Slender House

di Antonio Militari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Puntata: Cast da paura ***
Capitolo 2: *** Seconda Puntata: Un morto troppo morto ***



Capitolo 1
*** Prima Puntata: Cast da paura ***


Spero che questo racconto vi piaccia. È il primo di nove capitoli, se vi piace o semplicemente se volete darmi consigli o correzioni, avete tutta la libertà che volete nell'angolo delle recensioni. Grazie mille a tutti.



“Ma siamo proprio sicuri che sia legale?”

“Stai scherzando vero? Se ci fermiamo a pensare a queste cose? Tanto mica diventiamo famosi, è solo robetta tra noi, per divertirsi”

Sarà, ma io non sono convinto: va bene girare una web fiction, ma qui si tratta di infrangere una legge bella grossa, dal momento che irrompiamo in una proprietà privata.

“Tanto la casa è abbandonata” interviene Roberta “non ci vive più nessuno da almeno dieci anni, me l'hanno detto i miei”

Comunque non sono convinto.

“Renato?”

“Adesso arriva, ha detto che faceva un po' tardi”

“Lo aspettiamo qui fuori?”

“Beh, entrare è inutile se non abbiamo la telecamera”

“Approfittiamo per ripassare: Marina?”

“Allora: Buonasera a tutti, oggi ci troviamo direttamente in uno dei luoghi più terrificanti del paese per un'esclusiva da brivido”

“Ohi, ragazzi, eccomi, scusate il ritardo”

“Bene, entriamo. Brava Marina, solo prova con un po' più di enfasi”


 

Ok. Non volevo entrare perché ho paura, l'ho ammesso, ma questa casa sembra davvero stregata. Sorrido pensando al fatto che, dovendo interpretare lo Slender, alias il mostro della nostra miniserie, sembro l'unico ad avere una fifa buia. Ci sistemiamo tutti, mentre Eleonora da una passata rapida di trucco a tutti, soffermandosi su Marina. Il lavoro è eccellente: la nostra personalissima giornalista è passata da studentessa di liceo a super donna in carriera, con pochissimi tratti ben messi.

La casa, ripeto, fa veramente paura: sembra la classica ambientazione da film horror (non a caso l'abbiamo scelta).Poi mi viene una sorta di dubbio: perché la casa è abbandonata?

“Tutto pronto? Preparatevi a girare!” Grida Ilario, e io mi vado a preparare. Oggi apparirò una piccola Easter Egg: Praticamente appaio per una frazione di secondo, senza che nessuno, salvo qualche nerd, si accorga della mia presenza se non avvisato in tempo. Mi sistemo in fondo al lungo corridoio a destra della porta d'ingresso, il più lontano possibile, dove si aprono tre porte, di cui una, in acciaio, è evidentemente la cantina, che avrà un ruolo importante nella serie (anche se le scene le gireremo nella cantina di casa mia). Da solo in quel corridoio dalle pareti storte e ammuffite mi vengono un po' i brividi, ma resisto, indosso il mio cappuccio bianco (lo Slender non possiede volto) e mi fermo con le braccia lungo i fianchi.

In fondo al corridoio iniziano a girare, mentre io, attraverso la rete del cappuccio, vedo la scena: Marina sta parlando davanti alla telecamera come una vera giornalista, indicando l'atrio attorno a se con fare misterioso, poi Eugenio fa finta di capitare per caso nell'inquadratura, ma si sposta subito, Marina continua la sua spiegazione dell'omicidio misterioso che abbiamo inventato per questa storia.

Improvvisamente un rumore sordo mi viene alle spalle, come un ronzio cupo, amplificato da una scatola di metallo. È agghiacciante. Un brivido mi percorre la schiena mentre cerco di star fermo. Deve essere un tubo dell'acqua o un topo, ma non mi convinco. Marina gesticola vistosamente davanti alla telecamera (troppo, non sembrerà mai una vera giornalista), è fra poco si volteranno per salire le scale, ma io mi sento inquieto, osservato. Mi sembra di avere qualcuno alle spalle, ma è impossibile, assurdo. Mi impongo di stare fermo mentre tremo vistosamente. Ancora pochi secondi. Marina indica qualcosa alle spalle del cameraman e questi si gira, puntando l'obbiettivo, per una frazione di secondo, verso di me, quindi l'occhio buio della telecamera sparisce.


