Let the hunt begin!

di teotode
(/viewuser.php?uid=708112)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Moga? ***
Capitolo 2: *** Armi? ***



Capitolo 1
*** Moga? ***


Quattro corpi vagavano con la sola luce di una piccola lanterna per un sentiero tortuoso e pieno di buche nel bel mezzo della notte. La luce giallastra della candela nella lanterna proiettava giochi di luce sui corpi dei quattro viandanti. Chi saranno mai quei ragazzi?
-Ma quando arriviamo?- borbottò una voce stridula femminile.
-Mancherà poco, oramai.- le rispose cordialmente il ragazzo più robusto.
-Sì, ma è da tutto il giorno che vaghiamo e non siamo ancora arrivati! E per di più siamo coperti di ferite e graffi! Dannate bestie notturne. Ci hanno fatto rallentare loro, ne sono sicura! Se avessi avuto anche solo un bastone le avrei malmenate per bene!- ribatté lei.
-Andiamo ragazzi, finiamola di litigare, è già quasi l’alba. Guardate che meraviglia il sole con quella sfumatura pallida! Buongiorno sole!- la voce calda del ragazzo più alto calmò le acque. I viandanti spensero la loro lucerna, perché col sole sorto si vedeva già molto bene. Ora che la luce irradiava ogni singolo essere vivente su quella terra, le quattro figure iniziarono a prendere forma. Erano due ragazzi e due ragazze. Il più alto dei quattro si chiamava Teo, ma gli amici preferivano chiamarlo Tode. Aveva capelli castani, del color delle querce; occhi espressivi e del medesimo colore con punte di verde opaco vicino alla pupilla. Il ragazzo era quasi sempre sorridente e di un carattere solare e anche altruista. Dopo l’attacco notturno i suoi vestiti erano ridotti a brandelli, come quelli degli altri quattro. I pantaloni, di un tessuto leggero color nocciola, lunghi erano stati squarciati in più punti e si intravedevano le gambe abbronzate sotto. Di quello che prima doveva essere una camicia aperta color verde smeraldo, non ne rimaneva che qualche brandello, o meglio rimanevano lembi di tessuto sulla spalla destra che finivano in una manica; la parte dietro che gli faceva da mantello e l’inizio della manica del sinistro, ma solo l’inizio. Tutto il petto e il busto erano scoperti e s’intravedevano leggeri accenni di pettorali ed addominali e poi la V abbastanza marcata sulla vita. La sua carnagione era abbronzata, ma su un colore beige chiaro. Tutto il torace era coperto di graffi scarlatti ormai già cicatrizzati ed era a tratti coperto da sangue. Accanto a lui, la ragazza bassa con la voce stridula guardava il panorama con occhi vuoti, guardava ma in realtà non vedeva per la stanchezza. I capelli castani scuri le ricadevano selvaggi su una spalla. In alto una ciocca era distaccata dalle altre e le formava una piccola treccia, fermata con un fermaglio ricavato da pelle e artigli di Wyvern. Il viso era contorto in un’espressione di estrema stanchezza e gli scuri occhi stanchi erano spalancati, ma vuoti all’interno come se fosse cieca. Emma era il suo nome. Era una ragazza lunatica e fantasiosa e molto, ma molto permalosa. Nonostante cioè era quasi sempre piacevole stare in sua compagnia. Portava quello che avrebbe dovuto essere un vestitino bianco sorretto da due spalline sottili sulle spalle. Ricadeva modellando il suo corpo fino a poco sotto la vita, allargandosi leggermente con una balza e finendo con un pizzo ricamato. Sotto al vestito portava shorts che finivano leggermente più in basso del vestito di un color panna. Il vestito era stato lacerato in più punti: una spallina si era strappata e pendeva come le antenne di un insetto verso il basso e ad ogni passo dondolava; una grossa porzione del vestito era stato strappato da artigli. Era stato tranciato da sotto il seno, passando poi in obliquo e arrivando alla gonna. La