THE FIVE THINGS I LOVE ABOUT YOU

di Ayr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. I SUOI OCCHI ***
Capitolo 2: *** 2. IL SUO SORRISO ***
Capitolo 3: *** 3. LA SUA FRANCHEZZA ***
Capitolo 4: *** 4. LA SUA FORZA ***
Capitolo 5: *** 5. LE SUE LABBRA ***



Capitolo 1
*** 1. I SUOI OCCHI ***



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E scriverò per te,
per il tuo ricordo straziante
pchi versi dolenti
che tu non leggerai più.
Ma a me staranno atroci
inchiodati nel cuore
per sempre.
Cesare Pavese

A Bruna, che ha sempre creduto in me
e mi ha sempre sostenuto...

1.I SUOI OCCHI

Era da quando era iniziata la scuola che sentiva risvegliarsi un sentimento confuso e nebuloso ogni volta che vedeva Sofia: sentiva il cuore stringersi e la bocca dello stomaco chiudersi, un sudore freddo le scendeva lungo la schiena e tremava, dentro, mentre ricercava il suo sguardo per affogarvi. Ogni volta che Sofia la guardava non poteva fare a meno di immergersi in quelle iridi scure, screziate di sole, perdersi tra le sfumature di quello sguardo e raccoglierle una ad una. Rimaneva per alcuni istanti come incantata a rincorrere i ruscelli dorati che si aprivano tra il marrone scuro e deciso dell'iride. Avrebbe tanto voluto tuffarsi nelle spire color cioccolato di quegli occhi e immergersi nel pozzo che tra esse si apriva per accarezzare i pensieri profondi che si raggrumavano sul fondo, segreti persino alla sua posseditrice. Circondati da lunghe ciglia nere, racchiudevano uno sguardo intenso e deciso, penetrante, a cui era difficile sfuggire, e capace di catturarti.
Quel giorno, in particolar modo, i suoi occhi splendevano, come se avessero rubato la luce del sole per illuminarle il viso di un'incontenibile gioia. Iris sorrise, conoscendone il motivo: dopo tanti tormenti e indecisioni, cauti e piccoli passi in avanti ed enormi balzi indietro, dopo un tira e molla che pareva dover essere destinato a durare per sempre, Sofia si era finalmente fidanzata con Davide. Quest'ultimo era un ragazzo di un anno più grande di lei, abitava a Milano e condivideva con la ragazza la passione per i manga e le fiere di cosplayers; si erano conosciuti la prima volta ad una fiera, due anni prima, e avevano scoperto di avere degli amici in comune, da allora avevano sempre partecipato assieme a tutte le fiere, senza però spingersi oltre una garbata amicizia.
Poi, lui, dopo l'ultima fiera, aveva iniziato a scriverle con più frequenza, approfondendo sempre di più il rapporto, fino a quando non le aveva chiesto di uscire.
Iris era stata la spettatrice silente delle loro conversazioni, aggiornata in tempo reale su quanto accadeva, sempre presente, seppur non fisicamente, ad ogni loro appuntamento, e aveva pazientemente ascoltato per tre mesi dubbi, speranze e perplessità di Sofia.
Era stata immensamente felice quando la ragazza l'aveva chiamata per annunciarle, finalmente, che stavano insieme.
«Sono davvero felice per te» la salutò, appena la vide, raggiante e luminosa come quel giorno di sole di inizio febbraio. La gioia della ragazza contagiava anche lei.
«Allora» la incalzò «Come è stato?» domandò Iris.
«Ma ti ho già raccontato tutto ieri» protestò l'altra
«Lo so, ma il tuo racconto era piuttosto confuso e non ho capito niente perché continuavi a ridere» replicò Iris con sguardo supplichevole
«Ti ricordo che anche tu ridevi e per poco non sei scoppiata a piangere»
Iris ridacchiò, Sofia aveva ragione: era stata talmente contenta che lei avesse trovato un ragazzo, che da quanto si poteva intuire dai messaggi che si scambiavano, era dolce, tenero e paziente, che le era venuto da piangere.
«Ti prego» la supplicò «Ho bisogno di materiale su cui fangirlare...e poi non è detto che non finisca in una delle mie storie»
Sofia alla fine acconsentì «Ma ti proibisco di usarlo per una delle tue storie» aggiunse mentre il suo sguardo si faceva ancora più splendente, seppur venato di una sfumatura di minaccia scherzosa.
«Non posso prometterti nulla» replicò Iris.
Avrebbe tanto voluto che quegli occhi rimanessero così sognanti e splendenti per tanto tempo.



