It's showtime, babes!

di BlackPaperMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - I, myself, am... Strange and unusual. - ***
Capitolo 2: *** - I'm the ghost with the most. - ***
Capitolo 3: *** - Lo spettro e la ragazzina. - ***



Capitolo 1
*** - I, myself, am... Strange and unusual. - ***


"I tried my best to scare you, but you just laughed! So in that moment I knew... I'd found a friend."

« Lyyyydiaaaaa! Tesoooorooo! »

La voce squillante della signora Deetz penetrò nelle orecchie di Lydia come il più fastidioso dei suoni. Acuta, raggiante e piena di vita come colei che la possedeva. Lei al contrario, in quella mattina di Settembre, pareva tutto meno che un essere vivente. Non che di solito lo sembrasse visto il pallore del suo incarnato, su cui risaltavano carnose labbra di un rosso sanguigno, e i suoi occhi neri come la pece costantemente adornati da quelle violacee occhiaie, accentuate dal pesante trucco del medesimo colore. Sintomo evidente che la giovane amava perdere il sonno, e magari svolgere attività differenti al calare delle tenebre, come dilettarsi in macabre e strane letture. Ed era proprio quello che aveva fatto la notte prima, motivo per cui non riusciva ad alzarsi dal letto.

« É ora si svegliarsi, cara! Non vorrai far tardi il primo giorno spero! »

Il primo giorno all'inferno sarebbe stato più piacevole, che passare un'intera giornata chiusa in prigionia in compagnia di perfette sconosciute. Esatto, si trattava del primo giorno di scuola, in un istituto femminile. La corvina non era una ragazza assai pessimista, nonostante i suoi "singolari" gusti facessero credere il contrario. L'aura scura e spaventosa che la giovane portava con se come lo strascico di una sposa /cadavere/ era fortemente in contrasto con la sua personalità dolce e gentile. Non si giudica un libro dalla sua copertina, ma con la povera malcapitata spesso accadeva. Ecco perché, sovente, si ritrovava sola. Lydia si portó le coperte a celare il suo viso assonnato, infastidita da quel raggio di sole che aveva preso a baciare la sua pelle di porcellana. Come un vampiro che reclama le tenebre, ella si girò dalla parte opposta alla finestra, tentando di nascondersi nell'ombra. Sua madre però spalancò la finestra, insistente, e la stanza scura e tetra venne invasa dalla luce del giorno. Si grattó moggiamente gli occhi, stirando poi il suo esile corpicino. Uno sbadiglio voló dalle sue rosse labbra, prima che le animasse un sorrisetto leggermente assopito.

« 'Giorno mamma.. »

Biascicó, più qui che là.

« Stavo facendo un bel sogno, peccato. Te lo racconto? É stato bellissimo, c'ero io che-! »

« Oh, per favore Lydia, niente più sogni raccapriccianti su vampiri, spiriti, scienziati pazzi e licantropi! »

La donna si portò una mano tra i rossi capelli ben curati, esasperata. Sua figlia abbassó lo sguardo di conseguenza, spegnendo l'entusiasmo iniziale ed estinguendo l'enfasi che avrebbe messo in quel racconto. Storse le labbra, fuoriuscendo dalle lenzuola e dirigendosi verso l'armadio per prepararsi. Poteva sembrare una cosa da niente, ma quel "niente" era bastato per mutare il suo umore. Non era la prima volta che provava una simile sensazione di vuoto, d'incomprensione. Come se si trovasse fuori posto. A fatica represse la voglia di urlare, cosa c'era in lei di tanto sbagliato? Perché la sua stessa madre non voleva ascoltare ciò che aveva da dire? Le sarebbe bastata un po' di attenzione e d'interesse, non voleva che anche lei vedesse il mondo a modo suo.

S'infilò la divisa grigiastra, tirando un lungo sospiro. La giornata era cominciata maluccio, doveva ammetterlo. E sperare in una rischiarita in quella giornata buia era come attendere la pioggia durante la siccità: inutile e deludente. Ma ormai Lydia aveva imparato a non farsi illusioni. Nessuno pareva comprendere il suo piccolo insolito mondo. Certo, un'altra persona persona che possedesse un gusto eccentrico e singolare come il suo era difficile da trovare. Ma da che mondo e mondo, se una persona è realmente interessata a te, non ti ascolta comunque se hai qualcosa da dire? Percy miagolò malinconicamente, quasi avvertisse il malessere della sua padroncina. La corvina si girò verso di lui, regalandogli un sorriso raggiante. Sua madre aveva continuato a parlarle prima di uscire dalla porta e lasciarla sola, regalandole le solite raccomandazioni. Ma la sua voce era apparsa ovattata alle orecchie della giovane, che in quell'istante aveva ben altro per la testa.

« Oh Percy, non preoccuparti per me! »

Cercò di rassicurarlo, avvicinandosi al letto per carezzare la sua testolina nera.

« Me la caverò in qualche modo... Spero. »

Inghiottì nervosamente la propria saliva, lasciandosi chiudere la porta alle spalle. Stette con la schiena premuta contro l'uscio ligneo, esitando leggermente. Lo sguardo perso nel vuoto. Era raro, che Lydia provasse paura o timore, viste le sue preferenze in fatto di lettura, di film, di qualsiasi cosa. Lei ed il genere horror andavano a braccetto dalla tenera età, ci si era sempre trovata bene. Come se fosse nata con questa sua particolarità, che la rendeva diversa, unica, inimitabile.

Figlia delle tenebre.

Ma anche la meno impressionabile delle creature, la più coraggiosa, si sente incerta e prova paura. E nell'ignoto, in ciò che era lei a non comprendere, risiedeva la paura di Lydia.
La paura di un giudizio negativo.

« Di fare colazione ovviamente non se ne parla... »

Si disse tra se, tentando invano di mandare via quel saporaccio amaro che troneggiava nella sua bocca. L'ansia la stava divorando internamente, lentamente, come un serpente che striscia. E lei sperava solo che quell'agonia in cui si apprestava ad entrare sarebbe terminata presto.

-

« Buona giornata, pumpkin! And try to relax! »

Le augurò suo padre, appena mise un piede fuori dalla vettura.

« Papà... »

Lo ammonì sottovoce Lydia, imbarazzatissima, che da quel momento in poi si sentì come se tutti gli sguardi fossero diretti verso di lei. Strinse al petto la cartella, avvertendo le guance pizzicare. Una delle rare volte in cui l'imbarazzo batteva il pallore cadaverico del suo incarnato naturale. L'auto ripartì pochi istanti dopo, sollevando un tremendo polverone e smuovendo la gonnellina scura di Lydia. Si affrettò a rimettersi i capelli in ordine, dando una rapida occhiata alla sua giacchetta. Prima o poi avrebbe aggiunto il suo tocco personale, decisamente. Proprio non ce la faceva, ad essere come tutti gli altri.

« Guarda lì, Aline. »

Sibilò una voce in lontananza, puntando il dito verso Lydia che intanto proseguiva la sua camminata lungo il sentiero che l'avrebbe portata all'ingresso dell'istituto.

« Chi è quel Frankenstein in gonnella? »

Commentò ironicamente, rimanendo nell'ombra. E già nella sua mente cominciavano a ronzare idee poco simpatiche, dettate da un'insolita, mostruosa invidia.

-

La stanza era piuttosto spaziosa. Allora... Perché le pareti sembravano in procinto di volerla inghiottire viva? Si sentiva soffocare, come se l'aria si stesse facendo pesante. Vedeva i muri restringersi sempre di più intorno a lei, come se stesse per essere pressata. Lydia si carezzò distrattamente il braccio, sospirando. Due ore di lezione, e già la sua immaginazione cominciava a giocarle brutti scherzi. Puntò i suoi occhi scuri verso la finestra, posando il capo sulla mano e reggendoselo con essa. Quanto ancora sarebbe durata, quella giornata stancante? Non vedeva l'ora di segregarsi nuovamente in camera sua e farsi abbracciare dalle tenebre. Rivolse lo sguardo intorno a lei, e scoprì ogni singola iride puntata in sua direzione. Questa situazione... La faceva sentire profondamente a disagio.

"Non negarti le gioie della vita, Lydia!"

Le ripeteva incessantemente sua madre, quando la vedeva stravacata nel letto a leggere. La corvina storse le labbra rosse con disappunto, puntando lo sguardo verso il soffitto.

"Se queste sono le gioie di cui parla la mamma, allora preferivo essere morta."

Pensò fra se e se. sbuffando contrariata. In quello stesso istante, suonò la campanella che annunciava la ricreazione e Lydia ringraziò il cielo che quel momento fosse finalmente giunto. Fece per posizionare i quaderni dentro la cartella, per poi dirigersi in qualche angolo buio e sfogliare il suo libro preferito. Ma... Le sue iridi si dilatarono subito dopo, quando nel voltarsi si ritrovò dinnanzi alla figura di una ragazza. Bionda, occhi ghiaccio, truccata e vestita di tutto punto, ben curata e dalla carnagione abbronzata artificialmente, o almeno così sembrava agli occhi di Lydia. Sollevò un sopracciglio, confusa.

« Layla Deets... »

Pronunciò la bionda schifata, fissando da capo a piedi colei che si trovava di fronte.

« Che nome orribile. »

La corvina assunse un'espressione sbigottita. Ma che diamine voleva quella?

« Veramente... È Lydia Deetz. »

Sottolineò, in tono di voce leggermente seccato.

« Ancora peggio! »

Replicò lei con la sua vocetta stridula, portandosi le mani ad incresparsi tra i capelli dorati.

« Con chi ho il piacere di parlare? »

Sforzò un sorrisetto ironico, pronta a ripagarla con la stessa moneta. La bionda si portò teatralmente la mano sulla fronte, per poi scostarsi con un rapito gesto la folta e fluente chioma dietro le spalle.

« Come?! Non conosci il nome che sta sulla bocca di tutti?! Oh, poco informata sul gossip come sulla moda, noto. »

Sibilò, sbattendo ripetutamente le folte ciglia. Agganciò le mani dietro la schiena, sfoggiando un ironico e irritante sorriso.

« Claire Brewster. E' il mio nome, non lo sciupare. Vorrei dire che è un piacere, ma.. »

Roteò gli occhi, con quella finta aria da innocentina tatuata sul viso. Intanto, la testa di Lydia aveva cominciato ad emettere strane vampate di calore. Come se fosse... Una pentola a pressione. Stringeva i pugni, faceva stridere tra loro i denti. E quella vena sulla sua tempia stava pulsando un po' troppo forte. Ciò non prometteva niente di buono.

« Una bugia così grande non riuscirei a reggerla! »

« Beh, la cosa è ampiamente reciproca. »

La ragazza girò la faccia dal lato opposto, enormemente offesa da quel comportamento così arrogante e antipatico. Cominciò ad interrogare sé stessa, chiedendosi quali motivi avevano potuto spingere Claire a comportarsi in quel modo nei suoi riguardi. Eppure, più cercava di scavare a fondo, più non trovava alcun tipo di responso. E mentre era assorta nei suoi pensieri, intenta ad esaminare minuziosamente ogni sua azione compiuta nell'arco della giornata fino a quello stesso istante, quella chioma bionda avanzò un altro passo verso di lei, non soddisfatta.

« Ti serve qualcosa...? »

« Te l'ha mai detto nessuno che assomigli a Mercoledì Adams? »

Lydia emise uno sbuffo, alquanto seccata.

« Sinceramente, potrei anche prenderlo come un complimento. »

« Oh beh, a giudicare dal modo in cui ti conci devono essere quel tipo di donne i tuoi modelli di vita! Non oso immaginare quali espirazioni future tu abbia! »

« Si dice aspirazioni! E mi sorprende che tu abbia azzeccato tutti i verbi! »

« Oh, perché cambi discorso? Parlare del tuo pessimo gusto ti fa così male? »

La sua risata stridula ed eccessivamente acuta fu fatale per i nervi della corvina. Odiava quando qualcuno si permetteva di giudicare il suo modo di essere. In quel periodo, poi, ne aveva le tasche piene di sentire discorsi sulla sua personalità così differente dalle altre. Claire era stata... La goccia che aveva fatto traboccare il vaso. E nonostante stesse tentando di mantenere la calma, non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a farlo.

« Mi spieghi cosa vuoi da me?! Nemmeno ci conosciamo! Devi avere una vita triste per passarla in questo modo... »

« Oh, con che coraggio affermi che la mia vita è triste? Io ho tutto quello che desidero! Sono ricca, popolare, apprezzata e ben voluta da tutti. Mi basta schioccare le dita per avere qualcosa! Chiunque vorrebbe essere come me! »

« Io avrei aggiunto anche modesta e superficiale... »

Aggiunse Lyds sottovoce, incrociando le braccia al petto.

« Ma tu? »

E le puntò un dito contro.

« Tu, con quell'aspetto tetro e cupo, tu con quei vestiti sciatti e scuri, tu che sembri appena uscita da una bara chiusa sopra una torre inghiottita dal buio, come puoi permetterti di giudicare? Guardati, trasudi invidia nei miei confronti da ogni poro! E' talmente palese, e come biasimarti. La tua, di vita, dev'essere triste. Basta guardarti per accorgersene, non si capisce se sei viva o sei morta. Povera cara, quasi mi fai pena, quasi. Chissà quanto devi sentirti sola, Dracula in gonnella. »

Le parole di Claire colpirono nel profondo l'animo di Lydia, al punto da farle avvertire un insolito calore infiammarle il petto proprio all'altezza del cuore. Come se ci avessero conficcato un paletto di legno dentro e avessero spinto con forza. Le sue labbra rosse sangue rimasero dischiuse, stupefatte da come, senza sapere niente di lei, avesse spinto tutti i tasti giusti per ferirla. La sua pazienza era ormai esaurita del tutto, e raramente accadeva una cosa simile. Dopo un attimo di smarrimento, infatti, sentì montare dentro di se tutta la rabbia che aveva tentato invano di reprimere fino a quel momento. Conficcò le lunghe unghie nella sua stessa carne, tremando per via della furia.

« Grrr, you, spoiled child! »

Fuori di sé dalla collera, Lydia sollevò un po' troppo il tono di voce, e l'enfasi che mise nel pronunciare quelle parole si protrasse per tutto il corridoio. Al punto che, appena se ne rese conto, le sue guance cadaveriche assunsero immediatamente colore. Si guardò intorno con fare circospetto, sperando che per mano di qualche miracolo nessuno avesse udito quelle parole. Ma con suo grande rammaricò scoprì tutti gli sguardi puntati su di lei. Un'altra volta.

« *sigh sob sniff* Avete sentito con che tono la novellina si è rivolta a me senza alcun motivo?! Quale oltraggio, quale mancanza di tatto e di pudore! Nemmeno un briciolo di rispetto! »

Ciliegina sulla torta, per completare la scenetta Claire passò per la povera vittima indifesa aggredita dallo zombie. E si, lo zombie in quel caso era Lydia. Tutti accorsero in aiuto della bionda, che nonostante la sua recitazione pessima aveva cominciato a piangere come una fontana per rendere tutto più credibile. Ed ecco che gli sguardi che si erano puntati sulla corvina divennero truci, colmi d'astio e di risentimento. Come se stessero vedendo... Un mostro. Un orribile mostro. In preda al panico e confusa da quella serie di emozioni che stava provando contemporaneamente, la povera Lydia abbandonò la sala il più in fretta possibile. Quell'angolino buio in cui avrebbe voluto rifugiarsi per leggere adesso le sembrava così inadatto per sfuggire a quelli sguardi accusatori, di cui avrebbe tanto voluto liberarsi. La sensazione ancora vivida addosso a lei, come se la sua innocenza fosse stata intaccata. Come se si sentisse sporca. E proprio mentre correva per i corridoi, cercando disperatamente di cacciare indietro le lacrime, una mano si posò sulla sua spalla.

