God Fury: Swanhild Chronicles

di TBI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio alla grande battaglia ***
Capitolo 2: *** Discriminazioni e pregiudizi ***
Capitolo 3: *** La danza della luna ***



Capitolo 1
*** Preludio alla grande battaglia ***


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TBI presenta

GOD FURY: SWANHILD CHRONICLES

 

 

 

 

 

 

 

 

::::CAPITOLO 1 – PRELUDIO ALLA GRANDE BATTAGLIA::::

 

 

Valkirye Realm.

La città dei castelli.

La Mecca dei guerrieri.

La capitale delle War of Emperium.

Ogni volta che la cometa Exoddus imperversava per i cieli, la città si animava di centinaia di persone, di ogni regione, età, gilda, classe…

Insomma, durante le WoE, la tensione si tagliava con il coltello.

Ma mai come nella parte Est della città. Mai come ora, nel castello di Swanhild, si respirava un’aria tanto densa di elettricità e agitazione.

Da una parte, i Dungeoneers.

Tsubo, il veloce e misterioso assassin, avvolto nel silenzio più totale, mentre studiava il letale filo della lama del suo katar destro. Il sakkat che gli celava gli occhi gli conferiva un aspetto più minaccioso.

Zeo, l’hunter dall’arco nero, rivolto verso gli avversari, serbava per loro un sorriso sicuro di sé, troneggiando dall’alto della sua imponente statura. Le dita fremevano sulla corda della sua arma.

Patri, avvolto nel suo mantello ed incappucciato sinistramente, fissava i due crusader avversari con aria di scherno. Era seriamente intenzionato a dimostrare la superiorità dei knight.

Urden, l’hunter magico, colui che deteneva la magia nelle frecce incantate. L’arco intagliato era segno di grande esperienza, la luce negli occhi segno di grande volontà d’animo.

Lothar, l’enorme crusader. Non era molto rassicurante per gli avversari il fatto che stesse scrocchiando rumorosamente le nocche. E la spada riposta nel fodero sembrava impaziente.

Marine, la priest capo dei Dungeoneers, dal mistero della sua maschera, squadrava per intero la gilda rivale, quasi pregustando il sapore della battaglia. Non avrebbe ceduto il passo. Mai.

Dall’altra parte, i God Fury.

Sob, l’impavido crusader dalla capigliatura sgargiante. Stringeva l’elsa della sua spada con eccitazione crescente. Il ghigno di sfida e lo sguardo fermo facevano capire che non si sarebbe fatto sottomettere.

Aco, il priest del gruppo. La lunga tunica rossa e nera mascherava un carattere ardente, pronto alla battaglia ed entusiasta di aiutare i suoi amici. Il suo volto, una maschera di concentrazione.

Dinze, la coraggiosa hunter, lisciava con cura il suo fedelissimo arco. Non temeva affatto i suoi nemici, e se prima, nell’ala del castello, aveva avuto paura, ora avrebbe rimediato di certo.

Max, lo spavaldo assassino dai capelli bianco lucenti. Le dita scorrevano zelanti sui pugnali riposti lungo le cosce. I katar ricurvi scintillavano alla luce delle torce della sala. Era visibilmente divertito.

Sharingan, il giovane wizard. La sua bacchetta magica fremeva, le Gemstone in essa incastonate risplendevano. I suoi avversari erano potenti, ma lui non avrebbe mai deluso i suoi compagni.

Galaad, il crusader d’argento. La sua gilda era giunta fin lì. Aveva sopportato addestramenti, viaggi, lotte e anche umilianti sconfitte. Ma quello era il passato. Non era il momento di perdere, quello. Avrebbero vinto. Con la forza di tutti.

 

 

“Allora…” disse piano Marine “Cominciamo?”

Galaad mosse un passo in avanti “Dove combattiamo?”

“Qui no di certo, siamo troppo al chiuso per sei combattimenti in contemporanea… Andiamo nel Dungeon…”

Il Dungeon in questione altro non era che una stanza di perimetro eptagonale. Una via d’entrata per sei portali dimensionali. La destinazione di questi era a scelta del primo guerriero che li attraversava.

“Allora…” fece Galaad, voltato verso Lothar “Dove andiamo?”

Lothar sorrise ed imboccò il primo portale. Gal lo seguì a ruota, dopo aver ricevuto un “torna vincitore” da parte dei suoi ragazzi.

“Tocca a noi, eh?”

Max corse dentro il secondo portale, mentre Tsubo lo seguiva, in silenzio.

“Forza, fratellone!” esclamò entusiasta Dinze

Zeo catturò la sua attenzione.

