Pandora: ladri di magia

di Darktweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo stemma ***
Capitolo 2: *** L'inseguimento ***
Capitolo 3: *** Villa Baxter ***
Capitolo 4: *** L'associazione Pandora ***
Capitolo 5: *** Buone nuove, cattive nuove ***
Capitolo 6: *** Fare squadra ***



Capitolo 1
*** Lo stemma ***


Capitolo 1: Lo stemma

“Sta attenta!” esclamò uno.

“Dove corri, dormigliona?” fece una ragazza di un gruppetto, con tanto di risatine di scherno.
Missy non si voltò, ormai era abituata agli sfottò dei ragazzi e delle ragazze della scuola. Aveva fretta di uscire, così continuò a correre. Era finita finalmente l’ultima ora di lezione e il cortile del liceo era gremito di ragazzi. Si era addormentata come suo solito durante le lezioni, e ora doveva rimediare.
Era ormai finito l’anno scolastico, e gli esami erano vicini. E la stupida si era dimenticata di prendere appunti sui magnifici cinque: ovvero gli argomenti fondamentali che il professor Kepplet, insegnante di matematica, avrebbe poi chiesto all’esame. Missy rabbrividì solo al pensiero di dover enunciare cinque dei teoremi più complessi della matematica.
Avrebbe dovuto chiedere gli appunti ad una delle sue compagne di corso, la Marylin della scuola.
Lana Baxter era soprannominata così da tutti. La sua pelle chiara, i suoi lunghi bei capelli biondi e il suo neo sulla guancia le conferivano l’essere almeno sulla top delle ragazze favorite dai ragazzi (in competizione con Terry Camez, l’insopportabile reginetta dei balli di fine anno).
Finalmente si divincolò tra i vari gruppetti, e la raggiunse.
“Lana!” esclamò, arrivata fuori al cancello della scuola.
La ragazza si voltò. Da vicino era tremendamente bella, ma aveva una perenne espressione snob. E il naso all’insù le conferiva ancora più quell’aspetto del carattere.
“Si?” fece la ragazza,agitando i lunghi capelli.
“Ehm, sono Missy.” Fece lei, abbozzando un sorriso.
“Ti ho vista.” Mormorò la ragazza. Missy sospirò: ti ho vista, bella risposta, dopo che frequentavano quasi gli stessi corsi da quattro anni.
“Seguiamo le lezioni di matematica, biologia, chimica, lettere, filosofia…” fece Missy, elencandole sulle dita.
“Beh, cosa vuoi?” fece la ragazza, ignorandola. Missy fece un sospiro profondo: non sopportava quel tipo di persone.
“Putroppo… beh…” balbettò Missy. “Non ho preso gli appunti, oggi a matematica.”
“Peccato. Stavi più attenta.” Disse Lana, mentre cercava nella borsa il suo cellulare.
“Ehm, quindi, non è che potresti prestarmeli tu?” chiese la ragazza, speranzosa.
Non seppe subito interpretare lo sguardo di Lana. Era tra il dubbioso e la sopportazione.
Che nervi che le dava quella ragazza.
“Ecco… posso darti…” farfugliò Missy. Cosa poteva mai dare l’anonima Missy Brooke alla regina Lana Baxter?
“Credi voglia qualcosa in cambio da te?” fece la ragazza, trattenendo una risatina di scherno.
Rovistò nella borsa e le tese un grande quaderno color fucsia, senza una minima piega. Missy prese con delicatezza il quaderno. I suoi erano pieni di spiegazzature, pagine strappate e disegni. E dire che quel quaderno profumava di chanel numero 5.
“Grazie mille, grazie!” esclamò la ragazza entusiasta.
Missy aprì il quaderno. Era tutto preciso: le figure geometriche erano tracciate perfettamente, ogni esercizio era suddiviso in argomento e sembrava che non ce ne fosse uno sbagliato. Peccato che, le ultime pagine erano fittamente scritte. E la scrittura non era il massimo: ecco il punto di non ritorno della reginetta.
La grafia sembrava quella dei dottori. Va bene che la sua famiglia era composta da imprenditori e medici, ma che avesse ereditato la grafia…?
“Senti…” mormorò la ragazza. Ecco che si faceva piccola. “Per caso… ti va di passare un momento da me?”
La ragazza la fulminò con lo sguardo.
“Temo di avere da fare.” Rispose Lana, guardandola con superficialità.
“Ascolta, so che non ci siamo granché parlate, però… aiutami.” Mormorò Missy. Era proprio disperata per chiedere tanto aiuto a quella ragazza, che nel giro di dieci minuti le faceva tenere pesantemente i nervi saldi contro lo snobbismo.
“Va bene.” Lana sospirò. “Credo che possano attendere.”
Missy abbracciò la ragazza, che subito si divincolò.
“Ehm, abiti qui vicino?” chiese, aggiustandosi i capelli super-phonati.
“Si, viale dei ciliegi” fece Missy, imbarazzata.
Il viale era appena dietro il complesso del liceo. Era così nominato perché era un viale alberato, pieno di appunto ciliegi.
“Ci sono passata poche volte.” Mormorò Lana. Poco dopo, il suo cellulare (ovviamente, uno smartphone di ultima generazione) squillò.
“Scusami.” Fece, poi rispose.
“Pronto? Dan, si, lo so. Sono con… una mia amica. Stupido! Dì a Leonard di cucinare per me più tardi.” E dopodiché staccò la chiamata.
“Insopportabili i fratelli, eh?” fece Missy, riferita a Dan, nonostante non avesse sentito cosa aveva detto alla sorella.
“Uhm, già. Bel cretino che mi è capitato.” Fece Lana seccata. Ma la ragazza teneva a Dan moltissimo. I due infatti erano gemelli. Differivano solo di due particolari: il neo (la ragazza sulla guancia destra, il ragazzo su quella sinistra) e il carattere. Lui era solare, simpatico. Lei… insomma, lunatica e tra le sue.
“Il mio è un nano malefico!” esclamò Missy. Lana ridacchiò.
“Eccoci.” Fece Lana, dinanzi ad un portone massiccio.
Prese le chiavi dalla tasca.
“Un palazzo senza ascensore?” commentò Lana, appena entrate.
“Sai, esistono anche senza ascensore.” Disse Missy, sorridendo. La ragazza non colse il sarcasmo e iniziò un lungo discorso sull’utilità e la comodità di un ascensore.
“… naturalmente, io ne ho bisogno. Per i piani della mia villa, per non parlare di quella in montagna.” Concluse Lana, mentre Missy apriva la porta dell’appartamento al terzo piano.
“Entra, mio padre non c’è.” Fece Missy.
La ragazza squadrò l’intera abitazione: dalla cucina al bagno e alla cameretta.
Quest’ultima inquietò pesantemente la ragazza.
“Entra dai!” esclamò Missy. Lana non sapeva dove iniziare: dalle scritte sulle pareti, piene di poster e di quelle che sembravano partite a tris, o dai fumetti buttati in giro assieme a tanti giochi come carte, domino, dadi e scacchiere di dama e scacchi.
“Ehm dove?” si limitò, fissando poi una decina di cubi di Rubik appesi al lampadario.
“Dai, entra.” Fece Missy, sorridendo.
Facendo attenzione, la ragazza raggiunse velocemente il letto vicino. Poi il suo sguardo si soffermò su di un quadro appeso alla parete.
“Strano vero?” fece Missy. Il quadro ritraeva un qualcosa di astratto, probabilmente un’imitazione di Picasso. Ma ciò che le sembrò strano fu ciò che vide al suo centro: una sorta di triangolo al contrario, con una croce centrale. Un caso?
“Questo simbolo…” mormorò la ragazza. Missy notò che impallidì.

