Becoming Dark Swan

di Jude16
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Camelot ***
Capitolo 2: *** Profezia ***
Capitolo 3: *** Connessione ***
Capitolo 4: *** Indizio ***
Capitolo 5: *** Nuova minaccia ***
Capitolo 6: *** Illusione, desiderio irrealizzabile ***
Capitolo 7: *** Desiderio e rabbia ***
Capitolo 8: *** Il fuoco della speranza ***



Capitolo 1
*** Camelot ***


N.d.A: Ok, salve a tutti, non sono solita lasciare i miei pensieri qui, prima della storia, però oggi strapperò un'eccezione alla regola e vi comunico brevemente alcune cose.
Dopo aver visto la premiere, ragazzi, la mia mente ha iniziato ad arrovellarsi come sempre sui possibili eventi successi nell'arco di tempo delle settimane di cui, ancora una volta, i nostri eroi non ricordano una beata mazza.
Ecco, in questa sorta di long, non so ancora quanto long, darò sfogo alle mie perverse idee e cercherò di raccontare eventi che secondo me possono aver portato la nostra Swan a diventare effettivamente Dark Swan.
Ovviamente un incipit di spoiler per chi non ha visto la puntata c'è, comunque ci rivedremo alla fine.
Enjoy.

 

 

 

Il castello di re Artù appariva maestoso davanti ai loro occhi incantati da cotanta bellezza, era persino più maestoso del castello della ex Regina Cattiva che, in quel momento, stava scrutando i dintorni con occhio scaltro e attento.
Non si fidava per niente nonostante le intenzioni del re erano apparse amichevoli e disponibili; Henry al suo fianco sprizzava gioia da tutti i pori riuscendo a stento a contenere la sua smania di fare domande.
Poco più avanti Mary Margaret e David si tenevano per mano, parlottando con i nani, Belle e Granny di quanto fosse stato gentile il gesto di un apparente sconosciuto di ospitarli nella sua reggia.
Sbuffò infastidita dalla loro solita aria speranzosa e continuò ad ispezionare le varie ale del castello nel quale si stavano inoltrando: quadri e stendardi adornavano le pareti spesse di mattone scuro, donando colore a stanze che altrimenti sarebbero state spente e tristi; diverse guardie si inchinarono al passaggio del loro padrone aprendo porte e rivolgendo saluti rispettosi e straniti ai nuovi visitatori.
Il pugnale al suo fianco, infilato saggiamente dentro una tasca interna del cappotto, pesava come un macigno pieno di paure e responsabilità verso la bionda che la precedeva, mano nella mano ad Uncino: assottigliò nuovamente gli occhi nella loro direzione, quel senso di fastidio nel vederli vicini tornava a farsi largo nel suo cuore nonostante tutta l'energia che impiegava per scacciare quelle sensazioni sbagliate.
-Che ti prende Regina? Stai bene?- bisbigliò Robin al suo fianco. Si era quasi scordata della sua presenza e di quella di Roland appollaiato sulle sue enormi spalle.
Gli rivolse un sorriso di cortesia baciando leggermente la sua guancia ispida ed annuendo in risposta alla sua domanda, tornando poi a fissare la cascata di boccoli biondi davanti a sé, ignorando completamente la sorellastra che veniva trascinata a forza dal suo fidanzato.
“Io ti ho salvato, ora tu salvami e, se non dovesse esserci altra scelta, fai quello che deve essere fatto. Distruggimi.”
Quelle parole riecheggiavano nella sua mente, potenti e disperate. Gli occhi di Emma celavano una supplica che solo lei poteva comprendere: stava affidando la sua vita nelle sue mani, nelle mani di colei che fino a qualche anno fa voleva distruggerla per tenere il suo bambino solo per sé. Quante cose erano cambiate da allora.
“Sei l'unica che è in grado di mettere da parte i sentimenti e fare ciò che va fatto.”
Non ne era tanto sicura però, dentro il suo cuore urlava una bestia a cui ancora non voleva dare ascolto.
-Bene signori, questa è la sala da pranzo- Artù accompagnò le sue parole con un ampio gesto della mano, indicando tutto ciò che circondava i presenti, Regina non si rese nemmeno conto che la loro marcia era finita, troppo presa nei suoi pensieri -sarete stanchi immagino, dopo tutte le peripezie che avete passato per arrivare fin qui. Bene, Lancillotto vi farà strada e vi accompagnerà nelle vostre stanze così potrete coricarvi e riprendere un po' di energie. Per quanto riguarda quello che ci siamo detti nel bosco, ne parleremo a cena- un grosso sorriso spuntò dalle sue labbra e il cavaliere al suo fianco, scuro di carnagione, ci incitò a seguirlo dietro una spessa porta di legno alla sua destra.
Un lunghissimo corridoio si stagliava davanti a noi e, lungo tutta la parete, innumerevoli porte nascondevano stanze e cantine.
-Bene- annunciò con voce calda e profonda -per una questione di regole interne del castello, maschi e femmine saranno divisi- l'espressione afflitta di Uncino fece sorridere Emma che sussurrò alcune parole al suo orecchio per farlo riprendere -quindi voi signore vi accomoderete nelle stanze di destra mentre, signori, in quelle di sinistra prego- detto questo fece dietro front e sparì dietro la pesante porta da cui erano entrati.
-Bene, e ora come ci dividiamo?- chiese Bancaneve osservando preoccupata prima le porte e poi le altre donne lì presenti.
I maschi nel frattempo stavano tirando la sorte per decidere equamente chi sarebbe stato con chi.
-Potremmo fare come loro- suggerì Belle che li stava osservando divertita con la teca saldamente ancorata tra le sue braccia.
-Va bene, basta che ci sbrighiamo, vorrei lavarmi e riposarmi per qualche minuto- commentò con una punta di acidità Regina, tornata quella di sempre.
-Ok, al mio tre mettiamo le mani in cerchio con un numero che avete pensato e poi conteremo- Emma pareva molto convinta e determinata, nonostante il pallore che la stava consumando.
-Uno... Due... Tre! Uhm... Venti- comunicò Emma.
-Io con quella pazza di Zelena non ci stò- esclamò Regina, rimasta a fissarla di sottecchi.
-La sorte deciderà per tutte mie cara sorellina- fece lei di rimando, ghignando sinistramente allo sguardo omicida dell'altra.
Mary Margaret ignorò la conversazione e si mise a contare: le coppie vennero estratte e Regina, dopotutto, avrebbe preferito mille volte condividere la sua stanza con la Strega Perfida piuttosto che con lei.
-Bene, io starò in stanza con Granny, Belle con Zelena e Emma con Regina- comunicò leggermente preoccupata da ciò che il destino aveva riservato loro: si voltò a guardare David che le regalò un sorriso amorevole e un gesto di incoraggiamento.
Regina, dal canto suo, impallidì e indietreggiò tentando di trovare nuovamente il contegno che stava perdendo, già lo sapeva, sarebbe stato un soggiorno pessimo.
Guardò Emma che le rivolse un sorriso un po' tirato.
-Bene, andiamo a riposarci- disse Biancaneve -ci rivediamo qui fuori tra un paio d'ore- alzò il tono di voce per farsi sentire anche dai ragazzi.
Uncino mandò un bacio immaginario alla sua principessa che sbuffò divertita ed entrò nella stanza scelta precedentemente mentre Regina salutò Robin con un leggero bacio sulle labbra prima di prendere un bel respiro ed entrare anch'ella chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

Ciaoo! Eccomi qui con una nuova storia: come detto precedentemente e una mia idea ed è totalmente fuori di testa ahah però non potevo starmene con le mani in mano dopo che il mio cervello stava totalmente impazzendo so, per renderlo un pochino più chiaro, sarà principalmente una SQ, ovviamente accenni a CS e OQ ci saranno perché la strada è lunga e, si sa, le nostre due amate protagoniste non sono proprio degli ossi facili. Bene, fatemi sapere che ne pensate e se volete che io continui questa cosa, grazie mille in anticipo e, spero vi piaccia.
Un bacio.

