Vicini,per forza.

di FollediScrittura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.capitolo. ***
Capitolo 2: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 3: *** secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***



Capitolo 1
*** 1.capitolo. ***


1.capitolo

 

Quando aveva deciso di fiondarsi a casa sua,nel cuore della notte, a Rebecca non era poi sembrata una così cattiva idea. Le aveva sempre detto che per qualsiasi cosa quella casa sarebbe stata la sua casa. Che per qualsiasi emergenza si sarebbe potuta rifugiare li, in quel posto che le trasmetteva sicurezza,in quel posto dove la sua sicurezza veniva dall'uomo di cui era perdutamente innamorata fin da quando ne aveva memoria.

Aveva sempre pensato che nonostante tutto l'avrebbe sempre protetta e magari con il tempo avrebbe trasformato il suo affetto in qualcosa di più.

Aveva solo bisogno di tempo anche se in quel momento,mentre la guardava con freddezza e con una sorta di fastidio, pensò che quell'affetto poteva trasformarsi benissimo in odio.

" Che diavolo ci fai qui? E per di più a quest'ora della notte?"

Rebecca si portò le gambe al petto facendo si che il vestito verde smeraldo le si alzasse troppo mettendo in risalto la nudità delle sue gambe. Richard si tolse la giacca e con poco garbo la coprì chiedendosi per quanto tempo ancora doveva subirsi quella ragazzina.

"Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?" Rebecca si voltò verso la donna di colore che l'aveva appena guardata sprezzante facendo quella domanda. Sbuffò ripensando ai giornali in cui decantavano la loro relazione nata tra le riprese di Hannibal. Rutina e Richard erano usciti allo scoperto da poche settimane e in giro non si faceva altro che vedere le loro foto dove erano teneramente abbracciati o dove si scambiavano un tenero bacio.

'Alla faccia della riservatezza di cui era tanto geloso.' si ritrovò a pensare non riuscendo più a sostenere quella situazione. Si aggrappò maggiormente alla giacca di Richard e notò quanto fosse buono il suo odore.

"Rutina, ti dispiace se per questa notte torni a casa ? Devo parlare con Rebecca e devo parlarci da solo." intensificò la parola solo dando un occhiataccia alla ragazza che non osava alzare lo sguardo su di lui. Prese Rutina per le spalle che ancora indecisa su quella strana situazione si fece trascinare verso la porta e riluttante decise di accontentare l'uomo.

"Posso davvero lasciarti con lei?"

Rebecca si mise in ascolto mentre i due erano distanti vicino la porta.

"Di cosa parli? È la figlia di miei due cari amici,è come una sorella minore per me. Non ti sentirai minacciata da una ragazzina?"

Rebecca trattenne a stento le lacrime sentendo le parole di Richard, lo sapeva che ai suo occhi sarebbe passata sempre per la piccola e indifesa Rebb. Per lui era rimasta la bambina di 6 anni che aveva conosciuto tanto tempo fa, in un periodo in cui la sua famiglia lo aveva cacciato e loro lo avevano accolto.

" Dopo mi chiami?" cinguettò lei facendo rivoltare lo stomaco a Rebecca. Si chiedeva da quando a Richard piacessero le donne smielose e frivole.

"Certo che ti chiamo. Sistemo la faccenda e non avrò occhi che per te." partì un rumore che a Rebecca sembrò subito quello di due lingue che si stavano divorando più che baciando.

"Questo è troppo!!!" disse alzandosi con furia in piedi facendo ricadere la giacca per terra.

"È stata una pessima idea." aggiunse mentre sentì la porta chiudersi e i passi dell' uomo farsi sempre più vicini. Prese al volo le sue cose e si decise ad andarsene il più in fretta possibile da quella casa e soprattutto da lui.

" E ora cosa credi di fare?"

"Me ne vado, ecco cosa faccio." ma Richard per tutta risposta la prese per il braccio e la trascinò verso il divano facendola poi ricadere con poca gentilezza.

Era furioso. Non solo l' aveva trovata li, con le sue gambe nude ad aspettarlo e a rovinargli quello che si era prefissato di fare con Rutina....ora era anche arrabbiata e gli urlava che voleva andarsene.

No,non glielo avrebbe permesso.

Se voleva andarsene l'avrebbe fatto solo con il suo permesso.

Cacciandola.

"Dovresti far vedere questo Richard ai giornali invece che quello timido e discreto."e si massaggiò il braccio che ora bruciava per la sua stretta. Stava per rialzarsi quando gli occhi azzurro ghiaccio la inchiodarono al divano. Perché non poteva essere buono e gentile con lei come faceva con gli altri?

Perchè la trattava come se fosse la fonte di tutti i suoi guai e ingiustizie?

Perchè non la baciava come aveva fatto con Rutina?

Perchè la odiava cosi tanto mentre lei lo amava fino allo stremo delle sue forze?

“Tu te ne vai quando lo dico io.” Richard si portò una mano sul mento osservando la ragazza. Era l’unica che riusciva a fargli perdere la pazienza. Era l’unica donna che provacava in lui una sorta di rabbia e fastidio. Aveva amato Rebecca come si ama una sorella più piccola e l’aveva sempre protetta da quando i genitori della ragazza lo avevano accolto a casa loro. Aveva sei anni la prima volta che l’aveva vista. Era una bambina sdentata con le lunghe trecce castane e gli occhi grandi e profondi di un color caffè. Gli si era arrampicata alle sue lunghe gambe quando le venne presentato e lei sorridente aveva annunciato alla madre che lo avrebbe sposato.

Ricordava quel momento sempre con una grande tenerezza. Era sorridente e decisa ma mai pensava che nella vita,quella ragazzina,gli avrebbe reso la vita un inferno.

Mai avrebbe pensato che si sarebbe dicharata e che da quel momento in poi le cose tra loro si sarebbero fatte così complicate.

“Certo,devi prima sistemare la faccenda. A chi vuoi spedire il pacco?” Rebecca strinse i lembi del vestito aspettandosi già che cosa avrebbe detto.

“Da tuo padre sarebbe la cosa migliore. Dio, davvero non posso credere che sei venuta fino a qui. Ma che cosa ti dice la testa.” Richard smise di parlare quando vide le guance della ragazza farsi umide per le lacrime che stavano uscendo dai suoi occhi. Cercò di tornare calmo e si avvicinò a lei stupendosi di quanto la sua pelle fosse liscia al semplice contatto tra le loro braccia.

“Reb, scusami se ho alzato la voce.” Le disse mettendole poi un braccio intorno alle spalle esili e notando come quel contatto fece tremare la ragazza. “Come sei arrivata fino a qui,hai litigato con Steven?” Richard stava di nuovo perdendo la pazienza quando vide l’ostinato mutismo della ragazza. Stava per alzarsi quando lei lo trattenne premendo la mano sul suo braccio e guardandolo con paura e profonda tristezza. Lì Richard iniziò a capire che era successo qualcosa di grave,sapeva che Rebecca non si sarebbe più presentata a casa sua se non perchè fosse successo qualcosa.

“Non hai ricevuto la chiamata di Donnie? Mi ha detto che ti ha chiamato più di una volta e ti ha lasciato vari messaggi in segreteria ai quali non hai mai risposto..” Rebecca strinse ancora di più il suo braccio sperando di trovare in lui conforto. Ma la faccia che gli stava mostrando era tutto tranne che comprensione e affetto. Prima che potesse parlare,lo vide rialzarsi e ingoiare il boccone amaro che gli stava per comunicare.

Lo aveva capito.

“Steven è morto?” disse in un sussurro per poi vedere gli occhi di Rebecca farsi tristi e spegnersi sul pavimento come risposta.

“Quando e cosa gli è successo. Oddio, Rebb…e i funerali, quando ci saranno?” tornò da lei e si inginocchiò per poterle rialzare la testa. Sapeva che dopo la morte della madre, tra Rebb e il padre non c’era stato più nessun tipo di rapporto. Lui era troppo preso dai suoi affair legati alla società vinicola che aveva creato e che gli aveva fatto fruttare milioni di dollari. Ma quella ricchezza lo aveva allontanato da lei, che desiderava solo amore e consolazione per la perdita della madre. L’aveva ignorata e messa in un colleggio dove avrebbe passato tutta la sua adolcescenza senza l’amore di una famiglia.

“E’ morto una settimana fa…”

“Quindi i funerali ci sono già stati…” si sentì in colpa quando vide gli occhi neri della ragazza colpirlo come se fossero delle lame affilate. L’aveva lasciata sola,era questo che gli stava dicendo. Era come tutti gli altri.

Abbandonata da chi credeva fosse importante.

“Rebb…” portò la mano sulla guancia ancora umida della regazza. Rebecca chiuse gli occhi per quel contatto. Sentiva il cuore impazzirle nel petto e non gli importò se l’avrebbe cacciata da un momento all’altro,ma si sarebbe goduta quel contatto finchè avrebbe potuto.

“Non so dove andare,Richard.” gli disse mentre delusa sentiva quella mano lasciarla andare.

“Papà non mi ha lasciato nulla per poter affrontare questa evenienza. Nessuno si aspettava una cosa del genere e nel testamento ha lasciato scritto che avrò la mia eredità solo una volta compiuti 25 anni. Il college è finito e io non ho un posto dove stare e nessuno che possa aiutarmi…Richard,per favore, aiutami fino a quando non avrò trovato un lavoro e un posto mio. Ti chiedo solo dei giorni per sistemarmi e riprendermi.”

Rebecca si stupì di quanto era riuscita a dirgli. Lo pregava con gli occhi e con la sua disperazione di non mandarla via ma lui non le disse niente. La osservava solo come se fosse minacciato e con la mente torno ai suoi 15 anni e di quando era corsa da lui dichiarandogli amore eterno. Gli si era buttata addosso e l’aveva anche pregato di fare l’amore con lei. Sentì una fitta allo stomaco al ricordo del suo rifiuto e di come le aveva detto di non presentarsi mai più a casa sua.

Pensava che fosse per il problema dell’età.

Quei 15 anni pensava che fossero un problema per lui ma in realtà non erano gli anni l’ostacolo ma bensì il fatto che per lei non nutriva nessun tipo di interesse.

Glielo aveva detto senza termini. Che non avrebbe mai amato una ragazzina come lei,che gli piacevano le donne mature. Donne come Rutina.

Si alzò anche lei scacciando quei pensieri e capendo che per Richard non c’era nessuna ragione per cui lei stesse lì.

“Ho capito il messaggio,tolgo il disturbo.” Riprese la sua roba e si incamminò verso la porta quando risentì il tocco questa volta gentile dell’uomo ,prenderle il braccio per poi farla girare verso di lui. Si sentì quasi svenire dalla vicinanza di quel petto così muscoloso e delle labbra troppo vicine alle sue.

“Puoi restare qui,è tardi e non ti lascerei mai vagare per le strade di New York….” Richard guardò come gli occhi della ragazza si illuminarono per quelle parole e vide anche come le sue guance si fecero rosse per quella vicinanza.

Alla fine era sempre la sua piccolo Rebb.

Era ancora la Rebb di 15 anni,aggrappata a lui in cui gli dichiarava amore eterno.

E questo non era un bene.

Per nessuno dei due.

“Ti chiedo solo una cosa.” E così dicendo si avvicinò maggiormente a lei notando come le labbra le si fossero fatte piene e carnose.

“Co-co-sa?” balbettò e Richard sorrise notando che gli faceva ancora quell’effetto.

“Ti prego di non saltarmi addosso mentre dormo. Anzi, credo che mi chiuderò a chiave per non avere una piovra nella mia stanza.”

Scoppiò a ridere quando lei lo scansò adirata e urlandogli che era un idiota.

“Sappi che non ho più 15 anni ed è stato solo un banale momento di follia.” Disse lei dandosi della stupida per esserci di nuovo cascata.

“Ah,davvero? Quindi ora sei grande e matura e pensi cose da grandi?” la sfidò con lo sguardo non mostrando che la vicinanza delle sue labbra lo aveva turbato più di quanto volesse ammettere.

“Certo e da persona grande dei miei 23 anni ti dico una cosa.” Sorrise notando gli occhi incuriositi dell’uomo mentre prendeva le sue cose sapendo già quale stanza le era stata assegnata.

“Devi dire a Rutina che più che un fratello maggiore,potresti essere mio padre.” E così dicendo alzò i tacchi e andò verso la sua stanza sentendosi un paio di occhi di ghiaccio seguirla tra il divertito e l’infastidito.

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Capitolo 2
*** Terzo capitolo. ***


3.capitolo.