gonna rimanente partiva dal davanti sulla destra e finiva sul fondoschiena sinistro. A causa del brusco taglio le si vedeva la pelle della fine del busto. Era di un colore pallido, quasi candido. Emma si appoggiava a una figura femminile sulla sua destra. Quest’ultima era più alta di lei. I suoi capelli lisci color nocciola volteggiavano liberi alla sottile brezza del mare sulla sua sinistra. La sua silhouette magra e slanciata a volte veniva derisa per l’eccessività del primo aggettivo. Quella ragazza si chiamava Elisa, una ragazza simpatica, a volte lunatica e dal carattere abbastanza solare, ma non come Teo. Nonostante la fatica, i suoi occhi erano ancora pimpanti ed era eccitatissima per quel panorama mozzafiato. Elisa era l’unica dei quattro a non essere stata ferita e colpita dalle belva notturne. I suoi abiti erano ancora intatti, ma ancora bagnati a causa della caduta nel lago, che fece per salvarsi. Portava una maglietta bianca semplice, sovrastata da una giacca nera con le maniche leggermente risvoltate verso l’alto. Indossava dei pantaloni tipo jeans scuri che sottolineavano le sue gambe. L’ultimo dei quattro era Ale ed era leggermente più indietro degli altri. Era stato ferito ad una gamba e si aiutava a camminare con un bastone. Quel che poteva sembrare un goffo personaggio non lo era. Ale era di carattere dolce e molto sensibile, a volte anche un po’ chiuso e timido, non sempre sicuro di sé stesso o degli altri. Ale era un ottimo amico con cui confidarsi. Se non il migliore forse. I suoi capelli scuri e ricci ricadevano selvaggi sulla testa e alcuni più ribelli erano in piedi. Contrariamente ai suoi capelli, i suoi occhi erano verdi smeraldo, quasi da gatto. Erano occhi profondi che sembrava ti guardassero con atteggiamento da sfida. Il suo corpo era più robusto di tutti gli altri. Della sua maglia non rimaneva più niente, difatti era a torso scoperto e i pantaloni militari lunghi erano stati squarciati da un lato e perciò su una gamba ricadevano abbondanti e lunghi; sull’altra stretti e corti al ginocchio. Il viso di Ale era contorto in un’espressione di sofferenza estrema, ma gli occhi erano vigili, come quelli di un felino, pronti a captare il minimo cambiamento nel paesaggio. Furono proprio quegli occhi felini che intravidero nella lontananza un villaggio. Un villaggio rustico, portuale, fatto di palafitte, poche case e tutto interamente di legno. Era la loro destinazione: Il villaggio di Moga.
-Guardate là!- disse Ale stupito.
-Vedo un villaggio, ma sicuramente sarà un miraggio della stanchezza- farfugliò velocemente Emma.
-Ma no, è vero, quella è la nostra destinazione! E’ Moga!- urlò lui euforico. A quella parola, Tode ed Eli si drizzarono e si pulirono le orecchie, quasi increduli di quello che avevano sentito.
-E’ proprio Moga, ma non è come lo descrivevano!- disse Teo pensieroso , ma felice.
-Beh, l’aspetto non conta e poi non dimentichiamo il perché del nostro viaggio qui.- disse Emma.
-Giusto! Appena arrivati dobbiamo parlarne al Capovillaggio!- disse Eli euforica.
-No, Eli, appena arriviamo chiediamo un letto e ci facciamo una dormita! Poi ci alziamo, mangiamo qualcosa e se rimane tempo andiamo dal Capovillaggio!- disse Teo con fare giocoso.
-No, Zuccone! Dobbiamo parlare subito col Capovillaggio!- disse Emma tirando una piccola sberla sulla testa a Teo.
-Già, ma siamo stanchi e affamati. Se ci dessero un letto anche io ne sarei grato!- disse Ale sforzandosi più che mai di andare avanti.
