Prompts...*
Prompt#06 - Carrot
Si poteva dire che fosse
stata una
catastrofe annunciata, quella cena.
Soltanto una settimana
prima avevano
avuto la famosa chiacchierata,
conclusasi con l'indignazione del compagno e il trasferimento di
Garland sul divano a penisola del salotto.
Contrariamente
alle
altre volte però, l'indignazione del rosso non era scemata
nel giro
di un paio di giorni e il confino dello svedese non si era concluso
con una scopata riparatoria sul riconquistato letto matrimoniale...
ma era pur vero che il giovane c'era andato ben poco cauto col
caratterino del russo, stavolta.
-Sai cosa stavo
pensando?- si
azzardò a esordire.
-Non sono ancora
riuscito a entrare
nella tua fottuta testa Von Cetwald,ma ci sto lavorando...- aveva
bofonchiato sarcastico prima di addentare l'ennesimo pezzo di pizza.
La
pizza, appunto.
Pizza
hawaiana.
Garland aveva
storto la bocca e
riportato l'attenzione sul profilo affilato e vorace del suo
compagno.
-Forse-
tentò di nuovo- credo
che...- riformulò.
Dannazione,
ma cosa
gli era saltato in testa?!
-Su amore, ce la
puoi fare...-
l'aveva canzonato l'altro, stavolta voltandosi a guardarlo con un
mezzo sorriso, che stranamente lo spronò anziché
farlo desistere.
Così lo
disse, puntando i suoi
occhi indaco in quello dell'altro, che ovviamente non stava prendendo
la cosa con la dovuta serietà...
-Credo che...
dovresti metterti a
dieta.-
… ma
infine la prese.
E non
solo quella.
Era dai tempi della Justice 5 che il rosso non gli mollava un gancio
destro di quella potenza, e Garland ormai aveva imparato che tutti i
suoi riflessi d'atleta contavano ben poco contro la violenza
domestica del partner: Yuriy gli mandava in corto circuito ogni
sinapsi, nel bene e nel male... e quel pugno aveva fatto decisamente
molto, molto male.
Dio,
doveva
riconoscere che la sua non era stata un'uscita particolarmente
felice... che diavolo gli era saltato in mente di consigliare al
magrissimo e longilineo Yuriy Ivanov di mettersi a dieta?!
O
meglio, non che
fosse del tutto un'idiozia, beninteso. Semplicemente la questione era
molto più delicata e magari avrebbe necessitato di
un'introduzione
diversa.
Non si
trattava
solo di quantità -sebbene il rosso fosse in grado di
ingurgitare il
doppio del suo fabbisogno senza mettere su un etto-, o di pasti a
orari sregolati... e neanche solo di gusti discutibili.
Semplicemente,
Yuriy Ivanov mangiava qualsiasi cosa.
Qualsiasi.
Fottuta.
Cosa.
Era
convinzione
dello svedese che l'eccessiva frugalità al quale era stato
abituato
non gli avesse permesso di sviluppare un rapporto sano col cibo,
né
tantomeno un proprio gusto. Yuriy non si stupiva di fronte a un
sapore nuovo o a una pietanza sconosciuta, non dava mai segno di
apprezzare o di non gradire... in compenso, mangiava più del
necessario, spesso i miscugli più strani e meno salutari,
tanto che
Garland non riusciva a capire se stesse tentando quotidianamente di
intossicarsi o semplicemente di recuperare il tempo perduto.
Ovviamente
non
aveva tenuto queste ipotesi per sé quella volta... e
ovviamente il
rosso ne aveva preso nota per i giorni successivi.
-...
perchè nel nostro frigo c'è
sola roba verde?-
-Come
perchè?-aveva cinguettato
quel bastardo affacciandosi dall'ingresso-mi sto depurando, tesoro
caro!-
-... piantala, ti
prego. Fai
ribrezzo.-
Il ghigno su
quella sua faccia da
schiaffi si era accentuato maggiormente.
-Che fortuna avere
un ragazzo così
attento alla mia salute.- aveva sibilato come uno psicopatico
sparendo nuovamente.
