Vindex

di Kooskia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue a San Martino ***
Capitolo 2: *** Parole e proposte ***
Capitolo 3: *** I doveri di un drago ***
Capitolo 4: *** Il Consiglio dei draghi ***
Capitolo 5: *** Nel ricordo di coloro che amiamo ***
Capitolo 6: *** Tra le onde ***
Capitolo 7: *** Contrattazioni ***
Capitolo 8: *** Scelte ***
Capitolo 9: *** Battesimo di sangue ***
Capitolo 10: *** A Palermo! ***
Capitolo 11: *** La Monarca ***
Capitolo 12: *** Prenderemo Roma... ***
Capitolo 13: *** Sangue sull’Aspromonte ***
Capitolo 14: *** Sopra navi di ferro ***
Capitolo 15: *** Le sorti di una nazione ***
Capitolo 16: *** Prenderemo Roma… o sarà la morte ***
Capitolo 17: *** Con un tow, row, row. ***



Capitolo 1
*** Sangue a San Martino ***


Capitolo Uno  –  Sangue a San Martino
Il rombo dei cannoni riempiva le orecchie dei combattenti mentre le armate stavano per affrontarsi.
I fanti austriaci tenevano saldamente le proprie posizioni dominanti a San Martino mentre la 5° Divisione sarda marciava verso di loro. In lontananza il tuono incessante delle artiglierie francesi non dava segno di voler interrompersi ma ben presto il fragore delle scariche di fucile coprì ogni cosa.
Nuvole di fumo causate dalla polvere da sparo si levarono alte in cielo riducendo la visibilità ai combattenti.
Schiere di uomini cadevano e morivano per ogni palmo di terra conquistato.
Il giovane tenente colonnello Raffaele Cadorna strinse con forza l’elsa della sua spada mentre dietro di lui si ammassavano i suoi uomini : la 29° Compagnia Bersaglieri. Erano stati i primi a gettarsi all’assalto delle postazioni austriache ma la lotta si era dimostrata ben più lunga e cruenta di quanto si fossero aspettati.
Si volse a guardarli, molti di loro erano giovani che vedevano la guerra per la prima volta: lo si poteva leggere nei visi stanchi e esasperati, sporchi di fuliggine e sangue.
Un brivido gli percorse la schiena quando si rese conto che quella situazione di stallo stava per cambiare.
La vittoria avrebbe coronato quella giornata ma il timore non poteva che afferrare il suo cuore.
Non era mai riuscito a farsi piacere i draghi.
 
Il grande Chanson de Guerre osservava lo svolgersi della battaglia sotto di lui.
Il sangue gli ribolliva nelle vene e la mente era offuscata dal desiderio di battersi e di mostrare il proprio valore.
Sul suo grande dorso vennero issati i vessilli di attacco in uso della Forze Aeree del Regno di Sardegna.
Egli ruggì, scagliandosi in picchiata con la sua formazione: la colorazione della sua razza era un misto variopinto di chiazze oro, arancio, marroni ed avorio e le sue scaglie rilucevano al sole creando uno spettacolo magnifico.
Gli umani posti nella grande rete sul suo ventre si diedero da fare lanciando bombe sulle forze austriache mentre i membri più piccoli della sua formazione si lanciavano in spericolati raids diretti: dilaniando e disperdendo gruppi di fanti austriaci con zanne ed artigli.
-Presto si ritireranno !!-
Il grido del suo capitano giunse amplificato dal megafono che l’uomo teneva stretto in mano.
Vindex non trattenne un ghigno di trionfò.
Il grande drago era quasi pronto a prendere quota insieme al resto della formazione quando un grido di allarme giunse da uno degli alfieri posti sulla sua spalla perché ad una quota più elevata si stagliava nitida una formazione di draghi austriaci.
Dal dorso del peso massimo partì una precisa salva di fucileria che falciò l’equipaggio di un drago nemico.
I cadaveri degli uomini rimasero appesi alle cinghie di sicurezza e i pochi sopravvissuti cercarono disperatamente di separare i corpi dalla bardatura principale per alleggerire il drago:  Vindex non perse l’occasione.
Il possente drago da 20 tonnellate quasi collise in aria con l’avversario più piccolo ed egli provò un immensa soddisfazione nell’affondare le zanne nell’arto posteriore del suo nemico.
Quest’ultimo urlò con furia e artigliò disperatamente cercando di liberarsi mentre lo Chanson de Guerre sentiva il sangue caldo bagnarli le labbra. Era un sapore inebriante ma diverso da quello delle prede che mangiava.
Dopo alcuni istanti lo lasciò andare con un grido di trionfo, il più delle volte bastava un colpo ben piazzato o una ferita profonda per mettere fuori uso un drago e costringerlo alla fuga.
Prolungare di più un combattimento avrebbe aumentato i rischi per se stesso e per il suo equipaggio.
Fu in quel momento che un ombra calò su Vindex.
Un altro peso medio si era avvicinato silenziosamente sopra la sua posizione ed una squadra d’abbordaggio era riuscita ad agganciarsi coi moschettoni alla bardatura del peso massimo. Vindex colse una fugace occhiata del secondo drago mentre quest’ultimo si allontanava di gran carriera: pareva trattarsi di un Berghexe, una razza prussiana.  Strano che gli austriaci si fossero accaparrati un uovo di drago prussiano.
Ben presto urla di battaglia esplosero sul suo dorso mentre Vindex non poteva fare niente per intervenire senza rischiare di colpire gli uomini del suo equipaggio. Con sgomento osservò di sfuggita i corpi insanguinati di diversi uomini (amici e nemici) trascinati dalla forza di gravità fino a scivolare via dal suo dorso ma ancora appesi alle corde di sicurezza: sembravano tanti pupazzi abbandonati da un marionettista poco abile.
Non poteva permettere che gli uomini del suo equipaggio morissero così.
Con un ruggito richiamò i compagni della sua formazione: essendone lui stesso il cardine, in quanto unico peso massimo, non poterono fare altro che seguirlo e ritirarsi.
D’altronde le Forze Aeree del Regno di Sardegna non potevano permettersi di perdere un peso massimo.
Perché se il suo capitano fosse stato catturato e messo sotto minaccia di morte da un abbordatore nemico, Vindex non avrebbe avuto altra scelta.
Da quando il suo uovo si era schiuso di fronte al suo capitano Vindex non aveva passato giorno senza di lui.
Come per tutti i draghi in servizio attivo, la lealtà al suo capitano veniva prima della lealtà di fronte ad un ideale o a una nazione.
Atterrò nel mezzo delle linee sarde e una squadra di bersaglieri si avvicinò puntando i fucili contro degli abbordatori sopravvissuti.
-Presto !! Toglietemi tutto! Cos’è successo? Dov’è il mio Capitano?-
L’equipaggio di terra giunse rapidamente, slacciando le pesanti principali fibbie della bardatura, aiutando a portare già dal dorso di Vindex i corpi dei caduti e prestando soccorso ai feriti: il cuore del drago si fermò per un istante quando vide il corpo pallido del suo capitano venire portato con riverenza al suolo. 
Ruggì di dolore, artigliando il terreno fangoso sotto di lui, sotto gli sguardi attoniti dei fanti, dell’equipaggio di terra e dei suoi aviatori sopravvissuti alla battaglia.
Gli altri draghi della formazione atterrarono attorno a lui con espressioni abbattute.
La perdita di un capitano era qualcosa di sentito da tutti i membri della formazione, draghi o umani.
Mentre Vindex poteva dare sfogo al suo dolore solo ruggendo e scavando solchi nel terreno, i draghi francesi dell’Armée de l’Air scacciarono dai cieli la formazione austriaca.
Il nemico presto avrebbe iniziato ad abbandonare San Martino.
-Una perdita inaspettata e sconveniente. –                            
A parlare era stato un uomo in alta uniforme dell’esercito Sardo, osservando da lontano il possente Chanson de Guerre.
L’ufficiale di collegamento delle Forze Aeree richiuse i lembi d’ingresso della tenda dalla quale era appena uscito, quindi abbassò lo sguardoed annuì .
-Sicuramente: quando un drago perde il suo capitano di rado è ancora utile al combattimento. Perdere uno dei nostri pochi pesi massimi in tale modo è sicuramente una disgrazia. l’unico destino che gli resta è passare il resto dei suoi giorni nei Recinti di Riproduzione sul Gran Paradiso. Almeno in questo modo continuerà a servire le Forze Aeree-
Il Generale Domenico Cucchiari si passò una mano guantata sul viso, accarezzandosi il pizzetto.
-Una sfortuna davvero… beh se non altro grazie ai nostri alleati Francesi la battaglia è vinta. Ho appena ricevuto una lettera che mi informa del loro successo a Solferino. se volete scusarmi devo scrivere un rapporto a Sua Maestà –
Egli si ritirò nella tenda adiacente, lasciando l’ufficiale delle Forze Aeree ad osservare il triste spettacolo di un drago che aveva appena perso il suo capitano.
 
Note:
Questo capitolo è il prologo ed introduce molti elementi. Temeraire è basato sulle guerre napoleoniche, questa fanfiction è ambientata anni dopo durante l’Unità d’Italia. Nel Prologo vediamo la Battaglia di Solferino & San Martino del 1959 che vide schierato l’esercito di Sardegna alleato con la Francia di Napoleone III contro l’Austria.
Tutti i nomi citati sono di personaggi storici, ce ne saranno molti in questo progetto.
Per chi non fosse pratico della saga di Temeraire la bardatura è costituita da una serie di cinghie di cuoio e cordame con una doppia funzione: reggere una sorta di robusta rete sotto la pancia del drago per ospitare uomini in grado di scagliare bombe e fornire punti sicuri (tramite ganci e corde di sicurezza) per una squadra di fucilieri sul dorso del drago. Come avete letto, se due draghi si avvicinano troppo c’è il rischio che soldati nemici possano lanciarsi ed agganciarsi su di un drago nemico ed ingaggiare battaglia allo scopo di catturare il capitano.
I draghi (come ho accennato) sono suddivisi in categorie di peso: peso massimo (oltre le 18 tonnellate), pesi medi (tra le 10 e le 18), pesi piuma da combattimento (da 6 a 10 tonnellate) e corrieri (inferiori alle 6 tonnellate).
   

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Capitolo 2
*** Parole e proposte ***


Capitolo 2 – Parole e Proposte.

I territori del Gran Paradiso non erano affatto male.
La presenza umana era ridotta ai minimi termini, pochi scocciatori e praticamente nessuna preoccupazione.
Certo, a volte il re faceva visita alla sua Riserva di Caccia personale, ma i draghi non se ne curavano.
Tutto quello di cui avevano bisogno veniva loro dato e anche grazie ai pochi paragrafi dedicati ai draghi nello Statuto Albertino vi erano stati dei miglioramenti rispetto al passato.
Padiglioni su modello di quelli Francesi erano stati costruiti anche se alcuni draghi persistevano a cercare dove dormire in anfratti naturali.
Vindex era uno di questi.
Anche se il più delle volte essi si vantavano della propria indipendenza, i draghi in realtà apprezzavano la compagnia: specie quando si trattava di raccontare le proprie gesta belliche, poeticamente gonfiate per l’occasione, di fronte ad una platea di propri simili.
Vindex faceva eccezione anche per quest’altra caratteristica: mangiava la sua parte di cibo senza dire una parola ai propri compagni, per poi ritirarsi nuovamente nella solitudine della propria caverna.
I suoi pensieri ancora rimanevano a quel fatidico giorno della Battaglia di San Martino.
L’estate e l’inverno erano trascorsi senza che il grande Chanson de Guerre potesse trovare sollievo per il proprio lutto.
Egli sbuffò di insofferenza quando il giovane essere umano si sedette di nuovo su di una roccia davanti all’ingresso del suo rifugio privato.
Era rimasto sorpreso quando l’umano si era annunciato a lui alcune sere prima, il drago posò lo sguardo su di lui ancora una volta: era giovane, anche per quanto riguardava gli standard degli uomini dalla vita così breve, indossava un lungo cappotto di colore scuro e aveva appoggiato la tuba sul masso dove sedeva.
Come le ultime sere , egli era intento a leggere ad alta voce a beneficio di Vindex: era però quasi giunto alla fine del libro e quando il giovane si alzò dopo aver finito di leggere l’ultima pagina, il drago comprese che il vero tormento doveva ancora cominciare.
–Spero che abbiate trovato utili queste parole… -
Vindex non rispose subito perché dopotutto una cosa andava riconosciuta: il giovane sicuramente aveva avuto un bel coraggio a venire a disturbarlo raccontandogli tutte quelle storie e possibilità su un modo di vivere diverso per i draghi.
–Tutto quel che posso dirti è che anche se la metà di quel che si dice nel libro è vera, a me non interessa! Ho perso il mio capitano e tutto quello che contava per me non ha più significato: ora quel che voglio è essere lasciato in pace e mangiare quanto mi spetta.-
La voce del drago era forte ed imponente ma benché volesse spaventarlo e mandarlo via, il drago non ottenne il successo sperato. Egli tornò ad accucciarsi con un’espressione abbattuta quando vide invece un trio di persone incamminarsi sul pendio che portava alla sua caverna.
–Vi… vi avevo avvertito che oggi avreste ricevuto altre visite.-
Vindex non si degnò di rispondere al giovane e chiuse gli occhi poggiando la testa massiccia dopo aver steso in avanti le zampe anteriori, facendo finta di dormire. Ma nell’arco di pochi istanti la curiosità prese il sopravvento ed egli sollevò un poco la palpebra dell’occhio sinistro per osservare i nuovi arrivati.
Due di essi erano giovani come il ragazzo che aveva letto quel libro fino a pochi minuti prima: essi si muovevano ai fianchi di un terzo uomo più vecchio e benché tutti quanti portassero anonimi cappelli e cappotti scuri per ripararsi dal freddo e dall’umidità, Videx percepì nitidamente l’odore di polvere da sparo.
I giovani uomini portavano delle pistole, evidentemente scortando il loro compagno più anziano.
Vindex non trattenne un ghigno perché non sarebbero di certo bastate due pistole a fermare un drago di venti tonnellate.
–Dubito che portare armi sia lecito, essendo questo territorio militare. -
L’uomo anziano non trattenne un sorriso e si fece avanti per poi sedersi sulla pietra, prendendo il posto del ragazzo col libro, mentre gli altri due si misero fermi ai suoi lati senza nascondere nervosismo.
–Dubito che la denuncia di un drago per aver corrotto delle guardie e avermi permesso di far entrare i miei uomini con delle armi possa essere una grande preoccupazione per me.
Se qualcuno dovesse sapere della mia visita incorrerei in ben più gravi problemi.-
Egli si portò una mano sull’ampia fronte asciugandosi il sudore con un fazzoletto.
–Dopotutto il Primo Ministro Camillo Benso mi ha definito un “capo di assassini”, lo sapevate?-
Il drago scosse la testa con un tono leggermente infastidito: non si era aspettato che tale uomo lo venisse a trovare.
Inoltre il suo capitano non avrebbe esitato un istante ad arrestarlo se solo egli fosse stato ancora in vita ed al suo fianco.
–E con buone ragioni direi.. ma ditemi, sapevo che eravate in Inghilterra mentre i vostri sicari cercavano di uccidere Napoleone III-
Il tono di voce dell’uomo si fece improvvisamente più duro e Vindex fu sorpreso che un uomo si rivolgesse in tal modo ad un drago della sua stazza.
– Felice Orsini era un cospiratore e un assassino a sangue freddo, io non ho né ordinato né approvato le sue azioni sconsiderate. Egli ha sostituito la pianificazione e la ponderata preparazione alla scelta di compiere un attentato dettato dalla passione e dall’avventurismo… -
Vindex non disse nulla anche se avrebbe potuto rispondere a tono: la nazione a cui apparteneva aveva un profondo legame con la Francia benché le aspirazioni unitarie su larga scala si scontrassero con gli interessi Francesi e le azioni politiche del suo interlocutore avevano causando lo scorrere di molto sangue.
–Comunque non è per i morti che sono venuto a parlare, ma è per le possibilità che voi draghi potreste avere se prendeste parte attiva nell’unificazione Italiana sotto una Repubblica. L’Austria, I Borboni, il Vaticano… sono nemici vostri quanto nostri, il libro che vi ho fatto leggere contiene le testimonianze e le esperienze di Temeraire, un grande drago Celestiale britannico di cui avrete sicuramente sentito parlare. Il diritto dei draghi di partecipare alla vita sociale e politica … -
Andò avanti così per un bel pezzo e benché l’ attenzione di Vindex fosse sempre alta egli non riuscì a sentirsi partecipe con quanto sentiva.
- Il mio capitano, l’uomo che è stato al mio fianco dalla mia nascita, è morto!
Come potrei riempire questo vuoto con vaghe promesse di un fantomatico futuro migliore per i draghi? E perché noi draghi dovremmo averne bisogno?-

Il drago tuttavia cercò di essere paziente perché se non altro quegli uomini avevano fatto un lungo viaggio solo per venire a parlare da lui.
–Quest’ultima spedizione avrà più successo delle tante altre che sono fallite in passato.
Ci saranno più armi, più organizzazione e più contatti delle volte tentate in precedenza.
Lo stesso Regno di Sardegna pur non prendendovi parte ufficialmente ha avuto un ruolo nella preparazione di questo piano e la Marina Britannica si occuperà di distrarre le navi borboniche con manovre in mare. Vi renderete conto come sia essenziale la partecipazione di alcuni draghi alla spedizione e non possiamo impegnare in azione una Formazione ufficiale: per questo ci siamo rivolti a voi. Un drago della vostra stazza sarà indispensabile per contrastare i draghi Borbonici… -
Vindex allungò il collo e vide come il sole era oramai sparito dietro alla cresta dei monti.
–Bene signori, credo che il nostro incontro finisca qui… impegni urgenti mi priveranno della vostra compagnia per il resto della serata e vi prometto che prenderò seriamente in considerazione la vostra proposta.-
Il suo interlocutore, interrotto bruscamente dall’annuncio del drago, non trattenne un commento leggermente concitato.
–Beh.. bene Vindex. Sono sicuro che l’interesse dell’Italia e dei suoi draghi venga sicuramente dopo i vostri impegni però.. –
Il grande Chanson de Guerre si esibì in una risata così poco umana da far trasalire i presenti.
–Senza alcun dubbio signor Mazzini. Dovreste sapere quanto sia alta la considerazione nei confronti di noi draghi, tanto da prevedere fitte pianificazioni di accoppiamenti per i draghi ritiratisi dalle Formazioni. Ha poca importanza se troviamo interessante o attraente una compagna, quello che conta è trattarci alla stregua di stalloni per produrre nuovi esemplari o nuove razze sperimentali. Ogni volta ovviamente c’è sempre un bel discorso di come ciò sia importante “Per il Regno, il suo popolo e Sua Maestà” e pertanto, a meno che non vogliate ampliare le vostre conoscenze sui comportamenti riproduttivi di noi draghi, vi suggerirei di tornare da dove siete venuti prima dell’arrivo di una bella Pecheur-Couronne –
Con profonda soddisfazione Vindex vide i giovani umani arrossire d’imbarazzo mentre anche il signor Mazzini sembrò trovarsi a disagio.
– Certo… naturalmente, spero che questo nostro incontro possa portare a dei risultati… un Italia unita sicuramente vedrebbe i draghi avere più possibilità di scegliere in autonomia i propri compagni e… - Mentre sia lui che le sue guardie fecero per incamminarsi lungo il pendio, Vindex non riuscì a trattenere un’ultima stoccata finale con un ampio sorriso.
–Non ho mai detto che non mi dispiaccia il contrario..-
Il signor Giuseppe Mazzini, uno degli uomini più ricercati da metà dei governi Europei, borbottò qualche altra scusa imbarazzata e si incamminò per il pendio seguito dai suoi giovani seguaci.

Note:
L’introduzione di personaggi storici è iniziata già con una figura illustre, nei confronti del quale però Vindex non esprime una grandissima opinione (cosa che verrà rimarcata in seguito). Dal punto di vista storico è accertato che Mazzini avesse intenzioni di partecipare alla Spedizione dei Mille, ho scelto quindi di introdurlo in questo ruolo di “reclutatore” (efficace con gli umani ma meno coi draghi).
Per quelli che non conoscono la serie originale i “Breeding Grounds” dove si trova ora Vindex, sono i territori ad uso esclusivo dei draghi solitamente abitati da individui non impegnati in combattimento (ma anche da draghi in servizio attivo ai quali però è richiesto di generare un uovo). La scelta per il Gran Paradiso è stata dettata dal fatto che di solito si tratta di posti storicamente isolati dall’uomo dove i draghi si adattano naturalmente. Si cita Temeraire (protagonista dei libri originali), Felice Orsini (che cercò di uccidere Napoleone III) e anche lo Statuto Albertino che ho immaginato includesse leggeri miglioramenti per lo status dei draghi.

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Capitolo 3
*** I doveri di un drago ***


Capitolo 3 – I doveri di un drago

Non dovette aspettare molto, prima di avvertire lo sbatter d’ali di un altro drago farsi sempre più vicino. Quando la creatura atterrò di fronte all’ingresso della sua caverna, Vindex percepì dal modo con cui era atterrata che si trattava di un peso medio. Il grande Chanson-de-Guerre si riscosse dai pensieri che ancora turbavano la sua mente dopo l’incontro con gli uomini di poco prima e dopo essersi alzato diede una controllata alla sua caverna: le pareti erano spoglie e oscure ma Vindex se non altro si consolava per la discreta quantità di monili e preziosi che teneva accumulati e ben in vista al centro della caverna. Il suo capitano non era di nobile famiglia ma ogni loro successo militare o riconoscimento ottenuto si era materializzato in qualche nuovo dono per il drago. Egli era intento a raddrizzare il grande candelabro d’argento in cima al cumulo quando senti la dragonessa farsi avanti.
–Vindex? Posso entrare?-
Il peso massimo si voltò rapido, badando bene di mettere in mostra la sua piccola ricchezza e al contempo osservando bene la giovane femmina che si era presentata a lui.
Si chiamava Animosa ed era una Pecheur-Couronne, una razza dal colore blu intenso con striature bianche sulle ali: erano estremamente comuni in Francia e costituivano una grossa fetta dei pesi medi nei Corpi Aerei del Regno di Sardegna. Era una dragonessa in servizio attivo, ma aveva riferito di essere pronta a deporre un uovo e gli umani avevano deciso che sarebbe valsa la pensa rafforzare fisicamente la sua razza con del sangue di Chanson-de-Guerre.
Vindex si avvicinò lentamente, mantenendo sollevato il collo con fare dignitoso. Incontrarsi con le femmine era l’unico sollievo momentaneo che poteva ricevere da quando il suo capitano aveva lasciato questo mondo.
–Ti trovo bene Animosa, ci siamo visti l’ultima volta poco dopo la Battaglia di Palestro dico bene?- Il drago cercò di trovare un buono spunto per permettere alla dragonessa di intavolare una
conversazione interessante, valutò con soddisfazione di esserci riuscito perché quest’ultima si accovacciò soddisfatta iniziando a raccontare.
–Oh sì! Ero coi rinforzi guidati dal Re Vittorio Emanuele in persona! Li aveva condotti lì per rafforzare la posizione degli Zuavi Francesi; all’improvviso arrivò una grossa formazione Austriaca e guarda qui!
Un loro peso massimo per poco non mi staccò la coda … -
La dragonessa agitò la punta della lunga coda blu sotto il muso di Vindex, quest’ultimo notò in effetti che vi erano impressi i segni lasciati dalle zanne di un drago.
Una bella cicatrice di cui andar fieri anche se, considerando la scarsa profondità del morso, era probabile che Animosa non fosse andata così vicina al perdere mezza coda come rivendicava.
- … e a quel punto mi sono girata a mezz’aria e l’ho colpito con gli artigli sul muso mettendolo in fuga, senza il loro peso massimo l’intera formazione nemica si è dispersa e la 4° Divisione del Generale Cialdini scacciò definitivamente le forze del Feldmaresciallo Zobel che non poteva più contare sul supporto aereo.-
Vindex annuì con espressione ammirata. Anche se era evidente che l’esito della Battaglia fosse stato dato dallo sforzo collettivo della Formazione, unita all’azione indipendente delle truppe di terra, si trattava comunque di una bella versione della storia.
– Sei stata davvero in gamba e coraggiosa Animosa, sono contento di avere un uovo con te.-
La Pecheur-Couronne drizzò bene il collo, visibilmente compiaciuta delle lodi ricevute.
Quindi, con fare un po’ imbarazzato, aprì la zampa anteriore destra: Vindex aveva notato che la dragonessa la teneva chiusa e aveva aspettato pazientemente.
–Questo… è per te, da parte mia-
Vindex avvicinò il muso con grande interesse, Animosa poggiò delicatamente l’oggetto su di una grande roccia: si trattava di un grosso vassoio ornamentale, il peso massimo lo adocchiò con fare esperto e valutò come la superficie fosse in argento. Era consuetudine prima di un accoppiamento, che il drago più piccolo donasse qualcosa al più grande: era la stazza e non il genere o l’età a stabilire chi dovesse portare un dono al proprio partner. Vindex era decisamente soddisfatto di quella tradizione. –Grazie! E’ davvero bello! - disse con sincerità per poi afferrare il vassoio tra due artigli e depositarlo in bella vista sul cumulo dei suoi tesori.
–Che cos’è questo? Leggevi? Il mio capitano mi legge spesso Principi Matematici di Newton… -
Vindex si voltò dubbioso, perché non teneva libri nella sua caverna, per poi rendersi immediatamente conto che gli uomini di Mazzini avevano lasciato lì il libro con cui lo avevano tormentato.
–Oh lascia stare! Me l’hanno lasciato degli scocciatori Repubblicani… credevano che potessi tornare in servizio attivo dopo che… -
Il silenzio risuonò freddo nella caverna; Animosa, come tutti gli altri draghi, sapeva della perdita di Vindex. Il peso massimo chiuse gli occhi, mentre nostalgici ricordi lo assillarono. Ricordi di quando si trovava ancora dentro il suo uovo ed imparava la lingua che sentiva parlare nel mondo esterno.
La noia maturata aveva provocato un crescente desiderio di schiudersi, e lo sguardo del suo futuro Capitano era ricaduto su di lui dopo che aveva rotto il guscio.
Trattenne a malapena un sorriso quando ripensò alla fame feroce che lo aveva colto in quel momento, si era sentito tuttavia protetto dall’uomo che lo aveva accolto alla nascita ed aveva accettato di farsi bardare per la prima volta da lui. Insieme al suo Capitano era cresciuto ed aveva combattuto molte battaglie: qualche vittoria, molte sconfitte, ma più importante di tutto era stato condividere gioie e dolori col suo Capitano.
– Vindex, anch’io sono terrorizzata all’idea di perdere il mio Capitano. Tuttavia questo prima o poi dovrà accadere, ne sono consapevole, ne siamo entrambi consapevoli e quando quel momento verrà io so che dovrò cercare di continuare a comportarmi bene come il mio Capitano mi ha sempre detto di fare. Sono sicura che lui non avrebbe voluto vederti così triste… -
Le parole sincere della dragonessa per un istante generarono solo rabbia in Vindex, ma dopo pochi istanti egli comprese la semplice saggezza che vi era dentro di esse.
Animosa non era una delle dragonesse più sveglie, anche se aveva letto Principi Matematici, ma aveva un cuore buono.
- Lo so… in quel libro ci sono le testimonianze di Temeraire, quel famoso drago inglese, ne avrai già sentito parlare: dice così tante cose, alcune incredibili, per altre invece è come se si trattasse di cose che già sapevo, cose che avevo solo dimenticato.-
La Pecheur-Couronne si avvicinò al drago dalle squame multicolori e strofinò il muso contro la spalla di lui in un gesto di affettò.
–Forse non avrei dovuto essere così scortese con quegli uomini, anche se ad essere sincero sarebbe stato mio dovere denunciarli, penso che radunerò il Consiglio per rendere nota questa situazione e decidere tutti insieme.-
Animosa annuì anche se Vindex dubitò che lei avesse compreso i suoi dubbi, dopotutto lei aveva ancora il suo Capitano. Dopo alcuni istanti il peso massimo scostò la spalla dal muso della femmina blu.
–Beh, credo che abbiamo parlato abbastanza e non dovremmo ritardare ulteriormente i nostri doveri… -
Animosa annuì con una curiosa espressione, un misto di riverenza per il drago più grande contaminata da soddisfazione personale per averlo come compagno anche se solo per pochi giorni.
La Pecheur-Couronne si spostò in avanti, piegando le zampe e spostando la lunga coda di lato.
Vindex non trattenne un ghigno di soddisfazione quando si spostò su di lei, facendo attenzione a non farle del male a causa della differenza di peso e dimensioni: ricordò vagamente come in un libro sulle razze dei draghi di Sir Edward Howe che gli era stato letto dal suo Capitano, si accennava di sconsigliare accoppiamenti tra Pecheur-Couronne e pesi massimi. Con un sospiro pensò a come questo poco importasse agli “esperti” che pianificavano gli accoppiamenti, senza curarsi dei logici disagi per femmine più piccole messe insieme a maschi ben più grandi di loro. Animosa comunque le era simpatica e lui fece del suo meglio per non causarle disagio. In seguito dedusse dal tono dei ruggiti da lei emessi, come questi ultimi fossero causati da sensazioni ben più piacevoli del disagio.

