All I Want

di Ormhaxan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Prologo ***
Capitolo 2: *** 02. ***
Capitolo 3: *** 03. ***
Capitolo 4: *** 04. ***
Capitolo 5: *** 05. ***



Capitolo 1
*** 01. Prologo ***


 

 





I don’t want any Lannister, she wanted to say.
I want Willas, I want Highgarden, and the puppies and the barge,
And sons named Eddard, Bran and Rickon.
 

*
 
 
 
Sorelle. Sansa era rimasta affascinata dalla giovane Tyrell dal primo momento in cui era arrivata, insieme a suo padre e il resto della sua numerosa famiglia, ad Approdo del Re, ma mai prima aveva osato sperare di poter diventare qualcosa di più di una semplice amica per Margaery.  
Nei suoi sogni da bambina aveva spesso sognato di sposare il Cavaliere di Fiori, l’aitante e bellissimo Ser Loras Tyrell, vivere con lui lontano dalle trame della Regina Cersei e dalla crudeltà di suo figlio Joffrey, ad Alto Giardino; aveva sognato pomeriggi passati al sole, a cogliere frutti maturi e mangiare tortine al limone, passeggiare mano nella mano insieme al suo nobile marito; aveva sognato salotti pieni di adorabili cagnolini e figli di sangue nobile chiamati Eddard, Bran, e Rickon, persino una bambina di nome Arya, lo stesso nome della sua sorellina dispersa.
Tutto questo aveva desiderato e sognato talmente tante volte che, quando Margaery e la Regina di Spine le proposero di sposare Willas Tyrell, rispettivamente fratello maggiore e nipote delle due, nonché erede di Alto Giardino, si era conficcata con forza le unghie nel palmo della mano per assicurarsi di non stare sognando.

“Non sarebbe meraviglioso essere sorelle?” le aveva chiesto Margaery alla fine del discorso, sporgendosi leggermente verso di lei per poter posare una sua mano candida sulla sua, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
“Non potrei immaginare una sorella migliore di voi, così gentile ed elegante, talmente bella da essere stata scelta due volte come consorte di un sovrano.”
“Renly era solo un pretendente, un bellimbusto che passava troppo tempo a scegliere i propri vestiti e a guardare i suoi uomini giostrare! - si affrettò a precisare Lady Olenna, sfoggiando uno dei suoi sorrisi dalle mille sfaccettature, un sorriso che fu sufficiente per ricordare ad entrambe le ragazze dove si trovassero – Joffrey Baratheon è il solo e unico sovrano dei Sette Regni, e presto la nostra Margaery sarà la sua legittima regina.”
Sansa si morse la lingua, dandosi della stupida, e suo malgrado dovette accettare il destino che stava aspettando la sua futura sorella: la sua famiglia non avrebbe mai rinunciato a metterla sul trono accanto a quel sadico ragazzo, neanche dopo tutte le tremende cose che lei aveva raccontato, con le lacrime agli occhi e la voce tremante, di aver subito da lui dalla morte del suo povero padre.
“Perdonatemi, Lady Olenna, io non volevo…”
“Lo so, mia cara, lo so. – Lady Olenna addolcì i tratti del suo viso – Sei tra amici, non devi sentirti minacciata in alcun modo con noi, ma ricordati sempre che gli uccellini non smettono mai di cantare e che in questo posto non si è mai davvero soli.”
“Sai, - riprese la giovane Tyrell – Willas alleva le specie più pregiate di volatili: non solo falchi e falconi ma anche delle aquile. Ha moltissimi cani da caccia, tutti di ragazza pregiata, e anche se cavalcare per lui non è più molto semplice dopo quel disgraziato incidente le nostre stalle sono pieni di cavalli provenienti da ogni parte dei Sette Regni.”
“A Grande Inverno avevamo molti cani da caccia, grandi animali dal pelo lungo e ispido resistente all’inverno, ma era la mia Lady… - Sansa non pronunciava il nome della sua metalupa da molte lune, il suo ricordo era troppo doloroso, la rabbia nei confronti di Joffrey e di quella sciocca di sua sorella Arya bruciava viva al centro del suo petto – Mi piacerebbe moltissimo vedere gli animali che allevate ad Alto Giardino, avere dei cuccioli di cui prendermi cura, cavalcare al fianco di Willas.”
“Presto, mia cara sorella, presto. – annunciò euforica Margaery – Nonna è convinta che prima del nuovo ciclo di luna riuscirà a portarti via dalla città.”
“Davvero?” chiese Sansa con occhi sognanti.
“Se tutto andrà secondo i piani, e tu Sansa non farai parola con nessuno, neanche con chi ritieni essere un amico fedele. – Lady Olenna sorrise nuovamente in quel suo modo ambiguo – Mi fido di te, Sansa, non deluderci.”
“Non lo farò, lo prometto: sposare vostro nipote Willas è tutto ciò che voglio.”

 


**
 


Lasciarono la capitale alle primissime luci dell’alba, quando l’imponente città era ancora velata dal sonno, cercando di dare il meno possibile nell’occhio.
Lady Olenna si era raccomandata di andare più spediti possibile, di fermarsi solo se strettamente necessario, e di difendere a costo della vita il prezioso fiore del nord racchiuso nella lettiga trainata da due docili palafreni.
Sansa aveva detto addio frettolosamente alla dolce Margaery, ringraziato Lady Olenna, preso le sue poche cose e abbandonato per sempre la Fortezza Rosse, quel luogo colmo di sofferenza e terrore, un luogo in cui, con un po’ di fortuna, non avrebbe mai più rimesso piede.
Non seppe mai cosa la Regina di Spine avesse fatto o detto a Lord Tywin per fargli accettare quella unione e lasciarla andare sana e salva, quali minacce i due si fossero rivolti nella penombra degli appartamenti riservati al Primo Cavaliere del Re, ma qualsiasi cosa fosse lei sarebbe stata per sempre in debito con quella donna e la nobile casa dei Tyrell.
E quando mio fratello Robb mi porterà la testa di Joffrey, allora forse il Nord e l’Altopiano si uniranno sotto un’unica causa comune, diventeranno alleati e sconfiggeranno per sempre i Lannister.”

Viaggiarono verso sud-ovest, seguendo la Strada del Re e poi quella delle Rose, senza fermarsi mai come aveva ordinato Lady Olenna.
Insieme a lei, chiuse nella lettiga, c’erano Lady Elinor e Lady Graceford, rispettivamente cugina e cortigiana della futura regina Tyrell, rimandate ad Alto Giardino per assicurarsi che Sansa fosse trattata con ogni riguardo e consegnata alle amorevoli cure del suo promesso sposo.
Sansa non aveva instaurato alcun tipo di rapporto con le due, ci aveva scambiato poche parole nelle occasioni in cui avevano spezzato lo stesso pane, ma entrambe sembravano dame gentili e affabili: durante il tragitto le parlarono di Willas, della sua mente affinata, dei suoi modi gentili e raffinati degni di un erede di una così vasta terra, del suo amore per gli animali e per i suoi adorati fratelli minori.
In alcune delle loro parole Sansa rivide la descrizione di suo fratello maggiore Robb, sempre così gentile e premuroso con tutti, e se Willas si dimostrerà effettivamente anche solo un lontanamente simile al Giovane Lupo si sentirà benedetta dai Sette.
“Vedrai, Sansa, mio cugino Willas sarà un buon marito e anche tu, come tutti nell’Altopiano, ti innamorerai di lui.”
Sansa sorrise timidamente, impaziente di conoscere il suo futuro sposo, e ancora una volta da quando avevano lasciato l’alta collina di Aegon guardò fuori dalla lettiga, indietro, per accertarsi che nessuna cappa dorata o nessun soldato dei Lannister li stesse seguendo per riportarla indietro e distruggere quel sogno che stava per diventare realtà.


“Guardate, Milady, guardate! – Elinor scostò le tende dalle decorazioni di merletto proveniente da Myr e indicò fuori – Il Mander, la Strada del Mare: ci siamo quasi!”
Alto Giardino si erigeva maestoso tra il Mander e la Strada del Mare, crocevia per chiunque volesse recarsi all’estremo ovest e poi più a nord verso il cuore dell’Altopiano: attorno il castello era circondato da un bosco, mentre le sue mura a gradoni racchiudevano roseti in fiore, fontane, frutteti, lunghi colonnati di marmo bianco. Ogni cantastorie passato per l’Altopiano decantava la bellezza della dimora dei Tyrell, i suoi roseti che si stendevano fino all’orizzonte, l’abbondanza di cibi prelibati e la dolcezza dei suoi vini.
“Un giorno sarai la Lady di questo castello, tuo marito sarà Protettore del Sud, e i vostri figli governeranno con saggezza dopo di voi. Eddard, Bran, Rickon, figli con il sangue caldo del Sud, figli con il carattere forte del Nord.”

Uno squillo di trombe annunciò il loro arrivo, le grandi porte furono spalancate per permettere il loro ingresso, curiosi si erano addossati attorno alla fila di soldati e alla sua lettiga per vedere la lady venuta dalla capitale, dal freddo nord.
Il momento tanto atteso era dunque giunto, Sansa avrebbe finalmente conosciuto il suo promesso sposo, l’uomo gentile che l’aveva strappata dalle grinfie del perfido Joffrey e portata al sicuro nel suo castello.
Willas l’avrebbe trattata bene? L’avrebbe trattata con gentilezza e dolcezza, fatta sentire benvenuta nella sua casa, una sua pari, sarebbe stato soddisfatto da lei?
Non era certo bella come Margaery, o come le dame cantate dai menestrelli, ma aveva ereditato la bellezza dei Tully, della casa di sua madre, e i suoi lunghi capelli rossi erano da sempre un tratto del suo aspetto fisico che aveva suscitato l’invidia delle altre dame ad Approdo del Re.
Willas, Willas, Willas.”
Nelle notti insonne passate nella capitale, le sue ultime tormentate notti, aveva affondato la testa nel cuscino e ripetuto il nome del suo promesso sposo, per abituarsi al suo suono e al suo nome sulle sue labbra.
Garlan, il secondogenito di Lord Mace, le aveva parlato molto di suo fratello maggiore prima della sua partenza e si era detto felice di quella unione; anche Ser Loras, il bel Loras per cui aveva avuto un debole per mesi e mesi, era stato contento per lei e le aveva augurato ogni bene.
Willas sembrava davvero ben voluto da tutti, il suo perfetto Florian, e di certo non l’avrebbe umiliata o picchiata davanti a tutti come aveva fatto per mesi Joffrey.
Se mi picchierà anche solo la metà di quanto ha fatto Joffrey sarò fortunata, se lo farà esclusivamente lontano da occhi indiscreti sarò felice, avrò conservato il mio orgoglio.

“Venite, Milady! – la voce squillante di Elinor la destò dalle sue preoccupazioni e dai suoi turbolenti pensieri – Scendete dalla lettiga e venite a conoscere il vostro futuro sposo.”