 

Nel salone stiamo tutti seduti per terra, dato che il mobilio è tutto interamente coperto da teli bianchi. Ilario sta discutendo con Renato davanti al computer su come montare le immagini, e sono tutti e due eccitati come davanti ad un porno. Marina, Roberta ed Eleonora parlano di ragazzi fichi, Tommaso ed Eugenio parlano di fica, e cercano di coinvolgermi.

“Tutto a posto Orla'”

“Si, tutto a posto, perché?”

“Non so, pari strano”

“No, sto a posto, è solo che in giacca e cravatta sto facendo la schiuma”

“Perché non te le togli” Non ci avevo pensato: provvedo subito, sbottonando anche il collo della camicia.

“Vabbè, dicevo: tu ci stai ancora con Martina?”

Mi prende alla sprovvista “Si, perché?”

“E ancora continua a non dartela?” Fica, come sempre. È incredibile come i ragazzi abbiano un solo chiodo in testa (e dalle risatine dell'altro gruppo, anche le ragazze non scherzano)

“Dai, ti ho già detto che non voglio parlarne”

“Dai, non farti pregare... Niente? Ricorri ancora a Federica?”

“Chi?”

“Federica: la mano amica!”

“Ma quanto fai schifo!”

“Eddai, il santarellino! Destra o sinistra?”

Cerco di cambiare discorso, senza neanche nasconderlo troppo “Ila'”

“Dimmi”

“Mi chiedevo: perché la casa è abbandonata?”

“Sinceramente non lo so. Doveva essere una specie di ospedale o che so io. Credo che abbiano semplicemente chiuso, perché?”

“Non so, la prima volta che siamo venuti qui e abbiamo controllato le stanze la maggior parte erano chiuse”

“E che c'entra”

“Niente, pensavo che magari potevamo aprirne una e curiosare un po dentro”

“Niente da fare. Ho già provato ad aprirne una: a meno che non voglia sfondarle non si fa nulla”

“No, vabbè, lascia stare”

Improvvisamente la stanza inizia a tremare leggermente, come se ci fosse una grossa macchina in funzione al piano di sotto. Ci azzittiamo tutti, stupiti, mentre un rumore sordo inizia a sollevarsi da sottoterra. Come un ronzio cupo.

“Ragazzi, questa cosa non mi piace” Trovo la forza di dire, giusto un momento prima che salti la corrente: le ragazze lanciano tre urli contemporaneamente.

“Merda! Tutte le riprese!” Esclama Ilario al buio.

“Tranquillo, è tutto registrato su nastro” Lo rassicura Renato.

“Nastro?”

“Si, è più difficile che si cancelli per caso, e la qualità è migliore del HD, basta saperlo usare, ho già pronte due o tre cassette per tutta la serie, e se non bastano se ne comprano di nuove”

“D'accordo, ora pensiamo alla luce”

Mi faccio avanti, pur di non pensare a quel rumore sordo che mi riempe le orecchie “Mio padre è elettricista, ci penso io”

“Sai dove si trova il quadro?”

“È una casa vecchia, si troverà certamente in cantina” e mentre lo dico capisco cosa ho appena fatto: dovrò scendere da solo nella cantina 'luminosissima' di una casa dall'aspetto stregato. Ottimo: bel lavoro.

“Vuoi che ti accompagno?”

Per rischiare di essere vittima di scherzi idioti? Accendo la torcia del telefono “No, grazie, vado e torno in un attimo.


 

“Ragazzi, ma a voi sembra normale?”

“Cosa?”

