Scappa dai morti, Combatti i vivi

di Glory_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un altro viaggio ***
Capitolo 2: *** La nuova casa ***
Capitolo 3: *** Bonifica e Insediamento ***
Capitolo 4: *** Un nuovo vicino ***
Capitolo 5: *** Woodbury ***
Capitolo 6: *** Un invito insolito ***
Capitolo 7: *** Woodbury ed il Governatore ***
Capitolo 8: *** Alleati o Nemici? ***
Capitolo 9: *** Uno spettacolo raccapricciante ***
Capitolo 10: *** Addio Governatore? ***
Capitolo 11: *** Rapimento ***
Capitolo 12: *** Perché? ***
Capitolo 13: *** Daryl e Rick ***
Capitolo 14: *** Accordo ***
Capitolo 15: *** Irruzione ***
Capitolo 16: *** Carol... ***
Capitolo 17: *** ...sei un genio! ***
Capitolo 18: *** La battaglia finale ***
Capitolo 19: *** Fine ***
Capitolo 20: *** La normalità ***



Capitolo 1
*** L'inizio di un altro viaggio ***


Era in piedi.
Vestito come un principe azzurro. Vestiti pregiati, decorati a mano e costosissimo a guardarlo.
Un principe azzurro, come in ogni favola che si rispetti. Indossava persino un mantello bianco.
Era nella sala di un castello.
La sala era enorme, illuminata da tantissime luci che brillavano come stelle nel cielo, decorata con fiori pregiati e decorazioni sfavillanti. Le finestre erano alte e slanciate, finemente decorate con oro e argento. Roba da ricchi come diceva sempre.
Sentì un rumore dietro di lui e si voltò verso la scalinata.
Una grande scalinata.
E, in cima, vide la sua meravigliosa Emily che scendeva aggraziata e leggiadra come un cigno sull'acqua.
Portava un vestito bianco, decorato con fili blu ed oro tutto intorno, senza maniche o spalline. Era un vestito elegantissimo come quello delle principesse che vivevano nelle favole più belle.
Le donava davvero molto pensò distrattamente Daryl.
I capelli lunghi erano racchiusi in una elegante e morbida treccia che le cascava delicatamente sul collo. Che era ornato da una collana con pietre preziose. In tinta con i magnifici orecchini che portava.
Ma il vero spettacolo erano i suoi occhi azzurri.
Azzurri come lo zaffiro più bello.
Quegli occhi catturavano la sua attenzione più del vestito, dei gioielli o del castello.
Occhi che, con tutte quelle luci, sembravano brillare molto più dei diamanti.
Un vero schianto fu il primo pensiero di Daryl ne vederla.
Era davanti a lui e stava per prenderle la mano.

 

Daryl aprì gli occhi improvvisamente.
Dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima che gli occhi si adattassero alla luce del sole.
Si guardò intorno e capì che era stato solo un sogno meraviglioso.
Sbuffò rumorosamente e si mise a fissare il soffitto. La tenda era parzialmente illuminata dalla timida e tiepida luce del sole. Il sole doveva essere spuntato da poco.
Faceva fresco quella mattina.
Ormai le calde mattine estive erano un lontano e bel ricordo, e le miti mattine autunnali stavano per finire. L'inverno era alle porte.
Dovevano trovare un rifugio sicuro. Al caldo dove poter sopravvivere.
Daryl si girò verso la sua vera luce.
Emily.
Dormiva ancora beatamente e teneva stretto a se il piccolo Christian.
Dormiva benissimo.
Daryl si sdraiò ed iniziò ad accarezzare la testa ad Emily.
Era davvero stupenda mentre dormiva. Così tranquilla, rilassata e serena. Come se fosse andata in un altro mondo. << Hey Lucy, I remember your name...I left a dozen roses on your grave today...I'm in the grass on my knees, wipe the leaves away...I just came to talk for a while, I got some things I need to say...>> senza saperlo si mise a cantare a bassa voce la loro canzone.
Era così grato al mondo per avergli donato la sua gioia più grande.
Era così assorto nei suoi pensieri che lo interruppe Christian che, ancora sbadigliante e con gli occhi mezzi chiusi, disse << Buongionno papà! >>. Daryl smise di accarezzare Emily e iniziò con la testa di Christian, gli sorrise e rispose << Buongionno anche a te Christian...ti ho svegliato? >> , << Non tu papà...la cantone ti peò >>.
Daryl si mise a ridere.
Poi lo guardò << Scusami cucciolo...cerca di dormire ancora un po' dai...>>.
Christian alzandosi in piedi brontolò << Ma io non ho sonno! Voglio giocare! >>, Daryl gli mise una mano sulla bocca e gli disse << Va bene...hai vinto...ma abbassa la voce...mamma ha fatto la guardia stanotte e deve riposare...se vuoi ti chiamo lo zio Rick e giocate un po.....papà resta un po con mamma >>.
Christian guardò Emily.
Con uno sguardo pieno di affetto e di amore, poi guardò Daryl e disse << Anche io sto con mamma! >> e si mise sdraiato accanto a lei.
Daryl stava cercando di trattenersi dal ridere.
Quel trucco funzionava sempre.
Quel bambino era più geloso di lui nei confronti di Emily. Non si staccava mai. Daryl iniziò ad accarezzargli la schiena e gli canticchiava la sua canzone preferita. La stessa che gli cantava Emily per farlo addormentare << I'm falling in, I'm falling down...I wanna begin but I don't know how...To let you know, how I'm feeling....I'm high on hope, I'm reeling >> e funzionò a meraviglia.
Si era addormentato subito.
Daryl rimase a guardarlo. Era davvero il suo più grande orgoglio. Non era sicuro che sarebbe stato un buon padre, ma stava facendo un bel lavoro.
<< Hai davvero una voce bellissima >>.
Alzò la testa e vide due bellissimi occhi azzurri che lo fissavano.
Era Emily, sveglia chissà da quanto a fissarlo.
Daryl le sorrise e le diede un bacio << Buongiorno dormigliona...come è andato il turno? >>, Emily rispose stiracchiandosi << Orribile...odio il turno di notte...tutti dormono ed è una noia mortale! >> e mise il muso.
Daryl sapeva come farglielo passare.
Si avvicinò per baciarla ma Christian si mise in mezzo << Mamma! Mamma è sveia! >> e la abbracciò.
Daryl disse sbuffando << Uffi..da quando è arrivato lui addio intimità...>> , << Daryl...povero è piccolo, ha bisogno di coccole il mio pulcino! >> disse Emily prendendolo in giro. Poi si mise seduta con in braccio Christian e baciò Daryl.
Un bacio davvero inatteso, ma non per questo meno gradito.
A Daryl tornò il sorriso, e Christian brontolò << Mamma! Mamma! Anche io bacino! >> ed Emily gli diede un bacio sulla guancia.
E, con un sorriso immenso, Christian si alzò e camminò, inciampando un paio di volte, fuori dalla tenda. Daryl urlò dalla tenda << Rick presto! C'è un evasione in corso! >>.
Rick prese subito Christian in braccio e gli disse << Dove scappi fuggitivo? Ti sbatto in prigione! >> e Christian disse ridendo << No! Pigione no! >> e lo fece saltare un pochino.
Emily e Daryl uscirono dalla tenda. Si abbracciarono e, guardando Rick con Christian, si godevano lo spettacolo.
Rick che giocava col suo nipotino.
Uno spettacolo bellissimo.
Christian aveva portato una ventata di allegria e speranza non solo a Daryl e Emily, ma anche a tutti gli altri.
Carol interruppe il momento di gioco mattutino, e dal fuoco urlò << Ragazzi! La colazione! >> e Rick, mettendo giù Christian, disse << Vediamo chi arriva primo?! >> , << Si primo! >>. Rick lo mise al posto di partenza e Christian partì subito verso Carol. Rick, rimase un attimo imbambolato, poi esasperato inseguendolo urlò << Quante volte ti dovrò dire che devi aspettare il mio via?! >>. Daryl si unì a loro urlando << Vincerò io! >>. Emily li seguiva tranquilla. Già inciampava stando ferma, non si immaginava nemmeno cosa avrebbe potuto combinare se correva.
Christian arrivò primo e Carol disse << Bravissimo Christian! Sei davvero velocissimo! Ecco qua la tua colazione da campione! Mangia tutto! >> , << Azie zia Carol! >> e si mise seduto a triturare il cibo.
Daryl e Rick arrivarono insieme, e pochi secondi dopo anche Emily.
Erano tutti riuniti e stavano facendo colazione.
Glenn, dopo aver finito, chiese << Dove siamo diretti Rick? In zona non ci sono fattorie o edifici stabili...>>.
Rick lo sapeva bene.
Dovevano trovare un rifugio per l'inverno.
Così si alzò in piedi, mettendo da parte il tono scherzoso e diventando serio, ed iniziò << Lo so...Ascoltate tutti...l'inverno si avvicina e mi sembra ovvio che non possiamo rimanere in strada con le tende...così ho deciso di perlustrare l'area, se la memoria non mi inganna dovrebbe esserci un penitenziario o una cosa simile nella zona...>> .
Tutti si fissarono un po confusi.
Un penitenziario? Pensava che fossero al sicuro in un penitenziario? Emily si alzò e disse << Non fate quelle facce! É un idea fantastica! Finestre sbarrate, recinzioni, armi, comparti sigillati...É un idea fantastica! >>, << Non ci avevo pensato...è un'idea geniale Rick! >> aggiunse Daryl.
Tutti si dimostrarono favorevoli alla nuova visione del piano di Rick.
Rick continuò << Grazie Emily per aver chiarito la situazione >> e le fece l'occhiolino.
Emily sapeva sempre come fare ad aiutare Rick in quelle situazioni, e Rick lo apprezzava molto. Era diventata il suo consigliere personale.
Poi continuò << Allora dividiamoci le zone...Io, Daryl e T-Dog andremo a Nord; Emily, Carl e Carol a Est; Hershel, Lori, Glenn e Maggie staranno qui di guardia...forza al lavoro! >>.
Emily si preparò, poi guardò Christian e gli disse << Pulcino, la mamma adesso deva andare in giro a vedere se troviamo una casetta nuova...tu stai qui e fai tutto quello che ti dicono senza disobbedire...ok?! >> Christian annuì, poi abbracciò Emily e le disse << Ti voglio bene mamma! >>, << Anche io pulcino! >>.
Poi arrivò Daryl a unirsi all'abbraccio e Christian aggiunse << Ti voglio bene papà! >> , << Anche io piccolo combina guai...fai il bravo e obbedisci senza mettere il muso...torniamo stasera >> e gli baciò la testa.
Emily e Daryl si alzarono in piedi e partirono.
Prima di dividersi si diedero un bacio.
Emily disse a Daryl << Ti amo Daryl...fai attenzione! >> , << Ti amo che io piccola...fai attenzione >> e andarono con i rispettivi gruppi.
In cerca di casa.

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Capitolo 2
*** La nuova casa ***


I gruppi erano formati ed erano partiti nelle zone stabilite.
Rick, Daryl e T-Dog erano andati a Nord.
Erano in viaggio da un paio d'ore, e stranamente non avevano incontrato molti zombie, nonostante sapessero che potevano essercene grandi mandrie nell'area. Naturalmente erano comunque in allerta. Sapevano che sarebbero potuti spuntare da un momento all'altro.
In quel tragitto avevano attraversato alcuni campi.
Campi spogli, senza erba verde che si piegava al vento dove potersi nascondere o giocare in primavera o sfidarsi a palle di neve in inverno. Senza alberi forti e robusti dove trovare rifugio dal sole bruciante in estate o dalla fredda pioggia in autunno. La terra che i loro scarponi calpestavano era secca, come se non piovesse da mesi.
Sembrava morta.
Quel pensiero attraversò la testa di Rick.
Era un pensiero così triste.
Rick aveva sempre pensato che senza l'inquinamento che l'uomo provocava con le fabbriche, senza il disboscamento delle foreste per costruire case e aumentare l'ego della gente o senza lo sfruttamento di quelle risorse che la natura aveva gentilmente concesso e che l'uomo aveva trasformato in uno strumento di ricchezza e un motivo per fare guerre...senza tutto questo la Terra sarebbe stata felice. Senza tutte queste cose che stavano lentamente logorando il pianeta, Rick pensava che la natura potesse essere libera e felice di tornare come quando era pulita e perfetta.
Ma, forse, anche lei soffriva per questa apocalisse che era capitata.
O forse ne era solo dispiaciuta e stava solo dimostrando, a suo modo, compassione.
Nonostante quel pensiero, che lo stava tormentando, Rick e il suo gruppo continuavano a camminare. Avevano camminato parecchio e, per continuare, dovevano attraversare un fiume.
Più che un vero e proprio fiume era un fiumiciattolo.
Stretto e basso. Era facile da attraversare.
L'acqua era limpida e fresca, probabilmente scendeva direttamente dalle montagne vicine e attraversava la zona. Era acqua potabile, fresca e pulita. Un vero miracolo da quelle parti.
Daryl ne approfittò subito per bere un abbondante sorso d'acqua e riempire la sua borraccia.
Lo imitarono anche Rick e T-Dog.
In quel mondo non si potevano permettere di essere schizzinosi. Le risorse erano poche e lo sapevano benissimo.
Una volta attraversato il corso d'acqua erano finiti in un immenso bosco che sembrava non avere fine.
O confini.
C'erano tantissimi alberi.
Gli alberi erano altissimi, secchi e spogli, o con pochissime foglie sui rami. Foglie marroni e secche che a stenti resistevano su quei rami che sembravano secche braccia vecchie e morte. Ma, nonostante il loro aspetto apparentemente privo di vita, sembravano addormentati.
Dormienti, aspettando la primavera per mostrarsi in tutto il loro splendore. Con colori sgargianti e brillanti, fiori profumati e colorati e frutti dolci e succosi. Ma, fino alla prossima primavera, sarebbero rimasti a riposare tranquilli e sereni.
Rick e gli altri continuavano a camminare.
Passo dopo passo.
Con le armi cariche e pronte a sparare a qualsiasi zombie che si fosse avvicinato a loro.
Nel bosco regnava un silenzio glaciale. L'unico rumore che si sentiva erano i lontani lamenti dei morti viventi che vagavano in cerca di cibo. In cerca di carne.
Viva.
Carne calda e sanguinante da addentare e strappare dai corpi ancora urlanti dei viventi.
Quei lamenti di fame erano interrotti dal rumore delle foglie secche che giacevano al suolo, calpestate dagli scarponi di Rick, Daryl e T-Dog.
<< Rick stiamo camminando da ore...secondo me è la strada sbagliata...>> disse Daryl, fermandosi sotto un albero spoglio. Stanco per il lungo viaggio percorso senza un attimo di tregua.
<< Allora...>> iniziò Rick , estraendo la mappa dalla tasca << Noi siamo all'incirca qui...più o meno..credo...il penitenziario dovrebbe trovarsi in quest'area...se non lo abbiamo visto fino ad ora proviamo a spostarci un po a ovest tornando indietro...non abbiamo ancora molte ore di luce e non possiamo rischiare di dover passare qui la notte...magari lo abbiamo mancato >> concluse ripiegando la mappa e rimettendola in tasca.
Rick era un grande leader. Aveva carisma. Sangue freddo anche nelle situazioni più difficili. Sapeva trovare una soluzione in ogni situazione.
Sapeva sempre cosa fare.
Daryl rispose << Ok Rick...proviamo verso ovest...abbiamo ancora 4 ore di luce al massimo, dobbiamo sbrigarci a tornare >> ed iniziarono il viaggio di ritorno al campo, sperando di avere più fortuna al ritorno.
<< Emily...hai almeno una vaga idea di dove siamo? >> chiese Carl mentre camminavano.
<< Abbiamo percorso circa 25 chilometri...tra poco dovremo tornare indietro...non avremo ancora molte ore di luce...>> s'interruppe Emily un attimo e alzò lo sguardo sul cielo e aggiunse << 4 al massimo >>.
<< Daryl è proprio un grande insegnante >> aggiunse Carol con un sorriso. << Verissimo...soprattutto molto paziente...sono un'allieva che capisce a rallentatore >> finì con un sorriso Emily. Carol si mise a ridere e Carl aggiunse << Eh si...però hai imparato in fretta...Daryl sarebbe fiero di te...è stato davvero bravo >> disse con il sorriso dipinto sul viso.
Emily gli rispose con un sorriso e continuarono a camminare.
Tutto quello che Emily aveva imparato sull'orientamento, sul capire quando cambiava il tempo, su quante ore di luce mancavano al tramonto. Era tutto merito di Daryl. Era stato un maestro paziente, e comprensivo. In una parola eccezionale.
Quell'estate Emily aveva rischiato di perdersi ed era determinata ad imparare tutto su come orientarsi.
E chi poteva insegnarglielo meglio di Daryl?
 Così passò tutta l'estate ad applicarsi e studiare. Ora le sue fatiche stavano dando i primi frutti.
I pensieri di Emily furono interrotti da un fastidioso mal di piedi. Stavano camminando ormai da ore e la fatica iniziava a farsi sentire.
Le gambe iniziavano a sentire la stanchezza.
Le spalle iniziavano a cedere sotto il peso degli zaini carichi di munizioni e acqua.
<< Dio che mal di gambe...darei una gamba per una sedia >> disse Carol con tono quasi esasperato. Emily disse << No Carol...ci servi tutta intera! >> disse sorridendo, poi si fermò e continuò << Dai riposiamoci un po...intanto controllo la nostra posizione e traccio la via del ritorno >> e si sedette a terra. Carl si lasciò andare a terra urlando << SIIIII! Evviva! >>, << Dio esiste! >> confermò Carol lasciandosi cadere a terra.
Emily gli sorrise, e mentre loro si riposavano, tirò fuori la mappa dallo zaino e verificò la loro posizione.
Avevano fatto davvero tanta strada.
A differenza di Rick, Daryl e T-Dog, loro erano andati a sud.
Il loro tragitto era stato tranquillo. Pochissimi zombie. E il paesaggio era abbastanza monotono. Avevano visto solo alberi spogli, cupi e talmente secchi che solo a fargli vedere un accendino avrebbero preso fuoco. Il terreno era coperto da un meraviglioso tappeto di foglie colorate: giallo acceso, arancio vivo, marrone sfumato e rosso fuoco.
Colori curiosi per un paesaggio così.
I bellissimi colori dell'autunno. Tutte quelle bellissime foglie formavano un bellissimo tappeto colorato. Quello stupendo tappeto naturale risuonava sotto i loro passi. Come se li accompagnasse ogni singolo passo. Quel suono di foglie secche copriva il silenzio che li circondava. Un silenzio quasi inquietante.
Carl stava sonnecchiando tranquillo sotto un albero. Carol stava bevendo e guardando il paesaggio che li circondava ed Emily guardava la mappa. Più la guardava più cercava di capire.
Il penitenziario non poteva essere in quella zona.
Avrebbero visto una strada.
Un cartello.
Un'indicazione.
Invece il nulla. Vuoto. << Uff...dove sei stupido penitenziario? >> sbuffò Emily immersa nei suoi pensieri. Carol la guardò e rispose << Forse non è in questa zona...forse Rick e gli altri lo hanno già trovato >>. Carl intanto russava tranquillo. Carol lo guardò e disse << Certo che si addormenta ovunque...>> e gli accarezzò il cappello che gli copriva gli occhi.
Emily li guardò sorridendo.
Sapeva che erano ormai sfiniti e chiedergli di continuare era davvero troppo crudele. E si sarebbero rifiutati sicuramente.
Decise così di perlustrare i dintorni, per assicurarsi che davvero non ci fosse niente nella zona.
Così si alzò in piedi e disse a Carol << Carol...io vado a dare un'occhiata nei dintorni, voglio essere sicura al cento percento che non sia qui intorno...torno tra mezz'ora...tu rimani qui a guardare la roba e tenere d'occhio il bello addormentato...se c'è qualcosa urla ok? >> , << Ok Emily... urla anche tu se sei nei guai...mi raccomando stai attenta >> rispose Carol.
Carol si era così affezionata ad Emily che la considerava una specie di sorella minore. Da proteggere e aiutare. Emily le sorrise poi partì in perlustrazione.
Camminava con gli occhi fissi sulla mappa.
Dove poteva essere quel penitenziario?
Doveva trovarlo a tutti i costi. Per la sua famiglia. Per Daryl. E soprattutto per tenere il suo piccolo Christian al sicuro.
Era così immersa nei suoi pensieri che inciampò in una radice che, nascosta dalle foglie cadute, sbucava dalla terra, cadde per terra ed iniziò a rotolare giù per una discesa.
Rotolava giù velocemente.
Sempre più velocemente.
I rami secchi e pieni di spine taglienti le laceravano la pelle delle braccia e delle gambe. Facendo dei piccoli tagli anche sui vestiti che portava. La terra e la polvere si mischiavano al sangue e bruciava terribilmente. I sassi la tagliavano e le facevano parecchio male. Cercava di coprirsi il viso per proteggere gli occhi dai rami. Rotolava velocemente e non sapeva come fermarsi.
Si fermò improvvisamente quando arrivò alla fine della discesa e cadde rovinosamente.
La caduta, che l'aveva fermata, però le aveva fatto parecchio male.
Cercò di mettersi a quattro zampe nel tentativo di rimettersi in piedi. Era stato davvero un brutto volo, aveva le braccia piene di tagli e sangue misto a terra.
Era sporca e i vestiti erano pieni di taglietti.
<< Ahia...che volo! >>.
Si alzò in piedi a fatica, barcollando un po. Guardò da dove era caduta. Davvero un brutto volo.
<< Adesso come faccio a tornare su? >> disse sbuffando.
Sapeva che non aveva le forze per scalare quella salita ripida.
Si guardò indietro e quello che vide le fece tornare il sorriso.
Il penitenziario era proprio lì.
Davanti a lei.
Era immenso. Recintato. Era perfetto. Si mise a battere le mani e saltellare. Non poteva crederci di averlo trovato.
Fece qualche passo verso la struttura.
Non sembrava occupata, ma era anche vero che c'erano parecchi zombie sia all'interno sia intorno alla struttura.
Ovviamente dovevano “bonificare” l'area.
Ma non sembrava particolarmente infestato. La struttura sembrava come nuova e la recinzione non era messa tanto male.
Potevano trasformare il giardino recintato in un campo coltivabile. E magari potevano persino tenere degli animali per carne e uova.
Avevano trovato una casa.
Poi Emily corse verso i piedi della discesa e urlò a pieni polmoni << Carol! Carl! Venite qui presto! L'ho trovato! >>.

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Capitolo 3
*** Bonifica e Insediamento ***


<< Carol! Carl! Mi sentite?! >>.
Emily continuava a urlare a pieni polmoni ma non otteneva alcuna risposta dal resto del gruppo.
Si guardò indietro per controllare che gli zombie non l'avessero sentita e non si stesso avvicinando. Non aveva alcuna arma per difendersi, e anche avendola sarebbe inutile contro un simile numero di zombie.
Fortunatamente per il momento era tutto tranquillo. Gli zombie non l'avevano neanche notata e stavano vagando senza meta.
Come sempre.
Emily guardò di nuovo la discesa speranzosa che l'avessero sentita.
Niente.
Così si sedette un attimo per riprendere fiato. Doveva stare tranquilla un attimo per evitare di attirare l'attenzione degli zombie.
Mentre riposava ne approfittò per vedere bene l'esterno della struttura.
Il recinto che lo circondava era parecchio alto, con del filo spinato in cima, non sembrava avesse subito danni gravi o che fosse crollato in qualche zona. Questo significava che tutti gli zombie che giravano nella struttura erano i carcerati o era il personale che ci lavorava dentro.
Il campo esterno era parecchio trascurato.
L'erba era alta e non molto verde, il che significava che dovevano innaffiarlo un po e lavorare la terra prima di poter anche solo provare a coltivarci qualcosa.
Anche se, guardandolo bene, era già pronto per allevare eventuali animali.
Emily si ricordava di aver letto in qualche libro che gli animali, soprattutto le mucche e le galline, crescevano meglio in ambiente naturale e producevano più risorse rispetto ad animali chiusi in stalle e nutriti con mangimi scelti. L'erba era incolta e priva di qualsiasi insetticida o sostanza dannose. Dovevano solo recintare gli animali più grandi, come le mucche o i cavalli, poi era perfetto.
Agli angoli della recinzione erano posizionate torri di avvistamento. Torri alte e robuste. Probabilmente in cemento. Dove potevano sorvegliare le mura esterne, segnalare eventuali problemi o intrusi.
Emily notò non c'era un solo recinto, come le era parso di vedere inizialmente, ma i recinti erano tre: il primo separava il bosco circostante dal penitenziario; il primo e il secondo recinto erano separati da una specie di corridoio di ghiaia e pietra che, molto probabilmente, era utilizzato dalle guardie che passavano a controllare che nessuno stesse cercando di entrare o uscire dalla struttura; il secondo recinto serviva a separare quella specie di corridoio dal giardino esterno e il terzo, ed ultimo recinto, delimitava definitivamente il giardino dalla struttura principale.
Tutte quelle recinzioni, che sembravano in buone condizioni, nonostante l'apocalisse, erano davvero perfette.
Consistevano in una ulteriore protezione da eventuali attacchi di zombie o di nemici.
La struttura in se non era male.
All' interno dell' ultima recinzione c'erano due edifici enormi. Erano di forma quadrata, o quasi, e sembravano costruiti in cemento, o con un materiale davvero molto resistente. Logicamente doveva essere così. Il penitenziario doveva rinchiudere i criminali e, se doveva farlo, doveva essere costruito con un materiale quasi inespugnabile. A giudicare dalla grandezza dovevano essere costruiti su due piani. Nei giorni migliori ospitavano davvero una grande quantità di detenuti.
Sui lati che Emily riusciva a vedere dall'esterno del penitenziario vedeva che gli edifici enormi avevano sbarre di ferro a tutte le finestre.
Le finestre erano stranamente numerose e piccole. Di solito i carceri avevano poche finestre ma grandi, in modo che potesse entrare più luce e le guardie dovevano controllare meno punti ed, essendo formate da vetro antiproiettile e sbarrate, era quasi impossibile infrangerle per i carcerati.
Inoltre, su quel lato che Emily riusciva a vedere, leggeva due numeri.
Erano scritti in rosso che, col tempo, era sbiadito fino a diventare un rosso chiaro. Ma era ancora perfettamente leggibile. Quei numeri occupavano metà della facciata su ciascuna parete. I numeri erano davvero immensi: su quello a destra c'era scritto “Box n°01” e su quello a sinistra “Box n°02”.
Probabilmente lo avevano fatto per distinguere le tipologie di carcerati, della serie reati minori a sinistra e ergastoli a destra pensava Emily mentre li osservava.
Dall'esterno gli enormi edifici sembravano quasi nuovi, o almeno in ottime condizioni.
Nessun crollo evidente.
Nessuna esplosione o incendio.
Niente.
C'erano altri due edifici più piccoli all'interno del recinto: uno posto tra i due edifici enormi e l'altro s'intravedeva appena da dietro l'edificio a destra.
Ma Emily non li vedeva chiaramente e non aveva idea di cosa fossero o a cosa servissero veramente.
Nel complesso sembrava perfetta.
Emily sperava solo che non ci fossero troppi zombie da uccidere.
Da fuori non sembrava che ci fosse qualcuno dentro. Nessun rumore. Nessuno che stava di guardia o che girasse per la struttura. Emily aveva dunque intuito che fosse completamente disabitato. Ad eccezione degli zombie che, più che abitarci, cercavano il modo di uscire.
<< Emily! Emily! Rispondi! >>.
I pensieri di Emily furono interrotti dalla voce di Carol. La dolcissima voce di Carol. Emily non era mai stata più felice di sentire quella voce chiamarla.
Si alzò in piedi, si mise ai piedi della discesa ed iniziò a urlare << Carol! Carol! Sono qui! Sono caduta e scivolata giù per questa discesa! >>.
Per un attimo ci fu il silenzio totale.
<< Emily! Stai bene?! >> , << Si...solo qualche taglietto! Aiutami a salire ti prego! Ci sono molti zombie qui! >> , << Resisti! Ti lancio la corda! Afferrala e ti tiro su! >>.
Pochi istanti dopo vide scendere una corda dalla discesa, doveva arrampicarsi un po per afferrarla, ma non era troppo in alto. Così, scegliendo i sassi grandi incastrati nella terra e usandoli come appoggio, riuscì a salire quel tanto che bastava per afferrare la corda. Prese l'estremità e si legò il polso, sapeva che era più sicuro che afferrarla con le mani.
Quando ebbe finito il nodo urlò a Carol << Carol sono pronta! Tira! >> e, immediatamente la corda iniziò a tirarla su.
La corda saliva lentamente, evidentemente Carol era da sola e stava faticando tanto per tirarla su. Emily cercò di facilitare il compito a Carol facendo leva sulle gambe e cercando di arrampicarsi usando la corda come appoggio.
Dopo alcuni forti strattoni Emily riuscì finalmente a risalire da quella discesa ripida.
Appena fu salva Carol la abbracciò subito e le disse << Emily! Menomale stai bene...Sei piena di taglietti, dovrai farti mettere qualche cerotto da Hershel, ma non sembra che ci sia bisogno di punti...devi stare più attenta!>> , << Scusami Carol, non volevo farti preoccupare...ma ho trovato il penitenziario! >> , << Davvero?! >> disse Carol con lo sguardo pieno di gioia e stupore, << Si! É infondo a questa discesa! Dobbiamo avvisare tutti corriamo subito al campo! >> , << É meraviglioso! Bel colpo Emily! Andiamo subito! >>.
Emily si alzò in piedi di scatto, ma prima di partire un pensiero le attraversò la testa.
E se non ricordassero il punto esatto?
Si girò verso l'albero in cerca di un segno particolare che potesse distinguerlo.
Niente.
Poi si guardò intorno ma niente.
Così ebbe un'idea.
Si tolse i pantaloni e si legò stretti attorno all'albero. Carol si voltò per vedere se fosse pronta, quando vide il gesto che aveva fatto la guardò stupita e urlò << Ma che cazzo sta facendo?! >> , << Ho messo un segno sull'albero! Così sappiamo che questo è l'albero giusto...scusa ma non ho un altro modo per segnarlo! >> disse Emily arrossita tantissimo per l'improvvisa situazione.
Poi si misero a correre verso il punto dove Carl stava ancora dormendo.
Arrivarono al punto velocissime, si misero gli zaini in spalla e dissero all'unisono << Carl svegliati dobbiamo andare! >> Carl si svegliò di soprassalto dicendo << Che succede?! Dove andia...>> s'interruppe vedendo Emily senza pantaloni e disse << Perché non ha più i pantaloni? >>. Emily era arrossita come un pomodoro e non osava rispondere, Carol prese la parola e gli rispose << É una lunga storia Carl...Emily ha trovato il penitenziario! Dobbiamo avvisare subito gli altri! >> , << Andiamo allora! >> e Carl scattò in piedi, prese lo zaino e corsero verso il campo.
Dovevano assolutamente dire agli altri che avevano trovato la loro nuova casa.
Il sole stava tramontando e Rick, Daryl e T-Dog erano appena arrivati al campo.
Maggie era seduta accanto al fuoco, intenta a cucinare la cena, Lori stava finendo di stendere il bucato e Hershel e Glenn stavano giocando con Christian.
Appena Christian vide Daryl si alzò e gli corse in contro urlando << Papà! Papà! >> e Daryl lo prese in braccio e rispose << Ciao terremoto! Hai fatto il bravo? >> , << Si! Ho giocato a naccondino! >> , << Bravo piccolo! >>.
Lori si alzò in piedi e andò da Rick, gli diede un bacio e gli disse << Ciao tesoro...come è andata? >> , << Ciao tesoro...tutto bene tranquilla, purtroppo nessuna traccia del penitenziario...ma continueremo le ricerche domani >> concluse Rick guardandola negli occhi e accarezzandole il viso.
La loro conversazione fu interrotta quando Rick sentì qualcosa tirargli i pantaloni.
Guardò giù.
Era Christian.
Lori gli sorrise e si allontanò per finire di pulire, Rick intanto si mise al livello di Christian e gli chiese << Ehi evaso...cosa c'è? >>. Christian guardandolo con gli occhi tristi disse << Mamma? Mamma? >>.
Rick lo prese in braccio e chiese a Lori, un po incuriosito dallo strano comportamento di Christian, << Lori...Carl, Emily e Carol non sono ancora tornati? >>. Lori guardandolo disse << No...ma sono sicura che arriver...>> non fece in tempo a finire la frase che Emily, Carl e Carol entrarono al campo correndo come fulmini.
Appena arrivati al fuoco si fermarono, poi si lasciarono cadere a terra per riprendere fiato.
Era stata una corsa lunghissima ed erano letteralmente sfiniti.
Rick, sempre tenendo in braccio Christian, si mise subito accanto a loro incuriosito e un po preoccupato dall'improvviso arrivo movimentato, disse << Come mai così tardi? E così di fretta?! >>.
Lo seguì subito Daryl che disse << Emily menomale che stai bene! Che è...>> s'interruppe quando si accorse che era senza pantaloni, così si tolse il giubbetto e lo annodò intorno alla vita di Emily.
Emily, ancora ansimante per l'estenuante corsa, rispose << Grazie...eff eff...ho...eff eff...trovato il ...eff eff...penitenziario! >>.
Rick, incredibilmente sorpreso per la notizia, urlò << Cosa?! Dove!?!?! >> , << A sud..eff eff...più o meno a venticinque chilometri...eff eff...>>.
Il respiro era ancora affannoso per via della corsa, Daryl guardandola un po stupito le chiese << Perché sei piena di tagli?...E senza pantaloni?! >>, Emily rispose << Sono caduta da una discesa...e infondo a quella discesa si trova la prigione..eff...per ricordarmi l'albero giusto, visto che sono tutti uguali l' ho segnato con i miei pantaloni...eff...visto che non avevo un nastro o qualcosa...>> concluse arrossendo visibilmente.
Tutti la guardarono stupiti, ci voleva coraggio a andare in giro senza pantaloni ai primi di Novembre.
Glenn si mise a ridere fragorosamente, Daryl gli diede uno spintone e lo fece cadere.
Poi si voltò verso Emily e disse con un sorriso << Certo che le trovi tutte tu piccola...>>, Emily lo guardò e disse << Sai com'è, avevo proprio voglia di correre senza pantaloni senza motivo >> in tono fiero ed orgoglioso.
Il respiro era tornato normale.
Daryl, l'aveva presa in braccio e accompagnata alla tenda a mettersi vestiti nuovi.
Tutti, nel frattempo si erano riuniti attorno al fuoco.
Quando tornò Emily, Christian le andò incontro urlando << Mamma! Mamma! >>, << Pulcino! Come stai? Hai fatto il bravo? >> rispose Emily prendendolo in braccio e coccolandolo un po. Daryl era accanto a lei, mentre Hershel le stava medicando le braccia.
Nessun punto o danno particolare.
Finita la cena Rick disse << Allora, raccogliete tutto...domani mattina all'alba ci dirigeremo al penitenziario e inizieremo la bonifica e l'insediamento >>.
Tutti annuirono e, appena finita la cena, spensero il fuoco e andarono tutti a dormire.
Domani sarebbe stata una giornata estremamente faticosa e dovevano essere in forze.
Emily, nella tenda, stava cantando la ninna nanna a Christian per farlo dormire.
Si addormentò subito, poi Daryl la abbracciò da dietro e le disse << Sei stata un asso piccola >> , << Grazie Daryl...non posso crederci che avremo una vera casa, lui avrà la sua cameretta e un posto dove finalmente potrà crescere sereno e spensierato >> , << Tutto merito tuo piccola...ora cerchiamo di dormire, buonanotte combina guai >> , << Buonanotte spaccaculi >>.
E si addormentarono entrambi con un sorriso.
All'alba tutto il gruppo stranamente era in piedi, sveglio e pronto per il viaggio. Avevano già recuperato tutte le loro cose in spalla ed erano pronti per partire.
L'unico che forse non lo era molto era Christian che era ancora mezzo addormentato, Emily lo portava in braccio.
Un bambino così piccolo non avrebbe mai sopportato un simile tragitto, e poi non avrebbero potuto sorvegliarlo costantemente, non sapevano a che pericoli sarebbero andati in contro.
Rick fece un breve appello, poi si girarono a Sud e partirono.
Il tragitto fu tranquillo, qualche zombie ma niente di preoccupante, questo faceva pensare a Rick che la zona fosse più sicura rispetto ad altre.
Il che era molto positivo.
Impiegarono qualche ora per arrivare nel punto in cui Emily era caduta.
Trovarono l'albero giusto e lì iniziò la discesa: ovviamente non potevano rotolare giù, così Rick legò la corda all'albero poi la fece calare giù per la discesa, poi ognuno, aggrappandosi alla corda con le mani, scendeva lentamente.
Non era particolarmente ripido e non fecero molta fatica a superare i pochi ostacoli che incontrarono.
Quando tutti furono arrivati alla fine si girarono verso la struttura.
Rick non poteva credere ai suoi occhi.
Era lì.
Immenso.
Sicuro.
Perfetto.
Glenn ruppe il silenzio generale disse << É più bello di quel che pensavo >>, Maggie aggiunse << Praticamente perfetto! >>, Daryl rispose << C'è parecchio lavoro da fare però...>>. Rick, riportando l'ordine disse << Spero abbiate dormito perché ci aspetta un bel lavoro...dobbiamo eliminare gli zombie dal giardino, controllare che le recinzioni non abbiano subito danni o siano danneggiate, bonificare completamente tutta la struttura interna e verificare che i due box non siano danneggiati o stiano per crollare...tutto chiaro? >>.
Tutti annuirono, poi Rick continuò << Allora, tutti si occuperanno della bonifica, tranne Maggie e Lori, che si occuperanno di sorvegliare le cose, trovare risorse e tenere d'occhio il piccolo terremoto...tutto chiaro? >> , << Si! >> risposero tutti all'unisono.
Appoggiarono gli zaini e imbracciarono le loro armi da battaglia.
Daryl impugnò la sua fidata balestra, una Horton Scout HD 125.
Rick impugnò la sua pistola, una Colt Python.
Emily impugnò il suo fidato arco, un Compuond PSE Dominator Max
Glenn impugnò il suo fidato fucile, un Mossberg 590.
Carl impugnò la pistola che gli diede suo padre, una Beretta 92FS.
Carol impugnò la sua fidata pistola, una Glock 17.
T
-Dog impugnò il suo fucile con mirino di precisione, una Ruger M77 Hawkeye.
Hershel impugnò il fucile, un Mossberg 500
Con le armi cariche e pronte corsero a liberare la loro prigione.
La loro nuova casa. 