“Ehi, signorina… Guida tu…”

Lei gli rimandò un sorriso provocatorio e scomparve nel Warp numero 3.

Sob fissò Patri con gli occhi lampeggianti. Il knight si avvicinò lentamente al quarto portale e vi si immerse.

“Gliela faccio passare io la voglia di fare lo sbruffone…” e si tuffò anche lui.

Sharingan incontrò lo sguardo di Urden. Lui sorrise e disse: “Scegli tu il posto…”

Il wizard si girò verso Aco, gli sorrise dicendogli: “Usala nel modo giusto…”, e si smaterializzò nel penultimo portale.

Aco rimase con lo sguardo fisso sull’amico mentre veniva seguito da Urden. Sapeva come usare la Gemstone, certo… I ragazzi si fidavano di lui, nonostante non avesse mai preso attivamente parte a uno scontro, nonostante il suo avversario fosse uno dei priest più temibili… Non doveva deluderli.

“Prego, prima le signore…” fece lui sorridendo

“Mpf…” disse Marine “Non ti conviene lasciarmi il vantaggio del campo…”

“Come vuoi…” e si lanciò dentro l’ultimo portale.

Marine sorrise, scomparendo anch’essa nella luce…

“Sarà un bello scontro…”

 

 

-Fine Capitolo 1-

 

 

 

 

 

 

 

God Fury: Swanhild Chronicles è salpato, signori! Il primo chap è un pò statico e corto, ma i prossimi saranno tutto pepe! Non vi anticipo niente… Eheheh… Comunque è meglio che abbiate letto prima la prima parte di God Fury, altrimenti la storia sarà di difficile comprensione.

Alla prossima, amigos!

 

L’autore (triste perché il Messina ha persoT_T )

TBI

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Capitolo 2
*** Discriminazioni e pregiudizi ***


TBI presenta

TBI presenta

GOD FURY: SWANHILD CHRONICLES

 

 

 

 

 

 

 

 

::::CAPITOLO 2 – DISCRIMINAZIONI E PREGIUDIZI::::

 

 

Un leggero venticello spirava tra le fronde verdeggianti degli alberi. Il sole illuminava qua e là porzioni silenziose di bosco. Qualche sporadico aggregato nuvoloso copriva la luce e creava suggestivi coni d’ombra.

In un altro frangente, Dinze avrebbe apprezzato notevolmente questo scenario. Andava matta per quegli scorci immacolati di luce pallida come quello… Ma decise che non era affatto il caso di rimanere lì imbambolata. Eh già… Perché in fondo non era un paesaggio tranquillo, quello. Il Warp li aveva condotti nel primo posto uscito dalla mente di Dinze. Un florido boschetto appena fuori da Payon.

Si stupì mentalmente di non avere tremore alle gambe. Meno male… Non era il momento di avere paura. Aveva un compito importante da portare a termine, e, il cielo le era testimone, lo avrebbe fatto.

Una figura scura comparve davanti a lei. La ragazza lo squadrò dal basso all’alto. Al diavolo… Quello Zeo sembrava non avere punti deboli… Ma avrà dovuto pur averne uno, no? Rimase per un attimo incantata da quel magnifico arco nero che contrastava con il biondo aureo dei suoi capelli. Gli intagli conferivano sia all’arma che al suo padrone un aspetto minaccioso.

“Allora, che si fa?”

La sua voce calma lasciò perfettamente sottintendere la vera natura di quelle parole. Il corpo aggraziato di Dinze venne violentemente scosso da un’ondata di rabbia… La stava sottovalutando?

Faceva male…

Dinze ripose con tranquillità l’arco posizionandolo sulla schiena, suscitando un’espressione soddisfatta sul volto del suo avversario.

“Meglio così… Non mi va di combattere contro una ragazz…”

Ma la frase fu bruscamente interrotta dallo slancio di Dinze in avanti. Stava correndo a tutta velocità verso di lui e brandiva un coltello in mano. L’effetto sorpresa stava facendo il suo dovere.

Mancavano due o tre metri all’obbiettivo. Con la coda dell’occhio riuscì a vedere lo sguardo attonito di Zeo…

Il pugnale si conficcò in religioso silenzio nello stomaco dell’Hunter. Dinze sorrise soddisfatta nel vedere gocce di sangue cadere a terra, ma rimase stupita nello scoprire che il sangue in questione proveniva dalla mano e non dallo stomaco, come pensava.

