Love Vanilla

di Alise13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ultimo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Tutti al mare! ***
Capitolo 3: *** Piacere questa è la mia band ***
Capitolo 4: *** Preparativi, concerto privato? ***
Capitolo 5: *** Sgambetto ***
Capitolo 6: *** Il primo giorno di scuola-I parte ***



Capitolo 1
*** Ultimo giorno di scuola ***


Buonasera, o meglio, buona notte. Non riuscivo a dormire causa esami imminenti e quindi per rilassarmi mi sono messa a scrivere. Non so quanto possa essere buono un mio lavoro, figuriamoci questo che è nato in una nottata un po' disperata Hahahaha!! Spero che vi piaccia questo primo capitolo e che vi incuriosisca. Per le fan di Castiel e Nath non vi preoccupate arriveranno anche loro nel secondo capitolo! Spero che vi piaccia la sorpresina ehehehe. Comunque mi cheto. Buona lettura!!!
 
 
 
 
Tutto quello che desiderava Shay, entrando al liceo, era trovare un amore che le facesse venire le palpitazioni. Sognava di trovare il principe azzurro, di innamorarsi quasi per caso, grazie, ad un gesto spontaneo e romantico di lui, come in un film. Eppure erano passati quattro anni dal suo primo giorno di liceo e dell'amore, nemmeno la minima traccia. Era l'ultimo giorno di scuola, prima dell'inizio delle vacanze estive, Shay sedeva con le gambe accavallate, lo sguardo perso oltre il vetro della grande finestra, sotto la quale, aveva posizionato il suo banco. Sentiva la testa pesante, più per la delusione che per la stanchezza. Teneva il mento appoggiato sulla mano, come se questa potesse sorreggere il peso dell'ennesimo anno senza amore. Almeno, si poteva consolare con il panorama da sogno che si stendeva oltre al vetro. Infatti, nel suo liceo, il Dolce Amoris, c'era un grande parco, curato nei minimi dettagli: il colore delle piante era verde smeraldo, i fiori creavano un arcobaleno di sfumature che toglieva il fiato, il prato era uniforme, senza buche o spiazzi di terra e un sentiero di ghiaino si stendeva in tutte le direzioni, dando quel tocco geometrico che lo valorizzava. La grande cupola della serra sembrava quasi potesse toccare il cielo. Capitavano delle volte in cui Shay pensasse che quella cupola fosse così bianca e bella da sembrare una nuvola terrena. Ciò che più piaceva a Shay peró erano i ciliegi in fiore, con quei fiorellini rosa, le facevano quasi venire i brividi. Troppe volte si era immaginata di incontrare il suo principe azzurro sotto uno di quei ciliegi. Sarebbe stato così romantico, ma la realtà era che Shay era un repellente per i ragazzi di un certo tipo, diciamolo, dell'unico tipo che le interessava. Eppure era una ragazza carina, aveva i capelli corti sopra le spalle, di una tonalità biondo cenere e occhi blu scuro, magra, ma non tanto alta. Non era la più bella del reame, ma nemmeno la strega megera. In tutto quel pensare la sua mente si era isolata dalla lezione e senza accorgersene la campanella suonò, i suoi compagni scattarono in piedi urlando parole come estate, vacanza e mare. Il caos cominciò a  regnare sovrano, ma Shay non si mosse, non voleva destarsi da quel torpore creato con cura per tutta la mattinata, finché, non sentì un forte dolore alla testa. Guardò l'oggetto incriminato, un dvd. Due ragazzi cominciarono a scusarsi, mentre si dirigevano verso di lei. "Shayyyyyy scusaaaa non vol.." Si bloccò a metà frase. In quel momento la ragazza si girò con uno sguardo truce che gelò il sangue ai due ragazzi. "A R M I N.... A L E X Y ... Voi due..."
Armin e Alexy erano gemelli, uguali nell'aspetto, ma quest'ultimo per differenziarsi dal gemello aveva tinto i suoi capelli di celeste. Per quanto fossero uguali fisicamente i loro interessi erano opposti, ma quando si trattava di far danni erano una coppia perfetta. Armin, cercando di non far prendere il dvd al fratello, lo aveva fatto volare contro la testa di Shay, era partito per scusarsi, ma vedendo il viso indiavolato della ragazza si bloccò, per poi nascondersi dietro ad Alexy. 
" È stato Alexy!" Mise subito le mani avanti. Alexy lo guardò accigliato. 
"Scusati scemo, sei un irresponsabile, potevi farle male." Aggiunse con tono di rimprovero. Il fratello cominciò a protestare, impaurito dalla reazione della ragazza. "Ma non è vero! Shay a chi credi ? A me, il tuo gemello preferito o a quel nerd rimbambito di mio fratello?" Fece un sorriso sperando di addolcire Shay che, nel mentre, si era alzata. Senza pensarci due volte li prese per un orecchio. "Voi due..." "Ahi!ahi!" "Siete due irresponsabili. Dovete smetterla di comportarvi come due bambini delle elementari." 
I ragazzi adoravano Shay, ma quando si arrabbiava e faceva quello sguardo, gli faceva troppa paura. "Scusaci Shay, ci comporteremo bene, ma non prenderci le orecchie. Ahi, ahi."
Armin pregava che Shay non gli staccasse un orecchio, ormai c'era affezionato e non era pronto a perderlo. li lasciò andare. Mentre i due ragazzi correvano via discutendo su chi era il gemello più simpatico secondo Shay. "A me ha tirato meno l'orecchio!" "Stai zitto! A me ha fatto l'occhiolino quando le ho detto che ero il suo gemello preferito." La ragazza si portò una mano alla fronte disperata. I suoi due amici erano un caso perso, gli voleva bene, ma quando discutevano tra loro, creavano sempre qualche danno. Due ragazze, che avevano assistito alla scena, si avvicinarono. "Sono tutti uguali i maschi." Sbuffò la ragazza dai lunghi capelli argentei. Il suo nome era Rosalya, ed era la sua miglior amica, l'aveva conosciuta al liceo, ma questa è un'altra storia. Lei era bellissima, aveva un corpo perfetto che sprigionava una sensualità incredibile. Unica pecca? Pensava solo ai ragazzi: si metteva con uno e la settimana dopo lo scaricava con una scusa, organizzava sempre uscite di gruppo coinvolgendo le amiche e gli amici del ragazzo di turno che, finivano sempre tragicamente. 
"Shay con quello sguardo truce fai sempre scappare tutti e pensare che dentro hai il cuore di una fanciulla dolce che cerca l'amore." 
Scosse la testa per poi tornare a guardare l'amica con sguardo comprensivo. 
"Ma non è colpa mia se mi fanno arrabbiare." Shay sapeva di avere uno sguardo particolarmente spaventoso quando si arrabbiava, ma non poteva farci nulla, era la sua faccia. Una vocina quasi fuori campo parlò timidamente. "Dovresti sorridere di più, a me piaci quando sorridi, sembra che brilli." Era la voce di Violet, l'altra sua miglior amica, lei la conosceva da quando erano piccole, avevano frequentato le stesse scuole. Violet aveva dei grandi occhi che nascondeva, sempre, dietro all'immancabile album da disegno e per quanto fosse timida, con lei, si era sempre aperta, tanto da seguirla in tutte le scuole e classi. Inizialmente Rosalya la terrorizzava, era troppo prorompente come personalità per la fragile Violet, ma con il tempo e tanta pazienza Rosalya l'aveva conquistata. Ora erano un bel trio, inseparabili. "Grazie Violet tu sei troppo dolce." La piccoletta guardò Shay incuriosita. "A che stavi pensando prima di prendere il dvd in testa?" La ragazza sospirò. "Al fatto che un altro anno è passato e non ho ancora trovato la mia anima gemella." Rosalya si sedette sul banco con un balzo. "Ma se quest'anno ti ho invitata tante volte ad uscire per cercar fidanzato e non hai mai accettato. Non ti lamentare, non te lo spediscono a casa, devi uscire e andare a conquistarlo il tuo ragazzo ideale." 
chiuse gli occhi cercando di enfatizzare la massima che stava per recitare.
"Cara Shay, per trovare il principe azzurro devi baciare qualche rospo è risaputo." "Ma se sono uscita con te tante volte, ho solo rifiutato i tuoi inviti per quegli appuntamenti al buio con gli amici dei tuoi ragazzi, è sempre gente strana, rozza, io cerco un ragazzo dolce, simpatico...E poi, finiscono sempre male quelle uscite, con te che li scarichi, è una situazione imbarazzante sai?"
 La ragazza dai capelli argentei con un colpo della mano se li gettò alle spalle.
"Va bene, va bene, ho capito, ma almeno andiamo al mare questo weekend. Vi prego! Ci saranno tanti ragazzi belli e in costume, ma ci pensate?" Avevano perso Rosalya. A Shay non andava particolarmente, ma pensò che almeno questo a Rosalya glielo poteva concedere e poi chi poteva dirlo, forse, avrebbe incontrato l'anima gemella in una dolce giornata d'estate . Si avviarono verso l'uscita, anche l'ultimo giorno era andato. Al portone, le tre ragazze, incontrarono altri due loro compagni di classe che, però al suono della campanella erano schizzati fuori, o almeno uno corse fuori, l'altro lo segui a passo lento ed elegante, tutto per rincorrere il professore e cercare di convincerlo a diminuire i compiti delle vacanze. "Avete sentito quanti compiti ci ha dato il professore di letteratura? " Esclamò indignato il primo. 
"Lascia perdere Kentin." Sentenziò il secondo che aveva seguito l'amico solo per controllarlo e che si era sentito in imbarazzo a vederlo supplicare per uno sconto di compiti. Kentin era un'anima ribelle, ma non era sempre stato così. Prima era un brutto anatroccolo insicuro che, dopo un improvviso sviluppo e duro lavoro nella palestra del padre, si era trasformato in un bel ragazzo e ciò gli aveva donato un coraggio che prima non aveva. Lui e Shay avevano frequentato le medie insieme e segretamente lei era sempre stata innamorata di lui, poi successe un fatto che segnò nel profondo Shay, che decise che l'avrebbe odiato per il resto della sua vita. "Sparisci sgorbio, non mi parlare."
Ecco, di nuovo la faccia truce di Shay. "Ehiii, ma quanto siamo antipatiche, con quello sguardo ci credo che non trovi ragazzo e comunque non stavo parlando con te befana." Non diceva sul serio Kentin, diciamo che si divertiva molto a stuzzicarla, in realtà lui adorava quello sguardo glaciale che solo lei aveva. 
"Sempre a bisticciare quei due." Lysandre era uno di quei ragazzi di altri tempi, bello da mozzare il fiato, due occhi estero cromati: uno verde e uno giallo. Aveva i capelli bianchi come Rosalya. "Lyssssss!" Urló quest'ultima. 
"Oggi non ci siamo mai parlati, volevo dirti che sei stupendo come sempre!"
Lys la guardó con sguardo dolce. "Grazie Ros per le tue bellissime parole." 
Lei era sempre stata innamorata di lui, forse era per quello che i suoi ragazzi duravano poco, nessuno poteva vincere il paragone, ma Lys era un mondo a parte, era difficile capire che emozioni provasse, in più, aveva sempre avuto un atteggiamento molto rispettoso verso gli altri, con i suoi amici si apriva un po' di più, ma rimaneva sempre un mistero. Shay si era domandata tante volte perché tra i due non era mai nato qualcosa. Alla fine erano di una bellezza particolare entrambi e in quanto carattere si compensavano, lei esuberante e pepera, lui, pacato e signorile, ma per quanto fosse estroversa con i ragazzi Ros, con lui, riusciva solo a scherzare. Forse era il suo modo per mostrargli i suoi sentimenti, senza però dichiararsi e quindi esporsi. Come si dice spesso, scherzando, si dice la verità. Lui dal canto suo non aveva colto queste sfumature contorte e la considerava una cara amica, quasi al pari di una sorella. "È normale che quei due si stiano azzuffando?" Intervenne Violet indicando le due sagome. La scena fece ridere tutti i presenti. Kentin era pancia a terra che batteva la mano sul suolo in segno di resa, mentre Shay, sopra di lui, gli aveva preso un braccio e glielo stava tenendo fermo dietro la schiena. "Arrenditi pidocchioooo!" Urlava la ragazza. "Va bene racchiaaaa, mi arrendo, ma lasciami!" "Racchiaaaa a chiii?" Gridava lei con uno strano sorriso sadico. "Ripeti: tu, Shay, sei fantastica, mentre io sono un pidocchio brutto e antipatico." "Va bene, va bene, sono un pidocchio brutto e antipatico." "E la parte in cui mi dici che sono fantastica?" "Mai e poi mai!" Lys guardava divertito la scena, ma decise di rompere quella bolla di risate. "Qualcuno ha intenzione di separarli o li lasciamo così finché non si stancano?" Ros li guardava con sguardo sconsolato. "Povero Kentin è innamorato perso di Shay, ma lei non l'ha mai capito. Vabbè comunque, Lysss, noi andiamo al mare questo week end perché non venite anche voi?" "Perché no." Disse lui. "Penso che kentin sarà felice di passare del tempo con la sua amata anche se non lo ammetterà mai." Ros scoppiò in un grande sorriso. "Allora è deciso, andremo tutti al mare. Chi avverte i gemelli?".