 

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Capitolo 2
*** Profezia ***


La camera era grande ed accogliente, un enorme letto a baldacchino troneggiava al centro della stanza mentre alle pareti erano appesi quadri raffiguranti paesaggi e diverse scene di guerra. A lato, contro il muro, c'era un tavolo di legno massiccio con sopra un lume che emetteva una luce fioca mentre poco distante una porta separava la stanza da letto dal bagno.
Regina ispezionò con cura ogni particolare, storcendo la bocca alla vista del letto matrimoniale che avrebbe dovuto condividere con Emma: non era tanto il fatto che fosse diventata l'Oscuro, piuttosto si sentiva in colpa, sia per il fatto che quell'idiota si era sacrificata per lei, sia perché il suo cuore stava mandando strani segnali alla sua mente. Scosse la testa scacciando quei fastidiosi sussurri e si diresse verso la finestra che affacciava su di un cortile sottostante, dove al centro troneggiava un enorme albero secolare dalle foglie verdissime, illuminate dal tenue bagliore di un sole che stava salutando il mondo.
Si perse per un momento ad osservare quei giochi di luce per poi notare una Emma ancora immobile davanti alla porta del bagno con una smorfia di disappunto sul viso.
-C'è qualche problema Swan?- chiese stralunata.
-Come diavolo faccio a lavarmi in quel coso?- la bionda ignorò il tono acido dell'altra donna, continuando a rimirare quella sottospecie di tazza gigante con un tubo a lato, soppesando l'idea di rimanere puzzolente per tutta la sua permanenza a Camelot.
Regina si avvicinò cauta all'altra ed esaminò l'oggetto criticato constatando che era una semplice vasca da bagno: o meglio, una vasca da bagno in stile epoca medioevale. Represse una risata e guardò di sottecchi lo Sceriffo che aveva uno sguardo sempre più affranto.
-E' una normalissima vasca- parlò con tranquillità, reprimendo un'ennesima risata allo sbuffo in risposta.
-E come diavolo faccio a lavarmi lì dentro?- stava avendo un attacco di isteria.
-Già, tu non sei abituata a certi aggeggi- gesticolò la bruna -beh, ti infili dentro, prendi una spugna e ti lavi- riprese con ovvietà dopo pochi istanti -hai per caso bisogno di una balia?- ghignò per poi raggelare all'immagine che, prepotente, le si era imposta davanti agli occhi: una Emma completamente nuda e bagnata davanti a lei. Deglutì e tornò alla finestra, cercando di scacciare quei pensieri decisamente inadatti.
Emma le lanciò un'occhiataccia per poi sparire all'interno del bagno.
Ne uscì mezz'ora dopo, con i capelli tutti bagnati ed appiccicati al viso scarno e un'espressione, se possibile, più rabbuiata di prima.
-Com'è andata?- la schernì l'altra che intanto si era distesa sul letto, il pugnale al suo fianco.
Ricevette un grugnito in risposta mentre Emma prendeva posto al suo fianco, leggermente tesa.

 

-No, non posso prenderlo, non voglio ferire chi amo-
Silenzio.
-No-
Si era addormentata, aveva chiuso soltanto gli occhi, un attimo. Sentì una mano sfiorarle il fianco cercando il pugnale: si irrigidì all'istante afferrandolo con forza e voltandosi verso una figura alienata e delirante.
-Emma- sussurrò stordita e leggermente scossa.
-Regina io... - non riusciva nemmeno a parlare, la sua voce era scesa di un'ottava mentre le occhiaie accentuavano la scavatura del suo volto.
-Con chi diavolo stavi parlando?- si girò completamente verso di lei, guardandola indietreggiare con timore.
-Io, con nessuno, perché?- si mise sulla difensiva.
Regina decise di passarci sopra, capiva che non era il momento di indagare si quella stranezza, ma si ripromise di approfondire la questione in un altro momento, Emma le sembrava già abbastanza provata ed il suo senso di colpa non faceva che aumentare la stretta.
Le rivolse un'ultima occhiata per poi alzarsi ed infilarsi la lama nel giubbotto, non notando lo sguardo affamato della bionda su di sé, che non perse nemmeno per un secondo lo spostamento dell'oggetto.
-Andiamo, raggiungiamo gli altri- disse duramente, per poi uscire lasciandola da sola.
Percorse a ritroso il corridoio ed entrò nella sala da pranzo, gli altri erano già tutti lì e, vedendola arrivare da sola, si allarmarono.
-Emma dov'è?- chiese subito Uncino guardando dietro la sua spalla.
-Arriva- rispose seccamente Regina, tornando con la mente a pochi attimi prima.
Quando anche l'ex Salvatrice si unì ai presenti, Artù si alzò dalla sedia e, con un gran sorriso sulle labbra iniziò a parlare.
-Per prima cosa, spero vivamente che le stanze siano di vostro gradimento. Poi vi vorrei presentare una persona davvero speciale per me, che mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato in tutti questi anni, una donna senza la quale non potrei vivere- gli occhi di Regina saettarono verso Emma, rendendosi conto che quest'ultima la stava guardando prima di essere scoperta e tornare ad ascoltare le parole del re -mia moglie Ginevra- Artù gonfiò il petto e si girò in direzione della porta dalla quale, un secondo dopo, ne uscì una donna bellissima e dai lunghi capelli corvini che le ricadevano morbidi sulle spalle.
La regina scrutò tutti i presenti e sorrise mestamente per poi salutarli con un inchino rispettoso.
-Grazie per essere venuti nel nostro regno- la sua voce era soffice e pacata.
-Che noia- sbuffò Zelena poco distante.
-Zitta o ti taglio la lingua e la do in pasto agli animali della foresta- grugnì Regina in tutta risposta.
-Bene, come vi avevo annunciato finirò il mio discorso iniziato nella foresta perciò, se volete seguirmi- Artù ignorò completamente il piccolo battibecco e si incamminò, mano nella mano con la moglie, verso la porta dalla quale era uscita -Merlino aveva previsto il vostro arrivo, tanti anni fa, ci disse che un gruppo di eroi sarebbe venuto a salvarlo, a salvarci tutti. Una terribile minaccia grava sul nostro regno e solamente con il vostro aiuto potremmo sconfiggerla- si inoltrarono per le stanze, superarono porte e corridoi arrivando nel giardino che Regina aveva potuto osservare dalla sua stanza -però c'è un problema- il re arrestò la sua marcia per girarsi ed osservare i volti attenti dei presenti che lo ascoltavano, il suo sguardo era carico di paura e coraggio.
-Che tipo di problema?- fu Uncino a parlare.
-Vedete, molto tempo fa in questo regno, viveva una potente strega di nome Magò. Era terribile e spietata, si divertiva a distruggere ogni cosa incontrasse sul suo cammino, commise parecchi omicidi e non risparmiò nemmeno i bambini. Camelot era diventata una landa deserta e tetra e la strega ne aveva fatto la sua dimora: i pochi sopravvissuti erano stati schiavizzati, ridotti alla fame e costretti a lavorare nelle segrete, privati di tutti i diritti umanamente riconosciuti. Un giorno si presentò Merlino che si batté contro di lei a favore del popolo: la battaglia fu lunga e cruenta, i colpi di magia erano assestati e potenti, i due maghi erano allo stremo delle forze, tutti e due potenti e tutti e due quasi in fin di vita, ma nonostante questo Merlino, in un ultimo gesto eroico riuscì a sconfiggere Magò e salvare gli abitanti del regno.-
Artù si concesse una pausa, tornando indietro con la memoria
-A quell'epoca io ero solo un ragazzo, uno dei pochi sopravvissuti alle ingiurie della strega, seguii lo scontro da dietro una carrucola malandata ammirando il potente mago che ci stava proteggendo. Volevo diventare a tutti i costi il suo allievo. Dopo essersi ripreso accettò e mi insegnò ciò che sapeva, non la magia, non ne sono in grado, ma sul mondo e sulle persone: mi disse che un giorno sarei diventato re di Camelot perché solamente io potevo estrarre la spada dalla roccia, Excalibur, penso che voi la conosciate, poiché solo chi fosse stato in grado di impugnarla avrebbe governato e guidato il popolo attraverso un terribile momento-
-Aspetta, ma in tutto questo noi cosa centriamo?- domandò Regina, sempre più confusa.
-Stavo proprio arrivando al punto, ammetto di averla presa un po' larga- si grattò la testa leggermente imbarazzato -dunque, come dicevo, questo terribile momento è adesso. Sì, adesso, perché Merlino è intrappolato proprio qui, alle mie spalle- con la mano indicò il possente albero dietro di lui -e senza di lui non saremmo in grado di sconfiggere la strega che è risorta dalle sue ceneri. Però questa volta ci servirà la mia spada che, ahimè, ha un problema- estrasse la lama dalla fodera per mostrarla agli altri: l'ultima parte non c'era, spezzata. Regina impallidì, come gli altri, nel constatare i disegni presenti nell'arma lucente, ghirigori neri molto simili a quelli incisi sul pugnale che racchiudevano il nome di Emma Swan.
-E, di grazia, come dovremmo fare? Per tirarlo fuori intendo- domandò Uncino spazientito da tante chiacchiere e ripresosi dal leggero shock, voleva solamente liberare il mago per poter aiutare la sua amata.
-Solo uno di vuoi può farlo in realtà. Ci è stato detto che fra di voi c'è la Salvatrice, solo lei è in grado di liberarlo- tra i presenti calò un'aria di tensione che si poteva tagliare con un coltello, Regina deglutì a vuoto guardando di sottecchi Emma, che aveva gli occhi fuori dalle orbite -dunque, chi è di voi?- domandò Artù facendo vagare lo sguardo tra i presenti, aspettando pazientemente una risposta.
Con la coda dell'occhio vide Emma farsi avanti, come era d'abitudine ma, prima che potesse parlare, strinse forte la mano sull'impugnatura del pugnale e comandò il silenzio alla bionda che la osservava stupita.
-Sono io- fece un passo avanti, deglutendo per l'ennesima volta, sotto gli occhi confusi dei suoi compagni -sono io la Salvatrice- Artù le si avvicinò ed insieme alla moglie le sorrisero felici e con rinnovata speranza.
-Camelot sarà finalmente al sicuro Salvatrice, grazie al tuo aiuto riusciremo finalmente a vivere in pace- la ringraziarono i coniugi.
Regina stiracchiò un sorriso.
Dovevano formulare un piano oppure tutto sarebbe andato perso.

