White lies

di Karyon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 
 
Capitolo I

Sirius uscì dal dormitorio sbuffando, mentre ignorava tutto il caos che gli sviluppava intorno. Con gli occhi ancora incollati sulla pergamena che stava leggendo, abbassò la testa alla Pluffa illegale che Longbottom e Carroll si stavano lanciando dalle due estremità della Sala Comune e si lanciò sul primo divanetto che trovò, praticamente spostando di peso un primino.
«Non è possibile…» stava masticando, la frangetta sottile che gli ricadeva sui begl’occhi dalla forma allungata; si sistemò meglio appoggiando la guancia al palmo aperto e sbuffò di nuovo: avevano aspettato quella risposta per mesi e adesso…
«Beh, buongiorno Signor Scocciato!» Esclamò qualcuno alle sue spalle.
«Mh, ciao…» grugnì assente l’altro, mentre Remus si sedeva composto accanto a lui «Che succede?»
Sirius mosse la mani come a dire che non era niente e Remus roteò lo sguardo: come al solito. «Un James-Sirius case?» Ironizzò, cercando di celare la nota di fastidio nella voce.
Ogni volta che quei due cominciavano ad assumere l’aria cospiratoria da società segreta in erba, lui parlava di “James-Sirius case”. Cosa che di solito indicava robe quantomeno pericolose, illegali o che, al minimo, lui non avrebbe approvato.
Ovviamente trovava il tutto molto disturbante.
Sirius ghignò nel modo che di solito riservava proprio solo a quei momenti e finalmente arrotolò la pergamena per tirare fuori il libro di Trasfigurazione.
«Allora, prof, a che punto eravamo?» Fece sarcastico e fu il turno di Remus di sbuffare «Pagina 324, lo sai bene. Stiamo su quella stessa pagina da almeno tre giorni» replicò duramente.
Sirius gli sorrise furbescamente «Magari non sei un bravo insegnante…» frecciò, sapendo di coglierlo sul vivo. Infatti, Remus assunse la delicata sfumatura color prugna che di solito indicava che era in imbarazzo e mise il broncio «Forse sei tu che sei un pessimo allievo».
«Probabile» concesse Sirius con aria di superiorità. «Allora, dove ci mettiamo?» Chiese poi, pronto a gustarsi la scena. Ogni volta che dovevano fare ripetizioni, Remus lottava contro se stesso per decidere il posto giusto: la Sala Comune ovviamente era troppo caotica, ma nel dormitorio c’era James e “James” equivaleva dire che non avrebbero studiato, perché lui si sarebbe distratto (ma tanto si distraeva anche lì); la biblioteca andava bene fino a una settimana prima, quando la Price aveva cacciato entrambi perché Sirius aveva osato mangiare su un antico libro di Trasfigurazione avanzatissima di un certo  esimio gufo impagliato del Winzengamot, così Remus stesso era interdetto fino a nuovo ordine. Aveva provato a consigliargli il parco ma, dopo l’epico pomeriggio in cui mezza squadra Gryffindor era andata a rapirlo su ordine di James, non c’era più cascato. Ormai all’appello mancavano solo la Guferia, la casa di Hagrid e l’ufficio del preside.
Remus sospirò dopo quella che sembrò una lunghissima elucubrazione mentale e una ruga si disegnò sulla fronte aggrottata «Vieni…» grugnì, tirandoselo per la manica della divisa. Si schiantò sul primo tavolo e aprì di scatto il libro di Sirius. «Studiamo qui».
Sirius sorrise «Sei sicuro? È la risposta definitiva?» Lo prese in giro e l’altro sembrò trattenersi a stento dal schiantarlo «Ssì. Non cominciamo, è già stata una settimana dura» sibilò in una quasi perfetta riproduzione di Piton.
Sirius lo sapeva che aveva passato il suo piccolo problema peloso da poco, che le lezioni del settimo anno erano dure – maledetti M.A.G.O., non passava giorno che non glieli ricordasse! –, sapeva che Remus stava soffrendo di… una particolare situazione che stava avvenendo da pochi mesi, ma non riusciva a trattenersi dal prenderlo in giro.
Così, mentre Remus era tutto concentrato a sfogliare le pagine per raggiungere l’affascinante argomento del giorno – “come trasformare un topo in una teiera canterina” , Sirius appoggiò il mento sui pugni chiusi e lo fissò per un lungo attimo prima di dire «Allora, con la bionda?» Era sempre incredibile constatare quanto rosso potesse diventare il suo amico quando si parlava del gentil sesso: Remus era arrossito fino alla punta dei capelli ed evitò di guardarlo quando mormorò un “bene” molto neutrale. Troppo.
Sirius sbuffò «Non troverai mai qualcuno se continui a mantenere standard così alti».
Remus sorrise, mentre scuoteva la testa «Non sa fare due più due, Padfoot».
«E vabbé, magari è un po’ meno intelligente della media, che sarà mai!» Esclamò quello, ignorando totalmente il buonsenso come al solito.
Remus gli lanciò un’occhiata strana che lui non vide «Magari non è il mio tipo, semplicemente…»
Penny Lyn Lot era davvero una ragazza carina, coi capelli di un biondo allegro e gli occhi azzurro chiaro, ma aveva un cervello piuttosto limitato. Remus non gliene faceva certo una colpa, ma sentiva che una ragazza che non riusciva a concentrarsi su un argomento che esulasse dalla moda non fosse esattamente fatta per lui.
Peccato che Sirius a tutte quelle cose manco ci arrivava.
Remus sospirò «Mi diventi sempre più superficiale» borbottò, ma in quell’istante il mondo si distrasse perché arrivò il suo re: James Potter entrò dal buco del ritratto con gli occhi nocciola che spiccavano sul viso totalmente sporco di fango e la divisa da Quidditch strappata in un paio di punti; si fermò a pochi passi dall’ingresso, fece sparire ogni traccia di incidente con un semplice incantesimo non verbale e si guardò intorno «Winner!» Esclamò soltanto, mentre tutto intorno a lui esplodeva il caos. Un mucchio di ragazzi andarono a congratularsi, battendogli le mani sulla spalla ossuta, mentre tutti gli altri urlavano, ridevano e si complimentavano contemporaneamente; ovviamente bastarono tre secondi perché l’alcool arrivasse a innaffiarli tutti e i coriandoli a invadere il pavimento.
E tanti saluti all’etica dei Capiscuola.
«Ehi, Jimmy! Questo vuol dire che ti avremo tra le scatole anche quest’anno?!» Esclamò Frank Longbottom, alto e pallido tra la folla.
James rise al suo indirizzo «Tu pensa a usare bene la mazza quest’anno, Frank!» Replicò tra le risate.
«Lo dice sempre anche Alice!» Ribatté prontamente l’altro, beccandosi fischi dalla folla e un sonoro pugno tra le costole dalla fidanzata al suo fianco.
Sirius rise alla scena e si girò sbrigativamente verso Remus, una muta richiesta negli occhi. Remus sbuffò e annuì impercettibilmente, così l’altro si alzò di scatto e piombò addosso a James come un falco, facendo cadere entrambi miserevolmente a terra tra le risate.
«Oh, lo sapevo che mi amavi!» Esclamò teatralmente James.
«Brutto figlio di un boccino, ce l’hai fatta!» Fece Sirius, baciandolo su una guancia.
Remus osservò la scena senza in realtà vederla, mentre il sorriso gli si congelava sulla faccia: ormai non c’era speranza che continuassero quelle maledette ripetizioni; tanto sarebbe valso che avesse accettato l’invito di Penny e le sue amiche ad andare al parco… era stupida, ma almeno avrebbe potuto godere della bella giornata.
«Uhm, patetici» sibilò una voce, mentre qualcuno si sedeva sulla sedia lasciata libera da Sirius. Remus sorrise, mettendo a fuoco gli occhi verdi e luminosi dell’unica persona sana di mente in quella gabbia di matti.
«Ciao, Lily».
Lily Evans sostituì il cipiglio con un bel sorriso a bocca chiusa – il cosiddetto “sorriso con riserva”, quello che Remus le vedeva sempre quanto gli altri Marauders facevano danni – e lanciò un’occhiata alla baraonda che si svolgeva a pochi passi da loro.
«Dovrei intervenire in qualità di Caposcuola, ma non me la sento… ho ingerito troppi pochi zuccheri questa mattina per una missione del genere» ironizzò, tornando a guardare lui. «Allora, come stai?» Chiese, osservandolo talmente tanto da metterlo quasi a disagio.
«Bene, sto bene» replicò Remus, distogliendo causalmente lo sguardo da lei e tornando a fissare i suoi amici che avevano fatto scoppiare qualche petardo.
Lily scosse la lunga coda rosso scuro «Ah, non direi affatto! Sputa l’osso!» Ribatté lei, determinata. Poteva capire il viso esangue o le occhiaie scure sotto gli occhi dopo quattro lunghi giorni di “problema peloso”, ma vedeva che c’era dell’altro. Madre Natura l’aveva dotata di una sensibilità abbastanza spiccata da capire che Remus non stava bene da troppo tempo. Remus sbuffò e indicò con il mento il libro aperto davanti a sé, mentre Lily inarcava un sopracciglio «Le ripetizioni con Sirius?»
«Come si fa a studiare in un tale caos?»
«Remus, Remus… il tuo rigore accademico ti rende eccessivamente severo… tu sei un bravo insegnante e stai provando a far entrare tutto in quella zucca vuota. Non è colpa tua se lui è un idiota» frecciò caustica e l’altro rise «Come sei dura!»
Lily sorrise brevemente, poi tornò piuttosto seria e lanciò un’occhiata a Sirius che, intanto, se ne stava aggrappato alla divisa di James come una scimmia.
«Non fraintendermi, lo sai che voglio bene sia a te che a Sirius, ma lui… insomma, lo vedo che tu fai tanto per loro, ci provi davvero, ma se lui non vuole… è un immaturo, ecco!» Fece a fatica, ma Remus annuì «Capisco cosa intendi, ma è più forte di me. Sarà l’istinto del buon samaritano che mi pervade!» Replico ironico.
Lily scosse la testa «Fin troppo! Oh, guarda un po’ chi torna all’ovile…»
Sirius si aprì un varco tra i compagni che avevano cominciato a bere e ballare a ritmo della musica che usciva dalla bacchetta di Peter e li raggiunse, con la camicia mezza sbottonata e un sorrisone a trentadue denti «Oh, Miss Evans. Allegra e felice anche oggi?»
«Quando vedo te sempre, Black» ribatté acidamente lei.
Anche dopo quasi un anno in cui il loro rapporto come gruppo si era rinsaldato, quei due continuavano a mandarsi battutine caustiche e chiamarsi per cognome. Poteva sembrare una causalità, una traccia di un’abitudine passata difficile da cancellare, ma Remus sapeva che c’era qualcosa di più. Continuò a guardare dall’uno all’altro, fino a quando Sirius non si rivolse a lui «Dove eravamo rimasti?» Chiese, sotto lo sguardo più che scettico di Lily.
Remus sgranò gli occhi «Vuoi continuare la lezione anche in mezzo a questo casino?»
Sirius gli sorrise «Ma certo! Ti avevo promesso che avrei fatto ripetizioni con te per due settimane ininterrotte, quindi eccomi qui!» Esclamò, sedendosi al suo fianco. «Ho intenzione di mantenere la promessa, capo!»
Remus lo fissò per un altro istante, poi si girò sconvolto verso Lily che scrollò le spalle «Ok, facciamo che ci fidiamo per adesso. Vado a cercare James e a ricordargli che è un maledetto Caposcuola, per Merlino!» Fece, alzandosi e cominciando già a intercettarlo tra la folla.
Sirius ridacchiò «Non essere troppo cattiva, Manico-Di-Scopa Evans».
«Fottiti, Black» ribatté solo lei, andandosene.
«Che ragazza dolce… allora, questa Trasfigurazione?» scherzò, girandosi di colpo verso Remus che sbatté le palpebre come dopo una trance.
«Oh sì, ok… allora, ho letto il tuo compito dell’altro ieri e devo dire che non era niente male! Solo che hai fatto un po’ di confusione sulla formula…»
Sirius, che intanto si era distratto per un urlo di Frank, ritornò a lui «Sì? Vuoi dire che ho sbagliato le parole?»
«No no, erano perfette… era l’accento che gli dava un’intonazione diversa…» continuò lui, faticando nello spiegarsi.
Sirius sorrise perché intravedeva la possibilità di cominciare a divertirsi  «Oh, davvero? E com’era?»
Remus gli lanciò un’occhiata sospettosa «Beh, sbagliato».
«Sì, ma sbagliato come?» Continuò lui, con un ghigno sadico. Sapeva che Remus aveva difficoltà a concentrarsi nel casino, che odiava spiegare la cosa degli accenti nelle formule e che, se non riusciva a trovare almeno cinque sinonimi per l’aggettivo che aveva intenzione di usare, la testa gli andava in fumo. Infatti lo vide arrossire un attimo per lo sforzo di trovare qualcosa «Cioè, era hm, un po’…»
«Un po’?» Lo incalzò ancora, osservando come si guardasse intorno alla ricerca di ispirazione. Sembrava un pesce che,  fuori dall’acqua, si dibatteva alla ricerca d’aria.
Remus sbuffò per la frustrazione «Provocante» gli uscì alla fine, rendendosi conto pressoché all’istante di aver fatto il più grosso errore della sua vita. Se ne rese conto dal ghignò che spunto lentamente e in automatico sul bel viso del suo amico.
«Hai forse detto che il mio accento era provocante?» Gli fece Sirius, godendo nel guardarlo arrossire come il sole al tramonto. Remus e la sua purezza inverosimile.
Remus grugnì qualcosa a bassa voce, poi sibilò «Non intendevo provocante in quel modo, non fare il porco!»
Sirius rise «Come, come? Sei tu che parli di provocazioni e poi sarei io il porco!» Esclamò e fortuna che nessuno li stesse degnando di uno sguardo.
Remus si allontanò un po’ da lui come scottato e sbuffò «Smettila di dire quella parola in quel modo!»
L’altro gli lanciò un’occhiata divertita «In che modo lo starei dicendo? Provocante? Dico provocante in modo provocante, per caso?» Ironizzò e ormai Remus avrebbe preferito spararsi, soprattutto per quel solito sorrisetto sardonico che di solito il suo amico dispensava a fiotti alle sue malcapitate vittime.
«Oh per Morgana, sei irritante!» Sbottò, tornando al libro.
«Ma scusa, voglio solo sapere del mio accento! Dopotutto è importante per Trasfigurazione, no?»
Quando Remus si alzò la testa verso di lui con la mezza idea di schiaffeggiarlo, lo vide girarsi verso il campanello di casinisti, intercettare James che faceva qualcosa di idiota con la sua fiammante Firebolt, e sorridere in quel modo che non era più sberleffo ma semplicemente, beh, dolcezza. 
«Ragazzi, che idiota…» lo sentì sussurrare, ma con un tono che di ironico o sprezzante non aveva nulla. Erano il tono e il sorriso e lo sguardo che aveva sempre e solo per James; un misto tra esasperazione e dolcezza assoluta. E Remus ne aveva abbastanza.
Con un tonfo chiuse il libro, lo ficcò brutalmente nella tracolla e si alzò «Basta, abbiamo finito» annunciò e Sirius batté le palpebre come se ne fosse accorto solo in quel momento «Eh? Ma dove vai?»
Remus guardò il casino provando a sorridere «Siamo seri, con tutta questa gente non possiamo studiare e tu ti distrai troppo» accusò, senza che l’altro facesse niente per negarlo. «Vai a divertirti con James, io vado in biblioteca. Recupereremo domani, ok?» Gli fece, con un tono talmente fermo e tranquillo che nessuno avrebbe potuto sospettare la tempesta che si nascondeva dietro. Dopotutto era stato talmente allenato da anni in compagnia del suo problema peloso che quello era niente.
Sirius si limitò fastidiosamente a fissarlo con quegli occhi grigi che sembravano guardarlo dentro, poi annuì «Ok Moony, a dopo».
«Ok» Remus si girò di spalle e camminò velocemente verso il ritratto senza neanche pensarci, in automatico. L’unica persona a vederlo fu Lily.
«Remus, Remus!»
Remus si fermò solo dopo la seconda chiamata, inspirando forte per permettere al cuore che gli batteva in gola di tornare al solito posto; mettendosi sulla faccia un sorriso che non provava, si girò «Sì, Lily?»
La ragazza fece qualche passo avanti «Dove vai?»
Remus ricacciò le lacrime che sentiva pungergli gli occhi «Vado in biblioteca. Ho mal di testa e Sirius ha concordato con me che ci distraiamo troppo per studiare».
Lily annuì «Posso venire con te? Tanto lo sai che queste feste mi annoiano e James non mi ascolta».
Remus la fissò con la testa reclinata: lo sapeva che quella era una scusa; Lily era troppo intelligente per non cogliere i segni, così optò per la verità «Veramente vorrei stare da solo per un po’…»
La ragazza sospirò e lo raggiunse «Remus…»
«No davvero, sto bene! Solo che… sono ancora indebolito dalla degenza e sto studiando molto e…»
«… E è ancora Sirius, vero?» Terminò Lily, gelandogli qualsiasi altra scusa in gola. Bastò quella frase a fare in modo che le lacrime si sciogliessero e cominciassero a rigargli il viso «Sono così… patetico» balbettò e Lily scosse la testa veemente, mentre si sedevano sotto uno dei porticati.
«Non dirlo neanche per scherzo! Cosa è successo?»
Remus si asciugò le lacrime e sorrise di se stesso «Niente!»
«Rem…»
«Davvero! Insomma, il solito: Sirius è il solito insensibile e divertito Sirius e io sono il solito credulone Remus…»
Lily si accigliò come ogni volta che era in disaccordo con qualcuno «Remus, tu dovresti dirglielo…» ma l’altro scosse la testa così violentemente che avrebbe potuto staccarsela «No, no, no, no. Non esiste al mondo!»
«Andiamo, non puoi vivere così tutta la vita!» Sbottò lei, ma Remus fece un sorriso bagnato «Beh, fino al settimo anno sono sopravvissuto…»
«Sì, ma stai di merda! Senza offesa, ma perché ti ostini in questa battaglia contro te stesso?»
Remus guardò in silenzio Lily per un lungo attimo, poi sospirò «Lily, siamo amici da sei anni e nessuno di noi ha mai sospettato, neanche lontanamente, che uno di noi avrebbe potuto… insomma, i ragazzi sanno del mio orientamento sessuale certo, però è stato un percorso lungo e difficoltoso per me e sono sicuro anche per loro. E Sirius, lui…»
«Ne abbiamo già parlato: tu stesso non sai che tipo di interessi abbia Sirius, quindi non è detto che sia un “no” sicuro. Di certo tra voi c’è affiatamento e alchimia, lo vediamo tutti. E poi almeno ti togli un peso dal cuore!» Esclamò lei con molta ragionevolezza. Ma la verità era che Remus sapeva perfettamente che tipo di interessi aveva Sirius e proprio per quello non poteva parlargliene. Era una sua amica e non voleva farle del male.
Così scelse la motivazione più banale, quella ufficiale.
«Lily siamo troppo amici per rischiare… se mi confessassi e la risposta fosse un rifiuto, non avrei più il coraggio di guardarlo in faccia e il gruppo si sfascerebbe. Io non voglio che succeda perché loro sono tutto quello che ho e comunque non voglio che succeda per un mio interesse, sarebbe troppo egoistico».
La ruga che si incise tra le sopracciglia dell’amica gli fecero chiaramente intuire che non era d’accordo, ma lui aveva deciso ormai da molti anni. I suoi sentimenti per Sirius erano cresciuti nel tempo e da molto reprimeva quello che davvero provava.
Ma andava bene così, davvero.
E per nascondere le sue pene al mondo e a se stesso, si limitava ogni tanto a uscire con qualche ragazza tranquilla e senza grosse pretese; nessuno a cui avrebbe potuto far del male o che avrebbe voluto impegnarsi. Così taceva la coscienza da almeno quattro anni.
«Tu lo sai che l’unica cosa che voglio è che tu non soffra…» fece lei, stringendogli la mano.
Remus sospirò e la fissò a lungo negli occhi «Se almeno fossi etero…»
Lily rise «Sarebbe più facile per entrambi!»
Risero insieme per qualche minuto, poi Remus finì di asciugarsi gli occhi come niente fosse successo «Grazie Lily, sto molto meglio. Sei un’amica!»
Lei gli sorrise, ma scosse la testa «Dovere, Remus. Però vorrei anche essere l’amica che si diverte con te, non solo quella che ti consiglia nei momenti bui!»
«Lo so, è da anni che sono un insopportabile piagnone!»
«No, non mi hai capito: io vorrei che ti trovassi una persona che ti voglia bene e voglia stare con te, perché te lo meriteresti».
Remus sorrise «Non è colpa mia se ho un cervello difettoso e mi piacciono gli idioti!»
«E a me lo vieni a dire?!» Esclamò lei con uno sbuffo, facendolo ridere.
«Ecco, a proposito… come va tra voi due?»
Lily gli lanciò un’occhiata, poi abbassò la testa con imbarazzo «Parlavamo di te, non voglio mettermi in mezzo come al solito».
«Oh, andiamo! Ne ho abbastanza di parlare del mio patetismo…» grugnì lui, mettendo il broncio.
«Ok, ma ti ho già detto di non parlare così! Beh, noi… ecco, ho deciso di accettare» replicò lei con un balbettio.
«No! Ma è una bellissima notizia!» Esclamò Remus, sinceramente contento.
«Mah, non ne sarei così sicura. È di James Potter che stiamo parlando!» Brontolò, cercando di mantenere lo stesso tono austero che usava con lui negli anni precedenti, anche se ormai non ci credeva più nessuno. A parte Remus, nessuno sapeva che tra lei e James era finalmente nato qualcosa di più al di là del puro sfottò, neppure Sirius; stranamente James aveva deciso di tenere tutto nascosto prima che fossero entrambi sicurissimi e tutta quella maturità l’aveva stupita. Sia i cambiamenti degli ultimi anni sia tutte le belle parole che Remus le rivolgeva su James l’avevano convinta ad accettare un invito ufficialissimo a Hogsmeade tra due settimane ed era tesissima: sarebbe stata la prima uscita pubblica, l’intera scuola avrebbe visto e saputo.
Remus sorrise «Andiamo, ti ho già decantato tutte le sue bellissime qualità?»
«Risparmiami, lo fa già lui ogni secondo… ok, io purtroppo devo andare da Lumacorno per quel noioso Luma-club, tu sei sicuro di stare bene? Posso lasciarti solo per qualche oretta?» Chiese, fissandolo con aria preoccupata.
«Ma sì, vai e divertiti!»
Lily roteò lo sguardo sottolineando il gesto con uno sbuffo «Certo! Con McCarrow di Slytherin che passerà il tempo a darmi della Sangue Sporco facendo finta di tossire o con i sermoni eterni di Coil di Hufflepuff. Una pacchia!» Con un ultima lamentela e un bacio sulla guancia, Lily si allontanò verso l’ufficio di Lumacorno, mentre Remus sentiva scivolare via il sorriso come se l’incantesimo rallegrante avesse terminato il suo effetto. Quindi James aveva chiesto ufficialmente a Lily di uscire; quella novità avrebbe avuto il potere di incasinare la situazione ancora di più e la cosa non faceva che aggiungere un’altra preoccupazione alla sua vita già costellata di casini. Certe volte pensava che avrebbe preferito non entrare affatto a Hogwarts; però poi tornava in sé e pensava alle miriadi di occasioni, allo studio che tanto amava e alle persone che erano ormai la sua vera, autentica famiglia… Remus scosse la testa come per scacciare un pensiero molesto e si alzò con un sospiro: bene, Signor Coraggio, forse sarebbe ora di affrontare la Sala Comune e quel che comporta? Fece qualche passo in direzione della Sala Comune, poi si bloccò: dopotutto poteva anche aspettare un altro giorno ancora, cosa cambiava?
Si sistemò meglio la tracolla piena di libri sulla spalla e si avviò verso la biblioteca, dove aveva intenzione di rimanere fino a notte fonda. Almeno così era certo di evitare l’intera festa e conseguenti avvelenamenti.
 