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Capitolo 2
*** L'inseguimento ***


Capitolo 2: L'inseguimento


Missy fissò la ragazza. Era strano che una tipa come lei fosse così tanto interessata a quel quadro. Chiamarla arte poi. Alla faccia di Michelangelo e Donatello.
“Bruttino” mormorò Missy.
Lana toccò con l’indice il quadro, seguendo col tatto un punto ben preciso. Era uno strano triangolo al contrario con una croce, e un’altra sovrapposta, così da somigliare ad una sorta di stella.
“Sai ci pensavo anche io.” Disse poi Missy, riferita al simbolo.” E’ un simbolo. L’ho visto da qualche parte, ma non ricordo proprio dove. Alla fine mi sono arresa.”
Poi però improvvisamente si illuminò. Il simbolo sul quadro si illuminò.
“Uh lo fa ancora.” Commentò Missy. “Secondo me sotto quel punto ci sta un piccolo neon, o una cosa del genere.”
La ragazza continuò ad ignorarla, poi ebbe uno scatto. Si portò la mano alla collana di perle che portava.
“Tutto bene?” fece Missy, poi vide una luce. E la luce proveniva da quello che Lana nascondeva tra la mano.
“Lana?” La ragazza si girò verso Missy.
“Sicura di non saperne nulla?” chiese la ragazza, trattenendo in mano quella luce. Poi lasciò la collana. La luce proveniva da una sorta di ciondolo pendente dalla collana di perle.
“Che strano ciondolo.” Farfugliò Missy, guardando la luce. Non sapeva se doveva esserne meravigliata o meno.
Improvvisamente la ragazza schioccò le dita, si girò e guardò di nuovo il quadro. Questa volta osservava attentamente gli spigoli della cornice. Poi passò a tastarla.
“Cosa c’è?” fece Missy, sempre più incuriosita dal comportamento di Lana.
“Ecco…” mormorò Lana. Aveva trovato una sorta di incavatura. Una volta tastata per bene, improvvisamente il quadro si aprì.
Esatto, il quadro si aprì, proprio come una piccola porticina, o come nei film, quando si voleva celare qualcosa.
“Sicura che non ne sai nulla?” chiese di nuovo la ragazza. Aveva trovato l’accesso ad un piccolo buco nel muro, dalla forma cubica.
La ragazza scavò bene nell’interno, e trovò un ciondolo, simile a quello che portava, e una sorta di libro.
In tanti anni che viveva lì, quel quadro le era stato del tutto insignificante. Ma ora, aveva tutte le attenzioni di Missy.
“La luce viene da questo…” mormorò la ragazza, indicando il ciondolo.
“Se non ne sai nulla, allora lo sapranno i tuoi genitori.” Fece Lana, sorridendo. Missy non ne stava capendo nulla. Cos’è che doveva sapere? E perché all’improvviso avevano trovato quei due oggetti?
Missy prese tra le mani il ciondolo, che dopo un po’ smise di emettere quella luce.
“Forte!” esclamò la ragazza. Lana però era concentrata sul libro.
“Non ho mai visto questo…” mormorò, mentre girava le pagine. Erano piene di scritte e appunti accanto ai disegni.
“Questo è un grimorio…” fece poi, richiudendo il libro. Poi fissò una scritta sulla quarta di copertina che recitava: “A. Dixen”.
“A. Dixen… Annabeth Dixen è mia madre!” esclamò Missy, guardando il libro.
“Incredibile… non ne ho mai sfogliato veramente uno.” Commentò la ragazza. Missy guardò con più attenzione.
“Sono delle mappe quelle?” fece, indicando dei fogli che fuoriuscivano dal libro. Lana annuì.
“Non immagini proprio cosa sia,eh?” fece Lana, sapendo che Missy non si rendeva conto dell’importanza di quel libro.
“Beh tu lo sai?” chiese Missy, aspettandosi una risposta dal supergenietto che si trovava nella cameretta.
“So di cosa parla… “ disse Lana. “Vuoi venire a casa mia?”
Missy restò stupefatta. Un invito ufficiale da sua maestà Lana in villa Baxter. E non era una presa in giro?
“Beh visto che dovevamo leggere gli appunti di matematica, potremmo…” farfugliò Missy, ma Lana ridacchiò.
“Pensi ancora alla matematica?” fece, smettendo di ridere improvvisamente, quando, proprio alle spalle di Missy si materializzò una sorta di sfera bluastra, che somigliava ad un occhio minaccioso.
Lana raggiunse la porta, indietreggiando.
“Usciamo. Andiamo via!” esclamò la ragazza, prendendo per mano Missy.
“Come, dove andiamo? E cos’era quella cosa?” Missy ne capiva sempre di meno.
“Saranno nei paraggi. Dobbiamo fuggire!” esclamò Lana. Uscirono dall’appartamento. Lana bussò più volte il pulsante accanto alle porte dell’ascensore, nervosamente.
“Ah… andiamo!” esclamò, prendendo l’amica e scendendo velocemente le scale. Chi l’avrebbe mai detto, la signorina sapeva anche correre per le scale.
Velocemente uscirono dal portone, ma le aspettative di Lana divennero reali. Due uomini vestiti in completo nero aspettarono le due ragazze.
“Andate da qualche parte, belle signorine?” fece quello più alto, dai capelli rossicci.
“Potremmo aiutarvi.” Disse quell’altro, facendo un ghigno.
“No, grazie…” mormorò Missy, appena dietro Lana. Sentì la ragazza stringere i pugni.
“Sono loro!” esclamò Lana, spingendo quello alto. “Corri!”
“Ma cosa succede?” chiese Missy, correndo dietro la ragazza.
“Muoviti, muoviti!” esclamò lei.
Missy sentì i due correrle dietro. Uno dei due farfugliò qualcosa come: “Glaciari!”. Improvvisamente Missy sentì freddo ai piedi: sotto di lei il tombino divenne di ghiaccio. La ragazza scivolò all’indietro, ma per fortuna fu sostenuta da Lana.
“Raggiungiamo casa mia, lì saremo al sicuro, corriamo!” esclamò Lana.
Missy avrebbe scommesso oro che in quattro anni non aveva mai visto Lana muovere un dito durante le ore di educazione fisica, se non per passarsi lo smalto. Eppure eccola lì, veloce come una gazzella.
La vide schivare un’onda verde e non seppe come, Lana si girò e grazie a delle scintille azzurre, assorbì una sorta di scossa elettrica, senza farsi male.
Le due svoltarono un angolo per seminare i due tipi, ma si ritrovarono in un vicolo cieco.
“Oddio, oddio, oddio!” esclamò Missy.
“Sta giù!” esclamò Lana, mentre si nascose accanto a delle campane per la raccolta differenziata.
“Che schifo, che schifo.” Mormorò poi, disgustata.
Missy vide i due in completo correre e passare oltre il vicolo e trasse un sospiro di sollievo.
“Seminati.” Mormorò.
“Per ora…” fece Lana, fissando la fine del vicolo che dava sul corso principale.
“Cosa facciamo?” chiese Missy. “E poi devi spiegarmi cos’è questa storia.”
Lana si alzò e si avvicinò furtivamente alla fine del vicolo.
“Possiamo andare.” Disse, poi attraversando la strada. “Però ora che ci hanno viste, possono avere una nostra traccia”
“Traccia?” Missy non capiva granché. Si limitava a seguire la ragazza. Esattamente non sapeva perché lo faceva. Per gli appunti di matematica e per quella faccenda del diario…?
Presero una salita, e la attraversarono velocemente.
Si videro nel fondo delle villette. Una di quelle doveva essere quella di Lana.
“La mia è quella in fondo.” Fece Lana, indicando una delle villette più belle e grandi della zona.
Poco prima di raggiungere la villa di Lana, i due uomini in nero svoltarono la salita.
“Eccole!” esclamò quello alto, correndo per raggiungerle.
“Lana!” esclamò Missy, iniziando a correre. Le due raggiunsero velocemente l’ingresso della grande villa. Evitando degli strani fulmini neri. Il perimetro era recintato da grosse mura in mattoni rossi, mentre l’ingresso era definito da un grande cancello dove sulla cima era incisa una grossa B.
Lana bussò al citofono più volte, mentre i due erano quasi vicino alle ragazze.

