Viaggio a Westeros

di destiel87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'angelo dispettoso ***
Capitolo 2: *** L'esercito dei Lupi ***
Capitolo 3: *** Il pericolo ha gli occhi blu ***
Capitolo 4: *** Ascolta il mio ruggito ***
Capitolo 5: *** Lo sguardo dell'amore ***
Capitolo 6: *** Coraggio e paura ***
Capitolo 7: *** Dovere ***
Capitolo 8: *** Guardami ***
Capitolo 9: *** Il Folletto e la Regina ***
Capitolo 10: *** Gli artigli della Leonessa ***
Capitolo 11: *** La Donna Rossa ***
Capitolo 12: *** Il Re e le due rose ***
Capitolo 13: *** La figlia del mare ***
Capitolo 14: *** Valar morghulis Arya Stark ***
Capitolo 15: *** I corvi sulla barriera ***
Capitolo 16: *** La regina dei draghi ***
Capitolo 17: *** Ritorno alla realtà ***



Capitolo 1
*** L'angelo dispettoso ***


Il caos non è un pozzo. Il caos è una scala! Tanti che provano a salirla falliscono e non ci provano più: la caduta li spezza. Ad altri viene offerta la possibilità di salire, ma rifiutano: rimangono attaccati al regno, o agli dei, o all'amore. Illusioni. Solo la scala è reale. E non resta che salire.
Petyr Baelish.

"L'inverno stà arrivando!" Disse Dean in tono altisonante canticchiando la sigla del episodio.
"Fuoco e Sangue!" Replicò Sam mentre sfogliava il libro delle cronache del ghiaccio e del fuoco.
"Tutti gli uomini devono morire!" Aggiunse Castiel, sfoderando orgoglioso le sue ali nere.
"Ascoltate il mio ruggito!" Rispose Gabriel ruggendo e scuotendo i capelli come se fossero una criniera.
"Siete degli idioti!" Si lamentò Bobby sorseggiando una birra e scuotendo la testa.
I ragazzi non gli diedero retta, presi com'erano dall'inizio del nuovo episodio, ormai era diventata un abitudine per loro, si riunivano ogni mercoledi sera quando andava in onda Game of Thrones, e seduti sul vecchio divano di Bobby litigavano su quale fosse la casata migliore.
Gabriel era seduto a fianco a Sam, poggiava la testa sulla sua spalla e ogni tanto gli girava le pagine del libro, tanto per dargli fastidio.
Sam sopportava cercando di godersi l'episodio, anche se Gabriel non gli rendeva la vita facile, strofinando la testa contro la sua guancia e dandogli dei pizzicotti sulle cosce, alla fine arrivò al limite della sopportazione e lo colpì in testa con il pesante libro.
"Vuoi piantarla di fare casino e lasciarmi guardare l'episodio in santa pace Gabri?"
"Noooo! Io voglio giocare con te!"
"Adesso non è il momento per i vostri giochetti!" Rispose Dean, irritato da tutto quel trambusto.
"Ma io voglio solo un pò di attenzione dal mio piccolo secchione!" Sbottò Gabriel.
"Fà silenzio Gabriel! Non vedi che stà parlando Jon snow?" Aggiunse Cas.
"Siete tutti molto cattivi!" Disse Gabriel mettendo il broncio.
I ragazzi lo ignorarono e si rimisero a guardare l'episodio, Joffrey stava facendo un discorso nella sala del re, e tutti lo stavano ascoltando con trepidazione, tutti tranne Gabriel, che non aveva intenzione di rinunciare alle sue coccole, così si spostò e si sedette sulle ginocchia di Sam, che in tutta risposta lo spinse via seccato, e finì per cadere addosso a Dean.
"Ma vuoi finirla dannazione?" Urlò Dean, spingendolo via a sua volta.
"Gabriel se non la finisci di dare fastidio andrò a dirlo a nostro padre!" Lo minacciò Castiel.
"E Va bene! Visto che siete tutti più interessati all'episodio che a me adesso ci rimarrete a Westeros!"
Così dicendo schiocco le dita e in un secondo i ragazzi sparirono dal salone di Bobby, mentre Gabriel si esibiva in una risata teatralmente malefica e si rimetteva seduto sul divano.
"Allora Joffrey, cosa stavi dicendo caro?" Si disse tra se e se mangiando delle patatine.



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NOTA: Questa storia è nata guardando quest'immagine, non ho potuto fare a meno di fantasticarci e questo è il risultato! Questo è il mio primo crossover, ho unito le due serie che amo di più, perciò spero che vi piaccia! 

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Capitolo 2
*** L'esercito dei Lupi ***


L'amore non sempre è la cosa più saggia, e io l'ho imparato. Può condurci a commettere gravi follie, eppure noi seguiamo i nostri cuori... dovunque essi possano condurci.
Robb Stark
.

"Il Re del Nord! Il Re del Nord!" Inneggiavano a gran voce gli uomini ammassati sulla strada del Re.
Robb Stark camminava fiero tra i suoi cavalieri, accompagnato da Vento Grigio, che lo seguiva come un ombra ovunque andasse, incutendo timore anche al più feroce dei soldati.
ll giovane lupo montò sul suo cavallo, e restò immobile guardando il suo branco, il bianco simbolo degli Stark sfoggiava fiero sul vessillo dietro di lui, blu come i suoi occhi, mentre il sole stava sorgendo in quella fredda mattina.
Il Re alzò la testa, fece un profondo respiro e urlò:
"Uomini del Nord! Approdo del Re ci attende! Non facciamoli aspettare troppo a lungo, che sappiano cosa vuol dire sfidarci! Che sappiano cosa vuol dire avere paura!"
Gli uomini urlarono la loro approvazione. Amavano il loro Re, cosi come avevano amato Lord Eddard Stark, lui gli aveva protetti e rispettati, e la sua morte era stata per loro più che l'assassinio del loro signore, era stato come se avessero decapitato il loro padre, sui bianchi gradini del tempio di Baelor.
"In marcia soldati!" Gridò lord Bolton di Forte Terrore, cavalcando dietro il suo Re.
Gli uomini sollevarono i pesanti scudi, riposero le spade nelle fodere e iniziarono ad incamminarsi sulla lunga strada che gli avrebbe condotti alla battaglia, sapevano che molti di loro non avrebbero più rivisto il nord, le loro case, le loro famiglie, ma avevano prestato un giuramento, ed era arrivato il momento di rispettarlo, a qualunque costo.
"Tutto questo è troppo fottutamente epico!" Disse Dean stringendo con fierezza l'elsa della sua spada.
"Tutto questo è troppo fottutamente un incubo, vorrai dire!" si lamentò Sam guardando ansioso il suo scudo malconcio.
"Tutto questo è troppo fottutamente eccitante!" Bisbigliò Cas esaminando Dean dalla testa ai piedi.
"Che cosa?!" Replicò Dean guardandolo sospettosamente.
"Ehm... Niente, parlavo delle armature." Cercò di mentire Castiel, visibilmente in imbarazzo.
"Che diavolo facciamo adesso? Non possiamo unirci a loro, non sappiamo combattere con la spada!" Aggiunse Sam, sempre più ansioso e per nulla interessato al loro dialogo.
"Parla per te! Io sò combattere perfettamente!" Si vantò Dean.
"Oh davvero? Mi insegneresti Dean?" chiese Cas avvicinandosi a lui e stringendogli il braccio.
"Ma tu non sai combattere! Solo perchè ogni tanto giochi a fare Aragorn non vuol dire che tu sappia batterti contro uno di quei bestioni!" Lo prese in giro Sam.
"Io non gioco affatto a fare Aragorn! Mi allenavo per occasioni come queste, e come vedi ho fatto bene! E comunque tranquillo Cas, ti insegno io come si combatte" Disse in tono orgoglioso.
"Oh Dean, tu sei proprio come Rob Stark!" Rispose Cas con voce trepidante.
"Hai proprio ragione Cas!"  Si compiaque sorridendo Dean.
Sam sbuffò e alzò gli occhi al cielo, con tutti i problemi che avevano quelle sciocchezze lo irritavano.
"Quindi qual'è il tuo geniale piano mr. Stark?" Chiese ironicamente Sam.
"Beh c'è poco da fare per il momento. L'unico modo che abbiamo per tornare a casa è Gabriel, ma finchè non riusciamo a metterci in contatto con lui dobbiamo restare vivi, e se ce ne andassimo a spasso da soli verremmo attaccati dai Lannister o da qualche gruppo di banditi. Qui saremo più al sicuro, per adesso!" 
"Ma Cas, non potresti usare i tuoi poteri per riportarci a casa?" Implorò Sam, per nulla convinto del piano.
"Temo di no Sam, ho già provato, ma sai com'è fatto mio fratello... Non ho alcun potere qui. Questo vuol dire che se verremo feriti non potrò curarci, e che dovremmo difenderci con le nostre sole forze."
"Questo non fà che agitarmi ancora di più!" Si lamentò Sam, dando un calcio ad un sasso mentre camminava.
"Non preoccuparti fratellino, ti difenderò io!" Si vantò nuovamente Dean, facendogli l'occhiolino.
Sam si limitò a guardarlo storto scuotendo la testa e riprese a camminare.
"E comunque Sam, credo che dovresti essere tu a chiamare Gabriel, dopotutto è con te che è arrabbiato!" 
"Veramente Cas, è arrabbiato con tutti noi!"
"Si ma sopratutto con te Sammy, perciò vedi di essere carino e coccoloso - lo stuzzico Dean -  prima che ci ritroviamo a combattere in una vera battaglia... Anche se devo ammettere che sarebbe eccitante..." 
"Mi piacerebbe vederti combattere Dean!" Esclamò raggiante Cas.
"Farò quello che posso... E comunque ragazzi, pregate di non dover combattere sul serio, qua giocano duro!"
"E quando il gioco si fà duro..." Iniziò Dean.
"Oh ti prego falla finita Dean!" Lo sgridò Sam.
"E va bene! Ad ogni modo, non credete che dovremmo pensare a trovare dei cavalli?" Disse Dean, guardandosi intorno.
"Perchè ci servono dei cavalli?" Chiese Cas, che non gli toglieva gli occhi di dosso.
"Perchè la strada del Re è lunga, e io non ho nessuna intenzione di farmela a piedi! Perciò cerchiamo di inventarci qualcosa!"
"Potremmo rubargli... Insomma non credo che qualcuno ce li darà spontaneamente!" Rispose Cas guardandosi intorno e studiando la situazione.
"Si dice prendere in prestito Cas!" Scherzò Dean. 
"Si dice legge di sopravvivenza ragazzi! E credo di aver avuto un idea!" Aggiunse Sam.


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Capitolo 3
*** Il pericolo ha gli occhi blu ***


Forse é quello il segreto: non tanto che cosa facciamo, quanto perchè lo facciamo.

"D'accordo ragazzi, non abbiamo molta scelta, perciò dovremmo farci coraggio e affrontare la realtà!" Disse Sam con convinzione.
"Affrontare la realtà? Sammy siamo a Westeros!! La realtà è l'ultimo dei nostri problemi. Ora, ci vuoi dire il tuo geniale piano per procuraci dei cavalli?" Replicò Dean.
"Beh Aragorn, visto che siamo sprovvisti di poteri e di pistole, i quali ci avrebbero dato un gran bel vantaggio, dovremmo arrangiarci con la furbizia. Vedete quei cavalieri laggiù?" Disse indicando tre cavalieri che galoppavano non molto distanti da loro, ma distaccati dal resto del gruppo. 
"Devono essere degli esploratori. Se riuscissimo a prenderli di sorpresa potremmo stordirgli e rubarli i cavalli." Aggiunse.
"Mi sembra una buona idea Sam. Dovremmo seguirli e aspettare un momento in cui sono distratti per attaccarli." Rispose Dean.
"Ci penso io a distrargli ragazzi, voi pensate a come fargli scendere da quei cavalli."
Replicò Castiel.
"Un bel sasso in testa andrà bene! Ma come pensi di fare Cas?" Rispose Dean.
"Ho i miei metodi." Sorrise lui incamminandosi verso i cavalieri.
Sam e Dean si guardarono perplessi, incamminandosi dopo di lui.
Tutto intorno alla strada del Re si estendeva il bosco, ed è lì che gli esploratori cavalcavano, ben attenti ad eventuali pericoli.
Quello che non sapevano era che il pericolo a volte non ha un aspetto barbaro e minaccioso, a volte si nasconde dietro a dei bellissimi occhi blu e l'aria candida.
"Perdonatemi gentili cavalieri." Disse Castiel con voce dolce, parandosi di fronte a loro.
"Che diavolo vuoi?" Rispose seccato uno dei tre.
"Ecco io... Mi sono ferito ad una gamba, e mi chiedevo visto che la strada è molto lunga se uno di voi non potesse portarmi a cavallo con lui..." Chiese con voce supplichevole.
I tre cavalieri si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre dietro di loro si avvicinavano silenziosamente Sam e Dean, con dei grossi sassi in mano.
"E perchè mai dovremmo fare una cosa del genere ragazzo?" Rispose un altro cavaliere.
"Bhe perchè ve ne sarei molto riconoscente..." Cas sorrise e fece gli occhi dolci.
Ci fu un attimo di silenzio, poi uno dei cavalieri si sporse un po' da cavallo e disse:
"Riconoscente come? Se è di oro che parli..."
"Ecco veramente non ho molto denaro ma... Le notti prima della battaglia sono molto lunghe e a volte fa bene un po' di compagnia..." Rispose maliziosamente.
Castiel ormai aveva imparato come funzionava il mondo di Westeros, solo tre cose erano in grado di corrompere le persone: Il potere, l'oro, e il sesso.
E lui era sprovvisto delle prime due.
I tre cavalieri lo guardarono meglio, valutando la situazione.
"Caro ragazzo, sarai il benvenuto sul mio cavallo e sul mio c..." Iniziò a dire uno dei tre, ma venne bruscamente interrotto dal sasso che gli centrò la testa.
Gli altri due si voltarono si soprassalto, uno venne colpito dal sasso lanciato da Sam, e l'altro venne tirato giù a forza dal suo cavallo da Dean.
Quando i tre furono finalmente a terra senza sensi Sam esclamò soddisfatto:
"Bel lavoro Cas!"
Cas stava per rispondere, quando venne interrotto da Dean.
"Bel lavoro Cas un corno! Ma che... Che diavolo ti è saltato in mente? Potevi mostrargli la merce già che c'eri!! Da quando sei diventato la puttanella del gruppo?" Urlò.
Cas gli tirò un pugno sul braccio.
"Fottiti Dean, vorrà dire che andrai a piedi!" Rispose incrociando le braccia e mettendo il broncio.
"Oh ma andiamo, ma se è stata mia l'idea di rubare i cavalli!" Replicò.
"Si ma se non fosse stato per la puttanella qui presente saresti ancora a piedi!"
Cas si allontanò da lui seccato, e andò ad accarezzare il cavallo bianco alla sua destra.
"Credo che tu l'abbia offeso Dean!" Sussurrò Sam.
"Si me ne sono accorto Sam!"  Sbottò lui.
Dean restò in silenzio qualche minuto pensando alla situazione, pensò che forse aveva esagerato a dirgli così e dopotutto aveva quasi ammazzato il tizio che gli aveva offerto di salire sul suo cavallo, perciò avrebbe potuto lasciar correre la cosa e scusarsi con lui, se non altro per non doversi fare tutta la strada a piedi.
Si avvicinò sbuffando verso Cas e cercò il tono di voce adatto alle scuse, non lo usava molto spesso.
"Ascolta Cas io... Ecco forse ho esagerato a dirti quelle cose. Insomma non volevo, mi dispiace!" Cercò di dire Dean senza borbottare. Le scuse non erano mai state il suo forte.
Cas si voltò verso di lui, aveva gli occhi tristi, si vedeva che quel commento lo aveva ferito.
"Sei stato odioso." 
"Si lo so. Posso farmi perdonare in qualche modo?" Farsi perdonare era sempre stato il suo forte, anche se di solito dava il massimo con le ragazze.
"Beh si. Sai non ho mai cavalcato prima d'ora e a dirla tutta non vorrei cadere e spezzarmi una gamba, perciò magari potrei cavalcare con te." Chiese con gli occhi dolci.
"Che cosa?! Ma Castiel non si è mai visto che due cavalieri cavalchino insieme e per di più.."
Non riuscì a finire la frase perchè Castiel si era già voltato, rimettendo il broncio.
"Oh Castiel andiamo, ci sarà pure qualche altra cosa che.."
"Lascia pedere Dean! Se ti importa così poco di me da lasciare che io mi spezzi una gamba, o peggio, non c'è niente che tu possa fare per me!"
"Oh che palle Cas! E va bene! Ma tu stai dietro intesi?" Sbottò arrendendosi.
"Davanti o dietro per me è uguale Dean! Ma se tu mi preferisci dietro di te allora..."
"No no no un momento! Davanti!!" Replicò imbarazzato e confuso Dean.
"Allora preferisci starmi dietro Dean?" Chiese Cas con un mezzo sorriso.
"Certo! No aspetta, no! Insomma non ti preferisco da nessuna parte ecco!"
"Ma guarda guarda che bel litigio tra innamorati!" Aggiunse Gabriel spuntando dietro di loro.
Aveva l'uniforme rossa dei Lannister, e un sorriso divertito.
"Gabriel!" Urlarono i ragazzi.
"E comunque non è un litigio tra innamorati!" Aggiunse Dean, che ci teneva a precisarlo.
"Oh si invece! Ma come sei bello mio leoncino!" Disse rivolgendosi a Sam.
"Gabriel che diavolo ci fai qua?" Replicò arrabbiato Sam.
Gabriel si avvicinò a Sam e gli diede un bacio veloce sulle labbra.
"Beh perchè perdersi tutto il divertimento? La battaglia stà per incominciare!"

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Capitolo 4
*** Ascolta il mio ruggito ***


Amore, amore… quali atti si compiono in tuo nome…
Jamie Lannister.