“Non male, davvero…” commentò sarcastico Zeo, mentre con la mano sanguinante disarmava Dinze

Come ci era riuscito? D’accordo che lo standard dei riflessi di un hunter era mediamente elevato, ma l’attacco sferrato da Dinze era veramente veloce… E non si era limitato a schivarlo, aveva persino bloccato la lama e rubato il coltello.

“Non credevo riuscissi a bloccarlo…” ammise Dinze

E io non credevo tu fossi capace di tanta violenza… Avanti, cominciamo sul serio…”

“Ok...” riprese in mano l’arco, mentre Zeo faceva altrettanto.

La ragazza fu un fulmine. Prese un paio di frecce dalla faretra alla sua destra e le scoccò con rapidità incredibile. Zeo le evitò entrambe con un poderoso salto.

Atterrò proprio alle spalle della Hunter, facendola sussultare, e le immobilizzò con la mano un’estremità dell’arco.

“Guarda…” le disse Zeo “Che nessuno ti obbliga a combattere… E’ meglio che la finiamo qui…”

“NO!” gridò Dinze, che si girò su se stessa e tirò un pugno nel punto in cui Zeo si trovava fino ad un attimo prima.

L’Hunter in questione era comparso su un ramo di un albero.

“Davvero vuoi continuare a combattere, signorina? Le vesti della guerriera indomita non ti si addicono affatto…”

“Cosa?” sbraitò lei, incapace di credere alle sue orecchie

“Tu che ne sai di me?”

Zeo scese dall’albero con un salto. Prese una freccia in mano, la incoccò… E senza che lei se ne rendesse conto, la freccia si conficcò nella sua spalla sinistra.

“Aaah!” Dinze si portò la mano destra sulla spalla, guidata dall’istinto.

Ma quell’azione, quasi casuale, faceva parte del piano di Zeo. Nell’esatto istante in cui Dinze compì quel leggero giro per toccarsi la ferita, Zeo partì all’attacco per colpire la ragazza con un potente pugno all’altezza dello stomaco.

L’esile figura si accasciò al suolo senza fiato.

“Devo dire che attaccare una donna mi disgusta, va contro la mia etica… Ma devo farlo, se vogliamo vincere…”

“Urgh…”

Zeo alzò la mano ed indicò un punto alle sue spalle.

“Da quella parte c’è il warp di uscita. Lascia il castello, non voglio farti del male…”

Ma perché… Perché lo fai?”

Zeo sorrise leggermente. I loro sguardi si incrociarono.

“Tu sei una donna… E le donne non sono fatte per combattere…”

Le ultime parole furono tremendamente incisive per Dinze.  Nella sua mente ricomparvero memorie sopite da tantissimo tempo…

 

“Mi chiamo Dinze, e voglio diventare un’Archer!”

Le parole uscirono dalla bocca di una Dinze che avrà avuto dieci-undici anni.

All’Archer Field, il luogo dove nascevano i migliori Archer della storia, il maestro si avvicinò a lei…

“Bambina…” disse l’uomo con voce melliflua “Perché non torni a casa?”

“No! Voglio diventare anche io un’Archer!”

“Ascolta, sei una femmina… E l’Archer è una classe per soli uomini… Perciò tornatene a casa, mocciosa!”

“Diventerò un’Archer! Costi quel che costi!!!

 

“Secondo te, una donna…” ansimò Dinze, mentre si estraeva la freccia dalla spalla “Non può combattere?”

Zeo rimase fermo nelle sue convinzioni: “Esattamente!”

Dinze prese una delle sue frecce e tese l’arco.

“Io… Non mi arrenderò… Mai!”

Le dita scivolarono dalla corda con grazia infinita. La freccia partì all’assalto…

“Ti ho già detto di ritirarti!” esclamò Zeo evitando la freccia allo stesso modo della precedente.

Ma una punta di metallo si conficcò nel coprispalla di pelle, dilaniando la carne.

“Argh!!! Ma cos’è stato?” Ha lanciato due frecce?!?

“Double Strafe…” sibilò Dinze “E’ la tecnica che ho imparato durante l’addestramento…”

“E’ pazzesco…” si trovò a pensare Zeo “Ha finto di lanciare una freccia, per lanciarne un’altra in una frazione di secondo… Ho fatto male a sottovalutarla…”

Zeo estrasse la freccia e la spezzò bruscamente.

“Molto bene… Allora vediamo che ne dici…”

Solo allora Dinze notò che Zeo teneva un bastone appeso alla schiena. Un bastone nero, abbastanza lungo, poteva avere un diametro di circa quindici centimetri. E rimase sorpresa quando lo posizionò sull’arco.

