Dial Tones

di cliffordsarms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Night ***
Capitolo 2: *** 2- Secret ***
Capitolo 3: *** 3- Runaways ***
Capitolo 4: *** 4- Nothing is ever bad as it seems ***
Capitolo 5: *** 5- Leaving ***
Capitolo 6: *** 6- Filling ***
Capitolo 7: *** Sono troppo Dispiaciuta ***



Capitolo 1
*** 1- Night ***


Dial Tones

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1- Night
 
Maybe we're just having too much fun.
Maybe you can't handle yourself,
Staring at me with your lips and tongue.

 
«Dove cazzo sono quella merda di cuffie, giuro che se le ha prese Calum lo strangolo con lo stesso cavo.» dico sottovoce, ribaltando la mi-, nostra – scusate – camera. Vi giuro che davvero, davvero, se scopro che le ha prese lui un’altra volta potrei ucciderlo seriamente.
«Cerchi queste, Jers?» mi chiede, sedendosi sul letto e togliendosi una cuffia – una delle mie cuffie – dall’orecchio. Qualcuno mi trattenga dal mettergli le mani al collo.
«Cal, Gesù santo, quante cazzo di volte devo ripeterti che NON, e sottolineo NON, devi toccare le mie cose?» gli dico, avvicinandomi minacciosa. Fa finta di pensarci, finché non noto che ha iniziato a squadrarmi. «Smettila.» dico decisa, incrociando le braccia sul petto.
«Posso chiederti, dove stai andando?» chiede impertinente, alzandosi in piedi. Mi costringe, perciò, a piegare la testa all’indietro, essendo più alto di me di svariati centimetri.
«Esco con Ash. Ora dammi le mie cuffie.» cambio immediatamente argomento.
«Che ci fai con le cuffie se devi andare a scopare con il tuo fidanzato? Lasciamele, tanto non ti servono, lo sai che io le mie le ho rotte.» insiste. Ma perché non si fa i cazzi suoi? Sbuffo.
«Vaffanculo, tienitele. Se le rompi giuro che stavolta te le lego al collo e ti ci impicco.» mi volto ed esco dalla stanza, seguita dal rimbombare dei miei tacchi sulle scale. Dio, quanto possono essere scomodi questi arnesi, perché non sono ancora stati dichiarati illegali?
Sento il clacson della macchina di Ashton fuori dalla finestra. Prendo la borsa al volo e apro la porta mentre mi sto ancora infilando il giubbotto.
«Calum, rompimi le cuffie e ti ammazzo! Ciao!» strillo, chiudendomi la porta alle spalle. Mannaggia al freddo di New York, la prossima volta col cazzo che mi metto il vestito per uscire con quel coglione del mio ragazzo. E anche i tacchi. Anfibi e jeans, si attacca.
Ecco, mi metto a pensare a queste cose futili e per poco non scivolo su una lastra di ghiaccio, come al solito è colpa di Cal, toccava a lui togliere la neve dal vialetto prima che diventasse ghiaccio. Per fortuna, il mio ragazzo, con una prontezza da supereroe, mi afferra al volo prima che cada.
«Attenta principessa, potresti spezzarti un’unghia.» dice, per poi baciarmi delicatamente.
«Lo sai che io sono una regina, altro che una principessa.» dico, fingendo di tirarmela. Ride e, oddio, un battito che se ne va a fanculo. La risata di Ash: penso che potrei morire felice se fosse l’ultima cosa che sentissi.
Ashton ed io stiamo insieme da un anno – precisamente un anno oggi –. Ci siamo conosciuti perché lui è – beh, era – il migliore amico di Calum – difficile a credersi, lo so – e una volta quel coglione di mio fratello mi ha costretto ad uscire con i suoi amici – più coglioni di lui, ovviamente –. L’unico con cui non mi sono trovata male è stato proprio Ash, perciò siamo finiti ad uscire insieme. E poi si sa, da cosa nasce cosa. Erano tutti molto contenti che finalmente lui avesse trovato quella giusta, tranne Calum, perché lui ha un talento innato per rovinare le cose. Ha cominciato a dire che Ashton mi avrebbe fatta soffrire e cagate varie. Ora non dico che non siano più amici, però non c’è più lo stesso rapporto di prima.
Quindi, quel piccolo angelo caduto dal cielo chiamato Ashton Irwin, ha deciso di portarmi a cena fuori. Fortunatamente i parents non erano a casa, così potrò restare da lui a dormire senza che se ne accorgano.
Mangiamo in un ristorante così di lusso che inizio a sentirmi completamente fuori posto. Ma che ci facciamo noi qui? Non c’entriamo proprio un cazzo con questi qui.
Inutile dire che, finito di mangiare, siamo andati a casa di Ashton (i cui genitori sono molto permissivi e non si fanno tanti problemi, anzi, mi adorano) e finiamo a letto – e non a dormire, chiariamoci. Mi da il bacio della buonanotte sulla fronte, come da rituale.
Sto giusto per addormentarmi ed ecco che il cellulare sul comodino vibra e s’illumina alla notifica di un messaggio. E chi può essere se non quel coglione di mio fratello? Spero che qualcuno mi verrà a trovare durante il mio ergastolo per averlo assassinato.
“Potresti almeno avvisare che resti a dormire fuori, non pensi? Cosa mi dai per tenere la bocca chiusa?” crede davvero che sia così ingenua? L’ho detto e non smetterò mai di ripeterlo, quel ragazzo è un coglione.
“Potrei farmi scappare con mamma che hai guidato da brillo e le hai rigato lo specchietto. O se preferisci, posso dire a papà che sei stato tu a spaccare una bottiglia di birra sulla porta del garage, lasciando una macchia sulla porta. Anzi, meglio ancora, potrei dire al vicino Holsen che sei stato tu a pisciare sui suoi crisantemi. Scegli tu. ;)” digito in fretta. E la risposta non tarda ad arrivare.
“Vaffanculo, Jers.” Rimetto il telefono sul comodino e mi accoccolo sul petto di Ashton, che mi stringe a sé, soddisfatta.
***
Sento dell’aria gelida arrivare sulla mia spalla nuda e la luce colpire violentemente i miei occhi, ma che cazzo è?
«CAZZO, JERS MUOVITI! SE MIA SORELLA CI BECCA SONO NELLA MERDA! ALZATI, TI PREGO!» mi strilla Ash addosso. Mi muovo lentamente, sedendomi sul letto. Prendo il cellulare, notando che sono le fottutissime 7.00 del mattino, ma si è completamente rincoglionito allora.
Cerco di realizzare cosa mi ha appena gridato addosso. Sua sorella… ah già, sua sorella, Lily, ha 4 anni ma è più sveglia di Calum che ne ha 17. Se mi becca qui, nuda, ricomincerà a fare un’infinità di domande a cui Ashton non saprà cosa rispondere, come è già successo. E i suoi gli faranno un’altra ramanzina.
Scatto in piedi e raccatto i miei vestiti, filando in bagno a darmi una sistemata. Esco giusto prima che lei venga a bussare alla porta ed entri senza aspettare che qualcuno le dia il permesso.
«Ashy, è pronta la- oh, ciao Jersey.» mi sorride falsamente, ho l’impressione di non starle molto simpatica. «Comunque è pronta la colazione.» torna a rivolgersi a suo fratello, per poi saltellare allegramente fuori dalla stanza.
«Quella mi odia.» dico, incrociando le braccia al petto. Ashton ride, si avvicina e mi bacia.
«Jers, è una bambina, come fai a dire che ti odia?» mi risponde ridacchiando – inutile dire che il mio cuore perde ancora un battito –. Sospiro.
«Sarà meglio che vada, faccio tardi a scuola.» dico, per poi iniziare a scendere le scale, facendo quell’odioso rumore con i tacchi. Quanto posso odiarli?
«Ferma, ti riaccompagno a casa.» e mi afferra per il polso. Gli sorrido e lo bacio per ringraziarlo.
Entra in cucina, prende due pancake e, addentandone uno, informa i suoi genitori che mi avrebbe riaccompagnata a casa e poi anche a scuola. Perciò, mentre usciamo da casa sua, mi offre l’altro pancake, che accetto volentieri.
Mi preparo velocemente, la mia voglia di andare a scuola è inferiore allo zero, tanto che m’infilo le prime cose che capitano e raccolgo i capelli in una coda. Che un altro lunedì abbia inizio.

 

 
Notes
Soundtrack: Bulls In The Bronx - Pierce The Veil
HELLO EVERYONE!
Per chi non mi conoscesse, piacere, sono cliffordsarms *stringe la mano*, per chi invece mi conosce, è sempre bello rivedervi! ;)
Quindi, quindi, quindi.
Nuova storia, nuovo capitolo. Com’è? Ve gusta? (Mi sto preparando la verifica di spagnolo, perdone)
So che questo capitolo è corto, e scommetto che non si capisce un cazzo della storia, spero solo di avervi incuriosito e che iniziate a seguire questa roba che farò finta di definire storia.
Sotto lascio il mio Twitter e il link di Wattpad a cui potete trovare la storia (da lì potete arrivare al mio profilo poi), potete contattarmi là per qualunque cosa, altrimenti nella bio del profilo c’è il link di Tumblr, oppure i messaggi personali di EFP.
Sotto lascio anche il link per la playlist di Spotify, dove aggiornerò di tanto in tanto la colonna sonora, già potete trovare alcune canzoni, magari per farvi un’idea di quella che sarà la trama, chi lo sa ;) Aaaaaand ho già il trailer pronto, come sono brava u.u.
Recensite eh!
Alla prossima,
@cliffordarms

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Capitolo 2
*** 2- Secret ***


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2- Secret
 
What can I say? I fucked this up again,
What can I do? I took it out on you.
 