 

*


Angolo Autrice: Salve a tutti! Sono nuova in questo fandom, è la prima storia su GoT che scrivo, e spero di essere riuscita a stuzzicare la vostra curiosità. Questa più che una storia vera e propria sarà una OS spezzettata in più capitoli, parlerà quasi esclusivamente del rapporto Willas/Sansa, coppia di cui avrei voluto tanto leggere. Ma, sì sa, con George e D&D non si scherza. Questi ultimi hanno addirittura eliminato dalla faccia di Westeros il povero Willas! ç.ç
Se vi va, lasciatemi una recensione con i vostri pareri. Ne sarei immensamente felice! :)

Alla prossima,
V.

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Capitolo 2
*** 02. ***









Moglie. Willas Tyrell strinse la presa attorno all’argenteo manico del suo bastone, le labbra e la gola improvvisamente secche, e i suoi occhi azzurri furono percorsi per un istante da incertezza nell’osservare la lettiga fare il suo ingresso nell’imponente castello.
Aveva intuito i pieni di sua nonna, Lady Olenna, ancora prima della sua partenza verso la capitale, ma mai avrebbe immaginato che i Lannister accettassero di lasciare andare la loro preziosa Colomba per darla in sposa a lui, Willas Tyrell, erede di Alto Giardino.
Non aveva mai conosciuto Sansa Stark, figlia primogenita di Lord Eddard e Lady Catelyn, ma dalle lettere ricevute in quei mesi da sua sorella e da sua nonna l’aveva immaginata come una ragazzina dolce e fragile, oltre che una bellezza rara.
Dieci anni li separavano, dieci lunghi anni in cui lui era diventato un uomo fatto e finito, aveva appena assaporato le gioie di essere l’erede dell’Altopiano e un cavaliere; poi c’era stato il torneo, il suo primo torneo, e i suoi sogni di diventare il nuovo Leo Longthorn, il più valoroso e ammirato cavaliere della casa Tyrell vissuto cento anni prima, si erano spezzati insieme alla sua gamba.
Il suo sguardo corse in basso, verso la sua gamba storta e debole, e le sue labbra sottili, incorniciate in una perfetta barba dalle sfumature rossicce, si incresparono in una smorfia di disgusto.
Quale Lady potrebbe mai amare uno storpio? Sarai anche l’erede dell’Altopiano, un lord, ma rimarrai per sempre uno storpio. Sansa, con il tempo, potrà imparare ad amare il tuo castello, le tue terre, fare proprie le vostre usanze, ma non amerà mai uno storpio che ha bisogno di un bastone per stare in piedi.”

Poco distante la lettiga si fermò, sua cugina Elinor fu la prima a scendere, e Willas si impose di scacciare dalla mente quei pensieri negativi e portare la sua attenzione esclusivamente sulla dama che in quel momento stava scendendo timidamente dalla suddetta lettiga.
Indossava un lungo vestito turchese con i ricami argentati e ampie maniche ad ala, sopra di esso portava una lunga cappa di un blu tendente all’indaco chiusa sul davanti con un fermaglio e con un ampio cappuccio sulla parte anteriore; i capelli rossi erano acconciati secondo la moda del sud, di Approdo del Re, e il suo incarnato era pallido come quello di ogni nobile dama.
Non aveva mai conosciuto la di lei madre, Catelyn Stark, ma aveva conosciuto la sorella di quest’ultima, Lady Lysa Arryn e vedova di Jon Arryn, e nei colori di Sansa riconobbe subito i colori della casa Tully.
Da bambino aveva incrociato la sua strada anche con l’altra sua zia, Lyanna, morta in circostanze misteriose nella remota Torre della Gioia; anche lui, come molti altri, era stato presente durante il nefasto Torneo di Harrenehal, testimone dell’incoronazione della giovane Stark da parte del Principe Rhaegar e dello sgomento e di tutto il dolore e delle tragedie che erano seguite.
Le loro due casate – Tyrell e Stark -  avevano combattuto ai lati opposti della Ribellione di Robert, i primi fedeli alla corona e i secondi al fianco del forte e rabbioso Baratheon diventato re grazie all’appoggio e al tradimento dei Lannister, e tra loro non c’era mai stata amicizia.
Ma questo era successo tanto, tanto tempo fa, e Willas non avrebbe permesso al passato di condizionare il suo presente e scrivere il suo futuro.


Sansa si coprì gli occhi con una mano per non essere accecata dal forte sole che splendeva alto nel cielo privo di nubi.
Il cortile del castello era vasto e circondato da mura alte, tutto attorno a lei era luminoso, così diverso dall’onnipresente grigio di Grande Inverno.
Anche l’aria sembrava diversa, un’aria più pulita rispetto al nauseabondo tanfo che aleggiava nella capitale, all’aria secca e sempre fresca del nord: tutto, in verità, era diverso, così estraneo ma allo stesso tempo familiare, un nuovo inizio nella sua giovane vita.
E poi lo vide: Willas Tyrell, erede di Alto Giardino, con i suoi occhi azzurri e i capelli castani dalle sfumature rossicce, come rossiccia era l’elegante barba che incorniciava  le sue labbra, il suo mento e parte delle sue guance; lo avrebbe riconosciuto tra tanti, appoggiato al suo bastone dal manico argentato su cui erano state intarsiate delle rose, simbolo della casa Tyrell, i suoi tratti appena marcati che gli conferivano un’aria elegante e affascinante, che ricordavano quelli di Ser Loras, quelli di sua sorella minore Margaery.

“Lady Sansa. – Willas la salutò con rispetto e cortesia, prendendole delicatamente una mano e sfiorandone il dorso con le sue labbra – Benvenuta ad Alto Giardino, nella vostra nuova dimora.”
“Milord, sono onorata di essere in questo splendido castello, conoscervi finalmente: ho sentito molto parlare di voi dalla vostra famiglia, del vostro valore e della vostra gentilezza, e durante il viaggio ho potuto apprezzare le bellezze dell’Altopiano.”
“Devo sperare, dunque, che i miei fratelli abbiano parlato bene di me: siamo molto legati, noi quattro, ma alle volte sappiamo anche essere spietati l’uno con l’altro.”
“Non temete, Milord, i vostri fratelli vi hanno riservato solo elogi e parole di affetto, mi hanno fatto sentire in famiglia. – abbozzò un sorriso – Ma anche io, come voi, ho dei fratelli minori e…”
Sansa lasciò bruscamente la frase a metà e si diede della sciocca. Lei aveva avuto dei fratelli minori: la selvaggia Arya; il dolce Bran; il piccolo Rickon.
Arya, Bran, Rickon: tutti morti.
“Perdonatemi, Milady, non avrei mai voluto riportare alla luce ricordi dolorosi, e per quanto possano contare le mie parole vorrei dirvi che sono profondamente addolorato per le vostre perdite: vostro padre è stato un valoroso lord, uno dei migliori, e i vostri fratelli…”
“Mio padre era un traditore, ha cercato di togliere la corona al suo legittimo Re, e anche mio fratello Robb è un traditore!”
“Ma lui mi porterà la testa di Joffrey, e quella di Cersei, e di tutti i Lannister responsabili per la morte di nostro padre. Poi toccherà a Theon, ai Greyjoy, a tutti coloro che si sono messi contro di noi.”

Willas la guardò stupito, piacevolmente colpito dalle parole pronunciate da una ragazza appena sedicenne così perfettamente istruita nel recitare una parte, così esperta nel Gioco del Trono.
Tutti sapevano che Joffrey non era affatto il legittimo erede di Robert Baratheon, che era frutto di un incesto – così palese era la sua somiglianza con lo Sterminatore di Re, Jaime Lannister, fratello gemello della Regina Cersei – e che Stannis, il freddo e distaccato fratello di mezzo, era il suo vero successore.
Ma Stannis aveva ucciso Renly, o almeno questo era quello che si diceva, e Tywin Lannister era un uomo troppo pericoloso e potente, un nemico spietato, il più ricco di tutti i Sette Regni.
Non era saggio mettersi contro Lord Twyn, e combattere al suo fianco durante la Battaglia delle Acque Nere si era dimostrata una scelta saggia, un modo per far dimenticare – no, non dimenticare, solo perdonare – le spade che i Tyrell avevano concesso a Renley alla morte del maggiore dei Baratheon.
“Ma voi gli volevate bene, era vostro padre, e so che volete molto bene a vostro fratello Robb. Traditori o no sono la vostra famiglia, ed è normale che preghiate per loro, non c’è nulla di oltraggioso in questo.”
“Milord, io… - Mi sta mettendo alla prova, pensò Sansa, vuole capire chi sono veramente, a chi va la mia fedeltà; devo stare attenta a ciò che dico, a come mi muovo, non dimenticare che i Tyrell sono alleati dei Lannister e riferiranno ogni mia mossa.
E mi picchierà, proprio come Joffrey, mi picchierà e mi umilierà ogni qual volta farò o dirò qualcosa di sbagliato. Anche Joffrey sembrava uno di quei principi delle ballate, innamorato di me, ma poi… -
Come voi dite, Milord.”
“Chiamatemi Willas, ve ne prego. Non sono ancora il lord di Alto Giardino, solo il suo erede, il suo custode fino al ritorno di mio padre.”
“Willas.”
“Molto meglio. – Willas sorrise, un sorriso così dolce, un sorriso che Joffrey non aveva mai avuto – Mi è stato detto che adorate le tortine al limone, non è così?”
“Sono i miei dolci preferiti sin da bambina, ma a Grande Inverno erano rari, poichè i limoni raggiungevano il nord raramente e non sempre in ottime condizioni.”
“Ad Alto Giardino abbiamo centinaia di alberi di limoni, e pesche, e qualsiasi tipo di frutta desiderate. E per il vostro arrivo ho ordinato ai cuochi di preparare enormi quantità di tortine al limone, e dolci, e qualsiasi altra cosa vorrete.”
“Quando?” chiese lei, guardandolo con i suoi grandi e brillanti occhi azzurri.
“Stasera, dopo che avrete preso possesso delle vostre stanze, fatto un bagno. – rispose – Immagino siate molto stanca, Sansa.”
“E’ stato un lungo viaggio, non quanto quello affrontato per raggiungere la Capitale dal nord, ma l’ho affrontato con serenità.”
“In questo caso non vi tratterrò un istante di più. – con un gesto della mano ordinò alle dame che si sarebbero prese cura della giovane Stark di avvicinarsi e successivamente fece un leggero inchino di congedo – Perdonate il mio non scortarvi personalmente nelle vostre stanze, ma da molti anni oramai io e la mia gamba non siamo propriamente a nostro agio con le scale: vi affido alle amorevoli cure di mia cugina Elinor e di mia zia Janna, in attesa di rivedervi stasera al banchetto in vostro onore.”
“Venite, Lady Sansa, da questa parte!” esclamò Elinor, indicandole un corridoio poco lontano, delle scale in penombra.
Sansa annuì, si allontanò di qualche passo, per poi fermarsi e guardare nuovamente il suo futuro sposo, ancora immobile nel punto in cui l’aveva lasciato:
“Vi ringrazio per la vostra accoglienza, Milord. – gli disse per poi correggersi immediatamente – Willas.”



