padre della mia adorata consorte la Regina Anoira"
Loghain era il tipo d'uomo che avrei potuto facilmente giudicare come un essere assolutamente inquietante; il suo viso era illuminato da due piccoli occhi scavati all'indietro pronti a scrutare con fare sinistro chiunque avesse osato incrociare il suo sguardo; il grosso naso aquilino svettava al centro del cranio vagamente di forma triangolare. Le profonde rughe che disegnavano il suo viso tradivano la sua età, di certo più anziano di tutti noi, eppure a guardarlo con attenzione si poteva scorgere in lui un passato costellato di onore e gloria.
Era stato per anni il fedele luogotenente di Re Maric anche se le sue origini erano di estrazione popolare. A quanto ne sapevo, a tutto dispetto di Alistair e le sue critiche riguardo l'ostinato isolazionismo elfico, il suo contributo dato a Re Maric ai tempi del dominio dell'usurpatore Orlesiano fu decisivo per la riconquista della libertà di Ferelden e tutt'ora era indicato come un eroe indiscusso, in grado di guidare un'armata di soldati verso ogni vittoria.
Era un uomo ma prima di tutto un generale, un militare e nelle sue vene scorreva il sangue in perenne fermento tipico di quegli uomini; eppure nei suoi modi di fare tradiva un sottile astio nei confronti del marito di sua figlia, faceva da contrappeso all' esuberanza del giovane Re e non sempre la bilancia pendeva dalla parte del Sovrano.
"la vostra sconfinata ammirazione per i Custodi Grigi non produrrà niente di buono Cailan, sono le armate a vincere le battaglie e questa non sarà così diversa da tante altre vinte finora"
Continuò a pungolare Loghain richiamando l'attenzione su questioni più concrete.
"credete davvero Loghain che ci saranno altre battaglie dopo di questa?"
Ribattè il Sovrano con cipiglio
"noi fermeremo il flagello qui su questa terra, dando alle fiamme l'intere Selve Oscure se necessario, se questo permetterà di annientare anche l'ultima darkspawn rimasta. Dimostreremo agli Arle di tutto Ferelden la nostra schiacciante vittoria ed al prossimo Incontro dei Popoli sapranno riconoscere il valore del loro Re"
"non dimenticate che gli uomini che compongono il mio esercito sono in gran parte stati mandati dagli Arle di cui tanto disprezzate le decisioni"
Lo incalzò Loghain, senza attendere risposta continuò
"credete che cinquemila, diecimila uomini possano fermare davvero un flagello? Per lo spirito del Creatore Cailan non siate ridicolo!"
Il Re fece un passo verso la piccola muraglia che delimitava lo spiazzo, lasciando correre lo sguardo oltre il profondo dirupo sottostante
"potremmo chiedere ad Orleans di intervenire in nostro aiuto"
Disse dopo un lungo silenzio
Loghain ebbe uno scatto d'ira che mi fece trasalire. Si era fatto rosso in viso, le grosse narici sembravano fumare di rabbia, sul collo le vene pulsavano irrequiete sul punto di esplodere
"vostro padre ha sacrificato anni della sua esistenza per scacciare gli Orlesiani, vostra nonna la Regina Ribelle ha dato la vita perchè voi possiate essere qui adesso, la sua testa mozzata dalla mano dell'usurpatore è stata impalata su una picca alle porte di Denerim e voi osate parlarmi di Orleans?!"
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo
"io ero là, Cailan non lo dimenticate! Ho sputato sangue insieme a vostro padre, ho visto morire uomini e donne, le ho viste stuprare e sgozzare come fossero vitelli, le vostre donne e i vostri uomini lo capite? I progenitori dei vostri cittadini, del vostro popolo!"
Si portò alle spalle del Sovrano che nonostante tutto, restò voltato sommerso dai suoi pensieri e dalle parole di Loghain
"se il povero Re Maric vi sentisse dire queste cose, si vergognerebbe di voi!"
"Signori vi prego...."
Intervenne Duncan portandosi al fianco di Loghain e allontanandolo dal Re; gli si piantò davanti risoluto, deciso a porre fine a quell'inutile fiume di parole
"Loghain...e anche voi Sire, non credete che dovremmo imbastire una strategia contro il futuro prossimo attacco delle darkspawn invece di stare qui ad urlare le nostre convinzioni?!"
"che prove avete Cailan che tutto questo sia l'inizio di un nuovo flagello?!"
Continuò Loghain incurante delle proteste di Duncan
"avete preteso che portassi qui un'esercito con tutto quello che comporta in termini di quattrini e di lunghe ed estenuanti opere di convinzione per farcelo concedere da quegli ipocriti che poggiano i loro sporchi culi al Consiglio di Denerim, che prove avete infine? Forse prima di sporcarvi la bocca nominando Orleans, dovreste riuscire a farmi capire questo"
"volete una prova?"