"Che vuoi dire con la battaglia stà per incominciare Gabriel?" Chiese Dean.
"Il bosco dei sussurri ti dice qualcosa lupacchiotto?" Rispose scherzosamente lui.
"Oh merda!" Esclamò nervosamente Sam.
"Tranquillo cucciolotto ci penso io a te!" Rispose Gabriel andando ad abbracciare Sam.
"Se non fosse per te non saremmo neanche qua!" Aggiunse irritato Castiel.
"Infatti! Dovreste ringraziarmi!" 
"Aspetta che prendo la spada e ti ringrazio a dovere!" Sbottò Dean estraendo la spada.
"Buono buono lupacchiotto! Tanto per cominciare non puoi uccidermi con quella spada e poi se io morissi chi vi riporterebbe a casa?" Disse lui nascondendosi dietro Sam.
"Infatti non voglio ucciderti, solo giocare un po' con te!" 
Dean si avvicinò a Gabriel con la spada in mano e lo sguardo da folle, ma Castiel si parò subito di fronte a lui, bloccandone i movimenti.
"Stai calmo Dean, qualcosa ci inventeremo, e poi devi ammettere che è divertente tutto questo!" Cercò di rassicurarlo.
"Passate al lato oscuro ragazzi?" Chiese Gabriel, sorridendo ancora semi nascosto dietro la schiena di Sam.
"Per unirmi al tuo esercito di traditori? Mai!" Ringhò Dean.
"Oh andiamo sarà forte! Possiamo goderci un po' il divertimento prima che inizi la battaglia!" 
"E poi che faremo?" Chiese Sam, spostando Gabriel dalla sua schiena.
"Ci dirigeremo in posti più sicuri! Non preoccupatevi ragazzi penso a tutto io, forza montate a cavallo e andiamo!"
"Beh devo ammettere che non mi dispiacerebbe incontrare Jamie Lannister!" Disse Cas sorridendo.
Dean si voltò verso di lui con lo sguardo truce.
"E perchè mai?!" Chiese allontanandosi un po' da lui, come a voler sottolineare il suo disappunto.
"Perchè è uno dei personaggi più bel- interessanti della saga!" Si corresse prevedendo la reazione di Dean, che rimase semi soddisfatto della sua risposta e non aggiunse altro.
"Francamente neanche a me dispiacerebbe, voglio dire ormai siamo qui, tantovale vivere a pieno quest'avventura Dean!" Esclamò Sam.
"Bravo il mio leoncino!" Aggiunse Gabriel abbracciandolo.
"Io sono un drago Gabriel, te l'ho già detto!" 
"Per ora!" Gli sussurrò all'orecchio, mentre Sam alzava gli occhi al cielo.
Dean guardò i suoi compagni con poca convinzione, lui era fedele ai lupi del nord e mai si sarebbe unito al esercito dei leoni, tuttavia l'idea di vedere Jamie, uno dei suoi personaggi preferiti, anche se non lo avrebbe mai ammesso, lo attirava.
"D'accordo - Disse alla fine, sbuffando per dissimulare il suo entusiasmo - Andiamo a conoscere questi gattoni!"
Gabriel ruggì in segno di approvazione e salì sul cavallo, mentre Sam si accingeva a fare lo stesso con il suo.
Dean montò sul cavallo bianco, e Cas rimase a terra cercando un modo di salire.
"Mi daresti una mano Dean?" Chiese allungando la mano verso il ragazzo.
Dean lo guardò seccato e lo aiutò a salire, sentendosi un po' a disagio nel farlo sedere dietro di sè.
Ci aveva pensato molto ed era giunto alla conclusione che di solito erano le fanciulle a sedere dietro i loro cavalieri, quindi lo ritenne più opportuno.
Castiel non gli rese la vita facile abbracciandolo con forza e posando la testa sulla sua spalla.
"Devi stringermi così forte?" Chiese imbarazzato.
"Non voglio cadere Dean!" Sorrise lui.
Dean borbottò qualcosa di incomprensibile e iniziò a galoppare, sperando che prima o poi lui si sarebbe staccato, invece più il cavallo correva più l'angelo si stringeva a lui, facendolo sentire da una parte più uomo perchè era lui che lo stava proteggendo, e dall'altra meno uomo perchè non era una dolce donzella a stringersi al suo petto ma il suo migliore amico.
Cavalcarono per mezza giornata prima di arrivare vicino all'accampamento dei Lannister.
"Ok ragazzi ci siamo quasi, tuttavia non credo sia prudente che vi facciate vedere con l'uniforme degli Stark addosso, aspettate che rimedio io!"
Così dicendo schiocco le dita e in un attimo i ragazzi furono vestiti con la tipica uniforme rossa e dorata dei Lannister.
"Uhm, mi sento un po' a disagio con questa roba addosso..." Si lamentò Dean.
"Come osi chiamarla roba?" Lo sgridò Gabriel.
"Ma se sei bellissimo Dean!" Si complimentò Castiel.
Dean stava per replicare qualcosa, ma poi si limitò a guardarlo storto, non sapendo come controbattere.
Scesero da cavallo, indolenziti per la lunga cavalcata, camminavano tutti storti e con le gambe divaricate per lo sforzo, quando lo videro: Jamie Lannister.
Cammivana nei boschi, assorto nei suoi pensieri, con i capelli biondi che si muovevano al vento e quel suo sorriso beffardo e misterioso sulle labbra.
Ad un tratto gli vide, si fermò incerto, era quasi sera ed erano lontani dall'accampamento, e non si era mai troppo prudenti in quelle situazioni.
"Che cosa ci fate qua soldati? Non siete un po' distanti dall'accampamento?" Disse posando la mano sulla spada, con quella sua voce minacciosa e ironica.
I ragazzi rimasero in silenzio, pensando a qualche valida scusa.
"Cercavamo un po' di tranquillità." Disse Sam.
"Per cosa?" Rispose Jamie, con la mano sempre sull'elsa della spada.
"Volevamo riposarci un po' prima della battaglia..." Aggiunse Dean.
"Non riposereste meglio al sicuro nell'accampamento? Vicino al fuoco?" Il suo tono di voce si fece più minaccioso, aveva fiutato la menzogna.
I ragazzi si guardarono, presi dal panico.
"Volevamo stare un po' da soli ecco, per schiarire le idee!" Aggiunse sorridendo Gabriel.
"Ragazzi ragazzi, non vi hanno mai detto di non mentire ad un bugiardo?" Sorrise, estraendo lentamente la spada.
"E' vero abbiamo mentito, ma ci vergognavamo a dire la verità, Mio signore." Disse timidamente Castiel.
"E quale sarebbe la verità ragazzo? E vedi di non mentirmi, o ti farò interrogare dalla mia spada, e di solito lei ottiene sempre la verità." 
Tutti trattennero il fiato, in attesa della risposta che avrebbe deciso le loro sorti.
"Facevamo un orgia ecco. Insomma la battaglia si avvicina, potrebbe essere l'ultima volta e così..." 
Dean per poco non urlò, Gabriel scoppio a ridere e Sam strabuzzò gli occhi in preda alla vergogna.
"Ah. Ecco perchè camminavate tutti storti. Potevate dirlo subito! Una sana scopata prima della battaglia è sempre salutare! E io non ho mai ucciso un uomo perchè vuole sfogare i suoi istinti!" 
Jamie si rilassò, ripose la spada nella fodera e si passò le dita tra i capelli, gli fece l'occhiolino, poi tornò a camminare, come se niente fosse successo, respirando l'aria fredda della sera.
"Io ti uccido Castiel!" Sussurrò Dean.
 

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Capitolo 5
*** Lo sguardo dell'amore ***


Un uomo non può andare contro quello che desidera il suo cuore.
 
 
Era sera inoltrata nell'accampamento dei Lannister, centiania di piccole tende erano collocate strategicamente nella vallata protetta dai boschi, le sentinelle facevano la loro guardia camminando avanti e indietro sulle colline per perlustrare la zona, tesi e assonnati.
Sparsi tra le tende c'erano i focolari che scaldavano i corpi stanchi dei soldati, e quasi accanto ad ognuno di quei fuochi c'era qualcuno che cantava o raccontava vecchie storie di guerra per distrarre gli animi preoccupati.
La maggior parte dei soldati stava consumando la cena sotto il cielo stellato, faceva freddo quella sera, l'inverno stava arrivando, e tutti, dal più umile contadino al più nobile dei Lord se ne stava accorgendo.
Non c'era un solo uomo che guardando quel magnifico e pacifico cielo cosparso di stelle non desiderasse essere nella propria casa con i suoi cari, al sicuro. Alcuni di loro facevano preghiere silenziose ai loro Dei, altri rivolgevano le loro parole alle loro famiglie, sperando che in qualche modo il vento portasse loro i propri pensieri.
Altri ancora si preoccupavano di affilare le loro spade, ritenendo più utile per le loro vite preoccuparsi di uccidere il nemico piuttosto che affidarsi a degli Dei assenti e beffardi, o versare lacrime amare per persone lontane che forse non avrebbero mai rivisto.
Tra queste persone c'era Jamie Lannister. Lo Sterminatore di Re era seduto sul tronco spezzato di un albero, intento ad affilare meticolosamente la sua spada, lo sguardo concentrato sulla propria arma non lasciava intravedere quello che stava pensando dentro di sè : Biondi capelli lunghi e mossi, occhi che si accedevano di luce quando gli incontrava, quel sorriso speciale che riservava solo per lui, le loro mani intrecciate in quelle lenzuola intrise di peccato, le labbra di lei su quelle di lui. 
Cersei gli mancava come l'aria. Per tutta la vita non aveva desiderato altro che lei, eppure quel desiderio gli era stato negato, dalle leggi degli uomini e da quelle degli Dei.
Jamie aveva sempre pensato che le regole fossero fatte per essere infrante, e non c'era regola o principio o legge che non avrebbe infranto per stare con lei, aveva rinunciato a tutto per la donna che amava, la donna con la quale era nato e con la quale voleva morire.
Dean lo osservava da lontano, seduto vicino al fuoco circondato da suo fratello e dai suoi amici, riconosceva quello sguardo, lo sguardo di chi ama qualcuno, e vive di quell'amore.
Guardò suo fratello, era seduto accanto a lui, con Gabriel che riposava appoggiato alla sua spalla e gli teneva la mano mentre ascoltva Sam che gli raccontava la storia del continente occidentale.
Si girò a guardare Castiel, che era seduto di fronte a lui, e si accorse che anche lui lo stava guardando. Quando incrociò il suo sguardo l'angelo gli sorrise dolcemente continuando a giocherellare con il legnetto che stava bruciando nel focolare, Dean accennò un mezzo sorriso, era ancora arrabbiato con lui per la storia dell'orgia, ma in quel momento si sentiva avvolto in una strana atmosfera malinconica.
Il fuoco proittava su Castiel la sua luce gialla e arancione, che si rifletteva sugli ornamenti dorati della sua uniforme e illuminava il suo viso e i suoi occhi azzurri, che in quel momento sembravano avere vita propria.
Per un momento Dean credette di vedere lo stesso sguardo che aveva visto in Jamie, lo stesso sguardo triste e innamorato, e per un attimo si perse nei suoi occhi, poi qualcuno si mosse, rompendo quel momento.
"E' ora di andare a letto leoncini!" Era Gabriel, che alzandosi stava raccogliendo le sue cose, ossia Sam, per andare a letto. 
Sam si lasciò prendere la mano ed entrò con lui nella tenda, Castiel li seguì subito dopo, ma prima di entrare nella tenda si voltò un attimo a guardare verso Dean, sorridendo.
Dean si alzò, diede un ultima occhiata allo Sterminatore di re e si avviò verso la tenda.
Quando entrò vide sul lato sinistro Sam che riposava con Gabriel tra le braccia, e si sentì un po' invidioso di quella loro intimità.
Dall'altra parte della tenda c'era Castiel, riposava raggomitolato su se stesso, con lo sguardo perso verso Sam e Gabriel, immerso in chissà quali pensieri.
A Dean fece tenerezza quell'immagine, gli sembrò così indifeso in quel momento che per un attimo gli venne voglia di abbracciarlo e tenerlo stretto a sè tutta la notte come stava facendo suo fratello con il suo.
Per un momento, poi tornò in se stesso, scrollò le spalle e scosse la testa, come a volersi liberare di quel fastidioso pensiero, poi si tolse il cinturone con la spada e iniziò ad abbassarsi verso quella specie di letto che avevavo ricavato con una vecchia coperta rubata chissà dove.
Si sdraiò sulla schiena, mettendo le braccia dietro la testa come cuscino, e chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi presto e di non dover assistere a scene imbarazzanti tra suo fratello e Gabriel.
Passarono le ore ma il sonno non arrivava per Dean, attorno a lui riposavano tutti, Sam russava leggermente, e fuori dalla tenda era tutto molto silenzioso, troppo silenzioso pensò.
Era quasi deciso ad alzarsi per andare a fare due passi, magari gli avrebbero conciliato il sonno, quando avvenne qualcosa che non aveva previsto, qualcosa che lo sconvolse al punto da rimanere paralizzato.
Castiel si era rannicchiato sul suo fianco, aveva appoggiato la testa sul suo petto, posando il braccio attorno alla sua vita.
Starà pensando che sto dormendo, pensò confuso Dean.
Ripensò a quello sguardo che si erano scambiati accanto al fuoco, ripensò agli occhi Jamie.
Rimase immobile, troppo spaventato, imbarazzato e scioccato per fare qualcosa.
Il corpo di Cas era caldo e morbido, lo rilassava, il profumo dei suoi capelli lo faceva tranquillizzare, il suo respiro calmo e regolare finì per sintonizzarsi con il proprio, e prima che se ne rendesse conto si addormentò.
Urla. Molte urla in lontananza, cavalli che stridevano spaventati, il calore del fuoco, rumori assordanti da tutte le parti svegliarono tutti. La battaglia era arrivata per interrompere i loro sogni.

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Capitolo 6
*** Coraggio e paura ***


È possibile che un uomo che ha paura possa anche essere coraggioso?
Possibile? Bran, è quella l'unica situazione in cui si fa strada il coraggio.
Eddard Stark.

Quando Dean si era svegliato e aveva sobbalzato per le urla, Castiel si era spostato immediatamente dal suo petto alzandosi di scatto, ma nessuno dei due ne aveva fatto parola: non c'era tempo per pensare ai sentimenti quando il nemico stava bussando alle porte.
I ragazzi si precipitarono fuori dalla tenda raccogliendo in fretta le loro spade, cercando di capire cosa stesse succedendo mentre si costringevano tenere gli occhi aperti.
Quando si guardardarono intorno ciò che videro fu l'inferno:
Centinaia di tende che bruciavano, cavalli in fiamme che correvano , cadaveri riversi  nelle pozze prodotte dal proprio sangue, soldati che lottavano tra di loro con tutte le forze che avevano, contadini contro pastori, bottegai contro macellai;  tutti in guerra sotto gli ordini dei loro signori.
Gli stendardi dei lupi si innalzavano al di sopra della carneficina, mentre i signori della guerra urlavano ordini e strategie.
Attacco e difesa, spada e scudo, vivere e morire, era tutto questione di attimi.
"Dobbiamo andarcene da qui, e in fretta anche!" Urlò Dean cercando di raggruppare i suoi amici.
"Restate vicino a me, vi porterò via di qua!" Disse Gabriel tenendo Sam stretto per il braccio.
Istanti, a volte nelle battaglie è solo questione in pochi istanti, il tempo di  parare o no una spada.
Sam alzò lo scudo sulla testa di Gabriel, parando un fendente micidiale, ma prima che se ne rendesse conto altre due spade si unirono contro il suo scudo, mentre il fuoco divorava il terreno attorno a lui.
Si voltò cercando gli occhi di Gabriel, ma non gli trovò, cercò quelli del fratello e di Castiel, ma non trovò neanche quelli. Era solo, solo nella battaglia.
Una cinquantina di uomini si era riversata su quel lato dell'accampamento, separandolo da tutti quelli che conosceva. Un solo pensiero martellava la sua testa mentre arretrava e reggeva  lo scudo per difendersi:
"Resta vivo e trova gli altri."
Dean combatteva con un bestione corazzato, sembrava fatto di ferro come la sua armatura, e per quanto lo colpisse non riusciva a scalfirlo.
Cercò di trafiggerlo nei punti deboli dell'armatura, sotto le ascelle o nel collo, ma non era affatto facile, il grande lupo era forte e addestrato a combattere, parava ogni colpo e ne assestava altri due,  mentre Dean si sentiva come un bambino che combatteva un mostro con una spada di legno, inutile e ridicolo.
Doveva scappare, trovare gli altri e fuggire in un posto sicuro.
Non gli piaceva l'idea di arrendersi, ma gli piaceva ancora meno l'idea di morire squartato in un universo immaginario.
Schivò un fendente orizzontale, rotolandosi verso destra, riuscì a ripararsi dietro un carro rovesciato, mentre il suo nemico veniva attaccato da altri leoni.
Cercò con lo sguardo Sam o Castiel, ma di loro e di Gabriel non c'era traccia.
Afferrò lo scudo di un cadavere vicino a lui, "Scusa amico ma serve più a me adesso!" Disse mentre lo prendeva e cercava di farsi strada tra i combattimenti.
Non lontano di li Castiel era intrappolato tra alcune tende che stavano bruciando, non c'era modo di passare, a meno che non volesse andare a fuoco anche lui, prospettiva poco allettante visto che era senza poteri.
Cercò di spegnere il fuoco con delle coperte, come aveva visto in un vecchio film sugli indiani che aveva guardato con Dean, ma il fuoco era troppo alto e non riusciva a fermare la sua avanzata, il cerchio intorno a lui si stringeva sempre di più, e Castiel iniziò ad avvertire una sensazione di angoscia allo stomaco, quella che gli umani chiamavano paura.
Gabriel correva per l'accampamento cercando freneticamente Sam, si stava odiando in quel momento, aveva messo in pericolo l'amore della sua vita per uno stupido gioco, un capriccio, e ora rischiava di perderlo per sempre, il cuore martellava senza sosta mentre cercava tra la folla il suo viso.
Poi improvvisamente eccolo apparire tra gli animali che si azzannavano tra di loro: avrebbe riconosciuto quelle  spalle  ovunque, quelle gambe, quella schiena, ormai conosceva il suo corpo come se fosse il proprio, non poteva sbagliare.
Corse verso di lui, schivando spade e scudi, fuoco e urla, corse verso di lui con il cuore in mano, non si era mai sentito cosi fragile.
Sam si girò, lo vide, sorrise.
Gabriel gli si gettò tra le braccia baciandolo, un attimo dopo erano in un bosco.
Si udivano ancora le urla in lontananza, ma il bosco era tranquillo, erano finalmente al sicuro.
Gabriel era aggrappato al suo petto, nascondeva la testa tra le sue braccia mentre le lacrime gli rigavano il viso sporco di sangue.
Dall'altra parte della vallata, avvolto dal calore delle fiamme, Castiel cercava un modo per andarsene da quell'inferno, il cielo era coperto dal fumo, e tutto intorno a lui non vi erano altre che morte e distruzione, riusciva solo a scorgere uno spiraglio di mondo tra una tenda e l'altra.
Chiuse gli occhi e pregò suo fratello, pregò che venisse a salvarlo, era la sua unica speranza ormai.
"Castiel! Castiel!" Urlò Dean correndo verso di lui.
Castiel spalancò gli occhi. Era Dean, ed era venuto a salvarlo.
Dean riusciva a vedere solo il viso di Cas tra le fiamme in lontananza, ma per arrivare a lui doveva prima superare  l'esercito dei leoni e dei lupi che si stavano uccidendo davanti a lui.
Aveva paura Dean Winchester, odiava ammetterlo perchè lui non aveva mai paura, lui superava tutto in un modo o nell'altro, ma ora era da solo, da solo con la sua spada e il suo scudo contro decine di nemici più forti e più armati di lui.
Castiel rischiava di bruciare da un momento all'altro.
Se solo non fosse stato dall'altra parte, se solo ci fosse stato un altro modo per salvarlo, pensò disperato, ma non c'era.
"Ok è' il momento di tirare fuori le palle Dean! Hai combattuto demoni e vampiri, puoi cavartela anche con questi cazzoni! Coraggio!"
Posizionò lo scudo davanti a sè, coprendosi il lato sinistro del corpo, alzò la spada, guardò un ultima volta Castiel e iniziò a correre verso di lui.

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Capitolo 7
*** Dovere ***


Non siamo noi a scegliere il nostro destino. Ma dobbiamo... dobbiamo compiere il nostro dovere, non è così? Grande o piccolo che sia, dobbiamo compiere il nostro dovere."
Stannis Baratheon.