“Bene,quindi sei un abile e infallibile addestratrice di posate sulla tavola.Sono certo che la Regina Elisabetta sarebbe contenta di averti nella sua truppa. Verrai ricordata come Rebecca la prima posata.” E per enfatizzare di più il gesto prese una posata e la portò sopra la testa come segno di vittoria. Rebecca per tutta risposta cercò di ignorarlo anche se le costava una certa difficoltà non portare gli occhi sugli avambracci scoperti e ben sviluppati.

“Noto che spendere 10 mila dollari nelle scuole più prestigiose americane ha dato i suoi frutti.” E con la stessa forchetta prese un pezzo di frittella allo sciroppo d’acero e se lo portò in bocca con gesto poco consono alla galenteria di cui era tanto famoso. Eppure a Rebecca piaceva così,era rude come una pianta grassa del deserto. Poteva essere affilato al contatto ma sapeva donarti le cose migliori come l’acqua preziosa che conteneva la pianta. Richard osservò ancora il curriculum assai povero della ragazza mentre finiva l’ultimo pezzo di frittella quando si accorse che gli occhi della ragazza lo guardavano come assorti da una sorta di incantesimo.Trattenne un sorriso compiaciuto nel sapere che Rebecca avesse ancora una cotta per lui,sapeva che era sbagliato pensarlo ma in cuor suo si rallegrò che per Rebecca non era ancora cambiato nulla.

“Rebb….” La voce dell’uomo la riportò di nuovo sul pianeta terra,lo sguardo tra il divertito e il rimprovero la fece arrossire. Anche questa volta era stata beccata a sbavare per lui come una lumaca che striscia sul terreno.

“Rich…” disse solamente andandosi a sedere vicino a lui e arrampicandosi all’alto sgabello che le fece alzare fino a metà coscia la lunga felpa che usava come pigiama. Stava per rimetterla a posto quando notò gli occhi di Richard soffermarsi più del dovuto sulla sua pelle scoperta e per tutta risposta accavallò le gambe sorridendogli soddisfatta nel vedere l’uomo trattenere un respiro.

“Sei una Strega.” Disse Richard nel constatare quanto il suo corpo fosse in allarme nel vedere Rebecca.

“Perchè,cosa mai avrei fatto?”e mangiò il suo pezzo di frittella sostenendo lo sguardo truce di Richard.

“Lo sai.” E si alzò portando il piatto sporco al lavello per lavarlo. Non pensava che sarebbe stata così dura vivere con lei ma dovette arrendersi al fatto che Rebecca era cresciuta come era cresciuta la sua voglia di tenerla tra le braccia e fare l’amore con lei per tutto il giorno.

“No,non lo so.” E per tutta risposta si alzò anche lei avvicnandosi così alla schiena di Richard. Sentì il suo respiro farsi pesante quando gli poggiò la testa. Rebecca si sentiva stanca,stanca di dover lottare pe rottenere un pò di affetto dalla persona che amava e ora che capiva di non essergli indifferente,voleva tentarle tutte pur di non perderlo.

“Rebecca,perchè non cresci una buona volta?”e velocemente si spostò per non permettere che il profumo della donna lo ubriacasse al punto da fargli commettere una pazzia. Strinse i pugni quando vide gli occhi lucidi di Rebecca. Sapeva di averla ferita con le sue parole e soprattutto con il suo brusco allontanamento ma non poteva permettersi di violare quella ragazza. Rebecca era un fiore troppo raro e gentile. Era la persona più importante che avesse al mondo. Non poteva rovinarla solo per una banale e forte attrazione che provava per lei.

Era semplice, provò a dirsi. Il suo era un semplice impulso che si manifestava per la presenza di una bella donna.

Ma Rebecca restava la sua piccolo Rebecca.

Una donna a cui avrebbe toccata il braccio solo per accompagnarl all’altare.

“Per te non sarò mai abbastanza grande,Rich.” Abbassò la testa per non permettergli di vedere le lacrime che le aveva causato. Buttò la sua colazione e prese a lavare il piatto e non si staccò dal lavandino nemmeno quando sentì Richard dietro di lei che le portava i lunghi capelli di lato per poi depositarle un bacio sul collo come faceva sua madre quando le chiedeva scusa perchè tardava nell’andare a prenderla. Solo che quell gesto non fece altro che peggiorare la tristezza che sentiva dentro di se. Quel semplice gesto la fece scoppiare in lacrime. Richard era l’unica persona al mondo a farla sentire una nullità.

“Rebb,per favore. Non piangere. Ho esagerato,mi dispiace.”

“E’ così frustante starti accanto.” Disse tutto di un fiato mentre sentiva le mani di Richard sulle spalle.

“E’ la stessa cosa per me,non credi?”Rebecca si girò verso di lui ancora con gli occhi pieni di lacrime e notò che nello sguardo dell’uomo qualcosa era cambiato. Era come se Richard si sforzasse a mantenre una certa distanza. Non era come anni fa,quando lei gli si era buttata addosso e lui l’aveva prontamente rifutata.

No.

Ora era diverso.

Vedeva in lui una luce di considerazione.

“Non lo so,tu non mi dici mai nulla se non cattiverie. A volte penso che tu mi odii.” Richard la guardò perplesso. Sapeva di non essere un mostro di affettuosità ma non poteva credere che Rebecca dubitasse del suo attaccamento verso di lei.

Adorava quella ragazza,fin da quando era piccola. Si sarebbe fatto uccidere per lei.

Non credeva che Rebecca non vedesse quando in realtà tenesse a lei.

“Odiarti? Solo perchè non ti dimostro affetto con baci o abbracci,pensi questo?Non sono una persona che si lascia andare ad effusioni e tu lo sai meglio di me.” Richard si mise a braccia conserte mentre osservava l’espressione di Rebecca cambiare. Era a pochi centimetri di distanza da lui e sapeva che avrebbe potuto commettere qualsiasi cosa per quegli occhi grandi e sensuali.

“Oh si, quindi devo dedurre che i gemiti e i scambi di lingua di ieri sera con Rutina,fossero solo frutto della mia immaginazione.” Strinse le mani talmente forti che la pelle diventò rossastra al contatto con le unghie. Odiava fare la bambina gelosa ma era quello che provava. Soprattutto perchè sapeva che Richard non sarebbe mai stato felice con lei. Perchè nessuno conosceva come fosse veramente. Nessuno sapeva che in realtà aveva un carattere chiuso e molte volte scorbutico. Tutti pensavano che fosse una persona timida e riservata ma in realtà era una persona a cui non interessavano le chiacchiere degli altri e soprattutto farsi degli amici.

Richard era un bravissimo attore. Così bravo che a volte non si ricordava di smettere di recitare.

“E’ diverso. Dio mio, Rebecca…quando..”

“Quando la finirai di fare la bambina viziata e gelosa?” gli urlò lei stanca di sentirselo sempre ripetere. Lo scansò spingendolo via da lei per poi andarsi a riparare verso il tavolo sentendo il corpo invaso dalla rabbia.

“Sono stanca di tutto questo. Ho sempre fatto tutto quello che mi è stato detto. E tu mi dici che sono viziata?Non ho mai volute essere ricca,volevo solo essere amata. E mi dici che sono viziata?” iniziò a singhiozzare sentendo il respiro farsi sempre più corto.

“Rebecca,calmati. Ti sentirai male così.” Stava per andare verso di lei quando lo inchiodò con lo sguardo di fermarsi.

“Accetto il fatto che tu mi dica che sono gelosa..” e tirò su con il naso come una bambina “ma lo sono perchè Ti amo. Ti amo da tutta una vita. Non ho mai considerate nessuno se non te. Avrei voluto che non te ne fossi mai andato da noi,che ti saresti occupato del nostro Ranch e di me. Cosa faccio di male nel dirti che Ti amo?Tutti vorrebbero essere amati…..e non sono una bambina quando ti dico questo.”

Richard rimase spiazzato dalla dichiarazione della ragazza. Sapeva di non essergli mai stato indifferente ma addirittura ad amarlo,davvero non credeva. Sospirò per portarsi una mano sul mento strofinandoselo. Non sapeva cosa dire. Lo aveva lasciato senza parole. Il cuore gli diceva solo di andare da lei e abbracciarla ma la mente gli diceva altro.

Suo padre gliela avava affidata raccomandandogli il meglio.

E lui non era il meglio per lei.

“Sei così giovane,non sai nemmeno cosa voglia dire la parola amore.” Rebecca sgranò agli occhi al tono freddo e indifferente dell’uomo.

“E questa sarebbe la risposta? Che stupida,non smetto mai di provarci sapendo che tu mi colpirai allo stesso modo finchè non avrò più un cuore.”

“Rebecca,ragiona. Abbiamo 15 anni di differenza. Non hai visto nulla del mondo e non hai mai incontrato nessuno con cui fare esperienza.” A Richard costò molto dire quella parola sentendo il sangue ribollire nelle vene nell’immaginare la sua Rebecca innamorarsi di un altro. Ma non poteva prendere quella piccolo rosa e reciderla. No,lei avrebbe avuto il meglio.

“Ma io non voglio fare esperienza con nessuno. Perchè pensi che il mio amore per te sia così privo di forza?Perchè Rutina può avere il permesso di amarti e io no?Perchè io sono ridicola mentre lei è perfetta? Io ti amo da molto più tempo di lei e io amo il vero Richard e non quello che compare nelle interviste.”

Richard si sentì impotente dalla determinazione dimostrata dalla ragazza e non fece nemmeno un passo indietro quando lei si avvicinò e in punta di piedi si innalzò verso di lui per poi baciarlo.

Un bacio casto,appena depositato. Un bacio che non aveva nulla di malizioso e proibito. Era una bacio che potevano scambiarsi persino due bambini per quanto fosse un semplice sfiorarsi,ma per Richard quel bacio era un chiaro invito a prenderla. Ad insegnarle a fare l’amore e a baciare con una tale passione da farla restare senza respiro. Sentiva ancora il suo sapore mentre si inumidiva le labbra per quel contatto. I suoi occhi non facevano altro che chiedergli con una tale speranza di amarla.

Avrebbe volute farlo.

Ma proprio perchè l’amava non lo fece.

Un giorno lo avrebbe ringraziato. Un giorno,quando si sposerà con l’uomo della sua vita lo ringrazierà.

Lo ringrazierà di non avergli rubato la sua dolce innocenza.

E fu proprio qull pensiero che lo fece deciderde a sferrare il colpo di grazia.

“Ho intenzione di chiedere a Rutina di sposarmi.” Richard vide gli occhi di Rebecca sgranarsi quando le disse quelle parole. La speranza che prima gli aveva dimostratosi era trasformata in disperazione.

“Bugiardo,lo dici solo per ferirmi.” Si aggrappò a quella flebile spranza sapendo che però Richard non era tipo da fare scherzi del genere.

“Se non ci credi,prova a vedere nel primo cassetto del mobile che si trova in sala.”

Rebecca sentiva le gambe farsi pesante quando gli disse quelle parole. Non le servì andare perchè sapeva che gli stava dicendo la verità. Quindi era stata Battuta.

Battuta da una donna che conosceva da poco tempo e che non avrebbe mai apprezzato come fosse lui veramente. Si sedette stancamente su una sedia pensando a quanto fosse inutile amare nella vita.

Tutte le persone che aveva amato o erano morte o l’avevano rifutata.

Sua madre era morta.

Suo padre l’aveva rifiutata e poi era morto senza lasciarle un becco di un quattrino per prendersi subito la sua agoniata libertà.

Richard l’aveva rifiutata. E cosa ben peggiore era l’unica persona che poteva concedergli la libertà.

Il suo carnefice era anche il suo Salvatore.

Allora perchè in quel momento stava morendo?

“A volte penso che l’unico che non è cresciuto,Richard, sei proprio tu.” Disse in un filo di voce.

“Tra un paio di anni ci rideremo sopra,vedrai.” Richard le si avvicinò mettendole una mano tra i capelli.

Quanto lo odiava in quel momento. Avrebbe dovuto rifutarlo ma non riusciva a dire di no a quei rari momenti in cui lui gli dimostrava affetto.

“Hai dato a me della Strega ma tu sei il peggiore dei demoni.” E così dicendo si staccò dalla sedia per correre in camera. Non gli avrebbe più permesso di avere potere su di lei.

Gli avrebbe dimostrato che si sarebbe data da fare e che sarebbe sopravvissuta anche senza di lui.

Da questo momento in poi gli avrebbe dimostrato che la sua più grande sconfitta sarebbe stata quella di rifiutarla.

 

***

Richard si accese una sugaretta mentre prendeva carta e penna per andarsi a sedere davanti alla finestra che gli presenteva la più bella vista panoramica di tutta New York. Domani doveva presentarsi sul set fotografico di Sarah,una delle sue più care amiche e non che bravissima fotografa. Aveva bisogno di parlare con lei,di avere qualche consiglio. Di sentire una persona amica che lo comprendeva e accettava per quello che era dopo Rebecca.

