non hai paura di me?

di ghepy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** muri di silenzi ***
Capitolo 2: *** mai fidarsi del nemico ***
Capitolo 3: *** il lupo perde il pelo, ma non il vizio ***
Capitolo 4: *** giselle ***
Capitolo 5: *** ricordi del passato ***
Capitolo 6: *** una vecchia amicizia non molto gradita ***
Capitolo 7: *** memorie perdute ***



Capitolo 1
*** muri di silenzi ***


Era una normale serata al bar in riva al mare.

Io mi occupavo dei tavoli come tutte le solite sere.

“cameriera lì! Cameriera là!” per tutta la sera non facevo altro che correre dai vari clienti per cercare di servirli al meglio. “cameriera il mio cocktail è caldo! Mi porti un'altra bibita” tutta la sera a farmi in quattro per servire i clienti del bar.

E come tutte le sere, arrivò il momento in cui arrivarono loro. Le winx.

Non c'erano parole per dire quanto detestassi loro e i loro ragazzi. Arrivavano quando cavolo gli pareva e si parcheggiavano, o al tavolo del bar, o prendevano posto tra i vari spazi del locale e ordinavano a tutto spiano bibite su bibite, le quali ovviamente non pagavano perchè erano offerte dal padre di roxy, il proprietario del locale.

Giuro... non ho mai visto un branco di ragazzi vizziati come loro. Sempre a fare i comodi loro e mai una volta a dare una mano nel locale.

Stavo finendo di pulire in tavolo quando una voce mi chiamo alle spalle

<< susan... >>

mi girai furibonda.

<< che vuoi riven!? >>

Tutte le sere stessa storia. Da quando musa cantava per una casa discografica, riven era diventato geloso. Veniva tutte le sere da me a farmi il filo, sperando di far ingelosire la sua ragazza. Ma io non ci stavo. Insomma! Loro due avevano dei problemi di coppia e dovevo finirci di mezzo io? Non se ne parlava

<< dopo il lavoro hai da fare? >> mi chiese, come tutte le sere del resto

<< ho di meglio da fare che passare il mio tempo in tua compagnia o con i tuoi stupidi amici! E poi mi sembra che tu non abbia il diritto di importunarmi così tutte le sere! Perchè non ti rimetti con musa e non mi lasci in pace?! >> ero fuori di me. Quella stessa conversazione andava avanti così da mesi ormai e io non ne potevo più.

Mi allontanai dal ragazzo con i capelli color melanzana e continuai a lavorare.

Ero andata al tavolo del bar per prendere i cocktail che il tavolo cinque aveva appena ordinato.

Presi il pesante vassoio e mi voltai di colpo.

Il vassoio mi finì addosso con tutte le bibite, dipingendo il mio grambiule bianco di un ammasso di colori terribili.

Stavo per cacciare un urlo di rabbia, ma qualcosa mi si bloccò in gola.

Guardai il ragazzo contro cui avevo sbattuto poco prima.

Era molto alto.

Vestita uno strano vestito scuro con una sorta di lunga gonna che gli giungeva fino ai piedi.

Sulla sua testa non vi erano capelli, apparte una lunga cresta fucsia che gli percorreva tutto il capo.

Quando i nostri sguardi si incrociarono potei osservare il colore dei suoi occhi.

Erano di un bellissimo color ambra.

Dopo qualche istante scoppiai come al solito.

Era più forte di me. Per quanto mi sforzassi di reprimere la mia maleducazione, urlando e imprecando, le parole mi uscivano sempre di bocca senza che me ne accorgessi, quasi come se non avessi la forza di controllare la mia bocca.

<< brutto deficiente! Guarda cos'hai combinato! Mi hai macchiato tutta! >>

Ero completamente imbrattata di quegli schifosi succhi che non se ne andavano via dai capi neanche se pregavi in cinese.

Il ragazzo non era solo. Dalle sue spalle spuntarono fuori altri tre ragazzi.

Il rosso si avvicinò a me.

<< sono desolato che il mio amico di abbia sporcato...lascia che ti aiuti >> mi porse la mano.

Poi.. con un attimo fulmineo mi prese la gola e mi alzò in aria.

<< va meglio così? >>

Stavo soffocando. Per quanto provassi a reagire, non riuscivo a liberarmi da quella stretta.

Mi scaraventò dalla parte opposta del bar, dietro ad una tenda.

Il mio mondo diventò buio.

Quando riaprì gli occhi vidi il locale vuoto.

Le fatine si erano trasformate e combattevano contro i quattro.

Questo era davvero troppo.

Va bene venire a bere a sbaffo, ma che ora si combattesse pure nel locale.. eh no! Ora basta!

Un bagliore pervase il locale.

Roxy si era trasformata.

Che fosse stata lei a causare quel bagliore? Ne dubito... le fate non hanno questo genere di potere.


 


 


 

Dopo quella terribile serata, mi presi ben un mese di ferie.

Dopo che ero stata lanciata via come niente, nessuno si era minimamente preoccupato di soccorrermi. Anzi. Quando rinvenii, erano rimasti ancora stupiti che fossi ancora lì.

E meno male che quelle si dovevano preoccupare di proteggere il mondo...


 

Ero in riva al mare.

Per un mese avrei potuto tenere addosso degli abiti che mi facevano sentire a mio agio con me stessa.

Mi piaceva così tanto avere i miei bei stivali neri con jeans e maglia nera. Ma soppratutto adoravo avere addosso il mio bel giaccone nero che mi riparava nelle gelide notti.

Mentre osservavo il tramonto, uno strano rumore di passi mi mise in allerta.

Mi voltai per guardare chi fosse, e trovai con mia grande sorpresa un cane.

Era splendido. Al collo aveva un bellissimo collare borchiato che gli metteva in luce il manto nero.

<< ciao bello >> allungai la mano per accarezzarlo.

Prima me l'annuso e poi me la leccò dolcemente.

Ora che lo guardavo meglio, notai che aveva delle lunghe unghie e il pelo scompigliato, come se avesse litigato con qualcuno.

<< vieni qui >>

lo presi e me lo misi tra le gambe incrociate.

Era così affettuoso, era un cane a dir poco dolcissimo.

Senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai a terra con il cane sul petto.

<< come ti chiami bello? >>

Il cane si ricoprì di un fumo nero che lo avvolse.

Quando il fumo si dileguò, al suo posto trovai lo stesso ragazzo che la sera prima mi aveva mandato fuori dai gangheri.

<< il mio nome è Duman >>

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Capitolo 2
*** mai fidarsi del nemico ***


Okey...

Quella era una delle situazioni più assurde in cui Susan si potesse mai ritrovare.

Insomma... Parliamone! Quante cavolo di volte succede di ritrovarsi faccia a faccia con lo stesso ragazzo che la sera prima ti combina un macello sul

lavoro?

Susan era immobile.

Le sembrava quasi di non respirare più.

Non era lo sguardo ammaliatore del giovine, o il suo irresistibile profumo o il suo bel fisico...

No...

Duman le teneva le mani dritte dritte sul seno, impedendole di respirare.

Le ci vollero un paio di minuti per capire chi fosse e che cosa stesse succedendo.

<< ciao bambolina >> le disse all'orecchio.

Quelle parole la fecero scattare.

Dun tratto fu tutto più chiaro. Ora era completamente lucida.

Si fece scura in volto.

Prese per la maglia il ragazzo che le stava sopra a cavalcioni.

Duman non si aspettava di certo che una creaturina come quella potesse reagire alla sua forza.

<< ascolta bene gallinaccio... >>

Duman era allibito.

Può sembrare strano, ma quella fu una delle prime volte che Duman ebbe paura di un semplice umano.

<< ... passi pure che ieri sera il tuo amichetto mi ha fatto volare dalla parte opposta del locale... >>

conto alla rovescia... 3 secondi all'eplosione

Susan era fuori di sè, non ne poteva più di essere trattata come uno zerbino.

Strinse forte la presa, a tal punto che a momenti gli strappava la maglia.

3...

<< ... passi il fatto che mi stai liberamente palpando... >>

2...

<< ... ma non ti permettere mai più... >>

1...

<< ... DI CHIAMARMI IN QUEL MODO!!!!!!!! >>

fuoco!

La ragazza saltò in piedi, ribaltando la situazione.

Ora era lei a gestire il gioco.

Cominciò a schiaffeggiare il ragazzo con una tale furia che i passanti avevano il terrore a passarle accanto.

Un colpo, due, sempre con più furia.

Dal bianco pallido, le gelide guance del ragazzo iniziarono a prendere un colorito sempre più viola.

<< Aspe! Ferma! >> implorava Duman.

Possibile che avesse sottovalutato la ragazza?

Dopo un'altra ventina di sberle la ragazza si fermò, con la mano alzata restava vigile, nel caso il ragazzo provasse a rivolgerle qualche altro

insulto.

<< ne hai abbastanza gallinaccio?!?! >> sbottò lei, pronta a ricominciare a menarlo come se non ci fosse un domani.

Duman si liberò dalla presa e strisciò di qualche metro più indietro.

<< okey... Ora calmiamoci un attimo! >> disse tenendo la mano alzata davanti a sè, timoroso di un altro attacco della bionda.

La ragazza dagli occhi azzurri saltò in piedi, mostrandosi pronta a riempirlo di legnate.

<< ricominciamo da capo... >>

<< noi non ricominciamo proprio un bel niente! >> Susan gli voltò le spalle e si allontanò.

Non voleva avere niente a che fare con lui, o con i suoi amici o peggio ancora con le winx, quelle proprio non le sopportava.

Duman scattò in piedi e le si parò davanti, fermando la sua fuga.

<< okey... forse non siamo partiti proprio con il piede, o con la zampa giusta >>

<< togli pure il 'forse', galletto! >>

Duman ne aveva sin sopra la cresta.

è vero... doveva restare calmo, ma non ci riusciva con quella ragazzina. Si conoscevano da neanche cinque minuti e l'aveva già insultato più che

abbondantemente.

<< sentimi bene biondina! sono venuto qui solo per restituirti il tuo stupido campanellino! >> urlò lui mostrandole l'oggetto.

Susan si calmò.

Ora che ci pensava, dopo quella sera non aveva trovato più il suo amato campanellino.

Il ragazzo le pose il prezioso tesoro.

Lei glielo prese di mano senza farselo ripetere due volte.

In due attimi se lo rimise al collo.

Il suo campanellino... il suo amato campanellino. Senza quello era persa.

Il silezio cadde tra i due.

Susan alzò lo sguardo.

Mamma mia... L'aveva ridotto proprio male. Era di un rosso. Chissà che male...

Susan tossì leggermente.

" mi sà che mi è scappata un po' la mano " pensò imbarazzata lei.

<< allora... >> smorzò Susan imbarazzata più che mai.

Duman la guardava fisso.

Susan non sapeva se il ragazzo fosse incazzato nero...

Oddio! L'aveva menato con una tale foga e senza un motivo, come poteva non essere furioso con lei?

Eppure restava calmo. Impassibile. Come se aspettasse qualcosa.

<< ... ehm... ti... ti fa tanto male? >> gli indicò le gance.

Duman se le tastò leggermente, come per verificare che la carne fosse ancora attaccata alle ossa del cranio.

<< non tanto... >> disse guardando altrove come se la cosa non avesse alcuna rilevanza.

<< vu-v-vuoi che chiami un'ambulanza? >> Susan era rossa. Era così umiliante quella situazione.

<< no... non ce n'è bisogno... e poi non credere di avermi fatto male. Sei solo un'umana dopo tutto >>

"sei solo un'umana "

Quella frase le fece ribollire il sangue nelle vene.

<< e tu che cosa saresti di grazia!? un pollo troppo cresciuto?!!? >> urlò lei.

Era andata dinuovo fuori dai gangheri. Non riusciva a controllarsi, era più forte di lei.

" pollo troppo cresciuto?! " questo era troppo! Non ne poteva più di sentirsi insultato in quel modo da un'umana.

Duman si tramutò in un orso gigante e le ringhiò contro feroce.

Sperava di spaventarla a tal punto da farle rimangiare tutto, e invece niente.

Neanche un leggero urlo o uno sguardo di paura, niente.

La bionda era ancora ferma lì! Immobile... Impassibile...

<< credi di farmi paura? >> incrociò le braccia, come per attendere la prossima mossa del ragazzo.

Vedendo che non funzionava, Duman si tramutò in lupo mannaro.

<< na, na! ti devi impegnare di più >>

Susan si sedette a terra. Chissà perchè ma prevedeva che sarebbe stata una cosa lunga.

Duman era fuori di sè.

Cambiò e ricambiò il suo aspetto, ma sul volto della fanciulla l'unica cosa che si era dipinta era la palese figura della noia.

Duman era stremato.

A forza di provare e riprovare si era fatta sera.

<< hai finito o c'è qualcos'altro che devo vedere? >> brontolò Susan prendendo dalla giacca un pacchetto di mentine per l'alito.

Duman cadde in ginocchio davanti a lei, ritramutandosi in umano.

Non aveva mai usato così tanto i suoi poteri in così poco tempo, e senza successo!

<< perchè?...perchè...? >> domandava affaticato prendendo fiato.

Susan lo ignorò e prese una mentina porgendogliela.

<< ti va? prendine una! ti aiuterà a smorzare quel fiato da morto che ti ritrovi >>

Il ragazzo, di tutta risposta, con un colpo secco le colpì la mano, lanciando la mentina sulla sabbia.

<< direi che non ne avevi voglia... >> disse la ragazza fissando la mentina finita a terra.

Questo era troppo! Non solo si era fatto picchiare da una ragazzina, ma non riusciva neanche a spaventarla...

Che stesse perdendo i suoi poteri?

Le prese le spalle e le si avvicinò al viso.

<< SI PUò SAPERE PERCHè NON HAI PAURA DI ME?!?!? >> urlò furioso scuotendola.

<< perchè? >> sghignazzò lei << dovrei averne? >>

Questo lo fece crollare.

Era sempre stato il più spaventoso degli stregoni del cerchio nero, ed ora era ridotto ad un pagliaccio. Uno scherzo della natura.

Come se gli fossero mancate le forze, Duman le cadde addosso.

<< hey hey! >> lo scrollò lei << non facciamo scherzi! >>

Il giovane dai capelli fucsia le era svenuto tra le braccia.

Lo schiaffeggiò leggermente, e quello bastò per fargli tornare le guancie rosse.