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Capitolo 3
*** Villa Baxter ***


Capitolo 3: Villa Baxter

Si sentì un suono metallico, e nel giro di qualche secondo qualcuno rispose.
“Chi è?” fece una voce femminile.
“Bage, bage! Sono io!” esclamò Lana, mentre Missy guardava i due uomini in completo che si avvicinavano sempre di più.
“Io chi?” fece la voce.
“Non mi faccia perdere la pazienza!” esclamò Lana.
“Oh, signorina!” esclamò Bage, e all’improvviso si aprì un piccolo cancello, accanto a quello grande, utilizzato per l’automobile.
“Forza, forza!” esclamò Missy. E in un lampo le due entrarono dentro. Missy chiuse alla svelta il cancello. I due agenti raggiunsero appena il cancello. Quello più basso aveva il fiatone.
Lana fece una smorfia.
“Forza, entriamo!” esclamò. “Un’antica protezione protegge l’intera dimora.”
Percorsero un grande vialetto. Missy restò stupefatta: il giardino era davvero enorme. Comprendeva varie aree, dall’area alberata, a quella piena di cespugli, a quella delle aiuole colme di fiori di tutti i tipi, dai semplici a quelli esotici.
“Belli vero? Sono i preferiti della mamma” fece, indicando dei fiori giallognoli, dalla forma particolare. “Si chiamano uccelli del paradiso, per la loro forma.” Lana agitò l’indice, e, con una Missy meravigliata, i fiori dalla forma particolare, svolazzarono intorno alle ragazze, per poi ritornare al loro posto.
“E’ uno scherzo vero?” balbettò Missy, guardando i fiori nelle aiuole per assicurarsi che stessero al posto giusto.
“Ti spiegherò.” Disse Lana. “Eccoci.”
Il portone era di un raffinato mogano. L’ingresso era  tipicamente simile a uno di quei templi romani, con un architrave e due colonne.
“Wow…” fece Missy, appena oltrepassato il portone aperto.
“Signorine.” Fece un alto signore in smoking, evidentemente il maggiordomo.
“Bentornata, signorina!” esclamò una cameriera, mentre stava spolverando un mobile nell’ingresso.
L’ingresso era alto ed enorme. La carta da parati aveva motivetti particolari, simili a strani ghirigori. L’ingresso aveva un enorme lampadario di cristallo.
E se quello era l’ingresso, a Missy spaventava il resto.
“Grande eh?” fece Lana, agitando i capelli. Faceva spesso così per sentirsi ammirata.
“Signorina, la vostra amica resta per il pranzo?” fece il maggiordomo, prendendo la borsa di Lana.
Missy fu imbarazzata, ma Lana subito annuì.
“Puoi darla  a Maurice.” Fece Lana, indicando la borsa, e subito il maggiordomo prese anche lo zaino di Missy.
Lana percorse l’ingresso e Missy la seguì.
L’ingresso principale dava poi su un grande salone d’ingresso. Ciò che colpiva di più era la grande scalinata che poi si divideva in due.
“Cielo, è enorme!” esclamò Missy.
Lana sorrise, lusingata.
“Senti… Ora vuoi spiegarmi?” fece Missy, fermando la ragazza. Lana le fece un cenno, invitandola a seguirla.
Le due salirono una scalinata laterale a quella principale, che conduceva al piano ammezzato. Si sentì un forte odore di stufato.
“Di nuovo stufato, Susan?” fece Lana, quando una cameriera tozza trasportava un carrellino.
“Signorina!” fece la cameriera. “Eh si, ieri ne è rimasto tanto e il signorino lo adora.”
Lana storse il naso.
“Beh, per me c’è il polpettone, giusto?” fece.
“Non ne sapevo niente…” mormorò Susan.
“E’ da stamattina che l’ho ripetuto a Chef Sebastien!” esclamò Lana.
“Lo avvertirò subito!” fece la cameriera, trasportando rapidamente il carrellino nella sala da pranzo.
La sala da pranzo era dotata di un enorme tavolo lungo, dotato di una decina di sedie.
Al tavolo era seduto un ragazzo, che si stava decisamente abbuffando.
“Ah, il solito!” esclamò Lana, guardando il ragazzo.
“Ehilà” fece lui, mentre rosicchiava la carne da un osso di pollo.
“Non entrerai mai nella società se mangi come un cane, Dan.” Commentò disgustata Lana.
Le due ragazze si sedettero accanto a Dan, il fratello di Lana.
I due erano gemelli, e si notava. Erano due gocce d’acqua. Differivano leggermente i tratti e un neo.
Caratterialmente si poteva dire che erano l’opposto.
“E’ una tua amica?” fece Dan, facendo un cenno verso Missy.
“Missy, Dan. Dan, Missy.” Fece Lana, facendo le presentazioni.
“Signorina, il polpettone!” esclamò la cameriera Susan, arrivando con due piatti pieni di polpettone dall’aspetto delizioso.