-Non riesco più a trattenermi! Corriamo!- urlò Teo sentendosi così pieno di energia. Tutti e quattro gli avventurieri corsero giù per il sentiero in discesa per i trecento metri in linea d’aria che li distanziavano da Moga. Teo arrivò per primo e spaventò tutti gli abitanti che stavano dormendo. Gli abitanti sembravano venire da un’altra epoca. Portavano indumenti leggeri che a volte scoprivano i loro corpi abbronzatissimi e i loro capelli erano pieni di treccine e code. Essi si radunarono in cerchio intorno ai quattro viandanti, guardandoli con occhi sbigottiti, come se quei ragazzi arrivassero da un altro pianeta. E in effetti era così. I quattro venivano dalla grande capitale di quella terra, dove cultura e scienza risonavano all’unisono. Poco tempo dopo arrivò il Capovillaggio. I ragazzi stanchi e feriti scrutarono quell’omino bizzarro, molto basso e ricurvo, con carnagione abbronzatissima, quasi mulatta, capelli brizzolati, lunghi, raccolti in treccine; pipa alla bocca e vestito di stracci. Come poteva essere il Capovillaggio, quell’omino che a stento si reggeva in piedi.
-Buongiorno, siamo avventurieri venuti da est. Siamo stanchi e affaticati, per favore, ci potreste offrire una branda per riposarci qualche ora?- chiese Teo con quella gentilezza che soltanto lui sapeva avere.
-Certo, noi non rifiutiamo mai di dare dell’aiuto a dei viaggiatori, prego seguitemi.- disse un ragazzo alto, muscoloso, capelli castani raccolti in treccine fini. Era il figlio del Capovillaggio, Junior. Li scortò fino a una stanzetta con pavimento di assi di legno, così come anche le pareti. L’arredamento era spoglio, c’era solo un grosso letto matrimoniale polveroso e duro e un enorme baule. Ci disse che potevamo restare tutto il tempo che volevamo e se avessimo dovuto aver bisogno di cibo o altro di chiedere al Felyne.
-Mi scusi, Junior, ma cosa sono i Felyne?- chiese Ale.
-Nyaaa…. Io sono un Felyne. Mi chiamo Nya.- disse una voce felina da sotto il letto. Sbucò fuori una testa da gatto che uscì piano piano dal letto. Era una creatura mai vista. Aveva la postura di un uomo, ma di fatto era un gatto! Aveva il pelo striato marrone e grigio e dei bellissimi occhi verdi smeraldo, più intensi di quelli di Ale, ma molto gentili. Gli occhi erano socchiusi e il muso spalancato in un grande sorriso. Doveva essere molto amichevole. Ma molto bizzarro! Infatti indossava un paio di pantaloncini ricavati da stracci verdi prato.
-Nya… se avete bisogno di cibo chiamiate e ve lo porterò! Per tutti i felini, mia siete feriti! Acciderbolinya, vi porto subito delle miedicazioni! Nya!- ci disse in tono cordiale e poi scappò fuori dalla stanza.
-Ehi, ma Nya parla la nostra lingua? Perché ogni tanto non capisco delle parole!- chiese agli altri tre, confusa, Elisa.
-Sì, ma non perfettamente. Si sente ogni tanto il suo accento felino!- disse Teo.
-Accento…. Felino?- chiese Emma sbigottita. –Vuoi dire quando aggiunge Nya o Miao nelle parole?
-Sì, Sherlock!- disse Teo soffocando una risatina. In quell’attimo arrivò Nya che li medicò le ferite e portò loro un po’ di pesce…. Certo che il pesce alla mattina era un po’……vomitevole. I ragazzi ne mangiarono a sazietà senza fare capricci e poi si adagiarono tutti e quattro nel letto. Si misero per orizzontale e uno dopo l’altro. Prima Teo, poi Emma, poi Elisa e infine Ale.
Dormirono così beatamente che Nya non osò svegliarli. Dormirono fino al primo pomeriggio quando effettivamente Ale aprì gli occhi. Era confuso. Si era ritrovato coi piedi di Teo in faccia. Emma era caduta dal letto ed Elisa dormiva rannicchiata come un bebè. Teo invece aveva allargato braccia e gambe e aveva occupato tutto lo spazio del letto. Nya aiutò Ale a svegliare gli altri tre. Quando si svegliarono del tutto, una volta scesi dal letto, si misero in cerchio in mezzo alla stanza. Misero tutti le mani al centro e….
-Uno….
-Due….
-Tre…..
-CACCIA APERTA!- urlarono tutti e quattro in coro mentre Nya li guardava con gli occhi fuori dalle orbite…


