A boyfriend di Darik (/viewuser.php?uid=262)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1° parte ***
Capitolo 3: *** 2° parte ***
Capitolo 4: *** 3° parte ***
Capitolo 5: *** 4° parte ***
Capitolo 6: *** 5° parte ***
Capitolo 7: *** 6° parte ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
A BOYFRIEND
Autore: Darik
PROLOGO
NEO-TOKYO 3
L’EVA-01 venne scagliato dall’Angelo contro un palazzo, facendo
un volo all’indietro di almeno un centinaio di metri e schiantandosi
fragorosamente.
Subito dopo l’urto l’EVA chinò la testa e da essa uscirono due grossi getti di
sangue, a causa del foro provocato dalla lancia protrattile del nemico .
I due getti durarono pochi secondi, comunque sufficienti per creare due enormi macchie di sangue,
sul palazzo e sulla strada.
Dopo un breve lasso di tempo, l’EVA si rimise in moto, fece un enorme
balzo e si ritrovò addosso al suo avversario.
Nel giro di due minuti l’EVA-01 in Berserk sconfisse l’Angelo
SACHIEL, che infine si auto- distrusse.
La battaglia era vinta! “Niente male quell’Evangelion, non credi?”
“Già, ma adesso dobbiamo concentrarci su altro”.
Due uomini in tuta nera stavano osservando, da un altura e usando dei binocoli, la battaglia.
“Eravamo venuti qui solo per osservare, ma devo dire che siamo stati
davvero fortunati”, continuò uno dei due osservando le macchie di sangue
lasciate dallo 01.
“Infatti”, continuò il secondo, ”ora sbrighiamoci, abbiamo poco tempo. Ci vorrà un po’ prima che
quelli della Nerv sistemino quel casino, ma noi dobbiamo fare tutto in
pochi minuti. Prendi quei contenitori sterili e andiamo alla jeep. Abbiamo
bisogno del sangue di quell’EVA per il nostro progetto”.
Corsero verso una jeep parcheggiata lì vicino e si diressero in città.
FINE PROLOGO |
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Capitolo 2 *** 1° parte ***
A BOYFRIEND
Autore: Darik
1° PARTE
TRE MESI DOPO
QUARTIER GENERALE DELLA NERV/SALA TEST
“Va bene ragazzi, per oggi abbiamo finito”, annunciò la dottoressa
Ritsuko Akagi rivolta verso i monitor.
Il nuovo, ennesimo, test delle tre unità Eva si era concluso.
“Uffa, che pizza”, borbottò Asuka.
“Qualcosa non va?”, le chiese Shinji attraverso la finestra
olografica. “Tu stai zitto! Possibile che non capisci perché mi lamento?
Sei davvero stupido!”
Quella risposta turbò Shinji, aveva soltanto voluto sapere se la sua
compagna stava bene, ma lei aveva risposto così bruscamente.
Asuka riprese: ”Mi sto solo lamentando per tutti questi test sempre
uguali”.
Rei ascoltava in silenzio le discussioni tra Shinji e Asuka, senza
cambiare espressione.
“Quei due”, commentò Misato con un sorriso, “chissà
quando impareranno ad andare d’accordo”.
“Secondo me, proprio il modo in cui Asuka tratta Shinji, dimostra
che tiene a lui”, osservò Ritsuko.
“Probabile. Parlando d’altro, cosa sai della riunione segreta a
cui deve partecipare oggi il comandante Ikari?”
“Non molto, solo che doveva incontrarsi con i capi del servizio di
sicurezza”.
Misato osservò la dottoressa che le aveva parlato senza togliere
lo sguardo dai monitor.
Non credeva affatto che Ritsuko non sapesse di cosa avrebbe trattato
quella riunione.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV/UFFICIO DEL COMANDANTE SUPREMO
“Rapporto!”
La voce di Gendo risuonò cavernosa nell’enorme ufficio
occupato solo da una scrivania e da una sedia con lui sopra. Dietro il
comandante stava Kozo Fuyutsuki, in piedi.
I tre uomini in completo nero davanti alla scrivania risposero: “L’arrivo
delle tre nuove unità Eva è previsto tra due settimane. Non
ci sono stati problemi per quanto riguarda l’attivazione. I piloti
stanno ultimando i test, ma sono pronti”.
“Bene, ottimo lavoro”.
Dopo qualche attimo di silenzio Gendo riprese: “E quell’altra
questione invece?”
Dei tre uomini in nero quello in mezzo aprì un fascicolo, lo mise
sulla scrivania del comandante e disse: “Abbiamo completato le
analisi effettuate sui filmati registrati durante lo scontro tra l’Eva-01
e il 3° Angelo. Avevamo ragione, quelle ombre erano due uomini che
stavano prelevando dei campioni dalle tracce di sangue lasciate dall’unità
01. Tuttavia non siamo ancora riusciti ad ottenere informazioni precise
sulla loro identità o su eventuali mandanti ”.
Gendo osservò le foto del fascicolo, poi lo chiuse e li congedò.
Il comandante e il vice-comandante rimasero da soli e
in silenzio per qualche attimo, poi Fuyutsuki esordì: ”A quanto pare
qualcuno vuole rubarci il lavoro”.
“Già!”, esclamò Gendo. “E dobbiamo scoprire di
chi si tratta. Occorre una ricerca estesa, mobilita tutte le nostre
risorse, i nostri esperti devono passare al setaccio l’intera rete
informatica mondiale e controllare le forniture tecnologiche simili alle
nostre”.
IL GIORNO DOPO
STATI UNITI/LOCALITA’ SCONOSCIUTA
Il ragazzo stava leggendo un libro, ma in realtà la lettura non lo
interessava più di tanto, d’altronde non l’aveva scelta
lui, gliela avevano data i suoi superiori per fargli passare il tempo,
senza pensarci troppo però.
Chiuse il libro, si alzò dalla sedia e si sdraiò sul letto,
pensando a come era finito in quella situazione.
Fino a neanche dieci anni fa era un normalissimo bambino americano come
tanti altri, aveva due genitori che gli volevano bene e viveva in una
bella casa, una situazione tranquilla.
Poi quell’incidente, gli dissero che i suoi genitori erano morti
perché un pirata della strada a bordo di un camion non aveva
rispettato lo stop. Una cosa certo non rara, eppure i suoi genitori c’erano
rimasti e lui aveva solo quattro anni.
Non avendo parenti per due anni era vissuto in un istituto, finché un
giorno non erano venuti a prenderlo degli strani uomini, si erano presentati con
parecchi documenti e lo avevano portato via senza dirgli una parola.
Giunti in una villa bellissima, fu lì che incontrò il
suo futuro patrigno, Russel MacCoy, che gli fece una strana proposta, se
voleva diventare un pilota. Lui aveva accettato, senza capire cosa stava
succedendo, ma non voleva tornare nell’istituto. MacCoy lo aveva adottato e da quel momento aveva cominciato a portarlo in un
luogo strano, una enorme base segreta, dove ogni giorno veniva sottoposto
a strani allenamenti in un grosso simulatore.
Quello che lo aveva stupito di più però era che quando gli
avevano detto che sarebbe diventato un pilota, lui aveva immaginato un pilota di
aerei, invece nel simulatore aveva dovuto imparare a manovrare un oggetto
gigantesco dotato di braccia e gambe.
Un robot? Impossibile saperlo, perché McCoy gli inculcava una
educazione severa, di stampo militare, e un buon soldato non fa mai
domande, esegue gli ordini e basta.
Il ragazzo sorrise, dopo tutto quel tempo ancora non sapeva perché
lo avessero scelto e cosa doveva fare, in cambio aveva scoperto cosa
avrebbe pilotato. Lo aveva visto per la prima volta due mesi prima, quando aveva compiuto quattordici
anni: era un essere gigantesco, di colore nero, e aveva una forma umanoide,
il patrigno mostrandoglielo diceva orgoglioso che era il frutto
della tecnologia più sofisticata e che l’avrebbe affidato a
lui. Alla domanda del ragazzo: “E’ un robot?”, il patrigno
rispose: “No, è un cyborg, un essere vivente creato in
laboratorio e attrezzato per combattere. Si chiama Evangelion-P. Ma puoi
benissimo chiamarlo Eva-P." Il ragazzo fissò quel gigante come ipnotizzato e da quel momento
aveva cominciato ad addestrarsi su quello.
Il tempo passato nel simulatore lo aveva aiutato ad adattarsi, ma non ad immaginare che razza di sistema di pilotaggio avesse quell'Eva-P.
Infatti funzionava grazie ad una sincronizzazione neurale, il pilota lo
muoveva tramite il pensiero.
Adesso era arrivato il momento, il tasso di sincronia era molto alto,
aveva imparato ad utilizzare le armi dell’Eva e ora doveva impiegarlo
in combattimento, anche se non sapeva contro chi.
“Attenzione, il pilota Michael MacCoy è pregato di recarsi
immediatamente nella sezione A-25”.
La voce del altoparlante lo fece sobbalzare leggermente, si alzò e
disse: “Chissà cosa vuole da me il vecchio?”. Stiracchiandosi la schiena si avviò verso la sezione A-25.
Nel gigantesco spazio l’Eva-P torreggiava, i tecnici stavano
applicando delle sonde sulle braccia, mentre un uomo con gli occhiali e in
camice bianco controllava i lavori.
“Dottor Land”, gridò un uomo alle sue spalle.
L’uomo si girò e rispose: “Cosa vuole signor MacCoy?”
L'altro si fermò davanti a lui: “Volevo sapere se sarà
tutto pronto entro il tempo previsto”.
MacCoyra un persona dall’aspetto distinto, sulla cinquantina, ma li
portava benissimo, tanto da mostrarne almeno dieci in meno.
Land invece, anche se aveva la stessa età, ne mostrava al
contrario di più, aveva già quasi tutti i capelli bianchi,
era magro e con la faccia piena di rughe.
“Non si preoccupi, saremo pronti entro quella data”.
“Bene, spero che la sua invenzione funzioni”.
“Funzionerà”, disse seccamente Land. Il fatto che MacCoy
continuasse a ronzargli intorno per chiedergli se tutto sarebbe andato bene
cominciava a infastidirlo. Pareva che non avesse fiducia in lui.
D’accordo, lo aveva tolto da quella università dove le
sue teorie sulla clonazione e sulle leghe metalliche venivano regolarmente
denigrate, gli aveva dato tutti i soldi e i mezzi che voleva,
promettendogli di farlo lavorare su qualcosa di assolutamente unico, e
così era stato.
Ma McCoy aveva bisogno di essere continuamente rassicurato e alla fine
diventava noioso. “Fra tre giorni daremo il via all’esperimento, e potrà
vedere con i suoi occhi l’efficacia del mio lavoro”.
“Come funzionano le armi incorporate? E la lega metallica?” “Tutto
a posto, stanno ultimando i controlli e non ci sono problemi. Piuttosto,
io mi chiedo se sia il pilota ad andare bene”.
“Certo che va bene, abbiamo scelto Michael dopo accurate selezioni,
e il suo addestramento è stato perfetto”.
Come evocato da quelle parole, Michael arrivò in quell’istante.
“Padre, dottor Land”, li salutò chinando leggermente la
testa.
Nonostante lo chiamasse padre, in realtà Michael non provava molto
affetto verso MacCoy, perché più volte gli aveva dato la
sensazione di essere sfruttato. E non gradiva neanche il fatto che non gli
rivelasse niente sulle sue intenzioni. Ma era stato abituato a obbedire
senza discutere.
“Michael, ragazzo mio”, esclamò MacCoy mettendogli un
braccio intorno alle spalle, “tra poco arriverà il momento in
cui dovrai mostrarci le tue capacità! Sei pronto?”
“Certo”.
“Bene, allora vieni con noi, ti illustriamo il piano di battaglia”.
Si avviarono tutti e tre verso un piccolo elevatore, che li condusse ad una
sala tattica con un grosso tavolo e sopra di esso uno schermo.
Si disposero attorno e cominciarono ad arrivare delle immagini.
“Guarda Michael, questo è il tuo obiettivo. E’ una città
e si chiama Neo-Tokyo 3. Si tratta di una città fortezza, dotata di
meccanismi difensivi ed offensivi mimetizzati nei palazzi, ma quelli non
sono un problema per il tuo Eva-P. Il tuo bersaglio è un altro.
Devi sapere che questa città in realtà è la base di
un agenzia segreta chiamata Nerv, e che anche loro hanno a disposizione
degli Evangelion. Sono tre. Meno sofisticati del tuo, ma comunque
pericolosi, Voglio che tu li batta”.
Michael rimase impietrito, non immaginava di dover fare una cosa simile.
Chiese: “Ma perché? Cosa hanno fatto?”
MacCoy e Land si guardarono: come osa fare domande?, pensarono. Il patrigno non si preoccupò neppure di nascondere la sua irritazione, neanche lui provava affetto verso Michael, lo
aveva adottato solo perché aveva bisogno di un pilota di cui
disporre a piacimento.
“Non fare domande, il tuo compito è quello di guidare l’Eva-P,
e tu devi farlo contro gli Eva della Nerv”, lo rimproverò.
Anche Michael a quel punto si arrabbiò, avrebbe voluto gridargli: “Ma
cosa credi? Io non sono il tuo burattino, ho il diritto di sapere!”
Ma non lo fece, in parte per via della sua educazione, in parte perché
era comunque in debito con MacCoy, l’aveva tolto da quell’istituto
e gli aveva dato tutto, almeno materialmente.
Perciò inghiottì il rospo, ma da qualche parte dentro di
lui rimase acceso un impulso di ribellione. “Chiedo scusa”, sussurrò il ragazzo.
“Va bene”, rispose Land, “ma non succeda mai più”.
“Comunque”, riprese MacCoy “domani partiremo per il
Giappone, abbiamo un’installazione segreta laggiù, porteremo
anche l’Eva-P e durante il viaggio ti daremo da studiare la
documentazione necessaria. Voglio anche che tu ti rechi a Neo-Tokyo 3 il
giorno prima dello scontro, in modo da poter vedere direttamente il campo
di battaglia”.