“La luce che se ne va così, dico”

“È una casa vecchia e ci abbiamo attaccato un computer di ultima generazione, la telecamera di Renato e acceso le luci. Si, credo che sia più che normale”

“Sarà, ma non mi convince”

“E i rumori?”

“Venivano dalla cantina: un tubo dell'acqua?”

“Ma nessuno di noi ha acceso l'acqua!” Nel frattempo la luce tornò ad illuminare l'ampia stanza.

“Perfetto, ottimo lavoro: preparatevi che tra cinque minuti si inizia a girare”

“Ma abbiamo appena pranzato!”

“Niente storie, appena fa buio dobbiamo uscire da qui. Questo posto mette i brividi”

Leggero trucco sul viso a tutti, Marina si ripassa le battute, Renato sistema le attrezzature. Ci siamo tutti.

“Ciack. Azione!”

O quasi...

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Capitolo 2
*** Seconda Puntata: Un morto troppo morto ***


Ed ecco che arriva il secondo dei nove capitoli. Spero che sia all'altezza delle vostre aspettative. Vorrei ringraziare in maniera molto particolare Ninas Dark Moon, che ha recensito il primo capitolo e Retrovertigo, che oltre a recensire il capitolo ha anche seguito la storia. Un grazie anche a tutti quelli che leggeranno queste righe. Grazie a tutti!

“Ciack. Azione!”
Iniziano le riprese e io sono già nervoso. È vero che non ho una gran parte da recitare, ma sono lo stesso orgoglioso di me. Adesso devo apparire un'altra volta nella scena, come se fossi uno della troupe che finisce lì per caso. Queste apparizioni sono più importanti di quello che sembrano, quando si scoprirà che sono stato ucciso dallo slender qualche anno fa.
“Stop! Euge', che stai a fa'?”
“Oddio scusami, stavo sovrappensiero!”
“Datti una mossa, che dobbiamo finire entro stasera”
Eppure mi sembra che manchi qualcosa...
“Rigiriamo la scena da capo”
Ilario sembra nervoso. Come regista di un gruppo di dilettanti ha una grande responsabilità addosso... Tutti cerchiamo di aiutarlo, ma a volte è più difficile di quanto sembri.
Tommaso mi sorride, cercando di tranquillizzarmi. È uno scemo ma è mio amico, e gli voglio bene.
Se ho accettato di girare la parte del “morto” è grazie a lui (o per colpa sua, che dir si voglia). Non sono mai stato l'anima della festa: ha scuola sono sempre stato trattato da sfigato e non ho mai avuto troppi amici. Ragazze? Nessuna; nonostante gli sforzi di Tommaso per farmene trovare una. Non sono interessato. Non perché non mi piacciano, anzi, ma perché non posso pensare di avere una relazione intima con una persona. Non sono un tipo da smancerie.
Solo Tommaso mi è stato al fianco. Non so nemmeno perché, un giorno mi si è avvicinato a scuola, sulle scale, e mi ha chiesto se potevamo essere amici, quindi non ci siamo più separati. La mia vita è decisamente cambiata dopo averlo incontrato e, se mai avrò un figlio, sicuro che lo chiamerò Tommaso. È stato lui a dirmi che, se avessi recitato su internet, anche se fosse stato solo per un breve ruolo, avrei cambiato il punto di vista della scuola sul mio conto: sarei diventato una specie di celebrità, sebbene in scala molto ridotta. E comunque ci saremmo divertiti.
“Bentornati nel luogo più terrificante del paese” inizia a recitare nuovamente Marina “dopo il breve stacco che abbiamo fatto per permettervi una pausa caffè, siamo tornati nella “casa dello slender”, come la chiamano i vicini del quartiere. In questo momento ci troviamo ancora nell'ingresso, anche se vi avevamo promesso un giro per la casa, perché abbiamo fatto una scoperta tremenda” qui appaio per un momento, mi fermo immobile dietro la ragazza, leggermente nascosto, guardando dritto in camera, con lo sguardo vuoto, come se fossi una persona depressa o un maniaco. Quindi me ne vado.
Appena uscito di scena inizio a correre cercando di fare piano. Per avvalorare l'ipotesi che io sia un fantasma, Marina e Renato verranno da questo lato e inquadreranno questa camera, che deve essere vuota. La camera non ha entrate ne uscite al di fuori di quella dove passeranno, e non ha luoghi dove nascondersi, se non fosse per una finta parete che abbiamo scoperto quando eravamo in avanscoperta. L'effetto sarà degno di Hollywood. Sparirò senza dover usare nessun effetto speciale.
Nei pochissimi secondi rimanenti apro la porta nascosta, mi ci infilo dietro e la richiudo senza sbatterla. Un secondo dopo sento la voce di Marina, segno che sono arrivati “Sicuro che fosse da questa parte?”
“Non posso essermi sbagliato” Gli risponde Renato, il cameraman
“Carissimi telespettatori, io non so se voi lo abbiate visto o meno, ma io mi fido del mio uomo, sono sicura che ci sia qualcosa in questa stanza”
E improvvisamente ne sono convinto anch'io. C'è qualcosa in questa stanza. Mi inizia a venire il fiatone. Come ho fatto a non accorgermene? Eppure è uno dei personaggi principali. Come mai nessuno se ne è accorto? Come è potuta succedere una cosa simile? Che fine ha fatto il tizio che interpretava lo slender?

