Il Messaggio Misterioso

di Meiux_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 - Incontro ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - Rassicurazione ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 - Incontro ***


Il messaggio misterioso


1.439 parole secondo Word
I personaggi citati in quest'opera non mi appartengono. Questa storia non è a scopo di lucro.
Autore: ChiNoMiko
Traduzione: I r e c c h a n

Sommario
#1 PARTE "Il compleanno"
CAPITOLO 1 "Incontro"
CAPITOLO 2 "Rassicurazione"
CAPITOLO 3 "Anguilla"
CAPITOLO 4 "Nervosismo"
CAPITOLO 5 "Mistero"

- Personaggi presenti in questo capitolo:


#1 PARTE "Il compleanno"
Capitolo 1 - Incontro


Era una mattina piuttosto soleggiata, quel giorno mi svegliai di buon umore e, stranamente, anche prima del solito. Sebbene non avessi la solita fretta di arrivare in orario al liceo, decisi di approfittare del mio tempo a disposizione e godermi l’atmosfera allegra che alleggiava nell’aria, quella che, tutte le mattine, impegnata com’ero a correre, non ero mai riuscita a respirare fino a fondo.
Camminavo lentamente, quasi saltellando, facevo oscillare con disinvoltura le braccia davanti e indietro e cantilenavo un motivetto vivace. Il mio sguardo scivolava da una sfonda all’altra, osservavo con interesse la gente uscire dai cancelli di casa, le macchine sfrecciare sull’asfalto e i bar appena aperti accogliere i primi clienti. Mi distrassi per un attimo, sentendo un profumino niente male uscire dal negozio di dolci - torta al cioccolato! -, attimo che bastò per andare a scontrarmi con qualcosa. Non poteva di certo essere un palo, o mi sarei sicuramente procurata uno di quei bernoccoli che apparivano sulla fronte e se ne andavano solo dopo un’intera settimana. No: conoscevo quella situazione; era da un po’ che non mi succedeva. Quella in cui mi imbattevo quando correvo frettolosa e travolgevo un passante intento a camminare tranquillo sul marciapiede.
Caddi indietro, battendo il sedere contro il cemento, ma mi massaggiai con una mano la fronte che era entrata in collisione con il torace dell’altra misteriosa persona.
Alzai lo sguardo appena in tempo per vedere una mano tesa: « Sono veramente spiacente » proferì il ragazzo. Aveva i capelli neri un po’ spettinati e degli occhi fantastici, sebbene di un’inquietante giallo ambra. « Camminavo sovrappensiero. Avrei dovuto fare attenzione, è pericoloso. »
« Non è … » arrossii senza un vero motivo e balzai di scatto in piedi  deglutendo rumorosamente, lasciando un po’ perplesso il mio interlocutore « … grave! Non ho niente di rotto! » rilassai i muscoli e stesi le labbra in un sorriso impacciato, cercando di rassicurarlo, buttai lì una frase in presa alla risa « avevo anche io la testa fra le nuvole! ».
Il ragazzo di fronte a me non spiccicò parola e cominciai a sentire una certa tensione pervadermi i muscoli che per poco non mi morsi la lingua nel attaccare un discorso. « Scusami ma vado di fretta. Sarò in ritardo per le lezioni. Arrivederci. »
« Euh … Lynn? » arrestai il passo e sgranai gli occhi incredula. Mi voltai confusa « Si … ci conosciamo? » fu l’ovvia domanda che li posi.
« Se sei la Lynn della mia memoria, si. » e per la prima volta mi rivolse un sorriso. « Mi chiamo Viktor. E se ricordo bene, eravamo molto amici all’asilo. »
Entrai in uno stato di trans per un attimo, come se la mia mente tentasse di ricollegare i ricordi poi, mi si illuminarono gli occhi e senza pensarci, gli saltai al collo per abbracciarlo, gridando il suo nome forse con troppa enfasi per lui. Mi ritrassi poco dopo scusandomi imbarazzata ma, per mia fortuna, lui la prese sul ridere.

