Il Maledetto Campo Estivo

di mikyferro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Partenza Per Il Campo ***
Capitolo 2: *** Uno strano rumore ***
Capitolo 3: *** Dove sei Ivan? ***
Capitolo 4: *** La tenebrosa missione di squadriglia ***
Capitolo 5: *** Un passo dalla morte ***
Capitolo 6: *** Il mistero degli uccelli morti ***
Capitolo 7: *** La morte del povero Ivan ***
Capitolo 8: *** Il rapimento di Marco ***
Capitolo 9: *** Uno zio come assassino ***
Capitolo 10: *** Un diario segreto ***
Capitolo 11: *** La veritá e il lieto fine ***



Capitolo 1
*** La Partenza Per Il Campo ***


-Manca solo il panino e un paia di calzini e cosi possiamo chiudere lo zaino- dice la mamma di Marco molto dispiaciuta ma contenta per la partenza del figlio per il suo primo campo estivo scout. Marco è molto contento di questo suo primo campo, un po di paura c'è, ma è passeggero continua Marco in mente. L'ora della partenza è quasi vicina, Marco sistema le sue ultime cose, non vuole farsi mancare niente, vuole essere completo e preparato per questo primo campo estivo. -Marco hai preso il sacco a pelo?- continua a ripetergli la mamma con molta pazienza. Marco le risponde con il dolce "SI"e senza fiatare continua a fare ciò che stava facendo. L'ora era quasi arrivata, Marco chiude lo zaino e saluta sua nonna con un ultimo colpo di telefono. Essi, arrivato al luogo dell'appuntamento, scende dalla macchina carica lo zaino sul pullman saluta i sui capi e i suoi amici. Finalmente è giunto il momento di partire, Marco saluta i suoi genitori e la sua sorellina Lucia e sale sul pullman con il suo migliore amico Ivan. Il pullman parti, Marco salutò per l'ultima volta i suoi genitori attraverso i vetri del pullman e si girò verso il suo amico, Ivan, per parlare di Pokemon o roba del genere. Il pullman inizia ad accendersi e l'autista comincia ad accelerare il pullman e cosi tutti i ragazzi partirono per una lunga avventura e un spaventoso campo. Il pullman arrivò, dopo molte ore di viaggio, al luogo dove si svolgeva il campo scout. Il posto era molto bello, con montagne, colline, fiumi, laghetti e un piccolo castello nelle vicinanze. I ragazzi scesi dal pullman iniziarono ad esplorare il luogo e aiutare i capi ad scaricare il materiale necessario per il campo e dopo aver scaricato il camion iniziarono a fare giochi e canzoni. Il sole scottava molto ed era molto forte che infatti brucio u mucchio di paia nelle vicinanze del campo. Il fuoco iniziò ad espandersi anche nel posto dove dovevano accamparsi i ragazzi ma per fortuna vennero i capi con bacinelle ricche d'acqua per spegnere l'incendio. I ragazzi bevono l'ultimo sorso d'acqua che rimane nelle loro borace pronti per montare tende, angoli per cucina ed esplorare il campo. La sera è alle porte, Marco inizia a prendere la sua torcia e scende giù per festeggiare questa prima sera di campo insieme hai suoi amici, capi e branco. Ormai la notte e alle porte e questa prima sera di campo e quasi finita. Per Marco questa sua partenza è stato un distacco dalle sue attività quotidiane, familiari e dai suoi amici e giochi. I ragazzi mangiano il panino portato da casa. Marco si lamenta del solito panino preparato dalla madre, prosciutto crudo con sottiletta, odiava questo panino per il prosciutto crudo che gli metteva sempre molta sera. Vicino al panino, la mamma, ha messo una bellissima bevanda fresca, Coca cola, per dissetarsi dal prosciutto. Marco pensa ancora a quella maledetta partenza a quell'ultimo sguardo con sua mamma attraverso quei vetri del pullman e al pensiero di rivederla fra dieci giorni gli mette molta angoscia e paura. Lui non voleva partire perché il giorno prima un suo cugino gli ha raccontato una storia di paura sugli scout, ma lui sapeva che erano solo storie per mettergli paura. I capi cantano l'ultima canzone scout e danno la buonanotte hai ragazzi. Loro con molta fretta di andare a dormire corrono nella foresta nera scomparendo nel nulla nelle lontane tende. Il campo è ancora sveglio o per qualcuno che viene con più lentezza o per qualcuno che parla con il vicino della partenza, e mano mano le torce di tutto il campo si spensero e anche i sussurri si spensero. La sveglia suonò e Marco con molta fretta si lava i denti con una tanica si veste si mette il fazzolettone scout, scarpe e calzini e corre, insieme la sua squadriglia, Cobra, nel cerchio per fare ginnastica e colazione. Marco è contento di questo suo primo giorno di campo e la partenza dalla sua città non gli fa né caldo né freddo, è contento di essere con tutti i suoi amici e di essere libero di esplorare la natura, per ora.

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Capitolo 2
*** Uno strano rumore ***


