Solo una missione.

di _DangerDays_
(/viewuser.php?uid=589866)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Mini prologo.

-Agente Akerman.- salutò il superiore di Levi Akerman, Erwin Smith.

-Buongiono, capo. Ha chiesto di vedermi?-

-Sì. Avrei un lavoro da affidarti.- disse Erwin, guardandosi le mani. Era sempre stato un brav'uomo e un buon agente, nonché molto simile, sotto certi aspetti, al suo sottoposto.

-Dica, capitano, l'ascolto.- ribatté Levi.

-Abbiamo scoperto che c'è un giro di droga gestito da un professore da queste parti. Non sappiamo chi sia o in quale scuola sia, ma stiamo indagando, per questo mi servirebbe il tuo aiuto. Hanji è già andata a fare alcune domande in una scuola non molto lontana da qua.-

Levi era abbastanza perplesso. Se si trattava solo di alcune domande, poteva benissimo affidare il compito di riferirglielo a un altro agente. Era raro che il comandante Erwin desse di persona i comandi.

-Comandante, se si tratta solo di qualche domanda…- l'altro lo interruppe.

-Purtroppo, Levi, nel tuo caso non si tratta solo di qualche domanda.-

 

 

Capitolo uno.

Levi era oltraggiato.

Non riusciva a capire ancora come lui era finito ad indagare in una stupida scuola superiore. In fondo era un agente, e di sicuro il suo grado non era basso.

Spinse più forte il piccolo auricolare nell'orecchio, con un espressione che avrebbe fatto venire a tutti la voglia di stare a un minimo di dieci metri di distanza da lui.

-Superiore Erwin, mi potrebbe ricordare come mai avete scelto me?- sussurrò. Sentì nel suo orecchio una risata metallica, e poi la voce del suo superiore giunse a lui distorta. “Te l'ho detto mille volte Levi, perché tu sei quello che assomiglia di più a un ragazzo. E non osare contraddirmi.”

L'agente non rispose. Si trovava davanti alla porta d'ingresso del liceo. Esso era una struttura imponente e davvero molto grande. Le pareti erano dipinte di azzurro molto chiaro, e il tutto non era rovinato neanche un po', nonostante la posizione in altura.

Il suono della campanella gli invase le orecchie, e si affrettò ad entrare. Rimase leggermente stupito dall'ordine dell'ingresso. C'era un bancone dove probabilmente si davano le combinazioni degli armadietti e gli orari delle lezioni ai nuovi arrivati.

Fortunatamente per lui, Levi aveva già avvertito il preside della sua missione, ragion per cui non dovette fare nessuna delle due cose, avendo già sia la combinazione che gli orari. Si diresse spedito verso l'ala dell'edificio dove credeva che ci fosse il suo armadietto.

Evidentemente fece male i conti, perché si ritrovò a vagare senza una meta precisa fuori dalle aule che intanto si erano riempite, lasciandolo quindi da solo nei corridoi. Quando da una delle tante porte uscì un ragazzo. Levi non gli prestò molta attenzione, anche perché si stava dirigendo in bagno. Notò solo che era più alto di lui, e digrignò i denti continuando a guardare sui numeri degli armadietti davanti a lui. Circa due minuti dopo il ragazzetto uscì dal bagno. Stava per aprire la porta della sua aula quando si girò verso Levi e disse:

-Sei nuovo? Non ti ho mai visto, prima-. Levi in tutta risposta gorgogliò un sì distratto. Non gli erano mai piaciuti particolarmente i bambini.

-Piacere, io sono Eren Jeager- si presentò lui, porgendogli la mano. Levi a questo punto si girò e rispose alla stretta di mano, annunciando un “Levi Akerman” e continuando a osservare tutti i numeri degli armadietti che, purtroppo per lui, non corrispondevano a quello che gli aveva riferito il preside. Fece un'espressione esasperata.

-Cerchi il tuo armadietto?- chiese Eren, evidentemente curioso.

Certo che parla sempre. -Sì- rispose secco.

-Che numero è?- si interessò ulteriormente il più giovane.

-Ottocentoquindici-

-Il mio è ottocentoventi! Se vuoi ti accompagno.- disse amichevolmente.

