E se davvero Spider-Man esistesse?

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Incontri ***
Capitolo 2: *** 2. E’ difficile andare avanti ***
Capitolo 3: *** 3.Trova la forza ***
Capitolo 4: *** 4.Ricordi dolorosi ***
Capitolo 5: *** 5.Pioggia a ciel sereno ***
Capitolo 6: *** 6. L’ora della verità ***
Capitolo 7: *** 7.Responsabilità ***



Capitolo 1
*** 1.Incontri ***


PREMESSA: In questa storia Peter/Spider-Man verranno impersonati dall'attore del film, ovvero Andrew Garfield. Buona Lettura :)
 

E se davvero Spider-Man esistesse?
 

1.Incontri
 

Si tolse la maschera avvicinandosi al corpo appeso di Gwen.

“Ei…ei…Gwen…ei” continuava a dire mentre aveva Gwen tra le sue braccia.

“Respira….ei…è tutto ok” diceva mentre l’accarezzava e piangeva vedendo che lei non rispondeva. Occhi chiusi, mentre inerme giaceva tra le braccia di Spider-Man, che non era riuscito a salvarla.

“Gwen apri gli occhi…Gwen guardami…Gwen!” continuava ad urlare mentre piangeva e si avvicinava a lei.

“No ti prego….ti prego….” Disse infine chinandosi verso il suo collo.

“Non ce la faccio senza di te” disse infine piangendo avvolgendola con le sue braccia a sé.
L’indomani, i funerali.
Vestito nel suo abito nero insieme a sua zia, Peter, rimase per giorni, mesi, forse anche anni a osservare quella lapide con il suo nome: Gwen Stacy.
Che facesse freddo, che piovesse o che facesse caldo lui era lì ad osservare la sua lapide.
Passarono mesi, e la mancanza di Spider-Man si sentiva: la criminalità aumentò e le strade non erano poi così sicure nemmeno la mattina, figuriamoci di notte.
 
Susan, una giornalista inesperta, ha sempre avuto un debole per Spider-Man già da prima che si ritirasse dal suo lavoro di eroe newyorkese.
Susan possiede un blog dove posta foto, pensieri e news di qualsiasi genere.
Il suo ultimo aggiornamento diceva questo: Un’altra mattinata a New York, con questo sole che spacca le pietre, la criminalità che aumenta e l’assenza di Spider-Man si fa sentire ogni secondo che passa. Dove sei finito Uomo Ragno?

Un’immagine del tramonto a incorniciare questo pensiero della giovane giornalista.
Quella mattina era seduta ad un bar qualunque, mentre dalla sua macchina fotografica guardava le sue immagini ai tempi in cui Spider-Man girava in città aiutando la gente.

Sorrideva come una sciocca mentre guardava quegli scatti rubati di Spider-Man all’opera: mentre volava via, mentre salvava la gente o come in molti casi fermo a osservare il proprio nemico, quasi osservasse Susan.
Un giovane, prese in pieno il tavolino dove era seduta lei, facendo cadere dalle sue mani la sua macchina fotografica ma agilmente e con riflessi da paura, il ragazzo con il cappuccio, prese la macchina e la diede a Susan che lo guardava colpita.

“G-grazie” disse sorpresa Susan, vedendo il ragazzo annuire per poi sparire nel traffico di New York.

Guardò per un bel po’ quel ragazzo con il cappuccio e le mani nelle tasche sparire in mezzo alla gente, che camminava in mezzo alla strada e sui marciapiedi. Sorrise scioccamente, ripensando all’accaduto. Osservò la macchina fotografica e subito la prese cercando di beccare il ragazzo nella folla in una foto.

“Ti ho preso!” disse rivedendo la foto appena fatta: ritraeva il ragazzo di spalle che se ne andava. Subito mise la macchina fotografica al collo e corse a casa.

“Ciao!” salutò velocemente i suoi entrando in casa e si diresse in camera aprendo il portatile acceso, infilò nello slot la memory card della sua Nikon e subito postò la foto sul suo blog: Ragazzo dai riflessi da paura, spero di incontrarti ancora; scrisse sotto la foto pubblicandola sul blog.
Sorrise appoggiandosi allo schienale della sedia, posando le braccia sui braccioli neri.

“Susan!” gridò sua madre dalla cucina.

“Non scordarti del tuo colloquio di lavoro!” disse facendo scattare così Susan dalla sedia.

“Merda” sussurrò prendendo la sua borsa e recandosi correndo al colloquio.

“E’ in ritardo” disse seccata la segretaria seduta alla scrivania mentre vide arrivare Susan con l’affanno.

“Sì, mi scusi” disse prendendo fiato e sistemandosi gli abiti stropicciati per colpa della corsa.

“Il prossimo!” sentì urlare dalla stanza.

Appena Susan fece un passo, dalla porta davanti a lei uscì un ragazzo incappucciato che appena passò affianco a lei, la guardò di sfuggita.
Susan si voltò a guardarlo e da dietro sembrava proprio lo stesso ragazzo del bar.

“Vuole rimanere lì impalata o vuole entrare?” sentì dire arrogantemente da un uomo che l’aspettava seduto alla scrivania, all’interno della stanza difronte a lei. Susan si voltò a guardare l’uomo che la stava richiamando, ma la curiosità era troppa.

“Un attimo” disse con il dito all’uomo nella stanza. Si voltò e corse raggiungendo il ragazzo vicino all’ascensore. Lo prese per il braccio facendolo
voltare. Cadde il cappuccio che aveva scoprendo così il suo viso, i suoi occhi da cerbiatto, il suo naso e le sue labbra carnose.

“Come ti chiami?” chiese subito Susan, mentre il ragazzo la osservava curioso.

“Peter” disse lui, in un sussurro.

“Peter….” Disse Susan a bassa voce, lasciando lentamente la presa dal braccio muscoloso del ragazzo.

“Signorina!” sentì urlare dall’uomo infondo alla stanza.

“Arrivo!” disse correndo via, dando un ultimo sguardo a quel ragazzo, prima di entrare nella stanza. Pochi istanti prima che le porte dell’ascensore dividesse Susan da Peter. Con dispiacere chiuse la porta e si voltò verso l’uomo che la guardava più che infuriato.

“Mi scusi” disse avvicinandosi alla scrivania, con il capo basso.

“Si segga” disse in tono nervoso e autoritario l’uomo con i baffi e la pancia ancora seduto.

“Da quanto fotografi e scrivi?” chiese sfogliando il suo curriculum.

“Da quasi tre mesi” disse Susan torturandosi le dita delle mani.

