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di PensandoEnVos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Mia Compagna Di Laboratorio ***
Capitolo 3: *** La Luna è il Mio Limite ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Canada,2015.

Un’immagine, un odore, un suono ci portano indietro nel tempo, facendoci ricordare ogni momento da quello più bello e significativo a quello più doloroso che abbiamo sempre cercato di dimenticare. Perché? Perché qualcosa che vogliamo seppellire, dimenticare, rinasce attraverso i sensi e torna vivo come sempre?
Si dice che dentro ogni ricordo ci sia un cuore che batte; più batte il cuore, più il ricordo è intenso e vale la pena di essere ricordato, quei ricordi istantanei sono segnali che fungono da giuda. Tutti parlano di colori che esprimono emozioni, che ci ricordano momenti belli o brutti. Io parlo del rosso, sempre e solo del rosso perché mi ricorda tanto una strana ragazza conosciuta al liceo. Il rosso me la ricorda per due motivi: il primo perché i suoi capelli erano rossi e poi perché lei era rossa e viveva del rosso.
Lei era bellissima, aveva degli occhi stupendi di un verde brillante e un sorriso da far invidia, e anche se era semplice era allo stesso tempo molto complessa. Non esistono parole per descrivere il suo strano modo di pensare e agire, nemmeno la sua foto più bella può sottolineare i suoi bellissimi particolari del volto, lei era perfetta da ogni punto di vista. Forse molti di voi penseranno che io stia esagerando, ma la verità e che io ero e sono innamorato di lei e quindi ai miei oggi non poteva avere nessun difetto, per me lei era il perfetto universo: infinita, insostituibile e soprattutto misteriosa. Conoscerla è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata e non smetterò mai di pensare a quel magnifico giorno.

 

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Capitolo 2
*** La Mia Compagna Di Laboratorio ***


La Mia Compagna Di Laboratorio
 

Canada,2011.

Mi chiamo Justin Bieber. Sono nato nel 1994 e sono cresciuto in una piccola cittadina del Canada. Ho 17 anni e la mia vita è programmata in ogni minimo dettaglio: sveglia alle 5 del mattino, allenamenti di basket e studio, tanto studio. Sono il capitano della squadra di basket del mio liceo, tutta la squadra conta su di me; grazie al basket sto cercando di vincere una borsa di studio per l’università di Harvard, Stati Uniti, l’università dei miei sogni.
La passione per il basket me l’ha trasmessa mio padre, lui è l’allenatore della squadra di basket della città e passando la maggior parte del tempo con lui ho iniziato ad amare e praticare questo meraviglioso sport. Il rapporto con mio padre era fantastico finché al liceo non iniziò a tormentarmi con gli allenamenti.
Mia madre invece lavora in una compagnia telefonica e pretende ottimi voti in tutte le materie, e riesco ad accontentarla perché è quello che faccio, mi piace studiare, ma anche mia madre ha iniziato a scocciarmi non appena iniziò il liceo; insomma il liceo ha rovinato del tutto il rapporto con i miei genitori.
Al liceo sono molto popolare, ma non mi considero per niente un montato, anzi tutto il contrario; all'apparenza posso sembrare uno di quei tipi snob che vanno a letto con ogni genere di ragazze, ma non lo sono, non lo sono per niente, sono un semplice ragazzo con i piedi per terra che pensa alla sua carriera studentesca, insomma mi faccio i fatti miei.
Avendo una vita programmata in ogni minimo dettaglio sono convinto che tutte le regole debbano essere seguite nel migliore dei modi, e lo faccio, le rispetto tutte: non posso assolutamente rovinare il mio futuro per una “trasgressione” .
Sono un ragazzo “perfettamente organizzato in tutto”, l’unico mio punto debole sono le feste sulla riva del lago Victoria ogni venerdì.
Queste feste sono organizzate dai ragazzi più in della scuola e possono partecipare solo i ragazzi popolari del liceo, “gli sfigati” non venivano mai  invitati.
In questi momenti tutti ci godiamo i nostri momenti di libertà dopo una lunga settimana di scuola.
Tutto iniziò quel venerdì sera che conobbi Bianca, una ragazza di origini polacche trasferitasi da poco nella mia città.
Quella sera non avevo tanta voglia di uscire, volevo restare a casa a guardare un bel film ma il mio migliore amico Ryan mi costrinse ad uscire, perché secondo lui io non potevo restarmene a casa il venerdì sera. Avevo indossato una semplice tuta, solo perché mi sembrava squallido andare lì con il pigiama.
La musica era molto forte e tutti si divertivano e bevevano alcool a volontà, io invece mi annoiavo a morte.
Ad un tratto si avvicinò una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, carnagione molto pallida e un sorriso dolce ed elegante capace di farti sciogliere.
-Bella festa, vero?- mi domandò per sciogliere il ghiaccio.
-Già- le risposi continuando a guardarla, quasi imbambolato.
-Non sembra che tu ti stia divertendo- mi disse mentre sorrideva.
Non mi era mai capitato di sentirmi in imbarazzo davanti ad una ragazza,ma lei, lei mi provocava una strana sensazione. Non ero molto a mio agio e da quello che sapevo questo significava “amore” ma lo era davvero?
Per tutta la serata io e Bianca parlammo del più e del meno, ma continuavo a sentirmi fuori luogo davanti a lei e questo  confermò il fatto che mi stavo prendendo una cotta per quella stupenda ragazza dai lunghi capelli biondi.
Passai tutto il week-end tra studio ed allenamenti, ma il mio pensiero cadeva sempre su di lei e il suo dolce sorriso e quando il lunedì successivo la intravidi nei corridoi, ancora una volta mi sentì a disagio e per questo feci finta di non vederla.
Il martedì non riuscì a vederla, la mia agenda era così piena che non avevo nemmeno il tempo per respirare.
Il mercoledì invece fu una giornata abbastanza piena, e il fatto di averla vista prima del suono della campanella mi rese molto felice.
Appena entrai nella classe di storia il professore ci annunciò un test a sorpresa, per tutti fu un grande choc, ma c’era d’aspettarselo: quel professore era pazzo!
Alla fine il compito era molto semplice, dopo mezz'ora dall'inizio avevo già risposto a tutte le domande. Non volevo aspettare che tutti avessero finito, non ne avevo voglia, allora consegnai ed uscì.
I corridoi erano deserti, tutti erano in classe e il grande silenzio che circondava ogni luogo circostante mi faceva sentire rilassato e tranquillo.