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Capitolo 4
*** Un nuovo vicino ***


Il fuoco scoppiettava tranquillo nel buio della sera che era giunta sul penitenziario.
Una sera buia, senza neanche una stella nel cielo.
Rick e gli altri erano riusciti a uccidere tutti gli zombie che si trovavano nel giardino interno.
Non era stato un compito facile, prima avevano dovuto uccidere tutti gli zombie che circondavano il recinto più esterno; poi avevano girato intorno quattro volte per controllare che non ci fossero buchi o crolli di alcun genere; poi avevano scavato una buca per far passare Emily e Carol e aprirgli il cancello principale dall'interno; avevano chiuso di nuovo la buca e fatto entrare tutti dentro; poi avevano richiuso il cancello ed erano passati a ripulire il giardino.
Lì era stato il vero problema.
C'erano molti più zombie di quanto pensassero ed era stato particolarmente difficile ucciderli tutti, le munizioni erano sempre contante col contagocce e non potevano permettersi di sprecarle. Fortunatamente, grazie all'organizzazione di Rick erano riusciti a sterminarli tutti e a risparmiare qualche munizione. Poi sono stati in perlustrazione per ore, per assicurarsi che non ce ne fossero altri in giro e che la recinzione non avesse danni gravi.
La recinzione era praticamente intatta e sembrava molto resistente.
L'ultima azione della giornata era stata quella di controllare che l'ultima recinzione non fosse danneggiata e che gli zombie non potessero passare. Quell' ultimo recinto pullulava di zombie affamati.
Rick e gli atri però erano davvero esausti, troppo stanchi per affrontare una simile mandria affamata. E, cosa principale, non potevano rischiare che, mentre combattevano facesse buio.
Combattere contro gli zombie al buio voleva dire firmare la propria condanna a morte.
Così erano rimasti in giardino per quella notte, all'alba del giorno dopo avrebbero iniziato l'attacco finale. Per liberare definitivamente il penitenziario.
Erano tutti sfiniti.
Sdraiati per terra.
Carl, Glenn e T-Dog stavano già russando e Maggie stava accarezzando dolcemente la testa di Glenn; Carol e Hershel erano mezzi svegli; Daryl e Rick faticavano a tenere gli occhi aperti ed Emily era sdraiata a terra, tenuta sveglia da Christian che voleva giocare.
Rick si girò verso Lori, seduta accanto a lui, e lei gli disse << Sei davvero in gamba Rick...avete fatto un grande lavoro oggi>> , << Si...lo so...domani mattina dobbiamo finire i lavoro >> poi si girò verso Emily e disse << Daryl dovresti salvare Emily...Christian la sta uccidendo >> disse con trattenendo una risata.
Daryl e Lori si girarono verso Emily.
Videro che Christian la stava scuotendo dicendo << Mamma! Non dormire...io voglio giocare! >> diceva sbattendo i piedi per terra. Daryl aggiunse << Ci penso io! >>, si alzò in piedi e andò verso Emily e Christian, prese in braccio Emily e disse a Christian << Ehi Christian facciamo un gioco! >> , << Si gioco! >> disse eccitatissimo il piccolo. Daryl, col sorriso stampato in volto, continuò << Allora..io porto la mamma a dormire tranquilla e vieni anche tu...poi io e te, nella tenda, acchiappiamo gli insetti >> , << Si! Insetti! >> e corse verso la tenda.
Daryl si girò verso Rick e Lori e disse << A domani ragazzi...non fate tardi! >>. Rick e Lori ricambiarono con un sorriso e un saluto con la mano.
Daryl camminava verso la tenda, cullando Emily tra le braccia. Era stata una giornata molto faticosa e naturalmente doveva riposare.
Era davvero splendida mentre dormiva, tranquilla e serena come se galleggiasse su una nuvola.
Arrivati nella tenda la sdraiò delicatamente sul sacco a pelo, le mise una coperta e le diede un bacio sulla fronte.
Christian si era messo accanto alla mamma, sotto la coperta e, prima che Daryl potesse dire qualcosa si era addormentato anche lui.
Daryl li guardò sorridendo.
Erano la sua più grande gioia. Il suo orgoglio e la sua forza. Aveva giurato a se stesso che avrebbe sempre dato tutto per loro. Li avrebbe protetti ogni istante della sua vita e non li avrebbe mai lasciati. Per niente e nessuno al mondo. Da quando aveva incontrato Emily la sua vita era cambiata per sempre. La sua vita era diventata più luminosa, più positiva...aveva cambiato tutto ed era diventata tutto per lui. La amava come non aveva mai amato nessuno prima d'ora.
Si sdraiò accanto a Christian, si mise sotto la coperta anche lui, gli diede un bacio sulla testa e disse sottovoce << Buonanotte spaccaculi, buonanotte piccola >> e, non appena chiuse gli occhi, si addormentò profondamente.
I primi tiepidi raggi del sole illuminarono il viso di Emily.
E lei, anche se controvoglia, aprì gli occhi.
La tenda era parzialmente illuminata e si era tinta di un bellissimo azzurro. Si mise sdraiata a pancia in su e fissava il soffitto della tenda. Probabilmente era l'ultima mattina che Emily si risvegliava lì e voleva godersi tutto.
Il colore della tenda illuminata dalle prime luce dell'alba, il contatto del sacco a pelo con la terra umida e fredda, i loro oggetti messi in piccoli angoli per occupare il meno spazio possibile e loro che dovevano dormire rannicchiati per il poco spazio a disposizione. Dormire in tenda aveva parecchi lati negativi, d'estate si moriva di caldo ed in inverno si gelava di freddo, non c'era molto spazio, se pioveva dovevano continuamente chiudere i piccoli buchetti e ci metteva giorni per asciugare completamente, se c'era vento forte dovevano tenerla su per assicurarsi che non si rompesse o non volasse via.
Ma, nonostante tutti i lati negativi, Emily amava quella tenda.
Era la stessa tenda dove aveva dormito la prima volta con Daryl, dove Daryl le aveva confessato di amarla, dove si erano baciati per la prima volta e dove Christian aveva dormito fino ad allora. Quella tenda era carica di meravigliosi ricordi che Emily non avrebbe mai e poi mai potuto dimenticare.
Si girò verso i belli addormentati e gli vennero le lacrime agli occhi.
Daryl dormiva sereno abbracciato a Christian, che dormiva beato.
Daryl era stato il suo miracolo. Le aveva donato una nuova ragione per vivere, per sorridere e per andare avanti nella vita. Lo amava come non aveva mai amato nessuno al mondo e non lo avrebbe mai lasciato.
Christian era il frutto che quell'amore aveva portato, un bambino eccezionale. Sveglio. Intelligente. Combina guai. Vivace. Curioso. Sorridente. Era il figlio che Emily aveva sempre desiderato, gli avrebbe dato tutto quello di cui aveva bisogno, tutto l'amore che riusciva a dare e tutto il sostegno di cui avesse bisogno nella vita.
Le scese una lacrima sulla guancia.
Era così felice di quella vita e non l'avrebbe scambiata con niente al mondo.
<< Tutto bene piccola? >>.
Emily alzò lo sguardo e vide Daryl che la fissava con uno sguardo sognante, le accarezzò la faccia asciugando quella lacrima solitaria che le rigava il viso. Emily lo guardò sorridendo e gli rispose << Si tranquillo amore...è che sono immensamente felice di avervi nella mia vita >>, << Anche io piccola >> e la baciò.
Un bacio di quelli che non ti dimentichi.
Un bacio carico di amore, di sentimento, di complicità e di passione. Un bacio che ti dice tutto e niente. Un bacio come quelli che può darti solo una persona che ti ama veramente. Un bacio vero e sentito. Quel bacio che ti immagini nelle favole più belle.
Il bacio del vero amore.
Quello per Emily era il bacio del suo vero amore. Del suo Daryl.
Poi si staccarono.
I loro occhi si fissavano con una tale intensità che sembravano comunicare senza parole.
Christian interruppe il magico momento di complicità dicendo con il sorriso stampato in faccia << Buongionno mamma! Buongionno papà! >>, << Buongiorno pulcino! >> disse Emily accarezzandogli il pancino, << Buongiorno terremoto! >> aggiunse Daryl scompigliandogli i capelli.
Poi si alzarono ed uscirono dalla tenda.
Rick era sveglio e parlava con Hershel. Daryl ed Emily, che teneva in braccio il piccolo si unirono a loro.
<< Buongiorno Rick! >> iniziò Emily con un sorriso.
Uno di quei sorrisi che solo lei sapeva fare. Con quei sorrisi metteva tutti di buon umore e sapeva farti passare ogni cosa triste.
Rick rispose << Buongiorno Emily! Buongiorno Daryl e...buongiorno a te evaso! >> aggiunse scompigliando i capelli a Christian che rispose con una risata. << Come fai a sorridere alle cinque del mattino Emily? >> disse Hershel mezzo assonnato, << Visto cosa abbiamo fatto stanotte ci credo che sorride...>> disse Daryl facendo l'occhiolino. Emily arrossì come un pomodoro e diede uno schiaffo sulla testa a Daryl urlando << Pervertito! >> e si misero a ridere.
Dopo che tutti furono svegli, Rick pianificò la giornata << Allora..Hershel mi ha detto che Maggie non sta molto bene, quindi lui starà qui con lei...Lori non può gestire tutto da sola...quindi T-Dog oggi starai al campo...gli altri con me per completare la bonifica... >> il discorso sembrava chiuso, ma poi Rick, indicando il bosco, continuò << Ieri Hershel mi ha detto una cosa...e ci ho pensato tutta la notte...non sappiamo effettivamente cosa ci sia o non ci sia nei dintorni...potrebbero esserci accampamenti nemici o città dove rifornirci...quindi ho deciso che Emily oggi andrà in perlustrazione nei dintorni >> , << Va bene Rick >> disse Emily.
Le dispiaceva non aiutare, ma sapeva che potevano cavarsela benissimo da soli.
Daryl le andò vicino, la abbracciò e disse << Attenzione piccola...fischia e verrò da te >>.
Emily portava ancora il fischietto che Daryl le aveva regalato quel giorno alla collina. Non lo aveva mai tolto. Le dava sicurezza.
Emily lo baciò e rispose << Tranquillo saprò cavarmela...fai attenzione >>.
Daryl le rispose con un sorriso e partì con il gruppo.
Emily stava preparando lo zaino quando Christian si mise accanto a lei dicendo << Voglio andare con mamma! >>, Emily lo prese in braccio e gli disse << Va bene...ma devi fare il bravo e fare tutto quello che dice mamma >> ,<< Si! Mamma! >> disse con un sorriso.
Emily si voltò verso Lori, che stava mettendo i vestiti in un cesto e urlò << Lori! Porto Christian con me...torniamo prima del tramonto! >> , << Ok..fai attenzione! >> disse Lori prima di dedicarsi a tutte le cose che aveva programmato, Emily si girò verso il bosco e partì.
Uscirono dalla recinzione e si diressero nel bosco, avevano camminato molto.
Il paesaggio era sempre lo stesso. Alberi spogli e secchi. Foglie cadute.
Il silenzio glaciale era coperto dalle domande di Christian.
Domandava sempre tante cose su tutto ciò che vedeva. Ad Emily piaceva tanto rispondere alle domande del figlio, ci teneva ad aumentare la sua curiosità.
Improvvisamente le loro chiacchiere furono interrotte da alcuni rumori.
Emily sentì alcune voci umane urlare cose incomprensibili, il rombo di un motore e infine un rumore stridulo, come una vecchia porta di ferro arrugginita che si apre lentamente.
Il frastuono durato pochi istanti proveniva da Est.
Emily doveva assolutamente indagare sull'origine dei misteriosi rumori. Era il suo compito.
Guardò Christian e disse seria << Christian adesso devi fare assolutamente silenzio finché non te lo dico io ok? >>.
Christian annuì con la testa, capendo che la mamma non stava scherzando.
Emily iniziò a correre veloce verso l'origine del rumore. Doveva capire cosa fosse. Doveva capire se quelle voci erano voci amiche o nemiche.
Se il segno di altri sopravvissuti era una cosa buona o meno.
Se erano o potevano consentire una minaccia per il suo gruppo.
La sua corsa sfrenata terminò quando arrivò davanti ad un enorme cancello arrugginito. Si guardò intorno e si riparò immediatamente dietro un auto abbandonata lì vicino. Guardò l'enorme cancello e vide delle guardie in cima che stavano perlustrando l'area.
Poi alzò lo sguardo e notò una enorme scritta in bianco.
<< Woodbury? >>

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Capitolo 5
*** Woodbury ***


<< Woodbury? Che diavolo è Woodbury? >> si chiese Emily con un briciolo di voce, timorosa di essere sentita.
Era sempre accovacciata, nascosta dietro una macchina a pochi metri dall'enorme cancello. Quel veicolo era diventato il suo scudo e l'unica cosa che gli impediva di essere vista, ma allo stesso tempo gli dava l'opportunità di studiare e analizzare quella “novità”.
Tutto grazie a quell'automobile coperta ormai da anni e anni di sporco, foglie secche e ruggine, ma tutto sommato, era davvero stupenda.
Una Cadillac Eldorado bianco perla.
O almeno così sembrava da quelle rare zone pulite e senza ruggine, che la ricopriva interamente. Nei giorni migliori doveva proprio essere una bellissima macchina. Magari era appartenuta a qualche famiglia benestante che la usava di Domenica per far invidia ai vicini. O, semplicemente, per pavoneggiarsi nei piccoli paesini, dove era raro vedere auto così belle e costose.
Emily, osservandola più attentamente, notò una leggera scritta in rilievo appena sotto lo specchietto.
Una scritta sotto tutto quello sporco.
Incuriosita, si mise a togliere un po di sporco. Quando fu pulita riuscì a leggere quella scritta misteriosa.
For you that you were my frist love, my life and my soul. For you that you'll be forever my little Angel ”.
Il primo pensiero che attraversò la mente di Emily fu a chi fosse dedicata quella scritta così dolce. Un padre per su figlia? Una figlia per suo padre? Una mamma per suo figlio? Un figlio a sua madre? Emily, ovviamente non poteva saperlo, e non lo avrebbe saputo mai. Ma le piaceva immaginare a chi, l'autore, avesse dedicato quella frase così semplice, ma al tempo stesso così dolce e premurosa. Era destinata sicuramente ad una persona importante, dolce e che forse lo aveva lasciato troppo presto.
Il rumore di uno sparo risuonò nell'aria e riportò l'attenzione di Emily al cancello principale.
Avevano ucciso uno zombie che si stava avvicinando al cancello. Non li avevano avvistati fortunatamente.
Emily osservò quel cancello attentamente.
Era davvero grande.
Di color rosso arrugginito. In cima c'erano due uomini, che si aggiravano armati e che sembrava avessero il compito di tenere a bada gli zombie o gli intrusi.
Emily era sempre in allerta. Accovacciata dietro alla macchina e tenendo stretta a se il piccolo. Come qualsiasi mamma farebbe. Rimaneva completamente immobile, fissando il cancello, cercando di non fare alcun rumore.
Christian era ancora in braccio alla mamma. Nonostante fosse un po spaventato e gli venivano le lacrime agli occhi, rimaneva in silenzio ed immobile come Emily. Forse aveva capito la gravità della situazione. Forse stava solo emulando la mamma credendo che fosse il comportamento migliore.
Emily, intanto, non perdeva di vista nemmeno un istante quel cancello e le guardie che lo sorvegliavano. Attenendo pazientemente il momento giusto per andarsene indisturbata.
Non poteva permettere che la vedessero.
Avrebbero potuto spararle e ferire Christian.
O l'avrebbero seguita fino alla prigione, rivelando la loro posizione e mettendo il gruppo in serio pericolo.
Tutta la loro fatica sarebbe stata completamente inutile e, cosa più importante, non sapeva se questi erano pacifici o meno. Ma una cosa era certa: doveva andarsene prima del buio.
Doveva trovare il modo di distrarli.
Si guardò intorno ma non vide niente che poteva aiutarla. Un sasso. Un ramo. Uno zombie. << Quando servono quei cosi non ci sono mai...maledizione che facciamo adesso? Serve una distrazione subito o davvero si mette male...>> disse Emily immersa nei suoi pensieri.
Poi guardò Christian per vedere come stava.
Il suo cuore perse un battito.
Christian aveva gli occhi lucidi e le pupille dilatate. Era spaventato a morte ed era sull'orlo di scoppiare a piangere. Ad Emily gli si strinse il cuore, non voleva che il suo piccolo si sentisse così spaventato.
Così lo abbracciò forte e gli sussurrò << Ascoltami bene pulcino...so che hai tanta paura...credimi anche la mamma ne ha....ma devi essere forte e coraggioso adesso capito?..non devi avere paura...non lascerò mai e poi mai che ti succeda nulla di brutto...sei il mio più grande tesoro...sei il mio dolce bambino e non permetterò a niente e nessuno di farti del male in qualsiasi modo...te lo giuro sulla mia vita Christian >> concluse Emily con le lacrime agli occhi e con un sorriso.
Uno di quei sorrisi rassicuranti che erano capaci di farti sentire al sicuro e protetto in qualsiasi momento. Il sorriso così sincero e buono che solo Emily sapeva fare.
Christian ascoltava rapito quelle parole, erano le parole di cui aveva bisogno.
Le sorrise anche lui e il suo viso si rilassò visibilmente. Era sollevato dalle parole rassicuranti della mamma. Sapeva che non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di fargli del male.
Poi Christian le mise una mano sulla guancia e le sussurrò piano << Grazie mamma...ti voglio bene >> , << Anche io ti voglio bene piccolo >> rispose Emily fiera del suo coraggioso eroe. Si asciugò le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi e disse con tono sicuro << Adesso ti porto via di qui pulcino mio >>.
<< Alzati lentamente e niente movimenti bruschi >>.
Quella voce sconosciuta risuonò dietro le spalle di Emily.
Una voce fredda e risoluta.
Per un istante ad Emily si gelò il sangue.
Chi era?
Come li aveva visti?
Cosa voleva da loro?
Emily era paralizzata. Spaventata e senza rinforzi. Sapeva che doveva alzarsi, oppure le avrebbe sparato.
Così prese fiato e si alzò lentamente in piedi.
Tenendo Christian stretta a se.
Era in piedi.
Le guardie le puntavano con i fucili.
Lei teneva lo sguardo fisso su Christian, cercava di rassicurarlo.
<< Girati lentamente verso di me >>.
Emily, anche se tremendamente seccata, obbedì senza fiatare. Era perfettamente consapevole che non aveva altre alternative. Si girò lentamente e davanti a lei comparve un uomo.
Alto e robusto.
Portava un impermeabile nero, una camicia blu piena di buchi, jeans scuri e scarponi neri usurati e sporchi. Le puntava una pistola al volto. Una Magnum se non vedeva male.
Ma quello che colpì di più l'attenzione di Emily furono i suoi occhi.
Occhi gelidi.
Vuoti.
Senza vita.
Quest'uomo aveva di sicuro un passato oscuro e terribile, e il risentimento, la rabbia e la vendetta lo stavano logorando lentamente ogni istante della sua vita.
L'uomo la fissò attentamente e le chiese << Che cosa ci fate qui? >>. Sempre quel tono freddo e forte. Emily fece un respiro profondo, chiuse gli occhi per prendere coraggio.
Stette così qualche istante.
Poi riaprì gli occhi. Uno sguardo forte, sicuro e determinato. Doveva proteggere Christian e lo avrebbe fatto a qualsiasi costo.
<< Ero in perlustrazione in questa zona...o sentito dei rumori e sono venuta a verificare che non fossero zombie..mi sono nascosta per evitare di essere scambiata per un intruso o altro...volevo andarmene pacificamente senza far del male a nessuno >> disse tutto d'un fiato.Con un tono calmo e tranquillo.
<< Stai dicendo la verità...si sente e si vede...>> disse l'uomo abbassando la pistola.
Poi il misterioso uomo posò lo sguardo su Christian.
Emily lo strinse a se ancora più forte.
Poi anche lei guardò il suo piccolo.
Christian stava fissando quell'uomo negli occhi. Ma il suo sguardo non era come tutte le altre volte, guardava quell'uomo con uno sguardo incuriosito e timoroso. Christian era un bambino molto socievole e adorava conoscere persone nuove. Ma stavolta c'era qualcosa di diverso in lui.
Christian non si fidava di quell'uomo e questo non era un buon segno.
L'uomo, si avvicinò verso Christian e continuò << Ehi piccoletto! Come ti..>> non fece in tempo a finire la frase che Emily tirò fuori il coltello e lo puntò verso di lui.
Lo sguardo di Emily era infuocato e protettivo, come quello di una leonessa che protegge il suo cucciolo. E aggiunse << Fai anche solo un altro passo verso mio figlio e diventi cibo per zombie >> disse con tono fermo e deciso.
L'uomo alzò le mani, in segno di amicizia, e aggiunse << Ok tranquilla...non mi avvicinerò...voglio solo parlare...hai un gruppo o sei sola? >>, << Ho un gruppo...ma non ti dirò dove siamo >> , << Lo capisco...la leonessa deve proteggere il branco >> s'interruppe guardando il cancello e facendo segno ai suoi alleati di abbassare le armi, poi continuò << Non voglio farti alcun male...senti, è raro vedere persone vive e voglio solo trovare nuovi alleati...insieme si è più forti che da soli, soprattutto adesso...parla col tuo gruppo >> , << Dammi un motivo per fidarmi di te >> rispose secca Emily.
Non si fidava neanche lontanamente di lui.
L'uomo, si mise una mano tra i capelli, evidente gesto di disperazione. Po la guardò negli occhi e disse << Io mi chiamo Philip, ma tutti qui mi conoscono come il Governatore...ho creato questa comunità per proteggere coloro che non sanno difendersi da soli...e farò di tutto per proteggerla...non mi aspetto che vi uniate a noi se state bene da soli...voglio solo capire se siete una minaccia o meno...potete venire qui e parlare con me..voglio solo fare due chiacchiere e verificare che non siate un pericolo...arrivate al cancello e dite che vi manda Philip, vi faranno entrare senza torcervi un capello...>>, poi andò diretto al cancello senza più dire una parola.
Emily era confusa.
Il cuore scoppiava nel petto sia per lo spavento che per l'adrenalina che era ancora in circolo.
Voleva solo parlare con loro. Capire se fossero una minaccia.
Si voltò verso Philip.
Era sparito dentro quell'immenso cancello arrugginito.
Non riusciva a credere che voleva solo capire se fossero una minaccia o meno. Se avesse voluto solo eliminarli le avrebbe sparato subito, quindi qualcosa di vero doveva esserci.
La sua attenzione andò a Christian e gli chiese spaventata << Stai bene?! >> , << Si mamma...voglio papà! >>.
Emily realizzò che aveva ragione.
Era la loro occasione.
Si girò, prese lo zaino e iniziò a correre verso la prigione.
Teneva sempre Christian in braccio e correva più velocemente che poteva.
Corse per diversi chilometri, sempre più veloce. Doveva dire subito agli altri cosa era successo.
E doveva farlo subito.
Le gambe le facevano male, i piedi le sanguinavano. Ma non le importava, doveva arrivare alla prigione subito. 
Arrivò alla recinzione ansimante.
Sfinita.
Sudata.
Infreddolita.
Dolorante.
Spaventata.
Vide gli altri riuniti in giardino e urlò con tutta la voce che le rimaneva in corpo << Apritemi! Apritemi! Ho novità! >>
 

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Capitolo 6
*** Un invito insolito ***



