Make a Wish : Dimensione Saiyan

di BambuBaoBab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il Salvatore ***
Capitolo 3: *** Ciò che ero destinato a diventare ***
Capitolo 4: *** La Clessidra ***
Capitolo 5: *** La Prima Luce ***
Capitolo 6: *** Un Dono Inatteso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


MAKE A WISH
Prologo
L’aria venne frustata dal velocissimo calcio. Vegeta lo blocco prontamente e rispose andando, però, a vuoto. Dopo l’ennesimo sguardo di sfida i due ripresero il combattimento con un ritmo ancora più serrato.
Whish li osservava, apparente annoiato, sorseggiando del  the. Acconto a lui sedeva un essere umanoide dalla lunga barba blu, la testa calva e la pelle magenta. Mentre versava l’infuso nella sua tazza chiese:

-Di che razza hai detto che sono?
- Saiyan – rispose Whish soffiando nel vapore che si alzava -…che dici, si può fare?

L’ essere si accarezzò la barba meditabondo e dopo qualche secondo rispose :
-Non ne sono certo…si, sono forti…ma non credo basti per accedere all’ INterdimensione.
Whish posò la sua tazza ancora fumante e lo guardò di sbieco:
- Neanche il potente Lord Beilor, Dio e Sovrano dell’ INterdimesione, può fare in modo che vie entrino?
- Certo che posso! – rispose il Dio leggermente irritato –Ma contravverrei alle mie stesse regole…e poi perché ci tieni così tanto?
Whis riagguantò la sua tazza e sorseggiò lentamente.
-Sono curioso di sapere se il potere di questi due esseri può essere paragonato ad altri campioni, di altri universi…forse in tali condizioni potrebbero collaborare.
Lord Bailor sussultò e lo guardò interrogativo:
-Perché non sono forse già compagni?
Il Dio dalla pelle celeste annuì.
-Certo che lo sono…ma non si comportano da tali. Non combattono quasi mai insieme e il più delle volte faticano a cooperare, per quanto capiscano di essere l’uno indispensabile all’altro.- sorseggiò nuovamente – Anzi quello con la divisa blu desidera da sempre uccidere l’altro.- concluse sogghignando.
Lord Bailor li guardò più intensamente.
- Non ne sarei così sicuro. – disse sorridendo.
-Sai qualcosa che io non so? – chiese Whis.
-Beh ovviamente mio caro amico…avere un occhio su ogni universo e sulle varie dimensioni che li compongono mi lascia bene poco spazio alle domande. Peccato avere la memoria così corta!
Whis ridacchiò mentre Lord Bailor si alzava.
- Che intenzioni hai? – chiese
- Voglio giocare un po’… infondo non è sulle incoerenze e sui capricci degli dei che si regge la nostra realta? - rispose il Dio barbuto.
Poi si rivolse verso i due guerrieri.
-Ehi tu! Ehi!- chiamò.
I due si divisero e si voltarono vero Lord Bailor.
- Tu con i capelli a punta, vieni qui.
Vegeta, visibilmente innervosito per l’interruzione, planò fin davanti al Dio con le braccia fieramente incrociate sul petto.
Goku e Whish si avvicinarono .
- Tu hai dei desideri Saiyan? – chiese Lord Bailor.
- Che domande…-rispose Vegeta – tutti hanno dei desideri.
Il Dio sorrise e giunse le mani. Dalla punta dei medi scaturì una piccola sfera di luce.
- Ingoia questa sfera Saiyan e il tuo desiderio più profondo, quello che ha covato nel tuo animo per anni si esaudirà. Ti troverai in una nuova dimensione, reale quanto quella in cui risiedi ma dove qualcosa è accaduto o accadrà, o sta accadendo in modo diverso.
Goku e Whis lo ascoltavano rapiti mentre lo sguardò di Vegeta era fisso sulla piccola sfera di luce danzante e non esprimeva alcuna emozione.
-Altre 5 volte, durante la tua permanenza, la sfera si riproporrà a te. Se la ingoierai potrai rimanere ancora, altrimenti ti ritroverai dove sei ora. Ma se la ingoierai per la quinta volta allora non potrai più tornare e tua realtà diverrà quella.
Vegeta guardò Lord Bailor e dopo qualche secondo proferì.
-Io non ti credo.
Bailor sorrise
-Hai solo un modo per capire se dico il vero. Concentrati su qualunque cosa il tuo animo desideri ardentemente e mangia la sfera.
Vegeta confuso ed infastidito afferrò la sfera. Era dura ma così piccola da stare tra le punte delle sue dite.
-Qualunque cosa? – chiese
Il Dio annuì.
- Qualunque cosa.
Vegeta scavò nel suo animo alla ricerca di un desiderio. Ne aveva fin troppi che non poteva metterli in ordine. Alla fine si concentrò solo su un dettaglio della sua esistenza e ispirando ingoiò la sfera.
In quell’istante svenne.

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Capitolo 2
*** Il Salvatore ***


Il Salvatore
 
Vegeta aprì gli occhi. Era in piedi, di fronte all’enorme vetrata di quella che sembrava essere un’astronave. Oltre il vetro, lo spazio più profondo, oscuro ed impenetrabile. Sentiva una strana sensazione di vuoto allo stomaco e la vista dello spazio contribuì al senso di smarrimento. Vegeta si guardò riflesso: era visibilmente più giovane e la sua coda era saldamente attorcigliata intorno alla sua vita. Indossava una battle-suit nera , una corazza che gli proteggeva il torace, guanti e stivali bianchi.
La stanza era piccola e spoglia fatta eccezione per una plancia di comando , disattivata, al centro. Vegeta si diresse verso le spie e i tasti multiformi. Sentiva riaffiorare in lui le sensazioni che provava quando, anche se solo come soldato, esplorava le galassie e conquistava i pianeti. Sfiorò i computer ed un ghigno gli si dipinse sul viso.
“Quel vecchio Dio non scherzava…”
Il rumore della porta scorrevole lo distrasse dai suoi pensieri. La figura che attraversò la soglia lo lasciò stupefatto. Come lui portava una tuta nera ma sulla parte superiore del corpo cadeva una larga casacca rossa, come rossi erano pure gli stivali. I capelli a palma erano contornati da una sottile bandana cremisi .
-Bentrovato Principe Vegeta. Sono rientrato non appena ho saputo.
Nascose lo sguardo stupito e studiò circospetto Kakarot che gli si avvicinava.
-Cosa hanno detto i medicI? –chiese preoccupato.
Vegeta socchiuse gli occhi interrogativo.
-Tuo padre … - incalzò l’altro- Mi hanno detto che le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate.
Vegeta non rispose posando lo sguardo a terra.
“ Ma dove sono finito?” si chiese.
L’altro si ritrasse  e si voltò verso l’uscita.
- Io vado a porgergli i miei saluti...  vuoi accompagnarmi?
Vegeta preso alla sprovvista annuì e uscirono dalla stanza.
“ Che cosa ci fa lui qui? Non centra nulla con quello che ho desisderato!”
 Camminavano in silenzio entrambi con un’espressione seria  e concentrata. Kakarot era effettivamente irriconoscibile. Due giovani Saiyan gli si pararono davanti e insieme portarono il pugno sul petto e con un cenno del capo salutarono.
-Salve Principe Vegeta .
Spiazzato, rispose al cenno e i due si defilarono. Sentire di nuovo dei  Saiyan e lo stesso Kakakrot rivolgersi a lui con il suo titolo gli fece uno strano ma piacevole effetto. Kakarot  si fermò davanti ad una porta e Vegeta vi entrò senza esitazione . La stanza era enorme, priva di finestre, nella penombra di alcune luci  ed al centro  vi troneggiava un letto, su cui erano chinati due medici. Appena sentirono la porta aprirsi si difilarono in un inchino, tempestivi. Vegeta si avvicinò esitando; seduta di fianco al letto vi era una donna bellissima. Le mani affusolate accarezzavano la figura distesa e la veste appena accennata lasciava intravedere i seni floridi e le gambe esili. La pelle celeste e i capelli lunghi e blu come l’oceano incorniciavano un viso simmetrico, dalle sensuali labbra carnose e dai profondi occhi turchesi.  Si voltò impercettibilmente per osservare il Principe che si accostava al capezzale opposto.
Re Vegeta, sdraiato e coperto dal lenzuolo fin sotto le spalle respirava piano con il volto madido di sudore. I capelli erano sbiaditi come pure la immancabile barba. La pelle portava i segni del tempo trascorso ed il colore inconfondibile della malattia. Gli socchiusi lasciarono la figura incantevole per posarsi sul suo erede.  Il cuore del giovane guerriero perse un battito, tanti erano gli anni che non vedeva quel volto tanto famigliare quanto ormai sconosciuto.
 