“Grazie mille!” esclamò Missy.
Lana iniziò a tagliare il suo polpettone, poi si soffermò a guardare il fratello che sorseggiava rumorosamente un brodo.
“Dan…” mormorò contrariata.
Il ragazzo la guardò, leggermente scocciato.
“La regina margherita mangia il pollo con le dita, sorellina.” Fece il ragazzo, sorridendo.
“Ah, sbruffone.” Commentò la ragazza.
Missy ridacchiò alla scena.
“Niente da ridere. “ fece Lana, dando un colpetto a Missy.
La ragazza quasi  si dimenticò della strana situazione dell’ultimo quarto d’ora. I due agenti, il libro-diario e la magia.
“Lana… mi pare il caso di… parlarne ora, no?” fece Missy, mentre si versava dell’acqua.
“Oh.” Mormorò la ragazza. “Dan, due agenti della Nex ci hanno attaccato.”
Il ragazzo guardò sbalordito la sorella per poi fissare Missy. Missy arrossì lievemente, tornando a bere.
“Non sa nulla lei. E’ ora di spiegarle tutto… anche perché c’entra molto più del previsto in questa situazione.” Disse Lana.
“Lana, ho visto quelli che lanciavano dei fulmini dalle loro dita.” Fece Missy. “E che tu ti difendevi con delle scintille.”
“Non puoi capire… ma ti aiuterò a comprendere.” Mormorò Lana. E stringendosi le mani, magicamente si illuminarono di violetto.
“Ah ah.” Missy ridacchiò. “Va bene, fulmini strani, scintille magiche e per di più sto facendo amicizia con la regina viziata Lana Baxter. Sarà un incubo.” Missy si diede inutilmente un pizzicotto.
Lana però, ascoltando la ragazza, rimase urtata.
“Come sarebbe?” fece, squadrandola. “Cosa hai detto?!”
Lana si alzò dal tavolo.
“Prima mi chiedi aiuto, poi è così che la pensi. Che impertinente, faresti meglio a pensare due volte, prima di parlare.” Commentò Lana, uscendo dalla sala da pranzo.
Missy si fece piccola piccola. A volte proprio non sapeva trattenersi, e diceva quello che pensava.
“Molto carina.” Commentò Dan, guardando la sorella che sbatté la porta.
“Non dovevo dirlo…” mormorò Missy, rigirando la forchetta nel piatto.
“Sai, mia sorella non ha molte amiche. L’ultima volta che ha portato qui delle amiche, è stato per il suo compleanno. E tutti erano venuti giusto perché faceva comodo tenersi mia sorella come amica. La riccona, cocca degli insegnanti e secchiona.” Disse Dan.
Missy fu imbarazzata. Lana Baxter, reginetta della scuola, era altamente snob, insopportabile e secchiona. Ma che non avesse amici e ne soffrisse un po’ per questo… chi l’avrebbe mai detto.
“Senti, ora sarà lievemente arrabbiata, e come darle torto.” Fece Dan, squadrando la ragazza, che si sentì sempre più in colpa. “Ma per ora resta qui. Ti spiegherò un po’ di tutto. E’ vero ciò che hai visto. Quegli agenti in nero che vi seguivano sono gli agenti della Nex corporation. E’ una sorta di agenzia che si occupa di raccogliere l’energia magica e trasformarla in fonte d’energia. E la loro base si trova sull’energia più potente. La magia nera.”
Missy lo ascoltava, non sapeva se seguirlo realmente o meno.
“Noi… la nostra famiglia è coinvolta invece nell’opposto. L’associazione Pandora. Cerca la magia e la cela al mondo, per poterla controllare e analizzare per migliorare il mondo.” Continuò il ragazzo.
“Ma non so tu perché hai visto.”
“Cioè?” fece Missy, guardando il ragazzo.
“Gli uomini che incontrano la magia, hanno nel proprio animo un io magico. Come la nostra coscienza è qui…” mormorò il ragazzo, indicando la fronte della ragazza. “… la cardinia, l’io magico, è qui.” E indicò il petto della ragazza, vicino al cuore.
“E solo chi possiede la cardinia può vedere realmente la magia.”
 
 

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Capitolo 4
*** L'associazione Pandora ***