Levi dovette cedere. Tutto per trovare quell'armadietto. -E va bene- concesse.

Nel tragitto -che Levi scoprì essere davvero breve, giusto un paio di corridoi- per arrivare alla loro meta, il più grande osservò Eren.

Come aveva notato prima, era più alto di lui. Aveva una zazzera di capelli castani e i suoi occhi erano verdi con delle piacevoli sfumature azzurre. Era magro, ma decisamente non era muscoloso. Indossava la divisa della scuola, come lui. La divisa era davvero semplice: sostanzialmente, la scuola donava solo la camicia e il maglione, dove c'era lo stemma -due ali incrociate, una blu e una bianca- e i pantaloni potevano essere jeans e anche semplici pantaloni. Anche per le ragazze era così, con l'eccezione che loro potevano mettere anche la gonna con i calzettoni sotto.

Arrivarono agli armadietti, e Levi raggiunse subito il suo, aprendolo e iniziando a metterci i libri dentro. Si fermò e si girò verso Eren.

-Grazie-

Eren ridacchiò. -Certo che sei proprio espressivo- disse sarcastico, per poi aggiungere -di nulla, comunque.- Levi nascose il disappunto e si avviò nella sua classe senza neanche degnarlo di uno sguardo.

-Aspetta, Akerman!- gridò il ragazzo. L'altro si fermò, senza però girarsi.

-Sì?- rispose.

-Oggi vieni a pranzo con me e i miei amici- e ovviamente non era una domanda. Levi pensò che era passato molto tempo da quando qualcuno che non fosse un suo superiore gli aveva dato un impegno.

 

Tra una lezione e l'altra, arrivò la tanto attesa ora di pranzo. Uscito dall'aula si vuide travolgere da un ragazzino biondo alta poco più di lui, che gli prese il polso. Levi era sicuro di non averlo mai visto in vita sua. Ma odiava il contatto umano, e questo bastò per fargli uscire di bocca un acido “ma si può sapere chi sei tu?”

Il ragazzo si girò verso di lui. Aveva gli occhi azzurri. -Ma certo, tu non sai chi sono- disse più a se stesso che a Levi. -Sono Armin, un amico di Eren. Lui mi ha detto di portarti a pranzo con noi.-

-E come facevi a sapere che ero io?- chiese sospettoso. Armin indicò una ragazza dalla classe da cui Levi era appena uscita. Portava i capelli castani legati a coda di cavallo con due ciocche che le scendevano ai lati del volto. I suoi occhi erano grandi e di un marrone chiaro, e indossava un paio di leggins sotto il maglione.

-Quella è Sasha Braus. Le ho chiesto se quello nuovo era stato in classe con lei e lei ha detto di sì, e mi ha detto il tuo nome. Sai, Sasha è simpatica…- Armin parlò senza fermarsi un attimo per tutto il tragitto verso la mensa. Levi iniziava a non farcela più.

 

La mensa era quello di più grande Levi avesse mai visto. Era una vastissima sala, con tavoli di varie grandezze sistemati a file. A un lato della sala c'era un bancone dove si prendeva il cibo, ed esso era pieno di pasta di vario genere, hamburger, pane e insalata.

Armin e Levi presero il loro pranzo, poi il più giovane lo trascinò ad un tavolo dove erano sedute sei persone, compreso Eren e la ragazza di prima, Sasha. Vicino al ragazzo era seduta una ragazza con dei capelli corti e castani e degli occhi grigi quasi come i suoi, che poi si presentò come Mikasa. Di fronte a quest'ultima era seduto un ragazzo con dei capelli biondo cenere e degli occhi tra il marrone e il verde, il suo nome era Jean. Armin prese posto davanti a Eren.

Sasha sedeva affianco a Mikasa, e davanti a lei, china a parlare, c'era una delle ragazza più belle che Levi avesse mai visto. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, e irradiava una sorta di allegria, lei era Christa.

Davanti invece a dove si sedette Levi, c'era una ragazza con il medesimo colore degli occhi e dei capelli di Christa, solo che sembrava molto più triste, il suo nome era Annie. Il ragazzo non vi badò molto e si mise a mangiare, senza ascoltare le conversazioni di qui ragazzi, notando solo passivamente il battibecco nato tra Eren e Jean. Passò qualche minuto, quando Levi si sentì chiamare.

