last chance

di Akai Hasu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


LAST CHANCE
 
PROLOGO
 
Diana si trascinò fino all’uscita del cimitero di New York, e cadde.
Rimase lì, distesa sul marciapiede, ricoperta di sangue dalla testa ai piedi e con gravi ferite sparse su tutto il corpo. Non provò neanche ad alzarsi per andare in ospedale, o a chiamare aiuto, perché non aveva la forza di parlare e aveva dimenticato il cellulare a casa.
Decise di rimanere lì, i capelli neri disordinati sul terreno, la ciocca viola sporca di sangue attaccata al viso, gli occhi verdi che si chiudevano, la carnagione chiara che diventava piano piano sempre più pallida…
“Almeno stavolta ha avuto la gentilezza di andarci piano, così avrei avuto la possibilità di salvarmi. Probabilmente ha voglia di giocare ancora con me… peccato che io mi sia stufata…”  pensò.
Restò quindi lì, aspettando di morire…
 
 
-Sei sicuro che sia una buona idea Leo? In fondo non c’è mai niente da fare qui… così spettrale, inquietante e lugubre…- si lamentò Michelangelo rabbrividendo alle sue stesse parole
-È appunto perché è così che sarebbe il luogo perfetto per crimini o incontri tra vandali Mik- spiegò calmo Leonardo osservando il quartiere dalla cima di un grattacielo
-Già, e poi di cosa hai paura? Dei fantasmi?- lo canzonò Raffaello ridendo, cosa che offese il fratello
-Tranquillo Mikey, è teoricamente impossibile che i fantasmi esistano- spiegò Donatello posandoli una mano sulla spalla
-Ma io non ho paura dei fantasmi!- sbottò lui
-Piantatela di blaterare voi tre- li ammonì il leader
-ancora niente?- chiese Raph con il solito ghigno sul viso
-No, ma ho l’impressione che sia accaduto qualcosa…- rispose lui voltandosi, vedendo il viso del fratello contrarsi in un espressione seria –Qualcosa non va?-
-Guarda lì- disse avanzando verso il bordo del tetto e indicando verso il cimitero.
I fratelli si unirono a lui e notarono ciò che catturò l’attenzione del rosso: una persona (probabilmente una ragazza) in un lago di sangue.
Senza proferire parola, si fiondarono subito da lei.
-Ma cosa le è successo?- domandò l’arancione più a se stesso che agli altri quando furono dove giaceva la vittima
-Accidenti. È messa proprio male- commentò il focoso chinandosi vicino a lei
-Puoi salvarla?- domandò il blu a Donnie, che si abbassò per controllare le ferite
-Ci sono ferite molto profonde, e a perso molto sangue, ma credo di sì, se mi sbrigo- sentenziò lui.
-Allora sbrighiamoci a portarla al rifugio- dichiarò il focoso prendendola in braccio, anche se con riluttanza.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Salve popolo di efp!
Non sono Piper, ma Vampy, di Vampire for Life!
Visto che Pip se ne era andata ho preso io il suo account, ricominciando a scrivere e il nome cambierà in Vampyblack.
Questa è la prima storia, spero che vi sia piaciuta.
Recensite in tanti
Baci, Vampyblack

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


*ho deciso che d’ora in poi non sarà raccontata in terza persona la storia, ma secondo il punto di vista di Diana.


CAPITOLO 1

 
 
Lentamente, presi conoscenza.
Non osavo aprire gli occhi per vedere dove mi trovavo. Ero all’inferno? Ovviamente sì, fino a poco prima stavo crepando sul marciapiede.
Era la mia ultima occasione, ed io l’ho sprecata… Avrei dovuto ascoltare le mie amiche, per una volta, e fare come dicevano loro? Ancora una volta, sì, ma io sono troppo orgogliosa per dare retta a qualcuno…
“ascoltami bambina –notare che all’appellativo “bambina”, tirai uno schiaffo al tizio-  qualunque cosa lui ti offra, non accettare! C’è sempre il tranello” cosa feci io? Accettai
“hai solo dieci tentativi Diana… non sprecarli e sii prudente” ovviamente io li sprecavo, e nel modo più pericoloso possibile
ti prego, non andare! Sta volta verremo con te, e ce la faremo. Adesso noi usciamo, tu vedi di non fare cretinate e affrontarlo da sola!” Beh, c’è bisogno di dire che feci tutto il contrario?
 
Mossi un attimo la mano toccando ciò che c’era sotto. Era qualcosa di comodo e morbido…
Comincia già a piacermi, questo posto.
Decisi di aprire gli occhi, giusto per vedere dove avrei dovuto passare il resto dell’eternità. Campi della Pena, Prateria degli Asfoldelli o Campi Elisi? Magari nell’isola dei Beati, giusto perché sono io. Sarebbe stato fantastico.
E invece no. Una camera. Di un teenager probabilmente. E non un teenager qualsiasi, ma quelli che più odiavo! Disordinata, riviste maschili ovunque, un pezzo di lattuga (un pezzo di lattuga?), pesi, un sacco da box, foto di moto,…
Ok, io adoro tutte queste cose (lattuga a parte), ma odio quando piacciono a un ragazzo. Tendo a odiarlo, non sopportarlo e provare a strangolarlo.
 