<< Apritemi! >> urlava Emily dalla recinzione.
Forse era troppo lontana per farsi sentire. Ma non poteva continuare a urlare o avrebbe attirato gli zombie.
Carol, controllando la recinzione, vide una sagoma che stava scuotendo la rete, incuriosita disse al gruppo << Ragazzi c'è qualcuno al cancello! >>, immediatamente il gruppo si girò subito. << Emily! Christian! >> urlò Daryl che riconobbe subito la sua Emily, scattò subito e corse verso il cancello principale, seguito da Rick e Carl.
Emily, felice che si fossero accorti di lei, si diresse verso l'entrata principale barcollando. Le gambe, ormai, stavano iniziando a cedere per la fatica. I piedi doloranti non la reggevano più. Emily si era resa conto che correre senza alcun peso era un conto, ma correre con uno zaino pesante sulle spalle ed un bambino in braccio era tutta un'altra storia. Era molto più stancante di quel che pensasse, nonostante Christian non pesasse molto, e in più doveva fare molta più attenzione ai pericoli e a non cadere.
Appena arrivò davanti al cancello principale non riuscì più a stare in piedi e si sedette a terra ansimante e sfinita. Le gambe pulsavano dal dolore, era sfinita e non sarebbe riuscita a fare un altro passo.
Aveva corso per circa una decina di chilometri e le sue gambe si rifiutavano di fare anche solo un passo in più. Anche le sue braccia non reggevano più Christian, erano davvero troppo doloranti. Così fu costretta a mettere il suo bambino seduto per terra.
Christian si alzò in piedi e si mise accanto a Emily. Era visibilmente preoccupato per la saluta della mamma.
Emily ansimava forte. I polmoni le bruciavano e l'aria fredda era un piacevole sollievo.
Rick, Daryl e Carl arrivarono al cancello correndo come fulmini. Il cancello principale eraalimentato a corrente e, non avendo elettricità per farlo funzionare, avevano ideato un sistema di corde per aprirlo e chiuderlo velocemente, evitando così eventuali intrusioni di zombie. Ed erano riusciti anche a mantenere la sua originale struttura e resistenza.
Carl e Rick, tirando alcune corde, aprirono il cancello e Daryl uscì di scatto, e si mise subito in ginocchio accanto a Emily, la prese sotto il braccio e l'aiutò ad alzarsi in piedi e a camminare, poi prese Christian per mano e urlò << Christian corri subito dentro! >>. Christian obbedì e corse più velocemente che poté dentro al cancello.
Appena tutti e tre furono dentro, Rick e Carl richiusero immediatamente il cancello.
Emily era ancora sostenuta da Daryl. Non riusciva davvero a stare in piedi da sola. Guardò Daryl, immensamente grata e felice di vederlo, come sempre era uscito per salvarla. Come un vero eroe. In un gesto totalmente impulsivo abbracciò Daryl e disse ansimando << Daryl!..eff eff...come...eff eff...sono felice...eff eff...di...eff eff...vederti! >>, Daryl, abbracciandola a sua volta rispose << Tranquilla piccola adesso sei al sicuro...che è successo lì fuori?! Perché hai corso in quel modo?! >> con un tono evidentemente preoccupato. Emily stava per rispondere alle domande di Daryl quando Rick s'intromise nel loro discorso e disse << Meglio andare dagli altri, è rischioso rimanere qui...potremmo attirare degli zombie...ci racconterai tutto là >>.
Emily annuì con la testa, sapeva che Rick aveva ragione. Carl prese Christian in braccio e si diressero tutti verso il gruppo. Daryl doveva aiutare Emily a camminare. Le gambe non la reggevano, doveva aver corso davvero in modo disperato.
Appena furono con il resto del gruppo, Daryl la mise seduta.
Emily stava ancora ansimando per la lunga corsa. Carol le andò subito vicino e le disse << O mio Dio Emily! Stai bene!? >> , Emily annuì con la testa. Non aveva fiato per rispondere. Carol le prese il polso e cercò di sentire il battito cardiaco, poi si girò verso Rick e disse << Ha il battito molto accelerato...deve aver corso davvero tantissimo per non riuscire a reggersi in piedi >>. Rick, guardandosi intorno notò che mancavano Glenn, Hershel e Maggie, così guardò Carol e gli chiese << Dove sono Glenn, Hershel e Maggie? >> , << Maggie sta ancora male...sono lì per aiutarla >>.
Rick fu sollevato da quelle parole.
<< Mamma! Mamma! >> urlò Christian piangendo. Si dimenava quasi disperato tra le braccia di Carl. Era evidente che era molto preoccupato e voleva andare dalla sua mamma. Carl girò Christian verso di lui e gli disse << Christian la mamma sta riposando un po...a fatto una lunga corsa e adesso deve riposare...tra poco torni con lei...che ne dici se adesso tu ed io ce ne andiamo a giocare ? >> , << Si... >> disse Christian un po sollevato.
Carl si allontanò qualche metro con Christian. Sapeva che finché Christian era lì non avrebbero potuto parlare tranquillamente, e a lui non dispiaceva giocare un po con lui. Gli faceva dimenticare, anche se per poco, quell'immenso e fetido casino in cui erano capitati. Un vera merda. E Christian lo aiutava a evadere per un po, a farlo sentire come se niente fosse mai successo.
Daryl era seduto accanto a Emily e le teneva la mano, finalmente, poco alla volta, il respiro stava tornando regolare. Qualcosa aveva dovuto spaventarla davvero tanto per correre in quel modo. Daryl la abbracciava e le accarezzava la schiena, per aiutarla a respirare meglio. Emily alzò la testa ed iniziò << Scusate se vi ho spaventati...non volevo...ma ho corso più veloce che potevo per una decina di chilometri e non riesco nemmeno a reggermi sulle mie gambe...>> , Rick la interruppe dicendo << Non preoccuparti di questo Emily...sono felice che state bene...cosa ti ha fatto correre in quel modo? >>.
Emily guardò per un attimo dove stavano giocando Christian e Carl e per un istante il suo sguardo cambiò. Era preoccupata e spaventata. Non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi. Così freddi. Cupi. Senza un briciolo di vita o di voglia di vivere. Davvero raccapriccianti. Occhi che sembravano disposti a tutto per raggiungere i loro scopi.
Davvero a tutto.
Poi guardò Rick e continuò << Ho trovato una comunità...con sopravvissuti >>. << COSA?! >> fu la prima reazione di Daryl e Carol. Non potevano crederci. Rick sembrava sollevato, quasi felice dalla notizia, poi disse << Sai qualcos'altro? >> e si sedette accanto a Emily. Emily posò di nuovo lo sguardo su Christian e disse << Sì...la comunità si chiama Woodbury, sembra grande dall'esterno e, di sicuro sono ben armati... è comandata da un certo Philip, che si fa chiamare governatore >>. Daryl la guardò negli occhi e le chiese << Che cosa succede? Sei spaventata a morte...>>.
Gli altri si guardarono increduli. Daryl la conosceva davvero molto meglio di loro, era l'unico che riusciva davvero a capirla.
Emily lo guardò con le lacrime agli occhi e iniziò << Ero con Christian in perlustrazione nel bosco...stavamo camminando tranquilli, poi ho sentito un rumore sospetto e sono corsa a vedere cosa fosse...sono finita davanti ad un enorme cancello e mi sono nascosta dietro una macchina...stavo valutando la situazione e cercando di andarmene via senza essere vista, quando il governatore ci ha puntato un pistola alle spalle...>> , << Ha fatto del male a te o a Christian?! >> interruppe il racconto Daryl con gli occhi sbarrati. Il suo tono era spaventato e le guardava le braccia per vedere se ci fossero ferite o segni.
Emily gli prese il viso tra le mani, lo guardò negli occhi e gli disse << Non ci hanno né sparato né fatto del male amore..tranquillo >> con tono rassicurante e tranquillo.
Lo sguardo di Emily fece calmare Daryl. Era uno sguardo che trasmetteva calma e sicurezza. Quello sguardo diceva a Daryl che stava bene e non era successo niente a lei o Christian. E questo tranquillizzò molto Daryl, loro erano il suo più grande tesoro e non avrebbe mai permesso a nessuno di portarglieli via. Emily voleva solo farlo sentire al sicuro, e ci era riuscita.
Quando Daryl si fu tranquillizzato, Emily continuò << Ci ha solo chiesto se avevo un gruppo e cosa ci facevo lì...gli ho detto di si ma non dove eravamo, poi ci ha detto che vuole solo parlarci e vedere se siamo una minaccia...>> concluse Emily.
<< Una minaccia? >> si chiese Carol un po incredula. << Se quel bastardo vi sfiora di nuovo vedrà davvero una vera minaccia...>> disse Daryl con tono minaccioso. << La vera domanda è se loro sono la minaccia..>> aggiunse T-Dog. << Forse sono pacifici e vogliono solo avere la conferma che non siamo pericolosi >> disse Lori. Rick si alzò in piedi e, guardando Lori, disse con tono fermo e deciso << Ha puntato un arma carica contro un bambino...direi che la minaccia qui sono loro >>.
Poi Rick, guardando la recinzione fece un paio di passi. Non poteva sopportare il fatto che avesse puntato un arma contro un bambino così piccolo senza un minimo di ritegno.
Tutti restavano in silenzio, nessuno sapeva cosa dire o cosa fare. Potevano essere pericolosi, ma potevano anche essere solo spaventati e stavano cercando di difendersi.
Emily ruppe il silenzio, si voltò verso Rick e disse << Se vuole solo parlare dovremmo almeno tentare >>. Tutti si voltarono increduli verso di Emily, Carol urlò, con voce incredula << Parlargli?! Sei completamente impazzita Emily?! Ha puntato un'arma contro te e Christian, era pronto a spararti e tu vuoi pure parlargli?! >>, << Lo so benissimo Carol! E credimi non glie la farò passare liscia per questo! Ma prova a pensare a una cosa, forse voleva solo proteggere la casa sua, la sua famiglia! Cosa ne sapeva lui che non volevo fargli del male? Anche io avrei reagito così se qualcuno si fosse avvicinato alla prigione...potrebbe comunque dimostrarsi un alleato...o un terribile nemico...>> finì Emily, cercando di mantenere un tono calmo. Sapeva che poteva essere stato solo un gesto per difendersi, lo avrebbe fatto chiunque.
Daryl si alzò in piedi e disse << Concordo con Emily...potrebbe essere un occasione per avere nuovi alleati...ma questo non ci autorizza a stare meno attenti, anzi se veramente ci andremo a parlare, di certo non ci andremo disarmati >>, << Non ne sono ancora convinta del tutto...se fosse una trappola? Non sappiamo niente di loro...>> disse Carol molto dubbiosa. Si vedeva prorpio che Carol non aveva intenzione di fidarsi di quel Governatore. T-Dog rimase in silenzio, forse non sapeva semplicemente cosa dire, o forse aveva solo paura di esprimere il suo pensiero al resto del gruppo.
Rick, infine, disse << Ascoltate...sò che il rischio è alto e potrebbe essere pericoloso...molto pericoloso...ma se avesse avuto cattive intenzioni o se avesse voluto davvero farci del male lo avrebbe fatto a Emily...era disarmata e indifesa...avrebbe potuto sparagli tranquillamente ma non lo ha fatto...invece ha detto che vuole solo capire se siamo pericolosi...se vuole solo parlare lo accontenteremo...>> si fermò un attimo guardando Carl e Christian che giocavano sereni, poi continuò, con un tono forte deciso e con il fuoco negli occhi << Ma se vuole farci del male vedrà che cazzo di minaccia siamo! >>.
Tutti annuirono alle parole incoraggianti di Rick. Come sempre, sapeva cosa dire e cosa fare per tenere tutti al sicuro.
Il sole stava tramontando e la luce stava piano piano svanendo.
T-Dog stava cercando di accendere il fuoco. << A voi come è andata? >> chiese Emily incuriosita e desiderosa di cambiare argomento, Daryl la guardò e disse << Ci sono più zombie del previsto..ma domani mattina finiremo, così il pomeriggio potremo già trasferirci dentro >>. Erano un po delusi da non essere stati in grado di fare tutto in un giorno, ma erano anche fieri del fatto che erano riusciti a eliminare i tre quarti di zombie presenti nel perimetro.
Emily, notando che Daryl aveva l'aria parecchio delusa, lo abbracciò e gli disse con un sorriso << Ehi tigre..sei stato eccezionale! Sono fiera di te >>, a Daryl tornò immediatamente il sorriso.
Solo Emily sapeva farlo sorridere così.
Come un bambino a natale. Rick si mise accanto a Daryl e s'intromise nella conversazione << Non preoccuparti Emily...domani sera sarai in un bel letto caldo >>, << Alleluia! >> urlò Carol alzandosi e facendo un strano e ridicolo ballo intorno al fuoco. Tutti risero come matti per l'improvviso scatto di follia di Carol.
<< É da una vita che non dormo in un vero letto! >> urlò T-Dog accanto al fuoco caldo, che era riuscito miracolososamente ad accendere. << Mi manca un po...>> disse Lori stiracchiandosi. << Non vedo l'ora...odio quel cazzo di sacco a pelo! >> si lamentò Daryl, Emily si limitò a ridere e dire << Non è così male...tranne il fatto che è scomodo e non tiene caldo...>>.
Rick guardò il suo gruppo sorridendo e disse << Vi terrò al sicuro...ve lo giuro >>.
E tutti sorrisero. Da quando Rick era il loro leader si sentivano sempre al sicuro. Lo adoravano per questo.
<< Scusate, se vi disturbo...ma ho sentito un rumore al cancello principale...sono andato a controllare ed ho trovato questo foglio >>.
Carl interruppe la discussione del gruppo, teneva in braccio Christian e in mano un foglio bianco. Lo consegnò direttamente a Rick che lo aprì e lo lesse immediatamente. Dopo averlo letto si fermò un attimo.
I suoi occhi erano sbarrati. Il suo sguardo era stupito e confuso, forse più confuso.
Poi si girò lentamente verso il gruppo e lesse lentamente il biglietto anche a loro << Abitanti della prigione, per espressa volontà del nostro Governatore siete cordialmente invitati, domani mattina, a presentarvi al cancello principale della nostra comunità di Woodbury, per una visita di piacere e per una conversazione amichevole con il Governatore. Le indicazioni per trovare la comunità crediamo che le conosciate già. Speriamo in una vostra conferma. Cordiali saluti >>

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Capitolo 7
*** Woodbury ed il Governatore ***


Un invito.
Il Governatore gli aveva mandato un invito ufficiale, come quelli che si mandavano una volta per le grandi occasioni, come i balli di società o i matrimoni. Non c'erano più dubbi sulle intenzioni del Governatore.
Voleva semplicemente confrontarsi con loro. Ora era certo che quell'uomo voleva parlare, proprio come aveva detto ad Emily.
Nel gruppo aleggiava un silenzio glaciale dopo quelle parole.
Che voleva quell'uomo da loro?
Come faceva a sapere dove erano accampati?
<< Hai visto qualcosa? >> chiese Rick a Carl, interrompendo quel silenzio che soffocava tutti i presenti, Carl guardò Rick negli occhi e rispose << Non molto...ho solo visto una figura che correva abbastanza velocemente verso il bosco...credo fosse un uomo >>. Rick si passò la mano tra i capelli, evidentemente esasperato, e si mise a camminare nervosamente avanti ed indietro.
C'erano troppe domande che frullavano nella sua testa in quel momento, ed aveva bisogno di qualche minuto di concentrazione per cercare di chiarire la situazione.
Come li aveva trovati?
Potevano davvero fidarsi?
Voleva davvero solo parlare pacificamente?
<< Che cazzo significa quel biglietto?! Ci sta prendendo per il culo?! >> si alzò in piedi e urlò spazientita Carol. << Come fanno a sapere che siamo quì!? >> disse Lori evidentemente preoccupata. << Evidentemente hanno seguito Emily quando è scappata >> disse Rick sovrappensiero. Emily a quelle parole si sentì una vera e propria stupida.
Era elementare.
Logicamente, dopo averla lasciata andare, sapevano che sarebbe tornata dal gruppo e l'hanno seguita per scoprire dove fossero accampati. Lei avrebbe dovuto intuirlo e agire di conseguenza. Come aveva fatto a non pensarci? Come aveva potuto essere tanto irresponsabile?
Emily si mise a fissare il fuoco, immersa nei suoi pensieri. Aveva messo il suo gruppo, la sua famiglia in estremo pericolo. Non poteva sopportare l'idea che quell'uomo puntasse di nuovo una pistola contro il suo Christian o che facesse del male a Daryl. A Rick o a chiunque altro.
Una lacrima le scese dall'occhio.
Si sentiva una vera incosciente, aveva davvero creato un casino.
Daryl si girò verso Emily, intuendo che quel silenzio, che l'avvolgeva con un lenzuolo, nascondesse qualcosa. Appena la guardò, notò subito quella lacrima che le rigava il viso, sapeva perfettamente il motivo di quella lacrima. Si sentiva in colpa e credeva di aver messo tutti in pericolo. Daryl con la mano la asciugò, poi si mise davanti alla sua Emily e le disse con tono dolce e rassicurante << Emily non è colpa tua se sanno dove siamo...dovevi proteggere Christian e non hai pensato a nient'altro che a lui...hai fatto la cosa più giusta...hai protetto il tuo cucciolo e cercavi di proteggere noi...sei stata molto coraggiosa piccola e non devi sentirti in colpa per questo >> e le diede un tenero e rapido bacio sulle labbra.
Un bacio dolce quanto lo zucchero.
Un bacio per tranquillizzarla e dimostrarle che l'amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Emily lo guardò e gli disse con un sorriso << Grazie Daryl...sai sempre cosa dire per consolarmi >>.
Carol, ascoltando casualmente la conversazione tra Emily e Daryl, disse a Emily << Tranquilla piccola...hai fatto la cosa giusta a mettere al sicuro Christian >> e concluse facendogli l'occhiolino e un sorriso dolce e sincero. Proprio come ci si aspetta da Carol. Sempre pronta a rassicurare tutti.
Rick smise di camminare, si voltò verso il gruppo. Dai suoi occhi s'intuiva che aveva un'idea.
Un'illuminazione quasi.
Si mise al centro del gruppo e iniziò << Ascoltatemi tutti...capisco che la situazione può sembrare tragica, ma non lo è...sanno dove siamo, è vero...ma non hanno la minima idea di con chi hanno a che fare...abbiamo persone qui che gli farebbero il culo in qualsiasi momento... >> disse indicando con la mano Daryl, Carol, Glenn nella tenda, ed Emily. Poi continuò << Siamo più pericolosi di quel che possono immaginare...tuttavia se avrebbe voluto farci del male ci avrebbe attaccati stasera, ma non l' ha fatto, perciò voglio dare una possibilità a questa cosa...quindi accetteremo l'invito del Governatore...se c'è una possibile soluzione pacifica non voglio buttarla nel cesso...domani mattina Emily ci porterà a Woodbury...>>.
A quelle parole tutti fecero un sorriso sincero. Rick era un grande leader e, ancora una volta, aveva scelto la soluzione migliore per i gruppo.
Poi continuò << Ma non voglio comunque lasciare la prigione incustodita, perciò Maggie, Lori e Glenn resteranno qui a sorvegliare con la radio e ci avviseranno di qualsiasi movimento sospetto...partiremo all'alba e torneremo al tramonto >> e concluse la frase con gli occhi che brillavano per la luce del fuoco.
I suoi occhi marroni come la terra trasmettevano determinazione e coraggio, proprio come ci si aspetta da un leader come Rick.
Tutti annuirono alle parole incoraggianti di Rick, sapeva sempre come motivare il gruppo. << Questa è la soluzione migliore >> disse Carol alzandosi in piedi, e continuò << Io vado ad avvisare Glenn, Maggie ed Hershel della novità >>, Rick la raggiunse e disse << Vengo con te...devo parlare con Hershel...ragazzi andate a dormire, domani sarà una grande giornata e vi voglio carichi >> e si allontanò con Carol.
Carl, anche se un po controvoglia, riconsegnò Christian ad Emily, che gli disse << Grazie mille Carl sei stato molto gentile >>, lui le sorrise e rispose << Non preoccuparti...mi piace giocare con lui, buonanotte Christian >> e se ne andò nella tenda a riposare con Lori. T-Dog stava ancora fissando il fuoco, immerso nei suoi pensieri.
Daryl prese in braccio Emily e le disse << Ti porto a letto piccola...seguimi terremoto>> e si diresse verso la loro piccola tenda, seguito a ruota da Christian.
Appena entrati nella tenda, Daryl appoggiò Emily sul sacco a pelo e si sdraiò subito accanto a lei. Christian si mise subito in mezzo ai genitori e disse << Mamma! >> , << Ciao pulcino...hai fatto il bravo con Carl? >> chiese accarezzandogli il pancino. << Ti...tono tanco! >> disse sbadigliando, << Ma che sbadiglione! Devi essere prorpio stanchissimo...adesso spaccaculi dorme...>> disse Daryl con un sorriso e mettendogli la sua coperta. Non fece in tempo a metterla che Christian si era già addormentato profondamente.
Emily sorrise e disse sottovoce << Siamo stati proprio bravi...>> , << Vero...>> disse Daryl accarezzando la testa al piccolo. Quel piccolo miracolo gli stava dando così tanto.
Poi Daryl guardò Emily, e vide qualcosa che non gli piaceva.
Gli occhi di Emily erano colpi di preoccupazione. Stava pensando sicuramente al Governatore e a quello che aveva fatto a lei e Christian, era evidente.
Daryl la guardò e le disse << Stai bene piccola? >> , << Si amore...stavo solo ripensando ad oggi...mi sono spaventata quando ha puntato quella pistola contro Christian...ti giuro che gliela farò pagare molto cara per questo >> disse Emily in tono acido. Daryl le accarezzò il viso e le disse in tono rassicurante << Ritrai gli artigli piccola...non gli permetterò di torcervi un solo capello...non lo permetterò mai...ti amo Emily >>, Emily gli sorrise.
Era così sollevata di sapere che Daryl era lì con loro, era lì per loro e non se ne sarebbe mai andato.
<< Ti amo anche io Daryl >> e appoggiò la testa sul cuscino, poi Daryl fece lo stesso e, per un po si fissarono negli occhi, facendosi le smorfie.
Emily cercava di trattenersi dal ridere, non poteva rischiare di svegliare Christian o non si sarebbe più addormentato.
Continuarono a stuzzicarsi senza parlare per un po. Erano belli quei momenti tra loro. Momenti di assoluta complicità e sintonia. Momenti felici e spenseriati, dove esistevano solo loro. E, prima che se ne accorgessero, si addormentarono profondamente, tendendosi per mano, come se nemmeno nel sogno volessero lasciarsi andare.
Quell'alba arrivò particolarmente presto.
Il sole illuminò la tenda di Daryl e Emily con una luce fievole, come se anche il sole avesse timore di svegliarli. Il primo ad aprire gli occhi, stranamente, fu Christian.
Si mise seduto, si strofinò gli occhi e si guardò intorno. Tutto era parzialmente illuminato, riconosceva tutti gli oggetti, anche se tanto non sapeva a cosa servissero.
Poi si voltò a destra e a sinistra e notò che i suoi genitori erano ancora addormentati profondamente. Sorrise quasi d'istinto, poi sentì un brontolio provenitre dal suo stomaco, doveva fare colazione.
Così si mise in piedi e, un po barcollante, urlò a pieni polmoni<< Buongionno! >>.
Emily e Daryl si svegliarono di soprassalto << Che succede?! >> urlò Daryl spaventato e vide Christian che era scoppiato a ridere. Emily tirò un sospiero di sollievo nel vedere che era stato solo Christian che gli aveva fatto uno scherzo. << Questa me la paghi! Adesso ti prendo...>> e Daryl prese Christian e si mise a fargli il solletico. Christian si mise a ridere e ad agitarsi.
Emily sorride nel vedere quella scena. Daryl era davvero un padre dolce e comprensivo, giocava con Christian appena possibile. Era così felice di quella famiglia che erano riusciti a costruire insieme, giorno dopo giorno, e non avrebbe mai permesso a nessuno di portargliela via. Poi si stiracchiò e disse << Bambini su...dobbiamo andare >>, Daryl smise di fargli il sollettico, diede un bacio a Emily e disse << Guastafeste >> e le fece la linguaccia. Emily la ricambiò e, tutti insieme, iniziarono a cambiarsi.
Appena furono pronti, radunarono le loro cose e uscironodalla tenda, si diressero al cancello principale, dove si erano già radunati tutti gli altri. Tutti pronti per partire.
Appena arrivarono Daryl, Emily e Chirstian, Rikc disse << Buongiorno Daryl, Emily e...>> poi accarezzando la testa a Christian finì << Ciao terremoto >>. Poi si rivolse a Emily, con un tono più serio, dicendo << Facci strada Emily >>, Emily fece cenno di si con la testa e partirono.
Camminarono abbastanza velocemente, non volevano stare troppo tempo fuori e con munizioni limitate. Attraversarono il bosco spoglio, che dava al paesaggio un'immagine spettrale, percorsero una decina di chilometri, sempre in formazione e con le armi carice e pronte a far fuoco. Stavano sempre molto attenti a qualsiasi movimento sospetto. Il viaggio non fu particolarmente pericoloso o lungo, dopo circa tre ore arrivarono davanti ad un enorme cancello rosso ruggine.
Rick guardò Emily e chiese << É questo? >>, bastò guardarla per capire che era proprio quello il posto giusto. Emily stringeva Christian tra le braccia e, dai suoi occhi, trasparivano preoccupazione e rabbia.
Daryl urlò << Siamo qui! Aprite Teste di cazzo! >>, T-Dog lo guardò stupefatto e disse << Ma sei pazzo?! Potrebbero spararci! >>, Rick aggiunse << No...lo avrebbero fatto...>> forse sovrappensiero. Carol guardò il cancello e disse << Forse non si aspettavano che accettassimo...>>, << No...non ci sono i soldati sul cancello..sa che siamo qui >> disse Emily, con lo sguardo fisso sul cancello, attenta anche al più piccolo movimento. Daryl aggiunse << Io dico di buttarlo giù..>> , << Scusa se te lo dico Daryl ma non mi sembra una mossa molto intelligente...potrebbero spararci a vista >> disse Hershel, << Calmatevi tutti...dobbiamo solo aspettare un po...>> cercò di dire Rick, ma la discussione fu interrotta dal rumore metallico del cancello che si aprì.
Si misero immeidatamente sull'attenti, pronti a contrastare un eventuale attacco e videro uscire dal cancello un uomo.
Era un uomo alto, robusto e molto sicuro di se, a giudicare dalla camminata spavalda. Era vestito con un impermeabile nero, jeans scuri e sudici e una camicia nera piena di buchi rattoppati male.
Arrivò davanti a loro e disse << Benvenuti abitanti della prigione, spero abbate fatto un buon viaggio...vi do il benvenuto a Woodbury, la mia comunità, spero vivamente che...>>, ma fu interrotto da Rick che disse << Non ci interessano i convenevoli...Emily, è lui l'uomo che ti ha puntato contro la pistola? >> chiese Rick in direzione di Emily.
Emily non aveva dubbi.
Quegli occhi freddi. Cupi. Spenti e vuoti come un pozzo senza fondo.
Strinse Christian forte a se e disse << Si...è lui il Governatore...riconoscerei quei occhi tetri tra mille >>.
A quelle parole tutti si voltarono verso l'uomo, che sorridendo disse << Ebbene si..io mi chiamo Philip...ma per questa comunità io sono il Governatore >>

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Capitolo 8
*** Alleati o Nemici? ***


Tutti fissavano quell'uomo incuriositi, mantenendo comunque alta la guardia. Non potevano rischiare, poteva essere una trappola o una distrazione, non potevano permettersi di abbassare la guardia.
Il clima tra il Governatore e il gruppo era diventato teso come le corde di un violino e a tratti esplosivo quanto una bomba atomica. Bastava una scintilla per far esplodere una battaglia sanguinaria.
Da quando il Governatore si era presentato regnava un silenzio carico di tensione.
<< Quindi tu saresti il Governatore...É una presa per il culo? >> ci pensò Carol a rompere il silenzio. Pronunciò quelle parole con un tono a metà tra lo stupito ed il sarcastico. Come poteva un uomo così trascurato ed apparentemente superficiale essere un capo, o meglio un leader per un'intera comunità?
<< Si signora...vi ho delusa? >> rispose il Governatore, in tono quasi giocoso, facendo un inchino esagerato. << Sembri più un pagliaccio strafatto ed ubriaco con la testa nel cesso che un capo >> aggiunse secco Daryl, guardandolo con aria schifata. La sua schiettezza ed onestà prevalevano sempre su qualsiasi cosa.
Il Governatore, dopo aver osservato attentamente ogni membro del gruppo focalizzò la sua attenzione su Emily, e sul bambino che stringeva tra le braccia.
Proprio come il giorno prima. Anche se nel suo sguardo non prevaleva più la paura, ma determinazione.
Poi, guardandola, le fece un grande sorriso, mostrando i suoi denti un po ingialliti ma perfettamente dritti, e disse << Mi ricordo di te, sei la ragazza di ieri, difficile scordarsi di un viso così' carino e di un corpo così ben fatto...>> s'interruppe facendole l'occhiolino. Emily rispose alla sua lusinga con uno sguardo più arrabbiato di una tigre e più ardente del fuoco. Poi Philip continuò <<...e sono davvero felice di rivedere sia te e quel adorabile cucciolo che tieni in braccio...>> disse indicando con la mano Christian, Emily istintivamente strinse ancora di più Christian a se, persino il bambino si ricordava, fin troppo bene, di quell'uomo ed era evidente che non voleva averci niente a che fare.
Mentre parlava, passo dopo passo, si avvicinava ad Emily, con passo sicuro e gesticolando molto con le mani, dopo una breve pausa continuò <<...se vuoi posso prendermi cura io del picc...>> si fermò quando Daryl, mettendosi davanti ad Emily per proteggerla, gli puntò la balestra dritto in mezzo agli occhi e disse << Prova ad avvicinarti di un altro passo o a puntare di nuovo una pistola contro mia moglie o mio figlio e ti giuro su quel cazzo che ti pare che ti lego al primo palo che trovo e ti prendo a calci finché non crepi come un verme >> disse con tono serio e minaccioso. Gli occhi bruciavano di rabbia come carboni ardenti.
Il Governatore, capendo che non era uno scherzo, fece un passo indietro e disse semplicemente << Ok amico...>> e lo fissò negli occhi. Anche Daryl notò gli occhi del Governatore. Cupi. Spenti.
Paragonabili a quelli degli zombie.
<< Va bene adesso calmiamoci tutti...io sono Rick Grimes, il leader di questo gruppo...perché ci hai voluti qui? >> chiese Rick, nel tentativo di riportare la calma e creare un clima meno teso. Philip, girandosi verso Rick, gli strinse la mano e rispose << Piacere Rick...voglio solo fare quattro chiacchiere con voi...sapete, non capita tutti i giorni di vedere altri sopravvissuti...posso mostrarvi la mia comunità se volete...non è sicuro rimare qui fuori non credi? >> concluse la frase.
Rick non sapeva cosa dire su due piedi, doveva consultarsi con gli altri e prendere una decisione. I suoi pensieri vennero interrotti dalle guardie che stavano chiamando insistentemente il Governatore, che si allontanò per vedere perché lo stessero chiamando con così tanta urgenza.
Il gruppo formò un cerchio ed iniziarono a discutere: << Sembra un vero idiota...poco serio, trascurato e con la faccia da scemo...possiamo fare a meno di gente così >> iniziò T-Dog con tono quasi disinteressato; << Non mi sembra stupido...ma non riesco ad inquadrarlo...è davvero strano >> commentò Carl guardando il Governatore al cancello discutere animatamente con altri uomini; << A me sembra pericoloso...cambia spesso umore e la sua psiche sembra altamente instabile...non credo sia un bene sfidarlo...non sappiamo come potrebbe reagire >> analizzò Carol, con tono fermo e neutrale; << Riflettiamo un momento...ha visto come siamo armati, ha il vantaggio di giocare in casa ed aveva la possibilità di spararci...ma non lo ha fatto...ed è sembrato cortese tutto sommato...potremmo provare >> s'intromise Hershel, sempre fiducioso di poter trovare del buono in ogni essere umano; << Se credete davvero che farò entrare Emily e Christian in quella merda di cui non conosciamo nulla con lo stesso uomo che le ha puntato un'arma contro vi sbagliate di grosso >> disse Daryl, con gli occhi infuocati ed un tono fermo e autorevole.
Emily era silenziosa.
Stava riflettendo sul da farsi, non si fidava di quell'uomo, ma avevano bisogno di risorse, ed avrebbe fatto comodo un alleato.
Così prese una decisione, si mise di fronte a Daryl e, con tono calmo gli disse << Daryl...so che sei arrabbiato con quell'uomo ma ti prego di ascoltarmi...capisco che non ti fidi di lui, e credimi nemmeno io mi fido di quell'uomo...e so anche che hai paura che accada qualcosa a me o a Christian...ma dichiarargli apertamente guerra non è una mossa molto furba...sà dove siamo e noi non abbiamo molte armi per contrastare un'eventuale intrusione...inoltre non sappiamo quanti uomini possiede e come sono addestrati, ne tanto meno quante armi ha a sua disposizione...so che hai paura e credimi ho paura anche io...ma rifiutare vorrebbe dire mettere te, Christian e gli altri in serio pericolo e questo non posso accettarlo...>> poi gli mise una mano sulla guancia e, guardandolo negli occhi disse <<...non permetterò a nessuno di farvi del male...ti amo Daryl >> e gli fece un sorriso.
Un sorriso dolce e rassicurante come quello di una mamma. Uno di quei sorrisi che solo Emily sapeva fare.
Daryl la guardò senza dire una parola.
Era immerso nei suoi pensieri. Sapeva bene che Emily aveva perfettamente ragione, rifiutare o addirittura sfidarlo senza avere la minima idea di cosa avesse a sua disposizione non era esattamente la mossa più intelligente del mondo, ma il solo pensiero di mettere Emily e Christian in pericolo era un motivo più che sufficiente per fargli rifiutare l'invito e mandarlo a fan culo.
Non sapeva cosa fare, era molto combattuto.
I suoi pensieri furono interrotti da Rick che, mettendogli una mano sulla spalla gli disse con tono sicuro ma allo stesso tempo amichevole << Daryl so cosa stai pensando...neanche a me piace l'idea di mettere Lori e Carl in pericolo e credimi voglio mandarlo a fan culo quanto te...ma non possiamo rifiutare, non senza conoscere chi abbiamo davanti...e non preoccuparti...conosci Emily, è una in gamba e sa più di chiunque altro come proteggere il suo cucciolo...ed inoltre non siete soli li dentro, ti aiuteremo noi a proteggerli...sono anche la nostra famiglia dopotutto >> concluse facendogli l'occhiolino.
Daryl fece un sorriso a quello che era diventato il suo migliore amico.
L'unico che avesse mai avuto in tutta la sua vita, prima e dopo l' apocalisse.
Erano proprio le parole di cui Daryl aveva bisogno in quel momento, ed il tono con cui Rick le pronunciò era fermo, risoluto come quello di un leader, ma anche profondo come quello di un amico.
Daryl guardò Emily negli occhi, e vide trasparire coraggio e forza, proprio come ci si aspetta da lei. Ed una delle cose che lo aveva fatto innamorare di lei. Dopo aver fatto un respiro profondo rispose << Va bene...entriamo...ma se quell'idiota prova anche solo a sfiorarti giuro che lo ammazzo quel coglione >>. Emily era felicissima di sentire che anche Daryl era d'accordo con loro, nonostante la paura.
Era davvero orgogliosa di lui.
Gli diede un bacio sulla guancia e gli rispose << Grazie Daryl...so che è difficile e sono orgogliosa di te >>, poi gli diede uno schiaffo dietro la testa e disse << Smetti di dire parolacce di fronte a Christian! Non voglio che le impari...te l'ho detto milioni di volte >>, Daryl la guardò stupito per l'improvviso cambiamento di umore e le rispose << Amore ormai è tardi...sapevi che ero un tipo un po' rozzo...e ti vorrei ricordare che Christian è metà bifolco come me!>> , << Si! Tono bifocco come papà!...>> rispose sorridente Christian, intromettendosi nella discussione.
A quella frase tutti, Emily compresa, risero come matti. Era incredibile come quel bambino avesse cambiato il clima della situazione con una semplice frase. Aveva portato una ventata di gioia e di speranza nella vita di ognuno di loro.
Il Governatore tornò, con la sua solita aria spavalda, dal gruppo.
Il clima all'interno del gruppo, da leggero e cordiale, era ritornato teso ed altamente esplosivo in meno di un secondo. Philip, giunto davanti a Rick chiese << Allora...che avete deciso? >>, << Accettiamo il tuo invito...ma non deporremo le armi...voglio che il mio gruppo sia al sicuro...non vogliamo farvi del male e se tu non ci attaccherai noi faremo lo stesso >> rispose Rick fissandolo negli occhi ed impugnando la sua fedele pistola. Dal suo sguardo più incandescente della lava, il Governatore capì che voleva tenere il suo gruppo al sicuro a tutti i costi. E che, su quel punto, non esisteva alcun tipo di trattativa o compromesso.
Philip, con un sorriso, disse << Non c'è alcun problema Rick...basta che siate contenti voi...prego accomodatevi, vi presento la mia Woodbury >>.
Il Governatore fece strada al gruppo all'interno della struttura: le mura erano alte e molto solide, costruite con un materiale molto simile al cemento, guardandole Rick pensò istintivamente che erano mura difficili da sfondare senza un camion. Woodbury era una comunità ben organizzata, ognuno aveva il suo compito e tutti lo svolgevano in modo preciso, come le formiche all'interno di un formicaio.
Era abbastanza grande come estensione, forse una decina di chilometri più della loro prigione, anche se era principalmente costituito da edifici grandi e molto mal messi, che avevano riutilizzato come case per gli abitanti, il terreno libero per coltivare frutta, verdura o cereali o per l'allevamento di bestiame era davvero molto scarso. La via principale, sulla quale stavano camminando, era larga e divideva perfettamente a metà la comunità: ad entrambi i lati c'erano edifici, un po' mal ridotti ma ancora in piedi, c'erano alcune vie senza uscita tra un edificio e l altro, senza illuminazione o altro, un posto perfetto per nascondersi al buoi pensò subito Daryl nel vederle.
A metà esatta della via, sul lato destro c'era l'edificio più grande di tutta Woodbury: una casa molto grande, con davanti un piccolo pezzo di giardino, anche se chiamarlo giardino era un'eufemismo: l'erba era secca e di un brutto color marcio. Era tutta dipinta di un rosso molto acceso, grandi ed ampie finestre ad entrambi i piani. Era molto più curata quella casa che tutta Woodbury messa insieme pensò distrattamente Emily nell'osservare quell'immensa struttura.
Il suo pensiero venne interrotto dalla voce del Governatore << Ed il nostro giro panoramico si conclude qui...alla vostra destra c'è il simbolo di Woodbury...il municipio! Nonché rifugio d'emergenza in caso di attacco e..casa mia >> concluse con un tono fiero. Si vedeva che era molto orgoglioso della sua residenza << Un leader molto a contatto con il suo popolo vedo...mentre loro vivono dentro case fatiscenti e che potrebbero crollare da un momento all'altro, tu te ne stai bello comodo in una casa di lusso...>> disse Carol con tono schifato.
Come poteva vivere in una casa così lussuosa mentre i suoi concittadini dormivano in case che potrebbero crollare da un momento all'altro?
Era sempre schietta e diceva sempre ciò che pensava e questa è una qualità che piaceva molto a Rick.
Philip fece qualche colpo di tosse, poi, completamente disinteressandosi al commento di Carol, chiese al gruppo << Allora...come vi sembra la mia comunità? >>, << A livello strategico e difensivo buono, la zona sembra sicura e le mura resistenti...ma per il resto non mi sembra granché >> commentò schietto Rick guardandosi attorno. Non vedeva alcun potenziale in questa città. << Ci sono troppi edifici instabili...spero che nessuno ci viva o potrebbero crollare per il peso >> commentò Hershel, come sempre preoccupato per la salute degli altri. Anche gli altri avevano espresso più o meno gradimento per la comunità appena visitata.
Solo Emily era rimasta in silenzio, guardandosi intorno e stringendo Christian a se. Era evidente che un pensiero fisso le stava occupando la mente da quando avevano messo piede a Woodbury, Daryl aveva notato quel silenzio e le era sempre stato accanto.
Quando si fermarono le mise un braccio sulla spalla e le chiese << Ehi piccola...tutto bene? >> con tono affettuoso e protettivo. Quel tono, tanto dolce ed affettuoso, avrebbe fatto capire a chiunque il legame che c'era tra lui ed Emily. Lui ci teneva troppo alla sua piccola Emily e capiva sempre quando c'era qualcosa che la preoccupava.
Lei lo guardò negli occhi un attimo prima di rispondergli. I suoi occhi, azzurri come il cielo d'estate, trasparivano sia paura che coraggio. Un sguardo che faceva capire tutto di lei: anche se aveva paura aveva comunque il coraggio per fare quello che andava fatto.
E questo lo aveva già dimostrato una notte.
Quella notte.
Daryl sapeva bene che quando Emily aveva quello sguardo, significava era molto preoccupata per qualcosa. Dopo un breve silenzio tra i due Emily, rispose sottovoce << Non so..non mi sento tranquilla qui dentro...sento che c'è qualcosa che non va in questo posto...ho davvero un brutto...bruttissimo presentimento >>, << Anche io non sto tranquillo...sento che nascondono qualcosa...qualcosa di strano >> rispose Daryl sottovoce, anche lui era un po' preoccupato.
Come se percepisse che queste mura nascondevano un segreto davvero spaventoso.
Il silenzio, che ormai aveva inghiottito il gruppo, venne interrotto dal Governatore che gli chiese << Ah dimenticavo! Vorrei invitarvi a rimanrene in nostra compagnia per la nostra cena di gruppo mensile! Stasera ci sarà anche il nostro spettacolo! >>.