“D’accordo”, rispose il ragazzo, che si voltò a
guardare l’Eva-P attraverso una finestra e poi osservò un
padiglione sul lato destro dell’Eva.
Da quel padiglione entravano e uscivano in continuazione un gran numero
di tecnici, ma Michael non sapeva che cosa contenesse.
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Capitolo 3 *** 2° parte ***
A BOYFRIEND
Autore: Darik
2° PARTE
NEO-TOKYO 3
“Muovetevi pigroni”.
La voce di Misato risuonò nelle stanze di Shinji e Asuka, che si
stavano vestendo per andare a scuola.
Quando Shinji fu pronto, si presentò in cucina, dove Misato stava
versando dentro un bicchiere un po’ di the già confezionato in bottiglia, che poi gli porse.
Il ragazzo cominciò a berlo di corsa: “Asuka è già
uscita vero?”
“No, è ancora nella sua stanza”.
“Che?”
Shinji si bloccò di colpo, era stupefatto perché
era la prima volta che Asuka non lo precedeva nell’andare a scuola.
Pensando che stesse male si avvicinò alla sua stanza, ma prima che
potesse bussare la porta si aprì all’improvviso.
Shinji trasalì leggermente quando vide davanti a lui Asuka con una
faccia scurissima.
“Cosa vuoi stupido?”
“N- niente, volevo solo sapere se c’era qualcosa che non
andava. Di solito sei la prima ad essere pronta la mattina, invece oggi…”
Non completò la frase perché Asuka lo superò
senza degnarlo di uno sguardo, andò in cucina a salutare
freddamente Misato e poi uscì dall'appartamento.
Shinji andò dalla sua tutrice e le chiese: “Ma stavolta cosa ho fatto
di male?”
“Tu niente”, fu la risposta, “ma credo che Asuka si senta
sola”.
“Come sarebbe a dire?”
“Beh, è difficile da spiegare a parole, ma penso che Asuka si
trovi in quella fase dell’adolescenza in cui si sente il bisogno di
avere un compagno, ed è irritata in parte perché non
vorrebbe provare tale bisogno e in parte perché non trova un
ragazzo che la soddisfi”. Shinji salutò Misato e si avviò anche lui a scuola,
meditando sulle parole sentite prima.
Non riusciva a capire perché Asuka avesse tali problemi, fino ad
allora era sempre stata così autosufficiente, e adesso sentiva un bisogno del genere.
Per un attimo nella mente di Shinji balenò il pensiero che quel
compagno avrebbe potuto essere lui, ma lo rigettò subito.
Asuka meritava qualcuno migliore.
La giornata a scuola proseguì normalmente, il professore, come al
solito, infiocchettava ogni spiegazione con racconti del Second Impact. Durante la pausa pranzo Shinji si mise a parlare con Toji e Kensuke, ma
il suo pensiero andava sempre ad Asuka, che aveva tenuto il broncio per
tutto il tempo e aveva sorriso un po’ solo dopo aver parlato con la
capoclasse Hikari. “Ehi Shinji, che cos’hai?”
“Eh?” La domanda di Toji lo aveva colto di sorpresa.
“Stai con la testa tra le nuvole”, si inserì Kensuke.
“No, non è vero”.
“Come non è vero? Quando ti ho chiamato sei trasalito”.
“Non ho niente”, rispose Shinji cercando di sorridere per
tranquillizzare i suoi due amici.
Ma ormai Toji e Kensuke avevano capito che qualcosa lo
preoccupava.
Gli si avvicinarono di scatto, portando i loro visi a pochi millimetri
dal suo, e dissero all’unisono: “Non tenerti tutto dentro
signorino!”
La loro foga era tale che per poco Shinji non cadde dalla sedia.
Messo alle strette raccontò tutto ai due, che rimasero di stucco.
“Che cosa?”, esclamò incredulo Toji. “Quel
maschiaccio di Asuka sentirebbe il bisogno di avere un compagno?”
“Beh, è una teoria della signorina Misato, e di solito queste
cose le azzecca”, sussurrò Shinji.
“Incredibile”, commentò Kensuke, “purtroppo per lei
dubito che riuscirà a trovare qualcuno che la soddisfi, quella
ragazza è talmente altezzosa e orgogliosa che considera tutti i
maschi creature inferiori. Temo proprio che sia condannata alla
solitudine. Tuttavia…”.
Kensuke si bloccò di colpo quando vide l’espressione
terrorizzata di Shinji e Toji, che con lo sguardo gli indicavano di guardarsi
le spalle.
Kensuke divenne rigido come un pezzo di ghiaccio, sussurrò: “Oh,
Oh”, e si voltò lentamente.
Asuka lo fissava con uno sguardo assassino, i pugni chiusi.
Con voce irritata chiese: “Allora, imbecille, a cosa sarei
condannata io?”
“Ecco, io…”, Kensuke non sapeva cosa dire, di solito aveva
sempre la risposta pronta, ma con Asuka arrabbiata rischiava grosso.
Alla fine trovò il coraggio di parlare: “La mia, ecco sì, era
solo una considerazione personale. Una ragazza intelligente e carina come
te non avrà problemi a trovarsi un ragazzo”.
Finito di parlare sorrise nervosamente, ma Asuka spostò lo sguardo
su Shinji, che fissato in quel modo si sentì diventare
piccolissimo. “Tu, grandissimo stupido, chi ti ha dato il diritto di raccontare i
fatti miei agli altri?”
“M- ma io…”, Shinji non sapeva come rispondergli, ma il
fatto che Asuka non smentisse, confermava la tesi di Misato. “Adesso basta, non ne posso più di avervi tra i piedi. Me ne
vado!”
Frettolosamente Asuka mise i libri nella cartella e si avviò verso
l’uscita dall’aula.
La capoclasse le disse: “Dai Asuka, non fare così. Sono sicura che
non volevano offenderti”.
Asuka la guardò, il suo tono di voce si addolcì
leggermente, ma la rabbia traspariva dagli occhi: “Forse hai
ragione Hikari, però oggi non me la sento proprio di stare in classe”.
Uscì dalla scuola, e Toji, Kensuke, Shinji e Horaki, affacciati
alla finestra, la guardavano allontanarsi. Durante il tragitto verso casa Asuka era immersa nei suoi pensieri.
La rabbia e la disperazione si mescolavano nel suo animo, questo disturbo
lo provava da diverso tempo, ma fino ad allora era riuscito a mascherarlo,
ora non più.
Tutto era cominciato tre settimane fa: stava tranquillamente sdraiata sul
suo letto, da sola, quando all’improvviso sentì qualcosa rompersi
dentro di lei. Neanche la ragazza sapeva spiegarsi cosa era successo, sta
di fatto che aveva cominciato a sentire il bisogno di avere qualcuno
vicino, ma non un semplice amico.
Aveva bisogno di un compagno!
>Ma questo desiderio l'aveva fatta inorridire: “Ma come, io, che ho
giurato di contare sempre e solo su me stessa, adesso mi metto a cercare
qualche stupido maschio? No, mai e poi mai!”
Il bisogno però non era sparito, anzi col passare del tempo si era
aggravato.
Inconsciamente Asuka aveva cominciato a giudicare i ragazzi che le stavano
accanto, e questo la faceva infuriare con se stessa ancora di più.
L’unico maschio che l’avrebbe fatta contenta era Rioji Kaji, ma
Asuka sapeva di tenere a lui solo perché cercava un sostituto per
la figura paterna.
In realtà anche Shinji, in fondo, ma proprio in fondo, la attraeva un pò, ma quel ragazzo era così
timido, imbranato. Mentre stava camminando con la testa immersa in questi pensieri, urtò
all’improvviso contro un ragazzo che era spuntato fuori da un vicolo
e gli fece involontariamente lo sgambetto, facendolo cadere per terra.
“Ehi ragazzina, stai attenta”.
“Scusami”, rispose la ragazza con tono imbronciato.
Il ragazzo non era solo, e purtroppo era anche in compagnia di alcuni
amici. Dall’abbigliamento si capiva chiaramente che erano i classici
bulli di quartiere che si divertivano a infastidire gli altri.
Asuka non se ne curò e proseguì per la sua strada, ma il
ragazzo la inseguì e le si parò di fronte gridandogli: “Con
chi credi di avere a che fare? Mi hai fatto cadere per terra e pensi di
cavartela con un semplice scusami?” Asuka lo fissò con sguardo irritato, avrebbe voluto suonargliele,
ma non se la sentiva di perdere tempo con quei tipi, perciò cercò
di tagliare corto: “E allora cosa vuoi che faccia?”
Il ragazzo si toccò il mento con una mano, e facendo un sorriso
malizioso disse: “Vediamo… potresti diventare la mia ragazza.
Io sono il capo della banda più tosta del quartiere e tu sei molto
carina, proprio il tipo che mi serve. Saresti un ottimo trofeo. Sì, d’ora
in poi sarai la mia fidanzata”.
Asuka si sentì esplodere: “Ma vai a quel paese!”, e fece
per superarlo.
Il teppista divenne furioso, la prese per un braccio strattonandola
fortemente: ”Ehi bella, guarda che la mia non era una richiesta, era
un ordine!”
La pazienza di Asuka era terminata, diede al ragazzo un calcio fenomenale
alla mascella, che lo fece volare all’indietro di un metro e gli fece
anche saltare qualche dente.
“Piccola bastarda”, gridò il ragazzo, però nel suo
sguardo non c’era rabbia, ma paura.
Asuka lo fissava pensando tra sé e sé: “Tutti così questi bulli:
prima fanno gli spacconi, poi non appena incontrano qualcuno che sa
reagire, ecco che si rivelano i vigliacchi che sono in realtà”.
I compagni del ragazzo si precipitarono attorno a lui, che, come
confortato dalla loro presenza, assunse uno sguardo feroce e disse: “Prendetela,
voglio sentirla urlare!”
I teppisti la circondarono, erano in dieci, ma Asuka non era per niente
intimorita: “Va bene, forse sfogarmi con questi idioti mi rilasserà”.
Le si lanciarono contro in tre, sul davanti, ma Asuka ruotò su se
stessa e con un calcio li stese tutti in una volta, poi altri due
cercarono di afferrarla alle spalle, la ragazza li anticipò e prima
li fece piegare in avanti con due pugni allo stomaco, poi colpendoli al
viso con le ginocchia li mise al tappeto.
Gli altri membri della banda erano rimasti impietriti, non si aspettavano
che quella ragazza fosse così abile, ma non si diedero per vinti.
Con una rapida occhiata due di loro si intesero: uno con la maglietta
nera le andò incontro, Asuka si preparò a riceverlo, ma un
altro con la maglietta blu e la testa rasata si avvicinò alle sue
spalle, la ragazza si voltò e lo colpì con un pugno, ma
intanto quello con la maglietta nera cacciò fuori un coltello, e
con uno scatto in avanti le fu addosso e le ferì il braccio
sinistro.
In realtà aveva mirato al ventre, ma per fortuna Asuka lo aveva
visto con la coda dell’occhio e si era spostata.
Tuttavia adesso Asuka aveva una brutta ferita al braccio, non riusciva più
a muoverlo come si deve e fissò un attimo il sangue che colava dal
taglio, rimanendone impressionata perché non ne sopportava la
vista.
I teppisti approfittarono della distrazione, due di loro le saltarono
addosso e le bloccarono braccia e gambe. Asuka cercava di liberarsi, si dimenava, ma chi l’aveva afferrata
era piuttosto robusto.
“Lasciatemi andare bastardi, o vi cambio i connotati ”.
Quelli però le si avvicinarono con delle espressioni poco
rassicuranti, il capo, con il sangue che colava dalla bocca, le si parò
davanti e disse: “Adesso ti faremo molto male”, e le agitò
il coltello davanti agli occhi.
Asuka non era spaventata, ma si vedeva senza vie d’uscita.
“Merda”, sussurrò.
Il capo le avvicinò il coltello al petto, gli altri erano intorno,
stava per strapparle il vestito, quando qualcuno arrivò di corsa
alle sue spalle e lo colpì ai fianchi con una raffica di pugni.
Il capo cadde a terra lamentandosi, gli altri, dopo un iniziale sorpresa,
si avventarono in quattro contro lo sconosciuto, che però con una
serie fulminea di calci al viso li stese tutti.
Poi si lanciò contro quello che bloccava le gambe di Asuka e con
un calcio lo fece rotolare via.
Asuka, anche lei inizialmente sorpresa, ne approfittò subito e con
un calcio all’indietro colpì al muso chi le bloccava le
braccia, facendolo cadere giù.
Asuka fissò il suo soccorritore: era un ragazzo con i capelli
neri, gli occhi castani, un bel viso pulito dai lineamenti occidentali.
Stava leggermente piegato sulle ginocchia, pronto a respingere eventuali
nuovi attacchi. Nel guardarlo sentì una strana sensazione.
I teppisti si rialzarono spaventati: “Oh no, adesso sono in due,
meglio scappare!”, esclamò uno di loro e si dettero alla fuga.
Rimasti soli, il ragazzo si avvicinò ad Asuka: “Vigliacchi,
in dieci contro uno. Stai bene?”
“Sì, grazie per l’aiuto”.
“Meno male che stavo passando di qui. All’inizio pensavo ad uno
scherzo, ma quando ho visto il sangue e il coltello, ho pensato che ti
servisse una mano”.
“Li avrei sistemati lo stesso, ma ammetto di essermela vista brutta”.
Asuka si sentiva strana: conoscendosi, immaginava che avrebbe provato
rabbia per non essere riuscita a cavarsela da sola, e invece l’essere
stata protetta le dava un senso di sicurezza che non aveva mai provato
prima. E poi questo ragazzo sembrava parecchio un tipo a posto, si fidava
di lui, nonostante lo conoscesse da neanche un minuto.
Dopo però arrivarono delle fitte di dolore: “Ahi!”,
esclamò Asuka, che fissando il braccio lo vide pieno di sangue.
“Fammi vedere”, disse il ragazzo, che le prese delicatamente il
braccio e cominciò ad esaminarlo.