 

 

 

Ciao! Ecco qui il secondo capitolo, che dire, non ho ricevuto recensioni in quello precedente ma non mi faccio scoraggiare, ci tengo a questa storia e, anche se verrà letta in silenzio, apprezzo lo stesso! Certo, un parere è sempre ben accetto per migliorarsi ma, ehi, sono comunque contenta cosi. Grazie mille in anticipo e, alla prossima.
Un bacio.

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Capitolo 3
*** Connessione ***


Emma osservava la mora parlottare con Artù, ancora incapace di muovere un muscolo, il senso di irritazione per il suo comportamento la stava soffocando ed in lontananza poté scorgere la figura di Gold, o meglio, dell'Oscurità sogghignare.
Come diavolo aveva osato farle questo? Si sentiva calpestata ed usata e, continuando a guardare l'altra madre di suo figlio, mosse un passo nella sua direzione con Gold che ora era al suo fianco.
-Emma stai tremando- la voce di Uncino la distrasse portando la sua attenzione all'uomo che ora era davanti a lei. Non si era nemmeno resa conto che aveva iniziato ad avere dei leggermi spasmi.
-Io, ecco, non mi sento molto bene- biascicò ricevendo un'alzata d'occhi da parte del suo “mentore”.
-Tesoro- il pirata le bloccò la mano -si risolverà tutto- i suoi occhi cerulei la osservavano incantati e preoccupati mentre tutto ciò che in quel momento la bionda riusciva a pensare erano quelli castani di un'altra persona.
-Lo spero- fu un lieve sussurro.
Uncino le diede un leggero bacio sulle labbra per poi incamminarsi verso Biancaneve trascinandola con sé.
-Emma tesoro, tutto ok?- la voce apprensiva della donna la fece sorridere.
-Lo sarà- annuì poco convinta.
-Dobbiamo assolutamente parlare con Regina, dobbiamo trovare un modo per risolvere tutto questo- David mise un braccio protettivo intorno alle spalle della moglie guardandola seriamente.
La menzione di quel nome riaccese in Emma il sentimento di fastidio provato poco prima, avrebbe dovuto parlare con lei, fronteggiarla, uccider...
Si girò allarmata notando Gold ridacchiare divertito e compiaciuto: scosse la testa per scacciare via quei sentimenti che non le appartenevano, combattendo contro se stessa per riuscire a domare quell'opprimente senso di frustrazione che la stava divorando.
Si guadagnò tre occhiate perplesse.

Dopo una cena consumata nel più assoluto silenzio da parte sua, Emma uscì dalla sala scusandosi e andò nella sua stanza per rimanere un po' da sola, doveva pensare a troppe cose: si sedette sul letto portandosi le mani alla testa e chiuse gli occhi.
Era una situazione assurda, lei in procinto di diventare l'Oscuro e la Regina Cattiva in procinto di diventare la Salvatrice. Se qualcuno glielo avesse raccontato qualche anno fa, molto probabilmente sarebbe scoppiata a ridere fino a che la pancia non le avesse fatto seriamente male.
La testa le doleva ed un sospiro frustrato scappò dalle sue labbra. Aprì gli occhi e notò Gold appollaiato su una sedia davanti a lei, annoiato.
-Che c'è?- commentò acida.
-C'è, mia cara, che questo tuo arrovellarti il cervello mi sta stancando- la sua voce stridula la fece arrabbiare.
-Oh, mi dispiace che l'Oscuro sia costretto a sopportarmi- ghignò in rimando.
-Mia cara, non prenderti gioco di me, ricordati che io sono te- sorrise sornione rimanendo seduto.
-Io non sono come te- ringhiò.
-Lo sarai. Vedi, mia cara, nemmeno quella a cui hai affidato il pugnale si fida di te, ti ha messo a tacere alla prima occasione. Ti ha scavalcato e messo da parte. Sarà sempre così d'ora in poi, sarai costretta all'obbedienza e alla sottomissione da parte di quelli che tu ti ostini a chiamare famiglia- Gold si alzò prendendo posto al suo fianco -a meno che tu non abbracci quello che ormai sei e li uccidi tutti- completò il discorso in un sussurro mellifluo.
Emma continuò a guardare la sedia ormai vuota davanti a sé, quelle parole stavano penetrando in lei come lame, sentì la lotta interiore tra le due magie che albergavano in lei: luce ed oscurità si stavano contendendo il posto nel suo cuore.
-No, non ucciderò mai le persone che amo, che mi amano- era più un lamento che una vera e propria presa di posizione, l'Oscuro se ne accorse e decise di proseguire per quella via.
-Pensaci Emma, in questo momento tu sei considerata una minaccia, nessuno di loro si fida ciecamente di te, hanno paura e, finché tu sarai così, non smetteranno di trattarti come una che deve essere tenuta sotto controllo- Gold entrò nel suo campo visivo notando che stava raggiungendo il suo scopo -dare il pugnale a Regina è stata una mossa da idiota!- esclamò contrariato.
Ancora una volta quel nome smosse qualcosa in lei, riuscendo a portarla alla realtà e rompendo quella connessione con la sua parte oscura che stava pian piano trascinando la sua anima verso il punto di non ritorno.
-Non è vero invece, lei saprà cosa è meglio per me-
Un leggero bussare la distrasse e Gold scomparve: I suoi genitori e gli altri entrarono nella stanza preoccupati chiudendosi la porta alle spalle.
-Con chi stavi parlando?- Uncino le si avvicinò e le prese le mani.
Vide i volti dei suoi leggermente in ansia e quello di Regina scrutarla: si soffermò su di lei quando improvvisamente qualcosa le diede la scossa. Fece un leggero balzo indietro per poi guardarsi intorno circospetta e spaventata.
-Che diamine è stato?- domandò stupita massaggiandosi l'addome e tornando a guardare l'unica in grado di fare magie all'interno di quella stanza, oltre lei.
-Cosa?- dissimulò quest'ultima fingendo interesse per il quadro appeso alla sua destra.
-Niente- Emma lasciò cadere il discorso dopo un po', ripromettendosi di andare in fondo alla questione.
-Con chi stavi parlando prima tesoro?- la voce di Mary Margaret riportò l'attenzione su quella domanda.
-Nessuno- si limitò a rispondere sua figlia per poi continuare cambiando argomento -più che altro, che ci fate tutti qui?- passò in rassegna i loro volti ancora una volta.
-Eravamo preoccupati, a cena non hai detto niente e quando te ne sei andata avevi una faccia strana- rispose David sorridendo leggermente alla figlia, cercando di metterla a suo agio.
-In più dobbiamo parlare della questione Salvatrice- s'intromise Uncino guardando in cagnesco Regina per un secondo.
-Inutile che mi guardi così sottospecie di pirata, ho fatto quello che andava fatto- il tono sprezzante della donna lo fece infuriare.
-Tu sei la Regina Cattiva, in te non c'è nulla che si possa ricollegare ad una qualche eroina, pensavi quando hai aperto la bocca?- Uncino si avvicinò pericolosamente alla mora e, proprio quando questa stava formando una palla di fuoco per colpirlo, Emma si mise tra i due separandoli.
-Che diavolo state combinando voi due?- ringhiò sorprendendo i presenti, la voce non sembrava nemmeno la sua -Non mi sembra il caso di litigare per questo, ormai le cose sono fatte e re Artù e consorte credono che tu sia colei che ci salverà tutti quindi pensiamo a qualcosa di veramente efficace prima che Henry si ritrovi con una madre che è diventata l' Oscuro e l'altra imprigionata a Camelot- parlò senza staccare gli occhi dai due e, solo quando fu certa che nessuno dei due era intenzionato a riprendere da dove aveva lasciato, tornò a sedersi sul letto.
-Quindi come intendiamo muoverci?- domandò dopo svariati secondi di occhiate e silenzio imbarazzante.
-Non ne ho idea- David era quasi sconsolato.
-Potremmo fare in modo che Emma faccia le magie e Regina ci metta la faccia così nessuno sospetterebbe nulla- provò Biancaneve.
Uncino annuì pensieroso.
-Non sembra una genialata Bianca, anzi, direi che è proprio una stupidaggine- commentò Regina leggermente infastidita -sarebbe meglio che non usasse la magia almeno per un po', la porterebbe a perdere il controllo ed è una cosa che non possiamo permetterci- spostò la sua attenzione verso la donna in questione, notando come dai suoi occhi sprizzasse odio per quelle parole -in fin dei conti, ho già usato la magia bianca contro mia sorella- incrociò le braccia sotto il seno aspettando commenti.
-Non so- fu l'unico commento di Biancaneve dopo quel discorso.
-O così, o rischiamo che la signorina Swan diventi l'Oscuro domani stesso-
Emma rimase in silenzio assorbendo tutti quei discorsi e concedendosi per un solo istante di chiedersi se Gold avesse ragione riguardo il volerla tenere sotto controllo e privarla della sua libertà, scosse la testa maledicendosi, si stava facendo influenzare: lo stavano facendo per lei, tutto questo era per lei, per poterle ridare una parvenza di vita normale, per tornare a casa, insieme.