Castiel guardava la scena attraverso le fiamme, sentiva il calore del fuoco riscaldargli la faccia, ma non gli importava, voleva vedere nel miglior modo possibile quello che stava succedendo.
Si sentiva uno stupido in quel momento, aveva detto a Dean che gli sarebbe piaciuto vederlo combattere, come aveva potuto essere così ingenuo? Continuava a ripetersi.
Se lo era immaginato a duellare con la spada con addosso quella sua armatura cosi bella e luccicante, l' espressione dura e le labbra contratte che gli aveva sempre visto quando combattevano, e gli era sembrata un immagine cosi sensuale che si era sentito avvampare.
Ora invece gli sembrava un incubo, Dean combatteva davvero, e combatteva per lui, eppure avrebbe dato qualunque cosa perchè non dovesse farlo, aveva paura, aveva più paura per lui che per se stesso, continuava ad urlargli di tornare indietro, ma lui non gli dava retta e si scagliava su un nemico dopo l'altro.
Castiel si scoprì a tremare, si sentiva così impotente in quel momento, Dean stava combattendo per salvarlo e lui non poteva fare nulla per aiutarlo, non avrebbe neanche potuto guarirlo se si fosse ferito.
Lo guardava correre cercando di schivare più nemici possibili e affrontando quelli che si trovava davanti, alcuni gli spostava con l' impatto dello scudo, dandogli delle forti spinte, con altri incrociava la spada, poi all'improvviso fece un movimento sbagliato e per poco la lancia del lupo non gli trafisse il petto.
Per attimo Cas perse il fiato, si sentì come se stesse cadendo, non poteva accadergli qualcosa, non a lui, chiunque altro ma non lui, si scoprì a pregare.
Dean schivò il colpo e riuscì ad avanzare ancora qualche metro, ogni tanto sollevava lo sguardo e riusciva a guardarlo per qualche secondo prima di riprendere a combattere, ed in quei momenti Castiel si sentiva paralizzato dalla paura che quella potesse essere l'ultima volta che vedeva i suoi occhi.
Gabriel aveva sempre pensato che Sam Winchester fosse un gran testardo, ed in quel momento ne stava avendo l'ennesima conferma.
Cercava di convincerlo a rimanere nel bosco mentre andava a cercare Dean e Castiel, ma lui non voleva saperne di starsene lì con le mani in mano mentre suo fratello rischiava la vita.
Gabriel cercava di rassicurarlo e gli diceva che cosi sarebbe stato più facile e sicuro, ma Sam era irremovibile, stringeva la spada come se fosse un estensione del suo braccio e non accennava ad abbassarla.
"Ti prego Sam vuoi darmi retta per una volta? Devi restare qua!" Lo implorò Gabriel mentre si gettava tra le sue braccia ancora una volta. 
"No... Non resterò qua mentre voi rischiate la vita, non se ne parla! Dovremmo andare a cercargli invece che stare a fare chiacchere inutili." Disse lui spostando bruscamente Gabriel dal suo petto, era stanco di aspettare.
"Ma non capisci? Non posso cercargli se sto in ansia per te! Non posso concentrarmi su di loro se il mio pensiero è rivolto a te, non riuscirei a fare nulla sapendo che sei in pericolo... Ti prego resta qua Sammy, ti prometto che li troverò."
Sam esitò un istante, guardò Gabriel negli occhi e li scoprì lucidi, non sapeva se fosse per il pianto che aveva fatto prima o per quello che sembrava stesse per fare adesso, ma gli si strinse il cuore. Aveva ragione, per quanto doloroso fosse doveva fare quello che era meglio per Dean, e in quel momento Gabriel doveva essere al massimo delle sue potenzialità per trovarlo, non poteva correre rischi.
"Giurami che tornerai con mio fratello." Chiese con la voce spezzata.
"Te lo giuro Sam. Fidati di me, gli riporterò indietro sani e salvi."
Sam gli prese il viso tra le mani e lo baciò, restando qualche minuto attaccato alle sue labbra.
"Vai." Sussurrò poco dopo riaprendo gli occhi per dargli un ultimo sguardo.
Gabriel annuì e sparì, lasciando Sam con le mani a mezz'aria e gli occhi vitrei.
Dean stava lottando con due leoni, aveva cercato di evitagli ma era stato tutto inutile, lo avevano seguito e per poco non lo avevano trafitto alle spalle, era riuscito a schivare il colpo solo grazie alle urla disperate di Castiel.
Erano forti, molto forti, e Dean iniziava ad essere stanco, non sapeva quanto ancora avrebbe potuto reggere, ma doveva farcela, per Castiel.
Colpì il cavaliere alla sua sinistra con un movimento laterale e riusci a centrargli lo stomaco, estrasse velocemente la spada mentre quello si accasciava a terra, si girò per colpire il secondo cavaliere, poi improvvisamente lo avvertì:
Un dolore lancinante, una fitta terribile al fianco destro, il sapore ferroso del sangue nella sua bocca, la vista che si appannava. Si guardò confuso il fianco e vide la grossa spada conficcata che usciva violentemente dal suo corpo, mentre il sangue usciva a fiotti ricoprendo il terreno.
La consapevolezza di essere stato colpito arrivò con un fulmine, improvvisamente si sentì le gambe cedere, ogni residuo di energia che aveva lo stava abbandonando, si sentiva così debole, così pensante.
Cadde in ginocchio, tamponando la ferita con la mano e cercando di alzare la testa.
Il cavaliere era in piedi davanti a lui, alzava la spada.
"Dì le tue ultime parole." Lo sentì dire.

"Castiel." Sussurrò, riusciva a vederlo pochi metri davanti a lui buttarsi nel cerchio di fiamme.

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Capitolo 8
*** Guardami ***


A volte, perfino gli uomini coraggiosi scelgono di essere ciechi, quando hanno paura di vedere." 
Beric Dondarrion

Castiel stava andando in fiamme, sentiva il calore divorargli il corpo, un dolore accecante che lo faceva urlare e tremare, era insopportabile. Per quanto fosse stato torturato e picchiato in passato, bruciare vivo era la cosa peggiore e più dolorosa che gli fosse mai capitata.
Dentro di sè urlava: Basta, fermati e spegni il fuoco, fa troppo male!
Ma non poteva fermarsi, non con Dean che stava per essere ucciso, no, lo avrebbe salvato anche a costo di morire.
Ancora un passo, ancora un passo e ci sei. Continuava a ripetersi per darsi forza.
Il cavaliere era davanti a lui, ancora pochi passi e l'avrebbe raggiunto, teneva la spada alzata, pronto per infliggere il colpo mortale.
Dean era in ginocchio, il viso bianco dal dolore, il sangue che fuoriusciva copiosamente dal suo corpo, avrebbe voluto urlare a Castiel di fermarsi, ma era troppo debole, non riusciva a muoversi o a parlare, anche il più piccolo movimento gli procurava fitte atroci.
Poteva solo restare immobile e pregare. Ma non avrebbe mai pregato Dio, non quel Dio assente e strafottente che lo aveva sempre usato come una marionetta, no, lui avrebbe pregato Gabriel; Pregò che ovunque fosse venisse a salvare suo fratello, ad ogni costo.
Gabriel volava sulla pianura cercando tra i soldati i volti a lui cari, ma non era facile con tutto il fumo che impregnava il cielo e il fuoco che devastava il terreno.
Gli uomini a parte le uniformi sembravano tutti uguali, tanti piccoli soldatini che giocavano a fare la guerra, ma c'era suo fratello in quella mattanza, e c'era il fratello del uomo che amava, e non poteva, anzi non voleva deluderlo, aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.
Improvvisamente udì una voce dentro di sè, una voce famigliare che non aveva mai sentito nella sua testa, Dean Winchester stava pregando.
Con un violento scattò virò e si diresse nel punto da dove proveniva quella preghiera, cercò disperatamente tra i soldati sperando di arrivare in tempo, Castiel era in pericolo aveva detto il ragazzo, salvalo. 
Poi lo vide, Dean era a terra mentre un grosso bestione stava abbassando la spada su di lui. Ma accadde qualcosa, qualcosa che Gabriel non avrebbe mai previsto, qualcosa che si muoveva tra le fiamme, qualcosa che si gettò con violenza sul cavaliere trafiggendolo con la spada nella schiena, per poi cadere a terra.
Fu solo quando vide lo sguardo terrorizzato di Dean che capì che quella cosa era suo fratello.
Una morsa gli strinse il cuore.
Volò più veloce che potè, atterrò a terra, posò la mano sinistra su Dean e quella destra su Castiel, curandogli immediatamente.
Un secondo dopo la ferita di  Dean non esisteva più e Cas era sdraiato a terra accanto al cadavere del leone, scioccato ma inerme, anche se aveva ancora i vestiti bruciati.
Finalmente Gabriel tornò a respirare.
Castiel alzò la testa da terra, il dolore era sparito, anche se il suo corpo tremava ancora per lo spavento e l'agonia patita, sentiva la mano  di suo fratello sul braccio, si tirò seduto cercando Dean alla sua sinistra, lo vide gattonare verso di lui con lo sguardo impietrito dalla paura e sentì gli occhi bruciargli, era vivo, Dean era vivo.
Si alzò di scattò, scavalcò il cadavere e gli si lanciò addosso, avvolgendogli la testa con le braccia e sedendosi sulle sue gambe, e senza volere scoppiò a piangere.
Avrebbe voluto trattenersi, avrebbe voluto mantenere la calma e mostrarsi forte, ma appena sentì il corpo di Dean perse il controllo, era così felice che fosse vivo che non gli importava di sembrare debole. Dean era salvo, ed era tutto ciò che contava.
Pensò che lui si sarebbe staccato da quell'abbraccio, sapeva che non era quel tipo di persona che abbracciava e coccolava, perciò era preparato alle sue battute e alla sua freddezza, ma il tempo passava e il ragazzo non si staccava da lui, non diceva nulla e non si muoveva, restava semplicemente li e lo stringeva forte tra le braccia.
Castiel chiuse gli occhi e si abbandonò a quel momento. 
Sam era appoggiato contro un albero nel tentativo di mantenere l'equilibrio, si sentiva così male che temeva che da un momento all'altro le gambe gli avrebbero ceduto, le urla strazianti della morte gli arrivavano dritto al cuore, una di quelle urla poteva provenire dalle persone che amava.
I soldati combattevano e morivano ai suoi piedi, e ogni uomo che cadeva a terra gli faceva perdere il respiro perchè poteva essere Dean, o Gabriel, o Castiel, e lui non pronto a perdere nessuno dei tre.
Avrebbe voluto pregare Gabriel, ma temeva di distrarlo troppo, guardare quello spettacolo era diventato insopportabile, l'ansia era diventata insopportabile, cercò di chiudere gli occhi ma ogni urla lo faceva sobbalzare e finì col riaprirgli.
E' inutile chiudere gli occhi di fronte al disastro, non passerà solo perchè tu non vuoi vederlo.
Pensò tristemente.
Si abbandonò alla preghiera: Torna presto Gabriel, ti prego torna presto e riportami mio fratello. 
Dean aveva la testa nascosta tra la spalla e il braccio di Castiel, poteva ancora sentire l'odore di carne bruciata su di lui, il suo corpo stava tremando e i suoi occhi piangevano, non lo aveva mai visto così fragile.
Ma non era l'unico a sentirsi fragile, anche lui si sentiva così, come se fosse sul punto di scoppiare, non sapeva se fosse per l'angoscia di essere quasi morto e di aver visto il suo migliore amico in fiamme o se fosse perchè adesso lo stava stringendo in quel modo.
Era seduto sulle sue gambe e gli stringeva le braccia al collo, cosa che in un altro momento non gli avrebbe mai permesso di fare. Per un attimo gli sembrò di avere tra le bracia Sammy quando era piccolo, quel giorno di pioggia in cui era caduto e aveva pianto tra le sue braccia.
Non sopportava di vedere piangere nessuno dei due, era troppo doloroso.
"Guardami Castiel." Gli sussurrò all' orecchio.
Il ragazzo non si mosse.
"Cas, guardami." Chiese di nuovo, voleva confortarlo, voleva che smettesse di piangere.
Castiel rimase immobile, si sentiva ridicolo in quel momento e non voleva farsi vedere da lui in quello stato pietoso.
"Cas, guardami. Per favore." Gli disse accarezzandogli la schiena.
Castiel si alzò lentamente fino ad arrivare con il viso all' altezza del suo.
Aveva gli occhi gonfi dal pianto e il viso rosso, e Dean non potè fare a meno di pensare di nuovo al piccolo Sammy che teneva tra le braccia tanti anni fà.
"Basta piangere ok? Va tutto bene adesso, sono qui." Cercò di sorridere, anche se si sentiva tremendamente in imbarazzo per quello che aveva appena detto, non era abituato a dire certe cose e sapeva che in futuro se ne sarebbe pentito, ma sapeva anche che in quel momento era quello di cui Castiel aveva bisogno.
Cas annuì debolmente e tirò su col naso, cercando di calmarsi.
Dean era cosi vicino al suo viso che se si fosse mosso di qualche centimetro avrebbe potuto baciarlo, si perse a guardare quei suoi occhi azzurri come il cielo, come se il resto non esistesse.
Ma il resto del mondo esisteva, e si stava uccidendo tutto intorno a loro.
"Ragazzi mi dispiace interrompere questa bella scena romantica ma dobbiamo andare, non siamo al sicuro qui!" Urlò Gabriel guardandosi nervosamente intorno.
"Si, andiamo!" Disse Dean spezzando il contatto visivo con Cas, iniziava a sentirsi un po' strano a stargli così attaccato.
Cas annui e scese dalle sue gambe, andando a toccare il braccio di Gabriel.
In un batter di ciglia si ritrovarono nel bosco, davanti a loro Sam che gli correva incontro.
Sam abbracciò sia Dean che Cas restando in mezzo a loro e stringendogli con forza.
"Sono felice di vedere le vostre brutte facce ragazzi!" Disse colmo di gioia.
"Anche io Sam" Rispose Cas.
"Mi sà che le vedrai ancora per molto tempo Sammy e adesso basta con questi abbracci su, diamoci un contegno!" Aggiunse Dean poco dopo. Aveva dato già fin troppi abbracci quel giorno.
Cas scoppiò a ridere, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata una battuta del genere.
"Non se ne parla neanche! Sto arrivando anch'io!" Esclamò Gabriel buttandosi su di loro.
"Togliti subito tu!" Protestò Dean.
"Taci tu piccolo ingrato! Altrimenti non ti porto a conoscere i miei amici" Lo schernì Gabriel.
 "E chi sarebbero questi tuoi amici?" Chiese preoccupato Dean.
"Ma come chi sono? Il folletto e la regina!" Rispose ridendo.

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Capitolo 9
*** Il Folletto e la Regina ***


Mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te. 
Tyrion Lannister.
 
La grande sala da ballo della Fortezza Rossa era gremita di gente, centinaia di candele illuminavano le stanze mentre fuori il sole stava calando, e tutti si preparavano per incominciare le danze.
Centinaia di nobili erano venuti dai Sette Regni per partecipare alla magnifica festa che era stata organizzata dalla Regina, uno dei tanti festeggiamenti organizzati in onore del futuro matrimonio tra il Re Joffrey Baratheon e la sua giovane promessa sposa Sansa Stark.
I reali stavano seduti sui loro troni sui gradini più alti della sala, mentre gli invitati iniziavano a prendere posizione attendendo l'arrivo del Re e della sua consorte per aprire le danze.
Gabriel, Sam, Dean e Castiel erano in fondo alla sala, vestiti elegantemente per l'occasione.
Gabriel indossava un completo rosso e dorato in onore della sua casata, Sam aveva un vestito bianco con delle decorazioni argentate che ricordavano le ali dei suoi amati draghi, Dean invece aveva scelto un abito verde e marroncino, semplice ma elegante, e Castiel aveva un completo celeste che metteva in risalto i suoi occhi, con piccoli ornamenti dorati.
Durante il pomeriggio avevano esplorato Approdo del Re, dal grande tempio di Baelor a fondo delle pulci, passando anche dal porto dove da li a poco sarebbe avvenuta la grande battaglia delle Acque Nere.
La sera avevano visitato la Fortezza e i suoi giardini, e ora finalmente si godevano lo spettacolare banchetto e la festa che c'era stata subito dopo.
Finalmente Joffrey si era deciso ad aprire le danze, si alzò dal suo scranno e alzò il calice:
"Miei lord, gentili dame, vi invito ad unirmi a me e alla mia futura sposa per inaugurare queste danze. Non vorrei che qualcuno dicesse che sotto il mio regno i Sette Regni non possono divertirsi!" 
Gli invitati alzarono a loro volta i calici per brindare al loro Re.
Joffrey prese a braccetto Sansa conducendola al centro della sala, l'orchestra iniziò a suonare, e lentamente Joffrey iniziò a ballare, Sansa lo seguiva cercando di apparire felice, ma si vedeva che i suoi occhi erano spenti e il suo sorriso triste.
Uno ad uno i lord incominciarono ad invitare le loro dame al ballo, e piano piano la sala iniziò a riempirsi di coppie che volteggiavano leggiadramente e si muovevano a tempo intorno alla coppia reale.
"Quanto vorrei danzare con la Regina!" Esclamò Dean, che da quando era arrivato non gli aveva tolto gli occhi di dosso.
"A chi lo dici!" Replicò Gabriel, beccandosi la gomitata astiosa di Sam nello stomaco. 
Castiel lo guardò storto, sospirò e si voltò a guardare la Regina Cersei Lannister.
Doveva ammettere che era bellissima: La sottile corona dorata posava suoi lunghi capelli biondi, che scendevano morbidi sul suo corpo sensuale, il suo viso era luminoso e armonioso, perfettamente incorniciato dalle sottili trecce che le ricadevano sulle guance, portava un meraviglioso abito lungo rosso porpora e dorato, che metteva in risalto l'oro dei suoi capelli.
 Al suo fianco lord Tyrion ingurgitava un calice di vino dopo l'altro, aveva l'espressione annoiata e beffarda, quella che hanno le persone che sanno di non trovarsi nel loro mondo e non vedono l'ora di andarsene.
Ad un certo punto la Regina si alzò dal suo scranno dirigendosi verso le balconate, le guardie reali la seguivano a poca distanza, e tutti gli invitati si inchinavano al suo passaggio.
Dean la seguiva con lo sguardo, era così bella, così sensuale che era impossibile resistergli, sopratutto per un seduttore di professione come lui.
"Io vado a prendere un po' d'aria ragazzi!" Disse all' improvviso seguendo la Regina con gli occhi.
"L'aria non si chiama Cersei Lannister, Dean!" Lo prese in giro Sam, che conosceva abbastanza il fratello da capire le sue intenzioni.
"Ma cosa dici Sam?! Te l'ho detto vado solo a prendere una boccata d'aria, si soffoca qua dentro!" Disse facendo spallucce.
"Divertiti allora!" Sbottò Castiel voltandogli le spalle e incamminandosi verso la folla, lasciandolo immobile a guardare il vuoto.
Sapeva perfettamente che sarebbe corso dietro la Regina e non aveva alcuna intenzione di assistere a quello spettacolo. Percorse la sala da ballo sperando che Dean lo seguisse, ma ad ogni passo che faceva si sentiva sempre più stupido per essersi illuso che Dean sarebbe davvero cambiato, nonostante tutto quello che avevano condiviso le cose tra di loro non erano cambiate.
Castiel sentiva gli occhi che ricominciavano a bruciarli, ma non avrebbe pianto, non per lui.
"Sei veramente un idiota Dean!" Disse Gabriel seccato, correndo dietro suo fratello.
"Oh che cavolo, ma che avete tutti?" Si lamentò Dean.
"Lo sai." Rispose Sam, voltandosi per seguire Gabriel.
Dean imprecò a bassa voce, guardò le balconate dove si era diretta la Regina, poi si voltò verso le scale verso le quasi erano corsi i suoi amici, sospirando.
In cuor suo sapeva di aver ferito Castiel, ma in quel momento non gli importava. Voleva sentirsi di nuovo se stesso, il vecchio Dean sarebbe andando a caccia della sua preda e l'avrebbe conquistata, e che gran soddisfazione sarebbe stata sedurre la più bella Regina dei Sette Regni. La più bella donna che avesse mai visto, e poteva farla sua, la conosceva abbastanza da sapere che avrebbe ceduto al suo fascino.
Iniziò ad incamminarsi verso le balconate, ignorando completamente gli altri ospiti e quell'odiosa vocina nella sua testa che gli diceva di cambiare direzione.
Quando uscì l'aria gelida lo colpì subito in faccia, dandogli un piacevole sollievo dal caldo afoso che c'era all'interno della sala.
Si guardò intorno per capire in che direzione fosse Cersei, finchè non la intravide vicino ad un arco quasi alla fine dei terrazzi. Era appoggiata al muretto di pietra e fissava le stelle sorseggiando un calice di vino.
Le sue guardie parlavano tra di loro a qualche metro da lei, senza un piano ben preciso Dean si avvicinò a lei, ma quando arrivò a poca distanza le guardie gli si pararono subito di fronte, sbarrandogli la strada.
Dall' altra parte del palazzo Castiel era seduto su alcuni gradini di pietra, era vicino ad una delle entrate del palazzo, ma gli archi e le piante intorno a lui lo riparavano dagli sguardi degli altri invitati. Sospirava e beveva un calice il vino dopo l'altro, sperando di ubriacarsi.  
"A quanto pare questa sera c'è qualcuno che ha più bisogno di vino di me!" Disse ridendo qualcuno all' ombra di un albero, a pochi passi da lui. Castiel si stupì di non averlo neanche notato. 
La figura uscì dalle tenebre, una mezza figura notò subito Castiel, porgendogli la sua brocca di vino.
"Grazie, Mio Lord." Disse Cas con un leggero inchino della testa.
Tyrion gli versò da bere, e poi ne versò anche per sè, riempiendo il calice fino all' orlo.
"Fammi indovinare, mio nuovo amico di bevute, qual'è il male che ti affligge." Disse allegramente il folletto, scrutando per bene il suo viso.
"Uhm eh si, è senza dubbio amore! Il più grande e terribile di tutti i mali che distrugge l'uomo!" Aggiunse poco dopo.
Castiel annuì sospirando, era troppo triste per riuscire a dire qualcosa.
"Un brindisi allora! A tutti i folli innamorati che annegano le loro pene nel dolce nettare degli Dei!" Disse Tyrion levando il calice.
Cas lo imitò e bevve tutto d'un fiato. Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato in una situazione del genere, centinaia di anni passati ad osservare il genere umano gli avevano insegnato quanto crudele e doloroso potesse essere l' amore, eppure ci era cascato in pieno, come il più ingenuo dei ragazzini. Che ci trovava poi in quell' arrogante e presuntuoso umano, non riusciva più a capirlo.
"Vorrei tanto affogarci qualcos' altro in questo nettare..." Replicò amaramente.
Tyrion scoppiò in una risata di approvazione.
"Io vorrei tanto annegarci la mia cara sorellina, ma temo che la mia testa finirebbe il giorno stesso su una picca, e per quanto non mi dispiacerebbe poter guardare tutti dall'alto in basso, preferirei farlo senza i corvi che mi beccano gli occhi!"
Cas rise, dopotutto c'era chi aveva problemi più grossi dei suoi, anche se stranamente entrambi erano in quella situazione per la stessa donna.
"Perchè deve essere tutto così complicato?" Si lamentò Castiel.
"Perchè gli Dei ci hanno fatto un dono mio caro amico: renderci tutto sempre difficile, per spronare i nostri animi a diventare più forti e saggi!" Rispose ironicamente il folletto.
Entrambi bevvero un altro calice, immersi nei loro pensieri, con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Ma dimmi ragazzo, sei proprio sicuro che non ci sia altra soluzione ai tuoi problemi che ubriacarsi al buio con un nano alticcio?" Chiese sedendosi al suo fianco.
"In questo momento la persona che voglio stà facendo la corte alla più bella donna del reame. Non vedo che altro potrei fare..." 
"Potresti ucciderla! - Tyrion scoppiò a ridere, versandosi altro vino - oppure potresti fare come fanno tutti qua dentro, vai e prenditi quello che vuoi, anche a costo di scavalcare qualche cuore infranto o qualche sogno spezzato." 
"E se non dovessi riuscirci? Se non riuscissi a prendere quello che voglio?" Chiese preoccupato.
Castiel si sentiva strano a parlare dei suoi più intimi dubbi con un completo estraneo, eppure sentiva che quel piccolo uomo poteva capirlo, e che non lo avrebbe giudicato.
"Ci avrai provato! E sarà sempre meglio che stare qui a sospirare! Ricordati ragazzo, le cose che vuoi di più nella vita te le devi conquistare, nessuno te le regalerà, dovrai combattere per esse fino al tuo ultimo soffio di vita." Tyrion si riempì di nuovo il calice, bevendo rapidamente tutto il suo contenuto.
Castiel ebbe compassione per lui, era un uomo saggio e sotto la sua scorza da beffardo menefreghista aveva un gran cuore, era ingiusto che tutti lo disprezzassero solo per la sua statura.
"Grazie mio lord. Credo che tu abbia ragione, seguirò il tuo consiglio! Nel caso andasse male tornerò qua ad alzare ancora una volta i calici. Ma ti auguro di riuscire ad afferrare i tuoi sogni un giorno, piccolo grande uomo." Disse con dolcezza Castiel, alzando il calice per un ultimo brindisi. 
Dean era davanti alla Regina, immobile, ora che era arrivato lì era quasi spaventato, sapeva che Cersei aveva un carattere volubile e vendicativo e sperava di non dover passare la notte nelle segrete del castello per aver osato sedurre la Regina.
"Chi siete voi?" chiese con voce annoiata Cersei, continuando a sorseggiare il suo vino.
"Un amico di Vostra Grazia e della Casa Lannister." Mentì tranquillamente il ragazzo.
"E che cosa vuole dalla Regina questo grande amico della corona?" Chiese ironicamente Cersei, posando il calice sulla balconata.
"Parlare, se Vostra Grazia lo desidera." Disse Dean con voce suadente, sfoderando il suo miglior sorriso.
"E perchè mai dovrei desiderarlo?" Rise lei.
"Perchè ritengo che avremmo molto di cui parlare voi e io. Inoltre è una serata troppo bella per passarla in solitudine con del vino e delle guardie noiose." Gli fece l' occhiolino e sorrise nuovamente.
Cersei sorrise inarcando il sopracciglio, fece un cenno alle guardie, le quali fecero un rapido inchino e si allontanarono.
"Ditemi cavaliere - Cersei sorrise, avvicinandosi a lui - di cosa dovremmo parlare voi e io?"