-Da dove vieni, Levi?- domandò curiosa Sasha.

-Mi sono appena trasferito qui- rispose evasivamente lui.

La ragazza sorrise. -Cosa ti piace fare?- domandò poi allegra.

-Pulire.- rispose distaccato Levi. Appena pronunciò quella parola, Eren si voltò di scatto, pronunciano un “cosa? Ma sei serio?!”

-Ovvio, Eren- rispose il più grande chiamandolo per nome -io non scherzo mai.-

Eren rise e scrollò le spalle -Va bene, amico.-

L'ora della mensa finì, e tutti i ragazzi furono felici di potersene andare.

 

Tornato a casa, Levi era esausto. Si era dimenticato quanto fosse faticoso andare a scuola. Si fece un caffè e stava per addormentarsi, quando qualcuno lo chiamò. Guardò il telefono intento a ignorare la chiamata, quando notò che era del suo capo, Erwin.

-Come è andata?- chiese la voce metallica di lui.

-Bene. Sto tenendo d'occhio qul professore, ma sembra che non faccia nulla di sospetto.-

-Ricordati che prima di passare alle conclusioni ci devi stare sei mesi.-

Levi sospirò -Sì, lo so-

-Che stavi facendo?- chiese il capo.

-Nulla di importante, perché?-

-Non dovresti fare i compiti?- chiese divertito Erwin, che non lasciò a Levi neanche il tempo di rispondere, e staccò.

 

Perché proprio a me? Pensò un'altra volta Levi, prima di abbandonare la testa allo schienale della poltrona.
 

L'autrice dice:

Ehi ragazzi! Come ho scritto nell'a descrizione, questa è la prima storia che pubblico in questo fandom. Questa prima parte è più che altro un'introduzione. Volevo solo avvertirvi di una cosa: non aggiornerò la storia finché non avrò scritto almeno altri due capitoli. Vi prego, capitemi e datemi tempo per questa volta. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete. 
Grazie,
BG_01

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Capitolo due.

Il suono della canzone “The Pretender”, scaturita da un telefono, squarciò il normale silenzio mattutino della sua camera. Levi si alzò velocemente dal letto spegnendo la sveglia, e, ancora in pigiama, si avviò verso la cucina per fare colazione, quando si fermò ricordandosi che era mercoledì, e doveva andare al bar con Eren, Sasha e Mikasa.

Erano passate circa tre settimane da quando Levi aveva cominciato la sua missione, e tutti i mercoledì andavano a fare colazione insieme ad un bar vicino la scuola. A parte questa piccola deviazione, i giorni passavano quasi uguali: svegliarsi, fare colazione, prepararsi, andare a scuola, tornare a casa, pulire, fare un minimo di compiti, fare rapporto ad Erwin, cenare, lavarsi e andare a letto, qualche volta guardando un film in TV. E a Levi non dispiaceva affatto; se c'era una cosa che amava quanto pulire, era la routine. Ovvero sapere sempre cosa fare, essere sempre preparato e non andare troppo fuori dagli schemi, caratteristica che aveva in qualche modo migliorato durante gli anni.

Riguardo all'esito della missione, non c'era nulla di troppo sospetto. Sì, il professore era molto a contatto con alcuni alunni, ma questo, pensava Levi, era assolutamente normale. Chi, a scuola, non si era mai legato a un professore? Fatto stava che era comunque diffidente. In fondo gli avevano insegnato a non abbassare mai la guardia.

Si diresse verso il bagno e si sciacquò la faccia. Si vestì in calma e uscì prendendo le chiavi sia dell'appartamento che della macchina. Arrivato vicino al bar, ma abbastanza lontano da che i suoi “amici” lo potessero vedere, parcheggiò e si incamminò presso la porta quando Sasha gli corse incontro e lo abbracciò mettendogli un braccio intorno alla spalla. Lo faceva ogni mattina da quando aveva capito che a Levi non faceva piacere, e non le importava se fossero all'entrata di scuola o al bar.