Qualche minuto dopo la stanza si svuotò con la promessa di riprendere il discorso l'indomani e lasciando così le due donne da sole.
-Non controllarmi mai più- ruppe il silenzio la bionda -ti ho dato il pugnale per proteggermi, non per farmi obbedire ai tuoi ordini- la marcia che la mora aveva preso a fare si interruppe davanti al letto, proprio di fronte a lei.
-Se ci pensi bene l'ho fatto proprio per proteggerti- commentò stizzita di rimando.
-Stronzate!-
-Il linguaggio Swan!-
La bionda alzò gli occhi al cielo: non sapeva se le stava dando più fastidio il fatto che Regina fosse tornata a chiamarla per cognome o tutto il fatto del pugnale.
-Cosa mia hai fatto prima Regina?- domandò infine, decidendo di lasciar cadere l'altro argomento.
Era stanca e la testa le doleva come non mai, ma voleva assolutamente capirci di più.
-Prima quando?- domandò con finto tono stupito.
-Non credere che io sia stupida- ringhiò l'altra.
-Non l'ho mai creduto- si lasciò sfuggire la mora.
Emma rimase colpita.
-Allora parla- disse poi testardamente e per niente intenta a lasciar cadere l'argomento -perché ho preso la scossa?-
-Magia- fu la risposta telegrafica di Regina ancora ai piedi del letto.
-Quindi mi hai fatto qualcosa?- si arrabbiò.
Ultimamente la rabbia era il suo sentimento predominante.
-No idiota, sono le nostre magie che entrano in contatto- Emma spalancò la bocca e Regina decise di continuare con la spiegazione
-lo hanno sempre fatto. Non ti sei mai accorta di questo?- mise la testa di lato aspettando una risposta.
-No- sussurrò la ragazza per poi alzarsi in piedi e raggiungerla -come funziona?-
-Non funziona in nessun modo, semplicemente accade- la voce della donna si abbassò, l'improvvisa vicinanza dell'altra le stava scombussolando qualcosa dentro.
-Ci deve pur essere una spiegazione- replicò la bionda che, venuta a contatto con il profumo ed il fiato caldo della persona che aveva di fronte, si sentì leggermente confusa ed in lotta con i suoi istinti. Una parte di lei voleva strozzarla, l'altra voleva solamente prendere quelle labbra con le proprie per assaggiarle.
-Se anche ci fosse, non la so. L'unica cosa che mi viene da dire è che la tua magia e la mia sono in qualche modo complementari, luce ed ombra che si uniscono- gli occhi di Regina saettarono tra quelli verdi di lei e le sue labbra sottili, sentiva il corpo completamente carico di potere.
-Complementari- ripeté assorta Emma, avvicinandosi impercettibilmente all'altra.
“Sei l'unica che in grado di mettere da parte i sentimenti e fare ciò che va fatto”
Quelle parole tornarono prepotentemente alla sua memoria ed istintivamente fece un passo indietro spalancando gli occhi e rendendosi conto solo in quel momento della vicinanza con la bionda che ora la guardava stupita.
Non poteva permettersi di provare quelle sensazioni così forti, era un lusso che non le era concesso se davvero voleva riuscire nel suo intento e riportare tutti indietro.
-Andiamo a riposarci, è stata una lunga giornata- disse prima di rinchiudersi in bagno.
Emma osservò la porta chiusa dietro la quale era scomparsa Regina, rimuginando a lungo sulle sue parole e rilasciando un respiro che non si era nemmeno resa conto di trattenere: le loro magie erano connesse, bene e male, luce ed ombra, come mai non se ne era accorta prima? Anche Gold usava la magia oscura, perché con lui non era connesso? C'era qualcosa che non le aveva detto e, l'indomani, si ripromise di riprendere quell'argomento.
La vicinanza con il Sindaco l'aveva confusa, aveva troppi sentimenti ed emozioni contrastanti dentro di se, la testa le pulsava sempre di più e il suo cuore era confuso.
Decise di coricarsi e chiudere gli occhi sperando che la notte le avrebbe portato consiglio.

 

 

 

Ciaoo! Eccomi qui con il terzo capitolo, che dire, grazie mille per le recensioni che mi avete lasciato nello scorso episodio, sono molto contenta e apprezzo tantissimo le parole che avete speso per me, ringrazio inoltre anche tutti quei lettori silenziosi, siete preziosi anche voi. Che dire di più, spero vi piaccia e.. questa connessione magica sarà importante per qualcosa in futuro? Come intenderanno affrontare tutta la situazione della Salvatrice? Lo scopriremo.
Un bacio.

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Capitolo 4
*** Indizio ***


La notte era passata tranquilla quella volta, dopo l'iniziale imbarazzo delle due, Regina si era girata su di un fianco dando le spalle alla bionda: il suo cuore batteva incessantemente e ad un ritmo incontrollabile. Si impose di chiudere gli occhi pregando con tutte le sue forze Morfeo di prenderla con sé.
Ricordava con un brivido di eccitazione e paura quei momenti prima con l'altra madre di suo figlio, la sua vicinanza l'aveva destabilizzata e, tutt'ora, non riusciva a spiegarsi queste strane sensazioni che la stavano riempendo.
Non si accorse nemmeno di Snow che era appena entrata dalla porta da qualche minuto e la stava osservando con interesse.
-Che ci fai quassù?- fece un passo nella sua direzione congiungendo le mani sotto il seno, lo sguardo genuinamente indagatore.
La mora riemerse dall'abisso dei suoi ricordi per voltarsi nella sua direzione e regalarle uno sguardo leggermente infastidito: si sentiva come colta in flagrante a fare smancerie.
-Secondo te? Sto cercando informazioni- si rigirò nuovamente, continuando a rovistare tra gli scaffali di quell'ala del castello stracolma di memorie antiche.
La figliastra osservò incuriosita l'ambiente circostante, accarezzando con mano tremante le parole stampate sulle copertine di vecchi libri impolverati ed ingialliti dal tempo.
-Che cosa sono tutti questi libri?-
-Memorie- rispose leggendo velocemente alcune righe di un testo -Merlino- aggiunse avendo intuito lo sguardo interrogativo che le stava rivolgendo Biancaneve.
-E' così che speri di trovare una soluzione?-
-Onestamente, non so se riuscirò a trovare qualcosa- si specchiò nei suoi occhi -però ci voglio provare- un leggero brivido percorse la sua pelle.
Non poteva permettersi il lusso di farsi scoprire da re Artù, la loro missione per riportare a casa Emma ed annientare l'Oscuro sarebbe andata in mille pezzi e Storybrooke sarebbe diventando solamente un ricordo agognato e lontano. Più si sforzava di leggere tra le righe, più la sua irritazione saliva: si era documentata prima di imbarcarsi in quella missione suicida scoprendo alcune delle capacità del misterioso mago che le avrebbe aiutate, una delle quali era la capacità di confondere chiunque tentasse di capire qualcosa dai suoi scritti. Supponeva che l'uomo avesse preso precauzioni simili, se lo aspettava anzi, però detestò il fatto di essere incapace a superare quell'ostacolo.
-Ce la faremo Regina, insieme. Siamo una famiglia dopotutto e le famiglie si supportano a vicenda- il buonismo di Snow non riusciva di certo a calmarla, anzi, sortiva l'effetto opposto.
-Invece di stare lì ad osservare ciò che faccio e parlare come tuo solito, adoperati, cerca qualcosa che riesca a farmi capire come far uscire quel dannato mago da quell'albero altrimenti tua figlia diventerà il nuovo Oscuro e noi non saremo in grado di fare niente- sentì la paura nelle sue vene, paura che quelle parole potessero diventare l'effettiva realtà.
Snow le regalò uno sguardo compassionevole comprendendo la sua angoscia.
-Vuoi bene ad Emma dopotutto- le sorrise dolcemente, irritandola.
-E' l'altra madre di mio figlio, devo sopportarla per forza e questo ci ha portate ad instaurare una sorta di amicizia che ancora non riesco a capire- il rossore sulle sue guance non sfuggì alla donna di fronte a lei. Decise di ignorare la cosa per dedicarsi ai libri.