« Lydia Deetz..? »

Esitò un attimo a voltarsi, ancora scossa. Girò lievemente il capo, per poter scrutare con la coda dell'occhio. Dietro di lei era stanziata una ragazza dall'altezza sproporzionata, i lunghi capelli color nocciola fermati da una fascia e due paia di dentoni che difficilmente passavano inosservati. La corvina abbassò lo sguardo, scorgendo al suo fianco una ragazza bassina, con gli occhi nascosti dietro due portentose lenti da vista e dei capelli color carota affusolati. Quest'ultima scosse amichevolmente la mano, regalando a Lydia un sorriso.

« Si...? »

Pronunciò, con voce esitante.

« Mi chiamo Bertha, e lei è Prudence... Ma sai che nessuno aveva mai tenuto testa a Claire in quel modo? »

« Sei stata grandiosa! Io non avrei avuto il coraggio di farlo! »

Pronunciarono, una dopo l'altra, facendo trasparire il loro entusiasmo. Fu allora che la corvina si decise a voltarsi del tutto nella loro direzione. Le squadrò meglio, quasi volesse vedere se fossero sincere o meno. Parevano non avere cattive intenzioni nei suoi riguardi, e per qualche strano motivo Lydia si sentiva leggermente più a suo agio.

« Grazie, emh... Beh, non è che avessi tanta scelta... »

Che dire in questi casi? Ad essere sincera, era un po' imbarazzata. Si carezzò il capo, abbozzando un sorrisetto nervoso.

« Umh, ci chiedevamo... Ti piacerebbe sederti a mensa con noi? »

-

« Com'è andata a scuola, Pumpkin? »

« Poteva andare meglio, papà... »

Dopo quella frase, pronunciata con una velata tristezza, tra i due calò per qualche istante un silenzio tombale.

« Oh, papà, perché non siamo rimasti nella nostra città invece che trasferirci qui?! Non mi sarei sentita così... Fuori posto! »

« Cara.. Non vorrei sembrarti poco delicato, ma non mi sembrava avessi molti amici anche prima che ci trasferissimo..! »

« Si è vero, ma... »

Lydia si carezzò il braccio, assumendo un'espressione malinconica.

« Ci ero nata.. La sentivo più casa mia... »

E' difficile ripartire da capo, ricreare un'intera esistenza in un posto differente da quello in cui hai sempre vissuto. Cambiano le abitudini, le persone, e non sai mai cosa aspettarti. E temi, temi profondamente che ciò che ti attende non sia pronto ad accoglierti. Era così, che Lydia si sentiva costantemente. E non solo da quando si erano trasferiti. Il pezzo scuro di un puzzle colorato, che non combaciava con tutti gli altri. Ma se non poteva unirsi alla massa, anche perché non voleva lei stessa, avrebbe mai trovato un tassello con cui incastrarsi? Qualcuno pronto ad accettarla per quella che era? Emise un sospiro tirato, mentre a suo padre si stringeva il cuore nel vederla così giù di corda. La cosa più tremenda, era che i suoi stessi genitori spesso non si accorgevano di come stesse la loro bambina.

« Lydia, tesoro, sai che non sono un tipo ottimista ma... E' solo il primo giorno! Vedrai che col passare del tempo... »

« Ne dubito, ma grazie dell'incoraggiamento... »

-

Appena ebbe messo piede in casa, Lydia abbandonò la borsa nella sua camera, per poi discendere all'ultimo piano, in cui suo padre le aveva creato una camera oscura per dedicarsi alla sua passione: la fotografia. La giovane era sicura, o almeno sperava, che sviluppare un po' delle sue amate fotografie l'avrebbe tirata su di morale almeno un minimo. Si trovò per cui ad armeggiare con pellicole, rullini e pinzette, pregando il cielo che le foto scattate durante la gita alla grotta fatta nel weekend precedente non fossero uscite troppo scure, o mosse.

"Potrei urlare."

Pensò tra sè, in un fascio di nervi. Certamente il suo umore non era dei migliori. I suoi genitori, preoccupati per lei, si trovavano intanto in cucina a discutere tra loro.

« "Uno dei giorni peggiori della mia vita" ha detto.. »

Commentò Charles Deetz, asciugandosi la fronte.

« Di certo il pessimismo non l'ha preso da me! »

Colse la palla al balzo Delia, rimproverando il marito come se fosse colpa sua.

« Cara, per favore, sto cercando di rilassarmi! »

Rispose lui, esasperato. Ma la moglie già aveva rivolto lo sguardo verso la porta che conduceva al "nascondiglio" della sua figliola. L'espressione pensierosa e affranta.

« Dici che possiamo fare qualcosa per lei...? »

« Ah, perché non andiamo alle terme?! O ad un centro benessere! Magari così si rilassa! »

« O potrei arredarle di nuovo la stanza! I mobili scuri che ha scelto non mi convincono molto.. Forse condizionano il suo umore, povera cara! »

E questo era solo uno dei classici esempi di come i Deetz non comprendessero e non conoscessero poi tanto la loro stessa figlia. Ma come ogni bravo genitore erano fortemente in pensiero per l'umore di Lydia, e infondo stavano solamente cercando di fare qualcosa per tirarla su. Peccato che le loro idee sarebbero servite unicamente a peggiorare la situazione. In quello stesso istante, la voce della ragazza si elevò in un grido, proveniente dai sotterranei.

« LYDIA! »

Urlarono all'unisono i Deetz, mentre Delia si era già precipitata giù per le scale. Nella camera oscura illuminata di rosso, scorse la sua piccola perfettamente dritta al centro della stanza, che la salutava con un sorrisetto nervoso.

« Tesoro, va tutto bene?! »

Affermò esasperata, mentre Lydia s'impegnava a tenere le mani dietro la schiena.

« Io, emh... »

Provò a dire, cercando palesemente una scusa da usare.

« ...Ho solo visto un topo! »

Delia inarcò lo sguardo, poco convinta.

« Lydia Joice Deetz, tu sai perfettamente quante volte da bambina ti ho rimproverato perché giocavi coi topi! Non puoi esserti spaventata per un roditore di cui non hai mai avuto paura! »

In uno dei suoi pochi istanti di furbizia, che avvenivano sempre nel momento meno opportuno, sua madre cominciò a sospettare che Lydia le stesse nascondendo qualcosa. La corvina inghiottì nervosamente la propria saliva, cercando di pensare ad una scusa migliore il più in fretta possibile.

« Dimmi la verità, avanti! »

« Mamma, va tutto bene! Mi sono... »

Tolse la mano da dietro la schiena, esibendo quella goccia di sangue che troneggiava sul dito indice.

« ...Solo tagliata con la carta! »

« Aaah, perché non l'hai detto prima?! Bisogna medicarlo subito! Potrebbe fare infezione, e..! »

Sopraggiunse Charles da dietro la schiena della moglie. Ma Lydia scosse il capo in segno di disapprovazione.

« Nah, è solo in graffietto! Ci metto un cerotto e posso continuare a lavorare! »

Esibì un sorrisetto innocente, mentre sua madre incrociava le braccia al petto.

« Ah, certo che faresti di tutto per rimanere qui sotto costantemente! Va bene tesoro, va bene. Ma fa più attenzione! »

Pronunciò salendo le scale, per poi chiudersi la porta alle spalle.

"Tre... Due... Uno..."

« And smile, Lydia, smiiiiiiile!~ »

Sopraggiunse nuovamente, per poi andarsene in definitiva. La ragazza non riuscì a trattenere una risata. Loro non conoscevano così bene lei, ma lei conosceva così bene loro. Ma ora aveva cose più importanti di cui occuparsi. Tirò fuori da dietro la schiena una delle sue fotografie, fissandola meglio. Possibile che avesse preso un abbaglio? Che lo avesse solo immaginato? Invece no. Quando riposizionò i suoi occhi scuri sull'immagine, ciò che l'aveva fatta urlare era ancora lì. Sentì l'adrenalina montarle su per il corpo, facendola fremere dalla gioia. Quando aveva tentato di fotografare la sua stanza al buio, per vedere che effetto facesse illuminata dal flash della macchina, non si era accorta di un dettaglio particolare. Sulla parete si era creata un'ombra, che sarebbe potuta essere di qualsiasi mobile presente all'interno della camera. Ma quest'ombra aveva una particolarità interessante: oltre ad avere forme vagamente umane... Era a strisce bianche e nere.

« Strange.. »

Commentò Lydia, rigirandosela tra le mani e non riuscendo a smettere di fissarla. Nei suoi occhi si era acceso un insolito bagliore. Quella foto, forse poteva essere la svolta per quell'orribile giornata scura.

« Che ci sia... Un fantasma in casa? »

-

Quella notte, la corvina non riuscì a chiudere occhio. Più si rigirava nel letto, più si ripeteva che l'indomani sarebbe dovuta tornare "all'inferno", più nella sua mente tornava l'immagine di quella fotografia sospetta. Fece scorrere lo sguardo nel buio, che fosse lì? Che la stesse osservando? Il suo cuore cominciò a battere più forte a quel pensiero. L'emozione non riusciva a farla dormire. Un fantasma, un vero fantasma! Realizzando che non avrebbe fatto che pensare a quello per tuta la notte, Lydia accese la luce. Cosa poteva fare, per calmarsi? Era troppo eccitata all'idea che quella strana presenza potesse aggirarsi per la sua stanza. Si tolse le coperte, correndo esattamente al centro della camera.

« Sei qui? Puoi sentirmi? »

Proferì con voce poco convinta.

« Voglio conoscerti! »

Ma niente, nessuna risposta. Cominciò a pensare che forse quella fotografia era solo una coincidenza, un fatto spiegabile, e che la sua mente avrebbe macchinato di tutto pur di farla evadere da quella triste e monotona realtà che si apprestava ad affrontare tutti i giorni. Lydia abbassò lo sguardo, affranta. Non sapeva cosa farsene, con tutta quell'adrenalina che le scorreva in corpo. Saltare, correre, urlare... Pur volendo sfogarsi in qualche modo, cosa si può fare alle due del mattino?

« Forse dovrei leggere un p--! »

Prima di terminare la frase, inciampò rovinosamente su una mattonella rialzata. Si portò le mani sul capo, mugolando lamentosamente. Eh no, quella non era certo la sua giornata.

« Accidenti... »

Sbuffò seccata, sollevando la mattonella per poterla risistemare correttamente.

« E pensare che papà aveva detto di aver controllato....! »

Interruppe la frase, e per poco la mattonella non le scivolò dalle mani per lo stupore. Sotto di essa, sporco di terra ed invaso dagli insetti, era presente un manoscritto che aveva tutta l'aria di essere vecchio di secoli. Estasiata, Lydia poggiò la mattonella sulle altre, sollevandolo senza nessuna esitazione. Rimosse lo strato di sporcizia, accorgendosi che quel libro era umido al tatto. Una volta che riuscì a rendere la copertina visibile, si accinse a leggere il titolo. "La leggenda di Neitherworld". Gli occhi scuri di Lydia presero a brillare per l'emozione. Strinse quel sudicio libro al petto, forse aveva ancora una possibilità.

« Questa mi sembra una lettura più che adatta. »



-Angolo dell'autrice.-

Salve gente! Ci tenevo a precisare alcune cose. Innanzitutto chiedo scusa per la lunghezza della fan fiction, inizialmente doveva essere una one-shot di una sola pagina ma... Mi ha preso talmente tanto che sono stata costretta a dividerla in capitoli. Di recente mi è passato per la mente questo cartone animato, tratto dal capolavoro di Tim Burton risalente al 1988 dal titolo "Beetlejuice: spiritello porcello."

Ricercando alcune delle puntate, che sto vedendo tutt'ora in inglese, mi sono accorta di quanto questa serie animata sia fantastica e geniale, e come per tutte le cose che mi piacciono sono diventata un'inguaribile fissata! Il cartone è qualcosa che si distacca completamente dal film, presentando alcune differenze:

-Innanzitutto, è reso più soft, essendo per bambini.

- Nella serie animata, Lydia e Beetlejuice sono grandi amici.

E tante altre cose che sarebbe inutile elencare. A questo punto, poiché nella serie non viene reso noto come Lydia e Beetlejuice fanno conoscenza, ho deciso di scriverci una fan fiction sopra io. Tutto quello che state per leggere è quindi si collegato al cartone, ma deriva dalla mia pura ed eccessiva immaginazione. Ho voluto dare una sorta di intro a qualcosa per me importante, che ha rappresentato la mia infanzia. Ultimo, ma non meno importante, ciò che state per leggere presenta alcune affermazioni scritte in inglese, prettamente nei dialoghi, in quanto, seguendo il cartone in inglese, ritenevo suonassero meglio che in italiano. E per chi se lo chiedesse si, shippo Lydia e Beetlejuice insieme, quindi se vedrete delle parti soft tra loro mea culpa-- *fugg*

Beh, spero vi piaccia, mi ci sono impegnata tantissimo.

Buona lettura!

-Claudia.

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Capitolo 2
*** - I'm the ghost with the most. - ***


Immersa nuovamente nell'oscurità della stanza, Lydia prese a sfogliare quell'insolito libro, facendosi luce con la torcia. Dalle pagine e dal modo in cui era scritto si poteva intuire che fosse parecchio vecchiotto. Per di più emanava una fragranza maleodorante, era ancora leggermente sporco e di tanto in tanto, tra una pagina e l'altra, la corvina scopriva i più svariati tipi d'insetti, morti e vivi che fossero. Ma ciò non le importava, non le importava affatto. Era troppo felice di poter stringere tra le mani un oggetto così prezioso ed interessante. Qualcosa che rispecchiava perfettamente i suoi tetri gusti.

"Tanto tempo fa, quando non ero nemmeno nei pensieri dei miei genitori, esisteva un portale che collegava il mondo dei vivi a quello dei morti. Mostri, fantasmi ed esseri umani vivevano in completa armonia, condividendo lo stesso terreno senza problemi. Le cose parvero funzionare per diversi secoli, fino a quando, nella notte del 31 Ottobre, gli spiriti reclamarono la loro indipendenza dagli umani, cominciando a spargere il caos nel loro mondo. Fu allora che lo stregone celtico Tuedegar Juice raccolse tutte le sue forze magiche per mettere in atto l'incantesimo che li avrebbe salvati tutti: egli divise il mondo dei vivi da quello dei morti creando Neitherworld, un posto in cui spettri e mostri potevano creare scompiglio a loro piacimento senza che nessuno potesse protestare. Umani e mostri sarebbero rimasti divisi per tutta la vita, ad eccezione del 31 di ottobre di ogni anno, unico giorno in cui avrebbero avuto occasione per ricongiungersi. Le porte di Neitherworld vennero sigillate, e sia ad umani che mostri fu severamente vietato entrare li uni nei mondi degli altri. Purtoppo però con quella mossa Tuedegar diede prova dei suoi poteri. Venne condannato al rogo per stregoneria e bruciato vivo davanti alla folla. I suoi parenti vennero esiliati per timore che seguissero le orme del loro antenato. Nessuno di loro fu in grado di distinguere chi fosse il vero nemico. La leggenda si trmandó alle generazioni future. I Juice vennero evitati come la peste per decenni, ma un giorno un loro successore, indignato per il trattamento avuto in passato nei confronti di Tuedegard, osò sfidare le antiche leggi, penetrando a Neitherworld grazie alle formule ereditate dallo stregone. Pagò con la sua stessa vita quell'affronto, perdendo la testa sul patibolo. Prima di esalare l'ultimo respiro, egli lanciò suglo umani una tremenda maledizione.

"Badate bene, non finisce qui! Vi maledico tutti in nome di Tuedegard! Il mio fantasma tornerà dall'oltretomba per darvi il tormento come nei secoli passati accadeva coi mostri! Un giorno uno stolto pronuncierà la formula e mi risveglierà dal sonno eterno! Il mio nome, chiamatelo tre volte ed io compariró!"