«Allora! Ora che stiamo un po’ tranquilli, mi spieghi com’è andata?» Chiese Sirius, mentre si buttava sul divanetto in un angolo accanto a James.
Tutt’intorno la festa andava avanti e peggiorava, mentre metà settimo anno era ridotto da buttar via. James però aveva deciso di abdicare, soprattutto perché una certa rossa gli aveva ricordato che ora non solo era un Caposcuola ma anche il Capitano della squadra di Quidditch, quindi era ora di mettere un po’ di sale in zucca.
James gli rivolse un sorriso ubriaco «È andata…»
«Perché tanta segretezza, hai fatto sesso con la McGranitt per avere il posto?» Ironizzò Sirius, mentre mandava giù un altri Whiskey Incendiario entrato chissà come tra le mura del castello.
James rise con la sua risata stonata «Oh per Merlino, Padfoot! Non farmi mai più venire in mente certe sconcezze! No, comunque…» abbassò la voce, mentre si guardava intorno con aria cospiratoria. «… diciamo che è andata, ma in realtà poteva anche non andare…»
«In che senso?» Grugnì Sirius, cominciando a pensare che era più ubriaco di quello che sembrava.
James ghignò diabolicamente «Sai come dice il detto: aiutati che il ciel…»
«Prongs!» Sbottò Sirius, guardandosi freneticamente intorno prima di abbassare la voce e avvicinarsi ancora di più a li. «Mi stai dicendo che tu, il campione di Quidditch indiscusso, hai barato?»
L’altro scrollò le spalle e ingollò del Whiskey «Il sole mi ha accecato perché rifletteva non ho ben capito su quale superficie e ho perso per un attimo la presa… ho solo confuso la McGranitt quel poco per non farle ricordare di questo misero dettaglio… era una prova perfetta, quell’unica sbavatura non poteva farmi perdere il posto!» Spiegò, quasi a volersi redimere ai suoi occhi. Sirius fissò il suo profilo per un momento, poi scosse la testa e gli gettò il braccio sulle spalle «Lo sai che non devi giustificarti con me, amico. Tu sarai sempre il mio campione di Quidditch, il migliore in assoluto!» Esclamò e James si girò a guardarlo con un grosso sorrisone.
«Uh, a proposito di amici… il resto della ciurma dov’è finita?» Domandò, addossandosi meglio allo schienale e allungando le gambe sul tavolino ingombro di bottiglie vuote.
Sirius si guardò intorno «Peter è là che fa il limbo con quella banda di idioti del quarto. Oh per Morgana, spero non si rompa niente o ci tocca sopportare le sue lamentele per un mese buono!» Esclamò, mentre Peter cascava a metà prova col sedere a terra, ridendo.
James sogghignò «Perfetta prova, Wormtail. Direi un sei la postura da terra e un sei e mezzo per il tuffo».
Sirius guardò Peter con sufficienza «Mah, io gli darei un sei politico per la caduta e un cinque per il tentativo».
«Crudele…»
«Eh, la vita è dura!» Ribatté Sirius con un sospiro melodrammatico, poi guardò James per un lungo istante. «Vieni con me!» Esclamò, alzandosi e tirandolo per un braccio.
«Dove mi porti, amore?» Chiese James, sgranando gli occhi in una perfetta imitazione di una qualunque delle varie ragazze di Sirius, almeno quelle che gli ronzavano attorno prima che si cominciasse a vociferare della sua omosessualità.
Sirius rise «Ho una sorpresa per te…»
Spingendosi e ridendo come due idioti, arrivarono al loro dormitorio – dopo aver scavalcato almeno tre compagni mezzi svenuti e altrettanti che sonavano trombette sospette – e vi entrarono talmente in velocità, da spiaccicarsi sul pavimento.
«Uhm, gli elfi domestici si sono scordati un paio di punti sotto al tuo letto Padfoot» considerò James da terra, mentre dava un’occhiata sotto al letto dell’amico.
«Idiota, alzati» lo prese in giro Sirius, buttandosi sul suo letto. «Ero talmente sicuro che saresti passato che ho fatto una cosa per te e per ricordarti di questo momento…»
James si alzò con ben poca agilità, mentre l’alcool sembrava aver preso il posto del sangue, e si lanciò al suo fianco «Nahhh, grazie fratello!» Esclamò, prendendo il pacco morbido. «Indovino: è un molliccio!» Ironizzò, tastando la carta colorata.
Sirius gli lanciò un’occhiataccia «Un molliccio che avrà l’aspetto di te stesso morto se non ti muovi» sbottò e James sbuffò, mentre stracciava la carta «Eddai, un po’ di suspance… waah, ma è bellissima!» Esclamò, mentre la lunga sciarpa rossa li avvolgeva; nella parte inferiore, sulla linea verticale, c’era vergato un “Capitano” in lana dorata.
James fissò la sciarpa con un cipiglio «Padfoot…»
«Dimmi».
«Io lo so che sei un omosessuale piuttosto comune e tutto il resto, ma fare i ferri non è uno stereotipo troppo grosso pure per te?» Gli fece, meritandosi una cuscinata talmente potente che gli occhiali scivolarono a terra.
«Maledetto ingrato e io che mi sbatto pure a farti un regalo!» Sbottò Sirius, caricando nuovamente col cuscino mentre James cercava di spostarsi, ridendo.
«Dai scherzavo, è bellissima! Sono sicuro che potrai competere con Molly Weasley e i suoi formidabili cappellini!» Esclamò, facendolo scoppiare a ridere «Oh Merlino, ma che idiota! Ti pare che io mi metta davvero a fare la maglia?!» Cominciarono a darsele di santa ragione, mentre qualche piuma già cominciava a fuggire dai cuscini martoriati; quando si calmarono erano entrambi sudati e avevano il fiatone.
«Sirius?» Fece James, mentre prendeva aria.
Sirius lo fissò con cipiglio guerriero «Cosa?»
«Ti voglio bene» disse solo, zittendolo. Poi un cuscino volò a colpirlo sul naso.
«Quanto sei sdolcinato, Prongs» grugnì Sirius, scendendo dal letto mentre James ridacchiava.
«E come vanno le lezioni con il vecchio Moony?» Gli chiese poi, mentre si rimetteva un attimo in quadro e lasciandosi la nuova sciarpa appesa al collo tipo grossa liana.
Sirius scosse la testa, senza sistemarsi né la camicia mezza aperta né tantomeno la cravatta rosso-oro attaccata alla testa stile Rambo «Come al solito: lunghe, precise e noiose».
James rise «Andiamo! Tu stesso mi hai detto che ti piace fare lezione con lui, che capisci tutto ed è un bravo maestro!» Ribatté, infilandosi la cravatta slacciata e avvicinandosi allo specchio con aria di guerra: non era mai stato capace a farsi il nodo alla cravatta e non c’era parente Purosangue che tenesse.
Sirius annuì «Sì è vero, però… diciamo che tra me e Remus le cose non vanno come al solito…» borbottò, mettendosi a giocare con lo Spioscopo di Peter sulla scrivania.
«Cioè? Maledetta cravatta…» sibilò, mentre litigava con i due estremi della fascia rosso-oro. Sirius sbuffò, si avvicinò a lui e cominciò a fargli il nodo «Faccio io, impedito! Comunque niente di che, cioè niente di ufficiale. Solo che… lo sai…» borbottò, senza voglia di parlarne davvero.
James, che fino a quel momento gli aveva guardato le mani, alzò la testa a fissarlo da molto molto vicino «Sirius…» fece con una nota di avvertimento. «Sirius, guardami…»
«Cosa? Io non ho fatto assolutamente niente!» Sbottò, fissandolo di rimando.
«Forse è proprio quello il problema…» mormorò James.
Continuarono a guardarsi da troppo vicino per un lungo momento, mentre attorno a loro si sviluppava un silenzio carico di sottointesi.
«Quello è un pazzo, io lo dico sempre!» Esclamò Peter, irrompendo nella stanza con la faccia e gli occhi pieni di panna.
Sirius tossì e si allontanò da James «Che hai combinato, Wormtail? Ti sei tuffato in una torta gigante?»
«Seh magari. Solo l’esterno era una torta, dentro c’era solo legno!»
James e Sirius si lanciarono un’occhiata di sbieco, poi cominciarono a ridere talmente tanto da farsi venire le lacrime.
«Umpf, grazie eh!» Sbottò, Peter entrando in bagno e sbattendosi la porta alle spalle.
James scosse la testa «Ah, caro vecchio Peter… sempre pronto a risollevarci il morale».
«Già…»
«Beh, io vado… tu…» cominciò James e Sirius capì al volo «… io vado a giocare con la “torta di Frank”. A più tardi».
«Ciao, Pads. Ciao, Wormtail!»
«Cià!» grugnì la voce di Peter, soffocata dalla porta.
Sirius guardo James andare via, sapendo perfettamente dove andava… o meglio, da chi andava: la cravatta ben annodata e la camicia cambiata con una pulita non lasciavano adito a dubbi. Povero James, così prevedibile.
E come al solito la Evans lo avrebbe mandato in bianco con qualche sonora strigliata, doveva ancora decidere se la cosa lo rendeva felice o meno.
Sirius sbuffò e si lanciò sul suo letto, mentre la voglia di fare festa scemava: lui, invece era un vero idiota.
James, intanto, stava correndo lungo il corridoio del terzo piano, fermandosi davanti alla porta dell’ultima aula a sinistra. Inspirò profondamente, cercando di calmarsi, e si passò nervosamente la mano tra i capelli.
«Hai finito di prepararti?» Lo prese in girò una voce dall’interno e James sorrise «Nessun’altra si lamenterebbe del proprio ragazzo che cerca di farsi bello!»
Lily gli si avvicinò lentamente e sorrise «Credevo che avessi capito che non sono come tutte le altre…» insinuò con un sussurro.
«Questo è vero…» ribatté lui, abbassando la voce e avvicinandosi per baciarla. «Dovremmo smetterla di vederci così Ms. Evans».
«Ha un’idea migliore Mr. Potter?» Ironizzò lei, sullo stesso tono.
«Mmh, per ora no…» mormorò lui, chiudendosi la porta alle spalle.
 