Passarono diverse ore e le due ancora non avevano trovato una soluzione concreta: Regina sbuffò per l'ennesima volta, demoralizzata e vinta, e si ripromise che se mai avesse liberato il mago, l'avrebbe strozzato a mani nude.
-E' tutto inutile- sbottò irata scagliando il tomo che stava leggendo sul pavimento.
-”L'albero è una delle più grandi fonti di magia presenti in natura. Grazie alla terra e all'acqua il seme cresce e germoglia, fino a diventare un maestoso salice o un leggero ramoscello. Ciò che conta non è la grandezza del suo tronco, l'importante è la storia di esso. Si narra che questi esseri viventi dotati di una propria magia, riescano a proteggere colui che la loro storia difenderà. Solo un atto di egual portata riuscirà nell'intento...” non riesco più a leggere- avvicinò il libro cercando di decifrare il passaggio successivo quando le fu portato via dalle mani -Regina che modi!- si indignò guardandola male.
-Dove diamine l'hai trovato?- le chiese senza staccare gli occhi dalle pagine, rileggendo freneticamente ciò che le era appena giunto alle orecchie.
-Era dietro ad altri libri, proprio nello scaffale vicino alla porta- Snow alzò le spalle con ovvietà -questo potrebbe essere l'indizio che cercavamo, potrebbe essere la chiave per salvare Merlino, per salvare Emma!- iniziò a piangere di gioia avvicinandosi alla matrigna agguantandole il braccio.
-Piccolo problema Biancaneve- quasi ringhiò staccandole la presa dal braccio -che gesto dovrei compiere? Come diavolo faccio a sapere che cosa sia riconosciuto come importante tanto quanto il sacrificio che Merlino ha fatto per salvare l'albero?- le paure che l'avevano attanagliata poco prima riemersero, più potenti che mai, non aveva davvero idea di che cosa fare.
Snow abbassò lo sguardo rattristata, pienamente consapevole dell'enormità delle parole che aleggiavano in quella stanza: guardò la mora davanti a sé che aspettava una risposta. Avevano fatto tanto per arrivare fin lì, erano riusciti a convincere Emma che potevano aiutarla a trovare una soluzione non facendole usare la magia lasciando tutto nelle mani di Regina, non potevano mollare proprio ora.
-C'è sempre una speranza Regina, un modo lo troveremo, lo facciamo sempre- gli occhi carichi di una nuova determinazione.

 

 

Ciaoo! Ecco qua il nuovo capitolo, beh sì, è un po' cortino ma lo considero come una sorta di passaggio per ciò che avverà poi. Spero che vi intrighi e che vi spinga a non mollare ahah. Cercherò di aggiornare presto anche se le mie condizioni di linea internet sono veramente precarie, I'll do my best.
Un bacio.

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Capitolo 5
*** Nuova minaccia ***


Stava lì a rimirare quell'albero secolare da troppo tempo, cercando un modo per dare un senso alle parole scritte nel tomo che avevano trovato ma, più si arrovellava il cervello, più la sua testa protestava: era appena sorto il sole quando decise di abbandonare il letto e lanciare uno sguardo apprensivo alla donna al suo fianco che, solo in quelle occasioni di sonno le sembrava veramente serena come un tempo, per poi scendere nell'ampio giardino e pensare ad un modo per salvarla.
“Solo un atto di egual portata riuscirà nell'intento”
Ma cosa diamine avrebbe dovuto fare?
Un gesto capace di eguagliare quello di Merlino era quello di riuscire a liberarla dall'oscurità, però l'unico modo che avevano per farlo era con l'aiuto del mago.
Sbuffò, sentendosi dominare da un senso di impotenza e frustrazione, prese a massaggiarsi le tempie cercando di acquietare la bestia che sembrava aver preso possesso della sua mente.
-Regina- bloccò il movimento circolare chiudendo gli occhi, sperando di non aver sentito, non aveva tempo per preoccuparsi anche di quello.
-Regina- una mano calda si posò sulla sua spalla costringendola ad un sorriso di circostanza e ad incrociare il suo sguardo.
-Robin, che ci fai qui?- gli occhi dell'uomo erano preoccupati ma un sorriso fece capolino sul suo volto.
-Ti stavo cercando, da quanto tempo sei qui- i suoi modi gentili contrapposti alla stazza le avevano sempre fatto un certo effetto ed il suo cuore si strinse nel pensare che, in quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto era che la lasciasse sola.
-Non lo so- aveva perso la cognizione del tempo.
-Che succede Regina?- la sua insistenza stava mettendo a dura prova la già poca pazienza con la quale si era svegliata quella mattina, ingoiò una risposta acida e decise di continuare a rivolgergli il sorriso. Non se lo meritava.
-Niente, pensavo- abbassò lo sguardo e tornò a rivolgere la sua attenzione alle fronde davanti a sé.
L'uomo stette in silenzio per un po', quasi comprendesse il suo stato d'animo in tumulto, poi decise di invadere nuovamente il suo campo visivo.
-La salverai- un mesto sorriso increspava le sue labbra che, dopo un istante, si posarono sulle sue.
La barba incolta le pizzicava le guance provocandole un leggero solletico.
Non seppe se fu per il suo stato d'animo o per altro, ma in quel momento desiderò solamente staccarsi da lui e rifugiarsi altrove: tutto quello che aveva sempre desiderato e rincorso era la felicità, erano gli attimi come quello, con un uomo al suo fianco che la facesse sentire amata ed apprezzata, invece sentì di meritarsi di meglio anche se quel meglio non poteva raggiungerlo. Si stava accontentando.
L'immagine di Emma divampò come un incendio nei suoi pensieri, vari ricordi presero a susseguirsi nella sua memoria mentre le labbra dell'uomo che diceva di amare si facevano sempre più esigenti.
Cosa le stava succedendo?
-Ehm, Regina- quel suono fu in grado di farla sciogliere e gelare al tempo stesso.
Allontanò Robin voltandosi nella direzione della voce.
-Emma- fu un sussurro strozzato, quasi come se fosse appena stata scoperta a tradire l'amore della sua vita con un altro -che ci fai qui?- decise di ricomporsi affondando i suoi occhi nei suoi.
La bionda si avvicinò leggermente imbarazzata -Dovrei dirti qualcosa- spostò la sua attenzione sull'uomo al suo fianco come a suggerire alla donna che era una conversazione privata.
-Robin, ti spiace?- si scusò abbozzando l'ennesimo falso sorriso.
-Ci vediamo a pranzo- e se ne andò rientrando a palazzo.
Il suo cuore e la sua mente, all'improvviso, si erano completamente liberati delle sensazioni sgradevoli che fino ad un momento prima albergavano beate: gli occhi cristallini della donna davanti a lei stavano scrutando ogni sua minima espressione, decifrando il modo più opportuno per approcciarsi a lei.
-Che cosa devi dirmi Swan?- domandò dato che Emma stava prendendo tempo ed il nervosismo la stava uccidendo lentamente.
-Non volevo disturbarvi- accennò un leggero sorriso ancora imbarazzato.
-Nessun disturbo, dimmi- il suo tono si addolcì.
-Vedi, da quando ho questa cosa dentro di me, io- passò nervosamente una mano tra i capelli e spostò lo sguardo alle spalle della mora di fronte a lei -non so come dirtelo- stropicciò con le mani e Regina poté rivedere la giovane ragazza che era.
-Usa parole tue- le sorrise incoraggiante, avvicinandosi di un passo a lei, potendone sentire il profumo.
-Vedo Tremotino- annunciò dopo un attimo di esitazione, spalancando gli occhi.
Superato a fatica lo shock iniziale, Regina si girò per vedere cosa stesse guardando di così sconvolgente la bionda alle sue spalle, notando però solo vegetazione: comprese in un lampo le parole che le erano state confidate, capendo che la situazione stava degenerando ogni giorno di più e che il tempo stava giocando contro di loro.
-Cosa, esattamente, dice o fa Tremotino?- decise di indagare per capire l'effettiva gravità della cosa.
-Mi incita ad usare la magia, a fare del male, a ricongiungermi con il pugnale. E' un continuo sibilo nella mia testa che non se ne vuole andare- si perse per un secondo nel racconto -sono sempre più tentata di assecondarlo. Più gli remo contro, più lui diventa forte- una smorfia arricciò i suoi tratti. Regina poté leggere la sofferenza del suo volto maldestramente mascherata dall'orgoglio.
-Emma- si avvicinò maggiormente alla ragazza potendone così sentire il fiato caldo e spezzato -da quanto va avanti questa cosa?- era mortalmente preoccupata, sentì un nodo formarsi nella sua gola.
-Da un po'- sussurrò intimorita, non sembrava più neanche lei ormai.
Si osservarono per un po', perdendosi l'una dentro l'altra, capendosi, consolandosi: preoccupazione e terrore danzavano in mezzo ai loro corpi come fiere pronte all'azione.
-Emma, perché me lo stai dicendo?- l'agitazione della regina aumentò a dismisura.
-Perché io...- un tuono roboante spezzò quel contatto facendo sobbalzare le due donne già pronte a difendersi.
Regina balzò davanti alla ex Salvatrice con le mani distese frontalmente, sentiva pizzicare le dita pregne di magia pronta a distruggere chiunque, impedendole di sprecare tutto il tempo impiegato per resistere alla tentazione dell'Oscuro.
-Cos'è stato?- la voce di Uncino accompagnò l'arrembaggio dei suoi compagni di avventura che si erano catapultati all'esterno del palazzo.
-Amore stai bene?- la voce di Mary Margaret risuonò distante, i suoi sensi erano totalmente rivolti alla fonte di quel boato.
-Quello non era solo un tuono vero?- l'ovvietà di Belle le fece alzare gli occhi al cielo.
Si guardarono intorno per interminabili minuti, scrutando ogni angolo a loro accessibile, pronti a balzare a qualsiasi cosa si fossero trovati davanti.
-Non c'è nessuno qui- ringhiò l'ex Evil Queen rilassandosi leggermente.
Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che un altro boato risuonò per tutta Camelot annunciando l'arrivo di una creatura deforme appena sbucata da dietro le montagne.
-E quello che diavolo è?- sbottò David brandendo la spada, pronto a combattere.
La belva agitò le sue possenti ali guardandosi intorno per poi puntare nella loro direzione, planando a velocità folle, pronta ad uccidere.
Una palla di fuoco la colpì ad una zampa e questa ringhiò in protesta, apprestandosi a tornare alla carica.
-Maledizione! Che diavolo è?- sbottò il capitano.