Furono queste le sue ultime parole. Da allora, nessuno osò mai pronunciare quel nome per timore che quelle parole fossero vere. Un nome che si perse nel tempo, ma che io conosco bene. E se quanto ho previsto è esatto, sarai tu a risvegliarlo. Sarai all'altezza della situazione? Spero di aver riposto le mie volontà nella persona giusta.

-Tuedgard Juice."

« Accidenti! »

Commentò Lydia esaltata al termine della lettura.

« Ma é...Ma é strepitoso! Se tutto ciò fosse vero, allora...! »

Voltò la pagina, sperando vivamente di trovare ciò che pensava. Non di era sentita così entusiasta nemmeno quando era riuscita a fotografare uba tarantola da vicino. Se non fosse stata notte fonda, avrebbe gridato di gioia. Il fato le stava offrendo una possibilità per riscattarsi, e lei non aveva alcuna intenzione di sprecarla. La curiosità dell'ignoto la stava lentamente divorando dall'interno, famelica ed inarrestabile. E anche se la sua parte razionale le suggeriva di non farlo, c'era qualcosa dentro di lei che spingeva dall'interno con forza. Una vocina suadente ed invitante, malvagia tentatrice.

"Fallo, Lydia, fallo!"

E cadde in tentazione, puntando gli occhi sulla pagina successiva.

"Qui di seguito è riportata la formula per entrare a Neitherworld e risvegliare il mio successore. Tutto ciò deve avvenite in un posto buio, con un'unica luce a brillare nell'oscurità. Quella luce sei tu, presto ti sarà chiaro il perché. Se non ti senti all'altezza, per favore, brucia il libro onde evitare che finisca nelle mani sbagliate. 
Confido in te.

-Tuedgar Juice."

Lydia non ebbe alcun tipo di ripensamento. Si aggiró nel buio della stanza, raggiungendo il tavolino che aveva riposto al centro. Girando la rotella, accese la lampada ad olio e il suo volto pallido venne illuminato da quella luce fioca. Non una delle sue cellule tremava di paura, ma anzi, fremeva di esitazione. L'unico suo timore era che quelle parole fossero solo un mero scherzo. Prese un respiro profondo, concentrandosi. Diede un'ultima occhiata al libro, per assicurarsi di aver letto bene e di ricordarsi perfettamente le parole della formula.
E...

"Though I know I should be wary, 
Still I venture someplace scary. Ghostly hauntings I turn loose. Beetlejuice, 
Beetlejuice, 
BEETLEJUICE!"

L'enfasi con cui pronunciò quei versi fu tanta e sentita, al punto che la ragazza temette di aver definitivamente svegliato i suoi genitori. Eppure, mentre quei vocaboli si estinguevano tra le pareti della stanza, calò un silenzio tombale. Silenzio che si protrasse per alcuni istanti, che a Lydia parvero un'infinità. Ad un certo punto abbassò perfino il capo, scoraggiata, avvertendo la speranza scappare via dal suo corpo.

« Avrei dovuto aspettarmelo. Era troppo bello per essere...! »

In quello stesso istante, un fulmine squarció il cielo in due con la sua luce abbagliante, facendo sussultare Lydia col suo rombo. La finestra si spalancó ferocemente, sbattendo le ante contro il muro. All'interno della stanza penetrò un forte vento gelido, e la giovane non credette ai suoi occhi quando le pareti ed i mobili della camera cominciarono a venire risucchiate chissà per mezzo di quale forza, un po' come accade coi buchi neri. Rimaneva a fissare quanto stava accadendo con gli occhi sbarrati, stupefatta, senza parole. Nel giro di pochi istanti, la sua stanza era scomparsa, lasciando spazio ad una tetra sala più ampia, adornata di mattoni come le vecchie torri medievali. Della sua stanza era rimasta unicamente la tovaglia azzurrina in fantasia ragnatela del tavolino, che volando magicamente raggiunse Lyds, avvolgendola come fosse un vestito. Alcune travi si stanziarono sul soffitto, mentre alle sue spalle cominciava ad estendersi una lunga rampa di scale, che conduceva ad una strana porticina. Uno stormo di pipistrelli squittenti attraversó la sala dall'alto, e senza apparente motivo il vestito di Lydia si coloró di un rosso spento. Lei pareva essersi improvvisamente dimenticata come si facesse ad emettere suoni servendosi delle corde vocali. Si pizzicó perfino il braccio, per aiutarsi a credere che quanto stava accadendo fosse reale e non l'ennesimo sogno frutto della sua mente perversa. Aveva funzionato davvero...? Aveva funzionato davvero! Trattenne a stento un grido di gioia, perdendosi ad ammirare le meravigliose vesti in cui si trovava avvolta. I suoi occhi erano come fanali, per quanto brillavano di luce propria. Il suo cuore non cessava di battere forte come un tamburo, tanta era l'emozione che stava provando. Si guardò freneticamente intorno ancora una volta, quasi volesse stamparsi bene in testa l'immagine di ciò che si stava presentando dinnanzi ai suoi occhi. Oh, perché non aveva portato la macchina fotografica! Si ammonì mentalmente, quando il suo sguardo si posò su quella porticina. Ora comprendeva come doveva essersi sentita Alice prima di penetrare nel paese delle meraviglie. Ma proprio quando stava per muovere un passo verso la scalinata, seguendo la vocina che scalpitava nella sua testa, un'agghiacciante risata ruppe quel piatto silenzio. Acuta, decisa, isterica e spaventosa, intrisa di follia. Una risata del genere non l'aveva mai udita nemmeno nel migliore dei film horror che aveva visto (e lei ne aveva visti tanti...). I fulmini tornarono a rombare più forti di prima all'esterno, illuminando ad intermittenza il salone. Lydia fece un passo indietro, cercando d'individuare ad orecchie ben tese da dove fosse arrivato quel riso raggelante. Non provava timore, bensì tanta voglia di posare i suoi occhi su di lui. E fu lui stesso ad accontentarla, poiché ancora ridendo comparve a mezz'aria in una nuvola di fumo, avvolto dalla nebbia, illuminato dalle incessanti luci della tempesta. Fluttuava sopra la sua testa e ancora rideva, rideva a squarciagola, soddisfatto e impaziente. Un elegante quanto bizzarro abito a strisce bianche e nere, che contornava una rosea camicia sopra la quale era posizionata una cravatta scura. Pelle cadaverica, bianca come il latte, un po' sudicia in alcuni punti. Capelli stopposi e intrisi di forfora, mediamente lunghi, di un biondo pallido e spento. Le dita contornate ciascuna per un tratto di rosso, i denti storti e verdastri che parevano un nido di scarafaggi, occhi gialli come fanali circondati da violacee occhiaie profonde. E un caratteristico, orribile, maleodorante odore di marcio e defunto.

« IT'S SHOOOOWTIMEEEE! »

Proferì esultante, con quella voce decisa, graffiante, profonda. Lo sguardo di Lydia si attaccò a quella figura come fosse attirata da una calamita. Le sue labbra rosse come il sangue spalancate per lo stupore. Non riuscuva a credere ai suoi scurissimi occhi. Tutto ció era impossibile!

« SAPEVO... LO SAPEVO CHE QUESTO GIORNO SAREBBE GIUNTO! ME LO SENTIVO NELLE OSSA! ALLORA, CHI È LO STOLTO CHE HA OSATO RICHIAMARMI DAL MONDO DEI MORTI?! »

Proferì il fantasma in tono esaltato e fremente, volteggiando più volte su se stesso quasi non riuscisse a stare fermo. Cominciò a guardarsi intorno alla ricerca del colpevole sopra citato. Lydia, dal canto suo, sollevò il braccio tremante, puntandogli un dito contro.

« Tu sei...Tu sei...! »

« I'M THE GHOST WITH THE MOST!! »

Urlò lui a gran voce, sollevando le braccia al cielo. Quei vocaboli rimbombarono per l'intera stanza, sbattendo contro le pareti, quasi vi fosse l'eco. Pareva che ad ogni parola proferita dallo spettro, i fulmini squarciassero il cielo, per illuminare la sua tetra figura e rendere il tutto più raccapricciante e spaventoso. Certo che per essere un morto era... Pieno di vita!

« BEETLEJUICE! »

Proferì Lydia ad alta voce, non riuscendo più a trattenere l'entusiasmo. Sentirsi chiamare per nome sorprese enormemente il fantasma, al punto da renderlo perplesso per qualche istante. Scosse ripetutamente il capo, e dopo essere sparito con uno schiocco di dita, apparve senza preavviso dinnanzi agli occhi della corvina, che sussultò sbigottita.

« Wohwoh, occhio! Devi fare attenzione con quel nome! Se lo pronunci tre volte--! Aspetta un attimo. »

S'interruppe tutto ad un tratto, quasi avesse realizzato improvvisamente di trovarsi dinnanzi a colei che aveva interrotto nuovamente le distanze tra il suo mondo e il suo. Rimase ancora più spiazzato, nel rendersi conto che l'artefice di quanto accaduto fosse una ragazzina. La fissò intensamente, quasi non credesse ai propri occhi. Lo lasciò alquanto perplesso soprattutto il fatto che quella giovane sembrasse quasi l'anello mancante tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La pelle così spenta e pallida, la malinconia negli occhi e quel non so ché di macabro e gotico che emanava la sua aura. Tuttavia, il suo dolce sguardo suggeriva purezza, quel viso traspariva innocenza e il calore corporeo che l'avvolgeva era la prova che il suo cuore batteva ancora, pur lasciandolo ancora immerso nel dubbio. Lei lo fissava a sua volta, incessantemente, con quelle iridi scure ed intense. Pareva una bambina in un negozio di caramelle.

« ....Una ragazzina?! »

Proferì ancora incredulo, fluttuando in aria cominciando a girarle intorno ossessivamente.

« A risvegliarmi è stata... Una ragazzina?! »

Si ripeté fra sé e sé, quasi non riuscisse a crederci. Il trasporto e l'entusiasmo con cui pronunciava quelle parole era certamente esagerato, ma esprimeva concretamente quanto fosse sconcertato da ciò che i suoi occhi stavano vedendo. Le arrivò ad un palmo di naso ed inspirò fortemente, avvertendo il profumo naturale della sua pelle. Per Lydia non fu altrettanto piacevole, in quanto Mr. Juice non emanava esattamente un odore buono quanto il suo, e la sua faccia disgustata lo suggeriva. Trattenne il respiro, mentre compostamente allacciava le mani dietro la schiena. Si sentiva come dal dottore, però meno a disagio, stranamente.

« Non credo ai miei occhi! »

Ed uno di essi gli uscì dalle orbite, penetrando nell'orecchio di Lydia ed uscendo dalla parte opposta.

« Sei sicura di essere viva?! Sei reale o sto sognando?! Forse ho mangiato troppi scarafaggi ieri notte.. »

« Scarafaggi...? »

Proferì la ragazza disgustata, esibendo una smorfia. L'occhio dello spettro tornò al suo posto, mentre egli tornava a fluttuare dinnanzi a lei, leggermente più in alto da costringerla a sollevare il capo per osservarlo.

« Mi cascano le braccia!!! »

E le sue braccia si staccarono letteralmente dal corpo, cascando a terra. Ciliegina sulla torta, la sua testa si staccò dal corpo e prese a girare vorticosamente in senso orario. Quando tornò a posizionare sul suo capo, niente, Lydia era ancora lì. Certamente quello non era un sogno, ma Beetlejuice non seppe dire se si sentisse più sollevato o spaventato da ciò. Quella ragazza... Era completamente a suo agio. O era dotata di un enorme dose di sangue freddo, o era sul serio morta anche lei. Non solo pareva non essere turbata da quanto avesse visto, ma... Pareva addirittura divertirsi! La corvina infatti non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere sinceramente, mentre il fantasma tentava di riattaccare i suoi pezzi mancanti. Sollevò un sopracciglio, sconcertato. Si era appena levato un occhio, gli erano cascate le braccia e la sua testa si era staccata dal collo e aveva preso a girare! Come poteva ridere?! Prendendola come una sfida, Beetlejuice concentrò tutti i suoi poteri in una volta, e tentò di mettere in atto i trucchi più spaventosi che conoscesse. E lui, in questo, era un grandissimo esperto. Ma nemmeno sommandoli tutti assieme, parve ottenere come risultato il terrore di quella giovane. La quale, dal canto suo, fissava ogni suo singolo movimento con gli occhi che brillavano, quasi ammirata. Tutto ciò non era normale!! Era contro natura!

« Non hai paura di me...? »

Chiese con esitazione, corrugando la fronte. Lei ancora rideva, con quella sua risata innocente e cristallina. Udirla faceva vibrare qualcosa in quell'animo maleodorante e spento, come se tacitamente stesse ricordando allo spettro che nel suo petto possedesse un cuore, anche se non batteva più. Ma lui non era certo il tipo da far caso a certe cose, al contrario. Lydia si asciugò una lacrima, interrompendo la sua risata ilare. Non riusciva a prenderlo sul serio.

« Sei... Così buffo! »

« BUFFO?! »

E gli cadde la mascella a terra, /letteralmente/. La ragazza tentò di frenare la sua voglia di ridacchiare.

« Mi hanno detto che ero spaventoso, irritante, indisponente, mostruoso, orripilante... »

Cominciò a tenere il conto con le dita, e più aggiungeva un aggettivo nuovo, più dita spuntavano sulla sua mano. Sollevò poi le braccia all'aria, esasperato.

« Ma MAI che ero buffo! Ora, sei tu che sei frutto della mia immaginazione o sono io che sto perdendo colpi?! »

E mentre pronunciava quelle parole, si avvicinava sempre di più a Lydia, quasi con fare minaccioso. Era a dir poco shoccato dalle reazioni della ragazza, al punto da cominciare a pensare che quello non potesse essere altri che un sogno. La corvina lo fissò incessantemente, quasi volesse memorizzare ogni piccolo particolare del suo aspetto, più concentrata sull'osservarlo che sull'udire le sue parole. Non resistette alla tentazione di posare una mano sulla sua guancia, creando tra loro il primo contatto fisico. Puntò gli occhi sui suoi, tatuandosi sul viso un'espressione sorpresa.

« Sei freddo... »

Intonò la ragazza quasi sussurrando, carezzando la sua pallida pelle. Per un attimo i lineamenti minacciosi e sconcertati dello spettro si addolcirono per mano di quel gesto innocente. La mano di Lydia era calda, rovente, la prova definitiva del fatto che fosse viva. Beetlejuice non ricordava affatto l'ultima volta che qualcuno l'aveva toccato in maniera tanto impulsiva e docile, senza provare il minimo timore. Ancora avvertì quella strana sensazione, come se qualcosa stesse strisciando, smuovendosi dentro di lui. Tra i due calò un silenzio tombale, e per qualche istante i due non fecero che sostenere lo sguardo altrui a vicenda, mentre il fantasma si lasciava travolgere da quel gesto così puro ed innocente. Ed è quando avvertì la sua stessa guancia pizzicare, cosa insolita per chi non è più in vita, che corrugò nuovamente la fronte portando le braccia al petto, fingendo che non fosse successo niente.

« Certo, sono morto! »

Commentò ironicamente, sottolineando col suo tono di voce sarcastico quanto la cosa fosse ovvia. Lydia posò la testa sul suo petto, facendolo sussultare. Lui, che sussultava?! Quand'era accaduto che la situazione si fosse ribaltata in quel modo? Sarebbe dovuto essere lui a far provare timore a lei, non viceversa! Ed invece ciò che stava provando in quel momento Beetlejuice era proprio paura. La paura dell'ignoto, delle azioni imprevedibili di quella ragazzina curiosa. Non era abituato al contatto fisico... E lei era decisamente troppo vicina.