Al più grande dava fastidio ogni volta come se fosse la prima, ma cercava di mantenere il suo sguardo mite; ormai tanto aveva imparato a conoscerla, come un po' con tutti. Il carattere di Sasha era molto solare. A volte si perdeva nei suoi pensieri oppure si estraniava dal gruppo farfugliando parole come “ship” o “otp” o “yaoi” o altri strani termini come “SebaCiel”, ma era sempre pronta a spiegarli tutti uno ad uno, nonostante che anche dopo averlo fatto tutti continuavano a non capirci nulla. Ma era molto testarda e, se i professori la sgridavano, lei diventava abbastanza aggressiva, per poi, pochi minuti dopo, liquidare la faccenda con un gesto veloce della mano e un sorriso.

Alla fine a Levi non dispiaceva particolarmente il suo carattere, anche perché lei, a parte qualche scherzo, lo rispettava molto per il suo temperamento calmo.

Varcarono insieme la porta del piccolo locale, e raggiunsero velocemente Eren e Mikasa ad un tavolino. Avevano già ordinato anche per loro due. Nell'attesa Levi si mise ad osservare Mikasa. Su di lei una cosa era certa: era innamorata persa di Eren, -come molte delle ragazze del loro anno- e l'unico a non accorgersene era proprio lui, il suo comportamento lasciava intuire che la considerava solo come una sorella, dato che erano cresciuti praticamente insieme. Per il resto Mikasa era molto decisa e, esattamente come Levi, non adorava il contatto fisico.

Eren, intanto, stava parlando estasiato di un film d'azione, fantasticando su un possibile finale alterativo. Lui era particolare. C'erano giorni in cui era sveglio, attivo e davvero simpatico, e giorni in cui litigava con tutti. Ma c'era una cosa certa nel suo carattere: se diceva che avrebbe fatto qualcosa, lo faceva davvero. Indipendentemente dalla situazione o da qualsiasi altro fattore. Ad un tratto Eren bloccò il suo racconto, e posò lo sguardo su Levi.

-Ehi, Levi, sabato a casa mia c'è una festa, vuoi venire?- lo sguardo del più piccolo era quasi speranzoso. Il ragazzo pensò subito che quella era proprio una pessima idea, quando ricordò le parole di Erwin: “ti devi ambientare o dubiteranno di te”. Digrignò i denti.

-Va bene- annunciò, controvoglia. Si girarono verso di lui anche Mikasa e Sasha, stupite dalla risposta affermativa.

-Sei mai andato ad una festa?- chiese Eren curioso, con una leggera vena scherzosa nella voce. L'altro si irritò un po'.

-Ovvio che sì- rispose secco, mentre iniziava a mangiare il cornetto e a sorseggiare il cappuccino che la cameriera gli aveva portato proprio in quel momento. Ed era anche vero; sia quando andava ancora a scuola che quando doveva andare per lavoro.

-Perfetto- disse il più giovane, soddisfatto. Staccò un anglo della tovaglia di carta e prese una matita dallo zaino. Scrisse qualcosa sul foglietto improvvisato che poi porse a Levi con un “tieni”. Sopra vi era segnato il suo indirizzo. Ringraziò, e, dopo una decina di minuti, si avviarono verso la scuola.

 

Quando Levi tornò a casa come al solito si mise a pulire, quando gli arrivò una telefonata. Osservò lo schermo del suo telefono: Eren.

-Pronto?- rispose seccato.

-Ehi, sono Eren.- Levi rispose con un “mh mh”. -Volevo chiederti se stamattina hai detto la verità. Voglio dire, se sei mai andato ad una festa-

Levi era irritato, di nuovo. Gli dava tremendamente fastidio ripetere le cose che già aveva detto. -Certo che ci sono andato, Eren. Te l'ho detto-

-Ma… ho pensato che forse ti vergognavi- ribatté incerto l'altro.

-Non ne vedo il motivo. È una cosa stupida-

-Uh… okay. Allora… io vado- annunciò, incerto.

-Va bene. A domani- e mise fine alla telefonata. Circa una decina di minuti dopo, però, il telefono suonò di nuovo. Ma non era Eren, stavolta era Armin. Ma chiamano tutti a quest'ora?

