La
Prima Luce
La Galium enorme e possente
attraccò a pontile
dell’hangar con una maldestra manovra, corretta
fortunatamente dal pilota
automatico.
Non appena il portellone del ponte
si aprì i sette membri
del Consiglio e qualche sottoufficiale si precipitarono verso la nave.
Alla
fine del
ponte la paratia che dava alla sala comandi della Galium si
aprì cigolando. Lo
scenario era surreale. Corpi scomposti giacevano nel loro stesso sangue
mentre
fili scoperti e tubi dondolavano da ogni parte. Le scintille continue
provenienti dai computer e dai comandi frustavano l’aria
fetida e l’ insopportabile
odore di morte e bruciato.
- Comandante Nappa?
–chiamo Kakaroth seguendo Vegeta
all’interno.
Un rantolo proveniente da dietro
la postazione del timone
li richiamò.
Il gigante stava seduto a terra
appoggiato alla
postazione. Un buco nel suo addome su cui lui premeva la mano sinistra
stava
gorgogliando sangue tra le croste che imprigionavano la mano stessa.
Una gamba era piegata in malo modo
e la testa solitamente
lucida e scintillante era opacizzata in un grande livido gonfio.
Vegeta non fece in tempo ad aprire
bocca che Turles si
chinò verso il Saiyan ferito.
- Dov’è mio
fratello Nappa?
Con uno sforzo ed una smorfia di
dolore il guerriero aprì
gli occhi, velati impercettibilmente di lacrime. Vegeta era sul punto
di
cacciare Turles quando il gigante parlò chiaramente:
-Tuo fratello ci ha venduti
Turles. Era una trappola. -
sussurrò
Il guerriero ambrato si
allontanò di un passo, come
colpito da una scossa elettrica. In quel momento Kakaroth si
apprestò
a sollevare il ferito.
-Andiamo amico…ti porto
in infermeria.
Turles fece per fare un passo
verso il gruppo ma il palmo
di Vegeta lo sbloccò in pieno petto.
Scioccato con gli occhi coperti di lacrime il giovane
Saiyan guardò il
suo Principe che teneva lo sguardo fisso sui suoi sottoposti che
mestamente
ritornava verso la Base. Tutti capirono che Vegeta voleva essere
lasciato solo.
Quando furono usciti
trovò la forza di parlare.
-Vegeta…ti prego,
non…non può essere vero. Non è la
verità. Ti prego devi credermi.
Le lacrime gli rigarono le guance e si lanciarono nel vuoto
portandosi con loro
ogni speranza ed ogni certezza.
- Come posso crederti Turles?
– gli rispose senza guardarlo
negli occhi, rivolgendosi al pavimento.
L’orrore ed il fetore di
quella stanza erano come benzina
sulla sua anima arrabbiata.
-Mio fratello amava il nostro
popolo, era fedele, ti
stimava! Non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ti prego Vegeta ci
deve,
c’è una spiegazione.
-Una spiegazione
c’è. L’ha data il membro del consiglio
che è quasi morto riportando, alla Base, la nave che tuo
fratello ha
disperatamente voluto sul confine di guerra.
Le ginocchia di Turles cedettero
nel momento in cui
Kakaroth rientrò nella sala. Senza dirsi una parola lui e
Vegeta si
avvicinarono . Vegeta era spaesato. Un complotto , una guerra, un
tradimento.
Quanto era complicato questo destino in cui si era ritrovato?
- Vegeta, io proporrei di sentire
la versione di Nappa
quando si sarà ripreso. Ma nel frattempo- disse rivolgendo
uno sguardo a Turles
- dovremmo tenere lui sotto chiave. E’
disonorevole… ma dobbiamo farlo, anche
per la sua stessa sicurezza.
Il Principe respirò
profondamente ed annuì.
- Sono d’accordo.
Pensaci tu Kakaroth.
- Certamente.
I suoi passi rimbombavano ancora
nel ponte quando
Kakaroth portò fuori di peso Turles in lacrime. Sentiva il
giovane protestare
ed i suoi singhiozzi farsi più simili a degli urli.