Confuso, Duman riaprì gli occhi.

<< ti vuoi prendere ancora gioco di me, eh? >> disse con un filo di voce.

<< naaaa, non rientra nei miei interessi >> scherzò lei.

Come niente, Susan si caricò in spalla il ragazzo, ormai moribondo.

<< mi vuoi ancora umiliare? di sto passo sprofonderò negli inferi come niente >>

<< dai dai! Resisti ancora un po' mister "ho l'orgoglio a pezzi perchè una ragazza mi ha fatto nero" >>

Quelle parole non fecero altro che farlo stare peggio.

Voleva scomparire... disintegrarsi!

<< eccoci arrivati! >>

Duman alzò leggermente lo sguardo e vide una sorta di baracca.

Susan lo appoggiò alla parete in legno ed entrò.

<< aspetta qui >>

"Certo! Come se avessi la forza di muovermi! " pensò lui affranto.

Dopo qualche minuto la ragazza in nero tornò con pomata e garze.

Duman la guardava incuriosito, non aveva mai visto delle catene fatte di tessuto. Che fosse una pratica da lui sconosciuta degli umani?

La ragazza dai capelli biondi prese il tubetto della pomata e ne mise un po' sul viso del ragazzo.

Era difficile medicarlo e allo stesso tempo guardarlo in faccia.

Voleva seppellirsi viva. L'aveva menato a sangue e lui le aveva riportato il suo tesoro.

<< senti... >> disse scostando lo sguardo, vergognandosi << ... mi dispiace di averti picchiato... non avrei dovuto reagire in quel modo... >>

"mi dispiace"

Quella frase rieccheggiò nella testa di Duman.

A quella creatura le stava realmente dispiacendo per averlo colpito.

Non gli era mai capitato.

Per un attimo gli sguardi dei due si incrociarono.

Solo ora Duman si era accorto dei bellissimi occhi della ragazza, come mai prima non li aveva notati?

Le prese la mano ancora sporca di pomata.

<< non fa niente...>> disse stringendogliela << in parte è stata anche colpa mia... non avrei dovuto presentarmi in quel modo... >>

"in quel modo..."

Susan ripensò al fatto che pochi istanti prima di ritrovarsi tra le braccia del ragazzo stava giocando con un cane...

<< aspetta un attimo... >> lo interruppe lei << ... si può sapere perchè eri trasformato in cane?!!? mica mi stavi stalkerando!? >>

Il volto di Duman si fece viola dall'imbarazzo.

<< ecco...io... >>

Dannazione! Possibile che trovarsi a stretto contatto con gli umani fosse così difficile?

<< non importa... >> disse sorridendogli << ... ma la prossima volta è meglio che non ti trasformi... sai... non vorrei riempirti di sberle un'altra

volta >> disse ridendo

"prossima volta?"

Voleva davvero rivederlo ancora?

Chissà perchè, ma scoppiò a ridere anche lui, come se non riuscisse a trattenersi in sua presenza.





<< perfetto! ora potremo governare questo misero mondo! muahhaahhahah >>
 
 
 

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Capitolo 3
*** il lupo perde il pelo, ma non il vizio ***


Ed eccoli lì.

Neanche cinque ore prima Susan lo aveva insultato e picchiato a sangue, ed ora erano lì.

Uno accanto all'altro a ridere senza un motivo. Era così strano.

Anzi...

A dirla tutta era ancora più strano che Duman non sapesse neanche il nome della ragazza.

Per tutto il tempo non avevano fatto altro che insultarsi l'un l'altra, senza chiamarsi con i rispettivi nomi.

Tra una risata e l'altra Susan era riuscita a medicare Duman.

Non era stato affatto facile, ridendo e scherzando non era semplice concentrarsi sul da farsi, ma alla fine ce l'aveva fatta.

Il giovane punk era distrutto. Aveva riso di quel tanto che ora le guancie gli facevano davvero male.

<< dimmi te... >> asserì Duman dopo l'ultima risata << ... picchiato da una ragazzina! >>

Susan drizzò lo sguardo arrabbiata.

<< ragazzina!??!? >> scoppiò lei << guarda che ho la tua stessa età! >>

Duman piegò la testa divertito.

"non credo che tu abbia 1536 anni" ghignò lui

<< o ma davvero? e allora com'è che sei alta un metro e un tappo, mentre io solo quasi due metri? >>

Susan stava di nuovo per esplodere.

<< grazie al cavolo! il tuo bel mezzo metro ce l'hai in testa! >>

Si fissarono a lungo, per poi scoppiare dinuovo a ridere come degli scemi.

<< te lo devo concedere... sei simpatica per essere umana >> l'ammutolì lui.

Per la prima volta, sul volto della ragazza si dipinse uno dolcissimo sorriso, accompagnato da guance rosse come pomodori.

<< t-ti ringrazio D-Duman >> balbettò lei abbassando il volto.

Duman la osservò, incuriosito da tale reazione.

Allungò la mano e le sollevò il mento, guardandola meglio.

Per essere una femmina era davvero carina...

Anche se a dirla tutta non è che Duman ne avesse chissà quale esperienza...

Era stato rinchiuso in una cella di isolamente per centinai d'anni.

A causa di quegli stupidi cowatishi il piano di ogron era andato in fumo, e lui ne aveva pagato le conseguenze con gli altri stregoni del cerchio

nero.

Finalmente... dopo tanti secoli era riusciuto ad evadere con i suoi amici.

Dopo tanto tempo poteva dinuovo sentirsi vivo, e questa volta non avrebbe commesso errori.

"ora sei nella mia trappola!" pensò lui gettandosi sulle labbra della ragazza.

Susan era sconvolta, ma questa volta sapeva bene che fare, non si sarebbe fatta prendere in giro per la seconda volta in un giorno.

Duman cercava di assaporare le labbra della ragazza, ma qualcosa lo fermò.

Si sentì preso per i capelli. aprì gli occhi, ma ciò che vide non gli piacque.

Susan era furiosa. Lo teneva sollevato con una mano, mentre con l'altra era pronta a sfoderare un pugno, poi...

Lo lanciò in aria, poi lo colpì, un primo colpo nel bel mezzo delle gambe e con il secondo lo sparò dritto dritto nella baracca, distruggendola.

Appena toccato terra, la bionda si sistemò il pesante giaccone nero, togliendo i rimasugli di sporcizia.

Dall'ammasso di travi sbucò il ragazzo, incredulo che ciò che aveva appena visto e sentito fosse reale.

<< si può sapere che ti è preso zucchero? >> borbottò lui

"ancora?!!? "

Nello sguardo di Susan si accese una luce terrificante.

<< come mi hai chiamato!? >>

Si avvicinò con aria di sfida...

Per tutti gli shinigami! aveva un nome! perchè tutti continuavano a chiamarla con quei gnomicoli orribili!?!?

<< f-f-f-ferma! >> la implorò.

<< ti scongiuro! ho capito! non ti devo più chiamare per gnomicoli, vero?!? vero ?!?! >> indietreggiò spaventato.

<< andiamo! parliamone! prendiamoci un caffè, eh? >>

Duman era terrorizzato.

Sapeva bene che in quel momento era praticamente un fuscello d'erba nelle mani di un lottatore di sumo.

Susan era sempre più vicina. Riusciva a sentirne il battito del cuore.

Lo prese per il retro della schiena e lo sollevò come niente.

<< il mio nome è susan, quindi vedi di fartelo entrare in testa! va bene? >> disse dolcemente.

Lo appoggiò delicatamente a terrà facendolo poggiare in piedi.

Duman non si muoveva, quasi avesse paura che la ragazza ci ripensasse sul dargliele.

<< vedi di non combinare altri guai >> gli voltò le spalle e si allontanò indifferente.

<< hey! dove vai? >> la fermò lui.

Susan si voltò stranita.

<< ma come? non te l'ho detto? >>

<< ... >>

<< devo andare al canile municipale per il turno di notte, se fai il bravo un giorno ti ci porto! ci vediamo! >> e prima che il punk potesse

rispondere la ragazza si era già volatilizzata.

<< che serata ragazzi! >> disse fra sè e sè Duman, lasciandosi cadere sulle dure tavole di legno, distrutto per tutta quella fatica.









Dopo una veloce corsetta, Susan giunse finalmente a destinazione.

Appena entrò nel canile venne accolta da un coro di abbai, miagolii ed altri versi.

Come solito, Susan venne accolta dal suo collega che le lanciò chiavi e torcia, per poi schizzare via più veloce della luce.

Charlie, l'altro guardiano, non sopportava proprio gli animali, ma per sua sfortuna non aveva trovato altro impiego se non quello.

Impugnata la torcia la ragazza percorse il lungo corridoio dove vi erano tutte le gabbie.

Al suo passaggio gli animali si zittirono.

La giovine prese posto alla scrivania e osservò il lungo corridoio.

Quel posto sì che le piaceva, era il suo passatempo preferito.



Al di fuori del canile, all'ombra di un grattacielo, vi erano quattro loschi figuri.

<< eccola qui >> asserì Ogron.

<< perfetto >> disse eufurico il biondo << entriamo a prenderla? >>

<< certo che sei proprio uno stupido Gantlos! >> disse il rosso tirando l'orecchio al suo amico.

<< se entriamo lì dentro si scatenerà un putiferio e il nostro piano andrà a monte! ci serve un diversivo! >>

Il quartetto osservò l'edificio.

<< io avrei un'idea >> ghignò Duman sfregandosi le mani.




Nel canile regnava il silenzio assoluto, poi le luci si spensero, e come per magia, tutte le gabbie si aprirono.

Gli animali schizzarono fuori dalle loro gabbie, correndo a destra e a manca.

Quello che prima era il silenzio assoluto, si era tramutato in un terribile caos.

Poi, come un'onda, gli animali si lanciarono su Susan, leccandola a più non posso.

Susan scoppiò a ridere, divertita da quell'orgia di peli.

Diversamente da quanto avevano sperato gli stregoni, gli animali non si erano affatto ribellati alla ragazza, anzì! Era contentissimi di poterla

leccare e ricevere affettuose coccole.

Dopo quasi mezz'ora, senza che Susan dicesse nulla, gli animali tornarono nelle loro gabbie, stanchi per l'emozione e per la lunga giornata.

<< buona notte ragazzi >>

Evidentemente le luci si erano bruciate, perciò Susan si limitò a lasciar che quella splendida notte si impossessasse del canile, cullando dolcemente

il suo sonno e quello dei suoi amici pelosi.
 
 
 

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Capitolo 4
*** giselle ***


Era ancora buio quando Susan riaprì gli occhi.

La luce della luna filtrava dalla piccola vetrata del canile, illuminandone il corridoio.

C'era qualcosa che non andava...

Chissà, per qualche strano motivo, Susan non si sentiva a suo agio.

Qualcosa non andava, sì! Ma cosa?

Con scatto felino, Susan si alzò alla sedia e si diresse verso la porta.

L'aprì e uscì fuori.

Era a dir poco strano...

Sebbene Susan lavorasse in quel canile da diversi mesi, non si era mai accorta dell'enorme piazzale che circondava il canile.

I grandi grattacieli si inalzavano verso il cielo, oscurando le vie dei dintorni.

Nell'aria c'era uno strano odore.

Come un segugio, Susan alzò il naso e cominciò ad annusare...

Nell'aria si poteva percepire una forte puzza di smog, sigarette ancora mezze accese che bruciavano il loro veleno, rieccheggiando nell'aria e

penetrando nei polmoni.

Ma c'era qualcosaltro... si! Un odore quasi familiare...

Poi un rumore attirò lo sguardo della ragazza.

Veniva da dietro il canile.

Passo dopo passo, Susan si avvicinò sempre più al retro del piccolo edificio.

L'odore era sempre più forte, quasi da dare la nausea, tanto era intenso.

Ora che lo sentiva bene, sapeva perfettamente dire che cos'era.

Pelle. Pelle intrisa di nero. Nero pece.

Ora si ricordava perfettamente su dove avesse già sentito quell'orribile fetore.

L'aveva avuto sotto il naso per tutta la sera, l'odore era rimasto impresso sugli abiti di Duman.

<< che ci fai qui? non lo sai, che non è sicuro girare da soli nel cuore della notte ? >> sorrise Susan parlando al vento.

Dalle spalle della ragazza si percepì una piccola risata e un silenzioso battito di mani.

<< i miei complimenti biondina, sei davvero incredibile per essere umana >>

Dall'ombra comparve Ogron, con un sorrisetto malefico disegnato sul viso.

Da Susan ci fu un piccolo sospiro di sollievo, girandosi verso il ragazzo. Quasi come se temesse di trovare qualcosa di peggio.

<< sbaglio o abbiamo già avuto l'onore di conoscerci io e te?... >> Susan si portò la mano sotto il mento, come per pensare << ... AH SI! mi hai

fatto volare per una decina di metri! >>

Quel dannato sorrisetto non accenava a sparire dal volto del rosso.

<< oh andiamo Susan! non mi dirai mica che serbi rancore nei miei confronti, non è vero? >> asserì lui passandole le mani tra i lunghi capelli della

ragazza.

Con un colpo di mano, Susan si scostò dal tocco del 'lanciatore di ragazze'.

<< come sai il mio nome? e piuttosto... chi sei tu?! >>

Non si sentiva a suo agio. In quel ragazzo c'era qualcosa di orribile. Qualcosa di spaventoso.

<< questo non ha importanza... o ma che maleducato! mi presento, io sono Ogron! piacere di conoscerti ... >>

Ogron le prese la mano e fece per baciargliela, ma Susan fu più veloce di lui e ritrasse la mano, disgustata.

Deluso da quell'atteggiamento ribelle, Ogron incominciò a girarle intorno, confondendola.

Ad ogni suo passaggio le sfiorava i capelli, innervosendo sempre più la ragazza.

<< avrei un paio di domande da farti se non ti dispiace >>

<< che tipo di domande? >> Susan si tenne sulla difensiva, doveva assolutamente trattenersi o sarebbe finita malissimo per lei.

<< so che viaggi spesso, non resti mai nello stesso posto per troppo tempo... come mai? stai scappando da qualcosa? >>

<< detesto la monotonia, per questo mi sposto sempre >> rispose lei spiccia

La risposta sembrò non soddisfare il mago.

<< e come mai sei venuta proprio qui? in un posto così monotono, mia cara? >> chiese lui insistente.