Note: Primo capitolo dedicato al solo dialogo tra draghi. Ho cercato di inserire quanto più possibile elementi della personalità e piccoli dettagli dei draghi, altri elementi verranno mostrati nel capitolo successivo. Credo che risaltino intanto la passione per i draghi per tesori e gioielli (elemento importante in Temeraire) poi la superiorità nella cultura dei draghi dei più grandi rispetto ai più piccoli ma di questo parlerò meglio nel capitolo successivo. Si cita la Battaglia di Palestro (sempre della II Guerra d’Indipendenza), mentre Sir Edward Howe è un personaggio immaginario della saga originale, uno studioso di draghi (sostenitore della loro intelligenza). Alla fine di ogni libro c’è una piccola appendice con frammenti o analisi esplicative sui draghi scritti da questo personaggio.
Altro dettaglio interessante è i Principi Matematici di Newton, in Temeraire i draghi dimostrano uno spiccato interesse per la matematica, spesso (ma non sempre) dando prova di essere più svegli della maggior parte degli umani in questo campo.

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Capitolo 4
*** Il Consiglio dei draghi ***


Capitolo 4 – Il Consiglio dei draghi

Vindex cercò una posizione migliore sulla larga lastra di pietra grigia sul quale si era posato, non era granché comoda e si era stancato di ascoltare la dragonessa rimanendo fermo sempre nella stessa posizione. Erano passati tre giorni dall’incontro con Mazzini, durante i quali Vindex aveva speso la maggior parte del tempo insieme ad Animosa come era stato pianificato. Aveva progettato di radunare il Consiglio ma inaspettatamente era giunta la richiesta di un udienza da parte della dragonessa che da diversi minuti stava portando avanti le sue rimostranze. Vindex spostò il capo annoiato per vedere le reazioni degli altri membri del consiglio: la maggior parte di loro mostrava espressioni ancora più spossate di lui, mentre un paio di draghi cercavano di fare del loro meglio per mostrare un ipocrita sorriso di incoraggiamento.
Niente di inaspettato.
Tutti i membri del Consiglio dei draghi erano pesi massimi, si trattava di Chanson de Guerre come lui oppure di membri di una nuova razza ibrida locale che aveva manifestato una stazza maggiore e una colorazione più vicina al bruno-arancio. Una ventina di membri in totale: essi costituivano anche l’intera popolazione di Pesi Massimi della loro intera comunità esclusi i draghi in servizio attivo presso le varie Formazioni.
- … non è giusto pertanto che siano sempre i draghi più grandi ad avere la scelta migliore per quanto si tratta di cibo o padiglioni per dormire. Quanto spesso capita ai corrieri o ai pesi piuma di vedersi sottratti le cose migliori solo per il fatto di essere più piccoli? Questa situazione è palesemente ingiusta ed è retaggio di un modo arcaico di pensare, io chiedo che… - Lo sbuffo divertito di un peso massimo la interruppe, Vindex represse un sguardo di palese disapprovazione per la maleducazione di quest’ultimo: una vecchia conoscenza, Cruentum. Era il peso massimo più grande di tutti, appartenente alla nuova razza Piemontese e pesante sulle 22 tonnellate. Era ben noto per la sua arroganza.
–Sì, sì… abbiamo capito, ma è evidente che noi pesi massimi dobbiamo nutrirci più dei draghi più piccoli, siamo più grandi e dobbiamo mangiare di più… per quanto mi riguarda la tua è pura e semplice ipocrisia perché tu per prima dovresti mangiare di meno o rinunciare al tuo posto per dormire per i corrieri o pesi piuma come vorresti che facessimo anche noi-
La dragonessa sollevò coraggiosamente il collo ma si trattenne dal reagire con un tono simile.
Vindex la osservò attentamente rammentando la sua storia: si chiamava Libertaria, quasi che il suo nome volesse fin dalla sua nascita prevedere le sue scelte e le sue decisioni politiche. Era tuttavia frutto di un esperimento fallito, da anni le Forze Aeree agognavano di mettere le mani almeno su di un drago sputa-acido e finalmente si era riuscito di acquistare ad un prezzo esorbitante un singolo uovo concepito da una dragonessa di razza Longwing Britannica. Il padre non era uno sputa-acido e pertanto non si era sicuri se il piccolo avesse acquisito tale caratteristica. La fortuna non aveva sorriso alle Forze Aeree e la piccola Libertaria fin da subito aveva palesemente dimostrato l’assenza dei caratteristici corni laterali alle mascelle in grado di spruzzare acido corrosivo. Si vociferava che per qualche motivo non fosse nemmeno adatta a combattere ma quel che era certo era che la dragonessa, che nel frattempo aveva acquisito una bella colorazione striata blu-arancio, aveva sviluppato un intelligenza molto acuta. Peccato che continuasse a sprecarla dietro a cause perse.
Un secondo peso massimo prese la parola: - Su! non credo che sia giusto esprimersi con questi termini, mio buon Cruentum! E’ evidente come la nostra giovane Libertaria qui, si sia fatta molto prendere la zampa da buone intenzioni forse un po’ premature ed eccessive. Puoi star certa mia cara che nessuno di noi ha intenzione di trattare male i nostri fratelli più piccoli: ti assicuriamo che essi non verranno messi da parte e riceveranno il dovuto d’ora innanzi. –
La bella dragonessa sbatté la lunga coda sull’erba e abbassò lo sguardo; il tono del peso massimo era stato gentile ma includeva anche il fatto che si trattava delle ultime parole che il Consiglio intendeva spendere sull’argomento. Vindex si era ben guardato dall’aprire bocca, sapendo che qualunque voce discordante sarebbe subito stata messa in minoranza. Personalmente non si era mai occupato molto dei draghi più piccoli ma le parole della dragonessa, unite a quelle del libro che gli era stato letto tre giorni prima, martellavano persistentemente nella sua coscienza. E ciò che fece traboccare il vaso già colmo fu una promessa palesemente falsa fatta dal quel membro del Consiglio che Vindex rammentò trattarsi di uno dei suoi cugini di primo grado. Libertaria chinò il capo con un ultimo gesto di cortesia e si allontanò dal Consiglio, senza nascondere la palese frustrazione ottenuta. Una mezza dozzina di corrieri e pesi piuma le si avvicinarono sussurrandole parole di supporto e comprensione, mentre un paio dei draghi più piccoli le si posarono sul dorso. Vindex si sentì struggere per un istante al ricordo di come insieme al suo Capitano si intratteneva spesso con un paio di corrieri e i loro relativi Capitani durante le pause dai combattimenti. Era divertente lasciare i piccoli draghi arrampicarsi o dormire sul suo dorso.
–Se non sbaglio avevi qualcosa da riferire al resto del Consiglio, giusto Vindex? –
Egli annuì al membro più anziano che aveva parlato: uno dei suoi nonni anche se non riusciva a rammentare se fosse il paterno o quello materno.
Aggiornò in breve gli altri pesi massimi circa l’incontro con Mazzini e i suoi seguaci, la voce irata di Cruentum fu la prima a tuonare.
–Quei cani repubblicani ! Avrei dovuto esserci io! Avresti dovuto denunciare immediatamente la cosa e detto tra noi non mi aspettavo che un comportamento così passivo dall’ ”eroe” del San Martino-
Vindex sollevò leggermente il labbro mostrando la chiostra di denti candidi: Cruentum era più grande di lui, ma non lo temeva.
–Insinui forse codardia o mancanza ai miei doveri? Io ho combattuto e versato sangue, ho perso il mio Capitano sul campo di Battaglia! Non credo che tu possa rivendicare lo stesso: a sentire i tuoi racconti si direbbe che la Battaglia di Custoza di cui tanto ti vanti di aver preso parte sia stata una gloriosa vittoria invece che uno dei peggiori disastri degli ultimi decenni, inoltre il mio Capitano non si comprava il diritto di restarsene fuori dalle battaglie e spedirmi qui suoi monti come invece sembra sia propenso a fare il tuo ! – Cruentum si impennò, sbattendo le zampe anteriori violentemente sul suolo e allungando il muso ringhiante verso Vindex, che lo fronteggiò senza batter ciglio. I due pesi massimi si affrontarono per un lungo istante per poi venire interrotti dal borbottio e dai lamenti generali degli altri draghi.
–Basta, basta ! Questi toni sono davvero esagerati! Comunque credo di rappresentare i pensieri di tutti quando dico che noi draghi non dovremmo lasciarci invischiare troppo nella politica degli umani, è pur vero che Mazzini rappresenti un elemento antagonista al nostro governo Monarchico, ma ha molti sostenitori: alcuni simpatizzanti persino dentro al Parlamento e da anni le sue azioni sono state volte più a favorire l’Unità piuttosto che a sovvertire Casa Savoia-
Una delle femmine del consiglio annuì verso il compagno con espressione saggia. –Concordo, ritengo che la loro presenza qui non possa che essere un avvisaglia di qualcosa di più grande. Tuttavia in mancanza di ordini o richiami per l’azione la nostra condotta più saggia sarebbe pazientare e aspettare… -
-Ovvero ignorare la cosa e non fare nulla, fantastico…- Vindex si rilassò, tornando a sedersi non senza aver lanciato un ultima occhiataccia a Cruentum, il quale ricambiò con uno sbuffo irritato. Benché quella fosse stata la scelta principale di quasi tutte le emergenze poste davanti al Consiglio, Vindex in cuor suo si era aspettato un maggior coinvolgimento da parte di draghi anziani e veterani. -Chissà… forse c’è davvero qualcosa da fare, qualcosa da cambiare, come dice Temeraire.-

Note: In questo capitolo viene mostrato il Consiglio dei Draghi, nei libri di Temeraire così come anche qui esso ha una funzione puramente interna per gestire al meglio eventuali piccoli problemi tra i draghi nei terreni di riproduzione. Ho sottolineato come sia minato al principio da una forma di prevaricazione dei draghi più grandi e come la loro politica generale sia “evitare i problemi”.

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Capitolo 5
*** Nel ricordo di coloro che amiamo ***


Capitolo 5 - Nel ricordo di coloro che amiamo

Il vociare dei draghi era persistente, un costante rumore di sottofondo che si faticava a zittire. Ma del resto sarebbe stata un impresa impossibile, perché poche cose potevano placare l’eccitazione dei draghi più piccoli di fronte al pasto imminente. Un grande edificio si stagliava nella radura: la sua ampia tettoia sporgente forniva protezione dalle intemperie durante le nevicate invernali ma in quel momento era sicuramente utile per dare un po’ di sollievo agli inservienti. Il calore sprigionato dalle cucine era in effetti soffocante per gli umani ed essi potevano trovare un po’ di ristoro solo all’esterno, protetti dalla rinfrescante ombra fornita dalla tettoia. Vindex si fece largo attraverso un gruppetto di pesi medi, accodandosi ai draghi della sua stazza : non fu sorpreso di vedere Cruentum in prima fila. Il poderoso drago di color arancio scuro allungò il grande muso verso una serie vassoi e senza tanti complimenti afferrò una magnifica mucca che era stata rosolata e condita con erbe e spezie di montagna. Vindex non si stupì nemmeno quando osservò Cruentum afferrare con le zampe anteriori una coppia di grossi stambecchi che erano stati arrostiti e spruzzati con del vino. Si trattava probabilmente dei piatti migliori forniti quel giorno. Uno dopo l’altro, altri pesi massimi si scelsero il loro pasto e Vindex notò come nuovamente i draghi più forti afferravano più di un capo di bestiame a testa. Non se ne era mai accorto prima, nei mesi precedenti l’umore di Vindex era stato talmente basso che non si attardava ad osservare i piccoli gesti quotidiani dei suoi compagni. Quando venne il suo turno, il peso massimo si accontentò di scegliere un mucca che era stata semplicemente arrostita senza aggiunte di altri condimenti o raffinatezze. Diversamente dal solito, Vindex non si diresse immediatamente verso la sua caverna: rimase piuttosto nella radura ad osservare i draghi più piccoli. I capi di bestiame più grandi progressivamente sparirono dall’ampia tavolata che veniva immediatamente rifornita dagli inservienti, e mano a mano che il tempo scorreva cominciarono ad apparire bestie più sempre piccole e meno invitanti.
Capre o pecore spesso solo appena abbrustolite: quando rimasero solo un pugno di animali mezzi-crudi, i pesi-piuma e i corrieri rimasti non trattennero espressioni tristi e sospiri abbattuti. Non doveva essere la prima volta, perché i loro sguardi erano rassegnati e pazientemente si divisero quel poco che rimaneva. Un paio di corrieri più piccoli, draghi color del granito e non più lunghi di un paio di cavalli messi in fila, rimasero per ultimi e guardarono con aria sconsolata i vassoi vuoti. Quando uno dei due allungò il muso cercando di leccare uno dei piatti, l’inserviente più vicino glielo sfilò da sotto il naso con aria scocciata.
In quell’istante accadde qualcosa di curioso: Vindex stava sgranocchiando lentamente uno degli arti della sua mucca a diversi metri di distanza ma mantenne tutti i sensi in allerta, incuriosito. Da dietro l’edificio spuntò fuori un uomo. Indossava comuni abiti borghesi, ma aveva nonostante questo un portamento molto fiero e Vindex trovò curiosa la folta barba rossiccia dell’uomo accompagnata da una capigliatura decisamente più rada.
L’uomo si avvicinò ad alcuni inservienti. –Questi sono per voi.- Egli allungò ai suoi interlocutori quello che a Vindex sembrò essere un sacchettino di monete.
–Ora voi darete a questi due draghi un paio di capi di bestiame che preleverete dalle scorte per domani e a meno che voi non vogliate trovarvi nei guai, userete parte di questo danaro per comprare altre due bestie da un contadino della zona…-
Vindex non riuscì a sentire le flebili parole di protesta, coperte forse da un velato timore, emesse dai due inservienti: il tono dell’uomo con la barba era stato tanto duro ed intimidatorio che sembrava proprio di qualcuno abituato al comando.
Il grande peso massimo tuttavia si stupì quando osservò la seguente azione dell’uomo misterioso: egli si avvicinò senza timore né paura ai due draghi che sebbene piccoli per Vindex, erano indubbiamente grossi paragonati agli umani.
–Questo genere di mancanze mi spezza il cuore amici miei, come è possibile che dei draghi che hanno combattuto e hanno versato sangue per il Regno siano lasciati senza mangiare?-
Vindex si alzò in volo, ascoltando a stento le lamentose parole di risposta dei due draghi corrieri.

Un paio di ore più tardi Vindex volava verso la sua caverna: si era goduto una bevuta rinfrescante nel ruscello principale che scorreva vicino ai padiglioni dei draghi e poi aveva lasciato al sole il compito di riscaldare le membrane delle sue ali mentre era in volo.
Quando atterrò di fronte all’ingresso della sua caverna egli tuttavia non trattenne un gemito di stupore. L’uomo con la barba rossiccia era lì, seduto tranquillamente su una delle rocce che costellavano l’ingresso della sua dimora e con tutta l’aria di essere stato pazientemente in attesa del suo ritorno.
–Buongiorno..- disse semplicemente, i suoi occhi scintillavano. Per nulla intimiditi nel trovarsi solo e di fronte ad un drago della stazza di Vindex.
–Perché… perché l’avete fatto?- la risposta dell’umano fu immediata.
– Proteggere i draghi contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, dar bere se hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati da fatica o malattia, questa è la bella virtù del forte verso il debole. –
Vindex non trattenne una forte risata, un rumore che aveva gettato nella paura più di un essere umano…
-Noi saremmo… “deboli”, piccolo umano?- Il piccolo umano non si scompose, mantenendo uno sguardo vivo e interessato, quasi come se si trovasse dinanzi ad un indovinello da risolvere piuttosto che da una bestia di una ventina di tonnellate di ossa, muscoli, scaglie e artigli.
–Ribadisco quanto dico, siete deboli perché non siete in grado di cogliere i vostri diritti e le vostre possibilità: parlate e pensate come noi ma vi accontentate di vivere come bestie quando avreste tutte le capacità di elevarvi al di sopra di esse. Quei due draghi affamati di poco prima leccavano piatti sporchi come farebbe uno sciacallo eppure ho letto di draghi che battono gli umani nel risolvere problemi matematici, o sbaglio? – Vindex sollevò il collo, non sapeva se sentirsi insultato per accuse che sapeva non essere rivolte a lui oppure se l’umano volesse farlo sentire in colpa.
– Loro non hanno mangiato perché non sono stati svelti o furbi abbastanza per prendere la loro parte, sbaglio o questo capita anche nel mondo degli uomini?-
L’uomo barbuto si esibì in un sorriso compiaciuto.
–Esattamente ma la debolezza di costoro, siano essi uomini o draghi, non è intrinseca. Essi sono il frutto di una società ineguale che li ha portati a credere di non poter aspirare a qualcosa di meglio: bada bene, caro Vindex che sto parlando dei dogmi impressi sia dagli umani che dagli stessi draghi. –
Vindex si lasciò sedere a terra con un pesante tonfo, sollevando una nube di polvere. L’uomo si limitò a scuoterne un po’ dalla manica del suo abito.
–Non mi farai sentire in colpa per questo. Altri uomini mi hanno cercato con simili parole… volevano farmi venire a combattere per chissà quale assurda campagna: invano, perché non ho intenzione di partire, ho perso il mio Capitano e niente può sostituirlo.-
L’uomo con la barba rossa rimase in silenzio per alcuni istanti, quindi iniziò a parlare con voce cauta.
– Correggetemi se sbaglio, purtroppo i trattati sugli usi e costumi dei draghi sono molto contradditori e in disaccordo tra loro ma… tu provavi un intenso affetto per quell’uomo non è vero? Fin dalla tua nascita ti è stato accanto, ti ha protetto e tu hai protetto lui.
Lo comprendevi meglio di chiunque altro e lui faceva lo stesso, entrambi eravate in ansia per i destini reciprochi e provavate gioia e dolore per i successi o le sconfitte di entrambi. Sapevi che un giorno sarebbe morto perché voi draghi vivete più a lungo di noi, tuttavia la sua morte ti ha sconvolto… hai avvertito un pezzo di te venir strappato via dal tuo petto. –
Vindex cercò di trattenere un gemito di dolore, senza riuscirci, l’umano aveva descritto al meglio i suoi sentimenti.
–Comprendo quanto ti è accaduto… perché ho provato lo stesso, pur senza essere Capitano di un drago.-
Il peso massimo sollevò il muso, tutta la sua attenzione focalizzata nell’uomo di fronte a lui.
–Lei era la mia compagna di vita, la mia compagna di battaglia, la mia compagna di sogni… con lei mi sono battuto in Sudamerica e in seguito per difendere la Repubblica Romana. Eravamo per la strada di Venezia, braccati ed in fuga quando la malaria me la portò via. Lei ed il figlio che portava in grembo. Il mio cuore si spezzò quel giorno.- L’uomo sollevò lo sguardo, fissando senza timore il possente drago dinanzi a lui.
–Il dolore che provai quel giorno è lo stesso sentimento che hai provato tu, Vindex. L’amore per il tuo capitano era pari solo all’amore che provavo per la mia Anita. Quando ella morì tuttavia compresi qualcosa di importante.-
Vindex trovò a malapena la forza di rispondere, lentamente iniziò a comprendere molte cose… si era sempre chiesto perché gli umani fossero così attaccati ai loro compagni con cui avevano figli. Un motivo poteva essere il fatto che, appena nati, gli umani non erano in grado di correre o cacciare: ma ora comprese che vi era dell’altro.
–Loro… amano le loro compagne ! -
Finalmente comprese le espressioni tristi o di disagio del suo Capitano e di altri Capitani, loro non potevano amare le femmine della loro razza come i loro simili perché i loro cuori erano già legati ai loro draghi: questo era uno dei motivi per cui loro si sentivano diversi da tanti umani, questo era il motivo per cui essi venivano derisi e mal considerati per i figli illegittimi che procreavano unicamente allo scopo di garantire futuri Capitani per il proprio drago. Futuri Capitani che almeno condividessero qualcosa della carne e dello spirito dei loro padri.
–Cosa… cosa comprendesti?- chiese Vindex con la voce vibrante dall’emozione.
–Compresi che non era suo desiderio sapere che avrei passato il resto della mia vita afflitto nel lutto, compresi che era mio dovere portare avanti i suoi sogni e le sue speranze. Compresi che il vivere nel ricordo di coloro che amiamo è un dovere di chi sopravvive … -
-Vivere.. nel ricordo di coloro che amiamo.-
Vindex capì finalmente quali dovevano essere stati i pensieri del suo Capitano: rimorso e tristezza per non aver potuto dirgli addio; pena per il dolore che il suo drago avrebbe ricevuto a causa della sua morte; timore dell’essere separato da lui verso un viaggio in direzione dell’ignota oscurità dell’oltretomba.
–Il tuo Capitano era noto per le sue idee unitarie e libertarie benché fosse un uomo fedele ai suoi doveri. Dovresti saperlo meglio di me. Hai una scelta Vindex: puoi passare il resto dei tuoi giorni qui, soffrendo nel lutto della tua reclusione, oppure… -
L’umano si avvicinò a lui, posando la sua piccola mano sull’imponente zampa di Vindex: un gesto che pochi, al di fuori del suo equipaggio, avevano avuto l’ardire di fare.
-… oppure puoi decidere di vivere nel ricordo di colui che hai amato.-

Note: Un altro capitolo che ho scritto per dare ulteriori informazioni suoi draghi. Ancora una volta ho messo in scena un classico esempio di un problema della loro società. Inoltre ho fornito qualche altra informazione come l’apprezzamento del cibo cotto ed elaborato (nei primi libri di Temeraire, in Inghilterra ed in Prussia, questo non accadeva e venivano dati animali crudi) e un accenno alla passione dei draghi per la matematica. Salta subito all’occhio la figura di questo nuovo personaggio inserito, benché non abbia scritto il suo nome, credo che non ce ne sia bisogno e abbiate tutti capito di chi si tratta. La risposta alla domanda iniziale di Vindex è modellata su di una frase detta realmente da questo personaggio.

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Capitolo 6
*** Tra le onde ***


Capitolo 6 – Tra le onde.