Senza proferire parola con
nessuno, il Principe prese
l’ascensore e si diresse al Bunker.
I corridoi erano deserti e li
attraversava a passo
spedito quando una donna gli tagliò la strada. Lui la
schivò prontamente ma lei
riconoscendolo lo seguì.
-Principe Vegeta sono il Generale
Tisko, da Naipec. Ho
bisogno di parlarle.
- Non è il momento ora.
- rispose lui senza
voltarsi o rallentare
- Mio Principe, il mio
è un pianeta piccolo e la sua
delegazione ed la sua legione stanno prosciugando le nostre
già scarse risorse…
- Che cosa pretende? Che una
Legione di migliaia di
uomini si porti il pranzo al sacco?
Rispose lui senza voltarsi o
rallentare.
- Voglio che la sua Legione riarmi
il mio esercito e che
lasci il mio pianeta. Non
abbiamo
bisogno della vostra protezione, non più.
A quelle parole, Vegeta si
fermò di colpo e si voltò
verso la guerriera.
-Quindi mi sta chiedendo di
lasciare in balia di un
gruppetto di contadini armati di forconi un pianeta che per essere
liberato
dalla tirannia di Freezer è costato la vita ai miei soldati?
- Il mio esercito è
più addestrato ora. E non siamo più
soli nel sistema 8. Ci sono altri due pianeti-colonia.
Se pensate di averci salvato dalla
schiavitù per farci
morire di fame, potevate risparmiarvi la fatica.
Vegeta rifletté un
secondo prima di rispondere. Tentò di non concentrarci
sull’espressione
spavalda e sprezzante della donna, che lo avrebbe fatto solo
innervosire.
-Quanti pianeti ci sono in tutto
nel sistema 8?
- Naipec, Golia e Fuffiol che sono
stati liberati; Yago e
Usto sono pianeti liberi; Kisola è ancora sotto il controllo
dell’esercito di
Freezer.
- Bene. Io acconsentirò
a sguarnire il tuo pianeta, anzi,
se lo desiderate, l’intero settore se lei, Generale Tisko
sarà in grado di
formarmi una delegazione dei tre pianeti colonia e dei due pianeti
liberi.
Voglio un portavoce per la delegazione col quale disquisire e voglio
che i
contrasti interni siano autogestiti. Inoltre dovrà
riorganizzare un esercito
secondo i criteri di una legione Saiyan.
Sul volto della donna si dipinse
un ‘espressione di
sgomento.
- Come faccio a far si che 5
pianeti vadano d’accordo? Io
sono un soldato.
Vegeta, che attendeva quella
domanda, le fu sotto e si
portò ad un centimetro dal suo viso. La furia gli montava
dentro ma la represse
più che poteva.
- Lei è venuta qui in
veste di diplomatico. Un soldato
avrebbe tirato fuori Blaster
e mi
avrebbe sparato. Queste sono le mie condizioni, non credo che
avrà problemi a
dirigere il suo settore, dato che è venuta fin qui ad
insegnarmi come comandare
il mio impero di 500 pianeti.
E si voltò senza che la
donna potesse replicare.
Suo padre riempiva
l’enorme bunker sotterraneo con la
sola forza dei suoi rantolii. Table e Knip stavano in un angolo del
grande
letto in cui il Re riposava; dormivano
tranquilli accucciati uno sull’altra. Vegeta si
avvicinò cauto e li coprì con
una coperta, senza distendere però la sua espressione rigida. Lei era
all’altro capezzale del letto, una
mano distrattamente abbandonata in quella enorme del Re e
l’altra a reggere un
libro dal quale aveva levato lo sguardo per fissarlo sul Principe.
Intercettando i sottili occhi neri dell’uomo, assunse una
posizione ammiccante,
quasi felina.
-Le guardie sono già
venute ad avvertirci
che si è trattato di un falso
allarme Vegeta. Stiamo solo attendendo che tuo padre si svegli. I
marmocchi
erano intimoriti e inconsolabili e lo hanno prosciugato di ogni energia.