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Capitolo 2
*** Tutti al mare! ***


Buona sera!!!! Ecco qua il secondo capitolo, anche questo postato dal cellulare, ma dopo quando avrò il Po giuro che modificherò il formato! Spero tanto che vi piaccia e che mi possiate dare dei consigli! Grazie in anticipo per aver scelto di leggere la mia ff!



Quando si svegliò Shay, per prima cosa si stropicciò gli occhi, la luce filtrava tenue dalle tende chiuse. Prese il telefono e guardò l'ora. Erano già le 8:00 e dopo un'ora sarebbe dovuta essere alla stazione per partire per il mare, insieme ai suoi amici. Si rotolò due o tre volte nel letto matrimoniale. Non voleva alzarsi, voleva rimanere ancora in quel limbo, coccolata dal suo cuscino. Dopo essersi preparata, scese al piano di sotto. Lì, c'era sua madre intenta a prepararle qualcosa da mangiare, una sorta di merenda al sacco. Shay storse il naso, sua madre era dolce, ma non era una brava cuoca. Era una donna in carriera, molto curata e sofisticata, tutto quello che Shay sognava di essere da grande, ma come le diceva sempre sua mamma era ancora piccola e si sarebbe fatta con il tempo. La madre di Shay aveva un'aria giovanile, capelli lunghi biondi e gli stessi occhi della figlia. Michell non era una mamma presente a causa del lavoro, ma quando poteva, passava più tempo possibile con la figlia, la quale, capiva e apprezzava i momenti che le regalava. Alla fine Michell lavorava tanto per permettere alla figlia di avere una bella vita. Erano rimaste sole quando Shay era appena nata. Suo padre aveva un'altra donna, con un figlio dal precedente matrimonio e con cui fece un'altra bambina, che aveva la stessa età di Shay. Sua madre non volle nemmeno gli alimenti e per questo la figlia l'aveva sempre ammirata perché, nonostante le difficoltà, non si era mai tirata indietro nelle sue responsabilità. Suo padre si faceva sentire solo per i compleanni e per le feste, niente di più. 
"Shay muoviti o farai tardi!" Gli urló la madre. "Shi mahama." Sbiascicò di tutta risposta. "E non parlare con la bocca piena." Le porse lo zaino con la roba dentro e le diede un dolce bacio. "Mi raccomando divertiti e conosci tanti ragazzi." Shay scosse la testa, e poi si stupiva perché sua madre e Ros andassero tanto d'accordo, l'amore comune per i bei ragazzi le univa nel profondo. Uscirono di casa insieme, era una bellissima giornata, il sole splendeva e l'aria era asciutta. Era pronta a cercare il suo principe e non si sarebbe accontentata di niente di meno. Forse cercava un amore così a causa anche del rapporto che aveva sempre avuto con il padre, inesistente, un complesso creato da un uomo superficiale. Arrivata alla stazione Rosalya le corse incontro saltandole in braccio. "Ross! Cadiamo, cadiamo!"
"Sono così felice che sei venuta, avevo paura che avresti cambiato idea all'ultimo." "Tranquilla Ros! Qualcuno ti dovrà pur controllare!" Disse dolcemente all'amica. Dopo essersi liberata dalla presa avvinghiante di Ros, guardò dietro alle sue spalle e vide che erano arrivati tutti. Armin era seduto su una panchina intento a giocare alla psp, Alexy guardava Violet disegnate una bozza della stazione, mentre Lys ascoltava divertito le storie di Kentin sulle persone che frequentavano la palestra del padre. Guardandoli pensó che fosse fortunata ad avere un gruppo di amici così, erano stravaganti e rumorosi, ma gli voleva bene. "Finalmente sei arrivata Shay!" Urló Kentin felice. "Non mi rompere puzzola!" "Brutta scema e io che sono stato anche carino." "Nessuno te l'ha chiesto." Kentin stava partendo verso Shay per rispondergli a tono, ma Lys lo fermò. "Calmatevi voi, stiamo andando al mare, non siamo venuti qua per ascoltare voi che bisticciate come due piccioncini." I due prima si pietrificarono al suono di quelle parole e dopo diventarono rossi come due pomodori. "Ma che stai dicendo Lysssss!!" Tuonarono all'unisono.
Lys conosceva bene i suoi amici e sapeva anche come bloccare i loro battibecchi. Per tutto il viaggio i due non si rivolsero parola. Lys aveva passato il tragitto scrivendo sul suo amato bloc-notes testi di canzoni. Chiedeva sempre aiuto a Shay, che aveva una spiccata propensione per quel genere di cose. La ragazza adorava lavorare a quei progetti con lui. Sapeva che Lys aveva una band e che quelle parole servivano ad incorniciare le note delle loro canzoni. Gliene aveva fatta ascoltare qualcuna e per quanto poco se ne poteva intendere lei, trovava quelle melodie bellissime, erano tutte scritte dal leader del gruppo, un carissimo amico di Lys. Quando arrivarono a destinazione videro il mare, era così bello, l'acqua era celeste chiara, tra le onde si scorgeva il brillare del riflesso del sole, le onde spumose si infrangevano sulla banchina con cadenza regolare. Shay fece un bel respiro e assaporò ogni singolo odore. 
Dopo essersi sistemati in spiaggia con teli e ombrelloni, i maschi ingaggiarono una partita di calcio, Lys però decise di fare l'arbitro, lui era un poeta non uno sportivo. Dei ragazzi si avvicinarono alle tre fanciulle che stavano facendo il bagno. "Ehi bambole vi va di stare un po' con noi?" Un bellimbusto si era parato davanti a Shay, losquadrò per nemmeno due secondi e con il suo solito sguardo gli rispose: "Scordatelo!" I ragazzi delusi si allontanarono per poi riprendersi subito buttandosi su altre ragazze. "Shay ma cosa fai?" Rosalya era sconcertata dal poco tatto dell'amica. "Erano carini!! Siamo venute al mare per essere rimorchiate te lo ricordi?" "Ma erano dei buzzurri!! Quale ragazzo dice ancora 'ehi bambole'" Cercò di rifare la voce profonda del ragazzo. 
"Lo sapevo non dovevo portarti Shay fai scappare tutti i ragazzi!" Shay guardò seria Ros. "Ti sto salvando dall'ennesima testa a pinolo. Ringrazia!" 
Lo disse con aria soddisfatta tanto che Ros non sapeva se darle un colpo in testa o ringraziarla perché sapeva che lo faceva perché a lei ci teneva e non voleva vederla con il primo che capitava. Violet silenziosamente rideva. Quando tornarono a riva altri tre ragazzi si avvicinarono. In tutto ciò Violet era solo concentrata a fissare ogni dettagli del panorama per riportarlo dopo nero su bianco. "Ma come siete carine." Disse il ragazzo moro al centro. Prima che Shay potesse dire una delle sue frasi per allontanarli, Ros gli tappó la bocca. 
 "Anche voi non siete niente male!" Non sapeva come, ma alla fine Shay si ritrovò a passeggiare con uno dei tre ragazzi. "Come ti chiami?" Chiese lui gentile. "Shay." Rispose lei secca. "Che bel nome, particolare, per una ragazza carina, servono nomi carini. Io comunque mi chiamo Jack. "Quella frase mandó ancora più in depressione Shay, i ragazzi ormai avevano nel proprio repertorio solo frasi fatte e insulse. Mentre camminavano Shay venne colpita da un pallone alla testa. Pensò che non era proprio la sua settimana. Si piegò sulle ginocchia tenendosi le mani alla testa, faceva un po' male. Il ragazzo che era con lei le chiese se andava tutto bene, ma un'altra voce irruppe. "Ehi, scusa stai bene?"
Shay era pronta a dirgliene quattro, ma quando si giró vide un bellissimo ragazzo biondo con occhi ambrati e dopo esser diventata tutta rossa pensò a quanto fosse bello. Questo non scappó all'occhio del ragazzo che l'accompagnava. "S-si grazie, tutto bene." "Vuoi dell'acqua? Ho una bottiglietta nuova se vuoi." "No, tranquillo."
Balbettò lei rapita dal suo bellissimo viso. Il ragazzo accanto a lei la prese per un braccio e la trascinó via sotto gli occhi confusi del biondo. "Ehi ma che fai?"
Protestò lei. "Lasciami, mi fai male!" Finalmente la lasciò. "Te lo stavi mangiando con gli occhi, stavi pensando che fosse bello vero?" "Forse." Rispose lei. 
 "Ma come? Sei già con un ragazzo e ti metti a flirtare con un altro?" 
" Ehi, ma io e te non siamo mica fidanzati e questo non è un appuntamento, anzi, diciamo che sono stata obbligata!" "Ma a me piaci." Si lagnò lui. 
Shay era stanca di gente così, ma quello che disse dopo il ragazzo la ferì. "Oltre ad avere uno sguardo cattivo, hai anche un pessimo carattere." 
Lo urlò così forte che si girarono tutti. Sentì gli sguardi delle persone attaccarsi addosso. 
"Hai sentito cosa gli ha detto il ragazzo?" "Che vergogna, così davanti a tutti. " "Stai zitta che ti sente."Shay si sentì sprofondare nella sabbia, mentre l'altro si allontanava a grandi passi da lei. Poi qualcuno la affiancò e con la coda dell'occhio vide che aveva lanciato qualcosa. Era una bottiglietta d'acqua che cadde proprio sulla testa di quel ragazzo che aveva appena fatto una scenata, mettendola in imbarazzo. Il ragazzo dai capelli rossi si mise una mano sopra agli occhi come per avvistare qualcosa. "Preso!" Urló. Shay lo stava fissando stupita. Chi era? E perché la stava aiutando? Non aveva risposte alle sue domande, ma non gli importava, apprezzava il gesto. Poi una voce si avvicinò. "Cass sei sempre il solito." Era il biondo di prima. "Che ci vuoi fare, odio le femminucce che fanno il teatrino davanti a tutti." Cass, ripetè dentro di se Shay. "Piacere, io sono Nathaniel." Gli porse la mano. "Io sono Shay." Disse lei a disagio. "E questo è il mio amico Castiel." Lui a differenza dell'amico, non si fece avanti con la mano per presentarsi anzi girò sui tacchi e si allontanò, maleducato, pensò Shay, anche se aveva fatto un gesto carino, pensò che non l'aveva fatto per lei, ma perché gli dava noia l'atteggiamento dell'altro. "Sei qui tutta sola?" Domandò Nathaniel. "Sono qui con i miei amici, ma li ho persi." 
"Allora andiamo a fare un giro, così li cerchiamo." Shay rimase a bocca aperta un ragazzo così bello, educato e cavaliere che la voleva aiutare, forse, pensò, finalmente aveva trovato il suo principe. "Castiel, Nathaniel!" 
Quella voce era familiare alle orecchie della ragazza. "Ehi Lys. Anche tu al mare oggi eh!" Il rosso gli corse incontro. "Lys.." Cercò di parlare Shay.
"Shay eravamo tutti preoccupati, Ros mi ha mandato a cercarti, ha visto il tipo che era con te prima tornare dai suoi amici, ma di te non c'era traccia. Kentin ti sta cercando per mari e monti." "Cerca ovunque tranne dove sono io." Socchiuse gli occhi in cerca di autocontrollo. Se fosse stato per quel beota lei poteva anche esser morta. "Ma te Lys come fai a conoscerli?"
Con un grande sorriso disse: "Loro sono la mia band, quelli di cui ti parlo sempre." 