Come dice Jersey, che un altro lunedì abbia inizio. Forse non nel migliore dei modi, Jason è di nuovo in ritardo, uno dei suoi talenti più famosi. Si è svegliato tardi, che novità. Ha perso il bus, nulla di nuovo.
Scende tutto trafelato dalla macchina di sua madre, sembra quasi che abbia corso una maratona. Annuisce svogliatamente a quello che la madre gli sta strillando e alza un po’ la voce dicendo “ciao mà”, sbattendo poi la portiera dell’auto grigia.
«Muoviti, coglione!» gli strilla Patty, infilandosi le mani nella tasca della felpa nera.
Il ragazzo dall’enorme capigliatura, per tutta risposta, gli alza il dito medio e si siede sulla scalinata, finendo di allacciarsi le scarpe. Jason Sampson è un ragazzo… particolare. Possiede un codice di abbigliamento che segue in modo rigoroso: scarpe basse, jeans stretti – abbassati fin sotto il sedere, logicamente –, t-shirt con stampe o fantasie divertenti – lunghe abbastanza da escludere le sue mutande dal campo visivo – e felpe colorate che indossa solo d’inverno per evitare di morire assiderato. Al suo look non può non aggiungersi una capigliatura estremamente stravagante, sembra quasi gli sia esploso un petardo sulla testa.
Patty Walters è il suo migliore amico e tiene a lui in modo particolare, forse perché quando Jason ha rischiato di essere cacciato di casa, lui è stato disponibile ad offrirgli un tetto sotto cui stare, anche se poi non ce n’è stato bisogno. Patty non è particolare come Jason, tutto il contrario. Il suo stile è quello di un pop-punker fatto e finito, già pronto per partire per un tour, con i suoi jeans stretti tanto da non far scorrere il sangue e le sue magliette delle più svariate bands.
Tornando alla Edward A. Reynolds West Side High School, i due amici stanno ora entrando insieme nell’edificio, rischiando di essere in ritardo per la lezione di storia, e poi chi la sente la Columbus?
«Com’è andato il week-end, Patty?» chiede Jason, mentre attende che il suo amico termini di riporre i suoi libri nell’armadietto. Il biondo sorride furbo e chiude l’armadietto.
«Io e Dotty siamo stati insieme sabato notte, siamo andati a casa sua e… non abbiamo dormito un cazzo, non so se mi spiego.» dice, facendogli un occhiolino. Jason sorride malizioso ed entra in classe.
Patty va fino infondo all’aula, dove ci sono la sua ragazza e i loro amici Calum, Ashton, Jersey e Nina, mentre l’altro lo segue silenzioso.
I quattro ragazzi non si conoscono da così tanti anni, da quando sono cominciate le superiori, fatta eccezione per Cal e Patty; anche se non erano mai stati troppo amici, si sono ritrovati a seguire lo stesso corso musica e ad avere molto in comune.
Così, erano finiti a uscire e ad andare a feste insieme, oltre a suonare, certo. Poi era arrivata Jersey, accompagnata dalla sua amica Dotty, e a quel punto si era formata una compagna di buoni amici.
Jers e Calum, però, avevano finito per far incontrare i loro genitori, che si erano innamorati, e nel giro di sei mesi si erano ritrovati a vivere sotto lo stesso tetto e nelle stesse quattro mura della stanza da letto.
Patty saluta la sua ragazza con un dolce bacio, mentre Jason va a sedersi di fianco a Calum, che lo saluta con un cenno del capo.
«Ragazzi, si parlava di organizzare un cinema per oggi pomeriggio, voi che ne dite?» trilla Dotty, con la sua vocina un po’ squillante.
Calum si rifiuta categoricamente, giustificandosi dicendo che avrebbe avuto la verifica di metà semestre di spagnolo e non aveva ancora cominciato a studiare. Ma Jersey non crede a quella scusa e gli lancia uno sguardo quasi arrabbiato, comprendendo che il suo problema sarebbe stato invece la presenza di Ashton a così poca distanza, sia in quel momento in classe, che al cinema.
«Io ci sono!» dice entusiasta Patty, che non mancherebbe a un’uscita con la sua fidanzata nemmeno se il cielo gli stesse crollando sulla testa.
«Nina, tu che fai, vieni?» chiede Jersey alla bionda, seduta sulla sedia vicina ad Ashton. La bionda annuisce, senza proferire parola, troppo impegnata a osservare Jason, che si è invece perso con lo sguardo fuori dalla finestra.
«Jason, tu vieni?» gli chiede Ash, facendolo tornare alla realtà. Il ragazzo, che si stava dondolando sulla sedia, quasi cade.
«Dove? Oh, al cinema! Ehm… sì, certo!» sorride arrossendo, per poi aprire il libro di storia fingendo di ripassare. A quel punto la professoressa entra nell’aula e ognuno tornò al proprio posto.
“Amico, tutto okay?” scrive Patty in un messaggio, nascondendosi dietro l’astuccio.
Jason legge, ma decide di non rispondere, non ha voglia di mentire al suo migliore amico. Alla fine della lezione andrà a parlargli, inventandosi una balla qualunque per evitare di dirgli che i suoi lo stanno per sbattere fuori di casa seriamente.
***
Durante la pausa pranzo Jason si ritrova nel bagno dei maschi, seduto per terra di fianco ai lavandini, sperando che nessuno entri e lo veda seduto lì a piangere. Il telefono vibra nella sua tasca e un messaggio di Nina lo fa sorridere.
Nina è la sua migliore amica, dotata di uno spirito di osservazione forse fin troppo sviluppato. Quella mattina si era accorta che Jason era più tra le nuvole del solito e perciò gli aveva scritto un messaggio dicendogli di stare a non cadere e schiantarsi al suolo.
Il ragazzo si alza e, uscendo dal bagno, si asciuga tutti i segni delle lacrime. Di fronte alla porta, appoggiata agli armadietti, c’è la bionda, che lo aspetta per andare a pranzare insieme.
«Jason, hai pianto di nuovo.» gli dice, prendendolo sotto braccio. Lui impallidisce.
«Si nota tanto?» le domanda, passandosi l’orlo dalla maglietta in faccia.
«No, ma io ti conosco. Puoi venire a stare da me, se vuoi, per i miei genitori non sarà un problema.» è seria Nina, è disposta a offrire un tetto al suo migliore amico senza problemi.
«Grazie, cara. È così difficile.» ammette sospirando. L’amica si ferma e lo prende per le spalle, sorridendogli e cercando di infondergli un minimo di coraggio.
«Lo so Jason, ma devi tirarti su, devi reagire.» gli dice seria. Lui cerca di sorriderle di rimando e lei accetta lo sforzo.
«E Patty?» gli chiede allora «Lui lo sa quello che sta succedendo a casa tua?» ma forse avrebbe fatto meglio a non farlo: il ragazzo di fianco a lei abbassa lo sguardo.
«Non gli ho ancora detto nulla…» vorrebbe tanto dirglielo, ma non vuole allo stesso tempo che l’amico si preoccupi.
«Non importa, hai intenzione di farlo?» continua, senza capire che il suo amico vorrebbe soltanto cambiare argomento.
Per grazia di Jason, ormai sono entrati in mensa e sono arrivati al tavolo dei loro amici. Lui non le risponde e si siede invece di fronte a Patty, che è nascosto dalla sua ragazza, sedutagli in braccio. Si scambiano effusioni così smielate che fanno venire voglia di vomitare a Nina e al ragazzo dall’enorme capigliatura. Perciò entrambi si guardano e la bionda gli fa verso, facendo finta di sboccare lì davanti a tutti, cosa che fa ridere il suo amico.
Finta la pausa pranzo, Patty si avvicina a Nina, chiedendole cos’abbia oggi Jason. Lei lo squadra, con uno sguardo quasi schifato.
«Perché non lo chiedi a lui, Patty?» gli dice, incrociando le braccia sul petto. Non che il ragazzo sia un grattacielo, ma comunque la ragazza è costretta a chinare la testa all’indietro per riuscire a guardarlo bene negli occhi, data la sua statura minuta.
«Ho paura sia arrabbiato con me…» risponde piano. Sembra quasi imbarazzato e Nina lo sta mettendo in soggezione.
«Perché dovrebbe esserlo?» si fa prendere dalla curiosità, per poi tornare in sé «In qualunque caso, dovresti chiederlo a lui.». Nonostante sia così piccola, quella ragazza ha il potere di mettere tutti in soggezione con i suoi toni seri ma pacati.
Patty si limita a sospirare e la saluta, dicendole che si sarebbero visti successivamente. Perso nei suoi pensieri si va a scontrare proprio con Jason.
«S-scusa Jason…» dice senza guardarlo negli occhi. Senza attendere di ricevere una risposta, dà voce ai suoi pensieri «Sei arrabbiato con me?» finalmente riesce a incrociare il suo sguardo.
«Cosa? No!» esclama l’altro divertito «Perché dovrei esserlo?» e si lascia uscire una risatina.
«Non lo so… eri strano stamattina, non hai proferito parola prima della lezione di storia… pensavo che avessi qualcosa…» dice piano, scandendo bene ogni singola parola.
«Patty, non sono arrabbiato con te, è solo che-» e la campanella suona proprio in quel momento, così il ragazzo si lascia scappare un sorriso «Devo andare in classe, ne riparliamo, okay?» e l’altro può solo annuire, mentre Jason chiude lo sportello dell’armadietto e si dirige in classe.
Quando si dice che si è stati salvati dalla campanella. Non ne ha proprio il coraggio di parlarne con il suo migliore amico, si sente solo un vigliacco.
Entrando nell’aula d’inglese vede Jersey fargli segno di andare a sederle vicino, lei sa già che lui non avrà studiato per quella verifica e viole dargli una mano. Si avvia e, ringraziandola in ogni maniera possibile, le si siede accanto, aspettando che il momento fatale arrivi.
Jason fissa il compito per mezz’ora, senza capire cosa ci sia scritto. D’un tratto sente la ragazza accanto a lui chiamarlo e passargli il compito, mentre la professoressa è intenta a leggere un romanzo d’amore che la appassiona tanto da farle scendere qualche lacrima. Velocemente copia tutte le risposte e, propri mentre il trillo della campanella li assorda, le restituisce il compito. Escono dall’aula in fila indiana e, appena fuori, lui la abbraccia, continuando a ringraziarla.
«Grazie Jersey, davvero! Come hai fatto a capire che non sapevo nulla?» dice quasi imbarazzato, sciogliendo quell’abbraccio poiché aveva visto Ashton arrivare in lontananza.
«Jason, non sarò la tua migliore amica o una psicologa, ma si vede che qualcosa è successo, sono semplicemente andata a logica!» gli dice tranquilla, per poi alzarsi in punta di piedi e scoccargli un bacio sulla guancia, ricevendo un sorriso di risposta.
Irwin li raggiunge giusto in quel momento, così la ragazza si gira e bacia il suo fidanzato. Jason si allontana silenzioso e quando arriva al suo armadietto, vede lì Nina ad aspettarlo, con le braccia conserte e la schiena appoggiata alla parete di metallo.
«Patty ti cercava prima.» gli dice, spostandosi in modo che lui possa riporre le sue cose.
«Sì, mi ha anche trovato.» dice, fingendo di essere concentrato su quello che sta facendo.
«Avete parlato?» continua il suo interrogatorio la bionda. Vedendo che il suo amico non sa cosa rispondere, continua «Gliel’hai detto, vero?».
«Ehm… no… la campanella è suonata e sono dovuto scappare in classe per la verifica d’inglese.» dice, sbattendo lo sportello di ferro.
La bionda gli lancia un’occhiata severa e lo tira per il braccio, vedendo che sta andando dalla parte sbagliata rispetto a quella in cui hanno appuntamento con il resto della compagnia.
«Hai detto che saresti venuto al cinema.» gli dice Nina, capendo che si è scordato. Infatti, lui si passa una sul volto teatralmente, cosa che fa solo quando è frustrato. «Jason, devi dirglielo, è il tuo migliore amico, cazzo!» esclama lei, essendosi rotta di doverlo sopportare da sola.
«Non posso, Nina!» lei lo guarda stralunata, non comprende «Se gli dico che mi vogliono cacciare di casa mi chiederà perché e non posso dirglielo!» grida frustrato per davvero. Lei lo guarda con aria di sufficienza.
«Forse è arrivato il momento di dirgli anche questo.» dice senza gridare, senza scomporsi. È seria, vuole davvero che il suo migliore amico sia felice. Poi apre la porta e si lancia in spalletta a Calum, salutando tutti con aria felice.
Il moro la saluta sorridente e la abbraccia. Non si è mai capito cosa ci sia tra i due. Quando si inizia a credere che ci sia del tenero li si sorprende a litigare e insultarsi pesantemente, ma infondo, chi disprezza, compra.
 