Il mare lo aveva sempre lasciato a disagio.
Non era qualcosa che si poteva prevedere né capire tanto facilmente. Quando aveva preso parte alla Guerra di Crimea col suo Capitano era stato portato fin lì da un trasporto per draghi, fornito dai loro alleati Britannici: non si era mai fatto piacere quell’ immensa massa di acqua scura che poteva inghiottire navi intere. Inoltre il sapore del sale incrostato gli dava fastidio, cercò di leccarsi nuovamente il muso ma sapeva che i suoi sforzi sarebbero stati vanificati in breve tempo. Il Lombardo non poteva certo essere definita una nave di lusso, essendo un modesto piroscafo metallico con un motore esterno a pale e una velatura quadra. Non essendoci posto su di essa per i draghi, erano stati costretti a mettere a rimorchio una grossa chiatta che forniva scarsa protezione e stabilità.
Un rumore liquido distrasse Vindex: era Libertaria sulla fiancata opposta della chiatta, impegnata a rigettare in mare metà del suo pasto (sempre che una singola pecora striminzita si potesse definire in tale modo). Vindex non si era stupito quando, dopo aver abbandonato la sua caverna, la notte del 5 Maggio egli incontrò la femmina in volo verso la sua stessa meta: Quarto, dove Garibaldi aveva detto di recarsi. Nessuno aveva cercato di fermarli e Vindex ebbe alcuni sospetti riguardo all’intera operazione.
Lo stesso “furto” dei due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, sembrava non aver avuto nessun intoppo benché l’azione si fosse svolta nel cuore del porto di Genova. Il drago sospettò che la spedizione fosse stata tacitamente approvata ai piani alti, benché non avesse ricevuto alcun appoggio ufficiale.
–Ma se dovesse andare male, ci aiuteranno?-
La domanda, rivolta a se stesso, non ottenne risposta.
–Oh … di nuovo! Certo che voi draghi Piemontesi non siete proprio abituati al mare eh? Io ho imparato a nuotare poco dopo esser uscito dal guscio e fidati se ti dico che queste onde non sono niente, una volta ricordo che… - Vindex sbuffò, un po’ annoiato e un po’ divertito, quando il piccolo drago color rosso fuoco con screziature dorate si appollaiò sulla vasta schiena del Chanson de Guerre. Era il terzo drago che aveva deciso di prender parte alla spedizione: si faceva chiamare Puck, ed era un peso piuma originario della Sardegna. Era nato selvatico, all’interno di uno dei pochi gruppetti rimasti di draghi selvatici tra i monti più impervi della sua isola natia: col passar del tempo egli si era messo a saccheggiare greggi locali, guadagnandosi l’appellativo di “Flagello del Supramonte”. Venne inviata un intera squadra aerea per scovarlo nei suoi nascondigli e gli venne “offerto” di stabilirsi nella Riserva sul Gran Paradiso invece che continuare a causare problemi in Sardegna. Puck aveva accettato, interessato all’idea di avere cibo (e femmine) senza dover lottare; fu anche in quel periodo che si scelse da solo il proprio nome dopo aver ascoltato un ufficiale delle Forze Aeree leggere ad alta voce un opera di Shakespeare durante il viaggio di trasferimento.
La mancanza di azione tuttavia doveva essere troppo per lui e per questo motivo si era unito alla spedizione. Era rimasto deluso quando i Corpi Aerei avevano rifiutato per più di una volta di accettare in una squadriglia un drago non addestrato e senza un capitano come lui. Evidentemente gli organizzatori della spedizione non potevano permettersi di essere tanto selettivi.
Mentre Puck continuava a parlare, narrando senza sosta le sue incredibili gesta da nuotatore, Vindex osservò con curiosità un giovane uomo avvicinarsi a Libertaria. Il peso massimo aveva notato come l’uomo fosse giunto a Quarto in volo insieme alla dragonessa, l’unico umano ad aver accompagnato uno dei draghi durante il tragitto. I suoi pensieri vennero interrotti quando dalla poppa del Lombardo venne allungata una scaletta con degli uncini sull’estremità, per fissare quest’ultima al bordo della chiatta. La nube scura che usciva dalla ciminiera del piroscafo diminuì, segno che la velocità del battello era stata ridotta per permettere il congiungimento della chiatta col Lombardo e il passaggio di alcuni uomini sulla prima. In testa al gruppetto vi era un uomo dall’aspetto tenace, un paio di modesti baffi coronavano un volto che esprimeva sicurezza di se. Vindex sapeva di chi si trattava: Nino Bixio, l’uomo che era stato messo al comando del Lombardo. Quest’ultimo si fece avanti, schiarendosi la gola…
-Volevo comunicarvi che a siamo riusciti ad individuare le squadre di uomini adatti a costituire i vostri equipaggi: nessuno di loro ha esperienza di volo ma abbiamo selezionato i veterani più tenaci, senza timore delle altezze e che hanno avuto modo di combattere vicino a dei draghi. Sarà importante che riusciate ad adattarvi a loro così come loro dovranno adattarsi a voi, i draghi del Regno delle Due Sicilie…-

Andò avanti per alcuni minuti, impegnandosi in un discorsetto su strategie di battaglia già perfettamente note a Vindex e quest’ultimo non poté fare a meno di trovare leggermente irritante il tono di voce dell’uomo che non cercava di sminuire la sua importanza né la sua esperienza.
–Tu per esempio, di che razza sei? –
Vindex ci mise un paio di secondi a realizzare che si stava rivolgendo a lui; il drago sollevò il collo e drizzò le spalle, sbilanciando il povero Puck che dovette spalancare le ali per non cascare dalla sua posizione di riposo. –Io, signore, sono di razza Chanson de Guerre e … -
-Strano.- Lo interruppe l’uomo -Ho avuto modo di combattere contro degli Chanson de Guerre a Roma, le tue scaglie sono in predominanza arancione chiaro mentre loro erano decisamente più multicolori, mi sembra evidente che la tua linea di sangue sia stata incrociata con una razza Alpina… ma dovresti essere forte abbastanza per affrontare i pesi massimi Siciliani.- Vindex era sul punto di avvampare per la furia, ferito nell’orgoglio per quel “dovresti”.
–Certo che lo sono, stupido ometto! Aspetta e vedrai.. –
Nino Bixio non aggiunse altro e si diresse verso Libertaria, che cercava di riposare con l’espressione ancora un po’ nauseata. Il sole a picco rendeva la dragonessa ancora più affascinante di quanto Vindex avesse mai immaginato, le scaglie blu erano scintillanti e le leggere striature arancio sui bordi dell’ala e sulle scaglie della schiena creavano un contrasto di colori affascinanti. Peccato che le sue capacità di resistenza si stessero dimostrando scarse fino a quel momento. Il giovane uomo, che non aveva lasciato il fianco di Libertaria fin dalla loro partenza, si accostò a Nino Bixio. L’ufficiale in comando sovrastava il ragazzo di una buona spanna umana: i due parlarono a bassa voce per alcuni istanti.
Bixio infine si volse verso il piccolo Puck che lo guardava incuriosito da sopra la schiena di Vindex.
–E tu? Un selvatico senza la minima preparazione bellica, immagino che dovremmo fare conto sul tuo entusiasmo più che sulla tua preparazione… - Puck annuì con espressione divertita, Vindex dubitava che il drago rosso avesse compreso il sottile insulto di Bixio e probabilmente aveva afferrato al volo la parola “entusiasmo” per iniziare a parlare di quanto fosse eccitato per l’avventura imminente.
–Non vedo l’ora comandate! Ero stufo di starmene su quelle montagne, troppo fredde per i miei gusti… va bene ricevere cibo tutti i giorni e non nego di aver avuto qualche incontro interessante lassù, ma mi manca l’azione e quando quei tipi buffi col cappello mi hanno attirato da parte per parlar a quattr’occhi mentre gli inservienti pulivano il padiglione di noi pesi piuma, non mi sono fatto pregare! Però non ho intenzione di far salire degli uomini sulla mia schiena. A cosa servirebbero poi? Non ci sarà spazio per più di tre o quattro di loro e non ho intenzione di portarmi del peso addosso… - Ascoltare Puck era come mettersi in silenzio e lasciarsi sovrastare dal rumore di un torrente in piena, se non fosse per la sua voce leggermente acuta: la quantità di parole che riusciva a pronunciare in un pomeriggio eguagliavano quelle dette da un drago normale in una settimana. Per una volta Vindex fu comunque contento che il drago ciarliero riuscisse a zittire quell’umano un po’ troppo sicuro di sé.
-Comunque ero anche venuto ad informarvi che se continuate a nutrirvi così rischieremo di avere poche scorte per lo sbarco. Non sappiamo in quale quantità potremo reintegrare le provviste sia per voi che per gli uomini nell’imminente tappa di rifornimento, né se in effetti dovremo imbatterci in problemi e … -
Puck, tanto per cambiare, fu rapido a scattare in piedi e Vindex mosse la testa all’indietro per osservarlo dopo che aveva avvertito il cambio di peso improvviso sul suo dorso.
–Non credo sia un problema… il mare è pieno di cibo e poi mi ero stufato di quelle pecore piene di lana.- Vindex era leggermente preoccupato, anche se in teoria sapeva che una delle tattiche degli scontri navali prevedeva la possibilità che i draghi di supporto si rifornissero da soli di cibo in mare, piuttosto che far pesare tutto sulle spalle sulle navi di rifornimento o i vascelli più grandi. –Puck, sei sicuro di poter trovare del cibo? Io … diciamo che non ho mai avuto occasione di farlo quando partecipai alla Campagna in Crimea, il cibo lì non era un problema… -
Libertaria si fece avanti, l’espressione ancora un po’ sofferente e spossata. –Forse… volare mi farà bene.-
-Volare fa sempre bene!- Pensò con una vampata di ottimismo mentre Vindex si librò in aria facendo ondeggiare la chiatta e riempiendo di spruzzi generati dal contraccolpo sia lo stesso Bixio che i suoi uomini. In pochi istanti, i suoi due compagni lo seguirono mentre il comandante del Lombardo cercava di farsi sentire. –Non allontanatevi troppo o non riuscirete più ad individuarci! E ricordate di evitare di esser avvistati da pattuglie Papaline! Ricordate che ci stiamo dirigendo a Talamone per rifornirci di carbone e acqua …-

-Racconta Vindex ! Come è stata la Guerra di Crimea? Hai partecipato a tante battaglie?-
Era un sollievo lasciarsi alle spalle quella chiatta instabile e poter volare in quel cielo azzurro, senza peraltro essere confinati da alte montagne oppure dover volare col rischio della morte sul campo di battaglia
–Era così che si sentivano i nostri antenati? Prima che i Romani iniziassero a impiegarli in battaglia?-
I suoi pensieri vennero resi più foschi quando rammentò della Crimea, quell’assurda spedizione al quale la sua nazione aveva partecipato unicamente a scopo politico. –Niente di esaltante, ho preso parte alla Battaglia della Cernaia sotto il comando del Generale La Marmora, non molto distante da Sebastopoli. I draghi russi non sono dei vigliacchi ma pare siano trattati molto male e non avevano un enorme voglia di combattere. Ricordo che prendemmo prigioniero uno di loro e cercò in tutti i modi di convincere il suo capitano nel voler restare prigioniero piuttosto che tornare nei loro ranghi tramite uno scambio di prigionieri-
Libertaria gli si accostò, lo sguardo attento e avido di sapere. Vindex sapeva cosa si stava immaginando la giovane dragonessa. –Non posso dire altro e del resto non ho mai avuto modo di vedere come vivono, non che mi interessasse almeno. Ho visto molti morti in quella Guerra, i russi sono stati dei pazzi ad affrontare l’Impero Ottomano e quei mostri dei loro Kazilik. -
Il discorso cadde nel silenzio, Vindex non voleva entrare nei dettagli di una guerra della quale ricordava ben poco onore o gloria, Libertaria rimase evidentemente in preda ad attente elucubrazioni su quanto appreso e il piccolo Puck sembrava deluso.
L'espressione triste del drago rosso durò solo pochi istanti.
–Oh guardate! Un banco di tonni! No scusate, che peccato sono scesi a fondo… però quelli sono delfini!-
Vindex aveva colto solo una fugace occhiata dei pesci sotto di loro ma aveva notato le sagome dei rapidi mammiferi marini che guizzavano appena sotto la superficie a breve distanza.
–Aggiriamoli e badate che le vostre ombre non calino su di loro o sarà tutto inutile, poi buttiamoci in picchiata!- Vindex comprese e condivise l’entusiasmo del piccolo drago rosso, in un lampo egli scordò tutto: i cumuli di cadaveri del San Martino, il drago russo che avevano catturato e che era sfregiato sui fianchi più dalle cicatrici di punizioni inferte dagli umani che ferite in battaglia, le preoccupazioni sul suo futuro e il suo ruolo nel nuovo conflitto che stava per cominciare. In quell’istante c’era solo il vento contro il muso, l’odore del mare e infine lo scatto predatore delle sue zampe anteriori nell’acqua azzurra. Prese quota con un delfino stretto in entrambe le sue grinfie, non aveva prolungato a lungo la loro agonia perché con una forte presa si era assicurato di spezzare le lunghe colonne vertebrali. Vindex si mise a planare, allungò in avanti il delfino nella sua zampa anteriore destra e piegò in basso il lungo collo per afferrarlo: lo divorò con un paio di rapidi morsi, lasciando comunque il tempo alle carni di diffondere il loro sapore. Con la coda dell’occhio, vide che anche i suoi due compagni erano stati fortunati ed avevano afferrato un delfino a testa: più che sufficiente per placare la fame dei loro corpi più piccoli. Il gruppo (ormai dimezzato ) di delfini era intanto scomparso, immerso nella sicurezza di acque più profonde.

Non ci volle molto per raggiungere la costa, Vindex aveva imparato grossomodo le geografia e la toponomastica della penisola Italiana senza troppi problemi: la memoria di un drago raramente falliva. Era consuetudine preparare i draghi per saper localizzare e individuare le diverse località; l’esito di una battaglia poteva essere deciso dalla scarsa conoscenza dei luoghi. Talamone non sembrava un centro abitativo particolarmente vistoso ma i draghi videro movimento per le strade e nei pressi di un vecchio forte. Mentre atterrava, il peso massimo osservò i due piroscafi della spedizione ancorati in porto e i Garibaldini sparsi sulla banchina e nelle vie esterne. Erano tutti impegnati in operazioni di carico. Gli uomini intorno a loro si fermarono per un istante di silenzioso rispetto per i draghi, mentre ben più timorosa fu la reazione dei cittadini che si affrettarono ad allontanarsi dalle strade. Vindex osservò con curiosità un folto gruppo di Garibaldini che sembrava essere in procinto di prepararsi per una marcia. –Cosa succede? Dove stanno andando?-
Il volontario più vicino rispose con un tono di voce solo leggermente innervosito, a causa della domanda diretta del grande drago. – Credo… sono gli uomini del Colonnello Zambianchi, Garibaldi in persona li ha inviati nell’entroterra… sembra che debbano reclutare volontari e raggiungere l’Abruzzo, così da tenere l’attenzione del nemico qui al nord.-
-Un buon piano.- Commentò cauta Libertaria. – Ma per realizzarlo da qui, essi dovranno attraversare lo Stato Pontificio: mi chiedo se non fosse stato più sensato sbarcarli in una località più a Nord, considerato il fatto che il Papato non vedrà certo di buon occhio una banda di Garibaldini nelle loro terre, a meno che il motivo della loro spedizione non sia ... -.
Da un portone aperto delle mura antiche che proteggevano il centro storico della città, uscì all’improvviso un folto gruppo di volontari, accompagnati da soldati dell’esercito Regio. Erano tutti impegnati a trasportare alcuni cannoni e pesanti casse probabilmente cariche di fucili o munizioni. Alla testa del gruppo apparve un volontario dalla divisa da ufficiale, pulita e scarlatta, il suo volto era decorato da un paio di baffi particolarmente pronunciati. –Cerchiamo di stivare tutto il più in fretta possibile, dobbiamo ancora rifornirci di acqua e carbone ma viste le scorte locali temo che ci toccherà una sosta a Porto Santo Stefano e .. oh eccovi qui!-
L’uomo si prodigò in educato inchino, e si rivolse ai tre draghi con parole pacate.
–Sono felice di fare la vostra conoscenza, sono Francesco Crispi: membro dello Stato Maggiore. Ho partecipato per anni ad azioni Mazziniane e … -
-Mazziniane? Siete solo un traditore, ecco cosa siete!-
Il sottofondo di voci e di uomini al lavoro si interruppe quando un gruppetto di giovani, chiaramente volontari dall’aspetto, si avvicinò. – Quando abbiamo chiesto a Mazzini il permesso di unirci alla spedizione, nessuno ci ha informato che sarebbe avvenuta solo a condizione di sottomettere la causa anti-borbonica ad una stretta visione unitaria e monarchica! Noi siamo Repubblicani, non possiamo permettere che il Sabaudo sfrutti il sangue e la lotta di veri patrioti per … - Crispi sollevò le mani, come per placare le accuse rivolte. –Ragazzi miei, dovete rendervi conto che vista l’attuale situazione, ottenere l’Unità del paese dovrebbe essere il nostro primo obiettivo. Non possiamo lottare per ottenere una Repubblica Italiana quando ancora il nostro popolo è disunito … -
Vindex voltò il capo, senza prestare ascolto alla lunga spiegazione di Crispi. Il drago era sicuro che essa non avrebbe sortito il minimo effetto e la spedizione avrebbe perso altri volontari, sebbene Crispi sembrasse essere un uomo politico: un individuo estremamente intelligente e capace nel ruolo di convincere gli altri.
Vindex analizzò con lo sguardo la banchina del porto.
Il Nizzardo era lì ad osservare il mare, da solo.
-Cosa prova il tuo cuore in questo momento?-


Note: In questo capitolo ci sono diversi elementi di cui parlare. Intanto i personaggi storici di Nino Bixio e Francesco Crispi, quindi la citazione della Guerra di Crimea: essa vide la Francia, la Gran Bretagna e il Regno di Sardegna alleati insieme all’Impero Ottomano battersi contro la Russia, prevalentemente nel Mar Nero. La guerra fu estremamente sanguinosa e benché persa dai Russi comportò veramente poche conseguenze pratiche (la cessione del delta del Danubio) e maggiori conseguenze politiche. E’ evidente come nel mondo di Temeraire un ruolo chiave potrebbero averlo avuto i Kazilik nell’assicurare la vittoria alla coalizione alleata contro i Russi. Essi sono una razza di draghi turchi particolarmente temuti per il fatto di essere sia sputafuoco sia dei pesi massimi (le altre razze di sputafuoco Francesi o Sudamericane sono più piccole). Le soste in Toscana (che in quei mesi era già sotto il controllo militare Sabaudo) come anche la separazione di alcuni volontari dal corpo di spedizione sono tutti fatti reali.


Aggiunta!!:  Ecco un piccolo fumettino auto-parodistico che ho fatto su questo capitolo XD Spero vi piaccia ^^    (è in inglesem troverete altri piccoli lavoretti fatti da me sul mio account di Deviantart)
(Nota: i colori dei personaggi ... sono in realtà ad interpretazione vostra abbastanza "larga" (un elemento tipico della Novik è lasciare molto al lettore) inoltre non sono contento dei colori che ho usato qui per Vindex)


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Capitolo 7
*** Contrattazioni ***