Note autrice
Salve!
Allora, io ho qual cosina da dire, ma sarò breve. Spero. XD
Prima di tutto, volevo sottolineare che questa è una cosina piuttosto senza pretese che mi è venuta in mente qualche tempo fa; o meglio: era nata come una roba super angst e drammatica, ma poi ho deciso di salvare quel piano per un’altra volta e darmi al cazzeggio XDD Sarà un po’ angst, ma molto meno di quel che doveva essere direi. Ho già scritto i primi tre capitoli e non ho idea di quando sarà lunga.
Poiché alcuni avevano suggerito, tempo fa, l’idea che io scrivessi qualcosa sui Malandrini in rapporti burrascosi, beh eccovi accontentati! Per una volta Voldemort e implicazioni macro non saranno presenti, quindi spero di cavarmela in modo indolore!
Per le Casate e i nomignoli uso i nomi originali ché mi piacciono di più, perdonatemi.
Ovviamente ci sono già dei trascorsi diversi che vi verranno svelati poi, ecco perché ci saranno alcune cosette che si discosteranno dalla trama originale.
Ah, il rating è arancione perché per me il giallo è sempre troppo basso e potrei sempre sfociare in cose di rating maggiore. Avverto già, come negli avvisi, che ci saranno più coppie/triangoli e casini vari, quindi siete avvisati.
Detto questo bon, spero vi piaccia e buona lettura!
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


 Capitolo II
 
James sbadigliò per la centesima volta quella mattina, seguito a ruota da un’altra decina di compagni.
«Ragazzi, cosa succede questa mattina? Non dico che sia importante, ma di solito l’incantesimo Luce riscuote molti più consensi!» Esclamò il Professor Vitious, prima che gli studenti di Ravenclow cominciarono a fischiare e applaudire tutti insieme.
«Bah, ruffiani» grugnì James, mentre Sirius al suo fianco appoggiava la fronte al tavolo «Che mal di testa…» sibilò e l’altro gli lanciò un’occhiata divertita «Oh, caro! Hai fatto le ore piccole?»
«Sseh, senti chi parla…» mormorò Sirius, mentre Peter dietro di lui ridacchiava.
«Che avete da ridere voi altri?» Sbottò, ma poi vide Remus arrossire vagamente. «Moony, tu stai arrossendo?»
James seguì lo sguardo di Sirius e notò il rossore di Remus «Moony! Devi forse dirci qualcosa?»
Remus sbuffò «Oh per l’amor del cielo, fatevi i fatti vostri una volta tanto…» grugnì, mentre cercava di rileggere l’incantesimo per fissarselo in testa. Certi giorni era davvero impossibile fare qualsiasi cosa accanto a quei tre debosciati.
Sirius rise e scosse la testa «Quanta gente con dei segreti…» fece sibilino, lanciando un’occhiata di sbieco a James.
Remus se ne accorse e sbuffò «Già, come tutti… eh, Sirius?» Frecciò, prima di prendere tutti i suoi libri e avviarsi verso la porta a passo di marcia.                      
James guardò la sua schiena rigida «Avete litigato per caso?»
«Bah, sarà in quei giorni…»
«No che non c’è, è troppo presto!» Si scandalizzò Peter, ma Sirius sbuffò «Intendevo gli altri giorni, Peter… oh, lascia perdere!»
«Uh, guarda guarda» mormorò James, alzò la testa come un cane da punta.
Sirius alzò la testa e si rese conto di cosa stava guardando: Remus era sulla soglia dell’aula a parlare con nientemeno che Severus Piton.
«Dici che è ora di scambiare due chiacchiere col nostro Mocciosus?»
«Perché no?» Ghignò James, mentre Peter mugugnava qualcosa sull’idea di andarsene a fare i compiti arretrati. Non aveva proprio voglia di seguirsi il solito teatrino pre-guerra.
Intanto Remus e Severus si scambiavano commenti molto meno acidi di quelli che i loro compagni credevano; dopotutto Remus non aveva niente contro di lui, semplicemente si limitava davanti agli altri Marauders per evitare scene melodrammatiche sul tradimento da parte di James e Sirius. Severus, dal canto suo, pensava che Remus fosse l’unico con un minimo di intelligenza in quella banda di deficienti.
«Sei riuscito poi con il compito di pozioni dell’altro ieri?» Gli stava chiedendo tranquillamente, senza allusioni di sorta.
Remus sospirò «Non era facile! L’ho finito, ma credo comunque di aver saltato qualche passaggio… non riesco a usare la radice di Asfodelo e girare tutte le duemila volte prima dello scadere dei dieci secondi. Insomma, mi mette sotto pressione!» Ironizzò e Severus sorrise brevemente a denti stretti «La prossima volta prova a mettere la radice e poi girare solo tre volte, ma in senso antiorario. Ti assicuro che funziona perfettamente» fece, mentre Remus sgranava gli occhi «Ok grazie, ci proverò di sicuro! E tu con la tua lotta personale contro gli incantesimi?»
«Bah, alcun sono davvero banali!» Liquidò lui con superficialità, mentre Remus scrollava la testa con un sorriso.
«Toh guarda che piccioncini qui!» Esclamò James, piombando a rompere il quadretto. Remus roteò lo sguardo in cielo, ma Severus lo guardò direttamente negli occhi «Potter, sempre a rompere le scatole al prossimo eh?»
«Oh, vi stiamo disturbando per caso?» S’introdusse Sirius acidamente, ma Severus si girò verso di lui con un ghigno che non gli avevano mai visto «La cosa disturba te Black?»
«Mocciosus, io-»
«Ok, timeout!» Esclamò Lily, arrivando a caso a mettersi fisicamente in mezzo tra i due. «James, abbiamo una riunione con gli altri Caposcuola; la McGranitt ha detto di farci trovare in Sala Grande praticamente adesso. Sirius, Severus devo ricordarvi che le risse sono contro il regolamento, forse?»
Severus sbuffò «Non inizierei mai una rissa con un idiota simile».
«Non la inizieresti perché non ne saresti capace» rimbeccò Sirius, mentre Remus lo portava via. Severus lo guardò per qualche secondo, poi scosse la testa «Sempre i soliti idioti…» borbottò a Lily che sorrise furbescamente «Gelosone…» la buttò lì, prima di tirarsi via James per la manica della tunica e lasciando l’altro di stucco.
Gli altri due invece stavano andando dall’altra parte del corridoio, insieme purtroppo. Remus cominciava a pensare che avrebbe preferito continuare a guardare l’incontro di boxe, invece di catalizzare tutta l’attenzione del suo amico con un grave eccesso di iperattività.
«Sirius piantala…»
«No, davvero, sono curioso: da quant’è che sei così amico con Mocciosus? Eh?» continuò quello imperterrito.
E dieci. Era la decima volta che glielo chiedeva. Se fosse stato lui ad aprire l’argomento “amici speciali di Sirius” avrebbero fatto notte.
«Se non ti conoscessi bene, direi che sei geloso» sbottò, tra l’arrabbiato e, lo ammetteva, lo speranzoso. Maledizione, Sirius passava tutto il tempo a fare quello che gli pareva e lui continuava a starsene lì tranquillo ad aspettare che si rendesse conto della situazione… e a prendere le sue frasi sibilline per gelosia nei suoi confronti. Patetico, patetico, patetico.
Comunque Remus non si era reso conto che quella frase aveva inchiodato Sirius al pavimento, lasciandolo indietro di almeno cinque metri. Non solo perché quella frase dimostrava un sarcasmo di cui spesso Remus era sprovvisto, ma anche perché lasciava un nuovo indizio di un’ipotesi che stava mettendo in piedi da tempo.
«Padfoot, ti sei addormentato?»
«Mh, arrivo. Smettila con le battute idiote per oggi, eh. Io geloso di Piton. Di Mocciosus! Impossibile!» E continuò a borbottare per un altro tempo, mentre lo seguiva nel buco del ritratto. Remus sbuffò: orgoglio, stupido orgoglio.
 