“Ora proverai…” sorrise Zeo “Il terrore dell’Arrow Storm…”

“Arrow Storm?” “Non mi spaventi! Avanti!”

Zeo lanciò il bastone verso l’avversaria.

“Se lo colpisco e gli faccio deviare traiettoria, lo attaccherò con un Double Strafe alla massima potenza…” considerò Dinze a bassa voce, mentre la distanza tra lei e il bastone si accorciava sempre più.

“DOUBLE STRAFE!!!

Le due frecce saettarono verso l’obbiettivo, ma al primo contatto il bastone esplose          rivelando al suo interno centinaia di frecce volare verso di lei.

 

 

“Allora?” chiese ironicamente Zeo

Dinze era appoggiata al tronco di un albero. Il suo corpo era costellato qua e là da numerose ferite che sanguinavano copiosamente. Sulle gambe e sulle braccia erano rimaste conficcate alcune frecce della Arrow Storm.

“Te lo ripeto, Dinze… Vattene… Non voglio battermi con una donna…”

Gli occhi verdi della ragazza si riaprirono. La vista si stava annebbiando. Le molteplici ferite sembravano esplodere dal bruciore.

“Ancora…” balbettò Dinze a fatica “Ancora con questa storia? Io continuerò… Continuerò a combattere…”

Zeo mosse un passo verso di lei.

Ma chi te lo fa fare? Non ti obbliga nessuno a batterti fino alla morte… Cosa ti spinge ad andare avanti sino allo stremo?”

“Cosa mi spinge?” rispose lei, ansando “Non so dirti… So solo che non cederò il passo a nessuno… Tantomeno a uno come te…”

Perché stava piangendo? Le lacrime stavano uscendo senza alcuna resistenza. Zeo la fissava in silenzio.

“Quando ho detto che sarei entrata nella gilda… Mio fratello mi ha riso in faccia… Mia madre e mio padre si infuriarono… Galaad ha cercato in mille modi di farmi cambiare idea… Sob…” le sue labbra si curvarono in un flebile sorriso “Sob voleva addirittura mandarmi via… Diceva di non volere un peso inutile con sé… Me lo ricordo come fosse ora…”

Dinze strinse l’arco a sé.

Ma con il passare del tempo…” riprese “Sono cambiate tante cose… I ragazzi hanno cambiato opinione… Mi hanno fatta sentire una di loro… E questo… E’ stato il periodo migliore della mia vita… Però… Per continuare a viverlo… Devo vincere, qui, adesso… Devo dimostrare loro che posso cavarmela da sola… Mi hanno lasciato qui, contro un avversario forte come te, perché loro credono in me… Io so che vinceremo, perché ho fiducia in loro… Così come loro hanno fiducia in me… Perché… Perché io…”

Alzò la testa, guardando finalmente in faccia Zeo attraverso gli occhi verdi lacrimanti.

“…Perché io sono la Hunter dei God Fury!!!”

Zeo saltò all’indietro, prendendo le misure...

“Molto bene, Dinze…”

La mano uscì dalla faretra con una freccia nera in mano. La forma era molto curiosa. La punta era intagliata, a croce, mentre il gambo era lavorato a spirale.

“Questa non è una freccia normale, come avrai capito…” disse, montandola sull’arco “Una freccia di ossidiana donatami dal mio maestro… Devi esserne onorata…”

Puntò l’arco verso la ragazza immobile.

“Il tuo discorso mi ha colpito molto… Sappi che, di solito, io uso questa freccia per gli avversari più validi… La struttura aerodinamica consente alla freccia di ottenere un’aumento di velocità e di penetrazione esponenziali… E’ stata una bella battaglia, certo… Ma alla fine, la vittoria è l’unica cosa che conta… E HO VINTO IO!!!”

La freccia partì dalla corda dell’arco. L’aria fu squarciata dal suo passaggio.

E questa…” rise Zeo, mentre la freccia stava per colpire “E’ la prima vittoria dei Dungeoneers…”

Ma Dinze non si era ancora arresa…

“DOUBLE STRAFE!!!

La prima freccia volò verso di lui, ma venne evitata con un leggero movimento della testa.

“Rassegnati alla morte, Dinz…”

*ZACK*

La seconda freccia lo aveva trapassato in pieno petto. Un rivolo di sangue uscì da un lato della bocca.

Ma che…”

Con le ultime energie, Zeo guardò Dinze, l’arco ancora teso verso di lui. Non riportava danni gravi.

Lo sguardo cadde sulla freccia che lo stava uccidendo: la stessa che qualche secondo prima aveva lanciato lui stesso contro la ragazza. E chissà perché gli tornò alla mente l’immagine di lui che le sottraeva il coltello.