“E’ una fan di Spider-Man?” chiese mostrando una foto scattata da lei su Spider-Man, che lo ritraevano mentre volava via.

“Sì” disse imbarazzata Susan.

“Bene, le faremo sapere” disse indicandole l’uscita. Si alzò, uscendo così dalla stanza e dall’edificio. Appena fuori, guardò in alto: il cielo sereno, le nuvole bianche in mezzo a quel celeste a farle da cornice.

“Peter” sussurrò Susan, guardando il cielo e ricordandosi di quel ragazzo.

Sorrise abbassando il capo. Si diresse verso il suo solito rifugio.
In cosa consisteva? Quando voleva rimanere da sola, a guardare il mondo dall’alto, si dirigeva verso un vecchio cantiere, dove non finirono mai di costruire questo grattacielo.

Salì prudentemente le scale e si sedette all’orlo del grattacielo, con le gambe a penzoloni, a pericolo che cadesse giù, ma a lei quello non faceva paura.
Aveva sempre immaginato di volare da una parte e l’altra come faceva Spider-Man.
Mentre pensava, una sagoma passò davanti a lei, facendola rimanere sorpresa.
Seguì quella sagoma fino a vederla fermarsi sul ciglio del palazzo dove era lei.
Subito si alzò e rimase ferma a guardarlo: come non poteva non riconoscerlo?

“Tu…sei…Spider-Man…vero?” chiese guardandolo mentre era di spalle a lei. Si voltò lentamente, mostrandosi nel suo costume rosso e blu.
Susan sorrise, aspettava da tanto quell’incontro.

“Tu sei?” chiese guardandola. Susan sorrise, come non avesse sorriso mai.

“Io sono-” non riuscì a finire la frase perché per raggiungerlo, perse l’equilibrio cadendo giù dal grattacielo.

Tutto sembrò come nei film: cadeva mentre vedeva la morte avvicinarsi, le sua mani che cercavano un appiglio mentre era in caduta libera.
Tutti i ricordi rivissuti in quell’attimo, uno dopo l’altro in slow-motion, ricordando i momenti più belli.


ANGOLO SCRITTRICE: Salve genteee :D spero che la storia vi stia piacendo, ammetto che è la prima volta che scrivo su Spider-Man, quindi siate clementi! Spero di leggere le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate :3

Spider-Man

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Capitolo 2
*** 2. E’ difficile andare avanti ***


E se davvero Spider-Man esistesse?

2. E’ difficile andare avanti
 
Un senso di vuoto riempì il corpo di Susan, come se qualcuno le stesse levando qualcosa.
Poi lo vide: vide Spider-Man buttarsi dal grattacielo.
Le mani tese verso di lui, cercando di prenderlo e aggrapparsi. Fu un attimo e Susan era tra le braccia di Spider-Man con il cuore in gola mentre sembrava una calamita attaccata al corpo del giovane eroe.

Un solo slancio e furono sul tetto di un altro palazzo.
Impiegò qualche secondo Susan a staccarsi da Spider-Man, che aspettava che la ragazza si allontanasse da lui.
Lentamente mollò la presa dal corpo di Spider-Man, portandosi le mani sui gomiti, ancora spaventata.

“Grazie” disse in un sussurro Susan, guardando ancora terrorizzata Spider-Man, che con un cenno del capo rispose a Susan. Spider-Man, non aspettando ancora, si voltò preparandosi per andare via.

“Aspetta!” disse Susan facendo fermare così Spider-Man. Quella ragazza dagli occhi chiari, fece ricordare così tanto a Spider-Man di Gwen, e faceva male… perché quella ferita non si era ancora cicatrizzata.

“Sono…Susan” disse imbarazzata lei, mettendosi una mano sul petto.

Susan aveva immaginato milioni di volte il loro primo incontro, ma mai avrebbe pensato che sarebbe andato a finire con il suo salvataggio.
Spider-Man rimase a guardarla, interdetto. Si voltò ancora, ma fu fermato dalla voce di Susan.

“Non andare…ti prego” disse come una supplica, Susan, allungando la mano verso di lui.

Quante volte Spider-Man aveva sentito quelle parole uscire dalle labbra di Gwen? Troppe, troppe volte.
Si voltò avvicinandosi a lei, che lo guardava cercando di immaginare la sua espressione sotto quella maschera che li divideva.

Così vicini, eppure così lontani, pensò Susan.

“Perché sei sparito per così tanto tempo?” chiese Susan, suscitata da tanta curiosità. Lui fece scena muta, abbassando il capo.

“Non capiresti” disse lui, voltandosi ancora.

“Non serve a niente scappare” disse Susan, con tono deciso.

“E tu cosa ne sai?” chiese con arroganza Spider-Man voltandosi, puntandole un dito contro.

“Perdere le persone che amiamo, soffrire e chiudersi in se stessi non è la soluzione” disse Susan abbassando il capo, mentre i ricordi riaffiorarono nella sua mente, come spine dolorose.

“Ho ucciso suo padre, ho ucciso lei…come potresti mai capirlo?” chiese con voce spezzata Spider-Man.

“Perché l’ho passato anche io. Ma non sono sparita, non sono rimasta al buio mentre una città crollava!” disse con rabbia Susan contro il ragazzo che era davanti a lei, che continuava a osservarla.

Spider-Man, lentamente alzò la mano, come a toccare il suo viso, ma la ritrasse subito dopo correndo via, e sparendo di nuovo.
Susan, ancora sorpresa da quel gesto, abbassò il capo delusa.
Non doveva essere così il loro primo incontro.

“Pronto?” disse rispondendo al suo telefono.

“Stasera verso le 18, venga in ufficio” disse la segretaria dove andò a fare il colloquio qualche ora prima.
Chiuse la chiamata, e cercò in qualche modo di scendere in strada.


Spider-Man, allontanatosi da lei, si fermò su un altro edificio levandosi con rabbia la maschera.

“Maledizione!” imprecò passandosi la mano sui capelli.

Era arrabbiato, devastato interiormente perché quei ricordi, il suo viso e la sua voce facevano capolinea nella sua mente facendolo uscire letteralmente fuori di testa.

“Mi dispiace Gwen….mi dispiace” disse inginocchiandosi, mentre piangeva con la testa fra le mani.

Rivederla nella sua mente con gli occhi chiusi, il sangue uscirle dal naso e un sorriso sul volto, fecero imbestialire ancora di più Peter, che batté più volte il pugno sul pavimento.