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Capitolo 3
*** Piacere questa è la mia band ***


“Sono loro i membri della tua band?” disse Shay stupita.
Lys si portò una mano dietro alla nuca e con uno dei suoi carismatici sorrisi confermò.
“Vedo che avete fatto già conoscenza.” Continuò Lys, notando che si era creata una strana atmosfera. Infatti, nessuno stava parlando, era diventato un gioco di sguardi che andavano da volto a volto.
“Passiamo alle presentazioni allora.” Cercò di smuovere un pochino. Mise un braccio intorno alle spalle di Shay e la attirò a sé. Il gesto non passò inosservato ai presenti che, non erano abituati a vedere Lys così aperto con una ragazza, la quale avvampò a causa di tutta quell’attenzione. “Lei è Shay, una mia grande amica e niente di meno che la mente che sta dietro ai nostri testi.” Le facce dei presenti si tinsero di stupore. “Finalmente conosciamo il nostro paroliere non ufficiale. Lys ci ha detto che senza il tuo aiuto, non ce l’avrebbe fatta.” Natahniel sembrò felicemente stupito di vedere finalmente la faccia della fantomatica ragazza che aiutava Lys con le parole. “E’ sempre troppo gentile Lys, ma io lo aiuto solo quando è indeciso e gli serve un consiglio.” La ragazza si sentiva in un brodo di giuggiole, ma non voleva darlo a vedere, anche se sapeva che il suo viso aveva una sfumatura di rosso vergogna. Nathaniel, il ragazzo dei sogni, le stava facendo un complimento.
“Bene, quindi, dietro ai nostri testi c’è una mocciosa. Fantastico.” Sbottò Castiel. Shay si sentì come colpita da un grosso macigno con su scritto ‘MOCCIOSA’. Castiel aveva uno strano sorrisetto compiaciuto, perché sapeva di aver colpito bene, osservando la ragazza.
“Mocciosa a chi? Rosso malpelo?” Shay aveva sfoderato uno dei suoi fantomatici sguardi in preda ad un raptus, ma non voleva farlo davanti a Nathaniel, non voleva fargli vedere quel lato di sé, voleva essere la dolce fanciulla e così cercò di fare un sorriso tirato per riprendere quella prima impressione, ma Castiel non sembrò intimorito da quegli occhi, anzi ne rimase affascinato, uno sguardo di sfida, ‘interessante’ pensò.
“Non dar retta a Castiel, lui è un brontolone, gli piace stuzzicare la gente, non la prendere sul personale.” Lys posò una mano sulla testa di Shay per rassicurarla.
“Sappi Shay che, nonostante quello che dice ora il nostro chitarrista, il tuo apporto ai testi è stato molto apprezzato, pensa che una volta ha detto…” Un pallone colpì Nathaniel prima che potesse finire la frase.
“Bella mossa castiel, molto maturo da parte tua.” Nathaniel si stava massaggiando il braccio nel punto in cui l’amico l’aveva colpito.
“Così impari a sparlare, caro mio amico dalla bocca larga.” Fece un sorriso di sfida. Nathaniel glielo rese insieme ad una pallonata nelle parti basse. “Non capisco perché non far vedere che anche te sai dire cose carine agli altri.” Il rosso dopo essersi ripreso dal colpo, non sembrò arrabbiato. “E io non capisco come fanno a dire che sei un ragazzo per bene e corretto, questo colpo dice molto di te.” Shay stava cercando di seguire il discorso dei due ragazzi, ma non riusciva a cogliere le sfumature che solo chi li conosceva poteva cogliere.
“Torniamo dagli altri Shay, tra poco abbiamo il treno.” Shay non voleva andarsene, voleva rimanere un altro po’ lì, per conoscere meglio Nathaniel, ma sapeva che gli altri attendevano.
“Va bene. E’ stato un piacere conoscerti Nathaniel.” Le fece un sorriso che le fece mancare un battito.
“Il piacere è stato mio, cara Shay. Spero che verrai qualche volta alle prove, sarebbe interessante per te sentire il tuo lavoro messo a frutto.” La bionda non credeva alle sue orecchie, era un sogno, lo avrebbe rivisto.
“E conoscere me non è stato un piacere?” La stuzzicò Castiel.
“No, per nulla!” E pensare che lo aveva elogiato tante volte quando l’amico le aveva fatto sentire le melodie scritte dal rosso. Prima di conoscerlo dal vivo, avrebbe detto che sarebbe stato un onore conoscere una persona con un talento come il suo, ma si era ricreduta non appena lo aveva conosciuto.
“Che tipa astiosa che sei. Alla prossima mocciosetta.” Castiel le fece una linguaccia che agli altri sfuggì, ma non alla ragazza a cui era rivolta. Shai stava per rispondergli per le rime, ma quando vide il ragazzo fare quella smorfia le fece uno strano effetto, ma scosse la testa di tutta fretta e si girò.
Tornati dagli amici Ros le corse incontro. “Shay, ma dove eri finita? Mi hai fatta preoccupare!”
“Scusa Ros.” La ragzza non vedo l’ora di raccontare alle amiche di Nathaniel, ma avrebbe aspettato di essere da sola con loro, senza il gruppo. Ros l’afferrò per le spalle e la strinse a sé. Rosalya aveva un corpo da favola, ciò includeva anche un seno prosperoso, nel quale stava cercando di uccidere la piccola Shay che non respirava più. “Ros!! Ros!! Soffocoo!! Mi stai uccidendooo!!!”
“ Oddio scusa Shay, ma ero davvero preoccupata!”
“Questo è stato un vero e proprio attentato alla mia vita Ros!” l’amica sbuffò, felice però di riavere la sua bionda lì con lei.
Gli altri appurato che Shay fosse sana e salva, cominciarono a raccattare le cose.
Kenti in tutto ciò non aveva proferito parola, si sentiva deluso per non averla ritrovata lui, non aveva detto a nessuno di aver preso il tipo da una parte e averlo minacciato.
“Comunque Lys mi ha detto che ti sei messo a cercarmi anche te, ti ringrazio.” Shay si era avvicinata a lui e nonostante l’astio che provasse nei suoi confronti gli riconosceva che era stato premuroso.
Kentin si sentì smarrito da quelle parole, lo stava ringraziando davvero?
“Di nulla.” Arrossì un po’ e abbassò la testa per non darlo a vedere. Preferì non far battute e godersi quel momento.
Il gruppo si avviò verso la stazione pronto a tornare a casa.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Salve ragazze, so che questo capitolo è un po’ corto, ma mi sto impegnando molto nel migliorare il mio stile, mi piacerebbe avere dei commenti da parte vostra per sapere cosa migliorare. Grazie mille per la vostra attenzione e se avete letto, per aver sprecato un po’ del vostro tempo per me.

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Capitolo 4
*** Preparativi, concerto privato? ***


I giorni passarono monotoni, scanditi da ore di caldo afoso. L’aria era umida e la temperatura sembrava salire inesorabile. Shay girava per casa come uno zombie, cercando di idratarsi con acqua e succhi alla frutta. L’aria condizionata era rotta e le toccò accontentarsi di una vecchia ventola troppo lenta per non farla soccombere al caldo. La spostava in continuazione, come se il suo mal funzionare dipendesse dalla posizione, ma in realtà, quella ventola, altro non faceva che riciclare altra aria calda addosso a Shay.
Si buttò sul divano senza energie, il magliettone bianco con un Kurt Cobain in versione South Park, dotato di chitarrina rossa, svolazzò mentre sprofondava nei cuscini blu del grande divano bianco, chiuse gli occhi e sospirò, da quando erano iniziate le vacanze aveva visto poco i suoi amici, ognuno aveva i propri impegni familiari, ma a lei mancava il rumore di quella banda. Ripensò a quella strana giornata al mare passata tutti insieme, però la cosa più bella era stata incontrare Nathaniel. Aveva l’aria sognante mentre pensava al bel principe.
Si versò un po’ di succo all’arancia in un bicchiere di vetro. La bibita era stata armata con una coloratissima cannuccia gialla che le metteva allegria.  Guardando la stecchetta di plastica gli vennero in mente i ciuffi biondi del ragazzo, poi gli occhi ambrati, il sorriso dolce, si stava materializzando, il tutto incorniciato dai perfetti lineamenti del viso, del fisico, quando all’improvviso risuonò nella sua testa il suono di una parola: “mocciosa”, il viso del bel principe si trasformò, un groviglio di capelli rossi acceso occupò prepotente la mente della ragazza.  Con un balzo si portò in avanti, il succo ondeggiò pericolosamente nel bicchiere, la cannuccia poco ci mancò che le finisse di traverso, stava sudando, ma non per il caldo, per l’agitazione di quel pensiero assurdo.
“Pomodoro demoniaco!” Urlò la bionda scuotendo con forza la testa. Era seduta, con i denti masticava l’estremità della cannuccia che, ormai, era così piatta e dismessa, da essere inutile. Cosa stava cercando di fare la sua testa? Di farle prendere un infarto? Perché le era venuto in mente quel tipo? Niente di lui rispecchiava gli alti canoni di Shay in fatto di galanteria, poteva ammettere che fosse un bel ragazzo, ma niente di più. Forse c’era rimasta peggio di quel che credeva per la delusione del ragazzo, scoprendo che era lei, quella che aiutava Lys con i testi.


Dopo qualche minuto sentì un bip familiare, un messaggio. Shay prese il telefono dal tavolino lì vicino e guardò il mittente, era Ros.

Shayyyy ho incontrato Lys, oggi fanno le prove della band e noi li andremo a sentire. Ti spiego meglio tra poco. Arrivo. Ciao.

Shay, dopo un primo momento di smarrimento, cominciò a saltellare per la casa senza sosta, avrebbe rivisto Nathaniel, avrebbe rivisto anche quel pomodoro, ma ne valeva la pena. Fece volare i cuscini per aria, come una bambina il giorno di natale. Doveva ringraziare Ros che non sapeva come, ma aveva convinto Lys a modificato le regole in merito al pubblico. Pensò che il cuore le sarebbe esploso nel petto, lanciò il telefono che volò su di una poltrona lì vicino.