“Mm… è una brutta ferita, non molto profonda, ma temo
che dovrai metterci dei punti. Se vuoi ti accompagno al pronto soccorso”.
“Grazie, ben volentieri”. Asuka rimase sorpresa dalle sue
stesse parole.
“Allora andiamo. Credo di averlo visto due isolati fa ”.
“Come credi?”
“Non sono di questa città, mi sto facendo un giretto per
quella che diventerà la nuova capitale del Giappone”.
Detto questo si avviarono verso il pronto soccorso.
Uscirono da pronto soccorso, ad Asuka avevano messo quattro punti, l’infermiera
tranquillizzò la ragazza: “Non preoccuparti, tolti i punti non
resterà neanche una piccola cicatrice”. Davanti all’edificio il ragazzo decise di congedarsi: “Be, sono
contento che tu stia bene. Immagino che avrai altre cose da fare, perciò
non voglio farti perdere altro tempo. Ciao”.
Il ragazzo fece per allontanarsi ma Asuka lo fermò: “No,
aspetta”.
“Cosa c’è?”
“Ecco io…”, Asuka si sentiva imbarazzata, non capiva cosa
le stesse succedendo, però quando aveva visto il ragazzo andarsene
si era sentita molto triste.
Riprese arrossendo: “Tu, ecco sì, mi hai aiutata e io vorrei
sdebitarmi. Posso offrirti qualcosa?”
A questo punto anche il ragazzo arrossì e rispose: “Va bene,
se insisti…”
“Certo che insisto”.
E cosi andarono in un bar a prendere dei gelati, si sedettero a un
tavolino e cominciarono a parlare, non c’era un argomento fisso,
discussero di tutto, dalla musica alla cultura, e scoprirono di avere
molto in comune. La conversazione divenne sempre più sciolta e durò
ore, ma loro non sembrarono accorgersene.
A un certo punto però il ragazzo guardò l’orologio e
disse: “Diamine, ma è tardissimo! Mi dispiace, ma ora devo
proprio andare”.
Anche Asuka guardò l’orologio e trasalì leggermente
nel vedere che ore erano, sarebbe dovuta rientrare almeno due ore fa.
Misato e Shinji dovevano sicuramente essere preoccupati.
“Anch’io devo andare, ma spero che ci rincontreremo”.
“Certo, per un po’ di tempo mi fermerò in città,
e se vuoi possiamo rivederci ancora”.
“Benissimo, allora facciamo domani alle cinque, a questo bar”.
Asuka era felicissima. “No, domani non posso, ho un impegno urgente. Ti va bene dopodomani?” “Sicuro, allora ci vediamo dopodomani. Ciao.”
“Ciao”, la salutò il ragazzo con uno splendido sorriso.
Avevano fatto solo pochi passi ciascuno nella propria direzione quando il
ragazzo la richiamò.
“Aspetta, ora che ci penso, dopo quella chiacchierata ancora non ci
siamo presentati”. “E’ vero, io mi chiamo Asuka, Asuka Soryu Langley. E tu?”
“Io Michael, Michael MaCoy”.
“Michael, che bel nome”, commentò sorridendo la ragazza.
“Ehm già”, rispose il ragazzo un po’ imbarazzato, “allora
ci vediamo”.
Michael si allontanò sotto lo sguardo di Asuka, che continuò
a fissarlo finché non sparì dietro un muro.
A quel punto anche la ragazza si avviò verso casa, la sua
espressione era molto felice.
Il suo comportamento l’aveva sorpresa, era stata aiutata ma il suo
orgoglio non era rimasto ferito, e con quel ragazzo appena conosciuto si
era aperta come non aveva mai fatto prima. E poi si accorse che parlando
con lui il suo malessere emotivo era scomparso. Era davvero contenta, e
cominciò a pensare a cosa avrebbe indossato all’appuntamento
di dopodomani.
Anche Michael era rimasto colpito da quella ragazza, era molto carina, ma
anche intelligente, e aveva qualcosa di veramente speciale, non
sapeva spiegarselo, ma si sentiva attratto da lei.
Un colpo di fulmine? Forse, ma prima doveva scoprire cosa ne pensava
Asuka, se provava gli stessi sentimenti.
Inoltre c’era la questione del suo patrigno Russel: Michael si
sarebbe fermato a Neo-Tokyo 3 per poco, se voleva iniziare un rapporto
serio con la ragazza, avrebbe dovuto rimanere lì, ma come avrebbe
reagito il patrigno?
“Va beh”, disse tra sé e sé. “una cosa alla volta, prima
affrontiamo la battaglia di domani, sperando di non distruggere il luogo
dell’appuntamento, e dopo si vedrà. Comunque per adesso non
gli dirò niente”.
Arrivato all’hotel che lo ospitava, chiamò un taxi che lo
conducesse in un luogo situato nella periferia della città, dove lo
aspettavano per condurlo alla base dove era stivato l’Eva-P.
Asuka rientrò a casa.
“Sono tornata”.
Misato e Shinji le andarono incontro.
“Era ora”, esordì la donna, “si può sapere
dove sei stata? Ti abbiamo aspettato fino ad adesso”.
“Il tuo pranzo ormai si è raffreddato, ma se vuoi te lo
riscaldo nel forno”, disse Shinji.
“No, ti ringrazio ma non ho fame. Voglio solo andare a riposarmi”.
Asuka li superò e andò in camera sua, ma Shinji vide la
ferita che aveva al braccio.
“Cos’hai fatto al braccio?”
“Niente, un piccolo contrattempo con dei teppisti. Sono già
andata al pronto soccorso, per questo ho fatto tardi”.
Misato e Shinji rimasero a fissarla, mentre Asuka chiuse la porta e
cominciò a cercare nel suo guardaroba un vestito adatto per uscire con
Michael.
Misato a un certo punto entrò e disse: “Asuka, tu stai
nascondendo qualcosa”. “Eeeh?” Asuka si voltò di scatto. “Ma che stai
dicendo?” “Beh, prima di tutto mi sembra che tu abbia la testa fra le nuvole,
poi il fatto che tu sia andata al pronto soccorso non giustifica un tale
ritardo. E adesso, sei appena arrivata e hai cominciato a scegliere tra i
tuoi vestiti, come se dovessi andare da qualche parte. Magari hai un
appuntamento galante?”
Misato fissava con aria indagatrice il volto di Asuka, che era rimasta di
sasso. Infatti aveva deciso di non dire niente di Michael a quei due perché
non voleva che spettegolassero, ma Misato aveva già intuito tutto. “Vedi, è che io...”, iniziò la ragazza, ma Misato
ammiccando con lo sguardo disse: “Eh sì, hai un appuntamento galante
con qualcuno. Di chi si tratta?”
“Non sono affari tuoi”, rispose la ragazza, cercando di
mascherare con una finta rabbia il suo imbarazzo. “Dai”, incalzò Misato, “ti prometto che resterà
tra di noi. Come si chiama? Che aspetto ha?”
“Si… si chiama Michael, ed è una persona davvero
gentile, oltre che bella”, sussurrò Asuka.
“Mm, ho capito. Beh, non voglio disturbarti ancora, ma se vuoi
potrei aiutarti a scegliere cosa indossare”.
“D’accordo, ma non dire niente a Shinji, quello stupido è
capace di raccontarlo a tutta la classe”.
“A quanto pare la prode Asuka vuole nascondere la cosa per
proteggere la sua fama di dura, non è vero?”, commentò
ironicamente Misato.
Asuka, sempre più imbarazzata, non rispose.
“Chi tace acconsente. Forza, diamoci da fare” concluse la
donna.
ISOLA DI TO-SHIMA
Nella base, situata su un isola posta al largo delle coste giapponesi, i
preparativi fervevano, Russel MaCoy e il dottor Land stavano discutendo.
“Domani è il grande giorno. Finalmente vedremo di cosa è
capace l’Eva-P, dottor Land”. “Già, sono emozionato. Michael è arrivato?”
“Sì, in ritardo perché a quanto pare ha avuto un contrattempo
in città, ma non importa”.
“Vado a supervisionare gli ultimi controlli. Con permesso”.
Land si allontanò e Russel rimase a fissare l’Eva-P
appoggiato ad una ringhiera.
“Sarà uno spettacolo davvero interessante”.
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Capitolo 4 *** 3° parte ***
A boyfriend
Autore: Darik
3° PARTE
NEO-TOKYO 3
“Forza Shinji, sbrigati”, incalzava Asuka.
“Arrivo, un attimo”.
Mentre si affrettava per andare a scuola, Shinji aveva notato il
cambiamento di Asuka: fino al giorno prima era triste e irritabile, ora
invece era tornata di buonumore, e pur non sapendone il motivo, era
comunque contento per la sua amica.
Usciti di corsa, Misato era già andata a lavoro, si diressero verso la
scuola.
Dopo essere arrivati, Asuka seguì di buona lena le lezioni,
parlando con entusiasmo alla capoclasse Hikari nell'intervallo tra una lezione e l'altra.
Toji si avvicinò a Shinji: “Ehi Shinji, cos’è
successo ad Asuka? Ieri aveva tenuto il broncio per tutto il tempo, ora è
felice come un fringuello”.
“Non lo so, comunque deve esserle accaduto qualcosa di molto bello
per renderla così allegra”.
“Beh”, s’inserì Kensuke, “almeno adesso che è
allegra, non corriamo più rischi”.
Hikari si accorse delle chiacchiere dei tre ragazzi: “Asuka, il trio degli
stupidi sta parlando di te. Spero che la cosa non ti infastidisca come ha
fatto ieri”.
“Oh, non preoccuparti, lasciali parlare, non me la prendo”.
“Cosa ti è accaduto che ti ha resa così felice?”
“E’ un segreto, mi dispiace”, rispose sorridendo la
ragazza.
In quel momento, la campanello suonò l'inizio della pausa pranzo.
“Bene, siamo pronti”, comunicò il pilota.
“D’accordo. Appena sarete sopra l’obbiettivo, sganciatelo”,
ordinò McCoy.
Il grande aereo, simile nell’aspetto ai giganteschi veivoli
utilizzati dalla Nerv, era decollato tre minuti prima: di colore nero,
invisibile ai radar, portava stipato nella sua zona inferiore l’Eva-P.
Il mezzo si spostò ad alta quota per non essere intercettato
dalle postazioni militari della costa e cominciò ad abbassarsi solo
nelle vicinanze di Neo-Tokyo 3.
Michael, che indossava una tuta nera, era salito a bordo con un’espressione
tranquilla, in realtà era molto teso, ma non per la battaglia:
aveva il timore di uccidere qualcuno. Nonostante il suo addestramento e la
sua educazione di stampo militare, non era un assassino, perciò
durante la battaglia avrebbe fatto attenzione ai civili, e non avrebbe
ucciso i piloti degli Eva nemici, neanche se glielo ordinava il patrigno.
In fondo Michael pilotava l’Eva-P perché glielo aveva detto
MaCoy, lui non ne sentiva affatto il bisogno, e quindi mai e poi mai avrebbe
stroncato una vita umana.
ISOLA DI TO-SHIMA
Nella base segreta Russel MaCoy e il dottor Land osservavano mediante uno
schermo gigante tutto quello che succedeva.
“Quanto manca all’arrivo in città?”, chiese MaCoy.
“Tra un minuto l’aereo ci sarà sopra, e verrà
rilevato dagli osservatori a vista della Nerv”, rispose un operatore.
“Bene, non appena verrà intercettato dovrà sganciare
subito l’Eva-P e rientrare immediatamente, prima che venga abbattuto
dalla contraerea”.
“Signorsì”
“Fatemi parlare col pilota dell’Eva-P”, ordinò Land.
“Subito signore. Ecco fatto”.
“Mi senti Michael?”
“Sì dottor Land. Cosa c’è?”
“Adesso che entrerai nell’Entry Plug, ricordati che oltre ai
retrorazzi e alle ali per il volo, dovrai attivare subito anche l’A.T.
Field. La tua corazza di carbonadio è resistentissima, ma se
dovessero colpire i razzi precipiteresti giù come un sasso. Inoltre
la batteria interna del tuo Eva dura tre ore. Quindi fa le cose con calma,
ma senza esagerare”.
“Non si preoccupi dottor Land. Mi sono allenato per mesi a questo
momento, so cosa fare”.
“Attenzione, stiamo sorvolando Neo-Tokyo 3. La nostra
intercettazione sarà tra 15 secondi”, si inserì il
pilota dell'aereo.
“Ottimo. Sganciate l’Eva-P. Buona fortuna figliolo”, disse
MaCoy.
“Grazie padre”, rispose Michael con un po’ di stizza. “Mi
chiama figliolo”, pensò il ragazzo, “come se tenesse davvero a
me. Bah”.
L’Entry Plug venne inserito nel corpo dell’Eva, Michael attivò
i comandi, il suo volto, attraverso l’LCL, fu illuminato da tutta una
serie di luci.
“Bene. Sganciamento”, comunicò il pilota a Michael.
NEO-TOKYO 3
“Ehi, cos’è quello?”
“Non lo so, è apparso all’improvviso nel nostro spazio
aereo, ma fino a dieci secondi fa non c’era”.
I due tecnici degli osservatori a vista della Nerv fissavano sul
monitor l’immagine di un enorme aereo che sorvolava la città.
“E’ strano però, noi lo vediamo su questo monitor, ma
stando al radar non c’è niente. Pensi che sia dei nostri?”
“Non credo, ci avrebbero avvisato prima. Un momento, guarda…
sta sganciando qualcosa”. “E’ vero, ma cosa può
essere? Una bomba?”
“No, ha una forma umanoide, come... come un'Eva!”
“Non so cosa stia succedendo, ma è meglio avvisare il
Quartier Generale”.
Subito l’operatore afferrò un telefono.
L’allarme risuonò nella base del Geo-Front, tutti gli
operatori corsero ai loro posti, Misato e Ritsuko arrivarono di corsa sul
ponte di comando, seguiti dal comandante e dal vice-comandante sulla torre
mobile.
“Che succede?”, chiese Misato.
“Rilevato un aereo non identificato sopra la città, e pare
che abbia sganciato… un’Eva”, rispose Shigeru Aoba.