- Figlio mio…- sussurrò debole.
- Padre…-rispose il Principe.
 
Si guardarono per un eterno istante quando la voce soave della fanciulla li distrasse
-Tuo padre deve riposare mio Principe…non dovresti essere qui.
Vegeta le getto uno sguardo obliquo ed il vecchio le rispose:
-Mia cara, so che ti preoccupi per me , ma nessun riposo vale la compagnia del futuro Re dei Saiyan…- un colpo di tosse lo interruppe – e poi vedo che finalmente anche il primo dei miei Comandanti è venuto a fare visita alle mie spoglie ancora abitate da un alito di vita.- disse facendo un cenno a Kakarot che si avvicinò.
-Mio Re, nella sua voce sento ancora un tornado di vita, non solo un alito!
Il vecchio rise e la tosse lo colpì nuovamente.
-Sei sempre il solito Kakarot.
Il Saiyan si avvicinò portandosi al fianco di Vegeta.
- Payde , mio bocciolo, lasciami solo a conferire con i miei due ragazzi.- disse il Re, rivolgendosi alla giovane.
 
Dopo un attimo di esitazione, la fanciulla sorrise e si alzò, ancheggiando verso  l’uscita. Quando la porta si chiuse il vecchio riprese.
 
- Allora, come procedono le cose sul quarto settore? So che il mio amico Bardak sta perdendo ogni speranza di risolverla in maniera diplomatica…
- Si purtroppo…-rispose accigliato Kakarot- ma la colpa è nostra Sire. Abbiamo sbagliato nell’aver lasciato il pianeta Naipec alla vecchia guarda Freezeriana di Paitun e i suoi. In quel momento non vi erano generali disponibili e Paitun aveva rimesso ogni contatto con l’armata di Freezer. Ma hanno operato in modo sconsiderato finché il popolo non è insorto. Ora convincerli a cooperare sarà più duro del previsto.
- Gli avete fatto capire quali sono le nostre opinioni a riguardo? – tossì il re tentando di mettersi seduto – Che noi non siamo come Freezer? Che siamo stati anche noi sotto dittatura ?
- Certo… - disse kakarot dando una gomitata al Principe –Vegeta ha sbudellato Paitun fuori dal palazzo, nella capitale.Lo hanno acclamato come un eroe.
Il vecchio rise di gusto
- Figlio mio, tu si che sai come trascinare la gente, non c’è dubbio…-si fermò inspirando profondamente- è per questo che, non ho dubbi, sarai un ottimo Re.
Vegeta sbarrò gli occhi, mentre Kakarot annuiva.
- Vegeta, ormai è giunta la mia ora…non posso regnare da questo letto e i miei malanni non accennano a placarsi… quindi , permettimi di dire che sono fiero di te. E’ grazie a te che la nostra razza ancora esiste ed
ora domina nell’universo conosciuto.
 
Vegeta non rispose , abbassando il capo.
“ Che significa?” si chiese tra se.
 
- Ed ora so che tu e la fervente squadra che hai costruito riuscirete ad espandere il nostro dominio anche più in la…ne sono certo.- concluse il Re guardando Kakarot.
- Serviremo Vegeta al meglio signore.- rispose allo sguardo.
 
Vegeta prima guardò il Saiyan di fianco a lui, e poi il guerriero, lo stanco e malato guerriero disteso sul letto.
-Non ti deluderò padre.- disse infine.
-Non potresti, figlio mio, nemmeno se ci provassi…ma una cosa ancora voglio dirla.
I due annuirono all’unisono, attenti.
- Nella vita, niente mi ha dato più gioia che avere un figlio come te. Perciò spero che anche tu, un giorno deciderai di avere degli eredi. Non c’è posto unicamente per le battaglie e per la gloria nella vita.
- Come?- chiese Vegeta stranito.
Kakarot arrossì e puntò gli occhi sul pavimento.
-Eh eh…-  rise il vecchio leone - so che non sono stato un grande esempio di rettitudine figlio mio. Ho sempre voluto accanto le donne più belle poiché alimentavano il mio ego. Ma non fare il mio errore…trova una donna capace ed intelligente che possa aiutarti ed aiutarvi nel mantenere saldo il nostro impero, l’impero che voi avete costruito con tanto coraggio.
 
Vegeta analizzò quelle parole nell’arco di un respiro. Pensò a Bulma e a dove poteva essere in quel momento… sicuramente molto lontano.
La tosse del Re si intensificò e richiamò la sua attenzione. In quell’istante la porta si aprì e i medici intervennero mentre lui e Kakarot si allontanavano lasciando con un cenno  del capo la sala.
 