I giorni al campo passarono molto velocemente, tutto era al suo posto, i ragazzi avevano montato cucina, tavolo, tende, bagni e lavandini. Ogni giorno era uguale al giorno precedente. Marco si stava un po annoiando di quella vita, era molto stancante e faticosa, ma per fortuna c'era il suo migliore amico, Ivan, che lo sosteneva. Ivan era un ragazzo molto bello, aveva 15 anni era un po più grande di Marco ma con molti problemi, perché aveva i genitori separati. Un nuovo giorno passò al campo i ragazzi dopo il fuoco accendono le torce, cercano le loro tende, si infilano il pigiama e si intrufolano nel loro sacco a pelo stanchi. Nel cuore della notte, Marco viene svegliato da un'improvviso rumore proveniente dal catino della tenda. Lui si chiede di cosa possa essere ma non si spiega ancora la causa del rumore. Il rumore si continua a ripetere per tutta la notte e mano mano si faceva sempre più forte e vicino. Essi si fece coraggio prese una torcia usci dalla tenda e andò a vedere cosa fosse quel fastidioso rumore. Apri il catino ma all'interno non c'era niente solo gli zaini dei suoi amici di tenda e qualche busta sparsa li dentro ma niente di pauroso o tenebroso. Quindi Marco con molta rabbia rientrò nella tenda e si intrufolò nel suo sacco a pelo. Il mattino seguente Marco si svegliò molto carico, uscì dalla tenda, sbadiglia e corre a prendere i suoi panni per vestirsi ma quando apre il catino vede una cosa che rimane a bocca aperta. Il suo zaino era scomparso, lui pensò che fosse uno scherzo di Ivan o qualche suo compagno di tenda ma loro continuavano a dire che non centravano niente alla scomparsa del suo zaino. Marco era spaventato, andò dai capi a chiedere se avevano il suo zaino ma loro risposero di "NO" e quindi Marco ritornò in tenda. Aveva solo il pigiama da mettersi. La giornata stava per finire è Marco non ha trovato ancora il suo zaino, era come se fosse stato inghiottito dalla terra. Marco disperato ritornò nella sua tenda a piangere per la futura partaccia che avrà dalla mamma, ma lui sosteneva che la causa di questo centrava con lo strano rumore che aveva sentito la sera prima. Né parlò con Ivan ma lui disse- Non devi preoccuparti, Marco, quel rumore sarà stato solo un piccolo lupetto che cercava la sua mamma- ma Marco replicò- No Ivan non credo, non credo che sarebbe stato cosi forte di aprire la serratura del catino e rubare il mio zaino- ma Ivan rispose con molta stanchezza e nello stesso momento mettendosi nel suo sacco a pelo- domani ti aiuterò a trovarlo non temere non avrai nessuna partaccia da tua madre- e con molta cautela chiuse gli occhi e dormì per tutta la notte, cosa diversa di Marco che restò sveglio tutta la sera. La sera passò molto velocemente, Marco e ancora pallido per la sera trascorsa sveglio. Marco ,durante la colazione, ha intenzione di raccontare il rumore che ha sentito il giorno prima ma qualcosa lo blocca e il suo coraggio e il suo scoprire cosa fosse il mistero del rumore e del suo zaino scomparso. Dopo poco tempo, durante il riposo, una ragazza trova uno zaino, era quello di Marco. Era buttato fra dei cespugli vicino al fiume ormai tutto stropicciato e mal ridotto, per fortuna i panni erano salvi ma una cosa non c'era nello zaino, il suo braccialetto rosso regalato da suo nonno paterno prima di morire. Tutto tornò alla normalità, il campo continuò senza incidenti gravi e Marco non sentì nessun rumore. Il sole batteva sulle fresche teste dei giovani scout che passarono con tanta voglia anche il quarto giorno del campo estivo. Arrivo la sera e i ragazzi avevano sempre più l'ansia per la missione di squadriglia. Ivan, un grande inventore di storie horror decise di raggruppare i suoi amici per raccontarne proprio una sulle missioni di squadriglia. Marco fu costretto a sentirla per non farsi passare per un fifone. -In un piccolo bosco della Sicilia- iniziò Ivan con una voce tenebrosa- C'era un gruppo scout. Il gruppo scout si divide in coppie (o in piccoli sottogruppi) per una breve uscita nei boschi. Poca acqua e pochissimi viveri, perché il rientro è previsto dopo poche ore. Ma uno dei gruppi si perde, e non ritrova la via per tornare al campo. Arriva la sera, e gli scout dispersi consumano l'insufficiente pasto. Passano la notte, cercando di non perdersi d'animo, ma sono stanchi e affamati. Alle prime luci dell'alba, si rimettono in marcia tentando di orientarsi nel bosco, e dopo molte ore non riescono ancora a ritrovare né il campo né gli altri amici che sicuramente li staranno cercando. Sempre più stremati, continuano a girare tra gli alberi e le piante, fino a che non si imbattono in altri due scout, provenienti da un'altra città. Questi due ragazzi aiutano gli esploratori in difficoltà, dicendo poi di aver visto il resto del loro gruppo che li sta cercando da ore. Indicando loro la via per ritrovare gli amici, i due scout soccorritori si dileguano nel bosco. Il gruppetto di dispersi, poco dopo, raggiunge il resto del reparto, e la brutta avventura finisce così. Anche questa storia finirebbe così, ma c'è un dettaglio: alla ripresa delle attività autunnali, mentre si rimette in ordine la sede, i ragazzi che un paio di mesi prima si persero nei boschi sfogliano un vecchio numero del bollettino scoutistico. Con grande sorpresa scorgono una foto ingiallita che ritrae i due soccorritori. Un brivido corre loro lungo la schiena quando, leggendo l'articolo, scoprono che quei ragazzi sono scomparsi anni prima in quel bosco e mai più ritrovati!- Fini così la storia Ivan soddisfatto e contento di aver fatto spaventare i suoi amici. Marco è molto spaventato di questa storia già sentita più di una volta, ma mentre Ivan gioiva un rumore, proveniente da dietro dei cespugli e alberi, spavento tutti persino Ivan che era il più grande. I ragazzi corsero dai capi con molta paura ma qualcuno manca dal gruppetto. Era proprio Ivan.

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Capitolo 3
*** Dove sei Ivan? ***


Le ricerche presero vita, tutti gli amici di Ivan iniziarono a cercarlo anche nei posti più inaspettati ma di lui neanche l'ombra. I capi iniziarono a preoccuparsi e quindi mandarono i ragazzi a dormire nelle loro tende, e loro iniziarono a cercalo con torce vere e forti. Marco aveva molta paura, vorrebbe andare a cercarlo anche lui per tutta la notte, ma i capi c'è lo impedirono e quindi fu costretto ad andare in tenda e dormire sperando che il giorno dopo ritroverebbe il suo amico vicino a lui. La mattina dopo i capi chiamarono i genitori del ragazzo, Marco non capiva se Ivan è stato trovato oppure di lui neanche un capello. Marco sentì- Ciao signora siamo i capi scout di vostro figlio- disse uno dei capi reparto maschile. continuò- vostro figlio è scomparso però non allarmatevi stanno per arrivare delle guardie ad aiutarci a trovarlo- I genitori di Ivan si sentivano urlare dal telefono dicendo parole offensive contro i capi. Marco ritornò nel suo angolo a pregare che Ivan venisse ritrovato ma qualcuno urlò fortissimo- CAPI!!- Marco si chiese di chi potesse essere e quindi decise di andare a vedere. Ivan fu ritrovato quasi morto dietro ad un albero. I capi chiamarono l'ambulanza e portarono il ragazzo all'ospedale provinciale. Marco per una parte era felice che il suo amico fu ritrovato ma per una parte temeva per la sua morte. La sera era alle porte, faceva molto freddo, Marco apri il catino della tenda apre il suo zaino e prende un giubbotto per riscaldarsi e scese, solo, per andare al fuoco. Mentre scendeva Marco calpesta qualcosa di duro, pensò fosse una pietra, ma da quelle parti non c'erano pietre, allora puntò la luce della torcia all'oggetto duro ed era il suo braccialetto rosso, quello che non trovava più dopo lo smarrimento del suo zaino. Non si spiegava perché stava da quelle parti ma non poteva pensarci doveva correre al fuoco, quindi si infilò il braccialetto al polso e corse al cerchio. I capi non avevano la faccia felice come ogni sera, e con una voce molto preoccupata iniziarono a parlare- Cari ragazzi, vi vogliamo informare che Ivan sta malissimo, e in fin di vita. Presenta degli ematomi in testa molto rischiosi e presenta sei costole rotte. Domani all'alba verrà operato, non vi vorremo raccontare tutto questo ma so che di voi ci possiamo fidare, non vi allarmate che non è detto ancora niente.- finì uno dei capi di Marco. Essi non poteva credere a ciò che stavano dicendo i capi, il suo migliore amico era in fin di vita, non si spiegava ancora cosa fosse successo. Il fuoco durò molto poco, i capi informarono i ragazzi della missione che si teneva il giorno dopo e quindi di iniziare a preparare sacchi a peli e ricambi per due giorni. Marco arrivò alla tenda come se fosse una lumaca, ma si sedette ai piedi di un enorme albero e iniziò a piangere molto. Il giorno dopo Marco si svegliò hai piedi dell'albero in cui aveva pianto molto la sera prima, ritornò nella tenda, dove i suoi compagni di tenda riposavano ancora, iniziò farsi il sacco a pelo, prese uno zainetto e mese il tutto all'interno e porto lo zainetto fuori dalla tenda. Il freddo dell'alba era molto fresco, Marco pensava che in quelle ore il suo migliore amico stava per essere operato, si sedette sul tavolo del suo angolo e pregò finché la sveglia delle sette non suonava. I ragazzi fecero un grande cerchio per la ginnastica, Marco udì una telefonata dal telefono dei uno dei capi che stava facendo ginnastica, quella telefonata gli mise molta paura e ansia. Sussurrò qualcosa nell'orecchio di un'altro capo e con molta fretta ci dissero di vestirsi e rimanere in tenda. Marco si vestì, ma non aveva la pazienza di aspettare che i capi li chiamavano, quindi uscì dalla tenda e corse alla cambusa, ma qualcuno c'è lo impedì, era stato il suo capo squadriglia. Una puzza di bruciato tempestò il campo, qualcosa stava bruciando nelle vicinanze come il primo giorno. Ma questa volta non era la causa il sole, perché il cielo era molto nuvoloso, ma qualcos'altro è stata la causa dell'incendio proveniente da un'altro campo proprio vicino alla tenda dove dormiva Ivan. I capi chiamarono i ragazzi per avvisare della missione e di come stava Ivan. Marco, insieme alla sua squadra, corse verso i capi avevano chiamato, i capi avevano uno sguardo molto preoccupato e tenebroso. Una ragazza chiese di Ivan, ma i capi non risposerò, abbassarono la testa e dissero di portare gli zaini giù al fiume, i ragazzi senza replicare fecero come è stato detto, ma Marco voleva sapere come stava il suo amico, in tutti i costi voleva saperlo. I ragazzi posarono i loro zaini alle sponde del fiume che scorreva molto velocemente, anche Marco portò il suo zaino alle rive del fiume, anche se non voleva partire prese coraggio e continuava a dirsi che Ivan stava bene, ma sapeva che qualcosa era successo al suo amico. Nel fra tempo l'incendio si faceva sempre più grande devastando anche il campo dove alloggiavano i ragazzi per il campo. Era molto grande l'incendio che neanche i grandi secchi che portarono contadini e mercanti della campagna vicino lo spensero. Tentarono con taniche e cisterne ma l'incendio peggiorava ancora di più bruciando la tenda dove dormiva Ivan con la sua squadriglia. Marco voleva in tutti i costi ritornare a casa dalla sua mamma e dalla sua sorellina e quindi strinse forte a se il braccialetto rosso che gli ricordava tutti i suoi momenti più belli insieme alla sua famiglia. Per fortuna si abbatte una pioggia fortissima sull'incendio che sembrava di non spegnersi ansi continuava a devastare tutto il campo dei vicini e quello dei ragazzi. Essi si rifugiarono nella cambusa aspettando che spiovesse per partire per la missione. Durante la pioggia nel campo entrò un'uomo che guardò Marco con uno sguardo molto tenebroso. Il ragazzo si pietrificò da quello sguardo, ma Marco si chiedeva- chi potesse essere quell'uomo e cosa cercasse?