« Sei cambiato! »
« Così tanto? » si portò una mano dietro la nuca. « So che hai lezione ma possiamo prendere velocemente un caffè? »
« D’accordo! » accelerai il passo per raggiungere il mio amico che si era già avviato verso un bar lì vicino. Entrammo in un piccolo locale dall’aria accogliente e fui da subito investita da un forte odore di caffeina, tanto da arricciare il naso. Ci accomodammo in un tavolino vicino alla vetrina e pochi istanti dopo ci servirono due tazze di caffè caldo.
« In che classe eravamo? » gli chiesi nel tentativo di rendere più nitidi i ricordi.
« Ci siamo conosciuti all’asilo. » Ora ricordavo, mi difendeva sempre dai bambini che mi infastidivano, anche se lui detestava combattere.
« E come mai sei in questa città? » mi chiese.
« I miei genitori hanno deciso di viaggiare tanto per molto tempo » bevvi un sorso di caffè. « per questo sono in questa città. Mia zia mia ha accolta per permettere ai miei genitori di fare il giro del mondo. Senza di me, uff … » sbuffai secca, ricordando il mio arrivo. « Ha un piccolo appartamento, ma è adorabile. Mi ha persino fatto un piccolo spazio per la mia camera. E poi ho conosciuto il mio nuovo liceo. Lasciare tutto per ricostruire tutto. » feci una piccola pausa per poi riprendere a elencare sulle punta delle dita alcune delle cause. « Nuove regole; nuove teste … sono riuscita ad avere molte amiche! »

« Ehi Viktor, ci scontriamo e mi fai fare un tuffo nel passato. È divertente! » risi.
« E dei nuovi amici? » posò con non poca foga la tazza sul piattino, facendo voltare alcune delle persone che sostavano al bancone. « Maschi?! »
Mi portai un dito al mento e iniziai a spiegare, sebbene stupita dalla sua richiesta, focalizzando le loro figure a mente: « Oh! Si. C’è Nathaniel. È un po’ troppo serio ma amichevole. »
« Castiel, una specie di solitario cinico » sorrisi appena. « E’ un musicista. »
« E poi c’è Lysandre. Ha uno stile un po’ … particolare! Ma ha un certo charme. »
« Nessuna cotta da quello che ho capito. » mi rivolse uno sguardo che non riuscii a decifrare, ma non ci diedi molto peso.
« Non lo so.» ripresi a sorseggiare quello che prima doveva essere un caffè caldo.
« Eh, a proposito! » prese a puntarmi l’indice contro. « Oggi non è il tuo compleanno? ».
Rimasi per un attimo spiazzata. « Si. È vero! È incredibile che tu ci abbia pensato! » mi appoggiai al tavolo sorridendogli, sorriso che si smorzò subito dopo. « Ma credo che tu sia l’unico. » si okay, per la verità l’avevo dimenticato anche io, in un primo momento, eheh.
« Su su. Le persone pensano a te, ne sono sicuro. O forse non conoscono la tua data di nascita. » poi si sporse in avanti e, con mia sorpresa, mi abbracciò. « Comunque ti auguro un felice compleanno. »
“Hai ragione. Non possono pensare a questo proposito, al mio compleanno.” sorrisi abbracciandolo a mia volta. “A parte Ken, forse … ”
Mi distaccai dall’abbraccio e lo tirai vicino a me: « Ho un’idea grandiosa! »
« Organizzerò una festa per il mio compleanno! » risposi al suo sguardo confuso e frugai nella mia borsa prendendo il cellulare.
« Buona idea! »
« Veloce, chiamerò la mia cara zietta. Sono sicura che adorerà quest’idea. » feci scorrere il dito sulla lista nella rubrica – non che avessi molti numeri – e selezionando il suo contatto premetti “chiama”: «La faremo a casa, non vedo altro posto. Oh! Sta squillando.»
« “Buongiorno, al momento non sono disponibile, ma lasciatemi un vostro messaggio e se vi va, richiamatemi più tardi”.» accidenti, aveva la segreteria!
« Mannaggia, non risponde. Non è da lei, però. Le lascerò un messaggio. » attesi il “bip” e cercando di mantenere un tono allegro proferii: « Mia cara zietta, vorrei organizzare una festa insieme a te e invitare qualche amico per il mio compleanno questa sera. Richiamami presto! » sospirai.