Lily continuò a fissare con insistenza il profilo di James, ma questo continuò a leggere la rivista come se nulla fosse.
«Andiamo, la pianti di guardarmi?» Grugnì, perdendo la pazienza.
«No, fin quando non mi rispondi!» Esclamò lei con somma dignità, rigida come un palo. Se ne stavano seduti fuori dal grosso ingresso in pietra davanti all’ufficio del preside da almeno un’ora e ormai James non ne poteva più; un’altra mezz’ora e sarebbe arrivato in ritardo agli allenamenti! E come se non bastasse Lily continuava a fargli domande fastidiose.
«E che non so cosa dirti!»
Lily si accigliò «Andiamo, non trattarmi da stupida! Ti ho semplicemente chiesto cosa c’è tra Sirius e Severus, perché continuano a litigare tanto?»
James sbuffò e mise giù la rivista, ormai sconfitto «Lily, è esattamente per questo che non so risponderti! Lo sai che noi e Mocciosus-»
«Severus» sbottò Lily a denti stretti.
«Lo sai che noi e… Severus abbiamo sempre avuto un brutto rapporto… semplicemente Sirius non ha te sul collo che lo costringe a farci amicizia» ironizzò, prendendosi uno scappellotto.
«Non è possibile che ci sia qualcosa di più?» Provò lei e James le lanciò un’occhiata scocciata «Qualcosa cosa?»
Lily scrollò le spalle con fare indifferente «Non so, qualche gelosia di vario tipo…»
«Che?» James rise e scosse la testa «Sirius è abbastanza bravo senza dover stare a guardare Moc-Severus e comunque non gli interessano cose come voti e medie scolastiche».
«Io non intendevo quel tipo di gelosia…» cominciò Lily, invocando la sacra pazienza. Gli uomini non ci arrivavano mai a discorsi di quel tipo.
Quando James stava aprendo bocca per replicare qualcosa, il mascherone si fece da parte e la fulgida barba di Silente apparve nel loro campo visivo «Signor Potter, signorina Evans! Vogliamo iniziare?» Fece con la solita bonarietà.
Lily ebbe il tempo di sussurrargli un “non è finita qui” che si alzò di scatto «Certo preside!»
«Non vedo l’ora…» sussurrò James ironicamente, prima di sparire sulle scale seguendo la sua rossa senza freni.
La riunione col preside durò almeno un’altra ora e fu la cosa più noiosa della storia; in realtà si vedeva che anche Silente si annoiava terribilmente di parlare di lucidare armature, pulire il grande lago, potare gli alberi della Foresta Proibita – davvero, erano pazzi?! – e altre amenità del genere, ma purtroppo il consiglio della scuola aveva deliberato che almeno due volte l’anno quell’incontro andasse fatto. Una “grande riunione organizzativa” l’avevano chiamata loro, una “grande perdita di tempo” pensava James e, ne era sicuro, anche il preside con tutti i professori dotati di cervello. Era durata tanto che, quando uscirono dall’ufficio, era quasi buio.
«Per le mutande di Merlino, è quasi notte!» Esclamò James, non appena la maschera si richiuse alle loro spalle.
Lily gli diede una gomitata «James!» Avvertì, indicando le sue spalle.
«Maddai che non ci sente nessuno… l’unica cosa positiva è che questa riunione ci vale da scusa per i compiti di domani! Non avevo assolutamente voglia di mettermi a studiare ora!» Esclamò felice, stiracchiandosi.
Lily lo guardò con la solita severità «Sei un idiota… e comunque io li avevo già fatti» commentò altezzosamente, rizzando schiena e spalle e avviandosi rigidamente verso Gryffindor.
James la osservò da dietro e un ghigno gli fiorì sul viso, poi le corse dietro e la abbracciò di spalle «Ma perché tu sei il mio piccolo genio…»
«Jam, siamo di ronda… non è professionale…» mormorò lei, cercando di scollarselo di dosso.
«Primo, questo non è un vero lavoro quindi non puoi parlarmi professionalità. Secondo, di ronda ci sono i due impiccioni di Ravenclow, quindi noi abbiamo potenzialmente la serata libera. Terzo, come giustappunto dicevo prima, non dobbiamo studiare quindi…»
Lily rise, ma scivolò via dalle sue braccia «Primo, si deve parlare sempre di professionalità con me. Secondo, Cloe e Randall non sono impiccioni dai! Terzo…» la voce le sfumò e James le fu di nuovo contro, abbracciandola «Terzo, non hai più argomentazioni…» commentò, baciandole il collo.
Lily si fece baciare per un po’, poi le venne in mente una cosa «Sirius ha qualcuno?» Domandò, mentre lui le scoppiava a ridere sul collo «Che?»
«Sì, insomma…»
«Fammi capire: io ti sto baciando e tu pensi a Sirius? Molto lusinghiero…» borbottò, ma sogghignava. Lily si prese una lunga ciocca rossa tra le dita e cominciò ad arrotolarla come faceva sempre quando era preoccupata.
James se ne accorse e le prese le mani «Che succede? Sirius ha fatto qualche cavolata delle sue o forse vuoi appioppargli qualche tuo amico?»
Lily sorrise enigmaticamente «Forse un po’ e un po’».
James rise e scrollò le spalle «Senti, io ci ho messo un po’ per evitare di ficcarmi nella sua vita privata che, ti assicuro, è un vero disastro. Da quant’è che interessa a te?» Le chiese con voce dolce.
Lily si mordicchiò il labbro inferiore: aveva promesso a Remus che non avrebbe mai fatto menzione del suo “piccolo dilemma” con James né che avrebbe cercato di capirci qualcosa del rapporto tra lui e Sirius, però non poteva far finta di niente. E poi ci si metteva anche Severus… lei lo conosceva bene e aveva riconosciuto i segni: a Severus piaceva Remus e secondo lei non sarebbero stati neanche una coppia malvagia, anche se James non avrebbe approvato; e poi se Sirius non voleva Remus non era giusto che continuasse a sperarci, no?
«Lily…»
«Ok, conosco una persona…»
«Una persona?»
«Sì… che credo potrebbe essere il tipo per Remus» spiegò lei, cercando di essere più neutrale possibile. Peccato che James la guardasse con quel sorrisino saccente che odiava.
«Tu credi? Lily…» sospirò lui, ma Lily scosse la testa «No, davvero! Solo che ho l’impressione che tra Remus e Sirius ci sia qualcosa e volevo capire prima di…» continuò, ma James si stava accigliando e la cosa non andava bene; James diventava mortalmente serio quando si trattava dei suoi amici. Si fermò in mezzo al corridoio e le allontanò le mani dalla faccia, prendendole tra le sue «Lily, tu lo sai che io ti amo… però te lo dirò una sola volta: non metterti in mezzo a questa storia».
«Ma-»
«No, niente “ma”. Sirius è molto geloso della sua intimità e Remus è particolarmente sensibile in proposito… non voglio che si facciano del male, sicuramente non voglio che se ne facciano a vicenda, ma non sono affari miei. Né tuoi. Io non so e non voglio sapere se Sirius ha qualcuno, se Remus è interessato agli uomini e a lui in particolare o se c’è qualcosa tra loro, ok? Sono affari loro».
Lily fissò il suo sguardo, serio come non l’aveva mai visto, e si costrinse ad annuire «Ok…» borbottò e fece per allontanarsi, ma James la tenne per una mano.
«Ehi, il fatto che abbiamo discusso di questo non ti esimerà dal passare la serata con me come avevamo programmato…» la redarguì con un sorriso.
«Non avevamo mica programmato» sbuffò lei, ma lo seguì fino a una certa parete dove tutti e due passarono per circa tre volte, pensando alla stessa identica frase: “Il posto dove tutto è iniziato”.
La Stanza delle Necessità si aprì di fronte a loro e, suo malgrado, Lily rise: sapeva già come sarebbe stata dentro perché era il loro posto. Perfetto.
Intanto nella Sala Comune Sirius aveva cercato di ignorare l’aria malsana che si stava condensando alle sue spalle, ma ormai si stava esagerando: non si respirava tanto l’aria era densa!
«Insomma, la smettiamo di gufare?!» Sbottò, alzando gli occhi dal maledetto libro di antiche rune di cui non avrebbe comunque capito un’acca anche senza i borbottii di quei mentecatti. Frank Longbottom gli sbuffò contro in risposta e tornò a pontificare morti con i suoi compagni di squadra, mentre Sirius scrolla va la testa «Andiamo, vi ha avvisati comunque mi pare…»
«Avvisati?!» Esplose allora Jordan al fianco di Frank, alzandosi in piedi «James ci ha avvisato solo un’ora prima che gli allenamenti non ci sarebbero stati, non è giusto!»
«È il nuovo capitano da soli due giorni e già fa il buono e cattivo tempo come gli pare…» borbottò ancora Frank, pieno di risentimento.
Sirius fece un ghigno acido «Aha, non mi pare che vi siate mai lamentati della cosa quando si trattava di organizzare feste illegali o scherzi vari…»
«Beh, il Quidditch è un’altra cosa!»
«Già, il Quidditch è una cosa seria!» Sbottarono, seguiti dagli assensi di tutta la squadra.
Sirius scosse la testa «E io dico che voi siete un po’ troppo pronti a cambiare bandiera…»
Frank si alzò di scatto e gli andò vicino «Ci stai forse accusando di slealtà, Black?!»
Sirius si alzò a fronteggiarlo «Io ho detto una cosa ma solo tu ti sei accesso, Longbottom... coda di paglia, forse?»
Il silenzio si condensò attorno a loro come se tutti gli astanti trattenessero il respiro contemporaneamente, ma poi il ritratto si aprì e la tensione sembrò diradarsi.
«Che diavolo sta succedendo?» Fece Remus, fermandosi di botto a fissare la rigidità di Frank e l’aria da guerra di Sirius.
Longbottom scosse le spalle «Niente, io e Sirius facevamo due chiacchiere».
L’altro ghignò «Tu chiacchieravi forse, io alludevo» fece, tanto per provocarlo. Frank fece un passo avanti, ma Remus colse il pericolo nell’aria e si frappose tra loro «Ok, ora basta. Non avete più dieci anni, calmatevi».
Frank sorrise «Certo, certo… ovviamente perché lui è un tuo amico, Lupin, se no non saresti così tenero» grugnì e tutti notarono distintamente il cipiglio furioso di Remus: se c’era una cosa che Remus detestava era di essere accusato di favoritismo; era una cosa per cui lottava da quando conosceva loro e i loro strappi alle regole ed era l’unica cosa su cui non aveva mai voluto cedere. Insomma, accusare lui di una cosa del genere era come accusare Peter di essere un genio nascosto o Mocciosus di farsi troppe docce.
A giudicare dalla faccia pure Frank si era reso conto di aver esagerato, ma Remus ormai l’aveva presa sul personale: gonfiò il petto, fece un passo avanti verso Frank e inspirò per calmarsi «Fingerò di non aver sentito un’accusa cos infamante che tra l’altro non mi aspettavo proprio da te, Frank. Io volevo solo evitare che la McGranitt potesse prendersela con voi due per una stupidata da ragazzini, ma fate pure come volete… se vuoi passare un’intera settimana in compagnia dei trofei da lucidare, fatti tuoi» sibilò e Sirius, alle sue spalle, represse un sorriso: Remus aveva un modo di arrabbiarsi che riusciva a far sentire l’altro istantaneamente come un povero idiota; non urlava né diceva cose particolarmente forti, eppure… forse era qualcosa nel suo sguardo o nel tono deluso che usava, Sirius non lo capiva mai. Frank abbassò un attimo la testa come se stesse pensando, poi alzò le mani in segno di resa «Va bene, come non detto!» Sbottò irritato, prima di dare loro le spalle e ributtarsi sul divano come niente fosse successo.
Sirius ghignò «Grande!» Sussurrò, ma Remus si girò a fronteggiarlo con un’espressione che gli fece capire di essere nei guai più di prima.
«Che c’hai in testa, segatura?» Sibilò, per poi piantarlo in asso e andarsene verso il ritratto.
Sirius sbuffò «Eddai, Moony… accidenti!» Grugnì, prima di seguirlo fuori. «Ti fermi un attimo?»
«Ho da fare!» Replicò sostenuto l’altro, ma Sirius gli si piantò di fronte «È quasi ora di cena, non c’è niente da fare a quest’ora».
«Beh, ho da recuperare cose in biblioteca!»
«Remus, hai fatto i compiti anche per il prossimo mese. Non c’hai niente da recuperare, lo so… fermati, per Merlino!» Ribatté, fermandolo.
Remus lo fissò incazzato, ma poi abbassò lo sguardo; non riusciva a sostenere quegli occhi, non c’era mai riuscito. 
«Avanti, mi spieghi che cos’hai?»
«Mi spieghi perché devi sempre fare così?!» Sbottò Remus e l’altro capì che aveva bisogno di parlare e non solo di quello che era appena successo. Sirius incrociò le braccia al petto e inclinò la testa da un lato «Di cosa stai parlando?»
Remus si morse il labbro e Sirius seppe con certezza che avrebbe detto qualcosa che in condizione normale non gli avrebbe mai detto; lui era fatto così: un concentrato di gentilezza estrema che, quando arrivava al limite, esplodeva.
«Lo so che qualcosa bolle in pentola. Dimmelo, per favore».
Remus doveva per forza arrendersi alla fine a quello sguardo, così provò a nicchiare guardandosi intorno ma alla fine dovette cedere «Tu sei più intelligente e anche più furbo di così. E alle volte mi chiedo… non so, perché devi per forza essere così…»
«Così come? Avventato?»
«Stupido» precisò Remus e si fissarono per un lungo momento, mentre Sirius si accigliava «C’è una cosa che si chiama lealtà ed è più forte di me, non riesco a far finta di niente se…»
 «C’entra ancora James, vero?» Lo interruppe Remus e il suo silenzio fu più esplicativo di qualsiasi parola. Remus rise e scrollò la testa «Non è che sei più leale se cerchi rissa ogni volta che qualcuno parla male di James, sai».
«Oh, è meglio starsene sempre zitti e far finta di niente, vero? Scusa se non sono abituato a fare lo struzzo nella sabbia e poi piangere agli angoli della scuola» ribatté di slancio per poi rendersi conto di cosa aveva detto; alzò lo sguardo di scattò verso Remus e sulla sua faccia vide un’espressione che nessuno dovrebbe mai vedere, non sulla faccia di un amico.
«Moony…» provò, facendo un passo avanti.
«No, hai detto quello che davvero pensavi, finalmente. Sono contento che in questo modo riesci a stare bene con te stesso… la prossima volta non ti fermerò».
«Oh, andiamo! Io volevo-»
«No, davvero. Ora… ora devo andare» borbottò Remus, scappando via.
Sirius inspirò profondamente «Maledizione!» Sbottò, reprimendo a stento la voglia di prendere a pugni una parete; poi pensò sarebbe stato difficile spiegare a Madama Chips l’accaduto, così si avviò al ritratto pensando che avrebbe decisamente dovuto parlare con James.  James che, tra parentesi, ritornò all’ovile solo dopo una cena quantomeno deprimente con Remus e Sirius alle due estremità che non parlavano e Peter che cercava di fare da paciere in mezzo.
Come volevasi dimostrare, al suo ritorno in Sala Comune nessuno, neppure Frank, osò dire qualcosa su quanto era accaduto e la serata filò nella convinzione che tutto andasse bene. Sirius osservava con la coda dell’occhio Remus giocare a scacchi con Lily, notando il suo nervosismo dalla quantità di movimenti che faceva per starsene comodo.
«Cos’hai, una tarantola sotto i vestiti?» Fece infatti Lily, all’ennesimo borbottio. Per tutta la sera aveva finto di non vedere il suo nervosismo, ma ormai la cosa stava degenerando; poi si era accorta dell’aria pesante che gravava sulla Sala Comune e qualcosa le diceva che le due cose erano collegate.
Remus sbuffò «È questa poltrona che è scomoda oggi…»
«Certo… scacco matto. Di nuovo» replicò lei, mentre i suoi pedoni bianchi assalivano il re nero di Remus.
Remus provò a sorriderle «Sei molto migliorata!»
Lily appoggiò i gomiti sulle ginocchia, allungandosi verso di lui «Non è affatto vero e tu lo sai. L’ultima volta che ho vinto così tanto contro di te era perché avevi avuto il tuo primo e unico Troll in Pozioni, te lo ricordi?»
L’altro continuò a fissare la scacchiera per non doverla guardare «Vagamente…»
«Allora, che succede?»
Remus la guardò come per cominciare a parlare, ma a quel punto Sirius si alzò dal divano poco lontano e si stiracchiò «Io vado a dormire» fece, senza inflessioni di sorta. Pure un cieco se ne sarebbe accorto che era incazzato e, infatti, finalmente James colse qualcosa.
Il fatto era che James aveva i suoi tempi, ossia molto lenti, per capire le cose.
Remus lo vide andare verso il dormitorio, seguito a poca distanza da James, e sbuffò «Niente di grave, sul serio. Altra partita?»
 