- Per l’esperimento sulla forza di attrazione le coppie sono: Melton – Stevens,  Evans – Brown,  Wesley  - Thomas,  Hernandez – Turner,  Miller – Davis, Bieber – Gonzales, Wilson – Martinez,  Anderson – Clark,  Lewis – Robinson, Baker – Adams. disse il professor Mails appena entrò in classe.

Il mio partner era Gonzales, una bellissima ragazza dai capelli rossi egli occhi verdi, che seguiva la maggior parte dei mie corsi. Anche lei era molto brava a scuola, ma non si faceva vedere molto in giro, la maggior parte del tempo stava da sola a leggere.
-Io sono Justin, Justin Bieber. Tu sei Gonzales.. ?- dissi io cercando di sciogliere il ghiaccio
- Alyssa – si presentò lei guardandomi dritta negli occhi.
Io inizia a prendere appunti sul mio quaderno mentre lei continuava a guardarmi, appena me ne resi conto le domandai: -Iniziamo? -
Annuendo accese il gas del fornellino da laboratorio e un fiammifero, io spensi tutto e le disse che non serviva e lei guardandomi dritta degli occhi mi disse con fare altezzoso: - Ascolta, non vorrai fare l’antipatico ? Perché il signor Mails mi ha promesso un collega di esperimenti socievole -
Da quella frase sembrava che lei avesse un rapporto speciale con quel professore che tutti odiavano per il modo in cui valutava gli esperimenti; lui li voleva perfetti, non accettava nemmeno un minuscolo errore. Io continuai a guardarla cercando di farle capire che volevo la serietà in quell'esperimento.
-Rilassati.- mi disse mentre iniziava a scrivere qualcosa sul suo piccolo quaderno verde.
-Non è il momento-
-Perché?-
-Perché se prendiamo un bel voto avremo dei crediti in più per l’università-
-Già così sei in vantaggio, giusto?-
-Lo scopo principale è mantenere alta la media-  dissi per poi cambiare discorso e concentrarmi sull'esperimento –Dobbiamo riempire questo con sodio solfato e quello con nitrato, è chiaro?-
A lei non interessò il fatto che io avessi cambiato discorso e ripeté ciò che le avevo detto: - Bisogna mantenere alta la media, mmh.. -
-Così da trovare un buon lavoro. Ora possiamo cominciare? - dissi mentre aggiungevo dell’acqua nella provetta dove c’era il sodio solfato.
-Oh si certo, Via col l’esperimento!- esclamò mentre riaccendeva il fornelletto da laboratorio.