…
sì, certe
reazioni di Yuriy facevano davvero paura.
A prima
vista
poteva apparire come una persona davvero molto cinica e riservata...
a una seconda occhiata già il suo acido sarcasmo faceva la
sua
comparsa; un'analisi più accurata toglieva ogni dubbio che
si
trattasse di uno stronzo particolarmente affascinante. Ma dopo mesi
di convivenza, finalmente Garland ne aveva la certezza.
Yuriy
Ivanov era
inconfutabilmente pazzo.
-... piantala.-
-Ma no, sciocco,
la sto
mangiando...- aveva mormorato con un sorriso civettuolo.
-... di tutte le
cose che tu sembra
stia facendo con quell'ortaggio, mangiarlo è davvero
l'ultima.-
aveva osservato Garland,cercando di distogliere lo sguardo dal
trattamento che il rosso stava riservando a una zucchina.
-Mh... dici che
non dovrei?- aveva
domandato fintamente perplesso lasciando stare per un attimo il
povero ortaggio. Aveva aggirato il tavolo e si era chinato su di
esso, proprio vicino allo svedese che imperterrito si ostinava a
fissare lo schermo del suo laptop. Ivanov aveva sorriso ancora,
avvicinando le labbra al suo orecchio.
-Dici che dovrei
riservare queste
premure per qualcos'altro, mh?-
Non
sapeva cosa
l'aveva trattenuto dal prenderlo e sbatterselo lì sul tavolo.
Orgoglio,
probabilmente, poiché simili mezzucci e atteggiamenti
venivano
attuati dal rosso solo con l'intento di provocarlo e innervosirlo...
e anche la poca voglia di intraprendere una lotta che avrebbe
demolito mezza cucina.
-Risparmiati la
pantomima,
Ivanov...- aveva ringhiato, mentre l'astinenza forzata a cui quello
stesso demonio l'aveva costretto iniziava a farsi notare... dettaglio
che non sfuggì al rosso che scoppiò in una breve
e artificiosa
risata.
-Pensavi mi
riferissi al tuo cazzo,
Von Cetwald?- si risollevò col suo ghigno più
infame -sei fuori
strada, mio caro...- lo derise ancora.
Garland
scattò in piedi,
innervosito e pronto a fronteggiarlo. Si fermò
all'espressione del
rosso, un mezzo sorriso mentre sembrava riprenderlo scuotendo
lentamente il capo e agitando quella zucchina a mò di
bacchetta.
C'era
cascato.
Gli aveva
circondato il collo col
braccio libero, portando il suo viso vicino al suo e stando ben cauto
a non fare lo stesso coi loro bacini.
Rifiutava
di
credere che il rosso non sentisse le pulsioni della carne tanto
quanto lui... ma Yuriy era stato sempre intransigente nella vendetta.
-Sai,
amore-
aveva soffiato sulle sue labbra -non vedo l'ora che sia domenica.-
Quella
dichiarazione fu accompagnata
da un sorrisetto e dal primo, rapido morso a quella zucchina.
Mentre il russo
lasciava la stanza,
l'altro non potè che paragonare quel gesto allo scattare di
una
tagliola.
Domenica...
già.
-Che profumino
delizioso, Garland!
Hai cucinato tu?-
Yuriy si era
avvicinato, poggiando
delicatamente una mano sulla spalla del compagno.
-Abbiamo cucinato
noi.- aveva
precisato, il sorriso cortese del perfetto padrone di casa.
Nessuna
scenata,
nessuna malizia e nemmeno dello scontroso sarcasmo.
Eppure
Garland
sapeva che Yuriy stava recitando.
-Che ne dite di
metterci a tavola?
Scommetto che siete affamati...- li aveva guidati verso la cucina,
come se veramente gliene importasse qualcosa.
-Molto! Anche se
Moses ha dovuto per
forza comprare uno spuntino all'aeroporto!- trillò Monica
seguendo
il russo e imbarazzando il più grande.
-Scommetto che
c'è ancora spazio...
almeno per il mio antipasto.- aveva suggerito Yuriy.
Il suo
antipasto.