Si toccò le labbra ripensando a quell bacio,a quelle gambe e a quegli occhi. Rebecca era così bella e la cosa più sensuale di lei era l’ingenuità che ci metteva nel presentarla.

Sarebbe stato facile trovare un pretende per lei.

Uno che sicuramente non l’avrebbe rifiutata come aveva fatto lui ferendola.

Lei un giorno avrebbe capito.

E mise il primo nome sulla lista.

Un giorno avrebbe compreso l’amore che provava per lei.

E mise il secondo.

E forse un giorno l’avrebbe perdonato per quella lista.

E mise il terzo.

 

 

Angolo autrice:

Embè,per chi non lo avesse capito. La piccolo Rebb è inamorata di Richard ma questo amore non è,anzi,non può essere ricambiato dal bel tenebroso Richard.

Che dire,già dal terzo capitol hanno fatto fuoco e fiamme….immaginate gli altri.

Spero che il ritardo nel pubblicare si sia fatto perdonare e ringrazio con tanto affetto LadyOakenshield e Bilbo per le loro recensioni e a tutti coloro che mi seguono e hanno messo la storia tra i preferiti.

Grazie e a presto :D

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Capitolo 3
*** secondo capitolo ***


2. capitolo

 

“Ed è per questo che da adesso fino ai 25 anni della ragazza, sarai il suo tutore legale.”

Richard provò l’irresistibile voglia di prendere una sigaretta e portarsela in bocca e fumare tutti gli anni in cui aveva preso la decisione di smettere.

Era uno scherzo.

Non era possibile che quel vecchio ostinato gli avesse lasciato in eredità la figlia.

Non poteva essere vero, lui non poteva fargli da tutore. Lui non poteva essere un secondo padre per Rebecca.

Lui non poteva avere Rebecca vicino.

Ripensò alla gambe nude della ragazza e cercò di ostacolare il brivido che quel pensiero gli diede allo stomaco.

Le doveva stare lontano.

E soprattutto lui,doveva allontanarsi da lei e dai suoi occhi dal taglio di una cerbiatta ma spietati e sensuali come quelli di un felino.

“Sig. Armitage, capisco che possa sembrare uno shock ma alla fine sono solo due anni.” Richard si girò verso la voce che aveva pronunciato quelle parole con fare disinvolto e poco interessato.

“E poi guardate il lato positivo, non dovrete certo cambiarle il pannolino.” Scoppiò in una fragorosa risata senza notare quanto quel commento lo avesse imbarazzato. Avrebbe preferito di gran lunga una Rebecca bambina che quella sconosciuta fattasi donna.

“E’ una catastrofe”aggiunse lasciandosi andare sulla poltrona dello studio.

“Sig. Armitage,sinceramente non credevo che la notizia la sconvolgesse tanto. Il Sig. Holler,che Dio lo abbia in Gloria, quando ha stipulato il testamento non ha avuto nessun dubbio che l’unico che potesse prendersi cura della sua amata Rebecca,era lei.”

‘Della sua amata Rebecca?’si ritrovò a pensare calcolando quante volte Rebb l’avesse chiamato disperata per come la trattava. Per come veniva sbalzata da un viaggio culturale all’altro solo per non averla intorno.

La sua amata Rebecca. Come poteva dire di averla amata se non aveva fatto altro che deluderla ogni giorno dalla morte della madre. Era stata abbandonata a se stessa e a volte notava quanto i suoi occhi fossero attraversati da una malinconia che lui sapeva di non poter curare.

“Non credo di poter svolgere un simile ruolo.” Disse portandosi poi le mani sulla fronte quando qualcosa lo turbava e non sapeva che scelta prendere.

“Sig. Armitage,in teoria ci sarebbe un altra clausola ma pensavo che lei fosse felice di prendersi cura della piccolo Rebecca. Ma a quanto pare sbagliavamo…” si alzò per andare a prendere un fascicolo senza immaginare quanto quelle parole lo avessero ferito. Doveva sembrare davvero una persona orribile agli occhi dell’uomo e soprattutto del defunto Steven. Cosa gli era saltato in mente a quel vecchio? Era un suo modo di vendicarsi per l’ospitalità che gli aveva dato tanti anni fa? Eppure non pensava di essere stato un peso per loro. Aveva lavorato,dato il sangue per far crescere l’azienda che aveva dato una cultura a Rebecca e l’agiatezza a Steven. In un certo senso la sua carriera da attore era iniziata grazie a loro.

Quando aveva deciso di fare l’attore,i suoi genitori gli dissero senza tanti preamboli di togliersi quell’ idea dalla mente.e che non avevano speso soldi per la sua educazione per poi vederlo fare la fame in qualche teatro sperduto di New York.

Erano stati chiari. O faceva quello che dicevano loro o quella era la porta e poteva andarsene. Aveva deciso per la seconda. Voleva vivere quella sua voglia di mettersi in gioco,di recitare parti al di fuori di lui. Di essere diverso da quello che era.Voleva recitare e sapeva che finchè non ci avesse provato,non sarebbe mai riuscito a vivere una vita monotona e classica. Voleva buttarsi e questo sapeva che avrebbe significato la rottura con la sua famiglia all’antica.

E li erano entrati in gioco loro. Non tanto Steven ma quanto la dolce Lily,la premurosa mamma di Rebecca. Era stata lei a dargli un posto nel loro ranch e nella loro famiglia.dopo aver saputo che era stato cacciato di casa. Aveva cercato di mettere pace tra lui e i suoi genitori ma non ci era riuscita e da allora si era sempre presa cura di lui come se fosse un secondo figlio e Steven gli aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere sui cavalli e sulle coltivazioni.

Tornò a quel tempo,quando quella casa sapeva di calore,sapeva sempre di qualche dolce nel forno e c’era sempre un sorriso o una parola pronta ad aspettarlo. Aveva vissuto felice insieme a loro e a Rebecca. Quella bambina dallo spirito libero gli aveva sempre dato gioia, era quello che era anche grazie a lei e per aver creduto sempre che ce l’avrebbe fatta. E alla fine era diventato un attore e Lily era morta. Alla fine veniva chiamato in ogni parte del mondo a recitare e Steven era diventato un freddo e cinico uomo d’affari. Era diventato quello che aveva sempre desiderato e Rebecca era rimasta sola.

Lui aveva avuto tutto e Rebecca per quanto fosse diventaca ricca,aveva perso tutto. Aveva perso l’amore e il calore di una famiglia. Era stata rifiutata dal suo stesso padre e alla fine anche da lui.

“Sig. Armitage, è ancora con noi?” l’avvocato lo fece tornare con i piedi per terra e cercò di buttare giù il fastadio che quell’omino piccolo e calvo gli stava trasmettendo.

“Certo e andrei anche di fretta,per ciò,mi spieghi pure l’altra condizione.”

“Bhè, come le ho già detto la signorina enterà in possesso della sua eredità e dell’azienda del padre tra due anni. Fino a quel momento i soci del signor Holler manderanno avanti l’azienda.”

“Mi sta dicendo che Rebecca entrerà poi nel mondo degli affari e prenderà in mano l’azienda?”Richard scoppiò in una fragorosa risata pensando a tutte le lamentele che Rebecca gli faceva sulla matematica e su quanto odiasse i conti che ogni giorno suo padre doveva fare per mandare avanti l’attività.

“La sua reazione è comprensibile e anche il padre pensava la stessa cosa. Mi ha chiesto di dirle di aiutare in questi due anni Rebecca nel crescere nel mondo degli affari ma se così non fosse…” e girò una pagina del fascicolo che aveva in mano.” Ma se così non fosse..di trovare un partito che sia all’altezza di Rebecca e del suo patrimonio e che non cada vittima di qualche arrampicatore sociale.”

Richard si inumidì le labbra pensando che Steven era proprio un dannato vecchio. Anche lui sapeva che Rebecca non era proprio la massima aspirazione nel mondo degli affari e comunque gli aveva chiesto di insegnarle visto che la nascita dell’azienda aveva anche il suo nome e il suo 10% di investimento.

“Se così fosse,se riuscisse a sposarsi,entrerebbe in possesso del patrimonio e dell’azienda prima di compiere i 25 anni. Bene, questo è quanto.” E gli porse il fascicolo con la penna in modo che firmasse la vendita della figlia. Con riluttanza prese la penna e firmò pensando a quanto la decisione di farla sposare fosse sensata ma così tanto sgradevole al suo cuore nel pensarla tra le braccia di un uomo che non fosse lui.

 

***

“Sei tornato,come è andata?”

Richard buttò giacca e scarpe come capitavano mentre sentiva la voce di Rebecca arrivare fino in corridoio e un delizioso odore di muffin appena sfornati. Si portò stancamente verso la cucina dove dietro il bancone trovò un allegra Rebecca che gli metteva davanti il suo dolce preferito.

La guardò mentre ne metteva mezzo boccone in bocca e si chiese chi fosse quella donna davanti a lui. Non aveva più nulla della piccolo e gracilina Rebecca che conosceva quando era bambina. E non aveva nulla della quindicenne pazza d’amore che gli si era aggrappata addosso per chiedergli di sposarla e mettere su famiglia con lui.

No.

Non c’era più nulla di lei in quel momento. Era una Rebecca donna. Una Rebecca molto bella. Una Rebecca che gli stava trasmettendo delle emozioni troppo forti e che doveva evitare.

“Da oggi in poi sono il tuo tutore legale fino a quando non compirai 25 anni e non spiccherai il volo per andare via da me…”si alzò le maniche della camicia per impedire che le briciole del dolce si infilassero fino a chissà dove e perdendosi così il rossore sulle guance della ragazza che si girò proprio nel momento in cui lui rialzò la testa.

“Quindi da oggi dovrò chiamarti papa…” anche se avesse volute chiamarlo in tanti altri modi e urlargli a squarciagola che non se ne sarebbe mai andata da lui. Nemmeno per tutto l’oro del mondo visto che il suo oro era proprio lui.

“Già,mi toccherà odiare tutti i tuoi fidanzatini da bravo padre geloso…”disse ridendo facendo battere il cuore all’impazzata a Rebecca.

“Io non potrei mai amare nessuno come mio padre…”Rebecca spalancò la bocca allibita per quello che aveva appena detto e soprattutto si sentì una stupida nel vedere lo sguardo serio e quasi arrabbiato di Richard che per tutta risposta posò il dolce e si alzò per poi mettersi a braccia conserte e guardarla come se fosse senza speranza.

“Stavo scherzando,cioè,una qualsiasi adolescente avrebbe risposto così a suo padre…”anche se nessuna adolescente aveva un tutore con due spalle come un armadio e due occhi azzurrì in cui ci si poteva perdere.

“Rebecca,te lo dico, se dobbiamo convivere per due anni. Dobbiamo attenerci a delle regole.”Rebecca lo guardò stupita per poi ricordarsi della stipula del contratto che il padre aveva fatto su di lei e per la sua eredità. Sorrise felice e senza rendersi conto corse verso di lui per poi saltarli al collo.

“Allora non mi manderai via?Posso davvero restare con te?” e si strinse ancora di più senza rendersi conto che era piedi all’aria per quanto Richard fosse alto.

“Saremo come tanto tempo fa,una famiglia.” Aggiunse cercando di trattenere le lacrime e in quel momento Richard si sciolse sentendo quanto Rebecca avesse sofferto e dopo tanti anni l’abbracciò per poi alzarla meglio per avere il suo viso davanti al suo.

“Ti ricordi,Richard? Quando facevi qualcosa che mi rendeva felice,ti correvo incontro e mi prendevi in braccio proprio come stai facendo ora.Mettevi il mio viso davanti al tuo in modo che fossimo pari e da pari ci potessimo guardare.”

“Già…”aggiunse Richard specchiandosi negli occhi nocciola della ragazza e nel suo profumo che sapeva ancora di fiore selvatico.

“Anche se a quel tempo non eri certo così pesante….” E con quella scusa la rimise giù facendo finta di massaggiarsi le spalle per il dolore. Per tutta risposta si beccò un pugno leggero sullo stomaco della ragazza che tornò in cucina imbronciata e soprattutto accaldata per quel contatto con l’uomo.

“Quindi tu sapevi che Steven mi aveva disignato come l’eletto…”

“Oh si, come il giusto tra i giusti…”risero insieme e tutte e due per la prima volta dopo tanto tempo provarono la felictà e il calore di una persona che sapeva di casa.

“Ho cercato di dissuaderlo,soprattutto dopo…insomma sai cosa.” E di nuovo le guance le si imporporarono in ricordo di quella bella figura che aveva fatto nel dichiarare i suoi sentimenti apertamente.

“Ma lui non ti ha ascoltato?”