Lavorammo su quell'esperimento per una mezz'ora circa poi il professor Mails chiese la nostra attenzione e ci spiegò come dovevamo svolgere la relazione scritta di quell'esperimento.
Alla fine dell’ora Alyssa si avvicinò a me e mi disse: - Sei troppo proiettato in avanti, non abbiamo bisogno della chimica o di altre cose. Abbiamo bisogno di viaggiare!-
Rimasi scioccato da ciò che mi aveva detto. Quella ragazza era molto strana, aveva lavorato bene all'esperimentato, non aveva fatto nemmeno un errore minuscolo, ma era strana. Quando tutti furono usciti dalla classe mi avvicinai al professor Mails e con molta gentilezza gli dissi: -Signor Mails queste è un corso avanzato! La signorina Gonzales è intelligente si, ma non prende l’esperimento sul serio. Per lei sembra un gioco-
-La serietà non è alla base della chimica, signorino Bieber . Alyssa è un ottima studentessa ed davvero molto brava in tutto quel che fa, la sua compagnia può solo aiutarla- affermò il professore con fare molto antipatico.
Avevo sempre odiato quel professore, e il fatto che mi riteneva meno intelligente di quella strana ragazza mi irritava. Cosa potevo mai imparare da una persona priva di serietà? Io avevo bisogno di un ottimo voto in chimica avanzata, non volevo un'altra stupida B.
Quasi alla fine della giornata, la strana ragazza dai capelli rossi si avvicino a me.
- Secondo il professor Mails io e te formiamo un grande squadra, ma tu non mi piaci sei un tipo perfezionista ossessivo compulsivo. Quindi finiamo in fretta questo esperimento- disse tutto d’un fiato guardandomi dritto negli occhi. Cosa? Io non ti piaccio? Tu non piaci a me! Pensai.
-Ma chi ti credi di essere?- le domandai arrabbiato.
-Tu chi credi che io sia?- mi disse sogghignando prima di andarsene.

Quella giornata era iniziata davvero molto bene, insomma a casa i miei genitori non mi avevano assillato con la borsa di studio, gli allenamenti e tutte le loro stupide chiacchiere ed ero riuscito a scambiare un paio di sorrisi con la ragazza che mi piaceva, ma tutto era stato rovinato da una stupida ragazzina che credeva di essere migliore di me, mi sentivo davvero molto arrabbiato ma per fortuna Bianca si avvicinò a me sorridendo: Come è andata la giornata?- mi chiese sistemandosi i capelli.
-Bene-
-Venerdì ci sarai alla festa?-
-Si-
Continuavo a sentirmi a disagio davanti a lei, non capivo il motivo di questo mio disagio ma non riuscivo a parlare liberamente con lei, mi sentivo chiuso e incatenato. Ero molto in imbarazzo, troppo.
Tra me e lei c’era un grande muro a separarci, nessuno di noi riusciva a parlare forse anche lei era in imbarazzo ma una cosa era certa eravamo degli sconosciuti davanti ai nostri occhi. Ad un tratto vidi Alyssa salire su un vecchio pickup rosso, anche lei mi notò e mi fece un saluto militare, il perché di questo gesto non lo avevo capito ma mi fece sorridere. Bianca si  accorse di Alyssa e subito mi chiese un po’ confusa: -Chi è quella ragazza?-
-La mia compagna di laboratorio!- 


 
Holaaa!
Questa è la seconda storia che scivo, ma siccome la prima è stata un po' un fallimento spero tanto che questa andrà meglio.
Questa storia è ispirata ad un film che a me ha colpito molto e spero che questa storia vi piaccia.  Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate lasciando un piccola recensione!
Vi Aspettoo a braccia apertee! 
Una Bacioneee 

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Capitolo 3
*** La Luna è il Mio Limite ***