Ma… Cough… E’ la mia… La mia fre…”

Cadde a terra esangue, lo sguardo fisso al cielo.

Dinze gli fu accanto, trascinandosi con l’ultimo barlume di energia.

“Non sei l’unico…” sorrise Dinze, chinandosi su di lui “Che può rubare le armi all’ultimo secondo…”

Zeo ricambiò il sorriso.

“Non morirai, Zeo…”

“Lo so…” rispose lui “Mi sveglierò fuori da Swanhild… Non succederà niente… Però fa un male bestia…”

Il suo corpo ebbe un sussulto.

“D…Dinze, ascolta… Ho fatto male a sottovalutarti… E avevi… Avevi ragione… Non so come finirà questa WoE… Ma… Vorrei che tu… Mi concedessi… Una rivincita…”

Dinze gli prese la mano con la sua sinistra.

Ma certo…”

Il corpo di Zeo scomparve nel nulla, lasciando la freccia nera in una pozza di sangue. Dinze si tolse da addosso tutte le frecce rimaste e si diresse verso il Warp.

“Ce… Ce l’ho fatta… Max, Shari, Sob, Aco… Galaad… Avete visto? Faccio parte anche io della gilda…”

Introdusse la mano destra squarciata all’interno del Warp. La mano che aveva dovuto sacrificare per parare la freccia di Zeo e rispedirla al mittente.

C’era riuscita. Aveva battuto un avversario temibile. Aveva dimostrato a tutti che anche una donna può combattere. Ma, ancora più importante… Aveva dimostrato a sé stessa… Che al di là di tutte le discriminazioni e dei pregiudizi che aveva sempre dovuto sopportare… Lei era, è e per sempre sarà… La Hunter della gilda God Fury…

Una volta tornata nel Dungeon di Swanhild, si lasciò cadere al suolo svenuta per le troppe ferite e la perdita eccessiva di sangue. Ma il sorriso sulle labbra era una testimonianza più che eloquente della prima vittoria dei God Fury…

 

 

-Fine Capitolo 2-

 

 

 

 

 

Mh… Non è che mi convinca poi tanto, come scontro… Ma alla fine Dinze ci è riuscita… APPLAUSI!!!!!

Nel prossimo capitolo, “La danza della Luna”, vedremo uno scontro all’ultimo sangue tra le sabbie di Morroc…

Because… Finally, TBI has come back to EFP!!!

 

L’autore (incombente più di una cartella delle tasse)

TBI

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Capitolo 3
*** La danza della luna ***


TBI presenta

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GOD FURY: SWANHILD CHRONICLES

 

 

 

 

 

 

 

 

::::CAPITOLO 3 – LA DANZA DELLA LUNA::::

 

 

Il Sakkat produceva al passare implacabile del vento un suono ripetitivo e quasi spettrale. Nessuno dei due contendenti osava proferir parola. Si fissavano negli occhi. La brezza sollevava qua e là qualche granello di sabbia, ma il duo sembrava non farci caso.

Max strinse il katar nella mano destra. Era da quando aveva incontrato per la prima volta il suo avversario, che non vedeva l’ora di potercisi confrontare. Tsubo…

Tsubo, dal canto suo, posizionò le braccia a croce. Il mantello svolazzava armonicamente, disinteressato dall’atmosfera tesa.

Scattarono contemporaneamente nel turbinio del vento. I katar stridettero nello scontro. Non era poi così prevedibile, uno scontro tra due assassin esperti. Rimaneva indefinito fino all’ultimo. Fino a che il katar di uno non si infrangeva contro il cuore dell’altro.

Mestiere gramo, l’assassin. Addestrato per uccidere, abituato a mirare subito al cuore dei nemici. Sentire l’aspro sapore di sangue schizzare sulla pelle… Sapere che o uccidevi o venivi ucciso. Senza una via di mezzo tra le due. Scoprire che, alla fine, era più auspicabile la prima ipotesi. Non era come i wizard. Alcuni di loro congelavano i nemici, perché comunque non c’era bisogno di porre fine alla loro vita. Ma gli assassin no. Alla maggior parte di loro non importava. Lo si leggeva dagli occhi.