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Capitolo 10
*** Gli artigli della Leonessa ***


L’amore è veleno. Un dolce veleno, certo, ma che comunque uccide.
Cersei Lannister

Castiel stava correndo nella grande sala da ballo con il cuore in gola, conoscendo Dean sapeva che non aveva molto tempo prima che lui sfoderasse le sue mosse, doveva fermarlo, doveva dirgli quello che provava prima che fosse troppo tardi.
Cercò con lo sguardo le balconate dove si era diretta la Regina e riprese a correre, intravide alla sua sinistra Joffrey e Sansa che danzavano, circondati dalle altre coppie che ballavano intorno a loro. Per un fugace istante incrociò lo sguardo con la giovane lupa, gli si spezzava il cuore nel vedere la sofferenza della ragazza, e per un attimo pensò di andare ad aiutarla, ma in quel momento doveva preoccuparsi della sua di sofferenza, così strinse i pugni e continuò a correre.
Raggiunse i terrazzi, si guardò intorno nervosamente cercando la direzione giusta, mentre sentiva il cuore che gli martellava il petto e lo stomaco che gli si ritorceva senza sosta.
Rise, pensando che adesso oltre a dover sopportare il dolore del suo cuore, aveva anche quello fisico a tormentarlo.
Castiel non sapeva molto sull' amore, ma da quello che aveva capito, era una sofferenza continua. Si fermò, chiedendosi se ne valesse davvero la pena. Poi ripensò a quello che aveva provato sdraiato sul petto di Dean, a quell' emozione fortissima che lo aveva travolto durante quel lunghissimo ed intenso abbraccio dopo la battaglia, e ricominciò a correre.
Raggiunse una serie di balconate ricoperte da grandi archi di pietra, l'oscurità della notte non gli rendeva facile distinguere le ombre dalle persone, ma qualcosa dentro di lui gli diceva di dover andare in quella direzione, così riprese a correre, superando corridoi, invitati e guardie, finchè improvvisamente si bloccò.
Di fronte a lui c'era Dean, chinato sulla Regina. Le stava accarezzando i capelli, arricciandoli tra le dita, il suo viso era appoggiato sul incavo del suo collo, mentre con la mano destra le stringeva il fianco. La Regina aveva la testa inclinata all' indietro, si lasciava baciare ad occhi chiusi, componendo con le mani dei piccoli cerchi sul suo petto.
Castiel sentì come se il mondo si fosse fermato, come se tutto fosse finito, un enorme vuoto si era creato dentro di lui. Rimase immobile mentre sentiva il suo cuore frantumarsi e le lacrime rigargli il volto.
Improvvisamente la Regina aprì gli occhi, ridendo sommessamente alle carezze di Dean,  guardò distrattamente nella sua direzione, e lo vide.
Si staccò bruscamente da Dean spingendolo via con le mani, appoggiandosi al muro dietro di lei, mentre sul suo volto si dipingeva la paura.
Dean la guardò confuso cercando di capire che cosa stesse succedendo, notò che stava fissando qualcosa dietro di loro, si voltò, e i loro sguardi si incontrarono.
Castiel si asciugò immediatamente le lacrime con la manica dell' abito, non voleva farsi vedere da lui in quelle condizioni, non ne valeva la pena, non più ormai.
Il viso di Dean era ancora più impietrito di quello della Regina, sembrava che avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco, e a Castiel sembrò che avesse gli occhi lucidi, ma non gli importava più. Tutto quello che aveva provato per lui era scivolato via come le lacrime calde sul suo volto.
C'erano solo due cose che avrebbe voluto fare in quel momento: Gettare entrambi giù dalla balconata, o fuggire via e dimenticare per sempre quello che era successo.
Indietreggiò e si voltò, deciso a correre via e non voltarsi mai più indietro.
"Guardie! Guardie! - Urlò la Regina - Fermate quell' uomo!"
Quattro guardie reali apparsero davanti a lui, estraendo le loro spade.
"Ma che stai facendo? - Urlò Dean afferrando il braccio della Regina - Non ha fatto nulla!" 
"In questo mondo vedere troppo è già un crimine." Gli sussurrò lei sorridendo.
Si liberò dalla sua presa e rivolgendosi alle guardie disse:
"Arrestatelo! Portatelo immediatamente nelle segrete! E' accusato di alto tradimento verso la corona!" 
"Ma non puoi farlo! Non è giusto!" Esclamò Dean furioso.
"Oh povero caro... Non te l'ha mai detto nessuno che la vita è ingiusta?" Cersei scoppiò a ridere e riprese a bere dal suo calice.
Dean avrebbe voluto prenderla a schiaffi, ma il rumore della spada di Castiel che veniva estratta dalla cintura lo distrasse.
Se quel pazzo si fosse messo contro le guardie lo avrebbero certamente ucciso.
Corse verso di lui estraendo velocemente la spada, quando gli fu vicino lo afferrò per il braccio e lo tirò con forza dietro di sè, spingendolo contro il muro e mettendosi davanti a lui, facendogli da scudo.
Non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Alzò la spada e urlò:
"State indietro bastardi! O vi ammazzo come cani!" 
Le guardie alzarono le loro spade, preparandosi a combattere.
"Fermi!" Esclamò la Regina.
Le guardie reali arretrarono di un passo, abbassando le spade.
Cersei si avvicinò lentamente a Dean, sorseggiando il suo vino e sorridendo.
Quando fu di fronte a lui gli passò un dito sul viso e disse:
"Portateli nelle segrete, ma vedete di non rovinare questo bel faccino!"
Sorrise e si voltò incamminandosi verso la sala da ballo.
"Maledetta strega! Lasciaci subito andare!" Disse Dean con rabbia.
Cersei si fermò, si voltò verso di lui, inarcò il sopracciglio e con espressione seria disse:
"Fai attenzione cavaliere, ho detto alle mie guardie di non rovinare il tuo bel faccino, non ho mai parlato della tua lingua." Gli fece l' occhiolino e tornò a camminare con il suo solito passo calmo e distinto, come se nulla fosse accaduto. 
Le segrete della fortezza rossa erano anguste e fredde. Erano completamente buie, solo la pallida luce della luna che filtrava tra le sbarre della finestra illuminava la cella.
Dean era seduto per terra con la testa appoggiata alle ginocchia, e fissava Castiel che sospirava stringendo le sbarre a testa bassa.
Prese coraggio, si alzò e si diresse verso di lui.
"Cas... Mi dispiace, è tutta colpa mia se sei qui dentro..." Gli disse con la voce carica di dolore.
"No, è colpa mia che sono stato così stupido da seguirti. Non capiterà mai più." Replicò amaramente lui.
"Castiel non fare così, ti ho detto che mi dispiace, sul serio." Dean provò a toccargli il braccio, ma lui si spostò bruscamente. 
"Lasciami in pace Dean!" Disse l'angelo, camminando verso la parte opposta della cella.
"Castiel non possiamo almeno parlarne?" Chiese Dean, avvicinandosi a lui.
"Vai a parlare con la tua Regina." Rispose lui astioso.
"Oh per la miseria! Ma che diavolo hai? Sembra quasi che tu sia geloso!" Sbottò Dean.
"Io sono geloso!" Urlò Cas, allontanandosi da lui.
"Perchè?! Per tutti gli Dei perchè?" Urlò Dean a sua volta afferrandolo per il polso e tirandolo verso di sè.
"Perchè voglio che tu corteggi me, non la Regina! - Disse Castiel sbattendo la mano sul suo petto - Voglio che desideri me, non lei, e voglio che tu baci me, non lei! Bacia me Dean!" 
Castiel strinse la mano sul suo petto, guardandolo dritto negli occhi. Non si era mai sentito così nudo come in quel momento, era completamente esposto, gli aveva appena offerto il suo cuore, pur sapendo che lo avrebbe fatto a pezzi, ma non riusciva più a fingere, era arrivato al limite, e a quel punto nè il suo orgoglio nè i suoi dubbi avevano importanza.
Sentì la mano di Dean stringergli con forza il polso, quasi a volerlo spezzare.
I suoi occhi lo fissavano, erano lucidi e brillavano di luce propria, il suo respiro era affannoso e irregolare, e Castiel aveva la sensazione che stesse tremando.
"E' questo che vuoi veramente?" Chiese Dean.
"Si. Si è questo che voglio!" Rispose lui con un filo di voce.
La mano di Dean strinse con più forza il suo polso, gli faceva quasi male, ma non avrebbe mai mollato la presa, non in quel momento.
Dean alzò la mano sinistra, fino ad arrivare al suo volto. La avvicinò titubante alla sua guancia, e molto lentamente la appoggiò al suo viso, accarezzandolo con il pollice.
Fece un profondo respiro, chinò la testa verso di lui, si avvicinò, restando fermo a pochi centimetri dalla sua bocca, guardandolo in un modo che Castiel non aveva mai visto, neppure quando era in compagnia delle sue ragazze.
Lo guardò dritto negli occhi, poi fisso le sue labbra semi aperte, chiuse gli occhi e infine si chinò su di lui, baciandolo.
Castiel ebbe un lieve sussultò quando sentì le labbra del ragazzo sulle proprie, e si aggrappò con più forza al suo petto, aprendo le labbra.
Dean lo baciò piano, restando appoggiato alla sua bocca per qualche istante, prima di staccarsi un momento e poi tornare ad assaporarle.
Lo baciò di nuovo, poi scese a stringere il suo labbro inferiore tra le sue labbra, risalendo poi a baciarlo con più passione.
Castiel si sentiva svenire, aveva perso le speranze con lui, eppure ora stava accadendo quello che aveva così tanto sognato, ma era più bello di come se l'era immaginato: più intenso, più vivo.
Improvvisamente capì cosa ci trovavano tutti nell' amore, perchè sopportassero le sofferenze e i dolori, perchè finissero ad ubriacarsi fino a dimenticare i loro nomi, capì le violenze, le gelosie, le risate e quei gesti che aveva sempre considerato sciocchi, come il tenersi per mano o lo scambiarsi piccoli baci ogni volta che se ne aveva l' occasione.
Aprì di più la bocca, permettendo alla lingua di Dean di insinuarsi dentro di lui, facendogli perdere ogni controllo del suo corpo, si sentiva leggero come quando volava, e allo stesso tempo pesante, come se fosse incollato al suolo.
Dean scese lentamente con la mano sul suo petto, andando ad appoggiarsi sul suo fianco, spingendolo verso di lui e premendo il suo corpo contro il suo.
Castiel spostò leggermente la mano liberandosi dalla stretta che gli bloccava il polso, poi risalì fino a toccare la sua mano, ed intrecciò le sue dita con quelle del ragazzo, stringendole forte.
La luce della luna illuminava i loro corpi intrecciati, mentre nel silenzio della notte i due amanti continuavano a baciarsi, poco importava che fossero in cella, poco importava quello che sarebbe accaduto dopo, erano insieme.
"Accidenti ragazzi che scena romantica!" Esclamò commosso Gabriel. 
"Vuoi stare zitto? Non potevi lasciarli finire razza di insensibile?" Lo incalzò Sam.
Al sentire quelle voci Dean si staccò immediatamente, rischiando di perdere l'equilibrio.
"Che... Che diavolo ci fate voi qui?" Chiese Cas cercando di non balbettare.
 "Che domande, siamo venuti a salvarvi no?" Rispose Gabriel, che con un gesto aprì le sbarre di ferro della cella.
"Ma come facevate a sapere che eravamo qui?" Disse Dean, cercando di recuperare il controllo della situazione.
"Beh stavi andando a provarci con la Regina, e non avendoti più visto, abbiamo previsto che saresti finito qui. Abbiamo cercato anche Cas, e alla fine abbiamo pensato che vi foste cacciati in qualche guaio." Spiegò Sam.
"E infatti eccoli qua!" Disse Gabriel, scoppiando a ridere.
"Dobbiamo andarcene subito da qui Gabriel!" Disse Dean con voce preoccupata.
"Lo avevo immaginato, ma non preoccupatevi, so già dove possiamo andare! Tuttavia fate attenzione, perchè la notte è oscura e piena di terrori!" Esclamò Gabriel sorridendo.

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Capitolo 11
*** La Donna Rossa ***


Non esistono ombre nelle tenebre. 
Le ombre sono serve della luce, sono figlie del fuoco. 
Ed è la fiamma più vivida a proiettare le ombre più oscure. 
Lady Melisandre