“No,anzi,non capiva perchè non volessi una persona a cui ero tanto legata.”e di nuovo si guardarono e Richard si chiese come avrebbe fatto a resisterle. A resistere alla nuova Rebecca se era riuscito a stento a mandare via la Rebecca quindicenne in cui gli offriva se stessa. Lo aveva sconvolto a quel tempo e sapeva che avrebbe continuato a sconvolgerla. Doveva trovare una soluzione e la soluzione sarebbe stata quella di farla sposare con qualcuno che fosse alla sua altezza.

Non avrebbe mai permesso che Rebecca fosse merce per delle mani che non sapevano toccarla come meritava. E avrebbe fatto tutto da nascosto perchè sapeva più che bene che Rebecca non glielo avrebbe mai perdonato.

“Bene,vado a farmi la doccia e domani stipuleremo le regole e soprattutto ti troverai una lavoro. Diventerai una ragazza indipendente.”

“Davvero?Oddio,non vedo l’ora.”e iniziò a saltellare per la cucina facendo sorridere di cuore Richard. Alla fine aveva ancora con se la Rebecca bambina e sapeva che guadagnarsi dei soldi per se stessa l’avrebbe resa felice.

“Mi impegnerò Richard,te lo prometto.”

“Si,certo. Vado in bagno e mi ci chiuderò bene a chiave. Non vorrei avere delle sorprese.” E corse prima che arrivasse il mestolo dietro la schiena.

“Verrei in bagno solo per lavarti la schiena come una brava figlia.” Disse arrabbiata sentendo la chiava della porta del bagno girare.

“Sisi,eppure mi sembra che una figlia non si debba aggrappare con una tale intensità come hai fatto tu prima mentre mi abbracciavi.” E lo scroscio dell’acqua mise fine alla discussione e facendo affogare pensieri poco consoni ad una convivenza di famiglia.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Bene,questo è il secondo capitol di questa storia dove il nostro Richard si ritroverà a fare da tutore ad una giovane Rebecca.

Cosa succederà?

Chissà.

Grazie per aver letto e commentato.

Alla prossima J

 

 

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Capitolo 4
*** 4 capitolo ***


4.capitolo

 

Click Clik

 

Richard premette nervosa sull’acceleratore mentre imboccava la strada che lo avrebbe portato dalla sua fidanzata. Erano già in ritardo e il suono maniacale della macchina fotografica che aveva Rebecca non faceva altro che peggiorare il suo stato emotivo.

 

Click Click.

Frenò di botto sentendo il corpo della ragazza rimbalzare sul sedile. Si girò verso di lei che lo guardava sbigottita e con un cenno poco elegante le chiese di dargli la macchina.

“Non ci penso nemmeno,non è tua e posso farci quello che voglio.” Scattò di nuovo notando sul display che Richard aveva le sue classiche venette dal ‘ho perso la pazienza da un pezzo’ che fremevano sulla fronte.

“Bhè,la macchina invece è mia e posso sbatterti fuori al prossimo click…e sai che ne sono capace.” Rebecca avrebbe volute sfidarlo ma sapeva bene che Richard non scherzava quando arrivava a minacciare la gente…e soprattutto quando arrivava a minacciare lei.

Sbuffò mettendo il suo prezioso tesoro sulle gambe. Appoggiò la testa al finestrino mentre vedeva Richard smanettare con il telefono per poi chiamare Rutina dicendole che la stava aspettando.

Sbuffò nuovamente.

Il suo tono era nettamente cambiato. Da arrabbiato era passato al dolce e in quel momento invidiò la donna che faceva starlo così bene. Si chiese se davvero fingesse con lei,se davvero si spacciasse per quello che non era ,oppure,semplicemente,Rutina lo rendeva felice e meno aggrassivo.

“Puoi fare la brava per tutto il giorno?”Richard si girò nuovamente verso di lei e Rebecca si morse un labbro nel constatre quanto il suo tono fosse uguale a quello che usava suo padre quando era piccola.

Che idea assurda era stata quella di venire a piangere da lui dei suoi problemi.

Per Richard il più grande problema era sempre stato lei.

“Dovresti smetterla di trattarmi come una bambina,sono cresciuta se ancora non te ne fossi accorto.”

“Oh,certo!Abbiamo una Rebecca maggiorenne.” Avrebbe volute dirgli che il suo corpo si era accorto già da tempo che era cresciuta ma doveveva tenere le distanze. Doveva fare in modo che Rebecca fosse solo un desiderio che mai avrebbe espresso e esaudito.

Rebecca stava per replicare quando vide la figura di Rutina avvicnarsi alla macchina. Si fermò e la guardò stupita,forse non immaginava che ci sarebbe stata anche lei.

“Hey,ciao.”Rutina la guardò mentre sostava con lo sportello aperto. Rebecca notò quanto la donna fosse imabarazzata e continuava a guardarla come se fosse un fantasma o un entità che potesse farle quasi del male.

“Non c’era bisogno che ti mettessi dietro,potevi tranquillamente stare davanti.” Si sedette e Rebecca pensò che fosse solo una scena da attrice consumata per guadagnarsi la sua simpatia.

“Tranquilla. Sto dietro già da quando siamo usciti da casa….tra poco andremo in un negozio per bambini a comparmi il seggiolino,senza potrebbero fare la multa a papà Richard.” Fece un sorrisetto mentre osservava gli occhi glaciali di Richard nello specchietto retrovisore. Se lo conosceva bene come credeva,sarebbe morto dentro pur di non dimostrare a Rutina che era la persona meno paziente e tollerante del mondo. Per tutta risposta Richard fece qualcosa che la ferì più di qualsiasi parola che avrebbe potuto dire. Si sporse verso Rutina e le diede un dolce bacio sulle labbra. Notò il modo tenero in cui si guardarono e in quel momento si sentì davvero come una bambina ferita e umiliata dal suo stesso gioco. E se Richard fosse davvero innamorato di Rutina? Se la sua dolcezza fosse dipesa proprio dal fatto che in realtà la donna era così straordinaria da curare il suo carattere burbero e schivo?

Preferì non farsi più quelle domande e estraniarsi dal mondo e soprattutto da loro,nascondendosi nelle sue adorate cuffiette. La musica era l’unica cosa che la faceva stare bene subito dopo la fotografia. Tutti e due avevano il potere di farla vivere in un posto in cui lei era il centro del mondo.

 

***

 

“Rebb, faremo sicuramente tardi con le riprese,ti lascio dei soldi semmai volessi tornare a casa o andare un pò in giro.” Richard prese il portafoglio mentre le truccatrici preparavano il materiale per trasformarlo nello spietato e tormentato Red Dragon.

“Guarda che i soldi li ho e poi preferisco restare qui che gironzolare da sola per la città…..a meno che non è una scusa per non volermi tra i piedi.” Richard la guardò come se per la prima volta avesse davanti una sconosciuta. Il suo sguardo era fiero e diretto e non ammetteva nessuna replica. Per un attimo,Richard,ebbe come l’impressione che Rebecca fosse diventata una donna,una donna con cui avrebbe perso la testa al solo schioccare delle sue dita.

“Se non ti avessi voluta,ti avrei detto di stare a casa.” Aveva ancora i soldi in mano mentre sentiva lo sguardo indagatore della ragazza su di se. Sembrava che avesse perso il suo formidabile potere di capire cosa passasse nella sua testa,era come se avesse messo un sottile strato di vetro tra di loro,come se volesse proteggersi da qualsiasi persona che le volesse farle del male. E in quel momento sentì come uno spillo nel cuore nel constatare che Rebecca volesse proteggersi da lui.

“Ti starò il più lontana possibile,tranquillo. Ci vediamo dopo.” Rebecca stava per andarsene quando Richard la fermò per un braccio e se la tirò a se per poi abbracciarla. Rebecca sentì come se in quella presa,in quel forte abbraccio,fosse tornata a casa. Come se si fosse perduta e in quel petto largo e caldo avesse ritrovato la strada di casa.

Richard era questo per lei.

La perdizione.

 

Ed il ritorno.

 

“Rebb,lo sai che ti voglio bene,vero?” Richard si spostò da lei per poi afferrare le sue spalle in modo che lo guardasse negli occhi. Quegli occhi lucidi e smarriti gli fecero male. Quella persona non era più la sua dolce e allegra Rebecca a cui sapeva dare una cura su tutto. Li davanti a lui c’era una donna,una donna dove non riusciva più a caprine nulla. Rebecca lo smarriva e dentro di se si accorse che quello smarrimento gli piaceva…e in un certo senso lo eccitava.

“Certo…..” e dicendo questo si tolse dalla sua presa.

“Ma a volte il solo affetto non basta.”

Gli sorrise,sentendo che sul suo viso c’era tutto…tranne che un sorriso sincero.

 

***

 

Rebecca aveva passato tutta la mattina ad osservare le scene tra Richard e Rutina. Era rimasta seduta per terra con le gambe al petto mentre guardava ammirata e sbalordita il ruolo di Richard. Era un uomo incredibile, il suo talento era qualcosa di inspiegabile. Ti sapeva rapire in qualsiasi ruolo che impersonava. Aveva il potere di trasportarti nel suo ruolo,come se fossi in prima linea con lui.

Dio,quanto lo amava.

Amava la sua passione per la recitazione.

L’impegno che ci mettava in quello che faceva.

Il suo sorriso sincero.

Ma amava anche la parte che nessuno conosceva di lui. Quella di un uomo che amava stava sulle sue, che ti rispondeva sgarbato. L’uomo a cui non permetteva nessuno di conoscerlo come davvero fosse.

In un certo senso si sentiva come una favorita. Lei sapeva tutto di lui. E lui non fingeva mai di essere qualcun altro.

Forse in un certo senso era una fortuna per lei.

Ma poi,guardando il bacio che Richard e Rutina si stavano scambiando pensò che alla fine,avrebbe volute essere Rutina e avere Richard per se anche nella finzione.

“Hey,ciao.”

Rebecca tornò alla realtà quando sentì una voce calda e gioiosa arrivargli di lato.

“Ciao” disse timidamente quando incontrò gli occhi blu e dolci di uno dei protagonist della serie.

Hugh Dancy le sorrise allegro mentre tranquillamente si sedette accanto lei con un pacco di patatine giganti.

“Vuoi?” le disse mentre ancora aveva la bocca piena del boccone che aveva preso prima di offrile. A Rebecca veniva da ridere ma cercò di smascherare la cosa prendendo un pò di patatine.

“Che sciocco,non mi sono presentato. Io sono Hugh,non ti offro la mano perchè è unta peggio di una padella che usano al McDonald’s.

Rebecca scoppiò a ridere di gusto sapendo di aver causato troppo rumore quando sentì la regia zittirla perchè stavano girando.

“Ops….”

Per tutta risposta rise di gusto anche Hugh beccandosi un rimprovero con i fiocchi dallo stesso regista che fermò la ripresa per guardarlo infuriato.

“Scusate,ma questa ragazza è troppo divertente,me la porto via.” E senza nemmeno avere il tempo di replicare,Hugh la prese per mano facendola alzare di scatto per poi trascinarla via dalla sala facendola di nuovo scoppiare a ridere. Ma Rebecca non si era accorta che tra le risate del gruppo generale,una sola persona era rimasto immobile,serio e infastidito.

 

 

***

 

“Quindi sei una sorta di nipotina per Richard?”

Rebecca si era appena infilata un boccone dello sformato di pasta che Hugh gli aveva gentilmente offerto invitandola a pranzo. Prese tempo assoporando fin troppo bene il pasto,non sapeva che risposta dare all’uomo.

Nemmeno lei aveva ancora capito cosa rappresentasse per Richard. La maggior parte delle volte era sicuramente un fastidio e nel restante una bambina che non voleva crescere.

“Mmmm,credo che nipotina si possa avvicinare.”si coprì la bocca cercando di capire perchè Hugh avesse assunto un espressione seria mentre la guardava con il mento appoggiato sulla mano. In quel momento si sentì in imbarazzo perchè il suo sguardo la inchiodava come se fosse sotto processo. Sembrava l’avvocato del diavolo dove non aspettasse altro che lei si dichiarasse colpevole di amare un uomo che la ignorava senza troppo garbo.

“Credo che essere la sua nipotina proprio non ti piaccia.”

“A volte bisogna farsi piacere anche quello che detestiamo.”

Si accorse di aver detto più del dovuto quando Hugh gli mostrò una faccia di pura compassione. Doveva davvero far pena se persino uno sconosciuto gli mostrava quanto fosse sciocco il suo amore. Sembrava davvero che l’unica che ancora non se ne facesse una ragione era lei. Aveva questa convinzione che prima o poi Richard si sarebbe accorto che era lei,l’unica donna della sua vita ma sperava che se ne accorgesse quando fosse ancora capare di procreare e non quando sarebbe diventato un vecchio ancora più scorbutico con il bisogno di una badante.