Capitolo 4: L'associazione Pandora

Missy arrossì violentemente appena il ragazzo le sfiorò il petto col dito. Che dire, si trovava di fronte a Daniel Baxter, il figaccio della scuola, capitano della squadra di basket e tutte quelle cose lì da figaccio.
Cosa aspettarsi dal fratello di Marylin?
Missy indietreggiò, passandosi una mano tra i capelli.
“Cos’è questa cardinia?” chiese.
“Chi erano quelli? Nex corporation? Chi l’ha mai sentita?”
Man mano che faceva una domanda, la ragazza indietreggiò.
“Missy, te l’ho detto.” Disse Dan, osservandola.
Missy fissò il ragazzo. Stavolta negli occhi, non guardando il tutto del ragazzo (e come a volte faceva, guardando in qualche parte più giu).
Aveva gli stessi occhi verdi della sorella. Quegli occhi magnetici e profondi, che leggono tutto di te, fino al segreto più oscuro. E pure se non si scopre quel segreto oscuro, quegli occhi sono del tipo “so che hai qualche cosa che non va”.
Ma Missy non intuiva quello sguardo, per ora. Era uno sguardo della serie “comprendimi”.
Ma cosa c’era da comprendere? Era tutto così assurdo. E Missy non capiva.
Iniziò a studiare l’intera sala da pranzo, incamminandosi e studiando il suo intero perimetro. Sul fondo della sala una grande vetrata dava sul giardino.
Missy guardò giu. Tanto che era grande il giardino che non riusciva a guardare la strada. Si chiedeva ancora se stessero in zona quei due.
“Ormai se ne saranno andati.” Disse Dan, osservando ancora la ragazza.
“Dici?” fece Missy.
“Certo, questa casa ha un’antica protezione. Qualsiasi male viene allontanato.” Disse Dan, sorridendo.
Missy abbozzò un sorriso.
“E, se io avessi questa cardina…” fece Missy.
“Cardinia.” Lo corresse il ragazzo. “E non so il motivo, se te lo stai chiedendo.”
Missy pensò a quanto fosse impossibile la famiglia Baxter, sembrano sapere tutto di tutti, da uno sguardo.
“E secondo te?” chiese Missy.
“Beh, due sono le possibilità. O hai incontrato una persona con una cardinia così potente da far vedere la magia anche a te…”
“Lana?”
“Sta sicura che Lana è molto potente, ma non così tanto da permettere ad un umano di vedere la magia” rispose il ragazzo.
“E altrimenti?” fece Missy.
“Altrimenti, ce l’hai innata.”
“Come?” Missy era sempre più curiosa. Dall’essere scettica, adesso era passata a volerne sapere di più.
“Semplice: avere qualcuno in famiglia con questa potenzialità.”
L’ultima affermazione del ragazzo le fece pensare molto. Possibile che qualcuno nella sua famiglia potesse fare scintille blu, raggi verdi e fulmini col solo pensiero?
Analizzò ogni membro della famiglia, dal bisnonno al fratellino.
Voleva saperne sempre di più.
“E beh quello che è successo oggi, quanto capita?” fece Missy.
“Quanto dici? Sempre, ma nessuno se ne accorge.” Disse Dan.
“E io solo adesso me ne sono accorta?”
“Beh, normalmente quando c’è un fenomeno magico, per una antica magia, si cela a chi non è portatore della cardinia. Insomma, per esempio se in piazza due agenti della Nex usano la magia, e tu non sei portatore, magicamente ti viene la fissa di cambiare strada, così, se ci abiti, non ti va di affacciarti.
Insomma, un’antica magia fa in modo di evitare ai non portatori di intercettare anche minimamente la magia. Per te è diverso, se è innata, può essere che la cardinia si sia diciamo congelata, fino ad un momento preciso.” Disse Dan, aggrottando la fronte.
“Mio padre è sempre stato scettico, in qualunque cosa. Ad esempio, mio padre è già ateo, figurati se crede in sciocchezze, come dice lui. Può essere questo il motivo?” chiese Missy.
“Certo, se sei stata educata in un certo modo. Ma cosa ha scatenato il contrario? Fa mente locale.”
Missy seguì il consiglio del ragazzo. Analizzò tutto da quando era uscita da scuola. Aveva rincorso Lana, erano andate a casa sua, e poi… e poi Lana aveva trovato quel nascondiglio dietro quel quadro.
“Nella borsa!” esclamò.
“Come scusa?” disse Dan.
“Nella borsa, ho preso un diario e un ciondolo che abbiamo trovato nella mia cameretta. Si è illuminato stranamente” disse la ragazza tutta d’un fiato.
Dan ci pensò, poi scavò nella sua tasca sinistra ed estrasse una catenella alla cui base pendeva un ciondolo di cristallo.
“E’ quello!” esclamò Missy, indicandolo. “Come fai ad averlo?”
“Questo è mio. E’ un oggetto magico che avverte la presenza di magia nera. Tutti i membri dell’associazione ne hanno uno!” esclamò Dan.
“L’associazione?” chiese Missy.
“L’associazione Pandora… Come ti ho detto, analizza la magia per ricavarne scopi positivi e contrasta la Nex Corporation” rispose Dan. “La nostra famiglia ne fa parte da secoli.  Uno dei nostri antenati fu uno dei membri fondatori. Mai sentito parlare di Cornelio Agrippa?”