« Sei morto davvero? »

« Ragazzina, mi hai visto?! Cado letteralmente a pezzi e puzzo di marcio, certo che sono morto! »

Sbuffò, roteando le iridi.

« Allora perché ho sentito i battiti del tuo cuore? »

« . . . »

Meccanicamente, si portò una mano al petto per verificare la veridicità di quelle parole. Lo sentì rialzarsi sotto il suo palmo, e l'espressione che fece fu impagabile. Sorpresa, sconcertata, incredula, e a tratti furente! Lydia ridacchiò fra se ancora una volta.

« ...Dammi un secondo. »

Con uno scatto, le diede le spalle prontamente. Si infilò una mano nella giacca, estraendo il proprio organo fondamentale, fissandolo con cattiveria. Quest'ultimo, stranamente dotato di occhi e bocca. abbassò lo sguardo impaurito.

« Che diamine stai facendo?! Tu non dovresti battere! Io sono MORTO! Deceduto, defunto, estinto, trapassato, spirato, passato a miglior vita! Quindi stai lì e marcisci! »

Lo ammonì a voce bassa e minacciosa, tentando di non farsi sentire dalla corvina.

« M-ma quella... Quella ragazzina..! »

Provò a giustificarsi invano il cuore, tentando di spiegare al suo stesso padrone che l'animo di Lydia ed i suoi dolci gesti, volente o nolente, lo stavano colpendo talmente nel profondo da fargli tornare perfino a palpitare il cuore! Ma lo spettro digrignò i denti marci, ringhiandogli contro.

« Quella ragazzina cosa?! Tu sei il cuore, non il cervello! Ora smettila di agitarti e torna a non-funzionare! »

E lo rimise al proprio posto, intenzionato a non sentire più alcun tipo di discorso inutile. Ma quando tornò a voltarsi verso Lydia... Era scomparsa in una nuvola di fumo. Di lei era rimasta unicamente la sagoma. Furbamente, difatti, la giovane aveva pensato bene di approfittare di quell'istante di distrazione per recarsi sulla rampa di scale. E quando Beetlejuice se ne rese conto, si portò le mani ad incresparsi tra i capelli stopposi.

« FERMATI! Hai idea di cosa succede se tu...! »

Lo spettro si sigillò la bocca da se, scuotendo la testa. Per un attimo aveva fatto parlare la sua coscienza, dimenticandosi per quale motivo si trovassero in quella situazione. Lui meglio di chiunque sapeva che Lydia non poteva entrare nel mondo dei morti. Ma.. Perché dirglielo? Sarebbe stato divertente creare il caos più totale in città. Un sorrisetto diabolico si accese sul viso del fantasma. Poteva usare quella situazione a suo vantaggio, per rompere la monotonia in cui il suo spirito era avvolto da decenni ormai. E i soliti scherzi non lo divertivano più, aveva bisogno di qualcosa all'altezza del nome "the ghost with the most"! E quella ragazzina capitava a fagiolo, nonostante avesse programmato altri piani per quel giorno. Era da quando aveva perso la testa sul patibolo, che meditava vendetta nei confronti dei viventi. Se le avesse lasciato oltrepassare quella porta, approfittando dell'occasione per intrufolarsi nel mondo degli umani avrebbe potuto portare a termine la sua rivincita. Puntò lo sguardo verso la porta che avrebbe condotto a casa di Lydia. Aveva aspettato quel giorno per così tanto tempo, e allora... Perché in quel momento esitava? Si carezzò il braccio, addolcendo l'espressione sul suo viso. Non era... Convinto di ciò che stava per fare come credeva di essere. Passò gli occhi alle sue spalle, scoprendo Lydia in procinto di attraversare la porta. Era come se sentisse dentro di se che c'era qualcos'altro da fare, prima di questo. E purtroppo per lui quando non era pienamente convinto di ciò che stava per fare, quando esitava, quando non agiva d'impulso, allora anche i suoi scherzi ne risentivano. Roteò gli occhi sbuffando, e maledisse la propria mente.

« Che c'è?! »

Si animò quest'ultima, aprendosi come se avesse una cerniera.

« Io non c'entro niente! »

« Aaaah, dannazione. »

Rassegnato e succube di se stesso e di quel lato tenero che ancora possedeva, Beetlejuice fluttuò in direzione della corvina, raggiungendola. Attraversarono la porta insieme, senza che la ragazza se ne rendesse conto. E non si accorse della sua presenza nemmeno una volta finiti dall'altra parte, poiché rimase totalmente ammaliata dallo spettacolo che si protrasse dinnanzi ai suoi occhi. Quel posto era completamente assurdo, ogni cosa presente era sottosopra e fuori posto, come fosse una grande caricatura del mondo che lei conosceva bene. Una specie di parodia, più macabra e tetra. Lydia congiunse le mani, stupefatta. Nemmeno nelle sue fantasie più sfrenate avrebbe avuto l'occasione di visitare un posto del genere.

« Benvenuta a Neitherworld! Dove i morti passeggiano per strada e le cose strambe sono la normalità!  »

Intonò lo spettro in modo solenne, posando senza preavviso una mano sulla spalla di Lydia. Anche stavolta, la reazione della ragazza lo lasciò di sasso. Più che Neitherworld, era lei a trovare assurda.

« E' bellissimo... »

Commentò in modo melenso la ragazza, che si sentiva sempre di più come Alice in Wonderland. Beetlejuice le si stanziò dinnanzi, contrapponendosi tra lei ed il panorama.

« Ragazzina! »

Esclamò, shoccato. Lei storse il labbro in segno di disapprovazione.

« Lydia! Mi chiamo Lydia! Lydia Joice Deetz! »

« Come ti pare, Lydia Joice Deetz. Sei sicura di aver tutte le rotelle apposto?! »

Si aprì il capo, quasi stesse sgusciando una scatoletta di tonno, e da esso zampillarono fuori ingranaggi e congegni dalle svariate forme. Lydia scoppiò in una grossa risata.

« Oh, Beetlejuice... Io non potrei mai avere paura di te! »

« Cosa?! Perché mai! Io sono il migliore, ricordi?! The ghost with the most!! »

Sbottò offeso, posandole entrambe le mani sulle spalle e scuotendola con poca grazia. Ma la corvina avvolse le dita attorno alle sue braccia.

« Perché io amo le cose tetre e spaventose! »

Esclamò entusiasta, sollevando le braccia al cielo. Come da copione, lo spettro rimase spiazzato da quelle parole per l'ennesima volta. Quella ragazza aveva la capacità di risvegliare una parte di lui che credeva assopita, morta e sepolta insieme al suo corpo. Non sapeva se fosse la scelta giusta, ma... Decise temporaneamente di assecondare quella sensazione di benessere che non provava da tempo. Subito dopo esibì un sorrisetto furbo, mostrando i suoi denti marci.

« ...Quindi ami me! »

Commentò soddisfatto, sdraiandosi in aria e fissandosi le dita. Lydia ridacchiò fra se per quell'affermazione.

« Avrei dovuto portare la macchina fotografica... »

« Eh, è raro vedere modelli del genere.. »

Lo spettro si leccò la mano, passandosela tra i capelli e creando una bizzarra acconciatura alla Elvis Presley. La risata della giovane si fece più intensa, per poi svanire tutto ad un tratto.

« Senti... Avrei un po' di domande da farti. »

Beetlejuice sollevò un sopracciglio, perplesso. Davvero a quella ragazza incuriosivano cose del genere? O forse l'unica cosa che gli pareva strana era che qualcuno potesse essere interessato a lui? E pensare che avrebbe dovuto tenerla lontana, per ovvie ragioni. Eppure... C'era tutto il tempo per pensare al dovere. Abbozzò un sorrisetto, riposizionando i piedi per terra, e avvolse le spalle di Lydia col suo braccio.

« Tutto quello che vuoi, babes. Tanto Naitherworld è grande e ci vuole un po' per girarla tutta. »

-

« Perché non posso dire il tuo nome tre volte? »

« Dipende dal momento. Se lo fai ora, torni nel tuo mondo. Se lo farai quando sarai di nuovi lì, io compariró. Se reciti anche la filastrocca, entri a Neitherworld. »

Lydia si appuntó le sue parole sul taccuino, mentre lo spettro la fissava con n sopracciglio sollevato. Da dove lo aveva tirato fuori quel taccuino? Si era portata quello e non la macchina fotografica?
....
Ehi, è un cartone animato! Che vi aspettavate?

« Perché dici di essere "the ghost with the most"? »

Beetlejuice allargò le labbra in un fetido sorriso, portandosi le braccia dietro la nuca. Una domanda del genere meritava una degna risposta, eppure per quanto potesse pavoneggiarsi non sapeva realmente cosa fosse questo "qualcosa in più" che affermava di avere. In cuor suo, sperava un giorno di riuscire a trovarlo davvero. Ma in attesa di ciò poteva sempre fare un po' di scena, no?

« Perché è sempre stato così! Oh insomma, guardami! Ci sono nato-! Anzi.. Ci sono morto! »

E si portò teatralmente un fiore -sbucato da chissà dove- al petto, cadendo moggiamente ai piedi di Lydia. La ragazza scoppiò a ridere nuovamente, divertita. Come potevano venirgli certe idee? Era a dir poco geniale!

« Ok, tocca a me. »

« Non pensavo volessi chiedermi qualcosa! »

« È a puro scopo personale! Allora, pupa, non c'è proprio niente che ti fa paura? »

La ragazza abbozzò un sorrisetto, mentre lo spettro le avvolgeva le spalle con il suo braccio. Era proprio diventato il suo chiodo fisso, e la cosa la divertiva ampiamente. Era grazie a questo che era riuscita ad attirare la sua attenzione! I due si scambiarono uno sguardo d'intesa per qualche secondo, poi Lydia diresse gli occhi verso l'alto, facendosi pensierosa.

« Mmmh...Quando mia madre mi ridecora la stanza. »

E fece una smorfia disgustata, fingendo di procacciarsi il vomito. Beetlejuice, che si aspettava una risposta seria da parte sua, scoppiò a ridere fragorosamente, colto completamente di sorpresa.

« Sai Lyds, non sei così male come il resto dei viventi! »

Ammise lui, fluttuandole accanto, sdraiato nell'aria. La ragazza gli dedicò un sorriso compiaciuto.

« Lusingata. Esistono sempre le eccezioni! »

Dopi qualche risatina sommessa, tra i due calò nuovamente il silenzio. Lydia ne approfittò per guardarsi intorno, godendosi la meraviglia che quella città offriva ai suoi occhi. Oh, perché non era nata mostro? In un posto del genere avrebbe potuto essere se stessa sempre. Si sarebbe sentita a suo agio, come in quell'istante che stava trascorrendo in compagnia dello spirito. Lei non sapeva, se fosse grazie a lui o all'ambiente in cui erano immersi che si sentiva così bene. Ma non poteva fare a meno di chiedersi come, quando tutto ciò sarebbe giunto al termine, avrebbe potuto farne a meno. Tutti quei pensieri le suggerirono improvvisamente la domanda successiva da fare, e per qualche istante la voce di Beetlejuice che le illustrava i vari edifici e le strade apparve al suo orecchio ovattata.

« ...E tu? »

Esordì dal nulla.

« Io cosa? »

Rispose lui, non capendo a cosa si riferisse.

« Tu hai paura di qualcosa, BeeJ? »

« ...Sono allergico all'acqua. »

« ...Si sente. »

Commentò lei, tappandosi il naso. Il fantasma incrociò le braccia al petto, orgoglioso della sua virile fragranza.

« Che c'è?! Io odio i bagni! »

« Comunque, hai frainteso. Intendevo qualcosa di cui hai proprio timore. Che ti fa tremare le ginocchia e bloccare tutti i muscoli. »

Un brivido freddo gli attraversò la schiena proprio al termine di quei vocaboli. Era insolito, che lo stesso spettro che si divertiva a tormentare continuamente tutti potesse avere paura di qualcosa. Ed un po' se ne vergognava, ma nella sua mente cominciò a materializzarsi la tremenda immagine del famelico verme delle sabbie. Cosa che lo fece tremare per qualche istante. Quella era la sua unica, grande paura. Ma le cose stavano davvero cosí? Era realmente la sola cosa per cui provava timore? Posò lo sguardo su Lydia, avvertendo un insolito calore nell'osservare i suoi dolci lineamenti. Ma non aveva detto, o meglio, minacciato il proprio cuore di smetterla di battere? La vicinanza con quella ragazzina gli faceva un effetto strano. Era certo di non essersi mai sentito così in tutta la sua vita e dopo. Stare in compagnia di Lydia era... Piacevole. Lui non le incuteva timore, non le faceva ribrezzo nonostante il suo aspetto ed il suo macabro odore. Lei lo... Apprezzava per come era, giusto? Altrimenti non avrebbe riso in maniera tanto sincera! E farla ridere.. Faceva stare bene anche lui.
Cosa stava accadendo? Cos'era quell'insolito benessere in cui era avvolto? Le cose non stavano procedendo certamente come lui le aveva programmate per tanti anni. Cominciò ad entrare nel panico. E se dopo quel giorno non avrebbe più avuto occasione di provare quelle sensazioni appaganti? E se non l'avesse più vista? Questi pensieri lo resero nervoso. Aveva paura di ciò che stava provando, perché era ignoto, sconosciuto. E tutti, vivi e non, hanno paura di ciò che non conoscono. Forse era il caso di dare un taglio netto a quella situazione, prima che facesse troppo male. Prima che fosse troppo tardi.

« Oh, guarda che ore si sono fatte! Benebenebene, é stato bello finché è durato, ma forse è il caso che tu torni a casa! »

Le avvolse le spalle con le dita, cominciando a spingerla verso la direzione opposta rispetto a dove stavano andando. Lydia rimase piuttosto spiazzata da quel comportamento strano. Un minuto prima era in attesa della sua risposta, ed un minuto dopo... Stava per tornare nel suo noioso e piatto mondo, incitata dallo spettro! Aveva forse detto... Qualcosa di sbagliato?

« Che ti prende adesso? »

Lo spettro arrestò la camminata, tenendo le mani sulle sue spalle, il capo chino e il volto scuro, dovuto all'espressione cupa che vi troneggiava.

« Vai a casa, Lydia. »

Proferì poi in tono fermo e serio, quasi volesse impartirle un ordine. La ragazza si girò con uno scatto, indisposta, con la precisa intenzione di protestare. Non aveva nessuna intenzione di tornare alla sua vita così di punto in bianco e senza spiegazioni di alcun genere. Ciò che Lydia non capiva in quell'istante, erano le motivazioni che stavano spingendo il fantasma ad agire in quel modo. Oltre a temere di affezionarsi a lei, si era ricordato una cosa di vitale -ironico per un morto- importanza: Lydia era viva, e un vivente non aveva il permesso di stare a Neitherworld. Se gli abitanti l'avessero scoperto...Non osava immaginare a quali conseguenza sarebbe potuta andare incontro. E aveva notato che li sguardi dei passanti spesso si posavano su di loro, quasi con circospezione. La gente aveva preso a parlottare, e nonostante l'aspetto macabro della giovane i sospetti stavano cominciando a venire a galla. Se lei avesse rischiato la pelle a causa sua, non se lo sarebbe perdonato per il resto della non-vita. Ecco perché era necessario che Lydia tornasse a casa presto: prima accadeva, prima sarebbe stata fuori pericolo. Inconsciamente, lui già teneva a quella ragazza dai capelli corvini.