“L’amore è un arma potente. Può distruggere la solitudine in cui vivi o distruggere la speranza con cui sei sempre vissuto.”

“Oh, questa è davvero bella,di chi è?

“Oh del non famosissimo ma altrettanto ingambissimo poeta dei poveri d’amore Hugh Dancy.”

Rebecca scoppiò di nuovo a ridere quando vide l’attore prendere un fazzoletto e asciugare delle lacrime finte. Quella giornata si stava rilevando più interessante di quanto pensasse. Richard l’aveva praticamente trattata come se non esistesse ma in compenso aveva conosciuto una persona affabile e carina come Hugh.

“Deduco dalle vostre parole,che anche voi avete pene d’amore.”

“Oh mia dolce fanciullina,non si è vivi senza pene d’amore.”

“Si ma sarebbe bello che queste pene ogni tanto finissero.”

 

Hugh prese il portafoglio e pagò la cameriera che gli aveva appena portato il conto. Rebecca notò che portava una catenina con una mezza stella e si chiese cosa significasse quel simbolo. Sapeva dei mezzi cuori ma mai in vita sua aveva visto una mezza stella. Si sentiva titubante nel chiedergli qualcosa e si chiedeva se quell’oggetto era collegato alle pene di cui parlava. Stava per prendere coraggio e fargli la domanda quando vide da lontanto avvicinarsi quello le cui pene non smettevano mai di finire per lei.

“Ragazzi,eccovi qua.” Richard si posizionò dietro Hugh mettendogli le mani sulle spalle sorridendo allegro. Hugh alzò la testa e ricambiò il sorriso mentre Rebecca osservava la scena con il cuore che batteva forte in petto. Sapeva benissimo che il sorriso che aveva Richard era uno dei più falsi che avesse mai visto e sapeva anche, che quando sorrideva in quel modo,qualcosa lo aveva profondamente infastidito.

E ne ebbe la conferma quando la fissò con lo stesso sorriso e capì subito che quell’espressione non prometteva nulla di buono. Si portò il bicchiere alla bocca pensando che l’acqua potesse calmarle i nervi e cercando di capire che cosa avesse fatto per scatenare una simile reazione.

“Avete finite con le riprese?” disse ignaro Hugh non vedendo la guerra che i due si stavano facendo con gli occhi.

“Già,stavo cercando Rebecca per dirle che potevamo andare a casa a pranzare ma noto che avete già fatto.” E la sua voce si abbassò di qualche nota scatenando ancora di più in Rebecca l’allarme di pericolo a cui non sapeva perchè ne stesse prendendo parte.

“Avevi detto che avresti recitato fino a tardi e Hugh è stato così gentile da invitarmi a pranzo.” Gli sorrise facendogli capire che non aveva fatto nulla di male per meritarsi un simile comportamente e soprattutto non capiva il perchè di questo suo interesse in quanto l’aveva trattata come una nullità per tutta la mattina.

“E’ vero,il nostro Hugh è sempre gentile,magari potresti invitare anche me a pranzo la prossima volta.”

“Ma con piacere,anche se di certo non hai lo stesso fascino della tua splendida nipotina.”

“Nipotina?” rispose inclinado la testa verso Hugh.

“Si,nipotina,insomma…come descriveresti il nostro rapporto. Siamo come parenti ma non imparentati.” Rebecca si accorse di aver balbettato mentre cercava di spiegare e soprattutto perchè vedeva che quella situazione stava piano piano scivolandole via di mano. Sapeva che  aveva peggiorato tutto descrivendo Richard come un ipotetico zio e sapeva anche che questa cosa non avrebbe fatto piacere al forte e sconosciuto egocentrismo dell’uomo.

“Bhè,non mi sembra una tragedia così grossa da cui tu ti debba giustificare,Rebby.” Hugh era stato il più dolce possibile quando le rivolse quelle parole e per un attimo Rebecca si sentì come se Hugh potesse mettere pace alla sua anima tormentata. Non sapeva descrivere il modo in cui la faceva sentire. Le parlava da pari,con l’interesse che un uomo prova per una donna. Era tutto quello che sperava che Richar provasse per lei e invece ora quei sentimente glieli stava dimostrando una persona per cui cominciava a provare del serio interesse.

“Hugh,perdonami,ma non sei nelle condizioni di giudicare un rapporto di cui non conosci niente.”

“Richard….”lo ammonì Rebecca sapendo quanto le sue parole fossero state fredde e spietate verso una persona che non aveva fatto nulla di male se non quello di proteggerla ingenuamente senza pensare che la situazione fosse davvero tragica.

“Bene,visto che ti trovi così bene….ti farai accompagnare dal tuo nuovo amico.” E prima di andarsene le rivolse lo sguardo più spietato che gli avesse mai visto. Uno di quelli di cui non ammettevano repliche. Uno di quelli in cui gli diceva che la cosa per lui sarebbe finita lì.

“Richard ma che diavolo ti prende?” gli urlò Hugh ancora incredulo per la scena per poi girarsi verso di lei come per chiederle spiegazioni. Rebecca era ancora inchiodata alla sedia,sentiva le gambe tremare e il petto farsi sempre più pesante. Aveva come la sensasione di essersi di nuovo persa,di aver perso la strada,di non riuscire più a trovare la via di casa.

Per quanto fosse stato perfido e ingiusto,lei aveva paura di perderlo e fu proprio quella paura che la fece alzare dalla sedia e correre dietro di lui senza sentire che Hugh,ora,stava chiamanado anche il suo nome.

 

***

 

“Richard.”

 

Stava correndo come non aveva mai fatto in vita sua.

 

“Richard.”

 

Il fiato diventava sempre più corto per la fatica e soprattutto perchè lo sport non era di certo una delle sue più grandi passione. Ma correndo sapeva che avrebbe raggiunto subito le lunghe gambe di Richard e quando vide la sua schiena a pochi metri da lei,corse ancora pià forte e urlando il suo nome come se fosse l’ultimo che avrebbe mai chiamato nella sua vita.

 

“RICHARD.”

 

E urlando gli si aggrappà alla schiena, respirando affannosamente facendolo poi fermare. Lo strinse così forte come se il suo corpo fosse una medicina che le avrebbe fatto recuperare le forze e curato la paura dell’abbandono che gli aveva fatto provare.

 

Che uomo cattivo che era.

 

Lo odiava.

 

Ma la sua schiena era la cosa più bella a cui si fosse mai appoggiata. Voleva solo lui e sapeva che non avrebbe mai dovuto corrergli dietro perchè non aveva commesso nessuno errore.

Ma non voleva perderlo e si sarebbe anche umiliata pur di stargli accanto. Non era giusto ma non poteva tollerare di vivere con il pensiero che Richard la rifutasse.

 

“Rebecca…” il suo tono era ancora freddo e arrabbiato ma sapeva di aver fatto la scelta giusta quando le mani dell’uomo scesero sulle sue per poi afferrarle e fare in modo che gli si staccasse di dosso e mettersi davanti a lui per guardarlo.

 

“Richard…..io….” iniziò a piangere sapendo di non riuscire a parole a spiegare la frustazione che provava ogni volta che litigavano. Si sentiva addosso una malinconia e una tristezza di cui sapeva che Richard ne poteva essere la cura e soprattutto l’artefice.

 

“Shhh…” fu l’unica cosa che gli disse appoggiando l’indice sulle sue labbra per farla tacere. In quel momento notò una dolcezza nei suoi occhi che mai gli aveva visto prima. Come se in quel momento non vedesse più la piccolo Rebb ma Rebecca. Mosse le labbra per poter dire qualcosa ma Richard la fermò subito circondandole il viso con le sue grandi mani. Sbarrò gli occhi quando vide il suo viso avvicinarsi al suo ma d’istinto li chiuse quando finalmente le loro labbra si sfiorarono.

Rimasero per un secondo immobili,assoporando quel momento che mai pensavano sarebbe successo.

Passarono dei semplici secondi quando la scintilla scoccò e le loro labbra si toccarono e si mangiarono come se mai nella loro vita aspettassero altro.

Le loro lingue presero a danzare un tango appassionato mentre le mani dell’uomo si staccavano dalla sua faccia per poi andare verso la sua schiena per premerla con forza verso di lui. Rebecca per tutta risposta emise dei mugolii di puro piacere aggrappandosi alla sua maglia come se da un momento all’altro potesse svenire dalla gioia. Si baciariono in un tempo di cui non riuscirano a contare nemmeno i secondi.

La loro vita iniziava li ma qualcosa gli mise anche fine. Richard come se si fosse svegliato da un incantesimo si staccò da lei come se si fosse accorto che Rebecca fosse un virus letale. La scansò così fortemente che lei andò a sbattere contro il muro del corridoio dove aveva preso vita la loro passione.

I loro respiri erano ancora affannosi,Richard si portò le mani sul petto,come se quel gesto potesse calmarlo ma in cuor suo sapeva che l’unico rimedio di quel momento,era andare via da li.

Era scappare da lei.

“Perdonami…ti prego…non succederà più…”

Si leccò le labbra come se in quel momento realizzasse che avesse ancora il suo sapore in bocca. Si sentiva un drogato,un alcolizzato,assuefatto da lei.

“Non seguirmi….” Riuscì a dire incamminandosi verso l’uscita e lasciando Rebecca ancora appoggiata al muro dove incredula si toccava le labbra gonfie dal tocco del suo Richard.

 

 

 

Angolo autrice:

 

Faccio schifo,

Schifissimo,

Schifio,

Schifo,schifo,schifo e ancora schifo.

Ho un ritardo di non so quanto tempo ma ….

Non ho scuse abbastanza plausibili da farmi perdonare….quindi,non me le inventerò. xD

 

Spero davvero che questo capitolo mi possa far perdonare e spero che mi continuerete ancora a seguire. Grazie ancora che continuate a commentare e a leggere.

A presto….spero! :D

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo. ***


5.Capitolo

 

Quarto giorno.

Pioggia fitta.

Autunno che si avvicina.

Richard latitante.

 

Rebecca chiuse il quaderno e usò la penna come strumento per tirarsi su i capelli che non volevano proprio stare a loro posto. Forse volevano diventare come Richard.

Scappare perchè non erano in grado di stare ordinati e piuttosto che affrontare quella situazione in cerca di una valida soluzione,preferivano abbandonare la sua nuca e scappare per nuche più meritevoli del loro disastro.

“Stupido,stupido e sciocco Richard.”

Si allungò sul letto stiracchiandosi portandosi poi le dita sulle labbre che ancora fremevano per quel bacio. Possibile che fosse davvero successo? Possibile che Richard avesse baciato proprio lei?

E’ possibile che lo stesso impetuoso e passionale uomo che l’aveva presa con slancio su quel corridoio,fosse la stessa persona che la stava beatamente evitando da ben 4 giorni?

Si alzò di scatto ignorando la penna che ora le penzolava sul viso come se fosse una ragnatela e corse verso la stanza di Richard.

L’aprì.

E la stanza era esattamente come 4 giorni fa.

Immacolata.

Ordinata.

Senza vita.

Si morse un labbro osservando quella stanza semplice e troppo fredda persino per un uomo discreto e asociale come lui.

Perchè le faceva questo?

Perchè non voleva affrontarla?

Aveva paura?

Aveva paura anche lei. Sebbene avesse sempre desiderato ricevere un bacio da Richard,non avrebbe mai potuto immaginare che quelle sue labbra la lasciassero così piena di emozioni che non riusciva a gestire. Era sempre stata innamorata di Richard,ma era un sentimento a cui sentiva quasi di essersi abituata. Come se fosse una cosa normale.

Ora che lo aveva baciato,sentiva una forza,un desiderio dentro di lei che non riusciva a spegnere con nulla se non con un tocco dell’uomo che amava.

Ma ora l’aveva lasciata lì,in quella sua casa,sola e immersa in un turbine di emozioni a cui non riusciva a dare una risposta.

Lo voleva li.

E invece lui,per tutta risposta si era allontanato come se lei fosse la causa di ogni suo problema,come se quel bacio non fosse iniziato da lui.

“Stupido, vorrei che non fosse mai successo se questo non ha fatto altro che innalzare ancora di più il muro che già ci divideva.”

E così dicendo si avvicinò al suo letto per poi sdraiarsi e sorridere nel sentire quanto quelle lenzuola avessero preso l’odore del suo uomo.

 

***  

 

“E stoooop,ripresa perfetta. Mezzora di pausa, ragazzi.”

 

Richard sospirò sollevato,la ripresa era stata più impegantiva del solito. Vestire i panni di Red Dragon era davvero estenuante,era un personaggio complesso e molto fisico e lui doveva dare mostra a tutto il suo potenziale e soprattutto doveva nascondere quanto lo imbarazzasse andare in giro in mutande.