La ragazza fece spallucce << non è poi così male qui... c'è il mare, per raggiungere le montagne non bisogna fare troppa strada e il clima è mite! se

non c'è altro io me ne andrei >>

Susan non ne poteva più, era tardi e lei doveva tornare a controllare i cani.

Si girò in direzione del canile, ma Ogron la prese per un braccio seccato.

<< ne ho abbastanza di te ragazzina! dammi subito il cerchio! >>

Con un movimento lesto Ogron fece per prenderle il colletto della maglia, ma Susan, girandosi, gli cambiò la traiettoria.

Ciò che ora Ogron si ritrovò nelle mani lo lasciò a dir poco basito.

Ora le stava stringendo il seno, sprofondando le dita in quella candida pelle.

Susan e Ogron restarono senza parole. Essendo lui un essere con diversi secoli alle spalle, era ancora abituato alle abitudini antiche, quasi

medievali, perciò quello era a dir poco inaccettabile per un cavaliere.

Dopo un nanosecondo, sul volto del nostro mago si impresse un gran bel segno di una mano.

Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, e Susan si era sfogata tirandogli una bella sberla sul muso.

<< prova ancora a palparmi e giuro che ti farò vedere le stelle in pieno giorno! maiale! >>

Con le fiamme che le uscivano dalle orecchie, Susan, con passo deciso, rientrò nel canile e sbattè la porta.

Era fuori di sè!

Cosa avrebbe dato in quel momento per un sacco da box su cui potersi accanire.

Doveva calmarsi!

La rabbia non si addiceva affatto ad una lady, e lei lo sapeva bene.

Eppure quando era in compagnia di altre persone andava sempre a finire così.

Non riusciva neanche lei a spiegarselo.

Mentre rifletteva, qualcosa la riportò nel mondo reale.

Un piccolo cagnolino le stava tirando il giaccone.

Quella era l'unica cosa a cui non sapeva resistere.

Gli animali, così belli, così puri.

Ora che lo guardava bene, doveva ammettere che era adorabile.

Era come una sorta di lupacchiotto, con il pelo grigio lungo e degli occhi viola.

Occhi viola? Poteva sembrare strano, ma Susan non ci fece caso.

Insomma... dopo aver visto delle ragazze vestirsi con vestitini ristretti per combattere, ragazzi che con una sola mano ti facevano entrare nel

guinnes dei primati, lanciandoti per una decina di metri o che si trasformano in strane creature, direi che quella era la normalità assoluta.

Intenerita da quel piccoletto, Susan se lo prese in braccio e tornò al suo posto, dietro alla scrivania.

Se lo appoggiò sulle gambe e iniziò a compilare pile e pile di moduli, come di consueto.

Era così bello sentirsi una piccola palla di pelo che si strofinava sul ventre dolcemente.

<< sia chiaro... >> disse Susan al cucciolotto << ... solo per sta sera... pulcino >>.









Arrivò il mattino.

Susan aveva appena terminato di firmare l'ultimo modulo.

Era distrutta, chissà per quale motivo, gli umani si complicavano la vita scrivendo moduli su moduli per poi farli firmare ad altri umani.

Mah! I misteri della vita!

Essendo finito il suo turno, Susan lasciò il canile, con una dolce compagnia.

Quel piccolo lupacchiotto non accingeva a voler lasciare da sola la ragazza. Quasi come se ne fosse il protettore.





Dopo un po' di strada, giunsero finalmente alla spiaggia.

Non avendo altro posto dove andare, decise di sedersi sulla battiggia della spiaggia.

Il piccolo lupacchiotto non faceva altro che fissarla, ne era ammaliato.

Con un piccolo gesto, Susan fece cennò al piccolo di saltarle sulle gambe, e così fece.

Di tutta risposta, il cucciolo cominciò a leccarla in faccia, facendo sdraiare la ragazza sulla sabbia.

Con la mano, Susan lo accarezzava dolcemente, mentre lui si strofinava sul viso dell'amica.

<< peccato... c'eri quasi riuscito... Duman! >>

A quelle parole, il piccolo la fissò senza parole.

<< e va bene.... mi hai beccato... >>

Un lampo viola colpì il piccolo lupo, facendolo tornare al suo aspetto originario.

In neanche due giorni, Duman l'aveva assalità nello stesso modo e con lo stesso travestimento.

<< questa volta potevi cercare di essere più orginale! >> lo riprese lei, togliendoselo dal ventre.

Il ragazzo dai capelli fucsia cadde su un fianco, sdraiandosi accanto alla ragazza.

<< dov'è che ho sbagliato? dovevo per caso trasformarmi in un gatto? >> domandò confuso lui.

<< uno... se volevi passare la notte con me bastava che me lo chiedessi, e due... devi imparare a camuffare il colore della tua cresta, tutte le

volte che ti trasformi hai sempre qualcosa colorato di viola o fucsia, credevo fossi un professionista... ahaha >> disse lei sfottendolo.

<< non hai risposto alla mia domanda... >> notò lui.

<< te l'ho detto, impara a camuffare il colore della tua cresta, e poi non devi necessariamente trasformarti in gatto per essere credibile... >>

Duman si avvicinò pericolosamente al viso di Susan, facendola diventare rossa.

<< dovrei trasformarmi in un bravo ragazzo per poter essere credibile ai tuoi occhi? >>

Con la mano, si portò il viso di Susan ancora più vicino.

Le difese di Susan era crollate.

Di norma, avrebbe risposto in malo modo o avrebbe colpito ripetutamente il viso dell'avversario, ma questa volta no.

Si sentiva distrutta, come se la sabbia le stesse risucchiando via le energie. E il suo sguardo...

il suo sguardo era incatenato a quello color ambra del ragazzo, quasi ipnotico.

<< puoi sempre provarci... >> disse Susan con un filo di voce.

Duman si avvicinò alle sue candide labbra, stava quasi per baciarla, ma si fermò prima del tempo.

Susan crollò.

Il suo sguardo si spense, precipitando nell'oblio.

Lì per lì Duman le pose delle domande, ma non ebbe risposta.

Un po' allarmato, Duman la prese in braccio e si teletrasportò.








Dopo diverse ore, Susan si risvegliò.

Aveva un gran malditesta. Era confusa e intontita, come se l'avessero drogata.

Ma... aspetta un momento... cos'era quella terribile puzza?

Disgustata dal quell'odore, Susan riuscì finalmente a svegliarsi per bene.

<< ma dove sono finita? >> si chiese guardandosi intorno.

Una sorta di fiume verdastro le passava proprio accanto.

Dovevano essere le fogne... e come ci era finita lei lì?

Era sdraiata sopra un vecchio materasso con una coperta di lana che le ricopriva il corpo.

Quando si tirò sù, si accorse di essere completamente nuda.

Presa dall'imbarazzo, si ricoprì, come meglio poteva, con la pungente coperta.

Poi sentì delle voci.

Provvenivano da un tunnel lì vicino.

Non avendo altra scelta, si limitò a seguirle, fino ad arrivare in una sorta di stanza.

Vi sbirciò dentro e quello che vide la fece andare su tutte le furie.

A terra vi erano i suoi indumenti, e ciò che la lasciò ancora più stupita fu il vedere i tre ragazzi, Ogron, Duman e un ragazzo dai capelli scuri,

intenti nel cercare qualcosa tra i suoi oggetti personali.

<< hey! si può sapere che state fancendo con la mia roba?!?! >> disse lei infuriata, entrando nella stanza.

Duman scattò in piedi e l'accolse.

<< oh! vedo che ti sei ripresa! in riva al mare sei crollata come un sacco di patate... >> disse lui controllandola.

<< sacco di patate o no, ti sarei grata se mi restituiste i miei abiti! e poi... per che cavolo me li avete tolti?!!? >> si impuntò la ragazza.

Qui intervenne Ogron, infastidito da tutto quel trambusto.

<< stiamo cercando il cerchio grigio, e sono certo che tu ce lo stai nascondendo! >>

<< cerchio grigio? e cosa sarebbe? >> chiese Susan piegando la testa su un lato.

<< non fare la finta tonta! sappiamo per certo che ce l'hai tu! >> urlò Ogron furioso.

Duman era in mezzo ai due, e a essere sinceri, non sapeva bene di chi aver più paura.

<< sentimi bene pallone gonfiato! >> susan si drizzò sulle mezze punte e puntò il dito contro il mago dai capelli rossi << non ho idea di che cosa tu

stia parlando, ma ti posso assicurare che se non mi restituite i miei indumenti seduta stante, ti trasformò in un ammasso di carne informe! HAI

CAPITO BENE?!! >>

Duman intervenne tra i due, per cercare di raffreddare gli umori.

<< ascolta susan... >> Duman le prese le mani nelle sue e la fissò negli occhi << ... abbiamo solo bisogno di controllare una cosa, ma purtroppo uno

di noi quattro non è ancora arrivato e senza di lui non possiamo fare niente... potresti aspettare almeno che il nostro amico ritorni? ti prometto

che dopo ti restituiremo i tuoi indumenti >>

Quel modo di fare...

Quegli occhi così sinceri...

Quella voce così suadente...

<< e va bene! fate pure >> disse Susan diventando rossa per la vergogna << ma gradirei avere almeno qualcosa con cui coprirmi! >>

Duman si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa per poter soddisfare la richiesta della ragazza.

Lanciò un'occhiata al suo amico Anagan come per chiedregli  "mi presteresti il tuo cappotto? "

Ma dal ragazzo dai capelli scuri arrivò un immediato "no" con la testa.

Sconsolato, si guardò ancora intorno, poi si guardò le gambe.

Duman era sempre stato un grande freddoloso, infatti, oltre al paio di pantaloni neri, si era messo una sorta di lunga gonna, per fasciare i

suddetti, proteggendosi dal freddo.

<< vediamo un po' se questo ti può andare... >>

Duman si sfilò la strana gonna e la porse alla ragazza.

<< ti ringrazio... >> Susan la prese e arrossì.

Duman era diverso dagli altri...

Era così gentile con lei, e anche piuttosto affettuoso...

Susan uscì dalla stanza per provarsi quella strana gonna.

Essendo molto lunga, Susan decise di usarla a mo di vestito.

Se la portò fin sopra a seno, ora l'unico problema era il come legarsela...

Duman sbucò da dietro l'angolo, avvicinandosi a lei.

<< aspetta... faccio io... >>

Passò la cintura tra gli anelli della gonna e la tirò leggermente, facendola aderire al corpo della ragazza.

<< devo dire che sta meglio a te che a me... >> sorrise lui.

Ora che Susan non aveva addosso tutta quella roba, Duman notò il quanto fragili erano i suoi arti.

La sua pelle era così candida, sembrava quasi neve.

I lunghi capelli le incorniciavano il viso, facendole risaltare gli occhi.

Era così esposta...

Duman sentiva che avrebbe potuto distruggerla anche solo sfiorandola.

Sembrava quasi fatta di porcellana.

" se le cose non stessero così... io... potrei...magari... " pensò Duman, ma il suo pensiero fu bloccato.

Susan, vendendolo con lo sguardo fisso nel vuoto, si decise a finire ciò che lui aveva iniziato sulla spiaggia.

Lo baciò.

Duman arrosì di colpo.

Non si aspettava di certo una cosa del genere in un momento come quello.

<< devo ammeterlo duman >> disse lei staccandosi da lui << sei un bravo ragazzo infondo >>

'sei un bravo ragazzo in fondo...'

Quella frase... quella piccolaM insignificante frase, disintegrò il cuore del ragazzo.

Da quanto tempo non provava più un'emozione come quella.

Non l'aveva più provata da quando...

Da quando...

"GISELLE!"

Come un lampo a ciel sereno, nella sua mente era apparso quel nome.

Dagli occhi del mago iniziarono a scendere fredde lacrime di nostalgia.

<< duman? va tutto bene? >> chiese Susan prendendogli una mano.

Ed ecco che la rivide.

Dopo tanti secoli, Duman aveva rivisto la sua Giselle. La rivedeva in Susan.

Con la voce tremante, Duman abbracciò Susan << finalmente ti ho ritrovata! >> le sussurrò all'orecchio.

Duman tremava come una foglia, stringeva Susan sempre più, accarezzandole la testa e ripetendo continuamente << ti ho ritrovata! sono qui! sono qui!

>>

Era una situazione a dir poco insolita.

L'unica cosa che venne in mente a Susan fu quella di accarezzargli la schiena.

Alla fine si ritrovarono per terra.

Le gambe di Susan avevano ceduto al peso dei due ragazzi.

Duman la stringeva sempre più forte.

Susan non riusciva più a respirare.

<< duman... mi fai male... >> lo implorò lei << ti prego... lasciami! >>

Il ragazzo non sembrava sentirla.

<< duman... così mi soffochi! >>
 
 
 

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Capitolo 5
*** ricordi del passato ***


angolo scrittrice

ciao a tutti, scusate il luuuuuuuuuungo periodo di assenza, ma tra quello e l'altro non riuscivo mai a concentrarmi per scrivere.
ma ora eccomi qui!
ho letto tutte le recensioni (chiedo scusa a chi non ho risposto, ma mi dimenticavo sempre o semplicemente non sapevo cosa dire XP ) e sono contenta che la storia sia di vostro gradimento e cercherò di risolvere i vari problemi e rispondere (se mi ricordo) alle varie recensioni.
premetto un po' di cose per questo capitolo.
molte delle frasi che leggerete direte "ma che cosa si è fumata ghepy?" o "che cosa vuol dire questa frase?di che sta parlando?"
tranquilli, non mi sono fumata una canna.
la cosa è molto semplice, capirete man mano nella storia, perchè dal punto di vista tecnico non credo sia il massimo leggere una scheda di lettura tipo:
duman
personaggio cattivo
vissuto nel bla bla, ha fatto bla bla.
quindi armatevi di tanta pazienza e memoria perchè questa è una di quelle storie in cui ti devi ricordare bene chi ha fatto cosa,caio ha detto, le fettuccine panate di zia perina eccetera eccetera. della serie mi piace complicarmi la vita.
non posso fare altro che agurarvi buona lettura.
attendo i vostri commenti e critiche sul testo
;-)
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In uno dei molteplici tunnel che componevano le fogne, due ragazzi erano uno attacato all'altra.

Il ragazzo stringeva sempre più la fanciulla dai lunghi capelli dorati.

La situazione era stretta.

Susan si sentiva mancare.