----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Buongiorno a tutti.
Eccomi sulla nuova storia!
Spero che piaccia e anche che non ci metta troppo ad aggiornare.
Su Monster Hunter non sono espertissimo, ma ho ripreso in mano la cartuccia di Monster Hunter Tri Ultimate e sono pronto a rigiocare.
Penso che sia davvero un gioco che merita e giocando mi è venuta in mente l'idea della storia,
Fatemi sapere che ne pensate
Ciao!

teotode

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Armi? ***


Quell’urlo riempì loro i polmoni. L’aria attorno a loro era frizzante. Ogni singolo battito dei cuori dei ragazzi emanava eccitazione. Dopo l’urlo le loro labbra si aprirono in sorrisi dalla brillantezza stupefacente. Nya non poté non farsi avvolgere da quell’immenso calore. Il Felyne li scortò fuori dai loro alloggi e si mise a chiamare il Capovillaggio. Moga era agitato. Persone andavano e venivano, un simile di Nya sbraitava qulcosa riguardo al cibo, una ragazza dalla voce stridula e fastidiosa salutava, una donna avanti coll’età parlava con dei pescatori vestiti alla giapponese mentre tranciava teste ai pesci freschi. Alla fine Nya trovò il Capovillaggio.  Era accanto a una nave vecchio stile tutta di legno, senza nessun tipo di cannone, con le vele coperte di cuciture e toppe a causa dei continui attacchi di belve. Il Capovillaggio fu quasi sorpreso di vederli. Poi ci fu silenzio. Nessuno sapeva cosa dire. Gli occhi dei quattro ragazzi assalirono Tode. Lui doveva parlare! Non c’era altra scelta! Era il migliore in questi casi a uscire dall’imbarazzo.
-Ehm, salve… Capovillaggio!- disse Teo timidamente. Poi ripiombò il silenzio. Emma che stava iniziando a perdere la pazienza gli diede un colpo di gomito sul bicipite. Dopo un leggero gemito, Tode riprese: -Siamo qui per chiederle una cosa. Innanzitutto volevamo ringraziarla dell’ospitalità, ma temo che dovremmo approfittarne ancora per del tempo…
-Capisco, avete intenzione di soggiornare ancora per un po’? Volete una stanza più spaziosa?- disse il Capovillaggio con tono autoritario ma confortevole e dolce, come la voce di un nonno.
-Veramente non vorremmo abusare, occupando stanze più grandi; per ora il nostro alloggio va alla grande! Comunque Moga è sempre stato il nostro obiettivo. Dalla grande capitale abbiamo iniziato a camminare per giorni e non ci siamo mai fermati a soggiornare in altri paesi. Ognuno ha il proprio motivo ma siamo arrivati fin qui spinti da un unico desiderio: diventare cacciatori! La grande capitale è stata rasa al suolo da diversi mostri enormi. L’intera popolazione è stata devastata e noi quattro siamo gli ultimi superstiti. Le belve sono infuriate con noi! Sanno che siamo ancora vivi e non dovremmo esserlo. Ora cercheranno di ucciderci.- Teo fece una legger pausa e chinò il capo. Gli altri tre fecero lo stesso.
-Ragazzi mi dispiace per questo vostro trauma! Purtroppo non tutti possono diventare cacciatori. Ci vogliono certe doti e non tutti ne sono degni. Solitamente ai cacciatori novellini si pongono molte prove per accertarsi che non impugnino armi per compiere assassinii. Ragazzi non so se ne siete degni….- disse il Capovillaggio abbassando le sopracciglia come se un’enorme tristezza lo attraversò come un coltello.
-Cosa vuoi sentirti dire di più!- scattò Emma urlando. -Tutta la nostra gente è stata uccisa da degli stupidi Draghi!- Teo le prese il braccio cercando di fermarla, ma lei riuscì a scappare dalla presa e urlò ancora più forte. – Non vi basta sapere che tutto ciò che amavamo ci è stato portato via senza che noi potessimo fare niente! Noi non vogliamo uccidere nessuno, se non gli artefici del nostro dolore!
-Quindi volete cacciare per vendetta?- chiese calmo il Capovillaggio.
-Non solo! Le belve appaiono molto agitate quando ci vedono. Noi siamo in qualche modo il loro bersaglio principale e abbiamo bisogno di saperci difendere!- disse Ale cortesemente.