Roccia del Drago era un luogo inospitale, freddo, tetro, affascinante.
Le alte torri padroneggiavano sulla scogliera, e chiunque arrivasse dal mare non poteva che rimanere catturato dal suo fascino oscuro.
I Draghi scolpiti nella roccia pareva avessero vita propria, come se da un momento all'altro potessero staccarsi dal castello per spiccare il volo e divorare i loro nemici.
"Certo che chi ha costruito questo posto doveva essere proprio una persona cupa e triste! - Disse Gabriel scuotendo la testa - Fossi stato io..." 
"Le torri sarebbero arcobaleno e regalerebbero caramelle all'entrata!" Lo interruppe Sam.
"E ci sarebbe una fontana di cioccolato nella piazza!" Aggiunse Castiel.
"Quella la vorrei anch'io!" Disse Dean scoppiando a ridere.
"Beh sarebbe molto più divertente così! Potrei chiamarla Roccia Degli Angeli!"
I ragazzi scoppiarono a ridere, Sam gli mise un braccio intorno al collo dandogli un bacio sulla fronte e insieme si incamminarono verso il castello, affondando gli stivali nella sabbia della spiaggia e respirando l'aria salmastra.
Erano quasi arrivati alla grande porta di ferro quando un gruppo di cavalieri gli venne incontro a cavallo, uno di loro reggeva lo stendardo del Re, un cuore rosso fiammeggiante con al centro un cervo incoronato. Si fermarono di fronte a loro, e uno di loro disse:
"Benvenuti a Roccia del Drago cavalieri, Lady Melisandre vi attende. Vogliate seguirci."
"E se non volessimo seguirvi?" Rispose Dean con voce minacciosa.
"Temo che non abbiate scelta, mio lord." Esclamò il cavaliere posando la mano sull'elsa della spada.
L'interno del Castello era buio e freddo, le sale erano enormi e silenziose, in tutto il palazzo regnava un aria lugubre e tetra, e le persone lo erano ancora di più.
I cavalieri scortarono i ragazzi nelle stanze della Donna Rossa, che si trovavano ai piani superiori, vicine a quelle del Re.
Appena entrarono notarono subito i mobili e i tavoli ricolmi di pozioni e di pesanti libri, un grande letto rosso al centro della stanza, con accanto un braciere di ferro, che insieme alla luce delle decine di candele sparse sui mobili illuminava la stanza.
Lady Melisandre era intenta a scrutare le fiamme, quando uno dei cavalieri annunciò il loro arrivo. La Donna Rossa si girò lentamente, aveva un lungo e stretto vestito rosso, sul quale ricadevano i lunghissimi e fluenti capelli rosso rubino.
Anche i suoi occhi erano rossi come rubini, così come la grande collana che portava al collo e le sue labbra sottili. Tutto in lei era di quel colore, anche l'anima.
"Finalmente siete giunti a me miei lord, il Signore della Luce mi aveva avvertita del vostro arrivo." Disse con voce suadente, camminando verso di loro.
"E cosa gliene importa al Signore della Luce se siamo arrivati?" Rispose Dean con voce strafottente.
"Il Signore della Luce sà molte cose, giovane cavaliere: Cose che sono accadute, cose che stanno accadendo e cose che devono ancora accadere. Ci sono eventi nella vita di uomo che possono sembrare irrilevanti, ma per chi come me riesce a intrecciare il passato ed il futuro, nulla è irrilevante. Tutti noi abbiamo un compito da svolgere, prima che cali la lunga notte."
Lady Melisandre si avvicinò a Castiel, prese il suo viso tra le mani, e guardandolo negli occhi disse:
"La morte nel fuoco è la più pura delle morti. Essa ci avvicina al Signore della Luce. Tu sei risorto dalle fiamme per suo volere, poichè egli deve affidarti un compito molto importante."
"Veramente cara Jessica Rabbit, lui è risorto per mio volere! E ha già un compito molto importante da svolgere: farmi da schiavetto per tutta la vita!" Esclamò Gabriel sorridendo.
Gli occhi della Donna Rossa si accesero, e per un istante il fuoco delle candele ondeggiò, come sospinto da un vento invisibile.
"Non scherzare con il fuoco mio lord, o finirai per bruciarti." Disse Lady Melisandre facendo un gesto alle guardie, che presero per le braccia Dean, Sam e Gabriel trascinandoli bruscamente fuori.
"Castiel, qualsiasi cosa dica non ascoltarla, vieni subito via da lì!" Urlò Dean mentre spintonava una guardia.
L'ultima cosa che vide furono le mani della Donna Rossa che scendevano sul petto dell' angelo, mentre sul suo volto si dipingeva un sorriso.
Gabriel aspettò di essere in uno dei lunghi e oscuri corridoi del palazzo, prima di colpire una delle guardie in testa con il pesante candelabro che aveva vicino, Dean e Sam seguirono subito il suo esempio e in poco tempo riuscirono a stendere le guardie e cambiarsi prontamente gli abiti, in modo da muoversi liberamente a palazzo.
Cercarono di tornare nelle stanze della Donna Rossa per liberare Castiel, ma la camera era sorvegliata da quattro guardie, e altre andavano e venivano continuamente dai corridoi. Da quanto avevano capito Re Stannis stava rientrando a palazzo e tutti si stavano preparando per il suo arrivo.
Dean tamburellava nervosamente le dita sul muro, avevano deciso di aspettare vicino alla stanza in modo da recuperare Castiel una volta uscito, ma più il tempo passava più il nervosismo di Dean aumentava.
Non riusciva a pensare ad altro che a Jessica Rabbit che metteva le mani addosso al suo angelo, e ogni minuto che passava la sua gelosia aumentava.
Non si era mai sentito così: come se tutto il suo corpo stesse letteralmente bruciando di rabbia, e non aveva mai pensato che proprio Castiel potesse procurargli un così violento attacco di gelosia, eppure dopo quello che era successo nelle segrete della Fortezza Rossa sentiva che quell'angelo gli apparteneva, e non voleva dividerlo con nessuno.
Dopo un lasso di tempo che gli parve infinito Castiel uscì dalla stanza, si guardò intorno fino ad incrociare il suo sguardo, e si diresse nella sua direzione.
"Allora fratellino com'è andata con Lady simpatia?" Disse Gabriel appena lo vide.
"Stai bene Cas? Che cosa voleva da te?" Chiese Sam preoccupato.
Cas non ebbe il tempo di rispondere, "Dobbiamo parlare!" Esclamò Dean nervosamente, mentre lo prendeva per mano e lo trascinava via.
Con passo veloce attraversarono corridoi e grandi sale, oltrepassando i soldati e la servitù che correvano da una parte all'altra del castello, indaffarati nella preparazione del banchetto che si sarebbe svolto la sera, in onore del ritorno del Re.
Dean apriva le porte delle stanze con rabbia, cercando quella giusta al suo scopo.
Finalmente ne trovò una abbastanza appartata, era un piccolo studio con un grande tavolo sulla sinistra e delle librerie sulla destra, con al centro dei piccoli divanetti e un tavolino.
Dean entrò, chiuse la porta a chiave e sbattè Castiel contro il tavolo.
"Cosa avete fatto li dentro tu e la rossa?!" Urlò.
"Dean ma che ti prende?" Disse Castiel a bassa voce, intimorito dalla sua rabbia.
"Rispondimi Castiel!" Urlò nuovamente.
"Niente abbiamo solo parlato del mio destino e di..."
"Solo parlato? - Lo interruppe Dean - Vuoi farmi credere che non avete fatto altro?"
"Cos'altro avremmo dovuto fare?" Rispose Cas, con voce arrendevole.
"Oh non prendermi in giro, ho visto cosa fà quella, vuoi dirmi che non ti ha toccato?"
"Beh dipende cosa intendi per toccato..." Disse Cas, che era sempre più confuso dal comportamento del ragazzo che aveva di fronte: Non lo aveva mai visto così.
Dean gli mise una mano sulla guancia.
"Ti ha toccato qui?" Chiese.
"Si." Rispose Castiel.
"E qui ti ha toccato?" Chiese di nuovo appoggiando la mano sul suo petto.
"Si." Rispose nuovamente Cas.
Dean scese con la mano fermandosi sugli addominali.
"E qui?" Chiese con più calma.
"Si." Rispose lui, sempre più agitato.
Il ragazzo scivolò con la mano andando a finire sulla sua schiena.
"E qui?"
"N-no." Balbettò lui.
"E qui invece?" Chiese posandogli una mano sul fondoschiena.
Cas sussultò e scosse la testa.
Dean mosse la mano, accarezzandolo fino ad arrivare alla parte interna della coscia.
"E qua sotto?" Chiese con un sorriso malizioso.
"No." Sussurrò l'angelo, mordendosi le labbra.
"E qua, ti ha toccato?" Chiese stringendo la mano sul suo membro.
"No... Ma... Tu puoi farlo." Sussurrò con voce tremante Cas.
Dean strinse con più forza e lo baciò, coprendo i gemiti emessi dall'angelo.
Cas gli mise le braccia intorno al collo, aggrappandosi a lui.
Piano piano Dean scese sempre più giù, fino a sdraiare Cas sul tavolo, rimanendo sopra di lui.
Iniziò a baciargli il collo, leccandolo e mordendolo, gli piacevano  i versetti che faceva Cas, e il fatto che la Donna Rossa non si fosse spinta così in là come pensava lo rassicurava: Cas era ancora puro, ed era ancora suo.
Sentiva di volerlo, come non aveva mai voluto nessuno prima, voleva farlo completamente suo, fondersi con il suo corpo ed il suo cuore.
Gli strappò via i vestiti con impeto, anche se gli ci volle un po' perchè gli abiti dei cavalieri erano pieni di ganci e lacci, ed erano complicati da togliere.
"Dov'è Gabriel quando serve dannazione?!" Esclamò esasperato Dean, armeggiando con la cotta maglia.
Castiel rise, contento che suo fratello non fosse davvero li, e con un pò di imbarazzo lo aiutò a slacciare i vestiti.
Quando finalmente furono nudi, uno sopra l'altro, Dean iniziò a baciargli il collo, poi lentamente scese sul suo petto, indugiando sui suoi capezzoli turgidi.
Toccò con una mano la sua erezione, e Castiel cercò goffamente di imitarlo, mentre cercava di controllarsi per non urlare troppo forte.
Dopo un po' Dean spostò la mano più in giù, penetrandolo delicatamente con le dita, senza smettere di baciarlo.
Castiel ripeteva il suo nome, in preda all'estasi.
"Calmati angioletto, è tutto ok, rilassati." Disse Dean in tono dolce, cercando di rassicurarlo.
Castiel annuì e cercò di normalizzare il respiro, ma non ci riusciva.
In vita sua non aveva mai provato tanto piacere come in quel momento, nemmeno credeva potesse esistere.
Quando Dean entrò dentro di lui dovette premergli la mano sulla bocca, per evitare che l'intero palazzo sentisse quello che stavano facendo.
"De-Dean?" Balbettò Cas tra un gemito e l'altro.
"Cosa c'è?" Chiese lui fermandosi un attimo.
"Po-Potresti... - Cas abbassò lo sguardo, si vergognava da morire a chiederglielo perchè pensava che lo avrebbe trovato stupido, ma ne sentiva il bisogno  - Tenermi la mano?"
Dean sorrise, con la bocca e con gli occhi, la sua dolcezza lo disarmava.
Gli prese la mano, intrecciando le dita tra le sue.
Non avrebbe mai creduto che potesse piacergli tanto fare l'amore con Castiel, eppure era una sensazione unica.
Non era come il sesso occasionale che aveva sempre adorato, era qualcosa di più profondo, di più intimo.
Continuarono a farlo, baciandosi e chiamandosi, mentre i loro corpi sudati si fondevano in uno solo.
Quando finirono, Dean cadde esausto sul petto dell' angelo, ansimando e chiudendo gli occhi, mentre ascoltava il battito del suo cuore.
"Dean... - Disse dopo un po' Castiel - E' strano sai? Ho sempre pensato che per sesso si intendesse l'unione di due corpi per riprodursi. Ma noi non ci stiamo riproducendo..."
"Per fortuna!" Rispose Dean, scoppiando a ridere.
"Si ma... Non sono solo i corpi ad unirsi vero? Insomma è qualcosa di più spirituale, come se... Non lo so, come se anche le nostre anime si fossero unite."
Dean rimase un momento in silenzio, colpito da quelle parole. 
"Si, è così." Disse sospirando.
"E succede tutte le volte Dean?" Chiese ingenuamente Castiel.
"Quasi mai." 
"Perchè?" 
"Perchè succede solo se la persona con cui stai facendo l'amore è speciale per te, se è davvero importante. Quando fai sesso con una sconosciuta conosciuta al bar è solo quello, sesso."
"E... - Cas si bloccò un attimo, indeciso se proseguire o no - E a te è mai successo?" Chiese infine.
Dean pensò rapidamente a tutto il sesso che aveva fatto nella sua vita, non poteva certo lamentarsi: ne aveva fatto tanto, e la maggior parte delle volte era stato fantastico, selvaggio, passionale. Ma niente era mai stato uguale a quello, niente gli aveva dato le stesse sensazioni, come se per un pò i loro corpi avessero lasciato il mondo terreno, elevandosi in un luogo più alto, più puro, fatto solo per loro.
"Si, adesso." Disse sorridendogli.
Castiel sorrise a sua volta, illuminandosi di gioia. Strinse più forte la sua mano, mentre Dean tornava a sdraiarsi sul suo petto, esausto ma felice.

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Capitolo 12
*** Il Re e le due rose ***


Una volta che il sole è tramontato, nessuna candela può sostituirlo.
Loras Tyrell

L'autoincoronato Re Renly Baratheon camminava nel suo accampamento con passo fiero e rilassato, aveva un leggero sorriso sulle labbra e gli occhi curiosi e svegli. Sulla sua giovane testa castana risplendeva la corona dorata con le corna del cervo, simbolo della sua casata.
Al suo fianco la bellissima Regina Margaery Tyrell sfoggiava un abito celeste lungo e fluttuante, con una grande scollatura che metteva in risalto il suo corpo statuario. I lunghi capelli castani scompigliati dal vento le accarezzavano il viso, delicato e innocente, mentre camminava come una ninfa tra i mortali. 
Non c'era uomo nell'accampamento che non la bramasse.
Tranne quelli che al fascino della dolce Regina preferivano quello del Cavaliere di Fiori, il fratello più giovane, nonchè cavaliere della guardia reale di Renly Baratheon, e suo segreto amante.
Loras camminava all'altro fianco del Re, salutava con un leggero cenno del capo gli amici tra le fila dei soldati che si erano radunati attorno a loro, scompligliando ad ogni movimento della testa i riccioli biondi che gli ricadevano morbidi sul viso.
Sorrideva sempre, dando l'idea di essere un ragazzino che giocava a fare la guerra: fiero e coraggioso, ma ancora inesperto agli orrori della battaglia e bendato da sogni d'amore e di gloria.
In cuor suo però il peso della guerra iniziava a farsi sentire.
Ogni soldato che si aggiungeva alle loro file o a quelli dei loro nemici, ogni battaglia combattuta nei Sette Regni, ogni nuovo passo verso il trono di spade portava con sè lo spettro della morte. Sapeva che in quella guerra l'uomo che amava sarebbe potuto morire, per mano di Re o cavalieri. 
E se fosse accaduto, non avrebbe neanche potuto piangerlo come ciò che era: il suo unico amore, ma solo come suo amico e suo Re.
Anche nella morte, il loro legame sarebbe stato segreto, spezzato dalla realtà.
Dietro al Re e alle due rose marciavano le guardie reali, sulle quali spiccava la Vergine di Tarth, la donna guerriera che aveva conquistato il suo posto in quel mondo vincendo coraggiosamente ad un torneo.
L'espressione dura, lo sguardo fiero, la mano sempre pronta sull'elsa della spada con cui avrebbe protetto il suo amato Re.
L'unico uomo che l' avesse mai rispettata, che le avesse mostrato gentilezza.
Mostrare il suo valore in battaglia proteggendolo a costo della vita, quella era l'unica cosa che avesse mai desiderato, e ora quel sogno stava diventando realtà.
Il sole stava tramontando nelle terre della tempesta,  Catelyn Stark lo osservava nascondersi dietro le nuvole con malinconia, pensando se anche suo figlio potesse vederlo in quel momento.
Il suo cuore e i suoi pensieri erano costantemente rivolti a lui e ai suo fratelli e sorelle, ovunque fossero, in cielo o in terra, sperava che il suo amore potesse arrivargli.
Camminava poco distante dal corteo scortata dalle sue guardie, silenziosa e posata, con le mani incrociate sul grembo e la testa alta, e osserva il giovane Re.
Era un ragazzo buono e gentile, e sperava che Rob non dovesse ucciderlo, o che non accadesse il contrario.
Aveva già sopportato talmente tanto dolore con la morte di Ned e dei suoi due figli minori che non avrebbe potuto reggere un altro colpo.
Il suo unico conforto era sapere che Rob e Sansa erano salvi, e che forse anche la piccola Arya se la stava cavando in qualche modo, era sempre stata forte, e sperava che lo sarebbe stata ancora, ora che la guerra e l'inverno stavano arrivando.
Dean, Cas, Gabriel e Sam osservavano il passaggio dei Reali, tra ammirazione curiosità.
"Ma non sono adorabili Renly e Loras? Vien voglia di mangiarseli!" Disse commosso Gabriel.
"Tu sei a dieta!" Sbottò Sam dandogli un pizzicotto sul braccio.
"Ahia! Lo so lo so leoncino, stavo solo dicendo che sono proprio belli!" Si difese Gabriel.
"Io preferisco Margaery!" Esclamò Dean sorridendo.
I ragazzi si voltarono immediatamente a guardarlo storto, sopratutto Cas, che dovette fare un profondo respiro per trattenersi dal mandarlo al diavolo.
"Ok ok, come non detto!" Disse Dean facendo spallucce. 
"Ma come mai sei voluto venire qui Gabriel?" Chiese Cas.
"Beh volevo conoscere il Baratheon più simpatico!" Rispose lui.
"E vederlo con Loras!" Aggiunse astioso Sam.
"Anche quello!" Disse Gabriel scoppiando a ridere.
I ragazzi restarono nelle fila dell'esercito, e seguirono i Reali fino al grande padiglione dove si stava svolgendo il banchetto per la celebrazione del torneo.
Renly era seduto al centro del grande tavolo riservato ai Reali e ai lord, alla sua destra sedeva Loras e alla sua sinistra Margaery.
"Gran bel triangolo!" Esclamò ridendo Dean.
Gabriel battè la sua birra contro quella del ragazzo in segno di approvazione, e si ributtò sul cibo, lottando con Sam per l'ultima coscia di montone.
Castiel invece a malapena toccava la sua cena, non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Loras.
Per molto tempo anche lui aveva avuto quello sguardo perso e malinconico quando guardava Dean, sapeva quanto fosse doloroso guardare la persona amata senza poter vivere quell'amore.
Era strano essere li accanto a lui dopo quello che era successo, Castiel si sentiva confuso,  come se gli mancasse qualcosa. Dentro di lui si scontravano gioia e tristezza.
Istintivamente posò la mano su quella di Dean, stringendogliela.
Dean sobbalzò al suo tocco e lo guardò imbarazzato, tuttavia non ritrasse la mano, dopo quello che era successo tra di loro voleva che Castiel si sentisse tranquillo e felice con lui.
Anche a costo di dover patire un po' di vergogna quando lui faceva cose come quella.
Tuttavia lo sguardo dell'angelo era triste, sembrava che stesse soffrendo per qualcosa.
"Ehi, è tutto ok?" Gli chiese Dean con voce dolce.
"Si." Rispose Cas, ma i suoi occhi dicevano di no.
"Cas... Parlami che cos'hai?" Chiese Dean, avvicinandosi di più a lui.
Cas rimase qualche secondo a guardarlo, senza riuscire a dire nulla.
Non che sapesse cosa dire, quelle sensazioni erano del tutto nuove per lui, e non aveva idea di come affrontarle. Sapeva solo che era felice per quello che era successo tra di loro, ma allo stesso tempo si sentiva vuoto, incompleto.
"Non posso parlarne qui. Ci sono troppe persone." Riuscì a dire alla fine.
Dean afferrò la sua mano e lo fece alzare, guidandolo fuori dall'affollato padiglione, fino ad arrivare in un punto isolato vicino alle scogliere.
Dovette fare un grosso sforzo per resistere all'impulso di lasciargli la mano, non si sentiva a suo agio a fare certe cose, ma sapeva che Cas stava male, e  non voleva peggiorare la situazione dandogli l'idea di non essere in grado di sostenerlo nel momento del bisogno.
Si stava facendo sera, ed iniziava ad essere buio, solo i grandi fuochi sparsi tra le tende gli illuminavano. Sentivano ancora i rumori della festa in lontananza, le chiacchere dei soldati che andavano e venivano intorno a loro, ma erano abbastanza riparati dai loro sguardi e dai loro giudizi.
"Allora Castiel... Dimmi, che ti succede?" Disse Dean accarezzandogli delicatamente una guancia.
"E' solo che... - Cas dovette fare una pausa, non sapeva come esprimere quello che provava e temeva che Dean non lo avrebbe capito - Mi vergogno a parlarne." 
"Non devi, puoi parlare di qualsiasi cosa con me, lo sai!" Lo incoraggiò lui.
"E' solo che prima sono stato tuo, siamo stati una cosa sola, e ora non lo siamo più. E non lo so, mi sento come se mi mancasse qualcosa adesso... Mi manchi tu." Rispose a testa bassa.
Dean sorrise, nessuno gli aveva mai detto una cosa simile, ed era veramente tenero che fosse stato quel'angelo a dirglielo. Lui che all'inizio non sapeva nemmeno cosa fossero i sentimenti.
Lo abbracciò, dandogli un bacio sul collo.
"Noi siamo sempre stati una cosa sola." Gli sussurrò all'orecchio.
Cas lo strinse a sua volta, appoggiandosi alla sua spalla e chiudendo gli occhi, non poteva credere che proprio Dean avesse detto una cosa del genere. Stava cambiando, e anche lui stava cambiando a sua volta, il loro legame aveva tirato fuori un lato di loro che neanche credevano di avere.
Improvvisamente udirono delle urla in lontananza, gli uomini che correvano con la spada in mano, il panico dipinto sui loro volti.
"Il Re è morto! Il Re è morto!"  "Assassinio!" "Trovate il colpevole!" Fu ciò che riuscirono a distinguere nel caos generale.
Fuori dalla tenda del Re Loras Tyrell veniva trascinato fuori da quattro guardie reali, lui continuava ad urlare e piangere, c'era l'inferno nei suoi occhi.
Intravidero la Regina Margaery che veniva scortata al sicuro dalle sue guardie, piangeva sommessamente, eppure i suoi occhi non erano spenti come quelli del fratello, la Regina piangeva per la sua corona, non per il suo Re, e i ragazzi lo sapevano.
"Dobbiamo andare via da qui, le cose non si mettono bene, stanno cercando ovunque l'assassino!" Disse Gabriel apparendo alle loro spalle con Sam.
Dean e Cas annuirono, diedero un ultimo sguardo al giovane Tyrell e sparirono nelle tenebre.  

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Capitolo 13
*** La figlia del mare ***


Quando non c’è nulla da temere, il peggiore dei vili può essere coraggioso quanto il più valente degli uomini. E quando non c’è alcun prezzo da pagare, tutti noi sappiamo fare il nostro dovere. Eppure, presto o tardi, nella vita di ogni uomo viene un giorno in cui nulla è facile, un giorno in cui si deve compiere una scelta.