Ciao a tutti! Volevo scusarmi tanto con tutti voi per non essere più andata avanti con la storia per così tanto tempo! Ho avuto seri problemi in famiglia (che non posso divulgare mi dispisce molto) ed il computer, dopo 10 anni di onorato servizio, mi ha lasciato ed ho dovuto aspettare un po' prima di poterlo cambiare. Mi scuso ancora molto con tutti voi e cercherò di finire la storia il prima possibile promesso! Spero che mi scusiate. Buona lettura :)

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Capitolo 9
*** Uno spettacolo raccapricciante ***


Il gruppo restò immobile ed in silenzio per un tempo che sembrò infinito.
Nessuno aveva ancora risposto alla domanda di Philip. Nessuno, effettivamente, aveva la minima idea di cosa dire o cosa pensare. Le idee si facevano un po' confuse nelle menti del gruppo.
Perché li aveva invitati?
Questa era la domanda che echeggiava silenziosamente nel gruppo.
<< Cena di gruppo?...Spettacolo?... >> chiese titubante Rick con tono stupito, quasi incredulo per le parole che aveva sentito qualche istante prima. Fu il primo a rompere quel silenzio assordante che era calato su di loro come una bomba sganciata da un aereo. Ed anche dopo aver ripetuto quelle parole, Rick non era del tutto sicuro di aver capito bene la domanda del Governatore.
Non poteva davvero aver fatto una domanda tanto sciocca.
<< Cena di gruppo? Tipo quelle che si organizzavano l'ultimo giorno di campeggio o stronzate simili? >> chiese Carol senza troppi giri di parole. Anche lei, come tutti gli altri, lo fissava con sguardo fermo ma scettico, era abbastanza stupita di quante stronzate potesse concepire la mente di quell'uomo strampalato.
O forse semplicemente pazzo.
<< Esatto signori...perché l'idea non vi incuriosisce? >> commentò il Governatore con tono lievemente triste.
Emily rimase stupita da quello che vide sul volto di Philip: i suoi occhi, freddi e vuoti come una grotta in Antartide, erano leggermente socchiusi; le sopracciglia impercettibilmente abbassate e il sorriso era completamente svanito dal suo viso. Era la prima volta che sul volto di quell'uomo appariva un segno di emozione umana.
Emily forse fu l'unica a notare la sua lieve tristezza nel vedere la reazione che la sua offerta di pace aveva suscitato nei suoi ospiti. Emily aveva sempre avuto il dono di riuscire a capire le persone, capire come si sentivano e cosa provavano.
Philip, effettivamente, rimase deluso dalla reazione del gruppo alla sua offerta. Non vedeva il problema.
O forse non voleva vederlo.
Daryl voltandosi verso il Governatore disse secco << Dopo aver sentito questa frase...ho la conferma che dalla tua bocca potranno uscire solo stronzate >>, con tono fermo e serio. Era lampante che non era ironico e sicuramente non stava scherzando. Emily, nel tentativo di ristabilire la calma, disse gentilmente << Non vorremmo essere scortesi...e ti ringraziamo per l'offerta...ma non vogliamo rischiare di tornare col buio quindi dobbiamo rifiutare la tua offerta con grande rammarico Philip >>. Ed istintivamente strinse Christian forte a se, e puntò lo sguardo fisso sul Governatore.
Uno sguardo fermo, deciso a cui non sfuggiva neanche il minimo dettaglio, come quello di una leonessa osserva un potenziale pericolo.
Philip osservò qualche istante il gruppo, senza guardare nessuno in particolare. Stava riflettendo su cosa fare, quando il su sguardo si posò su Emily ed il bambino che stringeva tra le braccia. Il Governatore fece un sorriso beffardo, quasi di sfida, e fece qualche passo in direzione di Emily, con fare sicuro e deciso.
Emily lo guardò negli occhi e per un istante il suo cuore perse un battito. Lo sguardo di quell'uomo, apparentemente gentile o forse semplicemente pazzo, era cambiato completamente nel giro di un secondo: i suoi occhi erano di nuovo vuoti, freddi...oscuri, pieni di rabbia e vendetta; fissavano Emily decisi ed immobili, senza sbattere le palpebre. Un sguardo che fece gelare il sangue ad Emily, anche se pur essendo intimidita, rimase immobile e non gli tolse gli occhi di dosso un solo istante, sostenendo quello di Philip.
Daryl fissò Emily e notò immediatamente che c'era qualcosa negli occhi della sua amata che lo preoccupava molto. Aveva già visto quello sguardo una volta. E non avrebbe mai voluto vederlo di nuovo: era lo stesso che aveva quella sera, quando Shane puntò la pistola dritta contro Carl e lei si alzò urlando di lasciarlo stare.I suoi occhi, quella sera, erano colmi di paura, forse terrore, ed erano sul punto di piangere. Ma nonostante tutto erano decisi, forti e trasparivano coraggio a chiunque li incrociasse.
Il rumore di un ramo che si spezzava sotto gli scarponi del Governatore riportò Daryl al presente. Daryl era poco distante da Emily, forse un paio di passi: era teso, anche se il suo atteggiamento non lo dava a vedere. Teneva una mano sulla balestra, carica e pronta a scagliare una freccia dritto in testa al Governatore se necessario. Se avesse anche solo pensato di far del male ad Emily o a Christian.
Philip si fermò di fronte ad Emily, i loro corpi erano distanti un soffio.
La situazione diventò tesa come le corde di un violino. Entrami erano impassibili, fermi. Nessuno dei due distoglieva lo sguardo dall'altro, ma i loro occhi erano esattamente agli antipodi: quelli di Emily erano accesi come la lava di un vulcano, mentre quelli del Governatore erano freddi come il ghiaccio. Emily era pronta a tutto, la sua unica priorità era proteggere Christian da un'eventuale attacco. Ed avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
Improvvisamente Philip sollevò la mano destra e diede dei leggeri colpetti sulla testa di Emily, come quelli che si danno ad un cane quando esegue bene un comando, poi sorridendo aggiunse << Certo che sei davvero gentile Emily! Grazie per aver rifiutato in modo così elegante ilo mio invito! Ma non dovete assolutamente preoccuparvi di fare tardi! Se questo è l'unico problema possiamo annullare la cena e mostrarvi solo lo spettacolo! Sarà divertente! >>.
Emily rimase pietrificata dall'improvviso cambiamento di umore di quell'uomo. Era stupita di quanto in fretta potessero cambiare i suoi occhi: da seri e spaventosi a giocosi come quelli di un cucciolo.
Come poteva cambiare così? Potevano fidarsi di lui?
<< Lascia stare mamma cattivo! >> urlò Christian cercando di allontanare il Governatore con le mani. Emily si stupì dell'improvviso comportamento di Christian, lo fermò subito e lo strinse a se più forte che poteva ed indietreggiò di un passo dall'uomo. Non sapevano come avrebbe potuto reagire visto il suo repentino cambio di umore.
Philip guardò divertito il bambino e, allungando la mano per accarezzarlo disse << Sei molto coraggioso piccoletto! Tranquillo non farò nie...>> si fermò quando vide a pochi centimentri dal suo naso una balestra carica e pronta a colpire. Daryl, che non poteva più stare fermo a guardare, si era messo davanti ad Emily per proteggerla, fissò il Governatore con uno sguardo di fuoco e disse secco << Prova a toccarla un altra volta e giuro che ti ammazzo >>.
Il clima era diventato incandescente e tutti temevano che sarebbe precipitato velocemente. Daryl restava immobile e Philip non accennava a tirarsi indietro. Il gruppo osservava la scena senza dire una parola.
Che potevano fare per far sì che la situazione non degenerasse?
Rick prese la parola e, nel tentativo di riportare la calma, disse << Va bene Governatore...accettiamo il suo invito e guarderemo il suo spettacolo >> con tono neutrale, quasi costretto, mentre si avvicinava a Daryl ed Emily.
Dopo aver udito quelle parole il Governatore lo guardò stupito, forse felice, poi disse sorridendo << Perfetto! Sono contento che abbiate accettato! Vado a preparare il tutto...vi chiedo cortesemente di restare qui...non credo che sarebbe una buona idea girare senza una guida...ripasserò tra mezz'ora! >> guardò il suo gruppo di ospiti, fece l'occhiolino ad Emily, poi se ne andò a passo spedito.
Emily distolse lo sguardo da Philip e lo rivolse verso Daryl.
Il suo Daryl.
Si era messo in gioco, a costo della sua vita, per proteggere sia lei che Christian. Un gesto che faceva sempre, istintivamente. Emily a volte si arrabbiava per quei gesti, pensava sempre che se gli fosse successo qualcosa lei non se lo sarebbe mai potuto perdonare, ma allo stesso tempo sapeva che era il suo modo per dimostrargli che li ama più di qualsiasi altra cosa al mondo. E questo la rendeva molto felice. Sapeva sempre di poter contare sul suo Daryl.
Daryl, dopo che Philip sparì dalla sua vista, si voltò verso Emily per chiederle se stava bene e vide che lo guardava con gli occhi colmi di amore, ammirazione e di orgoglio. Si aspettava un'altra sgridata per essere stato impulsivo e sconsiderato.
Invece niente.
Si limitava a guardarlo sorridendo, senza distogliere gli occhi dai suoi. Daryl si avvicinò alla sua Emily e, accarezzandole la guancia le chiese << Stai bene piccola? >> , << Si stiamo bene...grazie Daryl >>, poi Daryl, con tono preoccupato aggiunse << Emily mi dispiace essere stato così imprudente...so che poteva finire male...ma non potevo sopportare oltre l'idea di quell'uomo così vicino a te...avrebbe potuto farti del male od ucciderti ed io non avrei potuto fare niente per impedirlo...sei troppo importante e non permetterò a nessuno di farti del male...io ti amo e...>> venne interrotto da Emily che, alzandosi sulle punte, gli diede un bacio.
Un bacio sulle labbra, semplice e puro come un fiore appena sbocciato. Un bacio pieno di amore e di sentimento, che crescevano ogni giorno di più.
Quando si staccarono Emily era arrossita un po e, fissandolo negli occhi gli disse sorridendo << Sei stato davvero coraggioso...grazie per avermi prottetta...ti amo anche io Daryl >>.
Si fissarono negli occhi per un tempo che sembrò infinito, trasportati in un mondo dove esistevano solo loro.
A riportarli alla realtà fu Christian che urlò << Anche io aiuto mamma! Bacio anche io! >> ed Emily, guardando il suo piccolo, sorridendo gli disse << Hai ragione, scusami Christian! Sei stato molto coraggioso e la mamma è molto fiera di te! Grazie pulcino! >> e gli diede un bacio sulla guancia. Christian fece un sorriso e si mise a ridere.
Daryl assistiva alla scena divertito. Era davvero una brava mamma.
Rick si aggiunse alla conversazione e, con tono serio disse << Daryl sei stato davvero troppo impulsivo...cerca di stare più attento la prossima volta >>, << Certo...scusa Rick >> disse Daryl subito finita la frase. Rick lo guardò sorridendo e gli diede una pacca sulle spalle. Poi tutto il gruppo si riunì, discutendo in cosa potesse mai consistere questo spettacolo. Un combattimento tra di loro ed una caccia al tesoro erano le ipotesi più accreditate dai membri.
Le loro chiacchiere furono interrotte dal Governatore che gli disse << Scusatemi per l'attesa...venite pure nella nostra arena! >>. E li condusse in una specie di grande cortile: ai quattro lati c'erano degli spalti costruiti con il legno, il terreno era polveroso e secco, al centro un cerchio fatto con la vernice, con due pali in legno agli estremi del cerchio, qualcosa era legato a questi pali ma era coperto da un lenzuolo. Su questi pali di legno c'erano accese delle torce.
 Il Governatore, rivolgendosi ai suoi ospiti disse << Sedetevi pure qui...lo spettacolo inizierà a breve >> e si allontanò verso il centro dell'arena. Emily si sedette accanto a Daryl e Rick, sempre con Christian in braccio, che sembrava sollevato ed incuriosito dallo spettacolo a cui stavano per assistere.
Gli abitanti iniziarono a prendere posto sugli spalti e pochi minuti dopo il Governatore urlò << Cittadini! Oggi siamo qui nell'arena per il nostro spettacolo! >> e la folla esultò come se fossero in uno stadio. << Oggi siamo qui per fare giustizia! Come sapete bene ogni società vive di regole! La nostra comunità vive di regole! Regole che devono essere rispettate da tutti per una convivenza felice e produttiva! Tuttavia...uno di voi le ha infrante! >> e, mettendo una mano sul telo, continuò << Uno di voi ha infranto le regole che permettono a noi, a questa comunità di sopravvivere! Mettendo tutti noi in pericolo! E per questo lo sottopongo al vostro giudizio! >> e, con un gesto secco e deciso, tolse il telo.
Il gruppo restò scioccato nel scoprire cosa stava sotto quel lenzuolo: un ragazzo.
C'era un ragazzo.
Avrà avuto l'età di Carl più o meno pensò Rick nel vederlo. Era inginocchiato, con i polsi incatenati ai pali, cosicché non potesse muoversi.
Emily lo osservò attentamente: aveva il viso imbrattato di sangue, il naso forse rotto, gli occhi gonfi e sputava sangue dalla bocca; il corpo pieno di lividi, graffi e segni di tortura. Doveva soffrire come un cane quel povero ragazzo.
<< Cosa gli avete fatto?! Lasciatelo stare! >> si alzò sbraitando Carol, non poteva stare zitta di fronte a tanta crudeltà.
Il Governatore la guardò e le fece segno di fare silenzio, Carol si rimise seduta con i pugni chiusi ad osservare cosa avesse in mente quell'uomo psicopatico.
Poi il Governatore, rivolgendosi al pubblico continuò << Lui è Tyler Shitner! Tutti voi lo conoscete come un ragazzo tranquillo, per bene, ma non è così! Qualche giorno fa è stato sorpreso dalle guardie dell'armeria a rubare armi e munizioni! Gli ho chiesto il motivo e mi ha risposto che stava complottando contro di me! Voleva uccidermi e farlo sembrare un suicidio! Voleva prendere il controllo della città, uccidere che si sarebbe opposto al suo volere e per rendere schiavi gli altri! Ha infranto le nostre regole! Voleva uccidervi schiavizzarvi! Se voleva solo uccidere me lo avrei semplicemente allontanato, ma non posso tollerare che volesse far del male a voi! Alla mia comunità! Dopo tutto quello che questa comunità ha fatto per lui ci ha ripagati così! >> , << Non è vero niente! Sei solo uno sporco e schifoso bugiardo! Non ho rubato niente e non volevo uccidere nessuno! Mi hai chiesto di andare a nord bosco a cercare provviste! Quando sappiamo tutti che è troppo infestato da quei cosi per poterci anche solo avvicinare! La mia unica colpa è stata quella di aver detto che andare in missione in quella zona era troppo pericoloso! Bastardo maledetto! >> il discorso di Philip venne interrotto dal ragazzo che urlò in sua difesa.
Calò il silenzio nell'arena, il gruppo non riusciva a credere a quello che stava assistendo.
Le lacrime sgorgavano sul viso martoriato di quel povero ragazzo, gli rigavano il viso pulendolo dallo sporco e dal sangue.
Ad Emily quella visione gli fece stringere il cuore. Era un semplice ragazzino, come potevano fargli questo?
<< Zitto bastardo! >> disse il Governatore poco prima di dargli un violento schiaffo in piena faccia. Lo schiocco fu così forte che fece eco nell'arena silenziosa. Il ragazzo non disse una parola, non rispose in alcun modo e continuò a piangere.
Nel vedere quella scena a Daryl venne un brivido freddo. Rivedeva lui e suo padre, che gli dava schiaffi del genere in continuazione, sapeva quanto potessero essere dolorosi e poteva capire come si sentisse quel ragazzo, incapace di difendersi.
Poi Philip continuò, come se niente fosse successo, << Avete sentito?! Mente per cercare salvezza e clemenza da voi! Scommetto che venderebbe pure sua madre per salvarsi il culo! Schifoso figlio di puttana! Volete che un individuo del genere resti nella nostra comunità?! Potete assumervi il rischio che sia libero per le nostre strade?! Ora ditemi cittadini...qual'è la vostra sentenza!?! >> chiese il Governatore alla folla sugli spalti.
La risposta fu unanime.
E raccapricciante.
<< A morte! A morte! A morte! >> questo coro echeggiò tra il pubblico come un mantra. Secco e deciso. Senza esitazione, perdono o rimorso per quel povero ragazzo.
Il gruppo restava immobile, era basito, pietrificato da una tale crudeltà.
Come potevano condannarlo a morte? Senza nemmeno prendere in considerazione la sua versione dei fatti?
<< Il popolo ha parlato! Fate entrare i giustizieri! >> e, appena finì di pronunciare quelle parole, dalle porte di ferro arrugginite uscirono quattro persone. Rick non poteva credere a ciò che stava vedendo: quattro persone vestite di nero ma con il volto perfettamente riconoscibile, che tenevano letteralmente al guinzaglio quattro zombie. Quattro di quei mostri che infestavano la terra. Barcollavano e si lamentavano per la fame. D'altronde era l'unica cosa che sapevano fare. Si avvicinarono al ragazzo incatenato, ma si fermarono a pochi centimetri da lui, senza che gli zombie potessero toccarlo.
Il ragazzo si guardava dietro, spaventato ma consapevole che fosse giunta la sua fine.
Il Governatore urlò infine << Avete chiesto la morte...e morte sia! >>, si voltò si mise in tribuna, si sedette comodo e urlò sorridendo << Lasciateli! >>.
A quel comando, come cani perfettamente addestrati, gli uomini lasciarono la presa e gli zombie, finalmente liberi, si accanirono sul povero ragazzo. Ancor prima che gli zombie lo aggredissero cominciò ad urlare.
Urla di disperazione.
Di dolore straziante.
Di rassegnazione che niente e nessuno avrebbe potuto salvarlo.
Emily coprì immediatamente gli occhi a Christian urlando << Non guardare! >> e lo strinse a se. Sentì la sue manine stringerle la maglietta, lo guardò e gli si fermò il cuore: il suo Christian stava tremando di paura, era terrorizzato; piangeva e singhiozzava.
Emily lo strinse ancora di più a se, ma non poteva distogliere lo sguardo da quello spettacolo raccapricciante: vedeva quel povero ragazzo, nel fiore degli anni, venire azzannato dagli zombie affamati.
Vedeva la carne viva strappata dalle sue braccia.
Sangue ovunque.
Urla che non accennavano a diminuire.
Il cuore di Emily non reggeva un tale scempio, si voltò ed appoggiò il viso sul petto di Daryl, chiuse gli occhi e scoppiò a piangere. Un pianto di terrore. Era terrorizzata all'idea che un uomo fosse capace di tanto.
Come poteva esistere tanta crudeltà?
Come potevano fargli questo?
Come poteva quella gente divertirsi?
Perché nessuno interveniva per salvare quel povero ragazzo?
La folla, intanto, continuava ad osannare. Urlava a favore dello spettacolo. << Sbranatelo! >> , << A morte! >> , << Muori bastardo! >> erano alcuni dei cori che si distinguevano in tutto quel casino.
Emily piangeva sempre più forte, non riusciva a controllarsi. Daryl la abbracciò per cercare di tranquillizzarla, ma anche lui era pietrificato di fronte ad un tale orrore. Non aveva mai visto nulla di simile. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era davvero spaventato alla visione di quella scena.
Il gruppo era impietrito.
Come si poteva restare lì a godersi una scena simile?
Carol si alzò in piedi ed urlò << Ma siete impazziti?! Che cazzo vi è preso!? Fermateli! >> , << Come potete applaudire?! Aiutatelo! É solo un ragazzino! >> aggiunse Hershel inorridito. << Fermi! Che state facendo!?! >> urlò Rick. Carl non riusciva a parlare, le parole gli morivano in gola. Abbassò la testa e qualche lacrima scese senza che lui potesse fermarle. Avevano la stessa età. Potevano essere coetanei.
Un uomo come poteva essere tanto crudele?
Come poteva rendere questo uno spettacolo?
Come poteva piacere alla gente?
<< Siete dei figli di puttana! Fermateli! Lo uccideranno! >> urlò T-Dog arrabbiato come non mai.
Improvvisamente le urla cessarono.
Il silenzio piombò sull'arena.
Il ragazzo, o quel che ne restava, giaceva morto. Immobile. In attessa di trasformarsi. I quattro uomini avevano ripreso gli zombie al guinzaglio e li stavano portando via. Il Governatore si alzò, e senza dire una parola andò verso il corpo privo di vita di quel ragazzo e, dopo avergli spappolato la testa con lo stivale urlò << Giustizia è stata fatta! >>.
La folla esultò un'ultima volta, poi restò immobile, in silenzio, forse in attesa di ordini.
Il Governatore si voltò verso i suoi ospiti e chiese sorridendo << Piaciuto lo spettacolo signori e signore? >>.
Piaciuto?
Come poteva piacere una tale crudeltà?
Erano pietrificati da tanto odio e crudeltà. Carl stava ancora piangendo e Rick lo abbracciò per tentare di calmarlo, anche se con pochi risultati.
Le parole morivano nelle loro gole e non riuscivano ad uscire. Non potevo restare in silenzio di fronte ad un tale scempio. Qualcuno doveva dire qualcosa. Ma nessuno riusciva ad elaborare cosa era appena successo.
Emily stava ancora piangendo tra le braccia di Daryl. E sentiva Christian singhiozzare tra le sue. Udì la domanda del Governatore.
Un domanda più stupida non poteva esistere.
Non poteva averla detta davvero.
A quella domanda di Philip qualcosa dentro di lei scattò. Scattò come una molla.
No.
Non poteva restare zitta.
Non dopo quello che era successo a quel povero ragazzo.
Così si staccò da Daryl, lentamente, facendo respiri profondi nel tentativo di calmarsi. Daryl la guardò e cercò di calmarla accarezzandole il viso. Poi guardandola negli occhi vide il fuoco ardere nelle sue pupille. Sapeva che non sarebbe mai rimasta zitta di fronte ad una tale crudeltà, ma sapeva che rispondere in malo modo poteva non essere una buona idea.
 Le lacrime salate scendevano ancora copiose dai suoi occhi, rigandole le guance.
E prima che Daryl potesse dirle qualcosa, Emily si alzò in piedi, si girò verso il Governatore ed urlò << Sei solo un fottuto bastardo psicopatico! >>

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Capitolo 10
*** Addio Governatore? ***


Il Governatore era in piedi, immobile davanti al corpo privo di vita di quel povero ragazzo, e fissava Emily con gli occhi spalancati. Occhi gelidi e spenti come lo spazio profondo.
Erano fissi su di lei, e non distoglieva lo sguardo nemmeno per un istante, neanche per sbattere le palpebre. Dall' espressione dipinta sul suo volto, era evidente che si aspettava una reazione completamente diversa dalla ragazza o dal resto del gruppo.
Emily era ancora in piedi, ansimante e spaventata. I suoi occhi, ardenti come il fuoco, erano fissi in quelli di Philip, e nonostante cercasse di nasconderlo, lasciavano trasparire paura. Una paura profonda ed incontrollata verso quell'uomo, verso la crudeltà che giaceva nel suo animo e al pensiero di quello che era capace di fare.
O a ciò a cui poteva arrivare per ottenere ciò che voleva.
Il gruppo era pietrificato, nessuno diceva una parola. Non sapevano cosa dire tra le parole pronunciate dalla loro compagna e la barbaria a cui avevano appena assistito. L'unico suono che si sentiva era lo scoppiettare del fuoco sulle torce. Le parole appena pronunciate da Emily aleggiavano ancora nella mente di tutti i presenti.
<< C-come scusa? >> chiese il Governatore con tono sorpreso e sinceramente stupito, dopo un silenzio che sembrava durare da un eternità.
Emily, ancora tremante e tenendo Christian forte a se, prese fiato e, sostenendo lo sguardo di Philip, continuò << Hai capito benissimo invece! E se non hai sentito bene posso anche ripetertelo! SEI-SOLO-UN-FOTTUTO-BASTARDO-PSICOPATICO!!...>> ripeté quella frase urlando così forte che la sentirono tutti in quell'arena, scandendo bene ogni singola parola, poi continuò << Ti sembra normale quello che è appena successo qui?! Ti sembra giusto incatenare un ragazzino e farlo sbranare da quei cosi?! La chiami davvero giustizia questa?! É solo una crudeltà! Una barbaria insensata verso un povero ragazzo che era nel fiore dei suoi anni! Farlo sbranare così, senza dargli la minima possibilità di difendersi o di spiegare la sua versione dei fatti ti sembra davvero giustizia?! Io stasera non ho visto un processo, ne giustizia! Ho visto solo un povero ragazzo, magari innocente o magari no, ucciso...che non tornerà mai più...non sorriderà più a sua madre e non potrà più abbracciare suo padre, i suoi fratelli o le sue sorelle...non avrà la possibilità di vedere questo mondo libero dagli zombie...un ragazzo ucciso con una tale crudeltà da far gelare il sangue persino al diavolo...>> queste ultime parole le disse con un tono più triste che arrabbiato.
Si fermò un secondo e, senza distogliere lo sguardo da quello del Governatore, scese una lacrima dai suoi splendidi occhi celesti, senza che lei potesse fermarla.
Pensava a Carl.
Se ci fosse stato lui al posto di Tyler. Si sarebbe fatta sbranare pur di salvarlo.
Mentre loro? Nessuno aveva mosso un dito, anzi incitavano quei mostri. Si asciugò l'occhio con il braccio, poi continuò con tono più fermo e deciso << Io ho visto solo un uomo, se così si può definire, divertirsi nel vedere un innocente ragazzino venire sbranato dalle stesse creature che noi temiamo! Da quelle creature che popolano i nostri incubi sia di giorno che di notte! Sbranato dalle stesse creature di cui noi abbiamo paura, che combattiamo ogni singolo giorno per sopravvivere! E...la cosa più raccapricciante di tutte siete stati voi! >> disse indicando gli spalti colmi di spettatori, e continuò << Qui stasera non ho visto uomini o donne, non ho visto persone civili! Ho visto solo un branco di barbari! Barbari crudeli ed incivili che gridavano a favore di questo scempio! Questa è davvero giustizia per voi?! Pensate, anche solo per un secondo se ci fosse stato vostro figlio o vostra figlia incatenato stasera! Vostro marito o vostra moglie?! Avreste incitato davvero tutto questo?! Non avreste fatto davvero nulla per impedire tutto ciò per le persone che amate di più al mondo?! Per cosa vivete voi se non per proteggere le persone che amate?! >>, poi facendo un passo verso il Governatore concluse << E non ho intenzione di far amicizia, di negoziare, di allearmi o anche solo di aver minimamente a che fare con un essere così schifoso, ripugnante e crudele come te! >>.
Concluse la frase ansimando, aveva urlato parecchio e non aveva quasi più fiato nei polmoni. La gola le bruciava e le lacrime minacciavano di uscire fuori. I suoi occhi chiari erano aperti, ardenti e densi come la lava di un vulcano, e concentrati su Philip e sulla reazione che le sue parole avrebbero potuto suscitare.
Se c'era una cosa che Emily aveva capito era che quell'uomo era totalmente imprevedibile.
La ragazza, ripensando a tutte le parole dette, non poteva credere di aver tirato fuori tutto quello che si era accumulato dentro di lei durante quell'orrore. Lei era sempre stata una ragazza tranquilla, ma quella sera era esplosa come una bomba atomica ed aveva detto tutto quello che aveva pensato e provato durante quella barbaria.
Nell'arena era calato di nuovo un lungo ed assordante silenzio: gli spettatori sugli spalti erano immobili ed ammutoliti dalle parole della ragazza, o forse stavano riflettendo su quelle stesse parole, così profonde e piene di significato; il Governatore la fissava incredulo, come se non potesse credere a quello che aveva appena sentito, nessuno gli aveva mai detto nulla di simile prima di quella sera, e nessuno gli aveva mai parlato con quel modo così schietto ed autorevole; il gruppo guardava Emily meravigliato.
Ormai sapevano bene che la loro compagna era una persona abbastanza schietta, ma che generalmente non se la prendeva e lasciava correre, ma non poteva rimanere in silenzio di fronte a quello che avevano visto. Aveva un carattere solare e gentile, nessuno si sarebbe mai aspettato una sfuriata del genere da parte sua.
Daryl la fissava, stupito più di tutti da quelle parole, pronunciate con rabbia e decisione. Ogni volta che credeva di conoscere la sua Emily fino in fondo, lei faceva qualcosa di totalmente inaspettato che lo stupiva e meravigliava al tempo stesso. La sua piccola era dolce e gentile ma sapeva anche quando era il momento di tirare fuori gli artigli e farsi valere, proprio come una leonessa.
Ma, nonostante tutto quello che sapeva sulla sua amata, mai si sarebbe immaginato di vederla tanto arrabbiata e disgustata verso qualcuno, non era stata tanto in collera nemmeno con Shane quella terribile notte.
Le parole di Emily echeggiavano nella mente di Daryl come l'eco in una caverna vuota.
Più ripensava a quelle parole, più capiva che la sua amata aveva ragione. Per quanto fossero in difficoltà, e per quanto quell'uomo fosse apparentemente gentile, non potevano stringerci un'alleanza o pensare a lui come un alleato. Anche solo rimanere in contatto con un simile mostro gli avrebbe fatto perdere la loro umanità.
Per Daryl essere umani non voleva dire essere civili, gentili e vivere secondo le regole del galateo; essere umani per lui significava avere il coraggio di fare la cosa giusta nel momento giusto, essere determinati nel tenere la propria famiglia al sicuro e di sacrificarsi per le persone a noi care.Non potevano perdere questi valori, o niente li avrebbe più resi diversi dalle schifose creature che appestavano il mondo.
Così Daryl prese la sua decisione definitiva e, anche se un po spaventato dalle conseguenze che avrebbe avuto il suo gesto, si alzò in piedi e si mise accanto a Emily e, fissando il Governatore dritto negli occhi, disse << Concordo pienamente con lei! Non ho intenzione di avere qualsiasi tipo di rapporto con un uomo che ha così poca considerazione della vita di un essere umano...il buonsenso, il coraggio, la determinazione...l'amore...>> e a quella parola, quella semplice parola, Daryl ed Emily si guardarono istintivamente negli occhi, come se fosse un gesto automatico.
Gli occhi marroni e verdi, come la terra che aveva dato la vita all'umanità, di Daryl e gli occhi azzurri, come il cielo che aveva dato protezione e difesa all'uomo nel corso dei millenni, di Emily si scambiarono uno sguardo d'intesa profonda, un'intesa che cresceva giorno dopo giorno.
Emily, grata a Daryl per il suo supporto in un momento tanto delicato, gli fece un sorriso, uno di quei sorrisi che ti fa perdere la testa. Distrattamente Daryl pensò che la sua amata aveva una bocca fatta apposta per sorridere, e quando sorrideva ci sapeva proprio fare.
Poi riportò la sua attenzione sul Governatore e continuò << Tutte queste piccole cose ci rendono vivi! Umani! E sono le uniche cose che ci distinguono da quelle creature che aspettano solo di poterci strappare la carne di dosso...quindi grazie per l'offerta, ma la mia risposta è...vai a farti fottere tu e la tua città di merda! Non ci serve gentaglia come voi! >> concluse urlando a pieni polmoni.
Philip non credeva alle proprie orecchie, continuava a fissarli senza dire una parola. O forse non sapeva semplicemente cosa dire.
<< Io sto con loro! >> si alzò in piedi Carol, non poteva più tacere dopo quello che avevano detto i suoi amici, si sentiva il dovere di dire qualcosa, e che con tono schifato urlò contro il Governatore << Sei un crudele assassino! C'è differenza nell'uccidere per la necessità di difendersi ed uccidere per il puro gusto di farlo! Non voglio e non vorrò mai avere niente a che fare con gente ripugnante come te! >>. Finì la frase sorridendo ai suoi compagni.
<< Non posso che dare ragione ai miei compagni...siete un branco di pazzi che credono di essere nel giusto quando avete più torto di chiunque altro! Potevate ucciderlo in privato e con onore...invece ne avete fatto uno spettacolo davvero disgustoso ed insensato...non voglio rivedere mai più ne voi ne questo squallido posto! >> urlò furioso T-Dog, non ne poteva più di tenersi tutto dentro.
Poi Hershel, alzandosi anche lui in piedi, disse << Ho visto tante cose nella mia vita...ho visto la guerra e i suoi orrori..o visto la mia famiglia venire sterminata e mangiata da quelle creature che voi idolatravate qui stasera...ma mai mi era capitato di assistere a tanta crudeltà su un povero ragazzo senza una giusta motivazione...preferisco spararmi piuttosto che poter anche solo pensare di aver un qualsiasi tipo di alleanza con un mostro come te! >> concluse la frase con tono fermo e gelido, non era arrabbiato, forse molto deluso da quello che il genere umano aveva dato prova di poter fare.
Carl era rimasto in silenzio, poi improvvisamente, dopo aver udito le parole dei compagni, dentro di lui scattò qualcosa.
Capì che non poteva rimanere zitto senza dire nulla, così si alzò in piedi deciso e, fissando il Governatore disse << Io e quel ragazzo avremmo avuto la stessa età...non so se era innocente o meno...ma quando ha cercato di salvarsi dicendo la verità, la sua verità...nei suoi occhi si leggeva che non stava mentendo...ma nessuno di voi codardi è stato disposto a credergli! A dargli una possibilità! Avete preferito credere ad un simile mostro!...mi fate solo schifo...tutti voi fate solo schifo! Siete solo dei barbari e non ci servono persone come voi per sopravvivere! >> ogni parola fu pronunciata con fermezza e decisione.
Rick ascoltava il figlio e, quelle parole che pronunciava con tanta schiettezza, lo avevano reso incredibilmente fiero di lui.
 Era diventato un uomo.
Un uomo che sapeva imporsi e dire quello che veramente pensava senza peli sulla lingua. Carl era cresciuto così in fretta che Rick non se ne era neppure accorto, passava così in fretta il tempo.
Guardando il resto del gruppo Rick si alzò in piedi, fece qualche passo in avanti e si mise davanti all'uomo dicendo << Philip...credo di parlare a nome di tutti quando ti dico grazie per la collaborazione e la gentilezza che ci hai mostrato, posso dire che abbiamo le idee molto più chiare adesso...lo spettacolo, di cui ti vanti tanto, è solo una gigantesca stronzata...un'insensata crudeltà che le persone senza palle come te usano per spaventare queste persone a farsi rispettare da loro perché non sanno come altro fare...come ti hanno detto i miei compagni, più o meno gentilmente, non ci servono persone di merda come te...quindi addio Governatore >>. Usò un tono così calmo ed autorevole che fece venire i brividi ad Emily.
Le ricordava la voce di Shane.
Una voce da pazzo schizzato.
Rick si voltò verso il gruppo che si radunò in un secondo, come se sapessero che stava per dirgli qualcosa di importante, e disse << Allora ragazzi...se il cielo non mi inganna abbiamo ancora un po' di luce...forse un'ora e mezza al massimo prima del tramonto, per cui muoviamoci subito, sapete che non voglio tornare col buio...addio Governatore >> disse infine Rick, guardando Philip negli occhi.
Poi si voltò e partirono tutti insieme verso il cancello.
Verso casa.
Philip era rimasto immobile alle parole dei suoi visitatori, non aveva dato comando per fermarli, non aveva detto ai suoi soldati di ucciderli od ostacolarli. I suoi ospiti, intanto, erano usciti dal cancello e si stavano avviando verso la loro adorata prigione.
Gli spettatori erano ancora ammutoliti ed immobili sugli spalti, quando improvvisamente il Governatore si mise a ridere fragorosamente e disse << Interessanti i miei visitatori...molto più dei vecchi abitanti di Woodbury...soprattutto quelle due dalla lingua lunga...addio dici? Oh no Rick Grimes...la festa è appena cominciata...>>.