«Allora, cos’ è questa faccia da cadavere?» Fece James, non appena chiuse la porta del dormitorio. Sirius si lanciò sul letto con un ghignetto «Oh, ce ne siamo accorti che c’è qualcosa che non va?»
«Andiamo, non mi ansiare… lo sai quanto sono lento in queste cose».
«Forse sei lento in qualsiasi cosa esuli dalla tua persona» ribatté Sirius, mentre lanciava la pluffa presa di straforo contro la parete.
James sospirò «Quando metti in mezzo il mio egocentrismo allora c’è davvero qualcosa che non va… devo usare il Veritaserum come farebbe il nostro amico Mocciosus?»
Sirius gli lanciò un’occhiata incerta, come a metà se rimanere arrabbiato o mettersi a ridere: James era sempre troppo buffo quando cercava di convincere qualcuno a non avercela con lui; probabilmente era quella faccia di bronzo ad aver conquistato una come la Evans.
Sirius sbuffò «Ho avuto un certo scambio di opinioni con Frank e mezza squadra di Quidditch» confessò, mentre James sgranava gli occhi «Oh».
«Erano arrabbiati perché hai annullato gli allenamenti» continuò Sirius, osservandolo: sguardo che vagava per la stanza, corrugamento della fronte e mani affondate nelle tasche tutti i sintomi del senso di colpa.
«Li avevo avvisati però!»
«Andiamo, lo sai pure tu che non è quello il problema!» Sbottò incazzato Sirius. «Che ti succede? Fai la corte a questo posto praticamente dal primo anno, sei quello che ha fatto entrare di straforo nella scuola un manico di scopa al secondo anno e hai supplicato la McGranitt di farti pulire la Guferia dalle cacche per entrare in squadra prima del tempo. E ora, alla prima occasione, annulli gli allenamenti?» Spiegò e, detto così, sembrava tutto molto fuori dagli schemi. Non da lui, ecco.
James scosse la testa «Tu cosa gli hai detto?»
Sirius sospirò «Che sono un branco di ipocriti che cambia idea col tempo» sbottò con disprezzo, rilanciando la Pluffa contro la parete.
James gli sorrise «Sei un amico».
Sirius scosse la testa «Avevano ragione loro, Prongs. Sarebbe scattato il boccino in testa anche a me nella loro situazione».
L’altro si sbragò sul suo letto con un sospiro «Lo so…»
«E sai anche che ti difenderò sempre a sarò sempre dalla tua parte a prescindere, però vorrei sapere per cosa ti sto spalleggiando, ecco. Non mi nasconderesti nulla, vero?» Continuò Sirius, mostrando quando mai tutta la sua vulnerabilità. E il “certo che no” che arrivò da James dopo qualche minuto di silenzio suonò quanto mai fasullo.
«Va bene…» mormorò Sirius con un sospiro, poi si alzò. «Dovrei scendere, ho mollato la partita con Peter a metà…»
«Pads, volevo solo… ecco, io ti ringrazio per tutta la tua lealtà, lo sai che mi fido ciecamente di te per tutto. Solo che non voglio che ti metti nei guai per difendermi, d’accordo?» Gli fece James quando erano quasi alla porta. Sirius lo fissò per un lungo attimo, cercando di capire cosa stava cercando di dirgli  tra le righe: James non aveva mai messo in discussione la loro lealtà e aveva sempre apprezzato quella sorta di fiducia cieca che gli riservava e lui rispondeva allo stesso modo, a prescindere di quanti danni, punizioni o risse sarebbero venute di conseguenza. Ora tutto quel discorso era… ambiguo.
Tuttavia Sirius aveva pochi elementi per affrontare quel discorso in quel momento, quindi si costrinse a sorridere e annuì «Certo, amico».
«E qualcosa mi dice che hai litigato con Moony per questo…» alluse James e Sirius richiuse la porta con un sospiro «Prongs…»
«Te l’ho già detto: non voglio essere causa di tensione tra voi due. Non so come siamo riusciti a mantenere un equilibrio in tutta questa situazione e non voglio romperlo».
Sirius lo fissò, di nuovo arrabbiato «Beh, sai com’è: ogni persona ha i suoi tempi per farsi passare determinate cose e ognuno deve farcela da solo. È capitato a me e deve farlo anche lui» fece con un riferimento neanche troppo velato.
James scosse la testa «Pads… forse dobbiamo riparlare di quello che-»
«No!» Scattò Sirius, interrompendolo. «Come hai detto tu, abbiamo raggiunto una sorta di equilibrio e va bene così… a meno che tu non abbia altre cose da aggiungere» continuò, guardandolo come per sfidarlo a rispondere. James pensò a quello che effettivamente gli stava nascondendo: la storia con Lily che nel frattempo era diventata una realtà, i loro incontri segreti e il tempo in cui spariva per stare con lei… poi guardò l’espressione agitata del suo migliore amico e pensò che non poteva fargli una cosa del genere, rivelargli una verità così. Era troppo presto.
«No, non c’è nient’altro».
«Allora lasciamo che le cose seguano il loro corso» replicò Sirius, tra il sollievo del fatto che quello status quo disfunzionale ma stabile continuasse e l’assoluta certezza che James gli nascondesse qualcosa. James provò a sorridere, poi tornarono entrambi in Sala Comune.

Note autrice
Scusate l'estremo ritardo, ma non ho internet a casa (evviva il nuovo millennio!) quindi sono costetta pubblicare quando vado col pc nelle aule-studio o quando ho la pennetta dietro. Insomma, mai XD
Detto ciò, sono contenta che il primo capitolo abbia avuto qualche riscontro! Grazie a chi ha recensito, a chi la sta seguendo o anche a chi la segue come un fantasma, lol XD Alla prossima!
 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III
 
Tutti gli studenti dal terzo anno in poi possono, previo permesso scritto e firmato dai genitori, partecipare alle gite nel villaggio vicino di Hogsmeade.
Queste si terranno in weekend stabiliti, a partire dalle 08:00 in punto.
Il Sig. Gazza sarà responsabile del controllo studenti all’uscita e all’entrata di Hogwarts.
È severamente vietato introdurre oggetti illegali nella scuola, così come prodotti provenienti dall’emporio di scherzi Zonko.
Prof.ssa McGranitt
Vicepreside di Hogwarts
 