Dopo quindici minuti sentì il campanello di casa suonare. Cominciò a correre verso la porta e per un pelo non scivolò sul tappeto. Aperta, si ritrovò davanti una Rosalya impeccabile come al solito. Indossava un vestito bianco, stretto sotto il seno, che le faceva risaltare l’esile busto, l’abito era ricamato con linee sottili di color viola. Le gambe erano in bella mostra, il tessuto copriva le cosce che ad ogni passo si fondevano, lasciando immaginare le morbide curve. Aveva un’aria seria e fissava Shay.
“Cos’è quel cencio che ti sei messa addosso?” Shay ormai non se la prendeva nemmeno più, sapeva del disprezzo che nutriva Ros nei confronti delle sue maglie.
“Ciao anche a te amica.” Disse sarcasticamente facendo il saluto vulcaniano. Ros la guardò malissimo per quel gesto da nerd.
“Ti risparmierò la paternale sul fatto che dovresti bruciare tutto ciò che c’è nel tuo armadio.” Shay si portò le mani al petto come se Ros veramente le volesse bruciare l’adorata maglia.
“Non essere cattiva, ti preferisco quando fai la svampita delle volte, almeno sei dolce e carina.” Ros fece un ghigno.
“Lo sai che ti voglio bene ed è per questo che mi dispiace che tu vada a giro conciata così.” Sventolò in aria l’indice destro che disegnò una linea che andava dall’alto in basso percorrendo la mise dell’amica.
“Lo so, lo so, ma te Ros ami la moda, io le mie adorate magliettone. Purtroppo non si può scegliere chi amare.” Disse con aria teatrale.
L’amica sostenne il gioco della bionda e portandosi il dorso della mano alla fronte disse: “Ahimè al cuor non si comanda.” Scoppiarono in una risata sommessa.
“Dai entra che mi devo preparare. Violet?” Disse mentre si dirigeva al piano di sopra. Ros, con passo felino, la seguì.
“L’ho chiamata, ma ha detto che aveva da fare non so cosa, con Alexy.” La bionda si girò pensierosa.
“Alexy?” Ros alzò le spalle.
“Non chiedere a me. Non ne so niente.” La risposta non era lontanamente soddisfacente per Shay, quei due che uscivano insieme, per far cosa? Violet era timida, difficilmente dava confidenza a tipi come Alexy, prorompenti e agitati. Anche se erano un gruppo, Violet preferiva stare con le ragazze, ma era contenta Shay che, finalmente, l’introversa piccoletta riuscisse ad interagire di più con gli altri. Ciò non toglieva però che la cosa fosse strana. “Tra un’ora Lys ci aspetta fuori dal bazar, dietro il parco.” Disse Ros, mentre Shay ispezionava l’armadio. La fashion girl si buttò a sedere sul letto.
“ Come mai al bazar?” Chiese curiosa la bionda con la voce che si perdeva a tratti dentro il mobile. Ros stava guardando il soffitto celeste della camera. “Perché la sala dove fanno le prove è lì vicino, ci viene a prendere perché è un cavaliere, lo sai.“ All’amica non passò inosservato il cambio di voce nell’ultima parte della frase, ma sapeva che il discorso Lys era un tabù se non ne parlava lei per prima. Shay, la prima volta che sentì Ros dire a Lys uno di quegli strani complimenti, le chiese il perché di quel suo cambiamento e l’unica risposta dell’amica fu: “Perché così non mi prenderà mai sul serio.” Una strana frase, assurda, ma sapeva che c’era qualcosa sotto, qualcosa che l’amica non gli aveva raccontato.
“Questa?” Tirò fuori dal suo armadio una maglietta con lo scollo a barca a righe nera e bianca, lo fece con aria soddisfatta.
“Hai in programma una gita in prigione?” Ros tirò su un sopracciglio e Shay si buttò alle spalle la maglietta che finì in faccia all’amica.
“Questa?” Era una strana maglia, tagliata come quelle da basket, ma con uno strano motivo floreale.
“Stai scherzando vero? Se non tiri fuori entro due secondi qualcosa di decente, te lo brucio per davvero l’armadio.” Shay era disperata, quelle erano le uniche cose decenti che aveva, non sapeva più che tirar fuori dal cilindro e Ros lo capì, si alzò e arrivata all’armadio, appoggiò una mano all’anta, squadrando il contenuto.
“E pensare che l’armadio è il posto più problematico e sacro di una donna, qua di sacro c’è poco e di problematico, troppo.” Shay si sentì spengere l’entusiasmo per quell’uscita.
“Cosa mi metto allora?” Il suo tono era disperato. Ros si portò l’indice alla bocca, gesto abitudinario quando pensava.
“Armadio di tua mamma.” Fu la sua risposta.
“E’ a lavoro giusto?” Un sorriso perfido le affiorò sulla bocca, fiera di aver trovato la soluzione, perché non c’aveva pensato prima si rimproverò tra se e se.
“Si, ma è uno stile impensabile per me.” Cercò di far cambiare idea all’amica.  “Non sono ammesse repliche. Andiamo.” E fece da apri pista. Arrivate nella camera padronale, sorpassarono il letto a baldacchino color panna, schiavarono la toilette, mobile con specchio integrato, su cui la madre di Shay teneva creme e trucchi, come se fosse un altarino, con candele profumate bianche. Arrivarono al guardaroba e, dopo aver fatto scorrere la porta, entrarono. Era un mondo, un universo lontanissimo da quello di Shay.
“Ora si comincia a ragionare.” Disse Ros soddisfatta, passando la mano tra i capi appesi.
“Mia madre mi ucciderà.” Disse più a se stessa che alla compagna.
“Prendi in prestito qualcosa e poi lo rimetti a posto. Facile. Non se ne accorgerà nemmeno.” La liquidò con un gesto della mano.
“Sai che è una speranza vana la tua vero? Lei si accorge di tutto quando si tratta dei suoi bambini. ” E indicò tutto quel ben di dio sistemato con la massima cura.
“Hai ragione e la capisco, fidati, ma è per una buona causa, ne sarebbe fiera.” Non era stata molto convincente, ma ormai erano in ballo.
“Se lo dici te.”
“Fidati. Veniamo a noi. ”
Dal gruppo di abiti sfilò due grucce: una con una gonna nera a pieghe ed un’altra con un top grigio non scollato. Quest’ultimo era senza maniche e aderiva fino ai fianchi, per poi rimanere svolazzino nella parte inferiore. Dietro era più lungo, con un triangolo centrale di stoffa nera trasparente che, partiva con il vertice all’altezza delle spalle, per poi scendere, allargandosi, fino al fondoschiena. Un vedo, non vedo che intrigava Ros.
“Prova!” Le ordinò.
“Ma..” Cercò di replicare Shay guardando quel capo così sofisticato per i suoi gusti.
“Niente ma, è tardi, infila.” E glielo tirò. Shay si cambiò con gesti incerti, come se fosse convinta che il risultato sarebbe stato pessimo. La gonna le arrivava circa quindici centimetri sopra al ginocchio, né lunga né corta, ma Shay insisteva con le mani a tirarla più giù.
“Smettila di stropicciarla, è perfetta.” Poi il top, che metteva in risalto la sua seconda coppa B. Dopo un’occhiata veloce, ma esperta Ros sentenziò il suo verdetto.
“Perfetta!” Shay si guardò allo specchio, non si riconosceva nemmeno, non negò a se stessa che la cosa le piaceva, si sentiva a disagio, imbarazzata, ma le piaceva.
“Ora il trucco” Gli occhi le si gonfiarono per il terrore.
“No, ti prego quello no.”
“Solo un pochino, tanto per valorizzarti.” Shay aveva acconsentito al cambio d’abiti, ma a quello no.
“No,no, lo sai, lo odio. Mi ritroverei con quella poltiglia colata sulla faccia dopo cinque minuti.”Ros si rassegnò.
“Ok, ma prima o poi ti truccherò sappilo. ” A Shay quella frase parve una minaccia.
“Intanto, accontentati che ho messo la tenuta scelta da te.” Ros la guardava soddisfatta del suo risultato.
“Chiamiamole piccole vittorie. Un passo alla volta.”
“Brava. Saggia ragazza.”  Le diede una pacca sulla spalla.
“Comunque mi manca questa Ros, la vera te, un po’ scorbutica, ma adorabile nel suo modo di essere.”
“E’ un argomento già affrontato, sei noiosa Shay.” Cercò di chiudere il discorso.
“L’attacco è la miglior difesa. Deduco che, per fortuna, non sia un argomento veramente chiuso.” Ros face finta di non interessarsi all’argomento cominciato dall’amica.
“Come ti pare.” Shay non si sarebbe arresa.

Prima di uscire di casa si specchiarono entrambe nel grande specchio in soggiorno, vicino all’entrata, chi più sicuro chi meno, ma erano pronte per uscire. Shay prese le chiavi dal piatto a forma di conchiglia all’entrata e si chiuse la porta alle spalle.

Menomale aveva sofferto il caldo in quei giorni, il suo corpo ormai si era adattato al clima e non trovò molta differenza con l’ambiente esterno alla casa, forse il suo soggiorno a momenti era anche più caldo nelle ore di punta. Ros guardò il piccolo orologio argenteo che aveva al polso.
“Mancano venti minuti, dovremmo farcela.” E aumentò il passo. Shay aveva delle semplici superga nere, ma faticava ugualmente a star dietro all’amica, anche se l’altra aveva dei sandali con tacco.


Arrivarono al bazar. Il parco davanti era gremito di persone, di bambini che urlavano e si schizzavano con le bottigliette d’acqua. C’erano davvero tanti colori, i fiori, le maglie dei passanti, l’insegna del carretto dei gelati, lui doveva aver fatto davvero tanti soldi in quelle giornate pensò Shay.
Rimase assorta nello scrutare ogni dettaglio di quel panorama, non che non fosse in ansia per ciò che l’attendeva, ma era più forte di lei, la rilassava osservare ciò che la circondava. Ros intanto batteva il piede a terra controllando l’ora senza sosta.
“Almeno siete in orario.” Una voce vicina le fece girare. Porca miseria, pensò Shay, era il diabolico pomodoro.
“E tu saresti..?” Chiese Ros irritata.
“Quello che non vi voleva.” Puntualizzò il ragazzo.
“Carino, dov’è Lys?” Ros, passò sopra alla sua antipatia, doveva calarsi nella parte.
“Nella sala prove, ha perso il suo bloc-notes e mi ha costretto a venirvi a prendere.” La cosa sembrava che lo irritasse particolarmente.
“ Se non ci volevi perché sei venuto a prenderci? Siete in tre o mi sbaglio?” Chiese Shay che era rimasta in disparte. Lo sguardo del rosso le si posò addosso facendola traballare per un secondo, non aveva fatto caso ai suoi occhi, erano grigi, profondi, non ne aveva mai visti di così intensi. Castiel fece una smorfia.
“Nathaniel è in ritardo per quel suo stupido lavoro part time. Cosa sono poi tutte queste domande? Seguitemi e non mi scocciate più di quanto non lo sia già.”
“Senti rosso mettiamo le cose in chiaro tu non mi piaci e l’unica scocciatura qua sei te.” Ribatté repentina la ragazza dai lunghi e argentei capelli.
“Siamo d’accordo su una cosa, nemmeno te mi piaci scocciatura in gonnella.” Castiel non avrebbe lasciato l’ultima parola a quella tipa così irritante. Forse non avevano inteso bene che, il fatto che lui fosse lì per prelevarle, fosse una cosa contro natura per lui. Ros diventò rossa di rabbia, stava per distruggerlo a parole quando Shay la batté sul tempo.
“Spero tu sia più bravo a comporre musica di quanto tu non lo sia a gentilezza.” Il ragazzo fece una smorfia, non gli importava di essere gentile con gli altri, figuriamoci con quelle tipe, anche se la ragazza con i capelli corti lo intrigava, i suoi testi si adattavano perfettamente alla sua musica. Lys gli aveva detto che, in realtà, lei era più di quanto aveva detto quella volta in spiaggia, non lo consigliava e basta, o meglio, forse iniziò così, ma dopo qualche tempo, l’amico le lasciò carta bianca, libera di comporre parole che combaciavano con l’idea che aveva il rosso in merito alla sua musica, Lys era bravo, ma aveva un’idea troppo poetica della musica secondo Castiel, mancava quella scossa che lui si immaginava quando componeva. Questo Lys lo aveva capito bene e forse era per quello che aveva consigliato, almeno per quel giorno, a Castiel, di cambiare le regole sul pubblico, perché erano sue, non del poeta, che solitamente non si sbilanciava su cose di questo genere, a dirla tutta, non si sbilanciava su niente e il rosso si trovava bene con lui anche per questo. A Shay non sfuggì la maglia del ragazzo, aveva un piccolo Chad, leader dei Nickelback, in versione South Park, anche lui, come il suo Kurt, aveva una chitarrina, però verde. Castiel la vide fissarlo.
“Che hai da guardare? Ti piace ciò che vedi?” E fece un sorrisetto malizioso. Shay scoppiò a ridere, una risata che cercò di soffocare, ma il rosso non si sentì offeso, anzi, si girò e rise anche lui, contagiato dal sorriso della ragazza. L’aveva vista fare solo quello sguardo truce quella volta, ma quel suo sorriso era decisamente meglio, era solare, luminoso, scosse la testa, che cosa stava pensando? Scocciatura, era una scocciatura, punto. A Ros, però non sfuggì quella strana conversazione silenziosa da cui si sentì esclusa. Notò anche lei la maglia del rosso.
“Conquisteranno il mondo. Povera me.” Disse sconsolata mentre si avviarono verso la sala prove.
“Cosa conquisterà il mondo?” Chiese Shay di ottimo umore.
” Quelle brutte maglie.” Indicò il ragazzo che camminava davanti a loro. Shay rise, non sapeva perché, ma la cosa la divertiva molto. L’amica calcolò attentamente quei suoi sorrisi, possibile che..?