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Capitolo 4
*** La tenebrosa missione di squadriglia ***


Per fortuna la pioggia passò molto velocemente, i ragazzi pascolarono per il campo per recuperare i loro zaini ormai bagnati dalla forte pioggia. Il momento per la missione di squadriglia era quasi vicina, i ragazzi avevano una grande ansia, non solo perché dormivano una notte fuori dal campo, ma anche perché temevano che non trovavano il posto per alloggiare proposto dai capi e quindi passare una notte in cammino. Il sole usci dalle grandi nuvole nere che oscuravano il tempo un minuto prima e cosi la giornata riprese a vivere. Marco era ancora molto spaventato per il suo amico Ivan, i capi ancora non davano nessuna notizia di lui, se era vivo o se era morto. L'ora della partenza era vicina, i capi chiamarono i ragazzi per avvertirli di mettersi l'uniforme scout e di venire a fare il cerchio per dare le lettere ,per il posto che dovevano raggiungere, il cibo, un semplice panino con mortadella, e un semplice telone in cui passare la notte come fosse una tenda (riparo di fortuna). I ragazzi obbedirono ad ogni ordine proposto dai capi e con molta velocità si vestirono, ripresero i loro zainetti, ormai bagnati fracidi, e si misero in cammino verso le montagne dell'orizzonte. Una cosa spaventò i capi, cioè che l'incendio ancora non si era spento. Marco per tutto il tragitto pensò allo sguardo tenebroso di quell'uomo e di chi potesse essere. Ormai era il suo pensiero fisso che occupava la sua mente di domande. La notte si avvicinava, i ragazzi per fortuna trovarono tutti il posto dove alloggiare per tutta la sera, gli amici di Marco accesero un fuoco e vicino montarono il riparo per passarci la notte. Tutto andava per il meglio, Marco si sentiva al sua agio, anche perché si sentiva al protetto con i suoi amici più grandi. Il fuoco ormai si spense e cosi i ragazzi, ormai stanchi per la giornata trascorsa a lavorare e camminare, aprirono i sacchi a peli e li sistemarono. Marco non c'è la fa più, deve correre in bagno, quindi esce dal riparo e va a depositare indietro ad un albero. Finì molto velocemente, ma mentre si alza il pezzo di sotto del pigiama udì un rumore proveniente dalla tenda. Pensava che fossero stati i suoi amici, ma sapeva che era impossibile perché dormivano tutti beatamente. Marco non ha il coraggio di vedere cosa fosse quel rumore. Molto lentamente si derise al riparo, ma il rumore si replicò più volte e anche più forte. A Marco si fermo il cuore dalla paura, prese un pezzo di legno con ancora una fiaccola di fuoco accesa, e una pietra per difendersi da quel rumore. Molto lentamente Marco si avvicina al riparo dove dormivano i suoi amici ma non c'era niente, solo un piccolo granchio di mare che cercava acqua nei dintorni. Granchi? non poteva essere! si ripeteva Marco in mente, - i granchi si trovano vicino ai mari, cosa ci fa un granchio in montagna?- disse Marco con molta preoccupazione. Ma quel granchio sparì, in un semplice sbattere di palpebre, come se fosse stato inghiottito dalla terra. Marco ancora non si spiegava la presenza di un animale di mare su una montagna, era impossibile, continuava a ripetersi Marco in mente.Lui, nel cuore della notte, udì un'altro rumore, ma questo era molto familiare, era quello di un motore di una macchina, ma cosa ci faceva una macchina su una montagna alle tre della notte? La macchina si fermò no molto lontano dal rifugio dei ragazzi, Essi lo notava dai fari dell'automobile ancora accesi, e dallo sbattere dei sportelli dell'auto. Marco temeva che potesse farli del male quell'uomo, ma allo stesso tempo pensò che fossero solo due innamorati che si fermarono da quelle parte per amoreggiare come tutti i ragazzi. L'automobile restò fermo lì per ore e ore, Marco non sentiva nessun ragazzo o ragazza che amoreggiava, ma vedeva solo una torcia che puntava altrove, una torcia molto potente uguale a quelli che avevano i carabinieri per la luce sugli elicotteri. Marco intravede un'uomo con una lunga giacca, un capello come si portavano anticamente e con vecchi mocassini. Accidentalmente all'uomo misterioso gli cadde la torcia per terra, cosi si chinò per raccoglierla e senza volendo la luce della torcia illuminò il volto dell'uomo. Marco era spaventatissimo, perché era l'uomo che incontrò la mattina prima durante la pioggia con lo sguardo tenebroso, ma cosa ci faceva a quell'ora da quelle parti? cosa cercava? si domandava Marco sempre più spaventato e facendo sempre più silenzio. Per sfortuna un suo compagno iniziò a russare attirando cosi l'attenzione dell'uomo, cosi puntò la luce nell'alloggio dove dormivano i ragazzi e vide Marco che lo osservava. L'uomo urlò con una voce severa- Tu chi sei!- e così spense la luce della torcia e di lui nessuna traccia. Ma sentiva i passi dell'uomo che si avvicinavano al rifugio, cosi Marco prese una pietra lì vicino e aspettò che l'uomo si facesse vivo. Ma ad un tratto anche i fari della macchina si spensero e cosi Marco si trovava nel mezzo del buio, allora si fece coraggio prese la sua torcia bloccata sotto il sacco a pelo del compagno accanto e senza replicare accese la torcia. L'uomo era vicinissimo a Marco lo prese per un braccio e con tutta la sua forza lo tirò fuori dall'alloggio, Marco perse la pietra che aveva in mano per difendersi e anche la torcia, lui tentava di liberarsi ma l'uomo era troppo forte rispetto a lui. Per fortuna le urla svegliarono i suoi amici dove intervennero, ma quando accesero la torcia non c'era nessuno, solo il corpo di Marco a terra pietrificato dal terrore. Ma uno dei ragazzi, Pietro, vide che qualcosa si nascondeva indietro hai alberi vicino al corpo di Marco. Marco stava bene si sedette vicino al vice della squadra che lo consolava, mentre gli alti vedevano cosa potesse essere stato a tirare con molta violenza Marco, ma quando i ragazzi puntarono la luce dietro l'albero non c'era nessuno, solo il capello che indossava l'uomo. Il sole sorge, i ragazzi preparano il sacco a pelo e rotolano gli stoini e si mettono in cammino per ritornare al campo, Marco era ancora pallido, pronto a raccontare tutto hai suoi capi e di volere andare a casa. I ragazzi arrivarono per primi al campo senza fiatare andarono nel loro angolo per sistemare le loro cose. Arrivarono anche gli altri ragazzi felici e fieri per la loro missione, solo Marco era triste e aveva molta paura di quell'uomo. L'incendio, a quanto pare, si era spento il motivo era ancora sconosciuto. Marco preoccupato si fece coraggio e raccontò il tutto hai capi e di volersene andare dal campo ma con pochi risultati.