Capitolo 7 – Contrattazioni

Lo scafo della nave da guerra era lucido, la vernice tinta senza sbavature e i robusti cannoni scintillavano al sole. Vindex osservò con interesse il nome del legno britannico che sostava vicino alla loro chiatta: la Argus era indubbiamente un vascello da guerra di cui esser fieri. Non a caso l’insegna del San Giorgio rendeva evidente la nazionalità Britannica della nave, così come quella della sua compagna Intrepid. Nino Bixio si muoveva con agitazione sulla chiatta, la tempra dell’uomo sembrava essere messa a dura prova dalla situazione di stallo.
–Ci stanno mettendo troppo tempo … - disse. Il peso massimò emise uno sbuffò di conferma perché in effetti la lancia con a bordo i capitani delle due navi britanniche era attraccata da diversi minuti al fianco della nave da guerra borbonica. Per la prima volta i loro nemici si erano mostrati, nemmeno il tempo di attraccare nel piccolo porto di Marsala che i vascelli Napoletani si erano fatti vedere e solo la presenza delle due navi da guerra inglesi così vicine aveva impedito loro di far saltare in mille pezzi i due piroscafi Garibaldini.
–Se non altro non ci sono draghi in vista, questo ci da un vantaggio.-
L’espressione dell’uomo non era particolarmente soddisfatta.
–E’ vero, ma la loro presenza qui indica che sapevano della spedizione e chissà quali altre sorprese hanno in serbo per noi. –
L’uomo si voltò dando degli ordini ai suoi subordinati, Vindex si volse ad osservare di nuovo le operazioni di sbarco: alcune ore prima esse erano state momentaneamente interrotte dal breve bombardamento di una delle tre navi Borboniche finché gli Inglesi comunicarono loro la presenza di propri uomini sul molo. –Che arroganti frottole, però dopotutto sono a nostro vantaggio.-
Non dovettero attendere molto prima che la lancia britannica si staccò dalla fiancata del vascello nemico, dirigendosi speditamente verso di loro. Vindex si chiese quale altra idea si fosse fatto venire in mente il Capitano inglese. Libertaria si mosse al suo fianco, spiegò le ali e con un paio di eleganti battiti si sollevò in aria dalla chiatta per poi posarsi sul molo, interrompendo per alcuni istanti le frenetiche operazioni di sbarco.
–Dovremmo essere noi ad attaccare! Non hanno il supporto dei draghi e saremo in vantaggio.-
Un ufficiale dalla sudata divisa scarlatta si fece avanti, l’espressione stanca dal caldo e dall’agitazione. Vindex riconobbe all’istante Crispi: qualcosa in quell’uomo gli ricordava l’aspetto di un marionetta che una volta aveva visto insieme al suo capitano in un piccolo spettacolo per i soldati nella Campagna di Crimea.
–Questo… questo sarebbe un errore! Non dobbiamo provocare una reazione più grande di quel che già non ci sia. – Un basso ringhio zittì il farfugliamento dell’uomo. Sebbene non fosse rivolto esplicitamente a lui ma si trattasse di una semplice manifestazione di frustrazione, tutti gli uomini nei pressi si ritrassero con Crispi in persona che impallidì all’istante.
–Non sono venuta fin qui per farmi prendere a cannonate su questo molo!- Vindex fu sorpreso della reazione nervosa e arrabbiata della dragonessa: durante il viaggio era sempre sembrata un femmina con una notevole capacità di auto-controllo .
–Well said, mia amica.- Vindex si volse, la piccola lancia britannica invece che tornare direttamente sulla Argus o sulla Intrepid si era diretta verso la banchina e gli ufficiali britannici ne erano scesi. Il drago Piemontese fu sorpreso dal modo di fare dell’inglese, non sembrava temere di trovarsi di fronte ad una dragonessa arrabbiata.
–Perdona mio cattivo Italiano. Ma presto volerai in batalia!- disse con un italiano pesantemente storpiato da un forte accento britannico: egli si volse rapidamente verso un Francesco Crispi ancora sudante e palesemente spaventato.
–They will not start to fire now, we have managed to stop the shelling thanks the presence of our British wine magazine of Woodhouse and Ingham: we’ve warned that damaging them will means damaging an English property. If all ends the best, your expedition will be saved by that your wine that Londoners love so much!- Vindex aveva appreso sì e no due parole della lingua Britannica in Crimea incontrando i draghi Inglesi, ma era evidente che Crispi se la cavava molto meglio di lui. Dopo aver parlato per un po’ con l’Inglese, quest’ultimo si rivolse ancora a Libertaria che lo fissò con espressione curiosa.
–You know… tu sembri a Longwing so much! A Longwing salvato mia vita quando ero su un'altra nave. – Libertaria annuì con comprensione e quindi rivolse al Capitano Inglese parole che Vindex non si sarebbe mai aspettato.
–E’ vero che in Inghilterra i draghi inglesi possono reclamare proprietà? Ho letto di una Kazilik inglese che catturava navi durante le Guerre Napoleoniche e otteneva premi e trofei grazie ad esse.-
L’inglese sorrise, poi aiutato da uno dei suoi assistenti al suo fianco rispose con misto di inglese e italiano. Vindex si allarmò quando istante dopo istante vide gli occhi della dragonessa rilucere di eccitazione, come se un qualche piano si stesse formando nella sua mente. Lei si voltò di scatto, si sollevò in aria per pochi istanti e atterrò sulla chiatta facendola ondeggiare per poi muoversi verso Vindex sussurrandogli rapide parole. I rumori degli uomini che lavoravano coprivano le parole che probabilmente sarebbero state udibili a causa della scarsa capacità di una dragonessa come Libertaria di dire parole con un tono di voce veramente basso.
–Ma… sei sicura? Garibaldi magari si arrabbierà se corriamo rischi inutili-
Crispi si passò un fazzoletto bianco sulla testa, asciugando parte del sudore ed alzò la voce per farsi sentire sulla chiatta -Cosa… ehm.. sarebbe meglio che voi draghi vi spostaste sulla banchina invece di rimanere lì- Il Capitano britannico al suo fianco scosse la testa con espressione divertita, probabilmente aveva già capito cosa pianificava di fare Libertaria. Vindex allargò le sue ampie ali e dandosi una spinta si librò in volo, seguito immediatamente da Libertaria e da un Puck più che felice di animare la sua giornata.
–Lo stiamo facendo davvero? Sul serio? Oh… sono così emozionato! E’ la prima volta che attacco una nave! E’ vero quel che hai detto a Vindex? Se catturo una nave posso ricevere tanti bei premi in cambio? E se… - Il peso massimo concentrò la sua attenzione sui legni borbonici di fronte a loro piuttosto che prestar orecchio al cicalio eccitato di Puck.
Non è il caso di preoccuparmi, anche quel piccoletto ha artigli affilati che presto faranno la loro parte.
Vindex ruggì di sfida e le navi di fronte a loro si animarono come un formicaio pieno di insetti impazziti: ufficiali strillavano ordini mentre uomini sul punte diressero i tozzi cannoni a bocca larga per la lotta anti-drago. Il peso massimo sapeva di doverli temere: da diversi anni i vascelli da combattimento impiegavano cannoni addizionali a parte quelli posti sulle fiancate. Essi erano larghi e caricati con cartucce che sparavano pallini di metallo, adatti a lacerare e aprire varchi nelle membrane alari dei draghi. Vindex puntò direttamente sulla nave più grande, una fregata a tre alberi.
La nave in legno era imponente, lunga più di cinquanta metri e con almeno una cinquantina di cannoni secondo una stima approssimativa di Vindex: egli volse il capo perché un improvvisa bordata sulla sua sinistra fece vibrare l’aria. Il secondo battello borbonico era una più piccola pirocorvetta con motore a pale che ricordò esser stata la nave dove il Capitano inglese si era recato in visita.
Il nome Stromboli riluceva sulla fiancata.
E’ l’Ammiraglia ma non è la nave più preziosa e qui serve un azione esemplare.
Vindex piegò il collo sulla destra, ruggendo in cerca di sostegno da parte dei suoi due compagni.
– Libertaria! Puck! Voi che siete più piccoli attirate il fuoco di quella nave! Tenetemela lontana mentre attacco questa qui!- Il ruggito di risposta proveniente da Libertaria fu seguito dal rapido movimento della dragonessa blu che si lanciò in picchiata contro la Stromboli, gli artiglieri napoletani si affrettarono a spostare i cannoni anti-drago sul ponte per prenderla a tiro ma Libertaria si diede a volare in rapidi circoli, rendendo difficile tale compito.
Vindex si guardò intorno, cercando con lo sguardo Puck senza alcun risultato: il piccolo drago sembrava sparito.
–Non importa… ora, a noi due!- Lanciando un potente ruggito, il peso massimo si scagliò frontalmente contro la fregata, i cannoni sul ponte non potevano centrarlo da quell’angolo rischiando di colpire l’albero di poppa ma una affrettata (e imprecisa) salva di fucileria scoppiettò verso Vindex. Il drago si mosse rapidamente, calando come un falco sulla fregata che ondeggiò a causa del peso aggiuntivo: Vindex era lungo poco più della metà del battello (esclusa la lunga coda) e il ponte in legno sotto di lui si incrinò leggermente a causa dell’impatto. Il drago ruggì, terrorizzando i marinai davanti a lui, quindi lavorò di coda e di artigli squarciando legno e metallo; si trattenne momentaneamente quando si rese conto che rischiava di spezzare l’albero di poppa.
–Meglio evitare di romperla troppo.-
Ruggì ancora, rivolgendosi con un tono che non ammetteva repliche ai marinai in preda al panico.
–Reclamo il possesso di questa nave e la resa dell’intero equipaggio! Che il vostro Capitano si mostri!- Ci vollero diversi minuti e un paio di altri ruggiti intimidatori, prima che un gruppetto di sottufficiali portasse (o meglio dire trascinasse) un pallidissimo capitano di fronte a Vindex.
–Io… io… sono il Capitano Di Palma, c… comandante della Partenope, u…ufficiale di S..Sua Maestà il.. – Vindex sbuffò ed abbassò il muso mostrando i denti con un ghigno.
–Tu sei mio prigioniero, e ora i tuoi marinai condurranno in porto questa mia nave oppure la affonderò con voi a bordo! -
I marinai borbonici non se lo fecero ripeter due volte, dimostrando di aver maggior fedeltà verso la propria vita che al proprio comandante: le vele quadre vennero spiegate raccogliendo la brezza marina che iniziò lentamente a portare la fregata in porto. Vindex volse il capo in cerca di Libertaria che nel frattempo aveva tenuto a bada la Stromboli senza però riuscire ad avvicinarla o ad infliggere danni. La dragonessa lo raggiunse volando e ruggendo di gioia.
– Ce l’hai fatta! Sapevo che ci saresti riuscito! Oh… mi spiace ma purtroppo quell’altra nave non era così facile da prendere. -
Vindex si trattenne dal dire che lui ci sarebbe riuscito senza problemi, perché dopotutto la dragonessa lo aveva aiutato con la sua manovra. Quando giunsero in porto essi furono accolti dall’euforia generale di centinaia di Garibaldini in festa mentre da lontano la Stromboli, insieme alla terza nave ( un modesto piroscafo armato) si allontanarono. In mezzo agli ufficiali dalla camicia scarlatta si delineavano un Crispi ansioso ed agitato, Bixio dotato di un impeccabile espressione corrucciata e infastidita dall’azione solitaria dei draghi ed infine il capitano inglese attorniato dai suoi.
–Well done… - disse quest’ultimo, dopo che Vindex volò dalla Partenope sulla banchina.
–Allora… - si rivolse a lui Vindex. –E’ vero quel che hai riferito a Libertaria? Riceverò un premio adesso?-
Gli ufficiali Garibaldini si osservarono tra loro con sguardi preoccupati.
–Caro Vindex- disse Crispi, -Devo forse ricordarti che la nostra è una spedizione di volontari e che al momento le nostre finanze non sono propriamente… -
-There is no problem, my dear… - disse l’Inglese. –Il mio nome è Captain Winnington Ingram, commander of the Argus. Ma io come English cittadino privato posso dire di avere recuperato the Partenope as shipwreck… relitto. Your enemies pagare me per salvataggio della ship. –
Libertaria emise un cupo brontolio.
–Avevi detto che un drago poteva ricevere denaro!- recriminò con energia.
Mentre tutti gli altri uomini si ritrassero intimiditi, il Capitano Ingram non indietreggiò ed anzi sorrise. –Of course my dear!. Mr. Cossins, can you came here?-
Un uomo si fece strada tra i Garibaldini, con indosso un abito borghese da civile.
–Lui è nostro Console inglese, Richard Brown Cossins, here at Marasla. Lui amico di banca britannica e da garanzia insieme a mia parola di Royal Navy Officer. Metà del denaro ricevuto da me per recupero del relitto verrà dato a conto banca svizzera a nome tuo, Vindex.-
Vindex osservò con curiosità l’uomo che era appena stato presentato, lui e il capitano gli assicuravano che egli poteva possedere una ricchezza in denaro: qualcosa che il peso massimo non aveva mai immaginato potesse accadere. Aveva letto nel libro di Temeraire che questo accadeva al di fuori del Piemonte, ma non si era mai immaginato la reale utilità per un tale fine.
–Va bene, mi fido della vostra parola. – poi aggiunse con un sorriso, ricordando un aneddoto del libro del drago Celestiale. – Se non erro anche i draghi in Cina hanno la consuetudine di tenere un conto bancario di loro proprietà. Vi avverto che se voi o qualche vostro associato sottrarranno del denaro dalla somma che il signor Ingram mi comunicherà con esattezza, la mia reazione nei confronti di tale misfatto sarà pari alla tradizione cinese. -
Il capitano inglese rise mentre il suo compatriota civile mostrò un espressione un po’ più intimidita.
–Don’t worry, my friend… no inglese è tanto sciocco da rubare ad un drago!- Vindex non fu totalmente convinto da quest’ultima affermazione, tuttavia dovette ammettere che gli Inglesi si comportavano in maniera molto più aperta ed onesta nei confronti dei draghi: sicuramente quel famoso drago Celestiale di nome Temeraire aveva contribuito a cambiare l’opinione e la consapevolezza sui draghi nel Regno Unito.
–Credo sia meglio ricordare questa bella azione di oggi per il suo eroismo e non per i fini monetari dietro essa. – La voce calda di un uomo si fece largo tra la folla, che si aprì lasciando avvicinare il Nizzardo. Garibaldi aveva un sorriso che Vindex non aveva mai visto prima sul volto del condottiero : un espressione che mostrava una rinnovata speranza. –E mi aspetto che d’ora innanzi voi draghi agiate di concerto con Bixio e gli uomini addetti a combattere insieme a voi: vi ricordo inoltre che questa campagna è volta a fare l’Italia e non a fare bottino come i bucanieri dei tempi addietro. -
Libertaria annuì e si fece avanti, abbassando il muso con un espressione che celava un velo di vergogna.
–Avete ragione ma… converrete che per far valere i nostri diritti nell’Italia futura, noi draghi dovremo avere una base economica su cui basarci e da cui avere fondi per finanziare le nostre richieste. –
Garibaldi annuì con espressione seria -Hai ragione perché purtroppo sia le lotte di liberazione che le rivendicazioni per i propri diritti, necessitano entrambe di finanziamenti: vorrei che però d’ora innanzi non iniziaste a braccare legni nemici in mare in cerca di bottino e riscatto. - Mentre Vindex diede la sua parola insieme a Libertaria, il peso massimo si rese conto che la dragonessa blu aveva di nuovo al suo fianco un giovane ed esile umano. Un ragazzo che aveva già osservato in precedenza sulla chiatta: ma costui non si espresse ne proferì parola. Fu in quell’istante che un coro di risate e di esclamazioni si sollevò dagli uomini sulla banchina che si trovavano nel lato più esterno, di fronte alle onde spumeggianti che si infrangevano contro la barriera di rocce. La folla si accalcò a guardare verso il mare aperto ma i due draghi non dovettero fare altrettanto, limitandosi a sollevare un poco i lunghi colli. Un piccolo vascello in legno con due vele triangolari stava arrancando verso il porto: non era più lungo di una ventina di metri e sul suo scafo si teneva in costante equilibrio un eccitatissimo Puck che, a causa dei suoi movimenti repentini, continuava a creare danno e confusione sul ponte mentre incitava i marinai terrorizzati a navigare verso il porto. –Avete visto?? Anch’io ho preso una nave!- Urlò a squarciagola verso la banchina. L’intenso odore di pesce scaturiva dal carico contenuto nelle reti ammucchiate sul ponte: esso era in parte ormai ridotto in una poltiglia informe, per colpa dei movimenti del drago che sebben piccolo era decisamente ingombrante su tale vascello. I poveri pescatori Marsalesi obbedivano a Puck come meglio potevano mentre il loro oramai malandato peschereccio si trascinava verso il porto.

Note: Come avreste capito, questo capitolo rappresenta lo sbarco dei Mille a Marsala. Segue tutte le vicende storiche (intervento di tre navi Borboniche contro la spedizione, presenza in porto di due navi da guerra inglesi che interferirono aiutando i Garibaldini, ufficialmente perché un bombardamento avrebbe potuto danneggiare dei depositi di vini di proprietà (private) britanniche. La storia ovviamente diverge perché invece della successiva cattura dei due piroscafi garibaldini, grazie alla presenza dei draghi i vascelli Napoletani demordono. L’elemento dei draghi che acquisiscono coscienza del poter possedere un capitale finanziario è un elemento che si sviluppa nei libri di Temeraire: così come anche il dettaglio del sistema bancario cinese (il diritto legale di un drago ad uccidere personalmente l’umano che rubi il suo credito da una banca, la severità della pena comporta secondo il secondo libro della serie l’estrema rarità di tale genere di furto: questa sembra essere inoltre la principale differenza di diritti-doveri tra umano/drago nella società Cinese, con ovvie eccezioni per le classi privilegiate … l’aristocrazia umana e le razze di Imperiali e Celestiali che vivono nella Città Proibita).
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Fumettino in inglese sul capitolo realizzatoda me ^^ (disponibile anche su Deviantart)  (PS anche il capitolo precedente adesso ha un fumettino, l'ho aggiunto dopo quindi chi ha letto subito il capitolo se l'è perso ^^, concludo invitando eventuali lettori a commentare e criticare, specie queste ultime mi sono utili)


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Capitolo 8
*** Scelte ***


Capitolo 8 – Scelte.

Di rado Vindex aveva sperimentato l’ansia della battaglia. L’euforia del combattimento, la sua attesa, l’ignoto di fronte a se erano tutte sensazioni note ma attendere l’esito di uno scontro nel quale non si poteva prender parte era qualcosa di differente.
–Che cosa stupida!- sbottò Libertaria, camminando avanti ed indietro sulla cima dell’arida collinetta sulla quale i draghi sostavano. Come Vindex, anch’ella indossava una bardatura completa pronta ad accogliere i Garibaldini selezionati. Anch’essi erano in trepidante attesa, cercando un po’ di fresco ristoro all’ombra del corpo di Vindex. –Hai sentito anche tu Garibaldi. Sono passati solo quattro giorni dal nostro sbarco e questa è la prima vera forza militare che ci mandano conto. Se sono così mal coordinati dal non essersi portati dei draghi dietro, ben venga che la nostra presenza rimanga per loro un amara ed ultima sorpresa.-
-Anche se… - pensò privatamente, - Prima o poi il momento dello scontro verrà. –
Il suo sguardo si mosse da Libertaria, ancora abbastanza infuriata per l’inattività, a Puck che si accontentava di sbocconcellare una pecora all’ombra di un grande olivo cresciuto selvatico. Nessuno dei due compagni aveva sperimentato un vero campo di battaglia. Finalmente un cavaliere solitario giunse al galoppo. Non indossava la camicia rossa e l’aspetto lo qualificava come uno dei delle poche centinaia di volontari locali che avevano iniziato ad ingrossare le fila della spedizione nei giorni successivi allo sbarco a Marsala.
–Il Generale Landi fugge a Palermo! Il Generale Landi fugge a Palermo! –
Mentre i Garibaldini lì presenti si accalcarono tra l’euforia generale per carpire altre informazioni dal giovane corriere, Vindex artigliò il terreno in un impeto di soddisfazione.
–Come immaginavo…-
-Oh che peccato.- Commentò triste Puck. –Avevo sperato che questa potesse essere la mia prima vera battaglia! Secondo te possiamo trovare dei nemici rimasti dentro Calatafimi?-
Vindex si avvicinò al suo piccolo amico, sorridendo ma scuotendo il capo con convinzione.
-Non credo, dev’essere andato tutto esattamente come Garibaldi sperava! Le truppe inviate contro di noi credevano di fronteggiare una banda di briganti o avventurieri e invece hanno trovato uomini che potevano tenergli testa. Se questo Landi ha un po’ di senso strategico, sarà andato a rintanarsi a Palermo piuttosto che rischiare di essere assalito dai contadini e ribelli locali.-
Libertaria si accovacciò, posando il muso sulle zampe anteriori.
–Però… perché farci venir fin qui senza combattere? Avremmo potuto dare una mano. -
Il peso massimo le si avvicinò.
-E’ lui il nostro comandante in capo. Ha fatto una scelta. E credo che sia dovuta al fatto che i nostri nemici ancora non hanno idea della nostra forza militare, quella di oggi sarà ricordata come una “battaglia”. Ma è poco più che una scaramuccia: il primo passo per vincere una guerra è gettare il tuo nemico nell’ignoranza e nell’inconsapevolezza di cosa dovrà affrontare: se Landi ci avesse visto, avrebbe potuto dare ai suoi superiori una valutazione migliore dei marinai terrorizzati che hai combattuto a Marsala. –
Il piccolo drago rosso si avvicinò con cautela a Vindex, come se qualche dubbio stesse rodendogli la coscienza.
-Credi… che ci saranno molti draghi ad aspettarci a Palermo.-
A quelle parole, anche gli umani intorno a loro si quietarono, abbassando le voci e guardando da qualche altra parte: come se ignorare l’evidenza potesse in qualche modo aiutarli.
-Sì Puck, ci saranno molti draghi da affrontare … -
Il peso massimo sospirò, pensando privatamente all’amaro destino che poteva incombere su di loro.
Un destino che tuttavia veniva rischiarito da un barlume di speranza.
-Forse non dovremo affrontarli tutti, se le loro scelte li porteranno ad un differente cammino.-

Erano state le sue scelte a portarlo lì. Scelte maturate negli ultimi mesi e accese come una brace ardente dal fuoco dei suoi desideri: era tuttavia giunto per lui il momento di metterle a nudo e scoprire se la sua convinzione poteva permettergli di compiere tali scelte. Il duro legno del tavolo era ruvido sotto il palmo della sua mano e per qualche istante il ragazzo si soffermò sull’intricata serie di linee e cerchi sulla superfice, isolandosi dalle voci che rimbombavano attorno a lui. Sollevò lo sguardo senza riuscire ad incrociate quello di sua madre, affranto e perso nel vuoto. Era tuttavia impossibile sfuggire agli occhi di suo padre. –Come credi che potremmo tirare avanti senza di te? Sei il nostro unico figlio e a malapena riusciamo a sostenerci sotto questo tetto e adesso se te ne andrai causerai solo sciagura e disgrazia sulla tua famiglia… -
-Padre perdonami ma non posso tirarmi indietro, la terra che lavoriamo, la casa in cui viviamo, niente di tutto questo è veramente nostro! -
L’uomo più grande era già infervorato a sufficienza e non badò all’interruzione del figlio.
–E’ tutta colpa delle idiozie che scrive quel maledetto di un Rosolino Pio! Lui e tutti quelli come lui… ma vi rendete conto di cosa incontrerete? Io non ero ancora nato ma mio fratello, Pace all’Anima Sua, ricorda bene quando gli Africani portarono la guerra a dorso dei loro mostri sulla Sicilia: Palermo bruciò per tre notti di fila! E io non scorderò mai il terrore negli occhi di mio fratello. La guerra porta solo morte, draghi fuoco e sofferenza ai contadini come noi. La nostra vita non è già abbastanza dura? Perché ostinarsi a gettarla al vento per qualcun altro?.-
Il giovane si allontanò lentamente dal tavolo, fece per dire qualcosa ma poi ci ripensò.
Quando egli giunse all’uscio di casa, il ragazzo accarezzò il malandato stipite in legno della porta.
– E’ proprio perché la nostra vita è così dura che devo fare la mia parte: il mondo sta cambiando, Padre … -
Si allontanò cercando di non prestare orecchio all’improvviso pianto di sua madre o al muto silenzio del padre, fu soltanto quando si incamminò sulla strada sterrata percorsa così tante volte nella sua giovane vita che si rese conto di aver appena dato le spalle a quanto conosceva gettandosi nell’ignoto.
–Allora Pietro? Non è andata bene immagino, non preoccuparti è stata così per tutti noi!-
Da dietro un muretto si era levato un gruppetto di suoi coetanei , molti dei quali erano suoi amici di vecchia data: altri figli di contadini o allevatori della zona. Quando li osservò, si rese immediatamente conto di non essere più solo: quei ragazzi di diciassette o diciotto anni, sporchi, illetterati e con vecchi vestiti malandati dalla vita contadina, erano adesso la sua sola famiglia.
–Quel che è fatto è fatto, piuttosto avete avuto notizia dai ragazzi del villaggio? E’ tutto confermato? Garibaldi arriva?-
Il ragazzo che prima lo aveva interpellato sogghignò e tirò fuori da dietro al muretto un vecchio fucile a trombone con tanto di corno.
–Arriva ed intanto mi son procurato questo!-
Pietro sorrise, essendo poco convinto dell’affidabilità di un tale rudere.
–E come da progetto i ragazzi del paese avranno “preso in prestito” un paio di carretti e di muli per stanotte, raggiungeremo il Garibaldi e marceremo con lo loro su Palermo!!
-Un coro di grida giovali si levò e Pietro si unì ad esse. Perché da quel momento tutto sarebbe stato diverso.

Note: Breve capitolo da “intermezzo”, la prima parte è ovviamente in contemporanea alla Battaglia di Calatafimi, dove per una serie di questioni ho pensato che Garibaldi non volesse già mettere in mostra le sue armi migliori. Nella seconda parte si cita Rosolino Pio (indipendentista anti-borbonico) e un evento del mondo di Temeraire differente dalla nostra storia : l’attacco sferrato dal regno africano di Tswana contro il Mediterraneo Europeo durante le Guerre Napoleoniche: anche se si parla di “Spagna e Sud della Francia” attaccate e con migliaia di vittime, la vicinanza della Sicilia ne fa un bersaglio inevitabile per le formazioni di draghi e guerrieri africani. (questo conflitto nella storia di Temeraire si risolve con una tregua/collaborazione di Napoleone e il regno di Tswana il cui scopo è la soppressione della schiavitù, una generale vendetta contro gli Europei e il salvataggio degli africani condotti in schiavitù : stando all’ultimo libro pubblicato la loro campagna li conduce anche in Sud America con la città Rio in Brasile data alle fiamme).

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Capitolo 9
*** Battesimo di sangue ***


Capitolo 9 – Battesimo di Sangue

La sagoma del grande drago disteso sulla collina incuteva allo stesso tempo paura e gioia. Pietro scostò il ramo secco di un cespuglio e guardò oltre il profilo delle colline più basse che si frapponevano tra lui e il drago, ammirando la grande bestia distesa su di una secca altura. Erano ancora lontani ma poteva già immaginare da lì, quali stragi essa poteva rendersi capace. Eppure anche una creatura tanto temibile poteva cadere vittima di inganni o tranelli: dalla loro posizione distante, Pietro e i suoi compagni potevano osservare ciò che il drago e gli uomini vicino ad esso non erano in grado di vedere.
Nascosto alla vista, in una valletta all’interno di una collina sottostante, vi era un folto contingente di soldati Borbonici: essi erano celati dalla loro stessa posizione oltre che da una serie di frasche e fronde che erano state posizionate a coprire quelle che erano delle mura difensive erette probabilmente alcuni secoli prima.
In quella antica barricata di pietre, scintillavano al sole le superfici lucide di alcune bocche da fuoco.
La loro tozza larghezza inconsueta alla vista e il fatto che fossero puntate al cielo non lasciavano dubbi sul loro scopo.
Pietro e i suoi compagni non potevano esserne consapevoli ma i vertici militari a Palermo, nonostante l’assenza dei draghi Garibaldini durante la Battaglia di Calatafimi, erano venuti a conoscenza dell’esatta posizione dei draghi di Garibaldi. Nonostante il caos organizzativo che regnava nella città Siciliana, alcuni ufficiali locali erano più svelti a reagire agli imprevisti a differenza dei loro superiori che dovevano rispondere a codici e a catene di comando lente ed impacciate.
E di conseguenza la trappola preparata per l’unico peso massimo della spedizione Garibaldina era quanto mai letale: la fila di cannoni anti-drago avrebbe aperto un fuoco a mitraglia non appena il drago Garibaldino si fosse levato in volo.
Cannoni e uomini erano stati trasportati nel corso della notte da alcuni pesi medi e un corriere era rimasto a disposizione della truppa, pronta ad avvertire il Comando di Palermo quando il peso massimo fosse stato eliminato.
A quel punto ai Borbonici sarebbero rimasti ben pochi ostacoli nello schiacciare la spedizione tramite la loro forza aerea.
I giovani volontari siciliani che osservavano da lontano e con preoccupazione il drago ignaro e coloro che aspettavano di tendergli un agguato, non erano consci di tutto ciò.
-Ma perché non attaccano adesso?- disse un ragazzo.
-Mio fratello è stato in marina… credo di ricordare che dicesse che i cannoni anti-drago possono essere devastanti ma solo se il drago vola: sparano un colpo che si disintegra in tanti frammenti che possono ridurre a brandelli le ali di un drago… - rispose un ragazzo più giovane.
-Beh… sia come sia, questa potrebbe essere la nostra occasione! Se attacchiamo adesso potremmo avvertire i Garibaldini della trappola! Tra noi e loro ci sono i soldati e se cercassimo di aggirarli per raggiungere i Garibaldini potrebbe essere troppo tardi: non appena quello stupido drago si alzerà in volo, per lui sarà la fine.. – disse il ragazzo che aveva accolto Pietro, armato con un vecchio fucile a tromba.
Egli teneva l’arma dinanzi a sé, estremamente ansioso di usarla.
-Però… noi siamo una cinquantina e abbiamo dieci fucili in tutto, la metà dei quali non sappiamo nemmeno se è in grado di sparare.- rispose Pietro con un’espressione dubbiosa.
Si volse guardando i suoi compagni, sui volti dei ragazzi vi era un ombra di paura e timore ma anche di una forte determinazione e molti tenevano in mano accette o lunghi coltelli.
Il ragazzo con il trombone fece un ghigno e disse: -Beh.. vorrà dire che arriveremo vicino senza farci vedere e li prenderemo di sorpresa, sarà un gioco da ragazzi e chissà … magari Garibaldi in persona vorrà vederci!-
Si incamminarono lentamente e senza far rumore, approfittando di una macchia di ulivi che erano cresciuti selvatici; muoversi all’ombra degli alberi si rivelò provvidenziale e metro dopo metro furono in vista del loro obiettivo.
Vecchie mura si ergevano nella valletta, incastonata tra due colline: Pietro non sapeva quando erano state erette ma, benché alcuni tratti fossero crollati a causa dell’incedere del tempo e gran parte di esse fosse avvolta dalla vegetazione secca che cresceva nella zona, esse fornivano un ottima protezione per i soldati.
Era però una protezione parziale perché il lato opposto alla posizione della collina del drago (e verso il quale Pietro e i suoi compagni si dirigevano), era più esposto e i Borbonici avevano messo solo un paio di sentinelle di guardia a quel lato.
Esse erano leggermente distanziate dal resto della truppa che per la maggior parte riposava accanto ai cannoni o aveva trovato rifugio in alcuni anfratti tra le vecchie mura oppure sotto le fronde degli alberi che crescevano a ridosso delle mura stesse.
Quattro ragazzi si offrirono volontari per eliminare le guardie e Pietro osservò con trepidante ansia come essi strisciarono fino ad un basso muro, attirarono una delle guardie con dei rumori di frasche e poi la eliminarono saltando addosso al soldato appena questi si fosse allontanato dallo sguardo del suo compagno.
-Prepariamoci… - sussurrò Pietro ai ragazzi dietro di lui che diffusero con un passaparola il messaggio.
La seconda guardia si avvicinò verso il luogo dove era sparito il suo compagno: appena ebbe camminato oltre il muretto dove si nascondevano i quattro ragazzi, egli venne afferrato da questi ultimi e trascinato come il suo compagno nell’ombra dove venne finito a colpi di coltello.
L’uccisione della seconda guardia era stata meno silenziosa della prima ed un soldato vicino ad un cannone si alzò in piedi con espressione insospettita.
-Ora!- disse qualcuno a fianco di Pietro e il crepitare di vecchi fucili da caccia e tromboni esplose nella valletta, il soldato di guardia al cannone che si era alzato venne preso in pieno dalla scarica del trombone sparata dal ragazzo vicino a Pietro. Il soldato venne scaraventato contro il muro di pietra mentre il suo petto spillava sangue da tante ferite.
All’improvviso si levarono le urla dei giovani Siciliani che si scagliarono contro i soldati attorno ai cannoni. Una raffica di pallottole falciò una dozzina di ragazzi che caddero al suolo, con la coda nell’occhio Pietro vide che tra essi vi era il giovane armato di trombone che aveva insistito per attaccare.
Pietro si piegò in ginocchio mentre l’aria intorno a sé si fece tanto densa di fumo causato dalle scariche di colpi che faceva fatica persino a respirare.
Nel giro di pochi istanti le due compagini si mescolarono in una mischia furiosa, caotica e violenta: alcuni colpi ancora vennero sparati ma ad una tale distanza furono baionette, coltelli, asce e calci dei fucili ad essere impiegate tra grida e gemiti.
Il ragazzo sentì qualcuno spingerlo da dietro ed egli rovinò a terra, voltandosi sul suolo polveroso vide altri ragazzi lottare con violenza: per la prima volta poté osservare da vicino i soldati che combattevano, giovani della loro età la cui sola differenza era l’uniforme e il dialetto che parlavano.
Il palmo della mano di Pietro si chiuse casualmente su di una baionetta sfilata da un fucile caduta a terra, senza pensare egli si scagliò in avanti ed affondò l’oggetto acuminato nel fianco del primo uomo in uniforme che gli si parò davanti. Rimase interdetto di fronte allo sguardo terrorizzato che il Partenopeo gli rivolse prima di crollare a terra in una nube di polvere.
Con lo sguardo del giovane che aveva appena ucciso ancora negli occhi, Pietro arretrò mentre tutto intorno a lui altri soldati o giovani siciliani si uccidevano a vicenda.
La sua schiena andò a sbattere contro un muro di pietra e si accasciò contro di esso, non si rese immediatamente conto della figura che gli si parò davanti.
Un ufficiale dalla divisa sporca di polvere che estrasse una pistola revolver di fronte a lui.
Pietro chiuse gli occhi in attesa dello sparo e quando egli lo sentì, nitido come un tuono, avvertì gocce di sangue bagnarli la guancia.
Il dolore tuttavia non arrivò e Pietro si chiese se la morte dopo tutto non fosse poi così dolorosa.
Ma quando aprì nuovamente gli occhi, il giovane siciliano si trovò ancora in quella terra assolata dove era nato e l’ufficiale di fronte a lui crollò a terra, con un foro di proiettile nel petto.
Altre raffiche di fucile frastornarono le orecchie del giovane e come egli alzò lo sguardo, Pietro spalancò la bocca nell’osservare il sole oscurato dalla massiccia sagoma di una bestia imponente.
Il grande drago si mantenne in aria con un paio di pesanti battiti d’ala che sollevarono raffiche di polvere accecante mentre i Garibaldini dalla divisa scarlatta sul dorso della bestia sparavano precise fucilate in direzione dei singoli soldati o ufficiali Napoletani che ancora combattevano.
L’intero terreno era disseminato di corpi e Pietro si guardò attorno con sgomento constatando come pochi dei giovani Siciliani erano ancora in piedi e ancora meno soldati Napoletani che uno dopo l’altro gettarono le armi a terra.
La mente del ragazzo era frastornata da una realtà che non si sarebbe mai aspettato: i volti di tanti giovani caduti (con o senza uniformi) sembravano guardare al cielo, con gli occhi spalancati come a voler aggrapparsi fino all’ultimo istante alla vita osservando il cielo terso.
Lo shock della battaglia venne presto sostituito da qualcos’altro.
Lentamente la possente creatura dalle scaglie arancioni volse l’ampio muso verso di lui.
Due grandi occhi lo fissarono, colmi di meraviglia, stupore e gioia..
-Tu …. tu sei uguale a lui!-
Disse una voce imponente, una voce che Pietro non aveva mai ascoltato prima d’ora: una voce che non lo avrebbe mai più abbandonato.