-Pronto? Armin?- chiese Levi.

-Sì, sono io. Ho saputo che sabato vieni alla festa a casa di Eren! Bello, no?-

-Oh… Mh… Sì- disse l'altro mentre provava a pulire, il telefono incastrato tra la spalla e l'orecchio.

-Ehi, hai qualcuno che ti accompagni?- chiese ancora Armin, vivace.

-In realtà ho…- si fermò. Non poteva dire di avere la macchina -voglio dire, no, non ho nessuno che mi accompagni-.

-Oh, se vuoi ti passo a prendere io, con mio padre. Dove abiti?-. Levi valutò l'idea, poi gli diede il suo indirizzo e ringraziò. Armin rimase a parlare per una mezz'ora buona, Levi che ogni tanto farfugliava un “sì”, “mh mh”, “hai ragione”.

Poi il più grande sentì urlare qualcosa tipo “aspetta, mamma sono a telef… okay, okay” e si rivolse di nuovo a lui: -Scusa, Levi, io devo andare. A domani-.

-Certo, a domani.- e mise giù. Maledetto il giorno in cui ho dato il mio numero di telefono, pensò, aspro.

 

Finito di pulire, un paio di ore dopo, ebbe una conversazione con Erwin. Solite cose, a parte per la fantastica notizia della festa. Levi ebbe l'impressione che il suo superiore godesse nel sentire in ogni telefonata la sua irritazione. E questo lo irritava ancora di più.

 

A cena decise che il giorno dopo sarebbe andato a comprare qualcosa di adatto da indossare per la festa che si sarebbe tenuta nel fine settimana, anche se non aveva idea di cosa comperare: jeans e polo, o un completo? Ovviamente non si lasciò molto disturbare da questo piccolo problema, e decise che probabilmente, se se ne fosse presentata l'occasione, sarebbe andato con Sasha, in fondo si doveva ambientare, no?! Era quello che Erwin gli ripeteva fino al vomito nelle loro telefonate; certo, pensò, che gli adolescenti vanno davvero pazzi per queste cose. Levi non riusciva proprio a capire il perché di tanto scalpore per un evento che si sarebbero ricordati a malapena, una volta cresciuti.

Dopo cena lesse un po' del quarto volume di una saga fantasy “La Spada Della Verità”, ed andò a letto, scombussolato per uno sviluppo nella trama.

L'autrice dice:

Hola! D'accordo, una parolina veloce: come avrete capito, i primi capitoli sono più che altro introduttivi, ma spero che i prossimi vi faranno "entusiasmare" di più! Comunque, ragazzi, ci terrei davvero se mi faceste sapere cosa ne pensate, dato che sono molto insicura su questa storia, nonostante mi stia diverteno -e impegnando molo-. Ma giustamente non dovrei annoiarvi con le mie lamentele! xD Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
BG_01

P.S.
Comunque a volte metto riferimenti puramente casuali riguardo certe ship o film, o libri. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Capitolo tre.

Il giorno dopo, a scuola stava andando tutto assolutamente come sempre: le solite lezioni, i soliti professori.

Arrivò l'ora di pranzo, e come al solito Levi vi andò con Eren, Mikasa, Armin, Sasha, Jean, Annie e Christa. Come era prevedibile, si misero a parlare della festa e a fantasticare su tutto quello che avrebbero potuto fare e provare. Anche solo a fantasticare si divertivano, quei ragazzi.

-I genitori ci sono?- domandò all'improvviso Levi, distaccato come sempre. Eren lo guardò e sorrise.

-Ovvio che no. Saremo solo minorenni!- annunciò poi, fiero. E questa fu una delle poche volte in cui Levi dovette trattenere una risata. Già, pensò, proprio tutti minorenni. E si chiese come avrebbero reagito se avessero saputo che in realtà lui non era affatto un minorenne, tanto meno un liceale. Intanto, pochi centimetri di fianco a lui, Christa e Sasha parlavano di cosa si sarebbero messe. La bionda stava spiegando all'altra ragazza che sarebbe andata il giorno dopo a comprare il suo vestito.