“E’ un vostro antenato?”
“Già!” esclamò il ragazzo. “Quindi quello che hai trovato, sicuramente appartiene ad uno dei membri dell’associazione!”
“Qualcuno della mia famiglia?” fece Missy, analizzando i suoi genitori.
“Già. Purtroppo gli stessi membri non si conoscono tutti, ma c’è un database comune che indica la giurisdizione d’appartenenza. Insomma, se in questa città ci sono membri della tua famiglia nell’associazione, lo saprò subito.” Disse Dan.
“E perché me l’avrebbero tenuto segreto?” chiese Missy.
“Questo è da chiedere al diretto interessato, non credi?” fece Dan.
Missy osservò di nuovo la grande vetrata. Vide qualcuno uscire dal grande portone. Era Lana, e dal passo rapido sembrava su di giri.
“Dan, tua sorella” fece Missy.
Dan vide la sorella uscire dal cancello della villa.
“Va bene che se la sia presa, però a questo livello…” mormorò.
“La raggiungo!” esclamò Missy, uscendo di corsa dalla sala da pranzo e per il corridoio.
“Missy, le scale sono dall’altra parte!” esclamò il ragazzo.
“Ehm, grazie, anche per il resto” fece la ragazza, sorridendo, per poi raggiungere l’ingresso della villa.
“Lana, Lana!” esclamò Missy, correndo per il vialetto.
Missy adocchiò la ragazza nel fondo della strada, ma non si voltò.
La ragazza la rincorse fino a fermarla.
“Lana, dai!” esclamò, prendendola per un braccio.
“Missy!” esclamò la ragazza, divincolandosi.
“Scusami per prima, davvero” fece Missy, pentita.
“Ah, acqua passata” Lana si passò una mano tra i lunghi capelli, come era solita fare.
“Dove vai, senza dirmi nulla?” chiese Missy.
“Non sono dovuta a dirti tutto o no?” fece Lana, acida.
“Beh, credo proprio di si!” esclamò Missy. Quella giornata in particolare poi, dovrebbe comprenderla.
Lana sospirò, infastidita.
“Volevo incontrare un mio amico, fa parte dell’associazione.”  Disse la ragazza. “Credo che a quest’ora starà in sede.”
“La sede dell’associazione?” chiese Missy.
“Già. Volevo venirci anche con quella checca, ma ero ancora un po’ arrabbiata con te per avvertirlo.” Missy ridacchiò. Aveva capito che il rapporto tra Lana e Dan era come il solito rapporto tra fratelli, tra odio ed amore.
Ma chiamarlo checca. Era un sogno proibito di ogni ragazza. Anche il suo, ma certo Missy non l’avrebbe rivelato così apertamente.
“Che guardi? Lo sai che Dan si sa fare la ceretta meglio di me? Io me la faccio fare dall’estetista di famiglia, lui da solo” sbottò Lana.
Le due scoppiarono a ridere al pensare a Dan chiuso in bagno a farsi la ceretta alle gambe.
Attraversarono varie vie, fino a svoltare il vicolo adiacente alla Basilica del Sacro Cuore.
Il vicolo era buio, in alto tra un palazzo e l’altro pendevano delle corde con vestiti da asciugare.
Lana si diresse verso un palazzo, prese una chiave dalla sua borsa Louis Vuitton e aprì.
C’era a lato un’ascensore.
Lana bussò velocemente i piani da 0 a 5 saltando il 4, in ordine crescente e poi decrescente.
Le porte si chiusero e l’ascensore scese.
“Scende?” fece Missy.
Passarono almeno cinque minuti, quando le porte si aprirono. Le porte davano ad un muro di mattoni.
“Ma?” fece Missy.
La ragazza estrasse dal collo il suo ciondolo e lo strofinò finchè non emise una luce bianca.
Subito, il muro di mattoni si divise in due, e si aprì come una porta scorrevole.
Una voce metallica emise “Benvenuti all’Associazione Pandora – Sede Ovest”.
Oltre la parete di mattoni vi era un lungo corridoio, formato interamente di piastrelle di ossidiana, una pietra nera.
“Non è la sede dei satanisti, è solo una pietra che protegge dal male” commentò Lana, guardando la faccia titubante di Missy. “Dai, seguimi.”
Raggiunsero poi il vero ingresso. Una saletta tutta bianca. Alle pareti era composta di marmo bianco. Era illuminata da torce appese al muro. Le fiamme danzavano seguendo la corrente che proveniva da dove erano venute le due ragazze.
Al centro della sala vi era una sorta di scrivania in pietra, dove una ragazza in tallieur sorrise a Lana.
“Breathfier.” Disse la ragazza. Stava lavorando ad una pila di fogli di un faldone. Si tolse gli occhiali e li poggiò sulla scrivania. Andò incontro alle due.
“Lei è la ragazza del messaggio giusto?”
Lana annuì.
“Cosa? Io cosa c’entro?” chiese Missy, guardando l’amica e poi la ragazza.
“Nuovo membro, non le hai spiegato nulla, Breathfier?” fece la segretaria.
“Ehm, non ne ho avuto modo, ma capirà” disse Lana.
“Capirò? E poi perché ti chiama Breathfier?” fece Missy.
“Capirai.” Fece la segretaria. “Comunque sono Miss Faraday”
Fece, stringendole la mano, mentre si incamminavano per un altro corridoio di pietra nera.
 