Viktor lanciò uno sguardo all’orologio che teneva sul polso: « Sono in ritardo per una riunione importante, sono obbligato a partire. »
Dopo aver pagato, uscimmo di fretta dal bar. « Spero che avremo la possibilità di rivederci presto. Se vuoi, soggiorno proprio in quel hotel lì, vicino alla banca, per un paio di giorni. » si sporse verso destra e mi indicò un imponente edificio bianco. Solo dopo che si allontanò di un paio di passi, lo salutai con un cenno della mano e uno strano sorriso sulle labbra, che lui ricambiò.
« 'Sta sera devi venire! » quando ebbi quel flash, lui era già troppo lontano e continuare ad agitare insistentemente il braccio non sarebbe servito a niente. Rimasi a fissare il punto in qui la sua figura alta era sparita, quando sentii il cellulare avvisarmi di aver ricevuto un messaggio. “Sara sicuramente la zia!”
Scattai e recuperai il telefonino dalla borsa, avevo il fiato sospeso … « CHEEE?! »
Alcuni dei passanti si voltarono a guardarmi, chi con sguardo severo, chi visibilmente preoccupato che fosse accaduto qualcosa di grave, si affacciò addirittura il signore che poco prima, ci aveva portato il caffè. Agitai le mani davanti a me e scossi vivacemente la testa – evidentemente troppo vivacemente, perché ebbi per un attimo un capogiro e dovetti appoggiarmi a un palo della luce – per negare ogni sospetto.
Passandomi una mano sul viso, ripresi il cellulare e rilessi quel messaggio.

 
“Zia:
Impossibile. Casa troppo piccola. Domani alzarsi presto!”



Sono le 00.35 … non ho avuto il tempo di pubblicare prima, tra feste, torte e regali! Avrei dovuto pubblicare l’1, ma voi fate finta che lo sia ancora!
Cose superficiali a parte, spero che questo capitolo vi piaccia. Inizialmente doveva essere una semplice one-shot, ma poi mi son detta che magari avrebbe fatto piacere ad alcuni leggere il manga oltre il capitolo tre. Ho notato che le traduzioni in italiano si fermano lì e non vanno avanti da un po’, quindi boh.
È la mia prima storia in questa sezione, e ancora sto imparando a gestire i personaggi. Da un paio di giorni mi sono arrivati i manga di Dolce Flirt, sfortunatamente, in francese. Oggi è veramente il mio compleanno e ho pensato di tradurre il primo volume “Le SMS mystère” e ricavarci una storia. Spero sia di vostro gradimento.
Gli aggiornamenti non saranno stabili, perché sto avendo dei problemi con il wi-fi e poi, beh, i manga sono arrivati solo pochi giorni addietro e ho finito solo i primi due volumi.
Visto l’orario, vi lascio e auguro buonanotte a tutti e buon inizio agosto!

I r e c c h a n

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - Rassicurazione ***


Imessaggio misterioso
2.626 parole secondo Word.
I personaggi citati in quest'opera non mi appartengono. Questa storia non è a scopo di lucro.
Autore: ChiNoMiko
Traduzione: I r e c c h a n

- Personaggi presenti in questo capitolo:


Sommario
#1 PARTE "Il compleanno"

CAPITOLO 1 "Incontro"
CAPITOLO 2 "Rassicurazione"
CAPITOLO 3 "Anguilla"
CAPITOLO 4 "Nervosismo"
CAPITOLO 5 "Mistero"