-Non mi importa! Se questo vecchio bacucco non ci vuole credere, bene! Non ci interessa, perché noi impareremo da soli e se per caso…. Se per caso qualcosa ci dovesse uccidere, Tu, ricordati che sarà tutta colpa tua! E avrai questo rimorso per tutta la tua vita!- urlò Emma disperata quasi in lacrime puntando il dito verso il vecchio. Elisa annuiva con la testa e lanciava occhiate maliziose; Ale appariva scosso da quelle parole e Tode lanciò un’occhiata furiosa alla ragazza basso come per chiederle: “Cosa diavolo hai combinato!”
-Molto bene, ho colto il succo e capisco i vostri intenti. Tuttavia diventare cacciatori non sarà facile e da adesso in poi avrete bisogno di un arma! Prego seguitemi!- disse il Capovillaggio nascondendo un sorriso. Tutto quel discorso non l’aveva affatto turbato. Era una prova!
-Aspetti, quindi vuol dire che ci insegnerà come essere cacciatori?- chiese Emma incredula cercando di asciugarsi le lacrime.
-Sì, Sherlock!- disse scomponendosi il Capovillaggio riprendendo le parole di Teo la sera prima.
-Certo, che, Emma, ogni tanto vieni fuori con delle rivelazioni che turbano anche me! Sicura di stare bene?- Disse Teo scherzando. Poi pensò un attimo alle parole del Capovillaggio. Erano le stesse che aveva pronunciato lui stesso. Possibile che il vecchio li avesse spiati? Tode lanciò un’occhiata indagatrice al Capovillaggio, che gli rispose con un occhiolino. Subito dopo il vecchio allargò il braccio e fece cenno di seguirlo. Scortò i quattro giovani fino all’uscita del villaggio. Là vi era una piccola Forgia. Si trattava più di una bancarella che di un negozio. Davanti a una larghissima incudine era seduto un vecchio, che avrà avuto cent’anni, basso, quasi un nanetto, ma ancora in grado di sollevare un martello grande quasi quanto sé stesso. Vicino c’era la bancarella di Sheyla, la venditrice d’armi. Si trattava di una giovane donna, dalla testa tra le nubi. Aveva capelli biondi di media lunghezza, raccolti in un’infantile coda di cavallo laterale. Vestiva quasi , sempre con una camicetta bianca e minigonna aderente bianca, come quella delle segretarie. Anche lei era in piedi dietro una bancarella.
-E poi con un grande fendente la testa al Gran Jiaggi mozzò che rotolò per terra con tre giri. Il corpo esangue cadde a terra e gli posò sopra un piede, come un conquistatore con la sua….. AH! Siete per qui per le armi? Nuovi cacciatori?- chiese ai ragazzi Sheyla. Ella aveva l’abitudine di inventarsi storie in cui cacciava le bestie feroci e narrarle da sola a voce alta. I ragazzi la guardarono straniti, per poi essere rassicurati dal Capovillaggio.
-Salve Sheyla, sì sono nuovi cacciatori! Mi chiedevo se potevi far loro un piccolo sconto. Sai vengono dalla capitale e sono gli unici superstiti.- chiese il vecchio con molta gentilezza.
-Certamente! Solitamente il più delle armi costano più di duemila Zeny, ma vi farò un prezzo speciale. Ve ne offro tre al prezzo di favore di quattromila Zeny. Ecco qui le armi! Ce ne sono fondamentalmente di tre tipi: a distanza, da taglio e da impatto. Le armi a distanza sono Arco, e le due balestre, Pesante e Leggera. Le armi da taglio sono Spada e Scudo, Doppie Lame, Katana, Spadone, Lancia e Ascia Cangiante. Le armi da impatto sono Martello, Corno da Caccia e Lancia Fucile. A voi la scelta, se volete anche provare a maneggiarle potete.- disse sorridendo Sheyla. Era stata molto furba, perché i ragazzi non ci pensarono per la felicità, ma essi erano in quattro e non in tre! I cacciatori novelli iniziarono a guardare arma per arma. Il primo che decise fu Ale e ne fu convintissimo. Prese in mano un arco sottile, ricurvo e molto lungo. In dotazione all’arco c’erano già anche delle frecce e una boccetta vuota. Essa veniva riempita con qualsiasi tipo di fluido che dava un particolare effetto alle frecce. Ale ne fu contentissimo. La seconda a scegliere fu Emma.