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Capitolo 5
*** Buone nuove, cattive nuove ***


Capitolo 5: Buone nuove, cattive nuove


Missy era sempre più curiosa della strana faccenda in cui era capitata. Seguiva senza fare altre domande Lana, anzi Breathfier e l’altra ragazza, Miss Faraday. Non capiva perché avessero quei… nomi in codice, va.
Percorsero un altro corridoio, fino a trovarsi davanti una porta scorrevole.
Oltre quella porta Missy si trovò un enorme atrio. Al centro vi era una enorme statua. Era di bronzo, oro ed argento. Era una composizione a tutto tondo di uno studio statuario, composta da tre parti.
Al centro vi era un ragazzo dal fisico scolpito che reggeva un libro. I capelli riccioluti e lo sguardo vacuo lo rendevano particolarmente attraente. Alla sua destra, una sorta di angelo dorato lo tirava verso l’alto, mentre alla  sinistra, ai suoi piedi un demone argentato lo trascinava verso il basso.
Missy fu affascinata da quella scultura, tanto che non badò alle due ragazze che avevano già svoltato un angolo.
Si apprestò a raggiungerle. Erano davanti a due ascensori. Lana bussò e la porta si aprì. Le tre entrarono e Miss Faraday bussò al quinto. L’ascensore iniziò a scendere.
“Andiamo nell’ufficio dell’anagrafe magica” fece Lana, guardando l’amica.
Miss Faraday analizzò da capo a piedi Missy. Dal suo caschetto moro allo stile casual, fino agli stivali stile country.
“E quindi, è avvenuto dopo aver intercettato il cristallo?” disse.
“Si, lì la sua cardinia ha fatto si che vedesse” rispose prontamente Lana.
“Allora tu lo sai come è successo?” chiese Missy.
“Me ne sono fatta un’idea. E’ possibile che finora non avessi aperto del tutto il tuo cuore, ma con il trovare il cristallo e il grimorio di tua madre…” fece Lana.
“Cos’è un grimorio?” chiese Missy.
“Un grimorio è un diario in cui si raccolgono i dati di ricerche magiche” rispose Miss Faraday.
“Una sorta di libro di magia”
“Quindi è possibile che mia madre faccia parte dell’associazione?” chiese Lana.
“Sicuramente” disse Miss Faraday.
“E quindi ho ereditato da lei tutto?” chiese Missy, conoscendo la risposta.
Miss Faraday annuì, quando le porte dell’ascensore si aprirono.
L’ascensore dava su una porta antipanico, su cui erano incisi in caratteri rossi “Piano -5: Anagrafe e Analisi”.
“Cosa vuol dire analisi?” fece Missy.
“Missy, sei una lagna” disse Lana, sbuffando.
Le due seguirono Miss Faraday lungo un corridoio verde, color ospedale. Ora che ci pensava, anche l’odore sapeva di ospedaliero.
Lungo il corridoio, passò un ragazzo con un carrello colmo di faldoni.
“Miss Faraday, Breathfier!” esclamò, sorridendo.
Il ragazzo aveva dei capelli castani e portava il pizzetto. Anche lui aveva al collo quel ciondolo a forma di cristallo.
“E’ la nuova arrivata?” fece, indicando Missy.
Missy si accarezzò per un attimo i capelli. Era buffo: tutti conoscevano lei, ma lei non conosceva nessuno.
“Bene, io sono Draken” fece, tendendo la mano.
Missy la strinse, aveva una bella presa.
“Breathfier, sempre più bella a quanto vedo” commentò il ragazzo, fissando Lana, o un po’ più giù all’altezza petto.
“Dici?” fece lei, inumidendosi le labbra.
Missy ingrottò le sopracciglia. Sembrava non essere così tanto snob in quella associazione.
“Beh seguitemi.” Fece il ragazzo, poi spingendo il carrello fino ad entrare in una stanza laterale.
Era una stanza senza finestre, con un lampadario a forma di  cubo che pendeva dal soffitto. Vi era una scrivania verdognola su cui giacevano una pila di registri e una tastiera.
“Bene.” Fece il ragazzo, sedendosi alla scrivania.
Schioccò le dita e magicamente apparve uno schermo in 3D.
“Wooow, che cos’è?” fece Missy, guardando meglio. Era il sistema mac, ma era… insomma, in 3D.
“Beh, la tecnomagia è avanzata” commentò Draken.
“Missy, vieni più al centro.”
Le due indietreggiarono, mentre apparve una sorta di cerchio verde attorno a Missy.
Sentiva un lieve freschetto attorno alle caviglie. Il cerchio analizzò la ragazza, finché non scomparve.
“Bene. Ora è comparsa nell’archivio e…” fece il ragazzo, sfogliando delle cartelle sullo schermo.
“Sei la figlia di Snowfire!”
“Snowfire?” fece Lana.
“Si, è partita con i tuoi e il resto dell’equipe per l’Etiopia” disse il ragazzo, continuando a leggere. “Con i tuoi”
Indicò Lana, che sobbalzò.
“I miei genitori?” fece Lana, esterrefatta.
“Mia madre è partita una settimana fa, per una questione di lavoro. Nel Kansas!” esclamò Missy.
“Beh, una copertura” rispose secca miss Faraday.
Missy ne capiva sempre di meno, o meglio sempre più comprendeva di far parte di questa situazione, e sapeva che gli altri conoscevano molto più di lei.
“I nostri si conoscono?” fece Missy all’amica.
“Guarda che io a stento oggi ti ho rivolto la parola” fece Lana, facendo spallucce.
Il ragazzo guardò le due, poi sospirò.
“Beh, comunque benvenuta Starlight” fece il ragazzo, sorridendo.
Tese la mano, dalla quale improvvisamente comparì un ciondolo di cristallo, simile a quello della madre e che possedevano tutti i membri dell’associazione.
“E’ mio?” fece Missy.
“E certo!” esclamò Lana, sbuffando.
Missy prese il ciondolo, e una luce bianca inondò la stanza.
Missy provò una sensazione bellissima, non sapeva spiegarla. Un calore la inondò, e sembrava passasse dalla testa fino alle dita dei piedi, fino a diminuire man mano. Provò lievemente solletico alle dita dei piedi, finchè la luce divenne fioca, fino a scomparire.
“Benvenuta nel club!” esclamò il ragazzo.
Miss Faraday poi accompagnò di nuovo le due ragazze verso l’uscita, dopo aver salutato Draken.
Missy continuò a pensare alla strana svolta di quella giornata. Apparteneva a quell’associazione. Percepiva la magia. La sua curiosità continuava a crescere. Ora non era più un “perché a me?” ma era più “ho voglia di conoscere questo mondo”.
Arrivati finalmente alla reception, miss Faraday salutò le ragazze.
Improvvisamente all’associazione fecero ingresso un uomo e due donne, più o meno sui quarant’anni. Erano abbastanza trasandati e avevano al collo i ciondoli dell’associazione.
“Marghern, Frost, Meganster!” esclamò miss Faraday.
“Oddio!” esclamò Lana, voltandosi, fissando I tre arrivati.
“Come state? E i miei?!”
I tre restarono in silenzio, finché una, Meganster, tra le lacrime disse “Si sono sacrificati per la missione!”.
Lana fissò il vuoto, poi l’amica.
“Snowfire, Vinsort e Faern…” mormorò Frost “… hanno oltrepassato il buco nero di Worne”
Le due scoppiarono a piangere.
A Missy battè forte il cuore. I genitori di Lana e sua madre… erano scomparsi.