Asha Greyjoy amava il mare: amava vedere le onde incresparsi sotto la sua nave, amava il profumo di salsedine e il sale sulla pelle, le onde durante le tempeste e la calma che regnava dopo, ma più di ogni altra cosa amava la libertà che esso trasmetteva.
Quando navigava con solo il mare e il sole all'orizzonte le sembrava che fosse tutto possibile: avrebbe potuto proseguire e seguire il vento fino ad arrivare nelle lontane terre dei Dotraki o alla baia degli schiavisti, dove si diceva che la Regina dei Draghi stesse lottando per abolire la schiavitù, e anche se tutti lo ritenevano impossibile, una piccola parte di lei ci credeva, e a volte sognava di spiegare le vele e di raggiungerla.
Tuttavia lei era il capitano della sua nave, non del suo destino.
Suo padre comandava, lei eseguiva. Era sempre stato così, e così sarebbe stato per sempre, era l'ordine naturale delle cose, e non poteva ribellarsi.
Dopo la morte dei suoi fratelli e Theon che veniva affidato alle cure degli Stark, l'unica in grado di comandare le navi della famiglia era lei, l'unica che potesse tenere alto il nome dei Greyjoy.
Lei amava quella vita: navigare, razziare, combattere, guadagnarsi il rispetto dei suoi uomini versando più sangue di loro, essere una di loro, la faceva sentire forte, invincibile.
Ma non si sentiva forte quel giorno, si sentiva fragile, sola, triste.
Aveva provato a riportare a casa suo fratello, e aveva fallito.
Lo aveva lasciato a Grande Inverno, circondato dai pericoli.
Guardò sospirando la prua della nave, immersa nei suoi ricordi. 
"Capitano!" - Una voce rude le strappò via i volti dei suoi fratelli - Uno degli uomini è appena morto, le ferite riportate nell'ultima battaglia erano troppo gravi."
"Adesso riposa nelle sale degli abissi. Ciò che è morto non muoia mai." Disse Asha, abbassando la testa.
"Ciò che è morto non muoia mai." Ripetè l'uomo, abbassando la testa a sua volta.
Asha iniziò a camminare sul pontile della nave dando uno sguardo ai suoi uomini: uomini forti, forgiati dalle intemperie, dalle spade e dal dolore.
Finchè il suo sguardo si posò su quattro uomini che non aveva mai visto, uomini del sud era ovvio, con quei visini non potevano certo essere uomini di ferro.
"Chi diavolo siete voi? E che ci fate sulla mia nave?!" Chiese in tono minaccioso avvicinandosi a loro.
"Te l'avevo detto che era una pessima idea!" Sussurrò Sam a Gabriel.
"Non ti stavi lamentando prima nella stiva, quando ti stavo..." Iniziò a dire Gabriel, prima di essere bruscamente interrotto da un pugno sul braccio.
"Siete sordi oltre che idioti?" Chiese Asha, mentre i suoi uomini si radunavo dietro di lei.
"Siamo emissari della Regina mia lady, siamo venuti per parlare con il Lord vostro padre." Disse prontamente Dean facendo un leggero inchino con la testa.
"Quale Regina, mia lady?" Rispose sarcastica lei, scatenando le risate dei suoi uomini.
"L'unica vera Regina, sua grazia Cersei Lannister, mio lord" Disse con astio Dean.
Cas e Gabriel scoppiarono a ridere, Sam invece lo guardò storto, non era molto saggio provocare il capitano della nave. 
Asha invece rise divertita. Evidentemente era abituata ad essere trattata come un uomo.
"Ah si, quella Regina. Speravo parlaste di quella con i draghi, ma mi è toccata quella noiosa!" 
"Oh Cersei Lanniser è tutto meno che noiosa, puoi crederci, lo sappiamo bene!" Disse Castiel, ricordando i brutti momenti passati a causa sua.
"Oh posso immaginare i guai che vi ha fatto passare quella gattina, ma cosa vuole da mio padre?" 
"Questa è una questione che riguarda solo noi, vostro padre e la gattina!" Esclamò Gabriel.
"Prima però dovete arrivarci da mio padre!" Rispose lei facendogli l'occhiolino.
"Teneteli d'occhio!" Disse poi ai suoi uomini, andandosene via ridendo.
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo scambiandosi occhiate d'intesa, ancora una volta l'avevano scampata.
Castiel e Gabriel si appoggiarono a babordo, osservando il mare che in lontananza iniziava a ribellarsi.
Dean e Sam invece andarono a fare un giro sulla nave, non ne avevano mai vista una prima d'allora, così decisero di approfittarne per osservarla e studiarla in ogni dettaglio. L'unico inconveniente era che erano costantemente seguiti dagli uomini di Asha.
Ad orizzonte si avvicinavano delle nuvole minacciose, e gli uomini di ferro iniziavano ad agitarsi, alcuni pregavano il Dio Abissale di essere clemente, altri preparavano cime, corde e asce per essere pronti ad ogni evenienza, altri ancora ne approfittavano per farsi una bevuta finchè erano in tempo, ma tutti aspettavano gli ordini del capitano.
Dean e Sam osservarono la tempesta avvicinarsi, poi lo sguardo di Dean cadde sui due angeli dall'altra parte della nave.
"Come abbiamo fatto ad incasinarci così tanto con due angeli?" Disse a Sam, scuotendo pensieroso la testa.
Sam scoppiò a ridere, poi guardo i due ragazzi con espressione serena e curiosa.
"Genitori assenti e vite complicate?" Rispose poi facendo spallucce.
"Ti rendi conto che sono più vecchi dei nostri genitori? Dei nostri nonni, anzi di tutta la fottuta famiglia messa insieme?" 
"Si beh, in quanto ad età mentale Gabriel è peggio di te quindi!" 
"Ehi! - Sbottò Dean - Io sono molto maturo!" 
"Ma piantala!" Lo sfottè Sam, dandogli una gomitata.
Dean sbuffò ed incrociò le braccia, poi tornò a guardare i due angeli: parlavano tranquilli mentre Gabriel indicava qualcosa all'orizzonte. Si fermò ad osservare meglio Castiel, doveva ammettere che era davvero bellissimo, non aveva quella bellezza che ti fà fermare per la strada, non era uno di quei modelli da calendario, eppure era un tipo di bellezza che ti restava dentro, che ti faceva sorridere. E quei suoi dannati occhi blu come il mare, poteva ancora vederli quando chiudeva i suoi, così pieni di luce e di vita da scaldargli il cuore. Sorrise, ripensando a tutti i bei momenti passati con lui.
In quel momento Castiel si voltò, cercando qualcosa con lo sguardo. 
Si fermò su di lui, e sorrise a sua volta, con i capelli che si muovevano nel vento.
Quella visione riempì Dean di tenerezza, finchè una voce spezzò il loro sguardo.
"Ammainate le vele! - Urlò Asha Greyjoy- Stà arrivando la tempesta! Preparatevi inutili bastardi!" 
Gli uomini correvano indaffarati da una parte all'altra della nave, mentre le onde si alzavano e il vento infuriava, sopra di loro nubi scure cariche di pioggia oscuravano il sole, deboli tuoni iniziavano ad apparire intorno a loro.
"Forse dovremmo andarcene Sammy, tutto questo non promette bene!" Disse Dean.
"Hai ragione, stà peggiorando davvero in fretta!" Rispose Sam, aggrappandosi al fratello per non cadere, la nave aveva incominciato a dondolare ed era difficile restare in equilibrio.
Dean lo afferrò e poi cercò Castiel con lo sguardo, ma tra il via vai di uomini e la pioggia era difficile vedere bene.
Anche Sam stava cercando Gabriel, si poteva leggere la preoccupazione sul suo viso.
Finalmente li trovarono, dall'altra parte della nave, aggrappati al bordo di legno intenti a non cadere.
Dean mosse le braccia per farsi vedere,  dopo un po' i ragazzi si voltarono verso di lui e lo videro, Cas sorrise sollevato, e Gabriel gli fece cenno con la mano di aspettare li.
Un secondo dopo un onda enorme apparve dietro di loro, e i ragazzi scomparvero, insieme ad altri membri del equipaggio.
Il cuore di Dean si fermò, vide Sam precipitarsi verso di loro, e meccanicamente iniziò a correre.
Inciampò in un barile rovesciato, e gli ci volle un po' per riacquistare l'equilibrio, ebbe giusto il tempo di rialzarsi quando vide Sam lanciarsi in mare.
Corse con tutta a forza che aveva, spingendo via tutto quello che gli si parava davanti, fino a raggiungere il bordo della nave dove erano caduti i ragazzi. L'acqua scura, la nave che dondolava e la pioggia rendevano difficile distinguere il legno dalle persone, e le persone del equipaggio da quelle che stava cercando lui.
Riuscì a distinguere due uomini di ferro, casse e barili, ma non loro.
Gettò la spada sulla nave e si tuffò nelle acque scure.

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Capitolo 14
*** Valar morghulis Arya Stark ***


Il cuore mente, e la testa gioca strani scherzi, ma gli occhi vedono la verità. Vedi con i tuoi occhi. Ascolta con le tue orecchie. Assaggia con la tua bocca. Annusa con il tuo naso. Senti con la tua pelle. Dopo tutto questo viene il pensiero, solo dopo, e in tal modo potrai conoscere la verità.
Syrio Forel


 

Dean si risvegliò sudato e stremato nella fredda notte. La prima cosa che vide furono le mille stelle che illuminavano il cielo, formando delle scie che lo attraversavano e lo coloravano. Era sdraiato sull'erba e poteva sentire i rumori della foresta intorno a lui: il vento tra le foglie, il timido canto degli uccelli, e l'ululare dei lupi in lontananza. 
Il suo primo pensiero fu di cercare gli altri: si mise seduto di scatto e osservò il bosco, oscuro e fitto, vide uomini che non aveva mai visto prima attorno ad un fuoco, cavalli, coperte, cibo sparso qua e là, scudi e spade.
E poi ecco Sam appoggiato ad un albero, con Gabriel che riposava sul suo petto, stretto tra le sue braccia e le sue gambe. I loro sguardi si incrociarono e Sam sorrise di gioia nel vederlo, sussurrò qualcosa a Gabriel, che alzò leggermente la testa verso di lui e sorrise a sua volta, alzando scherzosamente il pollice.
Dean tornò a respirare, non aveva idea di come diavolo fosse finito li, ma l'unica cosa che importava era che loro stessero bene. Poi il cuore gli si fermò di colpo, c'era ancora una persona che mancava.
"Dean ti sei svegliato!" Esclamò Castiel correndogli incontro con una ciotola fumante tra le mani.
La appoggiò per terra e gli si buttò tra le braccia, baciandolo.
Aveva ancora il sale sulle labbra e i capelli bagnati, ma stava bene, ed erano insieme.
Dean lo strinse forte a sè, afferrandolo per le gambe e facendolo sedere sulle sue.
Piano piano i ricordi ricominciarono a riaffiorare: l'acqua fredda e scura, il peso dell'armatura che lo trascinava a fondo, il luccichio della spada di Castiel che sprofondava sempre di più negli abissi, un barile di legno che si scontrava sulla sua schiena, la sensazione di impazzire e di soffocare allo stesso tempo.
La corrente era forte e lo spostava con violenza, La mano di Cas afferrava debolmente la sua, il braccio di Gabriel era intorno al suo collo, e poi il buio.
"Dean stai bene? Ero così preoccupato, non ti svegliavi più!" Disse Castiel, stringendogli il viso tra le mani.
"Sto bene angioletto, era per te che ero preoccupato, temevo di non riuscire a salvarti..." Rispose lui, ancora scosso dai ricordi.
"Io invece sapevo che mi avresti salvato, come sempre!" Castiel sorrise e gli diede un tenero bacio sulle labbra, restando appoggiato per qualche secondo ad assaporarle.
Dean si spostò sotto il suo collo, chiuse gli occhi e si rilassò, mentre Cas gli accarezzava i capelli.
"Sono felice che tu stia bene... Non voglio perderti proprio adesso che ti ho trovato!" Disse dopo un po' a bassa voce.
"Neanche io, non dopo tutta la fatica che ho fatto per conquistare il tuo cuore!" Rispose Castiel dandogli un bacio sulla fronte.
"Il mio cuore era già tuo, solo che era troppo stupido e orgoglioso per ammetterlo!" Esclamò ridendo Dean.
Improvvisamente udirono le urla di una ragazzina, continuava a ripetere di metterla giù o avrebbe ucciso tutti. 
Dean e Castiel si girarono ad osservare meglio la scena: videro una ragazza sui 12 anni vestita da maschio, con i capelli corti e il viso sporco di fango, dimenarsi con furia tra le braccia di un soldato, mentre altri le erano attorno e cercavano di calmarla.
"Beric l'abbiamo trovata, correva come una dannata la piccola lupa!" Disse il soldato, gettando la ragazza ai piedi di un uomo seduto accanto il fuoco.
L'uomo portava una fascia marrone sull'occhio destro, aveva capelli e barba corti ed era vestito come un uomo normale, fatta eccezione per le armi che teneva legate alla vita. 
Era intento a mangiare una coscia di carne, appoggiato ad un ceppo di legno, quando vide la ragazza e scoppio a ridere.
"Te lo devo riconoscere Arya Stark, sei scaltra! Ma purtroppo per te sono troppo vecchio e troppo incazzato per lasciarmi ingannare da una ragazzina!" Disse Beric Dondarrion sorridendo.
"La ragazzina è scappata sotto il tuo naso, ed era già arrivata molto lontano prima che i tuoi occhi vecchi e incazzati se ne accorgessero." Rispose Arya con tono di sfida.
Beric scoppiò a ridere, bevve un sorso di birra e disse:
"Vorrà dire che d'ora in poi la ragazzina viaggerà legata, sotto i miei occhi e il mio naso!"
"Finchè non te li taglio!" Ringhiò lei, alzandosi in piedi. 
"Sai lupacchiotta, potrei anche strapparti la lingua e dire a tuo fratello che ti abbiamo trovata così! Avrei il mio oro lo stesso!" Beric le fece l'occhiolino e tornò a mangiare.
"Vero, ma potrebbe consegnartelo direttamente in quella tua boccaccia, moneta per moneta, se io gli scrivessi chi me l'ha strappata!" Disse lei alzandosi in piedi.
"Faresti bene a stare attenta a come parli mia lady. Ho esaurito la pazienza da anni ormai!" 
"Io non sono una lady, io sono un lupo!" Rispose Arya andandosi a sedere lontano da lui, seguita da alcuni soldati.
"Poveri noi, mai un attimo di pace con quella Stark. Pregherò R'hollor che ci aiuti!" Disse il prete rosso, dando una pacca sulla spalla a Beric. 
"Temo che con quella ragazzina possa fare ben poco!" Replicò Beric scuotendo con rassegnazione la testa.
"Potremmo domarla noi Beric, ci penso io a darle una bella ripassata, vedrai che poi sarà troppo stanca per scappare! Anzi, dammi un altro uomo e ti giuro che non riuscirà neanche più a parlare!" Disse Dick cazzo giallo scoppiando a ridere e toccandosi il pacco.
"Forse io non potrò più parlare, ma quello di certo non riuscirà più a scopare!" Rispose Arya simulando un morso.
"Non dire assurdità idiota! - Replicò il prete rosso - Non è una qualunque contadinotta che puoi stuprare a tuo piacimento, è una Stark di Grande Inverno, e come tale và trattata!" 
Dick imprecò e diede un calcio ad un sasso facendolo rotolare, poi si sedette vicino al fuoco e si mise a mangiare, lanciando qualche occhiataccia ad Arya di tanto in tanto.
"Come diavolo ci siamo arrivati in questo branco di pazzi?" Disse Dean confuso.
"Ci hanno trovati nel bosco, mentre cercavamo di riprenderci... Gabriel ci ha portato qua dopo averci salvato." Rispose Castiel.
"Ha sempre delle idee geniali tuo fratello! Strano che non ci abbiamo già uccisi!" Dean si guardò intorno, cercando di studiare la situazione, certamente non erano al sicuro li, ma dove potevano esserlo a Westeros?
"Questo perchè gli abbiamo promesso di unirci all'Alleanza senza Vessilli!" 
"Cosa avete fatto?!" Urlò Dean, richiamando l'attenzione di tutti.
Castiel gli diede una gomitata al braccio per zittirlo e poi sussurrò:
"Era l'unico modo per non finire con una spada nel ventre Dean, ma non preoccuparti ora che stai bene possiamo anche andarcene..." 
Dean stava per rispondere quando un urlo attirò la sua attenzione. Poi un altro urlo agghiacciante si unì al primo, seguito da un terzo poco dopo. 
"Oh fantastico! Ma perchè non possiamo mai stare tranquilli?" Si chiese con esasperazione Dean.
"Uomini in formazione! Disponetevi a cerchio intorno al fuoco, Dick prendi tre uomini e nasconditi tra gli alberi, e mirate alla testa mi raccomando!" Urlò Beric brandendo la spada.
"Tu pensa alla lupa!" Disse al prete rosso, che annuì e corse da lei, spingendola contro un albero e bloccandola con la sua schiena.
Dean e Castiel si alzarono velocemente e corsero verso Sam e Gabriel, sperando di sparire prima che fosse troppo tardi.
Gli uomini di Forte Terrore arrivarono in un lampo, tagliandoli la strada.
Dean portò la mano alla vita per afferrare la spada, quando si ricordò di averla lasciata sulla nave di Asha, poco prima di gettarsi in mare.
Imprecò e cercò un arma nell'accampamento, il buio e la battaglia non gli resero la ricerca facile, ma alla fine riuscì a individuarne una vicino al prete rosso e la piccola lupa.
"Castiel coprimi! Devo prendere quella spada!" Disse indicandogli l'arma.
Castiel annuì, sfoderò la spada e si mise davanti a lui, spianandogli la strada.
Ebbe una visione fugace di suo fratello e Sam che combattevano schiena contro schiena, circondati dagli uomini di Bolton.
L'alleanza senza vessilli combatteva attorno al fuoco, respingendo i nemici all'esterno come un solo uomo, senza cedere terreno. 
Da dietro gli alberi Dick cazzo giallo e gli altri arceri scagliavano senza sosta le loro frecce, riuscendo a centrare una buona dose di teste.
Castiel teneva Dean dietro di sè proteggendolo dai soldati, scavalcò cadaveri, sventrò uomini, superò cavalli imbizzarriti e persone ferite, riuscendo ad arrivare a pochi passi dall'arma.
Di fronte a lui Il prete rosso combatteva con la sua spada infuocata, facendola roteare davanti a sè come fosse uno scudo infuocato. Arya dietro di lui scalciava e lo colpiva, cercando in tutti i modi di liberarsi dalla sua presa e scappare.
Castiel vide la spada vicino ai piedi della ragazza, si chinò per raccoglierla quando vide un soldato avvicinarsi a lui con un' ascia alzata, si alzò di scatto frapponendo la sua spada tra lui e l'ascia.
Dean guardò Arya e poi la spada con uno sguardo che chiedeva aiuto, lei afferrò al volo e con il piede riuscì a lanciarla verso di lui.
"valar morghulis Arya Stark!" Le disse Dean, facendole l'occhiolino.
"valar morghulis straniero!" Rispose lei.
"Cas abbassati!" Urlò all'angelo. 
Castiel si chinò rapidamente e in quello che sembrò un attimo Dean trafisse il collo del soldato dietro di lui. Pensò di trafiggere anche quello del prete rosso, ma non voleva stravolgere troppo i precari equilibri di Westeros, così si limitò a colpirlo e distrarlo, dando il tempo ad Arya di svincolarsi dalla sua presa e scappare.
La ragazza prese a correre velocemente, si voltò un secondo verso di lui, gli fece un cenno del capo per ringraziarlo e continuò la sua fuga.
"Non avresti dovuto liberarla Dean!" Disse Castiel.
"Lo sò, ma gli dovevo un favore! E poi tra Stark ci si aiuta angioletto!" Rispose lui con un sorriso e un alzata di spalle.
"Non dovevi comunque farlo, potresti aver cambiato il suo destino! Ma adesso pensiamo a trovare Gabriel e Sam, ne ho abbastanza di morti e di sangue!" Esclamò Castiel guardandosi intorno.
Riuscì ad individuare i due ragazzi a poca distanza da loro, chiamò il fratello con tutta la voce che aveva, sperando di sovrastare le urla e il cozzare di spade.
Gabriel si voltò verso di lui, afferrò per un braccio Sam e in un battito d'ali gli apparse di fronte, mise il braccio libero attorno alla sua vita e con la mano si aggrappò alla spalla di Dean.
Castiel ebbe giusto il tempo di dare un ultima occhiata a Beric Dondarrion che affondava la spada nel torace di uomo di Forte Terrore, prima di sparire nelle tenebre.