Comunque, decisi di non pensarci più di tanto. In fondo quel tipo o, più probabilmente, qualcuno della sua famiglia mi aveva trovata e messa lì perché il proprietario non voleva, mi aveva salvato la vita (anche se io non gli avevo chiesto niente) e io dovevo pur ringraziarlo.
Provai ad alzarmi, ma una fitta dolorosa mi costrinse a rinunciare. In quel momento mi ricordai che Lui mi aveva ridotto come uno straccio, stavo malissimo quando finì di combatterci, e il dolore non dev’essere passato tutto in una volta.
Alzai solamente la testa e non riuscì a vedere niente di ciò che rimaneva del mio povero corpo, così decisi di scostare  la coperta rossa. Feci una veloce analisi e poi me la rimisi apposto, perché sentivo un gran freddo. La cosa più importante era che le mie gambe fossero al loro posto, sane e salve. E, infatti, c’erano, ma una era bendata dal ginocchio in giù. Meglio di niente. Il ventre era bendato, ma per il resto, solo piccoli graffi e lividi.
Sentii la serratura della porta scattare e chiusi gli occhi facendo finta di dormire. Non so perché, lo faccio spesso quando posso e vado nel panico. Comunque, devo dire che tutte le possibilità che ho avuto di allenarmi a fingere, mi portarono a essere eccellente nel simulare il sonno e il risveglio.
Più persone entrarono nella stanza, fermandosi davanti o di fianco a me.
< mi dite perché l’abbiamo dovuta trasferire in camera mia? > chiese una voce.
Ah, allora era lui il proprietario della stanza. La sua voce arrogante mi confermò i sospetti verso di lui: era uno sbruffone orgoglioso, il classico bulletto di turno.
< perché tu hai due letti Raph > li rispose una voce più calma e severa, ma comunque giovanile.
Il capo? Ha la voce da capo.
< ti correggo: un letto e un’amaca > continua lo sbruffone.
< già >
< e a me tocca dormire sull’amaca >
Quasi scoppio a ridere. Adoro fare irruzione in case altrui e fregare il letto ai più arroganti. È già capitato, e non fatico a immaginarmi la faccia del tipo.
< sai come si dice, prima le signore che stanno per morire > dice una voce scherzosa.
Il bambino del gruppo. Se devo stare qui, immagino che farei amicizia solo con lui.
< sarà, ma poiché le avete messo il mio sangue, avrò il diritto di dormire sul mio letto >
Stavolta rischio di alzarmi di scatto e gridare “cosa?”, ma riesco a trattenermi, sebbene sulla mia faccia sia passata per un secondo una faccia sofferente.
Non mi piace dovere delle cose agli altri. A questi qua devo la vita, e scopro che in più devo un favore allo sbruffone?
< il tuo sangue era l’unico compatibile > rispose una voce dolce e saccente
Il genio del gruppo, ovvio
< il mio sangue pieno di mutageno >
Pieno di che cosa, scusa? Il nome non m'ispira molta fiducia…
< sono riuscito a toglierlo dopo che te lo preso. Per questo ci ho messo molto >
Ah bene, non voglio aver questo mutageno nelle vene. Dal nome si direbbe che diventerei una mutante, e ho già troppi problemi di mio, non ci tengo ad aggiungerci il mutamento.
< possiamo svegliarla? > domandò impaziente quello che immagino sia il più piccolo.
< non possiamo, è ancora in quella specie di coma, fino a che non da qualche segno di essersi un po’ ripresa non potremmo farle niente >
< prima si è mossa > dopo quella frase avvertì che tutti e quattro (a meno che non ce ne fossero di più) si girarono, verso di me immagino.
Ok, per colpa di quel piccoletto dalla vista troppo acuta, mi toccava far finire la mia farsa.
Lentamente, finsi di svegliarmi, provando ad alzarmi con gemiti degni di uno zombie che perde un pezzo del corpo. Aprì leggermente gli occhi, ma chi vedevo un po’ sfocato… c’erano quattro figure intorno a me, una era di fianco alla mia testa, l’altra alla fine del letto e altre due un po’ più in là del tizio che mi stava di fianco. Però c’era qualcosa di strano… le figure erano… verdi?
Chiusi e aprì gli occhi ancora una volta, sbattendoli un paio di volte, e girandomi verso i tre ragazzi vicino a me.
Istintivamente, cacciai un urlo.
Ok, forse non era quello che qualcuno che ha rischiato di morire deve fare quando vede il suo salvatore. Ma io sono così, e quando vedo delle rane (no aspetta, tartarughe, hanno il guscio) giganti chinate su di me, urlo.
Avevano la pelle verde, chi più scura, chi più chiara, quello sulla sinistra, con gli occhi bordeaux cerchiati da una maschera viola e una fessura tra i denti che fino a poco prima sorrideva, si ritrasse un po’ allarmato dal mio urlo. quello a destra con gli occhi blu e una maschera dello stesso colore divenne serio e si allarmò un po’, probabilmente pensando che avrei dovuto chiudere la bocca e ragionando su cosa farne di me. infine, quello in mezzo con gli occhi celesti, la maschera arancione e le lentiggini, che prima sorrideva, sorrideva ancora.
< finalmente ti sei svegliata bambolina. Ti pregherei gentilmente, ma non sarò ancora così gentile se non lo farai, di sloggiare dal mio letto >parlò l’ultimo, lo sbruffone.
Aveva la pelle più scura degli altri, più muscoli, occhi verdi cerchiati dal rosso della maschera e un'espressione imbronciata sul viso.
Ovviamente, ma anche contro la mia volontà, urlai di nuovo e di conseguenza (sempre contro la mia volontà eh) gli tirai un calcio sotto il mento con la gamba non fasciata.
La tartaruga cadde a terra e i suoi amici, invece di saltarmi addosso e farmi fuori, rimasero fermi a osservare la scena. In realtà non tutti rimasero fermi: quello con la maschera arancione scoppiò a ridere.
< Mi stai già simpatica > esclamò spuntando di fronte a me.
Rizzai a sedere e indietreggiai fino ad incontrare lo schienale del letto.
Solitamente non sono così fifona, ma una cosa del genere non me l’aspettavo proprio.
< Mik, non vedi che la stai spaventando? Non farla urlare ancora, altrimenti è la volta buona che sveglia il sen-sei > lo avvertì quello con la maschera blu
< Scusa… ma non accade mai che qualcuno venga a trovarci! Sono così felice di potermi fare una nuova amica! > continuò l’arancione abbracciandomi.
Quindi quelle creature erano sole? Non avevano nessuno, oltre questo sen-sei? Beh, credo che ben pochi riescano a vedere una tartaruga mutante senza chiamare la polizia e qualche scienziato pazzo che li studi, figurati diventare loro amici.
< Mikey! > lo richiamarono tutti, così lui si stacco, anche se triste in volto.
Quasi mi veniva voglia di stritolarlo in un abbraccio, per quanto sembrava dolce. Ho detto quasi.
Dovevo pur proteggere la mia reputazione. Ok, con gli urli l’avevo un po’ rovinata, ma potevo rimediare.
 