 

 

Ciaoo! Eh lo so, sono tornata, purtroppo per voi. Comunque ecco qui il nuovo capitolo, spero vi possa piacere e come sempre grazie a chi legge e a chi mi fa sapere se questa storia gli sta piacendo o facendo letteralmente schifo. Che bestia mai sarà questa? Beh, we'll see.
Un bacio.

 

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Capitolo 6
*** Illusione, desiderio irrealizzabile ***


L'attacco della bestia andò a vuoto grazie ad un palla di fuoco scagliata prontamente da Regina che la centrò in pieno muso: la fiera tornò a volteggiare sopra le loro teste, minacciosa, continuando a gorgogliare arrabbiata e pronta a sferrare nuovamente un assalto.
-Ripeto, che accidenti è quella cosa?- il tono del capitano era spavaldo ma spaventato.
Regina la osservò: a prima vista poteva sembrare una chimera, la testa di leone e la coda di serpente c'erano, però la testa di capra situata sul dorso non c'era ed al suo posto troneggiavano delle enormi ali di drago. Scavò nella sua memoria cercando di dare un nome più concreto per quella cosa ma non ne trovò.
Guardò Emma ora vicina ai suoi genitori, stretta in un abbraccio protettivo, con gli occhi fuori dalle orbite ad osservare la creatura: vi lesse tristezza e rassegnazione in quegli occhi, costretta a stare in disparte per non usare la magia, vi lesse impotenza.
Un senso di tristezza la invase, capiva la sua situazione e avrebbe tanto voluto fare qualcosa vista l'indole combattiva della ragazza, ma si costrinse a restare in silenzio, conscia che tutto quello che stavano facendo era per il suo bene.
-Sembrerebbe una chimera- gli occhi dei presenti balzavano tra lei e la bestia che era scesa nuovamente in picchiata, pronta per un nuovo attacco, puntando la sua furia contro Regina -ma non è uguale- la donna si scansò appena in tempo per evitare l'assalto.
-Che intendi dire che non è uguale?- Biancaneve strinse maggiormente la spalla del marito.
-Le chimere non hanno le ali e sul dorso hanno una testa di capra che qui, evidentemente, non c'è- ennesimo attacco, creò una palla di fuoco notevolmente più grande delle altre, pronta a scagliarla.
-Regina attenta- la voce di Emma la distrasse quel tanto che bastava e la bestia riuscì a ferirla al braccio, lacerando la veste e la carne.
Un forte dolore si propagò dalla ferita fino a raggiungerle la testa, soffocò un urlo.
-Regina!- Robin corse verso la donna pronta a sorreggerla -Regina tutto bene?-
-Mi dispiace- Emma si era avvicinata insieme agli altri per osservare la ferita profonda.
-Regina?- Biancaneve si era accovacciata al suo fianco cercando di capire le condizioni della donna che non sembrava voler dare segni di vita.
Le doleva tutto, si sentiva debole, il sangue usciva copiosamente e la testa le girava: le voci intorno a lei sembravano ovattate e la vista si appannò.
-Dov... dov'è quella cosa?- riuscì a malapena a parlare.
-Se n'è andata dopo averti ferito- Uncino si stava guardando intorno insieme a Belle.
-Vieni, andiamo dentro così potrai curarti la ferita prima che peggiori- Robin la prese in braccio e l'accompagnò nella sua stanza seguito dagli altri.
Regina sentì la magia scorrere sulle sue dita e passò la mano sopra il braccio infortunato, cercando di sanarlo e bloccare l'emorragia, ma non successe nulla: riprovò nuovamente ma il risultato fu lo stesso. Si sentiva sempre più debole, le forze la stavano abbandonando. Possibile che l'avesse avvelenata? Che gli artigli fossero impregnati di una sostanza letale, incurabile con la magia?
-Non ci riesco- sussurrò quasi allo stremo delle forze, sentiva tutti i muscoli del corpo rilassarsi e la testa farsi sempre più leggera.
-Posso provarci io- riuscì a distinguere la voce di Emma al di sopra delle altre che avevano preso ad urlarsi contro per chissà quale ragione, sentiva che voleva solo dormire e fuggire da tutto quel baccano.
-Non esiste Swan, tu non userai la magia!-
-Ma Killian, è l'unico modo, vorrai mica lasciarla morire? Vorrete lasciarla morire tutti quanti?-
Un leggero brivido ed un sorriso scossero il suo corpo ormai allo stremo delle forze.
-Ha ragione, non voglio perderla. Ti prego Emma, fa qualcosa-
Ci fu un momento di silenzio nella stanza, nessuno osò fiatare ed i leggeri mugolii di dolore di Regina erano gli unici rumori.
-Credo... - si sforzò di parlare ma un colpo di tosse la sconquassò -credo che mi abbia avvelenato- dire quelle poche parole le aveva portato via un bel po' di energia così chiuse gli occhi e sprofondò nel buio, trovando finalmente un po' di sollievo.

“Camminava Regina, continuava a camminare per quella landa completamente rivestita da alberi e foglie, sembrava di essere in un bosco ma l'aspetto reale era diverso, non avrebbe saputo dargli un nome vero e proprio. Il paesaggio, man mano che andava avanti, non mutava, le sembrava di girare in tondo, ferma sempre allo stesso punto.
Ad un tratto la fitta vegetazione si diradò lasciando spazio ad una radura che ospitava una figura incappucciata.
-Ce ne hai messo di tempo per arrivare- una voce sinistra e familiare giunse alle sue orecchie, si mise subito sulla difensiva pronta a combattere. Come c'era finita lì? Era forse morta?
-Non sei morta no, non ancora- Regina spalancò la bocca, sorpresa -e credimi, non c'è affatto bisogno di combattere- la figura si girò verso di lei, ancora nascosta dall'ombra del cappuccio calato sul volto.
-Chi sei? Dove sono?- si stava innervosendo, voleva risposte.
-Stai avendo una sorta di conversazione indotta dal veleno- rivelò criptica -la chimera è una creatura creata appositamente per far entrare la persona colpita in un'illusione, per poterti parlare d'altronde era l'unico modo- si avvicinò di un passo rilasciando una risata lugubre -sai, mi ha anche mostrato un'altra cosa, molto più profonda, intima, e sono rimasta davvero sorpresa- si fermò a pochi passi da Regina.
-Chi sei?- sibilò la mora, intenzionata ad ignorare le sue frasi criptiche ed ingannevoli.
-Mi conosci- sussurrò per poi levarsi finalmente il cappuccio e mostrarsi.
-Malefica?- lo stupore prese nuovamente il sopravvento su di lei -Perché?-
-Una persona molto potente mi ha promesso una cosa- arricciò le labbra.
-Chi?- sentì la rabbia e la frustrazione prendere vita in lei.
-Penso che il tuo tempo qui sia scaduto- ribatté invece l'altra donna.
-No! Dimmi di più!- ma a nulla valsero le proteste.
Il paesaggio attorno a lei stava svanendo, così come Malefica, il buio lasciò il posto alla luce e Regina fu trascinata verso essa.”