 Usciti dalla stanza la forte luce dei corridoi quasi li accecò.
-Spero che riesca a raggiungerci anche mio padre...gli spiacerebbe immensamente non poterlo salutare.
Vegeta annuì silenzioso. Le parole del padre gli ronzavano nella mente confondendolo. Non sembravano le parole del Re Vegeta che ricordava...ma in effetti di lui ricordava bene poco.
Il richiamo impacciato di una voce stridula li obbligò entrambi a girarsi : un essere dalle palesi sembianze Tsufuru, vestito con un’uniforme da soldato si raddrizzò e, portando il pugno sul cuore, si inchinò.
- Salute Principe Vegeta. Il Responsabile della sala comandi vorrebbe conferire con lei signore…è urgente.
Vegeta annuì ed i due Saiyan seguirono  il minuto essere.
“ Da dove salta fuori un Tsufuru?”
- Sai di cosa voleva parlarmi?
Il piccoletto scosse la testa ed arrivati ad uno snodo tra i vari corridoi si avvicinò ad una pulsantiera. Questa gli scansionò la retina ma sul terminale si visualizzò ERRORE.
- Oh.- disse rivolgendosi a Vegeta, mortificato-  Mi scusi Principe ma sono stato trasferito da poco e non hanno ancora caricato i miei dati su questo sistema.  Può attivarlo?
Vegeta si avvicinò circospetto ed il ragazzino si fece da parte. Il laser gli lesse la retina e sul display apparve la sua immagine il suo nome e la parola YEXAN.
Preceduto da un suono meccanico una porzione di soffitto si abbassò fino toccare il pavimento.  Il ragazzo e Kakarot vi salirono senza esitazione e Vegeta li seguì.
-Cosa significa YEXAN? – chiese il Principe allo Tsufuru.
Il ragazzo ridacchiò mentre la piattaforma si alzava.
- Davvero non lo sa? E’ una parola Tsufuru che significa “ Il Salvatore”.
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Capitolo 3
*** Ciò che ero destinato a diventare ***


Ciò che ero destinato a diventare

Vegeta, Kakaroth e il giovane Tsufuru emersero in una caotica sala comandi. La stanza circolare era per tre quarti rivestita di vetri che offrivano una perfetta visuale sullo spazio che li circondava sotto i quali scorreva una lunga plancia di comando alla quale sedevano una decina di Tsufuru intenti ad armeggiare con i vari controlli. Nel quadrante libero un’enorme schermo mostrava una mappa stellare e due Tsufuru anziani che la osservavano richiamarono l’attenzione del Principe che vi andò incontro, ostentando una falsa sicurezza.

-Principe Vegeta! – lo salutarono i due , posando il pugno sulla lunga ,tradizionale veste bianca – Ci rincresce disturbarla, sappiamo in quali gravi condizioni si trovi Sua Maestà…ma abbiamo riscontrato una situazione problematica sulla Linea di Espansione

 -Quale problema? –chiese il Saiyan, concentrandosi per carpire ogni informazione possibile.

- Stamane sono arrivati i segnali radio trasmessi di due giorni fa. Come sospettavamo il Comandante Nappa si è scontrato con un grosso contingente di Re Cold, deciso di varcare il confine. Ma abbiamo sottostimato il numero di navi da battaglia che il lucertolone avrebbe impiegato nello scontro.

-Come è possibile?- chiese Kakaroth

- Le nostre spie al porto di Snow avevano riferito che il grosso della flotta era attraccato li, Signore. Evidentemente qualcuno ha intercettato le nostre comunicazioni, distorcendole.

I Saiyan rimasero in silenzio per qualche secondo quando il giovane Tsufuru che li accompagnava  s’intromise:

- Ma il Comandante Nappa aveva con se la Galium, la più grande astronave della nostra flotta! – squittì la sua voce stridula – Da sola vale come un’intera flotta.

- Solo se la sai usare!  - intervenne una voce roca che risaliva dalla piattaforma . Un Saiyan dalla carnagione scura e i capelli simili alla fronda di una palma, sbucò dal pavimento.  I pantaloni neri gli celavano le gambe muscolose mentre la corazza blu lo cingeva fino alla vita. Molto lentamente si avvicinò e accennò un gesto del capo al Principe.

- Dico bene Ufficiale Tecnico PoiPoi? – chiese rivolto all’anziano Tsufuru.

- Si, certo. –rispose – Vostro fratello Taidon era stato ben addestrato in proposito, grazie alla sua mente brillante.

- Già.- incalzò il Saiyan guardando negli occhi Vegeta- ma abbiamo pensato bene di dare la nostra arma più potente in mano a quello zoticone di Nappa! Ed invece di affidare a Taidon, che ormai sono 2 anni che pattuglia la Linea di Espansione , il comando della Legione  , l’abbiamo affidata a quello scimmione che ormai era solo buono a saccheggiare pianeti disabitati!

- Bada a come parli Turles! – lo interruppe Kakaroth. –Nappa è un Comandante, uno degli  8 Consiglieri e devi mostrare rispetto! Tuo fratello ha richiesto rinforzi e noi glieli abbiamo inviati prontamente, ma serviva qualcuno con esperienza per guidare un’intera Legione.

- Infatti si è visto!- rispose Turles indietreggiando verso la mappa stellare – Forza Ufficiale, dica che fine ha fatto la nostra preziosa Galium.

L’anziano abbassò lo sguardo stringendo nei pugni la candida veste.

- Abbiamo perso ogni segnale…molto probabilmente è stata distrutta. O peggio…- chiuse gli occhi –c’è la possibilità che sia finita in mano a Re Cold.

Vegeta si irrigidì. Si trovava nel bel mezzo di una guerra. Una guerra di cui non conosceva l’inizio, non conosceva gli antefatti, ne i passati sviluppi. Ma una cosa la sapeva, la capiva, limpida e chiara come il sole. Un brivido gli corse lungo la schiena.

“ E’ la mia occasione di essere ciò che ero destinato a diventare.”

Si voltò verso Kakaroth. Il suo sguardo era pietrificato, incapace di agire, mentre l’altro Saiyan osservava la mappa con un ghigno.

- Ci sono bersagli sensibili tra noi e l’ultimo luogo in cui è stata rilevata la Galium? – chiese Vegeta. La sua mente brillante viaggiava a folle velocità mentre si tuffava nei ricordi dei lontani discorsi militari di suo padre.

Il  Secondo Ufficiale tocco lo schermo ed evidenziò un pianeta.

- Jafuk, il Cantiere Navale, Signore. Li sono in progetto altre due Meganavi : La Boves e La Dictas.

- Bene. Trasportiamo le navi verso un luogo più sicuro.

- Le vuoi far attraccare su Vegeta o qui alla Base Spaziale?

- Qui. Voglio che le tue squadre le completino dove ne abbiamo bisogno.

Lo Tsufuru annuì e si allontanò, dirigendosi  verso uno dei  monitor al centro della stanza.

- Se avessero preso la Galium, tra quanto sarebbero qui? – chiese ancora il Principe.

Un tecnico dietro di lui armeggiò con un computer:

-Secondo l’ultima trasmissione  tra 4 giorni signore.- rispose- Sempre che non abbiano usato la Variante- Endolux.

- Non è possibile – lo incalzò l’anziano Tsufuru – Gli uomini di Re Cold non possono azionare il congegno, è troppo sofisticato per loro. L’Ufficiale Taidon era l’unico soldato addestrato ad utilizzarlo.

-Richiamiamo le navi disponibili ed organizziamo una difesa. – ordinò Vegeta.