Susan, camminava in mezzo alla strada, con sguardo basso, ripensando al suo incontro, non uno dei migliori.
Alzò lo sguardo ritrovandosi in un quartiere che non era il suo. Più in là, vicino ad un cassonetto dell’immondizia, vide una signora in difficoltà.
Subito corse verso di lei dandole una mano buttando l’enorme sacco nero. Subito l’anziana donna si voltò, e appena vide Susan le sorrise.

“Di questi tempi è difficile trovare una ragazza che aiuta gli anziani” disse la signora, sorridendo verso Susan, che rispose ricambiando con un sorriso sincero.

“Vieni, ti offro qualcosa da bere” disse prendendo la ragazza dal braccio, trascinandola in casa.

“Come ti chiami?” chiese la signora mentre preparava del tè caldo.

“Susan, e lei?” chiese sedendosi Susan.

“Chiamami pure Zia May” disse sorridendole, mentre posava la tazza del tè sul tavolino.

Susan si voltò, notando su alcuni ripiani delle foto con Zia May e un uomo al suo fianco.
Si alzò per guardare meglio le foto.

“Suo marito?” chiese Susan, indicandolo nelle foto.

“Sì, Ben” disse nostalgicamente, abbassando lo sguardo e sorridendo.

Di colpo Susan si spaventò, perché qualcuno sfrecciò via su per le scale entrando dalla porta di casa, tutto incappucciato, ricordandole quasi qualcuno.

“Peter!” sentenziò Zia May urlando. Susan ancora scossa, guardò Zia May. Un cappuccio si fece vedere oltre il muro, ai primi scalini che portavano alla stanza di sopra.

“Ciao Zia” disse di poche parole il ragazzo andando su per le scale.

“Abbiamo un’ospite, non si saluta?” lo rimproverò ancora Zia May.

Il ragazzo scese facendo retromarcia, si tolse il cappuccio guardando meglio la ragazza.
Sorpreso di rivederla lì, parlò.

“Sus-” riuscì a fermarsi prima di smascherarsi davanti a lei.

“Sono Susan, piacere” disse lei, allungando la mano. Peter la strinse per poi scappare via nella sua stanza.

“Scusalo, ma in questo periodo è molto timido” disse Zia May, catturando l’attenzione di Susan, che si accomodò prendendo poi il tè insieme a Zia May.

Peter era nella stanza seduto sul letto a pensare, ancora con il costume da Spider-Man.
Quando però vide la porta aprirsi e vedere il volto di Susan, così simile a quello di Gwen, con uno scatto veloce chiuse la porta con la ragnatela azionando la chiusura elettronica dall’interno.

“Ei…scusa, credevo fossi vestito” disse imbarazzata Susan, dietro alla porta. Peter rise, scompigliandosi i capelli castani.

“Stasera devo andare in ufficio per quel colloquio. Ci vai anche tu?” chiese dietro la porta, appoggiandosi con le spalle, in attesa di una sua risposta.

“Sì” disse Peter mentre si spogliava.

“Ci andiamo insieme?” azzardò Susan, di solito era distaccata e impacciata con i ragazzi che non conosceva.

“Certo” disse Peter sorridendo davanti allo specchio dell’armadio.



ANGOLO-SCRITTRICE: Salve genteee :D spero che anche questo capitolo vi sia piciuto. Spero possiate recensire facendomi sapere cosa ne pensate!
Vi lascio con Susan e Peter

Susan

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Peter
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Capitolo 3
*** 3.Trova la forza ***


E se davvero Spider-Man esistesse?


3. Trova la forza
 

Susan, aspettò Peter mentre girava per il salone a guardare le foto di Zia May, di suo marito e quelle del piccolo Peter.

“Andiamo?” disse Peter facendo spaventare Susan, che voltandosi fece cadere una foto ma Peter la prese senza problemi.

“Ei! Non distruggermi casa, mi basta Zia May” disse sorridendole sarcastico, voltandosi poi verso Zia May che lo guardava divertita.

Questa scena fece scaturire la risata cristallina e contagiosa di Susan.
Peter si voltò a guardarla mentre si sbellicava dalle risate.
 

“Non ridere. La tua risata non è permessa” disse Peter mentre camminava insieme a Gwen, che rise di tutta risposta.
“Non farlo” disse ancora verso di lei, sorridendo.
“E cosa dovrei fare?” chiese divertita Gwen, osservando Peter.
“Ridi in modo disgustoso” disse proponendo una soluzione. Gwen rise, facendo finta di essere una specie di strega cattiva.
“Non va bene, è ancora adorabile!” disse Peter verso Gwen, che continuò a ridere.
 


Perché mi ricordi tanto lei? Mi sembra quasi di averla al mio fianco, pensò Peter guardando Susan.

“Ci vediamo, Zia May” disse Susan uscendo dalla porta. Peter la seguì, guardando prima Zia May che sorrise salutandoli. Susan respirò a pieni polmoni guardando il cielo e pensando a Spider-Man.

“Chissà quando ci rivedremo” disse Susan speranzosa, mentre iniziò ad incamminarsi.

“Come prego?” chiese Peter avvicinandosi a lei, portandosi gli occhiali da vista su per il naso, mettendo poi le mani nelle tasche della giacca verde militare.

“Spider-Man” disse sorridendo Susan, rivolgendo per un attimo lo sguardo a Peter.

“E’ molto popolare tra le ragazze” disse divertito Peter, sorridendo.

“E ci credo!” disse ridendo Susan, cacciandosi le mani nelle tasche fredde della giacca.

“Sembra molto…sofferente, però” disse Susan, con tono preoccupato.

“Forse deve essere per colpa di quella ragazza….come si chiamava…ah sì, Gwen” continuò Susan.

Un colpo al cuore venne a Peter, quando sentì quel nome uscire dalle labbra di Susan, rimanendo così zitto e con sguardo basso mentre camminavano.
Ma qualcosa, un sensore fece alzare lo sguardo a Peter, che prese per il braccio Susan spingendola contro di lui.

“Vuoi per caso morire?” chiese duro Peter, salvando Susan da una macchina.

“N-no” disse imbarazzata Susan staccandosi da Peter, che la guardò con sguardo adirato. Qualcosa turbò Susan, come un senso di debolezza, paura e forse anche terrore. Peter si accorse del suo cambiamento, tanto da guardarla preoccupato e fare qualche passo avvicinandosi a lei.

“Tutto bene…?” chiese Peter avvicinando la mano al suo braccio, ma Susan si scostò e con un cenno del capo si voltò e aumentò il passo quasi correndo via da Peter.