« Ma Beetlejuice, io...! »

« TI HO DETTO DI TORNARTENE DA DOVE SEI VENUTA! »

Sbottò irritato, facendo stridere i denti storti e serrando fortemente i pugni. Le sopracciglia corrucciate, la fronte corrugata e quell'espressione furente sul viso. Perché si ostinava a non voler capire?! Lo stava facendo per il bene di entrambi! Il volto della giovane assunse un'espressione neutra, spiazzata, indecifrabile. E vederla stare così per mano sua lo faceva sentire ancora peggio. Ah, dannazione a lei! Non ce la faceva ad osservare il suo viso per molto senza sentirsi in colpa, quindi schioccò le dita sparendo in una nuvola di fumo. La povera Lydia non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa effettivamente fosse accaduto, che lo spettro era già scomparso. Si trovò immersa in uno stato di confusione più totale. Cosa era successo esattamente? Perché, per quale ragione? Più se lo chiedeva, più non trovava una risposta ai suoi quesiti. Sapeva soltanto che nel momento in cui le aveva urlato contro, non lo aveva riconosciuto. Non si conoscevano da tanto, e certamente lei non poteva affermare con certezza di sapere come fosse fatto. Ma quel gesto aveva distrutto completamente l'immagine che la ragazza si era costruita su di lui. Non sapeva perché, ma si sentiva... Profondamente ferita. Era come se anche la sua ultima possibilità di migliorare quella futile esistenza fosse andata perduta. Come se fosse stata ingannata, illusa e addirittura tradita. Ma, difficile a dirsi, era dotata di un carattere forte. E seppur le lacrime avessero già cominciato ad annebbiarle la vista, ciò non le avrebbe impedito di prendere in mano la situazione.

« BENE, BENISSIMO! »

Urlò in sua risposta, sbattendo un piede per terra. Se n'era andato dopo averle urlato contro... Più ci pensava, più qualcosa dentro di lei bruciava. Ardeva come il fuoco, ed era fastidiosamente irritante. Era questo quello che voleva? Che levasse le tende? Bene, lo avrebbe accontentato subito! E poi fu il suo primo impulso, quello di scappare via. Lontano, tra le mura domestiche in cui, per lo meno, poteva sentirsi al sicuro da tutto e tutti. Perfino in quel mondo erano riuscita a ferirla, cosa c'era in lei di così sbagliato? Quei pensieri invadevano incessantemente la sua testa, tormentandola, mentre le sue gambe correvano senza nemmeno sapere dove fossero dirette. Nel giro di poco tempo, non riconobbe più le vie nella quale si era addentrata. Si era... Persa. e non vedeva dove stava andando per colpa delle lacrime che non volevano saperne di smettere di scendere. E proprio mentre tentava di ricordarsi quale strada avessero preso per arrivare in città così da percorrerla al contrario, inciampò su un sasso che -era sicura- prima non c'era, e cadde rovinosamente a terra, distesa sul terreno. Si morse il labbro inferiore, dolorante. Quel giorno non gliene andava una giusta. Pareva essere tutto palesemente costruito ed escogitato per rovinarle la vita.

« Stai bene, signorina? »

Le chiese una voce a lei per niente familiare, che le risuonó nelle orecchie ovattata e confusa. Lydia sollevó il capo, scorgendo il viso di un piccolo mostriciattolo verde occhialuto che non le staccava gli occhi di dosso. Sforzó un sorriso, per far intendete che stesse bene, ma quando fece leva sulla gamba sinistra per sollevarsi, avvertì un dolore lacerante. Si sedette sull'asfalto, prendendosi l'arto tra le mani: le calze nere si erano strappate, e da quell'abrasione dovuta all'impatto contro il terreno... Stava fuoriuscendo del sangue. Un verso esclamativo e sconcertato si levò all'unisono, da coloro che avevano assistito alla scena.

« Guardate, sta sanguinando! »

Gridò uno di loro, additando Lydia. La folla emise all'unisono un verso shoccato e sorpreso.

« Una mortale... Nel nostro mondo! »

Nel giro di poco tempo, una folla inferocita cominciò a stringersi intorno alla povera infortunata. Gli sguardi minacciosi dei mostri creavano disagio nella povera Lydia, facendola sentire ancor più pressata contro il terreno. Per la prima volta in vita sua, cominciò a sentire il timore scorrerle nelle vene. Vero, puro, autentico timore. E la cosa più bizzarra, era che questa paura che stava nascendo dentro di lei, era stata generata da qualcosa che amava, che le stava a cuore, che sentiva parte di lei. Inghiottì nervosamente la propria saliva, fissando quelle facce una per una. Cosa avevano intenzione di farle?

« Ha infranto le regole che intercorrono tra il nostro mondo e quello dei viventi da secoli! Le creature non-morte non possono entrare a Neitherworld! »

« Deve essere giustiziata! »

« NO! »

Cos'era, quella sensazione strana? Quell'adrenalina così forte a scorrerle per tutto il corpo, risvegliando una parte di lei che credeva assopita. Forse era... Istinto di sopravvivenza? Credeva, francamente, di averlo perso da quando si era lasciata andare e aveva cominciato a vedere tutto grigio, cupo, senza uscita. Ma se c'era una cosa che in quel momento era certa, era che Lydia non avesse alcuna intenzione di terminare la propria vita in quel modo. C'erano ancora mille cose da fare, da vedere... Da provare! Forse, entrare in quel mondo le aveva fatto riacquistare il suo ottimismo andato perduto. Forse... Era stato anche merito di Beetlejuice, se ciò era stato possibile. Ma se fosse morta in quel momento, per mano loro, come avrebbe potuto riscattarsi e dare una svolta alla sua vita, ora che aveva trovato la voglia e le forze per migliorarla? Tentò di mettersi in piedi il più in fretta possibile, così da poter sfuggire alle loro grinfie e tornare a casa come lo spettro le aveva suggerito di fare. Ma quando tentò l'impresa... Venne prontamente afferrata da cinque giocatori della squadra di rugby -deceduti precocemente all'età di diciotto anni in seguito ad un incidente aereo, pace all'anima loro- manco fosse un avversario da marcare. La sua gamba dolorante fece il resto, e Lydia si trovò costretta ad arrendersi. Più provava a dimenarsi, più si accorgeva quanto ciò che stava facendo fosse solo un inutile spreco di energie.

« Lasciatemi andare! Non avevo intenzioni cattive! »

Un omuncolo verdognolo, una specie di rospo melmoso con una ventiquattr'ore sottobraccio, si fece largo tra la folla di curiosi puntando il suo sguardo minaccioso e soddisfatto verso la ragazza.

« Risparmia le giustificazioni e scuse per la giuria. Portatela in tribunale! »

E il corteo si spostò a mo di processione in una direzione a Lydia ignota, mentre ancora era tenuta ben salda da quei cinque spettri forzuti.

"Che ne sarà di me..."

Pensò tra sé scoraggiata, sollevando gli occhi al cielo. A volte, bisogna prestare attenzione a ciò che si desidera.

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Capitolo 3
*** - Lo spettro e la ragazzina. - ***


"E tengo a te per non perdermi nell'oscurità e me ne accorgo se ti guardo negli occhi, mentre giuri che tieni solo a me e tutti gli altri non sono nessuno. Sono cresciuto insieme a te, senza te sale la paura."

Beetlejuice intanto era rincasato, talmente di pessimo umore che una nuvola grigia si era stanziata sopra il suo capo e, di tanto in tanto, si permetteva di colpirlo con un fulmine che gli faceva drizzare i capelli stopposi.

« Beetlejuice? »

Intonò Jacques, col suo impeccabile accento francese, facendo capolino dalla sua stanza. L'espressione irritata dell'amico lo lasciò piuttosto perplesso.

« Sacrebleu! Non hai una bella cera.. »

Lo spettro si voltò verso lo scheletro, dedicandogli un'occhiataccia.

« Questo perché SONO MORTO! »

Sbottò furioso, facendo tremare tutte le pareti dell'abitazione. Al punto che Ginger inciampò sulle sue stesse zampe, smettendo di danzare.

« E' successo qualcosa? »

Insistette Jacques seriamente preoccupato, con voce timorosa.

« No. »

Rispose secco, adagiandosi sul divano e accendendo la televisione.

« Torna a fare i tuoi esercizi da palestrato che non ti serviranno ad un accidente perché sei un mucchio d'ossa. »

Proferì ancora, acido, prima d'incrociare le braccia al petto e tacere una volta per tutte. Lo scheletro guardò Ginger cercando il suo supporto, ed entrambi fecero spallucce. Sapevano che quando Beetlejuice era di pessimo umore era consigliabile lasciare che sbollisse per conto suo, senza interferire oltre. Lo lasciarono per cui da solo, tornando ad esercitare i loro hobby nelle rispettive stanze.

« Cherie, hai sentito la novità? »

« Oh, si! La voce si sta spargendo ovunque! »

Lo spettro alzò il volume al massimo per non udire i loro discorsi, allargando il broncio che troneggiava sul suo viso. La nuvoletta sulla sua testa ancora tuonava incessantemente, risaltando la sua espressione seccata. Si strappò i capelli, in un impeto di rabbia. Perché?! Perché quella ragazzina non riusciva ad uscirgli dalla testa?! Non aveva pensato che a lei dal momento in cui l'aveva lasciata lì da sola al centro della città. Il fatto che non riuscisse a fare finta di niente come accadeva di solito con tutti i guai che combinava lo faceva irritare ancora di più, perché non ne comprendeva il motivo! Pensava di averla scampata, e invece... Davvero così poco tempo trascorso insieme era sufficiente per affezionarsi a qualcuno? In tutti quegli anni passati in solitudine aveva dimenticato perfino come fosse provare affetto. La sensazione che si anima nel petto quando tieni fortemente a qualcosa. Si morse il labbro come se volesse perforarlo coi suoi denti storti. Dannata Lydia! Anche se chiudeva gli occhi gli veniva in mente la sua immagine. La sensazione della sua mano calda posarsi sulla sua guancia era ancora vivida dentro di lui, e più cercava di sopprimerla, più si faceva forte. A dirla tutta, era anche leggermente in pensiero per lei. L'aveva lasciata da sola in mezzo Neitherworld, circondata da mostri e non viventi. E se non fosse stata poi la scelta giusta? Nah, Lydia era una ragazza in gamba. Poteva cavarsela benissimo da sola.

« Mi farò uno snack per non pensarci. »

Proferì a voce alta, tatuandosi sul volto un'espressione indifferente. Ma proprio mentre si portava quello scarafaggio alla bocca, udì qualcosa che gli fece venire la pelle d'oca.

"Interrompiamo il programma per rendervi partecipi dello scoop del giorno. Una ragazzina umana ancora animata dalla scintilla della vita ha infranto le regole imposte da Tuedgard Juice secondo la quale viventi e non-viventi non possono entrare l'uno nei rispettivi mondi dell'altro. Il soggetto in questione è stato ritrovato a bighellonare liberamente per le strade di Neitherworld. Tra due ore si terrà la sentenza per decidere se reputare l'imputata innocente o colpevole. Presiederà l'onorevole Mrs. Orrida..."

Beetlejuice si morse la lingua, appena l'immagine di Lydia comparve sullo schermo, imprigionata nella gabbia degli imputati come una criminale. Sputò con poca grazia lo slime che stava bevendo, sporcando di verde il tappeto.

« LYDS! »

Gridò allarmato, portandosi le mani tra i capelli stopposi.

« OH NO!! QUESTO NON DOVEVA SUCCEDERE!! E' TUTTA COLPA MIA!! »

E prese a gironzolare per la stanza, allarmato, troppo preoccupato per la ragazza per rendersi conto della sua reazione decisamente eccessiva per uno che stava cercando di reprimere quei sentimenti nascenti.

« COSAFACCIOCOSAFACCIOCOSAFACCI---! »

Un fulmine, proveniente dalla nuvola grigia, lo colpì in pieno capo prima che questa potesse dissolversi completamente. Coi capelli elettrizzati e drizzati, Beetlejuice si sollevò entrambe le maniche, mentre un'espressione furente si faceva largo sul suo volto.

« Andiamo a prendere a calci qualcuno. STO ARRIVANDO BABES!! »

E, così dicendo, schioccò le dita e scomparve in una nuvola di fumo.

-

Nell'aula del tribunale, vigeva ancora il più assoluto dei silenzi. Mancava qualche minuto all'inizio della sentenza, e all'interno della stanza non vi era anima viva, letteralmente. Soltanto una piccola, fragile, innocente rondinella in gabbia, che con il capo chino non osava sollevare il suo cupo sguardo per incontrare le sbarre che la tenevano prigioniera. Fin da piccola, la sua diversità e stravaganza aveva fatto in modo che Lydia si sentisse intrappolata, poiché non era libera di esprimersi per quello che era. Ma mai come quella volta si era sentita in prigione, ingabbiata nello stesso mondo che aveva creduto adatto alla vera sé stessa. E come disse Ariosto nelle sue satire "e come un cardellino ama stare in gabbia, poiché nasce in quell'ambiente, ma la rondine perisce se rinchiusa, poiché non è fatta per stare in gabbia". E Lydia, pur abituata a convivere con quella sensazione di prigionia, si sentiva molto come una rondine in quell'istante. Cacciò un lungo sospiro, concedendosi di guardare intorno a sé. Si prese il viso tra le mani, pensando a quanto fosse strano che nonostante il futuro ignoto che l'aspettava alla porta della giustizia, lei rivolgesse la sua attenzione verso altro. Come se non fosse assolutamente preoccupata per il suo destino ancora incentro. O meglio lo era, ma... Sembrava che riflettere su Beetlejuice fosse più conveniente. Cosa stava facendo in quel momento? Perché l'aveva abbandonata così, senza alcuna spiegazione plausibile? Avrebbe voluto vederci chiaro, poiché a differenza dello spettro lei sapeva bene che in quel poco tempo passato insieme si era creata una forte intesa tra loro. E una forte intesa porta ad un forte legame. Ci era voluto così poco per prendersi quel fantasma a cuore, e Lydia sapeva anche perché ciò fosse avvenuto così spontaneamente e velocemente. Peccato che l'impressione che si era fatta di lui si era piano piano sgretolata appena aveva levato le tende, lasciandola sola in un luogo a lei completamente sconosciuto. Si alzò in piedi, aggrappandosi alle sbarre e fissando la sala intrisa nella penombra delle tenebre con sguardo grigio di chi brama libertà. Avvertì dei passi dirigersi verso l'aula in quello stesso istante, passi che avrebbero segnato il suo destino. Ormai nessuno, ne era certa, sarebbe venuto a salvarla.

« E-emh. In piedi, branco di bestie cafone! Si terrà oggi la sentenza che vedrà l'imputata Lydia Deetz protagonista. La giovane umana, creatura vivente, ha osato varcare la soglia che separa i nostri due mondi, infrangendo la più sacrale delle regole impostaci da secoli: i viventi non possono entrare a Neitherworld, come i morti non possono entrare nel mondo dei vivi. Questa sentenza ha lo scopo di decretare se l'imputata sarà giudicata innocente o colpevole, basandosi sulle varie testimonianze riportate dai presenti. Presiede la corte l'onorevole giudice Mrs. Orrida. »

Una donna, o meglio, una sorta di lucertola dai capelli bianchi e lisci come spaghetti penetrò nella sala, troneggiando sulla poltrona del giudice. Classica tunica scura e martelletto, un paio di occhiali da vista dalle lenti tonde e a giudicare dalle rughe sulle squame un'età piuttosto avanzata.

« SILENZIO IN AULA! »

Gridò, isterica, al punto che tutti i presenti pensarono bene di tapparsi le orecchie. Anche dalla sua postazione, la corvina udiva il parlottare della gente, avvertiva i loro sguardi stizziti e diffidenti puntati addosso. Si strinse nelle spalle, in cerca di un po' di conforto. Erano tutti contro di lei, se lo sentiva. La giudicessa si schiarì la voce, ricomponendosi.

« Molto bene. Ora... Avvocato Toadeschi, mi illustri il problema. »

Lo stesso omuncolo dalle sembianze anfibie che si era parato innanzi a Lydia prima della sua deportazione in tribunale si levò dal posto, facendo stridere le gambe della sedia contro il pavimento. Posò la sua fidata ventiquattrore sul bancone, sistemandosi la cravatta e non si risparmiò da lanciare un velato sguardo di sfida in direzione della corvina.