Si sedette e accettò la bottiglietta d’acqua che Rutina gli passò. Da quattro giorni la ragazza lo ospitava a casa sua e la convivenza stava andando più che bene. Rutina si stava dimostrando una ragazza da cui un uomo non poteva desiderare di più. Era talentuosa,bella,semplice,simpatica e soprattutto non era invadente. Ancora ricordava i suoi occhi sorpresi di quando aveva suonato alla sua porta,di come le è bastato guardarlo per dirgli che poteva stare li fino a quando voleva. Di ospitarlo senza saperne il motivo,soprattutto perchè sapeva quanto tenesse alla sua solitudine e che non amava passare più di una notte fuori casa sua.

Eppure lei lo accettava. Si chiedeva come potesse stare con uno come lui. Rebecca gli diceva che era un falso e che non permetteva a nessuno di conoscerlo come era davvero.

Si sbagliava.

Rutina aveva capito da tempo che lui recitava anche nella vita reale e nonostante questo lo amava.

E lui,nonostante avesse una donna straordinare accanto a se,una donna che abbracciava tutte le notti e ci faceva l’amore,non faceva altro che pensare a quel bacio. A quel bacio dato alla sua Rebb,quella bambina che teneva sulle sue gambe e la faceva giocare. Quella banbina a cui aveva insegnato andare a cavallo,quella bambina che aveva giurato di proteggere a costo di qualsiasi cosa.

Quella bambina che a distanza di anni aveva baciato.

Desiderato.

Bramato.

E che sognava ogni notte da quel maledetto giorno di avere tra le sue braccia.

Di arrabbiarsi una volta svegliatosi di vedere Rutina al suo fianco e non lei.

“Un penny per i tuoi pensieri,straniero.”

Rutina lo riprese di nuovo,come faceva ogni mattina quando si svegliava e tornava alla realtà del suo corpo e dei suoi occhi. Bevve un sorso d’acqua cercando di buttare giù anche il fastidio che gli dava la presenza della donna.

Non se la meritava e in realtà non si meritava nemmeno Rebecca.

“Perdonami, non sono il massimo della compagnia ultimamente.”

“Oh ma tranquillo, in realtà non lo sei mai.” Richard la guardò storto ma poi scoppiò a ridere quando vide i denti bianchi della donna apparire nel bel sorriso che gli fece.

“Richard,per quanto io sia felice di averti a casa. Devi risolvere il problema. Qualsiasi cosa esso sia…o dovrei dire persona?”

Richard sbuffò ingobbendosi sulla sedia. Decisamente non se la meritava.

“Credo di non avere le capacità di prendermi cura di lei.” Fu sincero e per la prima volta volle che qualcuno gli dicesse che sarebbe andato tutto bene e che avrebbe trovato una soluzione e che era normale sentirsi impotenti nel prendersi cura di una ragazza.

Soprattutto di una ragazza di cui il suo corpo e la sua anima ne avevano un bisogno estremo.

“Richard,sei la sua famiglia,non puoi abbandonarla. Pensa a come si possa sentire lei?”

Richard alzò gli occhi al cielo pensando che non era il caso pensare a quello che sentiva lui,perchè avrebbe dovuto dimostrarlo decisamente fisicamente.

“Rutina, non ero pronto. Suo padre me l’ha affidata senza chiedermi nulla,non avevamo rapporti da tempo e con Rebecca non ci vedevamo da due anni. Come può aver pensato a me?.”

Rutina per tutta risposta gli mise una mano sulla guancia e lo guardò con una dolcezza così disarmanate che Richard sentì mille spilli colpirli nel petto.

“Amore mio, lui sapeva che avrebbe potuto contare su di te in qualsiasi momento. Te l’ha affidata perchè sei il suo parente più prossimo,perchè sapeva che dopo la sua dipartita,tu ti saresti occupato di lei come un padre. E’ questo che rappresenti per lei. Un padre.”

Richard dovette dare sforzo a tutta la sua bravura di attore per far sembrare credibile le parole di Rutina. Quella donna era la più ingenua che ci fosse nel mondo. Per Richard essere considerato il padre di Rebecca era una pugnalata,soprattutto per i desideri che provava e soprattutto perchè sapeva che Rebecca di certo lo vedeva sotto tutt’altro sguardo.

Doveva darci un taglio e l’unico modo era mettere in atto il piano di farla fidanzare con qualche ricco rampollo e di togliersela dalla sua vita.

“Rutina,devi aiutarmi in una cosa che Rebecca non dovrà mai sapere.”

La donna corrugò la fronte non riuscendo a capire cosa volesse dire l’uomo. Si alzò e la prese per mano per portarla in un posto più appartato dove parlare. Arrivarono fuori e si sedettero sui gradini e Richard sentì il bisogno di fumarsi una sigaretta sotto lo sguardo indagatore di Rutina.

“Stai fumando,deve essere proprio una pessima idea.”

Richard si girò verso di lei alzando le spalle divertito dalle risposte sempre azzeccate di Rutina. Era davvero una donna straordinaria.

“Suo padre ha lasciato scritto sul testamento che Rebecca verrà in possesso della sua eredità e della tanto agoniata libertà solo tra due anni. Fino a quel momento dovrà vivere con una piccola rendita che a malapena le poteva permettere di prendersi un garage in affitto….”

“Davvero?ma credevo che fossero ricchi…” disse indignata.

“E’ così ma il buon vecchio voleva che Rebecca imparasse che la fortuna va guadagnata e non le ha mai permesso di godersi quella ricchezza facendola vivere con il minimo indispensabile.”

Richard aspirò il fumo come se fosse aria buona per i suoi polmoni, non aveva sopportato le risttrettezze in cui aveva vissuto Rebecca fino a quel momento. Suo padre era stato troppo duro,l’aveva allontanata e l’aveva fatta vivere come un orfanella in cerca sempre del suo posto nel mondo.

Fu proprio quel pensiero che lo fece sentire in colpa. Aveva di nuovo abbandonato Rebecca,era scappato come un codardo per quel bacio che si erano scambiati. Aveva pensato solo a se senza calcolare a come si sentisse Rebecca.

Se stesse bene.

A controllare ogni suo accesso su whatsapp per constatare che fosse viva ma senza avere il coraggio di scriverle.

Che bell’esempio.

Gridava a lei di essere una bambina quando lui era il primo a comportarsi da tale.

“Mio Dio,che cosa orribile. Non conosco la storia ma trovo ignobile non condividere la proprio fortuna con le persone che ami.”

“Già….ma questo non è tutto. Ha stipulato che lei potrà entrare in possesso prima della sua eredità e della sua azienda solo ad una condizione.”

“E qual’è?” chiese ora curiosa non riuscendo ad immaginare cosa altro ci fosse in quella già ingarbugliata storia.

“Che si sposi qualcuno che sia abbastanza ricco e con buone capacità da poter amministrare l’azienda di famiglia.”

Buttò la cicca a terra per poi far tornare il fumo della sigaretta nell’aria pulita.

“Oh,ma questo è ancora più ignobile. Spero davvero che non si sposi mai,cioè,non posso credere che abbia scritto una cosa del genere.”

“E non ti ho ancora detto altro,Rutina.” Le prese la mano e la guardò intensamente negli occhi. Fu così intenso il suo sguardo che per un attimo,Rutina,credette di svenire.

“Credo che il vecchio abbia ragione. Rebecca deve sposarsi e voglio che tu mi aiuti a trovare una persona alla sua altezza.”

Vide la donna spalancare gli occhi per l’orrore che aveva appena detto. Sapeva che non sarebbero bastate abbastanze parole per convincerla. Rutina aveva i suoi principi e soprattutto le piaceva Rebecca.

“No,Richard,no. Non mi coinvolgerai in questo piano. Lo trovo meschino. Rebecca dovrà decidere da sola della sua vita,non sarò complice. E’assurdo e lo sai anche tu.”

“Rutina,per quanto so che sia ignobile è l’unica cosa da fare. Rebecca non è in grado di portare avanti la sua azienda. E’ ingenua e non ama la politica su cui è basato il lavoro di suo padre.”

Rutina si tolse dalla sua stretta e si alzò in piedi . Richard pregò Dio che l’avrebbe aiutato. Non sapeva a chi altro rivolgersi.

“Rebecca potrebbe trovare qualcuno che possa amministrare la sua azienda per lei. E’ pieno il mondo di gente in gamba e lei è una persona dolce che sa come farsi amiche le persone.”

Richard rimase sorpreso,se sole sapesse quello che Rebecca pensava di lei,chissà se avrebbe detto ancora quelle parole.

“Rutina, io conosco Rebecca. Lei deve sposarsi e assicurarsi un futuro altrimenti sarà perduta.”

Si alzò anche lui e la prese per le spalle. Vedeva nel suo sguardo smarrimento e incredulità. Ma doveva averla dalla sua parte,non voleva sentirsi solo in quel viaggio. Voleva sapere che stava facendo la cosa giusta.

“Ti prego,Rutina,aiutami.”

Rutina alzò gli occhi verso di lui. Aveva le labbra serrate,come se avesse paura di dire quello che stava per dire ma poi trovò il coraggio di aprire la bocca.

“Credo che sia la cosa più schifosa che si possa fare ad una persona,Richard. Ma ti aiuterò.”

E fece cenno di si con la testa facendolo sorridere di sollievo.

“Ma ad un patto,Richard. Tu tornerai a casa e quando sarà il momento che lei si innamorerà della persona che hai scelto per lei,gli dirai la verità.”

Si guardarono.

Richard rimase senza parole.

Dirle la verità significava perderla.

Rutina lo guardò maggiormente e in quel momento capì.

Rutina voleva che venisse punito con la sua stessa arma.

Il piano avrebbe distrutto lui e l’unione che aveva con Rebecca.

 

*** 

 

‘Caro Richard,

Anche se di caro non hai nulla,anzi,sei una caro imbecille e alquanto stupido individuo,per non citare altre parole che mi passano per la mente ma essendo io una persona cresciuta con un certo rigore e gentilezza,non le dirò,ma puoi immaginare benissimo a cosa alludo.

Punto 1:

Questa è casa tua e mi ritrovo a fare la padrona e tu l’ospite che se ne va in fretta e furia perchè ha distrutto o dato fuoco alla casa.

E in verità dico,rullo di tamburi e volata di piccioni,che la casa è tua.

E di certo io non pagherò le bollette di questa alquanto brutta e di poco gusto casa.

Punto 2:

Rammento che fino a 4 giorni fa mi si alludeva a me con il nome Bambina,ragazzina o abbiamo una Rebb maggiorenne.

Ma,si,edizione straordinaria.

Qui l’unico bambino SEI TU.

Ci siamo baciati mica abbiamo fatto un figlio di cui non vuoi occuparti e semmai dovesse capitare una cosa del genere….IL BAMBINO CONTINUERESTI AD ESSERE TU E NON IL BAMBINO CHE PORTO O PORTEREI IN GREMBO.

Punto 3:

Visto la tua latitanza vorrei invitare un amico ma non ho il suo numero. Saresti così gentile da inviarmi il numero del SIMPATICISSIMO Hugh?

Grazie e arrivederci.

P.S. Non serve che mi spii su whatsapp,perchè dimostri ancora una volta di essere UN BAMBINO.

Addio altro che arrivederci.

 

Rebecca premette invio e allegra per il messaggio appena inviato alla Regina delle nevi,iniziò a saltellare sul letto di Richard immaginando a quanto fosse bello se lui fosse stato lì nel vederla mettere in disordine il suo amato ordine.

“CHE DIAVOLO STAI FACENDO?”

“Ah,che forza. Lui risponderebbe proprio così.” Continuò a saltellare esterefatta di come fosse reale la voce di Richard che aveva nella sua testa.

“REBECCA,O LA SMETTI DI SALTELLARE SUL MIO LETTO O GIURO CHE VENGO LI E TI SCULACCIO FINO A FARTI PERDERE IL CULO.”

Rebecca si bloccò di scatto con il telefono della colpa in mano. Lo guardò a bocca aperta,come se davanti a lei ci fosse una visione.

Ma di certo,una visione doveva essere più celestiale di un Richard completamente fuori di sè.

“Che ci fai qui?” fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre preoccupata si guardava le scarpe. Aveva saltato sul suo letto senza toglierle e per di più era ancora in piedi,li,bloccata dalla presenza dell’uomo.

“Come sarebbe a dire cosa ci fai qui? Questa è casa mia,RAGAZZINA.”Si avvicinò al letto e allungando la mano le fece segno di scendere ma lei per tutta risposta ignorò il gesto e saltò dal letto dalla parte opposta dove era lui. Richard abbassò piano la mano per poi chiuderla a pugno come se si fosse scottato. Se lo meritava. Rebecca in quel momento voleva odiarlo.