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Capitolo 5
*** Un passo dalla morte ***


Un'altro giorno passò, Marco era sempre più spaventato, e la voglia di andare a casa aumentava sempre di più. C'erano molti misteri che ancora non capiva, ad esempio chi ha provocato quell'incendio? oppure chi era quell'uomo? cosa voleva? cosa ci faceva un granchio in montagna? cosa è successo ad Ivan? Molte domande affliggevano la mente di Marco ma senza alcuna risposta. Marco voleva investigare per avere una risposta, ma ora non c'è tempo, deve preparare il pranzo molto velocemente. Ma la vicenda che era successo quella sera prima non se ne voleva andare dalla mente, pensava sempre a quella vicenda orribile, e spera che fosse stato solo un sogno, ma sa che è la realtà. I capi diedero notizie di Ivan, sta bene, ha ripreso a parlare e inizia a fare anche i primi passi. Qualche imprecisione degli esami ci stavano, ma per il resto sta bene, e può anche essere dimesso.Marco era molto contento che l'amica stesse bene, ma gli affliggeva ancora il volto di quell'uomo, e solo al pensarlo gli mettevano i brividi. La sera scese, per sfortuna quella sera il fuoco non si potette fare perché si abbatté una pioggia fortissima, e cosi i ragazzi furono costretti a stare chiusi nelle loro tende. Marco era molto arrabbiato contro i capi perché dopo quella vicenza non intervennero a denunciare l'uomo. Ma Marco pensava per tutta la sera, quell'uomo perché entrò nel campo? e se fosse il proprietario del campo? Pensava Marco molto seriamente. Voleva scoprirlo a tutti i costi, ma non capiva ancora perché i capi non l'hanno denunciato alla polizia, pensò, e se mi rifarà del male? e se ci vuole uccidere tutti? e se stato lui la causa dell'incendio per ucciderci tutti? Marco era afflitto da mille domande senza ancora una risposta. Qualcuno, da fuori, punto la luce di una torcia contro la tenda di Marco. Essi, impaurito, apri la tenda ma non vedeva niente dalla forte pioggia che cadeva. La luce della torcia si spense all'improvviso, anche le loro torce all'interno della tenda si spensero senza che nessuno premesse il tasto di chiusura. Marco tentava di accendere la sua torca, ma non si accendeva, era come se fosse scarica. Marco sentì dei passi provenienti da fuori la tenda che si avvicinavano alla tenda. Lui chiese hai suoi amici se sentivano i passi, loro confermarono con un "SI". Marco esce dalla fessura che portava al catino per prendere il suo spray per difendersi, ma quando tenta di entrare nella tenda, la serratura della tenda si blocca e quindi Marco rimane chiuso fuori dalla tenda. I passi si avvicinano al catino, Marco trema dalla paura, vuole entrare nella tenda per il freddo e la paura ma qualcuno gli parla e dice- Non avere paura sarà molto veloce, un po sanguinosa, ma veloce- L'uomo aprì il catino allunga la mano all'interno e cerca di afferrare Marco che ormai si trova in un angolino del catino. L'uomo arrabbiato entra nel catino e caccia qualcosa dalla sua borsa al tracollo, un coltello. Marco impaurito, supplicò l'uomo di non ucciderlo, ma si ricordo che aveva lo spray fra le mani, quindi glie lo spruzzò in faccia, usci dal catino, e corse dove alloggiavano i capi, lasciando i suoi amici nella tenda. Arrivo alla cambusa, ma non c'è nessuno all'interno, neanche nelle tende dove riposavano. Marco era spaventato, non sapeva cosa fare, decise di salire sopra per avvisare gli altri suoi amici, ma perse orientamento e quindi si perse. Il suo cuore batteva molto velocemente, la paura si faceva sempre più forte, iniziò a piangere e a gridare molto forte che per fortuna un suo amico, nella tenda vicina, lo sentì e lo fece entrare nella sua tenda. Marco racconto tutto al suo amico, Giovanni, della vicenda accaduta. La pioggia si fermò, Giovanni accompagnò Marco nella sua tenda e farlo calmare. Per la strada incontrano il capo squadriglia di Marco che disse- Marco cosa succede?- Marco non rispose, tremava dal freddo e voleva andare a dormire, aveva un forte mal di testa. Giovanni raccontò tutto a al capo che gli disse di non ricordare niente. Marco si infilò nel suo sacco a pelo e dormì come un ghiro tutta la notte. Il giorno dopo Marco raccontò tutto hai capi, sempre con alcun risultato. Davvero non capiva, perché non davano importanza a ciò che le raccontava? Si domandava insistentemente Marco allacciandosi il laccio della scarpa destra. Passarono solo sei giorni all'inizio del campo, Marco voleva andare a casa, era stanco, aveva paura e aveva un forte dolore di testa. Ma a Marco manca qualcosa, il suo braccialetto rosso, era sparito durante la notte mentre dormiva. Forse qualcuno lo ha preso? oppure qualche suo amico lo avrà preso per fargli uno scherzo?