Ma Max era diverso. Lui uccideva solo se era strettamente necessario. Nelle WoE… Beh, lì nessuno moriva per davvero. Comunque lui non aveva mai lottato per uccidere, ma solo per vincere. Solo una volta aveva lottato con l’intenzione di uccidere… Ma questa era un’altra storia… Un’altra triste storia…

Entrambi spingevano nella direzione dell’avversario con grande forza. Non cedevano il passo nemmeno di un millimetro. Gli sguardi si incrociarono. Max vide la freddezza assoluta negli occhi di Tsubo. Occhi che avevano visto troppe morti. Qualcuna anche per mano sua, chissà…

Simultaneamente, un salto all’indietro li distanziò di nuovo. Tsubo abbozzò un sorriso, compiaciuto di aver trovato un valido avversario.

Perché sorridi?”

Ovviamente non ci fu risposta. Tsubo saltò all’improvviso lanciando in sua direzione una decina di pugnali. Max dovette ricorrere ad un’estrema concentrazione per respingerli tutti con i katar. E Tsubo? Dove era finito?

Max percepì una fredda lama avvicinarsi alla sua gola. Fortunatamente riuscì ad abbassarsi e a stendere l’avversario con uno sgambetto… Poco leale, certo, ma molto efficace. Subito gli fu addosso (benedetti riflessi da assassin…) e gli puntò un katar alla gola. Enorme fu la sua sorpresa nel sentire il katar di Tsubo sulla sua giugulare.

“Un’illusione?” chiese Max, sconcertato

“Piuttosto sveglio, ragazzo…” disse piano Tsubo. L’immagine sotto di Max era sparita.

“Beh…” sorrise Max “Non mi aspettavo di dover affrontare un avversario così preparato… Illusioni… Roba da matti…”

“Non ti conviene meravigliarti per così poco, moccioso… Ho ancora molte frecce al mio arco…”

“Ma piantala… Che mi sembri mia sorella!” Max scomparve per riapparire in aria sopra Tsubo.

Il quale, però, sembrò non curarsene più di tanto. Fu un mistero per il sin (-abbreviazione di assassin… NdA-) della God Fury il suo movimento così rapido, così preciso, senza un gesto avventato ed inutile, calibrato per evitare il colpo con il minor dispendio di energia possibile.

“Ho scoperto il tuo punto debole, ragazzo…” disse impassibile Tsubo “Il tuo battito non mente…”

Cosa?” chiese Max disorientato

“Vedrai…” Tsubo si sfilò i katar e li lasciò a terra.

Max non capiva il motivo di quel comportamento. Per un sin, abbandonare i suoi katar vuol dire gettarsi nel fuoco senza difese. I katar erano la principale arma offensiva e difensiva dei sin.

Ma che fai?”

“CLOAKING!”

Tsubo scomparve in un lieve turbinio di sabbia. Max acuì i sensi per percepirlo. Non lo sentiva, non lo vedeva… Dove diavolo si era cacciato?

Di colpo, Max spalancò gli occhi, terrorizzato. Aveva sentito un leggerissimo sibilo alle sue spalle. E se non faceva qualcosa, in meno di un decimo di secondo sarebbe stato sconfitto… Perché un sin senza katar è pur sempre un sin… Ed è meglio non sottovalutarli.

“Preso…” Tsubo uscì dal Cloaking e tese indice e medio destri.

Max si girò con la velocità sua caratteristica nel tentativo di contrattaccare. Le lame dei katar andarono a vuoto, mentre Tsubo si girò con grazia su se stesso, colpendo il costato di Max con le dita.

“AAAARGH!!!!!”

Inspiegabilmente, Max cadde all’indietro. Fece un volo di diversi metri, ed atterrò distante, dando così il tempo a Tsubo di recuperare le sue armi.

“No… Quel bastardo non può… Aver scoperto così facilmente il mio punto debole…”

“Come prima hai giustamente notato, io non sono certo un sin comune…” disse Tsubo, rimettendosi con cura i katar ai polsi “Durante il mio campo di addestramento, sono stato seguito da mio fratello… Lui è un Priest molto in gamba… Mi ha insegnato molte cose utili, sai?”

Intanto, Max faticava seriamente a rimettersi in piedi, dopo il colpo al torace. Il respiro affannoso ed il battito sempre più accelerato stavano costituendo un nemico assai più arduo.

E tra queste… Ho appreso l’arte di ascoltare i battiti del cuore umano. Da questi posso discernere non solo la tua posizione, ma anche le tue energie residue, la tua resistenza, il tuo stato d’animo… E, perché no, anche le anomalie interne…”

“Eh?”

“I miei sensi non possono essere ingannati, ragazzo… Ho percepito chiaramente una anomalia nel tuo battito cardiaco… Non a causa di malfunzionamento delle vie respiratorie… Tutt’altro…”

Il viso di Max si stava facendo pallido. Stava decisamente cogliendo nel segno.