“Cosa?!”, esclamarono insieme Ritsuko e Misato.
“Inviare le immagini sullo schermo principale”, ordinò
Gendo.
Un istante dopo lo schermo si accese e tutti rimasero allibiti.
Quell’aereo aveva davvero sganciato un Evangelion, del tutto nero,
che improvvisamente spiegò delle enormi ali, anch’esse nere,
come se fosse un aliante. Dietro la schiena però si accesero dei
razzi per permettergli di controllare il volo.
L’Eva sconosciuto aveva una corazza identica a quella delle unità
della Nerv, e possedeva due occhi.
“Non è possibile, quello è davvero un Evangelion?”,
disse stupefatta Misato.
“Sembrerebbe di sì, anche se non capisco come sia possibile”, le
rispose un altrettanto stupefatta Ritsuko.
“Controllate che non si tratti di un Angelo, o, che so, di un robot”,
ordinò Misato.
“Subito”, rispose Makoto Hyuga premendo velocemente dei comandi
sulla sua tastiera. “Diagramma d’onda: arancione. Non è
un Angelo, ma neanche un robot. Infatti rilevo la presenza di un A.T.
Field”.
“Assurdo. Questo vuol dire che qualcun altro oltre alla Nerv può
creare degli Evangelion?”
Fuyutsuki si piegò avvicinandosi all’orecchio di Gendo: “Ikari,
credi che…”
“Sì”, rispose il comandante, “quelli che volevano rubarci il
lavoro sono entrati in azione”.
Rivolto agli operatori: “Allarme bellico di primo grado. I civili
nei rifugi. E’ troppo tardi per far passare la città all’assetto
di battaglia e sarebbe inutile anche sparargli contro con la contraerea.
Fate uscire gli Eva”.
“Ma i piloti”, obiettò Misato, “a quest’ora
saranno a scuola. Come faranno a raggiungere la base se i mezzi di
trasporto saranno bloccati?”
“Utilizzeranno l’entrata mimetizzata vicino alla loro scuola.
Sbrigatevi”.
Michael planava verso la città. Passeggiandoci non le era
piaciuta affatto, con tutti quegli edifici di color acciaio. Però
vista dall’alto era tutta un’altra cosa. E pilotare l’Eva-P
era davvero facile. Riusciva a vedere la gente che fuggiva verso i rifugi,
correndo via dai negozi, dalle cabine telefoniche, dai parchi,
abbandonando per strada le loro auto.
Comunque non voleva uccidere nessuno, perciò atterrò in un
punto deserto, sfondando l’asfalto sotto i piedi dell’Eva,
ripiegò le ali e attese che tutti si mettessero al riparo.
Ora doveva aspettare gli Eva della Nerv.
TRE MINUTI PRIMA
La lezione era ripresa regolarmente, stavolta era incentrata su un
argomento di storia. Inevitabile quindi che il professore finisse col
parlare per l’ennesima volta del Second Impact.
“Insomma, questo professore conosce solo quest’argomento?”,
borbottò sottovoce Toji.
“Che ci vuoi fare, evidentemente…”
Kensuke si bloccò
di colpo.
“Evidentemente cosa?”
Kensuke indicò la finestra con la mano: “Che cos’è…
quello?”
Avendo parlato ad alta voce, tutti si voltarono verso la finestra, e
rimasero a bocca aperta.
Videro un’enorme creatura di colore nero, con braccia, gambe e ali,
scendere verso la città passando tra delle nuvole.
Rei aggrottò le ciglia, guardando come al solito alla finestra l’aveva
visto qualche secondo prima di Kensuke, Shinji e Asuka si alzarono di
scatto dicendo insieme: “Un Angelo?!”
Improvvisamente un bidello entrò nell’aula e gridò: “Gli
alunni Langley, Ikari e Ayanami devono immediatamente recarsi alla base
della Nerv. Un agente dell’organizzazione è venuto a
prenderli. Gli altri si rechino nei rifugi”.
Ci fu un fuggi fuggi generale, invano il professore e la capoclasse
cercarono di ordinarlo.
Toji dovette trascinare con la forza Kensuke che voleva filmare la
prossima battaglia.
Asuka, Shinji e Rei corsero giù all’entrata della scuola,
dove trovarono un uomo con indosso l’uniforme degli agenti segreti
della Nerv, che li condusse prima ad un automobile e poi, guidando di
corsa, ad una porta blindata nascosta nella vegetazione. Da lì
andarono ad un ascensore che li trasportò velocemente alle gabbie
degli Eva. Data l’emergenza non ebbero neppure il tempo di indossare
i Plug Suit, ed entrarono negli Eva con l’uniforme scolastica.
“I piloti sono entrati negli Entry Plug. Siamo pronti ad attivare
gli Eva e a lanciarli”, informò Aoba.
“Bene. Fateli uscire dalle uscite 50, 73 e 96, in modo che
circondino il bersaglio. A proposito, continua a stare lì fermo?”,
domandò Misato.
“Sì. Continua a non muoversi”.
“Cosa ne pensi Ikari?”, chiese Fuyutsuki.
“Credo che lo scopo del nemico non sia quello di distruggerci, ma
solo di testare le sue capacità. Almeno in questa occasione”,
rispose inflessibile Gendo.
Michael attendeva. Non si muoveva niente in superficie, quindi cominciò ad
annoiarsi, ma sapeva che sarebbero arrivati.
Anche alla base nascosta dentro l’isola, Russel MaCoy iniziava a
spazientirsi: “Insomma, che cosa stanno aspettando?”
Il dottor Land cercò di tranquillizzarlo: “Si calmi signor
MaCoy. Deve dargli il tempo di riprendersi dalla sorpresa. Sinora la Nerv
credeva di essere l’unica ad avere l’esclusiva sugli Eva. E poi
si ricordi che i loro piloti sono ragazzi di quattordici anni. Adesso
dovevano essere a scuola. Inoltre non lo hanno attaccato con le loro armi
perché sanno che sono inutili contro l’A.T. Field”.
“Ha ragione, devo calmarmi”.
“Ci siamo”, comunicò un operatore.
I sensori dell’Eva-P avvertirono Michael che tre oggetti si stavano
avvicinando ad alta velocità dal sottosuolo.
“Bene. Adesso si balla”, disse aprendo e chiudendo più volte le mani.
Sentì i muscoli del suo corpo irrigidirsi per la tensione.
Gli Eva-00, 01 e 02 uscirono dagli edifici corazzati che nascondevano le
rampe, impugnarono le armi, Asuka e Shinji il Pallet Gun e Rei una
pistola, e si disposero intorno al nemico.
“Accidenti”, esclamò Asuka, “quello non è un
Angelo, ma un Evangelion!”
“Se è un Evangelion, allora lì dentro c’è
un essere umano, e non è detto che abbia cattive intenzioni. In
fondo non ha distrutto niente”, disse Shinji tramite la finestra
olografica di comunicazione.
“Ma sei stupido? Guarda che gli Evangelion non li trovi mica al
negozio dietro l’angolo. Se qualcuno è in grado di crearli, ma
non fa parte della Nerv, allora non possiamo fidarci. E poi il fatto che
non abbia distrutto nulla non significa niente. Magari aspettava proprio
noi”. “Smettetela voi due”, si inserì Misato tramite un
contatto radio. “Aspettate che sia lui a fare la prima mossa. Forse
potremo evitare lo scontro”.
Anche Misato la pensava come Shinji: solo perché quell’Eva
non era della Nerv, non voleva dire per forza che fosse un nemico.
Michael fissava i suoi avversari. Li aveva già visti nelle foto
che gli avevano mostrato durante il viaggio verso il Giappone.
Trovava lo 00 e lo 01 buffi, per via rispettivamente dell’occhio solo
e del corno sulla fronte. Ma lo 02 era bello, con quel colore rosso,
sembrava una fuoriserie.
Michael comunicò con la sua base: “Che devo fare? A quanto
pare hanno deciso di lasciare a me la prima mossa”.
Gli rispose il patrigno: “Allora accontentali e attacca. Ma non devi
distruggerli, solo batterli”. “Infatti”, pensava il dottor Land al suo fianco, “MaCoy ha
ancora bisogno di quei tre Eva per un altro esperimento”.
“Bene, allora vado”, rispose Michael.
L’Eva-P cominciò a muoversi, e con uno scatto in avanti balzò
addosso all’Eva-00 e lo atterrò colpendolo al petto. Rei fece
giusto in tempo ad emettere un gemito, poi silenzio.
“Rei!”, esclamò Misato. “Come sta?”
“Incolume, ma è svenuta”, informò Hyuga.
“Maledizione, unità 01 e 02, attaccate!” “Subito!”
risposero Asuka e Shinji, che svilupparono l’A.T. Field e
cominciarono a colpire il nemico con i Pallet Gun. Ma l’Eva-P non risentiva dei loro colpi.
Alla base nascosta nell’isola, MaCoy e Land osservavano entusiasti l’azione.
“Fantastico”, disse il primo, “è già riuscito
a stenderne uno, e il fuoco degli altri due non gli fa niente”.
“Per forza, la corazza di carbonadio è ultra resistente. Per
distruggerla dovrebbero sganciargli addosso minimo cinque bombe N2. Ma in
città non possono farlo. Però prudenza, la Nerv possiede
molte altre armi”, rammentò Land.
L’Eva-P restava immobile incurante della tempesta di fuoco che lo
01 e lo 02 gli scaricavano sopra.
“Come può essere?”, sbottò Misato. “Eppure a
questa distanza l’A.T. Field nemico è neutralizzato, e la
corazza di un'Eva a questo punto mostrerebbe segni di cedimento, invece
niente”.
Gendo ordinò: “Utilizzate le rampe lanciamissili”.
Una nuova pioggia di fuoco piombò sull’Eva-P, ma, nonostante
l’annullamento della sua barriera protettiva, anche stavolta non
riportò danni.
“Forse”, si inserì Ritsuko osservando la scena, “quella
corazza è fatta con materiali speciali. Inoltre questo Eva non ha
fonti di alimentazione esterna, per cui deve avere una batteria
incorporata”.
“Quindi, non solo qualcun altro oltre a noi può creare gli
Eva, ma li costruisce anche meglio”, commentò sarcasticamente
Misato.
“Bene ragazzi”, disse Michael, “vi ho lasciato una
possibilità per fermarmi, ma le vostra armi hanno fallito. Ora
tocca di nuovo a me. Cercherò di non farvi male”.
Michael si mosse nuovamente, e Asuka spazientita gettò
il Pallet Gun e gridò: “Al diavolo! Così non facciamo altro
che sprecare colpi. Qui ci vuole un bel corpo a corpo. "Coprimi
Shinji”. “Ma…”, Shinji non lo trovava prudente, e
pure Misato, che stava per ordinare ad Asuka di desistere, quando poi si
rese conto che la ragazza aveva ragione. Le armi da fuoco erano inutili,
non restava che il combattimento ravvicinato.
“Asuka, utilizza il Sonic Grave. Shinji, prendi il Progresive Knife.
Buona fortuna”.
L’Eva-02 afferrò il Sonic Grave che era spuntato da un
edificio corazzato, l’Eva-01 invece cacciò il Progresive Knife
dal supporto verticale.
“Va bene. Si passa all’arma bianca”, disse Michael.
Digitando alcuni pulsanti sulla consolle posta davanti a lui, fece uscire
dagli avambracci dell’Eva-P delle lame, cinque per ogni lato, lunghe
e simili nell’aspetto a della sciabole.
“E quelle cosa sarebbero?”, esclamò Misato.
“Non posso crederci. La tecnologia impiegata per costruire questo
Evangelion è superiore alla nostra. O meglio, è stata
impiegata maggiormente”, constatò Ritsuko, che oltre allo stupore provava
anche un po’ di invidia verso il creatore di quell’Eva.
“Asuka, Shinji, state attenti”, si raccomandò Misato.
“Fai la voce grossa eh? Benissimo, ora vedrai di cosa sono capace”,
esclamò Asuka. Aveva un tono decisamente eccitato.
Si avvicinò al nemico e cercò di colpirlo con un fendente,
ma Michael si mosse come un fulmine, con un artigliata stracciò
come niente l’estremità inferiore del Sonic Grave, e cercò
di colpire Asuka con gli artigli dell’altro braccio che scattavano in
avanti. Il colpo non doveva essere letale.
Ma anche Asuka era veloce, si scansò, e girando su se stessa tentò
alla massima velocità di far penetrare la punta della sua lama nel
petto dell’Eva-P.
Siccome la lama del Sonic Grave può virtualmente tagliare ogni
cosa, e data pure la velocità con cui si muoveva l’Eva-02,
Asuka avrebbe dovuto trafiggere da parte a parte l’avversario. Ma la
lama, a contatto con la corazza del nemico, si frantumò in mille
pezzi.
Asuka, Shinji, e lo staff della Nerv rimasero stupiti: “Ma è
impossibile! Le lame delle nostre armi, grazie all’eccitazione
molecolare, possono virtualmente penetrare ogni tipo di metallo. E invece
adesso…”, esclamò Misato.
“Cavolo”, mormorò Asuka.
Michael cercò di colpire con un calcio lo 02, ma Asuka se ne
accorse e si allontanò con un balzo all’indietro.
Shinji, anche se spaventato, cercò di non perdersi d’animo e
si lanciò contro l’Eva-P mirando ai suoi occhi.
Michael però l’anticipò, si piegò su se stesso,
afferrò dal basso l’Eva-01 nel momento in cui si scagliava
contro di lui e approfittando dello stesso slancio di Shinji, lo mandò
contro dei palazzi, sui quali lo 01 cadde rovinosamente.
Shinji non era svenuto, ma si sentiva il corpo tutto dolorante.
“Oh no, i ragazzi sono in difficoltà”, commentò Ritsuko.
“Lo vedo, purtroppo sappiamo ancora troppo poco di questo nemico. E’
meglio far ritirare i nostri piloti, poi penseremo ad una nuova strategia.
Asuka, Shinji, Rei, ritiratevi!” “No!”, gridò con tono deciso Asuka.