Notes
Sountrack: Bail Me Out - All Time Low (ft. Joel Madden)
CIAO A TUTTI BELLE PERSONCINEEE
Allora, prima di tutto voglio darvi una notizia, che magari non ve en frega nulla ma io ci tengo: quest’estate andrò in scambio in Colorado, USA!! Non potete capire quanto io sia feliceee **
Anyway, parliamo del capitolo e della storia. So che il primo capitolo era in prima persona mentre questo in terza, ma c’è un motivo (non perché ho deciso di cambiare al secondo capitolo, si chiaro), ovvero che solo i capitoli in cui Jersey sarà personalmente coinvolta saranno scritti in prima, spero di essermi spiegata ahaha
Btw, qui abbiamo dei nuovi personaggi, forse crederete che dedicargli un intero capitolo sia stato esagerato, ma credetemi non lo è affatto, sono personaggi importanti per la storia, scoprirete perché ;)
Il personaggio di Nina è ispirato a Lucrezia (ohowlovely), che mi sta anche molto aiutando a scrivere questa storia, grazie <3
Ci vediamo nelle recensioni ;)
@cliffordsarms
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Capitolo 3
*** 3- Runaways ***


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3- Runaways
 
You leave the other stories standing,
With your renditions and jokes,
Bet there's hundreds of blokes.
 
Esco da casa di Ashton con i capelli scompigliati e il trucco completamente sbavato. Se lo scopo doveva essere che Calum non si accorgesse che sono stata dal mio ragazzo, credo di non essere riuscita. Merda, e ora come faccio? Potrei andare da Dotty, ma sicuramente è con Patty e nella mia stessa situazione… Potrei andare da Nina, ma potrebbe essere con Cal.
Ashton mi ha sbattuto fuori da casa sua perché la sua sorellina sta tornando da scuola e “lei non deve sapere”. Ma vaffanculo, come se quella bambina non capisse tutte queste cose, lo sa perfettamente cosa facciamo noi due. Almeno, io alla sua età lo sapevo.
Comunque, posso solo andare da Jason e aspettare che mia madre mi venga a prendere, nel frattempo potrei darmi una sistemata. Fortunatamente, abita solo un isolato più in là da casa di Ash.
Suono il citofono e la voce di sua sorella maggiore mi saluta frizzante, aprendomi il cancello. Attraverso il vialetto e sto per bussare quando la sorella di Jas mi apre. Mi dice di andare pure su e che se voglio posso usare i suoi trucchi per darmi una sistemata. La ringrazio e scappo di sopra.
Busso a quella che so essere la porta della stanza di Jason e lui, credendo che sia sua sorella, mi dice di entrare tranquillamente. La scena che mi si presente mi fa arrossire potentemente. È sdraiato sul letto con solo i boxer indosso, così decido di coprirmi gli occhi con una mano. Lui balbetta delle scuse e lo sento alzarsi e cercare qualcosa in un cassetto, spero solo sia qualcosa per coprirsi.
«J-Jersey c-che ci fai q-qui?» mi chiede imbarazzato. Poi lo sento avvicinarsi, così tolgo lentamente la mano dalla faccia, accertandomi che si sia coperto. Mi saluta dandomi un bacio sulla guancia ed io gli spiego la situazione.
«È-è un problema?» chiedo. Lui scuote la testa e si siede sul letto, sorridendo.
«Il bagno è da quella parte, comunica con la stanza di mia sorella.» dice indicandomi una porta nella camera.
Pensandoci, tra me e Jason c’è sempre stato un po’ d’imbarazzo. È l’amico di mio fratello che vedo più spesso, visto che frequentiamo parecchi corsi insieme, ma non abbiamo mai parlato più di tanto. Eppure io sento di volergli bene e credo che anche lui me ne voglia. Credo che sia perché è parecchio timido. L’unica persona con cui non ha problemi è Patty, anche se spesso lo vedo a proprio agio con Nina. Forse dovrei staccarmi un po’ dal parlare solo con Ashton e Calum e provare a parlare e interessarmi di più anche degli altri della compagnia.
Sento il suo sguardo seguirmi fino a che non appoggio una mano sopra la maniglia. Faccio un sospiro e mi fermo.
«Ti va di tenermi compagnia mentre do una sistemata a tutto questo casino che ho in faccia?» mi volto e sorrido. Lui arrossisce, ma annuisce ed entriamo insieme in bagno. Lui va a sedersi sul water, mentre io comincio a curiosare negli sportelli alla ricerca dei trucchi.
«Quindi, dimmi qualcosa di te Jas, non parliamo mai tanto e mi spiace, perché mi sei parecchio simpatico.» dico mentre mi strucco. Le sue guance si colorano di rosso acceso, ma basta così poco per imbarazzarlo?
«Io, ehm… perché non cominci tu? Così prendo spunto magari, non saprei proprio cosa raccontarti…» mi risponde.
«Uh, okay. Allora, mettiamo in chiaro che non sono la vera sorella di Calum, ma direi che questo era abbastanza ovvio, non ci somigliamo per nulla. Mio padre è morto quando io ero piccola, avevo sì e no due anni.» lo scorgo abbassare lo sguardo attraverso il riflesso dello specchio, «Non dispiacerti Jason, non ho nemmeno fatto in tempo a conoscerlo. Comunque, sono cresciuta vedendo mia madre uscire con un uomo diverso ogni due mesi, finché a un colloquio genitori-insegnanti, due anni fa, parlavo con Calum e suo padre e mia madre mi ha raggiunto. I nostri genitori si sono conosciuti, si sono innamorati e nel giro di sei mesi io e Cal ci siamo ritrovati a vivere nella stessa casa, si potrebbe dire che non ce ne siamo nemmeno resi conto.» concludo, voltandomi verso di lui. «Tocca a te, ora.».
«Mh… beh, quella che conosci tu è la mia vera sorella, e i miei genitori si sono conosciuti perché l’azienda di mia madre si era gemellata con quella di mio padre e si erano ritrovati a una cena di lavoro insieme. Negli ultimi tre anni sono caduto in depressione più volte perché loro sono estremamente cristiani ed io sono gay e vogliono cacciarmi di casa perché “gay è sbagliato”.» io lo guardo stupita, non credevo davvero che fosse gay, pensavo che tra lui e Nina ci fosse una specie di flirt. «Patty è il mio migliore amico e l’unico, insieme a Nina, che quando stavo per essere cacciato l’altra volta mi ha offerto un posto in cui stare. Forse perché erano gli unici a saperlo.» spara a macchinetta, probabilmente non realizzando nemmeno quello che ha detto.
Quando si accorge di ciò che mi ha appena confessato, i suoi occhi si fanno lucidi. Mi prega di non dirlo a nessuno, tra le lacrime. Mi dice che l’unica a sapere tutto questo è Nina e di non farle parola del fatto che ora io lo sappia mentre Patty no.
Lo abbraccio, essendo l’unico modo che ho di consolarlo, lui mi stringe forte e riesco a convincerlo a stendersi un po’ sul letto. Poi scendo in cucina e prendo il rotolo di scottex e un bicchiere d’acqua. Quando riapro la porta è lì sul letto, rantolante a causa dei singhiozzi. Mi siedo sul cuscino e cerco di dirgli parole incoraggianti e accarezzargli i capelli, anche se so che non servirà a niente.
Che situazione di merda la sua, mi spiace molto. Non si merita tutto questo.
Ogni tanto gli porgo un pezzo di carta assorbente per asciugarsi le lacrime e quando finalmente smette di singhiozzare, gli porgo il bicchiere, che accetta volentieri.
Si siede a gambe incrociate ed io faccio lo stesso, mettendomi comoda di fronte a lui.
«Jers, non sai che voglia ho di andarmene di qui, ma non ne ho davvero il coraggio.» mi dice, abbassando lo guardo. Gli prendo la mano.
«Jas, forse queste parole ti sono state ribadite un miliardo di volte, ma dovresti preparare le tue cose e andartene da questa casa. I tuoi genitori se ne faranno una ragione, tua sorella ti capirà. Nina ti ha offerto un posto in cui stare e dovresti accettare. Capisco perché tu non voglia andare da Patty, perciò dovresti andare da lei.» gli dico in tono tenero e pacato.
Mia madre mi ha mandato un messaggio dicendomi che è qui sotto. Lui non ha il coraggio di rispondere. Forse deve solo pensarci un po’. Mi alzo e prendo tutte le mie cose, poi mi avvicino e gli lascio un bacio sulla guancia, dicendogli che ci vedremo domani.
Scendendo scorgo sua sorella in cucina, che mi saluta sorridente, io non la forza di sorriderle proprio non ce l’ho.
***
Il giorno seguente a scuola Jason non c’è. Durante la pausa pranzo Nina riceve un messaggio da parte sua, dicendo che ci saremmo dovuti trovare tutti da McDonald’s quel pomeriggio, che era importantissimo e che nessuno sarebbe dovuto mancare per nessun motivo.
Rimaniamo tutti in ansia durante quell’ultima ora e, appena la campanella suona, ci precipitiamo fuori. Io credo di essere più preoccupata degli altri, e noto che anche Nina sembra essere piuttosto pensierosa. Perciò l’avvicino.
«Hai idea di quello che voglia dirci?» le chiedo. Lei mi guarda allarmata, scuotendo la testa. Oh, lo sa, lo sa eccome.
Ma non voglio insistere, voglio rimanere fedele alla promessa che ho fatto a Jas e se spingessi per farle scappare qualche indizio potrebbe pensare che io sappia qualcosa.
Arrivati, lo troviamo seduto a un tavolo in un angolo e quando ci vede ci sorride platealmente, lanciando uno sguardo complice alla bionda al mio fianco.
«Signori, ho avuto un’idea che potrebbe sconvolgere le vostre vite.» dice con fare plateale. «Ashton, tu hai la patente, giusto? Correggimi se sbaglio.» il mio ragazzo annuisce. «Perfetto allora. Una nuova avventura comincerà, se avrete il coraggio di seguirmi in questo pazzo viaggio.» continua alzandosi in piedi, fortunatamente nella stanza poche persone sono presenti. «Unitevi a me, in un roadtrip a… udite, udite, “la città che non dorme mai” – e fa il segno delle virgolette con le dita –: Las Vegas!» più teatrale che mai, ha allargato le braccia e alzato il tono.
Tutti ci guardiamo storditi, tranne Nina, che sorride soddisfatta. Probabilmente lei sapeva già di quest’idea di Jason, ed è anche probabile che loro due fossero già d’accordo.
«Jas, Ash avrà anche la patente, ma non abbaiamo un’auto o un mini-van o qualunque mezzo di trasporto!» dice Patty contrariato, senza però scomporsi.
«Beh, ci sarebbe il mio pick-up…» dice Dotty, ricevendo uno sguardo fulminante da parte di tutti, le uniche a non farlo siamo la bionda ed io, e la ragione non tarda ad arrivare.
«Sentite, viviamo negli Stati Uniti d’America, il nostro motto è “yes, we can!”! Non possiamo sprecare così quest’opportunità! Oltretutto, Las Vegas non sarebbe neanche così lontano.» spiega Jason, ma sento che la ragione non è veramente questa, la ragione non è “sfruttiamo le nostre possibilità perché c’è chi non le ha”.
«Jason, è veramente un’idea del cazzo. Come puoi pensare che i nostri genitori ci lascino partire? E poi, dovremmo restare sotto la responsabilità di Ashton? Ma sei convinto di quello che dici?» interviene Calum, deve sempre fare la mamma di turno.
«Io credo che invece sia un’idea grandiosa.» intervengo. Avrei potuto non dirlo, forse non avrei dovuto – l’occhiataccia che mio fratello mi rivolge me lo conferma – ma tanto per il gusto di contraddirlo.
«Sentite ragazzi, sono stufo dell’aria della “grande mela”, ho bisogno di un periodo di cambiamento, di sconvolgere la mia routine, e credo che tutti ne abbiate bisogno. Chi ci sta?» dice serio.
«Io, assolutamente!» esclama Nina, è rimasta così in silenzio che per un momento ho scordato ci fosse anche lei.
«Si potrebbe fare.» dice il mio ragazzo.
Dotty e Patty si rivolgono uno sguardo complice e il ragazzo dice «Noi ci stiamo.»
Jason mi guarda, in attesa di una risposta, e tutti fanno lo stesso. Anche Cal, che mi sta rivolgendo un’espressione molto severa.
«Ci sto anch’io.» dico «Sarà sicuramente divertente.» e sorrido.
«Tu non vai proprio da nessuna parte!» dice mio fratello. «Non ci pensare nemmeno!» esclama. È arrabbiato, ma perché? Perché non posso fare quello che voglio, almeno della mia vita?
«Calum, ascoltami, sarai anche mio fratello, ma non decidi tu cosa posso o non posso fare io, okay? Tu non vuoi venire? Bene, andremo senza di te. Preferisci aggregarti? Saremo felici della tua compagnia. Ma solo perché tu la reputi un’idea “del cazzo” – e imito le virgolette con le mani – non vuol dire che io debba stare ai tuoi ordini.» dico calma, so che cerca di fare il padre, visto che io non ne ho avuto uno, ma questo non significa che debba decidere per me.
Perciò lui si alza e se ne va, dal suo sguardo capisco che ne riparleremo una volta a casa. Anche se in realtà non c’è nulla da dire, perché so badare a me stessa. Comprendo che voglia proteggermi, ma so farlo da sola, e comunque c’è anche Ashton. Ma il suo problema è proprio questo. Quanto è stupido.
«Beh, quindi è deciso: Las Vegas, arriviamo!» esclama Jason, cercando di riportare l’allegria tra tutti.
Dopo aver brindato con dei frappè, torniamo tutti a casa e a me tocca affrontare mio fratello. Rispetto la sua opinione, potrà anche pensare che sia una “idea del cazzo”, ma non può venire a prendersela con me, non decide lui per me.
«Calum.» dico, sedendomi sul mio letto, che è di fianco al suo. Lui ci è steso e fissa il soffitto, così quando parlo volta la testa verso di me e si mette seduto anche lui. «Qual è il tuo problema? Capisco che l’idea non ti piaccia, ma non puoi impedirmi di andarci.» dico tranquillamente.
«Siamo troppo piccoli per fare un viaggio da soli!» esclama. «Abbiamo diciassette anni, non venti!» io ridacchio, non può pensarlo davvero.
«Cal, non sta in piedi, qual è il tuo problema? Avanti.» davvero, non capisco quale sia il suo problema. Penso sia Ash, ma non credo che l’attrito tra di loro lo condizioni così tanto da impedire a me di andarci.
Lui non mi risponde, semplicemente si alza dal letto e, afferrando la sua felpa, esce dalla camera sbattendo la porta. Sento il rumore sordo dei suoi passi pesanti sulle scale e poi lo sbattere della porta d’ingresso. Sospiro ed esco dalla stanza, sulla porta della cucina vedo mia madre guardare confusa la porta d’ingresso. Poi si volta verso di me ed io semplicemente scuoto la testa.
Calum non torna per cena, sarà andato da Patty o da Nina. Almeno, lo spero, fuori dalla finestra posso vedere delle enormi nuvole scurissime che fanno scrosciare pioggia.
«Jersey, dov’è andato tuo fratello?» chiede mia madre. Io sospiro.
«Non lo so mamma, proprio non lo so… abbiamo litigato e lui se n’è andato.» dico piano. Kurt, il padre di Calum – e ora anche il mio – mi guarda sorpreso.
«Perché avete litigato?» domanda.
«Stiamo organizzando un road-trip a Las Vegas e lui era contrario, così ha cercato di impedirmi di accettare, quando gli ho chiesto quale fosse il suo problema, ha preso la felpa e se n’è andato. Tornerà presto.» disco in un sospiro.
Chissà dov’è andato.
 