-Cosa ti fa pensare che si dirigeranno qui? –chiese Turles

- Cold ha la nave più potente che abbia mai preso parte  a questa guerra – rispose Kakaroth per Vegeta – non perderà tempo a conquistare pianeti che potrebbero essere suoi facendo semplicemente saltare in aria questa Base Spaziale ed il Pianeta Vegeta.

Vegeta annuì e lentamente si diresse ad una delle vetrate. Sotto di lui, in parte celato dagli anelli rotanti della enorme Base Spaziale che lo ospitava, brillava della sua rossa atmosfera, il Pianeta Vegeta.

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Capitolo 4
*** La Clessidra ***


 

 

 

 

 

La Clessidra

L’acqua scorreva sulle membra stanche del guerriero. La sua fronte premeva contro la parete  fresca della doccia ma ciò non serviva a raffreddare il ritmo dei suoi pensieri.

Nonostante la perfetta insonorizzazione della camera, poteva avvertire il fermento generale della Base Clessidra nell’atmosfera, nell’etere che lo circondava.

Uscì dalla coltre di vapore che abbracciava la minuta ma mascolina corporatura e si vestì senza soffermarsi sulla sua immagine allo specchio. Vedersi ringiovanito e con la coda ancora saldamente legata a se lo confondeva ulteriormente, come se la situazione non fosse già abbastanza complicata. Nei passati tre giorni si era aggirato per la base con una falsa sicurezza ascoltando e carpendo ogni più piccola informazione e impartendo le direttive che più gli sembrava consone facendosi consigliare da suo padre e da Kakarot.

 

Nel suo brillante ed attuale sottoposto, riconosceva solo la corporatura e la grande attitudine a combattere del suo amico-rivale cresciuto tra le leggerezze terrestri.

Era scaltro e acuto nelle decisioni e tutti lo guardavano con rispetto e ammirazione, anche se l’empatia che caratterizzava la sua versione senza coda, era ben celata da un atteggiamento rigido e composto.

Ma, esattamente come sulla terra, tra di loro vi era una chimica profonda e viscerale che li aveva portati ad avvicinarsi anche in una dimensione piena di Saiyan, anche se lui stentava a crederlo.

D’altro canto sembrava che il Vegeta di quella realtà così aliena non fosse poi tanto diverso da quello che era approdato sulla terra. Nessuno si era stranito per la sua fermezza e riservatezza, per il suo carattere duro, freddo e solenne. Capì che quei tratti erano peculiari del Vegeta di qualunque dimensione.

Eppure, seppur non aveva problemi ad inscenare quel leader tanto ben voluto non aveva ancora ben capito quali erano gli antefatti che lo avevano condotto fino a quel punto. Gli Tsufuru lo guardavano con somma ammirazione e i guerrieri del Consiglio rivedevano in lui il leader della loro razza, nonostante non fosse l’unico erede del Re.

Aveva incrociato suo fratello minore solo una volta in quei giorni e non avrebbero potuto essere più diversi nell’aspetto, mentre insieme ai due piccoli principi aveva cenato, al capezzale del padre, ogni sera.  Nel piccolo Table rivedeva se stesso quasi quanto si rivedeva in Trunks.

Pensare al figlio gli dava sempre una scossa di dolore.

Uscì dalla sua stanza e si diresse verso la sala dei comandi.

La parola YEXAN brillò nello schermo e in un attimo sbucò nella sala comandi; si trovò davanti le postazioni stranamente vuote. La dozzina di tecnici che di solito operavano seduti, chini su tastiere e pulsanti erano in piedi ed osservavano lo schermo che occupava  un quarto del perimetro della stanza. Un piccolo pallino in alto allo schermo pulsava di cerchi concentrici che via via di avvicinavano al centro del radar.

Non appena Vegeta apparve,  gli occhi si posarono su di lui ma lui non incrociò il loro sguardo.  Le sue iridi si strinsero subito sul piccolo pallino rilevato.

 

“Ecco, allora, la nave che l’esercito migliore della galassia si è fatta soffiare sotto il naso” pensò abbattuto, limitandosi a chiedere « Tra quanto sarà qui ? »  senza distogliere lo sguardo.

 

Un brusio avvolse la nuvola di omuncoli e poi la voce stridula che Vegeta già conosceva rispose:

 

« Due ore, Principe Vegeta. »

 

 

 

 

Kakarot spinse l’aliena verso il muro con energia sufficiente a calmarla, ma non a farle male.

 

« Generale Tisko,  le avevo già comunicato che il Principe non può riceverla in questo momento delicato. Siamo sotto attacco e lei ha una delegazione intera su Naipec con cui disquisire! »

 

«Tu, un manipolo di vecchi generali rimbambiti me lo chiami delegazione? Io voglio parlare con un…»

 

«Mio padre fa parte della delegazione » la interruppe il Saiyan incupito « ha rinunciato all’opportunità di proteggere il suo Re e il suo Principe per tenere i tentacoli di quel mostro di Freezer lontano dal suo pianeta. Dovrebbe mostrare rispetto. » concluse con tono fermo e deciso.

 

« Io e il mio esercito possiamo difenderci benissimo da soli… » rispose l’aliena staccandosi dal muro. La pelle era scura come la terra umida  e dei capelli argentei le scendevano fin sulle spalle. « ..voglio parlare con il Re.»

 

«Chi mi desidera? » li interruppe una voce alta ed energica entrando nell’ hangar. La figura a cui apparteneva si avvicinò ai due sovrastando, Kakaroth in altezza.

 

« Me ne sto occupando io Ortagos. » gli rispose.

 

« Comandante, non c’è motivo di trattare in vece dei tuoi sovrani quando questi sono presenti. » lo interruppe il Saiyan con un sorriso spavaldo contornato dal rigido pizzetto blu « So che mio fratello te lo lascia fare impunemente ma per quanto mi riguarda non desidero sottrarmi dalle mie responsabilità. »

 

 Kakaroth deglutì vistosamente ma proprio in quell’istante una voce dal fondo dell’hangar lo richiamò. Guardò di sbieco il suo sovrano abbozzando un inchino e gli si allontanò .

 

Dalla parte opposta dell’aviorimessa lo Tsufuru Giuno  stava controllando il pannello di comandi della enorme astronave che troneggiava nel centro del deposito quando la sua ricetrasmittente aveva trillato il codice che tutti temevano di sentire in quei giorni concitati.

« Che cosa vuoi Giuno? Non vedi che Ortagos è qui a piantar grane? » borbottò  Kakarot atterrando , lanciando una occhiata verso il Principe,  da lontano.

 

« Ora lui è l’ultimo dei miei pensieri. » disse balzando giù per portarsi vicino al Comandante  «La Galium sarà qui tra meno di due ore. »gli sussurrò.

 

Kakaroth indietreggiò di un passo, celando lo sgomento,  e lo guardò negli occhi. Poi, senza dire nulla si librò in volo attirando l’attenzione dei tecnici , meccanici e soldati che lavoravano dell’ultimo piano della Base.