Vegeta piegò la testa ,
leggermene infastidito.
-Marmocchi?
Lei sorrise beffarda, conscia che
le sue parole non
potevano raggiungere il sonno profondo del reggente.
-I tuoi fratelli sono solo dei
bambinetti, sono deboli,
figli di un seme stanco.
Delicatamente sfilò la
mano dalla presa regale e,
alzandosi, la lasciò scivolare lungo il perimetro del letto.
- Un uomo di una certa
età ,che ha attraversato mille
combattimenti , non conserva il suo vigore nemmeno nelle sue
più profonde viscere.
–sentenziò.
Il corpo turchese si muoveva
sinuoso accompagnato dalla
luce fervida e famelica degli occhi celesti.
Vegeta immobile la seguiva con lo
sguardo mentre gli si
avvicinava e con la coda dell’occhio constatava il sonno
inflessibile del
padre.
- Niente a che vedere, insomma,
con l’ardore e la potenza
che hanno generato in un tempo più
remoto…– continuò lei sinuosa portando
la
sua mano sull’avambraccio gonfio e contratto del guerriero.
Vegeta fece per scostarsi come
punto da un vespa infetta
ma lei si portò dietro di lui premendo il suo corpo esile
sulla schiena
muscolosa e sussurrandogli col respiro caldo vicino ad un orecchio :
- E sicuramente lontano da
ciò che quella potenza potrà
un giorno fecondare…
La mano di lei si portò
sul petto del Sayan il cui cuore
batteva furioso e oltraggiato. Ma lei da quella manifestazione
selvaggia trasse
altre considerazioni ed infine prima di abbandonare quella posizione
tanto
equivoca sospirò, sfiorando con le labbra il lobo del
Principe.
-Credo che la fine sia
più prossima che mai… mio Re.
I passi felpati la allontanarono
dal talamo fino a che
Vegeta sentì la porta aprirsi e richiudersi. La furia
montava nel suo animo, ma
non sapendo come sfogarla, il suo corpo reagì
inaspettatamente come aveva fatto
poche volte in vita sua. E gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Fu un istante, in cui tutto
ciò che era accaduto in quei
giorni lo sopraffò e tremando, di fronte al corpo quasi
esausto del padre cadde
in ginocchio e rivoltò
verso il
pavimento.
Questo
è certamente
un lascito di quella emotività terrestre che ormai mi ha
contagiato,
dannazione.
Ma proprio quando la disperazione
stava per raggiungere
il suo apice qualcosa di caldo gli tocco la nuca.
Istintivamente alzò il
capo e i suoi occhi velati
incontrarono quelli del padre.
-Vegeta. Cosa è
accaduto? – chiese preoccupato
Il tuonare della sua voce
svegliò anche i due bambini
addormentati.
- Nulla padre, perdona la mia
debolezza. – rispose lui
tornando in piedi.
- Non c’è
nulla di cui scusarsi, figliolo. Sono così
tanti i pensieri di un sovrano, non è semplice gestire le
emozioni. E solo un
cattivo sovrano non ha emozioni.
Vegeta deglutì
guardando il padre, che giorno dopo
giorno, aveva capito di non aver mai conosciuto.
- Hai saputo del generale Taidon,
il fratello di Turles?
Il Re annuì vistosamente
- Ortagos è venuto a
riferirmelo immediatamente. Cosa ne
farai di lui?
-Per ora Kakaroth lo ha portato
delle prigioni. Credo che
aspetteremo di sentire la versione di Nappa e guarderemo se sono ancora
disponibili registrazioni all’interno della nave.
Il Re annuì
profondamente e tossi. Piccole gocce di
sangue macchiarono il lenzuolo, come minuscole stelle rosse.
- Ti lascio riposare Padre, vi
trasferiranno tra poco
nuovamente nelle vostre stante.
- Aspetta Vegeta…
voglio parlarti di una cosa molto
importante.