“Davvero una splendida colomba! – esclamò Raymund Tyrell, distante cugino di Willas e fratello di Megga, una delle ragazze che aveva seguito Lady Olenna e Margaery ad Approdo del Re – Non trovi anche tu, Willas?”
Willas lo guardò con la coda dell’occhio, quel lontano cugino che era più un terzo fratello minore per lui, ritornando poi ad osservare la figura di Sansa oramai lontana.
“Di una bellezza rara, lo ammetto, ma non una colomba. – rispose distaccato – Un uccellino spaventato, appena uscito dalla gabbia dorata in cui l’avevano rinchiuso, ecco cos’è Sansa Stark.”
“Povera piccola, chissà cosa ha passato ad Approdo del Re, tra quei leoni affamati.”
“E’ ferita, impaurita, lo si capisce subito, ma presto l’uccellino si trasformerà in un’aquila dagli artigli affilati. – si scambiò un’occhiata complice con Ray e sorrise sornione – Io stesso me ne prenderò cura, farò in modo che accada, e non permetterò a nessuno di farle nuovamente del male.”


 

*



Angolo Autrice: Salve, gente! Rieccomi con la seconda parte della storia, parte in cui conosciamo Willas e il suo modo di pensare, i suoi timori e le sue paure.
Questo, almeno, è come io mi sono sempre immaginata Willas: diverso da Loras, ma anche da Garlan, più simile a un Doran Martell nel pensare e agire.
Diciamo anche che, insieme a Olenna, è l'unico Tyrell che mi piace - ma anche Garlan sembra un tipo che promette bene - e che mi affascina moltissimo.
Inoltre, ho deciso di dare spazio ad un Tyrell minore, Raymund, uno che zio George nomina soltanto, ma che io ho deciso di "promuovere" ad amico e confidente di Willas essendo i fratelli e il resto della famiglia lontani.
Ringrazio, infine, tutte le persone che hanno letto in silenzio, decisio di seguire la storia, e soprattutto mi hanno lasciato una recensione. Non sapete quanto queste hanno significato per me, specialmente essendo io nuova in questa sezione, quindi i ringraziamenti sono doppi e spero di leggerne altre!

Alla prossima,
V.
 

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Capitolo 3
*** 03. ***




 





Fratello. Aveva sognato un sogno oscuro. Tamburi riecheggiavano nell’aria pregna di sudore e fumo, un grande banchetto nuziale era stato adibito nella sala grande di un castello con due torri gemelle, sale e pane mangiato tra i commensali, vino rosso scorreva copioso da botti di legno.
Un giovane con il volto di lupo indossava una corona di bronzo, al suo fianco una donna con il cuore in lutto dai lunghi capelli ramati; un gigante fece un brindisi, un’orsa ballò insieme al giovane con il volto da lupo, mentre un vecchio rancoroso sedeva ad uno scranno in attesa della sua vendetta.*
I tamburi riecheggiarono più forte, in modo sinistro, e i calici tra le mani dei commensali si trasformarono in pugnali affilati.
L’orsa fu una delle prime a perire sotto lo sguardo compiaciuto del vecchio dal cuore rancoroso e del traditore dal volto scuoiato, seguita dai suoi amici, dal ragazzo dal viso di lupo a cui fu trafitto il cuore.
Madre.
Attorno a loro il vino si era mescolato con il sangue, rosso rubino e scarlatto, e l’allegria aveva ceduto il posto all’orrore e alla disperazione.
La donna dai capelli rossi fu l’ultima a perire, impazzita per il dolore, la sua gola squarciata dal bacio mortale dell’acciaio.


Sansa aprì gli occhi, il suo respiro era pesante e ansioso, la sua fronte imperlata di sudore.
Si portò a sedere, realizzando con sollievo che era stato solo un brutto sogno, e dalla finestra poco lontana percepì i primi raggi del sole: un nuovo giorno stava per iniziare, un giorno che avrebbe passato nella sua nuova dimora, ad Alto Giardino, insieme al suo promesso sposo e alla sua corte.
Era passata una settimana dal suo arrivo, i giorni erano trascorsi pacifici, tra feste e banchetti che Willas aveva organizzato esclusivamente per lei.
Quel nuovo giorno, più di tutti, sarebbe stato più entusiasmante dei precedenti, poiché Willas l’avrebbe portata a cavalcare insieme a lui per i boschi adiacenti al castello e che si estendevano verso nord, verso la Strada delle Rose; insieme a loro ci sarebbero stati altri lord minori, alcuni lontani cugini di Willas, e i suoi adorati segugi.
Aveva visitato due giorni prima i canili in cui venivano tenuti i cani, rimanendo piacevolmente affascinata dall’ubbidienza e dall’affetto che essi rivolgevano al maggiore dei fratelli Tyrell, e quando lui le aveva mostrato una delle cagne gravide e prossime al parto, promesso che almeno due dei suoi cuccioli sarebbero stati suoi e suoi soltanto, il viso di Sansa si era illuminato di pura gioia come non le accadeva da tanto tempo.  


“Lady…”
Per quanto il pensiero di avere dei cuccioli tutti per lei da accudire la eccitasse, il ricordo dalla sua meta lupa continuava ad assillarla, non la lasciava mai.
Nessun cucciolo avrebbe sostituito Lady, non importa quanto affettuoso sarebbe stato: la più piccola e mansueta dei sei fratelli era stata una parte di lei e sempre lo sarebbe stata.
“Lady Sansa, siete sveglia! – Elinor Tyrell era entrata di soppiatto nella stanza da letto della giovane, così silenziosa da non far alcun tipo di rumore, destandola dai suoi ricordi mattutini – Emozionata per l’uscita che vi attende?”
“L’emozione mi ha tenuto sveglia quasi tutta la notte, sono impaziente di vedere per la prima volta i boschi dell’Altopiano, cavalcare al fianco di Lord Willas.”
Inizialmente Sansa era rimasta perplessa quando lui le aveva proposto di accompagnarlo nella sua consueta cavalcata settimanale tra i boschi, aveva sempre creduto che la gamba spezzata e il ricordo dell’incidente a cavallo glielo impedissero, e quando lui aveva letto sul suo viso il dubbio ma anche la curiosità aveva sorriso e le aveva spiegato che il suo maestro d’armi, Ser Vortimer Crane, aveva ordinato, a neanche un anno di distanza dal disastroso torneo, al fabbro di costruire una sella adatta alle sue condizioni che gli permettesse di cavalcare.
Quando le aveva raccontato quel curioso aneddoto, Sansa aveva pensato immediatamente a Bran, al suo fratellino spezzato, alla sella che era stata costruita appositamente per lui e che gli aveva permesso, anche se per poco, di riassaporare la sensazione di andare al galoppo con il vento tra i capelli.
“Willas adora la natura, per anni ha studiato ogni pianta che cresce nell’Altopiano, e anche se i nostri paesaggi sono molto diversi da quelli del nord sono certa che Milady finirà con l’innamorarsene.”
“I paesaggi sono splenditi, avete ragione, persino più belli di quelli che ho ammirato dalla Fortezza Rossa, più belli delle alte colline che portano il nome di Aegon e delle sue sorelle, più maestosi della stessa Foresta del Re.”
Elinor sorrise, compiaciuta, e con passo svelto si diresse verso la finestra e aprì le tende, illuminando la stanza.
“Willas vi aspetta alle stalle tra due ore, nel mentre abbiamo tutto il tempo per prepararvi un bagno caldo, acconciarvi i capelli e vestirvi con abiti adeguati alla circostanza.” Concluse prima di battere un paio di volte le mani.
Un istante dopo le servette entrarono nella stanza, portando con loro la colazione, caraffe di acqua calda, sali profumati e tutto il necessario per rendere la giovane Stark una profumata rosa del sud.


La vestirono con una veste dalle tonalità di verde, colore della casa dei Tyrell, un indumento morbido fatto di lino con grandi maniche ad ala e un leggero strascico anteriore che terminava a punta; sotto, con sua perplessità, le avevano messo delle braghe di cuoio bollito, per coprire del tutto le gambe magre e non rischiare che si scorticassero durante la cavalcata, mentre sulle sue spalle era stato drappeggiato un ampio ma non troppo pesante mantello chiuso con nastri fatti passare da asole messe perpendicolare su uno dei due orli e da un fermaglio con il simbolo del meta lupo.
I suoi capelli rossi erano stati lasciati parzialmente sciolti, profumavano di lavanda, e alla luce del sole sembravano risplendere.
Sansa si ammirò allo specchio, facendo quasi fatica a riconoscersi, e sorrise soddisfatta al suo riflesso: Willas l’avrebbe trovata altrettanto bella?
Willas, Willas, Willas.
Il suo nome era diventato così stranamente familiare, i suoi modi erano sempre gentili, le sue parole dal suono melodioso erano capaci di farla arrossire persino.
Eppure, una parte di lei non poteva dimenticare chi lui fosse, chi fosse la sua famiglia, la potente casata dei Tyrell, tantomeno illudersi di aver trovato qualcuno che tenesse davvero a lei e non al suo valore in quanto figlia di Eddard Stark, ostaggio della corona, erede di un regno così ambito come il nord.
Se Robb non avesse avuto figli, allora sarebbe stata lei la legittima erede di Grande Inverno, i figli che avrebbe avuto da Willas avrebbero governato dopo di lei.
Figli di nome Eddard, Bran, Rickon.

“Lady Sansa, è tempo di andare. Lord Willas vi starà certamente attendendo.”
Sansa ruotò la sua figura con un movimento elegante e sinuoso, si sforzò di sorridere, e con le mani poggiate placidamente all’altezza del ventre annuì dicendo: “Sono pronta: fate strada.”



 
**



Willas si era destato dal suo agitato sonno ancor prima dell’alba. La notte non gli era mai stata particolarmente amica, il sonno faticava ad arrivare da quando la gamba era stata spezzata, e neanche la comodità dell’ampio letto imbottito di piume dava sollievo alla sua schiena perennemente dolorante.
Nei primissimi anni Maesto Lomys gli aveva somministrato del Dolcesonno per riuscire a procuragli un sonno senza sogni, ma questo gli aveva provocato forte stordimento e anche emicrania, gli impediva persino di leggere qualche pagina dei suoi amati libri, e alla pozione aveva preferito le poche ore di sonno che i Sette gli concedevano ogni notte.
Così, incapace di riprendere sonno, aveva aperto le finestra della sua stanza, si era seduto al suo scrittoio e presa carta e inchiostro aveva scritto una lettera a Oberyn Martell, la Vipera Rossa, lo stesso uomo che lo aveva disarcionato e che suo padre Mace incolpava per le sue sciagure.
Inizialmente anche lui aveva portato rancore verso quell’uomo più grande di lui, per il guerriero giramondo che Willas non sarebbe mai diventato, ma con il tempo la rabbia aveva ceduto il posto ad una reciproca stima e ad un profondo rispetto.
Willas teneva con lui una piuttosto assidua corrispondenza, entrambi gli uomini erano avidi lettori, e ad unirli c’era la comune passione per i cavalli.
Oberyn, come lui, allevava i migliori cavalli di Dorne e nelle sue lettere dava consigli preziosi al più giovane e condivideva con lui le sue appassionanti avventure.
Inoltre, essendo la Vipera Rossa uno studioso di veleni ed erbe, spesso aveva consigliato a Willas delle erbe curative per alleviare i dolori della gamba e della schiena: più del Dolcesonno, erano state le suddette erbe a dargli sollievo, notti di sonno profondo e un’aria meno malaticcia.