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Capitolo 11
*** Rapimento ***


Era sera inoltrata quando Rick e gli altri oltrepassarono il cancello principale della recinzione.
Il sole era tramontato da un paio d'ore e Lori, Glenn e Maggie li stavano aspettando all'accampamento nel cortile principale, visto che i due box non erano stati ripuliti completamente. Era stata una giornata lunga anche per loro, tenere d'occhio un'area così vasta in due non era per niente facile: Glenn stava di guardia sulla torre al cancello principale, dall'alto si poteva godere di un'ottima visuale di tutta la prigione ed era un'ottimale punto strategico; Lori abbatteva gli zombie che si accalcavano sulla rete, già non era molto resistente, non potevano assolutamente permettersi di farla cadere, sarebbe stato un vero disastro.
I due compagni avevano lasciato a Maggie le mansioni un po meno faticose, visto che non mancava molto al parto ed ultimamente non era stata in forma, quindi lei si era occupata di pulire e riordinare le tende, fare l'inventario dei medicinali e delle scorte alimentari, fare il bucato, lavare i sacchi a pelo e cucinare. Quando accesero il fuoco per iniziare a preparare la cena, Glenn accompagnò Maggie nella tenda: era visibilmente stanca e non voleva che si affaticasse troppo, poi si era fermato con lei per farle compagnia.
Lori, intanto, fissava il fuoco. Così colorato e scoppiettante, era completamente immersa nei suoi pensieri: perché Rick e Carl non sono ancora tornati? Staranno tutti bene? Non è da loro tornare così tardi...sarà successo qualcosa? Dovrei uscire a cercarli?
Queste erano le domande che rimbombavano nella sua testa come una specie di mantra ormai da una decina di minuti, non sapeva cosa pensare o cosa fare, non si sarebbe mai perdonata se fosse successo qualcosa.
Un forte rumore metallico la riportò alla realtà, impugnò immediatamente il fucile e si voltò in direzione del rumore, vide che un gruppo di persone aveva aperto il cancello principale e si stava avvicinando. Le bastò un secondo per capire che in testa al gruppo c'era il suo amato Rick, così buttò il fucile a terra e gli corse incontro sorridendo e dicendogli << Bentornati ragazzi! >> ed abbracciò sia Rick che Carl, che ricambiando l'abbraccio, rispose <>, << Non importa...siete qui ed è questo che conta! >> rispose la madre, troppo felice di vederli sani e salvi a casa.
<< Ciao Lori! >> disse per prima Emily sorridendole, seguita poi da tutti gli altri, tutti visibilmente affaticati dal lungo viaggio percorso, ma Lori sapeva bene come far tornare il sorriso a tutti, così disse << Ciao ragazzi! Venite subito al fuoco a scaldarvi e riposare, la cena sarà pronta tra poco! >>, << Menomale! Non ci vedo più dalla fame! >> urlò felice T-Dog. << A chi lo dici! >> disse Daryl stiracchiandosi, poi all'interno del gruppo si udì un rumore starno, come uno stomaco che brontolava rumorosamente, Daryl, cercando di trattenersi dal ridere, disse << Cos'è stato? Sembrava un terremoto! >> , << Altro che terremoto! Sembrava un esplosione! >> disse subito dopo Rick sorridendo. Subito si udì di nuovo e Christian, ancora tra le braccia della mamma, urlò << Non è teremoto! É pancino di mamma! >>, tutti si voltarono verso Emily e lei arrossì tantissimo per l'imbarazzo, e disse al figlio << Christian! Dovevi coprirmi non dirlo ai quattro venti!...scusate ragazzi... >> disse poi rivolgendosi ai compagni che, in tutta risposta si misero a ridere fragorosamente, e si unì anche Emily al gruppo.
Effettivamente era stato parecchio divertente.
Poi, una volta seduti intorno al fuoco scoppiettante, Rick chiese << Glenn e Maggie dove sono? >>, Lori rispose subito << Maggie era parecchio stanca e Glenn l'ha accompagnata in tenda, poi si è fermato per farle compagnia, anche se ho la sensazione che si sia addormentato anche lui >> finì la frase sorridendo e voltandosi verso la tenda.
Poi riportò l'attenzione al gruppo e chiede << Allora...come è andata con Woodbury? Scoperto qualcosa?>>.
A quella domanda nessuno osò rispondere e Lori si pentì quasi immediatamente della domanda appena posta. Aveva suscitato nei suoi compagni una reazione davvero curiosa: si erano come intristiti e preoccupati tutti all'istante, come se avessero visto qualcosa di così orribile che nessuno voleva parlare o anche solo ricordare l'accaduto.
La prima a parlare, come qualche ora precedente, fu Emily che le disse in tono serio << Lori...è meglio che ti siedi anche tu..è successa una cosa che oserei dire orribile...>>, Lori ubbidì e la compagna iniziò a raccontare tutto: la conoscenza del Governatore, la visita alla città e quella scena raccapricciante a cui avevano appena assistito. Emily descrisse tutto: il Governatore ed il suo comportamento bizzarro e lunatico; la città mezza diroccata ma comunque ben fornita di armi; l'agghiacciante spettacolo a cui avevano assistito senza poter intervenire; e la decisione di non aver niente a che a fare con quell'individuo. Descriveva tutto perfettamente, ogni sfumatura, nei minimi dettagli, una giornata del genere non si scorda facilmente.
I compagni guardavano la narratrice ma non dicevano una parola, volevano solo dimenticare quella scena. Lori ascoltava, silenziosa e pensierosa: era pietrificata al pensiero che, nel mondo, esista tanta malvagità e crudeltà.
Come si poteva arrivare a tanto?
Non distoglieva gli occhi da Emily nemmeno per un istante, assorbiva ogni parola che stava raccontando, il suo tono era a metà tra la tristezza, nel non aver potuto aiutare quel povero ragazzo, e la rabbia, verso quell'uomo tanto schifoso. Appena finì l'ultima frase piombò il silenzio nel gruppo. Nessuno sapeva cosa dire e Lori era ancora impietrita da quello che aveva appena sentito, se non fosse venuto da Emily non ci avrebbe mai creduto.
Poi prese coraggio e rispose stupita << Non avrei mai penato che al mondo potesse esistere gente così...avete preso senz'altro la decisione più giusta >> e abbracciò Rick, forse per cercare conforto. Lo stesso fece Emily, appoggiandosi a Daryl, tutti volevano solo cancellare quella schifosa giornata.
Rick, preoccupato per il morale del gruppo, disse << So che è stata una giornata di merda ma non preoccupatevi...non avremo più a che fare con quel tizio...cerchiamo di dimenticarlo e vedrete che staremo meglio...non voglio più neanche sentirlo nominare intesi? >> disse rivolgendosi al gruppo, che annuì con la testa, aveva ragione, prima lo dimenticavano, prima sarebbe tornato tutto alla normalità. Poi, cercando di riportare un po di serenità, continuò << Allora...siccome Glenn dorme e non voglio svegliarlo, visto l'enorme lavoro che ha fatto oggi mi serve un sostituto per la guardia di stanotte...volontari? >>.
Emily scattò in piedi e disse << Ci penso io Rick! >>, << Forse è meglio che ti riposi per stanotte...è stata una giornata tosta >> le disse Daryl con tono gentile. Era preoccupato per lei, era stata davvero una giornata dura e aveva paura che avrebbe avuto una crisi. Emily lo guardò negli occhi, era così dolce quando si preoccupava così e, dandogli un bacio sulla guancia, gli disse << Grazie Daryl, sei davvero molto dolce a preoccuparti per me, e lo apprezzo molto...ma sto bene, davvero...e poi non ho sonno..non riuscirei a dormire e, piuttosto che tenere sveglio uno che sta crollando in piedi posso rendermi utile...se avrò bisogno di aiuto ho sempre il mio fidato fischietto! >> concluse prendendo il ciondolo in mano. Daryl era sollevato nel vedere che lo portava ancora al collo, dopo tutto quel tempo, così le disse << Va bene...ma se ti serve un cambio, per qualsiasi motivo o se ti va di fare due chiacchiere, non esitare a chiamarmi >> , << Certo! >> rispose sorridendo la ragazza e gli diede un bacio sulle labbra.
Un bacio semplice, puro e carico di promesse e di amore, quei baci facevano impazzire Daryl, era la dimostrazione che il loro amore non sarebbe mai finito. Si staccarono e si guardarono negli occhi per un periodo che sembrò infinito, nessuno dei due riusciva a distaccare gli occhi dall'altro. Emily adorava gli occhi di Daryl, sembravano contenere un'universo tutto loro, un universo prezioso e segreto che avevano scelto di condividere solo con lei.
Poi si sentì un borbottio e l'attenzione dei due passò subito al piccolo, addormentato tra le braccia della mamma. Sorridendo Emily lo consegnò a Daryl, sapeva che era nel posto più sicuro del mondo accanto a suo padre, e Daryl andò col piccolo nella tenda a dormire, dopo aver dato alla sua amata un bacio ed augurato buona guardia.
Di li a poco, anche tutti gli altri andarono a dormire nella rispettive tende, tutti tranne Carol, che aveva insistito per fare la guardia con Emily, rifiutandosi di lasciarla sola. Emily e Carol parlarono per un po del più e del meno, poi decisero i rispettivi turni << Io inizio alla recinzione, tu qui al campo poi ci invertiamo...che dici? >> propose sorridente Emily, si sentiva bene ad aiutare il gruppo, Carol disse << Va bene! Avvertimi se vedi qualcosa di sospetto! >>, << Contaci! >> rispose la ragazza e si avviarono entrambe verso i rispettivi turni
 Emily camminava avanti e indietro dalla recinzione da un paio d'ore forse, sempre con sguardo vigile ed attento: aveva visto solo un paio di animali selvatici e una decina di zombie, che aveva eliminato senza sforzi. Niente di particolare.
Un rumore sospetto, però, catturò la sua attenzione al cancello principale, notò un veicolo, a fari spenti, avvicinarsi al cancello molto lentamente, per evitare di fare rumore. Lei si abbassò istintivamente, sperando di non essere vista nell'oscurità, fissò la macchina attentamente ma non riusciva a riconoscerla, improvvisamente le portiere si aprirono e vide un paio di uomini scendere dalla macchina, sussurrando qualcosa tra di loro. Si accovacciarono ed iniziarono a tagliare la recinzione, volevano entrare.
Chi erano questi uomini?
Cosa volevano da loro?
Questi pensieri galleggiavano nella mente di Emily, aveva paura. Un fottuta paura. Ma sapeva che non poteva lasciarsi sopraffare da quella paura o sarebbe finita. Per lei e per tutti.
Doveva fare qualcosa.
Così prese coraggio, impugnò il fucile, si alzò in piedi ed urlò << Fermatevi immediatamente! Non muovete un solo muscolo o vi faccio saltare la testa! >>, gli uomini si fermarono subito e la guardarono, poi la ragazza, con tono fermo e deciso continuò << Chi siete?! Cosa volete?! >>, improvvisamente due uomini, dal tetto della macchina, iniziarono a sparare nella sua direzione.
Emily si abbassò di scatto e iniziò a rispondere ai colpi, poi si voltò verso il campo base e, con tutta la voce che aveva in corpo, urlò << Carol! Carol! Ci attaccano!! Mi servono rinforzi subito! >>, e continuò a rispondere al fuoco nemico. Carol, udendo gli spari e le grida di aiuto dell'amica, lasciò la postazione imbracciando il fucile e corse subito verso di lei, sparando alcuni colpi, nel tentativo di ferire o spaventare gli intrusi.
Intanto Emily resisteva, sempre accucciata dietro la recinzione, fortunatamente non l'avevano ancora colpita, ma se l'era vista brutta in un paio di occasioni, cercava di respingerli, attendendo con ansia l'arrivo dei rinforzi, non poteva farcela da sola, d'un tratto notò che il suo fucile non sparava più, guardò nella canna e il sangue gli gelò nelle vene.
Aveva finito i colpi.
<< Merda! Merda! Proprio adesso?! >> urlò dalla rabbia, ne cercò alcuni in tasca ma, prima che potesse prenderli, si sentì tirare verso terra e, prima che lei potesse ribellarsi, un uomo le aveva afferrato il busto, immobilizzandole le braccia, e un altro le aveva preso le caviglie.
L'avevano alzata e la stavano portando via.
Era terrorizzata e non sapeva cosa fare, si dimenava più che poteva ed urlava << Mettetemi giù stupidi scimmioni! Toglietemi le vostre manacce di dosso! Mettetemi giù ho detto!>>, poi si voltò con la testa ed intravide Carol che stava sparando ad alcuni uomini che stavano cercando di andare al campo, ed urlò << Carol! Ti prego aiutami!! Mi stanno portando via! >>.
Stava per scoppiare a piangere, era completamente indifesa e in balia di quei uomini, non sapeva cosa altro poteva fare oltre al dimenarsi nel tentativo di liberarsi dalla presa.
Improvvisamente sentì Carol urlare << Lasciatemi! Mettemi giù o vi trasformo in scolapasta! >> si girò di scatto e vide che quegli strani uomini aveva preso anche Carol.
Cosa potevano fare adesso?
Dove le stavano portando?
Chi erano?
Cosa volevano da loro?
Domande che assillavano la mente di Emily, voleva scoppiare a piangere e urlare istericamente dalla paura, ma sapeva che doveva mantenere la calma o le cose sarebbero potute degenerare velocemente, così fece dei bei respiri profondi e si mise a gridare a pieni polmoni << Daryl! Aiutaci ti prego! Ci sono intrusi al cancello e ci stanno portando via! Daryl!! >>.
Stavano per salire sulla macchina quando Emily sentì un grido sempre più vicino << Lasciatele stare! Emily! >>.
Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille, guardò il cancello e vide Daryl correre come un pazzo verso lei e Carol, seguito da Rick e gli altri. Daryl era armato di balestra ed incazzato come una bestia. Aveva giurato sulla sua vita che avrebbe protetto Emily e Christian e non avrebbe mai permesso che qualcuno la portasse via da lui. Lanciò qualche freccia con la balestra, ma colpì solo un fanale della vettura, stavano aprendo il cancello secondario. Era disperato, non poteva lasciare che la prendessero così, senza combattere, e si stava rimproverando per averla lasciata sola di notte.
Gli invasori presero una corda e legarono mani e piedi alle prigioniere e le scaraventarono sui sedili posteriori della macchina, poi urlarono << Arrivano Zack! Parti! >>, il motore si accese e partirono velocissimi.
Si sentirono colpi di pistola colpire la macchina poi una voce << Emily!!!>>, Daryl stava urlando il suo nome a pieni polmoni e con un tono disperato mentre la portavano via.
Chissà dove.
Gli occhi di Emily si riempirono di lacrime che minacciavano di uscire, le avevano portate via dalla loro famiglia per andare chissà dove. L'avevano portata via da Daryl e Christian.
I suoi pensieri furono interrotti da uno dei rapitori, che la guardò e disse << Buonanotte >> e prima che Emily potesse replicare, qualcosa la colpì forte alla testa.
Tutto divenne sfocato.
Poi il buio.

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Capitolo 12
*** Perché? ***


Freddo che penetrava nelle ossa.
Dolore insopportabile.
Paura incontrollabile.
Questi furono i primi sentimenti che si insediarono in Emily appena riprese i sensi. Era ancora mezza intontita e parecchio dolorante. Quell' improvviso colpo alla testa l'aveva messa al tappeto per chissà quanto tempo, e non aveva la minima idea di quanto fosse stata priva di sensi o di dove l'avessero portata quegli strani uomini. Il perché di quel loro gesto rimaneva ancora un mistero e, per quanto ci pensasse, non riusciva a trovare una spiegazione.
Emily cercò di aprire gli occhi ma era stata bendata e non riusciva a vedere altro che il buio. Allora cercò di muovere le braccia, sopra la sua testa, ma, appena ci provò, sentì che le sue mani erano state legate con una corda ad una specie di uncino in metallo e, per quanta forza potesse usare, non riusciva a liberarle in alcun modo.
Provò allora a farle scivolare fuori dall'uncino, ma nel movimento sentì che il suo corpo, dalla vita in giù, era stato immerso in un liquido denso e schifoso.
Una sostanza gelida come il ghiaccio, densa come l'olio e dal forte e disgustoso odore.
Un odore simile a quello della carne in putrefazione. Era talmente denso che non riusciva quasi a muovere le gambe, colpa anche della temperatura estremamente bassa di quello strano e rivoltante liquido.
Era completamente bloccata.
Come poteva cavarsela stavolta? Oltretutto era completamente sola. Nonostante la grande confusione che aveva in testa, i ricordi sfocati si stavano, piano piano, schiarendo ed erano tornati vividi.
Improvvisamente un pensiero le attraversò la mente, come un fulmine a ciel sereno, ed urlò << Carol?! Carol sei qui?!>>. Il suo urlo echeggiò nella stanza vuota, a giudicare dalla durata e dal tipo di eco, era una stanza abbastanza piccola ed apparentemente vuota. Dopo il suo urlo non sentì alcun suono. Aspettava con ansia ed in completo silenzio una parola. Un scricchiolio. Un calcio contro il muro. Un lamento. Un simbolo che ci fosse qualcuno li con lei.
Niente.
Nessuna risposta.
Emily cercò nuovamente di liberarsi ma senza successo. << Carol! Carol! Sei qui dentro?! Dammi un segno! >>. Provò a chiamarla nuovamente, così tante volte che era impossibile contarle, urlava il nome della sua amica con tutto il fiato e la disperazione che aveva in corpo. Urlava sempre più forte e aumentava gradualmente anche la paura e la preoccupazione che non fosse li con lei, ma l'avessero portata chissà dove.
Ansimava, riprendeva fiato ed urlava nuovamente. Una sequenza automatica. Emily non poteva sopportare l'idea che le avessero fatto qualcosa e che lei non avesse fatto nulla per proteggerla. Continuava a non ricevere nessuna risposta, nessun suono, nessun segno. Niente. Il silenzio più totale, coperto solo dal suo ansimare.
E, dentro di lei, stava crescendo un terrore incolmabile, una rabbia senza paragoni e un dolore che nessuno vorrebbe mai provare in vita sua. Era sull'orlo di scoppiare a piangere: tremava di freddo e paura, non aveva più fiato in corpo e la frustrazione la stava consumando poco a poco.
Chiuse gli occhi e pensò a come era la sua amica anche solo il giorno prima: cucinava pranzi deliziosi, giocava con Christian, le sorrideva. Faceva quei sorrisi che sanno fare solo le mamme e che la tranquillizzavano sempre, in ogni situazione. Carol era davanti a lei, sorridente e felice. Il solo pensiero che le fosse successo qualcosa bastò per farle perdere un battito.
Le lacrime le stavano ormai colando sul viso, senza che lei potesse fermarle in alcun modo. Aveva bisogno di sapere che Carol stesse bene. Voleva sentire la sua voce. Tra le lacrime ed i singhiozzi disse << Carol...rispondimi...ti prego...>>, << Sei preoccupata per la tua amichetta...che tesoro...non preoccuparti, sta bene tranquilla...io mi preoccuperei per te fossi in te >>. Emily spalancò gli occhi nonostante la benda.
Quella voce.
Quella voce calma, composta e gelida come una grotta nel centro dell'Antartide.
Una voce tipica da Serial killer, talmente calma da essere dannatamente inquietante. Ed era una voce che Emily conosceva bene, e che avrebbe preferito dimenticare. Nonostante fosse una voce familiare, questo non la tranquillizzò per niente, al contrario, nell'udire quella voce le si gelò il sangue nelle vene.
Sentì dei passi pesanti avvicinarsi a lei, indossava scarponi o stivali a giudicare dal rumore, poi si fermarono di colpo proprio davanti a lei, e dopo pochi secondi, con un colpo netto, le tolse la benda che le impediva di vedere. Emily chiuse immediatamente gli occhi, per via della luce che l'aveva accecata, e dovette sbattere le palpebre un paio di volte per far abituare gli occhi alla nuova luminosità.
Tutti gli oggetti e la stanza si stavano lentamente mettendo a fuoco e, proprio ad un passo da lei, apparve la figura di un uomo, anzi, di un mostro.
Un mostro che avrebbe preferito non rivedere mai più.
Il Governatore.
Emily era completamente paralizzata.
Dov'era Carol?
Cosa le aveva fatto?
Perché le aveva rapite?
Il Governatore, allungando la mano, le scompigliò i capelli e disse sorridendo << Ciao Emily! É un vero piacere vederti! Mi dispiace per come vi hanno trattate i miei uomini e...>>, << Che cazzo vuoi da noi brutto psicopatico?! >> lo interruppe urlando Emily, era arrabbiata nera, i suoi occhi erano più esplosivi di un vulcano in eruzione, si dimenava come non mai urlando << Se ti metto le mani addosso ti ammazzo! Liberami subito! >>.
Philip, dopo aver sbuffato rumorosamente, prese una sedia e si sedette di fronte a lei e disse << Lo so che sei arrabbiata...posso anche capirti...ma credimi quando ti dico che tu non eri assolutamente nei miei piani >>.
Quelle parole attraversarono Emily come una scarica da 10,000 volt, si bloccò di colpo. << Io...non ero...nei tuoi...piani?..Che...che vuoi dire? >> disse quella frase con tono incredulo e molto spaventato.
Che voleva dire quella frase?
Poi Philip la guardò dritta negli occhi.
Con i suoi occhi gelidi, freddi e vuoti come un pozzo senza fondo.
Poi si alzò in piedi ed iniziò a camminare per tutta la stanza, gesticolando come faceva spesso e cominciò << É molto semplice mia cara....come hai ripetuto tu pochi istanti fa tu non eri nei miei piani...per niente direi. Non fraintendermi, sei carina e mi sei molto simpatica..sei educata, almeno quando non sei arrabbiata o infastidita...ma non è questo il punto...il mio piano perfetto era studiato in modo da portare qui Carol....solo e soltanto Carol, capisci?...il mio piano era molto semplice in realtà: rapire Carol, farvi credere che fosse morta, tenerla prigioniera per un po, facendole credere che non sareste mai venuti a salvarla e farle capire che l'unico modo che aveva per sopravvivere era restare qui con me...l'unica falla, che onestamente non avevo previsto eri tu piccola peste...nel mio piano tu non centravi assolutamente niente, ed hai complicato un po le cose, lo ammetto...non mi aspettavo che ci fosse qualcuno con Carol e, certamente, non mi sarei mai aspettato che fossi una tipetti tanto combattiva...e, non potevo certo rapire Carol e permetterti di mettermi i bastoni tra le ruote...così ti ho portato qui...>> poi, girandosi verso la porta, continuò << Lei è la fuori, in una casa a riposare tranquilla...anche se quando non ti vedrà con lei si arrabbierà parecchio...avrei dovuto prevederlo in effetti...>> s'interruppe un secondo quando, voltandosi verso la ragazza, notò che lo stava fissando con gli occhi traboccanti di paura.
Era terrorizzata all'idea di cosa quell'uomo potesse farle.
Poi il Governatore, avvicinandosi, continuò << Stai tranquilla Emily...non voglio ucciderti o farti del male...come stavo dicendo... >>, << Perché lo hai fatto? Cosa vuoi da lei? >> furono le uniche domande che riuscì a pronunciare Emily.
Quegli occhi l'avevano pietrificata. Erano occhi che avrebbero fatto rabbrividire chiunque, occhi che non sembravano appartenere ad una persona viva, erano vitrei e spenti come quelli di un morto.
Il Governatore, sedendosi di nuovo, disse sorridendo << Semplicissimo...dal momento in cui l'ho vista non faccio altro che pensare a lei...ai suoi soffici capelli, al suo meraviglioso viso...in realtà non è semplice...anzi è difficile spiegare certe cose...è simpatica, tosta e combattiva ma allo stesso tempo è dolce ed indifesa...bisognosa di protezione e cure...è la mia donna ideale, così carina e pericolosa...come una rosa rosa come la passione e piena di spine acuminate...mi chiedi perché ho fatto tutto questo?...semplice Emily... mi sono innamorato di Carol...e voglio che lei stia qui con me per sempre >>.
Una lampadina si accese in quell'istante nella mente di Emily.
Era evidente.
Ecco perché lei non entrava nei suoi piani.
Ecco perché voleva Carol a tutti i costi.
Era innamorato di lei. Di Carol. Della loro preziosa Carol. Poi, continuò << E sono sicuro che anche Carol mia ami...come potrebbe nona marmi? Sono perfetto e presto potremo coronare il nostro sogno d'amore e vive...>> , << Sei solo un povero illuso >>. quella frase lo interruppe di colpo. Poi Emily, guardandolo negli occhi e sostenedo il suo sguardo, continuò << Credi che Carol non potrebbe mai amare una persona tanto viscida come te?! Sei solo un stupido! Carol è la donna più fantastica che conosca! É forte e combattiva nei momenti difficili, ma è anche dolce e comprensiva come solo una mamma può essere...sa sempre cosa fare in qualsiasi situazione e non abbandonerebbe mai nessuno...spero di diventare come lei un giorno...è troppo preziosa per noi e...>>, poi , guardandolo con gli occhi ardenti come il fuco, concluse << Nevicherà all'inferno prima che io, Daryl, Rick o chiunque altro ti permetta di portarla via contro al sua volontà! >>.
Il Governatore la guardò e le disse << Non provare mai più a dirmi cosa posso o non posso fare puttana >> e, prima che Emily potesse replicare in qualsiasi modo, le diede un violento schiaffo in piena faccia.
Uno schiaffo così forte che fece eco nella stanza per alcuni secondi.
Emily non aveva reagito in alcun modo. Ne piangendo, ne arrabbiandosi, ne rispondendo a parole. La guancia era arrossita nel giro di pochi istanti: le faceva un male tremendo. Sentiva la pelle calda, anzi la sentiva bruciare come se stesse prendendo fuoco. Non si aspettava un gesto simile, e che quel gesto fosse così doloroso. Non aveva mai ricevuto uno schiaffo così forte.
Tratteneva le lacrime che minacciavano di uscire.
Non voleva assolutamente dargli la soddisfazione di vederla piangere per un suo schiaffo. Non gliel' avrebbe mai data. Mai.
<< Non provare più a toccarla schifoso bastardo!>>.
Quella voce.
Emily l'avrebbe riconosciuta tra mille. Guardò alla porta, situata dietro al Governatore e vide Carol, in piedi sulla soglia, dietro di lei un uomo alto e robusto che gli teneva bloccate le mani.
Non aveva segni di percosse o tortura, ne aveva i vestiti logorati.
Stava bene.
Emily, nel vederla, tirò un sospiro di sollievo. E, senza distogliere lo sguardo dal suo, le disse << Carol! Grazie a Dio! Stai bene?! Ti hanno fatto del male?!>>, Carol fece per correrle incontro, ma l'uomo alle sue spalle la bloccò ancor prima che ci provasse, poi riguardò Emily e le disse sorridendo << Emily! Grazie al cielo! Sto bene, non preoccuparti per me..preoccupati per questo bastardo perché se riesco a mettergli le mani addosso si risveglia in obitorio! >>.
Il Governatore, schioccando le dita, diede comando all'uomo di legare Carol alla sedia dove si era seduto lui fino a qualche secondo prima, poi disse << Perfetto! Ora che è arrivata anche Carol possiamo cominciare! >>, << Cominciare cosa?! Lasciaci andare! >> urlarono all'unisono Carol e Emily.
Arrabbiate ma, allo stesso tempo, felici di essersi ritrovate.
Philip, facendo finta di niente, continuò << Allora...visto che il mio piano ha subito un cambiamento..anche questa parte subirà una leggera variazione rispetto al piano originale...potrei semplicemente uccidere Emily e continuare con il piano originale...infondo non ci metterei nulla e mi risparmierebbe molta fatica...>> a quella frase Emily si rabbrividì.
Aveva ragione.
Effettivamente in quel momento non si sarebbe potuta difendere, ed avrebbe potuto ucciderla in quel preciso momento. Sarebbe stato semplice.
Non avrebbe più potuto salvare Carol.
Non avrebbe più rivisto Rick, Carl e gli altri.
Non avrebbe più rivisito il suo amato Daryl ed il loro piccolo Christian. Il solo pensiero di non poter abbracciare Daryl o vedere Christian crescere le spezzò il cuore in milioni di pezzi.
Non poteva reggere un tale dolore.
I suoi pensieri vennero interrotti da Philip che continuò la frase << Ma...siccome mi piacciono i tipetti combattivi come te, cara Emily...e rispetto il fatto che sei pronta a sacrificarti per i tuoi compagni...così voglio essere generoso e, quindi...vi offro una soluzione...o meglio...un accordo >>.