Note: Per una volta un capitolo senza alcun elemento storico. Fondamentalmente perché questo scontro è interamente AU, posso solo accennare un minimo al terreno siciliano (che conosco abbastanza bene). Si tratta in questo caso di file di colline assolate con altezze differenti tra loro, secche ma non per questo prove di vita. In particolar modo le piante di ulivo cresciute selvatiche per l’incuria formano una copertura preziosa per Pietro ed i suoi compagni (a differenza dei terreni con alberi curati dall’uomo) mentre la stessa posizione delle colline (ad altitudini differenti) ha permesso ai Borbonici di appostarsi in agguato. Riguardo alle antiche mura, esse non sono ispirate ad un luogo specifico ma la Sicilia è ricca di resti di questo tipo.


PER FAVORE!!!  So che diverse persone seguono questa storia, quindi se potente
Lasciate un commento/recensione per farmi capire che volete sapere che ci tenete e quindi, invogliarmi a scrivere.

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Capitolo 10
*** A Palermo! ***


Capitolo 10 – A Palermo!

Lo spettacolo delle truppe in movimento nel cuore della notte buia era qualcosa a cui Vindex era a lungo abituato, ma le espressioni che poteva vedere sui volti dei piccoli umani grazie alla sua vista acuta erano una novità per lui. Nei campi di battaglia del nord Italia o della lontana Crimea essi davano spesso mostra di sentimenti di paura, sconforto o accettazione.
Gli uomini che osservava marciare nelle loro divise scarlatte lasciavano intravedere altri sentimenti.
-Non riuscirò mai a capire bene a capirli: cosa li distingue dai soldati che ho già incontrato? Questi vanno incontro alla guerra con una tenacia ed un passione che non avevo mai visto prima. –
Ormai aveva rinunciato da tempo a comprenderli, le differenze tra le loro razze erano così tante.
Probabilmente alcuni umani avrebbero trovato interessanti i giorni di goffi e inesperti tentativi del suo nuovo Capitano ad adattarsi alla vita militare e alle tradizioni guerresche di chi combatteva sul dorso di un drago.
Ma a Vindex tutto questo risultava superfluo. Il giovane contadino siciliano gli ricordava istintivamente il suo primo Capitano: che fosse per aspetto, voce o comportamento, egli non sapeva spiegarselo ma i suoi istinti parlavano chiaro e il ragazzo sarebbe stato per forza di cose legato al suo destino.
-Sono sempre così lenti a muoversi… -
Disse Puckdopo che si accoccolò sulla schiena del drago più grande, mentre Vindex si mosse appena per aggiustare la sua posizione al peso del drago sardo su di lui.
-Temo che dovrai farci l’abitudine, chi serve nei Corpi Aerei da anni come me è abituato al passo lento degli umani.-
Il piccolo drago ridacchiò.
-A proposito di abitudine, hai visto quanto scalpore ha causato la rivelazione del Capitano di Libertaria? Se il tuo nuovo Capitano non si fosse messo in mezzo probabilmente la cosa sarebbe passata inosservata ancora per un po’.-
Vindex annuì pensieroso, riportando alla mente il secondo avvenimento che gli umani attorno a lui avevano considerato degno di nota ma verso il quale il peso massimo provava scarso interesse.
L’esile umano che aveva accompagnato Libertaria fin dai Recinti di Riproduzione aveva finito per rivelarsi una femmina, a seguito di un buffo dibattito con Pietro.
La cosa aveva causato un discreto scalpore perché l’unica femmina umana nella truppa era la moglie di Crispi, la quale sembrava probabilmente più interessata nell’accudire il marito che nel prendere parte all’azione (peraltro imitata dalla stessa attitudine battagliera del consorte, che spariva sempre prima dell’azione).
Ma a Vindex le polemiche che ne erano scaturite erano parse importanti quanto ricevere un paio di capre anziché una mucca per pasto.
-Non capisco che ci trovino di tanto strano. Le dragonesse dopotutto combattono da sempre sui campi di battaglia.-
-Forse è perché se combattono anche le femmine ci saranno meno premi e tesori per tutti.-
Propose Puck e Vindex mosse il muso, incerto nello stabilire le motivazioni di tale comportamento.
-Questo però spiega almeno una cosa: perché Libertaria non era in una Formazione! A quanto ne so uno dei suoi genitori era un Longwing inglese e quella è una delle strane razze che si sente a disagio con un maschio come Capitano. Probabilmente Libertaria da piccola ha rifiutato tutti gli umani che si sono offerti come Capitano, fino ad incontrare quella ragazza…. –
Rifletté ad alta voce Vindex e alle sue parole Puck allungò il collo oltre la sua testa per fissarlo meglio con quella sua espressione sempre curiosa.
-E allora perché non farli combattere? Mi sembra proprio una cosa da egoisti! Forse è perché… -
-Non credo sia questo. - disse una voce sconosciuta.
Vindex volse lo sguardo sul piccolo sentiero ghiaioso che conduceva sulla collina dalla quale il drago stava osservando le truppe in marcia e vide un uomo avanzare verso di lui in sella ad un cavallo baio.
Il soldato parlo nuovamente in un buon italiano ma con uno strano accento che Vindex non riconobbe.
-Solitamente fanciulle non marciano in guerra… non è comune, sì. Come è che voi dite… non è tradizione. Anche se tradizione cambia in fretta di questi tempi.- disse con un sospiro, volgendo lo sguardo alle truppe.
Era un uomo dall’aspetto forte e giovane, con un paio di folti baffi.
-Devo comunque dare informazioni. Prima del sorgere dell’alba caleremo su Palermo senza fare rumore. Io sono in comando di Avanguardia di Cacciatori di Alpi e miei compatrioti. Voi dovrete garantire supporto aereo contro draghi di loro formazione e… -
La curiosità di Vindex fu troppa e interruppe la spiegazione dell’uomo, alla quale era scarsamente interessato: sapeva bene quale sarebbe stato il suo compito e spendere troppe parole al riguardo era inutile dal suo punto di vista.
-Tu chi sei comunque? Non sei Italiano: cosa ci fai qui? -
L’uomo in divisa scarlatta sorrise un istante, quindi con un cenno di capo si presentò.
-Perdonate la mia fretta, ma in guerra spesso ci scordiamo di buone maniere. Il mio nome è Lajos Tukory e sono nato nella bella e triste terra di Ungheria. Anche mio popolo vive sotto il tiranno Asburgico e per combattere contro il comune nemico mi recai qui in Italia agli ordini di Garibaldi. –
-Perché sei venuto qui a combattere? Puoi morire in questa battaglia, per una causa che non è la tua. Se tu stessi combattendo per un premio o per regali lo farei pure io. Io combatto in questa causa nella speranza di cambiare le cose per i draghi in Italia, ma i Borboni non c’entrano molto con l’Imperatore tuo nemico. -
L’umano sorrise, rendendosi conto che il drago non riusciva a capire ciò che egli voleva trasmettere.
-La causa tua e di Garibaldi… è anche mia. Combattiamo tutti gli stessi nemico: la tirannia, la ingiustizia e la inuguaglianza ed abbiamo stesso sogno. La libertà è ciò che brama il mio cuore, per me, per te e per tutti. Lo sai che Garibaldi ha combattuto in Uruguay? Terra lontana e straniera a lui, ma il desiderio di libertà è grande ed è stesso nei cuori di tutti.-
L’ungherese volse il suo cavallo baio per tornare in testa alla colonna delle truppe che doveva guidare.
Per una volta, Puck si astenne dal porre altre domande.
-Prepariamoci… - disse Vindex.

In vola sopra Palermo, Vindex si chiese come dev’essere stato bello visitare tale città in epoca di pace. Certo le strade erano troppo strette per i draghi, ma con una buona opera di edilizia si sarebbero potuti creare spazi per la sua razza: luoghi ove i draghi potessero offrirsi agli umani per trasportare carri pieni di fragranti arance o olive e poi mercati per acquistare la carne guadagnata con onesto lavoro.
Questa visione giaceva nelle parole scritte da un altro drago anni or sono: parole che il fato aveva posto dinanzi agli occhi di Vindex. Tale immagine tuttavia era annebbiata dal fumo e dalle fiamme del conflitto.
Il grande peso massimo virò e rallentò la sua velocità mentre passava sopra Palazzo Reale, era troppo in alto per essere ferito dal fuoco della fucileria e gli uomini del suo equipaggio erano pronti ad entrare in azione.
Gli addetti al ventre di Vindex si mossero decisi nella grande rete fissata alla pancia del drago, innescando granate e lasciandole cadere sui tetti e i cortili: esplosioni squarciarono l’aria mentre ondate di ulteriore fumo e fiamme si levarono dai punti di impatto.
Il grande drago volse il capo osservando le colonne di Garibaldini che si facevano largo tra i quartieri in fiamme e attraverso barricate, alcune delle quali erette dagli stessi cittadini di Palermo che erano insorti contro la truppa Borbonica.
-Stanno arrivando Vindex!-
La voce amplificata del suo capitano giunse al drago, che volse lo sguardo verso una formazione di draghi nemica: egli ruggì di sfida ed aumentò la sua velocità puntando dritto contro il nemico.
Era a malapena consapevole della presenza di Puck poco sopra di lui e di Libertaria in coda: una rapida occhiata gli diede una stima delle forze nemiche.
Una grande peso massimo dalle lunghe ali costituiva il cuore della formazione Borbonica, circondata da una coppia di pesi medi e tre draghi più piccoli.
Quando le due formazioni serrarono le distanze, Vindex percepì le reciproche raffiche di fucileria e con un ringhio di dolore avvertì due proiettili penetrargli tra le scaglie della spalla destra.
Un istante dopo fu il caos.
Egli aveva puntato con decisione contro la grande femmina dei Borboni: una dragonessa di un colore verde oliva con ali grandi ed ampie ed un corpo longilineo. Una smorfia di piacere venne accompagnata dalla mossa di Vindex, il cui corpo era più corto ma compatto e robusto.
Il peso massimo dei Garibaldini evitò facilmente un azzannata della sua nemica e si piegò di un fianco, cozzando contro la femmina ed aggrappandosi ai suoi fianchi. Vindex artigliò con le zampe anteriori e le aprì uno squarcio sul ventre: il colpo non era mortale perché era stato mitigato dalla stessa presenza della rete per l’equipaggio del ventre.
Gli uomini lì presenti ebbero meno fortuna, precipitando al suolo insieme a brandelli della rete stessa.
Vindex ruggì nuovamente ed allungò il muso verso la zampa anteriore destra della sua nemica mentre solo sporadiche fucilate venivano scambiate tra gli equipaggi, troppo impegnati a tenersi saldi alle cinghie di sicurezza durante una così brutale azione.
All’improvviso la dragonessa cercò di sganciarsi e si ritirò ruggendo di rabbia e dolore.
Vindex la lasciò andare, ben consapevole che una battaglia prolungata tra pesi massimi poteva portare a danni irreparabili ad entrambi i combattenti. Si volse quindi rapidamente per rendersi conto dei motivi di tale ritirata: Puck era riuscito ad abbattere uno dei draghi più piccoli mentre Libertaria era ancora avvinghiata contro un maschio della sua stazza. Inaspettatamente però due draghi (l’altro peso medio ed una piccola peso piuma) si erano sganciati dalla battaglia: i loro equipaggi avevano gettato via gli stendardi Borbonici e stavano volando cautamente verso la campagna controllata dalle forze Garibaldine.
Vindex ruggì di trionfo per la doppia vittoria ottenuta: la ritirata della dragonessa color verde oliva e la defezione di due draghi con relativo equipaggio.
-Torniamo indietro Vindex! C’è bisogno di noi laggiù!-
Il drago grugnì un assenso al suo Capitano e volò verso la periferia della città, dove una schiera di soldati si stava avvicinando rapidamente: le loro uniformi non lasciavano dubbi.
-Sono i tremila mercenari bavaresi e svizzeri di Von Machel! Dobbiamo impedirgli di entrare in città!-
Alcuni istanti più tardi Vindex atterrò pesantemente dinanzi a Porta Termini, pronto a decollare nuovamente insieme ai suoi compagni e bombardare le forze di Von Machel.
Dei Garibaldini tuttavia si fecero strada fino a loro, comunicando che il Generale Lanza aveva iniziato le trattative con Garibaldi per la resa delle sue forze.
-Presto sarà qui di persona per rendere note le trattative in corso agli uomini di Von Machel.-
L’attenzione di Vindex venne meno rapidamente, quando il suo sguardo si posò su un gruppo di feriti e moribondi su delle lettighe.
Il corpo di Tukory era steso lì, la gamba ricoperta di sangue per una ferita estesa sul ginocchio semi-distrutto.
Vindex volse il muso per avvicinarsi al volto dell’uomo appena cosciente ed imperlato di sudore.
Sebbene tale ferita potesse non rivelarsi mortale, Vindex aveva visto gli umani morire per molto meno quando la cancrena o le infezioni dilagavano a seguito di tali danni.
-Ne valeva la pena?- chiese il grande drago.
-Vale… vale sempre la pena di seguire nostro cammino.- disse con un gemito l’ungherese, prima di borbottare qualcos’altro nella sua lingua natia e crollare sfinito in uno stato di incoscienza dal quale probabilmente non si sarebbe più svegliato.

Note: Rieccoci col punto di vista dei draghi :happy: Vorrei fare notare come alcune vicende “umane” che avrebbero contraddistinto una storia regolare (l’integrazione di Pietro tra i Garibaldini, la rivelazione del capitano femmina di Libertaria) sono volutamente lasciate da parte perché… non è questo ciò che attira l’interesse dei draghi. Riguardo alle vicende storiche e personali, ovviamente Tukory è esistito, così come è realistica anche la portata degli scontri per Palermo, in realtà ben più articolati perché prima dell’assalto generale vi furono giorni di movimenti di truppe (con aggiramenti ed inseguimenti di colonne rivali) e piccoli scontri in località chiave che portavano alla città.

Un altro disegnino che avevo fatto qualche tempo fa su Puck : x3  (PS se date un occhiatina ai capitoli precedenti, avevo aggiunto dei fumettini disegnati da me !! )


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Capitolo 11
*** La Monarca ***


Capitolo 11--- La Monarca

Se fosse stata una normale femmina della sua specie, la dragonessa non avrebbe dovuto avere altri pensieri per la testa che godersi il pasto e farsi scaldare le squame dal sole.
Ma Libertaria non era una dragonessa qualsiasi.
I suoi pensieri erano sempre indirizzati verso ciò che doveva ancora accadere: speranze, piani ed idee si arrovellavano nella sua mente, impedendole di riposarsi.
Volse il capo per guardare il suo capitano e sorrise nel vederla.
L’orgoglio per il proprio capitano era qualcosa che accomunava Libertaria agli altri draghi.
Un orgoglio a lungo frustrato dalle ingiustizie che riteneva avessero perseguitato ingiustamente sia lei che la giovane donna.
Rammentava bene cosa accadde il giorno della sua nascita; invece di respirare l’aria pura e libera dei monti, si era sentita soffocata dalla frustrazione che trapelava da tutti gli umani che si attorniavano intorno a lei.
Nessuno dei giovani maschi che cercarono di sottometterla suscitava anche una minima empatia in Libertaria. Fu la notte più terribile per la giovane dragonessa appena uscita dal guscio: almeno una decina di giovani umani si erano allontanati, chi spazientito e chi deluso, solo un inserviente alla fine si era degnato di darle qualcosa da mangiare.
Era rimasta da sola in quella che era una vecchia stalla per ore, dopo che nessuno dei cadetti era riuscito a conquistare il suo cuore. Libertaria stessa non sapeva cosa fare ed era disperata.
Sentiva che aveva bisogno di un compagno accanto a se, qualcuno con cui condividere la durezza di un mondo nel quale era appena nata e del quale non comprendeva le regole.
Fu solo allora, vedendo una giovane serva che era venuta a portarle altro cibo, che gli occhi di Libertaria si illuminarono.
Forse era stata una qualche sensazione che scaturiva da un volto più gentile e affidabile, forse il fatto che la fanciulla non si fosse avvicinata a lei con sprezzante sicurezza di se: qualsiasi sia stato il motivo, le vita di Libertaria e della fanciulla cambiarono per sempre.
L’incomprensione pervase la giovane dragonessa quando le venne detto che non avrebbe mai potuto prendere parte al servizio militare nei Corpi; ci vollero mesi perché i motivi di tale limitazione fossero resi chiari.
Adesso Libertaria poteva finalmente guardare con orgoglio la sua Giovanna che indossava la camicia rossa Garibaldina, tutta intenta a pulire un paio di stivali sotto un albero.
L’espressione della ragazza era seria, non avevano avuto una grande parte nella recente battaglia di Milazzo: ancora una volta era stato Vindex con la sua squadra di uomini scelti a dare una svolta alla battaglia, quando aveva appoggiato l’azione della pirocorvetta Tukory nel bombardare il fianco sinistro dei Borbonici fino alla loro resa. Milazzo era stata liberata e tutte le forze rimaste dell’esercito Borbonico avevano abbandonato la Sicilia senza colpo ferire.
Libertaria tuttavia rammentò una sorta di tristezza nell’espressione di Vindex, probabilmente legata al ricordo di un ufficiale di origini ungheresi che era perito a seguito della precedente Battaglia di Palermo: la pirocorvetta, un vascello Borbonico il cui capitano aveva disertato, era stata rinominata in onore all’Ungherese.
Ma in cuor suo Libertaria pensò che l’espressione muta di Giovanna fosse dettata da ben più foschi eventi: dopo l’euforia iniziale per la vittoria, si era frapposta la necessità per l’Esercito Meridionale di garantire l’ordine pubblico in Sicilia e gli ideali e le speranze di molti volontari vennero accolti con rivolte, saccheggi e sommosse . A riprova della difficile situazione era appena giunta voce di un increscioso evento che aveva coinvolto proprio quel Bixio che in teoria avrebbe dovuto controllare la Flotta Aerea dell’Esercito Meridionale e che adesso sembrava essersi dedicato ad altro ruolo.
Libertaria aveva capito fin da subito che l’uomo era dotato di una forte tempra autoritaria e che sarebbe stato in grado di prendere dure decisioni militari: le voci che si susseguivano rapidamente tra i volontari parlavano di legge marziale e giustizia sommaria con tanto di fucilazioni.
Fu in quel momento, tra densi pensieri e mormorii degli uomini della squadra di Garibaldini che addetti al dorso di Libertaria, che il rumore di zoccoli di cavallo attirò l’attenzione della dragonessa.
Sollevò il muso con sorpresa nell’osservare Garibaldi in persona dirigersi verso di lei.
-Buongiorno- disse educatamente la dragonessa. –E’ da diverso tempo che non ci fate visita, state bene? Eravate rimasto ferito nella battaglia? Ho sentito che… -
-Oh… non è stato niente.- Disse il Nizzardo sollevando una mano, come a sottolineare la scarsa importanza dell’evento. –Ero banalmente caduto di sella durante una carica della cavalleria e per fortuna il mio buon Missori, il capo del nostro contingente di guide a cavallo, mi tirò fuori da quell’impiccio. –
La giovane compagna della dragonessa si avvicinò e fece il saluto al comandante dell’Esercito Meridionale.
-Ah, Giovanna! Cercavo anche voi… avrei una proposta da fare a te e Libertaria. Si tratterebbe di una missione molto pericolosa e non intendo insistere se ritenete di non essere in grado di portarla a termine.
Sarebbe l’occasione perfetta per infliggere un grave colpo materiale e morale al nostro nemico, oltre che per dare ai nostri volontari altro su cui parlare notte e giorno piuttosto che le nostre difficoltà amministrative e gli spiacevoli eventi degli ultimi giorni.-
Libertaria annuì, rendendosi conto della lungimiranza di un capo che cercava sempre di ottenere il massimo col minimo sforzo: la dragonessa non era affatto orfana di tattiche militari benché avesse all’attivo praticamente nessuna vera battaglia. Qui però si andava ben oltre, puntando piuttosto ad un preciso obiettivo propagandistico.
-In tutta sincerità tale impresa sarebbe estremamente difficile da svolgersi se non avessimo un drago nei nostri ranghi, inoltre ritengo che per il colore delle squame tale missione possa essere affidata solo a voi.-
Gli occhi di Libertaria incrociarono quelli di Giovanna che risposero con la stessa espressione interrogativa.
-Si tratta della Monarca, il più grande e potente vascello in servizio nella Marina del Regno delle Due Sicilie, una nave con oltre 60 cannoni che voi dovrete catturare. Voi e la nostra pirocorvetta Tukory. Vostra missione sarà scortare la Tukory fino a Messina, dove imbarcherà truppe per l’abbordaggio, quindi assicurarsi che l’impresa riesca intervenendo durante l’attacco alla rada a Castellammare di Stabia nel caso di imprevisti. Con la vostra colorazione delle squame, Libertaria, siete la più indicata di tutta la nostra Forza Aerea per operare su mare. –
Era paura quella che avvertiva Libertaria? Uno strano brivido, una sensazione mai avvertita prima che tuttavia andava a mescolarsi all’adrenalina che le scorreva in corpo.
-Strano… non dovrei provare paura.- pensò la dragonessa.