Appena Susan rimase da sola, si strinse nella sua giacca, piangendo: aveva sfiorato la morte per ben due volte in un solo giorno…poteva andare peggio?
La prima volta salvata da Spider-Man, la seconda da Peter….un Peter Parker all’apparenza timido e distaccato.

I singhiozzi aumentarono, mentre ripensava a quanto la vita sia frivola, a come ha sempre vissuto forse con troppa leggerezza, senza pensare mai seriamente a cosa volesse fare o diventare.

Peter invece, rimasto solo, corse per seguirla usando i tetti dei palazzi per non perderla di vista.
Ma qualcosa, o meglio qualcuno fece catturare l’attenzione a Peter.

“Ei, bellezza” disse qualcuno dietro a Susan, che si asciugò velocemente le lacrime dal volto e si voltò.

Tre uomini, evidentemente ubriachi, si stavano avvicinando a lei.
Susan aveva seguito un percorso di auto-difesa, ma perché in quel momento nella sua mente c’era il vuoto più totale?
Perché aveva dimenticato come difendersi?

Uno degli uomini prese Susan dal collo della giacca avvicinandola al collo.
Susan, con gli occhi pieni di lacrime, spostò il volto altrove, cercando di scacciare la puzza di alcool che proveniva dall’uomo che la teneva in pugno.

Quando però Susan credeva che in quell’istante sarebbe successo qualcosa di davvero brutto, un rumore fece aprire gli occhi di Susan: vide dietro l’uomo davanti a lei, i due uomini essere buttati altrove e intrappolati in una ragnatela, vedendo poi la sagoma di Spider-Man avvicinarsi lentamente a loro.

Subito l’uomo che teneva il colletto della giacca di Susan, finì sul muro, mentre Spider-Man era a qualche passo da lei.

“Ti piace proprio cacciarti nei guai, vero Susan?” chiese divertito la figura davanti a lei.

Il tono di Spider-Man cambiò quando vide delle lacrime scendere dagli occhi di Susan.
Si avvicinò a lei asciugandole il volto.
Appena Susan vide indietreggiare Spider-Man, parlò.

“Fermo” disse subito, avvicinandosi poi a lui.

“Fammi fare una cosa” disse portando le mani sotto al suo collo. Subito però le sue mani furono bloccate da quelle del ragazzo.

“Non toglierò la maschera…voglio solo vedere le tue labbra” disse Susan, sorridendo.

“Posso chiudere gli occhi se vuoi” disse poi, visto che non rispondeva.

Con un cenno del capo, finalmente annuì.
Allora Susan chiuse gli occhi, mentre Spider-Man alzò la maschera, fece passare così le dita della ragazza sulle sue labbra.
Susan al tocco con esse, sorrise, così fece anche Spider-Man che però abbassando la mano di lei, posò le sue labbra su quelle di Susan, che sorpresa dal gesto, aprì subito gli occhi.

Non lo respinse, accettò quel dolce bacio, e appena chiuse gli occhi quella sensazione bellissima sparì, così come Spider-Man.

Peter si fiondò sul tetto del palazzo, e vide Susan voltarsi e rigirarsi cercandolo.
Perché l’aveva fatto?
Cosa aveva spinto Peter a baciare Susan?

Peter lo sapeva bene, quegli occhi gli ricordavano troppo Gwen.
Spider-Man se ne andò ritornando nei panni di Peter Parker.

“Peter!” urlò vedendolo spuntare dal vicolo.

“Tutto bene?” disse correndo verso di lei. Rimase sorpreso quando Susan lo abbracciò così forte da fargli quasi credere che fosse un sogno.

“Ho avuto tanta paura!” disse Susan, abbassando il capo, nascondendo il viso nel petto di Peter, che in quel momento era il suo nascondiglio.

Peter sorrise, abbassando il capo.
Strinse a sé Susan, come avrebbe fatto per Gwen, accarezzando i suoi capelli castani.
Rimasero così per alcuni minuti che sembravano non finire mai.

Peter capì una cosa: doveva lasciare il passato e trovare la forza per andare avanti.



ANGOLO SCRITTRICE: Salve genteee :D spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :) aspetto sempre vostre recensioni per sapere cosa ne pensate e se la storia sta andando come vorreste voi o meglio! Alla prossima!

Peter Parker

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Capitolo 4
*** 4.Ricordi dolorosi ***


E se davvero Spider-Man esistesse?

4.Ricordi dolorosi
 
 
Susan, subito si staccò da Peter, più che imbarazzata.
Si girò, per non guardarlo negli occhi, ormai era rossa come un peperone. Però lui la prese per il polso e la fece girare.

“Cosa…?” chiese non capendo Susan.

“Non odiarmi” disse Peter prima di circondare il volto di lei con le sue mani, appoggiando poi le labbra su quelle di Susan.

Subito fu respinto, insieme ad uno schiaffo molto rumoroso.
Susan passò le mani sulle labbra prima di scappare via, questa volta senza fermarsi però.
Peter rimase fermo, con il volto verso destra, mentre un leggero sorriso apparve sulle sue labbra.

Susan, evidentemente turbata da quel suo gesto, andò al suo solito rifugio.

“Cioè…è normale?! No! Io dico di no!” iniziò a farneticare appena fu sul tetto. Continuava a camminare e a voltarsi.

“Stupido quattr’occhi!” disse Susan, quasi urlando. Appena si voltò di scatto, vide la figura di Spider-Man. Saltò da terra, mettendosi poi la mano sul cuore.

“Ma sei scemo?!” disse Susan nervosa.

“Oi, calma micetta” disse Spider-Man divertito, mettendo le mani avanti.

“Mi-micetta?” chiese Susan inclinando il capo, curiosa. Spider-Man si sedette sul cornicione, osservando Susan.

“Qual è il problema?” chiese verso di lei.

“Micetta non è il mio-” disse Susan venendo interrotta.

“Non quello, l’altro problema. Quello per cui stavi parlando e sembravi una pazza!” disse divertito, facendo oscillare le gambe lunghe, snelle e muscolose.

“Ah” disse guadandolo.

“Niente…cioè insomma, non è proprio niente” disse agitata Susan. Si fermò e lo guardò.

“Ma poi perché dovrei parlarne con te?” disse con le mani sui fianchi.

“Puoi parlarne con me, sono un tuo amico” disse a braccia conserte, Spider-Man.

“Sei l’eroe di New York, non sei un mio amico” disse dura Susan.

“Ti è morto il gatto?” chiese con sarcasmo Spider-Man scendendo dal cornicione. Susan roteò gli occhi.