#1 PARTE "Il compleanno"
Capitolo 2Rassicurazione

 
Dopo l’inaspettato ma piacevole incontro con Viktor, mio vecchio amico di infanzia, dovetti rinunciare alla tranquilla passeggiata che avevo programmato appena uscita di casa. Non sarebbe stato facile per me, alzarsi l’indomani di nuovo di buon ora, quindi, dovetti rimandare quel mio desiderio, per lo meno, di un paio di giorni.
Feci tutto di corsa il tragitto che mi separava dal liceo e, una volta entrata non mi diressi subito in classe. La campana era già suonata da più di mezz’ora e ormai avevo perso la prima ora di lezione, non potevo di certo irrompere in classe e accomodarmi al mio solito banco come se nulla fosse, solo Castiel ne sarebbe stato capace.
In un certo senso mi era andata bene, la prima ora avrei dovuto avere il professor Faraize, non che lo odiassi, anzi. Potevo forse definirlo il mio insegnante preferito e quindi, non avrei avuto problemi con lui se quella mattina mi fossi assentata, detestavo solamente la sua materia: storia. Non ero proprio portata per le materie orali, considerando la memoria corta che mi ritrovavo – e il poco interesse di sapere che cosa, i nostri precedenti, progettavano per conquistare altre colonie – stessa cosa per geografia. Le uniche materie, in cui sembravo davvero portata, erano matematica e chimica; peccato solo che l’insegnante fosse la Delanay.

Mentre attraversai il corridoio, mi si pararono davanti il solito trio, Ambra e le sue inseparabili seguaci, Lì e Charlotte. Continuava a parlare, probabilmente stava cercando di stuzzicarmi, ma non riuscivo a prestare ascolto ai suoi inutili tentativi di provocarmi, tanto che, continuai a camminare a passo spedito. Non aspettandosi di certo quella mia reazione, Ambra non si spostò di un passò, così la travolsi, lasciandola imprecare distesa sul pavimento e lanciarmi furiosa delle maledizioni.

Attirata da tutto quel fracasso, accorse Melody che posò il suo sguardo preoccupato su Ambra, accasciata ancora a terra, affiancata da Lì e Charlotte che tentavano di calmarla e tirarla su. Sentii Melody chiamarmi da dietro ma non riuscivo a comprendere quello che continuava a dirmi, tant’ero immersa nei miei pensieri. O forse non volevo sentirla io. Non riuscivo proprio a comprendere perché si ostinava ancora a trattarmi come se non fossimo mai state amiche. Più volte avevo provato a spiegarle che consideravo Nathaniel  un caro amico, peccato solo che ci beccasse in situazioni che negavano l’evidenza. Ammetto che io stessa avevo confessato di aver avuto una cotta momentanea per il segretario delegato quando, per il compleanno di Melody, noi ragazze ci eravamo riunite a casa sua per un pigiama party, ma questo risaliva a molti mesi addietro; mi domando come mai, l’idea che, dopo tutto questo tempo, io mi sia dimenticata di lui, non abbia potuto sfiorare le fantasie della mia compagna – e Castiel diceva che ero io quella ingenua.

Scesi le scale e mi piazzai di fronte alla porta del sotto scala. Nathaniel era stato gentile a procurarmi un doppione della chiave, necessitavo di stare da sola per riflettere e quale luogo migliore se non quello meno frequentato da tutti. Sfilai la chiave metallica dalla borsa ma scoprii con sorpresa che la porta era già aperta, la spalancai.

In mezzo a quell’oscurità, non riuscivo a vedere nemmeno il palmo della mia mano, così, per evitare di fare un ruzzolone dalle scale, accesi l’interruttore della luce e fui felice nel constatare che non vi era nessuno a parte me.
Buttai con poca grazia la borsa sul pavimento  e scorgendo una vecchia sedia in un angolo – seppur impolverata – mi ci buttai a peso morto e poi mi accovacciai, non riuscendo più a trattenere le lacrime mi portai le mani al viso. “Snif. Sarebbe stato davvero fantastico...”