ANGOLO AUTRICE: 
Volevo ringraziare tutte le persone che con i loro commenti, critiche, apprezzamenti o altro, mi stanno aiutando a crescere! Mi sento sempre più motivata a migliorare, a provare a far qualcosa di cui essere fiera. Grazie davvero, con poche o tante parole mi aiutate tantissimo <3

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Capitolo 5
*** Sgambetto ***


Possibile che…trovasse quel tipo simpatico?
Ros cercò di capire i gesti dell’amica, di captarne le onde celebrali, nemmeno avesse chissà che potere divinatorio, ma provare non costava nulla. Shay la guardò, sentendosi osservata, e la vide strizzare gli occhi a più riprese, chiuderli a fessura e fare strane smorfie con la bocca.
“Che ti prende?” Chiese curiosa e incerta se ridere, o preoccuparsi che le stesse prendendo qualche colpo, chissà, forse dovuto al caldo.
“Niente. Perché?” Disse disinvolta riprendendo un po’ di autocontrollo. Raddrizzò la schiena e gli occhi gialli da gatta assunsero un’aria innocente.
“Così, mi sembravi strana.” Shay lasciò stare, sapeva che se Ros si piccava sulla posizione: “io? Non ho fatto proprio nulla!” Era una battaglia persa in partenza.
Intanto Castiel se ne stava a qualche passo di distanza da loro, con la bocca storta, tanto che i bordi s’incurvarono verso il basso, il tutto sugellato dalle sue braccia incrociate al petto. Uno psicologo avrebbe detto che era simbolo di chiusura, di non comunicazione, ma non serviva certo un esperto per dedurlo.
Il silenzio era denso di aspettative: quelle di Shay per la musica e Nathaniel , contrapposte a quelle di Castiel che prega dentro di se che tutto ciò finisse il prima possibile. Per lui le prove della band erano qualcosa di sacro e in quel momento si sentiva come se qualcuno stesse profanando la sua isola sicura.
“Ancora non mi hai detto come hai fatto a convincere Lys.” Sussurrò Shay verso l’amica.
“Non mi sembra il momento più adatto.” Convenne Ros indicando con un gesto rapido della testa Castiel che si era fermato davanti ad una porta grigia, simile a quelle anti incendio. Lui le guardava con sguardo spazientito. Il palazzo era anonimo, di una tinta grigio chiaro con qualche crepa qua e là causata dall’usura del tempo che si sa, non risparmia nessuno o niente.
“Finito di fare salotto? Femmine..” Sbuffò.
Le due si guardarono e gli fecero eco.
“Maschi..” E scoppiarono a ridere divertite da quella frase maschilista, ma che detta da quel tipo brontolone non assunse nessun significato negativo o offensivo.
Castiel giurò a se stesso che se non fosse entrato subito da quella porta le avrebbe spennate quelle due. Bussò due volte di seguito, attese speranzoso qualcosa che, però, non arrivò.
Ribussò un’altra volta, però con più forza, sfogando anche un po’ di frustrazione che aveva accumulato stando con quelle ragazze. Si sentiva come un povero schiavo buttato nelle fosse di combattimento che pregava i suoi carnefici si salvarlo. Lui non era un tipo socievole, non riusciva a sostenere una normale conversazione con le persone, figuriamoci con due ragazze e per di più con una che era particolarmente astiosa, un po’ come lui. Pensava che la più tosta fosse la bionda, con quel suo sguardo di ghiaccio, ma a paragone con l’amica dai capelli argentei, lei era mansueta.
Niente nessuna risposta.
“Sei sicuro che sia questa la porta?” Chiese una Ros divertita, si stava prendendo la sua rivincita, vedere quel tipo che faceva l’uomo tutto di un pezzo perdere sempre di più il controllo la divertiva. Forse era più sadica di quel che pensava.
“Secondo te?” Chiese il rosso con tono irritato.
“Pensi che mi diverta a bussare a tutte le porte della città?”
“Devo veramente dirti cosa penso?”
 Shay notò il ragazzo strabuzzare gli occhi dalla rabbia e interruppe quel che le sembrò l’inizio di un’azzuffata. Tra la gatta e il rosso scoccarono lampi invisibili che percorrevano la distanza che li separava, troppo breve per la bionda che non sapeva come sedarli. Sembravano due animali in preda al più puro degli istinti, quello di sopravvivenza, o l’uno o l’altro. Una gatta sensuale e letale contro una volpe alquanto indiavolata.
“Dovrebbe aprirci Lys?” Shay cercò di cambiare discorso per non far becchettare ulteriormente quei due, ma forse aveva fatto la domanda sbagliata.
Castiel cominciò a martellare con il pugno sulla porta di acciaio, il suono che ne uscì fu ridondante e fastidioso, ma continuava imperterrito.
Finalmente sentirono un click che fece drizzare le orecchie dei tre.
“Ehi, siete arrivati.” Disse sorridente Lys. Nemmeno il tempo di riaprire gli occhi, che aveva socchiuso nel fare uno dei suoi carismatici sorrisi, che gli arrivò un pugno.
Fortunatamente i riflessi di Lys erano migliori della sua memoria e lo schivò.
 “Sei di cattivo umore?” La voce del principe era calma, quasi divertita, forse, perché non aveva assistito alle scene precedenti, sennò si sarebbe astenuto, sicuramente, dal chiedere a Castiel se era di cattivo umore.
“Mi prendi per il culo? E’ un’ora che busso, ma dove cavolo eri finito? Dovevi aspettarci qui fuori. Ho lasciato a te le chiavi!”
Lys esibì il bloc-notes, come fosse una giustificazione più che valida.
“L’ho ritrovato!”
Castiel si portò una mano sulla fronte che strusciò con forza, come se quel gesto potesse lavar via la sua irritazione che, ormai, aveva raggiunto l’apice.
“E poi eri in buona compagnia.” Quella frase fu la goccia che fece traboccare il piccolo vaso della pazienza di Castiel.
“Facciamo quello che dobbiamo fare e finiamola. Non vi sopporto più.” Il rosso sorpassò Lys e si affrettò a raggiungere la sala prove.
“Ciao Lys” disse Shay raggiante come se l’aura oscura di Castiel non l’avesse sfiorata minimamente.
“Ciao, cara Shay, sono lieto che ci abbiate onorato della vostra presenza.” Disse lui sottolineando il plurale  e cercando di vedere dietro alle spalle della bionda.
“Ciao Ros.” Il poeta era perplesso per non aver ancora sentito Ros cinguettare una delle sue frasi. Era dispiaciuto di non aver più quella bella amicizia di prima. Da due mesi a quella parte Ros era cambiata davvero tanto nei suoi confronti, all’inizio era diventata tutta complimenti strani, una cosa che non le si addiceva, poi era passata a questa fase, quella del “ti ignoro”. Lys non ci capiva più niente sapeva solo che gli mancava la sua amica. Era strano, ma loro erano come legati, un sentimento profondo, non di amore, ma di amicizia, questo provava Lys.
“Ciao.” Disse secca lei. Shay si girò a guardarla scioccata. “ciao” pensò la ragazza, ciao e basta? Non riusciva più a star dietro ai cambi umorali dell’amica. Ros se ne stava dietro a Shay con la faccia piegata verso il basso intenta a fissarsi i sandali.
Lys la guardò incuriosito, ma non aggiunse altro.
“Si, ciao ciao, bene andiamo.” Castiel era riapparso dalla porta grigia e senza volere aveva appena interrotto una situazione molto imbarazzante. Forse, per la prima volta, da quando Shay l’aveva conosciuto, l’aveva sentito dire una cosa utile.
“Nathaniel?” Chiese a Lys il rosso.
La bionda non si fece scappare la domanda e tese l’orecchio in cerca della risposta.
“Sta arrivando, ha finito il suo nuovo part time.”
“Giuro che se trascura la band per il suo nuovo lavoretto lo metto a pulire la sala prove per un mese.” Sbottò.
Lys lo spinse a rientrare velocemente dalla porta, mentre sghignazzava per le uscite dell’amico.
“Comunque non capisco perché abbiamo solo due chiavi della sala prove.” Chiese Lys più a se stesso che all’amico, ma questo non si lasciò sfuggire l’opportunità per bacchettarlo un po’ dopo quel ritardo.
“Perché sarebbero lo stesso due alla fine, considerando che te perdi tutto, anche ciò che hai di più caro.” E indicò con lo sguardo il libretto nero che stringeva nelle mani Lys.
Quest’ultimo ci pensò un po’ su, analizzò dentro di sé quell’affermazione e poi parlò.
“Non fa una piega.”
Davanti a loro c’era un piccolo corridoio, sembrava però più una specie di anticamera. Era umido e fresco, con luci al neon sul soffitto, che andavo ad intermittenza. Non era ciò che si era immaginata Shay, ma aspettava di arrivare alla sala prove, l’unica cosa positiva era il fresco che c’era, conseguenza della mancanza di finestre o fonti di calore. Shay sentì la pressione rialzarsi e si godette quel momento di fresco, una sensazione di felicità ritrovata la percosse.
Arrivati ad un’altra porta, questa si poteva aprire dall’esterno. Castiel mise la mano sulla maniglia e fece pressione, questa si aprì svelando il suo contenuto, una bellissima stanza, coloratissima: c’era una parete rossa e nera, una grigia e arancione e un’altra verde e gialla, non era decisamente una di quelle sale prove da casa discografica, ma era molto meglio, un salone accogliente. Appese alle pareti poster di varie band come i Nickleback, quello sicuramente lo aveva appeso Castiel suppose Shay ricollegando la maglia del rosso, Nirvana, quella fu una piacevole sorpresa, Linking park, Queen, una delizia per gli occhi pensò Shay e ce ne erano ancora tantissimi. Poster, magliette, foto, stampe di concerti e simboli storici del rock. Ros invece guardò schifata le immagini appese alle pareti, lei era una tipa da pop, al massimo, non da rock ‘n roll, sembravano buzzurri capelloni a suo parere.
“Ehiii ma quello l’ho già visto da qualche parte!” Eclamò stupita di se stessa Ros, che non avrebbe mai immaginato di vedere un qualcosa di familiare in quella sala perversa.
“E’ Kurt Cobain.” Le suggerì Shay sperando di stuzzicare la memoria dell’amica.
“Ah!” Shay sicura che l’amica avesse ricordato tutti i suoi discorsi sull’argomento si sentì spiazzata dal continuo della frase.
“No. Non conosco nessun Cocobain.” Disse con no calanche mentre tornava a guardare l’amica.
“Coco-chi?” Le chiese palesemente offesa Shay, che capì che l’amica non l’aveva ascoltata nemmeno una volta quando aveva parlato di musica.
“Si, il tipo strano lì appeso.” Fece un gesto svogliato con la mano per indicare il poster, quasi infastidita che l’amica non la stesse seguendo. Poi un lampo attraversò la mente di Ros, una cosa stile cartone animato a cui si accende la lampadina dell’intuizione.
“La tua maglietta! Ora ricordo, è quello della maglietta brutta di oggi, quella uguale al rosso antipatico.” Con una sola frase Ros riuscì ad attirare su di sé gli sguardi indiavolati dei due fan del rock. Lys dal canto suo, stava seguendo quei botta e risposta con sano divertimento, tanto che non riusciva più a soffocare le risate. Con modi degni di un principe si portò una mano stretta a pugno davanti alla bocca e socchiudendo gli occhi si lasciò andare a quello che fu una risata di cuore.
Castiel non ci trovava nulla di divertente, quella tipa era davvero allucinante, involontariamente non faceva altro che tirar fuori le frasi più snob e irrispettose, verso un genere musicale, che altro non era, che la sua ragione di vita. A parole Ros era un elefante che camminava sculettando in una piccola cristalleria.
“Scusa?” esclamò Castiel infastidito.
“La maglietta.” Ripetè lei più per educazione che per dargli una vera risposta. Lo sguardo del rosso vacillò tra l’arrabbiato e il confuso. Maglietta? Lui si stava riferendo all’affermazione “Rosso antipatico” non alla sconosciuta maglietta di cui non gli importava un accidente.
Ros pensando che si riferisse ancora alla maglia di Shay  risottolineò: “Si, Shay ha una maglia uguale alla tua, soltanto con quel tipo.” E indicò il povero Kurt che era la vittima inconsapevole dello sparlare di Ros.
Castiel sbuffò esasperato.
“Non me ne frega nulla della sua maglia, intendevo come ti permetti di darmi dell’antipatico così, come se tu ed io avessi una qualsiasi confidenza.”
“Ma tu lo sei, pensavo che su quel punto non ci fosse niente da controbattere.”
Shay e Lys si misero a ridere, contagiando anche Ros che cominciava ad apprezzare il carattere del rosso che le teneva testa, per la ragazza era piacevole becchettarsi, non sempre la gente apprezzava questo suo lato, infatti, la prendevano come attacco e scappavano, ma i suoi amici l’avevano accettata e capita e anche quel Castiel che, esasperato, aprì la finestra e si accese una sigaretta, forse l’avrebbe capita, forse perché era come lei, solo in versione più chiusa, tipica dei maschi.
Ros alzò le spalle innocente. Lys le si avvicinò, ma lei con due passi aggraziati si spostò più lontana portando i suoi occhi su  di un altro poster, il clima era cambiato in modo repentino. Il ragazzo poteva essere distratto, avere degli strani vuoti di memoria, ma non era stupido e bloccando il suo avanzare, prese il suo block-notes e si accovacciò sul divanetto marrone vicino alla porta.