“Un modificatore esterno… Qualcosa come una spina, o un oggetto metallico… Dico bene?”

Max cadde in ginocchio… “Come hai fatto?”

“Eh… Te l’ho detto, no? L’ho percepito. So perfettamente che una spina vicina al cuore, se stimolato il punto d’entrata, si avvicina mortalmente all’obbiettivo… Non è stato affatto difficile individuare quel punto, e tantomeno sollecitarlo… Ora sei come un cucciolo indifeso… Un cucciolo con metà cuore… Uh uh uh… So distinguere una piccola interferenza all’interno del battito cardiaco… Una punta in una posizione così delicata può rivelarsi dannatamente letale…”

Ecco perché, capì Max, Tsubo aveva colpito proprio quel punto…

 

 

Anni prima, durante il periodo di formazione per diventare Sin, Max (allora semplice Thief) venne inviato nella misteriosa piramide di Morroc. La sua missione era… Recuperare un fungo! Assurdo,no? Un futuro Sin che va per funghi…

“Tsk…” bofonchiò Max, tirando un calcio ad un sasso “Guarda te che razza di incarico… Sarà anche il fungo più costoso di tutta Rune-Midgard, però un fungo resta…”

Alzò lo sguardo e vide un piccolo funghetto dorato. Rimase per un momento incantato dallo scintillare del minuscolo vegetale.

“Eccolo, il microbo…” si avvicinò a passi cauti verso il suo obiettivo, senza curarsi di eventuali contromisure difensive…

Grosso errore.

Con un fruscio sommesso, una decina di Soldier Skeleton saltò fuori da cunicoli nascosti, botole e porte segrete… La piramide di Morroc ne era famosa.

Non erano molto minacciosi, ma l’eventualità di rinforzi in arrivo consigliò a Max di darsi una mossa.

Tirò fuori il suo fedele pugnale da rissa (non aveva ancora i katar come dotazione) e cominciò a distruggere e frantumare le ossa dei poveracci.

“Fin troppo facile…” mormorò Max, tendendo le orecchie in cerca di nuovi avversari. L’udito non percepiva nulla, meglio così… Max colse il fungo senza troppa grazia e voltò le spalle ad una colonna per andarsene. Un sibilo lo fece voltare…

*ZACK*

Max cadde a terra senza nemmeno rendersi conto dell’accaduto. Una freccia gli aveva trafitto il ventricolo destro. Perse rapidamente i sensi, e non riuscì a vedere il Grand Cross che spazzò via l’Archer Skeleton che lo aveva appena ucciso…

Quando riaprì gli occhi, la prima persona che vide fu Aco.

“Stai sdraiato, Max…”

“Aco…” Max faceva fatica a parlare “Credevo di essere morto…”

“E’ così…” gli occhi del sin riconobbero la figura di Galaad mentre tirava un calcio al teschio dell’Archer Skeleton “Quella freccia ti ha ucciso, ma per fortuna Aco è intervenuto in tempo con una foglia di Yggdrasil…”

“Y…Yggdrasil? La foglia magica che ridà vita ai morti?”

“Mh…” annuì Aco “Ascolta, Max… Hai adempito alla tua missione, e stai per diventare un Sin… Ma ti avviso… La freccia ha lasciato un frammento vicino al tuo cuore…”

Quanto vicino?”

“Troppo vicino…” continuò il Priest “E’ una cosa seria… Cercare di estrarla sarebbe troppo pericoloso, quindi mi sono limitato a sigillarla lì per tenerla ferma immobile… ma se qualcuno riuscisse a spezzare il sigillo…”

Le parole di Aco erano state fin troppo chiare. Se qualcuno avesse rotto il sigillo, lui sarebbe morto… Per questo Max, una volta diventato Sin, continuò ad allenare specialmente velocità e riflessi, riuscendo sempre a compensare la falla nella difesa con una copertura incredibile. Finora, nessuno era mai riuscito a scoprire il suo segreto, né aveva mai raggiunto il punto di entrata…

Ma adesso…

 

 

“Non era poi un granchè, come sigillo… Se sono bastate due dita per romperlo… No?”

Max si alzò, con un fiotto di sangue che gli sgorgava dalle labbra…

“Non vantartene troppo, Tsubo…” balbettò Max, fingendo falsa sicurezza “Posso batterti lo stesso, ferita o non ferita…”

Ad una velocità a dir poco folle e con uno sforzo disumano, Max riuscì a portarsi dietro Tsubo, senza suscitare in lui nessuna espressione di stupore.

“SONIC BLOW!!!