« Perché sono condannata a stare tutto il tempo sola?! » mi sfogai credendo che nessuno ascoltasse le mie parole, invece, sentii avere risposta alla mia domanda: « Non credo che tu sia condannata a una tale maledizione. »
Come in una scena da film, vidi nella penombra una sedia rigirarsi sulle ruote e svelare qualcuno che, con una caviglia poggiata sul ginocchio dell’altra gamba, avrebbe dovuto tenere un gatto sulle gambe, degno dei migliori cattivi. Questa volta al posto del micio, teneva impugnato nella mano destra un penna e nella sinistra teneva ripiegato il suo adorato quaderno e un mezzo sorriso sulle labbra, mi guardò quasi di traverso.
« Lysandre?! » scattai in piedi per lo spavento e trovandomi in una situazione piuttosto imbarazzante, mi strofinai le mani sugli occhi per asciugare le lacrime. « Oh, scusami. Credevo di essere sola. Ti ho disturbato, vero? »
Chiuse gli occhi e accavallò per un momento le gambe, sporgendosi in avanti. «No, stavo cercando l’ispirazione. »
« Nell’oscurità? » chiesi fra un misto di stupore e ammirazione, lui si alzò e mi rivolse un sorriso. « Beh, non c’è niente di meglio dell’oscurità per lasciare la nostra anima immaginare la luce. E tu ci sei riuscita. »
Parlare con Lysandre mi regalava tranquillità ma a volte non riuscivo a comprendere a fondo quel che diceva, sebbene ammirassi l’uso appropriato delle sue parole, associato al tono calmo e ai suoi modi a dir poco eleganti che manteneva in tutte le situazioni.
Aveva un sorriso piuttosto strano in quel momento, da ebete, oserei dire. « Sei venuta per vedere Castiel? »
« No, non sono venuta per Castiel. » arrossii  senza un vero motivo, perché mai avrei dovuto saltare una lezione per vedere quel pomodoro? Giacchè il sorriso di Lysandre si fece più grande e si puntò con l’indice: « Ah, sei venuta per sentirmi cantare allora? … »
Se prima arrossii per una semplice domanda, a quella avvampai solo all’idea. « No … »
« Ah, capisco … »
« Non, non fraintendere. Io adoro sentirti cantare, solo che … » abbassai lo sguardo. « io volevo semplicemente rimanere sola. »
Certo che in quello ero davvero brava, non riuscivo proprio a mentire, ed ecco fatto. L’avevo sicuramente offeso, non era mia intenzione, anzi, forse quello che mi serviva sul serio era solo un po’ di compagnia. Per me Lysandre era speciale. Gli volevo molto bene, lui era sempre disposto a tirarmi su il morale e l’ultima cosa che volevo, era far soffrire un mio amico. Eppure ci ero riuscita benissimo, non che gli avessi detto qualcosa di veramente offensivo, ma sicuramente lo avevo snobbato nel peggiore dei modi quando, lui invece, si stava preoccupando di farmi sorridere un po’.
Avrei voluto tanto fermarlo e intimargli di rimanere, ma le uniche cose che uscivano dalla mia bocca erano monosillabi distaccati e insensati. Aveva iniziato a salire i primi scalini, appoggiandosi al corrimano , si bloccò ancor prima che il suono di due voci giungesse alle mie orecchie e che, le figure di Rosalya e Leigh, scendessero quasi in sincronia le scale. « si, si, adesso te lo dico! » aveva esalato in un sospiro il fratello del mio amico. « Ciao Lysandre! »
« Oh, vi abbiamo disturbato? » a differenza di Leigh, che sembrava sapesse già di trovare il fratello in quel luogo, Rosalya si rese conto proprio nel momento in cui il fidanzato aveva salutato educatamente suo fratello, della mia presenza e, dispiaciuta seriamente che avesse potuto interrompere qualcosa, ci riservò uno sguardo tra l’accigliato e il preoccupato.
« No, non del tutto. Io me ne stavo andando … » alzò la mano a mezz’aria. « Lynn ha bisogno di restare sola. »
Abbassai lo sguardo mortificata, osservando le larghe spalle di Lysandre, voltato verso i suoi due interlocutori. Rosalya, rimasta appoggiata sul corrimano dietro il suo ragazzo, scese velocemente gli ultimi scalini e si catapultò su di me, agitando le braccia con fare entusiasta, lasciandosi sfuggire un gridolino.
« Un conflitto d’amore, che cosa carina! » mi feci piccola piccola dietro il mio amico che, per un motivo a me sconosciuto, prese sul comico la battuta di Rosalya, sebbene lei l’avesse esternata con tono serissimo, lasciandosi  andare ad una risata. Come dovevo interpretarla, quella sua reazione? Dovevo credere che non fosse arrabbiato con me, per la delusione che gli avevo arrecato o, avrei dovuto pensare che con quella risata stesse soltanto mascherando un velo di tristezza?
Io stessa avevo avuto più di una volta conferma della sua straordinaria capacità nel recitare, era capace di trasmetterti più di emozione con un solo sguardo ed era in grado di immedesimarsi perfettamente in ogni ruolo che gli veniva assegnato. Ricordo ancora nitidamente quando, il giorno prima delle audizioni per la recita, ci eravamo dati appuntamento in classe per ripetere un’ultima volta, un dialogo estratto dall’opera di Cyrano, mi aveva a dir poco stupito con la sua esibizione impeccabile, mi aveva lasciato senza parole.