“Credi che le piacerà?” chiese titubante a suo cugino Ray, picchiettando dolcemente il muso della placida giumenta grigia.
Era uno dei migliori esemplari dell’altopiano, non di certo slanciata e veloce come i cavalli di Dorne, ma sicuramente imponente e adatta ad una lady del sud.
“La giovane Stark l’adorerà, stanne pur certo.” Rispose l’altro, sorridendo nel vedere Willas così preoccupato e incerto, lui che era sempre stato serio e deciso in ogni cosa che faceva.
“Voglio renderla felice, Ray, voglio che si senta a casa. – sospirò – So che l’Altopiano non sarà mai Grande Inverno, che non posso cancellare le angherie che ha subito, ma farò quello che posso affinché lei si fidi di me.”
“E perché mai non dovrebbe?”
Willas guardò il cugino con la coda dell’occhio: “Perché siamo Tyrell, perché i Lannister sono nostri alleati; perché lei si sente ancora una prigioniera piuttosto che un’ospite, perché crede che io voglia esclusivamente la sua fortuna, il Nord.”

In lontananza si udì un vociare femminile, tra di esse Willas riconobbe immediatamente il timbro alto e leggermente stridulo di Elinor, e non appena furono in vista si avvicinò, bastone stretto nel suo pugno, con la sua andatura lenta e zoppicante verso di loro.
“Lady Sansa, siete raggiante!” esclamò baciandole la mano che lei gli porse.
“Merito di questa splendida giornata, Willas, e della buona compagnia di vostra cugina e delle mie nuove dame.”
Willas le sorrise e, offerto il braccio, la condusse ai cavalli: “Per voi. – disse indicando la giumenta – Uno dei miei doni di nozze.”
Sansa rimase senza fiato davanti a quella splendida purosangue dal manto grigio chiaro, leggermente più chiaro del meta lupo simbolo degli Stark, come quello della sua Lady; non aveva mai avuto una purosangue, a Grande Inverno era stata troppo piccola per averne una, ma adesso che i suoi sedici anni si avvicinavano e stava per diventare la sposa di Willas ne avrebbe avuto bisogno.
“E splendida… - sussurrò avvicinandosi con cautela all’animale – Non ho mai avuto una giumenta solo per me, mio padre pensava fossi troppo piccola per averne una, sebbene mio fratello Bran cavalcasse di già un palafreno tutto suo.”
“Mi hanno assicurato che l’animale è uno dei più docili e mansueti, adatta per una graziosa dama come voi, che non cercherà di scalciare o ribellarsi. – Willas fece un segno ad uno dei paggi, il quale si avvicinò con una scaletta lignea che pose al fianco della giumenta, offrì il suo aiuto a Sansa per salire – Ve la sentite?”
“Certo!” esclamò lei, afferrando saldamente la mano del ragazzo, salendo piuttosto agilmente in sella e iniziando ad accarezzare il crine della cavalla.
Anche Willas salì sul suo cavallo da guerra, uno stallone dai colori scuri, bloccò la sua gamba alla sella e, scambiato un cenno d’assenso con Sansa, diede di speroni e prese le briglie tra le sue mani racchiuse in guanti di cuoio indirizzò la sua cavalcatura verso l’esterno del castello.


“Il Principe Oberyn presenzierà al nostro matrimonio. – disse mentre si avviavano verso il bosco a nord-est – Ho ricevuto la sua risposta ieri sera tramite un corvo, dalle sue parole mi è sembrato sinceramente felice per me, per noi.”
“Non ho mai incontrato la Vipera Rossa, a dire la verità non ho mai conosciuto nessuno della casa Martell, ma il suo nome e la sua reputazione lo precede.”
Aye, il nome di Oberyn è leggenda, sa essere uno spietato nemico ma anche un prezioso alleato. – ribadì lui – Mio padre gli riserba ancora profondo rancore per ciò che mi è capitato, ma io no: quello che è successo al torneo è stato un tremendo incidente, ma mi ha fatto guadagnare un prezioso amico, scoprire tante passioni che prima mi erano sconosciute.”
“In questo caso sarò più che lieta di conoscere Oberyn Martell, di conoscere un così prezioso amico, e spero che lui mi trovi degna di voi.”
Willas sorrise sghembo: “Vi adorerà, ne sono più che certo. Chi non lo farebbe?”
Sansa abbassò lo sguardo, non riuscì a non arrossire, e appurò con piacere che Garlan non era l’unico “Galante” dei fratelli Tyrell.


 
**



“Spero che Alto Giardino si stia dimostrando una dimora degna di voi. – le disse mentre se ne stavano seduti all’ombra di un grande albero – Voglio che siate felice, Sansa, quindi non abbiate timore di chiedere qualsiasi cosa.”
Il sole splendeva alto in cielo, attorno a loro erano stati disposti dei cibi prelibati, della frutta freschissima e dei dolci squisiti.
Il resto del loro seguito era rimasto lontano, abbastanza da concederli dei momenti esclusivamente loro, non abbastanza per perderli del tutto di vista.
“E’ più di quanto non mi aspettassi. – rispose lei, guardando la giumenta che lui gli aveva donato brucare poco lontano, posando una mano sulla sua – Tra le mura del vostro castello non mi sento una prigioniera, nessuno sussurra alle mie spalle quando cammino per i corridoi, e voi siete gentile con me nonostante tutto.”
“Nonostante tutto?”
Sansa prese un respiro profondo e annuì: “Sono una Stark, sono la figlia di un traditore, sorella di un traditore, nelle mie vene scorre sangue corrotto.”
“Sangue corrotto? – Willas si accigliò – Chi vi ha detto una simile idiozia?”
“Beh, ecco, Maestro Pycelle…”
“Maestro Pycelle è un vecchio stolto, un voltagabbana, un uomo corrotto dai soldi e dal potere che direbbe qualsiasi cosa per compiacere i Lannister! – esclamò furibondo – Voi siete una dolce fanciulla, Sansa, e non è il vostro il sangue corrotto.”
Il cuore di Sansa iniziò a martellare più forte nel petto, i suoi occhi azzurri si velarono di lacrime, lacrime di gioia: “Nessuno mi aveva mai parlato in questo modo.”
Willas le asciugò prontamente una lacrima solitaria che scappò dalle sue lunghe ciglia, accarezzò il suo viso appena arrossato, mentre l’altra mano era ancora sovrastata da quella più piccola e morbida di lei.
“Tra una settimana sarete mia moglie, Sansa, a chiunque proverà a dire una cosa del genere a voce alta sarà tagliata la lingua e data in pasto ai miei cani. – disse guardandola negli occhi – Mi prenderò cura io di voi, vi proteggerò con il mio nome, e farò del mio meglio per rendervi felice.”
“Willas…”
Lui è diverso, diverso da Joffrey, dai Lannister, da qualsiasi altro uomo abbia mai provato interesse verso ti me. E’ dolce, gentile, affabile, nei suoi occhi azzurri non c’è menzogna. Forse posso fidarmi di lui, forse non mi picchierà, non ordinerà alle sue guardie di farmi del male, forse…
Le labbra di Willas furono improvvisamente sulle sue, così inaspettate eppure gradite, morbide e sicure; nessuno l’aveva mai baciata in quel modo, sembrava che con quel bacio volesse cancellare tutto il dolore da lei subito, dirle che tutto sarebbe andato bene. Il suo bacio era il bacio di un uomo fatto e finito, non era quello di un ragazzino, non aveva nulla dei baci umidi e impacciati di Joffrey.
Lui la fece sentire viva, per un istante si sentì quasi amata, ma non ebbe il coraggio di affondare la sua mano tra i folti ricci castano-rossiccio di lui o ricambiare il bacio con la stessa veemenza.

Respirò a fatica quando Willas si staccò da lei, anche lui a corto di fiato, ma non mancò di sorridergli e arrossire ancora una volta come una sciocca ragazzetta.
Era stato così bello, come nelle fiabe che gli aveva tante volte raccontato la Vecchia Nan, come nelle canzoni dei menestrelli.
Non voleva illudersi, non poteva permettere alle sue speranze di prendere il sopravvento, eppure quel momento era stato troppo perfetto per rovinarlo con le paure e i dubbi.
“Spero di non essere stato troppo inopportuno, Sansa, di non…”
“Non lo siete stato! – si affrettò a dirgli – E’ stato perfetto.”
Willas sembrò compiaciuto della sua confessione, sicuramente più sollevato, e con tranquillità staccò un pezzo di torta ripiena ai mirtilli e ne prese un generoso boccone.
“Dovremmo tornare indietro, ci siamo allontanati parecchio questa volta, e vorrei tornare al castello con il sole ancora alto. – disse – Le giornate si stanno accorciando sempre di più, l’autunno è ormai alle porte, e i maestri dicono che l’inverno incomba.”
L’inverno sta arrivando.
Sansa riuscì quasi ad udirle davvero, le parole che suo padre soleva ripetere a tutti i suoi figli, le stesse che erano da sempre il motto degli Stark.

Cavalcarono lentamente lungo la via del ritorno, scambiandosi occhiate furtive e sorrisi sornioni, ripensando a quello che era successo poco prima e chiedendosi se anche il loro seguito avesse assistito di nascosto al bacio rubato.
Se si sforzava, Sansa poteva ancora assaporare il gusto delle labbra di lui sulle sue, il suo gusto di vino fruttato e pane tostato, il suo profumo di erbe aromatiche e pulito.
Che una piccola parte di lei stesse iniziando a provare qualcosa per Willas? Forse…

Arrivati al castello, un paggio l’aiutò a smontare da cavallo, e insieme al suo promesso sposo si diresse verso la sala grande in cui era stata preparata una frugale cena.
Ma non arrivarono mai nella sala grande, né gustarono la cena: Maestro Lomys li raggiunse con passo goffo e aria trafelata non appena misero piede dentro il castello, nella mano tremante stringeva una pergamena che portava il simbolo dei Lannister.
“E’ appena arrivato un corvo da Approdo del Re! – esclamò con voce rauca, porgendo la pergamena al suo signore, guardando con occhi pieni di preoccupazione Sansa – Notizie dal Nord.”
Willas aprì la pergamena e, attentamente, ne lesse il contenuto. Il suo viso diventò sempre più pallido man mano che le lettere si susseguivano e il suo cuore fu improvvisamente pesante e colmo di rabbia e angoscia.
Come avrebbe potuto riferire a Sansa una tale notizia?