 

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Capitolo 6
*** Fare squadra ***


Capitolo 6: Fare squadra

Missy si sedette ad una poltroncina, accanto ai tre membri dell’associazione. Miss Faraday velocemente portò della cioccolata calda.
“Bevete, farà bene” disse, distribuendo le tazze calde.
Missy guardò il liquido denso, girandolo vorticosamente col cucchiaino. Le batteva forte il cuore. Sua madre era veramente andata in Etiopia per una missione dell’associazione, con altri membri, tra cui i genitori di Lana.
E non ne avevano più fatto ritorno.
Lana camminava nervosamente per tutta la saletta, cercando di chiamare il fratello al cellulare di ultima generazione.
La saletta era accogliente: un finto caminetto dominava la sala, mentre tutt’attorno c’erano poltroncine di vari colori. Sulle pareti vi erano varie foto, a colori e in bianco e nero, dei vari membri dell’associazione.
Missy fissò in particolare una foto.
Si alzò dalla poltroncina, diretta verso la parete accanto. Era una foto che ritraeva i tre seduti in quella sala, assieme a sua madre e altri due, probabilmente i genitori di Lana. Riconobbe infatti gli stessi capelli e il neo, dominante nei due figli, della signora Baxter.
Sua madre era accanto alla signora Baxter, sorridente. Aveva al collo quel ciondolo, come tutti, e aveva tra le braccia dei libri.
“Le somigli molto.” Fece uno dalla poltroncina, quello che aveva capito si chiamasse Frost. “E’ sempre stata geniale, assieme ad Anastacia. Siamo il gruppo epsilon dell’associazione, uno dei più forti, vero?”
Fissò le due donne accanto a lui, che abbassarono lo sguardo, nervose.
Lana trasse il respiro.
“Cosa è successo, esattamente?” chiese, incrociando le braccia.
“Lavoravamo per una delle missioni dell’associazione. Eravamo stati incaricati di trovare un’antica reliquia, la croce di Ven, dai poteri estremamente curativi” disse Meganster, una donna dai capelli corvini, col caschetto simile a quello di Missy.
“Durante la missione, siamo fuggiti da un attacco degli agenti della Nex, putroppo erano in maggioranza. Cercavano anche loro la croce di Ven e qualcos’altro.” Continuò.
Miss Faraday aggrottò la fronte.
“La Nex vi ha seguiti, insomma” commentò “E cosa cercavano?”
“Abbiamo intercettato li loro discorsi. Come sappiamo, loro come noi cercano la magia per celarla, ma sfruttano l’energia negativa per loro vantaggi.” Disse Frost. “Hanno intercettato in quella zona un’altra reliquia antica, lo scettro di Axum”
“Interessante” fece Miss Faraday. “E poi…?”
“Poco dopo aver trovato in un antico pozzo la croce di Ven, fummo attaccati da una decina di agenti” disse Frost. “Durante lo scontro però, nei vari colpi magici, uno ha colpito lo scettro, e magicamente è apparso un buco nero”
“E..” mormorò Marghern, in lacrime. “Mentre il buco nero ingrandiva sempre di più, Per poco io e Frost venivamo spazzati via, ma loro… loro si sono sacrificati. Questo perché custodivo nella borsa la croce di Ven”
Lana sospirò profondamente.
Miss Faraday comparve di nuovo nella stanza.
“Ho inviato un’ologramma a tuo fratello” disse, rivolta a Lana.
“Bene” fece la ragazza. Era molto nervosa, ma non lo mostrava. Agitò i suoi capelli, come era solita fare.
“Devo andare a casa. Papà. Deve sapere.” Fece Missy, uscendo dalla stanza.
Cos’è che doveva dire? La ragazza non aveva capito nulla. Era tutto così improvviso. La madre era scomparsa, assieme ai genitori dell’amica.
Ma scomparsa dove?
Lana seguì Missy, che prese il corridoio sbagliato.
“Missy, da questa parte.” Fece. Le due percorsero in silenzio il tragitto, fino all’uscita del palazzo che dava sul vicolo.
Percorsero il vicolo fino a trovarsi nella piazzetta, adiacente alla basilica.
“Lana…” fece Missy.
“Dimmi.” Disse Lana, fissando la ragazza. Missy notò che aveva gli occhi un po’ gonfi.
“Torneranno?” continuò Missy.
Lana trasse un grande sospiro.
“Non lo so.” Mormorò. Poi scoppiò a piangere.
Missy abbracciò la ragazza. Era la prima volta in cinque anni che vedeva la snob Lana Baxter piangere. In genere aveva visto ragazzi e ragazze che piangevano a causa sua.
Ma erano nella stessa barca. Sua madre era scomparsa assieme ai suoi genitori. Ma non sapeva cosa fare.
Le ragazze si salutarono al bivio: Lana continuò avanti per il corso, mentre Missy si inoltrò il vari vicoli, fino a spuntare di fronte al palazzo di casa.
Salì le scale di casa, fino ad aprire la porta. In casa c’era qualcuno. Sentì suo padre parlare con una persona, di cui non riconobbe la voce.
“Papà, sono tornata!” esclamò Missy.
Oltrepassò il breve corridoio che portava in salotto.
Il padre era seduto sul divano con un signore, sui cinquant’anni, dai capelli brizzolati. Indossava un lungo impermeabile grigio, di cattivo gusto, secondo la ragazza.
“Missy” fece il padre, alzandosi. “Lei è mia figlia.”
“So chi è” fece l’uomo. Si alzò e si diresse verso Missy.
“Oggi  sei passata da noi, vero Starlight?” fece, mostrandole il ciondolo di cristallo. Faceva parte anche lui dell’associazione Pandora!
“Sono Xavier Lemmofen, presidente dell’associazione Pandora di questa giurisdizione”
Missy strinse la mano all’uomo.
“Sono venuto a dare la notizia… insomma…” mormorò.
“Papà…” fece Missy, abbracciandolo.
“Mi spiace.” L’uomo subito si congedò, uscendo per la porta. “Sarai degna di tua madre, Starlight”
Il padre di Missy chiuse la porta. Si grattò la guancia, era un suo vizio quando in genere era nervoso. Lui e Missy avevano lo stesso carattere , ma fisicamente lei aveva solo il suo naso. Infatti lui era biondo e robusto, mentre lei era mora e magra. Insomma, tutta sua madre.
“Sapevi…?” mormorò la ragazza.
“Siediti.” Disse l’uomo. I due si sedettero sul divano. Missy notò due tazzine di caffè vuote sul rotondo tavolino lì vicino, evidentemente avevano preso un caffè.
“So tutto, certo. E’ pur sempre mia moglie. E certe cose si condividono. Non ho mai voluto entrare in quel lato della sua vita. Anche perché non potevo. Inizialmente, ben vent’anni fa, provai ad entrare a far parte dell’associazione, per starle sempre accanto. Ma senza il dono, cosa potevo fare?”
Missy ascoltava attentamente il padre. Lui guardava il vuoto. Immaginava i vari motivi per cui non le avessero mai detto nulla, ma come lo sapeva il padre, poteva  saperlo anche lei.
“Non ho mai intralciato tua madre nel suo lavoro magico, ma sapevo che prima o poi sarebbe successa una cosa simile.” Il padre si tratteneva dal piangere. “Teneva tanto ai suoi compagni di squadra.”
Con questo, il padre si congedò, prendendo il cellulare per telefonare all’azienda farmaceutica in cui lavorava.
“Sono Dixon, mi prendo qualche giorno di ferie” disse, uscendo fuori al balcone.
Missy però non si dava per vinta. In cuor suo, la madre era ancora da qualche parte dispersa. Era il suo sesto senso a dirlo.
Missy non chiuse occhio quella notte. Pensava solo a ciò che sarebbe successo di li a poco. Pensava alla madre. E tutta quella strana faccenda.
Voleva solo che fosse tutto un brutto sogno. Eppure, quella notte non ci fu nessun sogno.
Il mattino, Missy restò incollata al suo smartphone, cercando su internet cosa fosse un buco nero.
Trovò varie definizioni, tra le più fantasiose a quelle più scientifiche.
Ma internet in quel caso non le era tanto utile.
Missy uscì di primo mattino quella Domenica, diretta verso villa Baxter. Doveva riprendere il suo zaino.
Ed era decisa a fare una proposta a Lana.
La villa non era tanto lontano da casa sua, bastava percorrere a piedi il corso principale, e un secondo viale che dava sulla zona residenziale.
“Chi è?” fece una voce femminile, una volta bussato al campanello.
Missy guardò ancora una volta il grande giardino. Notò che se il giorno prima il colore dominante era il blu, ora era il rosso. Buffo, ma non così sconvolgente. In quei due giorni aveva visto di tutto ormai.
“Sono Missy, un’amica di Lana” fece, e subito le aprirono il cancello laterale.
Missy attraversò il vialetto e si diresse al grande portone della villa. Sull’uscio la aspettava una cameriera.
“Buongiorno, la signorina è occupata, può aspettare qui?” fece, quando poi sentì dei passi scendere le scale. Era proprio Lana.
“Aspetta eccomi!” esclamò la ragazza, seguita dal fratello.
Lana indossava un vestito argentato. Si era fatta due lunghe treccine. Mentre il fratello indossava una sobria tuta azzurra.
“Missy!” esclamò Dan.
“Ecco, scusi signorina.” Fece la cameriera, poi ritornando alle sue faccende di casa.
“Lana, io voglio indagare fino in fondo. “ fece Missy, senza perdere tempo.
“Io vado a farmi una doccia, sono appena tornato dalla solita corsa mattutina” fece il ragazzo, risalendo le scale velocemente.
“Missy, mi hai anticipata. Ho intenzione di partire. Andremo fino in fondo a questa storia. Io… me lo sento. Sento che sono ancora qui!” esclamò Lana, stringendo i pugni.
 
 

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