Esclamò Re Cailan voltandosi di scatto verso l'altro
"è lì di fronte a voi...i Custodi Grigi sono la prova che andate cercando, oppure anche la loro presenza vi disturba oltre modo"
Loghain non rispose subito lasciando che le ultime parole del Sovrano trasportate dal forte vento volassero lontano da lui, poi puntò gli occhi su Duncan aggrottando la fronte, socchiuse le labbra senza emettere alcun suono.
Quando riprese a parlare lo fece con sconforto quasi a voler sottolineare quanto si apprestava a dire
"le favole che si raccontano sul loro Ordine vi hanno sempre affascinato non è vero Cailan?"
Cercai con lo sguardo quello di Alistair al mio fianco ma non mi degnò della sua attenzione, teneva gli occhi puntati sulle mani di Loghain
"non credo dovreste sottovalutare la nostra capacità di avvertire la presenza delle darkspawn signore"
Gli rispose secco Duncan senza abbassare lo sguardo, ottenendo di rimando un'occhiata truce
"le darkspawn esistono nonostante tutto Duncan, perchè non andate a parlare con i Nani di Orzammar vi guideranno volentieri nelle Deep Road a caccia di milioni di quelle orrende creature; della loro esistenza laggiù ne sono al corrente tutti quanti, anche senza per questo essere un Custode Grigio; tuttavia non significa che siamo ad un passo da una terrificante risalita in superficie di quel maledetti esseri corrotti"
"ci sono stati centinaia di avvistamenti su tutto il territorio ed in particolare qui nei pressi delle Selve"
Ribattè infastidito Duncan
"potrebbe anche esserci l'eventualità che un arcidemone appaia a guidarle in superficie"
"non si ha nessun avvistamento di draghi nelle Selve, Custode, se è questo che ci tenevate a sapere"
Le loro discussioni furono interrotte da grida concitate che arrivavano alle nostre spalle; ci voltammo stupiti giusto in tempo per veder sopraggiungere un soldato a cavallo lanciato a velocità folle all'interno della fortezza. Alcuni uomini gli indicarono la nostra posizione urlando qualcosa a gran voce e l’uomo dirottò l'animale verso di noi.
I due soldati che stazionavano a pochi passi da Re Cailan, gli si fecero incontro. L'uomo diede un deciso strattone alle briglia e l'animale puntò le zampe in avanti scivolando per un breve tratto sul terreno morbido, terminando la corsa con un rumoroso sbuffo.
Il cavaliere scese prima ancora che l’animale fosse completamente fermo e a passi veloci ci raggiunse senza esitare.
Era un giovane soldato di stanza a Ostagar mandato in esplorazione nelle vicine Selve, la fronte era bagnata di sudore e il fiato corto per la veloce cavalcata quasi gli impedì di proferir parola.
"che succede soldato?"
Chiese il Re adombrandosi in volto, cercando negli occhi di Loghain una risposta, che di certo non avrebbe potuto dargli
Il militare fece un lungo respiro seguito da un profondo inchino e finalmente riuscì parlare
"Maestà....darkspawn! Ad est, a non più di un giorno di cammino da qui...."
Si passò la lingua sulle labbra in cerca di sollievo dopo quella lunga galoppata
"sono migliaia, Mio Signore! Un oceano di darkspawn si sta riversando nelle piccole pianure laggiù e puntano nella nostra direzione"
Loghain si fece avanti prendendo il povero soldato per le spalle e scuotendolo con forza
"che cosa intendi con pianure ad est soldato!? Le Selve Oscure sono dritte di fronte a noi è da lì che le stiamo aspettando!"
L'uomo si strinse nelle spalle, incapace di rispondere a quella domanda. Si limitò a ripetere sempre col fiato corto
"est...Signore! È da lì che stò arrivando"
 Cailan e Loghain si scambiarono una lunga occhiata severa, poi il Re con un rapido gesto della mano congedò il giovane militare che con un altro ossequioso inchino si voltò agguantando il suo cavallo per il morso tirandoselo dietro con decisione.
"non di rado piccoli gruppi di quelle creature si staccano dall'orda principale vagando senza meta, non credo che il vero pericolo giunga da est"
Disse Duncan toccandosi la punta del mento con gesti nervosi
Loghain ascoltò quelle parole con stupore e fu pronto a ribattere
"avete sentito anche voi le parole di quel soldato, non mi sembra che parlasse di pochi e isolati mostri, provvederò immediatamente a spostare i miei uomini giù da quella collina"
"Sir Loghain! Quanti anni credete avesse quel ragazzo? Diciassette? Forse venti nella migliore delle ipotesi e quante volte credete che abbia incontrato delle darkspawn nella sua vita? Una decina di mostri diventano migliaia....una cinquantina... un oceano"
Ancora i due si fronteggiarono minacciosi, con la coda dell'occhio vidi Alistair avanzare di un passo verso il suo leader subito fermato da un perentorio gesto della mano.
"Duncan ha ragione, la nostra strategia non subirà ulteriori modifiche, con i miei uomini affronteremo il grosso dell'orda all'imbocco della vallata a nord, quando saremo riusciti ad impegnarli frontalmente i vostri uomini, Loghain, scenderanno dalla collina colpendo con forza i loro fianchi, li schiacceremo senza pietà"
Intervenne Cailan portandosi al fianco dei due
"vi rendete conto, Duncan che se le vostre previsioni si rivelassero errate verremmo travolti lateralmente? Sarebbe un massacro!"