« Vostro onore! Lei sa meglio di me quanto tra la nostra gente ed i viventi ci sia inimicizia! Non scorre buon sangue dai tempi che furono, ed io trovo nel gesto di questa ragazza un affronto deplorevole! Dovremo forse prenderla come un'aspra sfida?! Il possibile inizio di un nuovo conflitto tra vivi e non?! E' forse questo un avvertimento per dirci che presto invaderanno il nostro mondo?! Io dico, non corriamo questo pericoloso rischio! Interroghiamo la ragazzina spremendola fino all'ultima goccia e disfiamoci di lei così che la sua infida lingua non possa raccontare ciò che a visto! »

E così dicendo, indirizzò l'ombrello verso la ragazza, così che la povera malcapitata potesse ancora una volta attirare le attenzioni su di sé. Lydia inghiottì nervosamente la propria saliva, facendosi sempre più piccola. Si sentiva così umiliata, così disarmata, così... Arrabbiata! Strinse i pugni, aggrottando le sopracciglia. Era ormai palese che l'intenzione di quell'uomo era quella di gettarle fango addosso, e se nessuno fosse venuto in suo aiuto chiaramente le cose si sarebbero messe male per lei. Fece scorrere lo sguardo sui presenti, fino a puntarlo sulla stessa giudicessa, che a sua volta la fissava poco convinta.

« ...E' certo che la giovane sia viva? E' bianca come un lenzuolo, e le sue profonde occhiaie sarebbero troppe anche per un vivente... »

« Sua onorificenza, il suo ginocchio sanguinava! Lo abbiamo visto tutti, la ferita ancora viva sulla sua cute diafana ne è la prova! Il calore che emana il corpo di questa ragazza, il suo profumo, la scintilla della vita è ancora ben viva in lei! Io dico, ripeto, spegniamola! Facciamo in modo che diventi una di noi, così da rendere regolare la sua permanenza qui.. »

L'avvocato proferì l'ultima frase in tono quasi sinistro, abbozzando un sorrisetto volpesco e losco. Mrs. Orrida sollevò un sopracciglio, grattandosi il mento con quella sua espressione pensierosa. Il pubblico ancora parlottava senza sosta, scambiandosi opinioni, pareri, occhiate d'intesa. E la giovane in gabbia si sentiva sempre più vola, tra quelle mura. Come non lo era mai stata prima in tutta la sua vita, vita che stava per giungere al termine.

« Nessuno vuole venire a testimoniare a favore dell'imputata, prima che chieda il verdetto alla giuria? »

In aula crollò il più tombale dei silenzi, al punto che si udì perfino un grillo intonare una serenata e s'intravide una balla di fieno passare indisturbata tra i banconi della sala. La ragazza si schiaffeggiò la fronte con la mano, interdetta.

"Ah, grandioso..."

Pensò tra sé e sé. La sua breve vita le stava piano piano scivolando via dalle mani, e lei ormai si stava rassegnando all'idea che presto avrebbe esalato il suo ultimo respiro. Si strinse le ginocchia al petto, poggiando la fronte su di esse. Nel più tacito dei silenzi, cominciò a riflettere sulla sua inutile esistenza, mentre quest'ultima le scorreva davanti, coi suoi errori e quei momenti di intensa gioia. Aveva tanti rimpianti, ma primo fra tutti ve n'era uno, più forte degli altri: non era riuscita ad avvicinarsi al cuore dell'unica persona che le avesse concesso di essere sé stessa senza giudicarla.

« IO MI OPPONGO! »

Una voce graffiante e stridula proveniente dall'ingresso dell'aula rimbombò tra le pareti della sala, arrivando alle orecchie di tutti. La corvina sussultò nell'udirla, al punto che il suo capo si levò meccanicamente, cercando con lo sguardo la persona che aveva proferito quei vocaboli. Un'ombra si fece largo nella via che separava i due banchi in cui coloro che assistevano alla sentenza stavano comodamente seduti, penetrando all'interno. Elegante, misteriosa, carismatica. Tutti i presenti rimasero col fiato sospeso, impauriti e allibiti alla vista di colui che aveva fatto il suo trionfale ingresso in mezzo a loro. Lydia non credette ai suoi occhi, se li strofinò perfino un paio di volte, ma quell'immagine rimase lì. Non stava sognando. Quell'ombra non era un'ombra qualunque. Era a strisce bianche e nere.

« BEETLEJUICE! »

Gridò attaccandosi alle spalle, con maggiore enfasi rispetto a quella che aveva usato per proferire il suo nome la prima volta.

« Sh, è il mio nome, ma non lo sciupare! »

Proferì portandosi il dito indice davanti alle labbra, e strizzandole un occhio in segno d'intesa. Le vennero quasi le lacrime agli occhi per la commozione. Tutto si sarebbe aspettata, ma mai che fosse venuto a prenderla, nonostante nelle sue più remote fantasie ci stesse sperando tacitamente. Un sorriso larghissimo si fece largo sul suo pallido volto. La speranza, la sentiva riaffiorare sotto la sua cute e irradiarsi per tutto il suo corpo.

« SILENZIO IN AULA! SILENZIO! Beetlejuice, cosa ci fai qui?! Hai intenzione di creare disordine durante la mia sentenza?! Hai cinque secondi per darmi una motivazione valida, o chiamerò la sicurezza! »

Mrs. Orrida, a differenza di Lydia, non sembrava così felice di vedere il muso dello spettro. Per anni Beetlejuice aveva creato il più totale del caos a Neitherworld, e il suo volto era ben noto a tutti, specie agli organi giudiziari come lei. Sollevò un sopracciglio, fissandolo da dietro i suoi occhialetti minuti con aria interrogativa. Attendeva una risposta, poiché credeva -come tutti- che l'unico motivo per cui uno come lui potesse interrompere una sentenza in corso fosse unicamente per creare disagio e disturbo al solo scopo di divertirsi. Ma egli arrivò dinnanzi al bancone con poco preavviso, sbattendoci ambedue i palmi delle mani sopra. Lo sguardo serio e determinato sul viso, insolito da parte sua.

« La prego! Mi faccia testimoniare a favore di Lydia! »

Proferì in tono supplichevole, mutando espressione e congiungendo perfino le mani innanzi al viso.

« OBBIEZIONE, VOSTRO ONORE! Lui non fa testo! Perché mai questo spiritello da quattro soldi dovrebbe difendere la ragazzina?! A quale sinistro scopo, se non a quello di creare ulteriore il caos e discordia nel nostro mondo?! E poi, sbaglio io o i due sembrano particolarmente in confidenza?! LO SAPEVO CHE DIETRO L'ENTRATA IN SCENA DI QUESTA RAGAZZINA C'ERI TU, PIANTA GRANE! »

Si scompose l'avvocato, avvicinandosi minacciosamente a Beetlejuice e puntandogli un dito sul petto con fare accusatorio. Lo spettro premette la fronte contro la sua col preciso intento di fronteggiarlo. Inutile dire che quei due non si sopportavano.

« EHI, SPIRITELLO DA QUATTRO SOLDI A CHI?! STAI PARLANDO CON "THE GOST WITH THE MOST" CIBOPERFRANCESI! »

Jacque, che stava seguendo la sentenza in tv con Ginger, starnutì sentendosi chiamato in causa.

...Ma torniamo a noi.

« Sua onorificenza! E' chiaro che questi due esseri maligni erano complici! Io dico di condannare entrambi! »

Proferì il rospo, indicando entrambi con le sue braccia mucose. Beetlejuice allargò il suo marcio sorriso, sbattendo le palpebre così da fare gli occhi dolci alla giudicessa. Come se questo sarebbe servito a qualcosa, se non a farla infuriare di più.

« BASTA, VOI DUE! »

Sbottò adirata, sollevandosi dal posto e picchiando i palmi sul bancone talmente forte da far tremare le pareti dell'intera aula. I due rivali si avvolsero in un abbraccio, spaventati, per poi distaccarsi con disgusto una volta realizzato l'accaduto.

« Beetlejuice, puoi ben comprendere che dopo quante ne hai combinato anche se testimoniassi a favore dell'imputata mi verrebbe difficile credere alle tue parole. Per cui.. Chiamo al banco dei testimoni l'imputata Lydia Joice Deetz, così che possa avere la sua occasione per difendersi. »

A quelle parole, la porta della cella in cui Lydia era rinchiusa si spalancò scricchiolando in maniera sinistra. La corvina avanzò esitante, puntando i suoi occhi in giro per l'aula, fin quando non incontrò col suo lo sguardo di Beetlejuice. Era palesemente preoccupato, si poteva intuire dall'espressione del suo volto. La corvina pensò bene di regalargli un fuggente sorriso, come a volerlo rassicurare. Non seppe mai se fosse o meno convincente, in quanto nemmeno lei si sentiva tanto tranquilla, nonostante la comparsa dello spettro.

« Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità? »

« Lo giuro. »

Decretò Lyds, portandosi una mano al cuore e sollevando il braccio libero.

« Avvocato Toadeschi, la prego di ricomporsi e rivolgere all'imputata le domande che si era preparato. »

Il rospo fece per sistemarsi giacca e cravatta, compostamente, mentre Beetlejuice alle sue spalle lo scimmiottava. Si avvicinò poi al banco dei testimoni, poggiando il palmo sulla lignea superficie.

« Miss. Deetz, com'è venuta a sapere dell'esistenza di Neitherworld? »

« Tramite un vecchio testo rinvenuto nella mia abitazione. »

« Curioso. Autore? »

« Temo di non poter rivelare questo particolare, mi spiace. »

Nell'aula calò per qualche istante il più completo dei silenzi, mentre l'avvocato rifletteva su quale altro quesito porgere a Lydia.

« Era a conoscenza delle leggi che intercorrono da secoli tra il nostro mondo ed il suo? »

Nel sentir proferire quelle parole, Beetlejuice si sporse dietro le spalle del rospo, per fare alla corvina cenno di negazione col capo, con le dita, con qualsiasi cosa potesse. Le suggerì di rispondere negativamente, di mentire così da poter essere in qualche modo agevolata nella formazione del verdetto. Ma Lydia era una ragazza onesta, forse fin troppo, e in quel momento non se la sentiva di nascondere la verità, poiché questo avrebbe potuto portare ad ulteriori complicazioni in seguito.

« Si, lo ero. »

Ammise, rimanendo tutta d'un pezzo. Lo spettro si spalmò una mano sulla fronte, allibito. Ma era così divertente rischiare la pelle? Stava cercando di aiutarla!

« E ALLORA CI SPIEGHI, CI ILLUMINI, A ME E A TUTTA LA CORTE! Quali sono le reali motivazioni che l'hanno spinta a recarsi qui oggi?! »

Imprecò adirato direttamente in faccia alla povera malcapitata, facendo drizzare ancor di più i suoi capelli anti-gravitazionali. Beetlejuice prese ad avvicinarsi minacciosamente verso l'avvocato, sollevandosi le maniche della giacca, ma venne tempestivamente fermato dai giocatori di rugby fantasma. Il modo ineducato ed indelicato con cui si stava rivolgendo a Lydia non gli piaceva per niente. Come si permetteva di trattarla così?

« Malinconia. »

Asserì, rimanendo tutta d'un pezzo nonostante l'atteggiamento maligno del rospo. Lo spettro rivolse lo sguardo verso la sua ragazz-!
No, emh, scusate.
Lo spettro rivolse lo sguardo verso la ragazza, sconcertato da quella risposta. Scosse la testa più volte per realizzare se effettivamente avesse udito bene. Lydia si schiarì la voce, socchiudendo gli occhi.

« Si spieghi meglio. »

« In tutta la mia vita, io... Mi sono un po' sentita come un punto interrogativo alla fine di una frase incompleta: non voleva dire niente, eppure significava tutto. Per farla breve e più semplice, non ho mai trovato un posto o un contesto con cui la mia personalità si sposasse perfettamente, o qualcuno disposto ad accettare le mie stranezze. Per questo motivo, ho convissuto a braccetto con la solitudine e la malinconia. Ma la possibilità di entrare qui, in cui tutto ciò che è anormale rispecchia la normalità, mi ha fatto tornare la voglia di sperare che forse... Forse esisteva un luogo in cui io potevo essere me stessa senza che qualcuno mi regalasse sguardi colmi di stizza. E quando sono arrivata qui, io...Ho sentito che finalmente i conti cominciavano a quadrare. Lo ripeto, non avevo intenzioni cattive, né qualche secondo fine. Volevo solo... Trovare qualcuno che accettasse la vera Lydia. »

Parole sentite, dettate dal cuore. Sincere e profonde, prive di menzogna o invenzione. Neanche una sola traccia di peccato o cattiveria. Parole pulite, pure, candide come la neve. Il cuore di Lydia era grande, era bello, era vero. E se solo il mondo le avesse dato la possibilità di mostrarsi per quello che era e non per come appariva si sarebbe reso conto di quale inestimabile tesoro stesse ignorando. Nel proferire l'ultima frase, lo sguardo malinconico della ragazza volò verso lo spettro, accennando un flebile e triste sorriso. Lui, interdetto, già la fissava da un pezzo, con gli occhi sbarrati ed increduli. Ad ogni parola che era volata dalla sua voce, aveva avvertito quella forte mossa al petto che per un attimo gli aveva regalato l'illusione di essere ancora in vita.

« Lyds... »

Proferì unicamente, con voce leggera. Tra coloro che assistevano si levò all'unisono un verso commosso.

« Non riesco a crederci... »

Decretò la giudicessa, grattandosi il capo. Perfino l'avvocato parve essere rimasto colpito e profondamente toccato da quelle parole, al punto da rimanere ammutolito per qualche istante. Dopo essersi ripreso, però, sollevò un sopracciglio con aria di sufficienza.

« ...Nemmeno io. »

Sibilò acido, prima di additare Lydia con aria di accusa.

« CHI CREDI D'INCANTARE, CREATURA VIVENTE?! CON QUEL VISETTO INNOCENTE E PURO, L'ESPRESSIONE DA CUCCIOLO INDIFESO E QUELLA VOCE MELENSA. VILE AMMALIATRICE, PENSAVI DAVVERO DI COMMUOVERMI CON LA TUA INSULSA STORIELLA?! BALLE RACCONTATE DA UNA SERPE CHE SI FINGE ANGELO, NON AVRO' PIETA' ALCUNA DELLA TUA ANIMA! BOIA, BUTTALA GIU' NELLA FOSSA! »

Senza nemmeno attendere il responso della giuria o il consenso da parte di Miss. Orrida, il rospo abbassò il suo pollicione verde (no, non era appassionato di botanica) ed immediatamente il boia tirò giù la leva. La corvina non ebbe nemmeno il tempo di provare ad immaginare cosa stesse per succedere, ancora sconvolta dalla reazione di Mr. Toadeschi, che avvertì la terra mancarle sotto i piedi. Un esteso senso di vuoto, fuori e dentro. Da quel momento in poi, tutto si mosse a rallentatore. Rimase a mezz'aria ancora per qualche istante, prima che il suo rosso poncio cominciasse a sollevarsi, e fece appena in tempo a vedere Beetlejuice correre in sua direzione che precipitò verso il basso, agitando le braccia in senso circolare come se stesse cercando l'equilibrio. L'urlo agghiacciante di Lydia forò il muro del suono, risuonando nelle pareti del tribunale.

« LYDIA! »

Gridò affannato e apprensivo lo spettro, affacciandosi per osservare all'interno della botola. Tutti si erano sollevati in piedi per appurarsi dello stato di salute della ragazza, sia chi era pro e chi contro di lei, giudicessa compresa. La tensione era salita alle stelle, al punto che il pubblico a casa credette per un attimo di star seguendo una serie televisiva innovativa e non un processo in tribunale. Jacques prese a rosicchiarsi le ossa per il nervosismo e l'ansia crescenti. L'indice degli ascolti avrebbe fatto invidia alle pubblicità odiose che bazzicavano in ogni televisore di Neitherworld.