“Le riprese sono state fantastiche ragazzi. Bravi tutti.” Ilario solleva le mani come se tenesse una coppa mentre fa i complimenti al cast.
Un applauso scroscia tra di noi, come fossimo una troupe professionista
“Questo caffè fa schifo” si lamenta Marina
“Non abbiamo altro purtroppo, questo è quello che passa in convento” Le fa eco Roberta, la nostra donna del caffè, nonché attrice secondaria. “Non ho a disposizione una caffettiera come Dio comanda, mi spiace”
“Ragazzi, posso farvi vedere una cosa molto inquietante?” se ne esce Ilario, che sta smanettando al computer. Ci avviciniamo come intorno al cadavere di un animale strano.
“Sono i nostri nomi? Cosa c'è d'inquietante” chiede Roberta
“Guarda attentamente come sono scritti”
La prima ad accorgersene è Marina “Oh madre! Ma la cosa è più che inquietante!” e ci spiega rapidamente la situazione.
“Dio Santo! Ma scherziamo?”
“Potremmo usarla per la serie, no? Ci rigiochiamo una coincidenza” fa Ilario
“A proposito di nomi: dov'è Eugenio?” Non è possibile che nessuno di noi si sia accorto della mancanza di Eugenio, e dopo la scoperta dei nomi la cosa si fa ancora più terrificante.
“Sarà rimasto bloccato nella parete finta?” prova a chiedere, poco convinto, Renato.
“Piuttosto. Ora che me lo dite, è da quando è sceso in cantina che non vedo...”
Le luci saltano nuovamente e stavolta, data la tensione, tutti iniziano ad urlare. Le donne si sentono di più, in particolare Marina, che sfoggia una calda voce sopranile, mentre noi uomini riusciamo più o meno a trattenerci.
“Ok, ok. Cerchiamo di stare calmi” Ma non riesco a convincermi neanche io, dato che sotto di noi il pavimento ha iniziato a tremare, e un suono cupo ha iniziato a espandersi, come se un microfono non funzionasse, e amplificasse il classico squillo, solo due ottave più basso. La luce torna improvvisamente, e io non resisto più. Mi fiondo nell'altra stanza seguito istintivamente dagli altri, arrivo alla finta parete e apro con forza lo sportello. Il mio migliore amico, Eugenio, mi cade in braccio, e per un momento il cuore mi manca, quindi scoppio in una risata nervosa.
“Allora è vero! Sei rimasto bloccato qua per tutto questo te...” ma poi mi rendo conto di una cosa: mentre io sto abbracciando e sorreggendo Eugenio, le sue gambe sono crollate rovinosamente a terra, separate dal resto del corpo.

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