«Io amo quella donna, sul serio, ma dovrebbe rilassarsi un attimo».
«Pad, fai schifo».
«Non è umanamente possibile, Wormtail. Io sono bellissimo».
Remus roteò lo sguardo in cielo, mentre il solito dialogo della domenica mattina si consumava drammaticamente sotto al naso di una ventina di studenti più piccoli che aspettavano che si togliessero di mezzo.
«Ehm, la fila…» provò a dire, ma tanto quelli erano partiti per la tangente.
«Allora, questo piano traforo illegale?» Fece all’improvviso James, fendendo la folla con la sua sola presenza. Certe volte Remus invidiava la sua capacità di affascinare tutti senza dire o fare praticamente nulla.
«Prongs!» Avvisò Peter, indicando Gazza poco lontano che stava ispezionando due matricole. James fece un gesto veloce con la mano come a dire che non era importante e Remus sbuffò: ormai non facevano manco finta di nascondere la loro imprudenza.
Ovviamente James dimenticava sempre il misero dettaglio che era un Caposcuola, ma fortunatamente c’era qualcuno che glielo faceva notare. Lily Evans fendeva la folla come James, ma nel suo caso era più il timore che incuteva; arrivò veloce e impettita come al solito, gettò un’occhiata tutt’intorno e notò subito il solito gruppetto scansafatiche che ciondolava davanti al manifesto «E ti pareva: la smettete di creare ingorghi?» Sbottò, con le mani sui fianchi e gli occhi ridotte a fessure. James ghignò automaticamente e tutti gli altri gemettero come a un copione recitato fin troppe volte.
«Eccoli che ricominciano» grugnì Sirius e neanche troppo velatamente, mentre si passava una mano in fronte; sembrava troppo bello aver iniziato una giornata senza il mal di testa feroce a serragli le tempie. «Evans, ti prego, risparmiaci almeno di Domenica mattina…»
Lily fece qualche passo e lo fissò «Se voi la smetteste di rompere le scatole, volentieri!»
James la guardò con la solita espressione da triglia «Oh, Evans, già che sei qui: andiamo a fare la ronda a Hogsmeade insieme?» propose e lei ghignò: eccolo l’invito delle otto, in perfetto orario.
«La sai già la risposta, vero? “Non verrei a Hogsmeade con te, nemmeno se…”»
«… “dovessi scegliere tra te e la piovra del lago”, lo so Evans, lo so. Però devi ammettere che la piovra ha un suo fascino marinaresco» continuò James, che ormai le conosceva tutte a memoria le invettive di Lily.
La ragazza rise e scosse la testa «Incredibile come riesci ad arrampicarti in qualsiasi modo. La risposta è comunque no, Potter».
«Oh, grazie a Godric! Possiamo andare ora?» S’intromise speranzoso Sirius e furono in due a guardarlo male, mentre Lily scuoteva di nuovo la testa. Sirius notò il suo sguardo strano, a metà tra l’arrabbiato e l’avvilito, ma non fece in tempo a dire niente che lei se ne andò senza una parola e James gli rifilò un pugno a una spalla.
«Ahia, che ho detto?!»
«Sei incredibile, Padfoot» sospirò Remus, un passo dietro di loro.
«Ehi, Remus!» Severus Piton spuntò fuori dalla fila che Gazza aveva appena controllato e gli andò incontro con la solita aria pallida di un ragno. In realtà era da un bel po’ di tempo che sembrava stare meglio: il colorito più sano denotava che stava cominciando a consumare qualche pasto decente e a dormire di più, mentre la sua aria più curata lo rendeva anche meno tetro. Ovviamente nessuna di queste cose interessava agli altri Marauders che continuavano a trattarlo peggio di un troll delle montagne.
Remus avvertì uno scalpitante Sirius al suo fianco, ma fece del suo meglio per ignorarlo «Ciao Severus, come stai?» Gli fece gentilmente e Sirius gemette «Per Merlino ma che cos’è oggi, abbiamo una calamita per i piantagrane?»
«Bene grazie! Black, ingoiati la lingua» replicò Severus e l’altro gli rivolse un gestaccio. «Molto elegante, complimenti».
«Mocciosus, parla ancora e te lo faccio vedere io cos’è elegante o no…» avvertì minaccioso Sirius, ma Peter pensò bene d’inserirsi prima della solita rissa: non gli andava di rimanere chiuso nel castello in punizione con quella bella giornata di sole.
«Ok, time out! Sirius, James ti vuole, andiamo. Ciao a dopo» fece frettolosamente, tirandosi via Sirius per un braccio. «Ciao, ciao Mocciosus» cinguettò quello, prima di finire quasi in braccio a James che si era fermato sulla soglia ad aspettarli. «Che palle oggi, ci mancava Micciosus…»
«Morgana, Sirius, che diavolo hai? Ti ha morso una tarantola?» Mugugnò James che intanto non aveva assistito alla scena perché impegnato a scrutare il parco con il binocolo che gli aveva regalato un Natale la madre di Remus. Strano aggeggio babbano, quello, ma si era rivelato davvero utile.
Sirius sbuffò: altro che tarantola! Non avevano più parlato di cosa era successo il giorno prima, così tutti facevano finta di niente e tutto sembrava tornato alla normalità. Peccato che lui e Remus si fossero scambiati si e no due parole, legate perlopiù ai compiti, e con James beh… non si discuteva mai sul serio con Prongs, ma qualcosa gli diceva che prima o poi avrebbero raggiunto un limite. Insomma, ufficialmente non c’era niente ma quella omertà lo stava uccidendo: lui non era abituato a fare finta di niente, mentre agli altri sembrava andare bene così. Tipo a Remus, pensò subito dopo, girandosi a lanciare un’occhiata di sbieco a quei due che continuavano a cianciare.
«Niente, lascia stare. Allora che stai combinando?» Chiese dopo un’eternità, ma tanto James sembrava in altre faccende affaccendato. Infatti ghignò sinistramente, fermandosi col binocolo su un punto preciso «Bingo! Cosa vedi là, Pad?» Gli fece, porgendogli il binocolo.
«Uhm, casa di Hagrid?»
«Guarda meglio… campo delle zucche a Est».
Sirius seguì la direzione e dovette guardare tre volte prima di capire cosa stava guardando «Ma quello è… uno spaventapasseri?!»
James annuì soddisfatto «Quasi: è uno spaventapasseri di Halloween! L’ho costruito ieri sera, dopo la ronda per i corridoi. A Hagrid è pure piaciuto!»
Sirius lo guardò male «Hai costruito un Jack senza di me?!»
«Scusa Pad, ero di ronda con la Evans ed era l’unica occasione per andare da Hagrid senza destare sospetti…» provò a scusarsi James, poi sospirò e gli passò un braccio sulle spalle. «Dai, la mia idea mi farà perdonare: ho intenzione di prendere alcune “Micce Esplodi Tutto” da Zonko…»
«E?»
«E… domani è Halloween, no?» Sibilò James con aria cospiratrice. Peter e Sirius si lanciarono un’occhiata, poi cominciarono a ridere all’unisono.
«Lo spaventapasseri ha la testa di zucca, vero?» Chiese Peter e James annuì, contento che avessero capito «E non è tutto…» mormorò, ripassandogli il binocolo: a guardare bene, lo spaventapasseri aveva due belle J.P. impresse sulla fronte.
«Sei un presuntuoso del cazzo, te l’hanno mai detto?» Esalò con sentimento Sirius e James rise «Tutti i geni firmano le proprie opere! Il nostro Jack perderà la testa in modo fenomenale, faremo venire un infarto a tutti!»
Sirius scosse la testa «Come programmi di infilare le micce nel campo?»
«Già organizzato tutto: Hagrid ci aspetta per il tè dopo la gita…»
Peter aggrottò la fronte «Ma così non lo mettiamo nei casini?»
James scosse la testa «Ma no, Hagrid lo sa già che organizziamo uno scherzo ai danni di qualcuno ogni Halloween. Lo sanno tutti! Silente non darà mai la colpa a lui».
Sirius ghignò «E se mai troveranno la testa esplosa e riconosceranno le iniziali ci aspetteranno le solite coppe da lucidare, che sarà mai!»
«Parlate per voi, io le odio quelle coppe» grugnì Peter, ma si vedeva che era d’accordo.
Poco lontano, i sensi da lupo di Remus si attivarono contemporaneamente come se ormai fosse diventato una specie di supereroe capta-problemi: c’era Hogsmeade, c’era Halloween, c’era James con un binocolo sospetto e una combriccola cospiratoria… una combinazione troppo ambigua per non destare preoccupazioni.
«Allora, ci vediamo dopo e ne parliamo ok?» Gli stava dicendo Severus e Remus annuì «Ok! Ora vado che mi aspettano…» fece, indicando vagamente i suoi amici.
Severus annuì «Stai attento ai casini che hanno sicuramente in mente» fece, con una smorfia acida e una capacità intuitiva quantomeno bizzarra. O forse era dovuto al fatto che, di solito, il bersaglio preferito di quei due idioti era proprio lui.
«Ma no!» Gli venne comunque da replicare, in automatico e più per abitudine.
«Eccomi, ho finito il giro! Allora andiamo? Devo fare delle commissioni importanti!» Fece una allegra Lily, apparendo accanto a loro con una piroetta; aveva sciolto i capelli e la bella giornata di sole le illuminava gli occhi verdissimi.
Severus annuì e Remus la fissò un attimo «Ehi, come stiamo bene oggi!»
Lily annuì «Sì! Domani è il compleanno di Pet, ho intenzione di farle un bel regalo così la smetterà di avercela con me perché sono una strega!» Spiegò felice, mentre Severus gemeva e lei gli rifilava una gomitata.
«Petunia è tua sorella?» S’informò Remus e Severus sbuffò «Quella stupida…»
«Sev!»
«Beh, è vero! Ricordi l’ultima volta che ci siamo visti cosa ha fatto? È stata tutto il tempo con una bottiglia in mano e mi lanciava acqua ogni volta che provavo a parlare!»
«Te l’ho già detto, era acqua santa ed era per la storia dei vampiri… oh, lascia perdere!» Ribatté la rossa, fissando Remus come a sfidarlo a ridere. Quello scosse la testa, ma la verità era che si stava limitando solo per non ferire i suoi sentimenti.
«Conosce poco di questo mondo, ma può sempre recuperare!»
«Vampiri!» Mimò Severus con aria incredula e Remus lo fissò con una risata «Comunque non avrebbe tutti i torti, sei così pallido da passare per vampiro!»
«Grazie, Remus! Visto?» Esalò Lily e Severus lo guardò così male che Remus alzò le mani con un sorriso «Scusa, non parlo più. Anzi me ne vado!» Esclamò, mentre cominciava il suo lavoro di routine con gli studenti più piccoli.
Lily rise di rimando «Vado anch’io… ci vediamo ai Tre Manici di Scopa per pranzo, ok? Non fare danni nel frattempo…»
Severus sbuffò «Lo sai che non sono mai io a iniziare, semmai mi difendo da quei due idioti…»
Lily roteò lo sguardo al cielo «Andiamo, siete quanto meno allo stesso livello!»
«Ma-»
«E non voglio discussioni Severus, davvero. Almeno farlo per me e per Remus che così ci evitiamo il solito correre su e giù per il villaggio…» fece, con voce quasi supplice.
«E dillo anche a loro, allora!» Esplose lui, cocciuto.
«Beh, glielo avrà già detto Remus!» Ribatté lei, ma Severus fece un ghignetto sardonico «Sì, come no. Lo avranno ascoltato come fanno sempre…» borbottò, ma lei gli prese le mani «Almeno prova a contenerti! Non dico tanto, conta fino a dieci prima di fare qualcosa che non approverei. Ok?»
Severus la fissò e sorrise «Va bene, tenterò».
«Grazie. Ora, cosa hai intenzione di fare oggi?» Gli chiese con sguardo così tanto allusivo che lui si staccò da lei come bruciato «Ah no, non incominciare!»
«Andiamo, non puoi non dirmelo!» Rimbeccò lei, ma dal suo sguardo colpevole capì al volo. «Non mi dire che hai intenzione di ciondolare tutto il tempo con quei buoni a nulla di Avery, Rosier e company!» Sbottò, battendo un piede a terra.
«Non sono affari tuoi» grugnì l’altro, senza guardarla.
«Sev, avete intenzione di fare qualche scherzo cattivo?!»
«In quante lingue devo dirtelo che non sono affari tuoi?» frecciò sarcastico lui, allora Lily si rizzò tutta impettita «Bene. Non sono affari miei. Benissimo. Ti dirò solo che è nelle mie facoltà avvisare il professore di Casata o addirittura il Preside se vedo accadere qualcosa di grave tra gli studenti, soprattutto se si tratta di maledizioni o cose del genere…»
«Ah, mi faresti espellere? Grazie tante!»
«Severus, quella roba non è uno scherzo e prima lo capirai, meglio è. Poi non devo ricordarti che questo comportamento non ti aiuterà ad andare da nessuna parte con una certa persona, vero?» Concluse, piantandolo in asso col naso per aria. Merlino, era così altezzosa quando voleva!
Severus sbuffò, poi però pensò di avviarsi velocemente verso l’uscita prima di beccare i suoi compagni di Casata e i loro caotici piani. Da un po’ di tempo a quella parte sentiva di avere voglia di stare un po’ da solo e non unicamente per via delle parole di Lily; era qualcosa di più profondo, qualcosa che riguardava la sua persona e basta.
Qualcosa che a ben pensarci non avrebbe voluto sapere.
 