Ogni singolo respiro, ogni movimento, era una tortura.

Si sentiva debole, l'aria le mancava e il ragazzo non accennava a lasciarla.

Era come se stesse affogando nel suo stesso corpo.

Ogni gesto le risucchiava l'energie, fancedola sprofondare lentamente del baratro dell'oblio.

Poi... tutto si fermò.

Sentì che quella forte presa che l'aveva schiacciata fino a quel momento, era scomparsa. La voce del ragazzo si spense.

Duman le svenì addosso.

Le braccia del ragazzo erano ancora incatenate al collo della ragazza.

Dopo aver ripreso fiato, Susan riuscì ad avere il quadro della situazione.

Si trovava per terra, con un ragazzo sul petto avvinghiato a lei e come se non bastasse, indossava un misero vestitino improssisato che la copriva a malapena.

Ma la cosa non la turbava,o almeno non più di tanto. Insomma... da quando conosceva Duman ne aveva viste talmente tante che ormai non si stupiva più di nulla.

Cercò di togliersi il ragazzo di dosso, ma non ci riusciva.

Un mese sì e uno no, tutte le volte la stessa storia. Chissà perchè ma nel mondo umano funzionava così.

Se fosse stata a casa sua oh sì! Li sì che tutto filava liscio, non come sulla terra che dopo un mese ti ritrovi ad avere la forza di una libellula.

Dopo innumerevoli sforzi per cercare di liberarsi, senza risultati, dal fondo del corridoio giunsero Ogron e i suoi amici.

Banale fu dire cosa avvenne.

Ogron era scioccato, ma cercò di manterene la lucidità.

<< si può sapere che cosa fate voi due? >> domandò perplesso Ogron.

<< ma non lo so... >> rispose Susan ironica << prendo il sole sul pavimento di una fogna con un ragazzo sdraiato sulla pancia.... CHE COSA VUOI CHE STIA FACENDO RAZZA DI CRETINO!?!?! >> sbottò lei.

Ogron e Anagan sollevarono il bello adddormentato.

Gantlos, il mago dai capeli biondi, porse la mano a Susan per aiutarla ad alzarsi.

Quando i due si toccarono, sentirono qualcosa nel petto.

Si guardarono negli occhi.

Rimasero a fissarsi per diversi istanti. Sentivano un qualcosa che li legava.

Susan cercava di ricordare dove l'avesse già visto. Stava per vedere quel ricordo, lo sentiva.

BAM!

Come se avesse ricevuto una forte scossa elettrica, Susan sentì una fitta alla testa.

Si prese la testa fra le mani per cercare di calmare quel feroce dolore.

E poi svanì...

I due mollarono la presa, e tornando alla realtà.

<< certo che potevate lasciarci a marcire qui ancora un po'! >> disse scontrosa Susan alzandosi.

<< se fosse per me ti lascerei marcire qui, ma a quanto pare per duman conti qualcosa... >> commentò Ogron infastidito.

<< piuttosto ... >> cominciò Anagan << ... si può sapere che gli hai fatto? >>

<< ah non guardare me! Prima mi ha abbracciato dicendo 'ti ho ritrovata', poi mi ha stritolato e infine è svenuto. Io non ho fatto ne detto niente >> disse la bionda alzando le mani in aria in cenno di resa.

Ogron prese Duman in bracciò, e seguito dal ragazzo con il cappello, lo portò nella 'sala'.

Anagan restò a fissare Susan perplesso.

<< si può sapere che hai da fissarmi tanto? >> disse Susan scontrosa.

Il ragazzo con le treccine le prese il mento e le girò il viso più volte come per controllare bene.

<< beh'... in effetti le assomigli parecchio >> confermò lui.

<< se continui così mi sloghi la mascella >> borbottò lei cercando di divincolarsi.

Anagan mollò la presa, si portò le braccia dietro la schiena e cominciò a camminare verso la sala.

<< hey! aspetta un momento! >> disse Susan rincorrendo il ragazzo. << a chi è che dovrei assomigliare? >>

Il ragazzo sghignazzò leggermente << se te lo dicessi non sarebbe più divertente. Perchè vuoi già rovinare il gioco? Abbiamo appena cominciato! >>

Susan non capiva, perchè tutti sti misteri? Perchè non glielo poteva dire e basta?

<< va bene! non me lo dire! però in cambio dovrai rispondere alle mie domande! >> sibilò Susan tirandolo per il cappotto.

<< okey... basta che la smetti di lagnare! >> rispose lui arreso.

<< io non lagno! >> sbuffò lei tirandogli un cazzotto nella schiena.






intanto, nella testa di Duman...



Duman si risvegliò in un meraviglioso giardino, pieno di uccellini che cantavano e fiori profumati.

La luce del tramonto decorava tutto con la sua luce, rendendo tutto di un meraviglioso color oro.

Si sentiva così leggerò, così vivo.

Era tornato indietro nel tempo, indossava ancora la sua armatura con quel lungo mantello che l'aveva protetto nei giorni più freddi.

Era tutto così meraviglioso, non avrebbe potuto chiedere di più. Chissà... forse era davvero tornato nel passato...

Dun tratto si udì una voce

<< duman.... duman... >>

Quella celestiale voce riecheggiava in tutto il giardino.

Il giovane cavaliere si girava a destra e a sinistra per cercare di capire da dove provvenisse quella meravigliosa voce.

Si mise a rincorrerla, sperando di trovarne la proprietaria.

Poi una luce attirò la sua attenzione.

In riva al laghetto si poteva scorgere una fanciulla.

I suoi lunghi capelli biondi svolazzavano nell'aria, mettando in luce il suo volto.

<< giselle! >> urlò Duman.

Ella si voltò, sorridendogli.

Duman era fuori di sè dalla gioia. Erano passati secoli dall'ultima volta che l'aveva vista ed ora era lì davanti a lui.

Corse verso di lei, speranzoso che il suo sogno non finisse in quel momento.

I due si abbracciarono felici.

I loro sguardi si intrecciarono, gli occhi color cioccolato della ragazza si mischiavano con il color ambrato degli occhi del ragazzo, incantandolo.

<< finalmente ti ho ritrovato! ora non ti lascerò mai più! >> disse lui stringendola forte a sè.

<< ma certo che no, amore mio. Ora staremo insieme per sempre >> l'angelo biondo dall'abito celeste fece lunghi passi verso l'acqua, immergendosi dentro lentamente.

<< avanti mio principe, nuota con me! >> asserì la ragazza aprendò le braccia.

Duman stava per entrare in acqua, ma qualcosa lo bloccò, o meglio... qualcuno.

Susan era comparsa alle sue spalle e l'aveva afferrato per il mantello.

<< duman... non andare... >> 

Quegli occhi azzurri, così sinceri, lo stavano implorando di restare.

Duman era confuso. Non sapeva proprio che fare.

Il sogno di fece distorto.

Tutto intorno a loro si dipinse di nero.

Una temepesta si abbattè sui tre.

I fiori appassirono, l'acqua limpida si trasformò in melma e tutto intorno a loro si fece cupo.

Poi dei lunghi tentacoli neri si abbatterono sulle due fanciulle, stringendole sempre più.

Le due ragazze urlavano in preda al panico.

Duman voleva intervenire, ma chi doveva salvare?

Duman non fece in tempo a decidere.

I due corpi si spappolarono, lasciando tra i neri tentacoli solo un ammasso di carne e ossa.

Duman si alzò di colpo urlando.

Era stato tutto un sogno, anzi... un incubo!

Quel terribile sogno l'aveva agitato a tal punto da farlo risvegliare in un lago di sudore.

Accanto a lui c'erano Ogron e Gantlos.

<< ch-che è successo!? >> chiese allarmato Duman.

<< stavi come soffocando nel sonno, così ho usato i miei poteri per farti svegliare... >> disse Ogron guardando l'amico agitato.

<< il solito sogno? >> chiese Gantlos.

<< no... era diverso... ero in un giardino e poi... >> disse Duman riprendendo fiato.

In quell'istante entrò Susan con Anagan, impedendo al ragazzo con la cresta di proseguire con il racconto.

Duman scattò in piedi e corse ad abbracciare la ragazza.

<< per fortuna stai bene >> disse baciandola sulla testa e stringedola forte a sè.

<< certo che sto bene, piuttosto tu come stai? Hai un aspetto orribile! Va tutto bene? >> chiese lei preoccupata.

<< ora che tu sei qui sto benissimo >> Duman la stritolò sempre più.

<< d-duman.... mi schiacchi così! >> lui mollò la presa, controllando di non averla ferita stringendola.

Le prese le mani << non puoi immaginare quanto mi sei mancanta >> e la baciò in bocca davanti a tutti.

Gantlos e Ogron erano disguastati da tutte quelle smancerie, mentre Anagan aveva l'aria divertita.

Ogron non ne poteva più. Staccò brutalmente i due, prendendo Duman per la maglietta e lanciandolo dall'altra parte della stanza.

<< ora basta con queste scemenze, facciamo il nostro controllo e finiamola! >> disse Ogron posizionandosi intorno agli indumenti della ragazza.

<< ma allora è un'abitudine lanciare la gente!>> osservò Susan.

Gli altri tre lo seguirono a ruota. 

<< ora vedi di stare zitta, o lancio anche te! >> la zittì Ogron.

Si presero per mano e pronunciarono qualche frase, a parer di Susan, senza senso.

Niente. Del cerchio grigio manco l'ombra. Che Ogron iniziasse ad avere le travergole?

"aspetta un momento" pensò Ogron.

Prese per un braccio Susan, che intanto si era seduta su un tubo lì vicino in attessa dei suoi vestiti.

La trascinò in mezzo agli altri tre

<< e ora vedi di star ferma >> le urlò Ogron.

Duman ringhiò contro Ogron.

Prese tra le sue braccia la ragazza.

<< non ti azzardare mai più a toccarla! >>

Duman era furibondo.

<< senti duman! sono arcistufo delle tue scempiaggini! Se tu che ci hai condotto fino a lei! E adesso vuoi dirmi che ti ci sei affezionato?! >> urlò Ogron

A quelle parole Susan si staccò brutalmente da ragazzo.

<< allora le cose stanno così! E per questo che eri interessato a me! >> disse Susan abbassando la testa.

<< susan... io... >> il fiato gli morì in gola.

<< 'stiamo assieme', 'ti faccio compagnia'.... non ti importa proprio niente di me! Volevi solo usarmi per i tuoi scopi! Non è così!? >>

Susan era fuori di sè. Per quei tre giorni, l'unico motivo per il quale Duman si era interesssato a lei era perchè pensava che avesse quel cerchietto o come cavolo di chiamava!

Susan prese i suoi vestiti e uscì di corsa.

Duman era sconvolto.

è vero.

Si era avvicinato a lei perchè sentiva l'odore del cerchio grigio, ma poi ... con i suoi modi di fare, il suo modo di esprimersi, l'avevano fatto innamorare.

Sentiva che dentro di sè era nato qualcosa... grazie a lei.

Anagan poggiò la mano sulla spalla dell'amico.

<< dai... capita a tutti di sbagliare... la prossima volta troveremo il cerchio grigio... >> lo consolò l'amico.

Duman si staccò e uscì, alla ricerca della sua amata.

<< ma si può sapere che gli prende? Prima ci dice che lei ha il cerchio grigio, poi se ne innamora, si può sapere che cosa sta succedendo qui? >> domandò Ogron sull'orlo si una crisi di nervi.

Gantlos sorrise divertito << mi spiace per te amico mio, ma l'amore tu non sai proprio cos'è! >> si avviò verso l'uscita.

<< lo dici come se tu ne sapessi qualcosa... >> osservò Ogron.

<< oh oh sapessi Ogron!... Anagan! vieni con me! dobbiamo farli ragionare! >> 

Anagan seguì l'amico e uscirono dalla stanza.

<< se continuiamo così andrà a finire che uno di noi si fidanzerà con una delle fatine >> si disse rassegnato.

BLEAH! quel pensiero era ripugnante.







Susan uscì da un tombino in mezzo alla strada.

Era solo il primo pomeriggio.

Non avendo un orologio ed essendo stata sotto terra per tutto il giorno non si era accorta del tempo trascorso.

Non avendo altro da fare, decise di andarsi a prendere un drink al bar per sbollire l'arrabiatura.




Preso da bere si sedette il riva al mare.

Era così bello osservare l'oceano, sentirne il rumore e il profumo allo stesso tempo, la rilassava.

Da dietro le sue spalle giunse un rumore di passi.

Lì per lì pensò che fosse Duman, ma quando si girò trovo il mago dai capelli biondi.

<< non hai niente di meglio da fare? >> disse scontrosa Susan prendendo un grande sorso dal bicchiere e voltandogli le spalle infastidita.

<< piacere anche mio di conoscerti. Io sono Gantlos >> disse il mago ironico, sedendosi accanto a lei.

<< se stai cercando le winx sono al bar. Forse ce l'hanno loro il vostro prezioso cerchietto >> sbuffò lei.

<< in realtà sono venuto qui per te... >> venne interrotto.

<< io non ce l'ho! mi dispiace e arrivederci! >> disse scontrosa.

<< ... voglio solo parlarti >> concluse lui.

Susan prese un grande respiro, rassegnata al fatto che non se lo sarebbe tolto di dosso.

<< ma è tipico di voi stregoni del cerchio nero essere così rompiscatole? >> domandò lei guardandolo.

<< chi ti ha detto che siam... >>

<< ...del cerchio nero? >> lo interruppe lei << me l'ha detto Anagan... so anche che volete conquistare il mondo tramite questo 'cerchietto' o come si chiama, ma mi dispiace per voi, io non ce l'ho, come ti ho già detto >> Susan finì la bibita e la poggiò sulla sabbia.

<< che altro ti ha detto? >> chiese lui curioso.

<< beh... che le vostre rivali sono le winx, voi siete i portatori delle tenebre e bla bla... >> Susan si sdraiò a terra, indifferente per la cosa.

<< e la cosa non ti allarma? >> Gantlos era sempre più curioso, ora capiva del perchè di tanto interesse da parte di Duman nei suoi confronti, lei era diversa, quasi indifferente ai cambiamenti intorno a sè.

<< la questione non mi riguarda, basta solo che voi non prendiate il mio uomo, poi il mondo può andare anche a rotoli per me! >> disse lei stiracchiandosi.

<< ' il tuo uomo?' e chi sarebbe? >> domandò curioso.