« Mr. Toadeschi! Esigo una spiegazione! Come si è permesso di dare l'ordine al boia senza sentire il verdetto della giuria e senza avere il mio consenso?! »

Gli gridò contro Mrs. Orrida, adirata al punto che le sue squame si tinsero di rosso. Il rospo fece un passo indietro, impaurito.

« M-ma sua onorificenza! I-io tentavo solo di restringere i tempi...! »

E mentre il poveretto tentava di giustificarsi, Lydia si era rimessa in piedi, dal fondo della botola. Era atterrata su qualcosa di granuloso e sottile, ma comunque abbastanza comodo da permetterle di attutire la caduta. E nel mettere a fuoco, reggendosi la testa in palese stato confusionale, si rese conto di trovarsi immersa in un vero e proprio deserto. Si stropicciò gli occhi, cercando di vedere con più chiarezza. Beetlejuice, dall'alto della botola, intanto fletteva le gambe in una sorta di riscaldamento, in procinto di buttarsi giù e raggiungerla.

« Arrivo, babes! »

Ma proprio quando, dopo una lunga rincorsa, fece per buttarsi giù, qualcosa fermò il suo corpo a mezz'aria, tale fu lo spavento: un enorme, affamato, bramoso verme di sabbia strisciò risorgendo dai granuli. Quattro occhi, le fauci tinte di verde e dotate di denti aguzzi dalla quale fuoriusciva una lingua biforcuta e viscida come quella dei serpenti, ed il corpo squamoso dipinto a strisce viola e lilla. Lo spettro non ci pensò due volte ad appoggiare nuovamente i piedi sulla superficie legnosa del pavimento, rifugiandosi lì sopra ed osservando la scena solamente con gli occhi giallognoli che s'intravvedevano appena dalla botola: quella era l'unica cosa che lo faceva tremare di paura. Il mostro, inquadrata Lydia, che dal canto suo ancora si guardava intorno spaesata e confusa, si leccò i baffi pregustando già il sapore della sua preda scendere giù per la sua lunga gola. Spalancò le sue gigantesche fauci, pronto ad ingoiarla in un boccone solo, tanto era piccola e minuta. Ma fortunatamente la corvina fece appena in tempo a voltarsi e a notare la sua presenza, che un secondo grido volò spontaneamente dalle sue rosee labbra. Il verme, stordito da quell'acuto, ci mise un po' a rimettersi in sesto, ed in quel lasso di tempo in cui rimase k.o per un po' Beetlejuice trovò il coraggio per rivolgersi direttamente alla ragazza.

« Ti avevo detto di tornare a casa per un motivo, Lydia! »

Proferì, tentando di risultare severo e deciso, in tono di rimprovero. La verità era che la voce dello spettro traballava, poiché si stava sforzando di nascondere -anche a sé stesso- quanto fosse in pensiero per lei. Nell'udire quel timbro vocale rasposo e caldo, la corvina sollevò lo sguardo impaurito verso l'alto ed intravide la figura dello spettro. Anche solo sapere che fosse ancora lì alleviava un poco le sue paure, per cui tirò un sospiro. Subito dopo, poggiò le mani sui fianchi e puntò un piede a terra, adirata a sua volta, mantenendo con lui un contatto visivo.

« Non sarebbe stato meglio spiegarmi come stavano le cose invece che dartela a gambe così?! »

« Ehi! Non dare la colpa a me! Sapevi che alle persone come te era proibito entrare qui dentro! Sono stato così rude perché non volevo che ti accadesse qualcosa, e tu saresti dovuta tornare a casa di corsa, col cuore spezzato, ma con la pelle salva! E noi ora non saremo qui a parlarne! »

Replicò lo spettro coi suoi soliti toni sarcastici, facendo sussultare Lydia leggermente. Quella era la prima volta che ammetteva spontaneamente di essersi preoccupato per lei, e ciò le riempì il cuore di gioia al punto da farla quasi commuovere. Certo, il fatto che si fosse presentato in tribunale era già una prova più che valida, ma sentirgli proferire spontaneamente quelle parole fu qualcosa di sublime. La corvina comprese, che qualcosa nello spettro stava cominciando a cedere, a sciogliersi. E forse lei ne era stata l'artefice. Non era duro e crudele come nel libro del suo antenato, no, era molto più malleabile e tenero, come la plastilina. E a lei andava proprio di giocare con quella plastilina, creando la forma che più le piaceva.

« E' questo il punto! Noi... »

« DIETRO DI TEEE! »

E Lydia saltò prontamente, finendo chissà come sopra la testa del mostro. Quest'ultimo, vedendola scomparire improvvisamente dal suo campo visivo, cominciò a dimenarsi a destra e sinistra per cercarla. Così la povera malcapitata si ritrovò coinvolta in una sorta di corrida.

« Noi non saremo qui a parlarne! E io... Volevo stare ancora un po' con te! »

Quei maledetti vocaboli, proferiti con quella sensibilità travolgente, quella spontaneità fanciullesca ed un'innocenza fuori dal comune, fecero vibrare ancora una volta l'animo dello spettro. Egli si sentiva così saturo di quelle emozioni così inadatte a lui da volerle reprimere con tutte le sue forze. Si aggrappò ai suoi stessi capelli in un impeto di nervosismo, strappandoseli (cosa alquanto inutile poiché crebbero nuovamente all'istante). Il suo viso esalava vapore come una pentola a pressione, fischiava come la caffettiera quando il caffè è pronto. Non ne poteva più di quegli sforzi immani per tenere a bada i suoi sentimenti.

« PERCHE'?! »

Sbottò a gran voce, in tutta risposta. Già... Perché? Perché mai una ragazzina tanto dolce avrebbe dovuto insistere tanto per voler stare in sua compagnia? Perché mai riusciva a fargli quell'effetto strano, provocandogli emozioni dal sapore esotico e sconosciuto che nemmeno quando era ancora in vita aveva avuto modo di scoprire. In Lydia bruciava una fiamma particolarmente bella ed invitante, che lo chiamava con quella voce melensa e soave. Ma lui, pur essendone attratto e ammaliato, aveva paura di avvicinarsi troppo e finire bruciato. La corvina puntò i suoi occhioni scuri su di lui, storcendo le labbra. Possibile che non comprendesse cosa sentiva? Più tentava di avvicinarsi e toccare la sua anima, più lui pareva volerla allontanare. E questo pensiero la incupiva, poiché lei sentiva di aver seriamente bisogno di lui. Non solo in quell'istante, sempre.

« Perché con te ho potuto essere me stessa! Tu non mi hai giudicato,al contrario, mi hai capito ed hai ascoltato tutto quello che avevo da dire senza problemi! Tu non ti rendi conto di quanto abbia significato per me tutto questo! Per la prima volta, standoti vicino, io... Mi sono sentita apprezzata da qualcuno! »

Mentre pronunciava queste parole, a tentoni visti gli sballottamenti del verme, quegli occhi scuri invasi dalle tenebre divennero lucidi per la commozione. Prendendo il coraggio a due mani, Lydia aveva cercato di far comprendere ulteriormente a Beetlejuice cosa sentisse, cosa provasse, sperando che in qualche modo questo l'avrebbe mosso. Tra loro c'era una parete insormontabile in mezzo, e lei era più che decisa a buttarla giù. Difatti, alcuni frammenti stavano a mano a mano cedendo, ma lo spettro pareva non voler cedere. Il cuore gli faceva male, per la dolcezza di quelle parole. Come se qualcosa stesse tentando di perforarlo per farlo sentire come se potesse battere di nuovo. Come se potesse sperare di nuovo. Stanco per la lotta contro le sue emozioni, lo spettro si morse infastidito il labbro inferiore coi suoi denti marci, continuando a torturarsi i capelli. Strinse gli occhi in due fessure, per proteggersi dalla dolce visione del viso innocente di Lydia, che aveva delle ripercussioni strane sul suo modo di riflettere.

« ....SMETTILA! Smettile di essere così... Macabra e adorabile allo stesso tempo! Io non sono fatto per queste cose! »

Sbottò ancora una volta, opponendo ulteriore resistenza. Anche la giovane, dal canto suo, non sarebbe riuscita a reggere quella situazione ancora per molto. Ad ogni suo sforzo di avvicinarsi ancora un po' a lui e allungare la mano per poter sfiorare la sua anima veniva brutalmente respinta. Tra l'altro cominciava ad essere piuttosto stanca in termini di energia: quel dannato verme non gli aveva lasciato un minuto di tregua, e per quanto stesse cercando di reggersi con tutte le sue forze, quest'ultime cominciavano a venire meno, a scemare. Eppure, decise di non arrendersi. Era certa che stesse dando i primi segni di cedimento. Doveva... Insistere!

« Perché ti comporti in questo modo?! Perché mi allontani ogni volta che tento di avvicinarmi a te?! »

Non riuscì a trattenersi dal chiedergli, facendolo sussultare per la sorpresa. Tra i due piombò un imbarazzante silenzio, rotto solo dai versi gutturali del verme che ancora era alla ricerca di Lydia. Gli ci volle un po' di tempo per riuscire a trovare il coraggio di ammettere ciò che di seguito ammise:

« Perché tu... Potresti piacermi. »

Proferì a denti stretti, quasi se ne vergognasse, ed in effetti le cose stavano così. Lydia, in tutto il suo complesso, era qualcosa che Beetlejuice nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie avrebbe mai pensato o sperato di vedersi comparire dinnanzi. Era troppo bella, troppo perfetta, troppo... Adatta ad incastrarsi ai tasselli del suo puzzle. Era il tipo di persona che nella sua vita aveva sempre cercato, ottenendo scarsi risultati. Qualcuno che rispecchiasse alla perfezione gusti e pensieri, qualcuno che potesse fargli comprendere dove sbagliava. Ed era proprio perché lei era esattamente come l'aveva idealizzata, che covava paura. Era troppo giovane, troppo dolce, e nella sua esperienza era conscio del fatto che, con la sua crescita, le cose sarebbero potute cambiare.

« Ed io non ho alcuna intenzione di affezionarmi a te!! »

Decretò schietto e deciso, incrociando le braccia al petto e voltandosi di spalle. La corvina si dipinse un broncio intristito sul visetto di porcellana. Lui stesso aveva detto implicitamente che Lydia gli andava bene così com'era. Allora non comprendeva per quale motivo non avrebbe dovuto prendersela a cuore! Lei con lui lo aveva fatto praticamente dopo i primi istanti passati insieme. Era stato così semplice e spontaneo che nemmeno aveva avuto il tempo di rendersene conto. Ed ora toccava a Beetlejuice rendersi conto che ormai il danno era fatto: a lei si era già affezionato morbosamente da un pezzo, e non sarebbe più potuto tornare indietro.

« Ma Beetlejuice... Perché? »

Chiese ancora una volta in tono esitante e sopraffatto dalle emozioni, urtando la sua anima senza realmente volerlo. Lo spettro si girò di scatto, rosso in volto come un termometro a mercurio: ormai aveva raggiunto il limite di sopportazione massimo!

« PERCHE' IO SONO SOLO! Sono sempre stato solo! Quando ero in vita, quando sono morto, sempre! Non mi ha mai apprezzato nessuno! Capisci?! Mi fai impazzire come una trottola! Non sono abituato a sentimenti... Come quelli che mi susciti tu! E non voglio nemmeno abituarmici, perché un giorno smetterai di entrare da quella porta ed io sarò solo di nuovo! »

Fu molto dura per lui ammettere quanto disse. Si era sempre tenuto questi pensieri per se, sia prima che arrivasse Lydia, sia dopo il suo arrivo. Il suo modo di essere bizzarro, i suoi scherzi esagerati, le sue strane abitudini, avevano fatto si che la gente si tenesse ben lontana da lui. Nessuno aveva mai cercato di guardare oltre le apparenze spaventose e dispettose, nessuno aveva guardato la sostanza. Ad eccezione di Lei. Dietro quella dura scorza indifferente e mascalzona vi era un nobile animo ed un cuore ancora pulsante di bontà, sebbene ben celato per mantenere la sua reputazione. E per la prima volta da quando si erano conosciuti, fu lo spettro a riuscire a toccare l'animo della ragazza nel profondo. Quelle parole colme di rabbia e frustrazione per un attimo fecero in modo che si domandasse se fosse stata lei o lui a proferire quei vocaboli. Caratteri diversi, anime così speculari. Tutto ciò poteva davvero avere una fine?

« Ma io so benissimo come ti senti! Anche a me nessuno a mai cercato di comprendere, anche io sono sempre stata sola! Ma se ho tentato di avvicinarmi a te è stato proprio perché so che possiamo porre fine alle nostre sofferenze, alleviandocele a vicenda! Beetlejuice... Ti prego. Per una volta ascolta il tuo cuore a strisce e renditi conto che la mia è una disperata richiesta di aiuto. Ho bisogno di una persona come te al mio fianco per non cadere! Stiamo soli... Insieme! »

Vuoto, silenzio sinistro, buio pesto. Poi... Una luce a rischiarare la via intrisa di tenebre, all'inizio piccola ed impercettibile, poi sempre più grande. E più cresceva più l'oscurità si diradava all'interno di quel lugubre luogo, finché non vi fu nessuna ombra in grado di sfuggire alla vigile sorveglianza di quella luce. Quel lieve bagliore si era fatto grande al punto da riuscire a rischiarare un luogo macabro e spento, ed era esattamente ciò che Lydia aveva fatto con le sue parole. Per un attimo, il sistema gli si resettò completamente. Il volto cadaverico assunse un'espressione indefinita, neutra, insapore. Poi, tutto ad un tratto, un'insolita e rigenerante adrenalina cominciò a scorrergli nelle vene, al punto da riuscire quasi a restringergli le pupille. Il verme delle sabbie, in quel lasso di tempo, si rese conto della presenza di Lydia sopra il suo capo, ed il sorrisetto colpevole che la ragazza assunse quando gli occhi del mostro incontrarono i suoi non furono sufficienti a placare la sua fame. Dimenandosi con più forza delle volte precedenti, riuscì a far cedere alla giovane la presa. Ella scivolò per forza di cose lungo il corpo del verme, quasi fosse uno scivolo, ed una volta giunta al principio della coda venne sbalzata in aria da una frustata di quest'ultima, a mo di catapulta. La ragazza emise un urlo agghiacciante, spaventato: sarebbe atterrata esattamente tra le fauci del mostro vista la traiettoria perfetta. Egli infatti già teneva spalancata la bocca, quanto più potesse fare, per paura di mancare il bersaglio. Ma proprio quando la speranza abbandonò completamente la corvina, una risata acuta, psicopatica e graffiante fendette l'aria. Iniziò tenue, greve e contenuta, per poi esplodere in tutta la sua magnificenza. Si era svegliato, finalmente.

« ...DEAHAHAHAH...AHAHAHAHAHAHAH! IT'S SHOWTIME, BABES! »

Con uno scatto felino, lo spettro recuperò la ragazza ancor prima che essa potesse finire tra le fauci del mostro, inghiottita in un solo boccone. Quest'ultimo, rimasto a bocca asciutta, riuscì ad inquadrare solamente una saetta bianca e nera che sfrecciava in sua direzione, e quando confuso e spaesato posò per caso lo sguardo sul terreno credette di vederci doppio. Beetlejuice teneva in braccio Lydia, che per lo spavento gli stava completamente avvinghiata, quasi avesse paura di non essere ancora totalmente in salvo. Lui rideva compiaciuto dall'idea che gli stava ronzando in quella testa matta. Le parole della corvina avevano avuto l'effetto desiderato, come la ricarica di una batteria. Si sentiva in forma smagliante!