“Come no? Asuka, non fare sciocchezze!”
“Non voglio ritirarmi Misato. Sarebbe un segno di vigliaccheria.
Dammi un’ultima possibilità. Posso dare a questo bastardo una
bella lezione”.
“Ma cosa hai in mente?”
“Mi sono ricordata adesso un trucchetto che ho visto ieri. E’
una mossa semplice, ma credo che funzionerà. Mi serve aiuto però”.
Asuka vide lo 01 che era ancora a terra: “Bah, quello stupido di
Shinji. Credo che dovrò, purtroppo, chiedere aiuto alla First. Ehi,
allieva modello, ci sei?”
“Si, ti sento”, rispose Rei.
Durante lo scontro l’Eva-00 si era rialzato, ma Rei non era
intervenuta in attesa che il dolore al petto scomparisse. Certo non era
piacevole sentirsi un peso di decine di tonnellate che ti piombava sopra.
Asuka spiegò il suo piano a Rei.
“Pensi di farcela o è troppo difficile per te?”
“No, ce la farò”.
“Miracolo! Finalmente ti sento parlare con una voce decisa. Diamoci
dentro”.
Intanto, nella base segreta, Russel MaCoy non stava più nella
pelle.
“Evviva, l’esperimento è stato un successo completo.
Ormai gli Eva della Nerv sono sbaragliati. Ed è bastato il
prototipo per farlo, quindi figuriamoci cosa succederà quando
affronteranno l’altro”.
Land si voltò verso di lui: “Allora vuole davvero
sperimentarlo sugli Evangelion della Nerv?”
“Certamente”.
“Lo so che il piano originale lo prevedeva, ma visto che i risultati
sono così brillanti, forse potremmo provare il collaudo con l’Eva-P”.
“Assolutamente no! Cosa crede? Loro vogliono anche l’Eva-P, ma
nonostante la sua robustezza, neppure lui potrebbe sopravvivere ad uno
scontro simile. Meglio utilizzare gli Eva della Nerv, sono robusti quanto
basta per provare la nuova tecnologia”.
“D’accordo. Ehi, guardi. Stanno facendo qualcosa”.
Michael vedeva lo 00 e lo 02 che si disponevano contro di lui
“Chissà cosa vogliono fare? Comunque non li temo”, disse
tra sé e sé il ragazzo. L’Eva-P si mise in posizione difensiva, anche se la sua corazza era
indistruttibile, l’educazione militaresca di Michael imponeva di non
sottovalutare mai l’avversario. “Avanti!”, gridò Asuka. Subito Rei scattò, e si diresse verso il nemico. Michael si voltò
verso di lei, e sistemò la minaccia principale colpendola al ventre
e poi al volto con dei pugni. Il ragazzo però aveva ritirato gli
artigli per non rischiare di uccidere i piloti nemici. Rei tossì e
cadde all’indietro, ma era tutto previsto, perché Asuka
velocissima, mentre l’Eva-P colpiva l’Eva-00, gli fu addosso,
cacciò il suo Progresive Knife e colpì il nemico. Era la stessa tecnica che avevano usato i teppisti contro di lei il giorno
prima per ferirla. La lama andò in un punto preciso. Ossia il punto di congiuntura tra
la corazza che copriva il collo e quella che proteggeva la testa. Una
sottilissima linea ricoperta da materiale non rigido per permettere i
movimenti. Asuka, con una precisione strabiliante, vi infilò il
coltello, facendo uscire spruzzi di sangue rosso.
“Bravissima Asuka!”, gridò soddisfatta Misato. “Aveva ragione, per avvicinarsi al nemico ha utilizzato una mossa
semplice, ma efficace”, commentò Ritsuko. Però la donna si girò a guardare il comandante Ikari e pensò:
“Sicuramente Gendo non approverà che Rei abbia fatto da esca.
Comunque”, sorrise leggermente, “ci penseremo io e Misato a
calmarlo”.
“Maledizione! No!”, sbraitò MaCoy. Lui e il dottor Land stavano già pregustando la vittoria
definitiva, e stavano per ordinare a Michael di rientrare, quando all’improvviso
era successa quella cosa. “Come avrà fatto il pilota dello 02 a colpire proprio quel
punto con tale precisione?”, si domandò Land. “Stia zitto imbecille! E tutta colpa sua!” “Cosa?!”, esclamò sorpreso, e anche offeso, Land. “Perché non ha previsto qualche protezione per quel punto?” Land sorrise furbescamente: “Questa è forte davvero. La
memoria le fa strani scherzi signor MaCoy. Infatti, durante la
realizzazione, io le feci notare che i punti di congiuntura della parti
corazzate, erano possibili punti deboli. Volevo prendere delle
precauzioni. Ma lei mi disse che non c’era bisogno di preoccuparsi.
Zone come quelle erano troppo piccole per essere colpite. Ammetto che è
stata un po’ anche colpa mia, perché mi sono lasciato
convincere dal suo ragionamento. Ma in definitiva la responsabilità è sua!”
McCoy cercò di calmarsi: “Merda, lei ha ragione. Mi scusi se
mi sono lasciato prendere dalla rabbia”. “Non importa. Abbiamo ottenuto abbastanza dati. Possiamo ritirarci”. “Si. Comunque a loro non piacerà quando lo sapranno”.
Nell’Eva-P Michael si sentiva il fiato morire in gola e ondate di
dolore si propagavano dal collo in tutto il corpo. Si era lasciato fregare come un dilettante. Improvvisamente una voce risuonò nel suo Entry Plug: “Presto
ritirati. Lo sappiamo che adesso stai soffrendo, ma ricordati che il tuo
corpo è ancora intatto. Decolla, sbrigati”. Michael, per quanto possibile sorrise: “E’ facile parlare per
loro. Comunque hanno ragione, devo reagire”, pensò.
L’Eva-P assestò un calcio allo 02, Asuka fu costretta a
lasciare la presa, Michael estrasse il Progresive Knife dal collo del suo
Eva, aprì le ali, accese i razzi e rapidamente prese il volo. Si muoveva troppo velocemente perché la ragazza potesse cercare di
fermarlo. Asuka rimase a guardarlo mentre si alzava sempre di più, fino a
diventare un puntino nero nel cielo. Shinji e Rei si rimisero in piedi e fissarono anche loro il cielo. “Il nemico si sta allontanando ad una velocità di 320 km all’ora”
informava Shigeru. “Possiamo seguirlo?”, chiese Misato. “Temo di no. Proprio adesso è uscito dal campo degli
osservatori a vista. Il radar lo rileva ancora, però…”
Aoba si interruppe per qualche secondo. “Come temevo. E’
scomparso. Deve avere un dispositivo anti-radar”. “Arriva all’improvviso e scompare all’improvviso”,
osservò Ritsuko. “Per adesso non importa. Inviate immediatamente delle squadre a
recuperare i nostri Eva”, ordinò Misato. Gendo Ikari si rivolse a Fuyutsuki: “Occupati tu delle operazioni di
recupero. Dopo vieni nel mio ufficio, ti devo parlare”. “Ho capito”.
Il vice-comandante scese dalla torre mobile, che subito dopo si abbassò
con Gendo sopra. |
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Capitolo 5 *** 4° parte ***
A BOYFRIEND
Autore: Darik
4° PARTE
ISOLA DI TO-SHIMA
Michael si stava riposando nella sua stanza.
Era rientrato alla base da una ventina di minuti.
Il collo mandava ancora qualche fitta, ma niente di grave.
Pensava alla sua sconfitta. Lo avevano battuto con una tattica così
elementare, dopo che lui si era addestrato per combattere contro chissà
che cosa.
Ma non se la prese, a lui non importava niente dell’Eva-P, e poi era
rimasto molto impressionato dall’abilità del pilota dello 02.
Colpire una linea larga una trentina di centimetri soltanto. Rispetto alle dimensioni complessive dell’Eva, era una striscia
appena visibile.
Russel MaCoy e il dottor Land si trovavano nell’ufficio del primo,
che stava parlando al telefono.
“Va bene, ho capito. No, vi ho già detto di non preoccuparvi,
manterrò la mia parola” e riattaccò.
“Allora, cosa dicono?”
“La prova dell’Eva-P gli è sembrata positiva, ma a causa
di quell’incidente sono preoccupati”.
“Si è trattato di un caso, non devono preoccuparsi”.
“Glielo detto, ma sa come sono fatti”.
“Si tranquillizzi signor MaCoy. I suoi clienti saranno soddisfatti”.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV
Mentre i piloti si riposavano ed erano già iniziate le riparazioni
delle tre unità Eva, il comandante Ikari era in riunione con
Fuyutsuki.
“Di cosa volevi parlarmi Ikari?”
“Osservando il combattimento che si è svolto oggi, ho notato
un particolare che potrebbe aiutarci ad identificare i nostri avversari”.
“E sarebbe?”
“Tu sai bene che le lame utilizzate per le armi degli Eva riescono a
tagliare ogni genere di metallo. Però contro quel misterioso
Evangelion nero, la lama del Sonic Grave si è frantumata senza
neanche scalfirlo.
Inoltre la sua corazza ha resistito senza problemi al fuoco delle rampe
lancia-missili e dei Pallet Gun”.
“Non ti seguo”. “La corazza di quell’Eva era fatta di
un materiale in pratica indistruttibile, e questo mi ha fatto ricordare un
articolo di giornale che lessi cinque anni fa”.
“Però, che memoria”, pensò Fuyutsukim che disse: “Capisco, però continuo
a non seguirti”.
“In quel articolo si parlava di uno scienziato d’origine
americana, il quale avrebbe scoperto un nuovo tipo di lega metallica,
molto più resistente di qualunque materiale esistente finora, sia
naturale che artificiale. La lega metallica si chiamava carbonadio, e il
suo ideatore sosteneva non solo che questa lega era resistentissima, ma
che se avesse avuto più soldi e tempo per le ricerche, avrebbe
potuto realizzare una nuova versione di tale lega, indistruttibile al 100%”.
“Interessante. E come andò a finire?”
“Male purtroppo. Nessuno volle dare credito a quello scienziato,
anche l’articolo che lessi lo denigrava. Lo prendevano in giro perché
ritenevano assurdo che potesse esistere un metallo assolutamente
indistruttibile.
Invece erano loro gli stupidi, io ero disposto a dare credito a quello
scienziato, in parte perché le sue argomentazioni erano valide, e
in parte perché anche noi, a quel tempo, lavoravamo su qualcosa che
in teoria non poteva esistere.
Pensai di farlo entrare alla Nerv, affinché lavorasse sulle
corazze degli Evangelion, ma quando provai a rintracciarlo alla sua
università mi dissero che se ne era andato”.
“Ho capito, siccome quell’Eva aveva una corazza
indistruttibile, e dato che anche quello scienziato parlava di un metallo
indistruttibile, pensi che i nostri misteriosi avversari lo abbiano
assoldato”.
“Esattamente. E c’è anche un altro particolare: l’articolo
diceva che quello scienziato era pure un esperto di ingegneria genetica”.
“E il materiale genetico su cui lavorare per creare quell’Eva
potrebbero averglielo fornito gli stessi uomini che tre mesi fa hanno
prelevato campioni di sangue dell’unità 01. Hai ragione, tutto
sembra coincidere. Credo proprio che dovremo trovare quest’uomo. Ma
come?”
“Quando quello scienziato lasciò la sua università,
non mi curai su dove fosse andato, e poi era inutile chiedere informazioni
ai suoi ex colleghi, non avrebbero mai dato notizie su uno di loro ad uno
sconosciuto. Tuttavia io conosco questi scienziati, e specialmente quando vedono i loro
sforzi ridicolizzati, il modo migliore per attirarli è quello di
fornirgli tutti i soldi necessari per continuare i loro esperimenti.
Sicuramente qualcuno avrà fatto una grossa donazione al nostro
uomo per convincerlo a passare dalla sua parte, per mostrargli che poteva
aiutarlo davvero.
Quindi adesso cercheremo nella rete informatica di quella università
chi è il donatore, e forse prenderemo due piccioni con una fava”. “Sono d’accordo. A proposito, come si chiama questo scienziato?”
“Dottor Robert Land”.
Gendo prese il telefono e fece il numero dell’ufficio responsabile
dei servizi di sicurezza.
“Come vi sentite ragazzi?”
Alla domanda di Misato solo Rei rispose con un “sto bene”,
mentre Shinji rimase in silenzio e Asuka emise una specie di grugnito. “Accidenti,
potevo prenderlo. Se solo fossi stata più veloce”, si lamentò.
“Non dire così. Hai già fatto tanto”, le disse Misato.
“Però”, si inserì Shinji, “ io credevo che i
nostri nemici fossero solo gli Angeli, e invece quello strano Eva nero e
il suo pilota hanno cercato di distruggerci”.
“Non penso che volessero distruggerci”, precisò Misato.
“Eh?” “Non hai notato che quell’Eva non vi attaccava di continuo, ma
si limitava a respingere i vostri attacchi?”
“Già, è vero”.
“Perciò io credo che fosse una specie di test”. “Ma allora, potrebbero attaccarci di nuovo?”
“Sì, e forse la prossima volta faranno sul serio. Quindi
dobbiamo prepararci.
Io e Ritsuko studieremo una nuova strategia, o almeno ci proveremo,
invece voi tre dovrete passare più tempo possibile nel simulatore.
Quindi annullate ogni impegno per i prossimi giorni”.
“Che cosa?!”, gridò Asuka.
“Che ti prende Asuka?”, chiese Shinji.
“Zitto tu. Misato, vieni con me”.
Asuka e Misato andarono nel corridoio, la prima chiuse la porta per non
far sentire le loro parole a Shinji e Rei, e disse: “Cosa vuol dire
annullare ogni impegno per i prossimi giorni? Io devo uscire con Michael
domani!” “Asuka, ma ti sembra il momento per andare ad un appuntamento?”
“Stammi a sentire: tu sicuramente sai che in questi giorni ho avuto
la luna storta perché sentivo il bisogno di avere un compagno, e
questo mi faceva orrore. Ma adesso che ho conosciuto Michael quel
malessere è sparito. So che è ancora troppo presto per dire
che si tratta della mia anima gemella, però la possibilità esiste, e
io non voglio sprecarla.