Shay si perse la scena perché riprendendo la sua visita alla sala, notò oltre alle pareti tappezzate di poster ritagli di giornale e copertine di dischi in vinile che c’era di più oltre a quella manifestazione visiva. Si avvicinò furtiva all’angolo più interessante di tutta la stanza. C’erano gli strumenti, veri strumenti lì davanti a lei. Sfiorò la batteria: i suoi piatti, i suoi tamburi, non se ne intendeva di strumenti di percussione, ma a chi non piaceva o sarebbe piaciuto far rimbalzare qualche stecca di legno su quelle superfici? Ciò che più però la intrigò fu la chitarra nera, una Fender Stratocaster plus del ‘92, incredibile. La passione per le chitarre era una cosa che le aveva attaccato la madre, quando era giovane, era un’assidua frequentatrice di musicisti strampalati. Aveva anche delle foto che Shay usava “sporadicamente” per ricattarla.
Portò una mano verso lo strumento e con i polpastrelli sfiorò delicatamente le corde. Erano tese alle estremità e solide nella loro posizione, così perfette. Corpi vibranti che producevano una combinazione di suoni infiniti. Shay non riuscì a controllarsi e sollecitò con un pizzico una corda centrale che emise una vibrazione ad onda che risuonò morbida nella stanza.
Nessuno si accorse di quella piccola illegalità, perché sapeva benissimo che lo strumento di un musicista non si toccava.
Qualcuno la raggiunse da dietro, fermandosi a pochi centimetri dalla ragazza.
“Stai attenta potrebbe tagliarti una mano se ti vedesse.”
Shay fece un balzo e portando il piede destro indietro, per riacquistare l’equilibrio, toccò la base del supporto che teneva lo strumento. Sbiancò, consapevole che i suoi riflessi non sarebbero mai stati abbastanza veloci per evitare l’inevitabile, salvarsi dall’imminente caduta e allo stesso tempo la chitarra.
Un braccio le si avvinghiò alla vita, fasciandola e supportandola. Si senti tirare verso la parte opposta, nella zona “sicura”.
Nathaniel l’aveva salvata, ma non solo lei anche la chitarra, alla quale bastò un semplice contatto di assestamento per riprendere il suo normale assetto. Per far ciò però il biondo aveva raggiunto una distanza molto pericolosa dal viso di Shay che, imbarazzata, si sciolse dalla presa del ragazzo e a testa bassa si spostò lontana quanto bastasse per recuperare un colorito che non fosse simile ai capelli di Castiel.
“Scusa.” Disse in colpa Nathaniel che non aveva preventivato che la ragazza potesse spaventarsi.
“N-no, scusa te, sono una maldestra.” Il biondo vedendo che la ragazza non ce l’aveva con lui, per quello spavento, sorrise.
“Grazie a proposito.” Continuò lei a disagio.
“Non mi devi ringraziare, non mi sarei mai perdonato ciò che sarebbe potuto succedere e fidati, non so se saremmo usciti vivi da questa stanza.” Rise e indicò Castiel che per fortuna aveva finito in quel momento la sigaretta, quindi, aveva dato le spalle al tentato omicidio della sua Fender. Nathaniel indossava una camicia bianca abbottonata fino in cima, una cravatta blu che si abbinava perfettamente con il biondo dei suoi capelli e dei pantaloni blu scuri, senza nemmeno una grinza. Shay pensò che avesse sofferto vestito così a lavoro, con quel caldo, ma al ragazzo non pendeva un capello.
“Finalmente sei arrivato.” Il rosso si avvicinò all’amico e gli posò una mano sulla spalla, felice che non avesse fatto ritardo.
Nathaniel ricambiò e con un gesto rapido della mano si sbottonò i primi due bottoni della camicia e allentò la presa opprimente della cravatta dal suo collo. Shay rimase imbambolata osservando quei gesti così naturali, ma anche così magnetici, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Castiel si girò verso Shay, la bionda si sentì trafiggere da quegli occhi grigi.
“Se non vuoi essere butatta fuori all’istante, ti conviene allontanarti dalla mia chitarra.” E indicò lo strumento alle sue spalle. La ragazza memore del quasi disastro, di qualche minuto prima, si spostò senza controbattere. Quando Castiel tornò a guardare l’amico, soddisfatto di essersi fatto valere almeno una volta in quel pomeriggio, senza sentire repliche, notò che Nath non staccava gli occhi di dosso dalla biondina che, a passo svelto, si era ricongiunta all’amica. Quello sguardo Castiel lo conosceva bene.
I ragazzi si prepararono per iniziare le prove, mentre le due ragazze si sedettero sull’unico divano presente in quella stanza.
Nathaniel prese posto dietro alla batteria e gettò un’occhiata a Shay che sorrideva entusiasta all’idea di sentirli suonare. Castiel sistemava la sua chitarra su di se, sembrava quasi l’accarezzasse, un momento intimo tra lui e la sua adorata chitarra prima della performance. Lys dal canto suo cercava come al solito il suo quaderno che aveva perso di vista per nemmeno due secondi, forse, quell’oggetto era stregato o aveva acquisito, contro ogni teoria evoluzionistica, la capacità di mettere gambe e andarsene a spasso quando il suo padrone non lo considerava.
Ritrovato l’oggetto delle pene del poeta quest’ultimo si posizionò al centro della stanza con alla sua destra Castiel e alla sua sinistra Nathaniel, entrambi leggermente arretrati.
La voce di Lys si diffuse leggera nella stanza, era pacata e sensuale, lenta. La chitarra accompagnò poco dopo il canto, dandogli un ritmo più deciso, un crescere di forza. La batteria si intrufolò furtiva nella melodia completandola e aggiungendo un ritmo che fece muovere i piedi di Shay e le mani di Ros che, batteva le dita frenetiche sul bracciolo del divano.
Lys chiudeva a scatti gli occhi, proprio nei momenti più intensi. Le parole erano perfette, la melodia altrettanto. Shay rimase a bocca aperta. Funzionava, il suo testo funzionava e senza volerlo, sentendoli dal vivo, altre parole le si materializzarono nella mente, idee che le affioravano naturalmente, come conseguenza logica di quella chimica che scorreva tra i tre musicisti. Ros aveva uno sguardo curioso, per quanto non amasse quel genere, si scoprì amante delle melodie dei ragazzi che aveva davanti a se, era affascinata e coinvolta. Ros pungolò con il gomito l’amica.
“Sono bravi!” Disse bisbigliando.
“Davvero, davvero bravi. Sono sconvolta dalla loro complicità.”
Ros portò lo sguardo sui tre.
“E pensare che sono così diversi l’uno dall’altro.”
“Forse è questo che rende tutto tremendamente carismatico, il fatto che si compensino con le loro diversità.”
Ros non aggiunse nient’altro era d’accordo con Shay.
Suonarono tre canzoni, con qualche pausa per le correzioni, poi si concessero una pausa. Lys si asciugò la fronte perlata di sudore tamponandosi con un piccolo asciugamano bianco, prese una vecchia sedia e si mise vicino alle due ragazze. Castiel si accese una sigaretta, aveva un’aria soddisfatta, come se avesse appena finito un appuntamento molto intimo con la sua chitarra, mentre Nathaniel si rivolse a tutti con un sorriso dolce.
“Pensavo di andare a prendere qualcosa da bere, qualcuno vuole qualcosa?” Le risposte non si fecero attendere.
“Una bottiglietta d’acqua naturale, temperatura ambiente, se possibile quella con meno sodio. Grazie.” Ovviamente quella richiesta uscì dalla bocca della gatta.
 “Anche per me acqua naturale, con o senza sodio andrà benissimo.” Fece eco Lys che finì con un sorriso rivolto a Ros che puntualmente lo ignorò, ma sta volta a Shay non sfuggì e la colpì con una gomitata nelle costole che la fece sobbalzare infastidita.
“Per me una coca-cola, fredda, mi raccomando. Grazie.” Disse Castiel avvicinandosi.
Nathaniel si rivolse in fine a Shay.
“E te Shay cosa vorresti?” Dopo una frase del genere la fantasia della bionda cominciò a galoppare, ma si riprese giusto in tempo.
Con uno scattò saltò in piedi.
“Ti accompagno così ti aiuto a portare tutto.”
Nathaniel stava per rispondere, quando intervenne il rosso.
“Vado io con lei, te hai fatto anche troppo oggi, tra il tuo nuovo lavoretto e le prove.”
Intervenne Lys.
“Da quando Castiel sei così premuroso?” Gli occhi di tutti si posarono sul rosso.
“Ma vi lamentate sempre? Sei troppo scorbutico, sei troppo premuroso! Ma decidetevi! Siete incontentabili. Una vera seccatura.”
Nathaniel che combatteva da una vita perché Castiel fosse più aperto verso gli altri non poté che lasciargli via libera.
“Ok allora ci pensate voi? Grazie.” In tutto ciò c’era una piccola ragazza bionda che, dall’emozione di quello slancio di coraggio, si era ritrovata ad abbassare le spalle delusa e avvilita da quel cambio di programma. Non sapeva come uscirne, quindi, si arrese all’inevitabilità. Ros la guardò dispiaciuta, voleva proporsi per accompagnarla, ma entrambe sapevano che fare un viaggio, anche se corto, con lei e Castiel sarebbe stato come far scoppiare la terza guerra mondiale. Quando i due si allontanarono Lys disse a Nath: “penso che Shay gli stia simpatica.” Ros però storse la bocca, la cosa non le quadrava, mentre il biondo pensieroso a causa di quel gesto di Castiel si sedette sul divanetto a riposare.
“Chissà.”
I due si avviarono verso il bazar. Fuori il sole cominciava a calare, ma il caldo era sempre più opprimente, tanto che Shay sentiva la bocca seccarsi e la gola chiudersi, una sensazione di soffocamento la stava mandando in paranoia, aveva bisogno di non pensare, così decise di parlare con il suo compagno di viaggio, ma prima che potesse aprir bocca l’anticipò lui.
“Ti piace Nath vero?” La faccia della bionda andò a fuoco. Si sarebbe aspettata di tutto, ma di certo non una cosa del genere. Era così evidente? Si chiese. Forse, se se ne era accorto lui, anche Nath lo sapeva e se non lo sapeva forse gliel’avrebbe detto il pomodoro se lei lo avesse ammesso in quell’istante. Doveva negare alla svelta.
In tutto quel pensare il tempo trascorse, il rosso continuò a camminare con le braccia incrociate dietro alla testa guardando sempre davanti a sé, ma non ricevendo risposta sbirciò con la coda degli occhi la sagoma della ragazza. La vide arrossire e guardare in tutte le direzioni.
“Sciocca” pensò il ragazzo. Possibile che non capisse che agitandosi così gli aveva già dato la risposta che voleva?
Quella ragazza era strana. Castiel aveva solo un dubbio: o era stupida o era incredibilmente sincera, così tanto che le si poteva leggere ciò che aveva in testa.
Non sapeva cosa era peggio, ma non gli dava fastidio, anzi stare con lei, stranamente lo divertiva.
“Non glielo dirò. Tranquillizzati. Se stramazzi a terra ti lascio qui. Ti avverto.”
Shay lo guardò stupita, con una scintilla di gratitudine negli occhi. Lui dal canto suo continuò a guardare avanti.
Arrivati al bazar presero tutto: le due bottigliette d’acqua, la coca-cola, un’aranciata per la bionda, ma le venne un dubbio e Nathaniel che cosa avrebbe preferito? Non gliel’aveva chiesto nello sconcerto del cambio di ruoli.
Castiel le tirò un esta-thè alla pesca in brick.
“Lui adora il thè alla pesca.” Shay strinse il piccolo bicchierino di plastica fresco tra le mani e sorrise.
Quel sorriso stupì Castiel che un po’ in imbarazzo pagò e si diresse verso l’uscita.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, tranne per un grazie sussurrato da Shay. La ragazza aveva sottovalutato il rosso che si era rivelato diverso da quel che credeva.
Quando arrivarono Castiel lasciò a Shay il compito di distribuire le bevande, lui prese la sua coca-cola e si sistemò vicino alla sua fedele finestra, senza accendersi nessuna sigaretta, semplicemente appoggiato lì che guardava il gruppetto.
Quando Shay arrivò a dare l’esta-thè a Nathaniel questo la ringraziò. Dopo qualche istante Lys guardò la bevanda del biondo.
“Nath, ma te non odiavi il thè alla pesca?” Lys lo guardava incuriosito. Nathaniel non aveva fatto nemmeno un cenno di protesta per quella bevanda che, a quanto pareva, odiava. Era troppo educato.
Shay si sentì mortificata, ma Nathaniel mise subito le mani avanti.
“Non ti preoccupare davvero, non potevi saperlo, comunque non è che lo odio.” Shay si sentì gonfiare gli occhi, l’aveva presa in giro il rosso.
Spostò lo sguardo verso la finestra e vide Castiel che tra un sorso e l’altro se la stava ridendo di gusto. A quel punto Shay non ci vide più, lasciò la sua bibita lì e corse verso l’uscita.
Lys e Nath fecero per andarle dietro, non capendo cose fosse successo, ma con un gesto della mano Ros li bloccò, si alzò elegantemente, con passo felino si diresse verso Castiel che non aveva perso il sorriso anche dopo che Shay era scappata e con un gesto che lasciò tutti a bocca aperta buttò la sua acqua addosso al rosso che imprecò. Prima di uscire Nathaniel la fermò e le diede le chiavi della porta esterna. Ros le prese e senza aggiungere altro raggiunse l’amica.
"Quella è pazza!" Castiel era fradicio.
"Te lo sei meritato." Disse Lys sorseggiando la sua acqua.
"Era uno scherzo. Non è colpa mia se la ragazza è permalosa."
"L'hai messa in difficoltà, perché non riesci ad essere gentile anche con gli altri? Potresti dargli una possibilità." Nathaniel con quella frase sorpresa l'amico che per la prima volta si sentì a disagio. Forse aveva sbagliato.