Dio
solo sa cosa
Garland temeva ci fosse dentro.
Yuriy
non aveva mai
cucinato nulla da che condividevano l'appartamento... o almeno, non
in sua presenza.
Così
quando aveva
dichiarato che si sarebbe occupato dell'antipasto per la cena di
quella sera, aveva pensato a una sorta di vendetta trasversale che
avrebbe colpito anche Moses e la piccola Monica.
Il
rosso doveva
aver intuito i pensieri dello svedese, poiché l'aveva
liquidato con
l'unica occhiata ''genuinamente Ivanov'' da una settimana a quella
parte e il giovane non potè che rassegnarsi e confidare nel
celatissimo buonsenso del compagno.
-Wah! Che cosa
sono?- aveva
esclamato entusiasta Monica mentre Yuriy si prodigava a servire
l'antipasto.
-Pertzi.-
aveva
mormorato
semplicemente in risposta e Garland colse una leggerissima punta
d'orgoglio in quella parola... e si ritrovò a constatare
quanto
l'accento russo donasse alla sua voce.
Che dire, sapeva sorprendere... nel bene come nel male.
-Tu
non mangi?-
aveva osservato Moses vedendo solo tre porzioni.
Il
rosso era
tornato dalla credenza con delle carote alla julienne per sé
e aveva
messo su un sorriso un po' troppo tirato.
-No-
aveva
spiegato- sono a dieta.-
L'espressione dei due ospiti sarebbe potuta apparire esilarante in
tutt'altra situazione, fortunatamente Yuriy aveva rotto l'imbarazzo
così come l'aveva creato, invitandoli ad assaggiare e a
dargli un
parere.
-...
sono
buonissimi!- ancora la dolcissima Monica. Yuriy la ringraziò
con un
cenno del capo -Però son tutte verdure! Avresti potuto
mangiarne
anche tu!- osservò perplessa.
Già.
-Le
carote e le
cipolle del ripieno sono fritte e sto cercando di evitarne-
spiegò-
in tal senso la cucina russa è veramente impietosa!-
concluse con un
sorriso cortese.
-I
miei più
vivi complimenti!-Moses non si risparmiò una gomitata allo
svedese e
un commento che voleva essere discreto -e chi se lo aspettava!-
Di certo non Garland che aveva scambiato una rapida occhiata
indecifrabile con Yuriy.
Erano veramente squisiti.
-Allora
ci
risentiamo in settimana per la prossima cena!-
-Ma
certo...
grazie ancora di tutto!-
-Davvero!-
aveva cinguettato Monica uscendo sul pianerottolo.
-Figuratevi...
grazie a voi per la visita!- aveva sorriso cordialmente Yuriy...
sorriso che sbiadì prontamente non appena il compagno chiuse
finalmente la porta dietro i due fratelli; al suo posto
un'espressione vagamente compiaciuta.
-Hai
finito?-
l'aveva stuzzicato divertito Garland mettendosi le mani sui fianchi:
oh, Yuriy doveva aver fatto una buonissima impressione ai loro
ospiti, la sua era stata una recita perfetta, una magistrale
imitazione della più genuina cortesia!
Peccato che...
L'altro
si
concesse ancora qualche istante per osservare la porta chiusa, prima
di scoccargli un'occhiata furba e un sorriso che avrebbe fatto
accapponare la pelle alla piccola Monica.
-Ho
appena
iniziato.- soffiò.
… peccato che il suo compagno fosse un cinico bastardo, ecco.
-... ah...-
Si era staccato a malincuore da quelle labbra... dannazione,
era
una settimana che Yuriy non gli concedeva altro che provocazioni e
finalmente ora...
Il rosso si avventò nuovamente sulla sua bocca, le
dita sottili
premevano dietro la sua nuca tirandogli leggermente i capelli,
stringendolo sempre di più.
Garland si era staccato di nuovo sospirando e l'aveva attirato
ancora di più a sé, con una certa urgenza.
Una frazione di secondo, qualche passo calcolato e due occhi azzurri
vicini, tremendamente vicini.
Era bastato poco per farlo capitolare.