Libertaria non provò paura quando durante la navigazione della nave che doveva proteggere venne avvistata una pirofregata Borbonica, identificata come la Borbone, che però non aprì il fuoco.
Né provò timore quando osservò le lunghe file dei 150 uomini che si imbarcavano. Si trattava di due intere compagnie di una forza di Bersaglieri, parte dei numerosi rinforzi giunti via mare nelle settimane precedenti dal Nord.
Quando nave e dragonessa procedettero con la loro missione, Giovanna chiese alla sua compagna i motivi del suo silenzio.
- Sono solo concentrata sul volo, tu piuttosto dovresti guardare bene se arrivano draghi Borbonici alle mie spalle!-
Si pentì quasi subito della risposta data alla fanciulla, anche perché non era compito del Capitano fare tali osservazioni: vi erano già vedette all’erta tra l’equipaggio che Libertaria portava sul dorso.
Come previsto da Garibaldi stesso, non vi furono draghi in aria quella sera poiché i Borbonici non si aspettavano un azione tanto imprevista. Libertaria atterrò silenziosamente tra i fitti alberi di colline poco abitate, scrutando con attenzione ciò che accadeva nella rada del porto.
-Dovranno agire rapidamente: a meno che non siamo stati traditi, un ufficiale borbonico passato dalla nostra parte dovrebbe aver già predisposto la Monarca nella posizione migliore per l’arrembaggio.-
Gli occhi di Libertaria tuttavia potevano rendersi conto di come la situazione fosse diversa.
La Monarca era stata visibilmente ancorata con la prua rivolta verso il mare e la Tukory avrebbe dovuto effettuare una manovra per accostarsi al meglio: cosa che avrebbe richiesto troppo tempo.
-C’è qualcosa che non mi convince, credo che… -
Le parole della dragonessa vennero oscurate dal lontano crepitio delle scariche di fucili.
-Li hanno scoperti! Andiamo!-
Ruggì la dragonessa, dispiegando le ali e prendendo il volo mentre il suo equipaggio si teneva stretto.
-Sei sicura di sapere quello che fai?!- chiese Giovanna con un grido, per farsi sentire.-
-No! – rispose sinceramente la dragonessa, prima di volare verso la rada del porto.
Scariche di fucileria provenivano dal ponte della Monarca, mentre altri Borbonici si mobilitavano dalle caserme e correvano verso la banchina; i Bersaglieri sulla Tukory rispondevano al fuoco ma era evidente che non avrebbero potuto fare molto mentre in mare arrancavano tre piccole lance cariche di uomini.
Libertaria non poté fare nulla per impedire che una delle tre lance venisse risucchiata per errore e schiacciata dalle grandi pale del motore della Tukory stessa.
La dragonessa ruggì mentre all’improvviso i due uomini che operavano dalla rete del ventre lanciarono delle granate esplosive contro le file di uomini sulla Monarca: le esplosioni non erano ovviamente forti abbastanza da danneggiare la robusta nave ma i marinai borbonici vennero falciati e si dispersero.
-Atterriamo!- disse Giovanna e Libertaria non attese oltre.
Mentre le sue zampe afferravano saldamente il legno del vascello e il suo fianco sbatté contro uno degli alberi, i Garibaldini sulla sua schiena aprirono il fuoco contro altri marinai della Monarca, uccidendone una mezza dozzina. Fucilate di risposta però raggiunsero i Garibaldini e con apprensione Libertaria notò come la stessa Giovanna dovette chinarsi mentre puntava un revolver.
Uno scatto d’ira colse la dragonessa che ruggì e si slanciò impetuosamente in avanti: un artigliata della zampa destra fece volare via alcuni marinai oltre il parapetto della nave.
Fu in quel momento che Giuseppe Piola, al comando della Tukory , approfittò della situazione: il peso della dragonessa stava inclinando la Monarca e rampini e corde vennero lanciate mentre il grande legno borbonico veniva abbordato.
-Continuate a sparare uomini! Per Dio e per il Re!- urlò il capitano della Monarca, Gugliemo Acton, seguito da una dozzina di altri tra soldati ed ufficiali che fuoriuscirono dagli alloggiamenti di poppa.
Una salva di fucileria piovve contro la dragonessa che abbassò il muso cercando di ripararsi: aghi di dolore le penetrarono le squame nel petto e sulla spalla destra, la dragonessa ebbe anche una fugace visione della pena che le avrebbe causato il chirurgo del suo equipaggio di terra per estrarglieli.
Libertaria ruggì ancora e caricò verso quegli uomini ma nel farlo prese in pieno con la spalla sinistra l’albero centrale della nave che intralciava la sua corsa ed in seguito all’urto esso si incrinò.
Libertaria ebbe un idea. –Reggetevi!- ruggì al suo Capitano e al suo equipaggio.
-Libertaria ma cosa… - la domanda di Giovanna venne interrotta da un grido femminile di stupore quando la dragonessa si impennò sulle zampe posteriori e con tutto il peso del corpo e delle zampe anteriori andò a schiantare l’albero centrale che rovinò contro gli alloggiamenti di poppa.
Il capitano Acton che aveva guidato il contrattacco e alcuni dei suoi uomini vennero travolti dal legno della struttura semidistrutta che si schiantò a seguito dell’impatto con l’albero abbattuto.
Libertaria ruggì un ultima volta per decretare la sua vittoria mentre gli uomini della Tukory correvano ai suoi lati finendo o catturando gli ultimi Borbonici, squadre di marinai Garibaldini si erano già diretti sotto coperta con pesante scorta di fucilieri per attivare le pale della grande nave e metterla in navigazione mentre altri uomini avevano rimosso l’unica catena di ferro che teneva la Monarca unita alla banchina.
Il rombo dei cannoni costieri Borbonici, unito al fuoco di fucileria proveniente dalle banchine del porto, crepitava intorno a loro ma le palle di cannone sollevarono spruzzi di acqua quando mancarono la Monarca che si mise in moto accompagnata dalla più piccola Tukory.
-Saliamo in volo Libertaria! Così potranno dispiegare le due vele rimaste e guadagnare velocità!-
Quando fu in alto nel cielo, la dragonessa osservò come le successive salve Borboniche cadevano sempre più distanti rispetto ai due legni che si allontanavano e navigavano alla velocità massima fuori dal porto.
-E’ incredibile ce l’abbiamo fatta!- esultò la ragazza, mentre le voci dell’equipaggio di Garibaldini dietro di lei si levarono in simili espressioni di trionfo.
Durante il volo di rientro, Libertaria pensò a quanto aveva detto il suo capitano prima della battaglia.
Aveva provato paura nell’affrontare i fucilieri della Monarca?
La risposta lasciò sconforto nel cuore di Libertaria.
-Perché si suppone che noi draghi abbiamo un destino scritto come bestie da guerra?-

Note: L’attacco alla Monarca è un evento reale, conclusosi in un fallimento poiché l’ufficiale borbonico passato ai Garibaldini non era riuscito a predisporre bene la Monarca per l’abbordaggio. La Tukory riuscì comunque a fuggire dal porto. Nella realtà del mondo di Temeraire, il ruolo di Libertaria riesce a ribaltare la situazione consentendo la cattura del vascello. Ho accennato solo brevemente all’incontro tra Libertaria e Giovanna (non potevo perderci troppo tempo): solitamente un draghetto riceve la visita di diversi candidati che si offrono come loro capitani. Come già accennato, alcune rare razze prediligono esclusivamente capitani di genere femminile (Libertaria è uno di questi casi, in quanto frutto di un incrocio nel quale uno dei due genitori apparteneva alla razza Longwing).

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Capitolo 12
*** Prenderemo Roma... ***


Capitolo 12 -  Prenderemo Roma...
 
Vindex si era abituato da tempo al rumoroso cicalio che proveniva dalle vaste foreste sotto di lui.
Sebbene fosse difficile dormire i primi tempi, quel rumore costante dei tanti piccoli insetti alla fine era diventato una presenza fissa.
-… quasi come la loro.-
Egli fece ancora una volta un ampio giro della valle, osservando con attenzione gli accampamenti degli uomini del Regio Esercito appostati ai margini del territorio.
-Perché ho combattuto? Alla fine sono tornato al punto di partenza: anche se adesso almeno ho il mio capitano. –
I recinti di riproduzione del Pollino erano stati una sgradevole sorpresa per il drago.
Avrebbero dovuto ricevere premi e lodi ed invece erano stati rinchiusi in quel luogo torrido: se non altro qualcuno aveva avuto la compiacenza di iniziare la costruzione di padiglioni decenti, su modello di quelli del Gran Paradiso.
-Per una volta che siamo riusciti a vincere! E questo è quanto ci spetta.-
Perché sì, avevano vinto.
O almeno questo viene scritto nei libri di storia.
La verità è che Vindex era rimasto terribilmente annoiato dalla vana attesa dell’invasione delle terre Borboniche oltre lo Stretto di Messina, almeno Libertaria si era divertita un po’ nel catturare quel grosso guscio di noce al nemico e aveva anche ricavato un bel profitto.
-E noi niente… -
Pensò il drago, anche se in effetti un angolo della sua mente gli ricordava che un discreto patrimonio era stato assegnato a suo nome in una banca svizzera per la cattura della Partenope.
-Se non altro Libertaria non se ne vanta troppo. Quella femmina è davvero strana.-
Ma Vindex aveva avuto altre preoccupazioni nell’ultima fase della campagna: i giorni erano diventati settimane e alla fine le forze Garibaldine avevano marciato per sferrare l’ultimo colpo al Borbone.
Grande era stata la delusione quando Napoli venne presa senza sparare un singolo colpo:  poco dopo si profilò all’orizzonte la battaglia decisiva sul fiume Volturno e  Vindex aveva potuto assaggiare solo un breve scontro contro una formazione di draghi borbonici,  che si era arresa quasi subito.
Senza arma aerea, l’armata nemica condotta da Giosuè Ritucci era stata spezzata con facilità dopo diserzioni di massa e l’unico evento degno di nota era una medaglia che il suo capitano aveva ricevuto da Garibaldi  in cambio di una pallottola vagante che gli era finita nella gamba.  Il grande drago era rimasto sconvolto quando il suo giovane capitano rivelò solo a terra di essere stato colpito e benché la ferita leggera venne prontamente curata, l’ansia del drago era stata lunga a morire.
Quel singolo evento venne in seguito succeduto da una tediosa attesa, con le forze di “Franceschiello” assediate a Gaeta fino alla loro resa definitiva.
-Per poi fuggirsene in esilio a Roma…. Roma, sempre Roma! E possibile che tutte le nostre preoccupazioni alla fine vengano da quella città?!-
L’esercito Sabaudo calato dal nord aveva sconfitto le forze Papali a Castelfidardo ma la vittoria non era stata definitiva e Pio-IX se ne stava aggrappato al suo trono ancora con più energia di prima.
Ci si aspettava che da un giorno all’altro Garibaldi desse l’ordine di puntare al Trono di Pietro ed incredibilmente nulla di tutto questo accadde.
-Chissà cosa si sono detti quel giorno, a Teano.-
I pensieri del grande drago vennero interrotti quando una piccola creatura rossa gli saltò all’improvviso sulle spalle.
-Vindex ! Vindex! Devo dirti una cosa!! Oh sono così contento… -
Il peso massimo sbuffò di impazienza e si scrollò la schiena, quindi fece una virata verso terra, seguito dall’amico.
-Di che si tratta? Hanno deciso di lasciarci andare a radere al suolo il Vaticano?-
Il piccolo drago atterrò al suo fianco, sollevando una nube di aghi di pino rinsecchiti.
-Beh no… però mi hanno detto che posso avere un uovo con lei!-
Vindex sbuffò, aveva cercato quasi di togliersi dalla mente la principale occupazione alla quale erano stato nuovamente costretti: con l’integrazione dei draghi meridionali nelle forze aeree del nel nuovo Regno d’Italia era iniziato un massiccio piano di riorganizzazione delle razze dei draghi italici, si cercava di attingere quanto vi era di meglio nei draghi selezionati nel corso degli anni nel Sud  per mescolare il loro sangue ai draghi del nord.
Tutto ciò aveva significato un fitto programma di accoppiamenti per moltissimi draghi: da piccole forze aeree di difesa dei vari Regni e Principati, si doveva creare una forza in grado di primeggiare con le tante altre che imperversavano in Europa.
Vindex comunque trovò curioso l’interesse di Puck per una piccola femmina in particolare, una dragonessa color blu acceso con screziature arancio il cui capitano aveva disertato durante la Battaglia di Palermo.
-Sono contento per te, Puck… - disse il  grande drago con espressione distratta, perché la notizia dell’amico gli rammentò che anch’egli aveva un accoppiamento pianificato per quel pomeriggio.
Egli prese una bella mucca abbrustolita a pranzo, soddisfatto per il grande quantitativo di spezie che la cucina locale sembrava prediligere a differenza di quella nordica, ma mentre portava via il suo pasto uno spiacevole incontro turbò il suo umore.
Il grande peso massimo lo fronteggiava con espressione spavalda, le squame arancio identiche alle sue.
- Cosa ci fai qui al sud, Cruentum ? – disse Vindex con tono infastidito.
-Bizzarro che me lo chiedi cugino caro, non sapevi che le Forze Aeree stanno procedendo in massa con il programma di unificazione? Sono giunto solo una settimana fa nei territori della Sila e già ci saranno tre femmine lì in attesa delle mie uova.- disse con un ghigno di superiorità.
-Sì beh… dovresti ringraziare il fatto che qualcuno si è battuto per abbattere quel Francesco-II mentre tu e il Consiglio stavate a scaldarvi la coda lì al Gran Paradiso…-
-Ah ! – lo interruppe sarcastico il drago più grande  - Non per mettere l’artiglio nella piaga  caro cugino,  ma non mi sembra che tu e quel tuo …”capitano” di cui ho sentito parlare abbiate fatto qualcosa.-
Vindex si voltò, un ringhio di avvertimento già pronto a scaturire dalle sue labbra a seguito delle parole irrispettose verso il suo capitano.
-Però almeno quella tua compagna di giochi sembra aver fatto qualcosa, catturando quella grande nave, lei stessa è una femmina niente male devo ammettere…  credevo che quella sua testolina piena di stupidaggini fosse tutto quello che aveva da offrire ma in realtà aveva un bel fuoco dentro; a quanto pare gli umani si sono decisi che anche un suo uovo potesse valere qualcosa dopotutto, personalmente ne dubito ma sono certo che il mio sangue saprà colmare le sue debolezze. -
Aggiunse con un ghigno mentre la mente di Vindex sprofondò in uno stato di dubbio, incertezza e confusione.
-Sì beh… ora devo andare … - riuscì a dire con voce spenta, lasciando il cugino a terra ancora ghignante di soddisfazione.
Vindex si allontanò camminando a terra, lasciando che la coda a terra strascicasse sul terreno.
-Perché la cosa mi turba tanto? Dovrebbe essere normale… è una femmina adulta dopotutto, niente da stupirsi che abbiano deciso di farla accoppiare con un altro maschio della mia razza.-
Poi la vide:  Libertaria se ne stava accucciata in un angolo, masticando con poca passione un paio di pecore arrostite e quando si accorse della sua presenza la dragonessa sollevò il muso.
-Vindex, io… - accennò ad iniziare, poi mosse il capo di lato.
-Ti hanno fatta accoppiare con lui vero?- disse il maschio con espressione piatta.
Lei continuò a guardare a terra con espressione sia arrabbiata che pensierosa.
-Solo ora capisco che non siamo padroni neanche dei nostri corpi, Vindex… avrei voluto avere un uovo da te e spero di averlo prima o poi.-
Il grande drago si sedette accanto a lei, con espressione preoccupata.
-Non è questo il problema: voglio sapere come ti ha trattata, cosa ti ha detto, se ti ha fatto del male. Cruentum è uno stupido pieno di sé e non gli interessa affatto degli altri!-
Libertaria allungò il muso mordicchiandogli per gioco la zampa destra.
-Ti preoccupi così tanto per me? Se non fossi nata così intelligente potrei sentirmi ferita nell’orgoglio! Purtroppo questo è sia il mio dono che la mia maledizione, perché anche se il tuo cuore è buono  tu non riuscirai mai a capirmi fino in fondo:  forse solo due o tre altri draghi qui in Europa potrebbero farlo.-
Vindex si sentì a disagio, comprendendo bene di non riuscire ad afferrare molti dei discorsi e dei pensieri dell’amica, ella era nata dopotutto con intelligenza superiore allo standard dei draghi.
-Ma non devi preoccuparti mio caro, sì … non è stato particolarmente gentile, considerando il fatto che era anche la mia prima volta,  per il resto è stato un completo gradasso vanaglorioso però l’uovo che porto adesso dentro di me sarà frutto anche del mio corpo e sono sicura che sarà un grande drago.-
Vindex sorrise alla femmina.
-Magari intelligente come te.-                                                                                                                                                         
-Oh sì! Quanto mi piacerebbe avere finalmente qualcuno con cui leggere libri e poesie! Però sono sicura che con un po’ di sforzo anche tu potresti apprezzare un bel libro.-
Vindex finì di mangiare la sua mucca, mentre rispondeva all’amica.
-Magari… ora però devo andare, ho anch’io un programma deciso questo pomeriggio.-
Libertaria reagì con interessata curiosità.
-Uh? Una femmina qui del sud? E di chi si tratta?-
Vindex si sentì il cuore più leggero, grato che Libertaria non avesse rancore o gelosia per un suo accoppiamento programmato ma del resto avrebbe avuto poco senso: lo stesso Vindex era rimasto più turbato per il trattamento che Cruentum pareva aver riservato alla peso medio, piuttosto che per il fatto in sé di essersi accoppiato con lei.
-Quella grande dragonessa verde oliva con cui mi ero battuto sopra Palermo. Si chiama Silentiosa  e a quanto pare il suo nome poco si addice al suo modo di fare, almeno così mi hanno detto.
Libertaria rimase in pensiero per un attimo quindi chiamò un altro drago bruno, giovane e dall’aspetto solare, verso di loro.
-Incitatus! Vieni qui un attimo!-
Vindex si volse e lo riconobbe dopo qualche istante: era il secondo drago che aveva disertato a Palermo.
Senza indugiare, il peso massimo chiese al drago bruno dettagli sulla femmina e quest’ultimo rispose con pesante dialetto Napoletano.
-Chella è na' femmena davvèr arrabbiata, cumpa’ … -
Quindi raccontò la storia della dragonessa.
-Le cose stanno così quindi… -
 
Non si stupì di trovarla all’interno di una caverna, prontamente indicata dagli addetti umani.
-Mi raccomando, cerca di stare tranquillo! E’ molto suscettibile e …  -
Vindex ignorò il parlottio di uno dei professori  venuti apposta da Torino: erano loro a dirigere tutto questo per conto delle Forze Aeree.
Quando egli entrò all’interno della caverna, non si stupì della scelta di isolamento di Silentiosa.
-Tu ! – disse con determinazione la dragonessa, per poi abbassare il lungo collo verde con espressione rassegnata.
-Forse in un certo senso è giusto così. Avanti, reclama la tua vittoria, drago del nord… -
Disse lei con un accento perfetto.
-Non sono un selvaggio! – disse Vindex con espressione indignata.
-…. non sono come Cruentum.- pensò in privato, riflettendo su come si sarebbe comportato suo cugino.
-Non c’è niente da discutere … Vindex, giusto?. Le menzogne che ti hanno già instillato nella mente sono chiare come la luce del sole. Menzogne di libertà e unificazione che nascondono la distruzione delle mie città, la deportazione del mio equipaggio in campi di prigionia dove muoiono uno dopo l’altro per malattia e ferite, la segregazione del mio capitano che per lealtà si rifiuta di unirsi al vostro esercito… -
Le parole morirono in gola a Vindex, ben sapendo che egli si sarebbe trovato con la stessa rabbia e sconforto di Silentiosa, se le parti fossero invertite.
-Tu hai contribuito a distruggere il mio mondo, drago del nord…  e per questo ti odio e ti odierò per sempre.-
Disse lei con occhi di ghiaccio, quindi si spostò… piegandosi e spostando di lato la lunga coda.
-Prendimi e facciamola finita.-
Vindex la osservò per un istante, una dragonessa in effetti molto bella con ali grandi ed un corpo grande ed allungato: una razza frutto delle guerre del passato e destinata ad estinguersi di fronte alla pericolosità sempre maggiore dell’artiglieria anti-drago, troppo grande e vulnerabile e non veloce abbastanza.
-Sono stati gli uomini a creare così la tua razza? Effettuando incroci ed esperimenti al solo scopo di produrre una bestia da guerra destinata ora all’estinzione? Ed io sono nato con lo stesso destino? –
Pensò il peso massimo, quindi scosse il capo per scacciare via quei pensieri.
-Sia come sia… l’uovo che deporrà  garantirà la sopravvivenza di qualcosa di lei. E qualcosa di me. –
La prese, senza alcuna gioia o felicità nel cuore di entrambi e quando Vindex ebbe finito e fece per andarsene, la prospettiva di dover tornare da lei nei giorni successivi per assicurare il concepimento non alleggeriva il suo cuore.
- Avevo sentito di quel tuo simile, Cruentum… dalle voci che erano giunte a me non mi aspettavo che tu fossi così gentile.- disse lei all’improvviso con vaga sorpresa e forse una traccia di rimorso.
-Io e lui siamo diversi, Silentiosa. Non siamo tutti cattivi come tu pensi … -  disse con astio Vindex.
Lei chinò il capo, ma le sue parole rimasero pesanti come macigni.
-Le tue intenzioni possono anche essere buone Vindex, ma gli eventi a cui hai partecipato recheranno tanto dolore. I sogni di libertà in cui tu stesso hai creduto, si frantumeranno dinanzi ai tuoi occhi: il tradimento giace sotto ogni roccia e il sangue bagnerà la terra che ritieni essere libera.-
 
Quando Vindex uscì dalla caverna fu sorpreso di non trovare il gruppo di umani addetti agli accoppiamenti ad attenderlo, si guardò intorno e vide un singolo uomo seduto su una roccia.
Lo sguardo del Nizzardo era perso nel vuoto e solo dopo alcuni istanti egli volse il capo verso  Vindex.
-Sapete… anche il signor Mazzini venne a trovarmi in un momento simile. Mi chiedo se ciò non sia in realtà motivato da un qualche misterioso fascino da voi attribuito alle nostre pratiche più intime.-
L’uomo sorrise un istante.
-Immagino che la sua reazione sia stata decisamente più imbarazzata della mia.-
-Oh certamente… se ne andò via balbettando, certo che a volte voi umani siete davvero strani e vi fate problemi anche quando non esistono.-
-E’ nella nostra natura: forse se avessimo un po’ della vostra determinazione ci comporteremmo diversamente.-
-… o se foste un pochino più alti.- pensò Vindex privatamente.
-C’è qualcosa che devo chiederti drago… qualcosa che posso chiedere solo a te, ai tuoi compagni e ai vostri Capitani. Ci ho pensato a lungo e i tempi ormai sono maturi.-
La sua mano sinistra si strinse in un pugno.
-Prenderemo Roma… con o senza il consenso del Re.-
Disse con un sussurro.
 
Note: Molti eventi storici non sono stati affrontati e sono stati riassunti in breve proprio perché dal punto di vista di Vindex essi non rappresentano niente di rilevante.
Alcuni dettagli: il mio trisavolo Pietro (c’è una certa rassomiglianza di nomi? Non è casuale ^^), volontario di giovane età della Sicilia, venne effettivamente ferito alla gamba e in seguito decorato dallo stesso Garibaldi.
Le  dinamiche della riproduzione dei draghi in Temeraire sono affrontate più volte (essendo una storia per “young adults” e non per ragazzini): essi mancano di un vero senso di genitorialità suoi figli poiché le uova sono ben protette dagli umani e poiché il piccolo (viene deposto sempre un uovo alla volta) diventa rapidamente indipendente e viene assegnato ad un Capitano.
Manca tra i draghi il concetto di “amore” per come lo intendiamo noi, essi manifestano sentimenti di amicizia o interesse ma non un sentimento come l’amore umano. Particolare come nei libri i draghi leghino la sfera degli accoppiamenti ad un puro scopo riproduttivo: nella serie il drago co-protagonista Temeraire viene coinvolto in un accoppiamento con Iskierka  sebbene il loro rapporto sia costellato da reciproche ripicche e senso di competitività. Nonostante i loro dissapori, Iskierka ambisce ad avere un piccolo che erediti la forza di Temeraire e quest’ultimo acconsente essendo egli stesso affascinato dall’idea (dopo molte reticenze, proprio perché non sopportava che Iskierka fosse così esuberante e piena di sé).

Fanart di Puck realizzata da knowitall123   ^^

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Capitolo 13
*** Sangue sull’Aspromonte ***


Capitolo 13 - Sangue sull’Aspromonte

I fuochi ardevano, illuminando la spiaggia di luce e donando alle divise scarlatte dei Garibaldini una luminescenza particolare. Non che tutti gli uomini lì riuniti indossassero uniformi, e molti di coloro i quali indossavano il cremisi del Nizzardo esibivano tracce di logorio nei loro vestiti.
Vecchi veterani e nuovi giovani volontari si erano ammassati, attirati dalle parole profetiche di uomo che aveva forgiato il destino dell’Italia ma che giunto alla fine del suo scopo, sembrava essere stato dimenticato quale un vecchio relitto onorevole destinato a stare nel molo più prestigioso del porto ma senza poter spiegare le vele ancora una volta.
Vindex osservava gli uomini attorno al fuoco: alcuni di essi ancora trasalivano quando il drago si avvicinava loro, mentre altri oramai si comportavano con maggior naturalezza.
Il drago stese per bene il lungo collo sulla sabbia ancora calda seguendo con curiosità le voci e le movenze del gruppo di uomini dinanzi a lui.
Tre Garibaldini stavano inscenando un piccolo siparietto: secondo Vindex non avevano alcuna speranza di essere anche solo paragonati agli attori dei teatri di Torino per bravura, ciononostante sapevano suscitare l’ilarità generale tra gli altri Garibaldini seduto o sdraiati in circolo attorno al fuoco.
Un paio di ufficiali, la cui divisa rossa si contraddistingueva dalle altre poiché ancora immacolata, si erano avvicinati e pur restando in piedi anche loro ridevano visto che il tema dello spettacolino vergeva sulle ingerenze della Francia.
All’improvviso però uno dei teatranti che si era scostati dagli altri due, fece di nuovo la sua comparsa inscenando un nuovo personaggio e sfoggiando un paio di grandi baffoni finti (che altro non erano se non un folto ramoscello di pino marittimo).
Anche il grande Vindex lasciò sfuggire un mugugno di ilarità poiché il Garibaldino stava impersonando niente meno che Francesco Crispi: colui che era stato in mezzo ai garibaldini (anche se sarebbe più corretto dire dietro di essi), ora si era fatto largamente notare per la sua assenza sostituita dal suo ingresso ufficiale nella carriera politica nel nord.
Crispi non ne uscì bene dalla rappresentazione, risultando alquanto pomposo.
-… pomposo e forse qualcos’altro in più.-
Le risate di tutti vennero però interrotte dalle parole irate e imperiose di uno dei due ufficiali.
-Come vi permettete di mancar di rispetto a Crispi?- disse uno.
-Ma lo sapete cos’ha fatto per l’Unità d’Italiana?- rincarò il secondo.
Fu in quel momento che una voce inaspettata si levò dal circolo dei Garibaldini seduti. L’aspetto dell’uomo attirò la curiosità di Vindex: la sua voce era calda e velata di vibrante giovinezza eppure i lunghi capelli erano ingrigiti, segno che il Garibaldino era stato segnato dall’incedere del tempo.
Egli non portava la divisa rossa ma un abito bruno, segno del suo essere un volontario unitosi di recente.
-Crispi è a Torino! In quel parlamento dove si fanno solo discorsi inutili. Mentre loro stanno per spingere un cannone fino a Roma!.
-Come ti permetti!? Come ti chiami tu?- chiese uno degli ufficiali con tono inquisitorio.
Tale domanda suscitò soltanto una nuova reazione di rivolta nel combattente dai capelli d’argento.
-Come sarebbe “come mi chiamo”. Non si può parlare liberamente nemmeno qua?-
Prima che l’ufficiale potesse replicare, da un Garibaldino seguito dopo alcuni istanti da un secondo e poi da tanti altri ancora, si levò un canto di sfida.
“Quando all'appello di Garibaldi
tutti i suoi figli suoi figli baldi
daranno uniti fuoco alla mina
camicia rossa garibaldina
daranno uniti fuoco alla mina
camicia rossa garibaldina.”