Sappi che qualunque cosa dirai, io andrò a quell’appuntamento.
Se vuoi fermarmi, dovrai sbattermi in una cella!”
Misato rimase a bocca aperta, non si aspettava di sentire parole simili
da una ragazza come Asuka.
Dopo averci riflettuto un po’ acconsentì: “E va bene. Puoi andare.
Ma a un patto: dovrai portarti un cerca persone, e se il nemico dovesse
attaccare tu dovrai correre qui subito. Anche se accadesse nel bel mezzo
dell’appuntamento. D’accordo?”
“D’accordo, ci sto”.
“Allora adesso prendo le disposizioni per Shinji e Rei nel
simulatore, e domani, mentre loro staranno alla base, tu potrai andare con
questo Michael”.
“Sì. Grazie Misato”.
ISOLA DI TO-SHIMA Alla base dell’Eva-P Russel MaCoy e il dottor Land discutevano
animatamente in ufficio: “Dobbiamo procedere secondo il piano, l’ho
già detto anche a lei se non sbaglio”, disse il primo. “Sì, ma questo prima che accadesse quell’incidente. Adesso i
suoi clienti sono meno ottimisti, ritengo che sia necessario prendere
delle precauzioni per impedire che accada di nuovo”. “Ormai è tardi. Non possiamo più rimandare. Metterci
adesso a lavorare, su entrambi i modelli poi, ci farebbe uscire fuori
tempo massimo. Finora sono riusciti a tenerli a bada, ma adesso si sono
stancati di aspettare, vogliono risultati. Se non glieli do, la mia testa
cadrebbe, e anche la sua”. “Va bene, vedo che ha deciso. Speriamo solo che la sua imprudenza non
rovini il lavoro di anni”. “Adesso basta dottor Land. Quell’incidente non era previsto, è
vero, ma ha avuto importanza solo perché l’Eva-P è
pilotato alla maniera tradizionale. Al nuovo modello danni del genere
gli fanno un baffo. Il nuovo collaudo avverrà dopodomani. Perciò
non discutiamone più”. “Come vuole”, concluse Land.
Russel MaCoy lo fissava e pensava che ormai il buon dottore era inutile,
il suo lavoro l’aveva fatto, ma non poteva sbarazzarsene perché
Land teneva a memoria tutti i dettagli per realizzare la formula della
lega speciale. Quindi non poteva toccarlo, almeno fino al giorno in cui gli scienziati di MaCoy avrebbero
saputo riprodurre la formula di quel metallo. E allora, addio dottor Land. Improvvisamente suonò il citofono sulla scrivania di MaCoy: “Cosa
c’è?” “Padre, sono io”, la voce di Michael risuonava metallica. “Ah Michael. Cosa vuoi?” “Volevo chiederti se domani potevo recarmi di nuovo a Neo-Tokyo 3”. “Perché?” Nella sua stanza Michael rifletteva, e giunse alla conclusione di non dire
niente al patrigno su Asuka. “Siccome so che dovrò tornare in quella città per
combattere di nuovo, volevo fare un altro sopralluogo”. “Non ti è bastato quello che hai fatto ieri?”
“Grosso modo sì, ma ci sono alcuni particolari che vorrei
definire meglio”. “Mm, va bene. In fondo oggi hai eseguito il tuo compito ottimamente.
D’accordo, puoi andare”. “Grazie padre”. “Chissà perché vuole andare di nuovo a Neo-Tokyo 3? Ma
sì, faccia quello che vuole, tanto tra poco non mi servirà
più”. Land lo fissò con un espressione di leggero disgusto, perché
anche se il dottore era digiuno di sentimenti, aveva creduto comunque che McCoy
si fosse almeno un po’ affezionato al suo figlioccio, dopo dieci
anni. Invece niente.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV/UFFICIO DEL COMANDANTE
Era ormai sera, ma Gendo e Fuyutsuki sembravano non conoscere la parola
riposo. Stavano consultando dei documenti, quando squillò il telefono,
Gendo rispose: “Sì?” La telefonata durò sei minuti, l’espressione di Gendo era
imperturbabile, ma quando riattaccò un leggero sorriso di
soddisfazione si disegnò sul suo volto. “Allora?”, domandò il vice-comandante. “Ci siamo, la nostra ricerca ha avuto esito positivo”. “Dimmi”. “Il donatore che ha sottratto il dottor Land alla sua università
è un certo Russel MaCoy, un miliardario di origine americana, nonché
uno dei privati più ricchi del mondo. Questo significa che possiede tutti i soldi necessari per costruire un
Eva, e soprattutto era già sulla lista degli indagati della nostra
precedente ricerca, quella sulle forniture tecnologiche. Da parecchi anni
MaCoy ha comprato in tutto il mondo apparecchiature molto simili alle
nostre, e gli acquisti si sono intensificati negli ultimi mesi. Credo che
sia il nostro uomo”. “Dove possiamo trovarlo?” “Dobbiamo cercare tra i suoi possedimenti, sicuramente adesso starà
insieme al suo Eva”. “Hai qualche indizio?” “Quell’Eva nero è stato trasportato da un aereo, quindi
si troverà in un luogo abbastanza ampio da nascondere un velivolo
di quelle dimensioni, che non sia troppo lontano dal Giappone”. “Immagino che adesso ci aspetti un‘altra ricerca, giusto?”. “Esatto”. |
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Capitolo 6 *** 5° parte ***
UN COMPAGNO PER ASUKA
Autore: Darik
5° PARTE
IL GIORNO DOPO/NEO-TOKYO 3 Dopo una giornata di scuola, era finalmente arrivato il momento dell’appuntamento. Asuka non stava più nella pelle. Fino a non molto tempo prima non avrebbe mai immaginato di emozionarsi così
tanto all'idea di uscire con un ragazzo, a meno che non si trattasse di Kaji. E
invece adesso… Si era staccata da Shinji e Rei che, finite le lezioni, dovevano recarsi
alla base, ed evitando le domande del ragazzo, andò subito a casa per
prepararsi. Il vestito lo aveva scelto insieme a Misato, e per l’occasione il
maggiore le aveva perfino concesso di usare il suo profumo di lavanda. Presa come era dall’entusiasmo, Asuka finì col essere pronta
quando mancava ancora un’ora all’appuntamento. Indossava un
vestito rosso corto che si intonava con i suoi capelli.
Anche Michael era emozionato, durante il tragitto sperò che i suoi accompagnatori sulla terraferma, non gli domandassero perché era
vestito così elegantemente. Arrivò in città con un’ora d’anticipo e cominciò
a pensare alle parole che doveva dire. D’altronde era il suo primo appuntamento, un’esperienza nuova. Quando infine furono le cinque, si presentò al bar, ma Asuka non c’era. Gli aveva tirato un bidone? No, era troppo presto per dirlo. Si sedette e cominciò ad aspettare.
Asuka si dirigeva di corsa verso il bar, a causa di un incidente
stradale avevano bloccato la strada, e adesso era in
ritardo di almeno dieci minuti. “Accidenti”, pensava, “speriamo che Michael non pensi che gli
ho fatto un bidone”. Giunse al bar, guardò i tavolini: Michael non c’era. “Oh no!”, sussurrò. Stava per andare a cercarlo, quando lo vide uscire dal bar. “Evviva! Ehi Michael, sono qui”. Michael si voltò a guardarla e rimase affascinato: gli sembrò di
avere una visione. Asuka già era bellissima in viso, ma quel vestito rosso metteva in
risalto anche il suo fisico, e nell'insieme era ancora più stupenda. Un po’ titubante Michael si avvicinò alla ragazza. “Ciao, come ti va?” “Bene grazie. E Tu?” “Anche io non mi lamento”. “Hai un bel vestito”. “Ti piace? Il rosso è il mio colore preferito”. Faticavano a trovare le parole, per l’imbarazzo sembravano due
manichini. Michael cercò di rompere il ghiaccio: “Sentì, grazie
alla chiacchierata dell’altro ieri ho scoperto che abbiamo gusti
simili. Ho trovato un cinema che proietta vecchi film e ho preso due
biglietti. Se non ti dispiace”. “Figurati. Di che si tratta?” “E’ un film di fantascienza, un mega cult, mi pare si chiami
Matrix”. “Fantastico! E’ uno dei miei film preferiti, l’ho visto in
televisione, ma mai al cinema”. “Anch’io. Allora, ti va come parte iniziale del programma?” “Certo. Andiamo”. Si prospettava una giornata divertente.
Dopo il cinema andarono al parco giochi, e fecero il giro completo della
ruota panoramica e di tutte le altre attrazioni. Asuka si sentiva felice
con Michael, che dimostrava di essere un ragazzo molto intelligente e
sveglio, e non diceva mai cose banali. Discutevano senza problemi. Il pomeriggio trascorse in allegria e verso sera si ritrovarono ad un
luogo panoramico, da dove si vedeva tutta Neo-Tokyo 3 illuminata dalle
luci. “Allora”, esordì Michael, “spero di non averti deluso”. “No, tutt’altro. Ma perché dici così?” “Tra poco dovrò andarmene. Avevo detto ai miei che potevo far
tardi, ma non posso esagerare”. “Capisco”, commentò Asuka con un velo di tristezza. Anche
se si sentiva stanca, avrebbe voluto che quella giornata non terminasse
mai. “Comunque non devo andare adesso. Possiamo stare insieme un altro po”. “Grazie. Senti, perché non mi parli di te?” Questa domanda colse di sorpresa Michael, non se l’aspettava. Ma il ragazzo si fidava di Asuka, perciò decise di dirle del suo
passato, tacendo soltanto sull’Eva-P per non spaventarla. “Come
vuoi. Sono nato in America, nella classica famiglia americana che si trova
nelle piccole città. La mia vita scorreva normalmente, come quella
dei miei coetanei, finché…” “Finché cosa?” Michael si fece serio: “Finché i miei genitori non morirono in
un incidente stradale”. “Davvero? Mi dispiace”. “Non preoccuparti, è un dolore che appartiene al passato. Comunque, dopo la loro morte, fui affidato ad un
istituto e lì vi trascorsi due anni. Due anni di inferno, perché passai dall’affetto dei miei
genitori alla freddezza di impiegati che mi davano da mangiare solo perché
erano pagati”. “Ma certo non sei stato lì per sempre. Non hai detto di avere
qualcuno?” “Sì, il mio patrigno, Russel MaCoy, un uomo molto ricco, mi tolse da
quel luogo e mi dette il suo cognome, ma anche se non mi fece mancare
nulla materialmente, beh… non mi rimboccò mai le coperte”,
concluse sarcasticamente. Asuka riflettè su quelle parole, la sincerità di Michael la
stupiva. Di soliti i ragazzi, per fare colpo, si inventavano un sacco di
cose. Invece lui era stato sincero. La sua storia era uguale a quella della ragazza. Un pensiero si inserì
ad un tratto nella sua mente: questa era anche la storia di Shinji. Ma
ricacciò tale pensiero, quello stupido non c’entrava niente. “Quindi”, disse Asuka, “sei stato privato dell’affetto
dei tuoi genitori, e sei cresciuto con persone che non si curavano dei
tuoi sentimenti”. “Esattamente”. “Anch'io, sai”.
“Come sarebbe a dire?” “Mia madre morì quando ero piccola”, Asuka non se la
sentì di dirgli che si era suicidata, “mio padre non si è mai
curato di me, né prima, né dopo la morte della mamma. Anzi, si è
risposato con una donna che mi trattava sempre come una sconosciuta. Anche
loro non mi rimboccarono mai le coperte”. “Abbiamo vissuto delle esperienze molto brutte, Asuka, e purtroppo ce
le porteremo dietro per sempre. Dimenticare è impossibile. Ma sono
proprio le cose che ci portiamo dentro a fare di noi ciò che siamo.
Con tutti i difetti, e anche con tutti i pregi. Per questo io non voglio
perderle. Se ci provassi rischierei di perdere me stesso”. Asuka lo ascoltò in silenzio, finché accadde: mise la sua mano su quella di Michael, il ragazzo la fissò intensamente negli occhi. Le loro labbra si avvicinarono sempre di più, e infine si toccarono.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV/SIMULATORE “Niente, ancora non ci siamo”, si lamentò Misato. “Purtroppo neanche i Magi riescono a trovare una soluzione. Tutti gli
schemi che abbiamo preparato sono stati bocciati all’unanimità.
Ma d’altronde, quando il nemico è indistruttibile…”,
disse Ritsuko. Shinji e Rei, a bordo dei loro Eva, si stavano allenando da almeno dieci
ore, ed erano stanchi morti. Erano alle prese con una simulazione dello
scontro con l’Eva-P, avevano provato una quindicina di strategie
elaborate da Misato con la collaborazione di Ritsuko. Quindici combattimenti, quindici sconfitte. Shinji, all’interno dello 01, era combattuto tra la rassegnazione e
il sonno, e gli dispiaceva che non ci fosse Asuka a dargli la carica
dicendogli “Ma sei stupido?”. Anche Rei, nonostante non lo desse a vedere molto, faticava a tenere gli
occhi aperti. “Coraggio ragazzi, un ultimo
tentativo. Dopo questo potremo andare tutti a casa”, annunciò Misato. “Sì”, rispose Rei. “Signorina Misato?” “Che c’è Shinji?” “Potrei sapere dov’è Asuka? Non credevo che avrebbe
saltato tutto l’allenamento”. “Non lo so. Ha detto che aveva un impegno urgentissimo in città,
e che se non la facevo andare mi avrebbe ammazzato”, scherzò la
donna. Le dispiaceva mentire a Shinji, ma aveva promesso ad Asuka di non
dirgli nulla.