-Davvero?! Posso venire anche io?- domandò con occhi sognanti Sasha, già pregustando un bellissimo pomeriggio in compagnia dell'amica.

-Ma certo- sorrise Christa. Levi si mise in mezzo, provocando una reazione di sorpresa in entrambe le ragazze.

-Potrei venire anche io? Non so cosa mettere- si bloccò e poi aggiunse -e mi piacerebbe uscire con voi, ragazze- anche se la sua faccia diceva tutto il contrario. La mora arrossì un po' e rispose di sì, subito seguita da Christa. Eren fece l'occhiolino a Levi, per poi spostare lo sguardo e continuare a parlare con Armin e Mikasa.

Quando tutte le ragazze se ne furono andate, Eren chiamò vicino a se i rimanenti.

-Allora- cominciò -chi avete intenzione di invitare?- chiese con una leggera sfumatura maliziosa nella voce.

-Io credo che verrò da solo- proclamò Armin, arrossendo leggermente -non credo che qualcuno possa voler uscire con me-.

-Sciocchezze! Puoi provare a chiedere a Christa- gli suggerì l'amico.

-Christa? È troppo al di sopra delle mie aspettative…-. Eren decise di lasciar perdere.

-Io… Andrò con Annie- dichiarò insicuro Jean, seguito da un'espressione stupida da parte dell'organizzatore della festa e del suo migliore amico.

-Ma che guardate! Gliel'ho chiesto e lei ha detto di sì!- disse Jean, seccato. Anche se quella era sono una parte della verità. In realtà l'aveva chiesto prima a una ragazza di nome Ymir, dell'altra classe, che in quel momento stava parlando con Annie. Ymir lo liquidò dicendo che ci andava con un'altra persone e che comunque non ci sarei mai andata con te. Per poi lasciarlo lì come uno stupido. Allora aveva rivolto disperato lo sguardo verso Annie, che con un sospiro aveva detto le seguenti parole: okay, ti accompagnerò io perché mi fai pena. Ma ricorda: non ballerò con te e tu non mi parlare, chiaro? Ed era chiaro per Jean che se non avesse accettato quell'invito, non sarebbe andato proprio con nessuna al ballo, facendo la figura dello scemo sia con Eren che con tutti quelli del loro anno. Comunque decise di tenere tutto questo per se, non avrebbe mai ammesso tutto questo davanti a quei tre.

-E tu, Levi?- chiese Eren, curioso come non mai -con qualcuno ti dovrai pur presentare!-

-forse lo chiederò a Sasha- rispose distaccato, annoiato da quel discorso così infantile. I tre presenti fecero facce prima di incomprensione, poi di stupore e infine di divertimento, particolare cui Levi non badò minimamente, incamminandosi verso la sua prossima aula.

 

Ebbene arrivò venerdì. Verso le cinque del pomeriggio suonarono al suo citofono.

-Chi è?- chiese.

-Sono Sasha! Armin mi ha detto dove abitavi, quindi ti siamo passate a prendere!- annunciò fiera la ragazza.

-Oh, certo, scendo- in un paio di minuti Levi era di sotto, nel sedile posteriore della macchina della madre di Christa, insieme a Sasha.

-Ragazzi, vi poserò in centro, lì ci sono molti negozi- disse la donna che stava guidando -poi mi telefonate, okay?-

Da dietro, il ragazzo vide Christa annuire felice, per poi dire -oh, non vedo l'ora di avere la patente! E voi, ragazzi?- chiese girandosi e sorridendo amabilmente.

-Oh, anche io! Sarebbe bellissimo poter uscire da soli!- annunciò Sasha, al contrario del ragazzo al suo fianco, che non rispose.

La mamma di Christa ridacchiò un po', per poi annunciare -siamo quasi arrivati-. E pochi minuti dopo erano in centro, il sole non troppo caldo di settembre luminoso sulle loro teste.

Subito Christa afferrò il polso di Sasha e la condusse in un negozietto lì accanto, con Levi che le camminava dietro. Quest'ultimo si fermò sulla soglia della porta, notando una figura femminile dall'altro capo del negozio: Hanji. Perfetto, speriamo faccia finta di non conoscermi. Come non detto. Nel preciso istante in cui le due raggazze si allontanarono da lui per andare a fantasticare su vestiti di sicuro troppo costosi per loro, Hanji si girò verso di lui, e lo chiamò ad alta voce.