“Bhè,pensavo che avessi abbandonato la casa visto l’ assenteismo degli ultimi giorni.” Rebecca prese a sistemare il letto,non perchè si sentisse in colpa di averlo disfatto ma perchè in quel momento sentiva il bisogno di ignorare il suo cuore che martellava nel petto e soprattutto ignorare l’impulso di buttarsi tra le sue braccia e riprendere dove avevano lasciato quattro giorni fa.

“Non potrei mai lasciare questa brutta e dal poco gusto casa. So per certo che tu non l’apprezzeresti.” E lo vide smanettare con il telefono e cominciare a leggere il messaggio che gli aveva appena mandato. Sentì le guance imporporarsi perchè mentre leggeva il messaggio con la sua voce bassa e sensuale,la guardava come se volesse punirla per ogni singola parola e dovette ammettere che quel suo sguardo punitore la eccitava.

“Quindi sono un bambino.” E piano girò il letto e si avvicinò a lei che ora lo guardava immobile e con lo sguardo rosso di imbarazzo.

Dio,come l’avrebbe ribaciata in quel momento,come voleva sentire il calore di quella pelle sotto le sua mani. Come fremeva nel sapere che quella reazione era dovuta a lui e solo a lui.

“Non puoi essere arrabbiato per quello che ti ho scritto,quello che ha sbagliato sei tu.” E Richard si inchiodò da quel suo sguardo fiero e da quelle parole che sapevano di verità.

“Infatti ti chiedo umilmente scusa per il mio comportamento ma davvero non sapevo che fare.”

Rebecca lo guardò diffidente,come se sotto le sue scuse ci fosse la fregatura. Per tutta risposta si rimese a sistemare il letto perchè non riusciva a sostenere il peso di quello sguardo e soprattutto delle sue emozioni.

“Piantala di sistemarmi il letto,non sei la mia serva.” E le bloccò le mani per portarla davanti a lui. La sentì tremare e vide nei suoi occhi paura.

“Perchè tremi,hai paura di me? Non ti farei mai del male.” L’avvicinò ancora di più e Rebecca potè sentire quanto fosse caldo il suo fiato sul suo viso. La stretta delle sua meni le provocava un brivodo ma non era di paura ma di puro piacere.

“Non me ne fai fisicamente ma me ne fai a parole.” Deglutì quando vide le labbra di Richard a pochi centimetri dalle sue. Era incredibile come le loro labbra si cercassero,come si respirassero in cerca di un avvicinamento che le loro menti bloccavano a tutti i costi. Si allontanavano e poi si avvicinavano come se stessero combattendo un duello.

“Rebecca, non capisci quanto sia difficile per me?”

E Richard interuppe la magia allontanandosi e portandosi nervoso una mano fra i capelli per seppellire quel desiderio che lo stava uccidendo.

“Per te è difficile?Io ti amo da sempre e non ho mai avuto paura di dichiararti quello che provo. Quando pensavo che non ti avrei mai più conquistato ,tu mi hai baciata e questo mi ha fatto capire che mi vuoi. Perchè cerchi di allontanarmi se provi i miei stessi sentimenti?”

Richard rise per quelle parole e Rebecca per tutta risposta lo guardò scioccata. Perchè doveva sempre denigrare i suoi sentimenti in quel modo?

“Rebecca,sei così ingenua. Reagisco come reagirebbe qualsiasi uomo davanti ad una bella ragazza. Non credere che oltre a questo ci sia altro.”

Si allentò la cravatta pensando che fosse quella a fargli mancare il respiro. Pensò di aver messo fine alla discussion ferendola con quelle parole ma invece vide una Rebecca diversa,più matura e più sicura del suo potere.

“Allora reagisci come qualsiasi uomo. Prendimi e fammi tua. Non desidero altro.” Richard si sentì in trappola,quella donna lo aveva sorpreso. Sentiva il suo membro pulsare mentre la guardava arrivare da lui come un diavolo tentatore. Ogni suo nervo gli diceva di prenderla. Ogni sua cellula gli urlava di farla sua,subito.

“Richard,a me andrebbe bene anche una sola notte d’amore.” I suoi occhi erano lucidi e imploranti e lui sapeva che non aveva scelta.

E così dicendo aprì la porta e corse in bagno. Chiuse bene la chiave e si lasciò andare a terra sudato e pieno di desiderio.

Si portò una mano sulla fronte pensando che una doccia fredda fosse assolutamente necessaria. Stava per spogliarsi quando sentì il bip inconfondibile del suo cellulare. Sapeva benissimo chi fosse.

 

‘Quindi io ti seduco e tu scappi. Bene, sono curiosa di sapere fino a dove arriverai!;)’

 

‘Ne devi fare di strada ancora per sedurmi.’

 

E invece di strada ne doveva fare lui per scappare da lei.

 

‘Richard,non fare il bambino. Sappiamo benissimo che sei cotto a puntino.’

 

Colpito e affondato.

 

‘Bambina,la cosa che mi rincuora è che il desiderio io riesco ancora a controllarlo….tu,no.’

 

Richard aprì l’acqua aspettandosi un messaggio. La vedeva online ma non rispondeva,in fondo,il vincente era ancora lui. Stava per entrare in doccia quanto sentì l’avviso di un nuovo messaggio.

 

‘Scusami ma stavo chattando con Hugh,fortuna che ci sta Twitter al mondo,se aspettavo te per avere il suo numero,avrei aspettato in eterno. Buona doccia FREDDA,ti servirà.’

 

Richard buttò il telefono a terra e entrò con violenza nella doccia. Quella piccola insolente ne sapeva più di quanto pensasse.

Doveva farla sposare.

 

Ma dentro di se aleggiava l’idea di averla prima di lasciarla andare.

 

 

 

Angolo autrice:

 

Vabbè,sono alquanto scioccata dal rapido aggiornamento. Questo non riesce a farmi uscire parole abbastanza adeguate per parlare di questo capitolo. Quindi lascio a voi l’ardua sentenza. Ringrazio chi mi continua a seguire e lascia un comment facendomi tanto felice.

Un bacio e a presto!:)

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


6.Capitolo

 

La radio urlava a squarciagola nel chiassoso silenzio della lucida berlina nera di Richard che li avrebbe portati tutti e Quattro nel Ranch di sua proprietà che si trovava a poche ore di distanza dalla città.

Rutina e Will avevano cercato in tutti i modi di avviare una conversazione nel pesante veicolo ma sia Richard che Rebecca non ne avevano voluto sapere di rispondere.

Rutina sbuffò appoggiando poi la fronte al vetro e chiudendo gli occhi. Pensò che Richard e Rebecca erano più simili di quanto pensasse e che erano talmente orgogliosi nel volersi chiedere scusa che preferivano stare giorni interi senza parlare.

Osservò meglio Rebecca che seduta accanto a lei dormiva. Provava una sincera simpatia per lei e non voleva a nessun costo ferirla partecipando al piano diabolico del suo ragazzo,ma da una parte capiva il perchè Richard si preoccupasse tanto per lei. Le voleva bene e conosceva quello che sarebbe stato meglio per lei,anche se questo lo avrebbe portato a mettere fine alla loro amicizia.

Dal canto suo,Rebecca,faceva finta di dormire. Non aveva voglia di sentire chiacchiere inutili e fingere di apprezzare la compagnia.

Tornò al momento in cui Richard le aveva proposto di andare un fine settimana al ranch,di quanto fosse stata felice nell’apprendere che aveva comprato una proprietà che gli ricordasse i momenti vissuti quando erano giovani e felici.

Pensò ingenuamente che lo avesse comprato per lei,sapendo quanto questo l’avrebbe resa felice e che magari un giorno,li,avrebbero messo su famiglia.

Lo aveva abbracciato ringranziandolo di regalargli quel splendido fine settimana fino a quando lui non gli aveva detto che sarebbe venuta anche Rutina e che era un modo di vedere come stava il ranch e fare amicizia con il vicinato.

Rebecca sentì ancora la delusione scorrergli nell’apprendere quelle parole. Se la portava solo perchè non voleva che restasse a casa,sola,a combinare chissà quale guaio.

Sbuffò pensando a quanto fosse difficile amare un uomo che faceva di tutto per farsi odiare,eppure ancora pensava alle sue labbra così ben assortite nelle sue. Le mani grandi di Richard che l’accarezzavano con dolcezza ma allo stesso tempo con rude possesività.

La voleva.

Di questo ormai ne era certa.

Ma c’era la parte razionale di lui che lo frenava e cercava di umiliarla con le parole e dicendole che era uno stimolo normale che qualsiasi uomo avrebbe con una donna che gli si offre senza riserve.

 

Era questo lei?

Una donna che lo amava mettendo da parte la proprio dignità e che per questo veniva scambiata persino per una poco di buono?

No,non glielo avrebbe permesso.

Ed era per questo che aveva ideato il piano per cui Will era in macchina con loro.

 

“Bhè,non c’è niente di meglio che una gita tra amici per spaccare la routine del lavoro,non siete d’accordo?”Will cercò di nuovo di smorzare l’aria pesante che tirava nella macchina. Non riusciva a capire il perchè fossero tutti così seri,come se fossero diretti ad un funerale invece che ad una bella uscita tra amici.

“Oh si,è stata davvero una bella idea,vero Richard?” ribattè Rutina spostandosi verso il sedile del guidatore dando poi un bacio sulla guancia all’uomo che ancora non aveva perso la sua compatezza. Rebecca aprì gli occhi proprio in quel momento e alzò gli occhi al cielo per quelle smancerie a cui doveva sottostare.

“Decisamente una bella idea e anche una bella sorpresa nell’apprendere che ci sarebbe stato un ospite in più.” Richard iniziò a scalare energicamente le marce quando vide l’uscita che li avrebbe condotti al ranch. Se ancora pensava al messaggio di Will che lo ringraziava per l’invito gli saliva la rabbia.

Rebecca lo aveva invitato senza chiedergli il permesso,se lo era ritrovato senza poter dire o fare nulla per impedirgli di venire. Non riusciva più a sopportarlo dal giorno in cui li aveva visti ridere e scherzare come se fossero amici di vecchia data,come se fossero due persone destinate a stare insieme.

Rebecca non sarebbe mai stata sua. Will era troppo grande per lei e non l’avrebbe resa felice.

Ma una domanda gli si faceva sempre strada nella mente mentre piano piano prendeva la strada per il ranch.

Chi mai avrebbe potuto farla felice?

A chi mai avrebbe permesso di renderla felice?

A chi mai avrebbe permesso di portarla lontano da lui?

Stava organizzando quella uscita per farle fare nuove conoscenze…..ma dentro di se si sentiva infiammare fino alle budella se pensava che qualcun altro avrebbe assaggiato quelle labbra e accarezzato quel corpo.

Strinse il volante per far sì che la rabbia lenisse ma non riusciva a togliersi dalla testa che Rebecca doveva essere sua e di nessun altro…a costo di tenerla dentro una gabbia e non permetterle mai di uscire dalla sua vista.

“Come ci sistemeremo?”chiese alla fine Will facendolo tornare alla realtà.

“Bhè,Will,sinceramente sei stato una sorpresa…quindi le stanze sono solo due. Qualcuno dovrà dormire sul divano.” Si spostò leggermente per guardarlo negli occhi e sorridere e Will riconobbe che in quel sorriso c’era una sorta di sfida e capì che non era propriamento desiderato.

“Dai Richard,non ti permetterei mai di farti dormire sul divano. Mi sacrificherò volentieri e andrò io.” Fece l’occhiolino e Rebecca scoppiò a ridere di gusto facendo di nuovo salire la rabbia a Richard.

Quella gita si era rivelata un disastro e suibito capì che non avrebbe fatto altro che peggiorare.

“Ma come,Rich?Un uomo come te avrà di certo provveduto a dei letti molto grandi quindi Will può dormire tranquillamente con me.”

La macchina per poco non finì fuori strada se Richard non avesse ripreso il controllo della situazione. I tre passeggeri rimasero per un secondo impietriti anche se Rebecca iniziò a gongolare per la sua reazione. Sapeva benissimo come portarlo al limite.

“Richard tutto bene?” chiese Rutina notando che l’uomo stringeva con troppa forza il volante. Non riusciva a capire perchè Richard fosse cambiato così tanto da quando Rebecca era piombata nella sua vita. Pensava ancora a quella promessa e su come si preoccupasse per lei, come se fosse una padre iper-ansioso. Eppure,dentro di lei,sentiva che c’era qualcosa di più sotto e soprattutto non concepiva il fatto che Rebecca facesse uscire la parte peggiore di lui e lo portasse al limite della sopportazione. La stimava e pensava che quello che le stava facendo Richard fosse ingiusto però,a volte,avrebbe volute zittirla come fa una madre con la propria figlia ribelle.