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Capitolo 2
*** 2. IL SUO SORRISO ***



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2. IL SUO SORRISO

«Cosa ha combinato questa volta?» domandò.
Non stava piangendo, era troppo orgogliosa per scoppiare a piangere, ma i suoi occhi erano offuscati da un'ombra di lacrime, e Iris seppe che Davide doveva aver combinato un'altra delle sue.
Sofia sedette al solito posto, era visibilmente abbattuta, nonostante cercasse di non darlo a vedere.
«Indovina» rispose con un sorriso mesto.
«Immagino che sabato non possa uscire perché è impegnato a studiare» rispose Iris acida. Non era la prima volta che Davide dava buca a Sofia il giorno prima del loro appuntamento e accampava una scusa diversa ogni volta. A Iris questo comportamento stava iniziando a scocciare.
Sofia e Davide stavano insieme da tre mesi, ormai, ma la loro relazione sembrava progressivamente virare irrimediabilmente verso un punto morto: il ragazzo, dopo un primo momento di entusiasmo, non pareva più mostrare il benché minimo interesse nei confronti della ragazza.
«Mi tratta come se fossi un giocattolo che non gli interessa più» le aveva confidato Sofia, e nonostante Iris avesse cercato di smentirla, in cuor suo non poteva che darle ragione. Si erano visti ormai più di tre settimane fa ed era stata Sofia ad andare da lui. Dal canto suo, Davide non aveva mostrato segni di voler vedere quella che in fin dei conti era la sua fidanzata.
La distanza non aiutava, ma il ragazzo non pareva sforzarsi minimamente per tentare di trovare una soluzione: nonostante avesse la patente, non si era mai preso la briga di andare fino a lì per vederla, e si trattava di niente più che un'ora di macchina.
«Deve studiare matematica con i suoi compagni» confermò Sofia.
«Non smetterò mai di dire che quel ragazzo è un'idiota» Iris lo pensava  davvero, Davide si stava dimostrando sempre più immeritevole di Sofia. Era una ragazza stupenda e un'amica insostituibile: era leale e sincera, spontanea e un po' folle, all'apparenza arrogante e presuntuosa ma in realtà dolce e tenera; spesse volte, però, si faceva prendere dallo sconforto e da pensieri tristi e deprimenti. Per questo le serviva un ragazzo che la meritasse davvero, che si prendesse cura di lei e la sostenesse, non uno come Davide che c'era una volta sì e tutte le altre no.
Iris, però, non aveva mai dato voce ai suoi pensieri, si vedeva lontano un miglio che Sofia era completamente presa da Davide, non se la sentiva di dirle che doveva lasciarlo e trovarne uno che si rendesse davvero conto della gemma che stringeva tra le mani.
Eppure, anche così facendo, Sofia soffriva e a Iris faceva male. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla talmente forte da rimettere insieme ogni parte spezzata di lei e da assorbire tutti i pensieri tristi, le preoccupazioni e le elucubrazioni mentali che ottenebravano la ragazza; ma Sofia odiava gli abbracci, così, come sempre, si limitò ad accarezzarla dolcemente sulla schiena. Avrebbe tanto voluto riuscire a fare di più, ma non sapeva mai cosa dire per consolarla, ogni cosa che pensava le sembrava stupida o inutile, allora il più delle volte, si limitava a tacere e accarezzarla, cercando così di sfiorare anche i suoi dolori interiori e alleviarli un pochino.
Sofia sollevò un poco il viso e l'angolo della bocca si sollevò in una lieve piega malinconica, ma ricca di gratitudine. Iris rimase impigliata in quel sorriso: era ben diverso da quello scherzoso e malizioso che ogni tanto le increspava le labbra o da quello radioso che le illuminava  il viso e le accendeva gli occhi, come fossero stelle. Era un sorriso languente, morbido, fragile e bellissimo.
Iris si sarebbe volentieri accoccolata in quel sorriso e avrebbe vissuto lì per sempre.