<< non sono affari che ti riguardano! E ora se vuoi scusarmi ho da fare! >> prese la lattina, la buttò in un secchio e se ne andò.

Gantlos la seguì, doveva cercare di calmarla e spiegarle bene la situazione.

<< sentì... >> cominciò lui, rincorrendola << ... per quanto riguarda Duman... >>

<< la cosa non mi riguarda! Si è avvicinato a me pensando che avessi qualcosa che potesse servirvi, ma a quanto pare a sbagliato, quindi sbaraccate baracche e burattini e andate a infastidire qualcunaltro! >> Susan allungò il passo per seminarlo.

<< il fatto è che si è infatuato di te! >> 

<< la cosa non mi sfiora minimamente! Se ha qualcosa da dirmi che me la dica lui! >> Susan allungò ancora il passo.

Gantlos perse la pazienza

<< adesso basta signorina! >> prese la ragazza per la vita e si inalzò nel cielo.

<<  oh mio dio! Mettimi giù! >> imprecava la ragazza, ma più chiedeva di scendere e più lui saliva.

Susan soffriva di vertigini.

Era terrorizzata. Si incollò a Gantlos, supplicandolo di non farla cadere.

Da quando era precipitata da quella cascata aveva il terrore dell'altezza.

Con quella caduta si era rotta tutte le ossa ed era stata a letto per mesi e mesi, senza mai potersi muovere.




Lì nei dintorni nel cielo, Duman e Anagan sorvolavano indisturbati le nuvole.

Duman sperava che dall'alto sarebbe riuscito a rintracciare Susan più facilmente.

Le urlà di Susan giunsero sino alle orecchie dei due ragazzi, attirandone l'attenzione.

Quando Duman vide Gantlos con Susan tra le braccia si allarmò.

Si fiondò come un matto verso i due.

<< oh! ma guarda chi c'è! >> notò Gantlos girandosi.

<< si può sapere cosa diavolo stai facendo Gantlos? >> domandò furioso Duman

<< sai... ho sentito che qui l'aumento di velocità è costante per tutti i corpi, ma non ne sono sicuro, così ho deciso di fare un piccolo test>> Gantlos prese Susan per i capelli e se la staccò di dosso.

La ragazza guardò giù.

Era molto alto. Saranno stati diversi centinai di metri da terra.

Per un attimo vide le rapide di quella terribile cascata da cui era precipitata da piccola.

Il terrore la teneva stretta nella sua morsa.

<< vediamo se la mia teoria è giusta... >>

Gantlos mollò la presa.

La ragazza precipitò.

Duman si fiondò alla sua cattura.

Susan era terrorizzata. Stava per morire spappolata sull'asfalto.

Nel suo mondo era sopravvisuta, ma in quello stato il suo corpo era più fragile di un guscio d'uovo.

Il vento le correva feroce su tutto il corpo.

Con le braccia cercava disperatamente un appiglio.

Si rivedeva durante la caduta tra le rapide. Riusciva quasi a sentire l'acqua gelida che l'aveva bagnata nella sua discesa verso la gola della cascata.

Duman non riusciva a raggiungerla, era troppo veloce.

Duman allungò la mano.

Anche se l'aria lo feriva come delle frustate sul viso.

Non poteva perderla! Questa volta non avrebbe esitato.





PRESA!

Duman ce l'aveva fatta.

A pochi metri da terra, Duman era riuscito a prenderla.

Ora era al sicuro, tra le sue braccia.

Susan era stretta forte a lui.

Il suo viso era immerso nella maglietta del ragazzo, bagnandola con le sue lacrime.

Un enorme peso si levò dal cuore del ragazzo.

Aveva temuto di perderla.

Quando toccarono terra, Susan si accasciò al suolo, piangendo disperata.

Duman le massaggiò leggermente la testa.

La ragazza sollevò il viso e guardò il suo salvatore.

Le innumerevoli lacrime le avevano rigato le guance e arrosato gli occhi.

Ella si lanciò tra le braccia del ragazzo, continuando a piangere come una fontana.

Alle spalle della ragazza giunse Gantlos.

Le poggiò una mano sulla testa, facendola svenire in un sonno profondo.

<< si può sapere che diavolo ti è preso!? >> ringhiò Duman.

<< che c'è? Se non altro vi siete riappacificati no? >> sbuffò Gantlos

<< far morire di paura sarebbe un bel modo di far riappacificare le persone? >> rispose Duman incredulo.

<< ognuno ha i suoi metodi! e poi... quante volte ricapita di avere la tua principessa tra le braccia? >> osservò Gantlos.

<< tu sei matto! Lo sai vero? >>

<< da chi arriva la predica! Qui il matto sei tu Duman! >> detto questo, Gantlos di volatizzò in una cortina di fumo, lasciando soli i due piccioncini.

<< e adesso che faccio? >> si domandò Duman guardando la sua bella tra le sue braccia.

<< lo so io... >> disse una voce alle sue spalle.

Una forte fitta colpì il capo del ragazzo, facendolo cadere a terra.

In un primo momento poteva ancora vedere il corpo di Susan sdraiato a terra.

Poi vide due braccia sollevarla e portarla via.

<< n-non... la... toccare! >> pregò Duman allungando la mano verso il rapitore.

Infine, il suo mondo divenne buio.

<< finalmente ti ho ritrovata... Susan! >>

Il misterioso rapitore svanirono, lasciando Duman privo di sensi sul freddo asfalto.

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Capitolo 6
*** una vecchia amicizia non molto gradita ***


Quando Duman riaprì gli occhi si ritrovò a terra.

Susan era scomparsa insieme al misterioso assalitore.

Accanto a lui c'era Anagan.

Dall'alto aveva visto tutta la scena, ma non era riuscito a vedere il volto del nemico, ne tanto meno a prenderlo.

Duman era disperato, Susan era stata rapita e lui era rimasto lì come un allocco!

Continuava a girare in cerchio sotto lo sguardò dell'amico.

<< non puoi seguire l'odore di Susan o del rapitore? >> domandò Anagan.

Duman fece cennò di no con il capo.

<< in qualche modo sono spariti nel nulla. Non riesco a percepire nè l'odore di Susan nè del suo assalitore... che possiamo fare? >> Duman era nel

panico totale.

Poi Anagan notò una cosa.

Duman non aveva la sua 'gonna', quindi molto probabilmente ce l'aveva ancora lei.

<< non puoi provare a rintracciare l'energia negativa del tuo abito? di solito l'energia ci mette un bel po' a svanire >> osservò Anagan.

A Duman si accese una lampadina

<< ma certo! forza! dobbiamo sbrigarci prima che l'energia negativa svanisca! >>

DDuman prese per il polso l'amico e si lanciò alla carica.

 

 


In un enorme salotto, su di un divano, giaceva Susan. Priva di sensi.

Dopo qualche istante aprì gli occhi.

Si guardò intorno.

La stanza era gigantesca.

Alle pareti vi erano varie spade ed armi da combattimento.

Dove era finita?

Dal fondo di un corridoio giunsero degli strani rumori che le fecero rizzare i peli sulla pelle.

Presa dalla paura, prese una spada e in punta di piedi si avviò nel lungo corridoio.

In fondo al corridoio sulla destra c'era una porta aperta con la luce accessa.

Si avviò lentamente, tenendo la spada davanti a sè.

Chi l'aveva rapita?

Magari un maniaco! O uno psicopatico o forse anche peggio!

Giunse sulla soglia della porta.

Dalla porta socchiusa si poteva scorgere un ragazzo di spalle.

Forse stava preparando la cena...

In quel momento le brontolò la pancia.

Dannazione! Proprio in quel momento si doveva ricordare di dover assumere dei materiali organici per mantenere in forze il suo organismo?

Doveva decidersi ad attaccare o il nemico l'avrebbe fatto al suo posto.

Okey.....

Uno...

Due.....

Tre!

Susan entrò nella stanza con foga.

<< FERMO! H-ho una spada! è non ho nessuna paura di usarla! >> urlò lei al misterioso ragazzo.

Il ragazzo lasciò il coltello con cui aveva appena finito di tagliare i pomodori e si girò lentamente.

<< ti sembra questo il modo di salutare un vecchio amico? >> domandò il ragazzo dai capelli castano chiaro.

<< J-jeremy? >> rispose incredula la ragazza abbassando l'arma.

Susan tremava.

Un po' per il freddo, un po' per la paura...

<< ma tu stai treamando... sei forse malata? >> domandò il giovane avvicinandosi a lei.

Susan caddè in ginocchio e scoppiò a piangere.

<< vieni qui... ora ci penso io a te >>

Jeremy la prese il braccio e la riportò sul divano, tenendola stretta a sè.

<< come hai fatto a ridurti così? Lo sai che non ti fa bene stare a contatto con l'energia negativa! >> la riproverò lui.

<< lo dici come se lo facessi apposta... >> rispose lei scaldandosi tra le braccia del ragazzo e asciugandosi con la manica della giacca le lacrime.

Piombò il silenzio.

<< sei venuto per riportarmi indietro? >> domandò Susan staccandosi leggermente dal ragazzo per poterlo vedere in faccia.

<< da quando te ne sei andata... la regina è caduta in una fase depressiva... le manchi davvero tanto! >> disse lui dolcemente.

Susan a quella risposta si staccò freddamente.

<< lo immaginavo! E ora mi dirai pure che si sente persa senza di me, non è vero?!! >> Susan s'infuriò.

Jeremy restava calmo e rilassato.

<< mettiti nei suoi panni! >> esordì lui alzandosi dal divano.

<< no Jeremy! Mettiti tu nei miei panni! Sono ad un passo dal ritrovare l'assassino dei miei genitori! Ho buttato anni della mia vita a rintracciarlo

mentre 'sua altezza' non ha mosso un dito! Nemmeno lei, la regina delle tenebre, mi farà cambiare idea! Puoi contarci! >> urlò lei sempre più

agitata.

Susan si affacciò alla finestra e guardò fuori.

<< lei non ha bisogno di me, ne io di lei... l'ha detto lei stessa! 'tu non sei niente per me'... che motivo avrei di tornare?>>

Jeremy si alzò e le mise una mano sulla spalla.

<< ti sbagli, tu sei tutto per lei, ora più che mai. Ha bisogno di te, ha bisogno che tu torni al suo fianco! >> disse Jeremy prendendola per il

mento guardandola negli occhi, ormai pieni di lacrime.

<< non è vero... >> Susan si tolse dal caldo sguardo degli occhi smeraldo dell'amico << ... non ha bisogno di una come me... non dopo quello che è

successo... >>

In quel momento ebbe un flashback.

Era nella sala del trono, la regina era in ginocchio in un mare di sangue, e continuava a chiedere << perchè? Perchè Susan? >>

Susan era lì! impiedi davanti a lei con la sua fedele falce in mano.

Il sangue della regina stava colando dalla lama, imbrattandole le mani.

<< perchè hai lasciato scappare l'assassino... perchè hai lasciato morire i miei genitori... PERCHè ESISTI! >>

Poi un dolore lancinante l'attraversò.

La tagliente lama le era penetrata nel petto, facendo scricciolare le costole.

Si ritrovò la sua stessa arma conficcata nella carne.

Il sangue le usciva fuori ad un ritmo terribile.

Cadde a terra.

Il sangue scivolava nei delicati intrecci del lungo tappeto della sala, sporcandolo.

L'ultima cosa che vide fu il piede della regina sulla sua testa che la sciacciava.

Poi un altro dolore lancinante.

La regina le strappò via la falce dalla carne, e ne leccò il liquido rosso che ne scorreva dalla lama.

<< se tu valessi solo la metà di quanto valeva tua madre a quest'ora ti starei leccando le scarpe... tu non sei niente per me... sei solo un errore!

>>

fine flashback

Susan aveva le lacrime agli occhi.

<< non potrei mai tornare dopo quello che ho fatto... >>

<< a tutti capita di litigare ogni tanto... lei è disposta a perdonarti, lei ti vuole bene Susan! >> rispose lui apprensivo.

<< beh... io non perdonerò mai lei! Non voglio mai più rivedere la sua faccia in tutta la mia vita! è a causa sua se ora ho da dare la caccia ad un

assassino! E ti posso assicurare che non avrò pace finchè non lo prendenderò >> urlò Susan furibonda, tirando sù con il naso.

<< Susan... affronta la realtà! Non sai neanche che faccia abbia questo assassino! Come puoi sperare di riconoscerlo? >>

<< io l'ho visto! E quando lo incontrerò saprò che è lui! >>

<< Susan.... guardati! Sei intrinsa di energia negativa e le tue ossa sono praticamente fatte di vetro! Il tuo corpo non può continuare a reggere

questo sforzo! Torna a casa! Lascia perdere questa follia! >> ribattè lui.

<< STA ZITTO! >> urlò lei.

Jeremy taque.

<< dimmi Jeremy... se tu avessi anche solo una possibiltà su un milione di trovare l'assassino dei tuoi genitori, lasceresti perdere? >>

Jeremy non proferì parola, si limitò a sospirare rassegnato.

<< ormai mi conosci da secoli, e sai bene che non cambierò idea >>

Jeremy, con un abile gesto, posò la mano sulla bocca di Susan per farla tacere.

In quel preciso istante, dall'enorme finistra che percorreva il salotto, irruppeto Anagan e Duman.

Come risposta, Jeremy prese sotto braccio Susan mentre con l'altro impugnò una spada.

Duman sguainò le sue unghie, pronto a combattere.

Quando vide la sua amata tra le braccia di un altro uomo, diventò una bestia.

<< chi siete voi? >> soffiò Jeremy tenendosi sulla difensiva.

<< chi sei tu piuttosto! >> brontolò Duman arruffando la cresta.

Susan si tolse la mano dell'amico dal viso << ehm... posso fare io le presentazioni o vi volete affettare prima tra di voi? >> domandò Susan ironica.

<< Susan? Conosci questa gentaglia? >> domandò allibito Jeremy guardando la ragazza.

<< ha parlato il bellimbusto! >> sputò Duman incrociando le braccia.

<< ehm.... >> Susan guardò imbarazzata le armi dei ragazzi << ... magari mettiamo prima via le armi? >>

Duman ritraette le unghie, mentre Jeremy posò la spada al muro.

<< okey... ehm... Duman e Anagan vi presento Jeremy, Jeremy... Duman e Anagan >> disse Susan mettendosi in mezzo.