“Non dirlo mai più.” Rebecca sbiancò quando lo vide accostare e girarsi verso di lei per dirle quelle semplici parole. Sentì il cuore fermarsi quando vide quegli occhi farsi piccolo e seri e si chiese se fosse impazzito. Era come se si fosse scordato che in quella macchina ci fossero altre persone e di cui,una di  questi era proprio la sua fidanzata che guardava smarrita i loro visi.

“Preferisci che dorma con te e Rutina?” non comprendeva da dove le venisse quella forza di rispondergli. Lo aveva di nuovo sfidato e per l’ennesima volta aveva avuto la meglio.

Richard per tutta risposta si sentì come sprofondare,la Rebecca che aveva davanti gli era del tutto sconosciuta. Non era in grado di conoscerla,non era in grado di capirla e per di più ne aveva paura.

L’unica cosa che riuscì a fare era riprendere il comando della macchina e far sì che quel viaggio finesse il prima possibile.

 

 

***

Rebecca guardava emozionata il panorama che la sua finestra spalancata le offriva. Quella casa,quel posto,quei cavalli…quello splendido ranch,era come quello di casa sua. La sua stanza aveva il classico arredamento in legno e il grande letto di ottone faceva da sovrano in tutta la stanza. Ma la parte che Rebecca aveva più apprezzato era il tetto. Il tetto di latta che  quando veniva colpito dalla pioggia,emetteva un suono capace di far addomentare persino chi soffriva di insonnia.

Quella casa era il suo sogno. Quella casa era stata fatta per lei.

Come poteva rinunciare alla persona che aveva studiato quella casa pensando a lei e a quello che aveva vissuto tanti anni fa?

Rebecca lasciò che il vento entrasse a sfiorarle i capelli e chiuse gli occhi quando sentì dietro di se la presenza di Richard.

Così vicino a lei fisicamente ma così lontano mentalmente.

“Ti piace?”la sua voce non aveva più nessuna sfumatura di rabbia o delusione. Era solo una domanda piena di dolcezza e curiosità.

“Si,tanto. E’ come quella che avevamo.” Si lasciò andare quel tanto che le bastava per avere il petto di Richard come cuscino per la sua nuca e le spalle. Potè sentirne il calore e si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando le braccia dell’uomo la circondarono come se nulla fosse successo prima di quel momento. Come se fosse normale comportarsi così in quel luogo che sembrava esser fatto solo per loro.

“Perchè devi sempre farmi perdere le staffe?” Quelle parole le vennero soffiate vicino all’orecchio tanto che Rebecca ringraziò di aver le braccia di Richard a tenerle caldo per quel brivido che le aveva fatto provare.

“Potrei dire la stessa cosa di te.”

“E’ diverso,Rebb,è diverso.” Ora poteva sentire le labbra di Richard sul suo collo,come se fosse pronto a baciarla o a succhiarle fino all’ultima goccia di sangue per eliminarla.

“Non lo è,Richard. Noi ci desideriamo eppure tu non fai altro che rinnegare questa cosa. Come se fosse sbagliato….ma io non capisco,è così sbagliato poterci amare?”

Ma come risposta ebbe solo il suo allontanamento. Sentì quel calore spezzarsi e le grandi braccia dell’uomo lasciarla andare come se quelle parole lo avessero fatto tornare in se.

“Mi dispiace,Rebb. Non posso. Meriti qualcosa di meglio.”

I suoi passi si allontanarono e lei non ebbe nemmeno la forza di girarsi. La pioggia iniziò a cadere fitta e il rumore che si sparse per la stanza non aveva nulla di melodioso ma sapeva solo di una grande e dolorosa e malinconica mancanza.

 

***

“Quindi siete andati nella stessa scuola? Questa è davvero una straordinaria coincidenza.”

Le voci si mescolavano nell’allegra tavolata del loro ranch. Richard aveva organizzato la cena con il vicinato perchè sapeva che la coppia aveva due figli della stessa età di Rebecca e non avrebbe potuto sperare in meglio quando venne a sapere che già si conoscevano. Osservava Rebecca mentre cinguettava come una donna di mondo con gli aspiranti giovanotti. Si chiedeva se gli piacessero oppure gli dava corda solo per educazione. Eppure non gli era mai sembrata così bella,il semplice vestito rosso le metteva in risalto la bella carnagione olivastra,i capelli erano tirati su in una stretta coda di cavallo e gli occhi neri e grandi erano messi in risalto solo con un pò di mascara.

Sembrava a suo agio,come lo erano Rutina e Will nel parlare con gli ospiti.

Per un attimo pensò che fosse lui quello che non c’entrava nulla con loro,come se fosse quello che avrebbe messo i bastoni fra le ruote a tutti.

“Sai Rich,ho come l’impressione che vuoi trovare un bravo giovane per la tua Rebecca.”

Le voci erano ancora alte e nessuno si era accorto del messaggio che Will aveva rivolto a Richard.

“Non capisco di cosa stai parlando,Will.” Bevve un sorso di vino mentre la madre degli aspiranti mariti per Rebecca offriva una seconda portata di carne.

“Bhè,faremo finta di essere ubriachi allora. Ma permettimi di dirti una cosa,Richard.”

Richard lo guardò e fece un cenno con il capo per dargli il consenso di andare avanti.

“Credo che qualsiasi cosa tu faccia per lei,te ne pentirai.”

Si guardarono e in quello sguardo che si rivolsero era come se avessero capito l’uno i sentimenti dell’altro.

 

“Se permettete vorrei portare Rebecca a vedere il lago. Di notte le stelle riflesse sull’acqua sono meravigliose.” Il pretendente numero uno si alzò e spostò la sedia a Rebecca per permetterle di alzarsi e quando vide il sorriso gioioso e sensuale che rivolse al ragazzo come ringraziamento,Richard non ci vide più e si alzò anche lui come se fosse una calamita legato a lei.

Rebecca lo guardò confusa mentre prendeva la mano del ragazzo per farsi guidare e lui imbarazzato cambiò strada e si scusò dicendo che serviva altro vino.

“Aspetta Tesoro,vengo con te.” Rutina si alzò scusandosi anche lei per poi correre verso Richard.

Rebecca si mise sottobraccio al ragazzo mentre Will la guardava con estrema tenerezza,come se,anche lui,capisse quello che stesse provando.

 

***

Rebecca si strofinava con forza le braccia per scrollarsi un pò dell’umidità del posto. Nella fretta di abbandonare la cena si era dimenticata il giacchetto sulla sedia e ora si trovava a battere i denti per il freddo e soprattutto per la noia di trovarsi nel posto più bello che avesse mai visto con il ragazzo sbagliato.

“Vieni,Rebby,guarda che bello da qui.” Vide Luke ripresentarle la mano per aiutarla a scendere e godersi quel paradiso di posto. Si trovavano l’uno a fianco all’altra mentre ammiravano come le stelle si specchiassero sul manto acquatico. Trattenne a stento un sospiro quando vide Luke avvicinarsi sempre di più fino a quando le loro spalle non si toccarono. Si chiese se avrebbe fatto qualche altro passo per provarci ma per tutta risposta il ragazzo iniziò a parlare facendola subito sospirare di sollievo.

“Ti ricordi il ballo della scuola?Sinceramente non attiravi molto l’attenzione,portavi l’apparecchio a quel tempo,vero?”

Rebecca spalancò gli occhi per lo stupore e per poco non scoppiò a ridere per la dichiarazione del ragazzo. Se pensava ci stesse provando,lo stava facendo nel modo sbagliato.

“Si,portavo l’apparecchio,Luke. Sono commossa nel sapere che hai un così dolce ricordo di me.”

“Oh no,Rebby,davvero…non è solo per quello che ti ricordo,cioè,adesso saresti davvero da ricordare ma anche prima,oddio…sto davvero facendo la figura dello scemo.”

Scoppiarono a ridere all’unisono mentre la luna si faceva sempre più alta e lasciava il suo riflesso nell’acqua.

“Tranquillo Luke,ammetto che un paio di anni fa non ero certamente da ricordare.” E per smorzare un pò la tensione gli diede un colpetto affettuoso sulla spalla. Stava per dire altro quando sentirono dei passi in lontananza e preoccupati si misero sull’attenti.

“Ragazzi…” all’improvviso sbucò Richard che ansimava un pò per la fatica tanto che Rebecca pensò che avesse corso per stare in quello stato.

“Sig. Armitage.” Rispose Luke agitato e Rebecca trattenne a stento una risata.

“Luke,cercavo proprio te. Tua madre mi manda a dirti che ti sono venuti a prendere i tuoi amici per quella festa. Dovresti sbrigarti se ti interessa la cosa.”

“Oh,si,mi interessa signore. Grazie per la premura.”

Luke guardò prima Rebecca e poi Richard come se non riuscisse a capire cosa dovesse ben fare. Fece alcuni passi all’indietro guardando ancora Rebecca per poi inciampare,scusarsi e correre come chi si era appena reso ridicolo.

“E’ davvero un idiota.” Disse alla fine Richard non sentendo più i suoi passi e avvicinandosi a Rebecca che lo guardava insospettita e ancora con le mani sulle braccia per darsi calore.

“Hai freddo.” e si tolse la giacca per appoggiarla dolcemente sulle spalle di Rebecca. Rimasero per un pò di tempo a guardarsi e a studiarsi come se fosse la prima volta che si vedessero.

“Puzzi di alcol,quanto hai bevuto?”gli mise le mani sul petto per allontanarlo da se ma lui premette la mani sulla sua schiena andando così a forzare la presa e incanstrarla così sul suo petto.

“E quindi? Cosa vuoi fare? Qualcos altro di cui poi domani mi farai sentire in colpa?”

Richard per tutta risposta non smise mai di guardare i suoi occhi. Rebecca aveva qualcosa di magnetico,un qualcosa a cui non riusciva a stare lontano.

Ammetteva di essere anche brillo ma in quel momento pensava solo a riprendere quelle labbra e divorarle come se fosse il suo ultimo pasto.

Sorrise sbalordendo Rebecca che ormai credeva che fosse del tutto impazzito.

Si sentiva come Hannibal in quel momento.

Aveva fame.

Fame di lei.

“Rich,credo davvero che tu debba riposare.”

Ma Richard non la sentì più e la mise a tacere con un bacio che tolse il fiato a tutte e due. Rebecca sentì le gambe mancare e se non fosse stato per Richard che in quel momento la teneva stretta a se sarebbe di certo caduta a terra.

Si staccarono per il tempo di riprendere fiato e Richard di nuovo attaccò le sue labbra facendola gemere e mugolare di piacere.

Era così diverso in quel momento. Non era il Richard attento e meticoloso a non fare nessuno sbaglio e Rebecca sperò che quel momento sarebbe durato per sempre.

La spinse a terra e Rebecca tremò per l’erba fredda a contatto con le gambe nude e per il corpo di Richard addosso a lei.

Richard si staccò e la guardò come se gli stesse promettendo il mondo. Ri-posò gli occhi sulle sue labbra e poi riprese a baciarle mentre sentiva il bacino dell’uomo accarezzare il suo. Rebecca iniziò ad impanicarsi pensando che la sua prima volta sarebbe stata li,sull’erba e con l’uomo che amava.

Rabbrividì quando Richard le baciò il collo e lei si aggrappò alle sue spalle pensando che era pronta,pronta per lui.

Al diavolo le paure e le incertezze. Era con Richard e il resto del mondo poteva benissimo sparire.

“Oh Richard…” disse tra un bacio e l’altro fino a quando la bocca dell’uomo si fermò tra il collo e la spalla e non si mosse più.

Rebecca gli accarezzò la nuca come incoraggiamento nel proseguire ma non ebbe nessuna risposta.

Iniziò a chiamarlo.

Ma lui non rispose.

Iniziò ad avere paura di averlo ucciso.

“Rich,oddio,ti ho fatto venire un infarto perchè sei troppo vecchio per stare con una più giovane?” e così dicendo cercò di spostarlo per vederlo ma il corpo era troppo pesante per lei.

“Rich…”piagnucolò pensando davvero che avesse fatto la stessa fine del padre fino a quando un rumore a lei familiare iniziò ad arrivarle nelle orecchie.

“Oddio….”

E buttò lo sguardo verso il cielo rassegnata.

“Ti sei addormentato….brutto imbecille.”

 

 

 

Angolo autrice:

 

Piano piano.

In punta di piedi e con sguardo di implorante pietà.

Chiede scusa per il MOSTRUOSO RITARDO.

Avevo promesso che per natale avrei pubblicato ma io mi ritengo un marinaio…le mie promesse non valgono un caciucco!xD

Spero come sempre di riuscire a farmi perdonare con questo capitolino. Ringrazio ancora tutti nel continuare a seguirmi e commentare.

A presto…spero! :D

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