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Capitolo 13
*** Daryl e Rick ***


<< EMILY!!! >>.
Quando Daryl riuscì ad attraversare il cancello principale, fece qualche passo prima di fermarsi di colpo e fissare il vuoto davanti a lui.
L'auto era già sparita nella notte. La macchina dove c'erano Carol ed Emily era some svanita nel nulla, senza lasciare la minima traccia. Si era come volatilizzata, inghiottita nell'oscurità più profonda di quella notte buia, senza luna e senza stelle.
Daryl, con gli occhi spalancati ed attenti come quelli di un cacciatore, scrutava attentamente l'orizzonte in cerca di un minimo segnale che potesse condurlo all'automobile, o almeno qualcosa che potesse dargli una vaga idea di dove fosse diretta. La luce dei fari. Il rumore del motore. Una brusca frenata. Un suono o un segno qualsiasi.
Niente.
Solo buio: freddo, oscuro e spaventoso buio, come quello che dimora negli angoli più nascosti dei peggiori incubi.
<< EMILY!!! >> urlò il suo nome con tutto il fiato che aveva in corpo, nella speranza di sentire ancora quella meravigliosa voce, che era diventata una parte di lui.
Ma l'unico rumore che si sentì furono i grilli che, una volta finito il trambusto, si rimisero a cantare spensieratamente. Come se nulla fosse successo.
In quel momento, il cuore di Daryl perse un battito. Si lasciò cadere a peso morto per terra, in ginocchio, con lo sguardo basso. Era come se tutte le sue forze, improvvisamente, l'avessero abbandonato: come se qualcuno gli avesse improvvisamente staccato la spina; come se gli avessero tolto la sua fonte di energia.
Emily.
Era lei la sua energia. L'unica cosa che lo spingeva a dare sempre il massimo, ad impegnarsi al cento per cento in tutto, per quanto la situazione fosse pericolosa o dura, nonostante la fatica, lei lo spronava a non mollare mai e a mettercela tutta. E, senza di lei, aveva perso tutto. Si sentiva vuoto e completamente solo. Nella sua mente continuava a pensare che fosse colpa sua: se avesse insistito a fare il turno di guardia, Emily sarebbe al sicuro con il gruppo. Continuava a ripeterselo, ed era diventato come una specie di mantra.
Istintivamente batté il pugno per terra, con tutta la forza che aveva in corpo. Doveva sfogarsi in qualche modo e si rifiutava di piangere davanti a tutti, anche se i suoi occhi a stento riuscivano a trattenere le lacrime.
Intanto Rick, Carl e Glenn, che erano accorsi in aiuto delle loro amiche, lo guardavano, qualche passo indietro. Anche loro cercavano tracce o segnali, anche se sapevano che, se Daryl non aveva trovato niente, loro non avrebbero certo potuto fare di meglio. Trovare le impronte, seguire le tracce, orientarsi nei boschi, trovare corsi d'acqua...in quel campo Daryl era imbattibile.
A Rick si spezzava il cuore nel vedere il suo amico in quello stato, sapeva che era un momento davvero difficile per lui e poteva solo immaginare come si sentisse o cosa gli passasse per la testa. Voleva dargli il suo spazio, Daryl più di chiunque altro aveva bisogno del suo spazio vitale, ma non poteva sopportare di lasciarlo solo in un momento così. Così, fece dei respiri profondi e si mise accanto a lui, gli mise una mano sulla spalla e disse << Daryl...dovresti entrare..è pericoloso qui fuori...>>, << Lasciami stare...>> grugnì Daryl, senza muoversi di un millimetro.
Rick, dopo un paio di respiri profondi, fece un altro tentativo << Daryl...non cambierai niente stando qui fuori...rischi solo di farti male...entra...>> , << Sei diventato sordo?...Lasciami stare ho detto... >> ripeté Daryl, stavolta con un tono più irritato di prima.
Rick odiava essere insistente, ma non poteva lasciare Daryl in quello stato fuori al buio, così prese coraggio e provò la terza volta << Daryl...capisco che vuoi stare solo e capisco cosa stai provando adesso...>> , << Si può sapere che cazzo di problema hai?! >> improvvisamente Daryl si alzò di scatto, si girò verso il suo amico e, arrabbiato come una furia, urlò << Smettila di dire cazzate! Non capisci quello che sto provando e non lo puoi capire! Emily è sparita e la colpa è solo mia! Mia porca puttana! Dovevo lasciarla riposare, ma io come un perfetto idiota l'ho lasciata fuori da sola! Me l'hanno portata via ed io non sono stato capace neanche di fare qualcosa per impedirglielo! Avete una vaga idea di come posso sentirmi?! Che razza di uomo sono che non posso nemmeno proteggere la persona che conta di più al mondo per me?! Cosa ho fatto per proteggerla?! Eh?!...Esatto! Niente! Lei aveva disperatamente bisogno di me ed io non ho saputo fare nulla per proteggerla! Sono stato uno stupido incapace!! Sono...>>.
Ciaf.
Uno schiaffo in piena faccia interruppe la sfuriata di Daryl.
Un schiaffo secco e deciso, forse un po impulsivo, ma non molto forte, ne aveva ricevuti di peggio da bambino, ma era stato un gesto davvero inaspettato, che lo aveva colto di sorpresa. Daryl sentiva la guancia destra intorpidita e calda, una sensazione che lo riportava all'infanzia, quando riceveva schiaffi in continuazione da suo padre quando era ubriaco, il che capitava molto spesso, se non ogni giorno.
La mano di Rick era ancora alzata a mezz'aria, ed il suo sguardo infuocato era rivolto verso Daryl.
Glenn e Carl, nel frattempo, li osservavano impietriti: la sfuriata di Daryl li aveva intimoriti parecchio e l'improvviso gesto di Rick li aveva davvero spaventati, nessuno dei due aveva il coraggio di opporsi o di intervenire in qualche modo.
Dopo qualche secondo, Rick urlò verso il suo amico << Falla finita adesso Daryl! Smettila di dire stronzate! Ne ho davvero abbastanza! Sono tuo amico, capisco la situazione e sto cercando di aiutarti...ma adesso hai passato il senno! Hai fatto tutto ciò che potevi per proteggere Emily e Carol! Sei corso qui quando noi non capivamo nemmeno cosa stesse succedendo, hai rischiato di venire ucciso per salvarla e questo non è certo da idioti o da stupidi incapaci! E di certo non è colpa tua se le hanno rapite! Stare qui ad incolparti cambierà qualcosa secondo te?! Eh?!...Esatto! Non cambierai un cazzo! Smettila di pensare a cosa avresti potuto fare e pensa a cosa puoi fare adesso, dobbiamo entrare al campo, organizzarci e andarcele a riprendere! Vuoi davvero renderti utile?! Aiutaci a riportarle a casa! E ti ricordo che lì al campo c'è tuo figlio, solo e spaventato, che ha bisogno di te! Smetti di fare il bambino e prova ad ascoltarmi una volta tanto! >>.
Rick urlò così tanto che si mise ad ansimare quando terminò il discorso, aveva tirato fuori tutto e, da un certo punto di vista, si sentiva quasi sollevato. Fissava attentamente Daryl e aspettava una reazione, in una situazione del genere poteva reagire in modo totalmente imprevedibile.
Daryl si voltò verso l'amico e lo guardò negli occhi, e nei suoi occhi, Rick vide qualcosa che non aveva mai visto e che, per un secondo, lo sconvolse.
Vide paura.
Una paura profonda ed incontrollata di perdere Emily per sempre.
Rick conosceva bene quella sensazione, l'aveva provata quando si era svegliato da solo nell'ospedale, ed il suo primo pensiero fu quello di trovare Lori e Carl.
Forse, più che di uno schiaffo o di una sfuriata, Rick aveva capito di cosa avesse davvero bisogno Daryl e, istintivamente, abbracciò l'amico, poi, con tono calmo gli disse << Daryl...è vero che non posso capire come ti senti in questo momento...ma tu non sei solo...io sono tuo amico e ci sarò sempre quando avrai bisogno di me...riporteremo Emily e Carol a casa, e lo faremo tutti insieme...perché siamo una famiglia >>.
Rick conosceva il passato difficile di Daryl: il padre ubriaco e violento, il fratello Merle che lo aveva condotto alla criminalità già in tenera età, ed una madre assente e tossico-dipendente. Era praticamente cresciuto da solo. Aveva ricevuto fin troppi schiaffi e sfuriate, non sarebbe servito a niente continuare ad urlarsi contro, avrebbe solo rischiato di allontanarlo.
Tutto quello che gli serviva, di cui aveva bisogno era di sentire che non era solo, che erano tutti li con lui e che lo avrebbero aiutato sempre.
Daryl rimase fermo qualche istante, non era abituato a ricevere abbracci o dimostrazioni di affetto. Da quando era arrivata Emily si stava abituando, piano piano, agli abbracci, alle risate...a tutto. Dopo qualche secondo ricambiò l'abbraccio dell'amico e qualche lacrima scese dai suoi occhi.
Rick aveva ragione.
Su tutto.
Restare lì ad incolparsi non sarebbe servito a niente. Doveva trovare Emily e Carol e riportarle a casa.
Adesso regnava il silenzio, ma non un silenzio pesante o carico di tensione. Era un silenzio che sapeva di pace, di tranquillità, come la quiete dopo la tempesta.
Dopo qualche minuto, si staccarono e Daryl, guardando il suo amico, disse << Rick scusa...mi sono sentito uno schifo ed avevo bisogno di sfogarmi...grazie sceriffo>> concluse con un sorriso, << Ci sono abituato con te...sei una testa calda...non preoccuparti >> rispose l'amico sorridendo, era tanto che non lo chiamava così.
Poi si diedero il cinque e Rick disse deciso << Riportiamole a casa! >> , << Si! >> rispose secco Daryl. Tutto sembrava risolto tra i due amici.
<< Papà! Papà! >> una vocina familiare fece voltare i due verso il cancello.
Era Christian che, in braccio a Lori, allungava le mani verso Daryl e si agitava come un pazzo.
Voleva andare in braccio al suo papà.
Daryl doveva andare a salvare Emily e Carol ma, la cosa più urgente da fare in quel momento era restare vicino a Christian. Era triste e spaventato, e Daryl era l'unico su cui quel bambino potesse contare. Certo, c'erano Rick, Lori, Carl, Maggie e tutti gli altri, ma un bambino sa che il suo unico appoggio sono i genitori.
Daryl lo guardò, con uno sguardo pieno di affetto, si avvicinò a Lori e, prendendo in braccio Christian disse << Ehi terremoto...>> , << Papà...abbaccio! >> rispose Christian cingendo le sue braccine intorno al collo di Daryl. Il papà ricambiò l'abbraccio, e gli accarezzò la schiena per tranquillizzarlo, sapeva che quando Christian diventava coccolone c'era qualcosa che non andava.
Poi, con un tono gentile, gli chiese << Piccolo...cosa c'è che non va? >> , <<...voglio la mamma...>> rispose con le lacrime agli occhi. A Daryl si spezzò il cuore, non poteva sopportare l'idea che il suo piccolo Christian soffrisse così tanto, così lo staccò dal collo, lo guardò negli occhi e gli fece una promessa << Ehi piccolo...adesso ascoltami bene...io e lo zio Rick adesso andiamo dentro e facciamo un bel piano...poi domani mattina tu rimani qui a proteggere la nostra casa nuova; mentre io, Rick e gli altri andremo a salvare la mamma...ti prometto che la riporto a casa da te e che giocheremo tutti insieme per tutto il tempo che vuoi >>, <<...davveo?...al gioco che voglio io? >> disse il piccolo strofinandosi gli occhi.
Daryl fece un sorriso e gli rispose << Si Christian..al gioco che vuoi tu per tutto il tempo che vuoi... >>, poi Christian sorrise e, abbracciandolo disse << Gazie papà....sei il mio eroe >>.
Daryl ricambiò l'abbraccio di Christian.
Suo figlio in quel momento aveva bisogno di lui e Daryl sperava di averlo rassicurato almeno un po.
Sapeva che Christian aveva bisogno di sua mamma e anche lui aveva bisogno di lei, e avrebbe fatto l'impossibile per riportarla a casa. 
Christian lo strinse forte e Daryl, in quel preciso momento, si sentì l'uomo più felice del mondo: era felice di sapere che doveva essere un papà in gamba se il suo piccolo lo considerava un eroe: come quelli che ti salvano quando tutto sembra perduto; quelli che combattono quando tutti gli altri si arrendono; quelli che ti fanno sentire sicuro e protetto in ogni situazione, perché sai che ci saranno sempre per te. 
Lui era tutto questo per suo figlio: era l'eroe che avrebbe sempre combattuto per lui, per proteggerlo da tutto e tutti; l'eroe che non lo avrebbe mai lasciato solo; l'eroe che combatteva sempre ogni battaglia dando il massimo.
Non avrebbe mai pensato che, anche se così piccolo, Christian lo vedesse così. Lo vedesse come il suo eroe, il suo idolo, quello che avrebbe voluto essere da grande. 
Il suo modello di riferimento. 
Lui non aveva mai avuto un modello, o un eroe a cui ispirarsi nella vita. Di certo non potevano essere il fratello violento o il padre alcolista. 
Era sempre stato solo, ma, nonostante tutto quello che aveva passato, aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai commesso lo stesso errore con Christian: sarebbe stato un buon padre, presente, affettuoso e giusto. 
Gli avrebbe dato un padre che fosse degno di questo nome perché, più di tutti, sapeva cosa significasse non averne uno e non voleva che suo figlio soffrisse o crescesse come era cresciuto lui. 
Quella semplice frase di Christian lo aveva reso davvero felice.

Poi Rick, mettendo una mano sulla spalla di Daryl disse << Forza entriamo adesso...è pericoloso restare qui fuori... e dobbiamo organizziamoci...sono sicuro di sapere chi c'è dietro questa storia...>> , << Uomo cattivo! >> disse Christian deciso, e Rick, accarezzandogli la testa, rispose << Esatto! Di sicuro c'è il Governatore dietro a tutto questo...Entriamo a studiare un piano di azione, poi andremo a dormire...domani mattina all'alba prepareremo gli zaini e le armi...direzione Woodbury...vi assicuro che si pentirà di quello che ha fatto... hanno fatto incazzare le persone sbagliate >>.


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Capitolo 14
*** Accordo ***


<< Questo è il mio accordo ragazze...>> disse Philip, concludendo il discorso.
Per tutto il tempo non distolse gli occhi da Carol. La fissava con i suoi penetranti occhi chiari, spenti e freddi come lo spazio profondo, non lasciavano trasparire alcuna emozione, e Carol dubitava fortemente che quell'uomo potesse provare un minimo di emozione.
O potesse provare qualsiasi cosa.
Lo poteva intuire proprio dai suoi occhi: erano vuoti, senza il minimo segno di vita, come quelli di uno zombie, e non le piaceva per niente. Uno sguardo del genere avrebbe messo in soggezione chiunque.
Chiunque tranne Carol: per tutto il tempo aveva sostenuto il suo sguardo con forza e rabbia, come ci si aspetta da una combattente come lei, sempre pronta a tirare fuori gli artigli quando serve.
Emily guardava il Governatore stupita: come se avesse sentito la cosa più assurda del mondo. 
Non poteva davvero averle proposto una cosa simile.
<< Ma che razza di persona sei tu?! Non puoi dire seriamente! É una cosa rivoltante! >> sbraitò Emily infuriata, dimenandosi con tutte le forze che aveva << Lasciaci andare subito, così potrò strozzarti con le mie mani! Che razza di essere umano sei?! >>, era ancora legata ed immersa in quello strano e disgustoso liquido melmoso. Philip si voltò verso di lei e la guardò dritta negli occhi, senza dire una parola.
I suoi occhi freddi si scontrarono con gli occhi ardenti di Emily, come la lava che si scontra con l'acqua del mare.
I suoi occhi freddi e vuoti parlavano al posto suo e, quello che dissero ad Emily, fu davvero inquietante.
“ Umano?...io non ho niente di umano...ora non più ”. Fu quello che Emily lesse dai suoi occhi.
Cosa voleva dire?
<< Dacci del tempo per parlarne >> disse Carol, con un tono quasi di rassegnazione. Emily fu sorpresa dalla frase di Carol.
Aveva davvero intenzione di parlarne? Cosa c'era di cui parlare? Era un'assurdità.
La rabbia, che traspariva dagli occhi di Carol, si era placata e stava dando spazio alla sua parte più fredda e calcolatrice. Il suo sguardo e quello del Governatore s'incontrarono. Sembrava stessero comunicando in un modo ed in un linguaggio tutto loro, in un altro mondo: nessuno dei due sembrava cedere, ed Emily avrebbe dato una mano pur di sapere cosa si stessero dicendo.
Dopo un tempo che sembrò infinito, Philip ruppe il silenzio << Vi lascio quindici minuti per discutere tra di voi...non un minuto di più...e voglio, anzi no...esigo una risposta >>, poi si voltò verso la porta, improvvisamente si voltò verso Emily e, con un'irritante sorriso sulla faccia, le disse << E a proposito Emily...io non mi dimenerei così se fossi in te...sprechi solo preziose energie...e deciderei in fretta se fossi in voi, non so quanto può farle bene stare immersa lì dentro...ah! E mi sono dimenticato di dirti che, mia cara Emily, quello strano e denso liquido in cui ti trovi è cento per cento sangue di zombie...fresco fresco...lo abbiamo ricavato proprio dal branco di stamattina...vi lascio parlare tranquille ora >> concluse sbattendo la porta.
Sangue di zombie.
Emily si paralizzò di colpo.
Guardò verso la strana sostanza in cui era immersa e un brivido di disgusto le percorse la schiena. Era la cosa più rivoltante che avesse mai sentito in vita sua.
Iniziò a tremare, poi urlò << AHHH!! Che schifo! Che schifo! CHE SCHIFO!!! É la cosa più rivoltante che abbia mai visto in vita mia!! Fatemi uscire! Fatemi uscire! FATEMI USCIRE SUBITO DI QUI!!! >>.
Emily era fuori di se, in piena crisi isterica: si dimenava come un ossesso, urlava in maniera incontrollabile, era quasi sul punto di scoppiare a piangere da un momento all'altro. E come biasimarla del resto, a Carol venne la nausea solo al pensiero di essere immersa li dentro, come poteva esistere un uomo capace di tale orrore? Immergere una persona dentro un barile stracolmo di sangue di zombie...una cosa a dir poco rivoltante.
Come poteva, una persona, anche solo pensare di concepire una cosa del genere?
Emily continuava a agitarsi, Carol la guardava senza dire una parola: non sapeva cosa dire per riuscire a calmarla, ma allo stesso tempo, sapeva che doveva tranquillizzarla in qualche modo o sarebbe peggiorata. La guardò e, con il tono più calmo e gentile che potesse avere, le disse << Emily... so che sei in una brutta situazione...e so che è difficile ma devi fare dei bei respiri profondi e cercare di calmarti...>>.
<< Calmarmi?! Calmarmi?! Non voglio calmarmi Carol! Una brutta situazione?! GUARDACI!! Siamo prigioniere di un pazzo psicopatico, tu legata ad una sedia ed io immersa nel sangue putrefatto di zombie!! Hai la vaga idea di quanto possa fare schifo?! >>. Emily urlava come non mai in vita sua, Carol la guardava spaesata: non sapeva cosa dire o cosa fare per riuscire a calmarla o a farla ragionare.
Poi continuò << E, come se questo non fosse abbastanza, hai preso seriamente in considerazione l'idea di accettare quella sottospecie di accordo! Ti rendi conto o no di quello che ha detto? Ti dovrei abbandonare qui, andare dagli altri e convincerli che sei stata morsa, ho dovuto abbatterti e ti ho sepolto!! Solo perché così quel pazzo può averti tutta per se!! Vuoi davvero rinunciare a noi?! Alla tua famiglia per stare qui con quel mostro?! Che ti dice il cervello?! É una cosa riprovevole!! >> urlava con tutta l'aria che aveva nei polmoni.
<< É per questo che devo farlo Emily!! Non lo capisci?! >> urlò Carol. Esplose tutto d'un colpo, in una sfuriata come non aveva mai visto in tutta la sua vita << Se non accetto questa cosa ci ucciderà! Davvero non ci arrivi?! Ed anche se riuscissimo a scappare ed avvisare gli altri, lui verrà a prenderci! Ci verrà a cercare, ci troverà e vi ucciderà tutti per avere me!! Non capisci?! Vi sta dando un'opportunità per sopravvivere! Tutto quello che dovete fare è lasciarmi qui! Dovete farlo! Siete troppo importanti per me e ho giurato a me stessa che vi avrei protetti a qualunque costo e di certo non sarai tu ad impedirmelo! Svegliati Emily! Dobbiamo accettare e farvi sopravvivere! Per il bene tuo e di tutti gli altri! >>.
Carol si fermò di colpo ansimando. Aveva urlato a pieni polmoni tutto quello che aveva dentro e che la stava lentamente soffocando. Lo stress e la sfuriata di Emily l'avevano gonfiata, poco a poco, come un palloncino, fino a che, inevitabilmente, esplose.
<< Pensi davvero che manterrà la parola?...Un mostro del genere ha una parola d'onore o un codice morale secondo te?...Appena volterai le spalle Carol, lui ci attaccherà comunque...solo per il puro gusto di farlo...>> disse Emily, si era calmata dopo la sfuriata di prima, abbassò lo sguardo e continuò << Carol...quando Daryl mi ha portato nel gruppo ero nervosa e spaventata...tu sei stata la prima, dopo Carl, a trattarmi con rispetto e gentilezza...mi hai fatto sentire che ero parte della vostra famiglia...da quando sono arrivata nel gruppo sei stata come una mamma per me...sempre disponibile, sorridente, gentile e disposta ad aiutarmi in ogni occasione...per quanto la situazione poteva sembrare difficile tu eri con me...senza lasciarmi mai da sola...Carol...sei la persona più forte che conosca...sei leale, gentile e hai una forza che non ti rendi conto di avere... spero davvero di poter diventare almeno un po di quello che sei tu...tu sei importante...ma non solo per me...per tutti noi sei importante...sei parte della famiglia...Rick, Daryl, Christian, Carl, Glenn, Maggie, Hershel, T-Dog, Lori hanno bisogno di te...io ho bisogno di te...>>.
Mentre parlava, Emily singhiozzava e le lacrime uscirono dai suoi occhi senza che lei potesse fermarle, poi alzò la testa. Guardò Carol dritta negli occhi e, ancora piangendo, gli disse << Carol non permetterò mai a nessuno di farti del male, tu sei parte della famiglia e non abbandonerò mai! >> le lacrime continuavano a scorrere, le sue guance erano arrossate ed i singhiozzi si facevano sempre più frequenti.
Emily era imbarazzata. Si sentiva una bambina a essere scoppiata a piangere in quel modo, così cercò di scusarsi << Scusa se piango Carol...so che odi vedermi piangere e credimi vorrei tanto poter smettere...ma il pensiero di te che ci abbandoni mi ha fatto male...e mi mancano gli altri...mi mancano Daryl e Christian...vorrei stringerli tra le mie braccia in questo momento...dirgli che sto bene e che va tutto bene...ho bisogno di sentire le loro voci e di sapere che stanno bene...>>.
Carol la guardò con il cuore pieno di orgoglio: era diventata forte senza neanche rendersene conto, poteva solo immaginare quanto soffrisse la lontananza del suo amato Daryl e del suo prezioso Christian. Anche a lei scappavano le lacrime: era felice di sapere che, qualsiasi cosa sarebbe successa, la sua famiglia sarebbe rimasta sempre con lei, e che, per quanto la situazione fosse tragica o difficile, non l'avrebbero mai abbandonata.
Tra le lacrime, disse << Grazie Emily >> , << Carol...non dubitare mai più dell'amore che abbiamo per te >> rispose Emily sorridendo.
La porta si aprì di colpo ed il Governatore entrò e, sorridendo disse << Allora...gentili pulzelle...avete deciso? >>. << Vai a farti fottere tu e il tuo schifoso accordo! >> dissero all'unisono Carol ed Emily, con uno sguardo di fuoco ed un tono secco e deciso.
Non avevano paura di lui. 
Philip le guardò stranito, poi si mise a ridere fragorosamente.
Una rista da pazzoide che fece accapponare la pelle. sia a Carol che ad Emily 
Poi si voltò verso Emily, fece per darle un altro schiaffo, ma fu interrotto dalla porta che si aprì e una guardia urlò << Signore intrusi! Hanno sfondato il cancello principale! >>.
<< DARYL!! >> urlò istintivamente Emily. Era sicura che fossero loro ed era felicissima di sapere che erano accorsi in loro aiuto.
Philip le mise una mano sulla bocca di Emily e, sempre con un'inquietante sorriso stampato in faccia, ordinò alla guardia appena accorsa << Bene bene bene...a quanto pare tengono più a voi di quanto avessi calcolato...piccola variazione...portate Carol agli spalti e legatela con una corda...fate preparare i giustizieri...e preparate Emily per lo spettacolo >>.

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Capitolo 15
*** Irruzione ***


<< Di nuovo! Dai più gas T-Dog! Lo buttiamo giù stavolta! >> urlò Rick dal tetto del furgone imbracciando il suo fucile, e battendo il pungo sul tettuccio, come per dare la carica al guidatore.
Poi, con uno sguardo di fuoco, si rivolse alle due guardie che erano rimaste a presidiare il cancello: inizialmente erano una trentina, sparse sul cancello e sulle mura nelle vicinanze, la maggior parte vennero uccise da Daryl e Glenn, che avevano il compito di “mietere” un po di sicurezza: meno uomini uguale meno difese; il resto della guardie erano fuggite terrorizzate da Rick e stavano correndo ad avvertire il Governatore dell'accaduto. Rick, con un colpo secco, fermò il furgone ad una ventina di metri dal cancello e urlò spazientito << Ve lo ripeto per l'ultima volta! Avete tre secondi! Tre fottuti secondi per aprirci oppure butto giù questa merda di cancello e vi riempio la testa di piombo! >>.
Le guardie non risposero alla minaccia dell'ex sceriffo, o meglio, non sapevano che cosa fare: che li accontentassero o meno, sicuramente li avrebbero uccisi.
Erano morti in ogni caso.
<< Questo è davvero troppo! Ne ho davvero abbastanza! T-Dog! Butta giù questo cazzo di cancello! Io vado a riprendermi Emily e Carol! >> urlò Daryl al lato della strada, visibilmente spazientito ed arrabbiato. Voleva salvare Carol e riavere la sua preziosa Emily accanto a se, e di certo non sarebbe stato un vecchio cancello arrugginito a fermarlo.
Rick batté un colpo sul tettuccio e il furgone partì: le ruote girarono frenetiche sull'asfalto freddo, producendo talmente tanto fumo da sembrare che andassero a fuoco. << LEVATEVI DALLA STRADA! REGGITI T-DOG! >>. Le parole di Rick furono l'ultimo suono che si udì prima che il furgone si schiantò contro l'imponente cancello di ferro.
Il suono del metallo che stride e si contorce.
Il tonfo assordante del cancello che, esausto, cedeva sotto i colpi degli intrusi.
Il muso del furgone, ormai, distrutto e fumante.
Un grande polverone.
<< State tutti bene?! >> urlò Glenn, avvicinandosi al furgone, ormai distrutto ed inutilizzabile, << Si! Mai stati meglio! >> dissero in coro Rick e l'amico, uscendo indenni da quell'ammasso di lamiere fumanti.
Rick si voltò verso gli altri e disse autoritario << Bene, abbiamo un punto di accesso, di sicuro staranno correndo ad avvertire il Governatore, avremo 5 minuti al massimo...quindi dobbiamo agire in fretta! Adesso la squadra 1, composta da Daryl, Glenn e T-Dog, entra per prima e ci apre la strada: vale a dire, abbatte qualsiasi cosa ci spari addosso o costituisce una minaccia; la squadra 2, io e Carl, entra dopo 30 secondi esatti, e vi copre le spalle: sempre meglio avere copertura su entrambi i fronti. Prima di tutto raggiungeremo il centro di Woodbury, li ci divideremo e setacceremo questa posto da cima a fondo per trovarle. Una volta trovate studieremo lo stratagemma migliore per liberarle e uscire da qui. >>.
Tutti ascoltavano attentamente le parole di Rick: le istruzioni erano precise e calcolate al minimo dettaglio, in modo da non lasciare nulla al caso; e, allo stesso tempo, erano pronunciate con un tono secco e autoritario, come ci si aspetta da un grande leader come lui.
Finito di spiegare il piano nel dettaglio partirono in una frazione di secondo, la squadra 1 entrò a Woodbury con armi cariche e in formazione: Daryl faceva l'apripista, aveva chiesto lui di stare in prima linea ed il motivo era chiaro a tutti: voleva trovare Emily il prima possibile; Glenn era il secondo e teneva d'occhio davanti a se e a sinistra per eventuali agguati; T-Dog, infine, teneva d'occhio la parte destra del percorso. Procedevano lentamente e con cautela, come una tigre, quando stà per colpire la sua ignara preda. Dovevano essere cauti ma anche veloci, non potevano sprecare neanche un momento: ogni istante era prezioso.
Passati 30 secondi, come un meccanismo perfettamente funzionante, anche Rick e Carl entrarono nella città stranamente silenziosa: restavano lontani circa 3 metri dagli altri, camminavano anche loro lentamente e tenendo sempre alta la guardia, non sapevano cosa sarebbe potuto succedere o come il Governatore avrebbe potuto reagire a questo assedio.
Avanzavano tutti all'unisono con passo felpato, per evitare di produrre anche il minimo rumore che rivelasse al nemico la loro posizione.
Mantenevano la stessa distanza gli uni dagli altri, per ragioni di sicurezza: Rick aveva calcolato la giusta distanza che dovevano tenere non solo tra le 2 squadre, ma anche tra di loro, in caso di emergenza avrebbero potuto organizzarsi e contrattaccare senza problemi o disordini.
Tenevano tutti le armi cariche, pronte all'uso e puntate contro ogni rumore sospetto.
Ma Woodbury, quella sera, era stranamente silenziosa, non si sentiva assolutamente nulla di strano: un grido, uno sparo, un motore acceso...niente di niente.
Nella città regnava un silenzio assordante.
L'unico rumore che si poteva sentire, era quello prodotto dai passi di Rick e degli altri, che procedevano sempre più cauti e sospettosi di tutta quella tranquillità che sembrava avvolgerli come un lenzuolo. Woodbury, quella sera, sembrava a tutti gli effetti una città fantasma. Rick, man mano che si avvicinavo al punto prestabilito, si rese conto di un fattore che non aveva minimamente calcolato: nessuno li aveva ostacolati.
Non avevano visto un solo uomo pararsi davanti al loro cammino, nemmeno un semplice cittadino qualsiasi.
Possibile che, dopo un frastuono del genere, nessuno fosse sceso in strada a vedere cosa fosse successo?
Possibile che nessuno abbia tentato di fermarli?
Un uomo.
Un arma.
Una pallottola vagante.
Niente.
Assolutamente niente.
Era una cosa davvero strana e, a Rick, la situazione pareva davvero troppo sospetta. Dopo alcuni minuti di marcia, la squadra 1 arrivò alla fontana, posizionata al centro esatto di Woodbury, si misero accovacciati in cerchio, ed aspettarono Rick e Carl, come gli era stato ordinato.
Una volta riuniti, fecero il punto della situazione: << Va bene ragazzi, fin qui tutto calmo e tranquillo...fin troppo calmo per i miei gusti >> iniziò a dire Rick, guardandosi intorno, << Come spiegate che nessuno è venuto a fermarci? Nemmeno un uomo, armato o meno...è davvero assurdo...voglio dire, se mi attaccassero, combatterei senza esitare per difendermi! >> esordì T-Dog con tono preoccupato ed incredulo; << Anche io mi difenderei subito...magari non si aspettavano che contrattaccassimo così presto e sono sorpresi...o non hanno ancora formulato un efficace piano di difesa >> provò a rispondere Glenn; << Io, al posto di attaccare immediatamente, mi nasconderei e attenderei il momento giusto per colpire...e forse è quello che stanno facendo loro...stanno nascosti, attendono con pazienza che facciamo un passo falso e dopo...BAM! Dritti in trappola come topi! >> disse Carl senza pensarci troppo; << Che abbia ragione Glenn o Carl non fa alcuna differenza. Non me ne frega niente della loro strategia! Posso aspettarci o morire di paura per quello che mi riguarda! Possono attaccarmi con un carro armato, o stare nascosti quando cazzo vogliono...io setaccerò questa merda di posto e li ammazzerò tutti se serve! Farò di tutto per riprendermi mia moglie! >> disse Daryl con tono seccato.
Rick, mettendo una mano sulla spalla di Daryl, e disse << Calmo Daryl...lo so che sei impaziente di rivederla, ma dobbiamo avere ancora un po di pazienza. Lo so che è strano e, sinceramente, la cosa mi puzza un po...ma non possiamo tirarci indietro adesso...state molto attenti, massima prudenza e, soprattutto, rimaniamo in contatto costante...vi ricordo che abbiamo una solo opportunità...non sprechiamola...adesso ci divideremo...io andrò a No...>>.
Il piano di Rick venne interrotto dal rumore di accensione dei lampioni, il leader e tutto il gruppo si girarono di scatto con le armi cariche in direzione del misterioso rumore. Notarono una cosa alquanto curiosa: qualcuno aveva acceso i 4 lampioni che circondavano l'arena, lampioni da stadio che illuminavano perfettamente anche nelle notti più buie. Tutte le altri luci, misteriosamente si spensero di colpo ed ora, l'arena degli orrori era l'unica zona illuminata di Woodbury.
Il gruppo restò qualche istante in silenzio, in attesa di un rumore qualsiasi: voci, motori, spari. Ma, ancora una volta, non udirono alcun rumore.
Erano ancora inginocchiati, in semi-cerchio, con le armi puntate verso l'entrata dell'arena, nessuno di loro diceva niente. << Quella è l'arena...>> disse per primo Carl, quasi con le lacrime agli occhi, ricordando quello che aveva visto li dentro; << É davvero curioso...tra tutti i luoghi della città...perché hanno acceso proprio l'arena? >> chiese Glenn, con tono serio e preoccupato; << Non so voi ragazzi, ma questa storia non mi piace neanche per sogno...secondo me è una trappola >> disse deciso T-Dog, sicuro di aver indovinato; Daryl restava in silenzio, guardando attentamente l'arena e valutando la situazione.
Rick, dopo aver abbassato l'arma, si rivolse ai suoi amici, senza distogliere lo sguardo dall'ipotetica trappola, e disse << Che sia strano e apparentemente assomgli ad una trappola non ne discuto...ma, se hanno illuminato solo quel posto c'è un motivo...dobbiamo andare a vedere per controllare che davvero non ci sia....>>.
<< Ragazzi!!! Dove siete!?!?!? Aiutatemi vi prego!!! >>.
Un urlo interruppe la spiegazione di Rick, che gridò subito << Questa...è la voce di Carol! Proviene dall'arena! Muoviamoci! Forza veloci! >> e, senza pensarci due volte, tutti si alzarono e iniziarono a correre immediatamente in direzione dell'arena. Entrarono correndo e si fermarono di colpo, cercando l'amica con lo sguardo, << É lassù, in cima agli spalti! >> disse Glenn, indicando con la mano Carol: era seduta in cima agli spalti, legata a uno dei lampioni e bendata, apparentemente sembrava stare bene.
<< Resisti Carol! Siamo qui! >> urlò Rick.
Tutti insieme salirono gli spalti in fretta e furia, si trovarono riuniti attorno a Carol, Rick pensò subito a liberarla dalle corde e a toglierle la benda. Appena la tolse, Carol aprì gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per adattarsi alla luce, poi guardò i suoi amici e, con le lacrime agli occhi, disse << Rick! Daryl! Glenn! Carl! T-Dog! Sono felicissima di vedervi! >>, << Carol! Sono felice che stai bene! Ti hanno fatto del male?! >> chiese immediatamente Rick, Carol, dopo aver fatto cenno di no con la testa, rispose << Sto bene, grazie Rick! Grazie a tutti! >>, Daryl si abbassò per abbracciarla, dopo la guardò e le chiese << Carol sono contento che stai bene! Dov'è Emily?!? >>, << Mi dispiace...non lo so...hanno detto che qualcuno cercava di entrare...mi hanno colpito alla testa...e mi sono risvegliata legata e bendata...ci hanno diviso credo...non so dove porte..>>.
<< Benvenuti! >>.
Una voce fin troppo conosciuta fece girare tutti di scatto verso il centro dell'arena. Il Governatore era in piedi, accanto a quei pali in legno accesi, a cui era legato qualcosa, che si muoveva sotto il telo bianco.
<< Buona sera miei cari ospiti! Bella serata non trovate anche voi? Mi spiace non essere venuto ad accogliervi prima, sono stato un pessimo padrone di casa lo so...ma stavo organizzando un'attività di riconciliazione tra i nostri gruppi...sapete, o come la sensazione che siamo partiti con il piede sbagliato, e questo non va bene! L'unione fa la forza dico bene Rick?...così, dopo varie idee, ho voluto rimediare al nostro scontro con un simpatico gioco! >>.
Mentre parlava gesticolava in maniera esagerata, come suo solito, e girava intorno a quel misterioso telo bianco. Ognuno dei presenti, mentre lui parlava e gesticolava a caso, si chiedeva insistentemente cosa avesse in mente quello psicopatico.
Daryl, non riuscendo più a trattenersi, urlò << Non me ne frega un cazzo di te, di questa merda di città o dei tuoi cazzo di giochi! Dimmi dov'è Emily schifoso bastardo! Dimmelo o ti riempio la testa di piombo! Poi ti prendo a calci fino a farti risorgere, così potrò ucciderti di nuovo! >>. Daryl era davvero fuori di se dalla rabbia, e non riusciva più a controllarsi.
Rivoleva Emily: voleva vederla felice e spensierata accanto a lui; voleva vederla dormire serena e tranquilla accanto a lui ogni notte; voleva vederla stringere fra le braccia Christian e vederla giocare con lui, o coccolarlo affettuosamente come solo lei sapeva fare; voleva ricevere uno di quei suoi sorrisi che sapevano farti sentire in pace col mondo: quei sorrisi che ti facevano capire che non era la gravità a tenerti attaccato alla terra, ma era lei; quei sorrisi che sapevano farti sentire speciale e unico in tutto l'universo; quei sorrisi unici che sapeva fare solo lei e che era una delle cose che lo aveva fatto innamorare di lei. E, più di tutto, voleva baciarla e dirle quanto la amasse e quanto fosse importante per lui.
Philip, si voltò seccato verso il gruppo e, con gli occhi di ghiaccio, riprese << Siete proprio noiosi sapete? E anche piuttosto maleducati se devo essere onesto...io vi propongo un alleanza. Un accordo...ma voi no! Siete troppo ottusi e stupidi per ascoltarmi! Siete un branco di ottusi selvaggi concentrati sul vostro piccolo mondo felice! Siete davvero strani...o forse solo pazzi...comunque, il gioco che vi propongo è molto molto semplice...>>.
Si avvicinò al telo, lo afferrò con una mano e, con un gesto secco e deciso, tolse il telo e scoprì cosa si celava sotto.
In quell'esatto momento, al gruppo si gelò il sangue nelle vene: Emily era inginocchiata, con le mani incatenate ai pali e con un nastro adesivo sulla bocca.
Daryl si paralizzò di colpo, come sei suo corpo fosse fatto di cemento, e il suo cuore erse un battito.
Il Governatore, dopo aver tolto il telo, urlò sorridendo a pieni polmoni << Il gioco si chiama: Emily o Carol?! >>.