-Regina- si sentì scuotere -Regina mi senti?- altra scossa.
Aprì lentamente gli occhi mettendo a fuoco i contorni della sua stanza a Camelot, davanti a lei troneggiava il volto di Emma che la osservava preoccupata.
-Regina?- chiamò ancora una volta.
-Dove, cosa, perché- farfugliò un paio di parole ma la sua lingua era impastata e leggermente intorpidita.
-Stai bene?-
-Credo, credo di si ma, come- abbassò lo sguardo sul braccio notando una benda sporca del suo sangue.
-Ho usato la magia per guarirti, quando tutti gli altri se ne sono andati- abbassò lo sguardo e tolse la fasciatura rivelando la pelle completamente liscia e priva di cicatrici.
-Perché?- il cuore di Regina perse un battito, non voleva arrivare a questo punto, ma dannazione i suoi genitori e quell'idiota di un pirata non la sanno tenere d'occhio?
-Ti sei lamentata tutto il tempo, non potevo più vederti così. Ho mandato via tutti ed ho agito- un piccolo sorriso colpevole increspò le sue labbra.
-Così non farai altro che aiutare l'oscurità che alberga in te- lo disse, ma dentro di sé era contenta della premura della bionda.
-Ne sono consapevole, ma questo era necessario- si avvicinò piano al suo volto venendo travolta dal profumo dell'altra donna.
-Che stai... - non riuscì a finire la frase perché le parole morirono in gola.
Il cuore accelerò al contatto con le labbra calde di Emma, non credeva a quello che stava succedendo, stava ancora sognando: le labbra sottili della donna si muovevano modellandosi alle sue e ciò le fece capire che non era per niente un sogno o un'altra illusione.
“Sai, mi ha anche mostrato un'altra cosa, molto più profonda, intima, e sono rimasta davvero sorpresa”
Spalancò gli occhi, ora completamente conscia del significato delle parole che Malefica le aveva detto. Emma era il suo desiderio irrealizzabile, ne prese coscienza solo in quel momento, comportandone la realizzazione della sua più grande paura.
Emma era la sua debolezza e la sua forza, tutto questo l'avrebbe annientata.
Si scansò bruscamente da quelle labbra che tanto avrebbe voluto assaggiare ancora, guardando la bionda con paura e tristezza.
-Non possiamo-

 

 

 

Ciaooo! Eccomi tornata con un nuovo capitolo. Volevo scusarmi per l'attesa ma ho avuto qualche problemino con il computer e quindi sono riuscita a postare solo ora, beh, spero vi piaccia e come sempre grazie in anticipo a chi leggerà e a chi recensirà.
Un bacio.

P.s. Un significato della chimera, anche se la mia è una creatura un po' rivisitata, è appunto quella dell'illusione, della fantasticheria e del desiderio irrealizzabile.

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Capitolo 7
*** Desiderio e rabbia ***


Sentiva il cuore martellarle nel petto, sempre più veloce. Le doleva. Le doleva talmente tanto perché quello che avrebbe voluto non poteva assolutamente permetterlo: la sua missione era un'altra e la sua attenzione doveva dedicarla interamente al solo scopo di riportare Emma indietro.
Osservò a lungo gli occhi della donna sopra di lei, li vide riempirsi di tristezza e rassegnazione.
-Perché? Perché non possiamo Regina?- sussurrò tentando di baciarla nuovamente e Dio solo sa quanto avrebbe voluto che ciò accadesse.
Ci volle tutta la sua forza di volontà per scansarsi e mettersi seduta, perse tempo massaggiandosi il braccio e sistemandosi i capelli: la testa le doleva immensamente, mille pensieri e preoccupazioni vorticavano in lei mandandole segnali contrastanti.
-Prima di tutto perché non abbiamo assolutamente tempo per questo- cercò di farsi forza arrancando scuse -poi Henry, dobbiamo proteggerlo- si alzò dal letto per mettere una distanza di sicurezza necessaria tra loro -dobbiamo liberare Merlino- si stava avvicinando, sempre di più, e se non fosse fuggita da quella stanza all'istante sarebbero incappate in guai molto seri -poi hai Capitan Gayliner che ti aspetta- non poté fare a meno di sputare il suo nome con una nota di ribrezzo.
La vide sorridere nella sua direzione, annullando la distanza che aveva cercato con tutto il suo essere.
-Regina, hai paura?- quella domanda la spiazzò. Si dannazione! Certo che aveva paura, aveva paura di mandare tutto a puttane e di non riuscire nella sua missione. Di essere accusata nuovamente, di ricevere sguardi di rimprovero da Biancaneve ed il Principe Azzurro, di vedere nel volto di suo figlio la delusione per non essere riuscita a salvare Emma tanto era accecata dal suo desiderio di averla.
-Come ti viene in mente?- disse invece, il panico negli occhi.
-Regina- il tono sembrava quasi canzonatorio -ti ricordi cosa mi hai detto l'altro giorno a proposito delle nostre magie?- ora era completamente su di lei.
-Sì, sono complementari- rispose incerta, dove voleva andare a parare?
-Ecco, quindi sappi che lo sento quando mi stai mentendo, lo capisco sempre. Forse il mio super potere è stato un po' aiutato e adesso capisco il perché- sfiorò il naso contro il suo, riducendo la voce ad un sussurro. Regina strinse i pugni lungo i fianchi, non doveva cedere nonostante quelle labbra la stessero chiamando.
-Emma- sussurrò a corto di idee, il profumo della donna la stava mandando in estasi.
Le loro labbra furono di nuovo incollate, incapaci di rimanere separate: la lingua della bionda non trovò alcuna barriera a separarla dall'altra e quando un gemito si scontrò nella bocca dell'ex Salvatrice, non poté far altro che arrendersi a lei.
Quando era iniziato tutto questo? Quand'è che l'odio e la diffidenza avevano lasciato posto alla premura e all'attrazione? Non sapeva darsi una risposta, sapeva solamente che Emma le aveva curato il cuore in qualche modo, riuscendo a far breccia nelle sue difese, vincendo dove nessun altro, nemmeno Robin, era riuscito.
Doveva staccarsi, immediatamente. La sua eccitazione stava aumentando e quello non era esattamente il momento adatto per una simile cosa.
-Emma- la richiamò venendo completamente ignorata -Emma- tentò di staccarsi ma la bionda era decisamente più forte di lei -Emma!- le diede una piccola spinta riuscendo finalmente a richiamare la sua attenzione.
-Certo che non riesci proprio a goderti il momento eh- la stuzzicò tentando nuovamente di imporsi sulle sue labbra carnose. Regina poté notare uno strano luccichio negli occhi che la fece fremere di paura.
-Emma- liberandosi di lei, perentoria -abbiamo un discorso in sospeso noi due- incrociò le mani al petto e si allontanò bramando aria. Il suo cuore accelerato e la sua eccitazione non avevano la minima intenzione di placarsi.
-Cosa?- sbuffò infastidita accettando quell'ennesima interruzione.
-Mi stavi parlando di Tremotino- tornò seria, abbandonando tutto il resto. Si sedette su di una sedie accavallando le gambe, in attesa.
-Giusto- abbassò lo sguardo sedendosi sul letto, proprio di fronte a lei -anche adesso lo sto vedendo- sussurrò con un misto di preoccupazione e rassicurazione.
-Dov'è?- Regina scattò sull'attenti.
-Proprio al tuo fianco-
Un brivido freddo percorse la donna che, involontariamente, portò l'attenzione alla sua sinistra: sentiva la magia fluirle fino alla punta delle mani, pronta per essere sprigionata alla prima occasione.
-Cosa... cosa fa?- deglutì.
-Niente, sogghigna. Prima mi ha detto delle cose, delle cose che mi hanno quasi convinta a farvi del male- la sua voce era roca e bassa, come frutto di un'eterna competizione tra bene e male -ci stava quasi riuscendo, fortunatamente però siete entrati- prese ad osservarla, stropicciandosi le dita.
Regina s'acciglio un momento, ripensando ai momenti descritti dalla bionda ed allo stato in cui l'aveva trovata non appena aveva varcato la porta della stanza.
-Quindi mi stai dicendo che ora è qui- annuì come colta da un'improvvisa illuminazione.
-Esatto-
-E anche prima era qui- annuì nuovamente.
-Sì- Emma la osservò, non capendo dove volesse arrivare, stupendosi del fatto che stesse ribadendo l'ovvio.
-Che cosa provi ora?- puntò lo sguardo nel suo, in attesa.
Notò l'imbarazzo che stava consumando la donna intenta, ora più che mai, a distruggersi le dita.
-In che senso?- le chiese innocentemente, deglutendo.
-Voglio sapere esattamente cosa stai provando Emma- ribadì con convinzione.
-Sono confusa- si arrese dopo qualche minuto di silenzio, convincendosi a stare al gioco della donna.
-E?- le fece un gesto con la mano, incitandola a continuare.
-Eccitata. Arrabbiata perché non posso fare quello che vorrei- sussurrò colorandosi leggermente di rosso.
Bingo. La rabbia.
-Emma, eri arrabbiata anche tutte le altre volte che lo hai visto?- domandò nuovamente, leggermente imbarazzata per la confessione, sperando che ormai avesse capito dove voleva arrivare.
Vide la bionda riflettere, riuscendo finalmente a comprendere il discorso di Regina.
-Sì, credo di sì. Erano tutti sentimenti negativi comunque. Rabbia, frustrazione, impotenza- si alzò raggiungendo la finestra -ogni volta è sempre più difficile resistergli, resistere a quello che vuole che io faccia-
-Sarebbe?- lo sapeva in realtà, ma voleva comunque sentirselo dire.
-Uccidervi e abbracciare finalmente l'oscurità- riuscì a malapena a sentire quella risposta.
Regina si alzò e la raggiunse, constatando che Emma era sull'orlo di una crisi. L'abbracciò. Si sentiva mortalmente in colpa per tutto ciò che stava passando, se ci fosse stata lei al suo posto a quest'ora le cose sarebbero state diverse, sarebbe sicuramente stato meno doloroso che vedere la persona alla quale si era affezionata soffrire così.
La situazione stava degenerando sempre più, doveva assolutamente trovare un modo per capire come mettersi in contatto con Merlino, capire se poteva rallentare questo processo inesorabile, per avere più tempo, per capire come compiere quell'atto per liberare il mago una volta per tutte.
Un bussare insistente le riportò bruscamente alla realtà facendole staccare.
-Emma!- la voce di Uncino risuonò ovattata.
-Killian- andò ad aprire la porta ritrovandoselo davanti.
-Oh bene, vedo che state bene maestà- la schernì lui, notando Regina in piedi vicino alla finestra, immobile.
-Uncino!- l'ammonì Emma trascinandolo fuori e lasciandola sola.
Una prepotente irritazione stava avendo la meglio sul suo buon senso: prese un respiro profondo riuscendo a calmarsi per poi rimirare l'albero ai piedi della torre, immenso e pieno di risposte come sempre.
In un modo o nell'altro l'avrebbe salvata, anche se questo avrebbe comportato la sua fine.