Notes
Soundtrack: Brianstorm – Arctic Monkeys
AND I AM BACK AGAIN
Allora, come state care? O cari, chi lo sa ;)
Dunque, so di non essere regolare ad aggiornare, scusatemi, ma quando ho un capitolo pronto lo posto, posso impiegarci una settimana, come tre settimane, dovrei riuscire ad aggiornare una volta al mese come minimo, per ora dovrei riuscire anche due o tre, ma la scuola sta finendo e tra la mia ansia e le verifiche, devo trovare il tempo di scrivere. Mi spiace :(
Comunque! Un altro capitolo dal punto di vista di Jersey, ve lo sareste aspettato? Ve l’avevo detto che Jason sarebbe stato un personaggio importante!
Anyway, questo capitolo si conclude nel mezzo di un pensiero diciamo, perciò non è ancora terminato, ma dove sarà andato Calum? Si accettano scommesse!
Spero veramente che questa storia vi piaccia, ci tengo un sacco e vorrei che mi diceste quello che ne pensate.
Alla prossima,
@cliffordsarms

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Capitolo 4
*** 4- Nothing is ever bad as it seems ***


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4- Nothing is ever bad as it seems
 
Someday, I'm sure,
We'll pass each other by,
Until that time…
 
Sbatte la porta e si stringe nelle spalle sentendo il freddo dell’inizio inverno newyrokese, forse avrebbe dovuto prendere anche il giubbino, non solo quella felpina insulsa. Prende il pacchetto di sigarette e ne accende una, iniziando a camminare, mentre fissa l’asfalto grigio. Dove andrà?
Dopo aver buttato il mozzicone a terra si trova ad alzare lo sguardo e, vedendo delle nuvole grigie avvicinarsi velocemente, sospira, sedendosi sul marciapiede.
Davanti a lui passa una macchina, che si ferma giusto qualche metro più avanti. Scende una ragazza bionda e minuta, che riconosce subito: Nina. Le sorride mentre lei gli si siede accanto, facendo segno di andare pure a casa a sua madre, che la stava osservando dallo specchietto retrovisore.
«Che ci fai qui, Cal?» gli chiede candida. È sorridente, è contenta di vederlo, Calum le è sempre piaciuto, da quando si conoscono, anche se in realtà non è passato così tanto tempo come le sembra.
«Ho litigato con Jersey.» dice fissando dritto davanti a lui e mettendosi le mani nelle tasche. La bionda lo guarda, lo osserva quasi estasiata, per poi abbassare gli occhi e sospirare.
Si domanda cosa lui stia pensando, sa che ha litigato con sua sorella, ma ora vorrebbe tanto che stesse pensando a lei, come lei pensa a lui. No, non le è piaciuto per nulla come quella mattina aveva reagito alla proposta di Jason – che a lei sembrava una così bella idea –, eppure a lei Calum continuava a piacere davvero tanto.
Lui si gira a guardarla e le sorride, distogliendola dai suoi pensieri. Gli mostra un sorriso tirato e a lui sfugge una risatina.
«Non mi stavi ascoltando, vero?» dice avvicinandosi al suo viso. Lei arrossisce, sia per la sua domanda retorica, sia per la vicinanza dei loro volti.
«No…» sospira poi Nina. Calum si avvicina ancora e ancora e ancora. E poi la bacia. Poggia una mano sulla sua guancia e la bacia.
Nella mente di Nina troppi pensieri, troppe sensazioni. Si sente impacciata, imbarazzata, nervosa, rilassata, a proprio agio e sciolta. Per questo non solo ricambia il suo bacio, ma lo approfondisce anche. Quando le loro bocche decidono che è arrivato il momento di staccarsi, almeno per respirare, lui le sorride ancora e lei si scioglie in un brodo di giuggiole.
Lei si alza e gli tende una mano. Lui ruota la testa, con uno sguardo interrogativo. La bionda ride, le sembra un cagnolino. Lui ricambia sorridendole.
«Dai, andiamo. Starai morendo di fame, mangi da me stasera, mh?» gli dice, muovendo la mano nell’aria verso di lei. Lui si alza velocemente in piedi.
Le prende la mano e la stringe nella sua, il momento è molto romantico, finché lo stomaco di Calum non fa degli strani rumori, indicativi della fame. Entrambi scoppiano a ridere.
Camminano per qualche metro, tenendosi le mani e facendole dondolare, sorrisi degni dei clowns stampati sulle loro bocche. Lui le lascia la mano solo quando sente la necessità di accendersi una sigaretta. Sta per rimettere in tasca il pacchetto, quando si accorge che lei lo guarda con gli occhi desiderosi, così le rivolge il pacchetto e lei ne sfila una. Lui le passa anche l’accendino e lei per poco non strozza con solo il primo tiro. Cal scoppia a ridere.
«Fumare non fa per me.» dice lei, volendo buttare il rotolino di carta e tabacco per terra, ma sentendosi in colpa per lo spreco.
«Buttala, non ti preoccupare, non è importante.» dice sorridendole.
Sembra sciocco dire che Nina sta diventando sempre più euforica. Si scioglie ogni volta che Calum le rivolge un sorriso come quelli che le ha rivolto fino ad ora. Eppure un pensiero le attraversa la mente: cosa sono adesso? Fidanzati? O solo uscenti occasionali? Ma ora non è importante.
Entrano in casa della bionda e compaiono sulla porta della cucina. Cal si sente in imbarazzo, cercando di non dare peso allo sguardo inquisitorio della madre di Nina. La signora Nesbitt continua a squadrarlo da capo a piedi, da piedi a capo. Forse dovrebbe tornare a casa a mangiare, per questo rivolge uno sguardo quasi spaventato alla ragazza, che scuote la testa sorridendo. Sembra quasi una minaccia, come un “se vai a mangiare da qualunque altra parte ti prendo a sprangate sui denti”. Lo sguardo di Mrs. Nesbitt si sofferma sulle loro mani unite, perciò il moro scioglie l’intreccio delle loro dita e infila la mano nella tasca dei pantaloni.
«Ehm… salve signora Nesbitt, sono Calum, ahm…» farfuglia, passandosi una mano sulla nuca e porgendo l’altra alla giovane signora davanti a lui, che la stringe con un sorriso.
«Ma’, Cal resta a mangiare, ti spiace?» chiede gentile Nina, cercando di sembrare più dolce e innocente possibile.
«No, figurati!» esclama sorridendo. «Sei il benvenuto, Column.» dice rivolgendo il sorriso a lui, che arrossisce, ma si vergogna troppo per correggerla, non gli sembra il caso, visto che gli ha permesso di rimanere a cena nonostante il poco preavviso.
«Noi andiamo in camera!» dice la bionda, dopo essersi passata una mano sulla faccia esasperata. Perciò prende il polso di Cal e lo tira su per le scale.
Quando arrivano sul pianerottolo, di fronte alla porta della camera di Nina – perfettamente riconoscibile dal foglio di carta con scritto “NINA” a caratteri cubitali, con aggiunta di altre frasi come “keep out” o “you’re never gonna quit it” -, lei lo ferma e gli chiede di lasciar perdere sua madre, che ha seri problemi con i nomi. Lui l’attira a sé e la bacia candidamente, come per dirle di non preoccuparsi.
«Cal, cos’è successo con Jersey?» gli chiede Nina mentre stanno seduti sul letto. Lei è seduta tra le su gambe, usando le sue ginocchia come i braccioli di una poltrona. Lui le sta accarezzando i capelli e le da baci sulla testa ma, al sentire quella domanda, si ferma e sospira.
«Niente. È ancora convinta di poter andare a Las Vegas con gli altri. Io non glielo permetterò. Ashton la farà soffrire durante questo viaggio, più di quanto non stia già facendo. Non voglio che mia sorella soffra, Nina.» dice, fissando il vuoto. La bionda ascolta attentamente e poi ruota il capo e lo bacia.
«Non preoccuparti, mh?» gli sussurra a fior di labbra. «Jers starà bene. Comunque sembra felice con Ash, non capisco questo tuo ribrezzo verso di lui, Calum.» gli dice, tornando a voltarsi, come per incoraggiarlo a continuare quello che stava facendo prima che lei gli facesse quella domanda.
«Non capisci, piccola. Ash è uno stronzo, sono sei mesi che la tradisce e ha intenzione di incontrare una sua vecchia fiamma a Las Vegas, Georgia mi pare che si chiami. Per sbaglio mi ha inviato un messaggio dove diceva appunto questo.» dice, mentre tira fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni.