 
La Luna è il Mio Limite 
 
 
Il giorno seguente avrei dovuto lavorare per due ore intere all'esperimento di chimica con Alyssa. La prima ora passò rapidamente e Alyssa non disse nulla di stupido, ma proprio mentre stavo segnando alcuni appunti mi interruppe domandandomi:
-Quindi non ti ricordi?-
-Cosa?-
-La recita dell’ultimo anno! Tu interpretavi il bel principe ed io ero la serva della principessa numero 3 – disse mentre mi guardava.
-No, non me lo ricordo-
-È ovvio! Il principe non si ricorda della plebe-
-Scusa se non mi metto a piangere- dissi con tono sarcastico e irritato.
 Si era capito che era intelligente, ma aveva come argomenti di conversazione cose davvero stupide.
-Dovresti farlo! Dovresti piangere per la tua decisione-
Ero confuso, di cosa stava parlando?
Guardandomi si accorse che non sapevo a cosa si riferiva e allora subito aggiunse:
 –Ho letto il foglio in bacheca. Perché Harvard?-
-Non dovrebbero far leggere quei documenti a tutti!-
-Perché Harvard?-  mi domando senza pensare alla mia esclamazione e sopratutto al mio sdegno verso la sua stupida domanda.
-Perché è una delle università migliori degli Stati Uniti-
-Certo, ti danno quello per cui paghi!- rispose guardandomi dritto negli occhi con quel ghigno stampato in faccia.
-Confido in una borsa di studio-
- Aah giusto! Il Basket. Ti danno un mucchio di soldi per buttare una palla in un canestro. Forte-
Mi stava facendo davvero irritare. Mi stava giudicando in una maniera assurda. A lei cosa importava? Perché continuava a farmi domande se poi non accattava la mia risposta?
-Si, mi danno un mucchio di soldi per mandare una palla in un canestro. E tu, dove hai fatto domanda?- chiesi con una leggera irritazione nel tono di voce. Lei mi faceva saltare i nervi e perciò cercai di spostare il discorso su di lei in modo da farla irritare, ma la sua risposta mi spiazzò: -Non l’ho fatta!-
Rispose con un tono completamente tranquillo, come se fosse la cosa più normale al mondo.
-Niente università?- chiesi sbalordito.
-Diciamo che non entra nei miei interessi primari- sogghignò ancora,lo faceva spesso e la cosa mi irritava parecchio.
- E che cosa farai dopo il diploma?-
-La luna è il mio limite!-
-Wow, molto affascinate- affermai sarcasticamente. – Ma allora perché frequenti cosi avanzati? Vuoi studiare tanto per poi bloccarti?Qual è il tuo scopo?-
-Bella domanda … -
Io mi aspettavo che continuasse a parlare, pensavo che mi avrebbe risposto ma invece continuava a guardarmi senza dire una parola.
-Immagino che ci sia uno scopo- dissi.
-Certo che c’è. E scommetto che non ti darai pace finché non lo scoprirai-
Io continuai a guardarla, facendole capire che accettavo la sfida. Adoravo le sfide.
 
Per il resto della settimana vidi Alyssa solo di sfuggita, non avevamo parlato e ancora non ero riuscito a trovare una risposta “all'indovinello” che mi aveva proposto. Avevo pensato molto a lei, e avevo realizzato che Alyssa Gonzales era un fantasma in quella scuola; nessuno la conosceva, nessuno aveva mai parlato con lei, nemmeno gli sfigati più sfigati della scuola. Era conosciuta solo dai professori. Ma perché?  Forse perché era strana? O c’era qualche altra ragione sotto? C’erano tante domande che scorrevano nella mia mente, e tutte riguardavano Alyssa.
 