“Notizie da mio fratello Robb? – chiese con apprensione – E’ quasi arrivato alle porte della Capitale, sta per sferrare il suo ultimo attacco?”
“Sansa… - Willas non riusciva a trovare la parole – Tuo fratello e tua madre erano alle Torri Gemelle per presenziare alle nozze di tuo zio Edmure Tully con una delle figlie di Lord Frey. Loro… loro hanno spezzato il pane e mangiato sotto il loro tetto, ballato e bevuto, ma era una trappola.”
Come un lampo ritornò alla mente di Sansa il nefasto sogno della notte appena passata: la festa, i tamburi, il ragazzo dal volto di lupo, la donna dai capelli rossi.
Il matrimonio, suo fratello Robb, sua madre: non era stato un semplice sogno.
“Sono morti, non è così, sono stati uccisi alle Torri Gemelle.”
“Mi dispiace così tanto, Sansa.”

Gli occhi azzurri di Sansa persero tutta la loro luce, fissarono vacui un punto indefinito, e il suo corpo sembrò quasi privo di vita: fece qualche passo prima di perdere le forze, prima di sentire le sue ginocchia cedere, essere afferrata tra le braccia instabili di Willas, sentire la sua voce vicina e allo stesso tempo distante miglia e miglia chiamare aiuto.
Infine, com’era già accaduto quando Joffrey si era preso la testa di suo padre davanti al Grande Tempio di Baelor, tutto attorno a lei divenne buio.



 
*



*Il gigante e l'orsa sono rispettivamente il Grande Jon e Dacey Mormont, mentre l'uomo con la faccia scuoiata è ovviamente Roose Bolton.


Angolo Autrice: Salve a tutti! Capitolo più lungo dei precedenti, in cui c'è una svolta a livello umano tra i due protagonisti, oltre che un'ulteriore approccio introspettivo per cercare di descriverli al meglio... Willas specialmente!
Grazie mille a tutti coloro che leggono la storia in silenzio, che hanno deciso di seguirla, e in particolare a chi ha lasciato una recensione! Le vostre opinioni sono molto importanti per me e le apprezzo tantissimo! ;)
Alla prossima,
V.

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Capitolo 4
*** 04. ***


 







Marito. Sansa alzò lo sguardo verso la figura della Vecchia, simbolo di saggezza, i suoi occhi arrossati e gonfi splendettero alla luce della lanterna d’oro stretta nella sua mano rugosa.
Erano passati tre giorni dalla notizia delle Nozze Rosse, com’erano state ribattezzate nei Sette Regni, dal massacro che le aveva strappato l’ultimo fratello che le era rimasto e sua madre, Lady Catelyn: il primo lo aveva passato interamente a letto, senza mangiare e senza parlare con nessuno, il secondo si era costretta ad alzarsi e mangiare qualche boccone della zuppa che le sue dame le avevano portato, e il terzo lo aveva trascorso chiusa nel piccolo tempio di Alto Giardino a pregare La Madre piena di misericordia, la Vecchia simbolo di saggezza e il Padre simbolo di giustizia.
Giustizia…
Se ci fosse stata una giustizia nei Sette Regni e nel mondo suo fratello Robb le avrebbe portato la testa di Joffrey, vinto la guerra, e la sua famiglia sarebbe stata ancora viva. Invece erano tutti morti, lei era l’unica sopravvissuta, l’unica della sua stirpe.
Loro vogliono Grande Inverno, vogliono la mia dote, il mio diritto come erede di mio fratello. Ecco perché mi hanno data in sposa a Willas: loro sapevano, conoscevano i piani di Tywin Lannister, quello che sarebbe successo alle Torri Gemelle.
Sansa non poteva fidarsi di nessuno, non della gentile Elinor, non del cordiale Raymond, delle parole dei fratelli di Willas, di Willas stesso.
Era stata tutta una commedia da guitti, una farsa, il suo unico scopo era illuderla per sposarla con maggior facilità e poi metterla da parte, dimenticata dal mondo.
Per un attimo, mentre l’ombra dell’albero secolare accarezzava i loro corpi e Willas la baciava con dolcezza, aveva creduto di poter essere davvero felice ad Alto Giardino; aveva creduto alle sue belle parole, al suo volerla proteggere, aveva persino creduto che lui potesse amarla per quello che era e non per il suo nome.
“Sciocca ragazzina, sei solo una stupida, proprio come ripeteva sempre Joffrey!”

Eppure che altra scelta avrebbe avuto se non sposare Willas? Non poteva tornare ad Approdo del Re, Grande Inverno e tutta le sua famiglia non esistevano più, e l’unica scelta era rimanere e diventare la lady dell’Altopiano.
Con un po’ di fortuna Willas non l’avrebbe picchiata o umiliata, l’avrebbe trattata in modo decoroso, mostrata ai suoi sudditi come una di quelle belle bambole che suo padre le regalava quando era piccola.
Devo essere forte come la lady mia madre.
Guardò verso la porta del piccolo tempio, notando per la prima volta che la luce del sole aveva ceduto il posto a quella delle torce, realizzando che era tempo di tornare nei suoi appartamenti e prepararsi per la notte.


 
**



Willas osservava il pezzo di cervo nel suo piatto, distrattamente stava facendo rotolare con una forchetta una patata arrosto, e il suo sguardo fissava con aria assente un punto della sala grande mezza vuota.
Erano tre giorni che mangiava a fatica, dormiva con grandi difficoltà, e non faceva altro che pensare a Sansa: avrebbe potuto fare qualcosa per lei? Si sarebbe mai ripresa dalla morte degli ultimi cari che le erano rimasti? E, soprattutto, sarebbe stata ancora disposta a sposarlo?
Avevi promesso di proteggerla e hai fallito miseramente…
Sua nonna, Lady Olenna, aveva mandato un corvo ad Alto Giardino per informarlo dell’estraneità dei Tyrell nelle vicende riguardanti le Nozze Rosse, incitato ad anticipare quanto prima il matrimonio per paura di un ripensamento dei Lannister.
Con la morte di Robb Stark, Sansa era diventata l’erede di Grande Inverno, avrebbe avuto il nord in pugno, e l’avidità dei Lannister era troppa per farsi sfuggire dalle mani un’occasione così ghiotta; non sorprendevano, dunque, i loro piani falliti per farla sposare con Tyrion Lannister, il Folletto.
“No…” sentì sussurrare se stesso, la voce piena di rabbia, la mano stretta al bracciolo ligneo del suo scranno.
Con un movimento brusco spinse la sedia all’indietro, alzandosi con l’aiuto del bastone, e sceso barcollando dall’alta pedana si diresse verso l’uscita della sala: non sarebbe rimasto con le mani in mano, spettatore impotente degli avvenimenti, non sarebbe stato ancora una volta debole e inetto.
Dalla sala si spostò verso le scale che conducevano alle stanze private di Sansa, situate nella parte più alta del castello, molto più in alto di quelle di Willas: la vista delle ripide scale gli fece dolere anticipatamente la gamba malconcia, fu un anticipo dei dolori notturni che gli avrebbero fatto visita, eppure neanche quello lo avrebbe dissuaso dal salirle e andare a parlare faccia  a faccia con la sua futura sposa.

“Cugino, non credo sia un buon momento.” Disse con voce bassa Elinor, alle sue spalle la porta di legno dai cardini di ferro semichiusa oltre la quale si trovava la camera di Sansa.
“Le ho dato tre giorni, Elinor, tre giorni per stare da sola, pregare e riflettere. – ricordò piccato Willas – Ora è tempo per me di parlare con la mia futura sposa, e se lei si rifiuta di prendere parte ai pranzi e alle cene e starsene chiusa nelle sue stanza non ho altra scelta che questa.”
Elinor respirò pesantemente dal naso, ben conscia della delicata situazione, e suo malgrado annuì: “Lascia almeno che ti annunci, che Lady Sansa indossi qualcosa di più consono, che si metta a sua agio.”
Toccò a Willas annuire in risposta e stretta la presa attorno al manico argentato del bastone intarsiato di rose osservò sua cugina scomparire dietro la porta e attese.


La trovò seduta sul davanzale della sua finestra, gli dava le spalle, stava guardando – o semplicemente stava facendo finta di guardare? – il paesaggio esterno avvolto da un manto di semioscurità.
Indossava una leggera tunica lilla con ampie maniche, chiusa da lacci chiari sulla schiena, e i suoi lunghi capelli erano sciolti.
“Sansa…”
Girò il viso, mostrandogli gli occhi gonfi e arrossati, le guance rigare da calde lacrime e le labbra screpolate: il suo volto era una maschera di disperazione e immensa tristezza, così diverso da quello della ragazzina dalle gote arrossate che aveva baciato all’ombra di un albero secolare, e gli spezzava il cuore.
Non aveva alcun diritto di essere là, si disse, alcun diritto per starle davanti e avanzare qualsiasi tipo di pretesa; non aveva alcun diritto di compatirla, di pensare anche solo lontanamente di conoscere il dolore che stava provando, lui che non aveva mai perso un suo caro e aveva genitori e fratelli in perfetta salute.
“Perdonatemi, non sarei dovuto venire…”
“Sapete cosa hanno fatto a mia madre? – disse cogliendolo di sorpresa – E a mio fratello? Sapete quello che è successo, quello…” chiuse gli occhi e si coprì la bocca con le labbra per reprimere un singhiozzo.
Aye, lo so. – rispose con amarezza. Tutti conoscevano gli orrori delle Nozze Rosse, la testa di lupo che era stata cucita sul corpo del Giovane Lupo, il suo corpo e quello di sua madre gettati nel Tridente come quelli dei peggiori assassini – Sono stato informato e voglio che sappiate che nessun componente della casa Tyrell ha preso parte in questa barbara strage o sapeva delle intenzioni di Lord Fray, del tradimento di Roose Bolton, o della partecipazione di Tywin Lannister.”
“E perché mai dovrei credervi? – chiese in tono velenoso – Fareste di tutto pur di conquistare la mia fiducia e di conseguenza il nord: io ne sono la chiave, attraverso di me avrete Grande Inverno, avete bisogno di questa unione.”
“Io… - cosa avrebbe potuto dirle? Aveva ragione, ogni sua parola era veritiera, non poteva essere smentita. – Non so darvi un motivo, a ruoli invertiti neanche io crederei alle mie parole, ed è per questo che capirò e accetterò se vorrete annullare il matrimonio.”
Sansa sgranò gli occhi: “Come se questo fosse possibile! – esclamò – La vostra famiglia non lo permetterebbe mai, è tutto stabilito, il nostro futuro scritto.”
Aye, la mia famiglia non lo permetterebbe, ma non lascerò che la mia famiglia decida della mia vita. – disse in tono serio – Preferirei una vita di solitudine a una di miseria accanto ad una donna che proverà per sempre disprezzo per me. Preferirei mettervi su di una lettiga e spedirvi nella Valle da vostra zia, Lady Lysa, alle prime luci dell’alba piuttosto che mettervi di forza un anello al dito e legarvi in un unione che porterà solo miseria ad entrambi.”
“Ma la mia dote, Grande Inverno…”
“Ai Sette Inferi il nord e Grande Inverno! – esclamò furente, sbattendo con forza il bastone contro il pavimento di marmo, senza smettere di guardarla – Non ci sono neanche mai stato al nord, conosco la vostra terra solo grazie ai libri, e potrò fare a meno di boschi infestati da lupi e lord ostili che si prenderanno gioco di me.”