Il katar saettò verso la zona cardiaca avversaria, ma Tsubo riuscì a scomparire in tempo.

Max crollò a terra tenendosi il petto con la mano.

“Ah ah ah…” lo derise Tsubo “Ragazzo… Non l’hai capito? Più ti muovi, più il frammento si sposterà e ti lacererà sempre più il cuore…”

Le parole erano purtroppo veritiere… Max percepiva distintamente i battiti del suo cuore che rallentavano…

“Ti conviene fermarti, ragazzo… Se muori qui per una causa naturale, morirai sul serio… La magia delle WoE non può niente per le morti naturali…”

Anche questo era vero… Chi veniva ucciso nelle WoE, si ritrovava fuori dal castello… Ma chi moriva per cause naturali… Sarebbe morto davvero… Solo una foglia di Yggdrasil lo avrebbe salvato, ma erano rarissime ed ancor più costose… Ancora di più di quel maledetto fungo per il quale cominciò tutto…

“Non me ne importa niente…” ansimò Max “Ho promesso a Gal che questo castello sarebbe stato nostro… Anche a costo della mia vita… Max il Sin ha una sola parola… SONIC BLOW!!!

E ancora Tsubo evitò l’attacco… E ancora Max si sentì morire…

“Interessante… Combatti fino alla morte con la tua tecnica migliore… Allora ti restituirò il favore… Assaggerai il vero potere del… GRIMOROTH!!!”

Ma…!”

Tsubo era scomparso nel nulla…

La tecnica Hiding permetteva di nascondersi diventando invisibili, ma senza libertà di movimento…

Il Cloaking ne era l’evoluzione. Il Sin in Cloaking poteva muoversi tranquillamente ma al primo contatto con un avversario la tecnica veniva sciolta…

Ma il Grimoroth… Il Grimoroth trasformava il Sin in un’autentica macchina da guerra… Poteva correre, saltare, dilaniare, uccidere… Senza farsi vedere…

Un solco profondo comparve sul fianco di Max, ed altre nuove gocce del suo sangue bagnarono il terreno…

“Urgh… E’ veloce…”

“Guarda bene, Max!” disse Tsubo, mentre i katar laceravano e dilaniavano ancora la sua carne, e la ferita al cuore continuava a fare sempre più male “Questo è il mio ultimo regalo per te!!! Nessuno ha mai visto la mia tecnica finale! Consideralo un onore!!!

Al terzo affondo, Gal sembrò destarsi…

“Ho giurato a Gal… Che non avrei mai ceduto il passo… Se per fermarti dovrò raggiungere la tua velocità, allora lo farò… E se per farlo il mio cuore smetterà di battere… Beh… Allora sarò pronto a morire!!!”

Le sue braccia si incrociarono, i katar splendenti ai raggi del primo quarto di luna. La notta era scesa su Morroc e le stelle illuminavano la feroce battaglia…

“Ora preparati…” sibilò Max in un filo di voce “Alla Danza della Luna…”

Le immagini presero a scorrere veloce davanti agli occhi di Max. E ad un tratto…

“Eccolo!”

Max perse altro sangue dalla bocca, ma scoprì che non gliene importava più di tanto…

E lo vide. Tsubo, anche lui a velocità inaudita, stava sfrecciando verso di lui. Sarebbe stato l’ultimo scontro…

“Muori, Max!!!

“DANZA DELLA LUNA!!!

 

 

Il corpo di Max si trascinò in qualche modo dall’altra parte del Warp. Era riuscito a vincere, ma, nello stesso istante, aveva realizzato che la sua vita era ormai giunta al termine…

Gli occhi cinerei si spalancarono nel vedere Dinze accasciata sul freddo pavimento dello Swanhild Dungeon, piena di sangue e ferite. Con la forza della disperazione raggiunse il corpo e ne tastò il polso. Tirò un profondo sospiro di sollievo nel sentirne il battito e constatare che la sorella era viva. Le immagini di Galaad, Sob, Aco, Shari, Dinze e di tutti i Dungeoneers passarono in rassegna nella sua testa. Si accasciò a terra, senza forze, senza sensi…

E senza vita…

 

 

 

-Fine Capitolo 3-

 

 

 

 

 

 

Uff… Ci ho messo un bel po’, ma un laboratorio pomeridiano di biologia mi ha dato il tempo di buttare giù il chap… Lo scontro tra assassini (ah, il Sin è l’abbreviazione di Assassin) è terminato in una specie di pareggio…

Next chapter “Fantasmi del passato” on the line!

Because… Finally, TBI has come back to EFP!!!

 

L’autore (autore e basta)

TBI

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