Assunsi un espressione seria e glaciale. Cercai nella cintura dei pantaloni i miei Sai o il coltello ma, sorpresa! Li avevo lasciati a casa convinta di poter affrontare Lui senza.
A volte mi stupisco di quanto sono stupida.
< Chi siete? > domandi inespressiva
< Io sono Michelangelo, quello dall’aia troppo intelligente per essere un essere umano, e infatti non lo è, è Donatello, quello troppo serio e Leonardo, il nostro leader, e quello persino più arrabbiato del solito è Raffaello > presentò l’arancione < Tu come ti chiami? >
< Non sono affari tuoi! > esclamai.
Con un sospiro rassegnato, quello che avevo capito essere Donatello mi si avvicinò
< Senti,… ragazza… purtroppo non sarai completamente in forze prima di due settimane, ciò significa che dovrai stare due settimane con noi. Potresti dirci come ti chiami, tanto per avere un modo per chiamarti? Non ti chiederemo nient’altro >
Ok, credo di aver assunto un’espressione inorridita, come quella di Donatello.
A quanto pare neanche lui era tanto felice di avermi tra i piedi per mezzo mese.
Però potevo considerarla come una piccola vacanza.
< Va bene. Mi chiamo Diana Young > mi arresi, sospirando
< Lei non dormirà mai in questa stanza! >
< Resterò a patto che mi facciate dormire in questa stanza! >
Io e lo sbruffone lo pronunciammo contemporaneamente.
Sapevo che lui mi odiava a prescindere, e sapevo che non voleva che restassi lì. Quindi, giusto per farli capire che non mi frega un fico secco di ciò che lui pensa e che farò di tutto per dargli fastidio, mi presi la camera.
Sapevo che i suoi fratelli avrebbero dato retta a me. Ne ero certa.
E infatti vinsi io. Ma lui impose che avrebbe dormito lo stesso lì, sull’amaca…
A quanto pare anche lui mi vuole infastidire…
< Ok, io vado ad avvertire il Maestro Splinter che abbiamo un ospite. Voi… raccontatele la nostra storia > ordinò Leonardo uscendo dalla camera.
L’avrei seguito, ma sono una ragazza molto curiosa.
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto (ignorando il dolore che mi provocava ogni movimento) e aspettai che quelli cominciassero.
 
 


ANGOLO AUTRICE
 
Salve popolo di efp!
Direi che per i miei standard ho aggiornato abbastanza in fretta u.u
Come vedete, ho cambiato modo di scrivere.
A me piace, e così i capitoli li scrivo anche più velocemente. Spero che piaccia anche a voi :)

Recensite in tanti :3
Baci, Vampy

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