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Capitolo 3
*** 3. LA SUA FRANCHEZZA ***



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3. LA SUASINCERITA'

Se n'era innamorata.
E l'amava, perdutamente e disperatamente.
Questa consapevolezza l'aveva investita improvvisamente, con la forza devastatrice di un uragano, e l'aveva lasciata boccheggiante e frastornata.
Se n'era resa conto quella sera, tra l'aria frizzante di fine aprile e gli effluvi fruttati del thè agli agrumi che servivano all'inaugurazione del negozio di fiori dello zio di Sofia.
Si era trovata a un soffio da lei, il volto pallido che faceva capolino tra i lunghi capelli scuri, le guance arrossate dal vento freddo e baciate dagli ultimi raggi di sole, le labbra socchiuse a sorbire lentamente la calda bevanda, e in quel momento aveva sentito un intenso e improvviso impulso di baciarla. La sensazione era stata talmente forte da lasciarla completamente confusa e  senza fiato: non aveva mai desiderato tanto baciare qualcuno come lei in quel momento. Si morse le labbra, cogliendo solo il fantasma del sapore agrumato del thè.
Aveva praticamente passato tutta la giornata con lei, dopo che Davide le aveva dato buca, per l'ennesima volta, e Sofia era stata estremamente dolce, gentile e attenta. In particolare, aveva fatto in modo che si sentisse sempre a suo agio e non si sentisse fuori posto in mezzo a quell'enorme schiera di parenti e sconosciuti che avevano invaso il piccolo negozio. L'aveva presentata a tutti e aveva cercato di coinvolgerla in ogni conversazione.
Iris era da sempre stata irrimediabilmente timida, a differenza di Sofia, che grazie alla sua spontaneità ed esuberanza, riusciva a stringere subito nuove amicizie.
Era stata lei a fare il primo passo, quando, a causa (o grazie) alla professoressa di latino si erano ritrovate vicine di banco, il primo anno di liceo. Era stata lei a oltrepassare cautamente l'alone di timida ritrosia e diffidenza che avvolgeva Iris, come un velo protettivo, e da allora, lentamente e delicatamente, l'aveva pian piano squarciato, diventando sua amica.
Ma Iris si era resa conto, con sorpresa e spavento, che era subentrato qualcosa d'altro.
«Vuoi un altro thè?» le domandò, per avere una scusa per allontanarsi e cercare di mettere chiarezza in quel guazzabuglio di sentimenti e pensieri contrastanti che le si ingarbugliava nella mente; Sofia annuì con un sorriso e Iris, presole dalle mani il bicchiere di plastica si diresse verso il tavolo dei rinfreschi
«Già che ci sei, mi prenderesti anche un biscotto?»
Iris versava lentamente il thè nel bicchiere, per evitare che fuoriuscisse, mentre si rendeva progressivamente conto che il sentimento vago e amorfo che in quell'ultimo periodo l'aveva attanagliata non era stato altro che amore; si rese anche conto che aveva paura di dirglielo, aveva paura di rovinare la loro splendida e lunga amicizia. Inoltre, ora, stava con un ragazzo meraviglioso che nonostante tutto la rendeva felice e luminosa come non mai. Lei non sarebbe mai stata in grado di darle quella felicità.
Una goccia di thè schizzò sulla mano della ragazza, bruciandola e ridestandola da quel mare denso di pensieri. Con un sospiro le prese un biscotto e si diresse di nuovo verso di lei: Sofia stava allegramente chiacchierando con suo zio, un uomo alto e filiforme, estremamente affabile e vagamente eccentrico, un po' come Sofia.
«Il tuo thè» le disse timidamente offrendole il bicchiere
«E' davvero una ragazza carina» stava dicendo lo zio, facendola arrossire
«Lo so» rispose Sofia, con i suoi modi spicci e franchi «Sto cercando di trovarle un ragazzo, ma se lei non collabora è difficile» Iris divenne ancora più rossa.
Era una fissa di Sofia, venutale a inizio anno: si era assunta come missione quella di trovarle un ragazzo. Un'impresa davvero ammirevole ma, purtroppo, impossibile e vana.
«E cosa dovrei fare?»
«Tirarti insieme» replicò la ragazza senza mezzi termini. Nonostante a volte fosse un po' brusca, era una ragazza estremamente sincera, l'unica che sapeva che non le avrebbe mai mentito e le avrebbe spiattellato in faccia la verità senza indorare la pillola, anche se avrebbe potuto farle male.
Forse era anche per questo che non gliel'avrebbe mai detto, aveva paura di un suo possibile rifiuto.