 

«Allora mia cara, cosa può fare il tuo Principe per te? »

 

Tisko lo sguardò velocemente : era estremamente alto e piuttosto magro, diverso da certi bestioni che aveva visto tra le fila dei Saiyan. Gli occhi neri come la pece risaltavano sui corti capelli blu elettrico.  Da sotto la tutra da combattimento grigia e la corazza bianca guizzavano i muscoli lunghi e agili.

 

«Tu non somigli al Principe che conosco io…»

 

« E quale conosci tu? » gli chiese lui sorridendole . I lineamenti virili e simmetrici la confusero per un attimo.

 

« Il Saiyan che ha sventrato il tirapiedi di Freezer su Naipec. »

 

Ortagos sorrise e guardò l’aliena negli occhi.

 

« Sembra un atto degno di mio fratello Vegeta...mi spiace ma non credo ti possa ricevere ora come ora. Nella sua inettitudine ha dato ad un comandante non meritevole una nave di inestimabile potenza che il nemico ci ha rubato e che ora si sta dirigendo verso la base. »

 

 La voce di Kakaroth risuonò nella stanza come a voler incorniciare le parole di Ortagos.

 

« La Base è sotto assedio. Arrivo previsto tra due ore. Prepararsi al contrattacco. » ordinò il Comandante.

 

Dopo pochi istanti di elaborazione una sirena scattò e il fermento invase l’hangar.

 

« Precisamente » disse Ortagos congedandosi con un inchino.

Spaesata l’aliena lo seguì.

 

Nell’immensità dello spazio la Base Spaziale Clessidra orbitava silenziosa ed insignificante. La sua struttura che nella parte più bassa ospitava le astronavi e nella parte superiore alloggi e la sala comandi,  al centro si stringeva e si collegava per due ponti al glorioso anello orbitante.

 La cima era tornata a popolarsi del suo solito brusio ma era innegabilmente  sommesso e timoroso. Gli Tzufuru vedevano in Vegeta il Salvatore del loro popolo, colui che aveva impedito il loro sterminio decenni addietro e al suo destino era legato indissolubilmente il loro.

 

Ignaro di tutto questo Vegeta stava discendendo con l’ascensore la Clessidra, scrutando lo spazio oltre i vetri. Tentò di concentrarsi per  prevedere l’aurea che si stava avvicinando ma non riusciva a distinguere auree negative all’orizzonte.  L’aura tremolante e debole del padre colpì la sua attenzione e lo risvegliò quando l’ascensore si fermò nei pressi dell’ hangar.

  Vi si diresse attirato dal vocio ed entrò.  La porta dava sulla prima delle cinque balconate che correvano intorno al perimetro del deposito.  Solitamente le astronavi da battaglia erano agili e leggere e non arrivavano al primo anello. Ma quelle che si trovò davanti erano le navi più grandi che potesse ricordare. Alte circa 18 metri, sfioravano il soffitto e solo i cannoni laterali avrebbero potuto ospitare in piedi un uomo. All’entrata di Vegeta una fila di soldati imbracciò il fucile in segno di saluto e il brusio si spense. 5 Saiyan disarmati lo aspettavano schierati in prima fila.  Kakaroth stava al centro e abbozzò un inchino mentre gli altri 4 lo completarono in modo sincero e cortese.

Vegeta, al cospetto di 5 membri del Consiglio degli  Otto si guardò intorno ed esordì.

« Siamo pronti?  >>

« I livelli sono stati messi in sicurezza  e i piloti sono schierati » ripose il  Saiyan dai capelli lunghi e lisci alla destra del Primo Comandante « vostro padre e la sua compagna sono stati portati nel bunker del livello 3 e così anche Table e Knip. Infine …» concluse con voce traballante « la barriera energetica intorno al pianeta è attiva; ma non sappiamo quanto reggerà. »

Vegeta annuì ed ispirò profondamente.  Si sentiva in parte sbeffeggiato dal destino : aveva re incontrato suo padre e trovato i suoi fratelli solo per  vederli subitamente in pericolo, come era accaduto già molte volte con Bulma e Trunks. Il pensiero di loro  lo distrasse per un attimo.

 

« Ortagos dov’è? Dal Re? »

In quell’istante il Principe entrò nella sala. I 5 comandanti si inchinarono mentre con solito passo leggero lui si portava di fianco al fratello maggiore sovrastandolo con la sua figura.

« Mi copri le spalle fratello? » chiese

« E’ il mio dovere»  rispose Vegeta.

« Io coprirò le tue. »

Vegeta chiuse gli occhi. Dentro di se montava il potere che ben conosceva e che invece quella dimensione non aveva mai visto.

 «Non ne avrò bisogno. »

In quell’istante un soldato entrò trafelato nell’hangar. Ispirando cerco disperatamente lo sguardo del suo Principe per poi gettarsi ai piedi di Vegeta.

« Mio Principe…- rantolò inchinandosi  -la Galium…hanno detto di non sparare » raccolse fiato con forza e disperazione « c’è il comandante Nappa alla guida. »

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Capitolo 5
*** La Prima Luce ***


 

La Prima Luce

La Galium enorme e possente attraccò a pontile dell’hangar con una maldestra manovra, corretta fortunatamente dal pilota automatico.

Non appena il portellone del ponte si aprì i sette membri del Consiglio e qualche sottoufficiale si precipitarono verso la nave.

 Alla fine del ponte la paratia che dava alla sala comandi della Galium si aprì cigolando. Lo scenario era surreale. Corpi scomposti giacevano nel loro stesso sangue mentre fili scoperti e tubi dondolavano da ogni parte. Le scintille continue provenienti dai computer e dai comandi frustavano l’aria fetida e l’ insopportabile odore di morte e bruciato.

 

- Comandante Nappa? –chiamo Kakaroth seguendo Vegeta all’interno.

 

Un rantolo proveniente da dietro la postazione del timone li richiamò.

Il gigante stava seduto a terra appoggiato alla postazione. Un buco nel suo addome su cui lui premeva la mano sinistra stava gorgogliando sangue tra le croste che imprigionavano la mano stessa.

Una gamba era piegata in malo modo e la testa solitamente lucida e scintillante era opacizzata in un grande livido gonfio.

Vegeta non fece in tempo ad aprire bocca che Turles si chinò verso il Saiyan ferito.

 

- Dov’è mio fratello Nappa?

 

Con uno sforzo ed una smorfia di dolore il guerriero aprì gli occhi, velati impercettibilmente di lacrime. Vegeta era sul punto di cacciare Turles quando il gigante parlò chiaramente:

 

-Tuo fratello ci ha venduti Turles. Era una trappola. - sussurrò

 

Il guerriero ambrato si allontanò di un passo, come colpito da una scossa elettrica. In quel momento Kakaroth   si apprestò a sollevare il ferito.

 

-Andiamo amico…ti porto in infermeria.

 

Turles fece per fare un passo verso il gruppo ma il palmo di Vegeta lo sbloccò in pieno petto.  Scioccato con gli occhi coperti di lacrime il giovane Saiyan guardò il suo Principe che teneva lo sguardo fisso sui suoi sottoposti che mestamente ritornava verso la Base. Tutti capirono che Vegeta voleva essere lasciato solo.