 


Ciaoo! Eccomi qui, non sono scomparsa ahah che dire, un po' di cose rivelate, un po' di cose ancora nascoste. Come si evolverà la situazione? Spero che vi piaccia e, come sempre, grazie in anticipo a chi leggerà e recensirà.
Un bacio.

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Capitolo 8
*** Il fuoco della speranza ***


Era ormai passata più di una settimana dal loro arrivo lì a Camelot: le cose non erano migliorate affatto e di passi verso la luce ce ne erano stati davvero pochi. Emma era sempre più frustrata, esclusa da qualsiasi ricerca o magia che tentavano di fare, si sentiva inutile, un mero cappotto buttato a casa su una sedia, sgualcito, inutilizzabile, ed il suo rapporto con Regina era pura tensione, spesso incompreso dai membri della sua famiglia: si evitavano il più delle volte e, se proprio dovevano parlare, il discorso andava avanti a monosillabi appena pronunciati.
Era una giornata uggiosa nel regno, tutto sembrava immobile e fragile, costretto a soccombere alla miriade di gocce che scendevano inesorabili e violente dal cielo plumbeo: dopo l'ennesima notte insonne, Regina decise di uscire a fare una passeggiata, incurante dell'acquazzone, abbandonando ogni posa regale si nascose sotto un pesante mantello color rosso scuro.
Accarezzò con lentezza la stoffa ritornando indietro nel tempo, ricordando i suoi abiti da regina, così vaporosi, morbidi: una smorfia soffocò le immagini di una donna che era stata e da cui non voleva più ritornare.
-Dove vai?- la voce di Robin la raggiunse.
-Devo schiarirmi le idee, devo trovare un modo per contattare Merlino, Emma sta lentamente peggiorando- annuì di tanto in tanto mentre parlava.
-Con questo tempo? Regina, non mi sembra proprio il caso, ti prenderai un malanno- la mano rude dell'uomo si posò apprensiva sulla sua spalla, i suoi occhi dolci e chiari la osservavano in attesa della sua risposta.
-Ne ho bisogno- abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello del suo interlocutore. Da quella notte in camera con Emma non aveva fatto altro che domandarsi se quello che era successo avrebbe compromesso tutto: Malefica, seppur non volendo, l'aveva avvertita, chiunque c'era dietro tutto questo sapeva di lei, delle sue debolezze e come sfruttarle a proprio vantaggio. La lontananza che si era creata tra lei e la bionda le faceva male, ma era necessario mantenerla affinché tutta questa faccenda non si fosse risolta.
-Posso venire con te allora?- insistette.
-No, lasciami sola ti prego- si scusò e, allontanandosi dalla sua mano ancora posata sulla spalla, oltrepassò il pesante portone per inoltrarsi nella foresta.
Il rumore dei suoi passi che incespicavano nella fanghiglia era sovrastato dallo scroscio continuo dell'acqua sulle fronde verdi e mosse dal leggero vento: si calò maggiormente il cappuccio sul capo risentendo della pesantezza della stoffa pregna d'acqua, continuando comunque ad avanzare.
Vide due scoiattoli rifugiarsi nella loro tana per scampare alla pioggia e si ritrovò a sorridere di questa piccolezza rendendosi conto che la vecchia Regina avrebbe emesso un verso di disgusto alla vista di quelle insignificanti creature. Rallentò il passo, fermandosi, stanca e sopraffatta da mille emozioni tutte insieme: la responsabilità che si sentiva addosso stava diventando troppo grande persino per lei e l'incertezza di non riuscire a concludere nulla la stava schiacciando sempre di più, annientando tutte le sue sicurezze, non si rese nemmeno conto di piangere finché non sentì gli occhi bruciarle.
-Come posso fare?- sussurrò al vento che parve prendersi gioco di lei.
Chiuse gli occhi, sopraffatta.
Zzzzz.
Scattò come una molla, una palla di fuoco già gorgogliante nella sua mano. Si guardò intorno per capire da dove venisse quel ronzio ma non scorse nulla se non le infinite fronde dei vari alberi ed arbusti.
Zzzzz.
Si allarmò nuovamente pronta a combattere girandosi per fronteggiare quella cose che ora, ne era sicura, proveniva dalle sue spalle: in un primo memento non vide nulla e ciò la fece innervosire poi però, strizzando gli occhi, poté individuare una pallina blu deformarsi e ritornarne intera. Volteggiava leggera tra il verde della vegetazione e sembrava volesse chiamare la mora a sé.
Regina sapeva perfettamente di cosa si trattasse: fuoco fatuo.
Aveva sentito parlare di questa magia che ti permetteva di districare i tuoi dubbi ed aiutarti se riportata la dove aveva avuto origine: sapeva anche che dovevi acchiapparla perché non era molto propensa a depositarsi nelle tue mani.
Una piccola e rinata speranza si aprì nel suo cuore, credendo finalmente di scorgere un po' di luce in mezzo a tutta quella oscurità da cui erano circondati: l'unico problema ora sarebbe stato acciuffare quella fiammella e ricondurla a casa, domandandole poi il metodo più efficace per tirare fuori lo stregone dall'albero.
Regina, dopo aver abbandonato il mantello nel fango e mandato al diavolo la sua sempre presente aria regale, era partita all'inseguimento dello sfuggente fuoco che sembrava divertirsi come un bambino che gioca ad acchiapparello svanendo e ricomparendo tra i rami.
Nella sua corsa per acchiappare la speranza, Regina non si accorse di un paio d'occhi che la osservavano curiosi e velati di sadismo.

 

 

Ciaoo! Scusate l'assenza, spero solamente che questo capitolo posso farvi piacere e, se ancora mi seguite, grazie mille di cuore per la vostra pazienza ed il vostro supporto. Comunque, parlando della puntata andata in onda in America di Once, io sono rimasta scioccata e vorrei chiedervi un chiarimento.
1- a fine puntata che diamine è quel raggio giallo che parte da Excalibur investendo gli Snowing e Regina ?
2- ho letto in una recensione dell'episodio che ora si è capito perché tra Hook e Emma il TLK non ha funzionato (perché lui è l'altro Dark) e per ciò mi domando: ma non è forse (il TLK, l'amore) la forza più potente di tutte che permette anche di sconfiggere l'oscurità più oscura ? Quindi non dovrebbe comunque funzionare ?
Bah, a voi se mi saprete rispondere, dedicherò un monumento nella mia città ahah e comunque ancora io li aspetto questi benedetti true love kissings tra i CS e gli OQ che ancora non ci sono stati, uhm, che sia un qualche tipo di segno questo ?
Vabè dai, dopo il mio sermone vi auguro una buona serata e grazie mille ancora e sempre a chi leggerà e recensirà e saprà rispondere alle mie domande ahah.
Un bacio.

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