Vegeta annuì e si
stupì nel sentire la mano del padre
avvolgere la sua.
- Bambini – disse Vegeta
istintivamente – tornate pure ai
vostri alloggi. Non c’è più nessun
pericolo.
- Dopo verrete anche tu e papa?
– chiese Knip con i suoi
occhi verdi scintillanti che illuminavano la stanza.
-Si, veniamo subito. –
rispose lui con un mezzo sorriso. Un
nuovo nodo in gola lo strinse ma lui lo
ingoiò prontamente
I piccoli Saiyan come di
consuetudine si sporsero a
baciare le guance del padre e si defilarono.
Respirando profondamente il Re
parlò:
- Voglio convocare
un’ultima volta il Consiglio, Vegeta.
Stavo aspettando il ritorno di Nappa e sono certo che anche se ferito
riuscirà
a partecipare.
- Certo Padre, ma posso discutere
io con il Consiglio.
Il
Re scosse la
testa.
- Ora la guerra è di
nuovo viva figliolo. E io non voglio
che quando ci sarà da prendere una decisione importante
trovi il mio lento e
pesante corpo da
scavalcare.
- Ma… tutti si fidano
di me. Nessuno metterebbe in mezzo
la tua figura per contrastare un mio ordine. – rispose Vegeta
stizzito.
- Vegeta. Nei Saiyan a differenza
dei lucertoloni gli
eredi sono tutti uguali, lo sai bene. E per quanto Ortagos, sia un
ottimo
guerriero, e lo ami moltissimo, non è a lui che voglio
affidare il mio Impero.
Lo voglio affidare a te. E voglio che tu sia libero di agire, e che
quando mi
addormenterò per sempre non ci siano dispute tra te e lui.
Vegeta sentì le
ginocchia cedere ma respirò
profondamente, tentando di mantenere il controllo.
Non posso
crederci.
Il Re tossì e raccolse
in un unico respiro più aria
possibile.
- Questa notte, Vegeta –
concluse – sarà la tua ultima
notte da Principe. Domani sarai Re.
Il Saiyan non fece in tempo a
rispondere, che il Re prese
a tossire così insistentemente da fare entrare i medici.
Stordito uscì dalla
stanza.
I corridoi e gli ascensori ricominciavano a popolarsi
e lui non
aspettava altro che la porta della sua stanza.
Aveva il fiato corto, in preda ad un misto di commozione
ed emozione.
E poi, come se non bastasse,
eccola li. Gli apparve
davanti, la prima, piccola, danzante sfera di luce. Prima che qualcuno
la
potesse vedere la afferrò per osservarla
Avrebbe potuto risolvere i suoi
problemi, e tornare a
casa da Bulma e da Trunks. Così il Vegeta della dimensione
in cui si trovava
sarebbe stato incoronato Re, com’ era suo diritto.
Ma
è anche un mio
diritto. Ho dovuto subire per anni le angherie del lucertolone e del
suo
esercito. Non ho potuto nemmeno essere il vero Principe dei Saiyan.
La strinse con forza e la
ingoiò. Respirando a fondo
riprese a camminare.
Posò la mano sul
lettore di impronte quando una voce
richiamò la sua attenzione.
-Fratello!
Vegeta si girò tentando
di non dare a vedere il turbinio
nei suoi occhi.
- Ortagos…ti avevo
perso di vista.
L’altissimo
guerriero in quattro passi fu vicino al fratello
- Ero andato a cercare quella
splendida guerriera di
Naipec…ma mi ha detto che hai già risolto
brillantemente la situazione.
Complimenti.
- Ero abbastanza intenzionato a
levarmela dai piedi –
minimizzò Vegeta, tentando di tagliarla corta.
- Immagino… ma
ciò non toglie che quello che sta per
accadere è più che meritato.
- A cosa ti riferisci ?
Il Saiyan sorrise e si
inchinò al fratello.
- Li dentro
c’è un regalino da parte mia. – disse - Lunga vita
a Re Vegeta II.
E
si voltò
senza permettere replica.
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