Quando furono usciti trovò la forza di parlare.

 

-Vegeta…ti prego, non…non può essere vero. Non è la verità. Ti prego devi credermi.

 

Le lacrime gli rigarono le guance  e si lanciarono nel vuoto portandosi con loro ogni speranza ed ogni certezza.

 

- Come posso crederti Turles? – gli rispose senza guardarlo negli occhi, rivolgendosi al pavimento.

 

L’orrore ed il fetore di quella stanza erano come benzina sulla sua anima arrabbiata.

 

-Mio fratello amava il nostro popolo, era fedele, ti stimava! Non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ti prego Vegeta ci deve, c’è una spiegazione.

 

-Una spiegazione c’è. L’ha data il membro del consiglio che è quasi morto riportando, alla Base, la nave che tuo fratello ha disperatamente voluto sul confine di guerra.

 

Le ginocchia di Turles cedettero nel momento in cui Kakaroth rientrò nella sala. Senza dirsi una parola lui e Vegeta si avvicinarono . Vegeta era spaesato. Un complotto , una guerra, un tradimento. Quanto era complicato questo destino in cui si era ritrovato?

 

- Vegeta, io proporrei di sentire la versione di Nappa quando si sarà ripreso. Ma nel frattempo- disse rivolgendo uno sguardo a Turles - dovremmo tenere lui sotto chiave. E’ disonorevole… ma dobbiamo farlo, anche per la sua stessa sicurezza.

 

Il Principe respirò profondamente ed annuì.

 

- Sono d’accordo. Pensaci tu Kakaroth.

 

- Certamente.

 

I suoi passi rimbombavano ancora nel ponte quando Kakaroth portò fuori di peso Turles in lacrime. Sentiva il giovane protestare ed i suoi singhiozzi farsi più simili a degli urli.

Senza proferire parola con nessuno, il Principe prese l’ascensore e si diresse al Bunker.

I corridoi erano deserti e li attraversava a passo spedito quando una donna gli tagliò la strada. Lui la schivò prontamente ma lei riconoscendolo lo seguì.

 

-Principe Vegeta sono il Generale Tisko, da Naipec. Ho bisogno di parlarle.

 

- Non è il momento ora. -  rispose lui senza voltarsi o rallentare

 

- Mio Principe, il mio è un pianeta piccolo e la sua delegazione ed la sua legione stanno prosciugando le nostre già scarse risorse…

 

- Che cosa pretende? Che una Legione di migliaia di uomini si porti il pranzo al sacco?

 

Rispose lui senza voltarsi o rallentare.

 

- Voglio che la sua Legione riarmi il mio esercito e che lasci il mio pianeta.  Non abbiamo bisogno della vostra protezione, non più.

 

A quelle parole, Vegeta si fermò di colpo e si voltò verso la guerriera.

 

-Quindi mi sta chiedendo di lasciare in balia di un gruppetto di contadini armati di forconi un pianeta che per essere liberato dalla tirannia di Freezer è costato la vita ai miei soldati?

 

- Il mio esercito è più addestrato ora. E non siamo più soli nel sistema 8. Ci sono altri due pianeti-colonia.

Se pensate di averci salvato dalla schiavitù per farci morire di fame, potevate risparmiarvi la fatica.

 

Vegeta rifletté  un secondo prima di rispondere. Tentò di non concentrarci sull’espressione spavalda e sprezzante della donna, che lo avrebbe fatto solo innervosire.

 

-Quanti pianeti ci sono in tutto nel sistema 8?

 

- Naipec, Golia e Fuffiol che sono stati liberati; Yago e Usto sono pianeti liberi; Kisola è ancora sotto il controllo dell’esercito di Freezer.

 

- Bene. Io acconsentirò a sguarnire il tuo pianeta, anzi, se lo desiderate, l’intero settore se lei, Generale Tisko sarà in grado di formarmi una delegazione dei tre pianeti colonia e dei due pianeti liberi. Voglio un portavoce per la delegazione col quale disquisire e voglio che i contrasti interni siano autogestiti. Inoltre dovrà riorganizzare un esercito secondo i criteri di una legione Saiyan.

 

Sul volto della donna si dipinse un ‘espressione di sgomento.

 

- Come faccio a far si che 5 pianeti vadano d’accordo? Io sono un soldato.

 

 

Vegeta, che attendeva quella domanda, le fu sotto e si portò ad un centimetro dal suo viso. La furia gli montava dentro ma la represse più che poteva.

 

- Lei è venuta qui in veste di diplomatico. Un soldato avrebbe tirato fuori  Blaster e mi avrebbe sparato. Queste sono le mie condizioni, non credo che avrà problemi a dirigere il suo settore, dato che è venuta fin qui ad insegnarmi come comandare il mio impero di 500 pianeti.

 

E si voltò senza che la donna potesse replicare.

 

Suo padre riempiva l’enorme bunker sotterraneo con la sola forza dei suoi rantolii. Table e Knip stavano in un angolo del grande letto in cui il Re riposava;  dormivano tranquilli accucciati uno sull’altra. Vegeta si avvicinò cauto e li coprì con una coperta, senza distendere però la sua espressione rigida.  Lei era all’altro capezzale del letto, una mano distrattamente abbandonata in quella enorme del Re e l’altra a reggere un libro dal quale aveva levato lo sguardo per fissarlo sul Principe. Intercettando i sottili occhi neri dell’uomo, assunse una posizione ammiccante, quasi felina.

 

-Le guardie sono già venute ad  avvertirci che si è trattato di un falso allarme Vegeta. Stiamo solo attendendo che tuo padre si svegli. I marmocchi erano intimoriti e inconsolabili e lo hanno prosciugato di ogni energia.

 

Vegeta piegò la testa , leggermene infastidito.

 

-Marmocchi?

 

Lei sorrise beffarda, conscia che le sue parole non potevano raggiungere il sonno profondo del reggente.

 

-I tuoi fratelli sono solo dei bambinetti, sono deboli, figli di un seme stanco.

 

Delicatamente sfilò la mano dalla presa regale e, alzandosi, la lasciò scivolare lungo il perimetro del  letto.

 

- Un uomo di una certa età ,che ha attraversato mille combattimenti , non conserva il suo vigore nemmeno nelle sue più profonde  viscere. –sentenziò.

 

Il corpo turchese si muoveva sinuoso accompagnato dalla luce fervida e famelica degli occhi celesti.

 

Vegeta immobile la seguiva con lo sguardo mentre gli si avvicinava e con la coda dell’occhio constatava il sonno inflessibile del padre.

 

- Niente a che vedere, insomma, con l’ardore e la potenza che hanno generato in un tempo più remoto…– continuò lei sinuosa portando la sua mano sull’avambraccio gonfio e contratto del guerriero.