Apre l’app dei messaggi e ne apre uno da “Ashton schifo”. Nina ride sotto i baffi vedendo come ha salvato il loro “amico”. Le mostra appunto quel messaggio in cui Ash ha scritto rivolgendosi a questa Georgia, ricordando i vecchi tempi e dicendo che la relazione con Jersey l’ha ormai stufato, che sono sei mesi che vorrebbe lasciarla ma che è troppo brava a letto per potersi perdere un piacere del genere e che appena arriveranno a Las Vegas potranno vedersi. La bionda si porta le mani davanti alla bocca, che è spalancata e accompagnata dai suoi occhi castani, altrettanto aperti.
«Cal, devi dirglielo. Anzi, perché non l’hai ancora fatto?» gli dice severa. E, ancora una volta, quella ragazza così minuta è in grado di mettere in soggezione chiunque, persino Calum Hood.
«Non ce n’è stata l’occasione…» dice arrossendo e abbassando lo sguardo. La ragazza davanti a lui sta per sgridarlo, ha già il dito indice sollevato, pronto per puntarglielo dritto contro il petto, ma la signora Nesbitt bussa alla porta e la apre, senza aspettare che qualcuno le dia il via libera.
«La cena è pronta, ragazzi!» annuncia pulendosi le mani sul grembiule un po’ sporco di farina che indossa sopra a una tuta a fiori, che il moro aveva già dedotto fosse qualcosa che s’indossa solo per stare in casa.
La bionda sospira e si alza dal letto, Calum la raggiunge e, appena capisce che la madre è scesa e non tornerà velocemente, abbraccia la ragazza da dietro, facendo aderire la schiena di lei contro il suo petto. Inizia a darle baci sul collo fino ad arrivare all’orecchio, in cui sussurra che cercherà di sistemare le cose, facendole il solletico, perciò lei sorride imbarazzata.
***
Quando Calum apre la porta di casa con le chiavi che si era fortunatamente ritrovato nella felpa, mezzanotte è passata da tre minuti e trenta secondi esatti. Crede che stiano tutti dormento, perciò cerca di appoggiare con delicatezza l’uscio bianco, ma, come la serratura scatta, una luce in cucina si accende e il viso di sua madre – la madre di Jersey, in realtà – fa capolino dalla porta della cucina.
«Dobbiamo parlare, signorino. Chiama anche tua sorella, grazie.» dice calma ma con fermezza, anche se, di tranquillo, nello sguardo che gli viene rivolto, non c’è nulla. È nei guai, ne è certo. Ma se i suoi genitori – suo padre e la madre di Jersey – vogliono parlare con entrambi, verrà fuori la storia del viaggio e non la lasceranno partire.
«Jers? Papà e Mar- mamma vogliono parlarci.» fa ancora fatica ad accettare che Mary Reed Hood, la madre di Jersey, ora sia anche la sua. Si sforza, ma certamente gli esce difficile definirla mamma. Una mamma ha il compito di crescere i suoi figli e Mary è arrivata che lui era già cresciuto, ma vuole che in casa ci sia aria di famiglia e, finché non accetterà certe condizioni, essa non si potrà creare.
«Calum!» esclama la rossa appena lo vede, correndogli incontro e abbracciandolo. «Stai bene? Ero stra-preoccupata!» dice con un sospiro di sollievo contro il petto del castano. Lui però è interdetto, è immobile. L’unica azione che fa è stringere i pugni senza ricambiare la stretta. È ancora arrabbiato con lei per non avergli dato ascolto.
Scendono le scale e sul viso di Jers c’è uno sguardo un po’ imbarazzato. Non ha paura dei suoi genitori, è convinta di voler partire per quel viaggio, ma il fatto che Cal non abbia ricambiato il suo abbraccio l’ha spiazzata un po’.
«Dunque,» esordisce il signor Hood, mentre i due giovani si siedono ai loro posti intorno al tavolo della cucina. «di chi è stata l’idea di questo viaggio?» chiede con un sorriso che, più che sereno o felice, sembra subdolo. Jersey ha un’espressione soddisfatta, non ha ancora imparato a interpretare bene le varie espressioni facciali di Carl. Mentre il moro seduto accanto a lei, che invece le conosce perfettamente, assume un’aria preoccupata.
«È stato Jason, papino. È un ragazzo per bene, fidati. E verranno tutti i nostri amici: ci saranno sia Dotty che Nina, anche Ash e Patty. Vi fidate di loro, vero mammina dice la rossa. Cal sa perfettamente cosa lei stia facendo: adotta quei soprannomi quando vuole ottenere qualcosa. Si passa una mano sul viso, notando che i due adulti hanno rivolto lo sguardo a lui.
«Sì, Jas è un ragazzo per bene. Ma non credo che dei diciassettenni debbano partire da soli per un viaggio a Las Vegas dice, sottolineando alcune parole con un certo tono di voce «Voi, da bravissimi genitori che siete, sarete d’accordo con me, giusto si appoggia allo schienale della sedia e incrocia le braccia sul petto soddisfatto. Ora anche lui decide di adottare la tecnica dei nomignoli sdolcinati, ma, la risposta che segue, non è esattamente quella che si sarebbe aspettato.
«E invece, Calum, proprio perché siamo dei bravissimi genitori, come dici tu, non siamo d’accordo. Ne abbiamo parlato prima e crediamo anzi che entrambi dobbiate partire per quel viaggio e tenervi d’occhio l’un l’altra. Servirà per migliorare il vostro rapporto fraterno che, a quanto pare, non è dei migliori.» interviene Mary e sul volto di sua figlia si dipinge un’espressione soddisfatta. Si volta verso il moro, che è rimasto completamente allibito e spiazzato, e gli rivolge uno sguardo che insinua “ora chi è che è ha ragione?”.
«A proposito di questo, vogliamo parlare del fatto che tu ti sia imposto sulle decisioni di tua sorella? Calum, capisco che tu voglia proteggerla, l’istinto paterno che hai dimostrato mi rende molto orgoglioso di te e sono certo che sarai un buon padre, un giorno, forse, ma questo non ti da il diritto di importi su di lei. È tua sorella, ripeto, non tua figlia lo ammonisce suo padre e lui rimane sempre più allibito. La rossa deve avergli fatto il lavaggio del cervello, perché non ha mai sentito suo padre parlare così e mai se lo sarebbe aspettato.
Gli sta sconvolgendo la vita. Per questo si alza e corre in camera sua, prende il telefono – che aveva precedentemente lanciato sul letto – e si chiude in bagno. Sta per chiamare Nina, quando qualcuno bussa alla porta.
«Cal, evita di comportarti da ragazzina mestruata in preda alla prima rottura amorosa ed esci da lì.» è Jersey. Calum nella sua mente ride: lei è la causa di tutto quel casino e ha anche il coraggio di dargli della ragazzina.
Anche attraverso il legno sente che la ragazza dall’altra parte sospira e riesce ad udire il suono di una schiena che scivola sull’unica barriera che li divide.
«Senti, - dice – lo so che ce l’hai con Ashton, anche se il motivo non mi è chiaro, ma comunque; lo so che non vuoi venire a Las Vegas solo perché c’è lui, ma sono d’accordo su quello che tuo padre e mia madre hanno deciso. Cal, so che mi vuoi bene e anch’io te ne voglio, ma ci sono momenti in cui fai il padre e momenti in cui sembra che tu non voglia vedermi felice. Concordo con loro che questo viaggio ci farà avvicinare come fratello e sorella, perché io non voglio finire come in quei film in cui i due fratelli non si parlano per stupidaggini come questa. Io ci tengo a te.» e dopo tutto questo discorso, il moro non sa cosa dire. Rimane lì seduto sul water con il cellulare in mano, che ormai si è bloccato poiché non è stato usato in tempo. Vorrebbe dirle qualcosa, ma non sa cosa. Ha la bocca leggermente aperta perché è molto stupito delle parole di sua sorella, non se le sarebbe davvero mai aspettate.
Sente che si alza da terra e la sente prendere il cuscino dal letto e qualcosa dall’armadio. La sente aprire la porta della loro stanza e indugiare sull’uscio prima di richiuderla. Sente i suoi passi sulle scale e sente che ora se n’è davvero andata.
«Mamma, Cal è arrabbiato con me, non me la sento di dormire su. Resto sul divano per stanotte.» sussurra piano. La nuova signora Hood abbraccia sua figlia e le dice di non preoccuparsi, che tutto si risolverà. Jersey rivolge un ultimo sguardo verso le scale, sperando di vedere Calum comparire e dirle che è tutto apposto e che ha cambiato idea, ma nessuno si affaccia a quella ringhiera.
 