La vigorosa carezza che il bacino di Yuriy aveva riservato al
suo
era un segnale inequivocabile: Garland sospirò di nuovo tra
i
capelli dell'altro, premendolo nuovamente contro di sé con
poca grazia. Il
rosso aveva ridacchiato alla successiva morsa dello svedese
sulle sue
natiche.
-Direi di rimandare il lavaggio delle stoviglie a domani
mattina.-
aveva bisbigliato divertito.
Dire chi avesse trascinato chi in camera da letto era veramente
arduo... così come descrivere come fossero riusciti a
spogliarsi
così in fretta senza farsi del male o senza rimanere
impigliati; ciò
che è certo è che la schiena di Garland fu la
prima a toccare il
materasso, scontrandosi immediatamente con una leggera
scomodità. Non che
il successivo e piacevole peso del russo sopra di lui gli avesse dato
il tempo di accertarne la natura... e non che gliene importasse poi
molto in quella circostanza!
Uno schiocco metallico.
-Ah... le hai ritrovate...- il tono dello svedese era
piacevolmente divertito.
Un altro schiocco.
-Ho avuto... tempo- mormorò appena il rosso, la
lingua dell'altro
che sfiorava con lentezza estenuante i suoi addominali -sai, un'intera
settimana qui dentro senza un certo animale in calore...- aveva
continuato, prima di spingerlo di nuovo con la schiena sui cuscini e
porsi a una certa ''distanza di sicurezza''. Garland aveva indossato il
suo
miglior ghigno.
-Chi sarebbe l'animale in calore, scusa?- aveva riso
strattonando
lievemente le manette attorno ai suoi polsi.
Un ottimo acquisto... o almeno così si era sempre detto.
-Ach... ma si può sapere cosa c'è qui
sotto?!- si era lamentato
nell'avvertire nuovamente quella sconosciuta scomodità.
-Qualcosa di divertente che ci servirà fra poco...-
Yuriy era
scivolato al suo fianco, cercando e tastando sotto la sua schiena
inarcata.
-Divertente per chi?- l'aveva preso in giro Garland in quella
che
doveva essere soltanto una provocazione da letto... ma il sorriso che
si delineò in risposta sulle labbra del compagno non gli
piacque
affatto.
-Ti dò un indizio... ah! Ecco!- il rosso aveva
tolto l'ingombro
da sotto la sua schiena e l'aveva repentinamente celato sotto un
cuscino -Dicevo, ti do un indizio: questa cosa è avanzata
dalla mia spesa per la
cena di stasera...- aveva buttato lì fintamente pensieroso.
-Ah, ecco perchè ti sei tenuto leggero, Ivanov...-
l'aveva
provocato, di nuovo.
-Cretino.- l'atro aveva affilato lo sguardo.
Aveva sparato le risposte più scontate, ovviamente.
Stupidamente.
-Forse dimentichi un dettaglio, Von Cetwald- un istante e ogni
traccia di malizia o giocosità sparirono dal suo viso- sono
a dieta.- aveva soffiato, una luce sinistra negli
occhi.
-Che... oh.- un'epifania nel cervello dello svedese -Oh.-
un terribile, disperato campanello d'allarme.
Non avevano panna in casa.
Né cioccolato, né miele, né sciroppo,
né qualsiasi altra
schifezza zuccherosa adatta allo scopo.
-Oh.- gli aveva fatto eco Yuriy col più malvagio
dei sorrisi.
“... perchè nel nostro frigo c'è sola
roba verde?”
Così aveva detto.
-Amore... partliamone.- aveva tentato, lo sguardo
allarmato e fisso sulla mano destra di Yuriy, ancora celata sotto
il cuscino
“Però son tutte verdure!” aveva
esclamato la piccola Monica.
... dannato.
-E va bene... sembra proprio che tu non abbia più
voglia di
tirare a indovinare...- aveva acconsentito infine, sfilando la mano.
“Pertzi.”
Yuriy aveva fatto la spesa solo per quelli.
-... tu... tu stai fuori...- aveva balbettato l'altro,
allibito.
E cosa diamine c'era in quel piatto?
…
… cipolle. Peperoni...