Strizzai gli occhi e sventolando le mani di fronte a me, cercai di far intendere tutt’altro. Quella che sarebbe dovuta essere la mia migliore amica, prese le mie mani nelle sue e le portò all’altezza del mento. « Allora? Che cosa hai? Hai l’aria molto seria oggi » mi riservò un cipiglio preoccupato, usando un tono talmente apprensivo che nemmeno mia madre, che risultava sempre pronta a indagare più del dovuto nella mia vita, aveva mai adottato.
Ripetei, un po’ a disagio per quella situazione, le parole che pochi istanti prima le aveva rivolto Lysandre e, liberandomi con delicatezza dalla sua presa, mi apprestai a raccogliere la mia borsa, la stessa che , lanciando con non curanza, si era accasciata al suolo, impolverandosi tutta. « E’ meglio che vi lascia ora. »
«Lynn, non perdere l’occasione di alleggerire il tuo cuore.» mi voltai verso Lysandre e nel guardarlo negli occhi non mi trattenni più e scoppiai in lacrime, raccontando ai miei amici tutto quello che era accaduto poche ore prima.
« Infatti, lei non mi vuole bene! » finii di lamentarmi quasi urlando.
Leigh e Rosalya intanto cercarono di  calmarmi: « Aspetta, non pensi di saltare troppo presto alle conclusioni?» osservò il ragazzo della mia migliore amica, ricevendo un verso stizzito da parte mia. « Allora come spieghi il suo comportamento? »
« Lei potrebbe aver bisogno di andare a letto presto » riprovò « immagina che domani mattina abbia una riunione importante e di conseguenza non vuole che la si disturbi troppo »
« Ma voi non credete che il compleanno di qualcuno che ami è abbastanza importante da non perderlo? » non ero più convinta di quella situazione, stavo cominciando a stancarmi, non mi capivano proprio loro. « E’ passato un anno da quando sono qui e mi rendo conto di essere sola al mondo! »
Già, i miei genitori se ne erano andati per conto loro a spassarsela, lasciandomi come se nulla fosse. Non mi è parso che a loro sia importato molto di quanto i loro capricci stiano pesando su di me; non ho mai amato io cambiamenti e senza accorgermene ho cambiato totalmente vita. Nuova città, nuova casa, nuovo liceo e nuovi amici, quanto mi sono impegnata per averne almeno uno di amico? Come se non bastasse i miei non danno segni di vita, nemmeno una chiamata, un messaggio, un … ci risiamo. Ecco che le lacrime spingono violente e io non riesco a tenerle più dentro, sto piangendo.
Rosalya allungò una mano verso di me, preoccupata, ma Lysandre la precedette facendo richiesta ai due di lasciarci soli. Si scambiarono qualche sguardo, ma solo il fratello sembrò capire le intenzioni dell’altro, vedendosi costretto poi a strascinare la fidanzata con la scusa del negozio incustodito.

Non capivo.

Lysandre mi aggirò, tornando a sedere su una delle poltroncine tutte impolverate, riprese in mano il suo quaderno, osservò le pagine bianche quasi a voler immaginare già le parole scritte. Non capivo cosa voleva fare, lo guardai quindi dubbiosa, nel tentativo di fermare le lacrime.

PRFFFF.