Notes
Soundtrack: Everything I Didn’t Say - 5 Seconds of Summer
HELLO PPL!
Prima di ogni altra cosa: chi di voi è stata al concerto di questi 4 idioti a Torino o a Milano? Io ero a Milano, abitando lì vicino, e vi posso assicurare che è stato il concerto più bello della mia vita. Io non piango mai ai concerti ma su Wrapped Around Your Finger Michael mi ha davvero commossa. Mi scuso con chi non c’era per aver riportato questo ricordo poco carino, ma davvero è stato il concerto più bello del mondo.
Parlando della storia: questo capitolo è davvero il più lungo che io abbia mai scritto. Senza titolo e canzone all’inizio occupa cinque pagine di Word ed è davvero pieno di avvenimenti. Finalmente Nina e Calum si sono messi insieme lalalaaa ma durerà per molto? E chi lo sa, accetto scommesse nelle recensioni!
Invece Ash è lo stronzo che credeva Cal, eeeeh ha sempre ragione lui! Tranne che per il viaggio, ovviamente, because Jersey wins! Il discorso finale, giuro che mi sono emozionata a scriverlo. Stampatevelo bene in testa perché è un discorso importante!
Accetto recensioni, suggerimenti, critiche, tutto! Ci tengo molto a sapere cosa ne pensate.
Alla prossima,

@cliffordsarms

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Capitolo 5
*** 5- Leaving ***


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5- Leaving
 
So listen up,
I know I'm out of line,
Just settle down,
You know it's gonna be alright.
 
Jason chiude il portellone del pick-up che Dotty ha deciso di prestare per il viaggio e raggiunge Ashton nell’abitacolo, sedendosi sul sedile del passeggero. Di Calum neanche l’ombra, è passato da un mese da quando abbiamo litigato, vivendo nella stessa casa è stato impossibile non parlarsi ma non abbiamo più fatto parola del viaggio, nemmeno con i nostri genitori. Non l’ho visto preparare lo zaino ieri sera e spero vivamente che si sia deciso a venire, preparandolo perciò questa stessa mattina.
Ash chiede se siamo tutti pronti per partire e Patty e Dotty rispondono di sì in coro. Nina continua a guardare il cellulare, lei e Cal stanno insieme da quella volta, ma credo che nemmeno loro abbiano mai fatto parola del viaggio. Comunque, credo stia aspettando un suo messaggio. Io continuo a guardare indietro, sperando di vederlo arrivare correndo e gridando di aspettare. Se non accadrà nel giro di pochi secondi, vorrà dire che ha deciso di restare a casa. Beh, peggio per lui, si perderà la bellezza di Las Vegas, e quando gli ricapita di andarci?
Qualche giorno fa è venuto da me dicendomi che mi doveva parlare. Mi ha detto che sono sei mesi che il mio ragazzo mi tradisce, ma non ho voluto ascoltarlo. A quanto pare le mie parole sincere sono state buttate al vento. Lui non vuole vedermi felice con Ashton e ora s’inventa anche palle per screditarlo.
Il pick-up parte, Nina sospira, io non so che fare, perciò sorrido, pensando a quello che ci aspetta. Ma la macchina riesce a fare giusto qualche metro, nemmeno il tempo di lasciare che il vento ci scompigli i capelli che sentiamo qualcuno gridare.
«ASPETTATEMI!» mi volto indietro di nuovo e vedo Calum correre, cercando di raggiungerci.
Io e la bionda iniziamo a picchiare contro il vetro che divide il retro del pick-up dall’abitacolo, tanto forte che Jason tira giù il finestrino e ci chiede cosa stia succedendo, affacciandosi: non ha bisogno di una risposta, nota Cal che corre dietro l’auto e strilla al mio ragazzo di fermarsi.
«Che cazzo sta succedendo!?» urla lui inchiodando. Lancia uno sguardo veloce allo specchietto retrovisore e lo vede, lo becco sorridere e di riflesso lo faccio anch’io.
Mio fratello riesce finalmente a raggiungerci e, dopo aver lanciato lo zaino nel retro del pick-up – rischiando di colpirmi –, si arrampica e si siede accanto alla sua ragazza, riprendendo fiato. Si baciano e si scambiano sguardi estremamente dolci, come a dirsi “sono felice che tu sia qui”.
«Quindi ora siamo davvero pronti?» chiede Jason, sporgendosi dal finestrino per voltarsi verso di noi. Trilliamo tutti in coro un “sì!” e finalmente possiamo partire.
«LAS VEGAS, ARRIVIAMO!» gridiamo tutti in coro, levando le braccia al cielo.
Dopo aver passato un’ora a cantare canzoni degli All Time Low, dei My Chemical Romance e dei Green Day, l’entusiasmo si spegne. All’altezza della città di Hope, sull’Interstate 80, il pick-up di Dotty inizia a fare uno strano rumore e Ashton è costretto a fermarsi. Ha accostato su una di quelle piazzole di servizio ed è sceso dalla macchina, per aprire il cofano. Jason, Cal e Patty sono scesi con lui, sperando di poter dare una mano. La sorpresa che li attende non è però delle migliori: quando sollevano il coperchio rosso, una nuvola di fumo sporca le loro facce perplesse. Noi ragazze, in piedi sul retro del furgoncino scoppiamo a ridere, ma gli sguardi che ci vengono rivolti sono tutt’altro che divertiti.
Quando la nuvola sfuma, Ashton e Patty infilano le loro testoline nel motore, ma non sanno davvero dove mettersi le mani. Calum propone di chiamare un meccanico e fa per tirare fuori il telefono, ma Nina – scesa dal pick-up senza che nemmeno ce ne accorgessimo – tira fuori una torcia dalla tasca posteriore dei suoi pantaloncini. I ragazzi la guardano divertiti, di certo non credono che una ragazza come lei possa sapere come si ripara un’auto.
«Levatevi va, ci penso io qui.» dice calma, avvicinandosi al cofano. Accende la torcia e scruta nel motore per qualche secondo. Patty approfitta per parlare con Jas di qualche questione sospesa e lui non sembra reagire molto bene, sembra irritato, probabilmente avrebbe preferito non parlarne in quel momento.
Dopo avermi confessato il suo segreto, il mio rapporto con il ragazzo dalla strana capigliatura si è stretto molto. Nina non sembra molto contenta di questa cosa e spesso, quando parliamo, sembra infastidita. Non so se crede che le stia portando via l’amico o se c’entra qualcosa mio fratello. In ogni caso, mi spiace molto. Nina è l’ultima arrivata nel nostro gruppo e si è sempre sentita un po’ esclusa, ma credo che siamo stati noi a non averla trattata esattamente come avremmo dovuto, si merita molto più affetto di quello che le dimostriamo. L’unico ad averla sempre trattata così è stato Jason, per questo credevo – sbagliandomi completamente – che tra loro ci fosse qualcosa.
«Ecco fatto, possiamo tranquillamente ripartire.» dice dopo aver trafficato solo dieci minuti col motore. Sono tutti sorpresi, tranne noi ragazze che, quando Nina risale sul retro del pick-up, le diamo il cinque. Calum la bacia, sussurrandole “brava”.
Questo mi fa pensare. Ash ed io non ci siamo praticamente parlati da quando siamo partiti. Che Cal avesse ragione? Mi sta tradendo? Nah. Sono certa, lui mi ama. E io lo amo, non ho motivi per dubitare di lui. Non ne devo avere. Scaccio questi pensieri dalla mia mente, quando avremo un momento gli parlerò.
M’infilo le cuffie e dopo poco mi addormento sulla spalla di Patty, che è appoggiato a quella di Dotty, che è a sua volta appoggiata contro il vetro del pick-up. I Pierce the Veil mi rimbombano nella testa ma non m’importa, mi cullano sempre quando sento il bisogno di dormire per scacciare i pensieri.
Mi sveglio solo quando mi rendo conto che ci siamo fermati. Assonnata più che mai, stacco le cuffie dal telefono – mi rendo anche finalmente conto che la musica si è fermata – e mi alzo dalla spalla del mio amico. Mi sento la bocca impastata e gli occhi fanno fatica a restare aperti, ma non esitano a spalancarsi quando, alzando lo sguardo, leggono “Kylertown” con una freccia a indicare l’uscita. Allarmata inizio a guardarmi intorno: siamo in una stazione di servizio, Jason sta facendo benzina all’auto mentre Ashton finisce di guardare qualcosa sul telefono. Stanno tutti dormendo, Patty ancora contro la sua ragazza, mentre Nina è stesa sul seggiolo, occupandolo tutto, e Cal è invece sdraiato a terra con la testa che poggia sul suo zaino, dorme con la bocca un po’ aperta in una posizione scomposta.