Sansa rimase in silenzio, contemplando le destabilizzanti parole che Willas le aveva appena detto, alle strade che si diramavano davanti a lei.
Non aveva mai conosciuto sua zia Lysa, molti sostenevano che fosse pazza, una donna di cui non ci si poteva fidare.
Aveva un solo figlio, il malaticcio Robert, un figlio a cui probabilmente sarebbe andata in sposa se avesse deciso di lasciare Alto Giardino e recarsi a Nido dell’Aquila, e se non fosse stato lui sarebbe stato qualche lord in cerca di potere, un alfiere dall’aspetto duro e anziano, un uomo molto più grande di lei che le avrebbe dato un paio di mocciosi ma non l’avrebbe mai resa felice.
“Non voglio andare a Nido dell’Aquila, - udì rispondere la sua voce -  non voglio che mi mandiate da mia zia, in un territorio a me sconosciuto e infestato da clan delle montagne e pantere ombra.”
“Vuol dire che resterete?”
Aye, resterò. – affermò scendendo dal davanzale – Forse me ne pentirò, forse questa decisione si rivelerà uno sbaglio, ma in questo momento mi sembra la cosa più saggia da fare.
Sono stata bene in questi dieci giorni, - proseguì – tutti sono molto gentili, mi trattano con rispetto e non mi maltrattano e voi siete migliore di tutti quei pomposi, arroganti e crudeli lord che ho conosciuto in questi anni.”
“Sono contento di udire queste parole, e per quello che possa valere voglio che sappiate che ho ancora intenzione di mantenere le promesse che vi ho fatto all’ombra dell’albero secolare, rendervi felice.”
“Willas…” i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
“Sansa… - la prese tra le sue braccia, facendo persino cadere il bastone in terra, stringendola come meglio poteva nonostante il precario equilibrio – Presto sarete la signora dell’Altopiano, governerete il nord per diritto di nascita, e quando quel giorno arriverà raduneremo i vessilli, raccoglieremo ciò che è rimasto dell’esercito di vostro fratello, e schiacceremo i Lannister.”
“Ma la vostra famiglia, vostro padre…”
“Mio padre non sarà per sempre Lord di Alto Giardino, un giorno sarò io a rivestire quel titolo, e quando quel giorno arriverà vi porterò la testa di Joffrey e di ogni Lannister, Frey o Bolton che vi ha fatto soffrire.”
“Lo giurate?” chiese chiudendo una mano attorno al lembo del suo farsetto.
“Sugli dei antichi e nuovi.” Rispose un istante prima di baciarla.

 
 
**



Resta. Non lasciatemi sola.
Sansa aveva afferrato la manica del suo farsetto e, con capo chino, l’aveva pregato di restare con lei.
Agli occhi di Willas era sembrata una bambina, gli aveva ricordato sua sorella minore Margaery, la bambina terrorizzata dal buio e dai temporali che era solita sgusciare di soppiatto in camera sua e infilarsi sotto le coperte del suo letto.
Era così fragile, sembrava sul punto di rompersi in mille pezzi di vetro, e non aveva avuto il cuore di negare la sua supplica.
Rimasto sveglio tutta la notte, steso sopra le calde lenzuola del letto a baldacchino, l’aveva osservata dormire accoccolata a lui; l’aveva tenuta stretta tutta la notte, asciugando le lacrime che in sogno avevano rigato il suo viso, accarezzandole i lunghi capelli ramati sparsi sui cuscini per calmarla.
Era stato strano dormire con una donna tanto giovane, una ragazza diversa da sua sorella, era passato così tanto tempo da quando era stato intimo con una di loro che aveva dimenticato la sensazione e il calore di un corpo morbido e sinuoso schiacciato contro il suo.
Prima della caduta da cavallo, prima della gamba spezzata, era stato un partito molto ambito ma poi tutto era cambiato: ogni donna lo guadava con pietà, altre con disgusto e pietà, e lui non poteva sopportarlo.
Lui non sarebbe mai stato Garlan, non sarebbe mai stato Loras, l’aitante Ser Loras che aveva la capacità di far innamorare qualsiasi donna; lui era Willas lo storpio, sarebbe stato per sempre Willas lo storpio, non importava quanto i suoi occhi e i suoi tratti somatici fossero simili a quelli dei suoi fratelli minori.
E quando arriverà il momento anche lei ti compatirà e sarà disgustata alla vista del tuo ginocchio distrutto e della tua gamba piena di cicatrici.

Willas provò ad alzarsi dal letto senza svegliare la giovane, posò una sua mano sulla sua piccola spalla per liberarsi dalla sua presa, ma anche quel tentativo si rivelò inutile: Sansa si mosse, mugugnò infastidita, e con aria confusa aprì piano gli occhi e fissò perplessa Willas.
“L’alba è passata da ore, - le disse con calma – i miei servitori mi staranno cercando, ho delle questioni da sbrigare questa mattina.”
“Oh! – esclamò allontanandosi da lui e mettendosi a sedere – Perdonatemi, non avrei mai voluto farvi perdere tempo, rubarvi del tempo prezioso.”
“Non c’è nulla da perdonare, dolce Sansa, passare la notte insieme a voi è stato… - cercò l’aggettivo più adatto a quella situazione – speciale.
“Ma sono certa che avete passato notti più speciali di questa insieme a donne più attraenti e vivaci di me.”
Aye, ho passato notti movimentate insieme ad alcune, come posso dire?, dame molto più spregiudicate di voi ma questo è accaduto in un’altra vita. – sorrise tristemente – All’epoca ero diverso, ero orgoglioso e arrogante, ma non credo sia questo il tempo e il luogo adatto per parlarne. Un giorno, forse, ma non oggi.”
Le diede un veloce bacio sul capo prima di mettersi seduto sul bordo del letto e iniziare ad allacciare i suoi calzari: “Spero di rivedervi per il pranzo, insisto per avervi a cena nella sala grande, in modo da farvi conoscere il Principe Oberyn.”
“Arriverà oggi?”
Willas annuì, allacciando l’ultimo calzare e mettendosi in piedi con l’aiuto del suo bastone: “Il suo seguito è stato avvistato a mezza giornata da qui, arriverà ad Alto Giardino poco dopo l’ora di pranzo, e se lo conosco abbastanza bene prima di presentarsi a corte farà un giro al bordello fuori le mura con la sua amante, Ellaria Sand.”
“Allora presenzierò al vostro fianco durante il banchetto in suo onore, sarò più che lieta di conoscere un uomo che odia i Lannister tanto quanto me, ascoltare le sue avvincenti storie.”
Willas sorrise sghembo: “Farò immediatamente chiamare le vostre dame, così potranno vestirvi e acconciare i vostri capelli, rendervi ancora più bella.”
Sansa arrossì e trattenne un sorriso – il primo che si concedeva dalla notizia della morte di suo fratello e sua madre – scostò le coperte e si alzò a piedi scalzi.
“Willas! – lo chiamò prima che lasciasse la sua stanza da letto – Grazie.”
Il giovane Tyrell la guardò con occhi dolci, accennò un inchino con il capo, e spalancata la porta lasciò le sue stanze permettendo alle ancelle di fare il loro ingresso con secchi di acqua calda e nastri di seta per acconciare i suoi lunghi capelli.



 

*




Angolo Autrice: Bentrovati! Questo capitolo ha preso una svolta inaspettata, inizialmente lo avevo pensato diverso, ma poi mi sono fatta prendere la mano e addio!
Nel prossimo avremo l'ingresso trionfante e tanto atteso di Oberyn e anche il matrimonio dei due pasticcini! :3
E, niente, spero che nonostante sia stato di passaggio il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutti voi che leggete in silenzio, seguite la storia, e recensite. Siete davvero tantisssssimi e appena avrò un secondo di tempo risponderò a tutti quanti! :D
Ultimo ma non ultimo, vi segnalo una OS da me postata giusto ieri con protagonista Willas e l'amatissimo Oberyn dal titolo "Dear Oberyn" e che trovate nella home poco più sotto rispetto a questa. E' abbastanza triste, vi avviso, ma mi farebbe piacere avere un vostro sincero parere.

Alla prossima,
V.

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Capitolo 5
*** 05. ***




 








Amanti. Oberyn Martell fece il suo sfarzoso ingresso nella sala del banchetto al calar del sole, seguito da quattro dorniani, appartenenti a casate minori, che avevano giurato fedeltà ai Martell. Al suo fianco, come sempre, c'era la sua amante Ellaria.
Indossavano vestiti dal gusto dorniano, colorati e sfavillanti, oro e rosso che risaltavano sulla loro pelle olivastra e sulle loro chiome corvine; Ellaria sembrava una nobile donna del profondo sud, i lunghi capelli neri ricadevano sulle spalle setosi, i suoi vestiti erano fatti di seta e merletti provenienti da Myr.
Sansa non aveva mai visto niente di paragonabile alla loro esotica bellezza, venne immediatamente affascinata dai loro tratti spigolosi ma allo stesso tempo attraenti, da tutto ciò che loro rappresentavano: libertà, forza, coraggio.
Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati.
Oberyn fu il primo a raggiungere la pedana su cui era seduta accanto al suo promesso sposo, al sorridente e affabile Willas, e i suoi occhi neri corsero immediatamente sulla sua figura avvolta da un vestito di seta e broccati grigio e oro.
“Mi avevano decantato la bellezza della tua lupa del nord, mio caro amico, ma non avrei mai pensato di trovarmi davanti ad un fiore così raro.”
Sansa assottigliò le labbra, cercando di non arrossire a causa di tale sfacciataggine, e non sapendo cosa dire o fare guardò con la coda dell’occhio Willas.
“Principe Oberyn, la vostra alta opinione della mia futura sposa mi compiace, ma permettetemi di introdurvi in modo appropriato Lady Sansa, della casa Stark, figlia di Lord Eddard e Lady Catelyn.”
Oberyn fece un inchino in segno di rispetto, lo stesso fecero i suoi uomini ed Ellaria, e disse: “Milady. Sono addolorato per la vostra perdita, i Lannister hanno portato via anche i miei cari, la mia amata Elia e i suoi bambini, ma un giorno arriverà la vendetta dei Sette e giustizia sarà fatta.”
“Vi ringrazio, Milord. – rispose – Non conoscevo vostra sorella, ma la sua bontà e la sua gentilezza sono ricordate ovunque nei Sette Regni. La sua perdita, come quella dei suoi infanti figli, è stata una tragedia.”
Oberyn accennò un sorriso, poi girò appena il viso alla sua sinistra e porse una mano ad Ellaria: “Posso presentarvi Ellaria Sand, mia compagna di vita e madre delle mie figlie più piccole?
Vista da vicino, Ellaria non era una vera bellezza, ma i suoi occhi neri trasudavano sensualità e una gran voglia di vivere; era attraente, sebbene non fosse figlia legittima di un lord riusciva a tenere gli sguardi di tutti puntati su di lei.
In quel momento Sansa pensò, dopo mesi, al suo fratello bastardo Jon Snow, lontano miglia e miglia da lei, diventato da tempo un corvo dei Guardiani della Notte, e si domandò se anche lui avesse saputo dell’uccisione di Robb e stesse soffrendo come stava soffrendo lei.