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Capitolo 15
*** I corvi sulla barriera ***


Uccidi il ragazzo che è in te, Jon Snow. L'inverno incombe su di noi. Uccidi il ragazzo e permetti all'uomo di nascere. 
Maestro Aemon

Il vento gelido soffiava spietato facendo tremare i loro corpi, l'aria era così fredda che anche respirare era doloroso, le mani e i piedi erano diventati di ghiaccio, così come ogni altra cosa attorno a loro, ovunque si girassero c'era solo neve e ghiaccio, fatta eccezione per i corvi che camminavano e si allenavano al castello nero.
Il castello appariva meno imponente di come se lo erano immaginato, la maggior parte era in rovina, e la grande torre dove alloggiava il lord comandante sembrava dovesse crollare da un momento all'altro.
"Se questo è lo scudo che protegge il regno degli uomini, spero di non essere qui quando i non-morti ci si scaglieranno contro!" Esclamò Dean perplesso.
"Prima però devono superare la barriera! E non mi sembra affatto facile creare un varco in questo colosso!" Rispose Sam, indicando l'immane muro di ghiaccio che risplendeva davanti a loro.
Era cosi alta che per vederne la fine dovettero piegare completamente la testa all'indietro.
"E devono superare Jon Snow! Ma non possono farlo, nessuno può batterlo! " Aggiunse Cas.
"Io potrei farlo! " Disse Gabriel orgoglioso.
"Fallo e darò il tuo cadavere in pasto a Spettro!" Ruggì Castiel afferrandolo minacciosamente per il braccio.
"Ok ok, calmati fratellino! Sappiamo tutti che ti piace tanto il bastardo di grande inverno!" Disse Gabriel arretrando di qualche passo e mettendo le mani davanti a sè.
"Si tantissimo! E non chiamarlo bastardo, lui è il mio eroe!" Castiel sospirò, ogni volta che pensava a lui sentiva il cuore battere e il viso scaldarsi repentinamente.
"Credevo di essere io il tuo eroe!" Gli sussurrò Dean appoggiandosi dietro di lui.
"Ma lo sei Dean! - Urlò Cas girandosi verso di lui e stringendogli il petto - Intendevo dire il mio eroe a Westeros..."  
"Quindi se ti trovassi in pericolo chi vorresti che ti salvasse?" Chiese poco convinto Dean.
"Ma tu naturalmente! Però se tu non ci fossi allora vorrei che fosse Jon a salvarmi..."
Rispose timidamente Castiel, immaginando Jon che correva verso di lui con la spada sguainata e i capelli scompigliati dal vento.
"Ah beh grazie tante della considerazione fratellino!" Esclamò Gabriel mettendo il broncio.
"Ma tu devi già salvare me ricordi? Me l'hai promesso." Gli disse dolcemente Sam strappandogli un bacio.
Improvvisamente udirono il suono di un corno, tutti gli uomini si fermarono immediatamente ad ascoltare il lungo e profondo rombo prodotto dal corno che usavano le sentinelle, aspettando con trepidazione se ci fosse stato un seguito.
"Un suono vuol dire che stanno rientrando i ranger." Si disse ad alta voce Sam. "Due che arrivano i bruti... Tre..." 
"Che è meglio darsela a gambe!" Aggiunse Gabriel.
Tutti rimasero immobili, in attesa.
Dopo qualche minuto i loro cuori ricominciarono a battere regolarmente, i loro visi si rilassarono e i guardiani della notte ripresero le loro attività. Un solo suono voleva dire che la vita poteva riprendere il suo corso.
Alcuni ripresero a trasportare i carri di vettovaglie alla cucina, altri a camminare pigramente attorno al castello cercando di scaldarsi, altri ancora affilando le loro spade seduti vicino al fuoco, ma la maggior parte osservava il combattimento che stava avvenendo nel piazzale del castello, dove i guardiani più esperti allenavano le reclute all'arte della guerra.
Anche da lontano si udiva il suono del cozzare di spade, le urla dei giovani corvi che si scontravano tra di loro e gli incitamenti di quelli che gli osservavano e ci scommettevano su.
I ragazzi si avvicinarono cautamente al cerchio nero per osservare i combattimenti da vicino, i corvi li guardarono storto al loro passaggio, ma non prestarono loro molta attenzione, presi com'erano dallo scontro tra il nuovo arrivato Jon Snow e due guardiani esperti e reduci di molte battaglie.
Era stato Alister Thorne a decidere quello scontro, il maestro d'armi del castello nero aveva preso in antipatia il giovane Snow e non perdeva occasione per metterlo alla prova, sperando che fallisse.
Tuttavia ogni volta che accadeva, Jon si dimostrava all'altezza del compito che gli veniva affidato, eccellendo in tutte le prove, e aumentando così l'odio che Ser Alister nutriva nei suoi confronti.
Anche in quest' occasione Jon aveva dimostrato forza, astuzia e coraggio, tenendo testa a due dei migliori combattenti della barriera.
Era stato colpito un paio di volte al braccio, alla gamba destra e al torace, ma anche lui era riuscito a sferrare qualche buon colpo, mettendo in seria difficoltà i due uomini. lo scontro che tutti avevano dato per concluso in pochi minuti con la sconfitta di Jon, stava andando avanti da venti minuti ormai, riducendo tutte e tre i guerrieri allo stremo delle forze. 
I due corvi lo avevano accerchiato, spingendolo contro uno dei muraglioni del castello, e si avvicinavano verso di lui per dargli il colpo finale.
Jon ansimava reduce dallo scontro, valutando quale sarebbe stata la loro prossima mossa, e di conseguenza la sua. Il braccio che reggeva la spada gli doleva e stava diventando difficile sostenerne il peso, e la gamba che era stata colpita si muoveva con più lentezza rispetto al solito, ma Jon non gliela avrebbe data vinta così facilmente, non con il lord comandante Mormont che lo guardava e il resto del castello che scommetteva su di lui.
Vedeva i piccoli occhi carichi di disprezzo di Ser Alister muoversi e seguirlo in ogni movimento, Jon sapeva che stava solo aspettando di vederlo cadere a terra e fallire, ma suo padre gli aveva insegnato a non arrendersi mai, qualunque sia il pericolo un vero cavaliere lotta fin quando ha la forza per farlo, gli diceva sempre.
Jon alzò la spada, preparandosi al prossimo attacco, quando uno dei corvi lo attaccò lateralmente, facendo passare la spada sotto il suo braccio alzato, Jon riuscì a schivare il colpo  con uno scatto veloce, andandosi a parare di fronte al secondo corvo, e alzando la spada giusto in tempo per pararsi dal suo attacco verticale.
Jon sorresse con fatica il peso della spada che spingeva verso la sua gola, facendo scintillare lungo artiglio e sanguinare le sue mani, appoggiò il piede destro dietro di lui, cercando di spostarci il peso del corpo e farsi più forza. Poi spostò il peso sul piede sinistro, dando una spinta all'avversario e sperando di riuscire con uno scatto a spostarsi nella parte libera del campo. 
Riuscì a cambiare posizione, deviando la spada del suo nemico e lasciandolo per qualche istante ad affrontare l'aria.
Quei pochi secondi di vantaggio gli diedero il tempo di spostarsi a lato del guerriero e premere la sua spada contro il suo collo.
Uno era stato sconfitto, uno correva verso di lui, quando all'improvviso Spettro apparse dietro di loro, azzannando la mano del corvo che reggeva la spada.
L'uomo urlò agonizzante, mentre Spettro dilaniava il suo braccio sanguinante, ricoprendo la neve bianca di gocce rosse e dense.
"Spettro no! Fermati! Spettro fermati subito!" Urlava Jon, cercando di staccare l'animale dall'uomo.
Un paio di secondi furono sufficienti a Spettro per ridurre a brandelli il braccio del corvo, Jon riuscì a staccarlo e a calmarlo con fatica, sapeva che Spettro cercava solo di difenderlo, lui era ignaro della differenza tra un combattimento vero e uno d'allenamento, se vedeva Jon in difficoltà attaccava, incurante dei pericoli.
Gli uomini nel vedere l'animale grondante di sangue si allontanarono subito, anche i più grossi e feroci bestioni della barriera se la facevano sotto di fronte al lupo albino.
L'unico a non temerlo era Samwell Tarly, che nonostante l'aspetto innocuo e il carattere pacifico nascondeva dentro di sè più forza e coraggio di quanto lui stesso sapesse.
Il miglior amico di Jon accorse subito ad aiutarlo, dando a Spettro un pezzo di pane che teneva come scorta in una delle sue tasche.
Maestro Aemon arrivò dietro di lui correndo, per quanto le sue vecchie gambe glielo permettessero, ad aiutare l'uomo che si disperava come un infante in ginocchio sulla neve.
"Quella bestia deve essere uccisa!" Urlò Ser Alister.
"Non è stata colpa di Spettro! Credeva che mi stessero attaccando, voleva solo proteggermi!" Esclamò Jon, stringendo Spettro al suo petto.
"Vallo a dire al mio braccio, bastardo!" Ruggì il corvo sanguinante.
"Mi dispiace! Ma Spettro non è cattivo, è solo molto protettivo, lo terrò lontano dagli allenamenti d'ora in poi lo prometto!" Rispose Jon.
"E che succederà la prossima volta che il tuo lupo vorrà proteggerti? Un altro dei nostri dovrà perdere il braccio? O la testa? Non è tollerabile che un simile mostro si aggiri tra di noi, io dico che và ucciso!" Disse soddisfatto Ser Alister.
"Non è un mostro! - Rispose timidamente Sam, cercando di non balbettare - Possiamo addestrarlo, e può esserci utile al di là della barriera!" 
"O potrebbe divorarci mentre dormiamo! Dobbiamo ucciderlo prima che ci uccida lui!" Ser Alister fece un cenno ad alcuni uomini, che si mossero immediatamente verso Spettro, sfoderando le spade.
"No! Non vi permetterò di ucciderlo!" Urlò Jon alzando a sua volta la spada.
"Fermi tutti!- Disse il lord comandante Mormont - Nessuno ucciderà nessuno, non sotto il mio sguardo! Ser Alister, queste decisioni vanno prese dal lord comandante, e io non ho alcuna intenzione di uccidere il lupo, come ha suggerito Tarly potrebbe rivelarsi utile per le battaglie che dovremmo affrontare in futuro. Tuttavia voglio che sia addestrato e tenuto costantemente sotto controllo, e se accadrà di nuovo un incidente del genere ordinerò di rinchiuderlo Jon Snow, tienilo bene a mente." 
Ser Alister strinse i pugni e lanciò uno sguardo astioso a Jon, dopodiché se ne andò in silenzio, seguito dai suoi uomini di fiducia.
Jon abbassò la spada, stringendo più forte il lupo al suo petto, nessuno alla barriera capiva che non era solo un animale da compagnia, era un amico, un fratello, una parte di lui, radicata nel profondo di se stesso. Solo Sam pareva comprendere il loro legame.
"Stai... Stai bene? Io lo so che Spettro non è cattivo, vorrei averlo anche io un amico così!" La voce di Castiel era impastata dall'agitazione, il viso arrossato dal freddo e dall'emozione.
Jon alzò la testa, trovandosi davanti un giovane dagli occhi blu come il cielo e lo sguardo colmo di tenerezza e ammirazione. Dietro di lui altri tre uomini osservavano la scena, non sembravano spaventati dal lupo, nè arrabbiati per l'accaduto. Jon non seppe dire se nei loro occhi ci fosse più curiosità o rispetto, ma avvertì in loro degli amici, non dei nemici.
"Grazie. Non sono in molti qui a pensarla così.. Comunque sto bene, ti ringrazio per la preoccupazione. Non vi avevo mai visto al castello nero, siete delle nuove reclute?" Chiese Jon Snow alzandosi in piedi.
"Solo dei visitatori." Rispose Castiel, allungando la mano fino ad arrivare a pochi centimetri dal muso di Spettro. Tentennò, incerto se proseguire o fermarsi.
"Non avere paura - lo incitò Jon prendendolo per mano e avvicinandolo a Spettro - Non ti farà del male, lui riconosce gli amici." 
Spettro annusò le loro mani e le leccò, lasciandosi poi accarezzare da Castiel.
Jon sorrise e invitò i ragazzi ad unirsi a lui e a Sam per la cena, i visitatori al castello nero erano rari e di solito portatori di brutte notizie, perciò era ben lieto di avere un po' di compagnia e aggiornamenti dal mondo a sud della barriera .
 I ragazzi consumarono la cena nel grande salone del castello, in compagnia degli altri guardiani della notte.
Il pasto a base di zuppa e pancetta fritta accompagnata da pane fritto non era il massimo, ma era calda e riempiva lo stomaco, e il grande focolare nella sala gli scaldò abbastanza da far tornare mani e piedi a funzionare normalmente.
In varie occasioni Dean fu tentato di rivelare a Jon di aver visto la sorella, ma non sapeva come comportarsi in una situazione del genere, era anche tentato di affogarlo nella zuppa ogni volta che vedeva come Castiel lo guardava, ma decide di resistere e farsi forza a furia di birra, sapeva che Castiel era suo, e qualche sguardo sognante non avrebbe cambiato le cose.
Alla fine sentendolo parlare della sua sorellina dispersa e in parte convinto dagli sguardi supplichevoli di Castiel, gli rivelò del loro incontro, gli disse che stava bene ed era salva, anche se non sapeva cosa le sarebbe accaduto da quel momento in poi.
Quando udì la notizia il volto di Jon Snow si illuminò, i suoi occhi sprizzavano gioia e il suo sorriso genuino diede la certezza a Dean di aver fatto la cosa giusta. 
Il solo sapere che la sorella era viva gli avrebbe dato la forza di sopportare qualsiasi difficoltà, Dean poteva leggerlo nei suoi occhi, e sapeva fin troppo bene che i tempi difficili stavano arrivando insieme al ghiaccio, e Jon Snow avrebbe avuto bisogno di tutta la forza e il coraggio di cui disponeva.
Il lord comandante diede loro il permesso di alloggiare nel castello per la notte, decisero di salire in cima alla barriera al tramonto, quando il sole di nascondeva dietro le montagne e il cielo diventava viola e arancione.
Lo spettacolo che videro da lassù gli lasciò senza fiato, il mondo a nord della barriera si estendeva sotto di loro, minaccioso e indomabile, ma tuttavia dotato di grazia e bellezza.
Passarono la notte in una delle stanze del castello, vicino a quelle degli altri guardiani, non c'erano letti matrimoniali al castello, così dovettero dividere un letto singolo a coppia.
Gabriel a malapena di vedeva, nascosto sotto le pesanti coperte e le braccia muscolose di Sam, che riposava poco sopra la sua testa, lasciando i capelli castani ricadere sulla sua fronte.
Dean e Castiel riposavano nell'altro letto dalla parte opposta della stanza, Dean stringeva Castiel al suo petto, avvolgendolo tra le braccia e le gambe, come fosse un gigantesco cuscino.
Castiel amava stare così stretto a lui, lo faceva sentire protetto, amato.
la luna era alta in cielo e i ragazzi riposavano da ore ormai, Gabriel e Castiel che non riuscivano a  dormire occupavano il tempo come potevano, Gabriel pensando a tutti i dolci che avrebbe mangiato una volta tornato alla realtà e Castiel contando le lentiggini sul volto di Dean.
Era così felice di essere tra le sue braccia, dopo tutto quello che avevano passato insieme, dopo tutte le avventure condivise e le lacrime versate, che gli sembrava che il cuore dovesse esploderli da un momento all'altro. Castiel non aveva mai creduto possibile che una cosa del genere potesse avvenire veramente, aveva passato molto tempo a sognare ad occhi aperti un bacio o una parole dolce da parte sua, e ora tutte le sensazioni che provava lo sovrastavano, non riusciva a trovare parole che potessero descrivere il profondo sentimento che nutriva nei confronti del ragazzo accanto a lui, eccetto tre.
"Ti amo Dean..." Sussurrò nella fredda notte, stringendosi ancora di più al suo petto.
In quel istante Dean Winchester aprì gli occhi.

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Capitolo 16
*** La regina dei draghi ***


Tua è la mia spada. Tua è la mia vita. Tuo è il mio amore.. Il mio sangue, il mio corpo, le mie canzoni, tutto quanto tu possiedi. Io vivrò e morirò al tuo comando mia regina.