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Capitolo 6
*** Il mistero degli uccelli morti ***


Quel giorno non finiva mai, era come se fosse infinito. E poi il sole scottava molto, che addirittura l'acqua bolliva senza metterla sul fuoco. Quella giornata fu molto dura per i ragazzi lavorare, Marco sperava che la giornata passasse in fretta, ogni minuto guardava l'ora. Le ore 16 furono le più lunghe e l'ora più calda di tutta la giornata. Marco non trovò ancora il suo braccialetto rosso, non voleva prenderlo per nessun motivo al mondo. Cercava sempre di stare insieme al suo gruppo, non voleva rivivere l'episodio che subì quella sera prima. I ragazzi cenarono con molta tranquillità e molto velocemente. Marco non aveva appetito, aveva mal di stomaco e poi sentiva ancora molto caldo e poi ha ancora molta paura per l'evento della sera precedente. Marco, però, questa sua paura è come se la nascondesse per non farsi prendere per un pazzo o un fifone, quindi si faceva coraggio, ma in fondo aveva paura anche della sua ombra. La sera scese, Marco prende il suo maglione e corre velocemente al fuoco, approfittandosene dal fatto che stava un'altro suo amico all'angolo accanto. Scesero insieme la montagna parlando della giornata trascorsa e dell'evento che ha subito Marco la sera prima. Una sorpresa fece contenti tutti i ragazzi, Ivan li venne a trovare. Stava bene, con qualche graffio per la testa e sulle mani, ma per il resto era sano. Marco fu molto contento di vederlo, cosi tanto che lo abbraccio fortissimo. Ma la visita durò pochi minuti perché uno dei capi lo doveva riportare a casa sua. Quella visita di Ivan portò degli strani eventi che si ripetevano più volte durante la notte, Marco non riusciva a capire. Una volta la legna era bagnata nonostante non aveva piovuto per tutta la giornata, un'altro il fuoco che accesero i ragazzi fu cosi alto che cacciò uno strano fumo nero, un'altro evento fu che Ivan non pensò molto all'abbraccio di Marco, era come se lo snobbasse, senza dargli un briciolo di importanza. Marco ritornò stanco e triste per la visita di Ivan, ma qualcosa nel campo era cambiata, sentiva molti oggetti pesanti cadere sul suolo verde del campo. Marco uscì per vedere di cosa si trattasse e vide uno spettacolo osceno. Molti uccelli morti sul suolo, e con neanche una goccia di sangue. Lui non capiva cosa poteva essere la bestia che stava facendo questo, ma pensò che nessun cacciatore alle due della notte potesse cacciare, sopratutto uccidendo uccelli che dormono senza sentire alcun sparo e nessuna goccia di sangue sulla povera bestia. Marco vide moltissimi uccelli, ormai senza vita sul cammino della collina che chiamò una sua amica che saliva insieme a lui per andare a dormire, e confermò che gli uccelli erano morti. Marco non si spiegava quale potesse essere la causa della morte di quegli uccelli ma non poteva pensarci doveva correre in tenda per andare a dormire. Il giorno seguente, Marco scese giù per prendere la colazione, ma avanti al suo cammino non vide nessun uccello morto, ma non sentiva neanche fischiarli. Davvero molto strano, pensò Marco con l'aria incuriosita, gli uccelli cantano sempre come mai non si sentivano fischiare come ogni mattina da quelle parti? E poi sentiva un cattivo odore proveniente dal suolo, una puzza orripilante, ma cos'era quell'orribile puzza si domandava Marco? E poi, continuava a pensare "Era davvero un grande mistero questo degli uccelli morti. Non capiva davvero come possono essere morti, veleno per uccelli?" E se anche fosse chi è stato l'artefice a farlo? potrebbe essere stato l'uomo misterioso che tortura Marco? Le domande tempestavano la mente di Marco, domande che solo una persona poteva dargli una risposta, e Marco voleva a tutti costi andare a parlare con lei e subito. Cosi prese la colazione giù per la collina, sempre con molta fretta, salì la colazione alla sua squadra, mangiarono quei biscotti, ormai andati a male, pane con olio e sale, e una piccola merenda al cioccolato, e cosi, dopo aver fatto colazione, Marco beve l'ultimo sorso d'acqua all'interno della sua borraccia, e corre dalla persona che potrà rispondere alle sue domande. Nel fra tempo qualcosa succede a casa di Ivan, ossia Ivan muore con un attacco cardiaco inspiegabile, che neanche i medici sono sorpresi dell'attacco. Non si spiegano il motivo dell'attacco e neanche la causa visto che era sano come un pesce. Il duro colpo fu per sua madre, morto avanti hai suoi occhi mentre cenavano, duro colpo sarà anche raccontarlo a Marco che era vicino al punto della verità su ciò che era successo al suo amico, e hai misteri del campo, visto ormai che sa la persona giusta in cui può rispondere a tutte le sue domande, o almeno spera. Per tutta la notte la mamma di Ivan pregò per la sua anima, ma qualcosa è successo durante la cena, qualcuno, dopo la visita al campo, lo ha incontrato e lo ha seguito fino in città ma chi?

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Capitolo 7
*** La morte del povero Ivan ***