Il ragazzo quasi cadde dalla sedia, guardandomi stupito. « Scusa, non volevo fare rumore… » mi soffiai il naso più delicatamente questa volta, presi fiato.  « Me ne vado pure io… »
Mi mossi, diretta verso l’uscita, cominciai a salire gli scalini, anche se molto lentamente, un po’ per il morale atterra, un po’ perché speravo che Lysandre sarebbe corso a fermarmi. Lo speravo davvero tanto. « Aspetta! »
Petite Lynn … tu n’es pas seulle ...
Una melodia arrivò alle mie orecchie, era dolce, così gentile che pareva quasi accarezzarmi.
chasse ces larmes … qui font si triste mine …
Alzai gli occhi: Lysandre stava cantando. Stava cantando per me.
jolie gamine … ne sois pas aveugle …
Mi venne in contro, e quasi per pausa che io scappassi , mi prese la mano, stringendomela gentilmente. Eravamo così vicini, sentivo il suo fiato sul mio viso e caspita se era alto e … affascinante.
enfonce une lame …  dans la tristesse qui te domne …
« Grazie … »
 
          A. Grazie per la bella canzone. Io devo andare…Lysandre è stato davvero gentile, sono fortunata ad averlo come amico! Ha ragione lui, devo farmi forza.
« Potresti cantarmi il resto più tardi?» salii le scale a passo deciso e senza voltarmi sorrisi, facendo un cenno con la mano. « grazie a te mi sono ricordata che devo andare avanti! »
Mi chiusi la porta alle spalle, non prima di averlo ringraziato una seconda volta.  « Ora sono più fiduciosa e serena, grazie! »
Ignorai il volto cupo del mio amico che intanto, prendendo il suo quaderno tra le mani, strappò le pagine dove sopra aveva scritto le parole di una canzone. I fogli svolazzarono per qualche  istante nell’aria, poi si depositarono silenziosi sul freddo pavimento in cemento.
Su quei fogli si poteva leggere nitido il titolo: “per Lynn”.
          B. Che bella sorpresa.« Non  sono più triste grazie a te. »
« La canzone però non sarebbe finita… » facendo ricorso a tutta la mia altezza, aiutandomi anche con le punte dei piedi, scoccai un bacio sulla guancia al mio compagno.  « Mi canterai il seguito più tardi » e salutandolo velocemente, corsi su per le scale, uscendo dalla porta in tempo per sentire le parole di Lysandre non troppo convinto : « D’accordo. Prenderò tempo per  migliorare il testo. »
          C. Questo è il miglior regalo di compleanno di sempre.
Gli occhi mi pizzicavano, forse anche più di prima. Non dovevo avere un bell’aspetto di certo, ma mi sentivo così felice. Lysandre non solo mi aveva fermato, impedendomi di scappare dalla realtà, ma mi aveva rassicurato con una delle sue bellissime canzoni, non mi spiegavo nemmeno quando avesse avuto il tempo di scriverla. Non poteva avere idea di quanto avessi faticato per farmi dedicare anche una riga da lui e in quel momento, lo aveva fatto, senza che glielo chiedessi.
« E’ bellissima. » gli afferrai il viso, un po’ per sostenermi, un po’ per la voglia di baciarlo, ma mi trattenni per quest’ultimo mio desiderio che, per il momento, doveva rimanere solo per me. « Credo che piangerò ancor più di prima. »
« Aspetta, non è ancora finita. Non dovrai più versare una lacrima quando avrò terminato. » e non capii bene se quello che si formò sul suo volto fu un sorriso. In quel momento pensai solo che era fantastico lui, anche più della canzone.
« Posso rimanere vicino a te per ascoltare la fine? » mi sedetti accanto a lui e quasi mi pentii di aver detto una frase tanto azzardata, quando da lui non sentii ricevere risposta.
Mi  avvolse silenziosamente le spalle con un braccio e mi fece appoggiare la testa contro la sua spalla e sorridendomi riprese a cantare.
cacher leur flamme … car d’autres veulent …
Avrei dato di tutto pur di sentirlo cantare ancora e ancora.
charmante mine … d’une beauté qui les illumine …
Infondo, una cosa positiva quella situazione l’ha avuta, in quel momento mi ero addirittura dimenticata di tutto il resto.

 

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