ISOLA DI TO-SHIMA “Dove diavolo sarà andato Michael?”, si domandò
irritato MaCoy. “Aveva detto che avrebbe fatto tardi”, gli rispose Land. “Sì, ma non credevo fino a questo punto. Speriamo non gli sia
successo niente, ho ancora bisogno di lui”. In quel momento il citofono suonò: “Signor MaCoy?” “Sì?” “Suo figlio è tornato”. “Ah, finalmente. Domani lo aspetta un grande giorno, perché ci
sarà l’esperimento finale”. |
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Capitolo 7 *** 6° parte ***
UN COMPAGNO PER ASUKA
Autore: Darik
6° PARTE
IL GIORNO DOPO/NEO-TOKYO 3
Shinji doveva andare in cucina a fare colazione, ma faticava a tenere
gli occhi aperti. Le dieci ore passate nel simulatore il giorno prima lo avevano distrutto. Mentre passava nel corridoio, Asuka uscì dal bagno. “Ciao Asuka”. “Ehilà. Hai un aria pietosa”. “L’avresti anche tu se avessi passato quello che ho passato io
ieri”. Asuka scosse la testa: “Esagerato!” e fece per andare in cucina. “Potresti dirmi dove sei stata ieri?” Asuka si voltò verso di lui: “Perché ti interessa?” “Beh, siamo in una situazione d’emergenza, ma tu ieri alla base
non ti sei mai fatta vedere, e sei rientrata tardi come me”. “Sono
affari miei, stupido!” concluse seccata la ragazza andandosene. Shinji rimase immobile, aveva notato qualcosa di strano. Anche se Asuka lo
aveva apostrofato nel solito modo, non sentiva rabbia nella sua voce.
Pareva anzi che si trattenesse per non urlare dalla gioia. Terminata la colazione, Misato stava sorseggiando del Sakè, alla sua maniera,
Asuka era seduta alla sua sinistra, e quando Shinji si alzò per
andare a vestirsi, il maggiore chiese alla ragazza: “Allora, come è
andata ieri?” “Benissimo”, rispose radiosa Asuka. “Davvero?” “Sì, Michael è un ragazzo davvero fantastico. Sembra
proprio che siamo fatti l’uno per l’altro”. “Sono contenta per te. Ma dimmi, per caso vi siete anche…” Asuka arrossì: “Ecco, noi… sì insomma…” Misato sorrise: “Le mie congratulazioni Asuka. Sono queste le
esperienze che ti fanno diventare donna!”. Asuka, rossa in viso e con un sorriso imbarazzato, non rispose. Proprio in quel momento rientrò Shinji, e notando l’espressione di
Asuka chiese: “Asuka, che ti è successo?” Asuka trasalì, ma Misato rispose per lei: “Niente, ha solo
provato a bere il mio Sakè”.
ISOLA DI TO-SHIMA
“Volevi vedermi padre?” “Sì Michael. Voglio mostrarti una cosa”. Si avviarono verso un hangar, dove Michael non era mai stato prima. Entrarono, il luogo era immerso nell’oscurità. “Cosa c’è qui padre?” “Il nostro capolavoro” rispose soddisfatto MaCoy. Premette un interruttore, il locale si illuminò, e Michael rimase
senza parole. Davanti a lui si stagliava un gigantesco Evangelion nero, ma non era il
suo, c’erano molti particolari diversi. “Un altro Eva-P?” “No, qualcosa di molto meglio”, spiegò il dottor Land giungendo
alle sue spalle. “Infatti”, aggiunse MaCoy, “questo che vedi è il
modello definitivo, l’Eva-D, del quale il tuo Evangelion è il
prototipo”. Michael rimase a guardare quel gigante, aveva tre occhi
disposti in maniera triangolare, un'espressione feroce, e degli strani
fori sugli avambracci. Alcuni avevano le stesse dimensioni di quelli posti
sugli avambracci dell’Eva-P, quindi contenevano delle lame, ma gli
altri erano troppo piccoli. Chissà a cosa servivano. Inoltre
sembrava che mancasse il portello in cui
andava inserita l’Entry Plug. “Non male. E chi è il pilota? Vorrei conoscerlo”. MaCoy e il dottor Land sorrisero. “Certo, vieni a conoscerlo”, disse il secondo. Salirono in una stanza piena di tecnici e strani congegni posta tre piani
più sopra. Entrati MaCoy indicò un punto e disse: “Eccolo qui”. Michael non capì, nel punto indicato non c’era nessuno, solo un
grosso computer di forma rettangolare. “Dove?”, chiese confuso il ragazzo. Land si avvicinò al computer e con un sorriso soddisfatto ci batté
sopra con la mano: “Guarda meglio”. Il ragazzo rimase impietrito: “Cosa?! Il pilota è un
computer?!” “Esatto. Un computer dell’ultima generazione, che invia una
serie di impulsi elettrici al cervello dell’Eva-D, e ne permette l’attivazione”. “Interessante. E avete intenzione di farlo anche con l’Eva-P?” “No, non preoccuparti”, disse MaCoy. Michael avrebbe continuato a pilotare l’Eva-P, almeno per il momento. “Cosa volete farci?” “Oggi stesso manderemo l’Eva-D a Neo-Tokyo 3. Finirà il
lavoro che hai iniziato tu. E tu andrai con lui per, diciamo, guardargli
le spalle, non si sa mai”. Il ragazzo rimase di nuovo impietrito: durante il primo combattimento lui
si era preoccupato di non fare del male ai piloti degli Eva della Nerv, ma
dubitava fortemente che un computer si facesse tali scrupoli. “In cosa sarebbe diverso questo Eva dal mio?” chiese. “Sono state inserite nuove armi, ma la cosa che ci rende
particolarmente orgogliosi, e il materiale della sua corazza. Infatti il
dottor Land ha finalmente creato la versione definitiva della sua lega
metallica. Non il carbonadio, ma l’adamantio. Un metallo del tutto
infrangibile. Gli Eva della Nerv non avranno scampo”, spiegò
MaCoy. “Parli come se dovesse distruggerli”. “Infatti. Quello di oggi sarà il test definitivo, che culminerà
con la distruzione degli avversari”. “Quindi anche i piloti…”, sussurrò Michael. “Cosa c’è? Ci sono problemi?” Michael non sapeva cosa rispondere: da un lato voleva dire no, lui non era
un assassino, e che non l’avrebbe mai aiutato. Ma poteva ribellarsi
al suo patrigno, che comunque gli aveva dato una casa? Era tormentato dai dubbi, ma alla fine decise di andare comunque, avrebbe
potuto intervenire per fermarlo, se la situazione diventava insostenibile
per lui. “Non ci sono problemi. Sono pronto”. “Bene. Preparati a partire”.
NEO-TOKYO 3/UFFICIO DEL COMANDANTE SUPREMO “Ci siamo Fuyutsuki ”. “La ricerca si è conclusa?” “Sì. Russel MaCoy possiede molte proprietà, ma alla
fine lo abbiamo scovato”. “Dove si trova?” “Stando alle nostre spie, l’unico suo insediamento capace di
contenere un velivolo in grado di trasportare un Eva, è l’isola
di To-Shima, che si trova anche alla giusta distanza dal Giappone”. “Cosa intendi fare?” “Contatterò immediatamente il comando delle Forze Strategiche
di Auto Difesa, e chiederò un bombardamento a tappeto dell’isola.
Nessuno oltre a noi dev’essere in grado di costruire gli Eva. Uccideremo MaCoy e anche il dottor Land, che sicuramente è con lui,
e poi ci impadroniremo del loro Evangelion. Potrebbe esserci utile”. Fuyutsuki osservò in silenzio il comandante, poi disse: “Va
bene. Muoviamoci”.
COSTA DEL GIAPPONE I due giganteschi Evangelion neri si erano appena alzati dall’isola
di To-Shima. Ormai non c’era più bisogno dell’aereo, la
prima volta l’avevano usato solo per sicurezza. L’Eva-D volava affiancato dall’Eva-P, Michael osservava l’essere
che aveva a fianco, una creatura comandata da un freddo computer, che
avrebbe spazzato via qualunque cosa gli ordinassero. Non sapeva ancora cosa fare, se l’Eva-D cominciava a uccidere, avrebbe dovuto fermarlo, ma come? Questo nuovo modello sembrava molto
più potente del suo. E anche se lo avesse fatto, dove sarebbe
andato dopo il suo tradimento? Da Asuka? No, perché altrimenti la
ragazza che amava sarebbe rimasta coinvolta nella vendetta del patrigno.
Lacerato da questi dubbi, proseguì il volo in un cupo silenzio.
ISOLA DI TO-SHIMA MaCoy e Land osservavano da uno schermo il volo dei due Eva, due demoni
alati ai loro comandi. “Michael mi è sembrato pensieroso”, dichiarò il dottore. “Non si preoccupi, tanto deve solo guardare le spalle all’Eva-D,
non partecipare al combattimento”. “Ma il ragazzo non vuole uccidere, glielo si legge negli occhi, e se
per caso…” “Se lo facesse, peggio per lui. L’Eva-D è più
forte del suo, può ucciderlo senza distruggere il prototipo. Non ha
problemi a penetrare la sua corazza”. “Signore”, annunciò un operatore, “i due Eva sono in arrivo sull’obbiettivo”. “Bene, disattivate i loro sistemi anti-radar, stavolta non ci saranno
arrivi a sorpresa”.
NEO-TOKYO 3/QUARTIER GENERALE DELLA NERV
La sirena dell’allarme risuonò fragorosamente, tutti corsero
ai loro posti, arrivarono sul ponte di comando Misato e Ritsuko, mentre
sulla torre mobile c’era il solo Fuyutsuki. “E il comandante?”, chiese Misato. “Ha un'altra questione da seguire”, le rispose il
vice-comandante. Misato era stupita, non capiva quale questione potesse essere più
importante di quell'emergenza. Ritsuko domandò: “E’ di nuovo quell’Eva sconosciuto vero?” “Sì, però… non è solo!”, informò
Shigeru. “Cosa?!”, esclamarono insieme le due donne. “Stavolta ci sono due obbiettivi, entrambi Evangelion alati di colore
nero”, riferì allarmato Aoba. Lo schermo si illuminò e videro due sagome nere che volteggiavano
sulla città. “Dannazione! Se adesso sono in due, ci ridurranno in briciole”,
sbottò Misato. “Lo so, ma dobbiamo per forza far uscire i nostri Eva. Stavolta
sappiamo chi abbiamo di fronte, e forse otterremo qualcosa”, replicò
Ritsuko. “D’accordo, però se ci sono problemi i ragazzi rientreranno
subito. Sono pronti?” “Sì, sono nelle gabbie pronti per il lancio in superficie”, disse
Makoto Hyuga. In quel momento i due Eva nemici atterrarono fragorosamente in città
ripiegando le ali .
UFFICIO DEL COMANDANTE DELLA NERV Gendo aveva due piccoli schermi davanti a sé, sulla sua scrivania. Su uno osservava i due Eva nemici, sull’altro invece era in contatto
audio-visivo col comandante delle truppe che le Forze Strategiche di Auto
Difesa gli avevano dato. Intendeva seguire entrambe le battaglie. “Allora comandante, da ora in poi seguirà i miei ordini”,
dichiarò Gendo. “Sissignore”. “Questo è il piano di battaglia: bombardamento aereo a tappeto
sull’isola. Sicuramente le installazioni nemiche sono sottoterra, e difficilmente le bombe potranno fare completamente piazza pulita, per
cui al primo attacco dovrà seguire un lancio di paracadutisti allo scopo di
sbaragliare le ultime resistenze”. “Sissignore. Cosa dobbiamo fare con eventuali superstiti?” “Eliminateli tutti”, ordinò lapidario Gendo. “Agli ordini”. Gendo assunse la sua tipica posa, mettendo le mani sotto il mento: “Nessuno
può interferire con l’operato della Nerv!”
“Pronti ragazzi?”, chiese Misato. “Sì”, risposero insieme i tre piloti. “Bene. Stavolta i nemici sono due. Dovrete tenervi a distanza di
sicurezza, i vostri attacchi dovranno essere alla mordi e fuggi. Cercate
di stare il meno tempo possibile vicino agli avversari. Le armi da fuoco
sono inutili, quindi userete soltanto armi bianche. Va bene?” “Roger”. “Lanciare!”, gridò il maggiore. I tre Eva vennero spinti verso la superficie, sui volti dei piloti si
poteva leggere una certa tensione. “Eccoli”, disse Michael. Gli Eva della Nerv uscirono dalle rampe, presero delle armi dagli edifici vicini, Rei aveva due
Progresive Knife, Shinji e Asuka un Sonic Grave ciascuno. Michael li guardava, ma stavolta nei suoi occhi non c’era il fuoco
della sfida, come la prima volta. Al contrario, nel suo sguardo si notava una sorta di sofferenza: “Accidenti”,
pensava, “dentro quegli Eva ci sono sicuramente dei quattordicenni
come me. Vorrei aiutarli, ma…”
ISOLA DI TO-SHIMA Il monitor mostrava le immagini del ormai prossimo scontro. “Ci siamo. Mandate all’attacco l’Eva-D” ordinò
MaCoy. L’ordine fu trasmesso ai tecnici vicini al computer che costituiva il
vero cervello dell’Eva-D. Uno schermo si accese sul lato anteriore della macchina, l'immagine mostrava gli
Eva della Nerv, e su di essa si formò una scritta: “TARGET”.
I tecnici trasmisero l'ordine di attacco.