-Voglio questa qua!- disse compiaciuta indicando lo spadone di metallo. Era grande il doppio di lei, molto spesso e altrettanto pesante. Era di ferro grigio e aveva un foro circolare vicino alla fine. Lo spadone non era a doppio taglio, in quanto il lato dritto non tagliava.
-Ma se non lo riesci neanche a sollevare!- disse Eli ridendo.
-Sì che riesco, devo solo volerlo!- disse arrabbiata Emma.
-Ne sei sicura, Emma? Non dovrai avere ripensamenti!- disse Ale.
-Certo! So che abbiamo solo cinquemila Zeny e non possiamo sprecarli!.- disse lei e subito dopo concluse l’acquisto. A quelle parole, a Tode si aprirono gli occhi. Capì dell’inganno di Sheyla, ma ormai era troppo tardi. Elisa aveva già fatto la sua scelta. Doppie lame. Due gladi leggermente ricurvi e affilati come rasoi. Tode si infuriò ma sapeva che non poteva fare altro che arrendersi all’offerta della bottegaia. Ormai avevano già pagato e rimanevano solo mille Zeny. Quando gli altri tre se ne accorsero, il loro volto si tinse di scuro. Stavano per restituire le armi, quando Teo esclamò.
-Voglio questo!- indicando un coltello d’osso poco lavorato, di basso costo e quindi anche di rendimento, chiamato Kriss. Era come una lama di Eli, solo molto meno affilata e lavorata. Teo si sforzò di sorridere e cercò di non far trasparire dai suoi occhi la delusione. Aveva gli occhi gonfi, stava per piangere.
-Ne sei sicuro? Solo questa spada? Guarda che se vuoi c’è anche lo scudo!- disse Sheyla trattenendo una risata.
-Ne sono sicuro! Non mi serve uno scudo! Così sarei solo rallentato!- disse fingendo, occultando la sua disperazione con un talento da attore. Sentiva che doveva concludere l’affare velocemente e andarsene prima di scoppiare in un pianto. Pagò velocemente i mille Zeny di costo e si voltò. Ale gli posò una mano sulla spalla. Teo lo guardò e non seppe più frenare quella sua delusione. Pianse amaramente e gli altri gli si strinsero in un grande abbraccio. All’oscuro dagli occhi dei quattro novelli, il Capovillaggio lanciò un’occhiataccia minacciosa a Sheyla e nel voltarsi le lasciò un bigliettino. Tode si asciugò in fretta le lacrime e fece un sorriso. Falso. Glielo si poteva leggere in faccia.
-Cacciatori, seguitemi! Ora vi accompagnerò al vostro primo terreno di caccia!- disse solennemente il Capovillaggio.
-E dove ci porti?- chiese Elisa curiosa.
-Ai boschi di Moga: non sono territori pericolosissimi e poi voglio farvi conoscere una persona!
-Ma sono lontani questi bochi?- chiese Emma quasi come un lamento.
-No, non eccessivamente. Basta uscire da questo cancello e proseguire per una dolce altura. In dieci minuti saremo là. Andiamo?- annunciò mentre si voltò rabbiosamente dando le spalle ai ragazzi. Si misero tutti in marcia, ma la felicità di prima era ormai sparita per fare spazio all’amarezza. I ragazzi non videro il volto del vecchio, ma erano più che certi che era contorto in un’espressione furente, a dir poco.

Quando cacciatori e Capovillaggio si furono allontanati, Sheyla finalmente lesse il messaggio:


“Non avresti dovuto, arpia! Non azzardarti mai più a truffare i miei cacciatori. Io e te faremo i conti più tardi



_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________


Buonasera a tutti!
Eccomi tornato con un nuovo capitolo!
Sì, lo so che vi aspettavate l'azione, solo che avevo paura che il capitolo risultasse eccessivamente lungo e pesante.
Anche perchè bisogna descrivere il paesaggio, un aspetto stupefacente di MH.
Nel prossimo capitolo entrerà in gioco un nuovo personaggio. Chi sarà mai costei? Che arma brandirà? Che legami avrà con Moga?
Ma soprattuto, che intenzioni avrà??

PS: Mi piacciono troppo queste domande che creano suspance!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3215222