Ros era fuori stava cercando Shay che era seduta poco distante dal palazzo grigio. La bionda la vide e scosse il capo.
“Sono una stupida. Ho fatto una scenata per nulla.”
“Spiegami un po’ cos’è successo, ho capito solo che c’entrava quello con la tinta da marziano.”
“Ha capito che mi piaceva Nathaniel e mi ha detto di prendergli l’esta-thè alla pesca che a lui piace tanto, ma a quanto pare mi ha solo presa in giro. Mi sono sentita ridicola perché ho visto come se la rideva e ho pensato che dopo avrebbe raccontato tutto a Nathaniel e avrebbero riso di me, come della povera fessa.”
“Ti fai troppe paranoie. Comunque lascialo stare è solo un povero scemo.” Ros era furiosa, le dispiaceva per la sua migliore amica, non se lo meritava.
“Non capisco perché si è divertito così tanto a fare una cosa del genere.”
“Inutile rimuginarci, dovresti essere uno stupido per capire un altro stupido sai?”
Shay si sforzò di fare un sorriso.
“Non ho voglia di rientrare dopo quello che è successo. Ti scoccia se ce ne andiamo?”
Ros scosse la testa. “Per niente. Vado dentro a dirgli che ce ne andiamo.”
“Come farai per rientrare?”
“Ho le chiavi, me le ha date Nathaniel prima di uscire.” Fece una pausa e tornò a guardare l’amica.
“E’ molto carino e gentile. Penso che tu gli interessi sai?”

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Capitolo 6
*** Il primo giorno di scuola-I parte ***