Vindex stesso levò alto il lungo collo, unendo la sua forte voce al coro ed imprimendo le parole con calore.
Il coro si interruppe solo un istante, al grido di un singolo volontario (subito seguito da grida di esultazione) che additò delle figure a cavallo appena giunte su di un colle.
-E’ lui- disse Vindex. – Garibaldi è arrivato.-
Il coro riprese con maggior vigore e Vindex non trattenne la sua voce nel cantare.
“ E tu ti svegliasti col sol d'aprile
e dimostravi che non sei vile
per questo appunto mi sei più cara
camicia rossa camicia rara.”

L’animo dei presenti ardeva con più forza degli stessi fuochi sulla spiaggia, e grida di “o Roma o Morte” proruppero tra la folla.


La luna piena illuminava il sentiero di fronte a Vindex rendendo più facile il cammino non solo al grande drago ma anche alla lunga colonna di volontari che marciava sulle aspre alture dell’Aspromonte.
Per un interessante caso, il peso massimo e il suo equipaggio erano stati assegnati allo stesso gruppo con cui aveva condiviso la notte sulla spiaggia qualche tempo prima.
Vindex portava sulla schiena solo il suo giovane capitano Pietro mentre il resto dell’equipaggio proseguiva a piedi visto che il drago era stato caricato di casse di viveri e munizioni.
Tempo fa egli se ne sarebbe risentito per essere trattato quasi come un mulo da soma, ma i tempi erano cambiati.
-Io sono qui perché così ho scelto. Non perché mi è stato ordinato… e lo stesso vale per tutti questi uomini.-
Non riusciva a vedere gli altri draghi del gruppo poiché essi erano stati sparpagliati lungo la colonna per adempiere al suo stesso compito.
Lo spirito del drago era alto così come quello di tutti gli altri volontari che non smettevano di intonare un canto dopo l’altro.
-Questo qui non lo conosco Pietro, tu sai le parole?.-
“E a Roma a Roma
ci sta un papa
che di soprannome
si chiama Pio Nono
lo butteremo giù dal trono
dei papa in Roma
non ne vogliamo più

Lo butteremo giù dal trono
dei papi in Roma
non ne vogliamo più

Prima in San Pietro
e poi in San Paolo
e le lor teste
vogliamo far saltar
e in piazza d'armi la ghigliottina
e le lor teste
vogliamo far saltar”

Vindex emise un ghigno al tono alquanto lugubre eppure gioioso della canzone.
-Che ne pensi, Pietro?- il suo giovane capitano era in effetti un po’ silenzioso.
-E’ interessante come parecchi Garibaldini siano cristiani convinti eppure cantino così allegramente tale canzone. In effetti… a pensarci su non è poi così tanto strano, il Papato dopotutto non è altro che uno dei tanti Regni che per secoli ha imperversato con tasse ed armate sul popolo italiano. –
Il peso massimo cercò di guardare dietro di sé, poiché Pietro persisteva nel suo silenzio.
-Cosa succede Pietro?- chiese il drago con espressione preoccupata.
-Mi… mi è sembrato di aver visto qualcosa muoversi laggiù.- disse il giovane con tono incerto.
Vindex sbuffò, pensando che si trattasse di lupi o di volpi. Dopotutto non vi erano nemici fino ai confini dello Stato Vaticano, le uniche forze in armi nella Calabria in quel momento erano le truppe del Regio Esercito e forse qualche banda di irriducibili borbonici alla macchia.
L’attenzione di Vindex venne interrotta poiché sembrava che il cannone che i volontari stavano trascinando davanti a lui si era bloccato.
Mentre i Garibaldini cercavano di smuoverlo, incominciò il crepitare dei fucili.
Uno dei volontari crollò a terra, Vindex ebbe appena il tempo di rendersi conto che era lo stesso che aveva interpretato Crispi sulla spiaggia, prima che altre fucilate risuonarono intorno a loro.
Vindex gettò uno sguardo agli uomini che stavano sparando dalle alture.
Il suo cuore venne bloccato da un fremito di gelo.
Non erano sbandati borbonici ancora in armi: ma soldati regolari che indossavano le divise dei Bersaglieri del regno.
Lui stesso si era battuto per proteggere tali uniformi in innumerevoli battaglie.

Il drago fece alcuni passi indietro.
-Pietro tieni giù la testa! Presto ! Qualcuno mi levi di dosso queste casse… non posso combattere così!.-
Alcuni uomini del suo equipaggio accorsero ai suoi fianchi e si apprestarono a tagliare le corde che reggevano il carico.
Allo stesso tempo, alcuni Garibaldini risposero al fuoco, solo per venire interrotti da un ufficiale dalla divisa scarlatta.
-Fermi! Il Generale ci ha detto che non bisogna rispondere al fuoco italiano!-
Le fucilate dall’alto dell’altura però non si interruppero e quando finalmente l’equipaggio di Vindex aveva liberato il drago dal suo carico, il colpo sparato da una cannonata esplose non lontano da lui.
-Anche… anche i cannoni… - disse Pietro
In mezzo al trambusto, si levò forte e decisa la voce del volontario dai capelli grigi che si era levato di fronte agli ufficiali quella notte sulla spiaggia.
-Via presto! o i bersaglieri ci ammazzano tutti!-
A quelle parole la colonna si frantumò disperdendosi nella macchia ai lati del sentiero e fornendo un bersaglio meno facile agli attaccanti.
Ma lo stesso non poté dirsi per un drago della stazza di Vindex e almeno tre differenti colpi andarono a segno: due sulla spalla sinistra ed una sulla membrana alare, essi fecero emettere un ruggito di dolore al drago.
-Ti hanno colpito?- chiese con ansia il giovane Pietro.
-Non è niente di grave, avessi avuto con me le mie protezioni però… -
-Va bene ma resta a terra! Se ci leviamo in volo saremo un facile bersaglio… loro sono più in alto di noi.- disse il suo capitano e il drago annuì il suo consenso.
Alcuni istanti più tardi egli avvistò un gruppetto di Garibaldini che comprendeva un ufficiale ed anche il volontario dai capelli grigi.
-Facciamoli salire presto! Pensi di poter portare un po’ dei nostri nella rete ventrale?-
-Sì ma non troppi- rispose il drago, mentre altre pallottole volarono alte sopra le loro teste.
Quando li raggiunsero, Vindex rimase ancora una volta frustrato dal riluttante timore esibito dall’ufficiale e da alcuni di quegli uomini nel salire su di lui: curiosamente però il veterano dai capelli grigi non sembrò affatto timoroso e i suoi occhi scintillarono un istante per l’emozione.
L’ufficiale cercò di far sentire la sua voce dalla rete ventrale.
-D… dobbiamo cercare di raggrupparci, l’intera colonna si sarà sparpagliata e dobbiamo capire quali sono i nostri ordini. Ancora non posso crederci… il Regio Esercito contro di noi…. come è possibile che… –
Le sue parole vennero interrotte da un ruggito di rabbia e dolore.
Dal lato destro del pendio emersero le figure di due draghi avvinghiati in una lotta furiosa.
-Anche le Forze Aeree!- disse Pietro con stupore, mentre Vindex decise di lasciarsi alle spalle la cautela e si slanciò in avanti, cercando di tenere collo e testa il più bassi possibile.
Alcuni colpi crepitarono attorno a lui, un'altra pallottola gli si conficcò nella coda mentre il grido di uno degli uomini del suo equipaggio ne indicò la morte.
Anche i volontari che erano saliti nella rete cercarono di rispondere al fuoco benché la loro posizione non fosse la migliore per sparare né il passo affrettato del drago rendesse facile la mira.
Vindex si interruppe solo di fronte alla scena, rendendosi conto di essere giunto tardi.
Il suo grande cugino Cruentum lo affrontava con espressione trionfante, mantenendo la zampa destra sul collo di un drago ai suoi piedi.
Sangue colava dal muso del peso massimo e dai suoi artigli, per qualche istante Vindex temette che la sua vittima poteva essere stata Libertaria: si rese conto dopo alcuni istanti che invece si trattava di Incitatus, il cui capitano Napoletano aveva condiviso il piano di unirsi alla spedizione verso Roma.
-Stai tranquillo cugino, non ho ucciso quella tua amichetta… certo, non volerà per qualche mese, ma non avrei mica potuto uccidere una femmina destinata a deporre un mio uovo, non credi?- disse con un ghigno.
Vindex ritenne di odiare Cruentum come non era mai riuscito a fare prima d’ora.
Cercò di aprire bocca ma le parole gli vennero meno.
-Ti stai chiedendo perché ho ucciso questo qui?- e per calcare la mano premette con forza sul collo squarciato del peso medio.
-… perché era un traditore. Esattamente come lo sei tu, caro cugino, avete disobbedito ad un ordine del Re agendo di vostra iniziativa. Però credo che se tu ti arrenda adesso potrei risparmiare la tua vita e quella del tuo equipaggio. Tanto per informarti, abbiamo catturato anche quel ridicolo draghetto sardo: ha avuto la fortuna di trovarsi circondato dai Bersaglieri prima che lo trovassi io e ha preferito vivere piuttosto che lasciarsi ammazzare. Peccato… mi sarebbe piaciuto divertirmi un po’ anche con lui.-
Pietro parlò con calma al suo drago.
-Ascolta Vindex, è pieno di Bersaglieri tutto intorno a noi: se lo attacchiamo potrai anche ferire lui o il suo capitano ma verremo tutti uccisi. Credo… credo che sia meglio arrendersi.-
L’orgoglio di Vindex si scontrò per la prima volta contro tale possibilità. Poi guardo il suo equipaggio e gli uomini che portava nella rete ventrale e comprese qualcosa.
Le sue azioni avrebbero significato la morte anche di altre persone che riponevano in lui la loro fiducia.
Non poteva sacrificare anche le loro vite.
Quando i Bersaglieri arrestarono uno ad uno i Garibaldini, Vindex cercò con lo sguardo il volontario dai capelli grigi, una nube di dolore sembrava offuscare il suo volto benchè egli non sembrava avere ferite fisiche.
-Naturalmente… - continuò a parlare Cruentum, dopo che anche Pietro venne portato via sotto tiro.
-Come promesso non ucciderò nessun altro questa notte, ma tutti i Garibaldini che erano ufficialmente parte delle Forze del Regio Esercito, saranno passati per le armi dai Bersaglieri in quanto disertori: gli altri civili potranno andarsene e devono render onore alla magnanimità di Sua Maestà. Oh… ovviamente la pena capitale vale anche per tutto il tuo equipaggio, anche in questo caso dovresti render grazia alla generosità del Re poiché il tuo capitano verrà risparmiato e segregato. Tu invece te ne andrai dritto nei terreni di riproduzione, direi che ti andrà più che bene caro cugino, pensa che a me toccherà invece tornare in pieno servizio attivo.-
Vindex emise un singolo ruggito di dolore, provocando un improvvisa reazione in tutti i Bersaglieri attorno a lui: essi non spararono solo grazie ad un ordine di alcuni ufficiali che impedì loro di aprire il fuoco.


Note:
Questo capitolo è largamente ispirato ad un paio di scene del film “Noi Credevamo” del 2010. Possiamo dire che è praticamente un cross-over. Il personaggio dai capelli d’argento è ovviamente Domenico, interpretato dal grande attore Luigi Lo Cascio.
Per gli interessati ecco lo spezzone presente su youtube:

http://www.youtube.com/watch?v=FJhQS81waY4

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Capitolo 14
*** Sopra navi di ferro ***


 
Capitolo 14 – Sopra navi di ferro.
Le onde del mare crescevano, si impennavano e si univano le une alle altre in giochi ininterrotti.
Vindex avrebbe potuto rimanere a fissarle per lungo tempo, come se quel passatempo potesse aiutarlo a lasciarsi alle spalle il passato.
A volte qualcosa poteva essere dimenticato: altre volte no.
Ed il passato ritornava sempre, a morderti una zampa come se fosse un nemico assetato di sangue.
Il tempo era scorso lento per il grande drago, la monotonia della vita nei terreni di riproduzione era inframezzata da piccoli eventi che lasciavano poco il segno.
Erano passati quattro anni dalle cicatrici dell’Aspromonte.
Cicatrici che ancora faticavano a rimarginarsi.
Se non altro il suo Capitano era rimasto sempre con lui, unico del suo equipaggio a sopravvivere.
Vindex si tormentava per quanto era accaduto e provava rimorso nel pensare con gioia che Pietro era ancora accanto a lui.
Se avessero strappato anche la sua  vita, probabilmente il grande drago avrebbe cercato volontariamente la morte.
Pietro aveva colmato in buona misura il vuoto nel suo cuore dato dalla morte del suo primo Capitano: egli non capì mai se ciò fosse  dato da una somiglianza di aspetto o di voce o di carattere o di qualche dettaglio che non poteva essere visto, toccato o annusato.
Il suo Capitano era vivo, ma era prigioniero come lui. Se non altro poteva vederlo ogni tanto e le brevi visite erano inframezzate da lunghi periodi di attesa.
Mentre il mondo continuava a scorrere attorno a lui, piccole gioie venivano concesse quando qualcuna delle uova da lui concepite si schiudeva.
Come ogni drago che si rispetti, Vindex mantenne un distaccato orgoglio nei loro confronti anche se rimpianse di non aver potuto assicurarsi che la figlia nata dall’uovo di Silentiosa avesse un capitano all’altezza di lei.
Anche Libertaria aveva deposto l’uovo di quell’assassino di Cruentum, e Puck non si era dato meno da fare: il piccolo draghetto sardo non perdeva mai il suo umore né una discreta fama tra le dragonesse di piccola stazza.
-E’ tutto a posto Vindex? –
Chiese la voce amplificata da un megafono del suo capitano.
Vindex non rispose, continuando a mantenere la rotta.
Perché nonostante ci fossero stati piccoli stralci di felicità, il passato non poteva essere cancellato.
Sotto di lui si stagliava l’intera flotta dell’Ammiraglio  Persano.
Ancora una volta Vindex si sorprese nell’osservare le navi in formazione, perché in quei pochi anni il progresso aveva portato molti cambiamenti.
Le unità avevano ancora alberi, ma i fianchi erano sempre più protetti da piastre corazzate e alte torri eruttavano fumo scuro e puzzolente.
Non da ultimo, il progresso si era unito al passato e parecchie di quelle navi esibivano degli speroni metallici sotto la linea di galleggiamento, come le antiche galee Romane.
-Ma tutto questo non serve a nulla senza il supporto aereo. Ed ecco per cui anche un traditore come me può essere utile e ricevere il perdono se si dimostra capace  in guerra.-
Vindex non poteva scordare il livore nella faccia del suo capitano quando degli ufficiali in alta uniforme ed aria pomposa gli avevano fatto tale “proposta” (che suonava più come un ordine).
Uomini che sapevano bene che l’intero equipaggio di Vindex era stato sterminato proprio per mano di soldati con quella stessa uniforme.
Un lampo rosso saettò di fronte a Vindex.
Il piccolo drago sardo fece un ampia manovra e andò ad accostarsi al peso massimo.
Vindex non dimenticò mai come il draghetto sia rimasto rattristato quando gli venne affibbiato a forza un “Capitano”: un ufficiale arrogante di origine aristocratica a cui interessava poco o nulla dello stesso Puck.
Vindex mosse il capo, regalando un sorriso di simpatia nei confronti di Puck che in quel momento veniva rimproverato dal suo Capitano per la manovra acrobatica poiché bella quanto “inutile”.
Il grande drago fece sorridere  il piccolo amico e questo era per lui decisamente più importante dei confusi ordini che il Capitano pomposo stava trasmettendo con una segnaletica di bandierine.
Vindex avvertì come gli uomini sul suo dorso e gli ufficiali di guardia al suo Capitano fossero alquanto confusi e sotto di lui le navi della flotta si divisero.
Non era la prima volta che Puck volava dalle navi alla Squadra aerea per dare informazioni contraddittorie, mentre sotto di loro le navi davano prova solo di problemi e incomprensioni.
Alcune di esse avevano avuto dei guasti ed erano rimaste indietro, scardinando la formazione.
Con la coda nell’occhio, vide che gli ufficiali sul suo dorso segnalarono domande di chiarimento all’ufficiale di Puck.
In particolar modo chiedevano quale fosse effettivamente l’Ammiraglia di Persano: 
-Quale esercito, su terra o su mare, può mai combattere senza sapere chi li guida?-
E senza dare altro tempo alla Flotta di Persano, le navi austriache si profilarono all’orizzonte.
Vindex scorse con un fremito i profili dei draghi in volo sopra di esse.
Per alcuni istanti rimase solo una cosa: il brivido e l’eccitazione della battaglia imminente.
Cosa importava aver perso tanto, se poteva ancora essere in volo e battersi per sé stesso e per il suo capitano?
Poi il ruggito dei draghi si levò alto in cielo e Vindex volò a combattere i suoi simili nell’ennesima guerra degli uomini.
Ma la formazione italiana in cielo era scoordinata e confusa esattamente come quella su mare e gli Austriaci lottavano con precisione, con le due forze che si aiutavano a vicenda.
Le volte che Vindex e i draghi più piccoli cercavano di attaccare i loro avversari, questi scendevano di quota e venivano supportati dal fuoco anti-drago delle unità navali.
Un peso-piuma che volava non poco distante da Vindex venne preso in pieno da una cannonata e il suo corpo straziato precipitò rapidamente nel mare.
Mentalmente Vindex si sentì sollevato nel notare che il piccolo drago aveva scaglie verdi e non rosse come Puck ma non ebbe altro tempo per pensare poiché una grande femmina di peso massimo di una razza nativa delle coste della Dalmazia urtò contro di lui cercando di azzannargli il collo.
I due leviatani si batterono a mezz’aria, sfregiandosi i fianchi con gli artigli ma poi dovettero separarsi per non compromettere ulteriormente il loro assetto di volo e rischiare di precipitare.
Essi volarono affiancati per qualche istante mentre gli equipaggi si scambiavano fucilate a distanza e Vindex sentì gli impatti di alcuni proiettili che venivano assorbiti dalle placche corazzate protettive che indossava sul collo.
I colpi però distrassero il peso massimo e un drago più piccolo si slanciò frontalmente contro di lui volandogli addosso: egli affondò le zanne nella spalla sinistra di Vindex che lanciò un ruggito di dolore e riuscì ad allontanarlo con le zampe anteriori, prima di scendere di  quota planando.
Vindex si rese conto di essere ferito, anche se non mortalmente, ma la perdita di sangue lo stava indebolendo.
Un rapido sguardo intorno a lui gli diede conferma che gli Austriaci stavano vincendo tanto in aria, quanto in mare: i nuclei delle navi più forti da ambo le parti erano oramai in diretto contatto e i vascelli si scambiavano colpi o cercavano di speronarsi a vicenda con una serie di manovre.
L’esito della battaglia però era chiaramente in vantaggio degli Austriaci: molte navi italiane erano puntolini all’orizzonte mentre l’ariete corazzato Affondatore,  impegnava navi austriache senza riuscire a speronarle.
L’attenzione di Vindex venne mossa da un singolo vascello italiano, che identificò rapidamente come la Re d’Italia, accerchiato da diverse navi austriache.
-Scendiamo di quota Vindex! Cerchiamo di aiutarla!- gridò Pietro al suo drago, riecheggiando i pensieri del drago.
Forse, se fosse riuscito a disperdere il nucleo delle navi austriache, ci sarebbe stata speranza.
Egli scese di quota rapidamente, sfiorando il livello del mare.
Un paio di pesi piuma austriaci cercarono di intercettarlo, stupidamente quanto coraggiosamente, ma Vindex non dovette nemmeno attaccarli perché il nutrito fuoco dei fucilieri sul suo dorso bastò ad allontanarli.
Gli artiglieri austriaci si accorsero troppo tardi del rapido attacco del drago ed egli puntò direttamente all’Ammiraglia, la pirofregata corazzata Ferdinand Max.
Vindex si scagliò sulla fiancata della nave, facendo leva su di essa e tranciando il fumaiolo ma mentre si apprestava a fare lo stesso anche con gli alberi e il ponte, la decisa reazione dell’equipaggio lo sorprese.
Si rese conto che gli uomini su quella nave erano di ben altra pasta rispetto ai marinai Borbonici ed egli rimase ancora più sorpreso nel constatare come le grida concitate erano tutte in veneto.
-Stiamo combattendo altri Italiani...-
Alcune pallottole si conficcarono nel fianco di Vindex, colpendo punti non protetti, ed egli emise un gemito di dolore: il suo sguardo si posò sul punte, dove l’Ammiraglio austriaco Tegetthoff rimaneva sul suo posto, attorniato dai suoi ufficiali tutti armati.
I fucili erano spianati contro di lui, e gli sguardi degli uomini e dello stesso Ammiraglio erano decisi e pronti a tutto.
Vindex prese la sua decisione.
Spiegò le grandi ali e con una spinta si allontano dallo scafo del vascello, sollevandosi in aria e allontanandosi.
Con la coda nell’occhio vide che i marinai non spararono contro di lui a seguito di un brusco grido di  Tegetthoff : quest’ultimo diede quindi una serie di rapidi ordini e pochi minuti dopo Vindex vide l’Ammiraglia austriaca speronare e colare a picco la Re d’Italia.
 
Note:
La Battaglia di Lissa è in realtà un’azione navale complessa e con diverse fasi, ho dovuto concentrare l’azione su un evento particolare e come avrete notato l’intero capitolo si svolge alcuni anni dopo il precedente. Anche i capitoli successivi avranno dei salti temporali per necessità della trama.
L’utilizzo di unità speronatrici in mare vide il suo culmine proprio per questa Battaglia navale, in seguito tale tattica non venne praticamente più utilizzata con lo sviluppo di artiglierie di gittata maggiore.
 
 

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Capitolo 15
*** Le sorti di una nazione ***


Capitolo 15   - Le sorti di una nazione.