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Capitolo 4
*** 4. LA SUA FORZA ***



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4. LA SUA FORZA

Si erano lasciati.
Esattamente due giorni prima. La notizia non aveva sconvolto troppo Iris, in fondo se l'aspettava: i due si erano lentamente allontanati, senza quasi accorgersene, trascinando per inezia una relazione tenuta in vita, ormai, dalla sola abitudine, e alla fine il filo sottile che ancora li univa si era spezzato.
Le dispiaceva, soprattutto perché Sofia aveva dato letteralmente tutta se stessa a lui; ed era arrabbiata con Davide perché apparentemente non le aveva mai dato nulla in cambio e questo la innervosiva: il ragazzo non si era reso conto della fortuna che aveva avuto di poter stringere tra le mani quella meraviglia, e l'aveva lasciata volar via.
Ciò che sconvolgeva davvero la ragazza era l'atteggiamento di Sofia: non aveva pianto, non aveva urlato, anzi era sembrata quasi sollevata, come se finalmente si fosse tolta un peso. E nemmeno passati due giorni dava segni visibili di dolore.
Sofia era molto più forte di quanto non pensasse: non si era sciolta in lacrime, ma aveva coraggiosamente continuato ad andare avanti, nonostante Iris vedesse che era spossata, sbiadita, spenta, come svuotata e Iris l'ammirava e, in fondo, la invidiava per questo.
Dal canto suo, la ragazza era una presenza invisibile, che la seguiva da lontano, come quella volta in cui Sofia, furibonda, era uscita da scuola come una furia, senza aspettare che Iris l'accompagnasse a casa, come ogni volta, e Iris l'aveva accompagnata lo stesso, qualche passo indietro, senza far nulla per rivelare la sua presenza, ma controllando che non facesse qualcosa di avventato e pericoloso, accecata dalla rabbia.
Era sempre pronta a sostenerla nel caso in cui ci sarebbe stato bisogno; per il momento si limitava a non toccare quell'argomento delicato e si sforzava, come Sofia, di andare avanti come se nulla fosse stato.
Quando sarebbe giunto il momento avrebbe raccolto ogni sua singola lacrima e l'avrebbe affidata al vento, perché la disperdesse come nuvole dopo un temporale estivo.
«Come ti senti?» le aveva domandato cautamente quel giorno, aveva sempre avuto paura di farle quella domanda, come se fosse stata inopportuna, Sofia avrebbe anche potuto risponderle male o non risponderle affatto. Non l'avrebbe biasimata.
«Sto bene, davvero. Non preoccuparti» aveva sorriso, invece, la ragazza «Mi sento come sollevata» le aveva assicurato, ma Iris non le aveva creduto, nonostante ogni giorno dimostrasse la veridicità delle sue parole.
Eppure le sembrava di intravedere dietro a quel sorriso i suoi occhi infranti in mille schegge di lacrima e si domandava quando la ragazza sarebbe esplosa, quando l'enorme forza interiore che la sorreggeva avrebbe ceduto, quando si sarebbe spezzata, sotto il peso della fragilità.
Forse sono io che mi faccio un sacco di problemi, che mi scopro a vederla molto più fragile di quanto non sia si era più volte ritrovata a pensare e la grande forza interiore che mostrava la ragazza, pareva solo confermare le sue parole.
Con il passare dei giorni, infatti, Sofia era tornata ad essere la ragazza esuberante e un po' esibizionista che era; la patina di spossatezza e vuoto che l'aveva avvolta pareva svanito, rimpiazzato dal suo dolce sorriso che faceva nuovamente capolino sulle sue labbra, tranquillizzando Iris e convincendola sempre di più che le sue preoccupazioni fossero infondate.
Quella ragazza aveva dimostrato di possedere  un'enorme forza interiore che le permetteva di non abbattersi di fronte alle difficoltà, che la costringeva a rialzarsi dopo ogni caduta e ad andare tenacemente avanti.
Più di una volta aveva avuto modo di intravedere quella tenacia, brevi barlumi, sprazzi che svanivano dopo un istante, lasciandola con il dubbio di averli visti davvero. Ma questa volta aveva avuto un enorme conferma e una prova palese di quanto Sofia fosse forte, molto più di quanto lei stessa sospettasse.