NEO-TOKYO 3 L’Eva-D, che fino ad allora era stato immobile, spalancò le
fauci, ruggì, e si scagliò contro l’unità 01. Michael rimase indietro a guardare. “Attento Shinji!”, gridò Misato, ma non servì a
nulla. Shinji cercò di difendersi mettendo in avanti il Sonic Grave, ma il
nemico con un calcio glielo fece volare via dalle mani. L’Eva-D diede
un pugno all’Eva-01, scaraventandolo all’indietro, poi cacciò
dagli avambracci degli artigli, più lunghi di quelli dell’Eva-P,
e infilzò lo 01 nella zona dello stomaco, trapassandolo da parte a
parte. Shinji gridò, l’Eva-D lo sollevò come se niente fosse e
lo scagliò addosso a un palazzo. L’Eva-01, dopo l’urto, si accasciò e lasciò una
grossa macchia di sangue sul edificio. “No Shinji!”, gridò disperata Misato. “Questo nuovo nemico”, notò Ritsuko, “combatte in
maniera più feroce rispetto all’altro”. Michael rimase di sasso, non si aspettava che questo nuovo Eva fosse così
brutale. Una autentica macchina assassina. Non sapeva cosa fare, i suoi
dubbi continuavano a bloccarlo, anche se apriva e chiudeva di continuo i
pugni, smanioso di intervenire. “Bastardo! Ti ucciderò!”, urlò Asuka e attaccò
il nemico insieme a Rei, che aveva un’espressione molto
determinata. L’Eva-00 cercò di perforare gli occhi dell'avversario, l’Eva-02
invece mirò di nuovo alla linea di congiuntura tra le parti della
corazza. Ma l’Eva-D le anticipò, fece un enorme balzo verso l’alto,
solo una macchina poteva calcolare con tale precisione i tempi, atterrò
alle spalle dei due Eva, li afferrò per il collo e cominciò
a sbattere le loro teste l’una contro l’altra. Rei tentò
di reagire e provò a colpire il nemico con i due Progresive Knife,
ma a contatto con la corazza i due coltelli si ruppero. L’Eva-D diede
un calcio al ventre dello 00, Rei si piegò in avanti e sentì
mancarsi il respiro, poi con una sola artigliata tagliò l’arma
di Asuka e una gamba dello 02 all’altezza del ginocchio. Asuka non fece in tempo a gridare. “Mio Dio! Li sta massacrando!”, commentò attonita Misato. “Cosa possiamo fare?”, si chiese Ritsuko. “Presto, fuoco di copertura con le rampe lancia-missili!”, gridò
Misato. “Ma non faranno niente al nemico”, obbiettò Maya. “Lo so, ma voglio che i ragazzi si ritirino, finché possono
farlo”. “Ragazzi, ritiratevi presto!”, ordinò Misato, tramite un
contatto radio, ai piloti. “Ritirarmi? Mai!”, rispose Asuka con uno sguardo impazzito. Cercando di reggersi su una gamba sola, saltà addosso all’Eva-D
e riuscì a farlo cadere. Ma il nemico prima la sollevò, poi con una capriola si mise alle
spalle dello 02 e cominciò a colpire con i pugni e gli artigli la
schiena dell’Eva, facendo uscire spruzzi di sangue bluastro e
mandando terribili fitte di dolore terribile alla ragazza. Poi l’Eva-D afferrò la copertura del Entry Plug, la strappò
e afferrò la capsula. Lo 02, privato del pilota, si accasciò a terra inerte, l’Eva-D
teneva in mano la capsula con Asuka. Misato, Ritsuko e i tre operatori fissarono con gli occhi spalancati
quella immagine, non riuscivano a parlare. E quando videro l’Entry
Plug che cominciava a cedere sotto la pressione della mano del nemico,
Misato stava per gridare. Improvvisamente sentirono un urlo: “Asukaaaa!” Era la voce di Shinji, che piombò di corsa sopra il nemico,
sbattendolo contro un palazzo, gli tolse di mano l’Entry Plug dello
02, lo appoggiò a terra, e si lanciò di nuovo contro l’avversario,
cercando di farlo retrocedere per allontanarlo dalla compagna. Ci riuscì, ma l’Eva-D si riprese subito, e con alcune
artigliate aprì il ventre dello 01, e le interiora dell’Eva
caddero per terra. Shinji non provava molto dolore, ma sentì una orrenda sensazione,
quella del suo corpo che si svuotava. Si piegò su se stesso, Maya ebbe un conato di vomito guardando
quella scena. “Gravissimi danni all’unità 01. Non può più
combattere”, gridò Hyuga. L’Eva-D stava per colpire la testa dell’Eva-01, quando stavolta
intervenne Rei, che prese per le spalle il nemico e lo scagliò dal
lato opposto. La First Children aveva un'espressione irritata a causa di
quello che il nemico aveva appena fatto a Shinji. “E’… è orribile!” commentò con un filo
di voce Maya. Ritsuko rimaneva in silenzio, Misato invece mormorò: “Maledizione. Quel
bastardo attacca di continuo, non gli dà il tempo di ritirarsi. E se
continua a stare così vicino ai nostri non potremo usare le rampe”. L’Eva nemico si scagliò contro l’Eva-00 che cercava di
tenerlo a distanza, mentre Michael osservava allibito il tutto. “Mio Dio, è un mostro!” Poi la sua attenzione fu richiamata da qualcosa, vide in un angolo l’Entry
Plug dello 02 che si apriva, e una persona che ne scendeva. Dai capelli sembrava una ragazza, con indosso una tuta rossa. “Rossa!?”, esclamò Michael. Quel colore gli aveva fatto venire in mente qualcosa. Usando lo zoom inquadrò la ragazza. Gli occhi di Michael si sbarrarono. “Asuka? Non è possibile… Asuka è un pilota…”
balbettò. All’improvviso uno schianto. Lo 00 era caduto a terra, e rimaneva immobile. L’Eva-D allora si avvicinò al Entry Plug di Asuka
minacciosamente. Alzò un piede. Voleva schiacciarla! “Noooooo!”, gridò Michael, che si scagliò contro l’Eva-D. “Michael, cosa stai facendo?”, gli urlava il patrigno via radio. Il ragazzo non se ne curò. I suoi dubbi erano spariti. Asuka osservò l’enorme massa del nemico che si avvicinava, e
quando gli vide sollevare il piede, in preda al terrore e alla rabbia sussurrò: “E’ finita!”. E invece l’Eva-P afferrò quel mostro e lo allontanò da
lei, cacciò gli artigli e lo colpì agli occhi. L’Eva-D lanciò un urlo di dolore, dalla ferita sprizzavano
sangue e scintille. “
Cosa!?”, esclamarono incredule Ritsuko e Misato. “Ma che sta succedendo?”, dissero meravigliati i tre operatori. Anche Gendo, che fino ad allora aveva osservato inflessibile quella
terribile battaglia, aggrottò la fronte.
ISOLA DI TO-SHIMA “Michael, lurido traditore, cosa stai facendo?”, sbraitò
MaCoy. “A quanto pare”, commentò Land, “Michael non ne può più
di questa violenza”. “Non posso crederci! E l’Eva-D?” “La ferita agli occhi non è un problema, si rigenererà
tra breve” “Quando sarà di nuovo a posto, voglia che uccida Michael. Deve
fare la fine che meritano tutti i traditori!” “Come vuole”. Anche gli operatori, sbalorditi dal gesto di Michael, fissavano il grande
schermo, e non si accorsero che il radar segnalava qualcosa di strano.
NEO-TOKYO 3 Asuka fissava l’Eva-P incredula. Non capiva perché l’avesse salvata. Mentre l’Eva-D restava immobile in attesa che la ferita guarisse, l’Eva-P
si chinò verso Asuka, e cacciò l’Entry Plug. “Cosa
vorrà da me?”, si chiese la ragazza. Lo sportello si aprì, e ne uscì un ragazzo con un Plug Suit
nero. Asuka lo fissò: “Michael?!” Il ragazzo rapidamente scese dall'umanoide gigante, corse dalla ragazza e la
abbracciò. Asuka, stupita, si lasciò toccare. Il ragazzo piangeva: “Oddio, perdonami Asuka! Ti prego! Io… io
non sapevo, non credevo… Mi dispiace tanto!” Asuka sussurrò:
“Michael… che significa?” “Mi dispiace Asuka, credimi! Mi avevano mandato in città perché
la esplorassi, ma non era previsto che mi innamorassi di te, e non sapevo
di questa tua… attività. Ti prego di credermi, non ti ho
ingannata, io ti amo sul serio”. Asuka lo guardò in viso: i suoi occhi pieni di lacrime erano
sinceri. Anche lei allora cominciò a piangere, e capì lo strano e crudele
scherzo del destino. “Anche io ti amo!”, gli disse abbracciandolo. Sul ponte di comando della Nerv, lo staff osservava la scena. Non potevano sentire cosa dicessero i due ragazzi, e non capivano perché
si stessero abbracciando. Poi Misato intuì tutto e disse con un filo di voce: “Quello…
è Michael?!”
ISOLA DI TO-SHIMA “Ma cosa sta facendo?”, gridò MaCoy. “Credo proprio che il nostro pilota si sia innamorato, senza saperlo,
di uno dei piloti della Nerv”, osservò Land. “Ma allora…” MaCoy capì perché Michael aveva voluto
andare una seconda volta in città, e perché era tornato così
tardi. Questa scoperta lo fece infuriare
ancora di più: “Mi ha tradito per una stronzata simile!?” Land lo fissò. MaCoy aveva uno sguardo assassino: “Cosa aspetta l’Eva-D?! Lo
distrugga! Lo schiacci!” I tecnici nella sala computer mandarono i dati del nuovo obbiettivo.
NEO-TOKYO 3 L’Eva-D, rigenerata la ferita all’occhio, ricevette i nuovi
ordini e si diresse ruggendo contro i due ragazzi. Il suo arrivo interruppe il loro abbraccio. “Oh no! Non farò in tempo a salire sul mio Eva”, disse il
ragazzo. Ma intervenne di nuovo Rei, che bloccò le gambe del nemico,
facendolo cadere a terra. “Puoi fermarlo?”, domandò Asuka a Michael “Temo di no. Questo maledetto si chiama Eva-D ed è più forte
anche del mio, la sua corazza è fatta di un metallo chiamato
adamantio, assolutamente indistruttibile”. “Dunque non possiamo fare niente?” Michael rifletté brevemente e disse: “Credo che ci sia un
unico modo”. “Quale?”
Intanto l’Eva-00 con le braccia aveva afferrato da dietro l’Eva-D,
lo teneva bloccato e in quella posizione non doveva temere i suoi artigli. Improvvisamente dagli avambracci del nemico spuntarono, dai fori situati
vicino a quelli delle lame, dei piccoli filamenti. Si agitavano come
serpentelli. Rei li fissò con aria interrogativa, quando i filamenti si
avvinghiarono al corpo del suo Eva ed emisero una fortissima scarica
elettrica. L’elettricità avvolse lo 00, Rei lanciò un urlo
tremendo di dolore. “Quei filamenti hanno rilasciato una scarica da un milione di volt”
riferì Shigeru. Lo 00 cadde a terra, con l’armatura annerita. “E Rei?”, domandò ansiosa Misato. “Svenuta, e temo che sia del tutto fuori combattimento”, riferì
Makoto. “Anche Rei è andata”, commentò Asuka. “I vostri Eva non possono farcela contro quel mostro. Ma io ho
trovato il modo”. “Cosa vuoi fare?” Michael non rispose, guardò la ragazza, la baciò e corse al
suo Eva. “Michael! Michael!”, lo chiamò Asuka. Cercò di raggiungerlo
ma aveva il corpo troppo indolenzito, faticava a muoversi. Michael salì sul Eva-P, lo attivò e si lanciò contro
l’Eva-D. Lo afferrò saldamente per il petto, mettendogli le mani sulle
spalle per impedirgli di spiegare le ali, aprì le sue, e accendendo i
razzi alla massima potenza, si alzò in volo portandoselo dietro. “Michael…”, sussurrò Asuka. L’Eva-P si spostava ad una altitudine sempre più grande, in
direzione del mare. L’Eva-D reagì, cominciò a colpire con gli artigli ed
utilizzò i filamenti elettrici. La corazza dell’Eva-P, anche se più robusta di quella degli
Eva della Nerv, già mostrava incrinature, comunque resisteva senza
problemi alle scosse elettriche. A un certo punto Michael disse: “Qui va bene”. Premette un pulsante circolare posto dietro il suo sedile, e si accese un
timer con dei numeri che diminuivano a partire da sessanta.
ISOLA DI TO-SHIMA
“Attivato il dispositivo di auto- distruzione dell’Eva-P”,
gridò un operatore. “Cosa!? No!”, esclamarono insieme Land e MaCoy. Improvvisamente una esplosione risuonò sulla superficie dell’isola. “Che succede?”, chiese MaCoy. “Signore”, spiegò allarmato un operatore, “un gruppo di
quaranta aerei sta sganciando delle bombe sull’isola”. “Merda! Ci hanno localizzato. Presto, evacuazione!” La sirena dell’allarme risuonò, insieme ad altre esplosioni,
che rapidamente fecero crollare i tetti dell’impianto sotterraneo. MaCoy correva verso una scala di emergenza, seguito dal dottor Land,
mentre tutto intorno, gli operatori, i tecnici, si sparpagliarono in preda al
panico. Quando giunsero alla scala, MaCoy e Land si diressero verso un ascensore che
conduceva ad una piccola grotta nascosta tra le rocce della scogliera. Lì
attendeva un piccolo e veloce motoscafo. “Si sbrighi dottor Land”. “Eccomi”. Di colpo una sovrastruttura crollò, MaCoy si gettò a terra
per evitare i frammenti, e quando si rialzò vide che il dottor Land
era rimasto schiacciato. La formula della lega metallica era perduta. Però MaCoy non poteva preoccuparsi di quello adesso, raggiunse la grotta e
si allontanò dall’isola, che ormai era un mare di fuoco, a
bordo del motoscafo.
NEO-TOKYO 3
“Dove sono diretti quei due Eva?”, domandò Misato. “Adesso sono vicino al mare, all’altezza di 10.000 metri”,
rispose Shigeru. “Cosa vorrà fare quel ragazzo?”, si chiese Ritsuko. Ormai la corazza dell’Eva-P era piena di fessure, sangue rosso
cominciava a colare dal suo corpo, l’Eva-D continuava a colpire, ma
non poteva fare più niente. Quando mancavano 5 secondi all’auto- distruzione Michael chiuse gli
occhi, sussurrando dolcemente: “Asuka”. Poi fu avvolto da una grande luce. L’esplosione fu enorme, la sua luminosità era tale che anche da grandi distanze, tutti la videro. Inclusa Asuka, che rimase in silenzio e in piedi. Quando l’esplosione si esaurì,
la ragazza cadde in ginocchio e abbassò lo sguardo. Lacrime iniziarono a caderle sulle ginocchia.
FINE |
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