Vindex si godeva quella vista.
Le foreste fitte della Lucania Occidentale erano  ancora ricche di prede, ma il grande peso massimo sapeva che non poteva restare troppo a lungo in volo se non voleva rischiare di essere colpito.
Quelle terre pullulavano di bande di briganti ed alcuni di essi avevano reclutato anche dei piccoli draghi selvatici locali: avrebbe potuto battersi con loro, ma nessuno gli avrebbe dato un qualche riconoscimento.
Mentre volava per tornare nei recinti di riproduzione, si chiese per quanto tempo quelle bande di disperati avrebbero continuato a imperversare tra monti e colline.
Da quello che aveva capito, esse erano formate da un miscuglio di uomini (e donne) con diverse origini e motivazioni, spesso con grandi differenze da banda a banda.
C’era chi combatteva al soldo dei Borboni in esilio o del Vaticano, c’era chi combatteva per semplice fame e disperazione.
Non per la prima volta, Vindex pensò con amarezza alla rapidità con la quale favori e onori mutavano.
L’aver preso parte alla disastrosa battaglia di Lissa era stata l’ennesimo atto di disonore a lui attribuito, tuttavia, mentre le navi italiane colavano a picco in acque lontane,  Garibaldi era stato l’unico ad aver riportato vittorie contro gli Austriaci su al nord conducendo i suoi “Cacciatori delle Alpi”.
Ed in quanto ex-Garibaldino, Vindex aveva potuto godere per via trasversa del successo del suo ex-comandante in capo.
-Non abbastanza per uscire di qui però.- Pensò tra sé e sé nell’atterrare in un largo spiazzo al centro del territorio assegnato ai draghi.
Si trattava di una vecchia base aerea delle forze Borboniche, il Regno d’Italia l’aveva rimessa a nuovo ma i draghi stanziati lì erano tutti tenuti in riserva e per i consueti nonché noiosi compiti riproduttivi.
Il grande peso massimo non amava quella vita, benché trovasse piacevole la compagnia femminile e traesse orgoglio e piacere nel sapere di avere dei figli.
A proposito di figli, ripensò a quello di Libertaria: il maschio concepito da quell’assassino di Cruentum era già stato trasferito al nord con un Capitano.
Libertaria non ne era particolarmente felice poiché non aveva avuto alcuna voce in capitolo né aveva avuto occasione di parlare con l’uomo in questione.
La trovò sotto l’ombra di fitti alberi.
“Che umore triste” disse lui, avvicinandosi alla dragonessa blu.
“Qualcosa non va?” chiese.
“Lui è tornato, è qui… “ disse lei, con espressione tetra.
Era evidente che si poteva solo riferire al feroce cugino di Vindex.
“Presumo che dovremo sorbirci un altro po’ delle sue vanterie, prima che un’altra dragonessa sia costretta ad avere una nuova brutta esperienza: mi chiedo se non dovremo cercare di capire chi sia e parlarle un po’ prima.”
Libertaria fece un grugnito di disapprovazione. “Non siamo mica così deboli come credi, un maschio violento e insensibile si fa presto a dimenticarlo, così come il figlio che mi hanno portato via: la cosa che mi fa rabbia è che non ho avuto nessuna voce in capitolo sul suo futuro, ma presumo che crescerà forte e seguirà la sua strada. Dopotutto sono solo gli umani che passano tutto quel tempo dietro alla loro progenie, una perdita di tempo secondo me…”.
Vindex annuì saggiamente. “Concordo, dev’essere per il fatto che nascono piccoli e deboli e incapaci di badare a sé stessi, ora che mi ci fai pensare … è vero che il tuo capitano aspetta un uovo dal mio?”
Lei annuì. “Sì, me l’ha detto giusto ieri…  ma non farti illusioni! Si tratta dell’uovo del mio capitano e quindi si aggregherà al mio equipaggio!” e per sottolineare la cosa, colpì al fianco il peso massimo con un innocuo ma stuzzicante colpo di coda.
Vindex si sentì in vena di controbattere, rivendicando per sé il possesso del cucciolo, però proprio in quel momento una draghetto rosso si avvicinò loro a balzi.
Era una giovane femmina, non ancora adulta, e si avventò sulla punta della coda di Libertaria come per giocare.
Un colpo di tosse da parte di Vindex cercò di riportarla alla serietà.
“Oh… buongiorno!” disse lei con tono eccitato.
“Mio padre ha detto che dovete venire da lui! C’è un amico che dovete vedere!”
Vindex non trattenne un sorriso nel constatare quanto Puck ci fosse nella voce e nelle movenze della piccola femmina: se non ricordava male era ancora in attesa di essere assegnata ad un capitano.
Gli allevatori del Regno avevano chiesto a Puck di accoppiarsi con svariate femmine poiché la sua razza di selvatici sardi destava interesse ma, nonostante diversi tentativi, pochi dei piccoli nati si erano dimostrati interessati ad avere un Capitano.
Il grande peso massimo si alzò, e la piccola femmina rossa ne approfittò per salirgli sulla schiena.
“E va bene, andiamo a vedere cosa ha da dire il vecchio Puck.”
La giovane femmina lanciò un guaito di piacere nel restare sulla  groppa del grosso drago.
Con sollievo, Vindex notò che anche Libertaria si era alzata ed una parvenza di sorriso decorava il suo muso: era difficile non lasciarsi contagiare dalla giocosità di Puck o di uno dei suoi figli.
I draghi si diressero verso una distesa brulla: Puck non si era mai adattato a vivere in un padiglione e si era scavato lui stesso una cavità nella terra.
Vindex aveva scosso il capo con un poco di imbarazzo per il suo amico, poiché gli ricordava troppo il modo di fare dei cani o dei loro parenti selvatici, specie quando Puck usciva dalla tana mezza scavata con della terra sul muso.
Quando giunsero nei pressi della piccola cava, furono sorpresi di trovare diversi uomini in vicinanza del piccolo drago sardo.
L’uomo barbuto in mezzo a loro poteva essere difficilmente confuso con qualcun altro.
-I miei omaggi, Generale.- disse Vindex, e il saluto di Libertaria si aggiunse al suo.
Gli ultimi anni di guerra e vittorie sembravano aver dato un po’ di più di energia a Garibaldi, ma l’occhio acuto di Vindex percepiva qualcos’altro sotto l’apparente sicurezza di sé dell’Eroe dei due Mondi.
Il peso massimo non si stupì della richiesta di Garibaldi di unirsi a lui ancora una volta, né si stupì di come le sorti della politica potessero ribaltarsi tanto facilmente: non sarebbe stato difficile per il Generale strappare una sorta di permesso e consentire ai draghi di unirsi in quanto volontari.
L’aver condotto le proprie forze alla vittoria nella Battaglia di Bezzecca, quando tutte le altre armate italiane conoscevano la disfatta di fronte agli Austriaci (inclusa la flotta, a Lissa), aveva fatto di lui uno dei più influenti e potenti uomini del giovane Regno.
-Ma per quanto durerà?- si chiese il grande drago.
E sentendo la proposta di Garibaldi, Vindex si rese conto che tale potere potrebbe essere destinato a non durare a lungo.
-Generale… vi rendete conto che se falliremo sarà un disastro per tutti noi?- chiese Libertaria con voce educata ma intensa.
-Può essere, amica mia. Ma il campo di battaglia può regalare mille sorprese. Se riusciamo nell’impresa avremo realizzato quanto c’è di più sacro e importante per la nostra nazione: Roma.  La capitale dei Cesari, e prima di loro la capitale della prima vera Repubblica del mondo. I morti del 1849 ancora aspettano di trovare pace: Pio IX è stato troppo a lungo su di un trono rubato, come i suoi predecessori prima di lui. Questo è il momento adatto e non avremo più una seconda occasione in cui volontari e veterani si radunino sotto il mio stendardo.-
-La Repubblica Romana del ’49 è caduta sotto i colpi dei Francesi, mio Generale. All’epoca Napoleone-III lo motivò come un atto in difesa degli Italiani dalle mire Austriache, ma aveva a cuore solo gli interessi della propria nazione e il legami con Roma e il Papato.-
Il Generale annuì.
-Sì… forse i Francesi arriveranno, e forse ci troveremo di fronte un nemico troppo arduo da sconfiggere. Ma non avremo una seconda occasione come quella di oggi. Non vi chiedo di prendere parte a questa campagna in nome di un bottino o di prestigio: vi chiedo di prendere parte a questa battaglia futura in quanto cittadini di un Italia che ha da venire.-
Libertaria allungò il muso verso di lui.
-Saremo… cittadini? E’ davvero possibile che non ci siano differenze tra draghi e uomini nell’Italia futura di cui parli?-
Il generale allungò una mano, posandola sul muso scaglioso della dragonessa.
-E’ solo una possibilità, ma è la nostra possibilità. Se combatteremo e vinceremo, nelle nostre mani cadrà molto più che Roma: avremo deciso le sorti di un’intera nazione. -

Note:
Un capitolo da intermezzo. In preparazione di quelli finali. Si citano diversi eventi storici come la Battaglia di Bezzecca (unica vera vittoria italiana nella III Guerra d’Indipendenza) e la già citata Repubblica Romana del 1849.



Nuova fanart di Puck realizzata da knowitall123  

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Capitolo 16
*** Prenderemo Roma… o sarà la morte ***


 
Capitolo 16 – Prenderemo  Roma…  o sarà la morte.

Pioveva, e la terra polverosa divenne ben presto un grande campo di fango.
Decisamente non il tempo migliore per aspettare qualcuno, eppure Vindex non poteva fare altrimenti.
L’interno dell’edificio era chiaramente illuminato da diverse lampade e il grande drago cercava di capire cosa stesse accadendo all’interno, scrutando le sagome che si stagliavano davanti alle finestre.
Poteva succedere di tutto, potevano uccidere il suo capitano.
Eppure Vindex si era lasciato convincere, con suo grande rammarico.
Libertaria, al suo fianco, posò la punta della coda blu sulla sua spalla, per rassicurarlo.
C’era poco da cui essere rassicurati, in effetti.
I Garibaldini avevano ammassato una forza di diecimila volontari, senza grosse interferenze governative, ma nessuno sapeva con chiarezza le mosse dei Francesi che non potevano aver ignorato questi preparativi.
E le notizie dalla capitale non erano affatto buone.
I fratelli Cairoli avevano tentato un contatto con insorti Romani, ma erano stati uccisi insieme alla loro colonna in quello che Garibaldi paragonò essere un sacrificio italiano degno di Leonida e dei 300 Spartani.
Altri scontri e attacchi si erano susseguiti,  arrivando alla decapitazione di due patrioti per ordine personale del Papa davanti al Circo Massimo.
-Davvero un’azione molto cristiana… -
Pensò tra sé e sé Vindex, che da tempo aveva rifiutato di comprendere le sottigliezze ipocrite della religione.
-Ecco! Stanno per uscire!-
Disse Puck, scavando solchi nel fango con le zampe anteriori per l’ansia: sua figlia, seduta dietro di lui, manteneva un po’ più di contegno.
Alcuni ufficiali della guarnigione uscirono dall’edificio, seguiti da alcuni Garibaldini.
Tutti loro badavano poco alla pioggia che inzuppava i loro abiti, nonostante le mantelle e i cappucci pesanti: le decisioni che erano state prese potevano essere decisive.
Vindex scrutò il suo capitano in mezzo al gruppo e Libertaria al suo fianco emise uno sbuffo di sollievo.
-Sembra sia andato tutto bene, il capitano della Guarnigione sta stringendo la mano a quel Garibaldino. Ormai è fatta!- disse la dragonessa.
In quel momento alcuni ufficiali si staccarono dal gruppo, procedendo a passo spedito in mezzo al cortile infangato.
-Cruentum! Vieni qui!- urlò un uomo e Vindex fece a malapena in tempo a voltare il muso che il peso massimo più grande e più forte di lui emerse da un fitto boschetto ai margini del campo.
-Cosa ci fa lui qui?- chiese Libertaria, -Non dovrebbe essere dalla dragonessa che gli era stata assegnata?-
Vindex cercò di scrutare il muso di suo cugino attraverso la fitta pioggia.
Uno come Cruentum non avrebbe certo evitato un tale incontro per noia: c’era solo una spiegazione, ovvero che fosse tutto stato predisposto in anticipo e che egli avesse altri ordini.
Cruentum si avvicinò al suo capitano e agli altri ufficiali che lo avevano seguito: essi si arrampicarono rapidamente sul suo fianco, poiché il grande drago indossava già delle bardature complete.
-Cosa è successo, Giovanna? – disse Libertaria, rivolgendosi al suo capitano.
La voce del grande drago rese inutile un’eventuale risposta.
-Ci vediamo cuginetto, mi spiace che la mia presenza qui non possa prolungarsi. Ma il mio capitano e pochi altri ufficiali LEALI a sua maestà hanno giustamente pensato di dover denunciare sia voi che quei traditori.-
Disse, accennando con il muso al manipolo di soldati e ufficiali della guarnigione che avevano evidentemente accettato di collaborare con i Garibaldini.
-Anche se forse… da quanto mi è parso di capire dalla spiegazione del mio capitano, faremo prima una tappa dai Francesi: saranno molto interessati nel sapere esattamente i  numeri e le capacità di tutti voi. Non che abbiate una speranza di sopravvivere, battendovi contro i draghi Papalini e un’intera formazione dell’ Armée de l’air.-
Libertaria si allontanò di scatto dal gruppetto dei Garibaldini e dagli ufficiali loro alleati, per muoversi decisa verso il drago maschio ben più grande di lei.
-Tu non andrai da nessuna parte questa volta! Non ci fermerai  … posso capire che il tuo capitano sia un monarchico convinto, ma quale lealtà devi ad una dinastia che continua a sopprimere le vere aspirazioni di unità e libertà del nostro paese? Senza offrire nulla di concreto alla nostra razza! Per quale motivo tu…-
Cruentum la interruppe ridendo.
-La solita idealista! Non me ne frega niente di tutto questo… quello che voglio è poter mantenere i miei privilegi. Cibo e femmine sono quanto ogni maschio normale desidera, e se pensi che il mio cuginetto non sia uguale a me, allora ti stai illudendo … - disse con un ghigno.
-Credi forse che lui desideri qualcos’altro? Tu sei quella che è nata diversa da tanti altri draghi e sei sempre stata una sognatrice!   Vindex vuole semplicemente quello che io mi sono preso da te… -
Le sue parole si fermarono in un gemito strozzato quando Vindex emise un ruggito di collera e scattò in avanti. Forse il grande drago non si aspettava una mossa tanto ardita, né si aspettava una tale ferocia.
Reagì lentamente, dispiegando le ali e ruggendo a sua volta, ma Vindex si scagliò senza pensarci due volte contro di lui.
I due corpi cozzarono e lo stupore di Cruentum si mutò in orrore quando Vindex chiuse le fauci sul suo collo senza trattenersi: il drago più grande emise un rantolo e cercò di scuotere il cugino lontano da lui,
Era forte e il suo grande corpo si dimenava per cercare di liberarsi dalla presa di ferro di Vindex, ma non aveva mai combattuto una vera battaglia contro un nemico ad armi pari.
Una stirpe accuratamente selezionata avevano prodotto un drago possente, ma una vita trascorsa tra i privilegi derivati dal rango del suo capitano non avevano forgiato un combattente che sapesse reagire d’istinto. 
La sua resistenza durò poco, perché con un’improvvisa torsione Vindex gli ruppe il collo con un sonoro schiocco.
Il corpo del peso massimo crollò su di un fianco  per poi ribaltarsi, schiacciando sotto di sei i corpi urlanti del suo capitano e degli ufficiali monarchici.
Vindex sputò delle scaglie raggrumate di sangue che ancora teneva in bocca.
-… mai trovato interessanti i discorsi in mezzo ad una battaglia.- commentò quietamente.
Il piccolo draghetto Puck saettò rapidamente verso il grande corpo, annusando e constatando l’evidenza.
-E’… morto, Vindex.- disse, per poi sollevare il capo e manifestare sul suo muso un’emozione rara per lui:  la preoccupazione.
-Sono tutti morti… dopo di questo, non possiamo più tornare indietro!-
Vindex ebbe un’improvvisa sensazione di gratitudine per il suo piccolo amico: aveva usato il plurale, riferendosi a tutti loro.
-Questo era per l’Aspromonte, per il sangue di Incitatus… e per tanti altri insulti.- commentò il peso massimo, prima di rivolgere lo sguardo verso una Libertaria dall’espressione incerta.
-Non… non starai pensando seriamente a quello che ha detto Cruentum? Io non ti sto certo attorno solo per … -
La dragonessa blu scosse il capo, uscendo dai suoi pensieri, e mostrandosi sorpresa e divertita.
-Certo che no! Stavo pensando a cose ben più  serie! Possibile che delle sue ultime parole tu ti sia concentrato solo sulle ciance più inutili e prive di fondamento?!-
Benchè il suono delle sue parole fosse quello di una ramanzina, Vindex provò dentro di sé un’enorme soddisfazione nel constatare che la dragonessa non aveva di quei dubbi.
-Beh… è che quando ha detto quelle cose lì… io ho rivisto tutto quello che hai passato, tutto quello che aveva fatto, e allora… -
Libertaria allungò la coda, colpendolo al fianco in maniera innocua.
-E tu lo hai ucciso per quello…  comprensibile, ma non era la ragione più importante! Un’intera formazione aerea Francese, è questo il problema adesso! E se tu non lo avessi ucciso, probabilmente ci avrebbero teso una trappola.-
Vindex finalmente capì ed  annuì… anche se in cuor suo continuava a ritenere ben più importanti le altre ragioni.
-E su questo Puck ha ragione: nessuno di noi, inclusi i nostri i capitani, può sperare in un perdono dopo quanto accaduto oggi. Prenderemo  Roma…  o sarà la morte.-

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Capitolo 17
*** Con un tow, row, row. ***


Capitolo 17  -  Con un tow, row, row.

Il peso massimo che volava sotto Vindex era di una razza strana e curiosa alla vista.
Antica di molti secoli, essa era stata ideata con un chiaro intento di curare l'apparenza estetica: le scaglie erano candide, di un bianco perlaceo, venate di striature color oro.
La magnifica creatura esibiva sulla sua stessa pelle i colori bianco e oro dello Stato Pontificio per il quale serviva.
Vindex ruggì contro tale bellissimo nemico e scese di quota: raffiche di fucileria dal suo dorso falciarono i mercenari zuavi dalle uniformi sgargianti che affollavano la schiena e le reti ventrali del drago pontificio.
Molti di essi caddero, rimanendo appesi alle corde di sicurezza alla bardatura principale, in quello stesso momento anche Vindex calò su di essi.
Diede una rapida artigliata sui sopravvissuti, quindi chiuse le mascelle sul collo del drago rivale.
La grande bestia era leggermente più pesante di Vindex, ma era una razza selezionata per le cerimonie e le parate anziché per la guerra e benché dimenasse le ali cercando di allontanare il drago garibaldino, nulla poté fare per liberarsi da tale presa.
Vindex serrò le mascelle, assaporando il sangue del nemico e avvertendo la forza di quest'ultimo affievolirsi di botto quando gli torse il collo.
Il vincitore lasciò la presa e il grande drago bianco e oro precipitò rapidamente al suolo, con il suo carico di zuavi morti o urlanti.
-Ben fatto!- gridò la voce amplificata da megafono del suo capitano e Vindex si crogiolò brevemente nel macabro successo appena conseguito.
Libertaria e Puck lo raggiunsero, chiudendogli i fianchi, ma non sembrava esserci più tale bisogno.
Uno dei due pesi medi pontefici era stato ferito e il compagno si stava ritirando, dopo aver visto cadere il peso massimo, seguito a ruota da tre draghetti più piccoli.
In terra, come in cielo, la battaglia sembrava svolgersi in maniera simile e per un'istante Vindex si chiese se la strada per Roma fosse davvero aperta... se fosse davvero finita.
L'eco di un ruggito in avvicinamento sembrò spazzare via tali speranze.
-Come temevamo... - disse la voce di Libertaria, e Vindex non represse un proprio ruggito di rabbia e frustrazione.
La formazione de l'Armé de l'Air volava decisa verso di loro.
-S..sono più di noi! - disse Puck, con un gemito nella voce.
Ed era così: due pesi massimi, cinque pesi medi e una dozzina di draghi più piccoli.
La voce di Pietro giunse rapida alle orecchie del grande drago.
-Ci segnalano di tornare a terra! Torniamo indietro Vindex! -
Per un breve istante, il grande drago fu tentato dal disobbedire... quasi poteva sentire la voce di scherno del suo defunto cugino.
-Avevamo vinto! - pensò il grande drago.
Pochi minuti dopo, raggiunsero in fretta e furia il cuore di un accampamento fortificato, verso cui confluivano feriti e garibaldini in ritirata.
Nel volare fin lì Vindex osservò con un frustrante senso di impotenza diversi battaglioni di divise blu francesi spezzare i ranghi dei garibaldini: ricacciandoli lentamente indietro.
Vindex atterrò in un grande spiazzo centrale, dopo aver sorvolato una palizzata irta di uomini con baionette innestate e alcuni cannoncini anti-drago puntati verso il cielo.
La formazione francese ci avrebbe pensato due volte prima di tentare di assalirli in quel punto, ma era chiaro che non potevano stare lì in eterno.
L'equipaggio di Vindex scese a terra e, mentre alcuni feriti venivano portati via, Pietro andò a raggiugere altri ufficiali per fare il punto della situazione.
-Sapevamo che poteva succedere... che la Francia di Napoleone III scendesse in campo a difendere il Papato. - disse la sconsolata voce di Libertaria.
-Che ne sarà di noi adesso? - chiese Puck con tono preoccupato.
-Abbiamo ucciso un drago delle Forze Aeree e i suoi ufficiali... non... non credo che ci verrà data una seconda possibilità questa volta. - 
Vindex ruggì: rabbia e frustrazione sprizzavano da ogni squama del suo corpo.
-Forse… potremmo andarcene. - disse Libertaria, rispondendo all’inquieto sguardo di Puck.
-Potremmo andare in Africa e dichiarare lealtà al Regno di Tswana oppure cercare una nuova casa altrove, in terre ancora più lontane. -
Il possente peso massimo si lasciò cadere a terra, avvertendo con un barlume di coscienza come il suo capitano era tornato da lui.
Pietro non disse nulla, si limitò a controllare una ferita sulla zampa anteriore destra di Vindex, quindi prese una bandiera abbandonata in un angolo e la usò per tamponare l’uscita del sangue.

Fu in quel momento che udirono il suono dei flauti.
La nebbia era calata sul campo di battaglia, sia quella naturale sia quella prodotta dall’addensarsi del fumo e della polvere da sparo: i Garibaldini a difesa della palizzata avevano una visuale di appena un centinaio di metri oltre lo spiazzo d’erba che circondava la collina e lo stesso Vindex riusciva a vedere poco oltre.
Il drago alzò il muso, concentrando lo sguardo e scorgendo una colonna di figure marciare nella nebbia.

Presto al suono dei flauti si aggiunse il riecheggiare dei tamburi e il coro delle voci.
Intonavano un canto che era risuonato nei campi di battaglia di tutto il mondo: un canto che Vindex stesso aveva udito in Crimea anni or sono.


    Some talk of Alexander, and some of Hercules
    Of Hector and Lysander, and such great names as these.
    But of all the world's great heroes, there's none that can compare.
    With a tow, row, row, row, row, row, to the British Grenadiers.



Il grande drago si alzò e sporse il collo oltre la palizzata per vedere meglio.
Le uniformi rosse dei soldati in marcia erano così diverse da quelle dei Garibaldini.
-Ma come? Come è possibile? - chiese la voce di Libertaria dietro di lui.
Dalla colonna in avvicinamento si staccò una figura a cavallo, che cavalcò dritta verso la palizzata sventolando il cappello a mo’ di saluto. Vindex riconobbe all’istante l’ufficiale della Royal Navy che avevano incontrato durante lo sbarco in Sicilia.
-My friends…-  disse quest’ultimo, una volta che si fu avvicinato a sufficienza alla palizzata.
-Sembra che siamo arrivati right in time! - il suo sorriso, benché strano come tutti i sorrisi umani, fu una delle cose che Vindex non si sarebbe mai scordato di quel giorno fatidico.
Un altro uomo a cavallo si accostò a Vindex, dal lato interno della barricata: il volto di Garibaldi esprimeva solo determinazione e ritrovata speranza in aggiunta a qualcosa di nuovo.
-Dammi quella bandiera, Capitano. - disse a Pietro.
II ragazzo porse a Garibaldi il tricolore, ma il vessillo era stato completamente arrossato dal sangue del drago.
-Il destino sembra aver voluto giocarci uno scherzo, ma forse tale scherzo non è altro che la realizzazione delle nostre speranze. - disse il condottiero ad alta voce, per tutti i presenti.
-Traditi da un Re al quale avevamo prestato giuramento, soccorsi da alleati inaspettati: oggi vi chiedo di seguirmi un’ultima volta. Ma non sarà più il tricolore dei Savoia a condurci verso Roma. -
Egli levò il braccio, mostrando a tutti la bandiera color rosso sangue.
-Oggi combatteremo per qualcosa di diverso, per liberarci da un giogo secolare di oscurantismo e barbarie. Ricordate i nostri fratelli caduti della Repubblica Romana, ricordate i combattenti che hanno dato la vita per abbattere i Borbone. Sotto questa nuova bandiera rossa, tinta dal sangue di un drago, io vi chiedo di seguirmi nel lottare per realizzare qualcosa di nuovo! Avrebbe potuto essere Parigi tra una manciata di anni, ma il destino ha voluto che fosse qui ed oggi. Domani sorgerà un nuovo giorno per tutti noi: Roma sarà una Comune e quanti hanno combattuto qui vedranno un nuovo mondo in cui non vi sarà differenza tra uomo e uomo…- i suoi occhi incrociarono quelli di Vindex.
- … né tra uomo e drago!-
Vindex sentì Libertaria trattenere il respiro: ciò che la dragonessa (e che in cuor suo anche Vindex) aveva sperato poteva essere realizzato. Una società nuova, dove non vi sarebbe stata differenza alcuna tra cittadini e compagni.
 -Avanti adesso! A conquistare la nostra libertà! - spronò Garibaldi, prima di dare di speroni al cavallo e dirigere verso l’ingresso della palizzata: una folta schiera di combattenti lo seguì, inneggiando alla futura Comune di Roma che sorgerà l’indomani.
Vindex avvertì il suo corpo come scosso da vibranti fremiti: improvvisamente si era sentito riscuotere e riscaldare, con un nuovo fuoco a dargli energia. Riuscì a pazientare solo con difficoltà, nell’attendere che Pietro e il suo equipaggio si inerpicassero sul suo dorso.
-Ma… come hai potuto fare tutto questo? Come hai fatto a convincere i tuoi ad aiutarci? - la domanda di Puck giunse inaspettata, rivolta all’ufficiale britannico.
Quest’ultimo trattenne una risata.
-Oh my little friend. Sometimes you draghi siete molto… come dite voi? A bit impulsive, let’s say.-
E mentre l’inglese pronunciò quelle parole, Vindex avvertì dei ruggiti all’orizzonte.
Chi li emetteva volava alto in cielo, all’inizio poco più che dei puntini in avvicinamento, ma divennero via via sempre più visibili.
Libertaria si accostò a Vindex.
-Sono… credi che siano loro? - chiese quest’ultima, non trattenendo l’emozione nella voce.
Il grande peso massimo color della notte che guidava la formazione emise un ruggito possente, qualcosa di inusuale e con un timbro di voce che Vindex non aveva mai sentito prima.
-Andiamo… - disse quest’ultimo.
Il peso massimo si levò in volo, seguito dai suoi compagni, ruggendo un benvenuto alla formazione di Temeraire e dei suoi compagni.

Sotto di loro, le formazioni di Inglesi e Garibaldini che marciavano insieme si aprirono un varco tra le linee dei Francesi e degli Zuavi. Il suono dei flauti e degli uomini che marciavano rimase per sempre scolpito nei ricordi dei presenti.


Then let us fill a bumper, and drink a health to those
Who carry caps and pouches, and wear the loupèd clothes.
May they and their commanders live happy all their years.
With a tow, row, row, row, row, row, for the British Grenadiers."


 


FINE



NOTE: Ed eccoci al gran finale! Scriverò una sorta di capitolo postfazione comunque, per spiegare alcune mie scelte e decisioni o opzioni che alla fine ho scartato riguardo la trama e i personaggi.
 
Ecco comunque un link per chi fosse interessato alla famosissima nonché iconica marcia dei granatieri inglesi, spesso sentita in moltissimi film dove le giubbe rosse marciano contro il nemico:
https://www.youtube.com/watch?v=OIVSpY8xY9I

 

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