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Capitolo 5
*** 5. LE SUE LABBRA ***



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5. LE SUE LABBRA


"Labbra mercenarie, sì, avrei potuto baciarne:

ma che sapor di vita in quelle labbra?"
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal

Iris si sentiva leggermente rintontita, le luci del locale le sfarfallavano davanti agli occhi, ma non era ubriaca. Con sua somma sorpresa, aveva scoperto di reggere bene l'alcol. Era ancora perfettamente lucida, nonostante la sua mente avesse iniziato a fare pensieri sconnessi, soprattutto quando il suo sguardo si posava e indugiava un po' troppo su Sofia e sulle sue labbra. Le trovava terribilmente irresistibili: erano ben disegnate, delicate e piene, messe in risalto dal rossetto amaranto. Parevano invitanti cigli rossi che costeggiavano un abisso nero di delizie proibite e Iris si era sorpresa più volte a domandarsi come sarebbe stato gettarsi in quell'abisso.
Distolse lo sguardo e lo affondò nel bicchiere che reggeva tra le mani, era il suo quarto drink. Il sapore dolce e caldo di quella bevanda le era scesa lungo la gola, incendiandola, e aveva acquietato,  almeno un po', i suoi pensieri turbolenti. Aveva tentato di annegarli nell'alcol, ma questi, imperterriti, ritornavano a galla, sbeffeggiandola irriverenti.
Ora che Sofia si era lasciata con Davide era giunta la sua occasione, poteva finalmente confessare il suo struggente e logorante amore per lei. Continuava a rigirare la dichiarazione nella sua mente, fino a quando non diventava completamente insapore e insignificante o un pensiero troppo dolorosamente complesso per indugiarvi ancora.
Cercò di recuperare gli ultimi rimasugli di drink, ma ormai era rimasto nient'altro che ghiaccio sciolto. Cercava di trattenersi dal guardare Sofia, accanto a lei, ma il richiamo di quelle labbra era troppo attraente.
Le luci del locale danzavano nei suoi occhi scuri, simili a lucciole che si specchiano in un lago ammantato del nero della notte.  Stava affogando in quegli occhi, ma, in quel momento, le sembrava il posto più bello in cui morire. Si stava abbeverando di quello sguardo, fino ad esserne ubriaca: era scintillante e liquido per l'alcol, velato, però, di uno struggente languore, come se la malinconia che sempre lo incupiva, non potesse non esserci, nemmeno per un breve istante, come se fosse parte di esso.
I suoi occhi ricaddero nuovamente sulla sua bocca e di nuovo ne rimasero impigliati. Sofia si passò la lingua sulle labbra, in un gesto scherzosamente malizioso e incredibilmente sensuale. Iris si morse le labbra mentre il desiderio di baciarla si faceva più intenso e soffocante.
Bramava ardentemente di rubare il sapore di quella bocca, ma nel contempo si diceva che era un gesto sconsiderato: cosa sarebbe successo dopo quel bacio?
Molto probabilmente assolutamente nulla: Sofia l'avrebbe considerato un aneddoto divertente, ci avrebbe scherzato sopra, avrebbe riso, sempre che se ne fosse ricordata; per Iris, invece, sarebbe stato uno struggente ricordo dolceamaro, troppo doloroso eppure troppo bello per non soffermarvisi, sarebbe stato solo un ulteriore contributo alla sua confusa situazione.
Ti prego, baciami pregava mentalmente, non riuscendo a distogliere lo sguardo. Nel pieno della sua lucidità assisteva come una spettatrice al suo progressivo avvicinamento, vanamente contrastato da barlumi di ritrosia. Si faceva un poco più vicino e si ritraeva, cercando di opporsi a quella forza che la trascinava inesorabilmente verso l'abisso.
Ad un certo punto si sorprese ad esserle talmente vicina da poter sentire il respiro caldo di lei accarezzarle le labbra e invitarla gentilmente a dischiuderle.
Quello che stai facendo è completamente sbagliato urlò una voce nella sua testa e Iris aprì le labbra e chiuse gli occhi. Un tocco leggero, appena percettibile, come un frullio d'ali di farfalla, di una struggente dolcezza, bastante a farle fremere il cuore di gioia sorpresa. Iris sussultò e il cuore le si incastrò nella gola, bloccandole il respiro. La ragazza dischiuse un po' di più le labbra, cauta, in una muta richiesta di qualcosa di più e Sofia ne approfittò per rendere quel bacio più intenso.
Iris chiuse gli occhi e sorrise contro le labbra dell'altra mentre una lacrima, sfuggita alla presa delle ciglia, le rigò una guancia: mai come in quel momento si era sentita contemporaneamente più triste e più felice.















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