-AKERMAN!- urlò entusiasta, per poi avvicinarsi -come va la…- Levi la bloccò con lo sguardo, per poi puntarlo su Sasha e Christa, che si erano girate per vedere chi era che chiamava il loro amico. Hanji afferrò il messaggio e sorrise, per poi dire -come va la… scuola superiore? -. Sasha intanto si avvicinò a lui, sussurrandogli “ma chi è… ?”

-è… la mia professoressa dello scorso anno. Vero, professoressa Zoe?-. L'interrogata annuì, divertita.

-Oh, certo. Spero che tu vada meglio dello scorso anno con i voti-. Se si potesse uccidere con lo sguardo, Hanji sarebbe già morta, pensò Levi. Intanto Christa, che era rimasta silenziosa, si illuminò e sorrise, rivolgendosi alla donna.

-Sa, lei è davvero giovane per essere una professoressa! Magari ce ne fossero così nella nostra scuola!-. Dopo tutti questi complimenti, Hanji arrossì un po'.

-Ma no, io ho quasi trentaquattro anni!- disse in imbarazzo.

Sasha intervenne -davvero?! Io gliene avrei dati molti di meno!-

Levi si irritò, quando queste continuarono a inviare complimenti verso la sua collega, ed esclamò un acido “ora basta, sennò non faremo in tempo a prendere il vestito!”

Hanji si illuminò -il vestito? Oh, andate ad una festa? Come vorrei tornare giovane come voi- disse con gli occhi che brillavano. Allora perché non l'hai fatto tu questa stupida cosa?! Pensò Levi.

-Se volete vi posso aiutare! Akerman, conosco perfettamente il tuo stile, potrei darti qualche bel consiglio!-. Subito le ragazze accettarono, entusiaste. Appena torno in ufficio la ammazzo.

-Certo- si sforzò di sorridere, con ben pochi risultati -ma prima le donne!-

Sasha e Christa si provarono davvero molti vestiti prima di trovare quello giusto.

Entrambi arrivavano fino alle ginocchia ed erano senza spalline. Quello di Christa era di un bel blu notte, che si abbinava perfettamente ai suoi occhi azzurri come il cielo, ed era fasciato sulla parte aderente al seno per poi aprirsi morbido fino all'orlo. Quello di Sasha invece era di un grigio chiaro, quasi aderente al suo corpo, ed aveva una sottile fascia in vita che formava un fiocco sulla parte posteriore dell'abito. Guardandole, Hanji non poté trattenere esclamazioni come “ma siete bellissime!” e “cavolo, vi stanno proprio bene”. Le ragazze pagarono e poi si diressero insieme in un negozio di abiti maschili dal lato opposto della strada.

-Oh, prendiamo un abito?- chiese Sasha curiosa, usando il “noi”.

Hanji osservò un attimo Levi, per poi esclamare -Penso che al signorino Akerman starebbe proprio bene un jeans e una camicia. Sì, proprio così-. Ed aveva ragione. Quando provò la seconda camicia che avevano scelto per lui, le ragazze rimasero senza parole, e la donna, orgogliosa, lo andò ad abbracciare.

-Togliti subito o quando torno ti farò pulire il bagno dell'ufficio- sussurrò Levi con una vena che gli pulsava sulla tempia. La collega si spostò subito e fece finta di sorridere.

La camicia in questione era una semplice camicia nera, con un piccolo taschino sul lato destro, a maniche lunghe. Sì, era una camicia come tutte le altre, ma addosso a Levi sembrava così elegante e calzava così bene da far quasi impallidire un modello di abiti da uomo.

-D'accordo, la prendo- constatò infine quest'ultimo, senza guardare il prezzo.

Arrivato alla cassa, la commessa annunciò -sono cento euro-.

A Levi venne quasi un colpo nel sentire il prezzo. Non aveva così tanti contanti al momento. Fu costretto ad usare la carta di credito. Appena la tirò fuori, un coretto di “oh”, “ma hai una carta di credito?!” e “vorrei averla anche io”, si levò dalle due liceali, esterrefatte.