Terminate le cerimonie di rito, Oberyn ed Ellaria presero posto al banchetto, lui accanto a Willas e lei accanto a Sansa, e iniziarono a conversare sorseggiando pregiato vino dorniano e assaggiando le prelibatezze che vengono servite.
“L’Altopiano è una vera bellezza per gli occhi, anche se non bello quanto Dorne, e per una giovane lady del Nord come voi deve essere stato un gran cambiamento.”
“Alto Giardino è molto diversa da Grande Inverno: a nord non abbiamo alberi da frutti e roseti, le nostre rose blu del nord sono rare; qui è tutto diverso, non solo i paesaggi, ma anche i costumi eppure Willas mi ha fatto sentire subito a casa.”
“Willas è un dolce ragazzo, un giorno sarà un grande lord dell’Altopiano e sono certa che sarà anche un marito attento. – Ellaria sorrise – E voi, Milady, siete lieta di questa unione? Non sarà il Principe Joffrey…”
“Willas è anche meglio! – si affrettò a dire, resa nervosa dal semplice nome di quel ragazzo che aveva reso la sua vita un inferno, che l’aveva perseguitata nei suoi incubi notturni e diurni – Willas è tutto ciò che desidero.”
Ellaria guardò Willas Tyrell, occupato in un’accesa discussione con Oberyn, e poi nuovamente la giovane Stark: “Dovrete avere pazienza con lui: Willas nasconde molto più di quello che mostra, la caduta lo ha spezzato sia dentro che fuori.”
“Cosa state cercando di dirmi, Milady?”
“Non sono una lady, – la corresse – e questo non è il tempo o il luogo per parlarne, troppe orecchie sono in ascolto. Vediamoci domani mattina per una passeggiata nel roseto, da sole, e vi dirò tutto ciò che vorrete.”

 

**



Non aveva mai atteso così impazientemente il nuovo giorno come quella mattina.
Quando le servette si recarono nelle sue stanze per svegliarla, Sansa era già in piedi, ansiosa di indossare i suoi abiti puliti e acconciarsi i capelli; alle prime ore del mattino, con un vestito dell’azzurro dei suoi occhi con ampie maniche, raggiunse il roseto del castello dove ad attenderla c’era Ellaria Sand.
La bruna dorniana prese la più giovane sotto braccio, le riservò un sorriso gentile e dei complimenti per la scelta dell’abito, e con passo lento iniziò a passeggiare tra gli intricati sentieri di ciottoli bianchi delimitati da rose bianche e gialle.
“Devo ammetterlo, questi roseti sono maestosi e splendidi anche agli occhi di una dorniana come me, farebbero invidia a qualunque palazzo. – disse osservando prima le rose e poi il cielo limpido – Siete fortunata, Sansa, qualunque lady dei Sette Regni vorrebbe essere al vostro posto.”
“Dicono che anche i Giardini dell’Acqua siano splenditi, voluti dalla regina Targaryen per i bambini del suo popolo; dicono che tutti dovrebbero ammirarli almeno una volta nella vita.”
Ellaria annuì pensierosa: “Il Principe Doran ama i Giardini, passa le sue giornate osservando i bambini giocare e ridere, ricordando attraverso loro la sua infanzia e sua sorella Elia. – prese un sospiro – Ma non siamo qui per parlare della bellezza delle nostre terre, giusto?”
“Avete promesso di parlarmi del mio Willas.”
Aye, lo avevo promesso. – Ellaria sorrise sghemba, compiaciuta dall’aggettivo mio che la giovane Stark aveva appena utilizzato – Ho conosciuto Willas allo sfortunato torneo, quasi dieci anni fa, e non avrei mai immaginato che quel ragazzo vanesio e sbruffone si sarebbe trasformato in quello gentile e affabile che entrambe conosciamo e ammiriamo."
"Willas Tyrell era l’orgoglio di suo padre e della sua casata. – proseguì la dorniana – Il Lord Pesce Palla voleva fare di lui il cavaliere di Fiori che poi sarebbe diventato suo fratello Loras, ma ha azzardato troppo e ha perso. Non era pronto per quel torneo, Oberyn lo capì immediatamente, e la sua inesperienza l’ha pagata a caro prezzo: non solo non è diventato l’erede che suo padre desiderava, il dolce padre che ora ha occhi solo per i fratelli minori, ma le cicatrici provocate da quella caduta non si sono limitati all’esterno: Willas è stato ferito nel corpo, nello spirito, ogni sua certezza è venuta meno. Quando l’ho rivisto, molti anni dopo, era un ragazzo totalmente diverso: pacato, modesto, gentile, persino impacciato alle volte.”
“Cosa state cercando di dirmi?”
Ellaria non rispose, proseguendo il suo racconto, la sua lenta camminata al fianco di Sansa: “Oberyn insistette affinché io giacessi con lui, per fare in parte ammenda alle sue colpe, – lui non lo ammetterà mai ma una piccola parte di lui si è incolpato per l’accaduto – e io accettai. Willas era noto per fare stragi di cuori, la sua bellezza non è seconda a quella di Loras, e prima della caduta ogni dama moriva ai suoi piedi. Prima, ha avuto molte avventure, esperienze da una notte con donne di piacere o servette consenzienti, ma dopo la caduta anche questo è cambiato: quando mi intrufolai nelle sue stanze a tarda sera notai immediatamente il disagio nel suo sguardo e capii che la fonte di questo disagio non ero io ma il suo corpo."
"Alla fine giacemmo insieme, ma non fu affatto facile: il suo corpo era contratto, i suoi occhi sfuggenti e l’amplesso fu fin troppo veloce. – proseguì Ellaria, rispondendo alla muta domanda che Sansa le rivolse con i suoi occhi di zaffiro – Willas tenne per tutto il tempo le braghe addosso, rifiutò di mostrarmi il ginocchio, e fu solo la sera successiva che riuscì a persuaderlo a mostrarmi la gamba.”
“Perché mi state dicendo queste cose?” chiese ancora Sansa, questa volta più a disagio, la voce colma allo stesso tempo di imbarazzo e preoccupazione.
“Perché, piccolo fiore, domani sarete marito e moglie agli occhi del popolo e dei Sette, ci sarà una messa a letto sfarzosa e potrai scoprire tuo malgrado di non essere l’unica a vergognarti per il tuo corpo esposto; perché dovrai avere pazienza, molta pazienza, essere gentile e attenta con lui, fargli capire che lo desiderate nella vostra vita e nel vostro letto, non importa quale aspetto lui abbia.”
“Willas mi ha salvato da una vita fatta di soprusi e miseria, anche se probabilmente lui non lo sa, e in queste settimane mi sono profondamente legata a questo posto… e a lui, certo. Voglio essere per lui una buona moglie, dargli dei figli, e se sarà compiaciuto di me e mi guarderà anche solo vagamente come Oberyn guada voi sarò contenta.”


 

**


“Siete fortunato, mio caro amico: Sansa Stark è un fiore raro e ha deciso di mettere radici proprio nel vostro giardino. – anche Oberyn e Willas stavano passeggiando nello stesso roseto, erano più vicini di quanto potessero anche solo immaginare alle due dame, si stavano scambiando preziosi consigli – Credete di poterla rendere felice? Dopo tutto quello che ha passato, povera piccola, merita serenità.”
“La proteggerò con il mio nome, mi prenderò cura di lei, farò del mio meglio per essere il marito che ha sempre sognato. – sospirò – Anche se non sono e non sarò mai all’altezza dei miei fratelli.”
“Intendete altezzoso e amante degli uomini? – chiese provocatorio il Principe, ricevendo un’occhiata di rimprovero dal più giovane – Perdonate la mia insolenza, Willas, ma per quanto mi concerne siete voi il migliore della vostra spinosa famiglia.”
“Spero che Sansa sia della vostra stessa opinione, se riuscirà a guardarmi anche solo vagamente come Ellaria guada voi sarò felice.”
“Lo scopriremo presto… - lasciò la frase in sospeso e indicò poco lontano – Guardate, le nostre dame hanno avuto la nostra stessa idea, i vostri roseti hanno richiamato con il loro fascino anche loro.”
Willas guardò Oberyn con la coda dell’occhio e nascose un sorriso: il suo sesto senso gli diceva che quell’incontro non era da attribuire esclusivamente al caso.



 
**




Si sposarono l’indomani alla presenza di un septon e dei lord dell’Altopiano, tra le statue del Padre e della Madre, con mille candele che bruciavano attorno a loro.
Sansa indossava un vestito di sete e broccati grigio e bianco, i colori della sua casa, tra i capelli acconciati solo in parte spiccavano fiori e piccole rose bianche.
Willas porse attorno alle sue spalle il mantello con i colori e lo stemma dei Tyrell, simbolo di protezione e del legame che da quel giorno li avrebbe uniti, e davanti alla folla festante prese delicatamente il suo viso tra le mani e la baciò a fior di labbra.
Il banchetto di nozze fu abbondante e sfarzoso, allietato delle note dei liuti e delle arpe dei menestrelli, dalle canzoni popolari nei Sette Regni; cinquanta portate furono servite, carne cacciata nei boschi, pesce pescato dal Mander e dal vicino mare, frutti freschi e torte salate e dolci.
Ognuno dei lord portò un dono alla coppia, sete e gioielli, libri rari e oggetti preziosi provenienti dalle città libere oltre il mare.
Sansa mangiò con appetito, danzò con il suo nuovo sposo, riuscì persino a dimenticare i lutti subiti e l’assenza di qualsiasi lord o lady legato alla sua famiglia; tutto sembrò perfetto, quel giorno sarebbe stato il suo giorno, e il futuro non le sembrò mai così ricco di promesse come in quel momento.
E un giorno non molto lontano ballerete queste stesse danze a Grande Inverno, nella grande sala appartenuta agli Stark, ai Re del Nord.