Marco corse dalla persona che poteva rispondere a tutte le sue domande. Si trattava di una sua amica sensitiva a cui, grazie a lei, sono venute molti misteri a galla, un esempio successe quando nel campo precedente una ragazza non si trovo più, ma grazie a lei, fu ritrovata, ormai senza vita, sotto terra. Diciamo che per i ragazzi era come se fosse un jolly, approfitavano della sua bravura, senza in cambio né un ringraziamento né un regalo. Era una bambina asociale, si chiamava Benedetta Zante, aveva 14 anni e questa sua sensitività l'avuta all'età di 4 anni, dopo la morte di sua madre. Non è italiana, proviene dal Perù, dopo la morte di sua mamma fu adottata da una signora italiana molto gentile che disgraziatamente morì anche lei. Così fu affidata alla parocchia dove c'era anche la sede scout, e cosi si iscrisse, ed eccola qua, sola e triste, ma con tanta voglia di lavorare. Marco non vuole perdere tempo, vuole sapere cosa succede da quelle parti, mah... ma Benedetta non c'è nel suo angolo. Una ragazza disse a Marco di avere la febbre, ma nella sua tenda Benedetta non c'è, è scomparsa. -Tranquillo- disse la stessa ragazza a Marco- è solo andata in bagno per il forte mal di pancia, dovrebbe essere di ritorno- E così fu, Benedetta venne con molta fatica dai bagni ed entrò nella tenda senza esitare. Marco gli si avvicinò, ma Benedetta lo allontono con un VIA!. Essi usci dalla tenda, senza esitare, e ando triste nel suo angolo, con in mano un fiore raccolto da quelle parti. Marco non ritrovò ancora il suo braccialetto rosso che gli ricordava il suo amico Ivan e la sua famiglia, ma una notizia giunge a lui, cioè quella che Ivan è morto con un attacco cardiaco. Essi non poteva credere a quello che giunse alle sue orecchie, voleva le prove, e quindi le andò a chiedere hai capi. Ma non ottenne niente, solo che stava male o cose del genere. I capi chiamarono i ragazzi improvvisamente, per annunciare la notizia che Ivan è deceduto durante la notte. Marco non poteva credere alle sue orecchie, Ivan era morto, non potevano più ridere insieme, non potevano parlare mai più di Pokemon, non potevano mai più andare a casa di Ivan insieme come una volta e non potevano essere mai più amici. Essi non sapeva se piangere se uccidersi, se volerlo raggiungere. Uno dei capi si gli avvicino vicino e gli sussurò qualcosa- Non piangere, pensa che ora si trova lassù, sapevi che lui era molto religioso, pensa che ora e alla destra di Dio, pensa che ora è una stella che splende in cielo, e che un giorno, spero fra tanti giorni, lo raggiungerai anche tu non temere-. Marco pensò molto a queste parole dette dal suo capo, ma al pensare che ormai e morto e non lo rivedrà più, gli tormenta l'anima. Uno dei capì iniziò a raccontare come sono andati i fatti- Beh, Ivan era un grande componente di questa grande famiglia Scout. Abbiamo perso un gran ragazzo pieno di vita e pieno d'amore- continuò uno dei capi più grandi della famiglia scout, e che conosceva molto bene Ivan- La sua morte è stata molto strana, perché i medici spstenevano che il ragazzo fosse sano come un pesce, ma alle ore 22, quanto Ivan ritornò a casa dopo la nostra visita, muore fra le braccia di sua madre, ma qualcosa è successo. Ragazzi qualcuno sa qualcosa?- domandò il capo ai ragazzi.- Ripeto la domanda, qualcuno sa qualcosa? sapete Ivan chi ha incontrato prima della visita?- ridomandò il capo con una voce molto severa. -Rispondetemi subito! Qualcuno sa cosa è successo?! non lo ripeterò un'altra volta se no prenderemo dei provedimenti seri- Cosi Marco urlò- Io so qualcosa!!!- Tutti iniziarono a guardarlo con un'aria incuriosità. Un'altro capo gli diede la parola, ma è come se qualcosa lo bloccasse, non aveva il coraggio di parlare.- Avanti Marvil parla una volta per tutte, e la finiamo con i misteri.- Gli ripete il capo con molta rabbia.- Ieri quando ci ha fatto visita- disse Marco- L'ho visto molto strano, era come se mi snobbasse non mi pensava, non era contento. Ma ad un certo punto, quando mi avvicinai al cancello, per recuperare la mia torca, l'ho visto parlare con un'uomo, lo stesso uomo che mi voleva uccidere- Finì Marco.- E sai cosa gli ha detto o fatto?-disse il capo con un'aria incuriosita- No, ho sentito solo" con il fuoco bruceranno, uno a uno moriranno"-. - Cosa risposto Ivan?- Ma Marco si blocco e corse nella sua tenda a nascondersi dalle domande del suo capo.

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Capitolo 8
*** Il rapimento di Marco ***


Marco non si mosse dal suo sacco a pelo per tutto il giorno, piangeva, urlava e si lamentava. Non né poteva più, pensava che con questo campo estivo si sarebbe riposato e avrebbe levato la spina hai soliti videogames o giochi del genere, ma invece si sbagliava, aveva perso il suo migliore amico, stava venendo ucciso da un pazzoide, era stanco voleva ritornare a casa. La sera scese sul campo, un'altra sera triste, e senza il fuoco di ogni solita sera. I ragazzi cenano, molto velocemente, sparecchiano e puliscono con molta fretta i piatti e le pentole. Marco è ancora rinchiuso nel suo sacco a pelo a piangere. Essi non è uscito neanche per cenare, si sentiva solo lamentarlo e bestemmiare. Ma quella sera successe qualcosa di davvero strano, qualcosa che colpì i ragazzi. Le ore 23 passarono molto velocemente, i ragazzi, escluso Marco, scendono per ritirare i una merenda per la mezzanotte, perché era arrivato il momento del gioco notturno. Marco non ha intenzione di scendere, non vuole muoversi dalla tenda, quindi i ragazzi lo rimaseno solo nella tenda e scesero giù a giocare. Essi usci dalla tenda, e vide che non c'era nessuno ad aspettarlo, ma non sentiva neanche i suoi amici gridare o divertirsi. Qualcosa si muoveva dietro alle foglie dei cespugli, Marco pensò che fosse qualche animale che girava da quelle parte e quindi non diede importanza a quel rumore. Si rimise nella tenda caccio il suo telefonino, da nascosto, e decise di farsi venire a prendere da sua madre. Ma qualcosa interrompe la sua chiamata, un'ombra che si avvicinava alla tenda. Marco sapeva che era quell'uomo, così prese la sua torca, pronta per spaccargliela in testa, è cosi aspettò l'uomo cosa facesse. Qualcuno apri la tenda molto leggermente, Marco supplicava alla madonna che l'uomo non gli facesse del male, e piano piano una mano entro nella tenda. L'uomo entrò all'interno della tenda e si scaraventò su Marco, e gli strinse con molta forza le mani al collo fino ad ucciderlo. Marco non era morto, svenne solo, ma l'uomo frugava nel suo zaino, in cerca di qualcosa di sua apprtenenza, come se fosse un ladro, credendo ormai morto il ragazzo. Marco ebbe un dubbio, e se cercasse il braccialetto rosso?. Essi, con molto corraggio, prese un'oggetto pesante lì vicino e con molta cautela si avvicinò all'uomo, ma qualcosa andò storto. Marco calpesto il piede dell'uomo e cosi l'uomo se ne accorse, e diede un fortissimo schiaffo a Marco, dove riperse i sensi. Marco si sveglio in un posto che non aveva mai visto. Era dentro ad una struttura, con la bocca legata e le mani legate ad un palo di legno. Capi subito che fu rapito da quell'uomo. Era molto cupa quella casa, è Marco aveva molta paura, tremava e piangeva. Aveva molti graffi e lividure sul corpo, era stato torturato da quell'uomo. Era stanco, voleva ritornare al campo, mah qualcuno apre la porta della struttura chi è? Possibile qualcuno che era venuto apposta per salvarlo? o era l'uomo cattivo? I passi si fanno sempre più vicino alla stanza dove si trovava Marco. Essi era sempre più spaventato, la persona apri la porta non si vedeva molto bene chi fosse, ma di sicuro non era l'uomo misteriosa.L'uomo iniziò a parlare- ciao Marco- e cosi si puntó la luce della torcia in faccia. Ma si! Sei tu! Tu sei...