Le terre dei Dothraki erano un immane distesa di erba alta e sabbia, colline infinite, gruppi di cavalli che galoppavano insieme liberi e selvaggi, e verdi praterie  governate da un sole enorme e rovente.
Il grande khalasar si muoveva all'unisono, i guerrieri dothraki in cima al gruppo, nelle retrovie e ai lati per controllare eventuali attacchi da altri khalasar nemici, al centro del lungo fiume di persone le donne e i bambini, i malati e gli anziani, che trainavano caretti di cibo e tende, utensili per cucinare e altri per l'uso quotidiano, coperte e armi.
Il loro intero mondo era racchiuso in qualche sacco di cuoio, ma i dothraki erano un popolo nomade, fiero e forte, che da generazioni si spostava costantemente.
Camminavano per giornate intere sotto il sole cocente, spostandosi da un luogo all'altro, sottomettendo villaggi e combattendo altri clan, vivendo dei frutti della terra e di quello che i guerrieri riuscivano a cacciare, anche se spesso anche le donne procuravano il cibo per la loro gente.
Tra i dothraki non c'erano deboli, anche le donne e i bambini imparavano presto a cacciare e ad  usare l'arakh, la loro arma tipica, affilata e potente, in grado di sventrare un uomo con un solo colpo ben assestato.
Khal drogo cavalcava fiero ed eretto in cima alla colonna, circondato dai suoi cavalieri di sangue e accompagnato dalla sua argentea Khaleesi.
Sembrava che il mondo fosse ai loro piedi, che nulla li potesse fermare o sconfiggere.
L'orizzonte era terso e senza nuvole, il giovane stallone cresceva nel ventre di Daenerys e il suo Khal aveva promesso a lei e al loro bambino il continente occidentale e il trono che le apparteneva di diritto.
Poi un giorno il mondo di Daenerys Targaryen mutò per sempre, la sua gente dispersa, il suo sole e stelle che cavalcava nelle terre della notte, insieme al loro bambino mai nato.
Ciò che rimaneva di quel imponente khalasar erano poche decine di persone, per lo più le donne e i bambini, insieme agli uomini troppo deboli per andare in cerca di un nuovo clan.
Daenerys cavalcava sulla sua puledra argentata, affianco a lei Ser Jorah Mormont, il suo fidato consigliere e amico, e i suoi cavalieri di sangue, che le erano rimasti fedeli anche dopo la morte di Drogo.
La vita le aveva tolto tutto ciò che aveva amato: i genitori che non aveva mai conosciuto, il regno che non aveva mai visto, l'amore che aveva così faticosamente accettato, il figlio che non aveva avuto il tempo di cullare, e il fratello, l'unica famiglia che avesse mai avuto, una famiglia crudele e irrequieta come la tempesta che l'aveva vista nascere, eppure che le aveva anche regalato momenti di gioia e di affetto, quando da bambini giocavano vicino alla grande porta rossa, quella porta rossa che prepotente invadeva i suoi sogni.
Tuttavia le aveva anche regalato delle gioie, tre uova di drago erano entrate con lei nella grande pira funeraria del suo Khal, tre piccoli draghi erano usciti con lei, legati dal sangue e dal fuoco. 
Quei draghi erano tutto ciò che aveva, gli unici figli che avrebbe mai potuto avere, erano il suo cuore e la sua rabbia, tutto ciò che rimaneva del suo passato, e ciò che avrebbe cambiato il suo futuro.
Drogon, il drago nero, irrequieto e forte come l'uomo da cui aveva preso il nome, viaggiava sulla sua spalla, aggrappato saldamente alla sua pelle calda.
Viserion, il drago bianco, riposava sereno sul suo grembo, e Rhaegal, il drago verde, si era avvinghiato al suo braccio, Dany aveva provato a scacciarlo, ma ogni volta che lei provava a mandarlo via lui la mordeva.
Ormai Daenerys si era abituata ad avere sempre graffi e morsi in tutto il corpo, ma li accettava con amore, dopotutto erano i suoi figli, e lei come tutte le madri gli avrebbe accettati e amati nonostante i loro difetti e gli innumerevoli guai che avrebbero causato in futuro.
Il caldo opprimente e le lunghe ore di viaggio l'avevano sfinita, ma non poteva fermarsi, non ancora.
Non sapeva ancora dove il suo viaggio l'avrebbe condotta, sapeva solo che doveva tenere la sua gente al sicuro, e  che prima o poi avrebbe fatto ritorno a casa, e avrebbe riconquistato il suo posto nel mondo. 
Ma era un viaggio lungo e faticoso, pieno di pericoli, tradimenti e sofferenza, di questo ne era consapevole.
Dany si asciugò il sudore dalla fronte e scrutò l'orizzonte, doveva decidere dove andare, sapendo che questo avrebbe potuto significare la morte o la sopravvivenza del suo popolo.
"Ser Jorah, conosci queste terre?" Chiese al cavaliere alla sua destra.
"Non molto Khaleesi, sono terre selvagge, esistono poche mappe che le indichino." 
"Mandami avanti Khaleesi, esplorerò queste terre per te e troverò un rifugio sicuro e acqua per la nostra gente!" Disse Haggo.
Dany riflettè per un momento, Haggo era uno dei suoi migliori guerrieri, e in caso di attacco la sua forza le sarebbe stata indispensabile, ma era anche uno dei pochi a conoscere bene quelle terre.
Mentre si guardava intorno cercando di prendere una decisione, intravide in lontananza quattro figure che cavalcavano verso di lei.
I suoi cavalieri se ne accorsero e si pararono di fronte a lei per proteggerla, sfoderando le loro armi, primo tra tutti Ser Jorah Mormont.
Quando si avvicinarono Daenerys notò che non erano dothraki ma uomini del continente occidentale, e non appena furono abbastanza vicini scesero da cavallo e si inginocchiarono di fronte a lei.
"Chi siete cavalieri?" Chiese Daenerys minacciosamente, ma anche con curiosità.
Non aveva conosciuto molte persone che provenissero dal suo mondo, ed era curiosa di sapere se ci fossero novità riguardo al gioco del trono.
"Siamo tuoi servitori mia regina! - Disse Sam - Siamo venuti fin qui dal continente occidentale per servirti."
"Da dove esattamente? Lannisport?" Chiese Ser Jorah con sospetto. 
"No mio signore, da Grande Inverno. Eravamo soldati del giovane lupo, ma quando abbiamo sentito del vostro ritorno siamo fuggiti per venire da voi." Rispose Sam alzando la testa.
"Perchè? Perchè quattro uomini dovrebbero rischiare le loro vite e attraversare mezzo mondo per aiutare una fanciulla mai conosciuta?" Daenerys non si fidava di loro, sapeva fin troppo bene che Robert Baratheon le aveva dato la caccia fin dalla nascita, e ora che il suo giovane figlio era salito al trono, sicuramente avrebbe seguito le orme paterne.
"Per il fuoco e il sangue. Per la giustizia. Per l'antica gloria dei Targaryen. Perchè siamo uomini liberi e vogliamo decidere liberamente a chi dedicare la nostra vita e la nostra morte, mia regina." Sam era convinto di ogni parola pronunciata, se fosse vissuto in quel mondo sarebbe andato da lei, per vivere e combattere sotto il vessillo del drago.
Vedeva in lei la giusta guida per un mondo corrotto e in rovina, l'unica che avrebbe trattato il suo popolo con gentilezza e rispetto, al contrario del giovane leone che ora sedeva sul trono di spade.
Daenerys lo fissò con quei suoi bellissimi occhi viola, i lunghi capelli scompigliati dal vento le ricadevano sul viso, mentre con la mano accarezzava Drogon che si agitava sulla sua spalla.
Ciò che vide la regina negli occhi del ragazzo fu sincerità.
"In questo caso sarete ben accetti tra i miei soldati, cavalieri. Tuttavia vorrei sapere i i nomi dei valorosi uomini che desiderano cosi ardentemente servirmi." Disse Daenerys.
"Il mio nome è Sam, lui è mio fratello Dean, e loro sono i nostri amici Castiel e Gabriel, mia regina."
"Sono nomi un po' corti, non provenite da nessuna casa cavalieri?" Chiese Ser Jorah, per nulla convinto delle loro parole, l'esperienza gli aveva insegnato a non fidarsi mai, di nessuno.
"Siamo uomini semplici mio lord, figli di contadini e cacciatori, non abbiamo case importanti alle spalle, solo il nostro onore e la nostra spada." Rispose Dean.
"Il vostro onore e la vostra spada sono ben accetti nel mio khalasar, ma sappiate che vi terremo d'occhio, e se scopriremo che ci avete tradito o che siete spie della regina, diverrete carne fresca per i miei draghi." Disse austera Dany.
Erano passate varie ore da quando i ragazzi erano arrivati dalla Khaleesi, Haggo era andato in esplorazione, e il gruppo stava aspettando sotto l'ombra di alcuni alberi, era rigenerante poter riposare un po' senza il sole caldo sopra la testa.
Daenerys stava accarezzando i suoi draghi, accanto a lei Ser Jorah Mormont affilava la sua spada, dando un occhiata di tanto in tanto ai quattro giovani stranieri.
Il suo sguardo severo e diffidente cambiava non appena i suoi occhi incontravano quelli della  sua regina, come se ogni male svanisse dal mondo e rimasse solo la sua bellezza.
Sam osservava la scena, era deciso a vedere da vicino i draghi e a toccarli, ma voleva aspettare di aver conquistato la fiducia di Daenerys prima di avvicinarsi ai suoi figli.
Una brava madre non consegnerebbe mai i suoi figli nelle mani di uno sconosciuto, questo Sam lo sapeva bene, pur non avendo mai conosciuto la sua.
Gabriel accanto a lui faticava a trattenere la gelosia, sapeva quanto Sam amasse Daenerys e i suoi cuccioli di drago, e per quanto si sentisse stupido e infantile ad essere geloso di quella fanciulla, non riusciva a trattenersi.
Da quando aveva conosciuto Sam aveva capito che i sentimenti sono incontrollabili e del tutto indifferenti ai desideri dell' uomo, appaiono all'improvviso, travolgendo tutto ciò che trovano, e dopo il loro passaggio, niente rimane più come era prima.
Tuttavia questo lo faceva sentire vivo, più di quanto non fosse mai stato nella sua lunga vita.
Cercò di distrarsi dai suoi pensieri guardandosi intorno: scrutò i volti stanchi e fieri dei dothraki, i loro irrequieti e possenti cavalli, i minacciosi guerrieri e i bambini che giocavano innocenti e gioiosi attorno alle loro madri.
Cercò il fratello, e lo trovò sdraiato sulle gambe di Dean, raggomitolato in posizione fetale, il suo viso era rilassato e sereno, mentre Dean gli accarezzava dolcemente i capelli con gli occhi socchiusi.
La trovò una scena molto tenera, ed era felice per il fratello, sapeva quanto amasse Dean e quanto avesse sofferto nel dover trattenere i suoi sentimenti.
Si appoggiò alla spalla di Sam, avvolgendo con le braccia il suo avambraccio, e chiuse gli occhi, inspirando il suo profumo.
Dean Winchester era sempre stato bravo a mascherare le emozioni, a trattenere ogni sentimento e reprimerlo in un piccolo angolino dentro di se.
Ma da quando aveva conosciuto Castiel era diventato sempre più difficile, da quando si erano baciati poi era quasi impossibile per lui nascondere quello che provava per il suo angelo.
Ti amo Dean. Quelle parole continuavano a risuonare nella sua mente incessantemente.
Più cercava di distrarsi più quelle di intrufolavano furtive nei suoi pensieri, rendendo un impresa ardua concentrarsi su qualsiasi altra cosa.
Dentro di sè aveva sempre saputo cosa provasse Castiel per lui, ma l'incertezza, l'orgoglio e la paura erano riusciti a soffocare quei pensieri, riuscendo a nascondere anche  i suoi.
Ora tutto era cambiato, per sempre.
Non poteva più ignorare quello che provava Cas o quello che provava lui, ma non riusciva a capire cosa fosse esattamente. Affetto? Amore?
Non era mai stato innamorato nella sua vita, perciò non sapeva cosa fosse esattamente quel sentimento che lo tormentava, sapeva solo che era diverso da tutto quello che aveva provato in precedenza. Era diverso da ciò che provava per Sam, o per tutte le ragazze che per una notte erano state sue.
Ripensò a quella volta a Roccia del Drago, ai loro corpi insieme, a Cas che ansimava sotto di lui, al suo viso arrossato, alla sua pelle calda.
Improvvisamente avvertì la voglia di averlo risalirli per tutto il corpo, rivoleva quella passione bruciante che aveva provato quel giorno, voleva assaporare di nuovo le sue labbra frementi di desiderio.
Si chinò verso Castiel e gli sussurrò all'orecchio: "Ho voglia di te!" Stuzzicandoli le cosce con le dita.
Castiel sorrise, e Dean gli baciò il collo, trattenendo le labbra sulla sua pelle bollente.
Lentamente si alzò, aiutando Cas ad alzarsi a sua volta, poi insieme si incamminarono verso un gruppo di alberi, non troppo distante dal resto del gruppo ma al riparo dai loro sguardi, e sperò, anche dalle loro orecchie.
Sopratutto da quelle di Sam. 

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Capitolo 17
*** Ritorno alla realtà ***


Chi legge vive mille vite prima di morire, 
chi non legge mai, ne vive una sola.
Jojen

 

Erano passati alcuni giorni da quando i ragazzi si erano uniti al khalasar della regina dei draghi, erano stati giorni caldi e afosi, fatti di lunghe cavalcate e paesaggi mai visti, cibo esotico e piccante, notti piene di stelle e di zanzare, e pensieri che come il calore ti si appiccicavano addosso e non ti lasciavano più andare.
Se io non ci fossi, Sam si innamorerebbe della regina? O è già innamorato di lei?
Riuscirò mai ad accarezzare i draghi? E magari rivederli quando saranno grandi?
Dean mi amerà mai?
Riuscirò a capire cosa provo per lui, e sopratutto a dirglielo?
Troverò la giusta via per condurre in mio popolo in un posto sicuro? Toccherò mai il trono che fu di mio padre?
Lei mi guarderà mai in un modo diverso che come suo cavaliere?
 
Nessuno di loro riusciva a trovare una risposta.
Furono giorni intensi quelli, pieni di occhi che cercavano conferme alle loro domande, corpi stanchi dalle lunghe cavalcate, braccia sfinite dai combattimenti, mani che si allungavano timidamente verso l'oggetto dei loro desideri, capelli argentati sfiorati nella notte, baci rubati e baci mai dati.
Il grande mare d'erba si estendeva all'orizzonte, sopra di esso un sole rosso che tramontava, e un khalasar che si preparava per passare la notte.
Le donne montavano le tende e preparavano da mangiare, i bambini potevano finalmente giocare, gli uomini farsi una bevuta e i cavalli riposarsi.
Sam stava chiaccherando con Daenerys, sempre sotto l'attenta sorveglianza di Ser Jorah, guardava estasiato i suoi draghi, le loro scaglie colorate, le loro piccole ma salde ali, i loro occhi di fuoco e i loro denti aguzzi, le loro codine che si muovevano veloci.
Daenerys li accarezzava come fossero cuccioli di cane, parlava loro con affetto, non perdendoli mai di vista, non che loro di allontanassero molto dalla loro madre.
Mai come in quel momento Sam avrebbe voluto saper disegnare, per poter immortalare per sempre quella visione.
Gabriel stava aiutando alcune donne a sistemare la legna per il fuoco per la notte, e per poco non ci finì dentro lui stesso a furia di guardare Sam e la regina.
Maledì se stesso per aver avuto la stupida idea di portare Sam da lei, lo aveva fatto perchè voleva vederlo felice, ma vederlo felice rendeva lui arrabbiato.
Sbuffò irritato e tornò ad occuparsi del fuoco, meditando di buttarci dentro Sam se non avesse smesso di guardare la regina in quel modo. Sapeva che non lo avrebbe mai fatto, ma pensarci lo faceva sentire meglio.
Molti dothraki erano andati a rinfrescarsi al fiume vicino il quale si erano accampati, tra di loro c'erano anche Dean e Castiel, che avevano deciso di fare un bel bagno rinfrescante.
In realtà volevano stare un po' da soli, cosa che negli ultimi giorni era diventato quasi impossibile, circondati com'erano da uomini e cavalli.
Dean però sapeva che quando le donne avessero annunciato che la cena era pronta il fiume si sarebbe svuotato, doveva solo aspettare. Cosa non facile con Castiel che nuotava tutto nudo.
Per la verità Castiel lo aveva fatto apposta, adorava il modo in cui Dean lo guardava, e anche il modo in cui guardava quelli che si avvicinavano troppo a lui in quelle circostanze.
Si girò un attimo a guardarlo, era così bello che non si stancava mai di osservarlo in tutti i suoi dettagli. Sospirò, ricordando a se stesso la fortuna che aveva a stare con un ragazzo come lui. Non che fosse perfetto, Dean Winchester era tutto tranne che perfetto, anzi era impulsivo e arrogante, esprimere i sentimenti non era il suo forte e beveva troppo per i suoi gusti, ma Castiel lo amava tanto, e cercava di non pensarci troppo.
Dean si accorse del suo sguardo e venne verso di lui, tenendosi un po' a distanza per non indispettire i guerrieri dothraki, che non erano molto avezzi a certi comportamenti tra uomini.
Sotto l'acqua gli sfiorò il ventre con le dita, giocando con il suo ombelico e facendole scendere piano, per poi farle risalire sui suoi fianchi morbidi.
Castiel sorrideva e si lasciava toccare, ricambiando quei piccoli gesti.
Accarezzò il petto di Dean, soffermandosi sui suoi capezzoli, e mordendosi le labbra nel tentativo di trattenersi, ma le mani di Dean non smettevano di toccarlo, risalendo con la punta delle dita sulla sua schiena che si inarcava al contatto.
Con l'altra mano Castiel si soffermò sull'erezione di Dean, giocandoci con delicatezza.
Dean socchiuse leggermente gli occhi, e con le mani scese sul fondoschiena di Castiel, iniziando a penetrarlo dolcemente.
Il loro gioco continuò per minuti che parvero interminabili, fin quando la cena fu finalmente pronta e i dothraki iniziarono ad uscire dal fiume con l'acquolina in bocca.
Quando l'ultimo uomo fu uscito dal fiume Dean prese Castiel per le gambe, sollevandolo in braccio, Cas avvolse le braccia intorno al suo collo e lo baciò con passione, mordendogli le labbra.
Dean lo condusse fino alla riva e lo appoggiò ad una roccia, e sempre restando abbracciati entrò dentro di lui.
Fecero l'amore sotto le stelle, bagnati dall'acqua fresca del fiume che li avvolgeva, Castiel era così felice di stare di nuovo con il Dean che non riuscì a trattenersi e le parole gli uscirono da sole.
"Ti amo Dean... Ti amo davvero tanto sai?" Sussurrò estasiato.
Dean si fermò, bloccato da quelle parole che per tanto tempo erano risuonate nella sua testa. Guardò negli occhi l'uomo che aveva davanti, i suoi occhi illuminati dalla luce della luna, la sua pelle bianca premuta contro la sua, le sue labbra così belle e così grandi.
Un flashback dei loro momenti passati insieme gli attraversò la mente, e all'improvviso tutto gli fu chiaro, come quando tenendo Sammy neonato tra le braccia capì che il suo compito nella vita sarebbe stato proteggerlo. 
Svanì la paura, svanì l'orgoglio, rimase solo l'amore.
"Ti amo anche io Cas..." Disse con voce tremante.
Il sorriso di Castiel fu come avere il sole nel cuore.
Si baciarono, muovendo i loro corpi all'unisono, stretti in quell'abbraccio che avrebbero voluto non finisse mai.
Nell'accampamento dothraki Sam stava correndo verso Gabriel con un sorriso enorme, quando arrivò da lui lo prese in braccio sollevandolo in aria e facendolo roteare.
"Che succede?" Chiese confuso Gabriel.
"Ha detto di si! La regina ha acconsentito a farmi toccare i draghi!" Esclamò Sam entusiasta.
"Oh - Il viso di Gabriel si rabbuiò - Sono felice per te!" 
"Vieni con me vero? Ti voglio vicino a me quando accadrà!" Chiese Sam dandogli un bacio.
L'espressione di Gabriel cambiò, Sam lo voleva con sè, quel momento così importante lo voleva condividere con lui.
Improvvisamente tutta la sua gelosia svanì, e si sentì uno sciocco ad aver dubitato da lui. 
"Ma certo amore mio!" Rispose sorridendo.
Sam lo prese per mano incurante degli sguardi sprezzanti dei dothraki, e lo accompagnò dalla regina.
Insieme si chinarono sui draghetti, Sam sporse la mano tremante verso Viserion, mentre Gabriel gli stringeva stretta l'altra.
Daenerys sorrideva felice, mentre Ser Jorah accanto a lei la guardava con la stessa espressione che aveva Sam osservando i draghi, come se fosse difronte alla più bella meraviglia del mondo.
Viserion si fece accarezzare mentre riposava sulle gambe di Daenerys, e dopo di lui anche Raeghar si lasciò toccare la testa e le ali, guardando verso la madre come in cerca di approvazione. Con Drogon fu più difficile perchè era molto irrequieto, ma con un po' di pazienza e ascoltando la voce dolce di Dany si calmò e si lasciò lisciare.
Gabriel osservava la scena con il viso sereno, accarezzando con il pollice il dorso della mano di Sam, che ogni tanto si voltava verso di lui sorridendogli.
"Sono così belli..." Disse Sam.
"Si lo sono!" Rispose Dany.
"Certo sono anche un po' pericolosi!" Affermò Gabriel, che si teneva a distanza.
Dany e Sam risero, e Ser Jorah annuì la sua approvazione.
In lontananza apparsero Dean e Castiel, Dean teneva Cas stretto per la vita, mentre lui si appoggiava alla sua spalla.
Sam li salutò con la mano ed entrambi vennero verso di loro, sedendosi vicini, ma a debita distanza dai cuccioli di drago, ne avevano già visto abbastanza di fuoco.
Cenarono tutti insieme, parlarono del continente occidentale, delle persone che avevano incontrato durante il loro lungo viaggio, delle avventure che avevano vissuto.
Fu una serata tranquilla, e la notte dormirono nella stessa tenda, Gabriel sopra il petto di Sam e Cas tra le braccia di Dean.
Quando il sole sorse il giorno dopo, Haggo tornò dalla sua ricerca con buone notizie, aveva trovato la grande città di Qarth, che era disposta ad accoglierli, anche se per arrivarci avrebbero dovuto attraversare il deserto rosso, che era noto per le tante persone che erano morte in esso.
Dany sebbene titubante acconsentì alla traversata, non potevano rimanere in quell'oasi per sempre, aveva bisogno di un esercito, navi, denaro, e cibo per la sua gente.
Il tempo dell'attesa era finito.
I ragazzi però non erano molto entusiasti di quell'ulteriore e faticoso viaggio, e stavano discutendo sul da farsi.
"Beh, penso che dopo aver visto i draghi hai visto davvero tutto nella vita." Disse Sam.
"Vero... Forse sarebbe ora di tornare alle nostre vere vite, dopotutto siamo i fratelli Winchester, la gente ha bisogno di noi!" Esclamò fiero Dean.
"Ma si sta così bene qui, e una volta tornati a casa le cose cambieranno..." Rispose malinconico Castiel, che temeva che la magia che si era creata tra di loro potesse in qualche modo svanire una volta tornati alla realtà.
"Si starà bene anche dall'altra parte, vedrai!" Disse Dean facendogli un occhiolino e un sorriso incoraggiante, stringendolo forte a sè.
"Ma un giorno torneremo vero Sam?" Chiese Gabriel aggrappandosi a lui, nonostante tutto si era divertito moltissimo durante quel viaggio, e sperava di poterlo rifare un giorno.
"Dipende se farai il bravo angioletto!" Disse ridendo Sam.
"Allora temo che non ci torneremo mai!" Rispose Gabriel scoppiando a ridere.
Sam gli scompigliò i capelli e gli diede un bacio sulla fronte.
Avrebbero voluto salutare la regina, ma come dirgli che dovevano abbandonarla dopo averle giurato fedeltà eterna? Sam decise però di scriverle una lettera, se non altro per ringraziarla di avergli fatto toccare i suoi figli.
La affidò a Ser Jorah, e dopo essersi appartati, diedero un ultimo sguardo a quello strano, pericoloso e affascinante mondo e svanirono nel nulla.

 
Nota: Ed eccoci alla fine della nostra avventura, grazie di avermi seguito, spero che la mia storia vi sia piaciuta e che vi abbia trasmesso emozioni.
Chissà, forse un giorno i nostri eroi toneranno in questo magico mondo :-)
Valar Morghulis popolo di Westeros!!

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