“Dovevo ridere?” chiese Susan, restando ferma.

“Cosa ha fatto per farti stare così? Ti ha baciato?” chiese divertito con le mani sui fianchi.

“Esattamente” rispose Susan.

“L’ho fatto anche io” disse con aria di superiorità avvicinandosi a lei.

“Sì, ma è diverso” disse Susan voltandosi, dando così le spalle a Spider-Man.

“A mala pena lo conosco” spiegò voltandosi.

“Perché tu mi conosci?” disse ancora. Susan chiuse gli occhi, stringendo i pugni.

“E’ complicato” disse ancora.

“Non hai nessuno da salvare, invece di perdere tempo con me?” chiese poi con un tono più alto, voltandosi verso di lui.

“In effetti…c’è una rapina” disse voltandosi in direzione della banca. Guardò prima Susan per poi buttarsi dal grattacielo.

“Vai, che è meglio!” disse Susan calciando l’aria.

Si distese a terra, con le mani sull’addome.
Chiuse gli occhi e cercò di immaginare un posto dove non esisteva la conflitti, dove le persone non venivano uccise per soldi o sete di potere…cercò di sognare un mondo utopistico.

Così nel giro di qualche minuto si addormentò, dimenticandosi dell’appuntamento che aveva.
Peter, impegnato nella rapina, riuscì a catturare i rapinatori, senza alcun problema.

Ritornò dove lasciò Susan, ritrovandola distesa al buio.
Si avvicinò lentamente, cercando di non svegliarla.

Vederla distesa, con il petto che si alzava mentre respirava, fece ricordare a Peter quando teneva fra le braccia Gwen, in quella torre dell’orologio, inerme.

“Gwen…” disse avvicinandosi.

S’inginocchiò, spostando qualche ciocca castana dal volto di Susan.
Le labbra socchiuse, gli occhi chiusi, le sue mani sull’addome.
Sembrava proprio Gwen, ma qualcosa cambiava, qualcosa d’impercettibile.

Allungò lentamente la mano sul suo volto, e sfiorò la sua guancia.
Lentamente Susan aprì gli occhi, rivolgendo il suo sguardo su Spider-Man, che aveva ancora la mano vicino al suo volto.
Subito Spider-Man si allontanò da lei.
Susan si alzò di scatto, notando che Spider-Man perdeva sangue.

“Sanguini” disse avvicinandosi. Lei si avvicinava preoccupata, mentre lui si allontanava.

“Sto bene” disse toccandosi il braccio. Il tono era basso, ma Susan poté sentirlo lo stesso.

“Tutto bene?” chiese Susan, continuando ad avvicinarsi.

“No, non è tutto ok” disse secco Spider-Man, con sguardo basso.

“Vuoi parlarne?” chiese Susan, preoccupata.

“Cosa vuoi sapere?” chiese alzando la voce Spider-Man.

“Scusa se mi preoccupo!” disse urlando Susan, con le mani sui fianchi.

“Cosa ci faccio ancora qui?” si chiese Susan, a bassa voce. Sorpassò Spider-Man, diretta alla scala d’emergenza.

“Scusa” disse prendendole il braccio. Susan sospirò rumorosamente, rilassando le spalle.

“Se stai giocando o…non so, qualsiasi altra cosa, io-” fu interrotta dall’abbraccio di Spider-Man.

Sentì una ventata di fresco, un profumo di vaniglia che riempì i polmoni di Susan.

“Se mi comporto così è perché mi ricordi lei…” disse vicino al suo orecchio. Piano sciolsero l’abbraccio.

“Chi?” chiese Susan, curiosa mentre torturava le sue unghie.

“La ragazza che è morta a causa mia” disse facendo alcuni passi indietro. A Susan quasi le mancò l’aria.

“E’ morta tra le mie braccia” disse alzandole.

“Non è stata colpa tua!” disse Susan, cercando di avvicinarsi a lui.

“E’ morta per colpa mia!” disse contro di lei.

“Sono un assassino…prima suo padre e poi lei!” disse ancora andando letteralmente fuori di testa.

“Non puoi incolpare te stesso se non riesci a salvare tutti! Alcuni se ne vanno, perché è il destino a dirlo, non tu!” disse Susan, con le lacrime agli occhi.

Spider-Man la guardò, e vederla piangere gli ricordò Gwen, mentre cadeva e allungava la mano per cercare aiuto.

“Anche ora, mi ricordi lei prima che morisse” disse con voce rotta, accarezzandole la guancia.

Sul volto di Susan scese una lacrima, che lui raccolse con il pollice.
Susan chiuse gli occhi, trattenendo così i singhiozzi.
Poco dopo, non sentì più la sua mano sul volto e aprendo gli occhi, non vide più nessuno.


ANGOLO SCRITTRICE: Salve gentee, prima di tutto ringrazio per le recensioni che mi avete fatto :3 spero che scriviate altre recensioni perchè sono curiosa di sapere se la storia vi sta piacendo! Al prossimo capitolo!

Spider-Man/Peter

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Capitolo 5
*** 5.Pioggia a ciel sereno ***


E se davvero Spider-Man esistesse?

5.Pioggia a ciel sereno

 
 
Si guardò più volte intorno, notando di essere da sola.
Sospirò, asciugandosi il volto, prima di ritornare in strada.
Iniziò a camminare senza una meta precisa, ripensando a quello che Spider-Man aveva detto riguardo a Gwen.

Poteva essere la ragazza che Spider-Man amava?
Poteva essere una sua amica?
Mille domande tormentavano Susan, soprattutto sul suo comportamento.

Camminando, Susan starnutì, e appena alzò il volto, una goccia gli cadde sul naso.
Improvvisamente una fitta pioggia cadde facendo bagnare Susan, che correva con le mani sopra la testa, cercando un riparo.
Appena trovò un riparo, mosse le braccia cercando di far cadere un po’ di acqua dai suoi vestiti.
Così facendo, una piantina cadde a terra.

“Finalmente sei arrivato!” sentì dire la porta alle sue spalle. Subito si voltò, in preda al panico.

“Peter!” disse Zia May aprendo la porta.

“Oh, Susan sei tu. Entra” disse spostandosi, facendo spazio a Susan.

“Sono bagnata fradicia” disse Susan, dispiaciuta per l’acqua che cadeva appena mise piede in casa.

“Oh, non preoccuparti, vai in bagno a farti una doccia. Ci penso io” disse dolcemente Zia May, verso Susan che sorrise appena il calore della casa si fece sentire sul suo corpo bagnato.