Arrivò la messa a letto, uomini forti e robusti caricarono la sposa sulle loro spalle e iniziarono a spogliarla, la condussero fino al talamo nuziale dove attese l’arrivo del suo sposo, anche lui costretto a quel rito da donne procaci e fin troppo audaci.
Rimasero soli: Sansa lo aspettò in piedi accanto al letto di quercia secolare a baldacchino, indosso solo una tunica da notte leggera, mentre lui era rimasto con addosso le braghe verdi di lino e una sottotunica sgualcita e mezza slacciata a coprire maldestramente il petto quasi del tutto glabro.
“Mio caro marito…”
Marito: quanto suonavano strane quelle parole per Sansa.
“Dolce moglie… - Willas si avvicinò a lei senza l’aiuto del bastone, sorrise, sfilò dai suoi capelli leggermente scompigliati una rosa di bosco – Siete bellissima.”
Sansa socchiuse gli occhi: “Le sarte hanno fatto un ottimo lavoro con il vestito e il banchetto è stato il più bello di tutta la mia vita.”
“Neanche una parola sullo sposo?” chiese provocatorio.
“Lo sposo era elegante, - rispose posando una mano sul suo torace – maestoso, dolce. La sposa è una fanciulla fortunata.”
“Pensate davvero ciò che avete appena detto?”
“Avrei potuto sposare Joffrey, andare in sposa a Tyrion Lannister, a uno dei lord fedeli alla Regina, invece ho sposato voi. – ebbe voglia di abbracciarlo ma si trattenne – Voi mi avete salvato da una vita di abusi e miseria.”
Si voltò, slacciando la tunica qual tanto che bastava per scoprire la schiena, i segni indelebili che avevano lasciato mesi di percosse da parte delle guardie di Joffrey.
Lui non mi picchierà, è dolce e gentile, adesso lo so.
Willas fu inorridito da una tale crudele visione, nuovamente provò rabbia e giurò vendetta verso i Lannister, e si maledì per essere stato troppo irruento quando la sentì sussultare nel percepire la punta delle sue dita sulla schiena segnata.
“Perdonatemi…”
Sansa si girò nuovamente, i suoi dolci occhi azzurri si riempirono di lacrime, e piena di vergogna si coprì il viso.
“Non piangete, Sansa, non permettete ai Lannister di rovinare questi nostri momenti preziosi: questo giorno, questa notte, appartengono solo a noi. – le asciugò le lacrime – Loro non meritano le vostre lacrime, non permetteteli di avere ancora una volta il sopravvento, non ora che siete la lady dell’Altopiano e del Nord.”
“Sì, avete ragione, non devo piangere. – prese un respiro profondo – Questo è il nostro giorno, il nostro momento, e da oggi in avanti entrambi esibiremo le nostre cicatrici con orgoglio. Basta vergognarsi, nascondersi, sentirsi inferiori.”
“Ecco, l’uccellino è diventato aquila, ha artigli abbastanza affilati per cacciare.”

Si scambiarono un sorriso complice, lui la baciò ricambiato prontamente da lei, distese entrambi sul letto per alleviare il dolore al ginocchio; Sansa si lasciò guidare da lui, dalla sua esperienza, anche se era passato moltissimo tempo – all’epoca l’estate riscaldava i Sette Regni da nord a sud e l’inverno era solo un miraggio lontano – dall’ultima volta che Willas aveva preso un’iniziativa con una donna.
In verità, Willas Tyrell non aveva mai giaciuto con una vergine, le donne con cui aveva condiviso un letto prima dell’incidente erano state prostitute o servette di campagna con esperienza alle spalle.
Non voglio farle male.
Sansa permise al giovane di sfilarle la leggera tunica da notte, ai suoi occhi chiari carichi di desiderio di posarsi sul suo virgineo corpo, dovette fare un gran sforzo per ricordare le parole che le aveva detto Ellaria il giorno prima e non coprirsi le pudenda con i lunghi capelli e le sottili mani.
“Non vergognatevi, Sansa.” Le disse percependo il suo corpo farsi teso e gli occhi evitare con attenzione i suoi, scostandole una ciocca di capelli dietro la schiena, baciandole il collo, la guancia, la bocca.
“Volete che mi stenda così da permettervi di adempiere ai vostri doveri?” chiese lei, spostandosi verso il centro del letto, poggiando la schiena contro i cuscini.
“E ridurre la nostra notte di nozze ad un atto meramente fisico in cui non trovereste alcun piacere? – chiese retorico – E’ questo che vi hanno insegnato, Sansa?”
“La mia septa non ha mai avuto modo di insegnarmi queste cose, Joffrey ha preso la sua testa ancor prima che diventassi donna, e mia madre era troppo lontana per farlo. Nessuno mi ha mai detto cosa fare, solo Ellaria…”
“Ellaria, ma certo – Willas sorrise – Dovevo immaginarlo, in questi due giorni avete passato molto tempo insieme, e chissà cosa vi avrà raccontato.”
“Mi ha detto che non devo avere paura di voi, che siete stato dolce e gentile con lei, l’avete trattata bene. – ammise – Mi ha detto che sono fortunata, che non devo vergognarmi del mio corpo, di mostrarvi i miei desideri.”
“E che altro vi ha detto?” chiese ancora, iniziando ad accarezzare con una mano il suo polpaccio destro, risalendo lentamente nell’interno coscia.
“M-mia ha detto… - Sansa deglutì e poi gemette mordendosi un labbro sentendo per la prima volta una mano che non fosse la sua accarezzare la sua parte più intima – Willas!
“Volete che smetta?” domandò guardandola sottecchi, compiaciuto quando lei chiuse gli occhi e scosse forte la testa, facendo successivamente leva sul suo ginocchio buono per raggiungere il suo viso e poterla baciare.
Baciò ogni porzione del suo corpo lattiginoso, piccoli baci pieni di devozione che si posarono sul collo, spalle, sui piccoli seni, sul ventre piatto che entrambi speravano di riempire presto con un erede, sentendola sempre più rilassata e pronta per lui, continuando a farle scoprire quel piacere intimo che negli anni a venire avrebbe richiesto quasi ogni notte.
“Farà male… - le disse sussurrando al suo orecchio, posizionandosi tra le sue gambe con ancora indosso le braghe che coprivano il ginocchio malandato – Ma solo questa volta.”
“Lo so, - rispose mentre affondava le mani nei suoi capelli – e so anche che non potete evitarlo, che non è colpa vostra.”
Willas posò la fronte contro la sua, sfregò in modo quasi infantile i loro nasi, la baciò un’ultima volta.
E poi accadde: i loro corpi diventarono uno, proprio come aveva recitato il septon, e nonostante il dolore che entrambi provarono si ripromisero che niente avrebbe rovinato quel momento.
Tutto attorno a loro svanì, c’erano solo i loro corpi intrecciati, i gemiti misti a dolore che lei sussurrò all’orecchio di lui, le loro mani unite, Willas e Sansa e la passione che li travolse.

Sansa osservò, accoccolata sul petto del suo sposo, la piccola macchia di sangue che imbrattava le candide coperte: era diventata una donna, realizzò, non era più l’uccellino spaventato di Approdo del Re ma un’aquila maestosa dell’Altopiano.
Era la moglie di Willas, nessuno dopo quella notte l’avrebbe potuto mettere in discussione, e anche se era stato doloroso e non aveva provato il piacere che le dame raccontavano sussurrando a voce bassa si sentì ugualmente in pace.

“Voglio vedere la vostra gamba. – disse percorrendo con un dito il bordo superiore delle braghe slacciate – Permettetemi di baciare le vostre cicatrici nello stesso modo in cui vuoi avete baciato le mie.”
“Non sono cicatrici che una dama dovrebbe vedere, sono orribili, vi farebbero repulsione. – liquidò frettolosamente – Credetemi, Sansa, è meglio di no.”
“Pensate che sia così frivola? – chiese piccata – Pensate che vedendo la vostra gamba potrei guardarvi con pietà, disgustata, evitare il talamo nuziale?”
“Non intendevo…”
“Un tempo lo sono stata, lo ammetto. – continuò interrompendolo – Quando arrivai ad Approdo del Re con mio padre tutto ciò che desideravo e sognavo era un principe forte e gentile, un cavaliere aitante come vostro fratello Loras, ma adesso quella sciocca bambina non esiste più: non sono principi o cavalieri che voglio, ma un lord gentile e amabile come voi, un uomo imperfetto come me.
Mio padre era solito ripetere a me e ai miei fratelli che sono le nostre imperfezioni a renderci speciali, che non dobbiamo mai vergognarci di quello che siamo, dobbiamo invece andarne orgogliosi.”
Willas sospirò e suo malgrado accettò: “Va bene, Sansa, lo farò solo per voi.”
Lentamente si mise seduto, sfilandosi le braghe di lino, ritornando a sedersi accanto a lei e mostrandosi per la prima volta nudo.
Sansa osservò il suo ginocchio, la gamba molto più magra rispetto all’altra, le cicatrici biancastre e profonde che svettavano sulla rotula fatta a pezzi: per molte dame quello non sarebbe stato un bello spettacolo, ma Sansa ne aveva viste troppe per provare repulsione per lui, per impressionarsi.
Lei era stata costretta ad osservare la testa mozzata di suo padre esposta sulle mura della Fortezza Rossa, la faccia bruciata del Mastino, orrori ben più crudeli di quella singola gamba ferita.
Con devozione si chinò sulla sua ferita, le sue labbra rosee e piena baciarono il ginocchio spezzato, i suoi lunghi capelli solleticarono la sua pelle sensibile.
Willas osservò quella scena come da un sogno, il tocco gentile di lei gli provocò un brivido lungo tutto il corpo, riuscì a farlo sentire nuovamente all’altezza dei suoi fratelli, di qualsiasi altro uomo dei Sette Regni.
Non è disgustata, non vuole scappare, mi accetta così come sono. Lei è diversa, lo è sempre stata, ed è mia.

“Sansa…” la prese per un polso, tirandola leggermente verso di lui, facendola accoccolare nuovamente sul suo corpo e baciandola fino a farle mancare il respiro.
Pelle contro pelle, cuore contro cuore, un solo corpo e una sola anima.
“Cosa succederà adesso? – chiese con occhi socchiusi, sentendo il sonno farsi sempre più prepotente, beandosi del tocco delle dita dell’altro sul suo braccio – Da domani tutto sarà diverso.”
Aye, tutto sarà diverso, più bello e io ho intenzione di mantenere la mia promessa: prendermi la vita del giovane Joffrey e donarla a voi come mio dono di nozze.”
Sansa lo guardò negli occhi, i suoi occhi verdi che adorava, e seppe con certezza che l’indomani sarebbe stato carico di promesse mantenute e vendetta.



 


*



Angolo Autrice: Okay, ci siamo, è finita. Voi ora direte: ma come finita? Sì, è finita. Questa storia è nata come una OS che si è allungata troppo, diluita in cinque capitoli, il suo fine è sempre stato quello di narrare le vicende di due personaggi che, a parer mio, avrebbero formato una coppia splendida.
Non è mai stata una storia piena di pretese, semplicemente narra di due persone che si sono ritrovate per caso, scoperte più simili di quanto entrambi avessero mai potuto pensare. Entrambi avevano i loro segreti, le loro cicatrici esterne ed interne, non si sentivano meritevoli dell'altra. Ma a questo ci hanno pensato Oberyn ed Ellaria perchè, diciamocelo, Sansa e Willas avevano bisogno di una spintarella.
In ogni caso, per la - spero - gioia di tutti voi che avete seguito la storia, vi annuncio che presto - non so bene quando - scriverò una serie di OS sempre dedicate a questa coppia che io amo e ambientate sempre in questo AU.
E, niente, grazie, grazie, grazie, mille grazie a tutti voi che avete letto questa storia in silenzio, avete deciso di seguirla, e alle carinissime persone che mi hanno lasciato recensioni zuccherose che mai avrei pensato di ricevere. ^^
Se volete continuare a seguirmi, mi trovate nella sezione originali o in quella dedicata alla serie in costume dedicata alla Guerra delle Rose "The White Queen".


Alla prossima,
V.

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