Facendo attenzione a non colpire nessuno svegliandolo, mi arrampico giù dal furgone e busso al finestrino del mio ragazzo. Lui mi guarda e abbassa il vetro.
«Come mai siamo fermi?» che domanda idiota, se Jas sta facendo benzina perché mai saremo fermi.
«Manca la benzina, la sta facendo Jason. – dice indicando con il pollice l’altra parte dell’auto – Pensavo di fermarmi a Kylertown per pranzo e fare anche un giro, c’è la Rolling Stones Road!» esclama entusiasta, lui e la sua passione sfrenata per la musica non finiranno mai di stupirmi.
Gli scompiglio i capelli e torno indietro, arrampicandomi all’interno del retro del furgone di nuovo. Mi siedo e guardo l’orizzonte: ci sono delle nuvole piuttosto nere. Non abbiamo calcolato il fatto che potrebbe piovere durante il nostro viaggio e il pick-up non ha nessuna copertura. Usciamo a Kylertown e imbocchiamo la Rolling Stones Road. Abbiamo percorso solo qualche metro e la cittadella sembra desolata. Notiamo un ostello e parcheggiamo lì davanti, iniziando a sentire qualche gocciolina di pioggia. Scarichiamo gli zaini ed entriamo. Un oste, sentendo il campanello sopra lo porta, compare dietro al bancone. È un vecchio decrepito, avrà almeno ottant’anni. Magari è un fantasma. Jersey, ma torna in te, che cazzo dici!
Calum si avvicina e chiede se sia possibile accomodarsi per mangiare. Il vecchietto annuisce piano – sembra che il collo faccia quasi fatica a riportare la testa nella sua corretta posizione – e ci dice di accomodarci dove vogliamo. Ci giriamo e notiamo che è tutto deserto, non c’è un accidenti di nessuno. Mah.
Tutti ordinano degli hamburger, tranne Patty – essendo vegano – e me – essendo vegetariana invece –, che prendiamo un’insalata. Ciò che viene spacciata ai nostri amici per carne è dura e stantia, sembra più legno e, dall’odore che emana, anche bagnato. L’insalata, da verde che probabilmente era stata forse un secolo fa, è quasi tutta marrone e disidratata. Non deve passare gente da molto tempo da queste parti.
«Merda, merda, merda!» dice Jason guardando fuori dalla porta a vetri. Ci giriamo tutti per trovarci a fissare la pioggia che scende dal cielo come fosse il diluvio universale.
Ashton si alza per andare a parlare con l’oste, a quanto dice il meteo dell’iPhone non smetterà di piovere fino a domani, abbiamo perciò bisogno di un posto dove passare almeno la notte. Il vecchietto ci dice che hanno, al piano di sopra, solo due stanze, poiché le altre non sono agibili a quanto pare. Decidiamo di dividerci maschi e femmine, anche se nessuno sembra felice dell’idea. Forse solo Jas, che almeno potrà passare del tempo con il suo amato Patty senza Dotty tra i piedi. Mi domando cosa si siano detti prima, mentre Nina metteva le mani nel motore dell’auto, che ha infastidito così tanto Jason. Se riuscissi a beccarlo un momento solo potrei chiederglielo.
Devo essermi incantata a fissare da qualche parte perché Nina mi sventola una mano davanti al viso. La guardo e lei mi sorride, chissà cosa pensa. In quest’ultimo periodo mi sto chiedendo troppo spesso cosa la gente pensi, forse dovrei smetterla. E di nuovo m’incanto.
«Tutt’okay, Jersey?» mi chiede Calum, distogliendomi dai miei pensieri. Ha le mani sulle mie spalle, che accarezza fraternamente. «Noi andiamo a fare un giro per la Rolling Stones Road, vieni con noi?» mi fa un occhiolino. Deve dirmi qualcosa.
Sono talmente stordita da tutti i miei pensieri che annuisco e basta. Ma che mi sta succedendo? Ashton mi tira per il braccio mentre quasi vado contro la porta di vetro. Cazzo Jersey, un minimo di concentrazione! Jason mi lancia un’occhiata della serie “dobbiamo parlare”. Troppe persone devono dirmi cose, neanche fossi un prete al confessionale. Rimaniamo per qualche momento sotto il porticato appena fuori l’ostello, che noto solo ora non avere un nome. Mentre aspettiamo tiro fuori il pacchetto delle sigarette e ne accendo una, tiro un sospiro di sollievo appena finisco di aspirare.
Calum mi affianca, accendendo anche lui una sigaretta. Gli altri sono già andati avanti, ma noi siamo rimasti qui, persi a osservare la pioggia e il fumo appesantito dall’umidità.
«Che succede, Jers? Sei assente, oggi.» mi dice, adoro questa parte di lui: non fa tanti giri di parole, va dritto al punto. Vorrei essere anch’io così, invece di dover spremere un’arancia di piombo per cacciare fuori il succo della questione.
«Ripenso a quello che mi hai detto tu e continuo a chiedermi perché tu l’abbia fatto. Sembra proprio che tu non voglia vedermi felice.» lui sbuffa ed io non distolgo lo sguardo dalla pioggia che cade violenta ma lieve.
«Jersey, credi quello che vuoi, okay? Ma io non vorrei mai vederti infelice. Sei libera di non credermi, sei libera di non credere a quello che ti dico su Ashton – e la sua voce ha del disgusto –, ma ti prego non credere che io non voglia vederti felice. Sei la persona più importante della mia vita, sei mia sorella e non vorrei altro che vederti felice.» dice sincero e si allontana, seguendo gli altri. Sento piccole gocce d’acqua scorrermi sulle guance, mi sono davvero commossa? Mi ha chiamata sorella, non l’aveva mai fatto…
Gli afferro il polso prima che sia troppo lontano, lui mi guarda spaesato. Lo tiro vicino a me e lo abbraccio più forte che posso, bagnando il suo petto con le lacrime. Come mi sono ridotta? A piangere su Cal? Mah. Lui mi stringe forte e mi accarezza i capelli.
Seguiamo gli altri e percorriamo Rolling Stones Road per un po’ sotto la pioggia, che si è finalmente calmata e ora solo qualche piccola goccia ci cade addosso – che si rivelerà sufficiente a infradiciarci completamente –, c’è qualcosa di strano però in questa via. Non c’è nulla che riguardi la band. Finché Patty non ha l’illuminazione geniale che apre gli occhi a tutti.
«Ragazzi, ma i Rolling si sono formati in Inghilterra! Non c’entra nulla questa via!» esclama. Ashton riceve un’infinità di sguardi omicidi, compreso il mio.
Ci riavviamo verso l’ostello e anche la chiacchierata con Jason ha inizio. Mi dice che mi vede assente oggi, ma che pensano, che non me ne renda conto? Non sono mica stupida. Avrò da pensare ai cazzi miei, no?
«Jason, è tutto okay. Tu invece? Prima, quando ci siamo fermati per il motore, ho visto che Patty ti ha detto qualcosa che non ti ha fatto piacere.» lui abbassa lo sguardo. Colpito e affondato! Così impara a venire dirmi le cose ovvie.
«No, niente… mi ha detto che ci siamo staccati in questo periodo, che lui è partito solo per me e che se l’idea l’avesse avuta Calum, per esempio, non sarebbe andato da nessuna parte, vuole sapere che mi succede e bla-bla-bla.» è convinto di quello che dice, ma non capisce che Patty vuole solo capire cosa gli sta succedendo perché tiene molto a lui.
«Forse dovresti dirglielo, Jas. Insomma, pensaci: è il tuo migliore amico e ti vuole bene, non puoi pretendere che ti veda giù di morale e lasci correre.» dico seria, mentre guardo Calum baciare Nina e sorrido amaramente. Che mi sta succedendo? Ora mi da fastidio vedere mio fratello – e sottolineo fratello – baciare la sua ragazza? No, no, no. Non m’infastidisce, lo giuro.
«Fai gli stessi discorsi che fa Nina.» sospira Jason e raggiunge gli altri. Io rimango qualche passo indietro.
Questo viaggio non sta iniziando nel migliore dei modi, proprio per niente.
 