Corse su per le scale ma si fermò ignara di dove fosse il bagno.

“Ehm” disse voltandosi.

“Zia May, dov’è il bagno?” chiese Susan, sorridente.

“La prima porta a destra, cara” disse Zia May, intenta ad asciugare l’acqua.

Subito salì le scale e si chiuse in bagno.
Quell’acqua calda, fece rilassare del tutto Susan, dimenticando quasi, tutto quello che gli era successo: gli incontri con Spider-Man, il bacio di Peter, il litigio con l’uomo ragno.

Appena uscì dalla doccia, prese subito l’accappatoio e se lo infilò.
Si asciugò per bene, vedendo alla sua destra un vestitino.
Appena finì di asciugarsi, si infilò il vestito, e una volta finito uscì dal bagno.

“Peter!” gridò Zia May. Subito Susan scese le scale, vedendo Peter con la mani alzate mentre l’acqua cadeva sul pavimento.

“Ma che diavolo!” disse Peter alzando lo sguardo. Appena vide Susan, spalancò gli occhi, guardando poi Zia May sorridere.

“Vai in bagno, ora!” disse Zia May spingendo Peter su per le scale.

Peter subito si infilò sotto la doccia.
Susan invece, dopo aver aiutato Zia May con l’acqua lasciata da Peter, salì le scale, e incuriosita da una porta socchiusa, si incamminò verso di essa.

La aprì lentamente, scoprendo un letto incasinato, forse di Peter, e alla destra della porta un meccanismo elettronico.
Appena però chiuse la porta, notò attaccati al muro notizie su un certo Richard Parker e Mary Parker, coinvolti in un incidente aereo.

“Dobbiamo smetterla di incontrarci così” disse divertito Peter entrando in camera e buttandosi sul letto.

“Ah, sì” disse guardando solo per un attimo Peter e passare poi a guardare le notizie sulla parete.

Spostò lo sguardo verso la scrivania, dove vide una foto di lui insieme ad una ragazza bionda.
Si avvicinò e la prese osservandola.

“Chi è?” chiese avvicinandosi a Peter.

Peter si tolse gli occhiali da vista, poggiandoli sulla scrivania.
Si appoggiò alla parete a braccia conserte, serrando la mascella.

“La mia ex-ragazza” disse con tono cupo, Peter.

“Ex?” chiese Susan, posando la foto dov’era.

“E’ morta” disse Peter guardando Susan, che imbarazzata lo guardò.

“Mi dispiace, non volevo essere scortese” disse subito, maledicendo la domanda fatta.

“E’ morta un anno fa, ma sembra un’eternità” disse prendendo la foto, osservandola con cura, soffermandosi su Gwen che sorrideva guardando Peter.

“Come si chiamava?” chiese dolcemente Susan, avvicinandosi a lui.

“Gwen” disse sorridendo, Peter. Un sorriso che nascondeva dolore, lacrime, solitudine e rimpianti.

“Com’è successo?” chiese Susan, guardando ininterrottamente Peter, che alzò lo sguardo e con occhi lucidi osservò Susan.

“Spider-Man non è riuscito a salvarla” disse con rammarico e voce rotta, piegando la testa verso destra con un sorriso tirato sulle labbra.

Susan posò una mano sulla spalla di Peter, che posò la foto sulla scrivania.
Peter rimase lì, immobile con lo sguardo basso, a rivivere ogni momento felice, ogni sorriso che Gwen gli regalava quando era Peter e quando era Spider-Man, ricordandosi che lei amava che lui fosse Spider-Man, ma preferiva mille volte di più Peter Parker.

Susan vedendolo così, si buttò su di lui abbracciandolo.
Peter, sgranò gli occhi, per poi alzare lentamente le braccia e stringere Susan a sé.

Perché quell’abbraccio era così caldo, accogliente e allo stesso tempo doloroso?
Peter non riusciva quasi a staccarsi da lei, quando non appena lei desse il primo accenno a staccarsi da lui, Peter la strinse ancora di più a sé, buttandosi con il capo nei suoi capelli profumati alla pesca, che tanto gli ricordavano Gwen.

Susan, appena sentì le braccia di Peter fare forza sul suo busto dietro la schiena, sorrise e appoggiò la testa sulla spalla di Peter.
Peter, dopo minuti infiniti, allentò gradualmente la presa, staccandosi poi da Susan.

“Scusa” disse Peter guardandola dispiaciuto.

“Oh, non preoccuparti” disse Susan, sorridendo a Peter, che continuava a osservarla.

Peter, la osservò con cura: le sue labbra, i suoi occhi, i suoi lineamenti e il corpo minuto.
E dire che poco prima, era insieme a lei nei panni di Spider-Man.

Alzò la mano, posandola lentamente sulla guancia di Susan, che spostò lo sguardo sulla mano di Peter.
Lui si avvicinò lentamente, quasi i loro nasi si toccavano e i loro respiri iniziavano a mescolarsi.

Peter posò delicatamente le labbra su quelle di Susan, che ricambiarono lentamente il bacio.
Piano Peter si avvicinò con il corpo a Susan, che poco dopo, mise lentamente le mani sul petto di Peter, per poi passarle dietro la sua nuca.
Peter, mentre baciava lentamente e assaporava le labbra delicate e soffici di Susan, posò le sue mani sui suoi fianchi avvicinandola di più a sé.

Molto presto si ritrovarono con l’affanno mentre si guardavano intensamente.
Susan, divenne una vampata di rosso sulle guance, mentre Peter rise appena la vide diventare rossa come un peperone.

“Questo doveva essere il primo bacio” disse divertito Peter, avvicinandosi al naso di Susan e baciandolo.

“Sei stato troppo imprudente” disse subito Susan, guardandolo con sguardo accigliato.

“E va bene, forse hai ragione” disse ridendo Peter, stringendo più a sé Susan.

“Smettila di stringermi così forte, mi soffochi. Non vado da nessuna parte, fidati” disse Susan, accarezzando il volto di Peter.

“Non ti lascerò andare tanto facilmente, ho perso troppe persone care” disse prima di baciarla ancora, mentre Susan sorrise, circondando ancora il collo di Peter con le sue braccia.



ANGOLO SCRITTICE: Salve gentee, vedo che la storia vi piace e mi fa molto piacere! Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, spero che anche in questo capitolo mi facciate sapere cosa ne pensate e se la storia vi sta prendendo :3

Peter/Spider-Man

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Capitolo 6
*** 6. L’ora della verità ***


E se davvero Spider-Man esistesse?