Il venerdì pomeriggio Ryan, il mio migliore amico, venne a studiare a casa mia, o almeno io studiavo e lui si faceva i cavoli suoi giocando con la palla da basket.
-Alla fine come’è andata con Bianca? Sei riuscito a parlarci senza balbettare?- mi domandò all'improvviso tra una risata e l’altra.
Il mio disagio lo faceva ridere e se devo essere sincero la cosa faceva ridere anche me dato che ero sempre stato  bravo con le ragazze, anzi ero formidabile con le ragazze, ma Bianca mi faceva sentire a disagio.
-No! Con lei mi sento enormemente a disagio.-
Ryan iniziò a ridere ancora più forte di prima e a prendermi in giro fingendo di balbettare un qualcosa che non riuscivo a capire, ma alla fine inizia a ridere anche io. Con Ryan tutto era molto più semplice, insomma eravamo cresciuti insieme e condividevamo ogni tipo di ricordo, ogni momento.
Con lui non c’era bisogno di parlare, mi capiva ma  anche lui era schiavo della società e per questo in quello stesso istante mi disse un qualcosa di così cattivo che mi sembrò proprio di non riconoscerlo più.
-In giro si dice che tu ti stia frequentando con una tipa strana dai capelli rossi. È vero?-
-Non ci stiamo frequentando, è solo la mia compagnia di laboratorio.-
-Non farti vedere con quella tipa, ti rovinerà la fama. -
Concluso il nostro minuscolo dialogo capì che anche chi mi capiva era schiavo di un qualcosa che mi avrebbe distrutto pian piano. E quando capì che quello non era un consiglio,ma un ordine che doveva essere eseguito in un modo o nell'altro, mi resi conto che anche io ero completamente schiavo di quelle stupide cricche che si creavano in ogni sorta di liceo.
La sera andammo, come al solito, in riva al lago per la solita festa del venerdì sera e lì c’era Bianca, la cosa mi rese abbastanza nervoso perché non avevo proprio voglia di sentirmi a disagio durante una festa, volevo divertirmi e allora inizia a bere un paio di bicchieri. Non mi ubriacai ma quando andai da Bianca per parlare un po’ con lei non ero per niente a disagio, ero semplicemente tranquillo.
Parlammo del più e del meno, non avevamo argomenti precisi però tutto girava intorno a noi e alle nostre vite.
Parlando capì un po’ la sua vita: era figlia unica, si era trasferita in Canada per il lavoro del padre, le piaceva molto la moda ma odia la scuola,insomma era la classica ragazza tutto fisico e niente cervello, ma era molto simpatica e anche molto aperta a fare nuove amicizie.
-Cosa fari dopo il liceo?- mi chiese improvvisamente.
Non so cosa mi prese in quel momento, ma io risposi: -Non lo so-  sembrava che il mio cervello non volesse aprirsi con lei; si voleva nascondere.
-Io invece vorrei ritornare in Polonia e ritornare al lavorare nel pub di mio zio. Non voglio frequentare l’università perché credo che sia inutile … -
Continuammo a parlare fin quando non decidemmo di tornare a casa e io le offrì un passaggio. Abitava poco lontano da casa mia in una piccola villetta bianca e grigia con tanto di giardino ben curato e pieno di fiorellini gialli.
-Sono stata bene con te – mi disse prima di scendere dalla mia macchina.
-Anche io– le dissi prima di avvicinarmi a lei per poterla baciare.
Il bacio durò poco e non ci fu nessuna scintilla. Immaginavo che dato il mio disagio a parlare con lei durante il bacio scattasse un qualcosa di speciale, invece non accadde nulla e quindi capì che non ero cotto di lei, ma c’era qualche altra cosa che mi bloccava.
 
Il week-end passo calmo e monotono come sempre, ma  non mi lamentavo mai dato che dovevo seguire ala lettera il mio solito programma quotidiano che comprendeva studio e allenamento. La mia vita continuava ad essere programmata.
 
Quando ritornai a scuola, il lunedì, Bianca mi venne incontro baciandomi, io ricambiai il bacio ma anche quella volta non scattò nessuna scintilla.
 
La giornata passò molto velocemente e tra una pausa e l’altra oltre a stare con Bianca cercavo disperatamente Alyssa, dovevamo finire la relazione di chimica, ma a lei non importava dato che non mi stava cercando.
Proprio quando credevo di aver perso ogni speranza, la incontrai nel parcheggio della scuola.
- Alyssa – le gridai, ma lei non mi sentì ed entrò nel suo pickup rosso.
- Alyssa – riprovai, e lei si volto a guardarmi. - La relazione di chimica è per domani!- esclamai.
- Ah si è vero, ma forse la vera questione è: come sta Bianca, la tua ragazza? -
- Eri alla festa?-
-No, ma tu si!- esclamò sogghignando
- Se tu non eri alla festa come fai a sapere che io c’ero?-
-Perché praticamente ci vanno tutti-
Aveva ragione, ci andavano tutti. Trovandomi in estrema difficoltà cercai di  cambiare argomento.
-Che mi dici della relazione?-
-Salta su. – disse invitandomi a salire sul suo bel pickup rosso.
-Cosa?-
-Rendo al meglio mentre guido- disse continuando a sogghignare.
 Mamma quanto mi dava fastidio.
Odiavo il suo sogghigno aveva quel qualcosa di diverso e misterioso allo stesso tempo e questo mi scombussolava.
 