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Capitolo 16
*** Carol... ***


Daryl fissava Emily con uno sguardo a metà tra il felice, per averla ritrovata, e il terrorizzato, al solo pensiero di poterla perdere per sempre.
Era in piedi, anche se non aveva la minima idea di come le sue gambe riuscissero a reggerlo, lo shock di averla vista in quello stato era stato davvero troppo per lui. Come se qualcuno lo avesse colpito in pieno volto.
La sua Emily era in ginocchio ed incatenata davanti a lui.
Dentro di lui due emozioni si fecero largo prepotentemente: il sollievo di aver visto che era viva, e la rabbia verso il Governatore che l'aveva ridotta così. Fissò attentamente il volto della sua Emily: era visibilmente confusa, spaventata ed aveva bisogno di lui ora più che mai. Poi la sua attenzione si spostò verso il corpo, per vedere se fosse ferita: aveva vari e piccoli tagli sulle braccia, come se l'avessero graffiata nel tentativo di tenerla ferma, alcune ferite da difesa ma non sembrava niente di troppo grave.
Emily, finalmente libera dal quel telo sporco e soffocante, dovette chiudere subito gli occhi per via della luce accecante, che l'aveva investita come un treno in corsa. Poi si mise a sbattere le palpebre per abituarsi alla nuova luce.
Appena la sua vista tornò normale, quello che vide le fece sussultare il cuore: Rick, Carl, Glenn, T-Dog, Carol e, soprattutto, vide Daryl. Il suo preziosissimo Daryl. Aveva affrontato tutti quei pericoli ed era venuto fin li per salvarla, come faceva sempre quando era in difficoltà.
Alcune lacrime di felicità iniziarono rigarle le guance senza che lei potesse fermarle. Voleva sorridergli per rassicurarlo, ma quello stupido nastro adesivo sulla bocca glielo impediva.
<< Ahhh...la piccola Emily piange...poverina...>> gongolò il Governatore con aria di superiorità. Era sempre accanto a Emily, con telo sudicio in mano e non si era mosso nemmeno un millimetro.
<< Liberala subito brutto squilibrato! Ti do 5 secondi! Liberala o ti faccio un buco in testa prima che tu possa dire un'altra parola! >> urlò Daryl imbracciando la sua balestra, carica e pronta a fare fuoco. Lo sguardo di Daryl era incandescente: non riusciva a mascherare la rabbia che stava prendendo possesso di lui.
<< Certo che siete proprio strani sapete...io vi ho invitati...sono stato cortese..eppure continuate a trattarmi male...>>, << Mmmm!?! Mmmm! >> venne interrotto da Emily che, attraverso il nastro adesivo, cercava di replicare le assurdità dette da quell'uomo. Lui le diete un buffetto sulla testa e continuò, iniziando a camminare lentamente intorno alla ragazza << Emily...Emily...Emily...piccola Emily...non si borbotta così mentre qualcuno sta parlando...non si fa...non è educato e, soprattutto, non è carino visto che mi hai interrotto mentre stavo parlando in maniera pacifica...sei proprio una bricconcella quando vuoi! >> parlò ad Emily come se lei avesse 4 anni, e questo fece imbestialire sia lei che il suo gruppo.
Come si permetteva quell'idiota di parlarle con quel tono?
Subito dopo riprese a parlare normalmente, gesticolando e camminando come suo solito << Uff...ho perso il filo del discorso adesso...dove ero rimasto?...ah si! Ora ricordo! Nonostante voi mi abbiate e mi state tutt'ora trattando male...ho un accordo da proporvi...sapete quanto me quanto questo mondo cambi le persone, da altruiste diventano egoiste; da buone si trasformano in mostri pronti a tutto pur di non morire...ma non è colpa loro, tutto questo si fa in nome della sopravvivenza...sopravvivere loro stessi ma, soprattutto, proteggere i loro cari...>> disse guardando Daryl con un sorriso diabolico.
Sapeva bene che il suo pensiero fisso da quando aveva messo piede a Woodbury era portare in salvo Emily, e voleva punzecchiarlo un po.
E prima che qualcuno potesse replicare le sue parole, riprese il suo discorso << Voi siete molto fortunati ve ne siete accorti? Non sono rimaste molte persone in questo mondo, ormai andato a rotoli, che farebbero quello che avete fatto voi...insomma, parliamoci chiaro...nessuna persona sana di mente avrebbe rischiato la sua vita e quella del suo gruppo per due persone...due sole persone...è ammirevole su questo non c'è niente da ridire...sono molto colpito da questa vostra unità e, se devo essere onesto...ne sono molto invidioso, insomma, vorrei anche io una persona speciale al mio fianco...una persona da proteggere e coccolare, che mi sostenga e che mi aiuti...e, a questo scopo ho rapito Carol! >>.
Rick e gli altri non credettero alle loro orecchie.
Rick spostò lo sguardo ripetutamente da Carol al Governatore e viceversa, ed improvvisamente tutto gli apparse lampante. Si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene prima.
Finalmente tutta quella storia assurda aveva acquistato un senso: Philip, per qualche motivo al di fuori di ogni logica, aveva rapito Carol perché si era innamorato di lei, e voleva averla acconto a se per sempre.
Daryl, per quanto volesse insultarlo in tutti i modi possibili, non riusciva a spiccicare una parola, tutto gli sembrava talmente assurdo che, per un istante, credeva che fosse tutto un sogno. Glenn e Carl si guardarono increduli davanti a quelle parole.
Philip, dopo essersi schiarito rumorosamente la voce, continuò << Mi sembrate davvero stupiti della notizia...ma non vedo nulla di anomalo, mi sono semplicemente innamorato di Carol...di quella bellissima donna...ahh...forse ho capito cosa vi turba tanto...>>, mise una mano sulle testa di Emily, e continuò << Vi state chiedendo perché lei sia qui!...molto semplice miei cari ospiti...si è semplicemente messa in mezzo, non ho alcun interesse per lei..nonostante sia una donna incredibilmente forte e bella...io volevo Carol, ma si è messa a sparare contro i miei uomini e ho dovuto prendere anche lei...vi assicuro che lei non faceva parte del piano...e per questo vi offro un accordo...un patto se preferite: io vi restituisco Emily, viva e vegeta, a patto che voi lasciate qui Carol, ve ne andiate per sempre e non tornate mai più >> concluse alzando le mani al cielo e con un sorriso beffardo dipinto sul volto.
Rick e gli altri lo fissavano con gli occhi sbarrati, erano a dir poco scioccati dalle sue parole.
Davvero gli aveva chiesto di scegliere tra la liberazione di Emily o la salvezza Carol?
Daryl, non riuscendo più a contenersi, sbraitò << Che cazzo di problemi hai si può sapere?! Non solo hai rapito Carol ed Emily, ma adesso ti aspetti pure che noi ti lasciamo Carol e ce ne andiamo per sempre?! Cosa cazzo hai al posto del cervello?! Adesso apri bene le orecchie perché te lo dirò una volta sola! Libera Emily oppure io ti...>> , << Aspetta Daryl >> s'intromise Rick.
Fissando in modo indecifrabile il suo avversario: era evidente che stava per esplodere in una rabbia cieca ed incontrollabile, non solo per il rapimento di due membri della sua famiglia, ma soprattutto per tutte quelle cagate che gli aveva detto con quel tono di superiorità. Avrebbe voluto prenderlo a pugni fino a farsi sanguinare le nocche.
Fece un respiro profondo e, cercando di avere un tono più calmo possibile, disse << Senti un po...e se ci rifiutassimo di sottostare a questa sottospecie di pagliacciata?!>>.
Philip, fissandolo con un sguardo privo di qual si voglia emozione, e assumendo un'espressione gelida, rispose << Nessuno di voi uscirà vivo da questa arena >>. Rick e gli altri erano in religioso silenzio, la minaccia del Governatore aleggiava ancora nell'aria: riavere Emily, dire addio a Carol e abbandonarla insieme ad uno psicopatico capace di chissà quali atrocità; oppure combattere per liberare Emily e tentare si salvarsi, rischiando di morire tutti .
Da fuori sembrava una scelta facile, quasi scontata, ma nessuno sarebbe capace di prendere una decisione simile. Rick tentava di escogitare un piano basandosi sui dati in suo possesso: erano armati, sapevano combattere e organizzarsi molto bene, ma lo svantaggio numerico era davvero schiacciante e, sicuramente, avevano più armi e munizioni rispetto a loro.
Avrebbero perso a tavolino in un eventuale scontro. Non vedeva via d'uscita.
La sua mente stava facendo troppi ragionamenti tutti insieme: come potevano cavarsela in quella situazione? I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dalla voce di Carol che, con una voce talmente bassa da sembrare che stesse sussurrando, disse << Lasciatemi qui...>>.
<< COSA?! >> urlò Rick, voltandosi verso Carol, il suo tono non nascondeva il suo stupore nell'aver sentito le parole dell'amica << TI SEI COMPLETAMENTE BEVUTA IL CERVELLO CAROL?! È così che pensi di risolvere questa situazione?! Rimanendo qui?!?! Apri bene le orecchie Carol, non lo ripeterò: se pensi davvero che prenderemo Emily e che ti abbandoneremo qui con quel pazzo ti sbagli e pure di grosso!! O tu verrai con noi oppure...>>, << Oppure cosa Rick?! Cosa?!? Te lo dico io cosa accadrà se non ti decidi a lasciarmi qui: morirete tutti!! È davvero questo quello che vuoi?! >>.
<< Carol, adesso vedi di ascoltarmi! Nessuno morirà qui stasera! >> rispose Rick cercando di riprendere il controllo, ma Carol, fuori di se dalla rabbia, continuò a sbraitare << Puoi davvero promettermelo?! Sei davvero disposto a rischiare la tua vita e quella di tutti per me?! Sei davvero disposto a dare la tua vita per me?... E se morissimo tutti? Ci hai pensato?! Ti è passato per l'anticamera del cervello?! Hai pensato anche agli altri: a Maggie, per esempio... e a suo figlio...un bambino che crescerà senza un padre che gli insegni a sopravvivere!! Hai pensato a loro o a Hershel?! Come farà a combattere gli zombie, a cercare le provviste, tenere al sicuro tutti da solo?! E a Lori? Hai pensato a lei? La lascerai completamente sola senza più un marito e un figlio?! Ma soprattutto hai pensato a Christian?!? Ti rendi conto si o no che potrebbe rimanere senza un padre e senza una madre che si prendano cura di lui?! Hai pensato a loro per un momento?! Sei disposto a far soffrire tutti voi per tentare di salvare me?! Ma non capisci la situazione?! L'unica possibilità che avete di salvarvi è lasciarmi qui!! perché non riesci a...>>.
<< A capire?! Capire cosa Carol?! Ma le senti le parole che dici?! Certo che ho pensato a tutti loro! Ho pensato bene hai rischi che potremmo correre se decidessimo di combattere!! Ma non posso pensare di lasciarti qui con quell'essere rivoltante! Noi siamo una famiglia e, che ti piaccia o no, tu ne fai parte! E io preferisco morire che lasciarti qui!! E, visto che parli tanto di pensa a lui e pensa a lei...tu hai pensato a noi?! Non pensi a come ci potremmo sentire per il resto della nostra vita sapendo di averti abbandonata così, senza nemmeno provare a lottare?! Non so gli altri, ma io non riuscirei più a guardarmi e mi sentirei uno schifo ogni singolo istante del resto della mia vita! Quindi non ti lasceremo qui e mettitelo in testa! >>.
Rick urlò a pieni polmoni, ansimava da quanto gli mancava l'aria.
Si era completamente sfogato e aveva detto tutto quello che pensava senza peli sulla lingua. Carol lo guardava impietrita, non sapeva cosa replicare dopo aver udito quelle parole, e non riusciva a credere che lei per loro significasse tanto. Glielo aveva detto Emily prima, in quella specie di stanza delle torture, ed ora Rick davanti a tutti i suoi compagni che la guardavano come per approvare tutto ciò che aveva appena detto il loro leader.
In quel momento Carol capì che, non erano solo Rick ed Emily a pensarla così, ma tutta la sua famiglia condivideva quelle parole. Dovevano tenere a lei più di quanto potesse immaginare. Istintivamente gli sorrise: un sorriso di gratitudine per voler rischiare il tutto per tutto per lei; un sorriso di felicità per aver sentito quanto la sua vita conti per loro. Nonostante la situazione in cui si trovavano, si sentiva davvero felice.
Clap.
Clap.
Clap.
Si voltarono tutti all'unisono verso il Governatore che, allontanandosi da Emily, aveva iniziato a battere le mani e si era incamminato fino al primo gradino degli spalti, fece un sorriso da pazzo e disse << Ma che belle paroline felici!! Quindi deduco che dovrò uccidervi tutti!...Sapete...pensavo foste un po più svegli di così...ma forse mi sbagliavo...mi dispiace davvero Carol...che dire di più, io sono una di quelle persone che non guarda mai indietro, voglio solo pensare al futuro adesso...sapete, vorrei davvero lasciarvi andare tutti...mi piacerebbe...ma, devo onorare il patto che vi ho offerto...un giorno, forse non lontano troverò una famiglia e saremo uniti come lo siete voi...senza essere così stupidi però...è un vero peccato Carol...sei una così bella donna e, dal primo momento in cui ho visto, speravo che fossi tu la donna con cui avrei costruito la mia nuova famiglia...avremmo avuto una casa, dei figli e...>>.
Il rumore di catene che cadevano al suolo interruppe il monologo del Governatore come una ghigliottina.

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Capitolo 17
*** ...sei un genio! ***


Un rumore sordo, completamente inaspettato ma al tempo stesso inconfondibile. Non perché sia particolarmente acuto, fastidioso oppure strano, ma riconoscibile perché è un suono che tutti, almeno una volta nella vita, lo abbiamo sentito.
Il rumore di una catena di metallo che cade a terra, producendo quel tintinnio che pare quasi come una campanella nel vento. Quel tintinnio cristallino fece irrigidire il Governatore di colpo, non riusciva a capire da dove un suono simile potesse provenire.
Carol, Carl e T-Dog inizialmente non prestarono attenzione a quel suono, erano catturati dalle parole deliranti di Philip.
Rick e Daryl, al contrario, si guardarono subito nell'udire quel rumore inconfondibile e capirono immediatamente da dove potesse provenire. Guardarono all'unisono alle spalle del Governatore, dove c'erano i pali interrati e, con immenso stupore, videro che non c'era più nessuno. Istintivamente iniziarono a guardarsi intorno: a destra, a sinistra, davanti a loro.
I loro occhi cercavano un indizio, un segno che potesse spiegare come mai quelle catene fossero cadute improvvisamente.
Dov'era Emily?
Mentre i suoi occhi esperti cercavano tracce o indizi, la mente di Daryl iniziò a vagare in una spirale di pensieri che si susseguivano con una tale velocità che non riusciva quasi a starci dietro: dov'era Emily?
Come avevano fatto a prenderla senza che li vedesse?
Come potevano averla portata via senza fare il minimo rumore e senza farsi notare?
Dove potevano averla portata?
Perché non era più lì?
Faceva parte del piano del Governatore?
Aveva una sola certezza: era impossibile che si fosse liberata da sola, qualcuno doveva per forza averle tolto quelle catene dai polsi. Stava iniziando ad andare in preda al panico, non vedeva niente intorno a se e non poteva nemmeno pensare all'idea di perderla di nuovo proprio sotto i suoi occhi.
Daryl si fermò di colpo quando, guardando sugli spalti di fronte a lui, vide due figure in cima e non poteva credere ai proprio occhi: Emily e Glenn erano davanti a loro.
Il cuore di Daryl si mise a battere all'impazzata dalla gioia: avrebbe voluto scendere da quegli spalti, fregarsene del Governatore e di tutto quel casino, correrle incontro e abbracciarla forte come non aveva mai fatto, stringerla a se così tanto da non riuscire quasi a respirare, riempirla di baci e carezze come se non la vedesse da anni, voleva tenerla stretta a lui e non lasciarla più andare.
Emily, dall'altra parte dell'arena, fissava il suo amato Daryl riuscendo a stento a trattenersi dal gridare il suo nome ai quattro venti. Lo fissava attentamente, come se non lo vedesse da secoli: i suoi occhi marroni come la terra umida, profondi come l'oceano, sempre pronti a captare ogni singolo dettaglio; i suoi capelli lunghi, ribelli e arruffati come il pelo di un gatto selvatico; la sua bocca spesso imbronciata e che, proprio come un fiore, sbocciava in un sorriso dolce come lo zucchero e caldo come il sole.
Era ancora più bello di quanto si ricordava.
Avrebbe voluto fare tante cose in quel momento: corrergli incontro più veloce che poteva e abbracciarlo per ore; urlargli che lo amava e che lo avrebbe sempre amato; baciarlo tanto da non respirare e ringraziarlo. Ringraziarlo con tutto il suo cuore per essere accorso, ancora una volta, in suo aiuto. Non si era preoccupato dei pericoli che avrebbe potuto correre, delle difficoltà che si sarebbero parate di fronte a lui: come un vero eroe era partito al salvataggio senza pensare ad altro se non a metterla al sicuro, l'unica cosa che lo differenziava dall'essere un eroe come Superman era che non avrebbe indossato una calza maglia neanche sotto tortura.
Emily era così felice di vederlo che, senza neanche accorgersene, dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime di gioia.
<< Emily stai bene? Ti fa male qualcosa? Ti senti strana?>> le chiese Glenn, visibilmente preoccupato nell'averla vista piangere, Emily, dopo essersi asciugata le lacrime con la manica della maglietta, gli rispose << Si si, tutto bene...ho solo un paio di graffi ma niente di troppo serio >> usò un tono molto calmo, cercava di tranquillizzare Glenn, poi, abbracciandolo, gli disse << Grazie di cuore Glenn, mi hai davvero salvato la vita! Se non fossi arrivato tu a togliermi quelle catene...>>, Glenn, ricambiando l'abbraccio, le disse << Non pensarci nemmeno Emily...ore sei salva ed è questo quello che conta... e poi non devi ringraziare me, è stato tutto merito di Carol >>.
Emily lo guardò confusa: Carol?
Come poteva essere merito suo?
Lo guardò e chiese << Carol? Ma come...?>> , Glenn la guardò sorridendo e iniziò a spiegare << Mentre il Governatore stava facendo il suo discorso da pazzo appena uscito dal manicomio, Carol mi ha sussurrato all'orecchio che avrei dovuto aspettare il suo segnale, poi avrei dovuto sgattaiolare giù dagli spalti e venire da te per liberarti. Quando ho visto che ha iniziato a gridare come una pazza, ho interpretato quello come il segnale e così, facendo attenzione a non essere scoperto, ho iniziato a scendere piano piano, la cosa più difficile è stata non dover fare il minimo rumore, ci ho messo un filino in più del previsto, ma ci sono riuscito. Poi, con una delle forcine di Maggie e molta pazienza, sono riuscito a toglierti quelle catene >>.
Emily ascoltava rapita le parole di Glenn, di come aveva rischiato la vita per lei e, sforandosi di non piangere, abbracciandolo gli disse << Grazie...Sei stato davvero fenomenale! Sei la versione coreana di James Bond! >>.
 << COME CAZZO SIETE FINITI LI VOI DUE?!?!? >>.
Le urla isteriche del Governatore interruppero il loro momento di calma, che ripresero << COME CAZZO HA FATTO A LIBERARSI?! Ecco chi è stato! Questo stupido cinese di merda! Ma lui stava là con quegli imbecilli e adesso è li?!? Non può volare!!! Come cazzo ho fatto a non vedere quello stupido cinese scendere e passarmi sotto il naso?! Mi ha fatto fesso come un idiota!! Non riesco a...Ecco come!!! Carol!! Quella troia si è messa a urlare e sbraitare di proposito per attirare la mia attenzione così poteva farmi fesso!! Come sono stupido! >>.
Il Governatore si mise a urlare come un pazzo: aveva gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia, il suo viso aveva assunto un colore rosso fuoco e agitava le braccia come se fosse in pieno ad una crisi isterica. Anzi, era proprio in crisi isterica. Urlava, si dimenava e iniziava a delirare su quanto fosse stupido e insulti vari rivolti a chissà chi.
Intanto i suoi ospiti assistevano alla strana scena, non sapevano come reagire di fronte ad una situazione del genere: la mente di Rick iniziò ad escogitare un piano e, in pochi secondi, avendo la conferma visiva che Philip fosse nel bel mezzo di una crisi o di qualsiasi cosa fosse, decise di approfittare del fatto che non si stesse concentrando su di loro e, con tono calmo e basso, ordinò agli altri << Ragazzi...ora che è distratto dobbiamo approfittarne...finché restiamo separati, anche con Emily e Carol libere, siamo comunque un bersaglio facile, visto che Emily e Glenn sono disarmati...il piano è semplicissimo: dobbiamo raggiungere Glenn e Emily...correte più veloci che potete, non sappiamo quanto tempo abbiamo....forza! Veloci! Veloci! >> e, senza dirlo due volte, si misero tutti a correre verso i compagni. Philip, preso com'era dal suo delirante monologo, non si accorse di nulla e, in pochi secondi il gruppo fu riunito.
Daryl mise la balestra sulle spalle e, abbracciando la sua Emily, urlò << Emily!! >>, lei contraccambiò l'abbraccio urlando << Daryl!! >>.
Si persero entrambi in un abbraccio che aspettavano con ansia: un abbraccio dato con amore, tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro; un abbraccio in cui entrambi si sentivano al sicuro da tutto e tutti, uno di quegli abbracci da cui non vorresti mai e poi mai staccarti. Daryl la strinse a se con tutta la forza che aveva, era davvero troppo felice di riaverla accanto a se; Emily ricambiò quell'abbraccio stringendo Daryl come non aveva mai fatto.
Tra le braccia di Daryl si sentiva al caldo, protetta e convinta che niente e nessuno potesse farle del male.
Prima che potesse accorgersene, Emily cominciò a piangere e singhiozzare, ma non era un pianto di tristezza o di gioia, era un pianto liberatorio, dopo tutto quello che aveva passato: tra il rapimento, il barile di sangue di zombie e l'essere stata incatenata, piangere le serviva come valvola di sfogo. Daryl, sentendola singhiozzare le accarezzò la schiena e, cercando di calmarla, le disse << Tranquilla Emily, va tutto bene adesso...scusa se non sono riuscito a proteggerti...ma adesso sono qui e non permetterò a nessuno di farti del male...>>, Emily, colpita dalle parole di Daryl, lo strinse ancora più forte e gli rispose << Daryl...grazie per essere venuto a salvarmi...grazie...ti amo così tanto...>>.
Le lacrime iniziarono a smettere di scendere ed i singhiozzi cessarono, poi, guardando Daryl negli occhi, col tono più dolce che poté, gli disse << Daryl sei il mio eroe >>, lui le sorrise e le rispose << E tu sei la mia piccola >>. Poi Emily, guardando i suoi compagni, che stavano abbracciando Glenn, sorrise e disse a tutti << Ragazzi...io...non so davvero come ringraziarvi...grazie per essere venuti e per non averci abbandonate...siete davvero i migliori! >>.
Rick la guardò e, dopo averla abbracciata, le disse << Emily sono davvero felice di sapere che stai bene...ma non devi ringraziarci per questo...noi siamo una famiglia e ci saremo sempre! >>.
<< SCUSATE?!?! INTERROMPO QUALCOSA?!?!? >>.
Tutti si voltarono di scatto e videro il Governatore, ormai fuori di se dalla rabbia, brandire una pistola e urlare a pieni polmoni << O MI DATE CAROL SUBITO OPPURE MORIRETE TUTTI QUI!! >>.
Rick, prima di rispondere al Governatore, guardò i suoi fidati compagni, e vide nei loro occhi qualcosa che gli piaceva molto: rabbia, determinazione, coraggio e voglia di vendicarsi.
Erano armati e pronti a tutto.
Così, riportando la sua attenzione al Governatore, lo guardò dritto negli occhi, con uno sguardo gelido, estrasse dalla fodera la sua pistola, la puntò verso il nemico e, con tono carico di rabbia, urlò << Ti avviso che hai fatto incazzare le persone sbagliate! >>

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Capitolo 18
*** La battaglia finale ***


Boom.
Lo scoppio di una pistola nel silenzio più totale.
Un colpo secco che squarciò il silenzio come un lampo durante un temporale.
Un colpo secco, inaspettato ed improvviso ma non accidentale.
Non era un colpo partito a caso, per via della tensione creatasi nell'aria.
No.
Era un colpo voluto, sparato nel momento giusto.
Un colpo che non colpì nessuno, nessuno rimase ferito o ucciso, probabilmente chiunque abbia sparato non aveva in mente un bersaglio particolare.
Chiunque abbia sparato, lo ha fatto come provocazione o come avvertimento, anche se il mittente di tale colpo non era chiaro.
Nessuno sapeva di preciso da dove fosse partito il primo colpo, ma bastò quello per farne partire altri due, e così via fino a scatenare la battaglia: Rick e Carol corsero sugli spalti dove si trovavano prima e iniziarono a sparare agli uomini ubicati in alto; Glenn, Carl e T-Dog scesero a terra, trovarono un riparo e iniziarono a sparare agli uomini dentro l'arena; Daryl e Emily, infine, erano rimasti in cima alle gradinate e colpivano obbiettivi strategici, come cecchini, arcieri o armi pesanti.
L'obbiettivo era uno solo e chiaro a tutti: uccidere tutti coloro che intralciavano la loro strada.
In pochissimi secondi un unico colpo si tramutò in una feroce battaglia all'ultimo proiettile; l'aria si riempì presto di polvere, proiettili vaganti e urla: voci che ormai non si distinguevano più, erano un misto di ordini, dolore e adrenalina.
Il rumore degli spari e delle urla echeggiava in tutta Woodbury, in una comunità ormai semi deserta: i civili, i pochi che erano rimasti, se ne erano andati poco prima dell'intrusione di Rick e dei suoi compagni, terrorizzati dalla follia del Governatore.
Non c'era nessuno per le strade o nelle case, tutti i civili armati ed i soldati erano stati mandati nell'arena a combattere per la propria supremazia su un altro gruppo.
Sia per Woodbury che per il gruppo capitanato da Rick questa era la battaglia decisiva: la battaglia che avrebbe visto un solo vincitore, la battaglia per la libertà e per la vita, e nessuno poteva tirarsi indietro.
Dopo aver ucciso la maggior parte degli uomini ubicati sopra le mura dell'arena, Carol, per sovrastare il rumore degli spari, urlò verso il suo compagno << Rick! Qui abbiamo quasi finito! Direi che adesso possiamo aiutare Glenn e gli altri! Se ne stanno ammucchiando tanti all'entrata e non credo che ce la possano fare da soli! Dobbiamo dargli una mano in fretta o potrebbero soccombere per via del numero eccessivo! Daryl e Emily possono colpire gli ultimi rimasti sulle mura senza troppi problemi! >>, Rick non fece in tempo a rispondere che sentì prima uno sparo, poi un dolore acuto alla guancia sinistra, toccò con la mano e vide del sangue, si voltò di scatto e, alle sue spalle, vide Governatore a pochi metri da lui, che lo aveva sotto tiro.
Si girò verso l'uomo e si mise, schiena contro schiena con Carol, dopodiché urlò << Carol! Raggiungi subito  gli altri e aiutali! Digli di concentrarsi sul cancello, è la sola via d'entrata e quindi arriveranno tutti per forza da lì! Philip lasciatelo a me! Abbiamo un conto in sospeso!>> e scattò subito verso il nemico.
Rick e Philip si trovarono faccia e faccia: il Governatore, ormai, era visibilmente in preda alla follia: i suoi occhi di ghiaccio erano spalancati e sul volto aveva dipinto un inquietane sorriso.
Quando Rick arrivò di fronte a lui, gettò via la sua pistola, alzò le braccia al cielo, come fosse una specie di divinità di qualche tipo, e urlò trionfante << Presto, tutti voi, soccomberete di fronte al mio smisurato potere! Io diventerò il re di questo nuovo mondo! Controllerò uomini e non morti e tutti voi vi inginocchierete a me e pagherete a caro prezzo la vostra insolenza! Io sono... >> e, prima che potesse aggiungere altro, Rick gli sferrò un pugno dritto sul naso.
Dalla violenza del colpo, Philip cadde rovinosamente a terra, col naso sanguinante, e Rick urlò << Fatti sotto maledetto pazzo! >>, si scagliò come una furia su di lui e iniziarono a picchiarsi violentemente.
Nel frattempo, Carl, Glenn e T-Dog, impegnati a sparare vicino al cancello, vennero raggiunti da Carol che, urlando all'amico, chiese << Ciao ragazzi! Come siamo messi qui?!>> , Carl, felice di vederla ma allo stesso tempo preoccupato per la situazione che si era creata in così poco tempo, urlò << Non bene come vorrei Carol! Ce ne sono davvero troppi! Non sono granché con la mira, ma sono comunque troppo numerosi! E, tanto per facilitare le cose, le munizioni non dureranno ancora molto! Tra non molto saremo costretti ad ucciderli con i coltelli! >> e, senza aggiungere altro, ricominciarono a sparare in direzione dell'entrata, cercando di colpire più uomini possibili.
Daryl e Emily, intanto, dagli spalti stavano facendo strage di cecchini e soldati: avevano entrambi un'ottima mira, soprattutto Daryl con la sua balestra ne stava uccidendo molti, Emily faceva il possibile per stargli dietro e cerva di non mancare mai il bersaglio.
Nonostante il numero ridotto, i cecchini erano comunque molto numerosi ed iniziavano a faticare a tenergli testa.
Daryl, improvvisamente, urlò << Cazzo ma da dove saltano fuori?!...Non resisteremo ancora per molto a questo ritmo Emily! Sono davvero troppi cazzo! Noi non abbiamo quasi più frecce da lanciargli! Ci serve un piano B e ci serve subito! >>.
Emily era ben consapevole di questo: loro erano visibilmente più bravi a sparare, su questo non c'erano dubbi, ma la loro inferiorità numerica stava iniziando a farsi sentire e, di li a poco, li avrebbe schiacciati come mosche.
Sotto molti aspetti, erano destinati a soccombere e, nonostante tutto il loro impegno, la loro determinazione e volontà non sarebbero resistiti ancora a lungo a quel ritmo.
Daryl aveva ragione: serviva un piano B adesso.
Emily, mentre cercava di uccidere i cecchini, cercava di guardarsi intorno cercando un'ispirazione: un altro passaggio nascosto da dove potessero uscire; un segno di qualche tipo; un veicolo da poter usare come ariete per farsi strada; un arma da poter usare.
Non vide niente di tutto ciò e iniziava seriamente a preoccuparsi, serviva in fretta un' idea su come tirarsi fuori da quell'enorme problema.
Mentre ispezionava la zona, colpì in pieno un cecchino che aveva puntando Rick, mentre osservava il corpo cadere morto a terra vide una cosa di cui si era completamente dimenticata.
Una grande doppia porta in metallo pesante, bloccata da una catena con un lucchetto luccicante: l'aveva vista la prima volta che era venuta a Woodbury, quando avevano assistito all'uccisione di quel povero ragazzo.
Cosa poteva essere?
Un'uscita di emergenza?
Un posto dove rifornirsi di armi?
No.
Improvvisamente, nella sua mente, riaffiorò un ricordo.
Un dettaglio che poteva essere secondario inizialmente, ma che adesso risultava fondamentale.
Non era un'uscita secondaria e nemmeno un armeria.
Non era niente del genere.
Era qualcosa di molto meglio, qualcosa che gli avrebbe davvero fatto comodo in un momento come quello.
Improvvisamente un'idea si insinuò nella sua mente. Era un piano davvero rischioso, che a tratti poteva sembrare disperato e folle.
Soprattutto folle.
Talmente folle, però, da avere una possibilità di riuscita.
Anzi, non c'erano alternative, o funzionava o per loro sarebbe stata davvero la fine.
Emily, fece dei bei respiri profondi, prese coraggio, si girò di scatto verso Daryl e urlò << Daryl! Devi venire con me adesso! Ho il piano B ma mi servi anche tu per farlo funzionare >>.
Daryl, nel sentire quelle parole, la guardò stupito e molto confuso, avrebbe voluto farle mille domande in quel momento, ma non c'era tempo.
Doveva di fidarsi di lei.
Così, senza pensarci due volte, la guardò e rispose << Vai piccola ti seguo! >>.
Si alzarono ed iniziarono a correre giù dagli spalti, Daryl seguiva Emily con passo svelto e deciso: non aveva la minima idea di cosa le passasse per la testa in quel momento, o che piano avesse escogitato, tutto quello che sapeva e che aveva bisogno di lui e non l'avrebbe mai delusa.
In pochi secondi, entrambi si ritrovarono davanti a quell'enorme doppia porta in metallo: grossa, arrugginita e pesante. Emily guardò Daryl e gli chiese << Daryl devo fare una cosa adesso, ti spiegherò tutto appena avrò finito...ho bisogno che mi copri le spalle ok? >>, << D'accordo piccola, ma fai in fretta! >> rispose Daryl, voltandosi ed iniziando a sparare le sue frecce.
Emily iniziò a frugare nelle sue tasche finché non trovò il suo coltello e iniziò ad armeggiare con il lucchetto.
Daryl la copriva come meglio poteva, ma dopo pochi secondi urlò << Sbrigati Emily! >> , << Ci sono quasi...dai...scatta ti prego, non ho più tempo!>>.
Clock.
Il lucchetto si era aperto.
Quella sera era il secondo suono più bello per le orecchie di Emily.
Mentre riavvolgeva la catena, urlò a Daryl  << Daryl, adesso devi ascoltami attentamente! Ho davvero bisogno del tuo aiuto adesso...devi avvisare Rick, Carol, T-Dog, Glenn e Carl e dirgli di andare in un posto alto, tipo il tettuccio di quella jeep parcheggiata vicino agli spalti a ovest...prendi tutti e portali sul quel tettuccio e rimanete li al sicuro, quando sarete tutti salvi mi chiamerai e io mollerò la presa, cercando di mettermi in salvo il più velocemente possibile...devi fare in fretta perché io non riuscirò a tenere chiusa questa porta per molto tempo! >>.
<< Che stai dicendo?! Io non ti lascio qui da sola scordatelo! >> urlò Daryl e, prendendo metà della maniglia, urlò << Non so quale sia il tuo piano...ma una cosa la so per certo...tu sei mia moglie e ho giurato di starti accanto in ogni circostanza, nel bene e nel male...io mi fido ciecamente di te e se tu pensi che questo piano possa funzionare allora lo faremo funzionare insieme!...e, in ogni caso togliti dalla testa anche solo l'idea che io ti lasci aprire questo portone da sola! O lo faremo insieme o non si farà chiaro?? >>.
<< Daryl...grazie...io...>> Emily era commossa, non riusciva a credere alle parole di Daryl.
Non lo credeva capace di arrivare a tanto per lei.
<< I ringraziamenti dopo piccola...speriamo funzioni...pronta?! >> , << Si! >> disse Emily con tono sicuro.
Si voltarono e gridarono all'unisono << Ragazzi! Salite sul tettuccio delle jeep a Ovest! Veloci! >>.
Rick e gli altri, sentendo le voci dei loro amici, non esitarono un attimo a fare come indicato.
Corsero come matti verso quella macchina, Rick aiutò Carol e Carl a salire, successivamente salirono T-Dog e Glenn che issarono Rick.
Quando furono salvi, Emily e Daryl, voltandosi verso il portone urlarono << Insieme! Uno...Due...TRE!!!>> e le porte si aprirono.