 

Vegeta fece per scostarsi come punto da un vespa infetta ma lei si portò dietro di lui premendo il suo corpo esile sulla schiena muscolosa e sussurrandogli col respiro caldo vicino ad un orecchio :

 

 

- E sicuramente lontano da ciò che quella potenza potrà un giorno fecondare…

 

La mano di lei si portò sul petto del Sayan il cui cuore batteva furioso e oltraggiato. Ma lei da quella manifestazione selvaggia trasse altre considerazioni ed infine prima di abbandonare quella posizione tanto equivoca sospirò, sfiorando con le labbra il lobo del Principe.

 

-Credo che la fine sia più prossima che mai… mio Re.

 

I passi felpati la allontanarono dal talamo fino a che Vegeta sentì la porta aprirsi e richiudersi. La furia montava nel suo animo, ma non sapendo come sfogarla, il suo corpo reagì inaspettatamente come aveva fatto poche volte in vita sua. E gli occhi gli si riempirono di lacrime.

Fu un istante, in cui tutto ciò che era accaduto in quei giorni lo sopraffò e tremando, di fronte al corpo quasi esausto del padre cadde in ginocchio e  rivoltò verso il pavimento.

 

Questo è certamente un lascito di quella emotività terrestre che ormai mi ha contagiato, dannazione.

 

Ma proprio quando la disperazione stava per raggiungere il suo apice qualcosa di caldo gli tocco la nuca.

Istintivamente alzò il capo e i suoi occhi velati incontrarono quelli del padre.

 

-Vegeta. Cosa è accaduto? – chiese preoccupato

 

Il tuonare della sua voce svegliò anche i due bambini addormentati.

 

- Nulla padre, perdona la mia debolezza. – rispose lui tornando in piedi.

 

- Non c’è nulla di cui scusarsi, figliolo. Sono così tanti i pensieri di un sovrano, non è semplice gestire le emozioni. E solo un cattivo sovrano non ha emozioni.

 

Vegeta deglutì guardando il padre, che giorno dopo giorno, aveva capito di non aver mai conosciuto.

 

- Hai saputo del generale Taidon, il fratello di Turles?

 

Il Re annuì vistosamente

 

- Ortagos è venuto a riferirmelo immediatamente. Cosa ne farai di lui?

 

-Per ora Kakaroth lo ha portato delle prigioni. Credo che aspetteremo di sentire la versione di Nappa e guarderemo se sono ancora disponibili registrazioni all’interno della nave.

 

Il Re annuì profondamente e tossi. Piccole gocce di sangue macchiarono il lenzuolo, come minuscole stelle rosse.

 

- Ti lascio riposare Padre, vi trasferiranno tra poco nuovamente nelle vostre stante.

 

- Aspetta Vegeta… voglio parlarti di una cosa molto importante.

 

Vegeta annuì e si stupì nel sentire la mano del padre avvolgere la sua.

 

- Bambini – disse Vegeta istintivamente – tornate pure ai vostri alloggi. Non c’è più nessun pericolo.

 

- Dopo verrete anche tu e papa? – chiese Knip con i suoi occhi verdi scintillanti che illuminavano la stanza.

 

-Si, veniamo subito. – rispose lui con un mezzo sorriso.  Un nuovo nodo in gola lo strinse ma lui lo ingoiò prontamente

 

I piccoli Saiyan come di consuetudine si sporsero a baciare le guance del padre e si defilarono.

 

Respirando profondamente il Re parlò:

 

- Voglio convocare un’ultima volta il Consiglio, Vegeta. Stavo aspettando il ritorno di Nappa e sono certo che anche se ferito riuscirà a partecipare.

 

- Certo Padre, ma posso discutere io con il Consiglio.

 

 Il Re scosse la testa.

 

- Ora la guerra è di nuovo viva figliolo. E io non voglio che quando ci sarà da prendere una decisione importante trovi il mio lento e pesante corpo  da scavalcare.

 

- Ma… tutti si fidano di me. Nessuno metterebbe in mezzo la tua figura per contrastare un mio ordine. – rispose Vegeta stizzito.

 

- Vegeta. Nei Saiyan a differenza dei lucertoloni gli eredi sono tutti uguali, lo sai bene. E per quanto Ortagos, sia un ottimo guerriero, e lo ami moltissimo, non è a lui che voglio affidare il mio Impero. Lo voglio affidare a te. E voglio che tu sia libero di agire, e che quando mi addormenterò per sempre non ci siano dispute tra te e lui.

 

Vegeta sentì le ginocchia cedere ma respirò profondamente, tentando di mantenere il controllo.

 

Non posso crederci.

 

Il Re tossì e raccolse in un unico respiro più aria possibile.

 

- Questa notte, Vegeta – concluse – sarà la tua ultima notte da Principe. Domani sarai Re.

 

Il Saiyan non fece in tempo a rispondere, che il Re prese a tossire così insistentemente da fare entrare i medici.

 

Stordito uscì dalla stanza.

 

I corridoi e gli ascensori  ricominciavano a popolarsi e lui non aspettava altro che la porta della sua stanza.  Aveva il fiato corto, in preda ad un misto di commozione ed emozione.

E poi, come se non bastasse, eccola li. Gli apparve davanti, la prima, piccola, danzante sfera di luce. Prima che qualcuno la potesse vedere la afferrò per osservarla

Avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, e tornare a casa da Bulma e da Trunks. Così il Vegeta della dimensione in cui si trovava sarebbe stato incoronato Re, com’ era suo diritto.

 

Ma è anche un mio diritto. Ho dovuto subire per anni le angherie del lucertolone e del suo esercito. Non ho potuto nemmeno essere il vero Principe dei Saiyan.

 

La strinse con forza e la ingoiò. Respirando a fondo riprese a camminare.

 

Posò la mano sul lettore di impronte quando una voce richiamò la sua attenzione.

 

-Fratello!

 

Vegeta si girò tentando di non dare a vedere il turbinio nei suoi occhi.

 

- Ortagos…ti avevo perso di vista.

 

 L’altissimo guerriero in quattro passi fu vicino al fratello

 

- Ero andato a cercare quella splendida guerriera di Naipec…ma mi ha detto che hai già risolto brillantemente la situazione. Complimenti.

 

- Ero abbastanza intenzionato a levarmela dai piedi – minimizzò Vegeta, tentando di tagliarla corta.

 

- Immagino… ma ciò non toglie che quello che sta per accadere è più che meritato.

 

- A cosa ti riferisci ?

 

Il Saiyan sorrise e si inchinò al fratello.

 

- Li dentro c’è un regalino da parte mia. – disse -  Lunga vita  a Re Vegeta II.

 

E si voltò  senza permettere replica.

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Capitolo 6
*** Un Dono Inatteso ***


Un Dono Inatteso

Vegeta si trovò davanti ad uno spettacolo che mai aveva visto. Tre aliene bellissime erano sedute sul pavimento e quando lo videro sorrisero sollevandosi in tutto il loro splendore.

Una delle tre, dalla pelle chiara quasi bianca e il fisico slanciato, gli si avvicinò ammiccante, immergendo nei sottili occhi ossidiana di lui, i suoi, profondi e verdissimi. Era molto simile ad una Saiyan ma era dotata di una coda più lunga, sottile e glabra. Lei sembrò non interessarsi dello sguardo basito del Principe e sinuosamente lo baciò.