-Ho un impegno- inventai lì su due piedi.
Alyssa mise in moto il suo furgoncino che dopo aver fatto un brutto rumore si accese e pian piano iniziò a camminare.
- Lo stagno se riscaldato, specie ad alta temperatura, diventa fragile e perde la sua duttilità, inoltre … - disse con il suo volto affacciato al finestrino e guardandomi negli occhi. Io, dopo essermi guardato in torno, le corsi incontro gridando "Aspetta", lei si fermò e mi fece salire.
 
Mentre guidava io scrivevo sul suo quaderno verde tutto ciò che mi dettava: - Bisogna definire il numero di molecole contenute in un determinato volume di gas-
-Ok, il comportamento di un gas può essere descritto da una semplice equazione: l’equazione generale di stato.-
- E il rapporto molecolare?- mi domandò
-Rapporto molecolare? Cos'è?-
-Dovresti saperlo!- esclamò.
- E a cosa serve lavorare in coppia?-
Lei rimase in silenzio continuando a sogghignare.
-Su, non farti pregare, non ho tempo da perdere -
- Perché tanta fretta? Siamo su un furgone, abbiamo la strada davanti a noi ed un mondo di opportunità-
La cosa mi faceva ridere, tutti i suoi strani atteggiamenti mi facevano ridere, aveva uno strano modo di vedere e fare le cose quasi come se tutto fosse un gioco e questo era davvero un bellissimo pregio .
- Che tipo di opportunità?- le chiesi ridendo.
-Scegli un posto, un posto a caso, adesso.-
-Il terzo punto della nostra relazione di chimica.- affermai cercando di farle capire che in quel momento la cosa più importante era quella fastidiosa relazione che doveva essere portata al termine il prima possibile.
-Va bene, ma non mi concentro su una strada così dritta!- esclamò  Alyssa con finta rassegnazione guardando la strada davanti a se.
Ci trovavamo quasi in centro e, aveva proprio ragione, la strada era dritta. Sui lati c’era il classico marciapiede pieno di alberi e aiuole, c’era un gran via vai di gente, tutti tornavano a casa mentre io ero su un furgoncino insieme ad una ragazza fuori di testa.
-Se proprio non vuoi seguire questa strada, gira- le dissi.
- Dove? -
-Dove vuoi!- esclamai
Dopo la mia esclamazione, che avrei preferito evitare, Alyssa sterzò di colpo e ci ritrovammo davanti l’entrata di un’azienda.
Dopo aver parcheggiato Alyssa non si fece alcun problema scese dal furgoncino e mi invitò a fare lo stesso.
Quella ragazza era pazza, e me lo dimostrava ogni secondo.
Appena ci fummo allontanati un po’ dal furgoncino Alyssa iniziò a spiegarmi un qualcosa di chimica che io non ero riuscito a capire, ma che appuntavo sul suo squadernino verde.
- … in questo caso il rapporto molecolare è di 2 a 1. Ora dobbiamo trovare i potenziali di ossidazione del metallo nell'ossigeno-
- E come? – domandai, forse avevo capito qualcosa.
Alyssa si voltò di scatto, ci trovammo faccia a faccia, i nostri nasi si sfioravano, e con un sogghigno mi disse: - Ora è il momento del pic-nic! –

 
Holaaa!
Rieccomi con la mia Strana storia! 
Spero tanto che anche questo capitolo vi piaccia e spero tanto che tutto ciò vi incuriosisca o
addirittura vi faccia scappare un sorriso per le cose strane che fa la nostra protagonista.
Aspetto con ansia le vestre recensioni per sapere cosa pensate o come, secondo voi, la storia andrà avanti.
Vi aspetto a Braccia Aperte!
Un Grande Bacio da me, Selene.
 

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