<< e dimmi 'Duman'... che ruolo hai nella vita di Susan? >> chiese velenoso Jeremy, guardando il punk dall'alto verso il basso.

Duman tirò a sè Susan e la prese sotto braccio.

<< sono il suo ragazzo >> sorrise Duman maligno.

Susan arrossì come un peperone.

Ma di che stava blaterando? Si conoscevano appena.

<< e il tuo ruolo qual è 'Jerry'? >> sibilò Duman.

<< è il mio migliore amico da tutta una vita >> rispose Ausan staccandosi violentemente dal ragazzo.

<< oh! ma davvero? Allora non dispiacerà al tuo amico se ora ti bacio, bambolina mia! >> Duman la prese e la forzò a baciarlo.

Susan si sentì violata.

Duman la palpava incurante del fatto che ci fossero altre persone intorno a loro.

A lui non importava altro se non mostrare al ragazzino che Susan era di sua proprietà.

Jeremy s'infuriò, come osava quel damerino a trattare Susan in quel modo!?!?

Impugnò la spada e si lanciò alla carica.

Duman lanciò Susan sul divano e si trasformò in un orso.

I due cominciarono a combattere.

Duman colpiva con ferocia e Jeremy rispondeva con rabbia.

Susan provò a dividere i due, ma fu spinta contro una parete, ferendosi un braccio con un pugnale attaccato al muro.

L'odore del sangue attirò l'attenzione di Duman

La sua bambolina si era danneggiata!

Scaraventò via Jeremy con una mossa e riprese forme umana.

Voleva controllare la sua femmina, si girò, infischiandosi del nemico.

Jeremy si lanciò alle spalle del ragazzo.

Non avrebbe permesso dinuovo a quell'essere di toccare Susan.

Presa dal terrore, Susan urlò << A CUCCIA!>>

Jeremy cadde a terra, perdendo la spada.

Era come paralizzato.

Susan si avvicinò al ragazzo accasciato a terra.

<< ora basta Jeremy... >>

Lì per lì Jeremy continuava ad avere un respiro affannato, come se stesse cercando di liberarsi dall'incantesimo.

Poi, a poco a poco, si calmò.

Duman si strappò via un pezzo dell'orlo della maglia e lo legò intorno al braccio sanguinante della ragazza.

Quando jeremy fu completamente calmò si alzò da terra e andò in cucina in silenzio, come un cane bastonato.

Anagan era rimasto immobile al suo posto per tutto il tempo, e si era pure tinto di un leggero bianco.

Preso da un attacco di paura, si limitò ad andarsene, lasciando Duman e Susan soli nel salotto, anche se ora sembrava più un campo di battaglia.

<< si può sapere chi ti credi di essere? >> disse Susan toccando con il dito il petto di Duman.

<< che c'è? Non posso essere geloso se un altro tocca la mia bambolina? >> domandò lui ridendo.

<< io non sono la tua bambolina! E tu non sei il mio ragazzo! >>

Detto questo, Susan si avviò verso la cucina. Voleva vedere come stava Jeremy.

Ed eccolo lì.

Impegnato a cucinare, come se non fosse successo niente.

<< mi dispiace ...io... io non volevo... non mi hai lasciato altra scelta! Non ti biasimo se ora mi odi... >>

Jeremy non rispose. Restò indifferente.

<< torna a casa Jeremy... e di alla regina che aveva ragione... sono davvero pessima >> Susan tentò di uscire dalla porta, ma Jeremy le prese una

mano, bloccandola.

<< io non ti odio.... non potrei mai odiarti! Mi hai salvato dall'oblio, mi hai reso ciò che sono adesso. Non potrei mai mordere la mano che mi ha

nutrito per tutti questi anni...io ti devo la vita >> le disse Jeremy baciandole la mano.

<< Jeremy... tu non mi devi nulla... però ti supplico! Torna a casa! L'energia di questo mondo non ti fa bene! >> asserì lei arrossendo.

<< non mi importa...e se per questo non fa bene neanche a te! Io non me ne vado via di qui senza di te! >> disse Jeremy stringendole le mani.

<< Jeremy... io non posso e non voglio tornare... con che faccia mi potrei presentare alla corte? o alla regina? io non potrei mai.... >> si liberò

dalla prese e si bloccò sulla porta.

crollò il silenzio.

<< forse sarebbe stato meglio se non fossi mai esistita... >> disse Susan con un tremulo sorrisetto sulle labbra.

<< non pensarci neanche! Pensa a tutte le persone a cui hai fatto del bene! Pensa a tutte le guerre che hai sventato! Pensa a me!... tutto questo per

te non ha più importanza? >>

Susan con la mano si appoggiò al muro.

<< forse in passato sarei potuta diventare una brava leader... ma ora... l'unica cosa che voglio è trovare quel mostro e fargliela pagare! Il resto

non ha più importanza... >>

Jeremy la girò verso di sè.

<< Susan guardami! >> le prese il viso e la obbligò a guardarlo negli occhi.

<< non puoi gettare via la tua vita per una cosa stupida come la vendetta! Tu non sei un killer! Sei una valorosa guerriera! Un'amica fidata e...

dentro hai un'anima di cristallo pronta a disintegrarsi per niente! Credi davvero di riuscire a dormire la notte sapendo di aver ucciso un essere

vivente?! Tu non sei così! >> la implorò lui.

Susan si staccò le mani di Jeremy dal volto.

<< mia madre prima di avere me era un'abile assassina, sterminava interi villaggi senza alcuna paura o pietà... e se l'assassino dei miei genitori

riesce a dormire sereno la notte, posso assicurarti che non sarà un'anima sporca come la sua a tenermi sveglia la notte! >> sbraitò Susan furiosa.

Susan uscì dalla cucina e sbattè violentemente la porta dietro di sè.

Jeremy sospirò .

<< io ti aspetterò Susan! non mi importa cosa farai o cosa diventerai.... quando non saprai dove andare o cosa fare, io sarò qui ad aspettarti.... >>

asseri il ragazzo a sè stesso per poi tornare al lavoro.

 

 


Duman era in piedi nel salotto ad aspettare.

<< potevi evitarti il bacio in sua presenza! >> lo rimproverò Susan.

<< che c'è? Ho solo messo in chiaro subito che tu sei mia, niente di più >> rispose Duman soddisfatto.

<< te l'ho già detto! Io non sono tua! >> puntualizzò Susan.

Preso dalla collera, Duman si caricò Susan in spalla e volò fuori dalla finestra.

La rabbia gli usciva da tutti i pori.

Mentre lui era stato in ansia per tutto il tempo, lei non aveva fatto altro che spassarsela ed ora lo rimproverava pure.

Le avrebbe insegnato chi comandava!

Atterrarono sul tetto di un grattacielo.

Lasciò cadere malamente Susan per terra.

<< si può sapere che ti prende? >> commentò Susan massaggiandosi il fondoschiena dolorante.

<< che cosa prende a te piuttosto! Prima mi baci e poi mi respingi?! >> Duman drizzò la cresta furioso.

Con tutti i momenti per litigare, Duman aveva scelto proprio il meno opportuno.

Susan era ricolma di energia negativa, e da una situazione del genere le cose non potevano che peggiorare.

<< non mi dirai davvero che per un bacetto pensavi di avermi già in pugno? E poi se tu quello che continua ad abbracciarmi! >> tuonò lei.

<< stai mentendo! Tutte le volte che sei arrossita o che mi hai sorriso, non puoi dirmi che non provi nulla per me! >>

Susan fece spallucce.

<< sei davvero patetico! Credi davvero che io potrei mai provare qualcosa per te? >> sorrise crudele Susan inclinando la testa.

Nel petto di Duman qualcosa si spezzò.

<< non posso crederci... tutto il tempo passato in mia compagnia, non ha significato niente per te? >> domandò con voce bassa Duman.

Susan scoppiò in una agghiacciante risata malefica.

<< piuttosto che passare un altro minuto con te, mi butterei sotto un treno! >>

La calma di Duman crollò definitivamente.

I suoi occhi si illuminarono di una luce oscura.

Con un calcio sbattè Susan a terra, facendole picchiare la testa.

Con uno svelto gesto, Duman prese il colletto della maglia di Susan.

<< dimmi che mi ami! >>

La guardava fisso negli occhi.

Ma quelli non erano lì stessi occhi gialli che Susan aveva visto nei giorni precedenti, no.

Erano più freddi, crudeli.

<< Duman... io non ti amo! Mi hai solo raccontato bugie da quando ti conosco! Mi tratti come se fossi un giocattolo! Come puoi aspettarti che io ti

ami? >>

La presa si fece più forte.

<< TI HO DETTO DI DIRMI CHE MI AMI!>> urlò lui con gli occhi che gli brillavano.

L'aria le mancava dal petto. Voleva urlare, ma non ci riusciva, la presa era troppo forte.

Duman si sdraiò su lei e la baciò.

Le mordeva le labbra con una tale forza che sembrava che gliele volesse strappare.

<< ANDIAMO! DIMMI CHE MI AMI! >>

Susan non disse nulla.

Tutta la rabbia che prima la possedeva era svanita, ora restava solo paura.

<< benissimo! Se non vuoi amarmi vorrà dire che ti obbligherò! >>

Duman si tolse il collare di pelle che aveva al collo e lo mise alla ragazza.

Susan riuscì a liberarsi dalla presa del ragazzo.

Corse fino alla porta per poi scendere velocemente le scale.

Duman si alzò e si avviò lentalmente verso la fuggiasca.

<< e inutile che scappi! Non potrai andare molto lontano in quelle condizioni! >>

Duman schioccò le dita.

Susan correva come una matta giù per le scale.

Gradino dopo gradino acquisiva sempre più velocità, fino a quando non scivolò.

Rotolò giù per la lunga rampa di scale.

Sbattè più volte la testa.

Non riusciva a muoversi, non sentiva più il suo corpo.

In cima alle scala c'era Duman, con un sorrisetto stampato sulla faccia.

Le forze la stavano abbandonando.

Qualcosa in lei si stava trasformando.

Perse conoscenza.

Duman scese tranquillamente le scale, osservando il suo premio.

<< ora non potrai più opporti al mio volere! >>

Compiaciuto del suo atto, la prese e svanì.

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Capitolo 7
*** memorie perdute ***


Nelle fredde fogne dei sotterranei...

Susan era attacata ad una parete in una stanza buia, priva di luce.

Lunghe catene attaccate al muro le impedivano di muoversi e la puzza dell'acqua sporca le entrava nei polmoni, soffocandola.

Poi un rumore di passi.

Duman le si parò davanti.

<< Allora... Come ci si sente in gabbia? >> domandò il ragazzo con un ghigno stampato sulla faccia, anvanzando verso di lei.

<< Do-dove sono? >>

Tutto intorno a lei era spento, i suoni erano bassi, e la poca luce non le rendeva facile la vita.

Il ragazzo scoppiò a ridere.

<< Ti ho resa mia prigioniera! Mi pare ovvio! >>

Susan cercò di divincolarsi, ma era inutile, le catene erano troppo spesse per poter essere spezzate.

<< L-lasciami andare! >> gli urlò lei, scuotendo le catene.

<< Lasciarti andare? Non ci penso proprio bambolina! Ora che ti ho qui non ti permetterò mai più di lasciarmi! >> disse Duman prendendole il mento e

stringendoglielo forte.

Quegli occhi...

Susan si sentiva morire sotto quello sguardo malsano.

Quello sguardo demoniaco faceva scaturire in Susan una sensazione mista tra il terrore e l'angoscia.

<< Ch-che cosa vuoi? >> disse la ragazza tremante.

<< Lo sai bene... >> le si avvicinò lentamente e le poggiò la mano sul suo petto.

<< Duman... Mi fai paura così... >>

Tramite quel contatto, Susan riusciva a vedere l'animo racchiuso nel ragazzo, un insieme di melma e catrame.

<< ... Consegnami il cerchio grigio! >>

Al suono di quella frase, in Susan qualcosa si accese.

Sentiva l'energia scorrere fuori dal suo corpo, entrando in quello del giovane.

Il dolore era insopportabile.

Le grida della ragazza rieccheggiavano inesorabili.

Susan si agitava sempre più. Quel dolore! Era orribile, era come se le stesserò strappando via le ossa una dopo l'altra.

Doveva scappare, doveva fuggire!

<< BASTA! >> urlò Susan disperata.

Come colpito da un fulmine, Duman ricevette una scossa elettrica e venne scaraventato via.

Picchiò la testa.

Il pavimento si dipinse di rosso.

Le catene si sgretolarono e Susan fu libera.

Sangue... Quel liquido rosso che ora scorreva... Era sangue...

Si avvicinò lentamente al corpo del ragazzo.

Un orribile pensiero balenò nella mente della giovane.

<< D-d-d-Duman.... >> lo mosse leggermente.

<< Hey... Duman... >>

Niente.

Susan cadde in ginocchio.

Prese tra le sue braccia il ragazzo e lo scosse.

<< N-n-non fare così... Andiamo!... Ora smettila di scherzare! >>

Lo scuotè nuovamente.

Quel corpo così forte, sotto il suo tocco, si era trasformato in una bambola di pezza senza vita.

<< D-Duman.... ti prego... non lasciarmi sola... >>

Non una parola, nessun un movimento...

Calde lacrime cadderò dal viso della ragazza, bagnando quel guscio vuoto che stringeva tra le mani.

Portò una mano al viso del ragazzo.

Enorme fu l'orrore quando si guardò la mano.

Era imbrattata di sangue.

Il sangue del suo caro amico, ora era nelle sue mani.

Si era sporcata di un orribile delitto.

Quel sangue... Così rosso...

Così simile a quello di tanti anni prima...

Tutto intorno a lei cambiò, non era più in una stanza buia, era nel tempio.

Lo stesso tempio dove si era consumata quella orribile tragedia secoli prima.

Il pavimento era ricolmo di cocci di vetro e sangue.

Dalla penombra della stanza comparve una donna.

Era sua madre.

Il busto della madre trasudava sangue, come se l'avessero ferita con una lancia o una spada.

<< Perchè ... Perchè l'hai fatto? >> le domandò la donna dai capelli neri allungando la mano verso la figlia.

<< Ma-mamma...? >>

<< C-come hai potuto? >> le domandava << C-come hai potuto farci questo? >>

Era stata lei?

Era stata Susan a ferire a morte sua madre? Era stata lei a causarle tutte quelle ferite?