«Eddai, avete davvero voglia di chiudervi nella Stamberga Strillante?» Si stava lamentando Peter, mentre aspettavano fuori da Mondomago.
«No, Warmtail! Dobbiamo solo nasconderci delle cose e già che siamo qui…» replicò James, chiudendo lo zaino.
«Quelli sono i fuochi d’artificio Zonko?» Gli chiese, ma l’altro lo colpì in testa «Peter, shh! Vedo che non hai ancora imparato niente sulla discrezione, eh?»
«Scusa…» borbottò il biondo, mentre gli altri due uscivano dal negozio.
«Moony, non hai bisogno di altre piume!» Si stava lamentando Sirius, mentre riponeva il suo nuovo fiammante set di gobbiglie.
«Invece sì, fatti gli affaracci tuoi una volta tanto» rimbeccò Remus, girandosi in direzione di Scrivenshaft sotto lo sguardo bellicoso di Sirius.
«Ah, time out!» Esclamò James, afferrando Remus per il colletto. «Io vi voglio bene, ma questo comportamento da ragazzine offese comincia a rompere e abbiamo cose più importanti da fare insieme!»
Remus si staccò da lui, sistemandosi la camicia «Oh e sarebbe, di grazia?»
«Organizzare lo scherzo di Halloween!» Ribatté l’altro entusiasta e Remus scosse la testa «Ah, ecco. Io me ne vado a comprare un nuovo set di piume…»
«Ti pareva» grugnì Sirius, ma quella volta James non aveva intenzione di demordere; li prese entrambi per un polso, quasi facendoli scontrare testa e testa, e li fissò «Statemi a sentire…» grugnì, sul piede di guerra. «Non mi interessano le vostre beghe al momento, perché Halloween è una nostra tradizione, quindi lo facciamo insieme. E non sarà un vostro litigio a rompere la tradizione, chiaro?»
«Chiaro» borbottarono gli altri due all’unisono, guardandosi in cagnesco.
«Ottimo, andiamo alla Stamberga che devo nascondere delle cose!» Esclamò, rinfrancato dal fatto di aver ottenuto almeno che non si separassero. Visto che la pace era appena stata ristabilita, Peter pensò non fosse il caso di fargli notare come avesse appena praticamente urlato una cosa illegale nonostante lo avesse sgridato poco prima. Dopotutto James non brillava in coerenza e poi... era James! Quante volte quell’unica cosa gli permetteva di fare tutto quello che voleva?
«Peeeter, ti muovi?»
Il caldo e allegro sole di Maggio rimbalzava sulle tetre pareti inchiodate della Stamberga, rendendola ancora più cupa; sembrava una macchia nera persa nei colori chiari della Primavera.
«Deprimente, davvero» ironizzò Sirius, prima di prendersi una gomitata nelle costole da Peter «Non è carino da dire!» Sbottò, indicando Remus che, invece, scosse le spalle con nonchalance «Almeno di notte sembra meno, come era?, deprimente» sibilò, andando a raggiungere James.
«Oh per le mutande di Merlino, non si può dire niente oggi!» Si lamentò Sirius, mentre James già si affaccendava a spostare le assi che avevano scardinato in precedenza «Piantatela di fare i bambini voi due…» li redarguì senza particolare interesse, entrando. «Piuttosto, fate da palo. Devo cercare una cosa anche».
«Moviamoci però, lì dentro è pieno di polvere come sempre» grugnì Peter, seguendolo.
«Volevo solo dire che qualunque cosa dico sembra non essere apprezzato» continuò a dire Sirius a Remus, mentre rimettevano le assi al loro posto in modo che non si notasse il buco se per caso qualcuno si perdeva da quelle parti.
«Hai detto bene: quello che tu dici. Faresti bene a non parlare più e se in futuro non te la sentissi di venire in un posto così “deprimente” fai pure, nessuno sentirà la tua mancanza» rimbeccò Remus.
«Oh, andiamo!» Fece incazzato l’altro ma, prima di poter aggiungere qualcosa, una voce arrivò di soppiatto a fargli perdere dieci anni di vita.
«Che diavolo ci fate qui?» Severus Piton li stava guardando con una falsissima espressione disinteressata sul volto. In realtà lui era lì semplicemente per farsi un giro con i suoi pensieri senza timore che qualcuno lo vedesse; la Stamberga Strillante era nascosta in una strada sterrata prima dell’ingresso al villaggio, quindi era quasi certo di non incontrare nessuno. Nessuno a parte i ficcanaso per eccellenza, ovviamente.
«Mocciosus, vuoi farci venire un infarto per caso?» Sbottò Sirius, ma l’altro stava fissando l’asse che aveva ancora in mano. Per fortuna il buco dell’ingresso non si notava più, però non era comunque saggio far capire a Severus Piton che c’era qualcosa che bolliva in pentola. «Cos’hai da guardare, vuoi provare?» Continuò aggressivamente e Remus scosse la testa «Scusalo, è il caldo».
«Non trattarmi con condiscendenza» brontolò l’altro, alzando un po’ troppo la voce. Entrambi riuscirono a sentire dei rumori attutiti arrestarsi, come se qualcuno all’interno della Stamberga si fosse fermato. Ovviamente sperarono che Severus non avesse sentito nulla.
Severus che, in quel momento, era indeciso se scoppiare a ridere in faccia a quell’arrogante borioso che si faceva grosso con un bastone di legno marcio o mandargli una fattura robusta alle ginocchia. «Dove è il resto della gang?»
«Già ti manca James dopo così poco tempo? Glielo farò sapere sicuramente!» Ribatté Sirius e Severus si trattenne davvero dal prenderlo a bastonate su quella zucca vuota che si ritrovava. Chissà perché, la voce di Lily continuava a rimbalzargli nella testa a mo’ di grillo parlante.
«Black, ti hanno mai detto che hai un problema con la rabbia? Fatti curare» replicò con voce calma, ma gelida.
«Mocciosus, a te ti hanno mai detto di avere un grave problema con i fatti che non ti riguardano? Eravamo impegnati qui!» Sbottò in replica l’altro, indicando Remus.
«Oh, capisco».
C’era qualcosa in quel tono che Remus non riuscì a definire ma non gli piaceva per niente, così scattò «Ah, no. Dubito seriamente che tu capisca di che si tratta ma, come ti ho già detto, Sirius ha qualche problema oggi, quindi è meglio che ci lasci soli» fece con una, sperava invisibile, nota di urgenza. E ora lo stavano pure guardando entrambi, che bello.
«D’accordo. Ci vediamo» fece semplicemente, e incredibilmente, Severus.
Sirius aspettò che fosse in fondo alla strada per il villaggio, poi tornò a fissare Remus con tanta intensità che quell’altro poteva quasi sentire bruciargli le spalle. Tuttavia fece del suo meglio per ignorarlo e liberare l’uscita per gli altri che, intanto, se la ridevano per il pericolo scampato.
«Bene, abbiamo fatto tutto! Pensavamo di passare per Melandia e fare riserva per la settimana, che dite?» Chiese retoricamente James, prima di avviarsi.
Gli altri due seguirono in silenzio, ma all’ennesima occhiata nervosa Remus sospirò «Per l’amor di Godric, Sirius, che c’è?»
«Cos’era quello?»
«Quello cosa?»
«Quello! Quella specie di… di…» balbettò Sirius, guardandosi intorno alla ricerca d’ispirazione. «Quella specie di smentita stizzita alle allusioni di quell’idiota! Cos’è, ti dà fastidio che Severuccio pensi chissà cosa?»
Adesso Remus lo stava guardando come se gli fosse spuntata una seconda testa su una spalla «Che cos- ma sei serio?»
«E cos’è tutto questo scherzare su di me? Mi hai trattato da idiota, davanti a lui!» Sbottò ancora, cominciando ad alzare la voce. Pochi passi più avanti Peter si girò, ma James continuò provvidenzialmente a camminare verso Melandia, trascinandoselo dietro.
«Beh, un po’ idiota sei stato, che bisogno c’era di essere così aggressivo?» Mugugnò Remus, sapendo perfettamente di aver toccato un nervo scoperto. Sirius infatti scattò istantaneamente «Certo… ”Che diavolo ci fate qui” e poi sarei io l’aggressivo!» Ribatté facendo il verso a Severus.
Remus contò fino a duemila «Ti giuro che non ho capito perché stiamo litigando. È un modo per vendicarti del fatto che ero io a non parlare con te fino a pochi minuti fa?»
«Tu ti sei arrabbiato per una frase a cui tu hai voluto dare un significato esagerato a cui io non pensavo ed eravamo soli, tu mi hai trattato con sufficienza davanti a una persona che odio!» Sbottò Sirius, cercando di dimostrargli quanto la situazione fra i due casi fosse diversa.
Remus quella volta sentì che, se non si fosse sbrigato ad andarsene, avrebbe davvero rotto gli argini e chissà cosa poteva venirne fuori; s’impose di ricordarsi che quello era sempre il solito agitato e sconsiderato Sirius, quello che per capire le cose dovevi ripetergliele almeno dieci volte.
«Sirius, Sirius… punto primo, non puoi sempre uscirtene con la storia che non pensi a quello che dici! Non puoi lamentarti poi se la gente ti dà dello stupido o dello sconsiderato! Quella frase aveva un senso e tu, pronunciandola, le hai dato proprio quel senso e basta. Puoi dirmi che sei dispiaciuto e va bene, ma non ritrattarla come se non l’avessi detta. Non funziona così. Secondo, il fatto che odi Severus Piton è tutto dire visto che manco ci hai mai parlato in modo normale e lo odi per partito preso. Non puoi avercela con me perché mi sta simpatico e ci parlo in forma civile. Terzo, dovrai pure ammettere che, quando si parla di determinati argomenti, tu vedi rosso e non ragioni più!» Tirò, ma sapeva già che quando Sirius partiva per la tangente non c’era niente che potesse fargli cambiare idea. Infatti si limitò a scuotere la testa «Ma non è vero! Tipo?»
Remus sospirò per la milionesima volta «Non farmelo dire, davvero».
«No, ma prego! Sentiti pure libero di esprimerti» ironizzò l’altro, con un tono che quella volta lo punzecchiò sul vivo; sembrava fare di tutto per farti perdere la pazienza.
«Severus Piton, sangue Slytherin e famiglia Black, lealtà, James…» cominciò a elencare, ma Sirius quasi gli tolse il naso puntandogli l’indice contro.
«Ah! Qua ti volevo!» Esclamò Sirius, interrompendolo con un’espressione di vittoria.
«Cosa?!»
«Dovrai ammettere pure tu che qualcosa ti fa scomporre la tua bella chioma, signor perfettino… e uno di questi è proprio James e la mia lealtà nei suoi confronti» replicò, mentre Remus tremava interiormente. Ed eccolo lì, l’argomento principe che sperava non dovesse mai uscire fuori dai loro discorsi. Sirius non poteva neanche immaginare quanto ci fosse arrivato vicino.
«Fino a prova contraria sei stato tu a scattare quando si è sfiorato l’argomento. È proprio per questo che stavamo litigando».
«Ah che idiota! E io che credevo che stessimo litigando perché ti avevo dato della femminuccia piagnucolante!» Sbottò Sirius.
Remus sospirò «Senti, io non volevo neanche iniziare questo discorso, stai facendo tutto tu» borbottò, passandosi una mano nei capelli arruffati.
«Quello che voglio dire è che se devi dirmi qualcosa faresti meglio a farlo, piuttosto che tenerti tutto per te…» alluse Sirius, senza guardarlo.
Lo sapeva da tempo che c’era qualcosa che si muoveva tra loro, era una sorta di sensazione latente che creava una tensione infinita. Solo che Remus non era James e questo lo aveva capito da tempo: se loro due riuscivano a soprassedere su qualsiasi cosa a patto di non rovinare l’equilibro che c’era nel gruppo, Remus non ci riusciva. A Sirius dispiaceva l’idea di incasinare tutto, ma se parlarne poteva risolvere qualcosa, avrebbe preferito farlo; odiava l’idea della rassegnazione e, anche se in toni bruschi, aveva cercato di farglielo capire.
Remus sentiva il cuore battergli alla sola idea di confessare a Sirius ciò che provava «Non ho niente da dirti» replicò, in tono un po’ troppo tagliente per essere davvero lui.
Sirius sospirò, un po’ di dispiacere un po’ di sollievo «D’accordo. Allora è inutile litigare non credi?»
Dopotutto non aveva senso discutere per qualcosa che entrambi sapevano essere solo la punta di un iceberg troppo ingombrante. Il problema era che ignorarlo avrebbe significato anche avere ben poco da dirsi, almeno per il momento. Infatti, per la prima volta nell’’arco di sei anni, si guardarono come fossero due completi estranei.
«Vado a comprare delle piume» annunciò Remus. Non gli chiese di andare con lui perché tanto non avrebbe accettato.
«Io cerco James e Peter» replicò Sirius, senza che ce ne fosse davvero bisogno.
Si separarono senza salutarsi con una stretta strana allo stomaco.
 
Severus Piton cominciò a pensare di averne davvero abbastanza di tutta quella storia. Lanciò un’occhiata all’interno del negozio, sbuffando sonoramente senza che nessuno ovviamente lo ascoltasse. Ogni volta si illudeva che nella sua casata ci fosse qualcuno che possedesse almeno un briciolo di cervello e, come ogni volta, finiva per ricredersi.
In quel momento si ritrovava a fare da palo in una delle sudicie stradine di quel insignificante villaggio solo perché aveva perso una scommessa – che, per inciso, era pure decisamente al limite dell’intelligenza umana.
«Oh, andiamo» sibilò tra sé, prima di notare un certo ragazzo arruffato e frettoloso che se ne andava in giro col naso per aria.
Severus fece un breve, istintivo, sorriso e lanciò un’altra occhiata nel negozio: quando giudicò che i suoi compagni fossero abbastanza distratti da notarlo, sgusciò via fino a raggiungere la strada principale notevolmente più luminosa e arieggiata. 
Nonostante quello che tutti, e soprattutto i due sommi idioti, dicevano di lui, non impazziva per il buio e l’umidità.
«Ehi, Remus!» Gridò e si stupì un istante di non riconoscere la sua stessa voce che urlava in una strada affollata.
Remus si girò con un duro cipiglio sul volto, ma si distese non appena lo riconobbe «Oh, ciao Severus. Stai andando da Lily?»
L’altro lanciò un’occhiata all’orologio babbano consunto che aveva al braccio, residuo di un regalo materno, e scosse la testa «No, è ancora presto. Io stavo… ero… uhm, tu dove vai?» Ovviamente non poteva dirgli che stava facendo da palo ai suoi “amici” razzisti in attesa che rubassero in un negozio.
Remus si batté un dito sul mento con aria pensosa «Mi servono delle piume nuove e forse anche dei quaderni… roba noiosa insomma» aggiunse, quasi a giustificarsi.
«Sempre meglio di quello che facevo io…» borbottò Severus, poi continuò a voce più alta. «Posso venire con te? Così dopo cerchiamo Lily!» Aggiunse anche lui, come per moderare tanta sfrontatezza. Tuttavia Remus sorrise e Severus sentì qualcosa sciogliersi dalle parti dello stomaco; sapeva che, se lo avessero visto in compagnia di un sanguesporco, l’avrebbe pagata a suon di scherzetti idioti e battutine salaci, ma oramai ci era abituato per via di Lily. Lucius continuava a scrivergli di non fare resistenza, di accettare pienamente quelle nuove idee che circolavano nella sua casata, ma come poteva? Si parlava di esseri inferiori e impuri, di sangue sporco e melmoso, di feccia. Per quanto lui odiasse suo padre, era quello il sangue che gli scorreva nelle vene e non poteva rinnegarlo.
«Allora, dove sono i tuoi compari?» Chiese aspramente, prima di darsi del completo idiota. Non voleva dimostrare id essere un ossessionato che riusciva a pensare solo allo scontro.
Remus non si scompose particolarmente «In giro a fare scherzi, suppongo» ribatté, entrando nel negozio.
Severus annuì ma preferì non commentare oltre; doveva smetterla di comportarsi da deficiente, Lily aveva ragione. Aveva cominciato a osservare Remus l’anno precedente, in biblioteca. All’inizio era solo curioso di capire come uno dotato di cervello come lui fosse capitato con Potter e Black, poi però aveva cominciato a guardarlo sotto una nuova luce, scoprendo e notando cose senza neanche accorgersene. Tipo che arrivava in biblioteca per prendersi il primo posto dell’ultimo tavolo a destra, l’unico che fosse inondato di luce fino al tramonto; o che commetteva anche lui piccole infrazioni, mangiando biscotti tutto il tempo.
Aveva cominciato a osservarlo anche in compagnia degli altri e aveva capito cosa ci trovavano in lui, ovviamente anche cosa lui ci trovava in loro. Soprattutto aveva capito cosa potesse trovarci in Black e come tra loro ci fosse un rapporto totalmente diverso, quasi privato. 
E aveva cominciato a esserne geloso.
Patetico, lui che si metteva a spiare i suoi più odiati nemici come un guardone e si era ritrovato geloso di un belloccio senza cervello come Black per uno che avrebbe dovuto odiare già solo per il fatto di esistere.
«Severus?»
Severus batté le palpebre e mise a fuoco le inarcate sopracciglia di Remus che lo osservava con aria perplessa «Tutto bene? Sembravi perso».
«Avrò battuto la testa contro lo scaffale» ribatté caustico contro se stesso, facendolo incredibilmente ridere. E chi l’’avrebbe mai detto.
«No, quelle non prenderle: non assorbono bene l’inchiostro e sbavano tutto» aggiunse poi, quando vide le pergamene che aveva preso Remus. «Quelle sono decisamente migliori» aggiunse indicandone un paio sullo scaffale più basso, lustre come appena essiccate.
Remus seguì il suo sguardò e arrossì in zona orecchie, mentre sentiva una sensazione sgradevole risalirgli lo stomaco «No, non vanno bene» ribatté velocemente, prima di avviarsi nell’angolo delle piume.
Severus batté nuovamente le palpebre poi, a un veloce calcolo tra i due oggetti, capì perfettamente dove stesse il problema e sbuffò, girandosi a fissarli la schiena rigida.
«Tieni» grugnì bruscamente, quando furono di nuovo fuori, strapieni di oggetti per i compiti.
Remus lo guardò senza capire, poi notò le pergamene che aveva tra le mani e arrossì di nuovo «Non le voglio, non mi servono» fece, mentre si rendeva conto anche da solo che il suo tono diventava sempre più brusco, così si impose di inspirare e calmarsi: dopotutto non era colpa sua se non poteva permettersi le cose. «Grazie davvero, ma non posso accettare».
Severus sbuffò «Quante storie Lupin, non ti sto donando un rene, sono solo due pergamene!» Esclamò, praticamente lanciandogliele addosso.
«Ma ho già comprato le altre…» provò a dire l’altro, balbettando.
Severus scrollò le spalle «Usale per scriverci le tue memorie» frecciò sarcastico e Remus fece un timido sorrisino «Va bene, accetto».
«Finalmente…»
«Oh, chi non muore si rivede!» Fece una voce decisamente incazzata.
Furono ben quattro le persone a gemere e, per una volta, si poteva dire che James Potter e Severus Piton ebbero lo stesso identico momento di illuminazione.
Infatti il primo pensava che, dopo circa un’ora di mugugni offesi e arie corrucciate, avrebbe volentieri abbattuto Sirius nonostante fosse suo amico. Il secondo pensava, con ovvie varianti, praticamente la stessa cosa.
«Beh, dobbiamo andare» fece frettolosamente James, cercando di tirare Sirius per una manica. Sfortuna voleva che Sirius avesse uno sguardo d’aquila e fosse riuscito a intercettare le lustre pergamene di Remus anche se quello aveva cercato stupidamente di nasconderle alla vista.
Ovviamente era anche bravo a fare due più due.
«Tu non hai tanti soldi per quelle pergamene» commentò aggressivamente e non ce l’aveva con Remus. Il suo bello sguardo era inchiodato su Severus che, contro alla sua aria bellicosa, non aveva mai smesso di sorridere «Non sono affari tuoi Black».
«Quanto ti pagano i tuoi razzisti amici purosangue per le informazioni che prendi nel Castello?» Ribatté l’altro e, quella volta, Remus lo capì dallo sguardo di Severus che se non avesse fatto qualcosa si sarebbero uccisi.
«Ok, dobbiamo andare a cercare Lily. Severus?»
Severus si avvicinò di qualche passo a Sirius «Mi guarderei le spalle se fossi in te, Black» soffiò.
«Lo faccio sempre, Mocciosus» ribatté l’altro, quasi ringhiando.
«Andiamo!» Sbottò James, riuscendo finalmente a portarlo via. Tanto lo sapeva che bastava attendere tre secondi e, infatti, Sirius non lo deluse neanche quella volta.
«Allora, cosa diavolo ti è preso?» Scoppiò, fermandosi di botto a fissarlo.
«Cosa vuoi dire?» Rimbrottò James avvilito, sapendo perfettamente dove sarebbe andato a parare il discorso.
«Cosa voglio dire?! Da quando in qua non si spalleggiano gli amici in casi come quello di poco fa?»
«Volevi solo istigarlo e te la stavi cavando benissimo da solo…»
«E da quando l’istigazione non va più bene?!» Urlò Sirius e il silenzio di James fu piuttosto illuminante. Peter pensò bene di sedersi sullo steccato lì vicino, cercando il più possibile di mimetizzarsi con l’ambiente.
«L’ultima volta sei stato tu a colpirlo solo “perché esisteva” o mi sbaglio? E io ti ho appoggiato, perché è questo che fanno gli amici!»
«Era una cosa idiota…» replicò James, distogliendo lo sguardo.
«Oh, davvero? E quando lo diceva Remus non contava vero? Te lo dico io cosa c’è, Prongs, queste sono le parole che Lily Evans ti sta ficcando a forza nel cervello!» Sbottò Sirius e James si girò di scatto a fissarlo «Non parlare di lei in quel modo!»
«In quale modo ne starei parlando? Come un’ammaliatrice che ti ha fottuto il cervello? È quello che è, affronta la realtà dei fatti una buona volta! È lei che ti costringe a essere gentile con Mocciosus ed è lei che ti convince a essere meno malandrino per-»
«E allora?» Esplose James, zittendolo. «Se anche fosse? Io sono innamorato di Lily e se devo fare piccoli cambiamenti come questi mi sta bene! Non colpire Moc-Severus ogni tre secondi non mi ucciderà! E neanche fare meno scherzi di un tempo, cresci una buona volta».
Quella frase colpi Sirius come un pugno e il silenzio si frappose tra loro come un macigno. 
Dopo qualche secondo, Sirius scosse la testa «Supponiamo per un momento di fare finta che tu non stia progettando il solito scherzo deficiente di Halloween, scherzo in cui io ti sto appoggiando come al solito tra parentesi, ti ascolti davvero quando parli?»
James serrò i pugni e lo affrontò a viso aperto «E tu?! Ma dico, con quale coraggio parli a me di cervello annebbiato?»
Sirius fece qualche passò indietro, lanciando un’occhiata che voleva essere casuale su Peter «Cosa vuoi dire?»
James fece un sorriso amaro «Prima hai quasi dato di matto per due pergamene, Pads, pergamene. E poco fa chi è che ha tirato su un fenomenale show per una parolina detta da Remus?» Fece con molto buon senso, ma Sirius era sordo da quell’orecchio.
«Non capisco cosa vuoi dire…» mormorò, ma James sapeva di averlo inchiodato; lanciò anche lui un rapido sguardo a Peter ma sapeva che non avrebbe capito, piccolo ingenuo Peter.
«Invece sai benissimo di cosa parlo. Ti conviene deciderti e cominciare a fare chiarezza nella tua testa perché è molto confusa al momento».
Sirius quasi gli ringhiò addosso «Io non sono affatto confuso!» Sbottò, ma James continuò imperterrito «Io ho fatto quello che dovevo e ti ho dato tutto il tempo e la pazienza del mondo, ma tu non hai fatto la tua parte Sirius. Me l’avevi promesso, ricordi?» Fece, mentre Peter si accigliava nel dubbio di essersi perso qualche pezzo.
Sirius sussultò «Non vale rinfacciarmi questa cosa, Prongs, sei ingiusto!»
«Sì, invece. Perché tutto nasce da qui. E se dovremo parlarne più approfonditamente e scornarci per risolvere, lo faremo. Aspetto solo una tua parola» su quella frase la fine sembrò definitiva e Sirius si limitò a fissarlo con aria furiosa e impotente.
«Ti conviene pensarci seriamente» concluse James, prima di andarsene con aria altezzosa verso il Castello. Sirius aspettò qualche secondo, poi proruppe in un mezzo grido e pestò duramente a terra «James Potter, sei un maledetto testardo!» Sbottò, prima di girarsi verso Peter che aveva scavalcato lo steccato ma se ne stava ancora in palato ad aspettare.
«Hai qualcosa da dire?» Grugnì il primo e Peter quasi sussultò «N-no».
«Me lo immaginavo» ribatté sferzante, mentre Peter seguiva James sulla strada per il Castello.
«Solo…» cominciò il biondo, richiamandolo. «Se stai male per Remus, forse sarebbe più facile dirglielo» commentò, facendolo sussultare.
Forse il vecchio Peter non era così sprovveduto e ingenuo come amava far credere a tutti loro.
Comunque in mancanza di meglio anche lui si avvio verso il Castello, ma a distanza di “sicurezza offesa” per non dovergli parlare.
 