-I tuoi genitori ti hanno addirittura dato una carta di credito?- domandò Christa.

Levi era irritato -Sì- rispose semplicemente, ignorandole un po'. Pagò e uscirono dal negozio.

-Accipicchia, Levi, con questa ci farai un figurone alla festa!- esclamò Hanji.

-Lei non dovrebbe andare, professoressa?- disse invece Levi, di rimando, marcando sull'ultima parola.

-Oh… effettivamente sì- rispose la donna, leggermente spaventata -meglio che vada! Ciao ragazzi!- e se ne andò, tremante e soddisfatta al tempo stesso per aver preso un po' in giro il suo collega.

Dopo qualche minuto, Christa chiese allegra -a proposito, con chi ci andate?-

Sasha abbassò lo sguardo -beh, credo che andrò da sola…-

l'amica fece una faccia stupita -e sprecare la bellezza di quel vest…-

Levi la bloccò, chiedendo a Sasha -vuoi venire con me?-. La ragazza arrossì leggermente e rispose un “sì” farfugliato, felice e davvero stupita.

-Allora ti passo a prendere domani con Armin- constatò lui.

-Certo. E tu con chi andrai, Christa?- chiese la mora, ora davvero allegra. L'interpellata avvampò e lanciò uno sguardo in direzione di Levi, come a dire ora non posso dirtelo.

-Io… ci andrò con una… persona…- rispose infine, vaga.

L'amica la guardò -Ehm, okay- poi le sussurrò “dopo ti chiamo”. Christa annuì, per poi comporre il numero della madre. Riaccompagnarono Levi a casa, che andò a sistemare la camicia nell'armadio.

-Ma tu guarda quanto ho speso, maledizione!- disse a nessuno. In quel preciso momento, il campanello di casa sua suonò per la seconda volta quel giorno. Seccato, Levi si avvicinò al citofono, e si irritò non poco quando si rese conto che quelli sotto casa sua erano niente di meno che Eren e Armin.

-Che ci fate qui?- chiese, senza aprire.

-Una serata tra ragazzi! Tanto domani non c'è scuola!- rispose entusiasta Eren.

-Non se ne parla. Non ho neanche cenato- disse Levi.

-Neanche noi! Abbiamo portato le pizze surgelate!- ribatté a sua volta l'altro, facendo quell'espressione da cane bastonato come quando vole qualcosa.

-E va bene, vi apro. Ma alle dieci al massimo andate a casa, intesi?!- concesse alla fine.

-Sissignore!- esclamarono all'unisono i due, mentre aprivano la porta dell'edificio. Pochi minuti dopo, erano dentro che mettevano le pizze nel microonde.

-Certo che è proprio ordinata questa casa!- esclamò Armin sorpreso.

-Allora davvero non scherzavi che ti piace pulire!- aggiunse Eren.

-Te l'ho detto. Non scherzo mai-.

Alla fine mangiarono e guardarono un film che avevano noleggiato i due ospiti, “Shutter Island”.

Levi non parlò molto, al contrario degli altri due, che non smettevano un attimo, neanche per prendere fiato -soprattutto Armin- . Finalmente arrivò il momento in cui quei due se ne dovettero andare. Sulla soglia, Eren guardò Levi dritto negli occhi, per poi dire -grazie, grazie davvero. Sai, nonostante i tuoi modi probabilmente siamo diventati buoni amici!-, al che Levi rispose un poco convinto “mh mh”, rubando un sorriso a Eren, che si girò e se ne andò.

Davvero, si ritrovò a pensare, cosa diranno quando scopriranno la verità?! E la cosa strana, era che non avrebbe mai pensato di preoccuparsi di questo. 
 

L'autrice dice:
Konnichiwa, minna-san! Eccomi tornata, e neanche tanto fuori tempo u.u L'unico problema è che il quarto capitolo non è pronto, aah. Sarà il capitolo della festa! :)
Giusto, ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno recensito gli altri capitoli, perché ho preso anche più sicurezza. Ovviamente ringrazio anche chi ha messo nelle seguite/ preferite/ ricordate.
Baci, 
BG_01

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3227536