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Capitolo 9
*** Uno zio come assassino ***


Marco era contento di vedere la sua amica Benedetta aprire la porta per portarla al salvo. Ma davvero non capiva come faceva a saperlo che era in quel posto, forse grazie alla sua sensitività? Nel fra tempo i capi decisero di far abbandonare i ragazzi il campo, quindi tutti i ragazzi prepararono i loro zaini smontarono tutto, e si abiarono sul pullman. Ma i capi contano solo 25 ragazzi al posto di 27. Si domandavano chi erano i ragazzi che mancavano e dove stavano? Marco e Benedetta scapparono dalla camera per cercare l'uscita della struttura, ma l'uomo misterioso impedì il loro passaggio e cacciò una pistola. Poi si levò la sua giacca lunga da dosso, il suo cappello, che stranamente era fra le sue mani dopo che l'aveva perso nella sera della missione di squadriglia, e cosi che Marco guardò per la prima volta il volto dell'uomo misterioso. Aveva capelli scuri, occhi gialli, era ustionato per tutto il volto, ma qualcosa di impressionante fece spaventare i ragazzi. Non era la pistola o il volto dell'uomo, ma che quell'uomo aveva una faccia familiare, era lo zio di Marco, morto quattro anni prima e sepolto del cimitero vicino al campo dove alloggiavano i ragazzi. Essi non poteva crederci, era suo zio Federico, suo zio che aveva tanto odiato i suoi genitori. Marco non sapeva la precisa morte di suo zio, ma sapeva solo che quell'uomo ora voleva ucciderlo senza pietà. -Non sei felice di vedermi caro nipotino?- Marco era davvero spaventato, prese la mano di Benedetta e gli sussurò qualcosa, poi la battaglia cominciò. Benedetta corse, più veloce che poteva nella camera dove era stato rapito Marco. L'uomo sparò la ragazza ma senza prenderla, quindi la rincorse ma Marco gli bloccò il passaggio. Essi quindi prese Marco per il collo, e con molta forza lo scaraventò sul suolo umido della struttura. La ragazza chiuse la porta con un'armadio, visto che non c'erano chiavi, poi apri la finestra della camera e inizio, piano piano, a uscire dalla finestra per scappare e chiamare aiuto. Marco era stordito, la sua scena fu solo quella di suo zio che cercava di aprire la camera dove si trovava la sua amica. Ma qualcosa fece tremare la struttura, qualcosa di davvero forte, una tempesta nera si stava avvicinando al campo insieme ad un uragano dalle distanze di 12,4 Km. I capi iniziarono le ricerche di Marco e Benedetta, avevano l'intenzione di partire dieci minuti prima che l'uragano si abbatesse sul campo, ma di loro due neanche l'ombra. Marco si alza e corre verso il primo piano per cercare qualcosa di pesante per uccidere l'uomo. Per fortuna trovò una pietra bella grossa, salì le scale della struttura, ma l'uomo non c'era più. Le luci della struttura si spensero tutte all'improvviso, un blackout spense tuttta la città di "L'abbandono" cosi si chiamava la città dove passarono il terrificante campo i ragazzi. L'uragano distrusse molte altre città li vicino ed era quasi vicino a distruggere la città dove si trovava il campo. Marco era nel completo del buio, non aveva neanche la sua torca con sè, ma grazie hai lampi vedeva la strada che c'era davanti a lui. Benedetta arrivò, finalmente giù alla struttura, e con molta velocità corse al campo per chiedere aiuto. Marco era sempre più spaventato di suo zio che lo potesse ammazzare, o portarlo via dalla sua città. Un rumore, che veniva per le scale, fece attirare sia la paura di Marco ma sia la sua attenzione. Cosi prese la pietra, e aspettò che quel rumore si facesse più vicino. Un fulmine colpì la struttura dove presse fuoco, e cosi Marco era impriggionato fra le fiamme di quel maledetto fuoco. Benedetta arrivò al campo ma non trovò nessuno, la pioggia era troppo forte, e Benedetta senza volendo svenne, per il campo. Marco era sempre più impaurito, il cuore gli batteva a mille, le fiamme erano altissime, ma qualcosa salvò Marco, fu.....

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Capitolo 10
*** Un diario segreto ***


Marco era sempre più terrorizato, ma qualcosa salvò Marco, è fu un fulmine che, con la sua potenza aveva rotto una finestra lì vicino all'incendio, dando la possibilità di far entrare l'acqua della pioggia all'interno della struttura e così spegnere l'incendio. Esso non si spense del tutto, però era possibile fare un salto e scappare via. Marco così fece, usci dalla benedetta struttura e andò alla ricerca del campo. Quel luogo era terrificante, c'erano tombe da per tutto, crocifissi e colanne. Intanto i capi trovarono il corpo di Benedetta sotto la pioggia, ormai morta dal freddo, la portarono via di corsa da quel luogo ormai distrutto. Intanto il tornado si avvicinava sempre di più al campo. I capi aspettarono il risveglio di Benedetta per chiedergli dove potesse essere Marco, ma Benedetta ormai stava molto male. Aveva la febbre molto alta, e tremava molto. Intanto Marco per fortuna trovò un riparo lì vicino, e notò per terra qualcosa, era un diario. Sulla pagina iniziale trovo il nome del proprietario, Federico Marvil. Era di suo zio, intuì Marco, e iniziò a sfogliarlo. 23 Marzo 1999 "Caro Diario, oggi è il mio compleanno, compio 17 anni. I miei hanno deciso di organizzare una festa insieme a tutta la famiglia. Io non voglio, il solo pensiero di incontrare mio zio paterno. Lo odio, non mi piace e poi credo che non mi vuola bene. Si è appena sposato con sua moglie, fra poco avranno un bambino, un maschietto, lo chiameranno Marco è sarà mio nipote. Spera che muoia insieme a sua madre nel suo ventre." Marco lesse queste prime righe di quel diario, ormai vecchio. Era molto difficile leggere le pagine di quel diario, era molto bagnato. Marco girò la pagina 14 Aprile 2001 " Oggi è una delle giornate più brutte che potessi vivere. Odio tutti, mio padre sopratutto che ha voluto farmi partecipare al battesimo di mio nipote Marco" Marco non si spiegava il perché di questo odio nei suoi confronti. Marco ricordava ancora il giorno del suo battesimo, c'era tutta la sua famiglia, ma non c'è tempo deve continuare a leggere. 6 Novembre 2002 " Oggi è succeso un macello. Mia madre è morta per un incidente, il responsabile mio cugino con quel maledetto bambino. Diario mi confido con te, odio quella famiglia perché...." Ma qualcosa fermò la lettura di Marco, il tornado era giunto al campo distruggendo tutto ciò che incontrava avanti al suo cammino. -Noooo!- qualcuno urlò con tutta la sua forza, era suo zio con una pistola puntata contro di Marco. -Non ti muovere se no lo giuro sull'anima di mia madre ti sparo, non mi importa che sei mio nipote, lo farò lo stesso- Marco supplicò suo zio, ma l'uomo non voleva sentire il nipote, e cosi sparò in alto per far terrorizare il ragazzino. Marco scappo via, l'uomo sparò ma, fortunatamente, non colpi il ragazzo. Essi si ritrovò vicino a quel mostruoso tornado nera che si avvicinava sempre di più a lui. L'uomo trovò il ragazzo, ma i capi lo trovarono prima di lui è cosi il ragazzo fu messo in salvo. Marco salì sul pullman terrorizato, pianse molto per lo spavento, aveva freddo, molto freddo, ma era in salvo. Marco aveva ancora fra le sue mani il diario di suo zio, voleva iniziarlò a leggerlo ma non poteva, aveva molto sonno e cosi si addormentò profondamente. Il pullman attraversò la tangenziale, salì il ponte per andare all'autostrada. Ma qualcosa stava per accadere, un forte terremoto colpì la città, disgraziatamente il ponte, che stava attraversando il pullman, crollò e così il pullman.....