La donna caddè in avanti, rompendosi come una bambola di porcellana.

Dal petto della ragazza uscì un urlo assordante.

Tutto intorno a lei si trasformò in fumo.

Fancendola piombare nell'oscurità.

Tutto tacque.

Susan era lì. Ripiegata su se stessa con le lacrime che non accingevano a fermarsi.

Il pavimento divenne uno specchio d'acqua, riflettendola.

Ma la ragazza nel riflesso non era lei, no... era diversa.

Lunghi capelli neri avvolgevano la ragazza riflessa nell'acqua.

Quel viso pallido, gli occhi rossi...

<< Tu... >> le puntò il dito contro il riflesso <<... TU HAI UCCISO LA TUA FAMIGLIA!>>

La giovane dai capelli neri schizzò fuori dall'acqua e sovrastò Susan, ancora incredula a ciò che stava accadendo.

Sentì il suo riflesso penetrarle nel cuore, diventando parte di lei.

Non accadde nulla.

Poi un rumore... come un gocciolio.

Dalle sue mani cominciarono a sgorgare fiumi di sangue.

Più cercava di pulirsi e più il sangue aumentava, ricoprendo ogni angolo della povera ragazza.

Il liquido rosso le entrò in bocca, soffocandola.

Susan si divincolava. Urlava terrorizzata.

Una fitta al cuore la bloccò.

Una freccia le si era conficcata nel petto, paralizzandola, e davanti a lei, con l'arco ancora in mano, c'era Jeremy.

<< J-j-je.... >>

Il fiato le morì in gola.

Voleva chiedere aiuto, voleva scappare, ma come poteva?

Il ragazzo svanì.

Al suo posto si materializzarono due pile di cadaveri.

Un corpo sopra l'altro, privi di vita e ricoperti di sangue.

Amici, parenti, bambini...

<< è solo colpa tua! >> le urlò una voce.

Susan crollò.

Si accasciò sul pavimento, nuotando nel suo stesso sangue.

Voleva morire, sparire nell'oblio per poter aver finalmente pace.

<< è stata tutta colpa tua! >> le urlavano delle voci confuse.

<< ...il cerchio nero... >> << ...non meriti di vivere!... >> << ...è solo una condanna... >> << .....nessuno merita di vivere... >> << ...sono in

quattro!... >> << ...PRENDETELA! >> << ...NON MI FERMERò MAI FINCHè LA MIA SETE NON SARà PLACATA!... >>

Poi una voce sovrastò tutte le altre.

Era quella di suo padre, la ricordava ancora!

<< Figlia mia... >> la chiamò <<... non nascoderti, non puoi sopprimere la tua vera natura... >>

'pa...pà'

Il sangue l'avvolse completamente.

Le voci svanirono.

Dal pavimento spuntò una lama.

L'attraverso come niente.

Poi un'altra, e un'altra e un'altra ancora!

Il suo corpo venne sventrato da sette sciabole.

Poi udì una voce.

<< Solo distruggendoti saremo liberi! >>

Un enorme peso le colpì la testa, schiacciandola.

 

 


Susan si risvegliò affannata.

Aveva avuto dinuovo quell'incubo.

Aveva il fiatone e la fronte sudata.

Le mani umide di sudore stringevano con forza le pregiate coperte di velluto.

Era in camera sua.

Era come se la ricordava.

La scrivania, il suo letto, i disegni attacati al muro... era tutto uguale.

Susan sospirò rassicurata.

Non era andata via!

Che avesse sognato tutto? Gli stregoni del cerchio nero, le winx... Duman...

Uno spiraglio di luce attraversò la stanza, interropendo i suoi pensieri.

Arrivava dalla porta.

Ma aspetta!... sentiva anche delle voci.

Si alzò dall'ernorme letto e si avvicinò di soppiatto all'uscio.

Una luce accecante si scontrò con gli occhi della ragazza.

Chiuse gli occhi, ma poi risentì le voci.

La luce scomparve.

Ora che poteva vedere meglio.

Notò due figure distinte.

La prima era una bambina dai capelli castani, mentre l'altra era una donna.

La riconobbe subito.

Era la sua regina!

Ma che stava facendo la regina con quella bambina?

<< Nonna... Ho paura... >> disse la bambina abbracciando la donna dalla lunga veste nera.

<< Non devi... Ci sono qui io con te... >> le rispose dolcemente << Finchè ci sarò io, non dovrai temere niente angioletto mio >>

Le due si strinsero in un tenero abbraccio.

<< Nonna... è stato il nonno... Io l'ho visto! >>

La regina guardò in faccia la sua nipotina.

<< Mi dispiace... ma lo dovrai dimenticare... dovrai dimenticare tutto... >>

La donna fece per porle la mano sulla fronte, ma Susan uscì dalla stanza lanciandosi contro la sovrana.

<< FERMA! NON FARLO! >>

Quando la ragazza dai capelli biondi prese il braccio della regina, venne assalita da una luce bianca.

Degli strani tentacoli di luce la stavano trasciando via, allontanandola.

Susan aveva le lacrime agli occhi.

<< TI PREGO! LASCIALA STARE! >> implorava combattendo con tutte le sue forze per liberarsi da quella stretta.

Il bianco la sovrastò.

 

 

Susan si risvegliò, questa volta per davvero.

Era nelle fogne.

Per fortuna era stato tutto un orribile sogno.

Era angosciata.

Si guardava intorno spaventata, terrorizzata all'idea di star ancora sognando.

Dopo vari minuti si calmò, riprendendo un respiro regolare.

Ora che guardava meglio vide gli stregoni del cerchio nero.

Tutti e tre erano sdraiati in terra, dormienti.

Aspetta! Come sarebbe tutti e tre?

Dov'era Duman? Che gli era successo?

Dalle sue spalle giunse uno strano rumore.

Quando si girò, si ritrovò il ragazzo a due centimentri dal muso.

Per la paura, schizzò in aria.

Dopo spavento iniziale, Susan percepì una fitta alla testa.

Si prese il capo per massaggiarselo, ma quando si vide l'arto urlò.

Le sue mani erano state rimpiazzate da due zampette nere con i cuscinetti rosa.

Si guardò.

Era diventata un gatto!

Cercava di ricordare sul come fosse diventata un gatto.

Che stesse ancora sognando? No, poco probabile.

Si sentì un collare addosso.

Ora ricordava tutto, era a causa di quel dannato collarino che le aveva messo Duman, se ora si ritrovava in quello stato pietoso! Ecco perchè gliela

aveva messo!

Quando il suo sguardo ricadde sul ragazzo con la cresta, si sentì investire da una strana sensazione.

Per fortuna stava bene.

Sospirò rassicurata.

Era così carino mentre dormiva, doveva ammetterlo.

Chissà perchè, ma per qualche strana, folle ragione, decise di avvicinarsi per guardarlo meglio.

Il respiro del ragazzo era lieve, appena percettibile, e sul suo volto vi era un'espressione di beatitudine assoluta.

Come spinta da qualcosa, gli leccò dolcemente la guancia.

'ASPETTA UN SECONDO!' pensò Susan pentendosi di ciò che aveva appena fatto.

'Che mi prende?!'

Insomma... in fin dei conti l'aveva quasi fatta fuori e in più l'aveva trasformata in un gatto!

'Datti una regolata Susan!' pensò scuotendo il capo.

Come una scossa, qualcosa le attraverso il cuore.

Con la zampa si prese il petto e strinse forte, lacerando leggermente con gli artigli la carne.

'Non dinuovo! NON ADESSO!' pensò.

Doveva soffocare quella sensazione!

Non poteva farsi prendere alla sprovvista in un momento del genere.

Dopo qualche istante la fitta svanì, insieme al dolore.

Da quando era scappata dalla regina, a volte le capitava di sentire quelle orribile dolore che le laceravano il cuore.

'Dannato telecomando! E dannata regina!' pensò infastidita.

Susan si ricompose.

Fortunatamente sapeva perfettamente come muoversi su quattro zampe, ma quelle dimensioni erano ridicole!

Era alta poco più di trenta centimentri. Non sapeva fare altro che miagolare.

<< Oh andiamo! Può andare peggio di così?! >> brontolò Susan guardandosi il manto nero della pelliccia.

Quel baccano infastidì Duman, che di tutta risposta la prese e la strinse tra le braccia.

Ma era proprio un'abitudine! Tutte le volte che ne aveva la possibilità, Duman la stringeva come se fosse un peluche.

' Ovviamente sì! ' pensò, infastidita da quella situazione.

La presa non era molto decisa, e Susan riuscì a filarsela indisturbata.

Stava per uscire da quell'accampamento di matti, ma qualcuno la prese per la pelliccia.

<< Ma tu guarda i casi della vita! >> sibilò Ogron compiaciuto.

<< Mettimi giù!... Subito! Guarda che non scherzo! >> soffiò lei.

<< Mi spiace piccola.... non parlo il gattese. >>

Gattese?

Possibile che non riuscisse a capirla?

Susan non emetteva parole, ma solo miagolii.

<< Se continui a fare tutto sto casino svegli Duman! >> disse lo stregone dai capelli rossi chiudendole la bocca con le dita.

<< Senti... >> continuò lui << Tu non vuoi stare qui e io non ti voglio, quindi vedi di non farti più rivedere qui dentro o ti trasformo in un

giocattolo per cani! >>

Ogron schioccò le dita e Susan si ritrovò teletrasportata sul marciapiede del mondo di sopra.

Il malditesta non accingeva ad andarsene. Più cercava di ricordare su cosa fosse successo più le faceva male.

Ricordò Jeremy e la terribile discussione che aveva avuto con Duman.

Era successo di nuovo! Come con la regina.

Aveva assorbito talmente tanta energia negativa che aveva perso il controllo su se stessa.

Aveva trattato male Jeremy e Duman senza motivo.

Non era la prima volta che le succedeva di litigare con qualcuno, ma questa volta aveva davvero esagerato!

Susan si guardò le zampette rosa.

A causa di quella sua dannata boccaccia ora si ritrovava dinuovo nei pasticci.

Quanto avrebbe voluto chiudere gli occhi e risvegliarsi a casa, circondata dai suoi cari...

Presa dallo sconforto iniziò a vagare per la strada.

Giunse a una piccola pozzanghera al bordo della strada.

Quando si rispecchiò rivide i suoi genitori.

<< Hai gli occhi blu di tua madre e i capelli oro di tuo padre >> le dicevano sempre a corte.

<< Sei tutta tuo padre! >> le ripetevano di continuo.

'No... io non gli assomiglio per niente' pensò rassegnata.

Furiosa colpì la pozzanghera, facendo svanire il riflesso dei suoi genitori.

Lei non assomigliava affatto a suo padre...

Lui era saggio, coraggioso, buono... forse un tempo lo era stata anche lei, ma ormai quella Susan era morta, insieme a loro.

Si ricordava ancora quando era dalla nonna paterna...

Quando era lì, sul conto di sua madre sentiva solo brutte cose.

L'avevano chiamata sciaqquetta, insensibile, poco di buono, donna senza ritegno...

Susan si ricordava ancora ti quando aveva fatto a botte con uno più grande.

Aveva chiamato sua madre 'schifosa assassina'.

Susan non ci aveva visto più.

L'aveva riempito di botte e morsi. Riusciva ancora a sentire il gusto del suo sangue in bocca...

Così denso... Sporco...

Dalla bocca di Susan cadde una goccia di saliva.

Ma che aveva per la testa?!

Susan scosse il capo.

Doveva darsi un contegno e sopratutto capire ciò che doveva fare!

Doveva trovare Jeremy! Doveva chiedergli scusa per averlo ferito in quel modo!

Si avviò per la strada.

Stranamente riusciva a fiutare l'odore di Jeremy in mezzo a tutto quel caos.

Dopo diversi isolati, Susan sentì la pancia brontolare.

Aveva fame...

Negli ultimi tempi con i suoi continui svenimenti, catture e botte di sonno improvvise, non era riuscita a fare un pasto.

Drizzò il naso in alto.

Un delizioso odore stuzzicò il suo appetito.

Veniva da dentro uno strano negozio.

Doveva assolumente mangiare qualcosa.

Quando entrò rimase senza parole.

Era tutto pieno di strani animaletti con le ali sulla schiena, e come se non bastasse, c'erano pure le winx!

Susan si mischiò tra i cuccioli e si prese una ciotola per poter mangiare.

Non fece due bocconi che qualcuno la prese in mano.

<< E tu chi sei piccolo diavoletto? >> domandò la ragazza dai capelli blu.

<< Sta attenta musa! Sarà pieno di malattie! >> urlò la bionda.

Dallo spavento, Musa lasciò cadere malamente la gatta in terra.

Susan di tutta risposta, soffiò e arruffò il pelo inferocita.

Possibile che non si potesse neanche fare un boccone senza essere presa, stritolata e infastidita?

Voleva mangiare in santa pace! Ma non ebbe il tempo di riavvicinarsi alla ciotola che arrivò la rossa armata di scopa.

Susan non aveva mai avuto paura di folletti o giganti, ma in quel momento, quella scopa le sembrò il peggiore ti tutti i mostri della dimensione

magica.

Susan scappò via come un lampo.

'Non importa'

'Tanto i croccantini facevano schifo...' pensò per autoconvincersi.

Affamata più che mai, Susan corse fino a casa di Jeremy.

Riuscì ad infilarsi nell'ascensore e a suonare il campanello per farsi aprire.

Quando Jeremy aprì la porta rimase stupito.

Susan con una semplice smorfia del muso gli disse " non dire una parola! "

Jeremy la prese in braccio e le preparò da mangiare.

Si lanciò nel piatto.

Dopo neanche due minuti aveva già spazzolato via tutto.

Jeremy era felice di vedere Susan così affamata, di solito non osava mangiare in presenza di altre persone, talmente si sentiva a disagio per i suoi

modi poco eleganti.

Susan guardò l'amico.

<< Senti.... Ti volevo chiedere scusa per ieri... non avrei dovuto trattarti in quel modo... >> disse Susan abbassando le orecchie imbarazzata.

<< Non ti preoccupare >> la prese in braccio e l'abbracciò dolcemente << So bene che non è colpa tua... >>

Susan iniziò a fargli le fusa, strofinandosi sotto il collo del ragazzo.

<< Hai avuto di nuovo quell'incubo, vero? >>

Susan annuì leggermente.

<< Si sente... Stai ancora tremando >> disse stringendola dolcemente.