« Benebenebene, lombrico-troppo cresciuto. Se provi a toccare Lydia ancora... »

Asserì in tono minaccioso, posando la ragazza tremante a terra. La sua paura verso i vermi delle sabbie pareva momentaneamente scomparsa.

« ...Stanotte si mangerà sushi di verme per cena. »

E per essere doppiamente sicuro che quell'essere non avrebbe più osato toccare Lydia, le si parò di fronte quasi a volerle fare scudo col suo corpo. Il verme, intravista una preda più grossa della precedente, non ci pensò due volte a lanciarsi verso Beetlejuice, bramoso di non ritornare sotto la sabbia a stomaco vuoto. Un sorrisetto maligno si dipinse sul volto dello spettro, che mise in bella mostra la sua dentatura così perfettamente storta e trascurata. E quando il mostro fu abbastanza vicino da percepirne il caldo fiato sulla pelle morta, il fantasma sussurrò in un soffio:

« ...I'm your nightmare. »

E il suo volto cominciò a mutare nella faccia più orribile e spaventosa che avesse mai fatto in vita sua. Viscida, rugosa, bavosa e colma di serpentelli che fuoriuscivano dai fori dei pori: veramente disgustoso. Al punto che il verme, a quella visuale, frenò all'istante spaventato, perdendo colore e divenendo pallido come un lenzuolo. Nel giro di mezzo secondo già se n'era andato svelto e lesto, strisciando impaurito verso l'orizzonte e sollevando un enorme polverone. Di lui non rimase che una massa informe di sabbia, sollevata da quell'improvviso cambio di rotta. Lo spettro si strofinò le mani, ampiamente soddisfatto, sistemandosi giacca e cravatta. Un sorrisetto sornione si dipinse sul suo volto, mentre si voltava verso l'innocente corvina, pronto ad atteggiarsi da eroe di turno. Sfregò le proprie dita sulla giacca, lustrandosele per bene, e finì per osservarle prima di pronunciare:

« So, I am the ghost with the most or not?! »

Ma non ottenne risposta. Troppe emozioni erano intercorse in così breve tempo all'interno del corpo della giovane Lydia, che in un impeto di affetto, desiderosa di sentirsi completamente al sicuro, gli era saltata al collo, avvolgendo le sue braccia attorno ad esso in un tenero abbraccio.

« Mi hai salvato la vita! »

Proferì ancora scossa, stringendolo più forte a sé. Il tepore che regalava il corpo della ragazza era qualcosa di estremamente appagante e confortevole, come quando l'inverno ti siedi dinnanzi al camino nella tua comoda poltrona: fuori può fare quanto freddo gli pare, tu sarai sempre al calduccio. Ed era esattamente questa la sensazione che regalava stringere Lydia, qualcosa che spaventava enormemente lo spettro. Perché... Poi ad un certo punto non sarebbe più riuscito a farne a meno. Avvertì le guance pizzicare, per colpa di quel gesto impulsivo. Imbarazzo, ecco cosa gli provocava quella ragazza! Lui, che era talmente sfacciato da non preoccuparsi minimamente delle reazioni altrui, finire ad arrossire per il dolce gesto di una giovane mortale. La dolcezza di Lydia era disarmante, e buttava giù tutte le sue certezze.

« Ehei ehi, va-vacci piano babes! Mi ci devo ancora abituar--! »

Provò a replicare, interrompendo la frase a metà. Ed effettivamente lui non era affatto abituato al contatto fisico. Non che i suoi genitori non fossero mai stati affettuosi con lui, anzi forse lo erano stati fin troppo, ma nessuno con cui non avesse legami sanguigni si era mai azzardato a stringerlo tra le braccia, nemmeno quando era vivo. Forse era sempre stato troppo arrabbiato con il mondo per preoccuparsi di creare legami. Forse era anche dovuto al fatto che la sua famiglia era stata esiliata ed allontanata da tutti, ed anche se avesse tentato un approccio con qualcuno l'avrebbero cacciato appena apprese le sue origini. Ma quella sua frase non trovò mai una fine, poiché Lydia sfiorò la sua gelida guancia con le sue rosee labbra, che si tinse immediatamente del medesimo colore. Un sorriso stralunato si dipinse sul suo volto, come se fosse completamente partito, come se avesse perso il senno. In quell'istante più che in precedenza si sentì come una pentola a pressione in procinto di esplodere, al punto che il suo capo prese le sembianze del fischio a vapore dei treni di un tempo. E come uno di essi, fischiò rumorosamente espellendo una gran quantità di vapore, calore accumulato nel suo corpo a causa di quel bacio. Come se non bastasse, quel suo maledetto cuore prese a battere ad una velocità spaventosa, nonostante lui gli avesse detto più volte di non giocargli scherzi simili. Lydia era l'interruttore che una volta spinto su "on" lo faceva sentire come se fosse ancora vivo. Ora comprendeva cosa si era perso per tutta la vita, e non. Beh, meglio tardi che mai!

« ...Non importa anche se ho il naso aquilino? »

Si decise a rompere il silenzio lui, sciogliendo a malincuore quella stretta. La ragazza intonò una leggera risata, mollandogli un buffetto sulla punta del naso.

« A me sembra carino! »

« Anche se ho i capelli stopposi? »

« Non credo tu voglia diventare una fashion icone per cui.. »

« Nemmeno se ho i denti storti? »

« Mi sembra un po' tardi per andare dal dentista, no? »

« Anche se mangio insetti, vermi, scarafaggi...? »

« L'importante è che tu non gli faccia mangiare a me! »

« E che mi dici del mio caratteraccio?! Non avrai un attimo di tregua, con me! »

« Ci possiamo lavorare, sono pronta a sopportare.. »

« Non importa nemmeno se puzzo?! »

« Emh, ci farò l'abitudine! »

Un sorriso ebete si dipinse sul volto dello spettro, addolcito dalle risposte della sua nuova amica. Fece un passo verso di lei, porgendole le mani.

« Pregi e difetti...? »

Lydia gli regalò un dolce sorriso, afferrandole nelle sue, minute e calde.

« Pregi e difetti. »

Con poca delicatezza, Beetlejuice tirò nuovamente a sé la ragazza, stringendola tra le sue possenti braccia. Per la prima volta ricambiò quel gesto, deciso ad accettare quella situazione, con tutti i rischi che quel rapporto avrebbe potuto comportare. Non gli importava affatto, e rifletterci sopra non aveva mai fatto per lui. E poi, ora che c'era Lydia, niente aveva più importanza. Il pubblico intonò all'unisono un verso commosso, nuovamente, facendo ricordare ai due in quale situazione si trovassero immersi. Vennero invasi entrambi da un tremendo imbarazzo: per un attimo si erano illusi di essere soli!

« EHI! CHE AVETE DA GUARDARE?! QUESTO E' UN MOMENTO PRIVATO! »

Sbottò adirato il fantasma, volgendo lo sguardo verso la botola e agitando il braccio in aria con nervosismo, tra le risate sommesse di Lydia.

Nel giro di cinque minuti, i due tornarono in superficie, coi piedi ben saldamente disposti sul pavimento. La botola venne nuovamente chiusa, onde evitare una nuova invasione di vermi delle sabbie.

« Lydia Deetz... »

Proferì Mrs. Orrida, con voce saccente dall'alto della sua scrivania insormontabile.

« Pare che il mio verdetto sia mutato. O meglio, non mi è stata nemmeno data l'occasione per esprimerlo. »

Rimarcò l'ultima frase col tono di voce, lanciando un'occhiata furente all'avvocato Toadeschi, che fischiettando fece finta di niente. Si schiarì nuovamente la gola, mentre il pubblico già esultava. La corvina, dal canto suo, non sapendo cosa aspettarsi visse quell'attimo che intercorse prima di sapere il verdetto con profonda ansia.

« Ho notato che tra voi due c'è una particolare intesa. Non solo, miracolo dei miracoli tu sembri avere un certo ascendente su Beetlejuice, cosa che mai avrei pensato accadesse visto che a lui importa solo di se stesso. Per cui, in accordo con la giuria, abbiamo deciso che verrai assolta ad una sola condizione. Ti verrà permesso di entrare a Neitherworld quando, dove e come vuoi. Mettiamo il nostro mondo a tua completa disposizione, nei limiti prefissati ovviamente. MA, e sottolineo ma, dovrai influenzare positivamente Beetlejuice al fine che non distrugga o disturbi la quiete del nostro mondo in alcun modo! E' chiaro? Accetti? »

Lo spettro sbuffò seccato, nell'udire la condizione prefissata dalla giudicessa. Incrociò con stizza le braccia al petto, rivolgendo lo sguardo altrove. Però... Forse pur di stare in compagnia di Lydia era disposto a stare ai patti. La giovane annuì con convinzione, più che d'accordo. Non avrebbe potuto desiderare di meglio di questo!

« Ci sto, vostro onore! »

« Bene, sappi che da questo momento in poi ti sei addossata una bella responsabilità! La corte dichiara l'imputata non-colpevole! »

Si espresse Mrs. Orrida, picchiettando il martelletto sul teschio. All'udire il verdetto la folla si levò in un grido esultante, mentre i due si accingevano a recarsi all'esterno del tribunale. Le urla disperate e contrariate di Mr. Toadeschi furono le uniche che stonarono col contesto.

« M-ma sua onorificenza! Sta facendo un grave errore! Quella ragazza è una minaccia, una minaccia le dico! Poi insieme a Beetlejuice... Aaah, non oso immaginare cosa potrebbero combinare! »

Prima di chiudersi la porta alle spalle, lo spettro si voltò, sollevando semplicemente un sopracciglio. Il boia tirò giù la manopola, e la botola si aprì, facendo cascare l'avvocato nel deserto delle sabbie.

« NOOOOOOOooooooo...! »

« DEHAHAHAHAH...AHAHAHAHAHAHAHAH! »

Il suo grido riecheggiò tra le pareti dell'aula, insieme all'isterica risata dello spettro. Le porte si chiusero poi con un tonfo, facendo sparire le due figure dalla visuale dei presenti in sala. La giudicessa emise un sospiro sconsolato, mentre Mr. Toadeschi urlava nel sottosuolo, scappando dai vermi delle sabbie. Aveva fatto la cosa giusta...? Solo il tempo l'avrebbe detto!

« Sai, Beetlejuice... »

Proferì Lydia quasi in un sussurro, mentre rivolgeva lo sguardo verso l'orizzonte. Lì a Neitherworld stava sorgendo il sole, ed anche nel suo mondo, ne era certa, stava per giungere mattina.

« Ehi ehi, babes, ti ho detto di fare attenzione alla parola con la "b"! »

« Per la prima volta, da quando sono a Paceful Pines... Mi sento a casa. »

Ammise con un sorrisetto malinconico, facendo vibrare ancora l'anima dello spettro. Egli si dipinse sul viso il medesimo sorriso, avvolgendole le spalle col suo braccio.

« Have no fear, I'm here babes! »

E stretti l'un l'altro si diressero verso la porta che collegava i loro mondi, con la consapevolezza nel cuore che da quel momento in poi ci sarebbero stati l'uno per l'altra.

-

« Bene bene, Layla Deetz! »

Quella vocetta stridula e squittente penetrò nell'udito della corvina, e certamente udirla di prima mattina dopo non aver chiuso occhio non era un toccasana per le sue orecchie. Lydia roteò gli occhi, sbuffando seccata. La mano a reggersi il capo e quel broncio infastidito sul viso. Prudence e Bertha rivolsero immediatamente lo sguardo verso di loro, allarmate.

« Lydia, Claire, L y d i a. »

« Come ti pare.. »

Decretò indifferente, muovendo la mano su e giù per far intendere che come si chiamava non fosse importante.

« Non so se sei a conoscenza del fatto che, grazie alla mia straordinaria performance di ieri, ora tutta la scuola ti odia.. »

« Claire... »

« E la cosa mi rende enormemente felice, poiché non meriti assolutamente l' attenzione di nessuno! »

« Claire...! »

« Ma ciliegina sulla torta, ti ho vista a mensa con quelle sfigate di Bertha e Prudence! Ahahah, che spettacolo per i miei occhi! Non puoi immaginare quanto io sia-! »

« CLAIRE! »

« CHE C'E', COS'ACCIDENTI VUOI?! NON COPRIRE LA MIA VOCE CON LA TUA! » 

Sbottò la biondina irritata, sbattendo con forza le mani sulla superficie lignea del banco di Lydia. La ragazza sbatté ripetutamente le palpebre, stupita, per poi scuotere il capo e accennare un sorrisetto diabolico.

« Scusami tanto, non era mia intenzione interromperti mentre m'insultavi ma, ecco... Hai un ragno tra i capelli..! » 

Claire sbiancò udendo quelle parole. Nel sollevare i suoi occhioni cerulei, effettivamente, intravvide fare capolino dalla sua chioma bionda un orribile ragno a strisce bianche nere. Dopo essere rimasta interdetta per qualche istante, Claire corse via muovendo freneticamente le mani innanzi al suo viso, emettendo un urlo agghiacciante. Il ragno saltò tra le mani di Lydia, che lo accolse con gioia per niente impaurita.

« Questa me la paghi, Lydia Deetz! » 

Proferì prima di sparire dalla visuale dei presenti, mentre metà scuola le rideva dietro. La corvina sollevò un sopracciglio, insospettita.

« Well well well... Beetlejuice... » 

Sussurrò, portandosi l'insetto dinnanzi al volto e scoprendo come sospettava che si trattava esattamente dello spettro in questione. Quest'ultimo fece spallucce con tutte ed otto le zampe.

« Hi babes! » 

Emise con fare innocente.

« Beej, avrebbero potuto scoprirti! » 

Lo canzonò lei, mantenendo un tono di voce basso. Bertha e Prudence si guardarono esterrefatte.

« Ma sta parlando col... Ragno? » 

« Oh Bertha, non avere pregiudizi! Ognuno ha i suoi gusti e le sue... Strane abitudini! » 

Decretò la rossa sistemandosi gli occhiali. Intanto lo spettro sbuffò infastidito.

« Ehi Lyds, io stavo solo svolgendo il mio ruolo di angelo custode! » 

Sbatté le palpebre ripetutamente, mentre sul suo capo compariva un'aureola, sul suo dorso un paio di ali e tra le sue mani una piccola arpa che cominciò a strimpellare amabilmente. Una risata divertita volò dalle labbra della giovane.

« Non offenderti ma non sembri molto angelico, Beej! » 

« Oi, noi siamo come Bonnie e Clyde, il formaggio sui maccheroni, il pane e la marmellata, una rosa e le sue spine! We are best friends, aren't we? » 

Chiese Beetlejuice, incrociando le zampe contro il corpo peloso ed osservandola con un sopracciglio sollevato. Il cuore di Lydia fece un balzo, per la sorpresa di quelle parole. Avvertì le guance prendere colore, mentre un dolce sorriso spuntava sulle sue labbra rosso sangue. Nemmeno nelle sue fantasie più recondite avrebbe sperato di sentirglielo dire, conoscendolo.

« Credo... Che così le cose quadrino meglio. Certo che lo siamo, Beej. » 

Proferì, carezzandogli la testolina pelosa col dito. Finalmente si sentiva come avrebbe sempre voluto, aveva trovato quella sensazione di completezza che da tanto cercava. I tasselli del puzzle che combaciavano, i conti che tornavano. La felicità completa. E mentre lo schermo nero si restringeva su questa dolce immagine dei due in dissolvenza, il ragno spettro rivelò portandosi la mano vicino alla bocca per farsi sentire unicamente dagli spettatori:

« Siamo migliori amici... Per oraIf u know what I mean! » 

E, così dicendo, sparì tra la sigla finale ed i titoli di coda.

 

"Babes, now I understand. You know why I'm the ghost with the most?"

"No, BeeJ... Why you'e the ghost with the most?"

"Because I've got you, Lyds!"

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