6. L’ora della verità
 
“Ei, dormigliona” si sentii dire Susan all’orecchio.

Scosse la testa, cercando di non dare retta a quella voce.
Peter rimase a guardarla incredulo. Sorrise scuotendo la testa.
Si scostò da lei alzandosi dal letto, poggiò i gomiti sul letto e accarezzandole la guancia le sussurrò dolcemente qualcosa.

“Susan, sei nel mio letto e io sono nudo” disse al suo orecchio.

Non appena Susan sentì così, sgranò gli occhi e subito si alzò.
Guardò Peter mentre si sbellicava dalle risate.
Lei era rossa dall’imbarazzo e una volta realizzato lo scherzo, rimase in piedi a braccia conserte a guardare Peter ridere.
Una volta che finì di ridere, si sedette sul letto e la guardò.

“Che c’è ora?” chiese avvicinandola a sé.
Susan non batté ciglio e rimase con quell’espressione, anche se Peter l’aveva avvicinata a lui.
Alzò lo sguardo per non guardare Peter e non cadere in quella trappola a ciel sereno.

“Susan” disse ancora Peter, ma con tono meno scherzoso e più serio. Susan abbassò lo sguardo e non poté resistere a quel viso.

“Sei un cretino” disse scoppiando a ridere Susan, facendo sorridere Peter che poggiò la testa sul ventre di Susan.
Lei passò la mano sui suoi capelli, accarezzandoli dolcemente.

“Così mi addormento” dichiarò Peter alzando il volto sorridendole.

“E’ la punizione per lo scherzo” disse ridendo Susan.

Peter guardava Susan, che man mano prendeva le sembianze di Gwen.
Non era un buon segnale per Peter, infatti i suoi sensi si svegliarono e lo fecero voltare verso la finestra: urla e panico iniziarono ad allertare Peter che si alzò di scatto allontanando da sé Susan e scappando via. Susan, guardò in direzione di Peter una volta uscito dalla camera e da casa di corsa. Scese le scale.

“Cara, non preoccuparti fa sempre così” cercò di rasserenarla Zia May.
Susan sorrise alla zia, nascondendo la preoccupazione che aveva.

“Zia May, puoi darmi il numero di Peter?” chiese Susan dolcemente.

“Ma certo cara!” disse dandogli il numero.

Susan, uscì dalla casa dopo aver salvato sul suo telefono il numero di Peter.
Si avviò verso il suo solito rifugio: ovvero il vecchio cantiere.
Mentre era in piedi a guardare il tramonto, prese il telefono e chiamò Peter.

Appena iniziò a squillare, sentì la suoneria di un telefono vicino a lei, così si voltò vedendo la sagoma di Spider-Man a osservarla.
In un primo momento di confusione Susan rimase a guardarlo incredula, poi lui estrasse il telefono che squillava e lei capì.

“Peter?” chiese con voce incredula.
Allora lui si levò la maschera mostrandosi: Susan, indietreggiò fermandosi vicino al cornicione, evidentemente sorpresa e ancora più incredula di prima.

“Per tutto questo tempo sei sempre stato tu a salvarmi e ad essere Spider-Man?” chiese Susan con un tono che andava dal curioso al furioso.
Peter annuì, avvicinandosi a lei.

“Non avvicinarti” disse Susan con la mano alzata, fermandolo. Susan, scosse la testa più volte.

“Mi hai mentito” disse guardandolo mentre aveva il costume di Spider-Man.
Peter, rimase zitto a osservarla: solo ora si rese conto di quanto non assomigliasse a Gwen, perché lei quando capì chi fosse realmente Peter, lo accettò senza fare domande.

“Non potevo dirtelo” disse Peter, poggiando la maschera a terra, cercando di avvicinarsi a lei.

“Perché se no sarei morta anche io come la tua ex-fidanzata Gwen?” chiese irritata Susan, stringendosi nella sua giacca, che sembrava più fredda di quella sera.
Peter sentì una fitta al petto, come se fosse stato colpito con un proiettile invisibile.
Peter, chiuse gli occhi respirando quasi a fatica, si portò la mano sui capelli scompigliandoseli, chiudendo poi le mani in pugni.

“Cavoli Susan! Ma non capisci che l’ho fatto per te!? Ho già perso lei, non posso perdere anche te!” disse Peter urlandogli contro.

Susan, spaventata da quell’improvvisa reazione, indietreggiando perse l’equilibrio cadendo giù.
Peter, appena non la vide più corse più veloce che poteva e si buttò giù mentre la vedeva cadere: sembrava come se stesse rivivendo un déjà-vu, perché quella situazione l’aveva già passata con Gwen e lei era morta.

Mentre si buttava, raggiunse Susan e appena la prese tra le sue braccia, si attaccò ad un palazzo e saltò sul terrazzo di esso, riportando Susan con i piedi a terra.
Peter, aveva il cuore che gli batteva all’impazzata: un po’ per via del déjà-vu vissuto in pochi attimi in più per il pensiero di poter perdere anche Susan.

Peter, con ancora tra le braccia Susan, la vide abbassare il capo mentre iniziava a singhiozzare segno che stava piangendo.
Aumentò la presa sul corpo di Peter e lui capì.
Cercò di alzare il capo di Susan ritrovandola a piangere goccioloni di lacrime.

“Susan” disse dolcemente Peter, guardandola con attenzione.

“Credevo sarei morta” disse Susan in un sussurro, stringendo ancora di più Peter tra le sue braccia.

“Ci sono io ora” disse Peter, dandole un bacio sui capelli. Susan si staccò da lui asciugandosi il volto e gli diede un colpo sul petto.

“Sei davvero un cretino!” disse Susan, cercando di essere il più arrabbiata possibile.

“Non riesci proprio a mentire, vero?” chiese divertito Peter, ridendo in faccia a Susan che lo guardava storto.

“D’ora in poi devi dirmi solo la verità!” disse minacciandolo Susan.

“Va bene” disse Peter tirandola a sé. Si avvicinò al suo volto e la fissò negli occhi.

“Ti amo” disse prima di baciarla.


ANGOLO SCRITTRICE: Lo so che è tanto tempo che non aggiorno, ma ecco il capitolo no? xD Spero che il capitolo vi sia piaciuto e possiate lasciare una recensione dicendomi cosa ne pensate :3 Vi lascio con il nostro bellissimo Peter. Alla prossima!

Peter

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Capitolo 7
*** 7.Responsabilità ***


E se davvero Spider-Man esistesse?