Obbiettò nuovamente Loghain con forza
"me ne rendo conto Signore, so quello che dico"
Una nuova forte folata di vento ci travolse impietosa, sollevando un vortice di terra e polvere che si spostò veloce verso la bassa murata di marmo. Grosse nuvole nere si stavamo affacciando all'orizzonte superando minacciose le alte vette delle montagne circostanti. Presto il tempo sarebbe cambiato.
Nel frattempo Loghain si era votato in direzione del grosso portone in ferro incastonato nelle alte mura che delimitavano il perimetro della fortezza, diede un leggero colpo di tosse e parlò senza voltarsi
"manderò un piccolo drappello di soldati verso est, voglio sapere con esattezza cosa dovremo affrontare, se davvero abbiamo un giorno di vantaggio giocheremo con cura le nostre carte"
"Maestà....con il vostro permesso, credo sia più opportuno mantenere tutti gli uomini concentrati in un solo punto, lasciate che mandi due Custodi Grigi a svolgere questa missione, Alistair e Nuralanya si dirigeranno verso le basse pianure di Est Hill. Daranno meno nell'occhio e sapranno cosa cercare"
Il Re restò pensieroso per alcuni attimi, soppesando con attenzione la proposta di Duncan. Loghain era assorto nei suoi pensieri, ne potevo quasi sentire il vorticoso movimento nel suo cervello. Si voltò verso noi tutti allargando le braccia lentamente
"non ho obiezioni a riguardo"
Disse alfine con voce sinistra
"e sia!"
Esclamò Cailan poggiando la mano sulla spalla di Duncan
"preparate i vostri uomini amico mio, oggi sarà un grande giorno di vittoria non dimenticatelo"
"certo Cailan un grande giorno per tutti"
Gli fece eco Loghain con un sottile sorriso sulle labbra. 
Duncan si avvicinò a noi dandoci istruzioni sulla missione, il suo volto tradiva la tensione del momento ma ancora una volta riusciva a mantenere un atteggiamento consono al suo ruolo di leader
"Alistair, Nuralanya alle stalle troverete dei cavalli, dirigetevi senza esitare verso le pianure di Est Hill. Se sarete veloci, vi giungerete in poche ore; superato il Picco del Tramonto risalite il crinale, probabilmente sarete costretti a farlo lasciando i cavalli a valle, arrampicatevi su quelle colline e cercate da lassù di capire cosa realmente sta succedendo"
"Duncan...."
Cercò di interromperlo Alistair preoccupato
"non scendete a valle per nessuna ragione, la vostra posizione dovrà essere mantenuta senza indugio"
Voltò il busto verso di me, era serio e determinato
"Nuralanya credi di poterlo fare? Ti senti pronta?"
Deglutì con forza la poca saliva che mi inumidiva le labbra accennando un leggero cenno del capo
"si...credo di si..."
"se le parole di quell'esploratore sono vere tornate alla fortezza veloci come il vento e ci prepareremo ad accoglierle come meritano"
"e se non lo fossero?"
Chiesi cercando di mantenere i nervi saldi
"se invece arriveranno da nord come dite? Cosa faremo lassù isolati e inutili?"
"se ho ragione e credo di averne, sentirete rumori di battaglia in tutta la valle, restatene fuori e occupatevi di colpire le darkspawn che ricacceremo indietro"
"Duncan per l'amore di Andraste! Ma così ci tagliate fuori dai combattimenti, io voglio essere al vostro fianco Signore, voglio poter combattere e mostrare il mio valore uccidendo quelle creature"
Esclamò Alistair risentito
"è un ordine Custode! Non mi aspetto da voi due ne più ne meno che lo eseguiate"
I due si scrutarono in volto a lungo poi il giovane fece alcuni passi all'indietro senza abbassare lo sguardo, anzi se possibile ancora con più determinazione, infine girò su se stesso facendomi un cenno col capo
"alle stalle, andiamo"
Mi disse a mezza voce
Dopo alcuni passi la voce di Duncan attirò nuovamente la nostra attenzione
"Alistair!"
Gridò avvicinandosi e prendendo in disparte il giovane. Parlava a bassa voce, io ero un poco distante ma a favore di vento e riuscì a captare alcune frasi
"prenditi cura di Nuralanya, è giovane ed inesperta di queste cose; le sue abilità in combattimento sono straordinarie non commettere mai l'errore di sottovalutarla ma non esporla ad inutili rischi. La affido a te Alistair abbi cura di lei"
Lui chinò il capo con deferenza battendosi la mano sul petto all'altezza del cuore
"lo farò...ve lo prometto...che lo spirito del Creatore vegli su di voi Duncan"
"che il suo spirito possa vegliare su tutti noi....e ora và ragazzo"
Voltandosi verso di me mi toccò appena il braccio invitandomi a seguirlo
"coraggio dunque....alle stalle"
 

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