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Capitolo 19
*** Fine ***


Lo stridio delle porte che sia aprivano, paragonabile a quello delle unghie che graffiano la superficie nera della lavagna, fu il primo suono che si sentì echeggiare in tutta Woodbury.
Uno stridio acuto e insopportabile, di quelli che ti fanno sanguinare le orecchie, ma non era quello il vero problema: quel rumore, spaventoso per certi versi, poteva significare una cosa soltanto, e non era affatto una cosa buona.
Quel fastidioso suono annunciava che qualcosa di brutto stava per accadere in quell'arena, qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Quel rumore durò pochi secondi, finché le porte si fermarono del tutto, e prestò lasciò il posto al silenzio più totale.
Quel silenzio, tuttavia, aveva qualcosa di strano, di misterioso ed inquietante: non era un silenzio come gli altri, dovuti alla noia o alla calma.
No.
Questo era completamente diverso: era carico di tensione, di paura: paura di quello che sarebbe accaduto di li a poco, quando quel silenzio avrebbe cessato, questo era un uno di quei silenzi che non vorresti sentire mai.
La quiete prima della tempesta.
Il silenzio, però, fu subito sostituito da un grido.
Un urlo istintivo e carico di paura, di adrenalina e, soprattutto di desiderio.
Desiderio di uscire vivi da quella situazione che sembrava assurda, irreale e che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere, nemmeno in uno di quei film Hollywoodiani.
Fu proprio Daryl a lanciare quel grido. Gridò subito dopo aver visto con i propri occhi cosa contenevano quelle porte, e capì immediatamente il piano che aveva escogitato Emily.
Successe tutto in pochissimi secondi: Emily e Daryl, con tutta la loro forza, tirarono le pesanti porte di metallo alle estremità opposte; Daryl lasciò immediatamente la maniglia e afferrò la mano di Emily, si girò verso gli spalti accanto a loro urlando a pieni polmoni << Corri! >>.
Emily tirò quella porta con la forza che aveva in copro, sapeva che non poteva mollare proprio in quel momento, quella era la loro ultima speranza.
Quando capì che la porta stava per fermarsi, lasciò andare la maniglia immediatamente, ma sentì subito che veniva afferrata da Daryl e, quasi contemporaneamente, si voltò verso di lui e udì il suo grido.
Era successo tutto troppo in fretta, non riuscì nemmeno a pensare, al comando di Daryl, i muscoli delle sue gambe scattarono come molle ed iniziò a correre dietro di lui.
Non lasciando mai la mano di Daryl.
Scattarono entrambi come fulmini, non c'era tempo di pensare o elaborare ciò che stava succedendo: o si spostavano immediatamente da lì o sarebbero morti.
Si precipitarono entrambi sugli spalti che distavano pochi metri da loro, e li raggiunsero in pochi secondi: salirono quei gradini più veloci di quanto avessero mai fatto in tutta la loro vita, non potevano fermarsi e non c'era tempo di fare altro se non correre a perdifiato, dovevano mettersi al sicuro e dovevano in fretta.
E mentre Daryl e Emily scappavano, da quella porta si udirono rumori vari di passi, ma il suono che aveva preso il controllo di tutta l'arena e, forse, di tutta Woodbury erano dei lamenti.
Tanti lamenti indistinti: talmente numerosi che, ormai, si erano mischiati a tal punto da diventare un miscuglio informe e indefinito di suoni e rumori vari: che cosa poteva provocare tanti lamenti?
La fame?
Il dolore?
Semplice istinto?
I lamenti diventarono sempre più forti, fino a riempire completamente le orecchie di tutti i presenti.
Ma quei lamenti, come il silenzio, erano solo l'antipasto di quello che sarebbe successo subito dopo. Iniziarono a diventare più insistenti, come se volessero comunicare qualcosa, e il tono saliva.
Di più.
Sempre di più.
Ad un certo punto, però, i lamenti passarono come in secondo piano, vennero superati da un rumore ancora più terrificante: delle grida.
Grida umane, di persone ancora vive: urla di un dolore lancinante e straziante, provocato da una moltitudine infinita di morsi che ti strappavano la pelle e la carne, ancora viva, fino ad arrivare alle ossa; urla di paura per la scena orribile a cui stavano assistendo e, a cui, avrebbero preso parte anche loro qualche istante dopo senza possibilità di salvarsi; grida di rassegnazione, consapevoli che la loro fine era ormai giunta, anche se quella era decisamente una fine che nessuno avrebbe voluto e che nessuno avrebbe meritato.
Appena udirono le grida, Daryl e Emily si voltarono indietro e quello era, senza ombra di dubbio, la cosa più spaventosa a cui ebbero mai assistito: decine e decine di zombie si erano riversati nell'arena, riempiendola nel giro in pochi secondi, trasformandola in un vero bagno di sangue.
Ignoravano completamente chi gli stava di fronte, se era giovane o vecchio, uomo o donna, per loro erano semplicemente cibo che dovevano avere a qualsiasi costo; ignoravano le loro suppliche, le loro minacce o, peggio ancora, le grida strazianti mentre gli stappavano la carne dalle ossa con i loro denti.
Avevano fame e dovevano mangiarli.
Solo a questo riuscivano a pensare quei mostri.
Rick e il suo gruppo, per il momento, erano al sicuro sul tettuccio della jeep; quella jeep si era rivelata la loro salvezza ed anche se le ruote erano state bucate per evitare che i prigionieri scappassero, era comunque troppo alta per essere raggiunta da quegli zombie affamati, che cercavano comunque di prendere qualcuno di loro alzando le braccia, cercavano lo stesso di non muoversi troppo, per evitare che qualcuno potesse cadere o che il tettuccio potesse cedere.
Ognuno di loro, assisteva impotente a quello scenario apocalittico: Rick non riusciva a distogliere lo sguardo da quello scenario di sangue e violenza, l'apocalisse era iniziata ormai da tanto tempo, così tanto che non riusciva più a ricordare il mondo prima degli zombie, ma non avrebbe mai pensato di vedere una cosa tanto raccapricciante come quella; Carol si coprì gli occhi con le mani e si mise in ginocchio, non voleva più vedere quegli uomini venire mangiati vivi come se fossero pezzi di carne senza alcun valore; T-Dog guardava quello che si stava consumando intorno a lui, con uno sguardo di rassegnazione misto a dolore, sapeva di non poter fare nulla per loro, anche se avrebbe voluto aiutarli, nessuno poteva immaginare il dolore lacerante che stavano provando quelle povere persone; Carl si coprì le orecchie e chiuse gli occhi, non ce la faceva più a sentire quelle urla strazianti che gli stavano perforando il cervello, e non riusciva più vedere quei corpi mangiati vivi da quei mostri che loro combattevano ogni singolo giorno; Glenn versò una lacrima, pensando che nessuno, nemmeno l'essere più viscido dell'universo, meritasse di fare una fine tanto dolorosa e di, inevitabilmente, diventare lui stesso uno di quei mostri che lo avevano privato della vita.
Daryl e Emily, dagli spalti, assistevano anche loro impotenti a quella carneficina: uomini che venivano sbranati vivi, uomini morti che tornavano in vita, grida e pianti incontrollabili.
Quello era l'inferno.
Daryl guardava impotente tutta la scena, non riusciva a dire o fare niente, era paralizzato al pensiero che, se qualcosa fosse andato storto o se non fossero stai abbastanza veloci, ci sarebbero anche loro tra quei mostri.
Un pensiero che lo terrorizzò nel profondo dell'anima.
Guardava i soldati venire sbranato vivi, un dolore gli pervase il cuore: era dispiaciuto che fossero dovuti ricorrere a tanto per salvarsi, se avesse potuto evitargli una morte così piena di sofferenza lo avrebbe fatto.
Anche Emily fissava quella scena da far raggelare il sangue, guardava la gente scappare, urlare, morire e risorgere.
Un ciclo continuo che non accennava a smettere. Un senso di colpa la pervase in tutto il corpo: lei aveva avuto questo piano, sapeva di non avere scelta o sarebbero morti,ma magari poteva esserci un'altra soluzione; lei era la sola responsabile della morte orribile di tutti quei ragazzi che stavano solo ubbidendo agli ordini.
Era solo colpa sua. Il suo cuore si spezzò a quel pensiero e, senza che potesse trattenersi, si mise a piangere e disse singhiozzando << Io...sniff...mi dispiace..non...sniff..avevo scelta...saremmo morti tutti se...sniff...mi dispiace...è solo colpa mia! >>.
Daryl, sentendola si voltò verso di lei e il suo cuore perse un battito: stava piangendo disperatamente e singhiozzava in maniera incontrollabile, non poteva vederla in quello stato.
Così la strinse forte a se, le accarezzò ala testa e, con un tono dolce, cercò di rassicurarla << Emily ti capisco, so che sei dispiaciuta ma non avevi altra scelta, saremmo morti tutti se non avessi preso in mano la situazione...so che ti senti in colpa per loro ma non devi, dispiace anche a me per questa decisione, nemmeno io avrei voluto tutto questo...ma sei riuscita in una cosa che sembrava impossibile, hai salvato la vita a Rick, Carl, Glenn, T-Dog, Carol e la nostra...non piangere...so che ti piange il cuore, ma era la cosa giusta da fare...sono fiero di te, hai preso una decisione molto coraggiosa >>.
Emily lo guardò meravigliata: non solo era arrivato a salvarla contro tutto e tutti, si era fidato di lei al punto di aiutarla in un piano dove lui non aveva la minima idea di cosa dovesse fare, l'aveva portata al sicuro e, nonostante tutto, lui la sosteneva sempre qualsiasi cosa facesse.
Si sentiva la persona più fortunata del mondo ad avere incontrato Daryl.
Con gli occhi pieni di gratitudine, e ancora lacrimanti, gli rispose << Daryl..sniff...grazie per esserci sempre...io..>>. << AIUTO!!>>.
Un urlo disperato interruppe Emily che si paralizzò di colpo.
Quella voce era inconfondibile alle sue orecchie.
Si girarono entrambi di scatto e videro una cosa che difficilmente avrebbero rivisto: il Governatore, in bilico su una scatola mezza rotta, cercava di restare il equilibrio per evitare cadere in pasto agli zombie che, sotto di lui, cercavano di afferrarlo.
Era poco distante dagli spalti dove si trovavano Emily e Daryl.
Il Governatore era sull'orlo della disperazione: non voleva morire in quel modo orribile e sperava che il grido di aiuto venisse ascoltato, notò che Emily e Daryl aveva sentito il suo grido, così, guardandoli con gli occhi pieni di lacrime e paura, urlò più forte che pote << Vi prego aiutatemi!! So che vi ho fatto cose orribili, che mi odiate e che meriterei di morire in modi ben peggiori...ma vi supplico dovete aiutarmi! Non voglio morire! Vi scongiuro! >>, doveva essere veramente disperato per supplicarli in quel modo.
Emily, contro ogni proposito, prese una decisione che nessuno avrebbe mai pensato: si alzò in piedi e scese un paio di gradini, ancora un piede più giù e gli zombie l'avrebbero afferrata senza troppi problemi.
Era ferma immobile, Daryl capì subito le sue intenzioni, la raggiunse in un lampo, la prese per un braccio e urlò incredulo << Che stai facendo Emily?! Sei diventata matta?! Dopo tutto quello che ci ha fatto quel verme vuoi davvero aiutarlo?! Non so se ti ricordi che fino a dieci minuti fa cercava di ucciderci tutti; è venuto di notte al nostro accampamento ed ha rapito te e Carol; ha minacciato Christian puntandogli una pistola dritta in faccia; ti ha incatenato come un fenomeno da baraccone e minacciava di ucciderti! Ti servono altri motivi per lasciarlo morire come quel brutto bastardo che è? Perché ho ancora una bella lista! >>.
Emily si voltò verso Daryl e, con tono fermo e risoluto, urlò << Cosa credi che mi sono dimenticata tutto?! Pensi che io non lo odio tanto come lo odi tu o Rick o gli altri?! So benissimo che è un figlio di puttana, che merita di morire tra dolori atroci per quello che ci ha fatto...ma nessuno merita di morire così! Nessuno merita di morire in questo modo: spaventato, gridando aiuto senza nessuno che si degni di alzare almeno la testa! Non lascerò morire una persona in questo modo senza provare a salvarlo! Ha fatto cose orribili a noi e chissà quante altre persone, questo non posso negarlo e, di certo, non lo dimenticherò ne lo perdonerò mai, ma anche lui merita di vivere! >>.
Emily e Daryl si fissarono negli occhi per un tempo che sembrò infinito: lo sguardo di Emily era fisso, trasmetteva sicurezza e determinazione, quello di Daryl era stupito: nonostante l'avesse minacciata più volte, rapita, spaventata e gli avesse fatto del male voleva davvero provare ad aiutarlo; nonostante tutto l'odio che provava per quell'uomo, se così poteva essere definito, lei aveva messo da parte tutti i dissapori perché nessuno meritava di morire come un topo in gabbia, e su questo Daryl era d'accordo, anche se voleva dire salvare quel pezzo di merda.
Lo sguardo di Daryl si addolcì: Emily era davvero la persona più straordinaria del mondo, sapeva mettere da parte l'odio, la paura e l'orgoglio per cercare di salvare tutti perché, secondo lei, la vita era importante, in quel mondo più che mai; la sua Emily era davvero troppo buona, perfino quel bastardo, secondo lei, meritava di avere una vita.
La guardò e, con tono sicuro le disse << Se per te è così importante d'accordo...facciamolo! >>, Emily si stupì di quelle parole, era così orgogliosa di Daryl: aveva messo da parte l'odio per lei e questa era la prova che, per lui, lei era la cosa più importante.
Lo abbracciò e gli disse << Grazie Daryl, ti amo con tutto il mio cuore >>.
Si staccò subito, capendo che ormai restava poco tempo, aveva già un piano e, guardando il Governatore, ormai quasi spacciato, gli urlò << Ehi idiota! Ascoltami bene! Io cercherò di venirti in contro, tu afferra la mia mano e ti tireremo qui al sicuro!>> , si girò verso Daryl e disse << Tienimi e cerca di non lasciarmi...cercherò di afferrargli la mano, appena l'avrò presa ti urlerò di tirare...cerca di tirare più che puoi...tutto chiaro? >>, << Si piccola! Vai forza e fai attenzione! >> rispose Daryl con sicurezza afferrandola per un braccio, lei si voltò e, con cautela si sporse dal bordo dei gradini.
Daryl la teneva per un braccio mentre lei si allungava più che poteva verso Philip, gli zombie sotto di lei cercavano di afferrarla, ma sfioravano a mala pena i suoi vestiti ormai logori.
Si allungava con tutta la forza che aveva ma, per quanto si sforzasse, non era abbastanza vicina da toccargli le dita, sapeva che se si sarebbe allungata troppo avrebbe rischiato di far cadere lei e Daryl e, questo avrebbe significato andare incontro a morte certa.
Guardò Philip e, con tutta la voce che aveva in corpo, urlò << Ascoltami! Sei ancora troppo lontano, ed io non riesco ad afferrarti! Non posso andare oltre o cadrò! Devi avvicinarti un po verso di me e devi farlo adesso!!! >>.
Philip la guardò incredulo, quella ragazza che aveva torturato e minacciato, stava rischiando la sua vita per aiutarlo.
Stava rischiando nonostante tutto quello che le aveva fatto passare, distrattamente pensò che era davvero fortunato Daryl ad aver incontrato una ragazza tanto dolce quanto bella: aveva la straordinaria capacità di vedere il buono in tutti e, per quanto le cose si mettessero male, lei pensava sempre prima agli altri, si sarebbe sacrificata senza pensarci due volte per le persone a cui teneva.
Persone così non esistevano più ormai.
Si destò dai suoi pensieri e cercò di avvicinarsi a lei, ma tra loro c'era ancora troppo distacco. << Forza! Ci siamo quasi! Un ultimo sforzo!! >> gridò Emily, speranzosa e con la voce tremolante.
Daryl la teneva più saldamente che poteva.
Emily si allungò ancora di qualche millimetro, nella speranza che fosse sufficiente stavolta.
Philip si allungò ulteriormente per cercare di avvicinarsi.
Le loro dita, calde e sporche di polvere, si sfiorarono per qualche istante.
Il rumore di legno che si spezza.
Le dita che scivolano via.
Un tonfo.
Un grido << NOOOOO!!!! >>.

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Capitolo 20
*** La normalità ***


<< Non ce la faccio più ad aspettare! Cazzo ora sono stufa! Passami il mio zaino, vado a cercarli! >> urlò Maggie arrabbiata, mentre afferrava lo zaino e cercava di mettersi in piedi.
Il dolore alla schiena, che la tormentava incessantemente ormai da tutto il giorno, la bloccò ancor prima che riuscisse nel suo intento e, anche se controvoglia, fu costretta a rimettersi seduta.
<< Maggie...per la milionesima volta...devi stare calma, tutta questa agitazione fa male al bambino...vedrai che arriveranno presto...e poi dove pensi di andare? Non riesci nemmeno ad alzarti in piedi, figuriamoci camminare per chilometri o combattere...>> disse esausto Hershel accarezzandole la schiena nel vano tentativo di alleviarle un po il dolore, non avevano più antidolorifici da mesi e cercava di curarla come meglio poteva.
Cercava di essere calmo e comprensivo, ma ormai stava diventando sempre più difficile: era letteralmente esausto, erano ore che cercava di farla ragionare su questa storia, ma era come cercare di ricavare l' acqua da una pietra.
<< Sei cocciuta proprio come tua madre sai? >> disse, guardandola con un sorriso, era identica a sua madre: bella come un raggio di sole, intelligente e coraggiosa come una vera guerriera, ma era anche incredibilmente testarda.
<< Grazie papà...e non è colpa mia se non riesco ad alzarmi! La colpa è di questo pancione e, soprattutto della schiena dolorante e delle caviglie gonfie! >> rispose con una smorfia la ragazza che, quasi istintivamente, accarezzò quello che, di li a pochi mesi, sarebbe diventato il suo bambino.
Poi riprese il discorso << Papà so che ti preoccupi per me e ti ringrazio per questo...ma devo andare...potrebbero avere bisogno di me! Sono via da tutto il giorno ormai e non mancherà molto all'alba! Il posto non è così lontano se ricordo bene e sarebbero dovuti tornare già da un pezzo ormai! Sono preoccupata da morire...e se gli fosse successo qualcosa? Mi sentirei completamente inutile...>> concluse strofinandosi gli occhi con la manica per nascondere le lacrime che minacciavano di uscire.
Hershel, cogliendo la preoccupazione la tristezza nella sua voce, la abbracciò e cercò di rincuorarla << Tranquilla piccola mia...non devi preoccuparti di niente, sono i migliori lo hai forse dimenticato? Glenn poi...è così innamorato che inventerebbe il teletrasporto pur di tornare da te! Vedrai che arriveranno tra poco...se non saranno qui prima di mezzogiorno andrò a cercarli io stess...>>.
<< Zia Maggie, zio Heshel pecchè urlate?...awww...io stavo facendo ninni...>>.
Il loro tenero momento padre figlia, fu interrotto da un piccolo Christian assonnato e sbadigliante.
Il piccolo uscì dalla tenda dove stava riposando e si diresse verso di loro barcollando, come se fosse ubriaco, e con gli occhi socchiusi.
Maggie lo guardò con tenerezza e, accarezzandogli la testa, disse dolcemente << Scusaci Christian se ti abbiamo svegliato...stavamo solo chiacchierando un po...voi stare in braccio? >> , << No gazie zia...cosa fate? >> chiese sedendosi tra di loro.
Li guardava curioso, come se stesse cercando di capire cosa si fossero detti fino a qualche istante prima, Hershel, lo guardò e iniziò << Non preoccuparti piccolo curioso, stavamo solo parlando del nome che Maggie vorrà dare al suo bambino...a me piacerebbe molto se lo chiamasse Leonardo, come Leonardo da Vinci, un grande inventore italiano...pensa che fu proprio Leonardo da Vinci ad inventare il carro armato, l'aereo, la bicicletta e tante altre cose che usiamo tutti i giorni! >>.
Christian lo guardò sempre più incuriosito, come se quelle parole lo avessero rapito completamente, poi posò i suoi occhi azzurri su Maggie e, con tono dolce, le disse << Leonaddo è un nome bello...e poi se lo chiama come quello sarà intelligette e invetterà tante cose belle! >>.
<< Si è molto bello lo so...ma a me piacerebbe chiamarlo Cesare...sai Cesare fu un grande imperatore: era un guerriero molto forte e molto intelligente, riusciva a sconfiggere tutti i suoi nemici con grandi strategie che a nessun altro venivano in mente e, nonostante combatté molte battaglie, non fu sconfitto neanche una volta! >> rispose Maggie sorridendo spensierata.
Erano successe così tante cose che non aveva ancora parlato con Glenn del futuro nome del loro primo figlio.
Christian pensò qualche secondo, poi aggiunse << Bello anche Cesare però! È fotte e coraggioso, poi combatte bene...è difficie scegliere uno...>> finì con tono pensieroso.
Sembrava davvero concentrato, Hershel, a stento riuscì a trattenersi dal ridere, e gli chiese << A te che nome piacerebbe? >>, stupito dalla domanda ci pensò un momento, poi rispose << Mmm...non to...ci sono tanti nomi belli...però...forse lo chiamo...MAMMA! >> urlò improvvisamente il piccolo.
Maggie, confusa dopo quella improvvisa reazione, disse << Non puoi chiamarlo mamma Chri...>> e, prima che riuscisse a finire la frase, Christian si alzò in piedi come un leprotto ed iniziò a correre verso il cancello urlando << Mamma! Mamma! Mamma! >>.
Hershel, confuso e disorientato dallo strano comportamento del bambino, guardò nella direzione dove stava correndo e, immediatamente scattò in piedi dalla gioia, ed urlò << Eccoli! Sono loro Maggie! Sono tornati! >>, << Come?! Davvero?! Glenn!! >> urlò Maggie dalla gioia.
Lori, confusa per tutto il trambusto, uscì dalla tenda e disse << Che succede?! Sono tornati?! >>.
Rick e Carol riuscirono ad aprire il cancello principale e ad entrare: erano tutti stanchi morti dopo tutto quello che avevano dovuto fare per riuscire a uscire da Woodbury e, dopo tutti quei chilometri con zaini sulle spalle, la stanchezza si stava facendo sentire.
Emily e Daryl camminavano l uno a fianco all'altra, tenendosi per mano, come se quel semplice gesto potesse proteggerli da tutto.
<< Sono davvero a pezzi...i piedi mi stanno urlando mi fermarmi! >> si lamentò Carl, << Forza e coraggio...tra poco saremo a casa e potrai sdraiarti un po...>> cercò di consolarlo Rick, anche lui visibilmente stremato.
<< Voglio un letto per me! >> cantò T-Dog, subito dopo Glenn e Carol, si misero a ridere come pazzi e a cantare con lui come se fossero tutti e tre ubriachi; << Io, non so voi ragazzi, ma non voglio mai più sentir parlare di esplorazioni! >> disse Daryl esasperato, tutti sorrisero, ed Emily replicò << Credo che nessuno vorrà sentire quella parola per un bel pezzo Dar...>>.
 << Mamma! Papà! Mamma! Papà >>.
Quella voce.
Quelle parole.
Emily e Daryl si fermarono di colpo e guardarono davanti a loro: il sole era spuntato da poco e i suoi timidi e tiepidi raggi stavano già lavorando sodo per schiarire tutto, piano piano, ma si vedeva chiaramente una piccola ombra urlante correre verso di loro, una piccola ombra coi capelli arruffati e le manine aperte verso di loro.
Emily, con gli occhi già in lacrime, lasciò cadere zaino e armi e si mise a correre a perdifiato verso quella piccola ombra, urlando a pieni polmoni << Christian! >>, Daryl la seguì a ruota, correndo con tutte le forze che gli rimanevano in corpo.
Li separavano pochi metri e, in un paio di secondi, Emily e Daryl lo raggiunsero: Emily prese Christian tra le sue braccia e lo strinse a se più forte che poteva, Daryl li abbracciò entrambi: il suore rischiava di scoppiare dalla gioia, finalmente le persone più importanti per lui erano di nuovo li, accanto a lui, e li avrebbe protetti a qualunque costo.
Emily stringeva Christian al suo petto, aveva avuto così tanta para di non rivederlo più che non riusciva a staccarsi da lui: continuava a piangere, le sue lacrime sgorgavano dai suoi occhi senza che lei potesse fermarle, era davvero troppo felice.
Improvvisamente sentì il suo piccolo piangere e singhiozzare, allentò l'abbraccio e lo guardò negli occhi: stava piangendo anche lui e cercava di parlare tra i singhiozzi << Mam...sniff...ma!...sniff...Papà!...sniff...state...sniff...bene...>>.
Gli accarezzò la testa dolcemente e, con tono dolce e rassicurante, provò a consolarlo << Tranquillo piccolo...la mamma e il papà sono qui adesso...non ti lasceranno mai più...te lo prometto >> , << Non piangere terremoto...siamo qui adesso...siamo tornati come ti avevo promesso...non piangere su...va tutto bene adesso...>> anche Daryl cercò di rassicurare il piccolo, con gli occhi che lasciavano cadere alcune lacrime di gioia.
Restarono abbracciati a parlare per qualche minuto, finché non riuscirono a calmare Christian, poi lo presero in braccio eraggiunsero gli altri all'accampamento.
Carl e Rick corsero incontro a Lori; Glenn si precipitò da Maggie e si diedero un bacio appassionato; Hershel abbracciò Carol e T-Dog, arrivarono piano anche Emily, Daryl e Christian.
Finalmente erano tutti riuniti.
Si misero intorno al fuoco, ormai quasi spento, e raccontarono a Maggie, Hershel e Lori quello che era successo il giorno prima: di come il Governatore avesse cercato di far accettare l'accordo a Emily e Carol; della stanza delle torture dove Emily venne messa in un barile di sangue d zombie; dell'intrusione a Woodbury; del piano del Governatore di tenere Carol tutta per se; di come Carol avesse escogitato un piano per salvare Emily e di come Glenn lo avesse attuato; della battaglia contro l'esercito del Governatore; dell piano di Emily per vincere; della morte del Governatore e del loro viaggio di ritorno.
Gli altri ascoltavano rapiti quella storia, sembrava che Rick si fosse inventato tutto da tanto era assurda, ma sapevano che non era così.
Maggie, una volta che Rick terminò il discorso, disse sbalordita << Cavoli...che gran casino...questa si che è una giornata da dimenticare...state bene? >>, tutti annuirono: nonostante tutto, erano dispiaciuti di non essere riusciti a salvare il Governatore, ma dovevano guardare avanti, non aveva senso tormentarsi per sempre.
Rick, cercando di cambiare discorso, li guardò e disse << Allora...visti i recenti avvenimenti...direi che siamo troppo stanchi per fare qualcosa oggi...quindi oggi possiamo prenderci un giorno di riposo per recuperare le energie...>> , << Sii!!!! >> venne interrotto bruscamente dalle grida di approvazione di tutti i presenti, Carl si lasciò cadere al suolo a peso morto dalla stanchezza, poi Rick, schiarendosi rumorosamente la voce, continuò << Tuttavia...all'alba di domani, che saremo freschi e riposati, riprenderemo il lavoro di bonifica...se ho calcolato bene in un paio di giorni riusciremo a trasferirci dentro la prigione >> concluse grattandosi la barba.
<< Perché proprio all'alba? Potremmo fare verso mezzogiorno! >> chiese lamentandosi T-Dog, odiava svegliarsi tanto presto,
<< Perché ..così saremo più freschi, riposati e produttivi! >> disse Carol imitando la voce di Rick.
Tutti scoppiarono a ridere fragorosamente. Emily, distrattamente, disse << È bello essere di nuovo a casa >>, << Non sai quanto hai ragione piccola! >> disse Daryl sdraiandosi a terra.
<< Tonna tutto come pima? >> chiese Christian preoccupato.
Emily scompigliandogli i capelli, rispose << Certo piccolo mio! Cercheremo provviste, cacceremo nei boschi, cercheremo di costruire una bella casetta e uccideremo zombie! >>.
<< La “normalità” insomma! >> concluse Daryl con un sorriso.
E tutti scoppiarono a ridere spensierati.

E così, tra risate spensierate, chiacchiere e piani per il futuro, si è conclusa anche questa avventura di Emily, Daryl, Rick, Carl e dei loro compagni di apocalisse.
Vi ringrazio con tutto il cuore per aver seguito questa mia storia: ringrazio tutti coloro che l'hanno letta fino alla fine; uno speciale ringraziamento va a tutti coloro che hanno speso il loro tempo per recensirla, donandomi preziosi consigli o semplicemente per farmi sapere i loro pensieri e le loro osservazioni; ringrazio davvero tutti voi.
Mi dispiace aver impiegato così tanto tempo per concluderla: le idee scarseggiavano e, quelle poche che avevo, non riuscivo a trascriverle come volevo e così, continuando a rimandare e rimandare, ho rischiato di lasciarla incompiuta per sempre e per questo vi chiedo scusa.
Spero vivamente che questa mia storia vi sia piaciuta e che, anche se per poco, vi abbia regalato qualche momento di gioia, qualche risata, un po di emozione o suspance.
Grazie a tutti voi e spero davvero di poter tornare con una nuova avventura di Emily e dei suoi inseparabili compagni e...
chissà chi dovranno affrontare la prossima volta?
Ciao a tutti e grazie ancora :)

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