Notes
Soundtrack: Bail Me Out - All Time Low (ft. Joel Madden)
Hey belle personcine! Come state?
Avete visto, sono riuscita ad aggiornare due volte nello stesso mese, visto che maggio non è ancora finito, teoricamente.
Comunque, il capitolo è questo, sono partiti per questo viaggio che, vedrete, sarà un casino assurdo. Questo capitolo ci introduce un po’ a quelle che saranno le romance che saranno protagoniste della storia. Almeno, nella mia testolina è così, visto che voi non sapete nulla ehehe
Come vi sta andando la scuolina? Pronti per le ultime verifiche? Io non troppo… mercoledì ho l’ultimissima verifica – di matematica, auguratemi di non prendere l’insufficienza o passerò l’estate a studiare quest’orribile materia.
Vi lascio, che magari dovete studiare eh.
Alla prossima,
@cliffordsarms

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Capitolo 6
*** 6- Filling ***


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6- Filling
Wait, don't tell me
Heaven is a place on earth
I wish I could rewind all the times that I didn't
Show you what you're really worth
 
La giornata di fermo a Kylertown si era rivelata utile, poiché la pioggia non aveva smesso di picchiettare sulle finestre per l’intera notte. La mattina perciò Nina si alza presto e, sperando che nessuno la veda, porta la macchina dal meccanico che il gentile vecchietto dell’ostello le ha consigliato. Data la sua passione per le auto ha già imparato a guidare, è solo in attesa di poter fare l’esame per avere finalmente quel pezzo di carta.
L’amore per le auto glielo ha trasmesso il fratello che, quando era piccola, la costringeva a giocare con lui con le macchinine. Quando poi era cresciuto, suo fratello era diventato meccanico e lei, cercando di tenere stretti i rapporti, si era fatta spiegare come funzionassero quegli aggeggi così complicati che sono i motori delle automobili.
Il meccanico le dice che ha fatto davvero un buon lavoro a sistemare l’auto e che quindi non c’è nulla da fare, così può tornare felice dai suoi amici. Fortunatamente, stanno ancora tutti dormendo e non si sono accorti che manca il pick-up. Quando finalmente si svegliano, lei è intenta a guardare una cartina stradale, cercando di capire quale potrebbe essere la prossima tappa. Si precipita da Ashton, che è ancora tutto assonnato e barcolla dal sonno, e gli spiaccica la cartina in faccia.
«HO TROVATO LA PROSSIMA TAPPA!» esclama contenta. Tutti mugugnano qualcosa infastiditi, forse ha esagerato con il volume. Afferra per un braccio il ragazzo riccio e lo costringe a sedersi a un tavolo, gli presenta la cartina davanti e indica un punto che Ash non riesce a mettere bene a fuoco. «C’è il lago e, soprattutto, c’è la Rock and Roll Hall of Fame! Certo, allungheremmo un po’ il viaggio, ma se non ci andiamo ora, quando ci ricapita?!» dice velocissima e forse troppo entusiasta.
«Nina, rallenta. Di che posto stai parlando?» chiede Calum, poggiandole le mani sulle spalle. Lei si volta e lo bacia.
«Ma come di che posto sta parlando! Di Cleveland!» interviene Jason, già pronto per partire con lo zaino in spalla. «Avanti, muovetevi, dobbiamo partire! Cleveland ci aspetta!» esclama, facendo l’occhiolino alla bionda.
Assonnati si rimettono in viaggio e, dopo tre ore di strada e una sosta pranzo in autogrill – che più che un autogrill sembrava un ritrovo di vecchi camionisti panzuti –, arrivano a Cleveland. Parcheggiano il pick-up in un vicoletto angusto, in cui dovrebbe trovarsi il parcheggio del motel da loro scelto. Più che un motel sembra una catapecchia abbandonata ma questo li tranquillizza, poiché voglio spendere pochi soldi in modo da poter avere il resto per Las Vegas.
Nina vorrebbe andare immediatamente a fare un giro alla Rock and Roll Hall of Fame, ma gli altri optano per un po’ di relax in riva al lago. Ma a lei che importa del lago, quando c’è la Hall of Fame da vedere?
«Che palle! Si fa sempre quello che dice Jersey.» si lamenta lei con Jason, sotto voce, non vuole certo che la diretta interessata la senta.
«Nina, posso parlarti?» ecco che proprio lei arriva, lei, Jersey Reed Hood, la ragazza che la bionda vorrebbe meno vedere. Cosa vorrà dirle? Annuisce e lascia che Jason se ne vada, così che rimangano sole.
«C’è un po’ di attrito tra me e te, sbaglio?» inizia la rossa, ma l’altra non ha nulla da dirle. «Cosa ti ho fatto di male? Se credi che voglia portarti via Jason, ti sbagli.» Ma di che sta parlando?
«Che stai dicendo?» chiede confusa. «Che c’entra Jas?»
«Non lo so, mi sembra che quando ci vedi parlare tu voglia uccidermi!» esclama lei, gli altri si voltano a guardarle e loro due si bloccano, non volevano attirare l’attenzione, ma come al solito Jersey deve sempre farsi notare, pensa Nina. Attendono che smettano di fissarle e continuano la loro discussione.
«No, non è così! È solo che dato che il tuo ragazzo è Ashton bisogna sempre fare come dici tu, questa cosa mi da fastidio! Gli altri hanno paura di contraddire Ash e, per quanto io gli voglia bene, è uno stronzo e tu nemmeno te ne accorgi!» dice la bionda, che è arrabbiata anche perché la rossa non si rende conto di ciò che le sta accadendo sotto il naso.
«Non iniziare anche tu, Nina.» dice Jers piano, ma l’altra è troppo persa in fiumi di parole per sentirla.
«Ti sta tradendo, cavolo! È così ovvio. Perché non vuoi dar retta a Calum?» sta sforando con il discorso ora però e questa cosa all’altra da molto fastidio.
«Senti, lascia perdere questa storia, non sono venuta a parlarti per questo. Comunque, io non ho nulla contro di te e tu non mi hai trattata nel migliore dei modi, non che io sia stata una migliore amica però. Hai ragione, si fa spesso come dico io e non è giusto. Se ti va, ce ne andiamo tu ed io alla Rock and Roll Hall of Fame, anche a me piacerebbe un sacco vederla. Gli altri ci possono andare domani, mentre noi due ci godiamo una giornata al lago. Mh?» dice e poi si avvicina per abbracciarla «Così possiamo finire questa chiacchierata, da sole.» le sussurra quindi nell’orecchio.
Si voltano e fuggono verso la meta desiderata, tanto gli altri non si accorgeranno della loro mancanza prima di una ventina di minuti, quando saranno arrivati al lago e ormai le due ragazze saranno arrivate a destinazione. Infatti è così e loro stanno giusto per entrare quando ricevono un messaggio dai rispettivi fidanzati, che decidono di ignorare senza troppi problemi, mettendosi a ridere.
«Nina, sono consapevole di non averti trattata nel migliore dei modi e mi dispiace per questo, non te lo meriti. Possiamo mettere da parte tutto?» le chiede Jersey. L’altra annuisce e si abbracciano.
***
Finita la loro visita al museo del Rock tornano al motel, ma quando sono sulla soglia decidono di fare marcia indietro e andare a godersi il tramonto sulla riva del lago. Hanno passato il pomeriggio insieme e Jersey si è fatta spiegare meglio come siano andate le cose tra la bionda e suo fratello.
«Jers… ma perché mi hai chiesto di Jason, prima?» Nina non può certo negare di essere rimasta tutto il pomeriggio a chiedersi per quale strano motivo la rossa le avesse chiesto a proposito del suo migliore amico.
«Io, ehm… n-non potrei dirtelo… ho fatto u-una promessa…» farfuglia, ricevendo uno sguardo inquisitorio da parte dell’altra. Così sospira e poi prende tanta aria per farsi coraggio. «Devi giurarmi che terrai la bocca chiusa.» le dice seria, puntandole un dito contro.
«Lo giuro, dovesse cascarmi una tetta!» esclama, cercando di sdrammatizzare.
«So di Jason. So che lo vogliono cacciare di casa e so perché…» dice senza avere il coraggio di guardarla in faccia.
«Oh… n-non credevo…» è esterrefatta. L’aveva detto a Jersey, con cui non aveva mai avuto un gran rapporto e non aveva detto nulla a Patty, che era il suo migliore amico non che parte di quella storia. Ora Nina è arrabbiata con Jason.
«Nina, ti posso spiegare…» interviene proprio il ragazzo dall’enorme capigliatura, spuntando fuori da dietro una roccia. «Jersey, tu avevi promesso che non glielo avresti detto.» si volta poi verso la rossa.
«Lo so, ma in due possiamo aiutarti meglio di una.» gli dice.
«Lo dirò a Patty, lo prometto. Non ora però, non oggi. È il suo anniversario con Dotty e non voglio rovinarglielo.» conclude.
«Jason, me l’hai promesso tante volte e non l’hai mai fatto, come puoi pensare che questa volta ti creda? Cosa c’è di diverso dalle altre?» gli dice Nina, voltandosi verso il sole, che inizia a nascondersi dietro la linea del lago.
«Sono sincero questa volta.» gli dice lui, prendendole le mani.
«Ragazzi, mi commuovo.» dice la rossa, facendo finta di piangere e facendo ridere i due amici.
«Scema! Abbraccio di gruppo!» aveva esclamato Jas, abbracciando le due ragazze.
Tornano quini al motel finalmente e subito Ashton e Calum corrono dalle rispettive fidanzate, l’altro ragazzo invece se la svigna silenzioso, poiché alla fine lui non ha colpe, aveva avvisato gli altri che sarebbe andato a vedere il tramonto sulla riva del lago.
«Dove siete state?!» dicono in coro, cosa che fa ridere le due ragazze. E menomale che si odiano.
«Alla Rock and Roll Hall of Fame.» risponde Nina pacifica, l’altra che la guarda sorridente.
«Avevamo deciso che ci saremmo andati insieme!» esclama Cal annoiato.
«E noi abbiamo deciso di andarci da sole, voi potete andarci domani mentre noi ci godiamo un po’ di sole al lago.» risponde Jers, sorridente e beffarda.
«Perché non avete risposto al telefono? Eravamo preoccupati per voi! Potevate almeno avvisare!» si intromette Ash.
«Che noia che sei! Non siamo state rapite dagli alieni, sai?» sbuffa la rossa, lasciandolo a bocca aperta, non è da lei quel tono così sarcastico. Le due ragazze passano oltre i due ragazzi, che sono rimasti entrambi esterrefatti, e si prendono la mano.
«O forse sì.» dice Nina con un tono misterioso.
I due le guardano sedersi al tavolo con gli altri e fare gli auguri ai due piccioncini per l’anno passato insieme.
 
Notes
Soundtrack: Everthing I Didn’t Say – 5 Seconds of Summer
Eeeeee questo capitolo fa schifo, lo so.
È corto e non ha un vero senso. Scusatemi.
Non è stato un periodo facile per me, ho avuto qualche problema in famiglia e questo mi ha levato tutta la voglia di scrivere. Volevo però aggiornare per un’ultima volta prima di fermarmi per due mesi, causa viaggio. Tenterò di scrivere più che posso in aereo o di notte o quando avrò del tempo, promesso.
Il capitolo doveva essere focalizzato su Nina e Jers all’inizio e sul rapporto con Jason alla fine e spero di esserci riuscita.
Mi faccio pubblicità per una OS che scritto, si chiama “A Lovely Place To Be” se volete passare basta cliccare lì, sopra al titolo. Mi farebbe piacere ricevere qualche parere anche su quella.
Lasciate pure una recensione qui, che può essere anche di insulti su quanto questo capitolo faccia cagare, siete liberissime di farlo e se lo pensate vi prego fatelo.
Alla prossima,
@cliffordsarms
P.S. Ho aperto un canale YouTube, se volete seguirmi anche lì il link è in bio!

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Capitolo 7
*** Sono troppo Dispiaciuta ***


AVVISO: SONO TROPPO DISPIACIUTA.
 
Salve a tutti,
come avete potuto notare, sono stata assente… quasi due mesi? Forse di più, e questo è uno dei motivi per cui sono davvero davvero dispiaciuta, perché sì, ce ne sono altri, forse troppi.
Mi dispiace tantissimo scrivere questo avviso ma, durante la mia assenza sono giunta a una conclusione riguardo questa storia e ora la spiegherò, perché non voglio farvi rimanere troppo sulle spine come in questi due mesi, quindi passiamo direttamente alle cose serie.
In questa mia assenza, sono stata in America, come credo abbia detto circa tremila volte. Mentre ero lì, che ho preso una pausa dalla scrittura di questa storia, mi sono resa conto che non è come la voglio. Non sta uscendo come mi sarebbe piaciuta, è tutta sconnessa, è mediocre e so che posso fare meglio. Non è focalizzata sui personaggi che volevo io, non è come me la sono immaginata e non è scritta al massimo delle mie potenzialità. Mi sono accorta che non è la storia che mi sono immaginata l’estate scorsa, quando ho davvero iniziato ad avere l’idea principale. Questi capitoli che ho pubblicato non rispecchiano la mia idea, stava diventando la brutta copia della storia della mia amica Lucrezia (ohwowlovely), “Take Me To Glastonbury” (ne consiglio la lettura per capire quello che sto dicendo e perché è davvero bellissima), ma lei è troppo gentile per dirmelo apertamente. Vi chiedo gentilmente di non iniziare a darmi della copiona perché me ne rendo conto e vi chiedo cortesemente di continuare a leggere fino alla fine per comprendere appieno le mie conclusioni.
Comunque, mi sentivo troppo costretta a scrivere questa storia, talmente tanto che l’ultimo capitolo che ho pubblicato si chiama “Filling” perché è un filler orrendo. Mi sono messa a riascoltare la soundtrack che stavo costruendo su Spotify (che ho appena eliminato) e nemmeno quella mi soddisfaceva.
La conclusione che ho deciso di trarre dopo un’accurata riflessione, perché giuro che ci ho pensato davvero tanto, è di cancellare questa storia e riscriverla da capo. Se eravate rimasti incuriositi dalla trama e aspettavate che accadesse qualcosa nei capitoli, non preoccupatevi perché l’idea principale rimarrà invariata, semplicemente riscriverò la storia perché sono proprio lo stile e il modo in cui cercavo di rendere gli avvenimenti che non sono corretti, per me almeno.
Chiedo quindi scusa a voi lettrici, per l’assenza e per dovervi far aspettare ancora per un aggiornamento. Chiedo vivamente scusa a Lullu, per aver copiato l’idea principale della sua storia.
Lascerò questo avviso pubblicato per un mese, dopo di che eliminerò tutto e spero per quel momento di aver pronto il nuovo capitolo (almeno il primo) della storia di cui andrò fiera.
Scusatemi davvero, sono troppo dispiaciuta. Per qualunque cosa trovate tutti i miei link qui sotto.

Alla prossima,
@cliffordsarms

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