E il ripieno. Nel ripieno c'era anche...
-... una... carota...?-
Non poteva crederci.
-... SEI SERIO?! UNA CAROTA?!- aveva sbottato, totalmente
rosso in
faccia.
-Preferivi un peperone, forse?- aveva chiesto amabilmente
l'altro
agitando venti centimetri di ortaggio al suo indirizzo.
Fottuto. Sadico. Bastardo.
-Non oserai.- aveva tentato, torcendo i polsi in quelle
maledette
manette.
L'altro aveva scosso pietosamente il capo.
-Come sei tenero.-
E dire che Huznestov, pur non sopportandolo, l'aveva voluto mettere in
guardia.
“Tu ti metti in casa uno psicopatico, Von Cetbald.”
“E', ''Cetwald'', Huznestov”, l'aveva corretto
piccato.
“Ottimo, non vorrei sbagliare nel commissionarti la
lapide.”
aveva sogghignato l'altro.
-... domani andiamo a fare la spesa.- aveva soffiato infine,
sconfitto.
-Come?- pretese il rosso, punzecchiandogli un capezzolo con la
punta di quella dannata carota.
-Domani vado
a fare
la spesa- aveva ringhiato correggendosi -basta diete, basta verdure e
basta ortaggi! Riempirò frigorifero e credenza con l'unico e
preciso
intento di farti esplodere le arterie!- aveva esclamato al limite
della sopportazione, polsi indolenziti e dignità calpestata.
Yuriy l'aveva fissato brevemente prima di scoppiare in una
genuina
risata, dopo di che si era allungato su di lui, facendo ricordare al
corpo dello svedese quell'urgenza che li aveva fatti precipitare in
camera da letto con tanta foga.
E poi gli aveva posato un leggero bacio sulle labbra.
Quelle
labbra...
Ecco.
Ecco perchè si era messo un bellissimo psicopatico dentro
casa.
-Che fortuna avere un ragazzo così attento alla mia
salute...-
articolò per la seconda volta in una settimana. Garland
aveva
provato a ribattere qualcosa, ma si era prontamente ritrovato
metà
carota infilata in bocca.
-Ne è valsa la pena di sfacchinare ai fornelli-
aveva continuato,
picchiettandogli l'altra metà dell'ortaggio sulla fronte,
incurante dello sguardo
omicida del compagno-beh, vado a farmi una doccia.- si era
risollevato come se nulla fosse per poi contemplarlo soddisfatto
dall'alto con un sorrisetto strafottente -Buonanotte, tesoro!-
Ed ora si ritrovava ancora ammanettato al proprio letto, nudo, immerso
nella più completa oscurità, una fastidiosissima
erezione in mezzo
alle gambe e lo scroscio di un getto d'acqua oltre la porta... ma
perlomeno si era liberato di quella stramaledettissima carota.
Eppure uno strano sorriso gli aleggiava da qualche minuto sulle
belle labbra... un sorriso che non accennava a voler sparire.
-Sai, amore- mormorò sinistramente tra sé e
sé -non vedo l'ora che
sia domenica.-
Già... dopotutto avevano in programma un'altra cena.
E stavolta avrebbe fatto in modo di occuparsi completamente
e
pienamente del menù.
Oh, sì.
“Uno psicopatico per un altro psicopatico.
Scrivici
questo sull'epitaffio, Huznestov.”
...*
Alè.
"Ben... non lo puoi fare... sì, lo so che ti è
capitato questo prompt, ma... no, Ben. No. Hai superato la
pubertà da parecchio... traumatizzata ma l'hai superata!Dai,
che c'hai un quarto di secolo, non te lo puoi permettere...
dai che ce la puoi fare, su..."
... e invece no.
Puntualmente la mia cretinaggine, la mia malizia da quattordicenne e il
sempre amato yaoi hanno spezzato le catene e preso il controllo non
appena i miei occhi hanno letto il prompt "Carrot".
... c'ho provato. Giuro.
E' che sono un caso senza speranza... altro che questi due.
Vogliatemi bene comunque, sono in via d'estinzione.
Un abbraccio.
... Ben*
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