Rimasero assieme per tutta la mattinata.

Susan aveva ancora un dolore nel cuore...

Aveva trattato malissimo anche Duman, gli aveva detto tante di quelle cattiverie...

Jeremy mise la sua mano sulla zampina dell'amica.

<< Sta tranquilla, se riuscirai a restare calma riuscirai a fare pace anche con lui, e poi.... come si può resistere ad un muso così dolce? >> le

sorrise dolcemente.

Susan arrossì imbarazzata.

<< E poi alla peggio... potresti presentargli 'Sissi', no? >>

Susan scosse ripetutamente la testa, mostrando tutto il suo disappunto.

Avrebbe pulito le fogne con la lingua piuttosto!

<< Va bene, va bene... >> rispose Jeremy capendo di aver proposto l'impossibile << Ora vai! Duman ti starà cercando >>

 

Okey!

Era pronta! questa volta non avrebbe mandato tutto a rotoli.

 

 


Uscì decisa dalla casa di Jeremy.

Non si sentiva così carica da l'ultima guerra che aveva affrontato contro i golem della foresta di marmo.

Doveva vedere Duman e chiedergli scusa per tutte le cattiverie che gli aveva detto.

Vagò per vari isolati finchè non lo vide.

Era dall'altra parte della strada e aveva un'aria davvero preoccupata.

Evidentemente si era messo a cercarla, quando non l'aveva trovata accanto a sè.

Susan lo chiamò e senza pensarci due volte attraversò l'immenso incrociò.

Duman si girò lentamente e quando la vide sul suo volto si dipinse l'orrore.

Susan si fermò e guardò alla sua destra.

Non ebbe il tempo di girare completamente la testa che venne investita da un camion.

Nella strada si udì solo un terribile suono di ossa rotte.

 

 

 


Susan si risvegliò nell'oblio.

Intorno a sè non c'erano altro che tenebre.

Stava per morire? O era già morta?

Che fosse la sua condanna?

Vagare all'infinito nell'oscurità senza mai poter avere uno spiraglio di luce?

Rassegnata al suo destino Susan si accucciò a terra.

Infondo se lo meritava... Era stata una delusione per i suoi cari e per la regina...

All'improvviso dall'alto, una luce pallida la illuminò.

'Suuuuuusannnnnn' ripeteva la voce.

Qualcuno!

Qualcuno la stava chiamando! Forse non era condannata all'oblio.

Si lanciò verso quella voce, la conosceva!

Duman!

Più si avvicinava e più la voce si faceva forte, più limpida.

 

 

 

 

Quando aprì gli occhi si sentì bloccata.

Non potento muovere la testa ne il resto del corpo, si limitò a guardare davanti a sè.

Era in un ospedale?

Intorno a lei era tutto bianco, persino il suo corpo era bianco.

Era messa in posa come una sfinge e non poteva muovere niente.

Sembrava quasi che l'avessero imbalsamata.

Era ricoperta di bende e gesso su tutto il corpo.

'O bene....magnifico! Questa mi mancava!' pensò alzando gli occhi al cielo.

Non vedeva bene.

Riusciva a vedere i colori, ma era sfocato.

<< Susan? Mi senti? >>

Qualcuno era davanti a lei e le stava parlando, ma non riusciva a vederlo.

Dun tratto tutto divenne scuro.

La voce, i suoni, diventarono ovattati.

Stava dinuovo per svenire?

La persona davanti a lei la prese e la scosse continuando a chiamarla.

Doveva impedirle di riaddormentarsi!

Dopo vari sbatacchiamenti, Susan si riprese.

Ora riusciva a vederlo bene.

Duman la osservava ansioso.

<< Susan? Risci e sentirmi? >> domandò lui guardandola negli occhi.

Non potendo muovere la bocca ne il collo, fece una sorta di mugolio.

Duman tirò un sospiro di sollievo.

 

 

 


Nella stanza regnò il silenzio, anche perchè Susan non è che potesse tenere chissà quale conversazione, avendo la mandibola bloccata.

I minuti erano interminabili e il silenzio continuava.

<< è stata colpa mia... >> disse Duman portandosi la mano alla cresta.

<< Mi dispiace di averti trattato in quel modo... e di averti messa a disagio con il tuo amico... e anche per averti trasformata in un gatto... >>

Susan sbarrò gli occhi, anche perchè non poteva fare altro.

Si stava scusando?

Nessuno si era mai scusato con lei prima d'ora!

<< ... Sopratutto mi dispiace che ora sei in questa situazione per colpa mia... >> Duman abbassò la testa colpevole.

<< Però so come posso farti guarire più in fretta! >> disse Duman.

Se Susan avesse potuto, avrebbe drizzato le orecchie.

<< Tramite la mia magia posso provare ad aiutarti a ripristinare il tuo corpo >>

<< Allora che ne dici? >> domandò Duman guardandola negli occhi.

Susan fece una faccia che valse più di mille parole. 'Ehm.... mi hai visto come sono? Come vuoi che te lo dica??!!? '

Dopo due secondi Duman si accorse di aver fatto una domanda davvero scema.

<< Aspetta... Vediamo così... >> le posò la fronte sulla sua.

' CHE RAZZA DI DOMANDA è?!!? ME LO SPIEGHI!?!?! '

A quell'urlo Duman cadde all'indietro spaventato.

Non si aspettava di certo di sentire un pensiero così forte.

<< O-o-okey... Direi che funziona... >> disse Duman sorridendo imbarazzato.

Si alzò da terra e si pulì i pantaloni.

<< Premetto che la magia nera non è una scienza esatta... Quindi non ti aspettare miracoli... >> disse Duman poggiandole le mani sul corpo ingessato.

'Tsè! Ho capito! Mi ritroverò ad avere i tentacoli e una seconda testa sul collo!'  pensò Susan.

Sentendo quel pensiero, Duman ridacchiò leggermente.

La magia del ragazzo entrò nel corpo del felino.

Susan sentì qualcosa.

Il gesso che ricopriva la piccola creaturina si spezzò lentamente, ad eccezione per le zampe posteriori.

<< Okey... Ora prova a muoverti lentamente >>

Susan mosse leggermente il collo e la zampa sinistra.

Aveva funzionato! Beh... Più o meno... Metà del suo corpo era ancora imbalsamato nel gesso.

<< Ti chiedo scusa... Non sono riuscito a... >>

Susan gli poggiò una zampa sulla bocca per farlo taciere.

Perchè le chiedeva scusa? Le aveva riparato praticamente metà scheletro! Senza si lui, lei sarebbe ancora lì immobile a fare la mummia con tanto di

bende!

Ecco gli occhi gialli che Susan aveva visto! Così dolci, pieni di amore e tenerezza.

Ora che ci pensava.... Erano molto simili a quelli di suo padre!

Come aveva potuto dimenticarsi di quel bel color ambra?

Come ringraziamento, Susan gli leccò la guancia.

Si ritirò subito, arrossendo come non mai.

Che strana sensazione.... Era come se mille soli le stessero ardendo dentro il cuore tutti insieme...

Duman la prese in braccio e se la portò vicino al viso.

<< Se continui così, andrà a finire che ci sposeremo nell'arco di un paio di mesi >> disse lui scherzoso.

Susan arrossì come un peperone.

Matrimonio? Lei? Figuriamoci!

Lo sguardo di Duman era incatenato a quello della piccola gattina nera.

Il vento entrava dalla finestra, agitando leggermente il pelo della sua piccola amica.

Era così carina... quegli blu mare incorniciati dal nero cielo della notte.

In quel momento, tutti loro problemi e i loro disguidi erano svaniti nel nulla.

mMa qualcosa risvegliò Duman.

In quel momento entrò il dottore nella stanza.

<< Come sta la sua piccola amica? >> chiese il dottore osservando la micetta.

<< Bene, grazie >> rispose Duman ritornando a guardare la sua amata.

Il dottore notò il gesso rotto sul letto, ma si limitò a fare spallucce.

Guardò la cartella medica della sua insolita paziente.

<< Secondo la sua cartella, si dovrebbe rimettere in sesto entro un paio di mesi al massimo >>

<< La ringrazio... >> Duman non lo degnò di uno sguardo, era troppo preso nell'osservare quella splendida creatura.

Il medico fece per uscire, ma poi si ricordò una cosa.

<< Senta giovanotto... >>

<< Si? >> Duman si girò a guardarlo infastidito

<< Questo è un'ospedale per umani, non per animali, ci pensi bene e la prossima volta prima di chiamare l'ambulanza! >> ed uscì.

Okey... Duman si era fatto prendere dal panico e aveva combinato un po' di casini...

Aveva disintegrato il camion che aveva colpito Susan, fatto scappare i polizziotti e persino minacciato i medici dell'ambulanza affinchè la

curassero, della serie aveva tutto sotto controllo...

Susan inclinò la testa e drizzò le orecchie.

<< Che c'è? In fin dei conti tu sei umana, no? >> Duman distolse lo sguardo imbarazzato.

<< Ehmm....>> Susan non rispose.

<< T-ti ringrazio... >> disse Susan con un filo di voce.

Duman la guardò nuovamente.

Quegli occhi... Così profondi... Così intensi...

Susan non aveva mai visto un altro essere come Duman.

Che fosse quello di cui le aveva parlato la mamma?

Susan era solo una bambina all'epoca.

Flashback

Era nel suo bel lettone caldo durante un freddo giorno di neve, e sua madre era seduta accanto a lei.

<< Mamma? >>

<< Si tesoro? >>

<< L'altro giorno hai detto a papà che solo la magia più potente al mondo potrà spezzare il nostro incantesimo.... Di che magia si tratta? >> chiese

la piccola Susan guardando la madre.

Era così bella sua madre. Aveva dei lunghi capelli neri corvino che le arrivavano fino in fondo alla schiena.

E la sua voce... Così dolce...

La madre le sorrise teneramente.

<< è la magia dell'amore, tesoro mio >>

<< Che cos'è l'amore mamma? >>

<< Vedi Susan... Quando due persone si amano, fanno cose che gli altri non possono capire. è come se si creasse una sorta di collegamento mentale,

tramite il quale i due riescono a comunicare senza aver bisogno di parlare. Riescono a compiere grandi imprese contando l'uno sull'altra, e solo

insieme posso sconfiggere il male >>

<< E dove si trova? >>

La madre si guardò attorno.

<< Ovunque figlia mia. Ogni cosa che si muove, che respira, è piena di amore. Spetta solo a te trovarla... Vedrai... Un giorno capirai tutto >>

Fine flashback.


I due erano sempre più vicini.

Duman le si avvicinava lentamente, e dun tratto... come se si fossero letti reciprocamente nel pensiero, si baciarono.

In quel momento, non desideravano altro se non quel contatto.

Desideravano sentirsi amati, sentirsi vivi.

Quel baciò sembrò non terminare mai.

Quando si staccarono, Susan gli appoggiò la zampa sulle labbra.

<< Aspetta un momento... Non sarai mica uno di quei pazzi che si 'amano' gli animali, vero? >>

Duman le stuzzicò l'orecchio mordendoglielo.

<< Per te lo farei... anche se preferirei sovvertire l'ordine del mondo intero... Piuttosto che obbligarti contro la tua volontà a restare in queste

sembianze>>

Susan ridacchiò e si appoggiò sotto il suo mento.

<< Sei proprio matto lo sai? >>

<< Si... sono matto di te! >>

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hola!
ed eccomi qui!
che capitolo ragazzi! l'avrò riscritto tipo 6 volte, all'inizio non ci doveva essere nessun sogno, poi l'ho scritto, poi non mi piaceva e l'ho tolto

poi lo rimesso, insomma! è stata una guerra con me stessa e con la trama, anche perchè inizialmente dico
<< BENE! la storia sarà così e così, una decina di capitoli e ho finito >>
poi ci ripenso << e però potrei aggiungere questo e questo >>
conclusione? da una ventina scarsa di personaggi, ce ne saranno tipo 50...
mi dicono che non mi piace complicarmi la vita eh? proprio affatto!
ringrazio molto la cara tressa che ha recensito ogni singolo capitolo della mia serie
perciò...
grazie tressa :3

ora arrivano le note dolenti....
ho guardato chi segue/preferisce/ legge la storia e siete ben in cinque
okey non è un numerone, ma calcolando che parliamo di un personaggio che non è molto conosciuto, o almeno qui da noi...
il 75% dei disegni di Duman sono stati realizzati da russi, figuaratevi! hanno fatto pure un winx on ice con gli stregoni del cerchio nero( se

qualcuno lo trova, me lo può scrivere? io l'ho cercato ma non sapendo e non avendo una tastiera russa è un po' complesso -_-' )
va beh... chiudiamo questo siparietto che non centrava nulla e ritorniamo al punto di prima.
se volete il prossimo capitolo ci devono essere almeno 3 recensioni su questo capitolo U.U
non mi sembra di chiedere la luna.
apprezzo che tressa commenti sempre, però vedere che su 40 visualizzazioni mi scrive solo una è un po' triste :/
so bene che molti, o ci entrano per sbaglio o non sono iscritti, però cribbiolina! (okey ora parlo come una bimba di due anni... andiamo sempre

peggio con il declino della mia sanità mentale )
quindi la cosa è così!
sono felice che piaccia, o almeno credo, la mia storia, però vorrei avere anche dei consigli o anche delle critiche!
non dico di voler avere recensioni positive, anche se me ne arrivasse una negativa sarei felice, se ovviamente venisse spiegato il motivo di tale

disappunto.
io ho bisogno di migliorarmi! voglio imparare a scrivere ed esprimermi al meglio, ma come posso fare se nessuno mi da una mano a capire dove sbaglio?
okey...
brava ghepy! ora tutti smetteranno di seguire la tua storia e tu ti ritroverai a pubblicare capitoli su capitoli per farli tornare....
davvero brava! complimenti!
okey... adesso piccola cosa... se nel caso più assurdo ragiungessi 10 recensioni da 10 persone diverse, pubblicherò anticipatamente il disegno che

sto pensando di realizzare.
in pratica vi saranno tutti i personaggi più importanti o di rilievo nella storia che sto scrivendo, quindi
susan, duman, stregoni, sissi, giselle eccetera eccetera eccetera
quindi rompete le scatole ai vostri amici o realizzate dei nuovi canali e recensite per accorciare l'attesa ;-)


cordiali saluti
ghepy, in preda alla follia

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