Lily entrò di corsa nel pub e strizzò gli occhi nella penombra fino a trovarli in un angolo della sala strapiena.
«Oh, eccovi qui!» Esclamò allegramente, lanciandosi praticamente addosso a Severus; poi notò i loro sguardi cupi «Che succede?»
i ragazzi si scambiarono uno sguardo e borbottarono un “niente” che non convinse ovviamente nessuno, ma Lily decise che era un’occasione troppo bella e lei era troppo felice per permettere alle solite fisime di prendere il loro tempo.
«Per adesso soprassiederò… guardate!» Esclamò, tirando fuori da una borsa una piccola scatola quadrata di vetro. Al suo interno c’erano delle sfere di varie dimensioni e colore che fluttuavano per magia; ogni sfera, a sua volta, aveva della neve che vorticava incessantemente.
«Bellissimo!» Esclamò Remus, mentre Lily sorrideva «È il regalo perfetto per Petunia! Dopo questo si dimenticherà persino che abbiamo litigato».
Severus sbuffò incredulo «Quello che non capisco è perché vuoi a tutti i costi ricucire questo rapporto…»
Lily gli lanciò un’occhiata gelida «Perché è mia sorella! Non si può litigare con la famiglia!»
Remus e Severus si lanciarono un’involontaria occhiata d’intesa; Remus non poteva capire davvero quali pensieri attraversavano la mente di Severus, ma lui pensava a Sirius e alla sua famiglia… a come i rapporti di sangue spesso non volevano dire praticamente nulla e “famiglia” era solo un nome come un altro.
Lily sembrò capire il silenzio che la sua affermazione aveva prodotto – dopotutto conosceva benissimo le vicissitudini di Severus – ma non volle demordere, perché lei ci credeva in quel rapporto e nella loro riappacificazione.
«Se tu ci credi» cominciò Remus con voce flebile, quasi leggendole nella mente. «Allora ci riuscirai» affermò, stringendole la mano. 
Severus si alzò, facendo del suo meglio per non sembrare brusco «Io devo andare… ho dimenticato di dove fare una cosa importante» spiegò, sotto lo sguardo perplesso dei due.
Lily si alzò con lui e lo seguì alla porta «Sev… io…» mormorò, ma lui alzò una mano a interromperla «Davvero, non è per quello che hai detto. Devo davvero fare delle cose».
«Quali cose?» Grugnì Lily e Severus ebbe un flash di Crabbe e gli altri che uscivano dal negozio e non lo trovavano. Stranamente solo in quel momento si era ricordato di loro e, soprattutto per Lily, non era un bel ricordo.
«Meglio che non te lo dico. Salutami Remus, a domani».
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» Chiese Remus quando Lily riitornò al tavolo sospirando, ma la ragazza scosse la testa «No, no… è solo che Severus è un po’ suscettibile alle questioni di famiglia, avrei dovuto essere più sensibile…»
«Vedrai che gli passerà…» replicò Remus, guardando fuori dalla finestra.
«E tu che mi dici? Dove sono gli altri?»
Remus la guardo per un attimo, poi sorrise amaramente «Come hai fatto a capire che c’è qualcosa che non va?»
Lily sbuffò «Oh, ti prego! Tu che nelle settimane prima di Halloween non corri dietro a James per scoprire quale scherzo ha in mente? O che non picchi Sirius per le sue idee folli?»
«Già, hai ragione… niente, non voglio parlare sempre delle stesse cose. Ovviamente le cose non stanno andando bene».
«Io ti voglio bene Remus e, mi spiace, non riesco a esimermi da non dirti tutte le volte quello che penso…»
«Come al solito, ma ti prego fa’ pure» ironizzò lui e Lily lo guardò male «Tu devi fare qualche passo indietro prima di farti davvero male».
«Troppo tardi!»
«Beh, allora dovresti correre ai ripari!» Esclamò lei, cocciuta.
L’altro si mosse a disagio sulla sedia «Te l’ho già detto, non potrei mai allontanarmi dal gruppo, anche se le cose peggiorassero. È troppo importante per me».
Lily scosse veementemente la testa «Non intendevo questo, lo sai anche tu che alla fine gli voglio bene anch’io… solo che non puoi continuare a chiuderti in attesa che quello scemo capisca qualcosa o decida di, non lo so, battere la testa da qualche parte e rinsavire» borbottò, facendolo perfino ridere.
«Lily Evans, mi stai consigliando di uscire con qualcuno?» Replicò lui, arrossendo leggermente.
Lily gli sorrise e alzò le mani in segno di resa «Ti sto solo dicendo di guardarti intorno… chi lo sa, magari il cambiamento è molto più vicino di quel che pensi…» fece ambiguamente, spingendolo a chiedersi se non avesse qualcosa di particolare in mente.
«Tu non mi convinci!» Esclamò, puntandole drammaticamente contro una forchetta.
Lily rise, mentre prendeva la sua per cominciare a pranzare «Chi lo sa… però devi volerlo, devi volerla la felicità per raggiungerla!»
 
 
Sirius alzò la testa dal libro che stava leggendo solo quando fu sicuro che la Sala Comune fosse del tutto vuota. Il resto della giornata era stata davvero strana, considerando che in generale non era abituato a stare senza gli altri: Peter e James erano andati insieme nel parco, mentre lui si era messo a studiare per disperazione; a cena avevano mangiato separati, ma fortunatamente Nick-quasi-senza-testa gli aveva fatto compagina con le sue storie assurde. Un sacco di persone gli avevano chiesto cos’era successo, ma non aveva voluto sollevare problemi e si era limitato a borbottare qualche scusa; in tutto quello Remus non si era visto e, poiché anche la rossa era stata lontana da loro tutti il giorno, pensò che fosse stato con lei tutto il tempo. E adesso, dopo un’intera serata passata a concentrarsi su un barboso libro di Remus, cercando di ignorare le occhiate penetranti di James, era finalmente libero di respirare un po’.
«Oh» la voce di Remus gli arrivò alle spalle e Sirius involontariamente sussultò un attimo: aveva il naso arrossato e i capelli arruffati, l’aria di qualcuno che era stato nel parco fino a tardi. Sirius si stupì di essere davvero curioso di sapere dov’era stato; dopotutto era davvero strano per tutti avere tanto tempo da soli.
«Ti sei divertito oggi?» Gli chiese, più bruscamente di quello che aveva in mente.
Remus scrollò le spalle «Abbastanza».
Avrebbe voluto chiedere a Sirius dov’era stato e con chi, ma non voleva riprendere quel discorso né ricordare la litigata; non aveva voglia, era stanco.
«Vado a dormire» disse solo, dopo troppo silenzio.
«Moony!» Esclamò l’altro, facendo qualche passo contro di lui.
«Cosa?»
Sirius lo fissò a lungo, poi sospirò. Quell’unico giorno gli aveva fatto capire che non era capace di stare solo, che stare senza i suoi amici lo faceva stare male fisicamente. Era sempre stato orgoglioso e impulsivo, spesso non rifletteva quando parlava e non sempre gli altri potevano accettare quel lato del suo carattere. Forse chiedere scusa non era poi una cosa così terribile.
«Io… volevo chiederti scusa. Non so neanche io cosa volevo dire oggi, sono stato troppo irriflessivo» mormorò poggiandogli una mano sulla spalla, mentre Remus inarcava le sopracciglia come faceva sempre quando stava riflettendo. Era sempre il solito istintivo Sirius, ma quella volta non era sicuro di voler accettare quella spiegazione; forse un po’ era stato il discorso maledettamente giusto di Lily, un po’ era stata la bella giornata passata con Severus Piton, un po’ erano i suoi sentimenti arrabbiati che lo corrodevano dall’interno… stava di fatto che non era più disposto a chiudere un occhio. Non avrebbe sfasciato il gruppo parlando di quel che provava o sapeva, ma neanche avrebbe più accettato di mettere da parte la sua felicità.
«Sapevi benissimo di cosa parlavi, invece. Mi dispiace, ma non ti credo. Buonanotte» ribatté rigidamente, allontanandosi verso i dormitori. Dovette fare violenza su se stesso per non correre a rannicchiarsi sotto le coperte, ma quella volta doveva farsi forza e essere irremovibile.
Lo doveva almeno a se stesso.
Sirius si guardò la mano con una strana sensazione, qualcosa che non aveva provato neanche litigando con James o stando da solo tutto il giorno; era uno strano miscuglio tra rimpianto e dispiacere. Possibile che c’entrasse Remus?
 
 
Note autrice:
Non mi scuserò per il ritardo, perché ormai s’è capito che va così XD
No, non è vero: mi scuso tantissimo, ma vi avverto pure che sarà spesso così. Sono appena approdata in Erasmus e sono strapiena di cose da fare, sorry!
Il capitolo è verboso e un po’ melo-drammatico, ma è andata così! Spero non sia troppo male!
Questa storia va un po’ per i cavoli suoi e ho deciso di assecondarla; mi rendo conto che la cosa potrebbe evolvere è diventare darker (and red, conoscendomi) e spero non vi spiaccia neanche questa XD
Nel prossimo capitolo si scopriranno un po’ di cose, ma immagino che molte cose siano chiare.
Bon, alla prossima (spero non tra tre anni!) e fatemi sapere <3
 

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