L’aria si era rinfrescata e la brezza mattutina entrava furtiva dalla finestra muovendo la tenda bianca; il tessuto s’increspava in piccole onde che, a tratti, facevano penetrare piccoli raggi tenui che illuminavano a sprazzi la stanza.
Shay si rotolò qualche volta nel letto assaporando quella freschezza che tanto le era mancata durante quell’estate afosa. Una mano si era intrufolata sotto il cuscino che sotto il peso della testa si era leggermente informicolata, una gamba era distesa quasi volesse raggiungere la fine del materasso, mentre l’altra era piegata stretta al petto. Era in una fase di dormiveglia che l’appagava, riusciva a cogliere quei piccoli dettagli e ad assaporarli rimanendo però con la testa sognante. Stava facendo un sogno di cui non ricordava già la trama, ma la sensazione che le aveva lasciato era piacevole, tanto che, la spingeva a richiudere gli occhi e a ricercarlo, ricrearlo, ma non ci riuscì.
Quella mattina avrebbe fatto fatica ad alzarsi lo sapeva bene, ma non voleva pensarci, aveva ancora qualche minuto di pace tutto per lei.
Purtroppo o per fortuna l’estate era finita e da lì a poche ore sarebbe stata seduta sulla sua solita sedia di legno laccato pronta a percorrere il suo ultimo anno di liceo. Il pensiero della scuola le fece fare una smorfia che le increspò il labbro superiore e le fece arricciare il naso. Da un lato non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici, da un lato il pensiero di tornare a studiare le faceva salire il magone. Stufa di quei pensieri con un colpo di gambe gettò via la coperta e con un colpo di addominali, un po’ impacciato per il poco sviluppo di questi, si tirò su. Dopo essersi stropicciata gli occhi ed essersi sgranchita la schiena scese dal letto un po’ barcollante.
Stava per aprire la porta del bagno quando un rumore la fece scattare con la testa verso la porta che dava sul corridoio.
«Mamma?» gracchiò con la voce un po’ rauca di chi si era appena svegliato.
Non arrivò nessuna risposta. Indecisa sul da farsi optò per la doccia, ma nemmeno il tempo di girare la manopola dell’acqua che un tonfo sordo la fece precipitare in corridoio. Appoggiata con le mani sul poggia mani delle scale guardò in basso verso il piano inferiore.
«Mamma?» La sua voce aveva una nota di tensione.
«Tesoro, buongiorno!» La donna spuntò nella tromba delle scale  avvolta in una vestaglia color celeste pallido e teneva in mano una grossa tazza di caffè fumante che sorseggiava tra una risatina e un’occhiata divertita.
«Buongiorno un corno, mi hai fatto prendere paura, ma che stai combinando di prima mattina?» La tensione si sciolse per essere sostituita da uno sguardo severo.
La donna sventolò la mano libera davanti alla faccia.
«Non fare quello sguardo, è inquietante di prima mattina» scoppiò a ridere. Shay fece scivolare una mano sulla faccia sapendo benissimo come apparisse il suo sguardo figuriamoci alle prime luci della mattina.
«Non hai risposto alla mia domanda»
«Preparati e scendi. Vedrai con i tuoi occhi» Ok, come minimo sua mamma stava costruendo un robot assassino, e come minimo comprato su Amazon, vista la sua nuova passione per lo shopping online.
Shay sbuffò non sapeva se scendere subito e verificare che il piano di sotto ci fosse ancora o prepararsi con calma, ma la curiosità era troppa e si precipitò giù per le scale.
Dopo esser inciampata nel suo stesso pigiama e aver quasi battuto la faccia contro il muro riuscì ad arrivare in cucina; sua mamma le porse una tazza di caffè appena entrò, la stava aspettando sapendo che non avrebbe resistito.
«Grazie» disse sorpresa della sua prevedibilità.
Ciò che vide la lasciò a bocca aperta sua mamma le aveva preparato una colazione da re.
I pancake fumanti erano impilati uno sopra all’altro, la crema di cioccolata fondente era stata versata in una brocca di vetro a forma di goccia, un bicchiere di spremuta d’arancia dava quel pizzico di colore che rendeva tutto più bello.
Shay era senza parole. Peccato che la felicità durò poco perché mentre il suo sguardo vagava rapito da tutte quelle leccornie, si soffermò su di un’altra parte della cucina.
Pentole e contenitori sporchi erano stati buttati nel lavello senza pietà, lo spremi agrumi colante di polpa giaceva sul piano della cucina mezzo smontato, gusci d’uova e farina si mescolavano sul bancone.
«Disastro» sussurrò senza voce.
«Cosa cara?»
«Chi pulirà quel disastro?»
Sua madre si portò l’indice alla guancia grattandosi la pelle a disagio.
«Non pensiamoci ora!» La spinse verso il tavolo «Su, fai colazione, oggi è il tuo primo, ultimo, giorno di liceo.»
Già era l’ultimo anno, l’ultima possibilità per Shay di realizzare il suo grande sogno d’amore. Il collegamento che fece la sua mente fu inevitabile, Nathaniel. Da quel giorno delle prove della band non l’aveva più visto, aveva sentito a malapena Lys perché si vergognava per come se l’era presa. Quei pensieri le stavano intasando la mente e per non pensare cominciò ad ingozzarsi di cibo. Sua mamma stava per dirle di mangiare come una persona normale, ma la lasciò immaginando che ciò fosse dovuto all’ansia del primo giorno di scuola.
Dopo essersi preparata salutò sua madre che immobile se ne stava davanti alle padelle sporche in cerca di un aiuto divino. Sua madre era fantastica, ma quando si trattava di pulire proprio non ce la faceva ad essere una persona normale. La vide prendere uno straccio a caso con l’indice e il pollice.
«Non quello mamma, la spugna, quella lì» e indicò l’oggetto giallo e verde vicino al sapone per piatti.
Poco convinta la prese e dopo averla studiata un po’ la cominciò a strusciare sull’impasto appiccicoso.
«lascia stare, lo faccio io dopo» Tanto sapeva che sua madre non avrebbe pulito per bene, tanto valeva non rischiare che si ritrovasse il doppio delle cose da lavare o peggio la metà della cose visto che rischiava di rompere gli unici utensili da cucina che avevano.
«Giuro che per ringraziarti per il tuo compleanno avrai una bella sorpresa» squittì euforica.
Shay sapeva che la sorpresa ci sarebbe stata lo stesso nonostante la sua offerta di ripulire l’intera cucina.
La ragazza inevitabilmente pensò al suo compleanno, non mancava molto e la cosa non la entusiasmava. Quella data era legata a dei ricordi pieni di sofferenza, per non parlare del suo quattordicesimo compleanno.
Una mattina ti svegli e sei un’adolescente, nessuno può preparati per quello. Il tuo corpo anche se lo stesso da un giorno all'altro non ti piace più, ti senti sbagliata, odi tutti e hai pensieri sullo sterminio d massa l’80% del tempo e Shay ovviamente non fece eccezione. La prima cosa che fece fu tagliarsi la lunga e d’orata chioma. Guardandosi allo specchio quella mattina aveva notato che i capelli si stavano allungando velocemente stavano per superare le spalle. Toccandosi le punte chiare era indecisa se per i suoi 18 anni avrebbe fatto un nuovo cambiamento, uno stravolgente che la cambiasse in preparazione del cambio da adolescente ad adulta.
Le ragazze normali a quell'età sognavano una magnifica festa con tanti amici, una torta a quattro piani con ascensore e fantastici regali, ma Shay desiderava solo passare quella giornata in semplicità con i suoi amici e sua mamma, niente di più, niente di meno.
L’unica cosa che non si aspettava erano gli auguri da suo padre. L’anno precedente le fece gli auguri due giorni dopo e Shay sapeva bene che non erano passati più grazie a sua madre che l’aveva chiamato più volte per ricordarglielo, ma ormai non ci rimaneva più male. Dopo gli auguri in ritardo l’aveva pure invitata a cena da loro. Loro erano la famiglia perfetta: suo padre, la sua compagna e i loro figli perfetti, uno acquisito l’altra no, purtroppo con quest’ultima Shay condivideva un legame di sangue, anche se non si erano mai conosciute, non sapeva nemmeno i loro nomi, non li voleva sapere li odiava.
Suo padre, se così si poteva chiamare, non aveva mai meritato tale appellativo.
«Mamma esco!»
«Buona giornata tesoro.»
Il vento freddo le sferzò il viso, ma era proprio di quello che aveva bisogno. Respirò profondamente assaporando i sapori di un autunno in anticipo. I rami spogli degli alberi ondeggiavano nel vento, con dei movimenti ritmici quasi ipnotici. Socchiuse gli occhi contro il riverbero della luce, incamminandosi verso la fermata dell’autobus. Una coppia attirò la sua attenzione e il suo sguardo vi si posò più del dovuto. Era frustrante vedere le perfette vite sentimentali degli altri quando la sua era inesistente. A volte si ritrovava ad immaginarsi la loro storia, i dialoghi, le vicende che l’avevano portata a nascere e sbocciare, Shay aveva tanta fantasia, troppa.
Arrivata alla fermata del bus aspettò che arrivassero i gemelli. Quei due abitavano abbastanza lontano da dovere fare la prima parte del tragitto sul puzzolente e affollato mezzo pubblico.
Quando la vettura arrivò vide la faccia di Alexy spiacciacata contro il vetro delle porte, con una terrificante smorfia dolorante dipinta sulla faccia.
Armin invece aveva trovato un posto a sedere e senza prestare attenzione a niente e nessuno se ne stava a spippolare la sua console portatile.
Quando le porte si aprirono Alexy perse l’equilibrio cadendo in ginocchio sull’asfalto, respirava a fatica. Shay si avvicinò a lui per aiutarlo, ma nemmeno due secondi dopo arrivò Armin che senza guardare lo pesticciò senza pietà.
«Ma sei stupido?» Gridò Alexy al fratello.
«Non è colpa mia se ti metti a sedere nei posti meno adatti»
Alexy stava per battere un pugno in testa al fratello, ma Shay si mise in mezzo cercando di sedare l’ennesimo litigio o fratricidio. Alexy stava ancora cercando di ritrovare un respiro regolare, mentre con gli occhi fulminava il consanguineo.
« Al come va?» Chiese Shay per intavolare una discussione.
«Nervosismo a parte per aver un fratello così ameba?»
«Ti sento»
«E chi cercava di non farsi sentire?» Shay si portò una mano alla fronte e socchiuse gli occhi. La giornata non era partita come si aspettava.
«Comunque, pronti per questo primo giorno?»
«Per niente, non ho nemmeno finito i compiti delle vacanze, sono disperato. Armin non mi ha fatto copiare niente»
«Te l’avevo detto di studiare e che non ti avrei fatto copiare niente se fossi arrivato agli ultimi due giorni di vacanze per farli»
«Ma che vacanze sono se non fai altro che studiare?»
«Non ti preoccupare te li faccio copiare io» disse Shay frugando nella cartella celeste ed estraendo un quaderno ad anelli diviso con colori differenti quante erano le materie.
«Ecco qua, ci sono tutti»
Alexy abbracciò d’impeto l’amica.
«Tu sei una santa, un’amica, la migliore» Shay si mise a ridere.
«Non esageriamo» e diversamente dal solito non si ribellò all’abbraccio dell’amico.
Armin la guardò di sottecchi, ma lei se ne accorse.
«Che c’è?» domandò confusa
«Niente» cercà di far cadere il discorso.
«Su dimmi»
«Niente, sei diversa» e continuò a giocare.
Shay stava per alterarsi per la poca considerazione dell’amico, ma c’era abituata.
«Nessuno sguardo agghiacciante oggi, nessuna ramanzina ad Alexy e il quaderno…»
Il fratello gemello ci pensò un po’ su e concordò con lui.
«Allora cos’è successo?» domandò Armin. «Perché l’hai fatto?» Shay esitò incerta su cosa dire. La sua riluttanza a parlare non aveva niente a che fare con loro. La situazione era più complicata, non lo sapeva nemmeno lei perché si comportava diversamente eppure si sentiva abbastanza normale, spontanea.
«E’ vero! Sei strana. Che hai?» incalzò Alexy vedendo che non stava arrivando una risposta alla prima domanda fatta dal fratello. Alexy era un caro amico, ma era un impiccione di prima qualità, infatti, Shay non faticava a capire perché lui e Rose andassero tanto d’accordo, tra la passione per lo shopping e per i pettegolezzi si ero trovati. Due anime affini.
L’unica cosa che le era capitata ultimamente era stato quello strano pomeriggio, ma non capiva come ciò potesse averla cambiata. Cioè per com’era andata era più probabile che diventasse più astiosa non più altruista. Scosse la testa.
«Vi lamentate se faccio quel mio sguardo, che è involontario vi vorrei ricordaree poi vi lamentate se sono carina. Siete proprio una scocciatura!» Borbottò cercando di cambiare discorso, si era stufata di fare pensieri impegnativi di prima mattina.
«Lo so che è difficile da credere, mi sorprendo anch’io, ma immagino che capiti di essere di buon umore, ogni tanto. Probabilmente si tratta di una specie di riequilibrio dell’universo. » E alzò le spalle, mentre Armin con gli occhi leggermente socchiusi la stava ancora studiando non convinto delle sue giustificazioni, ma poi ritornò alla sua console e Shay si rilassò.
«Ma allora stai bene!» Esclamò entusiasta Alexy abbracciando l’amica infastidita. Era molto più facile farla franca con Alexy che con Armin.  Per tutto il tragitto il ragazzo dalle grandi cuffie arancioni aggiornò Shay sulla sua estate, raccontandogli ogni subdolo pettegolezzo che gli era arrivato all’orecchio. Quando arrivarono al cancello trovarono Rosalya e Kentin ad aspettarli.
Alexy urlò felice di rivedere il suo adorato Kentin che alzò gli occhi al cielo vedendo che molti alunni si erano girati incuriositi verso di loro.
«Si Alexy ciao, anch’io sono felice di vederti, ma ti prego abbassa la voce!» Kentin cercava di divincolarsi dalla morsa delle braccia del ragazzo che gli stavano stritolando il collo.
«Dobbiamo recuperare il tempo perduto» Esclamò Alexy mettendo ilo broncio.
Armin passò oltre e seguì la scia di Shay che si era già avviata oltre il confine scolastico. Quando varcò anche lui il cancello trovò l’amica impalata, abbassò la console e le appoggiò una mano sulla spalla.
«Shay?»
«N-no-on è possibile» sussurrò lei sconvolta.
«Mi stai facendo preoccupare oggi, mi vuoi dire che ti succede?» Il suo tono era preoccupato, voleva bene all’amica e voleva capire che le stesse succedendo. Varie volte lei lo aveva sostenuto, anche quando lo prendevano in giro chiamandolo “odioso nerd”, lei c’era sempre stata e per una volta voleva esserci lui per lei.
Shay non rispose, ma con l’indice indicò due ragazzi lì vicini.
Armin seguì il dito e vide Lys con un altro ragazzo che parlavano con la preside.
«Lo conosci? » domando lui perplesso.
Lei annuì con un gesto incerto del capo. La cosa stava incuriosendo particolarmente Armin che mise la console in tasca. Poche volte aveva messo da parte la sua compagna di avventure, ma quella situazione lo stava stuzzicando a tal punto da voler mettere tutte le sue facoltà mentali.
«Chi è?» Domandò mettendosi a tre quarti davanti a Shay così da poter controllare la situazione alle sue spalle con la coda dell’occhio.
La bionda vedendosi portar via parzialmente la visuale si concentrò sull’amico.
«Un amico di Lys. E’ il batterista del suo gruppo musicale»
«Interessante» sibilò lui tra i denti.
«E’ il ragazzo che ti interessa?» Per un secondo a Shay andò la saliva di traverso per lo shock. La disinvoltura con cui Armin le aveva posto la domanda l’aveva lasciata a bocca aperta.
«C-chi te l’ha detto?» boccheggiò cercando di respirare in modo regolare.
«Rosa» disse lui divertito dall’innocenza dell’amica che era arrossita in modo esagerato. «O meglio ho sentito per caso una telefonata tra Al e Rosa»
«Perché non riesce a tenersi un cecio in bocca quella ragazza?» ringhiò lei.
«Non lo so, ma di sicuro non la coinvolgerei in un illecito, non sia mai che lo sappia tutta la città cinque minuti dopo. Sarebbe capace di farsi un selfie e pubblicare la foto su instagram con la descrizione dell’accaduto» Shay cominciò a ridere divertita da quell’immagine che l’amico le aveva offerto.
«Grazie»
«Per cosa?»
«Questo» e con un dito indicò la sua bocca che si stava ancora increspando in una serie di risate contagiose.
«Che avete tanto da ridere?» Ros la spiona si era appena avvicinata incuriosita.
«Pettegola» la sgridò Shay.
«Devi essere più specifica, per cosa mi sono presa questo pettegola?»
Shay indicò il biondo Nathaniel che parlava ancora con la preside.
«Oh»
«Oh. Già»
«Se avessi saputo che sarebbe approdato in questo liceo, fidati, non avrei raccontato del tuo interesse»
«Che?» disse inorridita Shay. «A chi l’hai detto?»
«L’avrà detto a così tante persone che come minimo la preside starà chiedendo a Nathaniel cosa pensa lui di te giusto per farsi un’idea» Ci scherzò su Armin, ma ciò non fece altro che aumentare la rabbia della bionda.
«Tutto okay?» chiese Rosa.
«Alla grande!» rispose asciutta Shay.
«Dal tono si direbbe il contrario»
«Dici?»
«Okay, eri sarcastica» e fece roteare gli occhi al cielo.
«Comunque Shay, l’ho detto solo ad Al» fece una pausa. «E ad Armin involontariamente, ma non vale»
Lys si avvicinò a loro paasso lento e questo bloccò la furia di Shay che si stava per riversare sulla sua migliore amica.
«Buongiorno» il suo sorriso era educato e pacato come sempre.
«Ehi amico!» Esclamò Armin. Quei due erano l’uno l’opposto dell’altro. Vivevano in due mondi completamente diversi, uno nell’era tecnologica, l’altro preferiva l’età vittoriana e i usi e costumi, ma era bello vedere che nonostante le diversità ci fosse una bella amicizia.
«Che ci fa Nathaniel qua?» Chiese Rosa cercando di capire cosa stesse succedendo.
«Vi ricordate che aveva accennato ad un lavoro partime?» Le due ragzze annuirono, mentre Armin che si era perso quell’informazione alzò un sopracciglio.
«E’ venuto fuori che era per il nostro liceo e gli è stata offerta la possibilità di iscriversi con qualche agevolazione economica» Il Dolce Amoris era un liceo privato con una retta cospicua. La mamma di Shay lavorava molto per permettere alla figlia di frequentarlo perché offriva dei programmi scolastici molto validi, forse i migliori della città.
«Quindi sarà un nostro compagno di classe?» Chiese la bionda.
«No, sarà in un’altra sezione, ma sarà in questa scuola a tutti gli effetti da oggi » fece una pausa per lasciar metabolizzare la cosa a Shay che era palesemente scioccata. «E non è tutto, c’è un’altra cosa» Prima che potesse finire la frase anche Alexy e Kentin si unirono al gruppetto. Quest’ultimo era stato bloccato da Kim una ragazza che frequentava con lui il club di basket. Era molto atletica e con un corpo fantastico, tutta curve. La sua carnagione era dello stesso colore del cioccolato e i suoi occhi verdi risaltavano come gemme preziose. Peccato che socializzasse solo con chi frequentava il club. Kentin aveva provato ad integrala nel loro piccolo e sgangherato gruppo, ma lei aveva sempre declinato l’offerta.
«Ci vediamo dopo al club!» le urlò lei mentre entrava a corsa nell’edificio scolastico.
«Signorina non si corre nella mia scuola!» le urlò la preside, ma lei era già lontana.
La campanella suonò e i ragazzi si avviarono verso la prima lezione.

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