7.Responsabilità

 

Essere la ragazza di Spider-Man le faceva un certo effetto: quasi non ci credeva mentre girava per le strade di New York.
Subito sentì un braccio intorno al suo collo.

“Ei” disse Peter baciandola appena si girò.

“Ciao” disse sorridente Susan, mentre lo guardava.

“Come va?” chiese stringendole la mano tra la sua.

“Bene, direi” disse impacciata. Non era abituata a quelle piccole attenzioni: gli sguardi, i sorrisi, le mani strette, tutto era nuovo per lei.

“C’è qualcosa che non va?” chiese preoccupato Peter, guardandola con cura.

“Assolutamente” disse Susan scuotendo la testa, sorridendo a Peter, che strinse la sua mano e sorrise ritornando a camminare. Lei notò gli occhiali da vista di Peter,
pensando di quanto fosse bello anche con gli occhiali.

“A cosa pensi così intensamente?” ridacchiò Peter, facendole il solletico sul fianco.

“A quanto gli occhiali ti donino, ti danno un’aria intellettuale” disse divertita Susan.

“Ma io sono intellettuale” disse guardandola, abbassandosi di poco gli occhiali, facendo un occhiolino accompagnato da un bellissimo sorriso. Susan, scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con le mani, cercando di attirare il meno possibile l’attenzione dei passanti vicino a loro.

“Non ridere sciocchina! Vado a lavoro” disse lasciandole un bacio sulla fronte dividendosi da lei, controvoglia dal suo corpo, per andare via. Mentre una macchina stava passando con il rosso, Susan stava attraversando le strisce pedonali e se non fosse stato per il riflesso di Peter che la trascinò da sé con le ragnatele, lei non c’è l’avrebbe fatta.

“Peter!” disse sbattendo contro il suo petto, guardandolo spaventata.

“Stai bene?” le chiese subito controllandola e stringendola a sé il più possibile.

“Sì, grazie” disse lei sospirando rumorosamente ancora con il cuore in subbuglio.

“Sta’ attenta, non può esserci sempre Spider-Man a salvarti” disse sorridendole, lasciando un bacio sulle sue labbra prima di scappare a lavoro. Susan, sorrise ancora, vedendolo andare via, passandosi le dita sulle labbra, sentendo ancora il calore delle labbra di Peter. Peter era già lontano ma si fermò voltandosi un’ultima volta facendo una faccia buffa a Susan, che rise per poi salutarlo ancora e andare ognuno per la proprio strada.

“Pronto?” disse Susan rispondendo al suo telefono.

“Signorina avevamo un appuntamento alle 18 l’altro giorno. È l’ultima possibilità che le do: arrivi nel mio ufficio appena può!” disse l’uomo evidentemente arrabbiato. Fortunatamente si trovava a pochi isolati dall’ufficio dove ebbe il colloquio.

“Arrivo subito!” disse correndo via, mentre chiudeva la chiamata. Arrivata con l’affanno alla destinazione bussò alla porta.

“Avanti” si sentì dire severamente dalla stanza. Entrò e si sedette.

“Signorina, vorrei comunicarle che ha un posto all’interno del mio giornale come blogger su Spider-Man” disse sorridendole.

“Grazie, grazie mille! Ma l’altro ragazzo...Peter?” chiese preoccupata.

“Aveva già rifiutato signorina. Può andare ci vediamo la settimana prossima” disse facendola uscire.

Dopo un lungo giro in città ritornò a casa, che era ormai sera. Cenò con i suoi genitori e si chiuse poi in camera aprendo la finestra per far arieggiare.
Si stese sul letto a guardare il soffitto: nessuna notizia di Peter, ne una chiamata ne un messaggio.
Andò nel bagno della sua stanza a lavarsi i denti e appena ritornò in camera vide entrare Peter dalla finestra.

“Ei che ti è successo?” disse correndo verso di lui, aiutandolo ad entrare.

“Un poliziotto mi ha ferito per caso” disse ridendo appena.

“Cretini” disse arrabbiata Susan, notando il sorriso di Peter nonostante le sue ferite.

“Ti prendo delle bende” disse andando in bagno a prendere il kit di pronto soccorso, nel frattempo Peter si era cambiato ed era a petto nudo, dando modo a Susan di medicarlo senza problemi.

“Hai parecchi lividi” disse Susan passando la mano sul suo petto.

“I lividi passano” disse Peter mentre la osservava con precisione. Adorava le lentiggini sul suo volto, le sue labbra carnose e i suoi capelli lisci e lunghi.

“Hai rifiutato il lavoro” disse Susan sentendo la pressione dello sguardo di Peter su di lei.

“Sì, l’avrebbero dato a te: non sono un blogger, mi piace fotografare tutto qui” disse mentre digrignava i denti per il bruciore.

“Ti faccio male?” chiese Susan accorgendosi dei denti digrignati di Peter. Scosse la testa, sorridendole, combaciando le loro fronti.

“Passerà” disse avvicinandosi a lei, per baciarla.

“Devo…finire” disse tra un bacio e l’altro Susan.

“Sei più importante tu” disse posando la mano sulla sua guancia.

“Per me lo sono le tue ferite” disse spostandosi da lui, Susan.

“Ritornerai da me sempre in queste condizioni? Dovrò sempre ricucirti? Perché se vuoi inizio medicina” disse severa Susan, indicando il suo petto.

“Non…non fare così, ti prego” disse supplicante Peter, allungando una mano verso di lei, con sguardo addolorato.

“Perché? Ti ricordo Gwen?” chiese subito lei, a braccia conserte, stringendo nella mano la benda sporca di sangue.

“Sì” disse affranto, Peter, con il volto basso.

“Ma è la verità, Peter…non puoi sempre rischiare la vita” disse avvicinandosi a lui, alzandogli il volto.

“Hanno bisogno di me là fuori” disse guardando verso la finestra, per poi guardare Susan.

“Io ho bisogno di te…non è abbastanza?” chiese con sguardo preoccupato, Susan. Peter, sospirò abbassando ancora il capo.

“Devi scegliere, Peter” disse Susan staccando le mani dal volto di Peter.

“Non di nuovo” disse guardando con la mascella serrata, Susan.

“Allora, qui abbiamo finito” disse Susan allontanandosi, aprendo così la finestra dalla quale Peter era entrato.


ANGOLO SCRITTRICE: Gente, come va? Vi ringrazio per le recensioni, anche se ho visto un calo. Spero che la storia vi piaccia. Secondo voi cosa farà Peter? Voglio sapere le vostre idee :D

Peter

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