Vegeta sentì, come punto da un’ape, la necessità di respingerla ma si trattenne dal farlo bruscamente. Le sue labbra erano rosee e morbide e per un istante lo stordirono. Cautamente porto le mani ruvide sulle spalle nude e la allontanò da se.

- Mio Principe…- intervenne la seconda.

Della stessa razza di Payde, ma ancora più provocante della stessa, si avvicinò all’ uomo e agguantò le fibbie della tuta da combattimento sganciandola in un solo gesto.

Vegeta ancora scosso per l’incontro avuto nel bunker si ritrasse guardandola con sguardo severo.

- Esci. – le ordinò secco.

Lei, sgomenta, non ubbidì immediatamente, ma quando il Principe contrasse leggermente la mascella scivolò fuori fulminea.

Poi il guerriero rivolse gli occhi alla terza donna presente. Era visibilmente molto più giovane e tentava goffamente di sedurlo con lo sguardo ancora pieno di innocenza. Con un cenno del capo le ordinò di uscire e lei, sollevata, ubbidì.

Infine si immerse nuovamente nello sguardo della donna che gli stava di fronte.

- Vuole che rimanga, mio Re? – chiese.

Vegeta, impassibile, la oltrepassò avvicinandosi alle vivande disposte sul tavolo.

- Non sono ancora Re. – disse lui versandosi da bere.

- No, ma presto lo diventerete. – rispose lei.

Lui sorrise portandosi la coppa alla bocca.

- Sei stata con mio fratello Ortagos?

La domanda la sorprese, ma quando lui si voltò per ascoltare la risposa tentò di assecondarlo con lo sguardo.

- Sono stata con molti uomini. Tuo fratello non mi avrebbe scelto per te, se non avesse saputo cosa ti offriva.

- Molti uomini? – incalzò sollevando un sopracciglio - Soldati?

Lei sorrise imbarazzata.

- Molti di loro erano soldati. –ammise annuendo.

Lui fece un passo verso di lei minaccioso, tanto da spingerla indietro con la forza della sua stessa presenza.

- Sai, tu avrai visto molti uomini… ma io ho visto molti posti.

- Non ne dubito. – rispose lei tentando di reggere il suo sguardo.

- Ho avuto a che fare con molte razze aliene…- continuò lui, voltandosi ed andando a sedersi sull’ enorme letto. Con un cenno della mano la invitò a sedersi a fianco a lui. – Da quale pianeta vieni?

- Da Tomodol, mio Re. – rispose, ubbidendo alla sua richiesta.

Vegeta si interruppe un istante fissando il vuoto, assorto, la mano ancora avvolta intorno alla coppa.

- Non ricordo il tuo pianeta… –sentenziò portando la mano, veloce come una saetta, sul ventre di lei, invitandola a sdraiarsi.

La pelle bianca rifletteva la luce soffusa della stanza ed il tocco deciso ma delicato dell’uomo quasi fece trasalire l’ esile corpo.

- Ma, mi sembra strano aver dimenticato un pianeta abitato da creature tanto belle.- concluse portando le labbra sottili sul petto voluminoso dell’ aliena.

La ragazza sorrise e affondò la mano affusolata nei capelli del guerriero, soffocando un gemito.

- C’erano persone di ogni tipo su Tomodol, mio Re.

Vegeta sollevò le labbra e sussurrò ad un millimetro dalla pelle candida:

- C’erano?

Istantaneamente l’aliena deglutì.

-Purtroppo la conquista del pianeta da parte di Freezer è costata la vita a molti tomodoliani…e anche la successiva liberazione è stata devastante. – rispose lei, con tono cupo.

Vegeta, di rimando, con uno scatto si portò sopra l’aliena.  Le due pelvi erano a contatto e il saiyan non esito a sottolineare quel contatto con una breve spinta, facendo sussultare la donna.

Felino si portò con il volto sopra quello di lei e piantò il suo sguardo deciso in quello leggermente velato della ragazza.

-Devastante?

Celando il suo disagio dietro un mezzo sorriso, l’aliena rispose:

- Si, mio Re. Ma siamo stati fortunati; i saiyan hanno portato la pace sul mio pianeta e nella galassia. Altri pianeti che sono ancora sotto il controllo di Freezer sono ormai ridotti ad un cumulo di macerie.

Vegeta si piego sui gomiti portando il suo viso appuntito ad un centimetro da quello dell’aliena. Lei istintivamente lo baciò, meno provocante e meno sicura di quanto non avesse fatto prima.

Vegeta questa volta non si scanso, senza però schiudere le labbra sottili  e ambrate.

- Come ti chiami?

- Mi chiamo Gasha, mio Re.

Lui sorrise e mentre lei tentava di baciarlo nuovamente, lui si voltò evitandola.

- Ora mi ricordo del tuo pianeta, Gasha. – riprese lui.

Le mani di lei scivolarono leggere sul volto di lui fino ad arrivare alla sua bocca.

- Basta parlare del mio pianeta, mio Re.

Lui non reagì mentre le mani di lei, agili ma incerte liberavano lui dalla parte inferiore della tuta, liberandolo, e accarezzandolo brevemente.

 Vegeta accennando un movimento, lesse, mascherata da un sussulto, la preoccupazione nel volto di lei, ed ebbe la risposta che cercava.

- Sai perché ricordo il tuo pianeta, Gasha?- chiese lui.

Lei incredula lo guardò negli occhi, e vi lesse un‘ ira cieca. Ogni reazione divenne troppo lenta e lui con la mano libera dalla coppa le afferrò entrambe le mani e gliele strinse sopra la testa.

- Perché, mio Re? – chiese lei visibilmente spaventata.

Era li, inerme, di fronte ad uno degli esseri più potenti della galassia non capendo come e quando poteva essersi tradita. Ma era certa che da quella stanza non sarebbe uscita viva.

- Perché c’ erano voluti relativamente pochi uomini per liberarlo.

Lui sorrise tra se. Se non avesse passato gli ultimi giorni a documentarsi sulla guerra nella quale si era trovato, non se ne sarebbe mai ricordato. Il Vegeta di quella dimensione non avrebbe mai più pensato ad pianeta Tomodol, a chi lo aveva liberato, o a come lo avevano soffiato a Freezer. La presa sulle mani di lei si fece ancora più stretta.

- I tuoi generali sono stati molto solerti, mio Re. – lo assecondò lei, trattenendo un gemito di dolore.

Di nuovo Vegeta come risposta premette la sua virilità, ora nuda, contro di lei, ma senza andare oltre. La donna sussultò nuovamente, senza capacitarsi di come erano precipitate le cose.

- Non tutti i miei generali…solo uno. Taidon.

Lei deglutì nuovamente e Vegeta strinse le mani di lei più forte, tanto che lei strinse i denti in una smorfia di dolore.

- Si era alleato con voi tomodoliani - riprese Vegeta senza modificare il tono mellifluo della voce - perché sapeva che eravate – alzò la coppa in modo che lei potesse vederla –…esperti di veleni.

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