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Capitolo 11
*** La veritá e il lieto fine ***


Il pullman per fortuna non cadde insieme al ponte e alle altre macchine. I ragazzi furono miracolati, ma il terremoto colpì ancora. Non c'era segnale per collegarsi alle città di origine dei ragazzi. Qualcosa colpì il pullman, fu un sasso molto grosso che fece sbandare il pullman finendo in un bosco. I ragazzi erano tutti sani e salvi, per fortuna il mal tempo si calmo e anche il terremoto sembrò di andarsene via. Marco era stanco, non c'è la faceva più, gli girava la stesta in un modo esagerato, ma il bello doveva ancora accadere. I ragazzi salirono sul pullman, che stranamente partiva, e si abbiarono sulla tangenziale, ma un palo della luce, ormai rotto, scoppio mandando cariche elettriche al pullman che era proprio vicino ad essa. La maggior parte dei ragazzi morì tranne Benedetta, Marco e altri 2 ragazzi. Pure i capi morirono visto che stavano più avanti, e senza volerlo si inalzò una grossa fiamma all'interno del pullman. I 4 ragazzi sopravvisuti escoggitarono un piano, scappare dal finestrino, sembrava facile ma non lo era, perché i finestrini avevano cinque strati di vestro resistente. I ragazzi, eccettò Marco, tentarono più volte di rompere il vetro, ma era impossibile, l'unica cosa per salvarsi era di uscire della porta posteriore ormai quasi vicino alle fiamme. Era molto pericoloso quell'idea, ma era l'unica positiva per scappare dal pullman, ma c'era un piccolo problema, le porte erano tutte chiuse. Il pullman camminava senza che qualcuno lo guidasse alla direzione altrove, per fortuna l'autostrada era diritta, ma se ci fosse una curva oppure due incroci, il pullman si schianterebbe e quindi esplorerebbe, ecco un'altro problema. Marco voleva salvare i auoi amici, ma non sapeva come, era molto difficile, ma qualcosa intuì Marco, cioè quella di un incrociò avanti al pullman. I ragazzi si allarmarono, ma disse Benedetta di non proccuparsi perchè era molto lontano l'incrocio, e quindi si dovevano muovere a scappare dal pullman. Le fiamme si facevano sempre più vicino hai ragazzi, e l'incrocio delle due vie, Autostrade destra e Bergamo sinistra, era sempre più vicino. I ragazzi non fecerò in tempo a scappare, Marco gridava tutti i suoi momenti più belli che aveva vissuto con i suoi genitori e la sua famiglia. BOOM, il pullman si schiantò all'incrocio esplodendo, e morirono tutti, anche Marco fra le forti fiamme dell'esplosione.- Marco svegliati sono le dieci, devi portare Maya al parco- replicò la mamma di Marco. Essi si svegliò sudato fracido, -che ci faccio qui, Benedetta? Ivan? Mamma dov'è Ivan?- disse Marco ancora spaventato per il brutto sogno. - Ivan è a casa sua, fra poco verrà qui a mangiare con noi- rispose la mamma di Marco preparando gli abiti di Marco. Essi capì che stato vittima di un terribile incubo, era felice di essere lì con la sua famiglia, ma voleva delle risposte. Si alzò, con molta rapidità, e incontrò sua sorella avanti alla sua porta.- Ciao fratellone posso venire anche io al parco con te e Maya?- domandò Lucia- Certo sorellina- rispose Marco quasi evitandola. Fece colazione insieme alla sua famiglia, non sapeva neanche il giorno esatto, la data del giorno, niente di niente. Lui prese il suo computer, mise google maps e iniziò a esplorare il posto in cui ha sognato il campo, ma google non arrivava al posto, e come se non esistesse. Il padre di Marco si avvicino ad esso per parlare,- figlio ti vedo molto triste cosa succede?- domando essi. -Niente papà cosa dovrebbe succedere?- -Sai che tu ti puoi fidare di me! Avanti racconta, un brutto sogno?- -No papà, niente non preoccuparti- -Io mi preoccupo, stanotte continuavi a lamentarti nel sonno, avanti racconta- - Si ho fatto un brutto sogno, in cui protagonista era mio zio Federico- e così Marco iniziò a raccontare il suo incubo. Il padre non si dava una spiegazione, eppure suo zio Federico era morto da anni che ci faceva nel sogno di suo figlio?. -Papà è giunto il momento di raccontarmi tutta la verità- disse Marco. E' cosi fu, i due si chiusero in una stanza e parlarono - Tutto iniziò molti anni fa, io e Federico eravamo due cugini molto affiatati, ogni Domenica d'estate io e lui andavamo sempre, insieme, al mare, e guai se non andavamo, insieme. Ma un giorno tutto cambio- - Cosa successe? Avanti papà racconta- - E' un tema molto forte per la tua età ma meriti di saperlo. Beh i miei genitori e i suoi ebbero una forte discrursione che mise una guerra fra la mia famiglia, la colpa fu una forte crisi che colpi il negozio di suo padre e quindi mio padre non li volette aiutare. Quindi ci fu questo separamento fra famiglie, noi avevamo solo 4 anni, ma iniziammo ad odiarci entrambi- - Io ho trovato anche un diario segreto, diceva che era per mezza mia e di mia mamma, cose del genere.- -Quel diario avrà detto solo mensogne, ciò che sono i sogni mensogne, comunque, il bello doveva ancora arrivare. Mio padre si uccise insieme a lui, dopo solo qualche giorno, anche mio zio, il papà di Federico. Io e Federico iniziammo ad odiarci profondamente, ci prendemmo a botte parecchie volte. Un giorno, lo ricordo come se fosse oggi, si presentò al matrimonio mio e di tua madre con una pistola, voleva uccidermi e vendicarsi. Sparo tua madre sulla gamba sparò anche il prete, ma qualcuno lo uccise, qualcuno che ancora oggi non ho la pallida idea di chi potesse essere stato, ma lo sarò molto grato. Cosi lui morì, tua madre per fortuna non morì ma era molto vicino alla morte e questo succese- -E l'ustionazione? cosa centra il volto ustionato?- -Quello se lo provocò qualche mese prima della sua morte. Mentre stava cucinando non si accorse che aveva rimasto il fuoco del fornello acceso. Mangiò e andò a dormire con sua figlia. Quella sera ci fu un forte...- - Figlia? chi figlia? ho una cugina femmina?- - Gaia era il suo nome, avuta da sua moglie ormai anch'essa morta. Gaia è morta anche lei durante l'incendio della casa. Stavo continuando, quella sera ci fu un forte vento, che inalzò un foglio buttato per la strada. Il foglio si pose sul fornello acceso dove bruciò. Le fiamme raggiunserò una tenda lì vicino e da lì l'intera casa bruciò. Solo Federico sopravvisse, sua figlia morì, aveva solo 2 anni, ed era bellissima- Marco era molto deluso della storia raccontata da suo padre, ma cosi continuò a sostenere che quel sogno, di quel Maledetto Campo Estivo, fu un vero incubo che non dimenticherà mai e poi mai. *Premessa: In questa prima serie non c'è un lieto fine, infatti, dopo pochi giorni, il padre di Marco morì durante il lavoro. Ancora oggi Marco non ha scoperto l'uomo che uccise suo zio, ma l'unica cosa positiva che Marco si innamorà di Benedetta. I due si sposarono ma anche a loro due successe una disgrazia e cioè, Marco morì....

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